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uno, eroe o pazzo che lo si voglia giudicare, abbia sentito limpulso etico di
farla finita con il crimine?
La toccante lettera suicida di Gabriele Cagliari conteneva s un grande
atto daccusa contro carceri e giudici ma poco o nulla che parlasse, da membro
della classe dirigente, ad un paese attonito, reso schiavo della corruzione.
Forse solo la lettera di Sergio Moroni conteneva qualche nota di verit
in pi?. Craxi, unico, gli va riconosciuto, si assume la responsabilit
dei crimini di tutti. Ma, piccolo particolare, insiste a negare che fossero
crimini Ma che uomini ci hanno diretto? Possibile che non siano capaci,
neanche in chiusura, di uno scatto dorgoglio. Stanno l solo a contare,
stravolti, gli avvisi di garanzia, a cercare il modo migliore per riciclarsi, a
dire, anche i segretari di partito, io non centro. Gi, e doveri? Il papa e
il cardinal Ruini si preoccupano dellunit dei cattolici. Dovrebbero
preoccuparsi del fatto che questo paese, dove il senso morale cos
oltraggiato, non gi pi? un paese cattolico. E i laici, anche i laici,
misurano, tutto intero, il peso del fallimento della cultura
liberal-democratica (Repubblica, 5-8-93).
Il Parlamento sempre di pi? un bazar orientale dove, accanto a onesti
negozianti, si muovono affaristi e manigoldi pronti a tutto. Il governo fatica
a domarlo Eppure parte della vecchia classe dirigente cerca di ritardare la
sua uscita di scena Quanta irresponsabile miopia: basta girare un po per le
strade di questa nostra nazione ferita per capire che lopinione pubblica ha
gi deciso. I vecchi partiti e le vecchie facce non li vuole pi? vedere neanche
dipinti. E come dar torto a questo sentimento quando si scopre che ministri
della Repubblica lucravano anche sulle medicine, sulle malattie, sul dolore?
Che addirittura, moderni Mabuse, alteravano le posologie dei farmaci per
guadagnare di pi?? E costoro, responsabili di ogni sfascio, si permettono persino
il lusso di lamentarsi. Il problema non sapere se questo regime finir. Ma
sapere come finir (Repubblica, 25-7-93). Lultimo lampo di lucidit colse Adornato
nel luglio 94, alla vista del decreto Salvaladri: Presidente Berlusconi,
raccolga subito lautocritica del ministro Maroni: bisogna correggere eccessi
contro i cittadini, e non tutelare il clan delle tangenti (16-7-94). Poi la
folgorazione sulla via di Arcore, piuttosto affollata in verit di ex-devoti di
San Tonino Vergine e Martire.
Come Franco Zeffirelli, che allora invocava una ghigliottina in piazza
del Popolo per i corrotti di Tangentopoli (19-3-93), ricordava che uno
come Craxi, in altri tempi, sarebbe stato impiccato e si rammaricava
che non fosse pi? in vigore la pena di morte (25-7-93).
O come lantropologa Ida Magli, letteralmente rapita dalleroe di Mani
Pulite. Eccola, affranta, per le inchieste di Brescia contro di lui: Ho
pianto davanti alla tv quando ho visto Di Pietro in tribunale, nelle
vesti di imputato. Ho pianto perch in questo nostro Paese la speranza morta.
Piango perch gli italiani sono sempre gli stessi, vigliacchi e pecoroni. Se Di
Pietro avesse fatto un solo gesto per mettersi alla testa di una
rivoluzione, molti italiani lo avrebbero seguito. Invece questo gesto non c
stato e il momento per una vera rivoluzione finito. Ora ne stiamo pagando le
conseguenze (23-2-96).
Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione a U del professor Ernesto
certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o la
gestione del potere? (5-5-92).
Dovevano andarsene tutti, anche se non erano personalmente inquisiti:
Lopinione pubblica, frastornata, delusa, inviperita, ha bisogno di un esempio
di coerenza e coraggio. Un ministro che, pur essendo in grado di provare la
propria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbe
oggi agli italiani la pi? efficace dose di fiducia, di cui hanno disperato
bisogno (3-7-92). Negli Usa ci si gioca la presidenza non per aver
passato una notte in un motel con una bella bionda, ma per aver detto una bugia
e spezzato un rapporto fiduciario Meglio confessare le scappatella con una
bionda che perdere tutta la posta in gioco. La rivoluzione ha regole ferree e
tempi stretti (26-9-93).
Fece ancora in tempo, il Pera-1, di magnificare Di Pietro come un
angelo del Bene (7-4-95). Poi scomparve nel nulla, forse rapito e segregato in
una torre di Arcore, con tanto di maschera di ferro. Un caso tipico da Chi
lha visto?. Chiunque avesse notizie utili, pregato di comunicarle alla
presidenza del Senato. Dove, da cinque anni, siede il sosia usurpatore. Che si
diverte a esaltare i molti meriti della Prima Repubblica, a rivalutare
Andreotti (imputato perch vittima dei comunisti) e a celebrare
degnamente persino il latitante Craxi (lintuizione socialista degli
anni 80 fu giusta).
Stampa serva. Speculare alla classe politica e intellettuale (per non parlare
degli imprenditori, che nel 92-94 si contendevano i pm del Pool nei
loro convegni, salvo poi farli killerare dai loro giornali), c la cosiddetta
informazione. Anche questa, con le dovute quanto rare eccezioni, sempre dalla
parte del vincitore: prima con i ladri, poi con le guardie, poi di nuovo con i
ladri. Qualche caso umano, fra i pi? avvincenti.
Giorgio Forattini, in adorazione davanti a Tonino: Penso che Di
Pietro aspetti la vera grande occasione: lelezione diretta alla presidenza
della Repubblica, come avviene in Francia, che gli porterebbe certamente l80 %
dei voti. Uno di questi sarebbe sicuramente il mio (LEspresso, 7-4-95).
Paolo Guzzanti, la penna intinta nella saliva: Antonio Di
Pietro come un poliziotto alla Robocop: la figura sanguigna di un uomo
della legge innestata su un computer ad altissima tecnologia, una macchina
imbattibile contenuta in un corpo di forte contadino italico che anche un
archetipo, un semidio capace di raccogliere e dare volto allidentit di un
popolo intero, chiamato a celebrare finalmente la sua grande saga. Se i Teutoni
ebbero Nibelunghi e Odino, noi abbiamo la saga di Tangentopoli e del
pool: Mani pulite come il Risorgimento, con un solo Gobetti. O come la
Resistenza, ma con un solo Garibaldi. Lui, il procuratore di ferro (Panorama,
16-9-94). Milano ore 16.43: si toglie la toga per lultima volta. Stiamo
dunque assistendo alla svestizione del giudice Antonio Di Pietro,
quello che per tanti italiani era il giudice che vestiva la giustizia (La
Stampa, 7-12-94).
Vittorio Feltri, annate 1992-93 (lIndipendente) e 94 (sul Giornale):
Mai provvedimento giudiziario fu pi? popolare, pi? atteso, quasi liberatorio
gabbana di Tangentopoli
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Published: 04/03/2002Posted in:
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suo mestiere, allora vorrebbe dire che la corruzione del sistema giunta al
limite estremo (La Stampa, 27-8-92).
Roberto Castelli: A Craxi avrei voluto gridare: Bettino,
dov finita la fontana sparita a Milano? (Corriere della Sera, 4-8-93). Non
posso credere alla malattia di Craxi. Piuttosto condivido lopinione di
chi propone che Craxi sia posto sotto tutela coatta (Ansa, 22-10-97).
Maurizio Gasparri: Per noi Di Pietro un mito (23-7-94). Di
Pietro meglio di Mussolini (7-5-94).
Ignazio La Russa. Calcoli politici di Di Pietro? Mai. Chi lo pensa in
malafede. Starei per dire che un farabutto(6-12-94).
Carlo Giovanardi: Caro Di Pietro, sento il dovere di
ringraziarLa per la professionalit ed il senso della misura con il quale
conduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la piena
solidariet per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perch sappia che
allinterno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c chi
fa il tifo per Lei. Perch, come giustamente Lei ha affermato in una
intervista, il problema non quello di criminalizzare entit astratte come i
partiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone per bene, che sono in
tutti i partiti, a difendersi dallaggressione dei disonesti che con il
malaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite per
comprare consenso politico e via cos in una spirale perversa. E la moneta
cattiva scaccia quella buona. Finch qualcuno, provvidenzialmente, non toglie
dalla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputato
Dc che crede sia ancora possibile dimostrare che non da ingenui avere
fiducia nelle istituzioni (lettera aperta diffusa in migliaia di copie
tramite lagenzia Centralit Area Forlani, 20-5-1992).
Cera un bel pezzo dellattuale governo Berlusconi, tra il 1992 e il
1995, ai piedi di Antonio Di Pietro e del pool Mani Pulite.
Nessuno si era ancora accorto che in Italia, dal 17 febbraio 92, si combatteva
una guerra civile, si consumava un colpo di Stato, si perpetrava una
persecuzione ai danni dei partiti e dei leader anticomunisti da parte di un
pool di marionette del Comintern. Ma soprattutto non se nera accorto lagnello
sacrificale di quelloperazione sanguinaria: il cavalier Silvio Berlusconi.
In quegli anni, nessuno osava attaccare Mani Pulite. Francesco
Cossiga faceva un tifo sfegatato: Ringrazio Dio tutte le mattine perch a
Milano c una magistratura seria. Penso a cosa sarebbe successo se linchiesta
su Tangentopoli non fosse finita in mano a un giudice come Di Pietro
(13-5-92).
E il cardinale Camillo Ruini quasi: Tangentopoli anche frutto
della radice del peccato. E come tale va condannata (12-7-93).
Elogi persino da Giuliano Ferrara: Di Pietro non lho mai
attaccato. Anzi, riconosco che la sua azione stata provvidenziale per il
passaggio a un altro sistema Io ero pi dipietrista di quei malandrini che
dicevano: Lo scandalo riguarda solo Craxi, perch in realt riguardava
tutti (La Stampa, 8-2-95). E financo da alcuni inquisiti, figli di inquisiti e
avvocati di inquisiti, magnificavano il pool e il suo leader.
Bobo Craxi: Di Pietro una persona gentile (19-12-93).
problema morale, prima che politico. Nel centenario del Psi, un atto collettivo
di presenza per chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un atto
comprensibile, che la gente avrebbe capito Persino il Pci, che era il
partito-verit, ha dovuto dire ho sbagliato (La Stampa, 12-9-92). E quando
il pool presenta la sua soluzione per Tangentopoli, eccolo pronto con
laspersorio a benedire le truppe in partenza per il fronte: I parlamentari
debbono accettare la mano aperta del pool. Nemmeno questo Parlamento ha
mostrato di avere lautorit di regolare con legge i reati di concussione, di
corruzione, di violazione del finanziamento pubblico Borrelli, Di
Pietro, gli altri giudici hanno inteso che solo loro potevano spegnere il
mito del capro espiatorio e garantire la laicit della giustizia occidentale,
che ha coscienza del proprio limite Di Pietro ha impressionato per la
sua dignit, il suo riserbo, la sua schietta popolarit. E una persona in cui
gli italiani credono, ma in lui come pubblico ministero, come uomo del dovere
quotidiano, di cui il Paese vive (Panorama, 16-9-94).
Un altro esemplare tipico di intellettuale allitaliana Ferdinando
Adornato, ex Pci, ex Pds, gi direttore della sfortunata rivista Liberal,
poi editorialista del Giornale e infine deputato di Forza Italia. Indovinate
con chi stava negli anni ruggenti di Mani Pulite: La parola dordine
scriveva sarcastico : abbasso il protagonismo dei giudici. Se la si
sussurra, o meglio, se la scandisci con tono ostile nei confronti del pool Mani
Pulite la porta si apre. E, di colpo, entri in uno dei nuovi, pi?
selezionati club della nazione: il comitato nazionale per il superamento di
Montesquieu. Del club, nato dopo Tangentopoli, fanno parte politici,
giornalisti, intellettuali. Ex di Lotta continua, ex Psi, socialisti, dirigenti
miglioristi del Pds e antimiglioristi del manifesto. Tutti stufi della
tripartizione dei poteri sancita nel pensiero giuridico da oltre due secoli.
Legislativo, giuridico ed esecutivo sono poteri normali. Gli aderenti al club
ne hanno a cuore un quarto, superiore a tutti: il potere partitico. E, in suo
nome, sono pronti a etichettare ogni mossa, giusta o sbagliata, del pool Mani
pulite come prova di un tentativo di golpe. Tutto fa brodo. I giudici non
possono processare i politici. Non perch essi non abbiano rubato, ma perch
i politici ladri sono compagni che sbagliano. E chi li attacca un nemico
della democrazia. Perci nel club non ci sono solo socialisti, ma anche tanti
altri che da tanto tempo sostengono il primato della politica.
Paolo Liguori, Napoleone Colajanni, Emanuele Macaluso, Giuliano
Ferrara. Il cerchio si chiude (LEspresso, 14-2-93). Unaltra volta
paragonava Craxi ai brigatisti rossi: La colpa di questo crollo della
politica e della morale non affatto, come Craxi ieri ha coattamente
ripetuto, della magistratura. Al contrario. Ragioniamo: da noi un uomo pubblico
si dimette solo (e neanche sempre) se gli arriva un avviso di garanzia. N una
sconfitta politica, n un evidente naufragio etico lo indurranno mai a lasciare
la sua carica come avviene in Germania o negli Usa (per motivi infinitamente
meno gravi). N gli uomini intorno a lui avranno mai il coraggio di rimuoverlo
Che senso ha prendersela con la magistratura quando, ad un uomo pubblico,
mediamente, dei cittadini, della morale, delle regole non gliene importa un
fico secco e si vede che solo lintervento del giudice ha la forza di ottenere
ci per il quale la politica e la morale risultano impotenti? Da questo punto
di vista, dal punto di vista morale terroristi e tangentisti hanno dimostrato
stato e il momento per una vera rivoluzione finito. Ora ne stiamo pagando le
conseguenze (23-2-96).
Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione a U del professor Ernesto
Galli della Loggia. Al punto da far sospettare lesistenza di un sosia
omonimo che, dal 94, si sostituito alloriginale e si diverte a scrivere sul
Corriere della Sera tutto il contrario di quel che scriveva lui. Per comodit
chiameremo il primo Galli e il secondo Della Loggia. Tanto Galli era accigliato
e severo, assetato di sangue & manette, quanto Della Loggia mansueto e
comprensivo, sempre pronto a giustificare le malefatte dei potenti con gli
eccessi della magistratura politicizzata.
Fremeva di sdegno, il Galli, nel 92 quando denunciava la societ complice dei
partiti, che poi altro non erano se non combriccole di corrotti.
Qualunquista della pi? bellacqua, sosteneva che tutti hanno rubato e si
domandava da dove viene questa propensione allillegalit finanziaria del
sistema politico italiano e di settori importanti della imprenditoria
privata (La Stampa, 9-5-92). Un tantino insensibile ai sacri principi della
responsabilit personale e della presunzione di innocenza, sposava lorrendo
teorema del non poteva non sapere e scriveva: Appare ogni giorno verosimile
le segreterie romane (dei partiti) non sapessero nulla e non ricevessero parte
del prelievo tangentizio. Anche il non voler sapere un modo di sapere I
partiti dellarco costituzionale sono equiparabili a combriccole di malandrini.
Ergo, due mesi e mezzo dopo le elezioni politiche, gi invocava lo
scioglimento delle Camere per mettere i partiti con le spalle al muro della
volont popolare (17-6-92).
Con scarso garantismo, aggiungeva che le risultanze finora note delle
inchieste delineano una situazione sostanzialmente vera, su cui possibile
esprimere giudizi, senza il fastidio di attendere le sentenze: altrimenti ci
si dovrebbe astenere da qualsiasi giudizio su chicchessia e perfino
sullesistenza delle tangenti in generale. Insomma, basta col sottilizzare sul
principio giuridico della presunzione di innocenza: francamente lo definirei
un caso classico di due pesi e due misure.
Allindomani della strage di Capaci, il forcaiolo Galli deplorava che contro questa
macchina da guerra che carbura sangue lo Stato italiano si muovesse con
regole opposte: in cui tutto contrattabile, dove regna laccomodamento, le
cui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, mille rinvii. Da un lato Corrado
Carnevale, da un lato la Cupola, dallaltro il Csm, da un lato il tritolo,
dallaltro a carta bollata. Insomma, lo Stato dovrebbe vendicare i suoi
morti (25-5-92). Ad esempio, con la pena di morte: dopo la strage di via
DAmelio, Galli strapazzava il premier Amato perch, ai funerali di Borsellino,
non aveva preso la parola dalla cattedrale di Palermo per parlare a tutto il
Paese e promettere la vendetta e lo sterminio ai delinquenti assassini nemici
dItalia (23-7-92).
Nel 93 Galli pass dalla Stampa al Corriere, ma senza mutare registro. E gi
molto lamentava, a proposito di Tangentopoli se, dopo gli estenuanti
e annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, le
amnistie, i patteggiamenti, e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce a
mandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicolo
(19-6-93). Si ammazzava Gardini? Lui ammoniva impietoso: E tempo che
il capitalismo italiano torni sotto limperio della legge (13-8-93). Poi spar
nel nulla. Vane le ricerche, anche con i cani sanbernardo. Cos, dopo il
certificato di morte presunta, il Corriere lo rimpiazz con il suo opposto:
Della Loggia.
Camere con svista. Pochi lo ricordano, ma anche Pierferdinando Casini,
nel 92, quando portava la voce e la borsa a Forlani, difendeva Mani
Pulite: Noi siamo in uno Stato di diritto e quindi rispettiamo lautonomia
della magistratura e aspettiamo la fine di questi processi. Un partito serio
pi? che pensare a complotti pensa a cambiare le strutture, a fare autocritica
ed esami di coscienza (Il Giornale, 24-1-1992). Poi sinnamor perdutamente di Di
Pietro. E dopo le sue dimissioni dal pool, gli scrisse una straziante
lettera aperta: Caro Di Pietro, i tuoi articoli rivelano passione
civile e senso dellopinione pubblica e mi inducono a darti un caloroso e
rispettoso benvenuto Ho trovato nelle tue parole qualche assonanza con lo
sforzo che anche noi stiamo facendo Linsieme delle tue considerazioni vale a
segnalare quanto sia indispensabile un lavoro comune per riportare lo scontro
politico su binari meno estremizzati rissosi. Spero sia linizio di un
percorso (La Stampa, 24-3-95). Lo voleva a tutti i costi nel Polo, al posto
di Berlusconi. Ma non osava dirlo. Cos gli mandava messaggi furtivi, in
codice: Per Di Pietro ci vuole un ruolo di primo piano nellalleanza di
centro- destra, dovrebbe essere uno dei leader della coalizione (14-4-95). Ora
ha distrutto lintera corrispondenza.
Un altro, increscioso caso di omonimia, simile a quello di Galli Della Loggia,
riguarda il presidente del Senato Marcello Pera, protagonista di diverse
reincarnazioni: oscuro docente di epistemologia a Firenze, oscuro commentatore
di area craxiana sul Messaggero, editorialista della Stampa e poi di nuovo del
Messaggero, infine senatore del Polo. Nel 92, grazie agli arresti di Chiesa
& C., Pera cominci a cantare nel coro di Mani Pulite. E non
sommessamente: a squarciagola. Facendosi notare per i toni decisamente
borrelliani. Esempio: Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova
Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione
Il processo gi cominciato e per buona parte dellopinione pubblica gi
chiuso con una condanna (19-7-92). Non gli avevano ancora parlato della
presunzione di innocenza. Craxi, intanto, attribuiva i suoi guai
giudiziari alla lobby dei giornali-partito, cio al gruppo
Repubblica-Espresso, portatore insano della cultura azionista che a Pera
stava particolarmente a cuore: Uomini che vogliono unItalia pi? decente e
pulita sono iscritti ad una lobby finanziaria? Galante Garrone un uomo
che ha sempre avuto altissimo il senso dello Stato, specchiata la coscienza,
profondo il rigore della vita morale, e che perci ha testimoniato e pagato con
coerenza Se avessero prevalso i valori degli azionisti abbiamo la riprova
che sarebbe andata meglio. Perch i rimedi che ora ci troviamo a dibattere per
uscire dal pantano sono proprio quelli che Galante Garrone e gli altri della
sua terribile risma hanno sempre proposto: lidea della nazione, uno Stato
governato da regole trasparenti, delle istituzioni non lottizzate,
unamministrazione non corrotta o inetta, uneconomia non inquinata, e tanta
tanta passione civile, coscienza morale, senso del dovere (5-5-92).
Qualcuno cominciava a provarci con lamnistia, ma Pera inflessibile insorgeva: