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Lesperimento di Rutherford1

Attorno al 1900, si inizi a pensare che gli atomi fossero sfere permeabili. Nel 1911 Rutherford, con
la collaborazione di Geiger e Marsden, sottopose a verifica questa teoria con l'esperimento, oggi
famosissimo, della lamina d'oro.

L'esperimento era semplice: una sorgente radioattiva avrebbe sparato un fascio di particelle (che,
anche se Rutherford lo ignorava, sono semplicemente nuclei di Elio, costituiti da 2 protoni e due
neutroni) contro una sottilissima lamina d'oro (le particelle hanno una massa molto pi piccola di
un atomo d'oro). Attorno alla lamina d'oro era stato disposto uno schermo ricoperto di solfuro di
zinco, in modo che le particelle , colpendo lo schermo, lasciassero tracce microscopiche nel
solfuro di zinco.

Lintroduzione parzialmente basata sulle pagine web messe a disposizione da INFN (Istituto
Nazionale per la Fisica Nucleare) al sito:
http://www.infn.it/multimedia/particle/paitaliano/atom_search.html

Lo scopo dell'esperimento era di trovare prove a favore della teoria di Thomson, secondo cui gli
atomi sono sfere permeabili neutre. Ci si aspettava che le particelle non avessero problemi a
sfrecciare attraversando qualche atomo. Le particelle avrebbero dovuto semplicemente passare
dritte attraverso la lamina d'oro e lasciare delle tracce in una piccola regione dello schermo posto
dietro la lamina.

In realt, lo schermo mostrava tracce nella parte dietro la lamina, ma, con grande sorpresa di tutti,
ne mostrava alcune anche nella parte di fronte alla lamina.

Rutherford interpret cos i risultati dell'esperimento: la maggior parte delle particelle erano
passate senza problemi attraverso le regioni pi esterne degli atomi, e le particelle restanti
dovevano aver rimbalzato contro qualcosa, dentro gli atomi, che fosse piccolo, denso e di carica
positiva. Anche se ci sconfessava lipotesi che latomo fosse una sfera omogenea e poco densa, gli
forniva elementi per una nuova ipotesi: che l'atomo avesse un nucleo.

Analisi quantitativa dellesperimento di Rutherford.

Per analizzare lurto tra particella e nucleo doro, possiamo fare riferimento allo schema in figura.
r
La particella che si avvicina al nucleo possiede una quantit di moto q o . A causa dellinterazione

elettrica repulsiva, essa viene deflessa di un angolo 2 (2), e si allontana con la quantit di moto
r
finale q . Dallanalisi esatta del problema, molto complessa, risulta che la traiettoria effettivamente
seguita dalla particella uniperbole, con fuoco nel nucleo di oro. La distanza a tra il fuoco

Langolo di deflessione viene indicato come 2 solo per comodit di scrittura della formula finale.

delliperbole e lasintoto viene detta parametro durto. Si capisce intuitivamente che, pi grande
sar il parametro durto, pi piccolo sar langolo di deflessione 2.
Nel seguito riportiamo un calcolo molto semplificato del valore di 2 , in unapprossimazione
valida solo per piccoli angoli di deflessione.

r
q

r
qo

r
q
2

Fig. 1. Schema dellurto di una particella contro un nucleo (sferetta azzurra) nellesperimento di
Rutherford.

Lidea di base la seguente. La II legge di Newton si pu scrivere:

r qr
F=
t
dove t un piccolo intervallo di tempo.
In un urto, si verifica che la forza abbia unintensit grande per un tempo breve, come mostrato
nellesempio in figura. Una forza di tale genere si dice forza impulsiva.

Se la forza impulsiva, possiamo calcolare facilmente la variazione della quantit di moto:


r r
q = F t

eq. 1

r
Il prodotto F t prende il nome di impulso della forza. In un urto, limpulso pari alla variazione
della quantit di moto. Questa legge pu essere interpretata graficamente come in figura 3, dove
r
r r
r
sono mostrati i vettori q o , q , q ed F

r
F

1.0

F (N)

r
q

0.5

0.0
0

10

15

20

25

30

t (s)

r
q
2
r
qo

r
Fig. 2. Esempio di forza impulsiva che si determina
Fig. 3. Diagramma che indica i vettori q o ,
r
in un urto avvenuto nellistante t = 15 s. Questa forza r
r
q , q ed F , tratti dalla fig. 1
ha un valore medio di 0.9 N per un tempo t 4 s.

Vogliamo ora applicare leq. 1 al caso dellesperimento di Rutherford. Lipotesi che la forza sia
impulsiva soddisfatta se langolo di deflessione piccolo, perch la particella passa abbastanza
lontana dal nucleo e risente solo per poco tempo della forza di repulsione elettrica.

Proprio come in fig. 2, la forza non costante nel tempo. Per, per calcolare limpulso, ci basta
stimare il suo valore massimo e la durata dellinterazione.
Il valore massimo dipende da quanto vicino al nucleo arriver la particella . Non sbagliamo di
molto se assumiamo che la minima distanza sia pari al parametro durto a. Usando lespressione
della forza di Coulomb, troviamo il valore:

F=

1 (Z' e ) (Ze )
4 o
a2

dove Ze, Ze sono le cariche della particella e del nucleo, rispettivamente.


Per stimare t, possiamo assumere che, muovendosi alla velocit vo per il tempo t, la particella
percorra una distanza pari ad a e che cos si allontani gi abbastanza da rendere trascurabile la
forza; quindi t sar approssimativamente dato da:
t

a
vo

Arriviamo cos a valutare q:


q = F t
q

1 (Z' e ) (Ze ) a
1 (Z' e ) (Ze )
=
2
a vo
4 o
v o 4 o
a

Per calcolare infine langolo di deflessione, facciamo riferimento alla fig. 3. Anche in questo caso
semplifichiamo il calcolo: se 2 piccolo, allora3
tan 2

q
qo

Otteniamo cos, ricordando che la quantit di moto della particella il prodotto della sua massa m
per la sua velocit vo:

3 per ottenere questo risultato, basta pensare che, se 2 piccolo, non c molta differenza tra il
triangolo isoscele in fig. 3 e un triangolo rettangolo che abbia base qo e altezza q.

r
q

r
q

2
r
qo

r
q

2
r
qo

tan 2

1 (Z' e ) (Ze )
4 o a m v o2

Lanalisi corretta del problema porta a una formula quasi uguale; lunica differenza che a primo
membro si trova invece di 2:

tan =

1 (Z' e ) (Ze )
4 o a m v o2

eq. 2

Per avere un ordine di grandezza delle quantit in gioco, si considerino i valori:


m = 4 mp = 4 1.7 10-27 Kg
e = 1.6 10-19 C
1
9 10 9 m F 1
4 o
Z = 79
Z = 2
vo = 5 106 m s-1
Con questi dati si ottiene

1 (Z' e ) (Ze )
= 200 10 15 m = 200 f m , e quindi tg = 1 quando
4 o m v o2

a = 200 f m (vedi fig. 4).

In fig. 4 sono riportati i valori dellangolo di deflessione 2 calcolati dalleq. 2 al variare di a.

180

2 (gradi)

135

90

45

0
0

500

1000

1500

a (f m)

Fig. 4. Angolo di deflessione delle particelle in funzione del parametro durto a. Si noti che
langolo di deflessione piccolo quando la particella passa lontano dal nucleo; se invece passa
abbastanza vicino, subisce grandi deflessioni. In particolare, la curva rossa tratteggiata segna la
separazione tra angoli minori e angoli maggiori di 90. Angoli 2 maggiori di 90 corrispondono a
particelle che tornano indietro: il famoso Rutherford backscattering, cio rimbalzo alla
Rutherford. Solo poche particelle rimbalzano: la maggior parte passa troppo lontana dal nucleo.
Il grafico calcolato usando il valore di velocit delle particelle dato nel testo.

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