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CAP.

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SIMBOLISMO DEL TEMPIO
Fino al 700, secolo della Ragione e dei Lumi, la cultura ha proceduto su due livelli di senso:
a un livello a tutti comprensibile ne corrispondeva sempre un altro pi nascosto, destinato a
chi era in grado di intenderlo. Anche nella realizzazione dei manufatti, e in particolare delle
Chiese, si rispecchiava tale duplicit di significati, sicch il progetto architettonico costituiva
uno scrigno di comunicati teologici da trasferire nelledificio.
Non corretto pensare al mondo classico o a quello orientale come a mondi ingenui. Essi
rimandavano a una realt complessa che solo la presunzione della nostra civilt tecnologica e
razionalista ci impedisce di scorgere. Quella dimensione che oggi in modo dispregiativo
definiamo magica, era invece legata a una visione ancestrale e ricca di significati se presa nella
sua unitariet; ma oggi essa viene riproposta per frammenti e slegata dal contesto culturale in
cui nacque, in tal modo viene recepita dalluomo moderno come creduloneria e superstizione.
proprio il superamento di questi criteri di lettura che devono guidarci nella comprensione
dei segni che si riscontrano negli edifici sacri dei tempi passati. Certo, per quanto riguarda
lEucarestia, non importante dove si svolge la celebrazione, ma sono importanti i significati
che la tradizione ha affidato alla simbologia che ritroviamo nelle chiese. Cerchiamo allora di
analizzare proprio quegli elementi che ritroviamo nel luogo di culto per eccellenza.
1. la struttura del luogo
Quando i vecchi templi romani non furono pi utilizzati per la celebrazione eucaristica,
nello strutturare il luogo di culto si volle esprimere, simbolicamente, il mistero della liturgia
che in esso si celebrava. Il tempio era cos articolato come un discorso fatto di pietre e di
manufatti leggibili da tutti quelli che cercavano il suo mistero.
Questo collegamento funzionale fra fede e forma del tempio si venuto perdendo nei secoli,
sicch alla mistica della costruzione si sostituita la sensibilit artistica degli architetti, con la
conseguenza che anche liconologia ne rimasta svilita.
Nella chiesa ortodossa la fede popolare si rivolge soprattutto alle icone, e lartista che le
costruisce sa di realizzare unopera religiosa che va pensata in un contesto mistico. Nellarea
latina, invece, limmagine scaduta di tono in maniera scandalosa. Statue di Ges o di Maria
moltiplicate a dismisura e spesso abbandonate nelle sacrestie, senza parlare delluso mediatico
delle immagini sacre sui rotocalchi e sulle riviste, anche ecclesiali. Tutto ci diventato a dir
poco blasfemo, e chi conserva ancora il senso del sacro, ha difficolt a strappare e gettare nel
cestino quella montagna di stampa pseudo religiosa che entra di prepotenza nelle nostre case.
Per questo, e altro ancora, bisogna ribadire la radicale connessione tra fisicit del tempio e
mistero del Cristo: completamente assente nelle nostre chiese. Trovi una nutrita corte di Santi
e Madonne, ma il Cristo neppure riesci a recuperarlo nei troppi Crocifissi (ne basterebbe uno)
o in qualche statua o immagine correlata a una teologia particolare (Cuore di Ges, Volto
Santo, Bambinello natalizio etc). Per prassi consolidata, unaltra grande assente e poi licona
del Risorto che fa una fugace apparizione solo nella Settimana in Albis.
Senza parlare poi di come la Messa viene ormai collegata come una ciliegina sulla torta ad
ogni festivit religiosa e finanche mondana. naturale allora che, in tale diffusa
banalizzazione, si perda sia la grandezza del mistero che si va celebrando, sia la capacit di
capire il significato dei segni ai quali si rif larchitettura delle chiese.
La pianta architettonica del tempio

Ancora oggi, a parte le eccentricit di moda, la maggior parte delle chiese costruita a forma
di croce (greca, latina o commissa),1 oppure a pianta circolare, tuttavia la forma scelta
difficilmente viene dettata da un contenuto teologico, quanto piuttosto dalla tradizione.
Chi - mi chiedo - entrando in questi templi, coglie la Rivelazione contenuta in quella croce
che rinvia al segno di Dio sul creato (Platone e Giustino)? O coglie nella geometria del cerchio
il segno del serpente che si morde la coda (Orouboros) quale allusione al Cristo creatore e
ricapitolatore? Chi riesce a vedere il Giardino Terrestre nelle pietre, nelle luci, nelle candele, nei
fiori che addobbano le chiese? Chi intravede nel pulpito di una volta il roveto ardente dal
quale parla il Cristo-Verbo? Chi riscopre nei solenni trofei marmorei che custodiscono lostia
consacrata la Presenza di Dio tra gli uomini?
Proprio lostia consacrata ha subito gli effetti pi negativi di questa laicizzazione del tempio.
Allinizio essa era conservata segretamente in una spoglia cripta, a somiglianza del sepolcro di
Ges, oggi invece ufficialmente esaltata come oggetto, ma, di fatto, si guadagna solo
locchiata distratta o la genuflessione dobbligo del fedele diretto alla cappella di qualche
santo accreditato dalla fama di fare miracoli.
Gi nella geometria della pianta a forma di croce, ledificio sacro intende ripetere il mistero
di morte e resurrezione che vi si celebra. Allintersezione dei bracci, collocato laltare
sovrastato dalla cupola che, con la sua forma arcuata, richiama larcobaleno con cui Dio sanc
il patto di alleanza con gli uomini (Gn 9,13). quello il punto corrispondente al caput Christi,
l che Cristo realizza il mistero della sua incarnazione.
Anche la forma della croce non qualcosa che resta affidata alla scelta estetica delluomo, ma
rappresenta una ben precisa teologia. Infatti, mentre le croci greca e latina (il patibolo, che
rappresenta la nostra orizzontalit esistenziale, si trova in posizione intermedia rispetto alla
sommit del palo) rappresentano il cammino ascensionale delluomo; la croce commissa
segno della perfezione raggiunta quando il patibolo (lorizzontalit) si sar collocato sulla
sommit del palo (T = Tau) che ci ricongiunge a Dio.
Disegnare il tempio nelluna o nellaltra forma quindi un discorso teologicamente
significativo che si incentra essenzialmente sulla posizione della trave orizzontale della croce
rispetto al palo verticale.
I fedeli che entrano nel tempio rappresentano il popolo ancora con le braccia aperte
nellorizzontalit dellesistenza (transetto), ma che avanza (navata) verso lalto per ritrovare il
Cristo altare.
La luce
Nelle chiese antiche anche la luce racchiude una profonda teologia. Essa non entra mai in
modo diretto, ma deve diffondersi sulla comunit e avvolgerla come in una nube luminosa.
Gli antichi costruttori risolvevano il problema orientando le chiese in direzione est-ovest.
Due grandi rosoni, uno sulla facciata e laltro sullabside, permettevano lingresso della luce al
mattino e al tramonto, segno della gloria di Dio, Sole che non tramonta mai sulla comunit
cristiana.
Il battistero
Una posizione particolare assegnata al battistero, un tempo collocato allesterno del tempio.
Il battistero extra moenia, ma comunque in prossimit della chiesa, sottolineava che il
catecumeno apparteneva gi allarea della Chiesa ma che solo dopo il Battesimo poteva essere
ammesso quale membro vivo del suo corpo.

La croce greca presenta sia il patibolo che il palo (rispettivamente il braccio orizzontale e quello verticale) della
stessa dimensione e che si intersecano al centro (+); la croce latina ha il patibolo pi corto del palo, essi si
intersecano pi in alto rispetto al punto mediano ( la croce che abitualmente vediamo nelle nostre chiese); la
croce commissa, ha il patibolo alla sommit del palo (T), rappresenta il Tau.

Il rito battesimale ancora oggi conserva e ribadisce con forza questa idea fondamentale.
Infatti, bench il fonte sia stato posto allinterno delle mura, mantiene comunque una
collocazione in prossimit dellingresso.
Ma come mai il battistero si trovava allesterno? Cercher di dare una risposta prendendo ad
esempio la Cattedrale di Burgos.
Cattedrale di Burgos2
Osservando questa cattedrale, mi divenne pi chiara levoluzione subita nel corso dei secoli
dal luogo sacro; e che trasform ci che una volta nasceva come campo santo, nelle
costruzioni che conosciamo come chiese.
Al centro di questa cattedrale, in posizione rialzata e preceduto da una lunga ed ampia
navata, si trova un maestoso coro il quale impedisce a chi entra di vedere labside. La navata
centrale delimitata sui fianchi da due ampie navate sulle quali si affacciano le cappelle
laterali.
Immaginiamo ora di togliere il tetto di copertura della costruzione: si evidenzier una
superficie che una volta era quella che costituiva il campo santo. Si trattava di una piazza
aperta al pubblico e adibita a luogo di sepoltura; in questarea si riunivano i santi di Dio: morti
e vivi; e si celebravano gli atti liturgici del popolo.
Tale piazza si era venuta formando nel tempo via via che i singoli o i gruppi avevano
cominciato a costruire tuttintorno le loro cappelline. Al centro dellarea, in seguito, fu
edificata la cappella del vescovo e della nobilt. Attualmente, in questa cappella centrale si
trova la cattedra episcopale circondata dai grandi stalli che formano il coro. A una delle
estremit del campo santo fu collocato il battistero che in seguito, grazie alla costruzione di
un tetto unico per tutta larea, veniva inglobato nellunico corpo di fabbrica.
In pratica le cappelle laterali e quella centrale fungevano da luogo per le attivit liturgiche,
mentre la zona libera costituiva una piazza dove il popolo sostava, passeggiava, dialogava
liberamente, e dove era anche possibile fumare (in seguito fu proibito a causa del rumore che
facevano gli acciarini).
Lo scenario che ho prospettato potrebbe apparire singolare, eppure ancora oggi osservabile
nei nostri cimiteri dove si cammina e si parla lungo i viali, mentre nelle cappelle si svolgono le
attivit liturgiche.
Quando piazza, cappelline e battistero furono coperti da un solo tetto, si form la cattedrale
come oggi la conosciamo, e cominci a prendere forma quella mentalit esclusivistica per cui
il clero si sente padrone delle chiese e a esse cerca di rapportare tutta la fenomenologia
religiosa.
Il pulpito e la cattedra del vescovo
Altro elemento del tempio che ha perso la giusta dignit il pulpito. Come laltare, esso ero
percepito dai fedeli come luogo in cui si manifestava Dio. Dallalto del pulpito si annunciava e
proclamava la Parola, e il diacono che saliva i gradini era accompagnato dal canto dei salmi
graduali, dalla luce delle candele e dal fumo dellincenso; tutti segni della presenza del divino.
Oggi, fra architetti che non sanno neppure cosa una chiesa e sacerdoti che cercano la
comodit e la praticit, il pulpito scomparso, e al suo posto sono comparsi i leggii sui quali,
indifferentemente, si annuncia il Vangelo e si leggono foglietti di notizie parrocchiali.

Si tratta di una cattedrale gotica famosa per la sua architettura unica e per le sue dimensioni; situata a Burgos
(Spagna), dedicata alla Vergine Maria. La costruzione della cattedrale venne ordinata da Ferdinando III di
Castiglia e da Maurizio, vescovo di Burgos, inglese per nascita. I lavori iniziarono il 20 luglio 1221 e L'altare
maggiore venne consacrato la prima volta nel 1260, dopodich ci fu un vuoto di almeno due secoli prima che la
costruzione riprendesse. La cattedrale venne completata nel 1567.

Di fronte al pulpito si trovava la cattedra del vescovo - custode della Verit annunciata - e
procedendo verso il centro si giungeva allaltare del presbitero.
Come si vede, una volta diacono, presbitero e vescovo, i tre ministri dell'Eucarestia,
occupavano ciascuno un luogo funzionale al proprio ruolo specifico.
Laltare
Laltare il cuore del tempio, il luogo del divino;3 per consacrarlo, su di esso si accende il
fuoco, segno della presenza di Dio.
Laltare bruciato e ogni cosa che su di esso viene riposta, appartiene a Dio: Togliti i calzari:
sacra la terra che tu calpesti!. Con queste parole Dio si rivolge a Mos, mostrandosi a lui come
roveto ardente che non si consuma.
I primi cristiani usavano per altare le tombe dei martiri. Questa tradizione si mantenne
finch fu possibile, poi, col diffondersi del cristianesimo nel mondo, per ovvi motivi questuso
dovette essere abbandonato. Si pass cos a costruire gli altari ex novo, avendo per
laccortezza di deporre una pi modesta reliquia del martire allinterno di un pozzetto scavato
al centro dellaltare.
Forse proprio per questusanza la Sacra Pietra dellaltare fu associata al martirio; e cos,
quando andiamo allaltare, invece di celebrare il Dio della Vita, celebriamo la morte di Nostro
Signore.
Le balaustre
Originariamente si parlava di tre altari: laltare della Parola (pulpito), quello del Sacrificio in
senso stretto e quello della Cena. Col tempo questultimo si trasform nelle cosiddette
balaustre. A esse, durante la celebrazione eucaristica, si avvicinavano i fedeli per partecipare
alla Cena del Signore (su di esse si stendevano anche le tovaglie).
Attualmente, luso delle balaustre definitivamente scomparso, mentre laltare del sacrificio
ha subito un graduale allungamento, assumendo laspetto di tavola che oggi conosciamo
(mensa eucaristica).4
2. La porta
Il cristiano stato chiamato dalla voce squillante del sacro bronzo, hanno lasciato per strada
i legami terreni e sono pronte alla celebrazione nellassemblea.
Ecco, c un portale, una scala solenne. La facciata di una chiesa non solo il tributo che si
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Nellantichit laltare era il luogo sul quale bruciare i sacrifici, il cui soave odore saliva a Dio. A Lui si offriva
lodore, la parte immateriale e incorruttibile; agli uomini, invece, era destinata la carne della vittima sacrificata, la
parte materiale e corruttibile. Ancora oggi si usa non odorare i fiori con cui si adornano gli altari.
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Per completezza indico di seguito la simbologia racchiusa in alcuni segni. - Le candele: una sola il cero
pasquale; due unite al crocefisso ricordano la crocifissione dei due ladroni vicini al Cristo; sei pi il crocefisso o la
candela episcopale, indicano la Menor: il candelabro dalle sette braccia, segno dei sei giorni della Creazione che
culmina nel settimo giorno del Cristo; le candele sopra laltare, in generale, lo trasformano in roveto ardente; le
molte candele accese in chiesa indicano le anime nel giardino di Edem. - La veste sacerdotale: lammitto (riquadro
di stoffa bianca che il sacerdote mette sulle spalle sotto il camice) indica il sudario di Cristo; lalba (veste di lino
bianco stretta in vita da una cintura) indica che il sacerdote Cristo anima. Il lino dovrebbe essere leggerissimo e
trasparente, come il bisso antico, in modo da far vedere in trasparenza il corpo che racchiude: segno dellanima
che recupera nellimmortalit tutta la mondanit dellesistenza; il cingolo attesta che il sacerdote il Cristo servo,
incarnato nel peccato delluomo; la stola simboleggia il patibulum della croce; la casula, come mantello, indica la
regalit sul cosmo e il desiderio di ricoprire col lembo del mantello tutto il creato; la mitra (copricapo a doppia
punta, simboleggia la testa di un pesce) quale testa dellictus-Cristo, afferma la primazialit del sacerdote rispetto
alla comunit. Come cappello aperto verso lalto indica che stata riaperta la strada che dal corpo porta allanima.
- Labito bianco: l'abito bianco labito proprio del cristiano perch simbolo di morte e resurrezione. Se durante la
celebrazione dell'Eucarestia non solo i ministri ma anche i fedeli prendessero l'abitudine di vestirsi di bianco,
apparirebbe chiara l'importanza del ruolo di ogni singolo partecipante al rito. Lincenso: annuncia la capacit di
trasformare la mediocrit delle cose umane in soave profumo che sale verso Dio.

paga al senso estetico e allo spirito di grandiosit delluomo: essa, nel suo insieme, la Grande
Porta che annuncia le meraviglie che potr incontrare chi la sapr varcare senza lasciarsi
spaventare dai mostri che, come il drago di Sigfrido, difendono il tesoro della Presenza di Dio.
Quanti draghi e quanti mostri nel cuore delluomo che, attratto dallincontro col divino,
fermato dalla paura di dover cedere qualcosa di s, di venire giudicato, di apparire debole. La
facciata di una chiesa come un monito per chi sale la gradinata. Essa ci interroga: hai la
mente e il cuore puro? Tu sai che scaler il Monte del Signore solo chi non deve temere la sua
coscienza. Ora giunto il giudizio, perch bisogna entrare o tornare indietro.
Il pronao
Il pronao collocato allingresso della chiesa. Una volta era lo spazio riservato ai penitenti e il
luogo dove si celebravano i riti introduttivi per predisporre lo spirito allincontro con Dio.
Oggi che tale spazio ridotto a semplice paravento, esso indica solo unarea che introduce alla
parte pi sacra del tempio.
Appena entrati, viene naturale fermarsi nel pronao, qualcosa ti trattiene. Forse sar il timore
di iniziare un cammino su uno spazio aperto come lampia navata. Ma una volta entrati, il
tempio infonde nei cuori la morbida sicurezza dellutero materno. Se si contempla lo spazio
della grande volta, non sentiremo forse il respiro di un grande polmone? La fede dolorosa e
lieta dei nostri padri? Leco dellinvocazione alla Vita come un sospiro a volte esausto che si
leva verso lalto e a volte soffio potente dello Spirito che viene a dilatare il petto? Il vuoto
compreso fra le mura e la volta un reliquiario di voci silenziose che aspettano di ricomporsi
con le labbra che le pronunciarono.
La pila con lacqua benedetta
Una vecchia tradizione pone allingresso delle chiese la pila con lacqua benedetta. Lacqua
lustrale ricorda la vasca delle purificazioni del Tempio di Gerusalemme, segno di penitenza
per luomo che deve entrare nella sacra assemblea.
Il fratello fermo in fondo alla chiesa, la sua mano entra nellacqua e si allarga nel segno
della croce. Nella penitenza individuale si esprime il desiderio di offrire a Dio quanto c di
meglio nella propria realt esistenziale. In questofferta, il cristiano sa di poter essere un
ricapitolatore, un salvatore dei suoi fratelli. Nella singola umanit del penitente rifluisce la
folla immensa degli uomini che in ogni parte della terra hanno cercato Dio. Entrando nel
tempio, a somiglianza del Maestro, egli conduce con s lumanit intera affinch alla Cena di
Dio non manchi nessuno, e tutti: ciechi, storpi, sordi e muti, possano mangiare e bere
gratuitamente.
Il gesto di immergere la mano nellacqua lustrale ripete il gesto della morte battesimale. Un
gesto di totale affidamento a Dio. Questo il tempo di Giovanni Battista, il tempo in cui
annunciata la prossima venuta del Signore.
Il tempo dellattesa di Dio un tempo che la sbadataggine e la superficialit hanno svuotato
di senso, eppure proprio in questattesa che si prepara la rottura degli umani vincoli della
famiglia, sicch ognuno, nel bene e nel male, restituito alla sua solitudine di uomo.
Cos la pila dellacqua benedetta fa lappello dei figli di Dio, e la mano immersa nellacqua
battesimale purifica il capo di chi entra nel tempio.
3. I ruoli e i gesti
Se ogni cristiano vivente incarnazione di Cristo, chi entra nel tempio per celebrare
lEucarestia sa di concorrere veramente alla salvezza del mondo.
Ma tutto ci non si potr mai comprendere se vaste aree della liturgia restano insignificanti,
e i ruoli dei partecipanti al rito non si mostrano chiari nella loro interconnessione funzionale.
Se si continua a ripetere che la parte di primattore quella del prete, naturale che per molti

la Messa diventa qualcosa a cui assistere passivamente. Ma quando il credente prende


coscienza del suo ruolo di protagonista del dramma divino, comprende che non potr pi vivere
gesti insignificanti e privi di effetti.
Lavere svuotato i passaggi di quel grande cammino che lEucarestia, una delle cause per
cui questo sacramento non viene pi sentito come il centro dellazione dei cristiani. Cos, in
modo teologicamente errato, ma correttamente sul piano della coscienza comune, si sente
dire: celebrate meno messe e fate pi elemosine!
Eppure la liturgia la forma pi perfetta di predicazione, per questo necessario che tutto
ci che costituisce lEucarestia, dai luoghi ai gesti, dalle vesti alle suppellettili ma soprattutto i
soggetti che la esprimono, siano rigorosamente ognuno al suo posto e consapevoli del proprio
ruolo.
Purtroppo un rigore che non dato trovare come prassi nella Chiesa, schiacciata com tra
il formalismo esasperato ed esasperante dei rubricisti - Dio ce ne scansi! - e la fragilit della
trama del nostro essere cristiani. Spesso i rubricisti sono solo tutori delle regole apprese per
imitazione, ma ignoranti dello stesso ordo missae; difensori a oltranza della rubrica vecchia
rispetto a quella nuova, e approssimativi nelle loro celebrazioni.
Ma, come diceva un mio amico: Non si pu vivere continuamente un tempo forte, non ci si
pu convertire solennemente ogni minuto. A volte il nostro vivere la fede fatto pi di
stanchezza che di slancio, e allora vediamo che da un lato c il celebrante che continua a
usare la campanella allelevazione del calice (cos si faceva nei bei tempi antichi!) e a
concedere al popolo le poche e striminzite battute che la rubrica gli ha lasciato (Agnello di
Dio..., Tuo il regno...); e dallaltro vediamo un fedele annoiato, disinteressato a unazione alla
quale non partecipa attivamente, e cerca solo di andare al sodo: mangiare nostro Signore e
parlare con Lui in privato.
una grande cattiveria privare luomo della beatificante esperienza di una Eucarestia fatta
di gesti vivi e di parole umane!
4. Variabilit della liturgia
Periodicamente sono proposte novit liturgiche o pseudo tali. Di fronte a queste novit, coloro
che confondono il vecchio con la tradizione oppongono un rifiuto acritico, non riconoscendo
che sempre possibile, in ogni tempo, creare simboli significativi; altri vorrebbero capire il
nuovo che viene proposto, ma si scontrano con un clero che spesso impone il cambiamento
senza spiegare il contenuto teologico che vuole predicare. La liturgia allora diventa
sceneggiata, cerimonia, azione teatrale. Chi ha spirito di preghiera pu anche sopportare, ma
prima o poi si chiude in se stesso.
Anche le parole del rito eucaristico non riescono pi a trasmettere i contenuti della fede. Pi
in generale, tutto il linguaggio ufficiale che si serve di parole ormai desuete, retoriche,
letterarie. Consentitemi di riferirne alcune che sarebbe tempo di mettere in soffitta e che
purtroppo continuano a svilire il linguaggio curiale e quello imitativo dei liturgisti.
Avvertirete certo anche voi la forza evocativa (!) di parole come: fruttuoso, arcano, sublime,
largire, oblazione, propizio, ineffabile, brama, gaudio, aspergere, purgare, salvifico, per non
dire di quel terribile fiat che sta solo in testa ai latinisti, o di espressioni come: i celesti favori, i
beni eterni etc. Cosa riuscir mai a esprimere un popolo catechizzato con un siffatto
linguaggio e che costretto a ripetere: rendiamo grazie a Dio, in luogo del pi spontaneo e
sentito: grazie, Signore, per la Vita che ci hai donato?
Non parliamo poi dei gesti. Una volta era vietato assolutamente alzare le mani alla recita del
Pater Noster, poi divenne obbligatorio farlo, poi si disse che bisognava tenersi per mano, ora
non si capisce pi cosa fare.
E che dire del canto? Nato come strumento per liberare i sensi nascosti nei passi scritturistici

- e quindi ancorato al testo greco5 - esso diventato un momento di divisione allinterno


dellassemblea liturgica: come pu cantare chi non sa cantare? Perch un gruppetto di
volonterosi quanto improbabili cantori deve dominare unintera assemblea e asservirla a
qualcosa che non parte integrante della Sacra Liturgia?
Allinizio della celebrazione il sacerdote si preoccupa di concertare i canti: nulla da eccepire.
Ma perch - mi chiedo - questo stesso zelo non si pone nello spiegare al popolo il significato
della liturgia, e in particolare a chiarire il senso delle pagine scritturistiche che vengono
proclamate? Anche la catechesi, se non vado errato, compito del sacerdote.
Ecco allora che il fedele entrato nel tempio per celebrare lEucarestia simbatte in cose che lo
emarginano: un rosario imposto da pochi, un complessino con coro che suona e prova canti
sempre nuovi A questo punto non gli resta che prendere la via della solitudine e
apprestarsi a essere spettatore passivo del pi grande mistero che lumanit possiede: quello
della Vita.

Il testo scritturistico greco, attraverso il canto, compone diversamente la sequenza di lettere, rivelando dei
significati nascosti che non emergono ad una semplice lettura. Provate a comporre diversamente Funicolare di
Napoli, pu diventare: Fu Nicola re di Napoli: la sequenza fonematica rimane la stessa ma il contenuto cambia
(in questo senso si dice che chi canta prega due volte).

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