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http://www.carmillaonline.com/2015/11/24/paradossi-di-una-guerra/
Per essere bipartisan occorre poi ricordare che Carlo Pelanda, su Libero di domenica 22 novembre, non
dimenticando che La grande depressione americana degli anni 30 fin per la svolta espansiva e mobilitante data
dallentrata in guerra nel 1941, ha sottolineato come non si veda una mobilitazione pacifista contro i
bombardamenti, manco tanto selettivi, di Raqqa o una condanna morale di Hollande perch, oltre alla parola
guerra, ha anche aggiunto vendetta. Pare che la percezione sia quella di una Pearl Harbour europea caricata di
una forte caratterizzazione del nemico come indegno e non meritevole di piet. 3 Sintetizzando: il clima favorevole
alla guerra c, vediamo solo di sfruttarlo al meglio.
Il paradosso sta nei fatti: finita quella che si potrebbe definire come la terza guerra mondiale, con cui
sostanzialmente, tra il 1991 e, indicativamente, leliminazione di Osama Bin Laden, gli Stati Uniti hanno cercato di
ridisegnare a proprio vantaggio il panorama geo-politico venutosi a creare nel quarantennio di divisione condominiale
del mondo con lURSS dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha avuto inizio, proprio dallimbarbarimento di
consuetudini e stati seguito alla (fallimentare) balcanizzazione dellEuropa Orientale e del Vicino Oriente voluta e
perseguita dai vertici politico-militari ed economici statunitensi, la quarta.
Mentre la terza, per, aveva visto ancora una parte consistente del mondo, sviluppato e non, adattarsi al comando
americano sperando di trarre vantaggio sia dal rafforzamento imperialista statunitense che dallindebolimento e dalla
scomparsa dellimperialismo sovietico in nome di un Nuovo Ordine Mondiale, oggi a seguito della crisi economica,
dello sviluppo e della affermazione di varie potenze regionali e mondiali, della debolezza della strategia americana e
delle sue possibili prospettive, si ha uno scontro di tutti contro tutti. In cui tutti gli attori sono contemporaneamente
possibili alleati e possibili nemici. Dal punto di vista capitalistico, mercantile e finanziario una situazione magnifica:
tutti possono vendere armi a tutti in attesa che i fronti si definiscano meglio e le popolazioni, soprattutto in Occidente,
si abituino allidea dellinevitabilit dei sacrifici determinati dal clima bellico e della giustezza delle ragioni della propria
patria o del proprio schieramento di riferimento.
Cos la Francia pu ballare tra Stati uniti e Russia e lItalia vendere armi agli Emirati del Golfo e alla Turchia (solo per
citare due esempi) continuando a gridare, sempre pi forte Al lupo! Al lupo! per il nemico alle porte. Quando il vero
nemico, il pi importante, costituito proprio da quei governi che ci stanno portando al macello. Cos mentre gli Stati
Uniti, nel corso della terza, avevano pensato di preparare una situazione utile sia a contenere gli alleati/concorrenti
occidentali, sia a circondare strategicamente il colosso cinese, ora si trovano impantanati in una situazione in cui ad
ogni falso movimento rischiano di calpestare pericolosamente i piedi di possibili alleati e possibili avversari (ancora
una volta i balletti di Kerry e Obama tra Iran, Israele, Turchia, Russia ed Arabia Saudita possono servire da esempio).
Ballando sullorlo del baratro qualcuno inizier a scivolare, trascinando con s tutti gli altri. In Turchia, in Siria, sulle
coste del Mediterraneo: dove sar, sar. Il luogo non sar cos importante alla fine.4 Per questo ho detto e ripeto
ancora che il 13 novembre non corrisponde all11 settembre 2001 (tutto americano), ma al 28 giugno 1914.
Litalietta, intanto, corre gioiosa incontro al proprio destino: soddisfatta degli investimenti arabi sul territorio nazionale
e nella sua linea aerea di bandiera, spera di continuare a vendere armi a tutti, facendo girare a mille gli stabilimenti di
Finmeccanica e della Beretta e facendo finta che il decreto legge che proroga la partecipazione militare italiana a
missioni internazionali approvato alla Camera, con la norma che consentir agli 007 di avvalersi dei corpi speciali
per le operazioni allestero, non costituisca ancora un atto di guerra.5
In che modo la lotta al terrorismo sia un affare interessante per le aziende del comparto scritto anche nella
relazione al bilancio 2014 di Finmeccanica, portabandiera italiana della Difesa. Gi in chiusura dello scorso esercizio,
ad assalto a Charlie Hebdo concluso, si registrava che la spesa per nuovi investimenti tender nei prossimi anni a
crescere con un ritmo intorno al 2% annuo, grazie al lancio di programmi per lo sviluppo di nuovi sistemi di
armamento e allo stanziamento di fondi per operazioni contro il terrorismo organizzato internazionale (circa 40
miliardi di euro tra il 2015 e il 2017) []Lazienda della Difesa presente con dodici siti tra Arabia, Emirati arabi uniti
e aree circostanti. Con gli Eau, in particolare, nel bilancio di sostenibilit Finmeccanica ricorda che c un interesse
testimoniato dalla pi che quarantennale presenza sul territorio degli Eau, con i quali sono stati avviati importanti
programmi di sviluppo che hanno condotto alla creazione di una sede ad Abu Dhabi, con funzione di coordinamento
di tutte le attivit nellarea. Finmeccanica intende rafforzare la partnership con gli Emirati Arabi Uniti mediante la
definizione di ulteriori alleanze con il settore pubblico e privato e con importanti enti di ricerca governativi, ampliando
la rete di collaborazione con i player di settore locali. A scanso di equivoci, proprio in questi giorni lad Mauro Moretti
tornato a chiarire che linteresse rivolto in tutte le direzioni: Fornire armamenti a paesi come Arabia Saudita e
Qatar che sono considerati controversi? Sono paesi che sono legittimati dagli Usa ed entrano a far parte del fronte
Occidentale in questa vicenda. 6 Continuando a far finta che un comune fronte Occidentale ancora esista.
e di petrolio
Leuforia borsistica, come si diceva allinizio, si estesa anche allaltro grande protagonista dei drammi mediorientali
presenti e passati: il petrolio.
Protagonista indiscusso dello scontro sia mondiale che locale tra potenze imperiali, ma anche tra potenze regionali
con aspirazioni globali come ben dimostra il coinvolgimento nel dramma siriano di Arabia Saudita, Stati del Golfo e
Turchia, pi o meno, dallo stesso lato e Iran dallaltro.7 Petrolio che costituisce anche una delle fonti dirette di
finanziamento dello stesso Stato islamico e uno, se non lunico, dei principali motivi della sua azione nel Vicino
Oriente e in Africa.
I proventi vengono per il 27 per cento dalla vendita di petrolio sostiene in un articolo, sullEspresso on line del 20
novembre, Gianluca Di Feo a proposito delle finanze dellIs.8 Mentre Maurizio Ricci, in una pi dettagliata analisi,
sostiene che, pur essendo limitate le capacit estrattive dei miliziani, lo Stato islamico ha potuto contare
sullestrazione di 50.000 barili giornalieri nei territori occupati in Siria. nella zona orientale di Deir al-Zour, e altri
30.000 nella regione di Mosul.
Una parte di questo petrolio avviato attraverso mezzi di fortuna, asini compresi, verso la Turchia dove, nel terminale
petrolifero di Ceyhan pu essere mescolato con il greggio proveniente da fonti legittime. Di fatto, lIs pu vendere il
suo greggio, in condizioni di monopolio, nella regione che controlla, []Gli esperti calcolano che questo flusso porti
oggi lequivalente di un milione, un milione e mezzo di dollari al giorno nelle casse del Califfato. In prospettiva, un
tesoro di 4-500 milioni di dollari lanno []LIs gestisce, per, solo in parte il traffico. I jihadisti hanno il controllo diretto
dei giacimenti e quello, diretto o indiretto, di alcune delle maggiori raffinerie.
Ma il trasporto del greggio verso queste raffinerie e le molte piccole e piccolissime, quasi casalinghe, assicurato da
centinaia di operatori indipendenti. Chi ha potuto girare nelle aree controllate dallIs dice che, fuori dai giacimenti, ci
sono code fino a 6 chilometri di camion che aspettano di poter riempire le loro cisterne. 9
Solo recentemente, per, laviazione americana, forse seguendo lesempio di quella russa, ha iniziato a bombardare
tali raffinerie, spesso mobili, dislocate principalmente lungo il corso dellEufrate. Una delle fonti di finaziamento
stata dunque per lungo tempo operativa e, nonostante tutto, continua ad esserlo tuttora. Cos come il Qatar, che tra
i maggiori indiziati per il sostegno allo Stato islamico (presente probabilmente nella lista dei quaranta paesi finaziatori
dellIsis cui ha recentemente accennato Putin), continua a godere di una fitta rete di relazioni in Europa e in Italia
grazie a investimenti milionari nei settori chiave: dalla moda al turismo fino allalimentare.
Pur essendo noto che la sua ostilit nei confronti del regime di Assad, secondo una ricostruzione del giornale
britannico The Guardian, , dovuta al fatto che nel 2009 il presidente siriano Assad rifiut la proposta dellemirato di
costruire un gasdotto che si sarebbe collegato allEuropa in concorrenza con il gasdotto della Russia di Vladimir
Putin, alleato dei siriani.
Non solo: lanno successivo Damasco strinse un accordo per unaltro gasdotto con lIran, sciita, che avrebbe
permesso a questultimo di rifornire lEuropa attraversando Siria e Iraq. [] Il Qatar possiede un terzo delle riserve
mondiali di gas, ma ha un bisogno disperato di un mercato come lEuropa per venderle. E la Siria avrebbe ostacolato
un possibile sbocco. 10
Anche in questo caso, non vi dubbio, tutti vendono a tutti e tutti sono disponibili a comperare. Lunico problema, a
Est come a Ovest oppure per gli stati del Middle East, costituito dal determinare, manu militari, chi gestir e dove