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SOMMARIO
Anna Maria Bietti Sestieri, Let del Bronzo finale nella penisola italiana
Anna Consonni, Labitato protostorico di Villamarzana (ro ). Nuovi dati e spunti per unanalisi cronologica e territoriale
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Andrea Gaucci, Adria. Via Spolverin - tombe 46 e 106. Il gentilizio Muliu ad Adria
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Anna Lunardi, Analisi tecno-funzionale degli strumenti in pietra non scheggiata per una ricostruzione del contesto economico
della cultura dei vasi a bocca quadrata. I siti di Fimon - Molino Casarotto, Quinzano e Rivoli - Rocca (Veneto)
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Livio Pontieri, Giorgio Trojsi, Armi dellet del Bronzo. Ricostruzione di una fonderia protostorica
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Gabriele Luigi Francesco Berruti, StefanoViola, Tentativo ricostruttivo delle parures in dentalium sexangulum
della necropoli di Arolo attraverso lanalisi funzionale e nuovi spunti interpretativi in chiave psicologica
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zione. Si tratta per di una combinazione di fattori morfologici tuttaltro che frequente nellItalia continentale,
dove le uniche macroregioni che rispondono a questi parametri sono la pianura padana e il territorio storico dellEtruria (Toscana e Lazio settentrionale attuali). Una situazione complessiva con queste caratteristiche infatti
chiaramente riconoscibile nel corso dellEdB media e recente nella pianura padana centrale, dove emerge il sistema palafitte-terramare.
I meccanismi che possono attivarsi nelle circostanze descritte comprendono, fra i pi importanti, la circolazione
di idee e lemergere di fenomeni di trascinamento simbolico-ideologico, e lo sviluppo di sistemi interregionali di
produzione e di scambio, condivisi da pi comunit politicamente autonome o da gruppi di comunit che occupano distretti territoriali omogenei. Si tratta evidentemente di precondizioni per la comparsa di forme
complesse di organizzazione politico-territoriale. Lesemplificazione di un processo di questo tipo in uno dei distretti dellarea palafitte-terramare, le Valli Grandi Veronesi, stata proposta per gli abitati arginati di Fondo
Paviani, Fabbrica dei Soci, Castello del Tartaro, con le rispettive necropoli, siti minori e complessi collegati (Balista, De Guio 1997, tab. 1), che potrebbero essere identificati come il diretto precedente locale dello sviluppo nel
periodo successivo del grande centro di produzione e di
scambi di Frattesina di Fratta Polesine (Rovigo).
Nelle prossime pagine vedremo qualche esempio della
intensificazione/accelerazione dei processi di integrazione e strutturazione politica su scala locale e regionale, che
avvengono nella penisola nel corso dellebf.
Gli elementi elencati sopra, che costituiscono le principali condizioni condivise su tutto il territorio dellItalia
continentale, non implicano per uno sviluppo omogeneo fra le varie regioni; del resto, come ben noto, lomogeneit culturale e nelle strutture sociali e organizzative
non sar raggiunta che attraverso la conquista romana,
che comunque non ha annullato le profonde specificit
regionali che ancora oggi caratterizzano il territorio italiano.
Le differenze nei processi regionali di sviluppo dipendono in primo luogo da fattori interni: lestensione e le potenzialit specifiche dei terreni coltivabili in relazione con
il livello tecnologico disponibile; la morfologia non omogenea del territorio peninsulare, fortemente segnato dalla
presenza della catena appenninica, che nelle diverse regioni pu rappresentare un mezzo di comunicazione (per
esempio lAppennino tosco-umbro-marchigiano fra la Toscana, la pianura padana e larea adriatica), una barriera,
una risorsa per attivit specifiche, come la transumanza e
lo sfruttamento di giacimenti metalliferi localizzati (Cattani, Monti 1997; Cardarelli 2000, p. 88); la posizione
interna o con uno sbocco costiero pi o meno ampio e
protetto; la distribuzione non omogenea delle vie naturali di comunicazione e delle risorse minerarie pi consistenti.
Sembra anche necessario rivalutare limportanza, fra le
risorse del territorio, di lagune costiere e paludi/acquitrini (cfr., per esempio, Salerno 2002). Questi elementi naturali ampiamente diffusi sul territorio della penisola fino
a tempi recenti, e oggi quasi completamente scomparsi,
sono stati generalmente percepiti come fattori di insalubrit ambientale, e, in misura limitata, come possibile riparo per le imbarcazioni. Inoltre, le acque ferme costituiscono un ambiente favorevole per la vita di piante,
molluschi, pesci, animali acquatici utilizzati per lalimentazione e per produzioni specializzate come lestrazione
della porpora dai murici e le saline. Alcune scoperte recenti delle quali si parler di seguito, come i siti di Le Vignole, sulla laguna di Maccarese, a Nord di Roma, e Longola di Poggiomarino, in unarea umida collegata al corso
del fiume Sarno, indicano che, specialmente a partire dalla tarda et del bronzo, le zone umide vengono utilizzate
per limpianto di attivit artigianali su scala relativamente
ampia.
In generale, la frequenza di impianti artigianali di vario
genere in aree costiere e vicine alla costa stata rimessa a
fuoco recentemente per il Lazio a S del Tevere da M. Angle e C. Belardelli (2007).
A questi fattori vanno aggiunti quelli, progressivamente pi importanti, che dipendono da condizioni politiche
ed economiche esterne, che possono interessare lintero
territorio della penisola o parti di esso; al livello regionale,
un fattore significativo pu essere costituito dalla prossimit a unarea nella quale sono gi presenti forme complesse di strutturazione socio-politica e/o di organizzazione della produzione e dello scambio. Un esempio di
questo tipo, che vedremo di seguito, quello dei rapporti
del Lazio antico con lEtruria meridionale.
Fra i fattori di lunga durata, stabilizzati allinterno dei
quadri culturali regionali, si pu ricordare il ruolo complesso dellAdriatico. I rapporti fra le sponde occidentale e
orientale rappresentano, almeno a partire dal Neolitico,
una componente costante dei processi che si svolgono nelle regioni adriatiche della penisola (cfr. Archeologia dellAdriatico 2003, pp. 38-212).
Un altro fattore significativo lintensa attivit della via
di comunicazione e scambio costituita dal corridoio adriatico, chiaramente documentata da molti indicatori archeologici di collegamenti interregionali. Alcuni di questi
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denze dalla penisola iberica, a cominciare dal sito di Huelva, sulla costa atlantica dellAndalusia (Gonzalez de Canales Cerisola et alii 2003).
1. 3. Elementi pi precisamente localizzati dal punto di vista cronologico e/o spaziale
anche interessante mettere rapidamente a fuoco alcuni
aspetti locali dei processi riconoscibili nellebf, rimandando alla seconda parte di questo lavoro la trattazione pi
ampia relativa allEtruria, al Lazio antico, alla Calabria e al
complesso di Roca Vecchia, nel Salento.
- A parte alcuni caratteri ampiamente diffusi per quanto riguarda forme e decorazioni della ceramica, lebf segna la comparsa e/o il progressivo consolidamento di
aspetti regionali di cultura materiale che continueranno
nella ief. Ad esempio, per citare solo i casi pi noti, il
protogolasecchiano delle regioni nord-occidentali, il protovillanoviano dellEtruria meridionale, gli aspetti della fine dellet del Bronzo nellarea interna compresa fra il
Ternano e la conca del Fucino, la facies del primo periodo
laziale mostrano una continuit ininterrotta nella cultura
materiale, e spesso anche in aspetti significativi dellinsediamento e del rituale, con le culture locali dellet del
Ferro.
- Una situazione pi complessa e meno facilmente riconoscibile soprattutto a causa della scarsa consistenza della
documentazione archeologica riguarda i due aspetti
dellultima fase dellebf finora noti in Campania: quello
rappresentato dalla tomba a incinerazione di S.Angelo in
Formis (Johannowski 1983, p. 24 ss., tav. ii, tomba 1) e da
un certo numero di sepolture con caratteristiche simili
venute in luce nelle province di Caserta e Napoli con i lavori tav degli anni scorsi, che si collega direttamente agli
aspetti villanoviani di Capua e di Pontecagnano; e quello
esemplificato dalla necropoli a incinerazione di Carinaro
(Caserta), legato da un lato alla facies del i periodo laziale,
dallaltro alla facies delle tombe a fossa tipo Cuma-Torre
Galli (Bietti Sestieri, De Santis 2004a, pp. 588 ss., fig.1;
Marzocchella 2004).
- La ripresa, dopo alcuni secoli, di collegamenti sistematici dalla costa tirrenica meridionale in direzione della
Sicilia orientale e delle isole Eolie.
Si tratta degli sviluppi successivi dellinvasione Ausonia
delle Eolie e dellarea nord-orientale della Sicilia, caratterizzati da contatti sistematici fra la Sicilia orientale e interna e la Calabria, e da intensi rapporti economici fra le due
regioni, indicati dalla forte affinit formale nella produzione metallurgica (Albanese Procelli 1993, p. 231). Il
collegamento strutturale con il continente segna la perdi-
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ta di specificit insulare della Sicilia, che nei secoli centrali del II millennio aveva costituito la condizione principale
del forte radicamento egeo nellisola (Bietti Sestieri
2003, p. 576ss. e cs).
Questo insieme di elementi generali e locali gi sufficiente per fare emergere a grandi linee un quadro complessivo fortemente differenziato, molto dinamico e in rapida trasformazione. Questultimo aspetto si riconosce
soprattutto nello sviluppo di forme complesse di organizzazione socio-politica ed economica, che si concentra, come vedremo, in alcune regioni.
La ricostruzione completa dei singoli sviluppi regionali
su tutto il territorio della penisola richiederebbe uno spazio pi ampio di quello di questo articolo, anche perch
per molte regioni il quadro del periodo non ancora sufficientemente definito. Mi limiter quindi alle situazioni
per le quali sono disponibili elementi generali o puntuali
che permettono ipotesi ricostruttive almeno in parte verificabili. In altri termini, si tratta di situazioni in senso ampio locali che esemplificano processi storici specifici, generalmente con continuit ininterrotta nellEdF.
2. LEtruria fra et del Bronzo finale e prima et
del Ferro: il processo di definizione culturale e
politico-territoriale
I problemi discussi in questa sezione sono stati trattati pi
ampiamente in Bietti Sestieri 1998 e 2001.
Il processo di sviluppo di questa regione nel periodo
cruciale compreso fra ebf e ief particolarmente complesso: uno degli aspetti pi controversi e difficili da definire riguarda la stessa estensione territoriale interessata
dal suo svolgimento, che non solo molto pi ampia rispetto al territorio dellEtruria come definito dagli storici
antichi, ma varia in misura considerevole nelle diverse fasi del periodo.
Per mettere chiaramente in luce i termini della questione, il procedimento pi lineare consiste probabilmente nel
partire dalla situazione della ief e risalire allindietro verso lebf.
Nella documentazione archeologica della ief in Italia
centro-settentrionale occupano un posto di primo piano i
complessi villanoviani. Come ben noto, la facies archeologica che caratterizza questi complessi esclusiva nellEtruria propria, nel territorio bolognese e in parte della
Romagna, mentre il cosiddetto villanoviano periferico si
trova, al contrario, in regioni nelle quali sono contemporaneamente presenti anche altre facies archeologiche:
grandi centri villanoviani, a volte accompagnati da centri
minori, compaiono lungo il versante tirrenico della peni-
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probabilmente datata al passaggio fra ebr ed ebf (DAgostino 1974, tav. xl).
Oltre alle affinit nella ceramica, il collegamento con le
regioni tirreniche pi a Sud indicato dalla presenza sia
nel Lazio che in Campania di manufatti metallici specifici
della importante produzione dellEtruria meridionale, in
particolare le grandi fibule con arco a doppia piegatura
(Bietti Sestieri 1998, fig. 2).
Nella successiva fase di Allumiere (Fig. 5) il rapporto
con il territorio del Lazio antico perde di intensit, mentre
in Campania presente un aspetto tardo-protovillanoviano con confronti in Etruria meridionale, documentato
prevalentemente da sepolture a incinerazione come quella di S.Angelo in Formis gi citata.
Linsediamento dellebf in Etruria meridionale, oggetto di un gran numero di ricognizioni e di studi, caratterizzato dalla preferenza per le posizioni di altura, specialmente pianori tufacei modellati dalla confluenza di due
corsi dacqua; lesempio meglio noto labitato di Sorgenti della Nova, indagato sistematicamente da N. Negroni (1995). possibile riconoscere una gerarchia di
abitati a due ordini, con estensione degli insediamenti
maggiori fino a ca. 20 ha.
La regione con ogni probabilit sede di una produzione metallurgica, basata forse sui giacimenti metalliferi
locali, ma mancano per ora evidenze significative di sfruttamento minerario, ed anche relativamente rara la documentazione dellattivit di officine metallurgiche, come
la casa-laboratorio di Scarceta (Poggiani Keller 1999;
cfr. Fig. 23)
Certamente non abbiamo per il momento alcun indizio
della presenza in questa parte della penisola di un centro
di produzione e di scambio confrontabile con Frattesina.
Levidenza archeologica pi significativa la consistenza e
lalto livello tecnico ed estetico dei manufatti di bronzo,
documentata da corredi funerari e ripostigli (Coste del
Marano, Tolfa, Monte Rovello: Peroni 1960), nei quali
compaiono tipi specifici dellEtruria meridionale come le
fibule con arco a doppia piegatura citate sopra.
Linizio delloccupazione dei grandi pianori isolati che
diventeranno la sede dei centri protourbani villanoviani e
poi delle citt etrusche si colloca nel corso dellebf, forse
nella fase recente. I grandi pianori sono simili agli abitati
tipici dellebf dal punto di vista morfologico e delle implicazioni strategiche di controllo territoriale, ma sono di dimensioni molto maggiori; lestensione delle aree abitabili
di solito superiore ai 100 ha.
Lesame complessivo delle evidenze funerarie dellebf
in Etruria meridionale ha permesso recentemente di identificare un cambiamento localizzato nel tempo, probabil-
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siva dellEtruria meridionale, possibile proporre unipotesi ricostruttiva. La regione caratterizzata da un grado
elevato di omogeneit culturale e probabilmente linguistica, risultato di intense comunicazioni su tutto il suo territorio; inoltre, dalla crescente complessit della strutturazione politica dei diversi centri e dallo sviluppo delle
attivit produttive e degli scambi. Queste condizioni complessivamente favorevoli possono aver determinato una
consapevolezza condivisa dalle singole comunit della necessit di darsi una guida politica unitaria. Il meccanismo
capace di dare luogo a una decisione di questo tipo potrebbe essere stato laccordo fra le unit di base della societ di questo periodo, probabilmente gruppi di discendenza presenti contemporaneamente in pi comunit,
per affidare a turno il potere politico-militare al rappresentante di uno di questi gruppi per ognuna delle comunit interessate. Il divieto della deposizione di armi nelle
sepolture, che nella tarda et del bronzo si presenta come
una componente specifica del rituale della cremazione,
potrebbe in questo caso costituire un efficace correlato
simbolico di un patto che ha lo scopo di ridurre o eliminare la violenza nella competizione fra i gruppi.
Come vedremo di seguito, un processo molto simile si
verifica contemporaneamente nel Lazio antico.
Nelle fasi iniziali della ief un principio analogo di efficienza organizzativa, identificato sulla base dellanalisi
delle rare sepolture con armi del Villanoviano dellEtruria
meridionale, sembra caratterizzare in modo sistematico
lorganizzazione politica dei grandi centri protourbani di
questa regione (De Santis 2005).
I risultati di questa breve analisi ci permettono di riesaminare i problemi relativi allo sviluppo dellEtruria in et
protostorica.
- Il complesso quadro territoriale, politico ed economico dellEtruria come lo conosciamo a partire dagli inizi
dellEdF sembra collegarsi senza soluzione di continuit
alla situazione riconoscibile nellebf; in questo periodo sono infatti gi evidenti i principali elementi strutturali che
concorrono a definire lidentit della regione, a partire dalla sua articolazione in due distinte entit territoriali: a Sud
la Tuscia, a Nord la Toscana attuale con la parte adiacente dellUmbria e larea padana sud-orientale ai piedi dellAppennino, dalla pianura bolognese alla Romagna.
- Le linee di tendenza nello sviluppo di queste due aree
sono sostanzialmente simili: la caratteristica pi evidente
il coinvolgimento sistematico delle regioni adiacenti in
un sistema di scambio a lunga distanza. Dalla Tuscia, un
movimento di questo tipo si riconosce chiaramente in direzione del territorio laziale e della Campania (anche se
per questultima regione la documentazione archeologica
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cipazione diretta e sistematica alla concentrazione e organizzazione di attivit che emerge ora nel Veneto meridionale e in particolare a Frattesina.
Questa situazione presenta anche altri elementi di complessit. Lanomalia strutturale rappresentata da Frattesina, che si configura per la prima volta in Italia come un
vero e proprio complesso industriale/commerciale, potrebbe essere contemporaneamente il risultato della presenza e attivit cipriota-fenicia nellAdriatico settentrionale, come in molte altre regioni del Mediterraneo.
Con tutte le necessarie distinzioni fra la situazione dellebf e quella della ief, sembra del tutto evidente che il
ruolo di Frattesina e del Veneto nord-orientale in questo
processo anticipi per molti aspetti quello di Bologna e di
Verucchio villanoviane. Bologna, specialmente, il centro
maggiore al quale fanno capo i centri dellEtruria toscana,
non comparabili per dimensioni e per livello di sviluppo ai
grandi complessi protourbani dellEtruria meridionale.
Il declino del ruolo di Frattesina al passaggio fra ebf e
ief, e la progressiva concentrazione di funzioni produttive e di strutturazione politico-territoriale a Bologna, possono essere il risultato della crescita di organizzazione politica ed economica autonoma delle comunit del Veneto
meridionale, alla quale si collega lo sviluppo dei centri
protourbani del Friuli.
Con la ief, la definizione territoriale dellEtruria propria diventa meno ampia e pi precisamente delimitata,
mentre nelle regioni che nel periodo precedente erano
coinvolte in collegamenti capillari ad ampio raggio si sviluppano aspetti specificamente locali. In alcuni casi a
Nord il Veneto orientale, a Sud il Latium vetus i rapporti culturali sistematici e lintegrazione con lEtruria si
interrompono in modo pressoch completo probabilmente a causa dellemergere di processi locali di forte
strutturazione politico-territoriale mentre continuano
gli scambi economici riconoscibili soprattutto dalle caratteristiche della produzione metallurgica. In altre regioni
a Est le Marche, a Sud la Campania la continuit del collegamento assume una fisionomia politico-territoriale
molto pi marcata, con la comparsa di centri villanoviani
periferici contemporanei di quelli dellEtruria e con caratteristiche strutturali e organizzative simili.
3. Lo sviluppo del Lazio antico: il ruolo dei rapporti della regione con lEtruria meridionale
fra la fine dellEdB e la IEF.
La ricostruzione dei processi storici che si svolgono nel
Lazio antico prima dellinizio ufficiale della storia della
regione, fissato tradizionalmente intorno al 750 a.C., che
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viene presentata in questa sezione, il risultato di un lavoro di ricerca archeologica sistematica cominciata alla
fine degli anni 70 e tuttora in corso. Questa attivit stata condotta sul terreno con la ricognizione sistematica
dellintero territorio del comune di Roma e con gli scavi
delle necropoli di Osteria dellOsa e Castiglione, della
struttura dellEdF di Fidene e di numerosi nuclei di
abitato e di necropoli databili fra Eneolitico e ief, e illustrata con una serie consistente di pubblicazioni dedicate sia alla edizione di dati e complessi, sia alla lettura storica dellevidenza archeologica; inoltre, nel 2000 stata
aperta nel Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano, una sezione dedicata alla Protostoria dei Popoli
Latini, che raccoglie i materiali e i complessi venuti in luce negli ultimi anni nel territorio di Roma, accompagnati da una completa ricostruzione storico-archeologica. A
questi lavori si rimanda per la presentazione dettagliata
dei dati e delle relative interpretazioni, che vengono proposti di seguito in forma sintetica (bibliografia in Bietti
Sestieri cs 2).
Il territorio compreso fra il Tevere e il Circeo (Fig. 6)
il Latium vetus delle fonti storiche ha dimensioni modeste rispetto a quelli delle due grandi regioni adiacenti,
Campania ed Etruria, privo di risorse cruciali, in particolare metalli, ed ulteriormente caratterizzato dalla disomogeneit dei suoi principali componenti morfologici:
la pianura costiera, che offre una via naturale di collegamento dallEtruria meridionale alla Campania; la posizione approssimativamente centrale dei Colli Albani, che costituiscono un punto di riferimento visibile da tutta larea
della regione; la facilit di attraversamento del Tevere in
corrispondenza dellisola Tiberina e del sito di Roma (cfr.
Fig. 10); le vie interne di collegamento in direzione Est e
Sud rappresentate dalle valli dellAniene e del Sacco-Liri.
Nel corso del periodo compreso fra la teb e la ief, i primi
tre di questi fattori hanno svolto successivamente la funzione di poli della gravitazione culturale, politica ed economica del Lazio antico e dei collegamenti verso le due
regioni confinanti a no (lEtruria meridionale) e a se (la
Campania).
Nel contesto dellarea tirrenica, il territorio laziale si
presenta come un cul-de-sac terminale delle regioni meridionali (in particolare della Campania); lestremo nord-occidentale di questo territorio in diretto contatto con
lEtruria, dalla quale separato dal confine naturale costituito dal corso del Tevere. Grazie a questa posizione specifica, e nonostante laffinit culturale e linguistica di fondo con larea tirrenica meridionale, il Lazio antico ha
spesso gravitato culturalmente verso lEtruria, alla quale
lo lega anche la necessit di rifornimento di metalli.
Il periodo compreso fra ebf e ief si caratterizza in modo particolarmente marcato per levidenza di fasi alterne,
di durata relativamente breve, di collegamento privilegiato della regione con lEtruria e con la Campania-Calabria.
1. Nelle fasi pi antiche dellebf la cultura materiale del
Lazio antico, e molti aspetti dellorganizzazione dellinsediamento, delleconomia e dellideologia funeraria della
regione indicano uno stretto collegamento con lEtruria
meridionale (Bietti Sestieri, De Santis 2007, pp. 210213, figg. 3b, 4, 5). I principali elementi da considerare sono:
a) una facies archeologica di tipo protovillanoviano, formalmente molto vicina alla facies di Tolfa, documentata da complessi come Torre Astura (probabilmente
un sito specializzato per lestrazione del sale marino) e
labitato di Quadrato (Attema et alii 2003; De Santis
2006).
b) Il ruolo centrale dellarea costiera, dove compaiono i
principali fattori di innovazione e di sviluppo che investono la regione in questa fase: i collegamenti interregionali, che privilegiano il rapporto con lEtruria
meridionale, la comparsa di forme potenzialmente
complesse di organizzazione politico-territoriale (v.
punto 1c), i caratteri formali della produzione metallurgica.
c) La tendenza a collocare gli abitati su pianori isolati, in
alcuni casi di grandi dimensioni, specialmente nellarea
costiera, dove si sviluppano i maggiori insediamenti di
questo periodo: Lavinio (Pratica di Mare) (Fig. 7) e Ardea, su pianori con superficie utile rispettivamente di
ca. 30 e ca. 80 ha.
d) Uno stretto collegamento con lEtruria meridionale
per quanto riguarda gli aspetti tipologici e stilistici della produzione metallurgica, che probabilmente implica la dipendenza dai giacimenti metalliferi a Nord del
Tevere. Un complesso particolarmente indicativo in
questo senso il ripostiglio del Rimessone (Delpino,
Fugazzola Delpino 1979).
e) Lidentit con lEtruria meridionale per quanto riguarda in particolare gli ornamenti metallici che in questo
periodo svolgono verosimilmente una funzione di indicatori di prestigio (le grandi fibule ad arco con due
noduli o liscio, e gomito al di sopra della staffa, sistematicamente presenti nelle incinerazioni laziali da Ficana, Pratica di Mare, Ardea, Campo del Fico (Fig. 8a,
b; cfr Bietti Sestieri 1998, p. 24, fig. 2).
f ) Il rituale esclusivamente incineratorio caratterizzato
dalluso di urne ovoidi o biconiche con coperchio che
riproduce un tetto di capanna (Bietti Sestieri, De
Santis 2004).
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molto probabile che si tratti di un rituale riservato esclusivamente ad alcuni membri delle singole comunit. Le incinerazioni sono in grande maggioranza maschili; lurna
un vaso con coperchio a tetto o, in qualche caso, la riproduzione completa di una capanna; il corredo formato da oggetti miniaturizzati in associazioni ricorrenti: molti vasi, ornamenti personali, quasi sempre armi (Fig. 9a,
b). Alcuni di questi oggetti sono riconoscibili come indicatori di ruoli verticali (cio di ruoli sovraordinati rispetto
allintera comunit, dei quali vengono investiti solo singoli individui): la spada si riferisce probabilmente al ruolo di
leader politico-militare, il coltello, la statuetta, i doppi scudi, forse il carro a due cavalli sono invece attributi di ruoli
sacerdotali. La percentuale della presenza nei corredi di
questi elementi, molto alta in relazione al numero complessivo di tombe nei singoli gruppi, si colloca intorno al
50%. Nel calcolo sono compresi sia i complessi gi noti
(Bietti Sestieri, De Santis 2003, Tabella ii) sia i numerosi gruppi di tombe di questa fase scoperti negli ultimi anni e ancora in corso di studio.
In complessi della fase iniziale dellEdF (ii periodo laziale), come la parte pi consistente della necropoli di
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Tabella 1. i periodo Laziale Totale delle incinerazioni maschili con indicatori riconoscibili di ruolo verticale (Sigle: AA, Arco di
Augusto; BdP, Bosco del Polverino; Q, Quadrato; Tr, Trigoria; Lav, Lavinio-Pratica di Mare, necropoli esterna; FC, Foro di Cesare;
SP, Santa Palomba).
Tabella 2. i periodo Laziale Totale delle incinerazioni femminili con indicatori riconoscibili di ruolo verticale (LC, Le Caprine;
SLV, S.Lorenzo Vecchio).
cheologica comincia ora ad essere pi evidente il collegamento culturale, probabilmente con implicazioni linguistiche, del Lazio antico con larea meridionale tirrenica.
Nelle fasi iniziali della ief, che non rientrano nel tema
di questo lavoro, diventa molto evidente il collegamento
privilegiato del Lazio antico con la Campania e con le re-
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Una integrazione per quanto riguarda lebf degli elementi basati sulle ricerche su Broglio e sulla Sibaritide, che
come abbiamo visto si riferiscono in generale a insediamento, territorio, economia e sistema di scambio, viene
proposta da M. Pacciarelli (1999, 2000), con lanalisi della
necropoli di Castellace (Oppido Mamertina, Reggio Calabria), segnalata da K. Kilian (1970, Taf. 280), che dovrebbe
fornire dati utili per la ricostruzione delle strutture sociali
nellebf calabrese.
Lo studio consiste in un attento lavoro di recupero di
dati ancora identificabili da questo complesso, del quale
vengono ricostruiti elementi riferibili a quattro corredi
maschili e due femminili (Fig. 13). Si tratta con ogni probabilit di tombe a inumazione.
Corredi maschili
- Tomba del 1927: cote di pietra levigata, coltello, spada corta e
punta di lancia
- Tomba 2: lancia tipo Pahzok e schiniere tipo Kallithea-Enkomi
- Tomba 4: cote e punta di lancia di ferro
- Tomba 5: spada corta e daga
Corredi femminili
- Tomba 1: doppie spirali (probabilmente braccialetti) di filo
doro, fibula, vaso
- Tomba 3: spillone, 6 frammenti di fibule ad arco semplice o foliato, frammenti di un braccialetto, spirale fermatrecce.
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de solo a settori limitati del territorio della Grecia continentale (v. per questo punto lampia discussione, con bibliografia, in Borgna, Cassola Guida 2004, pp. 152 ss.;
2005, pp. 498 ss.).
Da un lato, quindi, i navigatori micenei che giungono
sulle coste italiane non sono rappresentativi dellaristocrazia palaziale n stabiliscono con le comunit indigene
rapporti formali di natura politico-diplomatica, come avviene in una certa misura nel Levante mediterraneo. Una
indicazione in questo senso viene, fra laltro, dalla constatazione che le forme ceramiche micenee associate con gli
ambienti palaziali e con le componenti sociali ad essi
collegati sono molto frequenti a Cipro e nel Levante, mentre compaiono solo sporadicamente in Italia meridionale
(Van Wijngaarden 2002, pp. 253, 261 ss., cfr. Borgna,
Cassola Guida 2004, p. 154), dove prevalgono invece forme ceramiche associate piuttosto a componenti non palaziali e non ufficiali, rappresentanti di contesti periferici del
mondo miceneo.
Inoltre, stato osservato su base analitica che le produzioni specializzate di ceramica dipendono da molti giacimenti diversi di argilla locale (Jones et alii 1994), e vengono probabilmente fabbricate per ognuno dei singoli centri
indigeni; per quanto riguarda la ceramica italo-micenea,
anche lo stile e i motivi decorativi sono localizzati, con
scarsa circolazione fra i vari centri (Bettelli 2002, pp. 68
ss., 255). In altri termini, in una regione caratterizzata dalla prevalenza di piccole entit territoriali politicamente autonome, la presenza egea non costituisce un fattore unificante, ma, al contrario, sembra modellarsi direttamente
sulla situazione locale.
Sullaltro fronte, quello della possibile influenza esercitata dai visitatori egei sulle comunit indigene dellItalia
meridionale, levidenza archeologica nellarea ionica sembra invece documentare rapporti paritetici, che escludono
forme di subordinazione culturale, e si riflettono in una introduzione molto limitata di elementi di origine egea, dallambito tecnico e tecnologico a quello strutturale-organizzativo (v. su questi punti gi Bietti Sestieri 1988).
Le tracce di questi rapporti riconoscibili nella cultura
materiale sono sorprendentemente limitate. Nel campo
archeologicamente pi sensibile, che quello della produzione ceramica, lo scambio di elementi funzionali-tipologici fra le classi specialistiche (ceramica italo-micenea,
ceramica grigia, doli cordonati) e la ceramica dimpasto riguarda essenzialmente la ceramica grigia, e solo alcune
forme, in particolare tazze e scodelle carenate. Inoltre, fatto che appare particolarmente significativo, nonostante la
lunga durata dei contatti (almeno dal xv al xii sec. a.C.), i
processi di produzione delle diverse classi ceramiche re-
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stano nettamente separati, e non ipotizzabile che venissero praticati nelle stesse officine. In questa direzione puntano alcuni elementi significativi messi ripetutamente in
luce dalle analisi condotte a partire dal materiale di Broglio (Jones et alii 1994, pp. 413-454; conclusioni generali p.
452s.) ed estese recentemente a molti siti dellItalia meridionale (Levi et alii 1999; Jones et alii 2005).
1. La localizzazione differenziata dei giacimenti di argilla sfruttati per la fabbricazione della ceramica dimpasto e delle classi specialistiche.
2. Luso del tornio, che rimane sistematicamente estraneo alla produzione della ceramica dimpasto.
3. La pittura a vernice brillante, esclusiva della ceramica di tipo miceneo, mentre la produzione locale relativamente tarda del Protogeometrico japigio (cfr. Fig. 16a),
prevalentemente lavorata a mano, si caratterizza per la pittura a vernice opaca.
Questo insieme di elementi sembra indicare una netta
e persistente separazione fra le attivit degli artigiani indigeni e di quelli di provenienza egea. Come ben noto,
assai difficile che un vasaio abituato dalladolescenza alla
modellazione a mano passi alluso del tornio (v. per esempio Rice 1984, p. 244; Jones et alii 1994, p. 452). Da questo
punto di vista, significativo il fatto che la separazione fra
i due ambiti di competenza tecnica continui per tutta la
durata dei contatti, e che lo sviluppo tipologico e decorativo della ceramica dimpasto a Broglio, come negli altri
siti del contatto egeo nellarea ionica, sia del tutto omogeneo a quello della produzione appenninica e subappenninica delle regioni meridionali della penisola.
Limplicazione pi probabile che la ceramica italo-micenea e la ceramica grigia venissero sistematicamente prodotte da ceramisti egei, e utilizzate essenzialmente dai nuclei di popolazione di provenienza egea che sembrano
essere presenti in molte delle comunit locali. Lo scarso
interesse di queste per la pi complessa e raffinata produzione ceramica degli artigiani stranieri sembra implicita
anche nella quasi completa assenza di ceramica di tipo miceneo nei corredi funerari indigeni.
Una considerazione a parte deve essere dedicata alla
classe dei doli cordonati, che ovviamente non hanno un
diretto significato come possibili beni di prestigio, ma si legano invece alla funzione di immagazzinamento di risorse alimentari, a sua volta considerata come una possibile
indicazione di una qualche forma di redistribuzione (Borgna, Cassola Guida 2004, p. 151). Si tratta anche in questo caso di una produzione specialistica che compare nellebr, per la quale necessario luso del tornio. I doli
dellebr, generalmente presenti negli stessi siti e contesti
nei quali si trovano la ceramica grigia e quella italo-mice-
nea, sono decorati da bande applicate a rilievo, con confronti in area egea (Grecia continentale e Creta).
Levidenza archeologica meglio nota per lebf la struttura D1 di Broglio citata sopra. La presenza dei cinque doli pu essere considerata come una probabile indicazione
di immagazzinamento di risorse alimentari, ma certamente non documenta di per s il fatto che gli alimenti
conservati fossero oggetto di redistribuzione.
Nonostante un certo numero di lavori di sintesi (Levi et
alii 1999; Bettelli 2002, pp. 106-112; Bettelli, Levi
2003), una raccolta di dati verificabili sulla presenza, origine e tipologia dei doli cordonati nellebf non ancora disponibile, ed quindi possibile solo proporre qualche
ipotesi sulla base dei dati comunque noti.
I doli dellebf, caratterizzati dalla decorazione a fasce di
solcature, hanno confronti soprattutto a Cipro (Vagnetti
2000, p. 83); paralleli nella stessa direzione sono stati
segnalati anche per i frammenti di doli con decorazione
figurativa da Frattesina (Cassola Guida 1999, p. 492 s.;
cfr. Bellintani 1995, fig. 2).
In questo periodo aumentano in Italia meridionale la
quantit e limportanza economica dei grandi doli, che sono parzialmente o completamente eseguiti al tornio; diminuisce invece sensibilmente la qualit tecnica e la quantit della ceramica italo-micenea e della ceramica grigia,
ancora presenti nelle fasi iniziale e avanzata del periodo,
che corrispondono approssimativamente al TEiiiC medio
e tardo. La presenza di materiali ceramici delle classi specializzate, ai quali si associa la ceramica protogeometrica
locale, si concentra nel Sud-est della penisola, che conserva rapporti diretti con la Grecia almeno fino alla fine dellebf, come vedremo nella sezione dedicata a Roca.
Secondo Borgna e Cassola Guida (2004), la continuit
nella produzione e nelluso dei grandi doli in Italia meridionale in queste fasi indica che le societ egee dellet
palaziale finale e post-palaziale si rifornivano di beni deperibili, in particolare derrate agricole, prodotti dalle comunit italiane; Cipro avrebbe svolto un ruolo importante come intermediaria degli scambi, che acquistano ora un
carattere pi specificamente commerciale, mentre la Puglia adriatica la regione italiana pi direttamente coinvolta nel nuovo tipo di contatto.
difficile valutare unipotesi cos definita sul significato
della presenza di elementi con affinit cipriote, in particolare i grandi doli, nellambiente specifico del Sud-est
italiano alla fine dellEdB. Unalternativa minimalista, ma
comunque da non trascurare, potrebbe essere che la continuit nellebf della produzione di doli cordonati, che richiede luso del tornio, ancora sostanzialmente estraneo
alla tecnologia ceramica locale, sia legata soprattutto al lo-
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28
Le forme sono soprattutto vasi per bere, ai quali si aggiunge un numero consistente di frammenti di anfore a
staffa in ceramica coarse, un tipo di recipiente da trasporto
probabilmente per olio doliva, prodotto a Creta e molto
comune nellEgeo e nel Mediterraneo Orientale, ma quasi sconosciuto in Occidente. Un altro oggetto significativo
un sigillo lenticolare di pietra rossa di tipo minoico/miceneo con una figura di quadrupede incisa (Guglielmino
2004-2006, pp. 91-96, figg. 7-10). Tutti e tre questi elementi
(la prevalenza di forme aperte nella ceramica di tipo miceneo, le anfore da trasporto e il sigillo) sembrano connotare la presenza egea a Roca in modo diverso rispetto ad
altri centri contemporanei come Scoglio del Tonno e Broglio, nei quali prevalgono le forme chiuse e mancano sia le
anfore da trasporto che i sigilli. Inoltre esistono forti indicazioni che durante questa fase venisse praticata a Roca la
lavorazione dellavorio di ippopotamo.
Nella fase di passaggio fra ebr ed ebf cominciano alcune produzioni specialistiche: la ceramica grigia e i doli cordonati (Guglielmino 1999), interamente eseguiti al tornio, e la ceramica dipinta di stile Protogeometrico japigio,
che a Roca invece fatta esclusivamente a mano (cfr. Fig.
16a, b).
Mancano ancora analisi su scala ampia dei materiali, ma
i primi risultati sembrano indicare che qui la produzione
locale di ceramica dipinta di tipo miceneo molto meno
consistente che in altri siti, come Broglio, e che la maggior
parte del materiale, per un totale di varie migliaia di frammenti, potrebbe essere di importazione.
Veniamo ora a un esame pi dettagliato delle caratteristiche e dello sviluppo dellinsediamento di Roca nelle fasi
dellebf (Guglielmino 2004-2006, pp. 96-101, figg. 11-16),
che rientrano pi direttamente nellargomento di questa
relazione.
Lo scavo in estensione praticato sul sito ha permesso di
mettere in luce su una superficie molto ampia soprattutto
i livelli pi recenti, datati dagli scavatori a una fase centrale dellebf. Il muro difensivo viene ora ricostruito con una
tecnica nuova e pi grossolana rispetto ai periodi precedenti, mentre la porta centrale viene inclusa in una struttura di legno. Larea dellabitato sembra essere attraversata da un reticolo regolare di strade pavimentate, che
conservano alcune tracce dei solchi di ruote. Lungo una di
queste strade, che costeggia verso linterno il muro di fortificazione, sono venuti in luce i resti di almeno due grandi edifici, il maggiore dei quali, conservato solo in parte,
misura 15 m di larghezza e oltre 40 di lunghezza (Fig. 15).
Lalzato era probabilmente di legno, con file di grandi pali che dividevano longitudinalmente lo spazio interno. Le
dimensioni degli edifici, oltre a molti dei materiali trovati
29
30
indicare una estensione aldil dellAdriatico degli spostamenti di popolazione verso occidente che si verificano in
Grecia continentale in questo periodo.
Unaltra caratteristica importante e significativa di Roca la sua posizione allo sbocco meridionale del corridoio adriatico, cio della via naturale di comunicazione fra il
Mediterraneo centrale e orientale e lEuropa, che stata
attiva almeno dalla meb. Nellebf lintensa partecipazione
di Roca alle attivit di scambio che utilizzavano il corridoio adriatico dimostrata in modo eloquente dalle caratteristiche del ripostiglio dei bronzi: oggetti fuori uso provenienti dal Friuli o dalle regioni nord-balcaniche adiacenti,
che arrivano via mare a Roca come materia prima per lattivit metallurgica.
Come si accennato nelle sezioni precedenti, alcuni
elementi potrebbero indicare una presenza e attivit cipriota-fenicia nellarea adriatica, da Frattesina alle regioni
del Caput Adriae, alla stessa Roca.
Fra i molti aspetti di questa situazione che sar necessario chiarire possiamo quindi includere anche la possibilit
che la persistente presenza di gruppi provenienti dalla
Grecia a Roca e in altri siti della regione salentina sia legata alla partecipazione diretta di questarea al nuovo sistema di scambi che emerge nel Mediterraneo centrale a partire dal xiii sec. In questa nuova fase, in cui il movimento
verso occidente parte dal Mediterraneo Orientale mentre
diminuiscono progressivamente i contatti dallarea egea,
lo scambio non dipende pi dai meccanismi di integrazione culturale su una base politico-territoriale pi o meno
ampia che caratterizzavano lapproccio miceneo, ma
piuttosto dallo stimolo allo sviluppo di attivit produttive
e commerciali in centri presenti in molte regioni del Mediterraneo con caratteristiche adatte dal punto di vista della posizione geografica e delle risorse: come, appunto,
Frattesina e Roca. Da questo punto di vista, possiamo anche chiederci se nellebf Roca debba essere considerata
rappresentativa della partecipazione al nuovo sistema delle regioni meridionali della penisola, o piuttosto come una
estensione al di l dellAdriatico di attivit con base nella
Grecia continentale e nellEgeo.
6. Altri elementi per una conclusione
molto difficile, per le ragioni che sono state indicate allinizio, proporre come conclusione di questo lavoro ipotesi di ricostruzione storica interamente definite per lebf
italiana. Possiamo per cercare di estrarre dal testo precedente e di mettere meglio a fuoco alcune linee di tendenza che emergono in modo relativamente chiaro e coerente su tutto il territorio della penisola e che possono essere
31
singoli capi politico-militari riconosciuti dallintera comunit. Si tratta di un salto di livello che, come abbiamo visto, si presenta su gran parte dellarea centro-settentrionale come una trasformazione strutturale permanente.
Le regioni meridionali si differenziano dal centro nord
sotto entrambi gli aspetti. I caratteri specifici degli sviluppi riconoscibili sono:
1. la coesistenza di numerose entit politico-territoriali
autonome e relativamente piccole anche nei casi in cui
possibile ipotizzare lesistenza di una gerarchia di centri a
due ordini. A differenza di quello che avviene nellarea villanoviana, e in particolare in Etruria meridionale, con la
concentrazione dellinsediamento sui grandi pianori delle
future citt etrusche, questa situazione non cambia in modo significativo fra ebf e ief.
2. Un livello di articolazione socio-politica che non sembra andare aldil di una organizzazione delle comunit per
gruppi di parentela formalmente paritetici. La competizione fra gruppi pu risolversi nella preminenza temporanea di un gruppo sugli altri, ma in nessuno dei casi noti
sembra portare a una trasformazione permanente della
struttura del controllo politico, del tipo di quella che ha
luogo nellarea centro-settentrionale. particolarmente
significativa, in questo senso, la situazione osservata nella
necropoli della ief di Torre Galli, dove ognuno dei gruppi
familiari identificati come le unit di base della comunit
comprende uno-due uomini che hanno fra gli oggetti di
corredo una spada, in genere associata ad altri segni di prestigio e di ruolo.
Gli altri elementi del quadro sono rappresentati dalle
componenti esterne che a partire dalla meb giocano un
ruolo pi o meno importante nei processi che interessano
la penisola:
1. la componente egea, che compare in Italia prima della met del ii millennio e si concentra nelle aree costiere
meridionali, in particolare adriatica e ionica, con estensioni dirette o indirette nelle regioni centro-settentrionali. Secondo una modalit specifica dei collegamenti a lunga distanza nel Mediterraneo nel ii millennio a.C., la base
principale di questa presenza non sul continente, ma su
una grande isola, la Sicilia.
Lapproccio dei navigatori egei con le comunit locali
della penisola, come si presenta in particolare nellarea ionica, parcellizzato, i rapporti sono paritetici, fortemente
condizionati dalla necessit di trovare con gli interlocutori indigeni forme di integrazione che permettano la partecipazione alle reti locali di scambio.
2. La componente cipriota-fenicia, pi recente, che subentra a quella egea nel corso del xiii sec. e che utilizza come base mediterranea la Sardegna, in posizione favorevo-
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chi, trovate in particolare nella necropoli di Elatia-Alonaki, in Focide, dove compaiono anche perle dambra tipo
Tirinto. A Thasos sono presenti perle dambra tipo Allumiere e vetri ad alcali misti. Sembra quindi che, a differenza di quanto avveniva nei periodi precedenti dellEdB,
in cui perle di vetro o faience di provenienza orientale o
egea si trovano in contesti dellItalia continentale e della
Sicilia, nellebf perle di vetro e di ambra di tipo occidentale viaggino insieme in direzione dellEgeo e del Mediterraneo Orientale (Bellintani et alii 2006, p. 1513ss.).
Un altro manufatto che rientra in questo gruppo, il pettine tipo Frattesina (Fig. 22), di avorio o, in alcuni casi per
lo pi non verificati analiticamente, di corno di cervo, con
parte superiore semicircolare, rientranze laterali e decorazione a cerchielli impressi, presente in necropoli e abitati di tutta Italia (Frattesina, Caorle, Castions di Strada,
Pianello di Genga, Gubbio-Monte Ingino, Guidonia Le
Caprine, Timmari, Torre Mordillo) e compare a Cipro nella tomba 6 della necropoli di Enkomi (Vagnetti et alii
2006, pp. 20ss, fig. iB, nn. 6-17, con bibliografia; v.sotto per
il pezzo da Maccarese - Le Vignole).
Modalit almeno in parte simili potrebbero essere allorigine della circolazione di alcuni manufatti di bronzo
di tipo occidentale che compaiono nellebf fra Sardegna,
Sicilia, Etruria meridionale costiera e nella penisola iberica (Giardino 2005, pp. 49ss., 191ss.).
Alla circolazione di oggetti di ornamento descritta sopra
si collegano alcuni complessi venuti in luce negli ultimi anni, che sembrano avere una destinazione produttiva esclusiva o nettamente prevalente, con molti elementi di confronto con le produzioni di Frattesina per quanto riguarda
sia le materie prime utilizzate, sia la tipologia dei manufatti. Un esempio la casa-laboratorio dellebf di Scarceta
(Fig. 23), con documentazione di attivit metallurgica e di
lavorazione di pasta vitrea, ambra, osso, corno di cervo
oltre a possibili indizi della lavorazione di ambra e vetro
(Poggiani Keller 1999, pp. 74-127); un altro i gruppi di
strutture scavate recentemente a Maccarese, localit Le Vignole (Facciolo et alii cs), che si presentano come superfici artificiali costruite originariamente in ambiente umido,
quindi con ampia disponibilit di risorse idriche. Si tratta di
piattaforme di dimensioni relativamente piccole (ca. m 5
5) isolate per mezzo di recinti di legno e fibre vegetali e costituite da livelli sovrapposti formati da elementi vegetali,
sabbia, terra e frammenti ceramici, con possibile indicazione di attivit produttive pirotecnologiche e non (metalli, vetro, corno di cervo, ambra, avorio, probabilmente
ceramica e tessuti; i materiali da questo sito comprendono
anche un pettine davorio tipo Frattesina). A questa categoria potrebbero appartenere anche la struttura di Mosco-
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mica delle regioni centro-settentrionali. Le ragioni di questa differenza vanno probabilmente ricercate da un lato
nella capacit di penetrazione di un sistema di produzione
e di scambio di tipo industriale/commerciale, almeno in
parte svincolato dalla rete di obbligazioni sociali che caratterizza leconomia dellEdB italiana; dallaltro dalla
maggiore possibilit di recepire e adottare il nuovo sistema da parte di comunit con un ampio radicamento territoriale, una capacit consolidata di controllo politico e una
lunga tradizione di scambi sistematici in direzione dellEuropa transalpina e nord-balcanica e della penisola.
Riassunto
Larticolo propone unanalisi critica dei dati e delle ricostruzioni storico-archeologiche relativi a quattro situazioni particolarmente rappresentative dellet del Bronzo finale della penisola:
in Italia centrale lEtruria e il Lazio antico, in Italia meridionale
due siti oggetto di ricerche intensive tuttora in corso, Broglio di
Trebisacce e Roca Vecchia.
Queste situazioni vengono contestualizzate da un punto di
vista spaziale nel quadro degli sviluppi contemporanei sia sul
territorio italiano attuale, sia nellintera area del Mediterraneo,
mentre dal punto di vista cronologico le linee di tendenza che
emergono dallanalisi vengono messe a fuoco come momenti
specifici di traiettorie diacroniche, che occupano gli ultimi secoli del ii e quelli iniziali del i millennio a.C.
Un aspetto rilevante di questo quadro il declino della presenza egea nel Mediterraneo centrale, sostituita dalliniziativa
cipriota-fenicia, fortemente orientata alla diffusione capillare di
attivit produttive e di scambio che si estende fino allestremo
Occidente.
Il nuovo sistema di scambi investe gran parte del territorio
italiano, ma una partecipazione attiva anche dal punto di vista
dellorganizzazione della produzione riguarda in particolare le
regioni centro-settentrionali, grazie alla presenza di una base
territoriale ampia (la pianura Padana e successivamente lEtruria) e allo sviluppo precoce di processi di centralizzazione della
decisione politica. Queste condizioni favoriscono la comparsa di
grandi centri produttivi e nodi di scambio internazionale, con
continuit da Frattesina, central-place padano dellet del Bronzo finale, ai centri Villanoviani, con ricadute anche sulle regioni
vicine, in particolare il Veneto e il Lazio antico.
Summary
This paper analyzes the material data and archeological-historical reconstructions relative to four regional areas or individual contexts, all
of which are expecially representative of the Italian Final Bronze Age
(hereafter fba ): southern Etruria and Ancient Lazio in central Italy,
and two sites in southern Italy: Broglio di Trebisacce (Cosenza, Calabria) and Roca Vecchia (Lecce, Puglia). These different local situations
are then contextualized within the present Italian territory, and the
whole Mediterranean area. The different trends highlighted by the
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37
38
39
40
Fig. 3. Et del Bronzo finale, materiali della facies Chiusi-Cetona. 1-3 Livorno-Stagno; 4 Le Sparne (Pitigliano, Grosseto); 5-6 Monte
Ingino (Gubbio, Perugia); 7 S.Michele di Valestra; 8 Monte Lieto (Stazzema, Lucca); 9 Vallin del Mandorlo (S.Vincenzo, Livorno).
Rielaborato da Zanini 2000.
41
Fig. 4. Et del Bronzo finale, fase antica. Corredo della tomba a incinerazione 227 delle necropoli delle Narde di Fratta Polesine
(Rovigo). Leccezionalit del corredo indicata in particolare dalla presenza della spada tipo Allerona con chiodi doro, spezzata
intenzionalmente (n. 3), di altri ornamenti doro (nn. 5 e 7) e del coltello (n. 18). Rielaborato da Salzani 1989a.
42
Fig. 5. Etruria meridionale, materiali della facies di Allumiere (et del Bronzo finale, fase tarda). In alto a sinistra coperchio di urna
cineraria che riproduce un tetto di capanna con terminazione ad apice; la decorazione incisa riproduce elementi strutturali del
tetto. Rielaborato da Di Gennaro, Guidi 2000.
43
Fig. 6. Il territorio del Lazio antico, dal corso del Tevere (indicato dalla posizione
di Roma), al promontorio del Circeo. Immagine Google Earth.
44
45
Fig. 8. Et del Bronzo finale, fase antica. (a) Pratica di Mare, gruppo di incinerazioni sul pianoro, urna e fibula con arco a doppia
piegatura dalla tomba 6. (b) urna biconica con decorazione a lamelle metalliche applicate da Campo del Fico (Ardea, Roma).
a
Fig. 9. Et del Bronzo finale, fase avanzata (i periodo laziale). (a) corredo della tomba femminile a incinerazione di San Lorenzo
Vecchio (Rocca di Papa, Roma). La statuetta in atteggiamento di offerta probabilmente una rappresentazione della defunta, in
dimensioni corrispondenti agli oggetti miniaturizzati del corredo e allurna a capanna. (b) corredo della tomba maschile a incinerazione 2 da Roma, Foro di Cesare. Urna con coperchio conico a tetto e vasi e bronzi miniaturizzati (coltello, lancia, fibula serpeggiante, rasoio). La statuetta e il coltello indicano probabilmente il ruolo sacerdotale dei due defunti.
46
Fig. 10. Posizione e morfologia del sito di Roma, caratterizzato dalla collocazione sul Tevere, in corrispondenza dellIsola Tiberina,
e dallalternanza di piccoli pianori e aree pianeggianti di fondovalle.
47
Fig. 11. (a) la regione Calabria, con la posizione dellabitato di Broglio di Trebisacce (n. 1) e della necropoli di Castellace (n. 2).
(b) siti dellet del Bronzo finale nel territorio della piana di Sibari. La posizione dellabitato di Broglio, sulla prima fascia di colline
al disopra della pianura costiera, indicata dal pallino pi grande.
48
Fig. 12. Broglio di Trebisacce, ceramica di tipo miceneo (a), grigia tornita (b), e dimpasto (c).
49
Fig. 13. Et del Bronzo finale, necropoli a inumazione di Castellace: corredo della tomba del 1927, con spada, coltello, punta di giavellotto e cote, e bracciali di filo doro da un corredo femminile. Rielaborato da Pacciarelli 1999.
50
Fig. 15. Roca Vecchia, et del Bronzo finale, pianta del grande edificio.
51
Fig. 16. Roca Vecchia, et del Bronzo finale. (a) dolio cordonato; (b) vaso a due anse
di ceramica protogeometrica locale con pittura a vernice opaca.
52
Fig. 18. Roca Vecchia, et del Bronzo finale. Ceramica di stile MiciiiC, forme di fusione, martelli e doppia scure di tipo egeo.
53
54
Fig. 22. Pettini davorio tipo Frattesina, da Frattesina (Fratta Polesine, Rovigo).
Fig. 23. Scarceta (Pitigliano, Grosseto). La casa-laboratorio dellet del Bronzo finale. Rielaborato da Poggiani Keller 1999.
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