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Voltagabbana di Tangentopoli

04/03/2002 di MARCO TRAVAGLIO


I VOLTAGABBANA DI TANGENTOPOLI
QUANDO MAURIZIO GASPARRI DICHIARAVA: DI PIETRO E MEGLIO DI MUSSOLINI
I VOLTAGABBANA
di MARCO TRAVAGLIO per Micromega
Gianfranco Fini: Lavviso di garanzia a Craxi non solo la fine di un leader, ma anche la fine
ingloriosa di un regime in cui i segretari dei partiti di governo hanno accumulato negli anni pi
potere di qualsiasi dittatore. La scelta dei pm di Milano di emettere lavviso di garanzia
allindomani delle elezioni amministrative dimostra che la
magistratura milanese non fa politica, contrariamente a quanto sostenuto
proprio dal segretario socialista (Ansa, 15-12-92). Lavviso di garanzia ad
Andreotti per concorso esterno in associazione mafiosa la fine del regime: lo
dimostra lautentico boato che ha salutato la notizia da me data alle migliaia
di veronesi che affollavano il mio comizio. Pare proprio che il sistema si
reggesse sulle tangenti e sulle organizzazioni criminali (27-3-93). Ormai mi
sento a disagio nel frequentare questo Parlamento: chieder ai gruppi
parlamentari missini di valutare lopportunit di non partecipare pi ai lavori
della Camera e del Senato (Ansa, 28-3-93). La gente i tangentisti li vuole in
galera (5-6-94). Sono lieto che Di Pietro abbia detto di aver indagato
in tutte le direzioni, io non ne avevo mai dubitato (La Repubblica, 30-10-94).
Umberto Bossi: Sulle tangenti auguriamo al giudice Di Pietro
di andare avanti a tutta manetta. Senza la Lega, ora Di Pietro sarebbe
in un pilastro di cemento armato (Ansa, 20-12-92). Berlusconi sbaglia ad
accusare i giudici di averlo colpito in base al principio della responsabilit
oggettiva. Se cos fosse, avrebbero dovuto avvisarlo gi molti mesi fa, quando
sono stati inquisiti i primi uomini Fininvest (il Giornale, 23-11-94).
Rocco Buttiglione: La classe dirigente del partito (la Dc, nda)
da tempo sotto accusa a causa della corruzione dellintero sistema politico.
In un altro paese un politico onesto lancerebbe il suo guanto di sfida ai
dirigenti e farebbe appello alla base democristiana, conducendo una battaglia
interna al partito. In Italia, per, questo non possibile perch i capi,
saggiamente, hanno usato il denaro delle tangenti per comprarsi la base. Buona
parte delle tessere sono fasulle (Ansa, 25-10-92).
Se dietro le inchieste sulla corruzione c una manovra politica, non solo non
unattenuante, ma unaggravante per la politica. Se fosse giusta la
convinzione che in Italia del tutto impossibile che uno dei potenti sia
chiamato a rispondere dei suoi misfatti da un giudice che fa semplicemente il
suo mestiere, allora vorrebbe dire che la corruzione del sistema giunta al
limite estremo (La Stampa, 27-8-92).
Roberto Castelli: A Craxi avrei voluto gridare: Bettino,
dov finita la fontana sparita a Milano? (Corriere della Sera, 4-8-93). Non

posso credere alla malattia di Craxi. Piuttosto condivido lopinione di


chi propone che Craxi sia posto sotto tutela coatta (Ansa, 22-10-97).
Maurizio Gasparri: Per noi Di Pietro un mito (23-7-94). Di
Pietro meglio di Mussolini (7-5-94).
Ignazio La Russa. Calcoli politici di Di Pietro? Mai. Chi lo pensa in
malafede. Starei per dire che un farabutto(6-12-94).
Carlo Giovanardi: Caro Di Pietro, sento il dovere di
ringraziarLa per la professionalit ed il senso della misura con il quale
conduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la piena
solidariet per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perch sappia che
allinterno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c chi
fa il tifo per Lei. Perch, come giustamente Lei ha affermato in una
intervista, il problema non quello di criminalizzare entit astratte come i
partiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone per bene, che sono in
tutti i partiti, a difendersi dallaggressione dei disonesti che con il
malaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite per
comprare consenso politico e via cos in una spirale perversa. E la moneta
cattiva scaccia quella buona. Finch qualcuno, provvidenzialmente, non toglie
dalla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputato
Dc che crede sia ancora possibile dimostrare che non da ingenui avere
fiducia nelle istituzioni (lettera aperta diffusa in migliaia di copie
tramite lagenzia Centralit Area Forlani, 20-5-1992).
Cera un bel pezzo dellattuale governo Berlusconi, tra il 1992 e il
1995, ai piedi di Antonio Di Pietro e del pool Mani Pulite.
Nessuno si era ancora accorto che in Italia, dal 17 febbraio 92, si combatteva
una guerra civile, si consumava un colpo di Stato, si perpetrava una
persecuzione ai danni dei partiti e dei leader anticomunisti da parte di un
pool di marionette del Comintern. Ma soprattutto non se nera accorto lagnello
sacrificale di quelloperazione sanguinaria: il cavalier Silvio Berlusconi.
In quegli anni, nessuno osava attaccare Mani Pulite. Francesco
Cossiga faceva un tifo sfegatato: Ringrazio Dio tutte le mattine perch a
Milano c una magistratura seria. Penso a cosa sarebbe successo se linchiesta
su Tangentopoli non fosse finita in mano a un giudice come Di Pietro
(13-5-92).
E il cardinale Camillo Ruini quasi: Tangentopoli anche frutto
della radice del peccato. E come tale va condannata (12-7-93).
Elogi persino da Giuliano Ferrara: Di Pietro non lho mai
attaccato. Anzi, riconosco che la sua azione stata provvidenziale per il
passaggio a un altro sistema Io ero pi dipietrista di quei malandrini che
dicevano: Lo scandalo riguarda solo Craxi, perch in realt riguardava
tutti (La Stampa, 8-2-95). E financo da alcuni inquisiti, figli di inquisiti e
avvocati di inquisiti, magnificavano il pool e il suo leader.
Bobo Craxi: Di Pietro una persona gentile (19-12-93).
Giulio Di Donato: Di Pietro un uomo equilibrato, serio e
incisivo (28-6-92).

Paolo Pillitteri: Di Pietro una persona positiva, buona,


cordiale, per quanto pu esserlo uno che fa arrestare le persone (LEspresso,
28-6-92). I pm sono laccusa e devono battersi per la verit. Se Arnaldo
(Forlani) nega levidenza, il pm si arrabbia. Il processo Cusani diventato il
processo al sistema, lho visto tutto in tv, stato un grande momento di
cinema verit (La Stampa, 19-12-93).
Cesare Previti: Di Pietro dimostra ancora una volta dessere un
grande personaggio, la cui coerenza merita rispetto e ammirazione (7-12-94).
Gaetano Pecorella: Le amicizie di un giudice (Di Pietro, nda), la sua
vita privata, non possono essere usate per invocare irregolarit processuali.
Gli unici rilievi che si possono legittimamente sollevare riguardano il
rispetto delle regole alle quali gli inquirenti si devono attenere. E su questo
fronte, finora, non mi sembra sia emerso nulla di rilevante (11-9-92).
Carlo Taormina: Squillante manovrava la giustizia a favore dei potenti.
In quanto a Previti, la sua posizione indifendibile sul piano politico: non
c avvocato al mondo che ha visto mai nella sua vita una parcella di quelle
dimensioni (i 21 miliardi per la causa Imi-Sir, nda). Dovrebbe dimettersi da
parlamentare per affrontare come qualsiasi altro cittadino la vicenda che lo
riguarda. Quella che sta venendo alla luce solo una minima parte del marcio
che si sedimentato oltre ogni limite a Roma (La Stampa, 7-6-96); Berlusconi
deve fare non uno, ma dieci passi indietro, perch il suo conflitto permanente
di interessi tra politica e magistratura da una parte, e la ricerca di una
personale libert dai processi dallaltra, impedisce la soluzione della
questione giustizia Il comportamento di Berlusconi concussivo:
strumentalizza milioni di voti, condizionando lo sblocco dei lavori della
Bicamerale allassoluzione in uno sterminato numero di processi o pretendendo
spedizioni punitive contro i magistrati che si azzardano a intraprendere azioni
penali per gravissime corruzioni giudiziarieOra la misura colma (Ansa,
11-5-98).
Forza Italia, Forza Di Pietro. Nessuna traccia, nelle esternazioni
berlusconiane di allora, del mefistofelico complotto ordito da Mani Pulite
e Botteghe Oscure per eliminare i partiti liberaldemocratici e portare al
potere i comunisti. Anche perch di comunisti in circolazione, a Milano, il
pool ne aveva lasciati pochini. Sono molto orgoglioso confessava il
Cavaliere il 5 febbraio 93 di essere uscito dal settore delle opere
pubbliche da ventanni. Se avevo fiutato le tangenti? Me le hanno chieste! Ne
sono uscito perch era un sistema che giudicavo inaccettabile. Replay ancora
pi? esplicito nel discorso della discesa in campo, con calza di nylon e finta
libreria: La vecchia classe politica italiana stata travolta dai fatti e
superata dai tempi. Lautoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal
peso del debito pubblico e al sistema del finanziamento illegale dei partiti,
lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e
del passaggio a una nuova Repubblica (26-1-94). Niente golpe: autoaffondamento
e finanziamento illegale.
Vinte le elezioni, Berlusconi tenta di ingaggiare Di Pietro
nella mia squadra, come ministro dellInterno. Il pm rifiuta, ma lui gli
promette, per il futuro, il posto di capo della Polizia o dei servizi segreti.

Cariche, queste, che difficilmente si offrono a un golpista. Questo governo


annuncia presentando la squadra al Senato schierato dalla parte
dellopera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti
magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verr mai messa in
discussione lindipendenza dei magistrati (16-5-94). Poi lo scandalo della
Guardia di Finanza, il decreto Biondi, larresto del fratello Paolo e il
famoso invito a comparire. Primo firmatario: Di Pietro. La prova
decisiva del complotto e dellaccanimento persecutorio? Nemmeno per sogno,
anche perch il primo che si dimette non Berlusconi: Di Pietro.
Un magistrato lo piange il Cavaliere che si conquistato con il suo
lavoro il rispetto degli italiani Le sue inchieste esprimevano una grande
ansia di verit. Le sue dimissioni lasciano lamaro in bocca (6-12-94). Di
Pietro in politica potrebbe essere unottima cosa La sua spinta alla
moralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il Paese Ho sempre
riconosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perverso
della Prima Repubblica. E le tv e i giornali della Fininvest sono sempre
stati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare Antonio
Di Pietro. Dal Tg5 al Tg4 a Panorama a Epoca al Giornale.
Anche quando le inchieste si sono indirizzate contro dirigenti del gruppo, le
ho criticate ma sempre ricordando il merito complessivo della magistratura, e
di Di Pietro soprattutto Le intemperanze di Sgarbi non possono
far dimenticare tutto lappoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvest
ai magistrati(la Repubblica e Il Messaggero, 8-12-94).
Lo stesso Sgarbi fu sorpreso un anno dopo da chi scrive in atteggiamenti
inequivoci, sottobraccio a Borrelli, alla buvette del palazzo di giustizia: era
il 16 gennaio 96, giorno della prima udienza del processo Berlusconi-Guardia
di Finanza. Borrelli strisci Sgarbi lo ammiro, caustico, con locchio
fine, non certo un Di Pietro. Fu allora che il Cavaliere scopr che i
processi erano una cosa seria: allora, dolorosamente, rivide il suo giudizio
sul pool e si avvide dellorrendo golpe che per anni gli era passato sotto il naso.
In simultanea, anche i giornali e le tv Fininvest scoprirono di aver
sbagliato tutto. E si emendarono.
Il tradimento dei chierici. Anche gli intellettuali, nella migliore tradizione
italiana, iniziarono la guerra da una parte e la finirono dallaltra.
Allinizio, nel 1992, erano quasi tutti con Mani pulite. E non prudentemente,
con i piedi di piombo: sfrenatamente. Poi, appena il potere riprese un po di
fiato, annusarono laria che cambiava e si misero a vento. Oggi sono quasi
tutti contro Mani pulite. Senza neppure aver chiesto scusa per lerrore. Anche
perch non la prima volta che cambiano cavallo. Hanno passato una vita a
praticare il pi? antico mestiere dItalia.
Il reverendo Gianni Baget Bozzo, gi cappellano di Tambroni e poi di Craxi,
nel 92 si smarca subito dal Garofano che lha persino mandato a Strasburgo:
Se Craxi fosse andato a Milano e avesse chiesto perdono, sarebbe stato
fischiato ma anche assolto. Via del Corso adesso il luogo del silenzio. La
discussione va fatta fuori, per riprendere il rapporto con la gente. C un
problema morale, prima che politico. Nel centenario del Psi, un atto collettivo
di presenza per chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un atto
comprensibile, che la gente avrebbe capito Persino il Pci, che era il

partito-verit, ha dovuto dire ho sbagliato (La Stampa, 12-9-92). E quando


il pool presenta la sua soluzione per Tangentopoli, eccolo pronto con
laspersorio a benedire le truppe in partenza per il fronte: I parlamentari
debbono accettare la mano aperta del pool. Nemmeno questo Parlamento ha
mostrato di avere lautorit di regolare con legge i reati di concussione, di
corruzione, di violazione del finanziamento pubblico Borrelli, Di
Pietro, gli altri giudici hanno inteso che solo loro potevano spegnere il
mito del capro espiatorio e garantire la laicit della giustizia occidentale,
che ha coscienza del proprio limite Di Pietro ha impressionato per la
sua dignit, il suo riserbo, la sua schietta popolarit. E una persona in cui
gli italiani credono, ma in lui come pubblico ministero, come uomo del dovere
quotidiano, di cui il Paese vive (Panorama, 16-9-94).
Un altro esemplare tipico di intellettuale allitaliana Ferdinando
Adornato, ex Pci, ex Pds, gi direttore della sfortunata rivista Liberal,
poi editorialista del Giornale e infine deputato di Forza Italia. Indovinate
con chi stava negli anni ruggenti di Mani Pulite: La parola dordine
scriveva sarcastico : abbasso il protagonismo dei giudici. Se la si
sussurra, o meglio, se la scandisci con tono ostile nei confronti del pool Mani
Pulite la porta si apre. E, di colpo, entri in uno dei nuovi, pi?
selezionati club della nazione: il comitato nazionale per il superamento di
Montesquieu. Del club, nato dopo Tangentopoli, fanno parte politici,
giornalisti, intellettuali. Ex di Lotta continua, ex Psi, socialisti, dirigenti
miglioristi del Pds e antimiglioristi del manifesto. Tutti stufi della
tripartizione dei poteri sancita nel pensiero giuridico da oltre due secoli.
Legislativo, giuridico ed esecutivo sono poteri normali. Gli aderenti al club
ne hanno a cuore un quarto, superiore a tutti: il potere partitico. E, in suo
nome, sono pronti a etichettare ogni mossa, giusta o sbagliata, del pool Mani
pulite come prova di un tentativo di golpe. Tutto fa brodo. I giudici non
possono processare i politici. Non perch essi non abbiano rubato, ma perch
i politici ladri sono compagni che sbagliano. E chi li attacca un nemico
della democrazia. Perci nel club non ci sono solo socialisti, ma anche tanti
altri che da tanto tempo sostengono il primato della politica.
Paolo Liguori, Napoleone Colajanni, Emanuele Macaluso, Giuliano
Ferrara. Il cerchio si chiude (LEspresso, 14-2-93). Unaltra volta
paragonava Craxi ai brigatisti rossi: La colpa di questo crollo della
politica e della morale non affatto, come Craxi ieri ha coattamente
ripetuto, della magistratura. Al contrario. Ragioniamo: da noi un uomo pubblico
si dimette solo (e neanche sempre) se gli arriva un avviso di garanzia. N una
sconfitta politica, n un evidente naufragio etico lo indurranno mai a lasciare
la sua carica come avviene in Germania o negli Usa (per motivi infinitamente
meno gravi). N gli uomini intorno a lui avranno mai il coraggio di rimuoverlo
Che senso ha prendersela con la magistratura quando, ad un uomo pubblico,
mediamente, dei cittadini, della morale, delle regole non gliene importa un
fico secco e si vede che solo lintervento del giudice ha la forza di ottenere
ci per il quale la politica e la morale risultano impotenti? Da questo punto
di vista, dal punto di vista morale terroristi e tangentisti hanno dimostrato
una straordinaria contiguit. Avete mai visto, in questi ultimi quindici
anni, qualche imprenditore o qualche politico che abbia avuto il coraggio di
denunciare lenorme marcio che era sotto i suoi occhi? Possibile che neanche

uno, eroe o pazzo che lo si voglia giudicare, abbia sentito limpulso etico di
farla finita con il crimine?
La toccante lettera suicida di Gabriele Cagliari conteneva s un grande
atto daccusa contro carceri e giudici ma poco o nulla che parlasse, da membro
della classe dirigente, ad un paese attonito, reso schiavo della corruzione.
Forse solo la lettera di Sergio Moroni conteneva qualche nota di verit
in pi?. Craxi, unico, gli va riconosciuto, si assume la responsabilit
dei crimini di tutti. Ma, piccolo particolare, insiste a negare che fossero
crimini Ma che uomini ci hanno diretto? Possibile che non siano capaci,
neanche in chiusura, di uno scatto dorgoglio. Stanno l solo a contare,
stravolti, gli avvisi di garanzia, a cercare il modo migliore per riciclarsi, a
dire, anche i segretari di partito, io non centro. Gi, e doveri? Il papa e
il cardinal Ruini si preoccupano dellunit dei cattolici. Dovrebbero
preoccuparsi del fatto che questo paese, dove il senso morale cos
oltraggiato, non gi pi? un paese cattolico. E i laici, anche i laici,
misurano, tutto intero, il peso del fallimento della cultura
liberal-democratica (Repubblica, 5-8-93).
Il Parlamento sempre di pi? un bazar orientale dove, accanto a onesti
negozianti, si muovono affaristi e manigoldi pronti a tutto. Il governo fatica
a domarlo Eppure parte della vecchia classe dirigente cerca di ritardare la
sua uscita di scena Quanta irresponsabile miopia: basta girare un po per le
strade di questa nostra nazione ferita per capire che lopinione pubblica ha
gi deciso. I vecchi partiti e le vecchie facce non li vuole pi? vedere neanche
dipinti. E come dar torto a questo sentimento quando si scopre che ministri
della Repubblica lucravano anche sulle medicine, sulle malattie, sul dolore?
Che addirittura, moderni Mabuse, alteravano le posologie dei farmaci per
guadagnare di pi?? E costoro, responsabili di ogni sfascio, si permettono persino
il lusso di lamentarsi. Il problema non sapere se questo regime finir. Ma
sapere come finir (Repubblica, 25-7-93). Lultimo lampo di lucidit colse Adornato
nel luglio 94, alla vista del decreto Salvaladri: Presidente Berlusconi,
raccolga subito lautocritica del ministro Maroni: bisogna correggere eccessi
contro i cittadini, e non tutelare il clan delle tangenti (16-7-94). Poi la
folgorazione sulla via di Arcore, piuttosto affollata in verit di ex-devoti di
San Tonino Vergine e Martire.
Come Franco Zeffirelli, che allora invocava una ghigliottina in piazza
del Popolo per i corrotti di Tangentopoli (19-3-93), ricordava che uno
come Craxi, in altri tempi, sarebbe stato impiccato e si rammaricava
che non fosse pi? in vigore la pena di morte (25-7-93).
O come lantropologa Ida Magli, letteralmente rapita dalleroe di Mani
Pulite. Eccola, affranta, per le inchieste di Brescia contro di lui: Ho
pianto davanti alla tv quando ho visto Di Pietro in tribunale, nelle
vesti di imputato. Ho pianto perch in questo nostro Paese la speranza morta.
Piango perch gli italiani sono sempre gli stessi, vigliacchi e pecoroni. Se Di
Pietro avesse fatto un solo gesto per mettersi alla testa di una
rivoluzione, molti italiani lo avrebbero seguito. Invece questo gesto non c
stato e il momento per una vera rivoluzione finito. Ora ne stiamo pagando le
conseguenze (23-2-96).
Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione a U del professor Ernesto

Galli della Loggia. Al punto da far sospettare lesistenza di un sosia


omonimo che, dal 94, si sostituito alloriginale e si diverte a scrivere sul
Corriere della Sera tutto il contrario di quel che scriveva lui. Per comodit
chiameremo il primo Galli e il secondo Della Loggia. Tanto Galli era accigliato
e severo, assetato di sangue & manette, quanto Della Loggia mansueto e
comprensivo, sempre pronto a giustificare le malefatte dei potenti con gli
eccessi della magistratura politicizzata.
Fremeva di sdegno, il Galli, nel 92 quando denunciava la societ complice dei
partiti, che poi altro non erano se non combriccole di corrotti.
Qualunquista della pi? bellacqua, sosteneva che tutti hanno rubato e si
domandava da dove viene questa propensione allillegalit finanziaria del
sistema politico italiano e di settori importanti della imprenditoria
privata (La Stampa, 9-5-92). Un tantino insensibile ai sacri principi della
responsabilit personale e della presunzione di innocenza, sposava lorrendo
teorema del non poteva non sapere e scriveva: Appare ogni giorno verosimile
le segreterie romane (dei partiti) non sapessero nulla e non ricevessero parte
del prelievo tangentizio. Anche il non voler sapere un modo di sapere I
partiti dellarco costituzionale sono equiparabili a combriccole di malandrini.
Ergo, due mesi e mezzo dopo le elezioni politiche, gi invocava lo
scioglimento delle Camere per mettere i partiti con le spalle al muro della
volont popolare (17-6-92).
Con scarso garantismo, aggiungeva che le risultanze finora note delle
inchieste delineano una situazione sostanzialmente vera, su cui possibile
esprimere giudizi, senza il fastidio di attendere le sentenze: altrimenti ci
si dovrebbe astenere da qualsiasi giudizio su chicchessia e perfino
sullesistenza delle tangenti in generale. Insomma, basta col sottilizzare sul
principio giuridico della presunzione di innocenza: francamente lo definirei
un caso classico di due pesi e due misure.
Allindomani della strage di Capaci, il forcaiolo Galli deplorava che contro questa
macchina da guerra che carbura sangue lo Stato italiano si muovesse con
regole opposte: in cui tutto contrattabile, dove regna laccomodamento, le
cui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, mille rinvii. Da un lato Corrado
Carnevale, da un lato la Cupola, dallaltro il Csm, da un lato il tritolo,
dallaltro a carta bollata. Insomma, lo Stato dovrebbe vendicare i suoi
morti (25-5-92). Ad esempio, con la pena di morte: dopo la strage di via
DAmelio, Galli strapazzava il premier Amato perch, ai funerali di Borsellino,
non aveva preso la parola dalla cattedrale di Palermo per parlare a tutto il
Paese e promettere la vendetta e lo sterminio ai delinquenti assassini nemici
dItalia (23-7-92).
Nel 93 Galli pass dalla Stampa al Corriere, ma senza mutare registro. E gi
molto lamentava, a proposito di Tangentopoli se, dopo gli estenuanti
e annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, le
amnistie, i patteggiamenti, e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce a
mandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicolo
(19-6-93). Si ammazzava Gardini? Lui ammoniva impietoso: E tempo che
il capitalismo italiano torni sotto limperio della legge (13-8-93). Poi spar
nel nulla. Vane le ricerche, anche con i cani sanbernardo. Cos, dopo il

certificato di morte presunta, il Corriere lo rimpiazz con il suo opposto:


Della Loggia.
Camere con svista. Pochi lo ricordano, ma anche Pierferdinando Casini,
nel 92, quando portava la voce e la borsa a Forlani, difendeva Mani
Pulite: Noi siamo in uno Stato di diritto e quindi rispettiamo lautonomia
della magistratura e aspettiamo la fine di questi processi. Un partito serio
pi? che pensare a complotti pensa a cambiare le strutture, a fare autocritica
ed esami di coscienza (Il Giornale, 24-1-1992). Poi sinnamor perdutamente di Di
Pietro. E dopo le sue dimissioni dal pool, gli scrisse una straziante
lettera aperta: Caro Di Pietro, i tuoi articoli rivelano passione
civile e senso dellopinione pubblica e mi inducono a darti un caloroso e
rispettoso benvenuto Ho trovato nelle tue parole qualche assonanza con lo
sforzo che anche noi stiamo facendo Linsieme delle tue considerazioni vale a
segnalare quanto sia indispensabile un lavoro comune per riportare lo scontro
politico su binari meno estremizzati rissosi. Spero sia linizio di un
percorso (La Stampa, 24-3-95). Lo voleva a tutti i costi nel Polo, al posto
di Berlusconi. Ma non osava dirlo. Cos gli mandava messaggi furtivi, in
codice: Per Di Pietro ci vuole un ruolo di primo piano nellalleanza di
centro- destra, dovrebbe essere uno dei leader della coalizione (14-4-95). Ora
ha distrutto lintera corrispondenza.
Un altro, increscioso caso di omonimia, simile a quello di Galli Della Loggia,
riguarda il presidente del Senato Marcello Pera, protagonista di diverse
reincarnazioni: oscuro docente di epistemologia a Firenze, oscuro commentatore
di area craxiana sul Messaggero, editorialista della Stampa e poi di nuovo del
Messaggero, infine senatore del Polo. Nel 92, grazie agli arresti di Chiesa
& C., Pera cominci a cantare nel coro di Mani Pulite. E non
sommessamente: a squarciagola. Facendosi notare per i toni decisamente
borrelliani. Esempio: Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova
Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione
Il processo gi cominciato e per buona parte dellopinione pubblica gi
chiuso con una condanna (19-7-92). Non gli avevano ancora parlato della
presunzione di innocenza. Craxi, intanto, attribuiva i suoi guai
giudiziari alla lobby dei giornali-partito, cio al gruppo
Repubblica-Espresso, portatore insano della cultura azionista che a Pera
stava particolarmente a cuore: Uomini che vogliono unItalia pi? decente e
pulita sono iscritti ad una lobby finanziaria? Galante Garrone un uomo
che ha sempre avuto altissimo il senso dello Stato, specchiata la coscienza,
profondo il rigore della vita morale, e che perci ha testimoniato e pagato con
coerenza Se avessero prevalso i valori degli azionisti abbiamo la riprova
che sarebbe andata meglio. Perch i rimedi che ora ci troviamo a dibattere per
uscire dal pantano sono proprio quelli che Galante Garrone e gli altri della
sua terribile risma hanno sempre proposto: lidea della nazione, uno Stato
governato da regole trasparenti, delle istituzioni non lottizzate,
unamministrazione non corrotta o inetta, uneconomia non inquinata, e tanta
tanta passione civile, coscienza morale, senso del dovere (5-5-92).
Qualcuno cominciava a provarci con lamnistia, ma Pera inflessibile insorgeva:
Unamnistia dei politici ai politici non solo impensabile perch
provoca indignazione e disgusto nella gente: essa anche impraticabile. Perch

unamnistia si d a categorie specifiche di malfattori, mentre qui si tratta di


un intero sistema il condono avrebbe solo un effetto sanatorio del passato e
moltiplicatore del malaffare futuro: i condoni in Italia sono come le ciliegie,
uno ne tira laltro, e creano aspettative di impunit (19-7-92).
Unaltra cosa che Pera non sopportava erano gli attacchi alle procure. Quando Bossi
insult il giudice di Varese che indagava sulla Lega, lui lo zitt
immantinente: No e poi no, on. Bossi. Lei deve chiedere scusa
I giudici fanno il loro dovere Molti magistrati sono gi stati assassinati
per aver fatto rispettare la legge Lei mette in discussione i fondamenti
stessi dello Stato di diritto (24-9-93). Niente sconti nemmeno a Psi e
Dc: Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano,
mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno
(19-7-92). Craxi e De Michelis urlavano al golpe dei
giudici. E lui: Siamo qui che preghiamo ogni mattina per salvare la
democrazia inquinata dalla degenerazione dei partiti e quelli ti dicono che, se
disinquini i partiti, si perde la democrazia (2-12-92). Craxi
sbaglia ci che i cittadini vedono solo una lunghissima serie di indagini,
avvisi di garanzia, incarcerazioni, confessioni, processi che riguardano
persone specifiche Il malaffare partitocratico era ramificato ovunque, ma
non in atto un attacco alla democrazia (1-2-93).
La ricetta del Pera modello 93 era talebana: I partiti devono
retrocedere e alzare le mani subito e senza le furbizie che accompagnano i
rantoli della loro agonia. Questo s sarebbe un golpe contro la democrazia:
cercare di resistere contro la volont popolare (1-2-93). E i giudici,
ultimo baluardo della democrazia, dovevano fare fino in fondo e senza
riguardi per nessuno il loro dovere, cos come gli imposto dalle leggi
vigenti Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento
diverso dagli altri inquisiti (5-3-93).
Non potendo prevedere che di l a qualche anno avrebbe calcato le scene della
Casa delle Libert, il Pera modello base si scagliava contro la
religione della libert, contrapponendole la cultura che mette al centro le
regole il governo e il controllo, i due capisaldi della democrazia
(28-3-93). E metteva in guardia contro gli eccessi del garantismo, che
come ogni ideologia preconcetta pernicioso (29-3-93).
Qualcuno insinuava che il pool proteggesse il Pds. Ma lui no di certo:
Quanti sono i socialisti incarcerati? E quanti quelli del Pds? Allo stato
attuale, sembra tanti e tanti (8-5-92). Pensassero piuttosto, i
detrattori di Mani Pulite, alleterna Italia di Andreotti,
Pomicino e Formica, la trimurti paradigmatica dei nostri guai (23-9-92),
ai loschi borghesi come De Lorenzo e agli altri politici
tanto abituati a fare i propri comodi che neppure pensano che anchessi
debbono rendere conto delle proprie azioni: gente che non aveva
ancora sentito parlare del codice penale e si comportava come se non ci
fosse (8-7-93). Gente da spazzare via con una rivoluzione democratica
(4-293), da amputare con il bisturi del chirurgo (5-5-92). Che
cosera, daltronde, la nomenklatura del Psi se non un un personale
vecchio e trasformista, un ceto di individui mai visti, spesso simili ai bravi,

certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o la
gestione del potere? (5-5-92).
Dovevano andarsene tutti, anche se non erano personalmente inquisiti:
Lopinione pubblica, frastornata, delusa, inviperita, ha bisogno di un esempio
di coerenza e coraggio. Un ministro che, pur essendo in grado di provare la
propria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbe
oggi agli italiani la pi? efficace dose di fiducia, di cui hanno disperato
bisogno (3-7-92). Negli Usa ci si gioca la presidenza non per aver
passato una notte in un motel con una bella bionda, ma per aver detto una bugia
e spezzato un rapporto fiduciario Meglio confessare le scappatella con una
bionda che perdere tutta la posta in gioco. La rivoluzione ha regole ferree e
tempi stretti (26-9-93).
Fece ancora in tempo, il Pera-1, di magnificare Di Pietro come un
angelo del Bene (7-4-95). Poi scomparve nel nulla, forse rapito e segregato in
una torre di Arcore, con tanto di maschera di ferro. Un caso tipico da Chi
lha visto?. Chiunque avesse notizie utili, pregato di comunicarle alla
presidenza del Senato. Dove, da cinque anni, siede il sosia usurpatore. Che si
diverte a esaltare i molti meriti della Prima Repubblica, a rivalutare
Andreotti (imputato perch vittima dei comunisti) e a celebrare
degnamente persino il latitante Craxi (lintuizione socialista degli
anni 80 fu giusta).
Stampa serva. Speculare alla classe politica e intellettuale (per non parlare
degli imprenditori, che nel 92-94 si contendevano i pm del Pool nei
loro convegni, salvo poi farli killerare dai loro giornali), c la cosiddetta
informazione. Anche questa, con le dovute quanto rare eccezioni, sempre dalla
parte del vincitore: prima con i ladri, poi con le guardie, poi di nuovo con i
ladri. Qualche caso umano, fra i pi? avvincenti.
Giorgio Forattini, in adorazione davanti a Tonino: Penso che Di
Pietro aspetti la vera grande occasione: lelezione diretta alla presidenza
della Repubblica, come avviene in Francia, che gli porterebbe certamente l80 %
dei voti. Uno di questi sarebbe sicuramente il mio (LEspresso, 7-4-95).
Paolo Guzzanti, la penna intinta nella saliva: Antonio Di
Pietro come un poliziotto alla Robocop: la figura sanguigna di un uomo
della legge innestata su un computer ad altissima tecnologia, una macchina
imbattibile contenuta in un corpo di forte contadino italico che anche un
archetipo, un semidio capace di raccogliere e dare volto allidentit di un
popolo intero, chiamato a celebrare finalmente la sua grande saga. Se i Teutoni
ebbero Nibelunghi e Odino, noi abbiamo la saga di Tangentopoli e del
pool: Mani pulite come il Risorgimento, con un solo Gobetti. O come la
Resistenza, ma con un solo Garibaldi. Lui, il procuratore di ferro (Panorama,
16-9-94). Milano ore 16.43: si toglie la toga per lultima volta. Stiamo
dunque assistendo alla svestizione del giudice Antonio Di Pietro,
quello che per tanti italiani era il giudice che vestiva la giustizia (La
Stampa, 7-12-94).
Vittorio Feltri, annate 1992-93 (lIndipendente) e 94 (sul Giornale):
Mai provvedimento giudiziario fu pi? popolare, pi? atteso, quasi liberatorio

di questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) Di


Pietro non si lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo
mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui lappesantito Bettino
campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lass? dove non osano
nemmeno le aquile. Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui
giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso lerrore di
spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani
nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti E una menzogna,
onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalit
politiche I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenit: sanno che i
cittadini, ritrovata dignit e capacit critica, sono dalla loro parte. Come
noi dellIndipendente, sempre (16-12-92).
Quegli onorevoli che oggi si stracciano il doppiopetto (pagato verosimilmente
con le mazzette) perch molti politici finiscono in galera sino a che non
dicono la verit, sbagliano di grosso a prendersela con Borrelli e compagnia
bellissima. I magistrati fanno solo il loro dovere. E noi siamo con loro
(10-7-93). Ammesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto,
ci non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri gli avvoltoi del
garantismo a gettare anche la pi? piccola ombra sulla lodevole e mai
sufficientemente applaudita attivit dei Borrelli e dei Di Pietro
(21-7-93). La cella il luogo migliore per servire la giustizia, per
riflettere e ricordare (9-3-93). Ma questa una pacchia, un godimento
fisico, erotico. Quando mai siamo stati tanto vicini al sollievo? Che Dio salvi
Di Pietro (15-6-92). Sui 70 e passa finiti in galera, e su altrettanti
che sono sul punto di finirci, soltanto tre si sono ammazzati, gli altri si
godono il bottino (30-7-92).
Non si pu pretendere di guidare un partito avendo in tasca un avviso di
garanzia. Lavviso di garanzia un modo gentile per dire caro mio, sei dentro
fino al collo nellinchiesta sulle tangenti (20-7-92). Il governo non pu
permettersi di schierare un personaggio chiacchierato (4-7-92). Decine di
politici sono stati trovati dai giudici con le mani nelle tasche piene di
tangenti. Ma invece di prendersela con i ladri loro amici, se la prendono con
il giudice che li ha smascherati (29-6-92). Non ho mai scritto che Di
Pietro e colleghi hanno graziato il Pds; che prove avrei per affermare una
cosa simile? (25-11-94). La realt che il marcio venuto fuori per primo a
Milano grazie a una Procura con i nervi saldi e un profondo senso di giustizia:
giudici che non si sono fermati dinanzi alla prima intimidazione socialista
Ecco lItalia che non ci piace. E che Mani Pulite, speriamo, demolisca
sino allultimo mattone (8-9-92). Forse voleva dire il penultimo.
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gabbana di Tangentopoli

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Published: 04/03/2002Posted in:

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di MARCO TRAVAGLIO I VOLTAGABBANA DI TANGENTOPOLI


QUANDO MAURIZIO GASPARRI DICHIARAVA: DI PIETRO E MEGLIO DI MUSSOLINI
I VOLTAGABBANA
di MARCO TRAVAGLIO per Micromega
Gianfranco Fini: Lavviso di garanzia a Craxi non solo
la fine di un leader, ma anche la fine ingloriosa di un regime in cui i
segretari dei partiti di governo hanno accumulato negli anni pi potere di
qualsiasi dittatore. La scelta dei pm di Milano di emettere lavviso di
garanzia allindomani delle elezioni amministrative dimostra che la
magistratura milanese non fa politica, contrariamente a quanto sostenuto
proprio dal segretario socialista (Ansa, 15-12-92). Lavviso di garanzia ad
Andreotti per concorso esterno in associazione mafiosa la fine del regime: lo
dimostra lautentico boato che ha salutato la notizia da me data alle migliaia
di veronesi che affollavano il mio comizio. Pare proprio che il sistema si
reggesse sulle tangenti e sulle organizzazioni criminali (27-3-93). Ormai mi
sento a disagio nel frequentare questo Parlamento: chieder ai gruppi
parlamentari missini di valutare lopportunit di non partecipare pi ai lavori
della Camera e del Senato (Ansa, 28-3-93). La gente i tangentisti li vuole in
galera (5-6-94). Sono lieto che Di Pietro abbia detto di aver indagato
in tutte le direzioni, io non ne avevo mai dubitato (La Repubblica, 30-10-94).
Umberto Bossi: Sulle tangenti auguriamo al giudice Di Pietro
di andare avanti a tutta manetta. Senza la Lega, ora Di Pietro sarebbe
in un pilastro di cemento armato (Ansa, 20-12-92). Berlusconi sbaglia ad
accusare i giudici di averlo colpito in base al principio della responsabilit
oggettiva. Se cos fosse, avrebbero dovuto avvisarlo gi molti mesi fa, quando
sono stati inquisiti i primi uomini Fininvest (il Giornale, 23-11-94).
Rocco Buttiglione: La classe dirigente del partito (la Dc, nda)
da tempo sotto accusa a causa della corruzione dellintero sistema politico.
In un altro paese un politico onesto lancerebbe il suo guanto di sfida ai
dirigenti e farebbe appello alla base democristiana, conducendo una battaglia
interna al partito. In Italia, per, questo non possibile perch i capi,
saggiamente, hanno usato il denaro delle tangenti per comprarsi la base. Buona
parte delle tessere sono fasulle (Ansa, 25-10-92).
Se dietro le inchieste sulla corruzione c una manovra politica, non solo non
unattenuante, ma unaggravante per la politica. Se fosse giusta la
convinzione che in Italia del tutto impossibile che uno dei potenti sia
chiamato a rispondere dei suoi misfatti da un giudice che fa semplicemente il

suo mestiere, allora vorrebbe dire che la corruzione del sistema giunta al
limite estremo (La Stampa, 27-8-92).
Roberto Castelli: A Craxi avrei voluto gridare: Bettino,
dov finita la fontana sparita a Milano? (Corriere della Sera, 4-8-93). Non
posso credere alla malattia di Craxi. Piuttosto condivido lopinione di
chi propone che Craxi sia posto sotto tutela coatta (Ansa, 22-10-97).
Maurizio Gasparri: Per noi Di Pietro un mito (23-7-94). Di
Pietro meglio di Mussolini (7-5-94).
Ignazio La Russa. Calcoli politici di Di Pietro? Mai. Chi lo pensa in
malafede. Starei per dire che un farabutto(6-12-94).
Carlo Giovanardi: Caro Di Pietro, sento il dovere di
ringraziarLa per la professionalit ed il senso della misura con il quale
conduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la piena
solidariet per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perch sappia che
allinterno del cosiddetto Palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c chi
fa il tifo per Lei. Perch, come giustamente Lei ha affermato in una
intervista, il problema non quello di criminalizzare entit astratte come i
partiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone per bene, che sono in
tutti i partiti, a difendersi dallaggressione dei disonesti che con il
malaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite per
comprare consenso politico e via cos in una spirale perversa. E la moneta
cattiva scaccia quella buona. Finch qualcuno, provvidenzialmente, non toglie
dalla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputato
Dc che crede sia ancora possibile dimostrare che non da ingenui avere
fiducia nelle istituzioni (lettera aperta diffusa in migliaia di copie
tramite lagenzia Centralit Area Forlani, 20-5-1992).
Cera un bel pezzo dellattuale governo Berlusconi, tra il 1992 e il
1995, ai piedi di Antonio Di Pietro e del pool Mani Pulite.
Nessuno si era ancora accorto che in Italia, dal 17 febbraio 92, si combatteva
una guerra civile, si consumava un colpo di Stato, si perpetrava una
persecuzione ai danni dei partiti e dei leader anticomunisti da parte di un
pool di marionette del Comintern. Ma soprattutto non se nera accorto lagnello
sacrificale di quelloperazione sanguinaria: il cavalier Silvio Berlusconi.
In quegli anni, nessuno osava attaccare Mani Pulite. Francesco
Cossiga faceva un tifo sfegatato: Ringrazio Dio tutte le mattine perch a
Milano c una magistratura seria. Penso a cosa sarebbe successo se linchiesta
su Tangentopoli non fosse finita in mano a un giudice come Di Pietro
(13-5-92).
E il cardinale Camillo Ruini quasi: Tangentopoli anche frutto
della radice del peccato. E come tale va condannata (12-7-93).
Elogi persino da Giuliano Ferrara: Di Pietro non lho mai
attaccato. Anzi, riconosco che la sua azione stata provvidenziale per il
passaggio a un altro sistema Io ero pi dipietrista di quei malandrini che
dicevano: Lo scandalo riguarda solo Craxi, perch in realt riguardava
tutti (La Stampa, 8-2-95). E financo da alcuni inquisiti, figli di inquisiti e
avvocati di inquisiti, magnificavano il pool e il suo leader.
Bobo Craxi: Di Pietro una persona gentile (19-12-93).

Giulio Di Donato: Di Pietro un uomo equilibrato, serio e


incisivo (28-6-92).
Paolo Pillitteri: Di Pietro una persona positiva, buona,
cordiale, per quanto pu esserlo uno che fa arrestare le persone (LEspresso,
28-6-92). I pm sono laccusa e devono battersi per la verit. Se Arnaldo
(Forlani) nega levidenza, il pm si arrabbia. Il processo Cusani diventato il
processo al sistema, lho visto tutto in tv, stato un grande momento di
cinema verit (La Stampa, 19-12-93).
Cesare Previti: Di Pietro dimostra ancora una volta dessere un
grande personaggio, la cui coerenza merita rispetto e ammirazione (7-12-94).
Gaetano Pecorella: Le amicizie di un giudice (Di Pietro, nda), la sua
vita privata, non possono essere usate per invocare irregolarit processuali.
Gli unici rilievi che si possono legittimamente sollevare riguardano il
rispetto delle regole alle quali gli inquirenti si devono attenere. E su questo
fronte, finora, non mi sembra sia emerso nulla di rilevante (11-9-92).
Carlo Taormina: Squillante manovrava la giustizia a favore dei potenti.
In quanto a Previti, la sua posizione indifendibile sul piano politico: non
c avvocato al mondo che ha visto mai nella sua vita una parcella di quelle
dimensioni (i 21 miliardi per la causa Imi-Sir, nda). Dovrebbe dimettersi da
parlamentare per affrontare come qualsiasi altro cittadino la vicenda che lo
riguarda. Quella che sta venendo alla luce solo una minima parte del marcio
che si sedimentato oltre ogni limite a Roma (La Stampa, 7-6-96); Berlusconi
deve fare non uno, ma dieci passi indietro, perch il suo conflitto permanente
di interessi tra politica e magistratura da una parte, e la ricerca di una
personale libert dai processi dallaltra, impedisce la soluzione della
questione giustizia Il comportamento di Berlusconi concussivo:
strumentalizza milioni di voti, condizionando lo sblocco dei lavori della
Bicamerale allassoluzione in uno sterminato numero di processi o pretendendo
spedizioni punitive contro i magistrati che si azzardano a intraprendere azioni
penali per gravissime corruzioni giudiziarieOra la misura colma (Ansa,
11-5-98).
Forza Italia, Forza Di Pietro. Nessuna traccia, nelle esternazioni
berlusconiane di allora, del mefistofelico complotto ordito da Mani Pulite
e Botteghe Oscure per eliminare i partiti liberaldemocratici e portare al
potere i comunisti. Anche perch di comunisti in circolazione, a Milano, il
pool ne aveva lasciati pochini. Sono molto orgoglioso confessava il
Cavaliere il 5 febbraio 93 di essere uscito dal settore delle opere
pubbliche da ventanni. Se avevo fiutato le tangenti? Me le hanno chieste! Ne
sono uscito perch era un sistema che giudicavo inaccettabile. Replay ancora
pi? esplicito nel discorso della discesa in campo, con calza di nylon e finta
libreria: La vecchia classe politica italiana stata travolta dai fatti e
superata dai tempi. Lautoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal
peso del debito pubblico e al sistema del finanziamento illegale dei partiti,
lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e
del passaggio a una nuova Repubblica (26-1-94). Niente golpe: autoaffondamento
e finanziamento illegale.

Vinte le elezioni, Berlusconi tenta di ingaggiare Di Pietro


nella mia squadra, come ministro dellInterno. Il pm rifiuta, ma lui gli
promette, per il futuro, il posto di capo della Polizia o dei servizi segreti.
Cariche, queste, che difficilmente si offrono a un golpista. Questo governo
annuncia presentando la squadra al Senato schierato dalla parte
dellopera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti
magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verr mai messa in
discussione lindipendenza dei magistrati (16-5-94). Poi lo scandalo della
Guardia di Finanza, il decreto Biondi, larresto del fratello Paolo e il
famoso invito a comparire. Primo firmatario: Di Pietro. La prova
decisiva del complotto e dellaccanimento persecutorio? Nemmeno per sogno,
anche perch il primo che si dimette non Berlusconi: Di Pietro.
Un magistrato lo piange il Cavaliere che si conquistato con il suo
lavoro il rispetto degli italiani Le sue inchieste esprimevano una grande
ansia di verit. Le sue dimissioni lasciano lamaro in bocca (6-12-94). Di
Pietro in politica potrebbe essere unottima cosa La sua spinta alla
moralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il Paese Ho sempre
riconosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perverso
della Prima Repubblica. E le tv e i giornali della Fininvest sono sempre
stati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare Antonio
Di Pietro. Dal Tg5 al Tg4 a Panorama a Epoca al Giornale.
Anche quando le inchieste si sono indirizzate contro dirigenti del gruppo, le
ho criticate ma sempre ricordando il merito complessivo della magistratura, e
di Di Pietro soprattutto Le intemperanze di Sgarbi non possono
far dimenticare tutto lappoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvest
ai magistrati(la Repubblica e Il Messaggero, 8-12-94).
Lo stesso Sgarbi fu sorpreso un anno dopo da chi scrive in atteggiamenti
inequivoci, sottobraccio a Borrelli, alla buvette del palazzo di giustizia: era
il 16 gennaio 96, giorno della prima udienza del processo Berlusconi-Guardia
di Finanza. Borrelli strisci Sgarbi lo ammiro, caustico, con locchio
fine, non certo un Di Pietro. Fu allora che il Cavaliere scopr che i
processi erano una cosa seria: allora, dolorosamente, rivide il suo giudizio
sul pool e si avvide dellorrendo golpe che per anni gli era passato sotto il naso.
In simultanea, anche i giornali e le tv Fininvest scoprirono di aver
sbagliato tutto. E si emendarono.
Il tradimento dei chierici. Anche gli intellettuali, nella migliore tradizione
italiana, iniziarono la guerra da una parte e la finirono dallaltra.
Allinizio, nel 1992, erano quasi tutti con Mani pulite. E non prudentemente,
con i piedi di piombo: sfrenatamente. Poi, appena il potere riprese un po di
fiato, annusarono laria che cambiava e si misero a vento. Oggi sono quasi
tutti contro Mani pulite. Senza neppure aver chiesto scusa per lerrore. Anche
perch non la prima volta che cambiano cavallo. Hanno passato una vita a
praticare il pi? antico mestiere dItalia.
Il reverendo Gianni Baget Bozzo, gi cappellano di Tambroni e poi di Craxi,
nel 92 si smarca subito dal Garofano che lha persino mandato a Strasburgo:
Se Craxi fosse andato a Milano e avesse chiesto perdono, sarebbe stato
fischiato ma anche assolto. Via del Corso adesso il luogo del silenzio. La
discussione va fatta fuori, per riprendere il rapporto con la gente. C un

problema morale, prima che politico. Nel centenario del Psi, un atto collettivo
di presenza per chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un atto
comprensibile, che la gente avrebbe capito Persino il Pci, che era il
partito-verit, ha dovuto dire ho sbagliato (La Stampa, 12-9-92). E quando
il pool presenta la sua soluzione per Tangentopoli, eccolo pronto con
laspersorio a benedire le truppe in partenza per il fronte: I parlamentari
debbono accettare la mano aperta del pool. Nemmeno questo Parlamento ha
mostrato di avere lautorit di regolare con legge i reati di concussione, di
corruzione, di violazione del finanziamento pubblico Borrelli, Di
Pietro, gli altri giudici hanno inteso che solo loro potevano spegnere il
mito del capro espiatorio e garantire la laicit della giustizia occidentale,
che ha coscienza del proprio limite Di Pietro ha impressionato per la
sua dignit, il suo riserbo, la sua schietta popolarit. E una persona in cui
gli italiani credono, ma in lui come pubblico ministero, come uomo del dovere
quotidiano, di cui il Paese vive (Panorama, 16-9-94).
Un altro esemplare tipico di intellettuale allitaliana Ferdinando
Adornato, ex Pci, ex Pds, gi direttore della sfortunata rivista Liberal,
poi editorialista del Giornale e infine deputato di Forza Italia. Indovinate
con chi stava negli anni ruggenti di Mani Pulite: La parola dordine
scriveva sarcastico : abbasso il protagonismo dei giudici. Se la si
sussurra, o meglio, se la scandisci con tono ostile nei confronti del pool Mani
Pulite la porta si apre. E, di colpo, entri in uno dei nuovi, pi?
selezionati club della nazione: il comitato nazionale per il superamento di
Montesquieu. Del club, nato dopo Tangentopoli, fanno parte politici,
giornalisti, intellettuali. Ex di Lotta continua, ex Psi, socialisti, dirigenti
miglioristi del Pds e antimiglioristi del manifesto. Tutti stufi della
tripartizione dei poteri sancita nel pensiero giuridico da oltre due secoli.
Legislativo, giuridico ed esecutivo sono poteri normali. Gli aderenti al club
ne hanno a cuore un quarto, superiore a tutti: il potere partitico. E, in suo
nome, sono pronti a etichettare ogni mossa, giusta o sbagliata, del pool Mani
pulite come prova di un tentativo di golpe. Tutto fa brodo. I giudici non
possono processare i politici. Non perch essi non abbiano rubato, ma perch
i politici ladri sono compagni che sbagliano. E chi li attacca un nemico
della democrazia. Perci nel club non ci sono solo socialisti, ma anche tanti
altri che da tanto tempo sostengono il primato della politica.
Paolo Liguori, Napoleone Colajanni, Emanuele Macaluso, Giuliano
Ferrara. Il cerchio si chiude (LEspresso, 14-2-93). Unaltra volta
paragonava Craxi ai brigatisti rossi: La colpa di questo crollo della
politica e della morale non affatto, come Craxi ieri ha coattamente
ripetuto, della magistratura. Al contrario. Ragioniamo: da noi un uomo pubblico
si dimette solo (e neanche sempre) se gli arriva un avviso di garanzia. N una
sconfitta politica, n un evidente naufragio etico lo indurranno mai a lasciare
la sua carica come avviene in Germania o negli Usa (per motivi infinitamente
meno gravi). N gli uomini intorno a lui avranno mai il coraggio di rimuoverlo
Che senso ha prendersela con la magistratura quando, ad un uomo pubblico,
mediamente, dei cittadini, della morale, delle regole non gliene importa un
fico secco e si vede che solo lintervento del giudice ha la forza di ottenere
ci per il quale la politica e la morale risultano impotenti? Da questo punto
di vista, dal punto di vista morale terroristi e tangentisti hanno dimostrato

una straordinaria contiguit. Avete mai visto, in questi ultimi quindici


anni, qualche imprenditore o qualche politico che abbia avuto il coraggio di
denunciare lenorme marcio che era sotto i suoi occhi? Possibile che neanche
uno, eroe o pazzo che lo si voglia giudicare, abbia sentito limpulso etico di
farla finita con il crimine?
La toccante lettera suicida di Gabriele Cagliari conteneva s un grande
atto daccusa contro carceri e giudici ma poco o nulla che parlasse, da membro
della classe dirigente, ad un paese attonito, reso schiavo della corruzione.
Forse solo la lettera di Sergio Moroni conteneva qualche nota di verit
in pi?. Craxi, unico, gli va riconosciuto, si assume la responsabilit
dei crimini di tutti. Ma, piccolo particolare, insiste a negare che fossero
crimini Ma che uomini ci hanno diretto? Possibile che non siano capaci,
neanche in chiusura, di uno scatto dorgoglio. Stanno l solo a contare,
stravolti, gli avvisi di garanzia, a cercare il modo migliore per riciclarsi, a
dire, anche i segretari di partito, io non centro. Gi, e doveri? Il papa e
il cardinal Ruini si preoccupano dellunit dei cattolici. Dovrebbero
preoccuparsi del fatto che questo paese, dove il senso morale cos
oltraggiato, non gi pi? un paese cattolico. E i laici, anche i laici,
misurano, tutto intero, il peso del fallimento della cultura
liberal-democratica (Repubblica, 5-8-93).
Il Parlamento sempre di pi? un bazar orientale dove, accanto a onesti
negozianti, si muovono affaristi e manigoldi pronti a tutto. Il governo fatica
a domarlo Eppure parte della vecchia classe dirigente cerca di ritardare la
sua uscita di scena Quanta irresponsabile miopia: basta girare un po per le
strade di questa nostra nazione ferita per capire che lopinione pubblica ha
gi deciso. I vecchi partiti e le vecchie facce non li vuole pi? vedere neanche
dipinti. E come dar torto a questo sentimento quando si scopre che ministri
della Repubblica lucravano anche sulle medicine, sulle malattie, sul dolore?
Che addirittura, moderni Mabuse, alteravano le posologie dei farmaci per
guadagnare di pi?? E costoro, responsabili di ogni sfascio, si permettono persino
il lusso di lamentarsi. Il problema non sapere se questo regime finir. Ma
sapere come finir (Repubblica, 25-7-93). Lultimo lampo di lucidit colse Adornato
nel luglio 94, alla vista del decreto Salvaladri: Presidente Berlusconi,
raccolga subito lautocritica del ministro Maroni: bisogna correggere eccessi
contro i cittadini, e non tutelare il clan delle tangenti (16-7-94). Poi la
folgorazione sulla via di Arcore, piuttosto affollata in verit di ex-devoti di
San Tonino Vergine e Martire.
Come Franco Zeffirelli, che allora invocava una ghigliottina in piazza
del Popolo per i corrotti di Tangentopoli (19-3-93), ricordava che uno
come Craxi, in altri tempi, sarebbe stato impiccato e si rammaricava
che non fosse pi? in vigore la pena di morte (25-7-93).
O come lantropologa Ida Magli, letteralmente rapita dalleroe di Mani
Pulite. Eccola, affranta, per le inchieste di Brescia contro di lui: Ho
pianto davanti alla tv quando ho visto Di Pietro in tribunale, nelle
vesti di imputato. Ho pianto perch in questo nostro Paese la speranza morta.
Piango perch gli italiani sono sempre gli stessi, vigliacchi e pecoroni. Se Di
Pietro avesse fatto un solo gesto per mettersi alla testa di una
rivoluzione, molti italiani lo avrebbero seguito. Invece questo gesto non c

stato e il momento per una vera rivoluzione finito. Ora ne stiamo pagando le
conseguenze (23-2-96).
Emblematica, strepitosa, ineguagliabile la conversione a U del professor Ernesto
Galli della Loggia. Al punto da far sospettare lesistenza di un sosia
omonimo che, dal 94, si sostituito alloriginale e si diverte a scrivere sul
Corriere della Sera tutto il contrario di quel che scriveva lui. Per comodit
chiameremo il primo Galli e il secondo Della Loggia. Tanto Galli era accigliato
e severo, assetato di sangue & manette, quanto Della Loggia mansueto e
comprensivo, sempre pronto a giustificare le malefatte dei potenti con gli
eccessi della magistratura politicizzata.
Fremeva di sdegno, il Galli, nel 92 quando denunciava la societ complice dei
partiti, che poi altro non erano se non combriccole di corrotti.
Qualunquista della pi? bellacqua, sosteneva che tutti hanno rubato e si
domandava da dove viene questa propensione allillegalit finanziaria del
sistema politico italiano e di settori importanti della imprenditoria
privata (La Stampa, 9-5-92). Un tantino insensibile ai sacri principi della
responsabilit personale e della presunzione di innocenza, sposava lorrendo
teorema del non poteva non sapere e scriveva: Appare ogni giorno verosimile
le segreterie romane (dei partiti) non sapessero nulla e non ricevessero parte
del prelievo tangentizio. Anche il non voler sapere un modo di sapere I
partiti dellarco costituzionale sono equiparabili a combriccole di malandrini.
Ergo, due mesi e mezzo dopo le elezioni politiche, gi invocava lo
scioglimento delle Camere per mettere i partiti con le spalle al muro della
volont popolare (17-6-92).
Con scarso garantismo, aggiungeva che le risultanze finora note delle
inchieste delineano una situazione sostanzialmente vera, su cui possibile
esprimere giudizi, senza il fastidio di attendere le sentenze: altrimenti ci
si dovrebbe astenere da qualsiasi giudizio su chicchessia e perfino
sullesistenza delle tangenti in generale. Insomma, basta col sottilizzare sul
principio giuridico della presunzione di innocenza: francamente lo definirei
un caso classico di due pesi e due misure.
Allindomani della strage di Capaci, il forcaiolo Galli deplorava che contro questa
macchina da guerra che carbura sangue lo Stato italiano si muovesse con
regole opposte: in cui tutto contrattabile, dove regna laccomodamento, le
cui decisioni sono sempre soggette a mille appelli, mille rinvii. Da un lato Corrado
Carnevale, da un lato la Cupola, dallaltro il Csm, da un lato il tritolo,
dallaltro a carta bollata. Insomma, lo Stato dovrebbe vendicare i suoi
morti (25-5-92). Ad esempio, con la pena di morte: dopo la strage di via
DAmelio, Galli strapazzava il premier Amato perch, ai funerali di Borsellino,
non aveva preso la parola dalla cattedrale di Palermo per parlare a tutto il
Paese e promettere la vendetta e lo sterminio ai delinquenti assassini nemici
dItalia (23-7-92).
Nel 93 Galli pass dalla Stampa al Corriere, ma senza mutare registro. E gi
molto lamentava, a proposito di Tangentopoli se, dopo gli estenuanti
e annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, le
amnistie, i patteggiamenti, e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce a
mandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicolo
(19-6-93). Si ammazzava Gardini? Lui ammoniva impietoso: E tempo che

il capitalismo italiano torni sotto limperio della legge (13-8-93). Poi spar
nel nulla. Vane le ricerche, anche con i cani sanbernardo. Cos, dopo il
certificato di morte presunta, il Corriere lo rimpiazz con il suo opposto:
Della Loggia.
Camere con svista. Pochi lo ricordano, ma anche Pierferdinando Casini,
nel 92, quando portava la voce e la borsa a Forlani, difendeva Mani
Pulite: Noi siamo in uno Stato di diritto e quindi rispettiamo lautonomia
della magistratura e aspettiamo la fine di questi processi. Un partito serio
pi? che pensare a complotti pensa a cambiare le strutture, a fare autocritica
ed esami di coscienza (Il Giornale, 24-1-1992). Poi sinnamor perdutamente di Di
Pietro. E dopo le sue dimissioni dal pool, gli scrisse una straziante
lettera aperta: Caro Di Pietro, i tuoi articoli rivelano passione
civile e senso dellopinione pubblica e mi inducono a darti un caloroso e
rispettoso benvenuto Ho trovato nelle tue parole qualche assonanza con lo
sforzo che anche noi stiamo facendo Linsieme delle tue considerazioni vale a
segnalare quanto sia indispensabile un lavoro comune per riportare lo scontro
politico su binari meno estremizzati rissosi. Spero sia linizio di un
percorso (La Stampa, 24-3-95). Lo voleva a tutti i costi nel Polo, al posto
di Berlusconi. Ma non osava dirlo. Cos gli mandava messaggi furtivi, in
codice: Per Di Pietro ci vuole un ruolo di primo piano nellalleanza di
centro- destra, dovrebbe essere uno dei leader della coalizione (14-4-95). Ora
ha distrutto lintera corrispondenza.
Un altro, increscioso caso di omonimia, simile a quello di Galli Della Loggia,
riguarda il presidente del Senato Marcello Pera, protagonista di diverse
reincarnazioni: oscuro docente di epistemologia a Firenze, oscuro commentatore
di area craxiana sul Messaggero, editorialista della Stampa e poi di nuovo del
Messaggero, infine senatore del Polo. Nel 92, grazie agli arresti di Chiesa
& C., Pera cominci a cantare nel coro di Mani Pulite. E non
sommessamente: a squarciagola. Facendosi notare per i toni decisamente
borrelliani. Esempio: Come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova
Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione
Il processo gi cominciato e per buona parte dellopinione pubblica gi
chiuso con una condanna (19-7-92). Non gli avevano ancora parlato della
presunzione di innocenza. Craxi, intanto, attribuiva i suoi guai
giudiziari alla lobby dei giornali-partito, cio al gruppo
Repubblica-Espresso, portatore insano della cultura azionista che a Pera
stava particolarmente a cuore: Uomini che vogliono unItalia pi? decente e
pulita sono iscritti ad una lobby finanziaria? Galante Garrone un uomo
che ha sempre avuto altissimo il senso dello Stato, specchiata la coscienza,
profondo il rigore della vita morale, e che perci ha testimoniato e pagato con
coerenza Se avessero prevalso i valori degli azionisti abbiamo la riprova
che sarebbe andata meglio. Perch i rimedi che ora ci troviamo a dibattere per
uscire dal pantano sono proprio quelli che Galante Garrone e gli altri della
sua terribile risma hanno sempre proposto: lidea della nazione, uno Stato
governato da regole trasparenti, delle istituzioni non lottizzate,
unamministrazione non corrotta o inetta, uneconomia non inquinata, e tanta
tanta passione civile, coscienza morale, senso del dovere (5-5-92).
Qualcuno cominciava a provarci con lamnistia, ma Pera inflessibile insorgeva:

Unamnistia dei politici ai politici non solo impensabile perch


provoca indignazione e disgusto nella gente: essa anche impraticabile. Perch
unamnistia si d a categorie specifiche di malfattori, mentre qui si tratta di
un intero sistema il condono avrebbe solo un effetto sanatorio del passato e
moltiplicatore del malaffare futuro: i condoni in Italia sono come le ciliegie,
uno ne tira laltro, e creano aspettative di impunit (19-7-92).
Unaltra cosa che Pera non sopportava erano gli attacchi alle procure. Quando Bossi
insult il giudice di Varese che indagava sulla Lega, lui lo zitt
immantinente: No e poi no, on. Bossi. Lei deve chiedere scusa
I giudici fanno il loro dovere Molti magistrati sono gi stati assassinati
per aver fatto rispettare la legge Lei mette in discussione i fondamenti
stessi dello Stato di diritto (24-9-93). Niente sconti nemmeno a Psi e
Dc: Quei politici che, come Craxi, attaccano i magistrati di Milano,
mostrano di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno
(19-7-92). Craxi e De Michelis urlavano al golpe dei
giudici. E lui: Siamo qui che preghiamo ogni mattina per salvare la
democrazia inquinata dalla degenerazione dei partiti e quelli ti dicono che, se
disinquini i partiti, si perde la democrazia (2-12-92). Craxi
sbaglia ci che i cittadini vedono solo una lunghissima serie di indagini,
avvisi di garanzia, incarcerazioni, confessioni, processi che riguardano
persone specifiche Il malaffare partitocratico era ramificato ovunque, ma
non in atto un attacco alla democrazia (1-2-93).
La ricetta del Pera modello 93 era talebana: I partiti devono
retrocedere e alzare le mani subito e senza le furbizie che accompagnano i
rantoli della loro agonia. Questo s sarebbe un golpe contro la democrazia:
cercare di resistere contro la volont popolare (1-2-93). E i giudici,
ultimo baluardo della democrazia, dovevano fare fino in fondo e senza
riguardi per nessuno il loro dovere, cos come gli imposto dalle leggi
vigenti Nessuno chiede che gli inquisiti eccellenti abbiano un trattamento
diverso dagli altri inquisiti (5-3-93).
Non potendo prevedere che di l a qualche anno avrebbe calcato le scene della
Casa delle Libert, il Pera modello base si scagliava contro la
religione della libert, contrapponendole la cultura che mette al centro le
regole il governo e il controllo, i due capisaldi della democrazia
(28-3-93). E metteva in guardia contro gli eccessi del garantismo, che
come ogni ideologia preconcetta pernicioso (29-3-93).
Qualcuno insinuava che il pool proteggesse il Pds. Ma lui no di certo:
Quanti sono i socialisti incarcerati? E quanti quelli del Pds? Allo stato
attuale, sembra tanti e tanti (8-5-92). Pensassero piuttosto, i
detrattori di Mani Pulite, alleterna Italia di Andreotti,
Pomicino e Formica, la trimurti paradigmatica dei nostri guai (23-9-92),
ai loschi borghesi come De Lorenzo e agli altri politici
tanto abituati a fare i propri comodi che neppure pensano che anchessi
debbono rendere conto delle proprie azioni: gente che non aveva
ancora sentito parlare del codice penale e si comportava come se non ci
fosse (8-7-93). Gente da spazzare via con una rivoluzione democratica
(4-293), da amputare con il bisturi del chirurgo (5-5-92). Che

cosera, daltronde, la nomenklatura del Psi se non un un personale


vecchio e trasformista, un ceto di individui mai visti, spesso simili ai bravi,
certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o la
gestione del potere? (5-5-92).
Dovevano andarsene tutti, anche se non erano personalmente inquisiti:
Lopinione pubblica, frastornata, delusa, inviperita, ha bisogno di un esempio
di coerenza e coraggio. Un ministro che, pur essendo in grado di provare la
propria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbe
oggi agli italiani la pi? efficace dose di fiducia, di cui hanno disperato
bisogno (3-7-92). Negli Usa ci si gioca la presidenza non per aver
passato una notte in un motel con una bella bionda, ma per aver detto una bugia
e spezzato un rapporto fiduciario Meglio confessare le scappatella con una
bionda che perdere tutta la posta in gioco. La rivoluzione ha regole ferree e
tempi stretti (26-9-93).
Fece ancora in tempo, il Pera-1, di magnificare Di Pietro come un
angelo del Bene (7-4-95). Poi scomparve nel nulla, forse rapito e segregato in
una torre di Arcore, con tanto di maschera di ferro. Un caso tipico da Chi
lha visto?. Chiunque avesse notizie utili, pregato di comunicarle alla
presidenza del Senato. Dove, da cinque anni, siede il sosia usurpatore. Che si
diverte a esaltare i molti meriti della Prima Repubblica, a rivalutare
Andreotti (imputato perch vittima dei comunisti) e a celebrare
degnamente persino il latitante Craxi (lintuizione socialista degli
anni 80 fu giusta).
Stampa serva. Speculare alla classe politica e intellettuale (per non parlare
degli imprenditori, che nel 92-94 si contendevano i pm del Pool nei
loro convegni, salvo poi farli killerare dai loro giornali), c la cosiddetta
informazione. Anche questa, con le dovute quanto rare eccezioni, sempre dalla
parte del vincitore: prima con i ladri, poi con le guardie, poi di nuovo con i
ladri. Qualche caso umano, fra i pi? avvincenti.
Giorgio Forattini, in adorazione davanti a Tonino: Penso che Di
Pietro aspetti la vera grande occasione: lelezione diretta alla presidenza
della Repubblica, come avviene in Francia, che gli porterebbe certamente l80 %
dei voti. Uno di questi sarebbe sicuramente il mio (LEspresso, 7-4-95).
Paolo Guzzanti, la penna intinta nella saliva: Antonio Di
Pietro come un poliziotto alla Robocop: la figura sanguigna di un uomo
della legge innestata su un computer ad altissima tecnologia, una macchina
imbattibile contenuta in un corpo di forte contadino italico che anche un
archetipo, un semidio capace di raccogliere e dare volto allidentit di un
popolo intero, chiamato a celebrare finalmente la sua grande saga. Se i Teutoni
ebbero Nibelunghi e Odino, noi abbiamo la saga di Tangentopoli e del
pool: Mani pulite come il Risorgimento, con un solo Gobetti. O come la
Resistenza, ma con un solo Garibaldi. Lui, il procuratore di ferro (Panorama,
16-9-94). Milano ore 16.43: si toglie la toga per lultima volta. Stiamo
dunque assistendo alla svestizione del giudice Antonio Di Pietro,
quello che per tanti italiani era il giudice che vestiva la giustizia (La
Stampa, 7-12-94).

Vittorio Feltri, annate 1992-93 (lIndipendente) e 94 (sul Giornale):


Mai provvedimento giudiziario fu pi? popolare, pi? atteso, quasi liberatorio
di questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) Di
Pietro non si lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo
mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui lappesantito Bettino
campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lass? dove non osano
nemmeno le aquile. Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui
giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso lerrore di
spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani
nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti E una menzogna,
onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalit
politiche I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenit: sanno che i
cittadini, ritrovata dignit e capacit critica, sono dalla loro parte. Come
noi dellIndipendente, sempre (16-12-92).
Quegli onorevoli che oggi si stracciano il doppiopetto (pagato verosimilmente
con le mazzette) perch molti politici finiscono in galera sino a che non
dicono la verit, sbagliano di grosso a prendersela con Borrelli e compagnia
bellissima. I magistrati fanno solo il loro dovere. E noi siamo con loro
(10-7-93). Ammesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto,
ci non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri gli avvoltoi del
garantismo a gettare anche la pi? piccola ombra sulla lodevole e mai
sufficientemente applaudita attivit dei Borrelli e dei Di Pietro
(21-7-93). La cella il luogo migliore per servire la giustizia, per
riflettere e ricordare (9-3-93). Ma questa una pacchia, un godimento
fisico, erotico. Quando mai siamo stati tanto vicini al sollievo? Che Dio salvi
Di Pietro (15-6-92). Sui 70 e passa finiti in galera, e su altrettanti
che sono sul punto di finirci, soltanto tre si sono ammazzati, gli altri si
godono il bottino (30-7-92).
Non si pu pretendere di guidare un partito avendo in tasca un avviso di
garanzia. Lavviso di garanzia un modo gentile per dire caro mio, sei dentro
fino al collo nellinchiesta sulle tangenti (20-7-92). Il governo non pu
permettersi di schierare un personaggio chiacchierato (4-7-92). Decine di
politici sono stati trovati dai giudici con le mani nelle tasche piene di
tangenti. Ma invece di prendersela con i ladri loro amici, se la prendono con
il giudice che li ha smascherati (29-6-92). Non ho mai scritto che Di
Pietro e colleghi hanno graziato il Pds; che prove avrei per affermare una
cosa simile? (25-11-94). La realt che il marcio venuto fuori per primo a
Milano grazie a una Procura con i nervi saldi e un profondo senso di giustizia:
giudici che non si sono fermati dinanzi alla prima intimidazione socialista
Ecco lItalia che non ci piace. E che Mani Pulite, speriamo, demolisca
sino allultimo mattone (8-9-92). Forse voleva dire il penultimo.

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