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TRADIZIONI E MISTERI

VOL. 1
Ideata da Nicoletta Travaglini e Vito Foschi

GIOVANNA DARCO, GILLES DE RAIS E LE PARCHE


UNA RIFLESSIONE SUI TESTIMONI DI CASI INSPIEGABILI
IL VOLTO SANTO
ABRUZZO MISTERIOSO
IL GOLEM E FRANKENSTEIN
E ALTRO ANCORA

IL GRAAL IN ABRUZZO

Leterna e affascinante ricerca del Graal ha


incantato gli studiosi di tutte le epoche e la nostra non fa eccezione.
Nel mistero di un lunga inchiesta che si snoda attraverso i secoli, luoghi e personaggi oscuri
paiono sul punto di svelare i loro arcani segreti;
la storia di questa inafferrabile Reliquia si perde
cos nella leggenda celata ai nostri occhi dalle
pesanti coltri delle sabbie del tempo.
In un percorso suggestivo Nicoletta Camilla
Travaglini ha raccolto le possibili tracce del Graal nelle terre degli Abruzzi dove, come emerge
da questo affascinante reportage, esso sembra
aver lasciato profondi segni del suo probabile
passaggio tanto a livello antropologico che archeologico.
Lanciano e i suoi Miracoli Eucaristici, le sue
Chiese, la storia di Longino e della lancia del
destino; Atessa, la processione del Graal e le inquietanti testimonianze simboliche che al Graal
rimandano; San Giovanni in Venere, in cui potrebbero essere stati custoditi la Sacra Reliquia
e i molti, terribili segreti legati allordine del Tempio; Vasto, la Spina della Corona di Ges e
la tradizione del Toson doro; Manoppelo e la Veronica; e poi ancora San Buono, Liscia, Pollutri Luoghi, appunto, e personaggi, come Celestino V, la Famiglia di Sangro, i Del Balzo,
gli Orsini, i De Ocre, i DAvalos, solo per citarne alcuni, la cui natura enigmatica e contraddittoria rende spesso ancora pi misteriosa ed eccentrica la soluzione dellarcano.
[ISBN-978-88-7475-290-4]
Pagg. 120 - 10,00
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PRODOTTO EDITORIALE AI SENSI DELLA L. N. 62 DEL 7.03.2001.

INDICE

GIOVANNA DARCO, GILLES DE RAIS E LE PARCHE ...................................................5


UNA RIFLESSIONE SUI TESTIMONI DI CASI INSPIEGABILI ........................................11
I MISTERI DI SAN GIOVANNI IN VENERE ......................................................................12
IL VOLTO SANTO............................................................................................................20
IL GOLEM E FRANKENSTEIN .........................................................................................22
IL COLOSSEO: UNA LUNGA SCIA DI SANGUE ............................................................26
LA FAMIGLIA DI SANGRO ..............................................................................................30
SANTO SPIRITO A MAJELLA, EREMO CELESTINIANO...............................................33
LINSORGENZA DEL CIRCEO 1798-1799.......................................................................34

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

sostegno degli Armagnacchi, si proclam re


di Francia.

Giovanna dArco, Gilles De Rais


e le Parche

La guerra tra i due regni continu


sempre pi cruenta e violenta finch non
fece entr in gioco una ragazza chiamata
Giovanna dArco!

di Nicoletta Camilla Travaglini


Correva lanno 1066 quando Guglielmo il Conquistatore, suddito del re di
Francia, con la battaglia di Hastings, mise
fine alla dominazione sassone sullInghilterra, sostituendola con quella normanna.

Ma chi era costei?


Secondo Antony S. Mercatante Giovanna dArco era:
Allet di tredici anni, Giovanna ebbe
delle visioni da lei poi identificate come voci di
San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita. Quando Enrico VI dInghilterra assedi
Orleans nel 1428, Giovanna, convinta di essere la prescelta da Dio per scacciare gli inglesi
dal suolo francese, si prepar. Parl al delfino
( futuro Carlo VII) della sua missione e, in abiti maschili, guid le truppe francesi alla vittoria
nel maggio e nel giugno 1429. Era a fianco di
Carlo VII alla sua incoronazione in luglio. Non
avendo truppe in numero sufficiente per proseguire la campagna, Giovanna, fu fatta prigioniera dai Borgognoni che la vendettero agli inglesi. Fu processata con dodici accuse di stregoneria e per essersi tagliata i capelli e aver indossato abiti maschili

Attraverso una fitta rete di matrimoni


combinati, la Francia e lInghilterra, strinsero forti alleanze che portarono i sovrani
inglesi ad avere dei domini in terra francese, anche se, questi, risultavano sempre e
comunque vassalli della corona di Francia.
Questi stretti legami parentali portarono
con il tempo e con la morte dellultimo re
capetingio, Carlo IV, a una contesa legale
su chi doveva essere il legittimo erede al
trono di Francia rimasto vacante per mancanza di discendenti diretti del defunto
monarca. Era linizio del quindicesimo secolo quando una cruenta guerra civile dilania la Francia, conflitto scatenatosi in seguito a una congiura che port alla morte del
duca dOrlans.

lordine di esecuzione le fu riferito da


un inglese . Quando Giovanna ud lordine,
cominci a piangere e lamentarsi in tal modo
che tutti i presenti si commossero fino alle lacrime. Il fuoco venne acceso e Giovanna
1
venne tragicamente martirizzata.

Le due opposte fazioni quella dei


Borgognoni, propugnatori di una monarchia inglese, e quella degli Armagnacchi filo francesi, mise a ferro e fuoco la Francia,
finch la regina Isabella moglie di CarloVI
e a nome del suo consorte, con il trattato di
Troyes del 1420, pose fine a queste lotte
intestine, cedendo il trono francese
allInghilterra, sconfessando, cos, di fatto,
suo figlio Carlo VII come legittimo erede
al trono. Per Carlo anche se molto amareggiato da questa situazione, non accett
di essere lasciato in disparte e, cos, con il

MERCATANTE, Antony S., Dizionario Universale


dei miti e delle leggende, Newton & Compton Editori
S.r.L, Roma 2001 pag.306.

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

realt venivano condotti nelle camere di tortura del barone, dove trovavano una triste fine al
termine di mille sevizie

Durante la battaglia di Orlans, lotto


maggio 1429, Giovanna dArco era affiancata da Maresciallo di Francia Gilles de Rais, sulla cui figura, il famoso scrittore di favole Perrault, modell il personaggio di
Barbablu.

Secondo altri, invece, le torture che infliggeva alle sue vittime facevano parte di riti
oscuri finalizzati alla evocazione di demoni .
Con laiuto o su istigazione di un sedicente
mago e alchimista italiano appunto quel Francesco Prelati grazie al quale la residenza di
Tiffauges divenne in breve tempo un vero e
proprio Castello degli orrori

Ma chi era Gilles de Rais?


Secondo quanto si legge nei grandi
enigmi di Martin Mystre intitolato Il segreto di Giovanna dArco si dice:

Gilles de Rais commise una lunga serie


di brutali omicidi senza che nessuno lo fermasse, grazie al suo potere ma era impensabile
che tali atti potessero venire coperti in definitivamente e, alla fine, la verit venne a galla. Il
maresciallo di Francia venne quindi arrestato e
messo sotto processo, seppure con tutti privilegi concessi al suo rango. Durante il processo
i servitori parlarono, e tutte le sue efferatezze
vennero alla luce con grande orrore e ribrezzo
dei presenti. Prelati stesso testimoni contro di
lui, in cambi dellimpunit. Gilles dapprima
neg, poi confess ogni cosa in un mare di lacrime. Venne condannato a morte il 26 ottobre 1440, assieme ai suoi complici. Gli fu concesso di avere una degna sepoltura, invece di
lasciare che il suo corpo venisse bruciato e le
ceneri sparse al vento, comera previsto dalla
legge per quel genere di crimini 2

Gilles De Montmorecy- Laval, barone di


Rais o Retz era un nobile vissuto nel quindicesimo secolo crebbe alla corte del Delfino Carlo di Valois, il futuro Carlo VII, del quale divenne amico e compagno fidato. Grazie alle
eredit del nonno e dei genitori, e a un matrimonio abilmente combinato, a ventotto anni si
trov a essere luomo pi ricco della Francia.
Mentre il paese stava attraversando la fase pi cruciale della guerra dei Centanni il suo
temperamento fortemente irrequieto trov
sbocco in una brillante carriera militare. Gilles
si guadagn sul campo, infatti, il titolo di maresciallo di Francia nelle numerose battaglie sostenute contro le truppe inglesi prestando
servizio durante le campagne i Giovanna
dArco, la leggendaria Pulzella dOrlans.
Con la quale svilupp un legame, secondo alcuni molto forte di profonda devozione. Purtroppo la vicenda della Pulzella ebbe un finale tragico, allorch Giovanna venne catturata
dagli inglesi e condannata al rogo per eresia. Si
dice che Gilles abbia animatamente litigato con
Carlo VII perch questi, per motivi politici
non si era adoperato per far liberare la Pulzella. Gilles abbond allora la carriera militare,
disgustato dagli intrighi di corte e si ritir a vita
privata nelle sue terre, dove condusse una vita
opulenta e dissoluta. Non si sa esattamente
come inizi n quando sta di fatto che, a un
certo punto il signore de Rais prese labitudine
di far condurre al proprio castello, a Tiffauges,
diversi ragazzini ufficialmente per prenderli al
proprio servizio come paggi. Ma i fanciulli, in

Se si prova a leggere la fiaba di Barbablu


come
viene
riportata
nel
sito
http://www.paroledautore.net/fiabe/classich
e/perrault/barbablu.htm ci si rende conto
della inaudita ferocia che si annidava
nellanimo del protagonista di questa favola

AAVV I Grandi Enigmi di Martin Mystre

Detective dellimpossibile Il segreto di Giovanna


dArco pag. 97 e seguenti.

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

ecco quella dei piatti doro e dargento, che non


vanno in opera tutti i giorni: ecco quella dei miei
scrigni, dove tengo i sacchi delle monete: ecco
quella degli astucci, dove sono le gioie e i finimenti di pietre preziose: ecco la chiave comune,
che serve per aprire tutti i quartieri. Quanto poi a
questaltra chiavicina qui, quella della stanzina,
che rimane in fondo al gran corridoio del pian
terreno. Padrona di aprir tutto, di andar dappertutto: ma in quanto alla piccola stanzina, vi proibisco dentrarvi e ve lo proibisco in modo cos assoluto, che se vi accadesse per disgrazia di aprirla,
potete aspettarvi tutto dalla mia collera. Ella
promette che sarebbe stata attaccata agli ordini:
ed egli, dopo averla abbracciata, monta in carrozza, e via per il suo viaggio.

nera, che, come si detto potrebbe essere Gilles de Rais.


Fiabe Classiche - C.Perrault: Barbablu
Les Contes de ma mre lOye
(traduzione di Carlo Collodi da I racconti delle
fate)
Cera una volta un uomo, il quale aveva palazzi e
ville principesche, e piatterie doro e dargento, e
mobilia di lusso ricamata, e carrozze tutte dorate di
dentro e di fuori. Ma questuomo, per sua disgrazia, aveva la barba blu: e questa cosa lo faceva cos
brutto e spaventoso, che non cera donna, ragazza
o maritata, che soltanto a vederlo, non fuggisse a
gambe dalla paura. Fra le sue vicinanti, cera una
gran dama, la quale aveva due figlie, due occhi di
sole. Egli ne chiese una in moglie, lasciando alla
madre la scelta di quella delle due che avesse voluto dargli: ma le ragazze non volevano saperne nulla: e se lo palleggiavano dalluna allaltra, non trovando il verso di risolversi a sposare un uomo, che
aveva la barba blu. La cosa poi che pi di tutto faceva loro ribrezzo era quella, che questuomo aveva sposato diverse donne e di queste non sera mai
potuto sapere che cosa fosse accaduto. Fatto sta
che Barbablu, tanto per entrare in relazione, le
men, insieme alla madre e a tre o quattro delle
loro amiche e in compagnia di alcuni giovinotti del
vicinato, in una sua villa, dove si trattennero otto
giorni interi. E l, fu tutto un metter su passeggiate,
partite di caccia e di pesca, balli, festini, merende:
nessuno trov il tempo per chiudere un occhio,
perch passavano le nottate a farsi fra loro delle celie: insomma, le cose presero una cos buona piega,
che la figlia minore fin col persuadersi che il padrone della villa non aveva la barba tanto blu, e che
era una persona ammodo e molto perbene. Tornati di campagna, si fecero le nozze.

Le vicine e le amiche non aspettarono di essere


cercate, per andare dalla sposa novella, tanto si
struggevano dalla voglia di vedere tutte le magnificenze del suo palazzo, non essendosi arrisicate di
andarci prima, quando cera sempre il marito, a
motivo di quella barba blu, che faceva loro tanta
paura. Ed eccole subito a sgonnellare per le sale,
per le camere e per le gallerie, sempre di meraviglia in meraviglia. Salite di sopra, nelle stanze di
guardaroba, andarono in visibilio nel vedere la
bellezza e la gran quantit dei parati, dei tappeti,
dei letti, delle tavole, dei tavolini da lavoro, e dei
grandi specchi, dove uno si poteva mirare dalla
punta dei piedi fino ai capelli, e le cui cornici,
parte di cristallo e parte dargento e dargento dorato, erano la cosa pi bella e pi sorprendente
che si fosse mai veduta. Esse non rifinivano dal
magnificare e dallinvidiare la felicit della loro
amica, la quale, invece, non si divertiva punto alla
vista di tante ricchezze, tormentata, comera, dalla
gran curiosit di andare a vedere la stanzina del
pian terreno. E non potendo pi stare alle mosse,
senza badare alla sconvenienza di lasciar l su due
piedi tutta la compagnia, prese per una scaletta
segreta, e scese gi con tanta furia, che due o tre
volte ci corse poco non si rompesse losso del collo. Arrivata alluscio della stanzina, si ferm un
momento, ripensando alla proibizione del marito, e per la paura dei guai, ai quali poteva andare
incontro per la sua disubbidienza: ma la tentazione fu cos potente, che non ci fu modo di vincerla. Prese dunque la chiave, e tremando come una
foglia apr luscio della stanzina. Dapprincipio
non pot distinguere nulla perch le finestre erano chiuse: ma a poco a poco cominci a vedere

In capo a un mese, Barbablu disse a sua moglie


che per un affare di molta importanza era costretto a mettersi in viaggio e a restar fuori almeno sei
settimane: che la pregava di stare allegra, durante
la sua assenza; che invitasse le sue amiche del
cuore, che le menasse in campagna, caso le avesse fatto piacere: in una parola, che trattasse da regina e tenesse dappertutto corte bandita. Ecco,
le disse, le chiavi delle due grandi guardarobe:

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

che il pavimento era tutto coperto di sangue accagliato, dove si riflettevano i corpi di parecchie
donne morte e attaccate in giro alle pareti. Erano
tutte le donne che Barbablu aveva sposate, e poi
sgozzate, una dietro laltra. Se non mor dalla paura, fu un miracolo: e la chiave della stanzina, che
essa aveva ritirato fuori dal buco della porta, le
casc di mano. Quando si fu riavuta un poco,
raccatt la chiave, richiuse la porticina e sal nella
sua camera, per rimettersi dallo spavento: ma era
tanto commossa e agitata, che non trovava la via a
pigliar fiato e a rifare un po di colore. Essendosi
avvista che la chiave della stanzina si era macchiata di sangue, la ripul due o tre volte: ma il sangue
non voleva andar via. Ebbe un bel lavarla e un
bello strofinarla colla rena e col gesso: il sangue
era sempre l: perch la chiave era fatata e non
cera verso di pulirla perbene: quando il sangue
spariva da una parte, rifioriva subito da
quellaltra.

Bisogna morire, signora, dissegli, e subito.


Poich mi tocca a morire, ella rispose guardandolo con due occhi tutti pieni di pianto, datemi
almeno il tempo di raccomandarmi a Dio. Vi
accordo un mezzo quarto dora: non un minuto
di pi, replic il marito. Appena rimasta sola,
chiam la sua sorella e le disse: Anna, era questo il suo nome, Anna, sorella mia, ti prego, sali
su in cima alla torre per vedere se per caso arrivassero i miei fratelli; mi hanno promesso che
oggi sarebbero venuti a trovarmi; se li vedi, f loro
segno, perch si affrettino a pi non posso. La
sorella Anna sal in cima alla torre e la povera
sconsolata le gridava di tanto in tanto: Anna,
Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?.

Non vedo altro che il sole che fiammeggia e


lerba che verdeggia.
Intanto Barbablu, con un gran coltellaccio in mano, gridava con quanta ne aveva ne polmoni:
Scendi subito! o se no, salgo io. Un altro minuto, per carit rispondeva la moglie. E di nuovo
si metteva a gridare con voce soffocata: Anna,
Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?.

Barbablu torn dal suo viaggio quella sera stessa,


raccontando che per la strada aveva ricevuto lettere, dove gli dicevano che laffare, per il quale si
era dovuto muovere da casa, era stato belle accomodato e in modo vantaggioso per lui. La moglie fece tutto quello che pot per dargli ad intendere che era oltremodo contenta del suo sollecito
ritorno. Il giorno dipoi il marito le richiese le
chiavi: ed ella gliele consegn: ma la sua mano
tremava tanto, che esso pot indovinare senza fatica tutto laccaduto. Come va, dissegli, che fra
tutte queste chiavi non ci trovo quella della stanzina? Si vede, ella rispose, che lavr lasciata
di sopra, sul mio tavolino. Badate bene, disse
Barbablu, che la voglio subito. Riuscito inutile
ogni pretesto per traccheggiare, convenne portar
la chiave. Barbablu, dopo averci messo sopra gli
occhi, domand alla moglie: Come mai su questa chiave c del sangue?. Non lo so davvero,
rispose la povera donna, pi bianca della morte.
Ah! non lo sapete, eh!, replic Barbablu, ma
lo so ben io! Voi siete voluta entrare nella stanzina. Ebbene, o signora: voi ci entrerete per sempre e andrete a pigliar posto accanto a quelle altre
donne, che avete veduto l dentro.

Insomma vuoi scendere, s o no?, urlava Barbablu. Unaltro momentino rispondeva la moglie: e
tornava a gridare: Anna, Anna, sorella mia, non
vedi tu apparir nessuno?. Vedo ella rispose
due cavalieri che vengono in qua: ma sono ancora
molto lontani. Sia ringraziato Iddio, aggiunse un
minuto dopo, sono proprio i nostri fratelli: io faccio loro tutti i segni che posso, perch si spiccino e
arrivino presto.

Ella si gett ai piedi di suo marito piangendo e


chiedendo perdono, con tutti i segni di un vero
pentimento, dellaver disubbidito. Bella e addolorata comera, avrebbe intenerito un macigno: ma
Barbablu aveva il cuore pi duro del macigno.

Intanto Barbablu si messe a gridare cos forte,


che fece tremare tutta la casa. La povera donna
ebbe a scendere, e tutta scapigliata e piangente
and a gettarsi ai suoi piedi: Sono inutili i piagnistei, disse Barbablu, bisogna morire. Quindi

Non vedo altro che il sole che fiammeggia e


lerba che verdeggia.
Spicciati a scendere, urlava Barbablu, o se no
salgo io. Eccomi rispondeva sua moglie; e
daccapo a gridare: Anna, Anna, sorella mia, non
vedi tu apparir nessuno?. Vedo rispose la sorella Anna, vedo un gran polverone che viene
verso questa parte... Sono forse i miei fratelli?
Ohim no, sorella mia: un branco di montoni.

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

pigliandola con una mano per i capelli, e collaltra


alzando il coltellaccio per aria, era l l per tagliarle la testa. La povera donna, voltandosi verso di
lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese
un ultimo istante per potersi raccogliere. No,
no!, grid laltro, raccomandati subito a Dio!, e
alzando il braccio...

nosciuto anche come lalbero del mondo.


LEdda di Snorri lo descrive come il pi
grande e il migliore degli alberi. Suoi rami, estesi su tutto il mondo, sinnalzano oltre il cielo. Ha tre radici molto grandi. Una si estende
fino agli Asi , unaltra fino ai Giganti del
Ghiaccio dove prima cera Ginnugagap
(labisso primordiale), la terza poggia su Niflheimr (la terra delle brume fredde e oscure),
e sotto la sua radice, costantemente rosicchiata
da Nidhogg ( il drago) , c Hvergelmir. In
cima allYggdrasill c unaquila appollaiata. In
mezzo agli occhi delluccello c un falco, Verdurfolnir. Uno scoiattolo chiamato Ratatosk
corre su e gi per lYggdrasill, cercando di far
litigare laquila e Nidhogg. Quattro cervi
passano da un ramo allaltro mangiando i suoi
germogli. Le Norne siedono sotto la fonte Urdar, situata alla terza radice dellalbero.3

In quel punto fu bussato cos forte alla porta di


casa, che Barbablu si arrest tutta un tratto; e appena aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si gettarono su Barbablu.
Esso li riconobbe subito per i fratelli di sua moglie, uno dragone e laltro moschettiere, e per
mettersi in salvo, si dette a fuggire. Ma i due fratelli lo inseguirono tanto a ridosso, che lo raggiunsero prima che potesse arrivare sul portico di
casa. E cost colla spada lo passarono da parte a
parte e lo lasciarono morto. La povera donna era
quasi pi morta di suo marito, e non aveva fiato
di rizzarsi per andare ad abbracciare i suoi fratelli.
E perch Barbablu non aveva eredi, la moglie sua
rimase padrona di tutti i suoi beni: dei quali, ne
dette una parte in dote alla sua sorella Anna, per
maritarla con un gentiluomo, col quale da tanto
tempo faceva allamore: di unaltra se ne serv per
comprare il grado di capitano ai suoi fratelli: e il
resto lo tenne per s, per maritarsi con un fior di
galantuomo, che le fece dimenticare tutti i crepacuori che aveva sofferto con Barbablu.

Laura Rangoni a proposito di questa


leggenda dice:
Ecco alcuni dellinterrogatorio che mi pare
siano particolarmente indicativi: Vicino a Dormy c un albero, lo chiamano lalbero delle
Dame oppure, talvolta, lalbero delle Fate. L
nei pressi c una sorgente. Ho sentito dire che
gli ammalati vanno a bere lacqua di quella
sorgente per riacquistare la salute. Qualche
volta sono andata con altre ragazze a fare delle
ghirlande di foglie per adornare la statua di
Nostra Signora di Dormy. I vecchi raccontano che le fate venivano a chiacchierare vicino
allalbero. Ho sentito la Jeanne Aubry, che era
la moglie del podest e mia madrina, raccontare a me che vi sto parlando, di aver veduto le
fate in quel posto. Ma io non so se questo sia
vero. Ho visto delle ragazze al mio paese posare ghirlande di fiori sui rami dellalbero e,
quindi, qualche volta lho fatto anchio con lo-

Le leggende legate alla figura della


Santa e Protettrice delle Francia, Giovanna
DArco, sono tante come quella secondo
cui le voci che ella udiva pare fossero i suggerimenti delle Parche o Norne che vivevano sotto lalbero cosmico o Yggdrasill. Si
narra che Giovanna DArco, durante un
temporale, si fosse rifugiata sotto una enorme albero, dove, avrebbe incontrato le
Norne o Parche che le avrebbero mostrato
il proprio destino. Secondo Antony S.
Mercatante tale pianta :
Yggdrasil, il cavallo del terribile, oppure, il destriero di Odino, nella mitologia nordica, il grande albero di frassino cosmico, co-

MERCATANTE, S. Antony: op. cit. pag. 660

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

ro; certi giorni ce li portavamo via con noi, altre volte le lasciavamo l. 4

In unaltra leggenda si dice che ella


fosse in possesso della famosa spada di Orlando chiamata Durlindana, dal nome del
mago che la forgi, che aveva recuperato
grazie alle voci che le avevano suggerito
dove era nascosta. Questarma aveva una
propria volont e per questo difficile da
controllare.
Essa, poteva facilmente influenzare la
psiche del possessore se questo non possedeva una forza di volont superiore alla
spada. Pare che Giovanna fosse in grado di
dominare questa meravigliosa arma, e
sembra che, ella, non abbia mai ucciso nessuno con la sua spada!
Infine, alcuni sostengono che, Giovanna,
fosse una delle tante custodi del Graal e
quella che mor sul rogo non fosse la vera
Pulzella dOrlans ma una sua sosia poich
ella, prima di morire doveva portare a termine il suo compito, che ignoriamo quale
fosse!

RAGONI, Laura, Le Fate, Xenia Editori Milano 2004


pag. 87.

10

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

re etichettata negativamente, se denuncia di


essere stato testimone di un qualche fenomeno inspiegabile. Certo, un individuo
pu fraintendere ci che ha visto, ma non
si pu sempre dubitare della buona fede.

Una riflessione sui testimoni


di casi inspiegabili
di Vito Foschi

Laltra questione listeria collettiva.


Sicuramente un singolo immerso in una
folla soggetto alle influenze del gruppo,
ma sembra difficile credere che queste influenze possano arrivare al punto che una
persona possa vedere cose che non esistono. Questo dubbio viene ampliato dalla
presenza di individui eterogenei e persino
scettici come capitato a Fatima con il fenomeno del sole ballerino. Una folla omogenea diversa da una eterogenea. Provo a
spiegare. Una folla di tifosi legata
dallinteresse per quel particolare sport e
per la propria squadra, e sicuramente un
singolo in tale circostanze pu subire una
forte influenza. Diverso pare il caso di un
gruppo di persone che per accidente assiste
ad un fenomeno inspiegabile, o come nei
fatti di Fatima quando si radunano sia chi
vuole credere e sia chi sta l proprio per
smentire il fenomeno. Indubbiamente un
gruppo di credenti che vuole vedere un miracolo pu essere soggetto ad una influenza, ma risulta difficile credere che un semplice curioso venga cos influenzato da vedere ci che vedono gli altri.

Tempo fa capitato di guardare


Unexplained Files su Deejay Tv e fra i vari
argomenti capitato anche quello di un
Ufo avvistato da un pilota militare; ci mi
ha fatto nascere una riflessione sui testimoni di casi cosiddetti inspiegabili. I testimoni
singoli a volte vengono accusati di essere
solo persone in cerca di notoriet o attenzione, mentre nel caso di una pluralit di
testimoni si parla di isteria collettiva.
Indubbiamente esistono episodi di
vere e proprie truffe o di persone disturbate o in cerca del famoso quarto dora di notoriet, per in altri non si capisce perch
una persona dovrebbe inventarsi una storia
incredibile e poi andarla a raccontare in giro. Facendo un lavoro da impiegato con
annesso capoufficio, sono in qualche modo
vincolato ad una certa disciplina e a vincoli
sociali. Ci accade in un normale luogo
di lavoro e si immagina che in ambienti
come quelli militari, medici o professionali
in cui conta gerarchia e reputazione la situazione sia ancora pi rigida. Andreste da
un medico che va in giro a raccontare che
vede gli Ufo? O un militare potrebbe continuare a fare carriera se va in tv a dire che
vede i fantasmi? In breve, un po difficile
credere che tutti i testimoni di casi inspiegabili non siano credibili e lo facciano solo
per notoriet. Tranne chi pu ricavarci una
professione, non pare che ci siano tutti
questi vantaggi ad andare in tv a dire di essere testimoni di casi inspiegabili, specialmente per alcune persone. Si immagini un
piccolo paese di provincia dove si conoscono tutti, quanto una persona possa veni-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

e secondo un antica leggenda pare che alcuni monaci greco-ortodossi, durante la


guerra iconoclastica nel VII secolo, emigrarono in maniera massiccia fino a giungere
sulle coste di Fossacesia; tra loro vi erano
anche i monaci basiliani, gli stessi che fondarono la chiesa di San Longino a Lanciano poi divenuta la chiesa del Miracolo Eucaristico, che presero possesso di quello
che restava dellantico tempio di Venere,
facendolo diventare un luogo di culto cristiano dedicato alla Madonna.

I misteri di San Giovanni in


Venere
di Nicoletta Camilla Travaglini
E notorio che lAbruzzo, per la sua
particolare geomorfologia, ha dato ricetto a
Santi, Eremi e Briganti, i quali, nel bene, o
nel male, hanno lasciato una loro indelebile impronta, modificandone, di fatto, la
morfologia. Per esempio, nel territorio di
Fossacesia, in provincia di Chieti, si colloca
lincantevole ed imponente abbazia di San
Giovanni in Venere. Essa stata eretta, sulla sommit di una boscosa collinetta, ricoperta da piante di ulivo come quella millenaria, posta ai piedi dellabbazia, per ricordarne la fondazione.

Unaltra leggenda sostiene che il primo nucleo di questo luogo di culto fosse
costituito da piccolo ricovero per frati benedettini, provvisto di una cappella, fatto
innalzare da frate Martino intorno 540 dopo aver fatto abbattere il tempio di Venere,
che versava in avanzato stato di abbandono
per costruirvi una piccola cappella intitolata
a San Giovaanni e la Vergine Maria.

Labbazia di San Giovanni e Santa


Maria, venne costruita in posizione predominante e solitaria, a circa un paio di
chilometri dal centro abitato, a picco sul
quellinsenatura conosciuto come Golfo
di Venere, nelle vicinanze della foce del
fiume Sangro, ove essa si specchia sulle
morbide e trasparenti acque del mare Adriatico.

Nel 973 il conte di Teate, Trasmondo


I, dispose che il monastero ricevesse delle
cospicue rendite tali da trasformarlo, cos,
da un piccolo ricovero in un potente ed
opulento monastero.

Tradizione vuole che, ovviamente


supportata anche da ritrovamenti archeologici, tale luogo sacro si erga sui ruderi di un
preesistente tempio pagano dedicato Venere Conciliatrice, culto risalente IV secolo
a.C., fatto rimarcato anche nel toponimo
Portus Veneris, che indicava un porto posto alla foce del fiume Sangro durante la
dominazione bizantina, vicino ad un nucleo abitato chiamato Vico Veneriis lungo
la via Traiana.

Anche se questo illuminato conte fece


in modo che da una semplice e povera
cella, essa si trasformasse in un monastero, la sua fondazione e come la sua opulenza vanno attribuiti al conte teatino Trasmondo II che agli inizi dellanno Mille,
dopo sostanziose prebende, rese possibile
la formazione di un solida struttura religiosa, economica, autonoma governata da abati. Come segno di gratitudine nei confronti
del conte i monaci, alla sua morte, sopravvenuta nel 1025, lo seppellirono nella cripta dove tuttora riposa.

Con lavvento del cristianesimo, questo luogo fu abitato da eremiti e uomini pii,

Se risulta un pochino complicato possedere dati certi sulla sua fondazione e sul-

12

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

la sue prime fasi della sua esistenza, vi sono


precisi riferimenti storici relativi alle sue fasi costruttive che vanno dal 973 fino al
1204 circa, dove raggiunse il suo culmine
con labate Oderisi II il Grande.

volta erano di stirpe carolingia, longobarda


e, naturalmente, normanna. Questi nobili,
ovviante, furono legati da vincoli strettissi
alla Chiesa e in special modo al potente,
ricco e stimato ordine Benedettino.

I secoli tra il X e lXI furono molto


importanti per la crescita religiosa, culturale ed economica dellabbazia la quale divenne in breve tempo uno dei pi fiorenti
luoghi di culto centro-meridionali annoverando tra i suoi possedimenti oltre duecento feudi sparsi in diverse zone dItalia e
fuori dal nostro territorio nazionale come
ad esempio in Dalmazia.

Nel IX secolo essi, vennero in Italia e


si stabilirono maggiormente negli Abruzzi,
ove riuscirono a conquistare e, quindi, a
governare diversi feudi e contee, prendendo il titolo di Conti dei Marsi.
I nomi dei conti dei Marsi erano
Bernardo, Oderigi, Teodino, Trasmondo
che si posso incontrare in molti documenti
del XI e del XII secolo.

Nel periodo in cui essa stava consolidando il suo potere e la sua fama, nella seconda met dellanno Mille circa, il terzo
abate Monastico, Oderisio I, appartenete
alla famiglia dei Pagliara, ramo secondario
dei Conti dei Marsi, i quali a loro volta
rappresentavano un ramo cadetto della pi
gloriosa e prestigiosa famiglia dei Di Sangro, aveva gi fatto allestire una fiorente e
ricca biblioteca, una ottima scuola retta dai
confratelli; fortific, attraverso fossati, torri
e mura la chiesa, costru ospedali ed officine, ma soprattutto, fond la cittadina di
Rocca San Giovanni, che divenne, in breve tempo il pi fiorente ed opulento possedimento della badia ed oggi nella chiesa
madre di Rocca San Giovanni vi sono molte reliquie e volumi che facevano parte del
ricco tesoro dellabbazia di San Giovanni in
Venere.

In un atto notarile del agosto del 981,


conservato a Montecassino, Teodino ed i
suoi fratelli Rainaldo e Oderisio risultano i
conti di Marsia; si divisero i loro territori
nel seguente ordine : Teodino divenne
conte di Rieti e Amiterno, Rainaldo conte
della Marsia e Oderisio Conte di Valva.
Oderisio diede origine a tre grandi
rami: una discendenza si stanzi nella zona
del Sangro con la linea Borrello, la pi
grande, che si diffuse in tutto lAbruzzo
Centrale dando vita a Prezza e a Raiano,
alle linee separate di Gentile; un secondo
ramo si trasfer in quello che oggi la provincia di Teramo; conosciuti come i conti
di Palearia o Pagliara,, annoveravano tra i
membri della loro famiglia Berardo, vescovo di Teramo e Oderisio di Palearia che
alla met del sec. XIII fu nominato dal Re
Giustiziere dAbruzzo. Il terzo ramo si
stabil a Valva vicino Sulmona.

La famiglia di Sangro a cui apparteneva, come abbiamo detto, anche Oderisio


I, discendeva direttamente da Carlo Magno
e che annover nel loro albero genealogico
anche Papi e Santi.

Nel 1250 pochi erano i sopravissuti di


questa discendenza, cos la famiglia dOcre
vide distrutto il suo antico castello come fu
in precedenza per i Barili, i quali insieme ai
succitati dOcre si rifugiarono allAquila.

Questa potente ed antichissima casata


discende dai duchi di Borgogna che a loro

13

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

trata dai Veneziani nella prima met del


1200, poi da parte degli avventurieri di Ugone Orsini, quindi fu la volta dei di Carrara; i corsari di Pialy Pasci, che rasero al
suolo Santo Stefano Riva Maris ed altri
luoghi sacri si accanirono anche contro San
Giovanni in Venere, come non fu risparmiata neanche da un orda di briganti che
nel 1600 infestavano quei luoghi.

Gli altri rami della famiglia come i Borello


e di Sangro si ritirarono in Sicilia.
Trasmondo, vescovo di Valva e Abate di San Clemente a Casauria era figlio di
Oderisio conte deMarsi e fratello di Oderisio abate di Montecassino e di Attone, vescovo di Chieti. LAbbazia di San Giovanni
in Venere annovera due membri di questa
famiglia, oltrech la permanenza del Vescovo di Teramo Berardo.

Anche Madre Natura volle lasciare


tangibili segni del suo passaggio attraverso
un terribile sisma che 1456 provoc gravi
danni allabbazia gi provata da un periodo
non molto florido, cosa che si ripete nel
1627 con un altro terremoto che squass
lItalia centro-meridionale; ed infine la piccola nobilt locale fece razzia dei suoi beni.
In piena decadenza, intorno alla fine del
1500, pass nelle mani della confraternita
di San Filippo Neri. Allo stato di ulteriore
deterioramento, verso la fine del 700, passo nelle mani del regio demanio. Distrutta
ulteriormente durante la Seconda Guerra
Mondiale fu ristrutturata dalle amorevoli
cure dei Padri Passionisti attuali custodi di
questo immenso bene.

Allinizio del 1500 essi ottennero il titolo di


marchesi, alla fine dello stesso secolo divennero Duchi e pochi anni dopo questo
titolo acquisirono, anche, quello di Principi, governando, il loro vastissimo impero in
maniera tirannica, dispotica e violenta!
Nel loro albero genealogico, vi sono
presenti anche figure di spicco come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo
III, Gregorio III, ideatore e iniziatore della
Santa Inquisizione, Paolo IV Carafa, che
contrast in tutte le maniere lUfficio della
Santa Inquisizione, Benedetto XIII
Sempre della stessa famiglia dei di
Sangro, come si potuto ampiamente vedere, Oderisio II il Grande, port enorme lustro allabbazia attraverso mezzo secolo circa di conduzione del luogo sacro,
incrementando le opere degli abati precedenti ed iniziando i lavori di ampliamento
conferendogli la struttura architettonica attuale e per tali meriti sono ricordati in un
epigrafe posta sulla facciata principale della
badia.

Questa badia ha visto passare re e


papi come Pietro da Morrone, futuro Celestino V che, secondo alcune fonti, prese i
voti in questo luogo, per poi tornarvi, al fine di cercare proventi durante la costruzione della chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Accanto a queste supposizioni vi
sono fonti che attestano che Pietro Angelerio, dopo aver iniziato i lavori della costruzione del luogo di culto, e senza aver acquistato il terreno circostante, parte alla
volta dellabbazia di San Giovanni in Venere e dopo alcuni anni egli torna con il danaro sufficiente a poter compare il terreno
dove oggi sorge la basilica di Collemaggio!
Secondo alcuni, Pietro da Morrone per
comprarsi questi terreni, abbia chiesto sov-

Durante il dominio normanno, essa fu


coinvolta in giochi politici poco chiari che
la portarono, suo malgrado, a subire diversi
saccheggi. Da qui inizia un periodo di inesorabile e lenta decadenza fatta anche di
devastazioni e violenze come quella perpe-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

di Ges, raccoglie il Sangue del Cristo proprio nella coppa che poi verr definita Santo Graal.

venzioni, forse alla potente abbazia di San


Giovanni in Venere, in cambio di qualcosa
di prezioso che potrebbe essere il Santo
Graal, in quanto egli, incontrando i templari in Francia, pare che questi gli abbiano
dato qualcosa di prezioso da custodire, e se
egli non aveva denaro per comperare i terreni della futura abbazia, costruita dopo il
suo ritorno dal viaggio succitato, per poter
essere finanziato aveva bisogno di dare in
garanzia qualcosa ai suoi finanziatori!

Dopo la crocifissione, il corpo di


Ges , fu dato in consegna a Giuseppe
DArimtea e gli fu dato anche la coppa
dellUltima Cena, con la quale il maestro
celebr questo rito. Lebreo lav il Corpo
del Defunto, ma mentre faceva questo dalle ferite usc del sangue che Giuseppe raccolse nella coppa, quindi il Corpo fu avvolto in un sudario e fu messo nel sepolcro,
ove dopo tre giorni Resuscit.

Durante il periodo del suo soggiorno a


Fossacesia, nomin cardinale il suo vice
Tommaso di Ocre, che nel giro di poco
tempo, divenne, per volere del successore
di Celestino V, Bonifacio VIII, il primo
abate Commentario della badia di San
Giovanni in Venere ed ebbe il compito di
occuparsi delle esequie del Papa Celestino
V.

Dopo la Resurrezione Giuseppe fu


imprigionate dai romani con laccusa di
sottrazione di cadavere e privato del cibo,
fu lasciato languire in un umida cella, dove
un giorno gli apparve Ges risorto ammantato di luce che gli consegn la coppa rivelandone, anche le virt della medesima;
Giuseppe fu tenuto in vita grazie a una colomba che portava tutti i giorni unostia nella coppa.

Ma che cos il Graal?


In origine, secondo alcune versioni,
il Graal, era la pietra, uno smeraldo, pi
preziosa e lucente del diadema di Lucifero,
lAngelo pi bello del Creato. Esso cadde
sulla Terra quando questi ingaggio battaglia
con gli Angeli e fu raccolto dagli uomini
che lo usarono per fini non sempre nobili.

Era il 70 d. C. quando Giuseppe


DArimatea fu scarcerato, insieme a sua sorella e a suo cognato Bros. Questi scelsero,
per causa di forza maggiore, lesilio e partirono su una nave che li port oltreoceano ,
verso unisola sconosciuta dove, perpetrarono le loro tradizioni. Qui costruirono
una tavola come quella usata per lUltima
Cena dove presero posto dodici commensali, mentre il tredicesimo fu lasciato vuoto,
perch era quello che avrebbe dovuto essere occupato da Ges o da Guida. Se questa
sedia veniva inavvertitamente occupata essa
eliminava allistante il commensale, per
questo esso ebbe il nome di Seggio Periglioso e la tavola fu chiamata Prima Tavola del Graal.

Altre versioni sostengono che quando Seth, il figlio di Adamo ed Eva, cerc di
salvare suo padre da una letale malattia,
tornando nellEden, egli non trov nessuna
cura specifica per lui, ma una cura per tutti
i mali del mondo, insieme a una promessa
che Dio non avrebbe mai abbandonato il
genere umano e pare che questo fosse il
Graal.
Questo sacro oggetto smette di essere qualcosa di metafisico per entrare nella
realt percepibile, quando Giuseppe
DArimatea, un ricco ebreo forse parente

Passarono alcuni anni in questa terra


sconosciuta e Giuseppe sent il bisogno e

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

di Re Art e dei cavalieri della Tavola Rotonda di cui parleremo in seguito.

la voglia di andare via e durante uno dei


suoi tanti peregrinaggi per le vie del mondo, si ferm in Bretagna precisamente a
Glastonbury, dove fond la prima comunit cristiana che doveva soppiantare lantica
religione dei Druidi. Il primo tempio cristiano, qui fondato fu dedicato alla Madonna o, secondo alcune versioni a Maria
Maddalena e in questo luogo che rimase il
Graal che veniva utilizzato durante la funzione religiosa.

Tornando alla lancia di Longino, essa larma con cui il centurione romano
trafisse il costato di Ges crocifisso, pare
che avesse, come il Graal, delle doti magiche molto forti, perci fu custodita insieme
ad altre reliquie come: ad una spada e al
piatto che resse la testa di Giovanni Battista, allinterno del castello del Monte della
Salvezza.

Alla morte di Giuseppe il Graal fu


custodito da suo cognato che grazie alla
coppa riusc a sfamare tutti i suoi seguaci.
Dopo Bron il Graal pass nelle mani di un
nuovo custode che conserv la sacra reliquia in un castello sulla Montagna della
Salvezza di cui ignoriamo lubicazione.
Nacque in quegli anni anche un ordine cavalleresco che, venne denominato come
lOrdine dei Cavalieri del Graal, con il
compito di proteggere questa coppa; essi si
nutrivano delle ostie che la reliquia dispensava e il loro capo e custode del divino recipiente ricopriva la carica di Re Sacerdote.

Questi quattro oggetti magici hanno


influenzato la nostra cultura italiano poich
sono riprodotti nei semi delle carte da gioco.
Questa tradizione degli oggetti magici ha radici molto antiche e profonde presenti in culture millenarie come quelle asiatiche nelle quali si raccontano leggende secondo cui degli angeli sarebbero scesi dal
cielo e si sarebbero stabiliti nel deserto dove avrebbero rivelato agli uomini la loro
cultura superiore.
Prima di scomparire per sempre questi
dei avrebbero lasciato quattro potentissimi talismani in grado di conferire poteri simili ai loro dei: una pietra, una spada, un calderone e una lancia. Questi
oggetti sono presenti in quasi tutte le
tradizioni. La pietra, ad esempio, potrebbe essere quella nera della Kaba, la
spada potrebbe essere quella nella roccia, la coppa il Graal e la lancia forse
quella di Longino.

Uno di questi custodi fu ferito, secondo alcune versioni, dalla lancia di Longino e divenne sterile come la terra nella
quale era ubicato il castello che custodiva la
divina coppa.
Molti hanno visto un parallelo tra il
Re Ferito, come venne denominato da allora in poi il custode del Graal, e la figura
di San Rocco che in molte immagini viene
raffigurato con una ferita alla gamba.

Alla morte di Erode, Israele, fu divisa


in un mosaico di staterelli, che solo nel 6
d. C. divennero Provincia romana, con
tutti gli onori e oneri che ci comportava.

Il Re Ferito trovava sollievo solo pescando e cos fu definito anche come Re


Pescatore ed egli sarebbe stato salvato da
una domanda ben precisa fatta da un cavaliere puro di cuore; da qui che inizia la saga

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

trarono nella cittadella e trovarono solo


tanti cadaveri sparsi per la citt.

Gli ebrei insofferenti allallora stato di cose,


insorsero, dapprima con piccole sommosse
culminati, poi, in vere e proprie rivolte.
Mentre la Galilea bruciava, Roma, invi un
poderoso esercito per domare questi fuochi atti a spezzare il giogo degli invasori;
paese dopo paese, citt dopo citt la zona
settentrionale della Galilea si arrese e
lesercito giunse fino alle mura di Gerusalemme dove, forse corrotto dagli insorti,
esso si ferm. Nonostante queste vittorie,
gli ebrei continuarono a lottare e cos nel
66 d. C. il generale Vespasiano, futuro imperatore, fu incaricato di riportare la pace
nella provincia. Era il 68 quando le truppe
del futuro imperatore si fermarono a causa
della morte dellimperatore Nerone e tornarono a Roma. Nei diciotto mesi di tregua, gli ebrei non riuscirono a riorganizzare
una resistenza duratura e cos mentre Vespasiano fu incoronato imperatore suo figlio Tito partiva alla volta di Gerusalemme
per riconquistarla.

Dopo aver domato la rivolta Tito fece erigere delle mura intorno al monte
Golgotha e vi mise della terra intorno,
quindi, lo fece spianare fino a trasformarlo
in un pianoro, che conteneva al suo interno
il Sepolcro con le spoglie mortali del Cristo. Non contento di ci proib il culto del
cristianesimo e gli ebrei furono costretti a
disperdersi per i quattro angoli del mondo.
Furono anni difficile per i cristiani e
le loro tradizioni, queste infatti, furono affidate a sette segrete con a capo un vescovo
di nome Marco.
Con lavvento di Costantino sul trono, le cose cambiarono radicalmente; i cristiani uscirono dalla clandestinit e quando
nel 314 divenne signore anche delle terre
doriente, lui e sua madre Elena, rimasero
affascinate dalle leggende che aleggiavano
intorno al Santo Sepolcro. Cos in breve
tempo si iniziarono gli scavi per riportare
alla luce questi tesori; si narra, che durante
questi lavori, Elena avesse trovato un oggetto, forse una coppa, dove si raccolse il Sangue di Ges.

Lassedio fu lungo e sanguinoso ma


alla fine i romani ebbero ragione degli assediati e cos entrarono trionfalmente in citt dove si abbandonarono a ogni genere di
violenza. Molti furono crocifissi sulle mura
della citt, le strade pullulavano di cadaveri
appesi alle croci, il tempio fu profanato,
derubato bruciato e infine raso al suolo,
sulla cui terra fu buttato il sale.

A questo punto la storia del Graal si


fa sempre pi confusa e lacunosa; secondo
alcune fonti esso fin in Bretannia, dopo
che Roma fu depredata dai Visigoti nel 400
d. C. e pare che questa reliquia giaccia in
fondo a un pozzo a pochi passi dalla presunta tomba di un nobile cavaliere, forse re
Art.

Alcuni gruppi di persone appartenenti alla casta degli Zeloti si arroccarono


nellantica fortezza di Masada, essi resistettero per lungo tempo, finch, come narra
una leggenda, una ragazza si innamor di
un soldato; essa, per amore, rivel
alluomo dove erano i pozzi che alimentavano la citt, i romani, allora, chiusero i
pozzi e gli assediati furono costretti a arrendersi, ma per non subire lonta della
sconfitta si uccisero tutti. I romani pene-

Altre testimonianza parlano di un


imperatore bizantino che nel I secolo d. C.,
dopo aver sottratto ai persiani alcune reliquie, forse anche il Santo Calice, esse siano
state portate a Costantinopoli.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

mero absidi su cui spicca il presbiterio che


si ubica in posizione dominante rispetto al
resto delledificio, in quanto sotto di essa si
posiziona la cripta nella quale vi sono colonne e capitelli provenienti dal antico
tempio pagano su cui poi venne edificato
lattuale chiesa. Nella cripta risaltano cinque meravigliosi affreschi raffiguranti di
epoche diverse di cui il pi antico posizionato sullabside centrale.

Alcune leggende affermano che a


Costantinopoli vi fossero confluite tantissime reliquie sacre tra cui la Sindone, i
Chiodi con cui Ges fu crocifisso, alcune
spine della Corona, di cui una oggi a Vasto e naturalmente il Graal, che pare contenesse la Sindone medesima.
Sembra che questi due oggetti abbiano seguito lo stesso cammino, ma queste
sono solo supposizione; comunque il Santo
Sudario, nel 1204, durante il sacco di Costantinopoli, da parte dei Templari, era qui
e fu portata poi a Lirey in Francia e da qui
a Torino.

Questi pregevoli e policromi affreschi


rappresentano il Cristo sorretta da due angeli nellatto di benedire con una mano
mentre con laltra sorregge un Vangelo. In
un altro dipinto posto sul lato sinistro della
finestra si pu ammirare il Battista insieme
a San Benedetto e vicino a questi beati vi
raffigurato un monaco inginocchiato che
rappresenterebbe, secondo alcune fonti, il
committente dellopera. Un altro prezioso
affresco, posizionato sulla destra
dellabside, rappresenta la Vergine in trono
con il Bambino ai cui lati spiccano le figure
dellArcangelo Gabriele, come si legge
dalliscrizione posta sul suo capo, e San
Nicola di Bari. Ai lati delle absidi si possono ammirare limmagine di Cristo in trono
posta tra San Vito e San Filippo, in un altro
dipinto sempre il Cristo in trono appare
posizionato tra il Battista, lEvangelista ed i
santi Pietro e Paolo.

Come abbiamo potuto vedere questa


eterna ricerca forse di una chimera chiama
in causa un ordine cavalleresco fatto da
monaci guerrieri i Templari, appunto, che
come sappiamo erano i difensori del Santo
Sepolcro e dei luoghi sacri alla Cristianit e
per far questo intentarono una guerra che
chiamiate le Crociate. Alcune fonti sostengono che allapice del suo splendore e durante lera del abate Oderiso II il grande,
essa fu in grado di finanziare addirittura la
quarta Crociata, voluta da Papa Innocenzo
III nel 1198, secondo tali fonti, questi uomini, dimenticando labito che indossavano
e la loro missione, si abbandonarono ai pi
efferati atti di violenza, come si pu leggere
in una invettiva scritta da un monaco della
chiesa di Santo Steafano Riva Maris, che
racconta di come le milizie di Enrico di
Svevia accampati tra le foci del Sangro e
quelle del Trigno, si diedero ai peggiori
saccheggi, brutalit e violenze, risparmiando, per, labbazia di San Giovanni in Venere.

Le tre navate della chiesa sono costituite da archi a sesto acuto e dall interno
delle chiesa tramite una porticina sormontata da una lunetta nella quale si pu vedere un fregio raffigurante una svastica,simbolo di prosperit e pace, si accede
al chiostro. Edificato da Oderisio II venne
seriamente danneggiata dal sisma del 1456;
questo luogo di silenzio e meditazione
ornato da decine e decine di trifore e capitelli; lungo i percorsi vi sono reperti archeologici provenienti da siti limitrofi come

Questa chiesa fortificata romanica con


forti influenze borgognone e di chiara impostazione cassinese, a pianta rettangolare divisa in tre navate aventi lo stesso nu-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

anche il sarcofago ospitato sotto larcata del


campanile.
La facciata esterna che prima del violento sisma che del 1456, era costruita in
pietra e in candido marmo, fu restaurata
con mattoni nella parte lesionata. Questo
ingresso conosciuto come portale della luna, cos chiamato per la sua foggia ad arco,
realizzato da Giacomo del Vasto per commissione dellAbate Rainaldo intorno ai
primo trentennio del 1200. Sulla lunetta si
possono ammirare il Cristo nellatto di benedire, mentre ai suoi lati si posizionano la
Madonna implorante ed il Battista con la
testa rivolta verso il basso. Nella parte sottostante vi sono le figure di San Benedetto
e del monaco committente o per lo meno
di ci che ne rimane. Sulla stele posizionata a destra del portale vi sono chiari riferimenti alla sua origine pagana con una decorazione che rimanda al culto di Venere
in cui si vedono due amorini scoccare frecce contro una colomba, animale consacrato
alla dea.
Spostandoci pi gi sono rappresentate una serie di episodi biblici riferiti al Battista ed infine un enigmatico fregio che racconta la storia di Daniele nella fossa dei leoni mentre viene nutrito dal profeta Abacuc sorretto da un angelo.
Nella stele di sinistra in alto si possono
vedere dei pavoni che si dissetano in una
coppa, chiaro riferimento ad elementi pagani, poich questi animali erano consacrati a Giunone. Scorrendo questa colonna, si
possono notare scene della vita del Battista
e lannunciazione, in basso si vedono scene
di caccia tra uomini ed animali fantastici,
forniti di code di serpenti.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

sto fine. Tuttavia, nonostante tutti questi


accorgimenti di sorta essa fu pi volte attaccata e depredata ; finch nel 1140 Ruggero di Tarsia non pose fine a questo stato
di cose, focendone uno dei pi potenti
feudi dAbruzzo.

Il Volto Santo
di Nicoletta Travaglini

Verso la fine del 1100 questo possedimento fu donato da Federico II ai fratelli


Pagliara, che dominarono su Manopello
fino a circa la met del 1200, quando Tommasa, lultima discendente di questa dinastia, la don a sua figlia, Maria di Suliaco,
questa a sua volta, lo port in dote a suo
marito Napoleone II Orsini.
Questa potente e nobile famiglia, che
aveva feudi sparsi per tutto lAbruzzo, arriv a batter moneta nel 1383. Purtroppo
verso la fine del 1400 Ferdinando I stapp
loro di mano questo importante feudo, per
donarlo prima a Bartolomeo DAlviano e
poi ai Colonna che rest per lungo tempo
un loro possedimento.

Figura 1: Autore:RaBoe/Wikipedia; provenienza


//commons.wikimedia.org/wiki/File:Manoppello_volto_santo_06.
jpg con licenza: http://creativecommons.org/licenses/bysa/3.0/de/legalcode

Durante il dominio dei Colonna, per


la precisione nel 1506, Manoppello leg il
proprio nome a quello del Volto Santo,
cio il Velo della Veronica che riproduce il
Volto di Ges quando si apprestava a salire
sul Calvario.

Posta su unaltura della riva destra


del fiume Pescara a soli 217 sul livello del
mare nellentroterra abruzzese, sorge Manopello il cui etimo deriva, probabilmente
dalla parola manoppio, cio la quantit
di grano contenuta nella mano del contadino che lo miete.

La leggenda narra che il dottor Giacomo Antonio Leonelli, un ricco proprietario terriero, si trovava sul sagrato della
Chiesa di San Nicola conversando amabilmente con i suoi amici, quando fu avvicinato da uno sconosciuto, che tiratolo in
disparte, gli consegn un fardello. Luomo,
incuriosito, apr il pacco e con sommo
stupore riconobbe il Velo della Veronica,
scomparso molti anni prima da San Pietro
in Roma e di cui se ne dubitava perfino
lesistenza. Il dottore cerc delle spiegazioni dal misterioso individuo latore del pac-

Fondata intorno al 1061 dal conte


Boamondo, questa deliziosa cittadina, nasce su insediamenti romani persistenti, testimoniati da due monasteri quelli di: Santa
Maria Arabona e di Vallebona, che dimostrano lesistenza di culti precristiani e non
dedicati alle dea Bona.
Esso sorse su un poggio per scopi meramente difensivi e le sue quattro porte poste in corrispondenza dei quattro punti
cardinali, dovevano servire proprio a que-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

co, ma nessuno lo vide uscire dalla Chiesa,


sembrava come svanito nel nulla.
Molte sono le ipotesi sul misterioso latore, alcuni affermano che fosse un Angelo
altri un Santo del Paradiso, sta di fatto che
il Velo pass di proprietario in proprietario
fino a giungere in possesso dei Frati Minori
Cappuccini, che postolo in mezzo a due
vetri, fecero costruire, intorno al alla prima
met del 1600, un santuario dedicato alla
sacra Icona che ,oggi, si ubica a pochi metri
fuori dal centro urbano di Manopello.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

Il dottor Frankenstein

Il Golem e Frankenstein

Uno dei primi scienziati pazzi nella


letteratura il dottor Victor Frankenstein
del romanzo omonimo di Mary Shelley
che non a caso ha come il sottotitolo Il
moderno Prometeo. Questo racconto
emblematico del rapporto che luomo moderno ha con la scienza e parliamo
dellottocento quando la scienza moderna
era agli albori, ma che al contrario del secolo successivo aveva come sentimento dominante una fiducia nella scienza ed
unaltrettanto idiosincrasia per la superstizione e la religione in generale, almeno nelle classi dominanti. Nel romanzo quello
che spaventa ed inorridisce la sfida del
dottor Frankenstein alle leggi della vita, infatti costruisce un essere vivente partendo
da pezzi di cadavere animandoli con
lelettricit. la sfida a Dio, per questo il
Prometeo moderno. Luso dellelettricit
come strumento per animare la carne morta si spiega facilmente nella diffusione
allinizio dellottocento di articoli sui cosiddetti esperimenti galvanici, ovvero di come
tramite archetti elettrici si potessero far
muovere i muscoli di un cadavere dando
limpressione di una rianimazione. In particolare in un articolo del 1803 di Giovanni
Aladini, nipote di Luigi Galvani, si paventava la possibilit di riportare in vita un cadavere. Lautrice del romanzo, Mary Shelley, conobbe sicuramente queste teorie
perch discusse con il marito e lord Byron
di un articolo di Madame De Stael di cui si
parlava del principio della vita che potrebbe essere scoperto e degli scienziati che
avrebbero potuto galvanizzare un corpo
umano ricostruito.

di Vito Foschi
Introduzione
Nella letteratura fantastica spesso si
ritrova la figura del cosiddetto mad doctor
ovvero dello scienziato pazzo che con i
suoi folli progetti mette in pericolo
lumanit. Questa figura simboleggia il rapporto ambivalente che si ha con la scienza,
da un lato vista come progresso e risoluzione di ancestrali problemi quali fame e
malattie e dallaltra vista con negativit per
le bombe nucleari, linquinamento, metodi
di lavoro poco consoni ai ritmi biologici
umani e soprattutto caratteristica forse dominante e che la rende estranea alluomo
medio, la difficolt a capirla. In fondo il
mad doctor materializza la paura che
luomo ha della scienza come di qualcosa
di ignoto e di estraneo.
Inoltre, e caratteristica forse pi inquietante, che spesso lo scienziato viene
visto come posseduto da un sorta delirio di
onnipotenza, delirio che lo porta a voler
essere come Dio e quindi creatore lui stesso, violando le leggi del creato, ma anche
regoli morali e leggi dello stato. Recenti polemiche sulla libert della ricerca rendono
bene lidea di come il problema sia di forte
attualit.
A volte lo scienziato sembra talmente impegnato nella sua ricerca da dimenticarsi che quella ricerca per luomo e non
contro luomo. Ci lo si pu vedere in
campo medico dove a volte i pazienti preferiscono non sottoporsi a terapie devastanti e morire dignitosamente non riuscendo a
far comprendere tale scelta alluomo di
scienza di turno.

22

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

I paradigmi culturali dominanti

La leggenda del Golem

Non possiamo non far riferimento


alle teorie di Kuhn sui paradigmi culturali
dominanti in un periodo che finiscono per
influenzare nel bene e nel male tutta la cultura del periodo. Nei primi dellottocento il
paradigma dominante era quello
dellelettricit, o meglio del galvanismo,
come dimostrato dalle discussione fra i coniugi Shelley e Lord Byron, ovvero andava
di moda, come oggi il paradigma dominante la genetica e la biologia in generale cos
come ventanni fa era il computer e cinquantanni fa lenergia nucleare.
Se pensiamo ai problemi etici sollevati dalla biologia su temi quali le cellule
staminali o la riproduzione assistita, il problema non cambia di molto: sempre la
sfida alle leggi della natura o per chi pi
religioso la sfida alle leggi di Dio.
Oltre a questi problemi, quello che
crea timore nella scienza, come detto la
sua difficile comprensibilit per luomo
comune. Insomma la scienza per i pi un
qualcosa di esoterico. E luso di questo
termine voluto per tracciare un parallelismo con unaltra materia propriamente esoterica: la magia. Potrebbe essere un accostamento azzardato ma ha un suo senso
perch scienza e magia dalluomo comune
sono viste un po alla stessa maniera: due
materie estranee, oscure, riservate ad un
gruppo ristretto, unelite, spesso vista intenta a sfidare le leggi della natura e a manipolare luomo solo per soddisfare la propria
bramosia di denaro e potere. In fondo i vari simboli matematici, le formule chimiche,
i programmi per computer e i vari termini
tecnici per i profani possono sembrare tante formule magiche.

Figura 2 - Il golem e il rabbino Jehuda Lw in un disegno di Mikol


Ale (1899)

Un esempio di questo parallelismo


lo possiamo trovare nella leggenda del Golem. Nella Bibbia scritto come Dio crea
luomo dal fango e questo dato stato poi
elaborato nel corso dei secoli dalla qabbala
ebraica, fino a giungere a pensare di poter
creare la vita dal fango. La leggenda nella
sua essenza racconta di come un rabbino
tramite delle formule magiche riesca ad animare una statua di fango, il Golem, letteralmente materia informe o massa amorfa,
che pu essere considerato uno stato intermedio fra la materia e la vita, vita che solo il soffio di Dio pu dare. La leggenda
molto diffusa nel medioevo, forse in paral-

23

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

della stella magica la strappa determinandone la distruzione.

lelo con lhomunculus alchemico, altro


confronto possibile, e ne esistono varie versioni che il tempo non ha a fatto che aumentare. Le pi note hanno protagonista
Judah Lowe ben Bezael, realmente esistito,
rabbino in Praga, citt magica per eccellenza.

Anche questa versione presenta


quella paura di creare qualcosa che violi
lordine del creato e che infine si riveli
dannosa per luomo stesso, quasi a volerlo
punire dellarroganza di voler essere come
Dio.

Fra le tante, due sono le pi diffuse


ed interessanti. In una di queste il rabbino
crea un Golem gigantesco per usarlo come
aiutante nei lavori dei campi e lo anima inserendogli nel petto una stella di Davide
con i nomi segreti di Dio. Per evitare che il
Golem lavori di sabato, giorno sacro dedicato al riposo per gli ebrei, si preoccupa di
rimuovergli la stella magica dal petto ogni
venerd sera ritrasformandolo in una semplice statua dargilla. Un venerd sera, distratto da altri impegni il rabbino dimentica
di togliere la stella, quando si accorse del
fatto rincorse il gigante che nel frattempo si
era messo in giro per le strade del ghetto e
trovatolo gli strapp la stella dal petto facendolo cadere in mille pezzi.

Le leggende del Golem sembrano


svolgersi in parallelo alla storia di Frankstein: in tutti e due casi c un personaggio
che sfida le leggi di Dio per creare la vita e
poi la sua creazione gli sfugge dal controllo
causando disastri.
Conclusioni
Se riprendiamo le teorie di Kuhn
sui paradigmi culturali dominanti dobbiamo ricordare che nel lontano passato
luomo come elemento costruttivo usava il
fango per la casa e largilla per costruire vasi e questo spiegherebbe, sempre secondo
Kuhn, perch Dio nella Bibbia cos come
in altre cosmologie antiche, crea luomo
dal fango e non in altro modo.
Nellottocento il paradigma dominante era
lelettricit ma le paure delluomo sono rimaste le stesse nel corso dei secoli. Per
completare si potrebbero citare i tanti libri
di fantascienza, fumetti e i cartoni animati
dove dei robot costruiti dalluomo prendono vita e si ribellano al loro creatore. Ricordo solo un cartone animato di circa
trentanni fa che anche visivamente ricorda
la storia di Frankenstein: Kyashan. In questo cartone c uno scienziato che si occupa
di robotica che casualmente vive in un
castello e costruisce dei robot che in una
notte di tempesta vengono colpiti da fulmini, prendono vita decidendo di ribellarsi al
proprio creatore e di conquistare il mondo.
La scena come potete immaginare molto

Come si nota dal racconto c sempre la paura di violare i limiti imposti da


Dio, in questo caso di violare il riposo del
sabato. Pi interessante unaltra versione
in cui il rabbino Lowe crea il Golem per
difendere gli ebrei del ghetto dai pogrom.
Nel racconto, il rabbino si fa ricevere
dallimperatore e d dimostrazione dei suoi
poteri ed infine dimostra la forza della sua
creatura che sorregge il palazzo che stava
crollando salvando limperatore e la sua
corte. Da quel momento il rabbino non
riesce pi a controllare il Golem che incomincia a girovagare per le strade del ghetto
di Praga travolgendo con la sua mole ci
che incontrava fintanto che un bambino
per nulla spaventato dallessere si lascia avvicinare dal gigante e attratto dal luccichio

24

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

simile a quelle viste nei tanti film su Frankenstein.


Una curiosit riguarda la presunta
discendenza dal rabbino Lowe degli scienziati von Neumann, inventore
dellarchitettura degli attuali computer, di
Norbert Wiener, inventore della cibernetica e di Marvin Minsky uno dei padri
dellintelligenza artificiale.
Qualcuno potrebbe trovare irriguardoso questo parallelo fra scienza e magia, ma se si pensa al passato non si pu
non pensare che nella loro diversit i loro
ruoli sociali possano essere considerati simili.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

Quest arena a pianta ellittica, era alta oltre 50 metri e fu costruita, in parte, sul
laghetto prosciugato della Domus Aurea di
Nerone, si situa, parzialmente, in una valle
tra i colli dellEsquilino, del Palatino e del
Celio. Esso fu progettato, probabilmente
da Rabirio o Gaudenzio, due architetti
molto famosi allepoca.

Il Colosseo: una lunga scia di


sangue
di Camilla Nicoletta Travaglini

LAmphiteatrum Novum o Anfiteatro Flavio, prese, solo, verso lVIII secolo il


nome di Colosseo dal vicino simulacro di
Nerone, chiamato appunto Colosso per le
sua gigantesca mole.
Se Vespasiano aveva posto la prima
pietra per la costruzione di questa mastodontica arena, non fu in grado di vederla
ultimata, poich mor prima della sua costruzione, che fu terminata da sui figli Tito
e poi Domiziano che la complet con
lultima gradinata.

Figura 3 - Provenienza:
https://it.wikipedia.org/wiki/Colosseo#/media/File:Colosseum_in
_Rome-April_2007-1-_copie_2B.jpg

Roma era, una volta, Caput Mundi


e veniva chiamata semplicemente lUrbe.
Oggi, di questa sua onnipotenza, rimangono tracce indelebili in monumenti che rappresentano la gloria e la magnificenza di
tempi, ormai, andati.

Essa fu inaugurata nell80 d.C. con


feste che durarono 100 giorni nei quali furono uccise 5000 belve. Durante queste festivit vi fu anche una naumachia, cio battaglie navali simulate, giochi di gladiatori,
Venationes etc.

Il monumento che pi si identifica


con Roma il Colosseo, luogo tragico, il
cui suolo gronda sangue innocente, con esso si identificano anche: le persecuzioni
cristiane, i giochi gladiatori che rappresentano lessenza stessa della grandezza di
Roma antica.

La struttura
Il Colosseo fu costruito in travertino, mattoni e tufo su quattro piani sovrapposti. Il primo era alto pi di 10 metri ed
era composto da arcate in semicolonne tuscaniche; il secondo era alto quasi 12 metri
con colonne ioniche; il terzo era altro
quanto il secondo con colonne corinzie; ed
il quarto, infine, fu costruito in muratura
piena, con un sistema di pali che doveva
reggere il Velarium, un grosso telone,
che serviva a proteggere gli spettatori dalla
pioggia o dal caldo eccessivo.

La costruzione del Colosseo


Nel 72 d.C. lImperatore Flavio Vespasiano decise di regalare allUrbe un anfiteatro in muratura di immense proporzioni, per ospitare i combattimenti di gladiatori e le Venationes, una sorta di caccia agli
animali feroci.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

dibili scenografie, che rendevano i combattimenti pi suggestivi, i quali duravano


dallalba al tramonto, cosicch, era necessario illuminare, larena, con migliaia di
fiaccole.

Nelle gallerie non era raro incontrare personaggi originali come:venditori di


ceci, di bevande calde, di ricordi oppure
persone che affittavano cuscini per gli spettacoli notturni. Affacciandosi ai piani alti,
invece, si poteva godere di uno spettacolo
meraviglioso: una veduta della citt eterna!

LImperatore Claudio, per esempio,


invent le sanguinose Spartule che consistevano in una mischia furibonda di centinaia di gladiatori che si combattevano lun
laltro. Mentre si consumava questa gara,
che si compiva nel pi breve tempo possibile, nei inestricabili labirinti dei sotterranei, simili a terribili gironi infernali, nei
quali le urla, i ruggiti e lodore del sangue,
galvanizzavano i gladiatori e le belve feroci.
Essi aspettavano impazienti di poter emergere, da quella bolgia spaventosa, alla luce
del sole, attraverso un complicato sistema
di piani inclinati e montacarichi, per poter
affrontare il loro triste destino al grido di
Cesare Morituri Te Salutan.

Il pianterreno era composto di 80


arcate che permettevano laccesso ai diversi
settori della cavea e ogni arcata era numerata, cos da facilitare lentrata nel settore
assegnato.
Esistevano diverse categorie di posti
e queste si dividevano in base
allappartenenza sociale, quindi, i posti pi
vicini allarena erano occupati dai senatori,
pi in alto si posizionavano i membri
dellordine equestre ed infine le donne,
che rappresentavano la categoria pi bistrattata.
Tra le varie porte di accesso ne ricordiamo due in particolare, la Trimphalis, dalla quale entrava il corteo, che faceva
la passerella, prima di iniziare lo spettacolo; dalla parte opposto, invece, vi era la
porta chiamata Libitina, dal nome della
dea Libitina, divinit femminile legata ai riti
funebri; tale porta era adibita allo sgombero dei cadaveri. Due schiavi vestiti da
Caronte, infatti, si occupavano di togliere i
morti dalle sabbie del Colosseo, una volta
accertata la loro dipartita.

Traiano festeggi la sua vittoria sui


Daci con 123 giorni di giochi gladiatori ove
migliaia di animali e gladiatori si massacrarono a vicenda.
Il lento declino
Questi giochi cos cruenti non potevano durare a lungo, dato che, il cristianesimo non poteva tollerare questo genere di
carneficine. Cos Costantino nel 313 d. C.
viet questi combattimenti, proclamando
come religione ufficiale il Cristianesimo.

Il celebre anfiteatro poteva contenere ben settantamila spettatori, e ci ne faceva il pi grande teatro del mondo antico, e
forse, anche di quello moderno.

Nel diciassettesimo secolo inizi


una vera e propria opera di spogliazione
nei confronti di questo monumento da parte di Papi ed artisti, che lo depredarono
selvaggiamente.

Le scenografie

Nel corso dei secoli lanfiteatro non


fu solo deturpato dagli uomini ma anche
dalla natura stessa, che con una serie di ter-

I vari impresari, per rendere pi fastosi i giochi e per ingraziarsi i vari imperatori, montavano a tempo di record, incre-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

Bestias venivano trascinati nellarena con


le mani legate e vestiti solo di una tunica
bianca e quindi buttati in pasto alle bestie
feroci.

remoti, ne acceler il suo declino. Questo


prelievo di materiale dal Colosseo fin solo
nel 700 quando papa Benedetto XV lo dichiar luogo sacro per il sangue versato dai
martiri cristiani.

Gli spettacoli iniziavano dalla mattina presto con le Ventaiones, ed alcune di


queste erano solo presentazioni di animali
esotici ammaestrati.

I giochi gladiatori
Parlando del Colosseo non si possono ignorare le attivit svoltesi qui, in primis i giochi dei gladiatori.

Verso mezzogiorno i gladiatores


meridiani combattevano contro avversari
disarmati ed inermi. Molto apprezzato dal
pubblico erano le rappresentazioni di scene mitologiche che finivano con la morte
del protagonista.

I giochi gladiatori o Magnus Publicum Gladiatorum , prendono origine dal


antico rito dei sacrifici umani. Fu introdotto nellUrbe nel 264 a.C., quando Decimo
Giunio Bruto li organizz in onore dei funerali del padre e da allora Roma non ne
fece pi a meno.

Il pomeriggio iniziavano i veri e


propri giochi e i gladiatori venivano condotti dalla loro caserma, Ludus Magnus, al
Colosseo con dei carri con il quale facevano la passerella allinterno dellarena e da
qui le loro sorti erano appese al filo delle
Parche, che decidevano i loro destini.

Chi erano e cosa facevano?


Esistevano diverse categorie ed ogni
una aveva una sua peculiarit. Il trace, ad
esempio, si proteggeva con un casco a visiera, con i gambali e un piccolo scudo rotondo; la sua arma era un pugnale corto e
curvo. Il sannita aveva un casco con la visiera ma un solo gambale sulla sinistra, aveva un grande scudo e una spada. Il mirmillone aveva un pesce raffigurato sulla casco e aveva una spada, un giavellotto e uno
scudo. Il reziario possedeva solo una rete e
un tridente per infilzare lavversario. Poi vi
erano quelli che combattevano a cavallo o
quelli che avevano arco e frecce.

La profezia
Vi sono molto leggende legate a
questo luogo e addirittura vi un vaticinio
che profetizza che Roma esister finch il
Colosseo sar in piedi e quando questo cadr Roma e il mondo intero cesseranno di
esistere.
La porta degli inferi
Alcune leggende medioevali affermano che esso sia un varco per accedere
allinferno, ove gli spiriti dei morti in questo luogo che trasuda dolore, male, angoscia, sofferenza e sangue, vaghino
allimbrunire cercando pace eterna che
non trovano mai.

Essi venivano reclutati fra gli schiavi,


prigionieri di guerra, semplici ladri, assassini o criminali in genere.
Molti giochi erano in realt veri e
proprie pubbliche esecuzioni capitali e, in
base alla pena, ai criminali gli si dava pi o
meno la possibilit di sopravvivere. I cristiani, ad esempio, erano condannati Ad

Unaltra leggenda recita che molte


piante esotiche che si troverebbero da quel-

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

ma non vedevano niente, improvvisamente


si fece di nuovo buio e la notte fu squarciata da urla, grida e un vociare di migliaia di
persone invisibili, cavalli che correvano
allimpazzata e che sembravano volessero
travolgerlo. Un rumore metallico di catene
si sovrappose a quelli di sottofondo, spade
che si incrociavano e di nuovo urla, grida
di dolore e poi una tetra cappa mortale si
impossess di tutto e Spartaco, dopo un attimo lungo come uneternit, riusc ad alzarsi e di questa brutta storia non ne parl
mai.

le parti siano giunte sotto i sandali degli


schiavi di tutto il mondo o portati dalle
zampe degli animali immolati sullara del
piacere sadico di efferati imperatori.
Cupe apparizioni
Durante il 1900, il Colosseo, ha subito diversi lavori di restauro e Spartaco era
uno dei tanti anonimi manovali che lavoravano qui.
Un tardo pomeriggio di fine Ottobre Spartaco, finito il suo turno di lavoro,
mise, come al solito, al loro posto gli attrezzi da lavoro; quel pomeriggio, era rimasto solo allinterno del Colosseo, perch si
era attardato un po di pi degli altri suoi
colleghi. Dopo aver finito di mettere a posto tutto, luomo si sedette per terra sotto
uno dei tanti archi del celebre monumento,
con la schiena appoggiata al muro e preso
una sigaretta se la accese ed inizi a fumare.

Questa una delle tante leggende


che aleggiano intorno a questo monumento
che stato croce e delizia dei nostri avi.

Le prime ombre della sera si allungavano sullanfiteatro, ma egli non si preoccupava, perch quella sera aveva voglia
di rimanere solo con i suoi tristi pensieri,
allimprovviso una folata di vento freddo,
gelido, lo fece rabbrividire.
Fin di fumare, butt la sigaretta e
cerc di alzarsi, ma una forza invisibile lo
inchiod al suolo, come se delle mani gelide ed incorporee lo trattenessero per le
spalle, luomo rabbrivid di nuovo ma questa volta di paura. Cerc di capire cosa
stesse succedendo, ma intorno vi era solo il
buio della notte. Cerc di divincolarsi di
nuovo, ma fu tutto inutile, perch questa
forza gli impediva di fare qualsiasi movimento. Allimprovviso una luce bianca e
fredda squarci la notte illuminando il Colosseo come se fosse giorno; i suoi occhi,
dilatati dal terrore, si guardavano intorno

29

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

Intorno ad esso sono nate molte


leggende e la pi famosa quella secondo
cui le sue acque diventano rosse e ribollono come se fossero sangue.

La famiglia di Sangro
di Nicoletta Travaglini
Il fiume Sangro, il secondo in Abruzzo, lungo 117 chilometri , il suo bacino
largo 1.380 chilometri quadrati. Nasce dai
monti della Marsica a sud-est della conca
del Fucino. Attraversa il Parco Nazionale
dAbruzzo, forma il lago artificiale di Barrea e quello del Sangro nei pressi di Villa
Santa Maria, la patria dei cuochi. Esso sfocia nellAdriatico tra Fossacesia Marina e
Torino di Sangro.

Questo fenomeno impressionante,


documentato da molti testimoni oculari,
visibile tre volte lanno. Per acquietare la
sua ira, il dio del fiume pretende un tributo
di tre vittime per ogni volta che si verifica
questo strano evento.
Negli anni 20 due donne si apprestavano ad attraversare il fiume, quando videro che le sue acque erano diventate minacciose e si erano tinte di rosso. Allora
spaventate tornarono a riva sperando che il
fiume si placasse di l a poco, non fu cos.
Dopo alcune ore, infatti, esse furono costrette a rinunciare al guado del fiume.

La storia
Intorno ai secoli VII e IX dopo Cristo i Turchi e Saraceni, risalendo il corso
del fiume, distrussero la leggendaria citt di
Amniternum. Le genti che sfuggirono alla
conquista fondarono i paesi che si affacciano sul corso del fiume tra cui Roccascalegna.

La maledizione
Questo macabro fenomeno dovuto, secondo leggende popolari, ad una delle tante maledizioni che aleggiano sul fiume.

Durante la seconda guerra mondiale, il fiume, stato teatro di cruenti scontri,


specialmente nel novembre 1944 quando,
alla vigilia della fine di questa guerra, vi furono aspri e sanguinosi scontri tra le forze
inglesi e quelle tedesche, poich le alture
della riva sinistra facevano parte della linea
Gustav.

Al tempo dei tempi un uomo, forse


un mago, cadde nelle acque gelide del fiume e prima di annegare lo maledisse. Appena pronunziata la maledizione, le acque
diventarono rosso sangue ed iniziarono a
ribollire come se scaturissero da una ferita
aperta.

Lorigine del nome

Si dice che molti incidenti, successi


sulla strada a scorrimento veloce Fondo
Valle Sangro, siano dovuti proprio a questa
strana maledizione, perch alcuni di questi
accadono proprio sul fiume o nelle sue vicinanze.

Il fiume Sangro deve il suo nome,


probabilmente, ad unalga rossa presente
su tratti di roccia su cui essa scorre: di qui,
lassociazione con la parola sangue,
Sangros, sanguineo, sacro. Il Sangro,
infatti, considerato quasi un fiume soprannaturale ed venerato come tale.

Il mostro del lago


Come abbiamo detto, dallo sbarramento del fiume Sangro nasce il lago del

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

annoverano nella loro albero genealogico


anche Papi e Santi.

Sangro che, bagnando anche il territorio di


Bomba da vita al bacino artificiale omonimo.

Questa potente ed antichissima casata, come abbiamo detto, discende dai duchi di Borgogna che a loro volta erano di
stirpe carolingia, longobarda e, naturalmente, normanna.
Questi nobili, ovviante, furono legati
da vincoli strettissi alla Chiesa e in special
modo al potente, ricco e stimato ordine
Benedettino.

Figura 4 - Lago di Bomba; provenienza:


https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Veduta_panoramica_di
_Pietraferrazzana.jpg

Si sussurra che questo lago sia infestato da uno strano mostro marino. Esso
un enorme rettile che spaventa chi attraversa il lago.

Nel IX secolo essi, vennero in Italia e


si stabilirono maggiormente negli Abruzzi,
ove riuscirono a conquistare e, quindi, a
governare diversi feudi e contee, prendendo il titolo di Conti dei Marsi.

Questo mostro marino potrebbe essere il guardiano che veglia il sonno eterno
di quelle case sommerse dal lago artificiale
intorno agli anni 50, i cui tetti sono visibili
solo quando il livello del lago basso.

Allinizio del 1500 essi ottennero il titolo di marchesi, alla fine dello stesso secolo divennero Duchi e pochi anni dopo
questo titolo acquisirono, anche, quello di
Principi, governando, il loro vastissimo impero in maniera tirannica, dispotica e violenta!

Non raro, infatti, vedere anche i filari di alcune vigne, di alberi o campi
sommersi, ove pare che si possa scorgere,
oltretutto, anche la nera sagoma
dellenorme serpente, che si aggira silenzioso per questi luoghi spettrali.

Nel loro albero genealogico, vi sono


presenti anche figure di spicco come Oderisio, San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari, Santa Rosalia, Innocenzo
III, Gregorio III, ideatore e iniziatore della
Santa Inquisizione, Paolo IV Carafa, che
contrast in tutte le maniere lUfficio della
Santa Inquisizione, Benedetto XIII e naturalmente Raimondo.

Don Raimondo di Sangro, duca di


Torremaggiore, principe di Sansevero nacque a Foggia nel 1710. Egli fu uno dei
maggiori scienziati che il mondo invidi al
Regno di Napoli, poich con le sue scoperte scientifiche, che si collocano a cavallo di
alchimia, stregoneria ed esperimenti tecnologici, fece importanti scoperte e sperimentazione che a tuttoggi risultano oscuri.

Don Raimondo De Sangro fu,come


si detto, un grande studioso e massone,
che denunciato come stregone e cospiratore, fu costretto a fornire al Papa un elenco di nobili e non appartenenti alla societ
segreta!

Don Raimondo fu un nobile rampollo della antica e prestigiosa famiglia dei di


Sangro discendenti di Carlo Magno, che

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

La famiglia dei De Sangro fu costretta


a bruciare tutto e nascondere il lavoro di
Don Raimondo, che in quel periodo stava
sperimentando con lo scultore Sammartino, la tecnica divenuta famosa con Il Cristo Velato della Cappella di San Severo.
Questa chiesa, costruita su un tempio dedicato alla dea Iside fortemente simbolica.
In questo luogo, edificato nel cuore di Napoli, vi sono tre sculture velate cio: La
Pudicizia, il Cristo Morto, il Disinganno; la pi famosa la statua del Cristo
Morto, che scolpita dal Sammartino su
bozza del Corradini, molto inquietante,
poich pare che la tecnica usata dal principe e dai suoi artisti sia basata su un velo di
stoffa trasformato, attraverso procedimenti chimici, in marmo!
Sembra che le statue siano, in realt,
cadaveri che sottoposti a particolari esperimenti, oggi ancora sconosciuti, abbiano
dato questo risultato; in altre parole il nobile trasform la materia organica in inorganica.
Don Raimondo mor nel 1771 e fu
considerato pi uno stregone ed alchimista
che un serio studioso; per questo motivo
molti esperimenti condotti con grande rigore scientifico sono stati eliminati dai suoi
stessi famigliari, che hanno occultato quel
poco materiale che si salvato dalla distruzione che ne segu al suo presunto sospetto
di pratica magica.

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

come per incanto, cominciarono a suonare


come per annunciare il prodigioso evento
dellavvenuta costruzione della Casa Madre, cio di Santo Spirito a Majella.

Santo Spirito a Majella, eremo


celestiniano
di Nicoletta Camilla Travaglini
Tra i tanti luoghi di culto che punteggiano la grande madre Majella, uno dei
pi suggestivi, senza dubbio, quello di
Santo Spirito a Majella, in Abruzzo.
Pietro Angelieri, prima di diventare
Papa Celestino V, nel 1230 dimor presso
un abbazia di Benevento e dopo pochi anni part alla volta di Roma per incontrare il
Papa, per prendere i voti. Il viaggio fu lungo e disseminato da vari episodio di romitaggio ed estasi. Dopo lincontro con il
Pontefice, Pietro, inizi una vita da anacoreta, andando ad abitare in un antro dove
secoli prima aveva dimorato Papa Vittore
III.
In questo lungo periodo di tempo
egli insieme ai suoi discepoli, ripar un antico altare nei pressi di quella che poi sarebbe stata la chiesa di Santo Spirito a Majella, che stata completamente scolpito
nella roccia.
Un antica leggenda legata alla fondazione di questo meraviglioso luogo, racconta che il 29 Agosto, data emblematica
per il futuro Papa che volle essere incoronato proprio nel giorno in cui la chiesa ricorda la decapitazione del Battista, Pietro
guardando fuori dalla finestra, vide nel cielo riempirsi di: angeli, arcangeli, e altre figure ultraterrene come il Re Davide e San
Giovanni Evangelista che stava officiando
una funzione religiosa, mentre la Madonna, con Ges ed il Battista assistevano alla
funzione che fu benedetta da Dio.
Allimprovviso laria si riemp di
una musica divina, mentre le campane,

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

un giovane Napoleone che avr modo di


distinguersi e iniziare la sua folgorante ascesa. Nei territori occupati venivano create
delle repubbliche satelliti di quella francese
e ad essa assoggettata. Le novelle repubbliche ricalcavano la costituzione e gli assetti
istituzionali francesi, costituendo spesso un
esperimento avulso dal contesto socioeconomico dove veniva tentato. Come in
Francia, anche nei rivoluzionari italiani
prevalse lidea di forzare la mano e di fare
tabula rasa delle vecchie istituzioni, per poter imporre la loro visione al resto della
popolazione causando ovvie reazioni di rigetto.

Linsorgenza del Circeo 17981799


di Vito Foschi
Fra i vari eventi spesso trascurati a
scuola o comunque trattati in maniera superficiale, vittime di una visione della storia
come evoluzione lineare verso la modernit, c quello delle cosiddette insorgenze
antifrancesi. Con il termine "insorgenza" si
vuole descrivere quei fenomeni spontanei
di ribellione alle autorit contrapponendosi
a quello di rivolta che presuppone
unorganizzazione e un intento politico.

Fra le varie insorgenze che colpirono in quegli anni di dominio francese, ci fu


quella che coinvolse il Circeo, uno degli otto dipartimenti nei quali fu divisa la Repubblica Romana, venuta a sostituire lo
Stato Pontificio dopo linvasione francese.
Ogni dipartimento era a sua volta diviso in
cantoni, che come abitudine degli innovatori non teneva in nessun conto le vecchie
suddivisioni territoriali-amministrative. Solo le citt con pi di 10.000 abitanti mantennero la loro municipalit e nel Circeo
non esistendo cittadine cos grandi, non fu
conservato nessun comune.

Con la rivoluzione francese si apre


in maniera violenta una nuova pagina della
storia che porter alla modernit. Con il
prevalere nei rivoluzionari delle istanze giacobine, prevalse lidea di voler cambiare il
mondo in maniera repentina e per far questo non risparmiarono luso della violenza.
I rivoluzionari attaccavano i simboli di ci
che consideravano antico e frutto di superstizione, cercando di distruggere le tradizioni religiose suscitando chiare antipatie
da parte del popolo. Basti pensare allidea,
se si riflette, piuttosto ridicola, di cambiare
il calendario o linnalzamento degli alberi
della libert che in qualche modo venivano
a sostituire il crocefisso e ad istituire una
sorta di religione civile in cui la fede non
pi rivolta a Dio, ma allo Stato. Tra laltro,
le cerimonie legate alalbero della libert
non potevano non richiamare agli occhi di
tanti uomini di chiesa usanze pagane morte
da secoli.

Come in Vandea gli spunti per insorgere furono gli stessi: lattacco alla religione, la leva obbligatoria, la cancellazione
di antichi diritti e un prelievo di risorse ai
limiti della sopravvivenza tramite tassazione
e requisizioni.
Lo scopo delloccupazioni militari
francesi, infatti, era recuperare risorse per
salvare dalla bancarotta la neonata Repubblica francese. Come era solito per gli eserciti dellepoca, il sostentamento delle truppe avveniva tramite requisizioni sul territorio occupato o di passaggio. Le truppe

Lestremismo di alcune correnti rivoluzionarie e la naturale ostilit dei regnanti europei portarono la Francia rivoluzionaria ad impegnarsi in guerre su pi
fronti tra cui lItalia. Qui si vedr in azione

34

TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

ternite, erano occasioni di solidariet fra i


membri e fornivano una serie di servizi che
adesso chiameremmo di welfare state ed
infine avevano anche un patrimonio non
indifferente frutto di donazioni accumulatesi nei secoli. I cittadini della Repubblica
Romana, come tutti quelli che soggiacevano alloccupazione francese, si trovarono
spogliati dei loro beni e dei loro riferimenti
sociali e culturali, cos che lindividuo isolato poteva essere riplasmato dai rivoluzionari per fargli apprezzare i frutti del progresso. Fu proibita persino lesposizione delle
immagini sacre che vennero sostituite con i
simboli repubblicani. Lattacco alle tradizioni religiose oltre ad essere in ogni caso
intollerabile, in qualche modo assurdo
per chi parlava di tolleranza e fratellanza.

francesi oltre a provvedere al proprio sostentamento, dovevano provvedersi di ulteriori risorse da inviare in Francia per sostenere le guerre della Repubblica. Questo
imponeva unesosit dei prelievi, che in
zone povere come il Circeo comportava
portare sulla soglia della sopravvivenza la
popolazione.
Fu istituita una tassa sugli immobili
che colpiva con una percentuale maggiore i
beni della chiesa e venivano effettuati continui prelievi di cibo per le truppe e di foraggio per gli animali. Si procedette anche
a requisizioni dei beni ecclesiastici compresi gli arredi sacri. Durante il saccheggio di
Amndola, in seguito allinsorgenza in
Umbria, le truppe francesi arrivarono a
spogliare il corpo incorrotto del beato Antonio Migliorati. Ulteriore aggravio per le
esangui casse della Repubblica Romana fu
il prestito di due milioni di scudi imposto
dagli occupanti francesi, somma ripartita
per dipartimento, cos che ogni amministrazione locale ne doveva 250.000. Altro
notevole disagio per la popolazione fu la
gestione della moneta, che i francesi sempre alla ricerca di fondi, attuarono con decisioni arbitrarie, a volte contrastanti, di
emissione di nuova cartamoneta e svalutazioni, che causarono un rincaro dei prezzi.
Una situazione insostenibile per una popolazione.

Fra i vari "progressi" imposti alla popolazione ci fu la proibizione delle cerimonie religiose in pubblico inclusi i funerali. Si pu immaginare come un simile
provvedimento possa essere stato odioso,
abolendo processioni e feste religiose che
duravano da secoli; la stessa proibizione
dei funerali, che al contrario di oggi che
sono un fenomeno privato, rivestivano un
ruolo sociale, creava malumori piuttosto
forti in popolazioni gi offese da angherie
materiali.
Oltre a ci, che agli occhi di noi
moderni, meno abituati allidea di una religione pi partecipata pu sembrare tollerabile, c un risvolto pratico sostanziale:
come gi detto, molte istituzioni religiose
erogavano tutti una serie di servizi che dun
tratto sparivano.

Alle privazioni materiali, bisogna aggiungere la coscrizione obbligatoria, che


quando la risorsa principale erano le braccia degli uomini comportava unulteriore
danno economico per le famiglie. In aggiunta a tutto ci, si attuava un attacco culturale tendente a fare piazza pulita di tradizioni e antiche istituzioni per far s che
lindividuo fosse solo di fronte alla stato.
Quelli che potevano essere residui di diritto medievale, come per esempio le confra-

Perfino alcuni amministratori repubblicani periferici ebbero da lamentarsi


del governo della Repubblica Romana,
rammentando che la vecchia amministrazione pontifica in casi di emergenze veniva

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

Fra le varie novit ci fu anche


labolizione delle vicinie, considerate un
residuo del diritto medievale. Le vicinie
sono propriet appartenenti ad una comunit o ad un insieme di famiglie, una forma
di propriet a met fra privato e pubblico il
cui uso regolato da consuetudini e a volte
da una assemblea. Per esempio, era possibile su queste terre "comuni" avere il diritto
di fare legna, costituendo una fonte di reddito per chi non aveva nullaltro se non
lappartenenza alla comunit. Altro esempio sono i terreni per il pascolo, che venivano usati dai membri della comunit secondo consuetudini. La soppressione di
quei diritti legati alla propriet risalenti al
medioevo, insieme alla nascita dello stato
moderno avranno come conseguenza che:

in soccorso delle popolazioni indigenti e


non le opprimeva sempre pi con continue
richieste di contribuzioni. Queste lamentele di chi, comunque militava dalla stessa
parte, pu far intuire ci che sub la popolazione sotto le truppe francesi. Non dimentichiamo, che nella stessa Francia per il
dipartimento della Vandea, che insorse
contro la Repubblica, si parla di vero e
proprio genocidio con uccisioni di massa
ed episodi raccapriccianti che sembrano
presagire gli orrori novecenteschi.
Particolare curioso, che non aggiunge nulla allo svolgimento dei fatti, ma che
d unidea del clima dellepoca, sono le risposte del governo alle lamentele degli incaricati periferici. Innanzitutto, a chi si opponeva ai provvedimenti emanati o levava
protesta, spesso si rispondeva con la rimozione dallincarico o minacciando sanzioni.
Poi quello che colpisce, sono le risposte,
che oltre alla scontata promessa di risolvere
il problema a cui non seguiva nessun atto
concreto, ricordavano che quello era il
tempo della felicit e della ragione. La gente doveva essere felice perch era giunta la
libert e la soppressione delle antiche usanze. Un furore ideologico che mistificava
la realt o che non voleva vederla, come se
la felicit si potesse imporre con un decreto
o potesse cambiare la sostanza delle cose
per popolazioni nellindigenza, se le tasse
fossero riscosse da un emissario pontificio
o da un illuminato giacobino.

" il diritto di propriet sar sempre


pi svuotato di ogni capacit di creare comunit [] perdendo la propria capacit di
fare societ e favorire le relazioni"5.
Quelle che spesso vengono presentate come innovazioni, come progresso,
come eliminazione di residui medievali o
di privilegi ingiustificati, di fatto, finivano
per colpire i ceti meno abbienti a cui venivano sottratte risorse per il sostentamento,
che poi venivano incamerate dallo stato e
alienate non sempre in modo chiaro, lasciando le popolazioni nella miseria pi assoluta. In aggravio alla sottrazione di risorse, si lasciava lindividuo in balia del potere
politico non potendo pi trovare rifugio in
istituzioni diverse dallo stato. Fra
lindividuo e lo stato non esisteva pi nulla
e lindividuo diveniva vittima di un potere a
cui non poteva pi sottrarsi, al contrario
dellordinamento policentrico medievale

In qualche modo singolare come


vengono raccontati simili episodi nei manuali scolastici. Sono sempre i contadini
ignoranti che non capiscono le idee progressiste dei giacobini, quando aldil della
guerra culturale, le popolazioni subirono
requisizioni che ne minarono la sopravvivenza.

Carlo Lottieri, Credere nello stato?, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2011

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

militare. Rapporti di parentela e di amicizia


permisero che episodi spontanei potessero
evolversi in qualcosa di organizzato. Il territorio essendo zona di confine con il Regno
di Napoli vedeva la presenza di molti napoletani, per esempio come i braccianti che
lavorano nelle campagne del Circeo. Costoro rifiutavano il pagamento con le "cedole" della Repubblica Romana, causando un
peggioramento della situazione economica
ed alimentare della zona. Tra i vari cittadini
napoletani presenti nel dipartimento
cerano anche alcuni ufficiali che andarono
ad aiutare gli insorti, dando un sostanzioso
contributo in termini organizzativi. Per alcuni storici fu proprio lArmata Cattolica a
fornire lesempio per le truppe a "massa"
dei sanfedisti, guidate a volte da briganti/patrioti, che furono organizzate poco dopo per affiancare le truppe napoletane
nellopera di riconquista del regno.

dove coesistevano pi autorit, a volte anche in conflitto fra di loro, ma che permettevano allindividuo di non essere soggetto
a un potere impersonale e onnicomprensivo.
Prima che scoppiassero i disordini
nel Circeo, la Repubblica era stata scossa
da altre violenze, sia nella capitale dove alcuni quartieri di Roma si erano sollevati nel
febbraio del 1798, sia in Umbria dove si
nota un capo insorgenza donna, Anna Allegri.
Linsorgenza nel dipartimento del
Circeo nacque con una serie di rivolte
spontanee, che quasi come un rituale prevedevano labbattimento dellalbero della
libert a cui seguivano sovente processioni
di espiazione. La rivolta inizia a met luglio
con il primo episodio del 16 luglio a Frosinone, poi il 25 ad Alatri per proseguire il
26 a Ferentino, il 27 a Veroli e Trisolti e
cos via per tutto il dipartimento. A Pratica,
gli insorgenti si eressero a difesa del convento dei passionisti di Santa Maria di Comiano minacciato dai locali giacobini, nonostante che qualcuno di questi ultimi fosse stato salvato da morte sicura proprio dai
frati.

In un primo momento i francesi sottovalutarono gli avvenimenti del Circeo,


pensando che gli insorti si sarebbero dispersi o comunque non sarebbero riusciti
ad organizzarsi unendo i vari gruppi e
quindi furono inviati di primo acchito solo
200 soldati polacchi. A fine luglio, fu invece inviato un contingente consistente di
1200 uomini agli ordini del generale Antoine Girardon (1758-1806). Da parte francese si volle vedere nellinsorgenza
lingerenza dei preti o del Re di Napoli,
che sicuramente aveva mostrato interesse
per la faccenda, ma senza fare seguire alle
parole, i fatti. La stessa presenza di ufficiali
napoletani faceva pensare ci, mentre la loro presenza era contingente in una terra di
confine in cui erano frequenti i rapporti di
parentela fra cittadini pontifici e borbonici
con il caso emblematico di Terracina, gi
appartenuta al Regno di Napoli, la cui po-

Dopo una prima fase di spontaneismo, linsorgenza del Circeo cerc di evolvere in una forma organizzata per quanto
era possibile. Gi il 27 luglio, a pochi giorni
dallinizio delle violenze, si ebbe un primo
tentativo di coordinamento quando 800 insorgenti di Alatri, si unirono con quelli di
Veroli e di Ferentino per cercare di occupare Anagni. A guidare gli uomini di Alatri
erano quattro cappellani.
Subito dopo i vari gruppi riuscirono
ad organizzarsi formando lArmata Cattolica che aveva una vera e propria gerarchia

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TRADIZIONI E MISTERI VOL. 1

di brevissima durata e gi a met dicembre


lesercito napoletano in ritirata e inseguito
da quello francese che finisce per penetrare
nel regno di Napoli. Qui viene istituita
leffimera Repubblica napoletana che dura
pochi mesi, mentre il re di Napoli, Ferdinando IV, trova rifugio a Palermo. Il Circeo rimane saldamente in mano francese
nonostante siano frequenti le violenze di
insorti o disertori dellesercito borbonico.

polazione era in gran parte originaria napoletana o sposata con napoletani.


I francesi sconfissero gli insorgenti a
Ferentino il 29 luglio e poi a Frosinone il 2
agosto. Ad ogni vittoria francese seguiva il
saccheggio. Dopo le sconfitte, gli insorgenti
si rifugiarono a Terracina, dove il 6 agosto
cacciarono via le truppe francesi e organizzarono la difesa raccogliendo cibo per resistere, allagando i terreni intorno alla citt e
facendo saltare il ponte principale. In questo caso la presenza di ufficiali fu evidente
anche dallinnalzamento del vessillo borbonico. La citt capitol dopo sei ore di feroce combattimento il 9 agosto, a cui segu
il rituale saccheggio da parte delle truppe
francesi.

Quando a maggio del 1799 si paventa il ritiro delle truppe francesi dalla Repubblica Partenopea, ci fu una ripresa
dellattivit degli insorgenti e i generali
francesi decisero di presidiare solo strade e
centri nevralgici per garantire la via di fuga
non impegnandosi nellattivit di repressione.

Dopo la sconfitta degli insorti, si


mantenne comunque lo stato dassedio del
dipartimento fino ad ottobre e si pass alla
repressione, con processi farsa ed esecuzioni sommarie che avvenivano entro le 24
ore dalla sentenza. Per aumentarne leffetto
deterrente venivano eseguite nei paesi di
origine degli arrestati. Bisogna precisare
che i francesi avevano introdotto una novit
nelle esecuzioni, ovvero la fucilazione negando perfino i conforti religiosi ai malcapitati. Fino a quel momento nel regno pontifico le condanne avvenivano per decapitazione, impiccagione e "mazzolatura" e ovviamente con i conforti religiosi assicurati
dalla confraternita di San Giovanni Decollato.

In seguito allabbandono del napoletano da parte delle truppe francesi a giugno, il Circeo insorge nuovamente, anche
se stavolta qualcosa di pi organizzato. I
gruppi armati cercano di coordinarsi per
poi confluire nelle truppe "a massa" ovvero
con i soldati non professionisti che giungono dal Regno di Napoli guidati da personaggi come Fra Diavolo, Giovan Battista
Rodio o con le bande come quelle di Gaetano Mammone, questultimo talmente
sanguinario da essere arrestato dallo stesso
Rodio. I capi massa potevano essere di origine popolare come Mammone o Fra
Diavolo e scelti per le capacit mostrate sul
campo o provenire dagli strati alti della societ come il Rodio di origini nobiliari. Pochi mesi dopo, a settembre, i francesi firmano un trattato con inglesi e napoletani
abbandonando i territori pontefici. Con
quellatto ebbe fine la Repubblica Romana.

Anche dopo le esecuzioni sommarie, il territorio non rimase completamente


pacificato e dovette continuare a provvedere al sostentamento delle truppe che vi
soggiornavano. Alla fine di novembre del
1798, il Re di Napoli invase la Repubblica
Romana con un ampio successo riuscendo
ad occupare la capitale. Ma loccupazione

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Il pap racconta
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