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Presentazione e discussione delle 10 tesi esposte

di Pier Cesare Rivoltella

Insegnare al tempo dei nativi digitali


XI Convegno
Educazione, Apprendimento e nuove tecnologie. A casa e a scuola dagli asili nido in su
9 maggio 2015
c/o il Teatro di Pieve (Tn)

Studente
Ippolita Gallo
Matr. 174803

E in gioco con la multimedialit


una diversa conoscenza del sapere
e quindi dellapprendimento:
reticolarit, connessionismo, fluidit
non sono le nuove parole dordine della didattica,
ma gli elementi concettuali aggreganti
della vita intellettuale e materiale della tarda modernit.
(Maragliano R., 2004, Nuovo manuale di didattica
multimediale, Editori Laterza, pag. V)

Prima di presentare ed esprimere le mie riflessioni/discussioni sul video riguardo le 10 tesi del prof.
Pier Cesare Rivoltella, vorrei fare una breve premessa, che mira a fare un quadro generale di ci che
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sta avvenendo nella nostra societ sempre pi complessa e di difficile interpretazione a causa
dellavvento dei New Media e ci pone vari interrogativi su come Insegnare al tempo dei nativi
digitali.
Come ben sappiamo la nostra lepoca della trasformazione tecnologica pi rapida rispetto a quella
di Gutenberg, almeno nel campo delle informazioni e della comunicazione; oggi praticamente ogni
aspetto della vita condizionato dalle nuove tecnologie. Questa era digitale ha radicalmente
trasformato la maniera in cui le persone vivono la propria vita e si pongono in relazione tra loro e
con il mondo che li circonda. Gli educatori, i genitori e gli adulti in genere devono attrezzarsi per
comprendere ed interagire con i nostri giovani e ricercare la strada giusta per improntare un
dialogo formativo. Lemergere di nuove forme di alfabetismo che i New Media hanno proposto
conduce alla convinzione che occorre costruire un nuovo sistema di apprendimento su nuovi stili
cognitivi per attivare a scuola una didattica efficace e formativa dei nostri nativi digitali:
DIDATTICA 2.0.
La scuola di base coinvolta in un processo di evoluzione, in cui il suo progetto pedagogico-sociale
si innerva nei modelli organizzativi e nelle risorse che sono consentite, questultime attualmente
messe a dura prova. Nellattuale scenario socio-culturale, uno dei nodi cruciali costituito dal
rapporto tra mezzi di comunicazione e processi formativi e dalla conseguente ridefinizione del
ruolo che gli educatori (gli insegnanti in primis) sono chiamati a sostenere.
Nella riflessione sociologica sui processi di socializzazione un dato ormai consolidato che i Media
siano una parte costitutiva dellambiente di apprendimento: unagenzia di socializzazione e uno
strumento educativo. In particolare Internet e Web sono comunemente considerati un secondo
ambiente di vita dei ragazzi: un capitale culturale che, attraverso di essi, raggiunge la scuola. A
questa viene affidato il compito di trasformarlo in capitale sociale capace di moltiplicare le chance
di apprendimento e di diminuire le possibili disuguaglianze sociali.
Necessita, per cui, una riscrittura e una riorganizzazione oltre che strumentale dei processi di
apprendimento, che lambiente tecnologico propone per una migliore innovazione culturale, quindi
tutto ci richiama a un bisogno di un nuovo modello di knowledge management, ambito che si
sviluppato negli ultimi venti-trenta anni e che ha beneficiato della crescente importanza data alla
societ della conoscenza. Oggi nel KM vi sono due tipi di orientamento: uno in cui la conoscenza
viene considerata oggetto, intesa come quantit di informazione esplicitabile, trasferibile,
archiviabile e accumulabile attraverso i sistemi di gestione digitale dellinformazione; laltro in cui
la conoscenza considerata come processo teso a focalizzare le dinamiche creative che conducono
la conoscenza a ristrutturarsi e a considerare centrali i contesti concreti in sui si incorpora, cos da
riconoscere che non tutta la conoscenza non pu essere formalizzata. Nuovi spazi, nuove regole,
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dispositivi, modelli e buone pratiche che siano trasferibili da un contesto ad un altro richiedono che
le nuove tecnologie debbano offrire opportunit in pi per una crescita effettiva di democrazia
universale della conoscenza, che resta comunque lesaltante aspirazione del nostro tempo.
Nelle 10 tesi enunciate da Pier Cesare Rivoltella si pu individuare un filo rosso che ho cercato di
tracciare per farne un discorso unico, lineare e significativo, costituendo un percorso che ogni
docente dovrebbe seguire per improntare azioni virtuose che tengano conto della teoria e della
pratica nel FARE SCUOLA: EDUCARE e COSTRUIRE CONOSCENZA AI, NEI, COI MEDIA.
Allinterno di un ambito complessivamente definibile tradizionalmente come pedagogia dei media
si sono inseriti due orientamenti: 1.Media Education e Education Technology e nella sua prima
tesi Rivoltella chiarisce il loro specifico campo di azione, che non nettamente distinto ma luno
sconfina nellaltro, in quanto necessari e fondanti come orientamenti tematici ed applicativi da cui
ogni educatore deve partire per ripensare concetti, metodologie e pratiche proprie della formazione
ai, nei e con i media.
In un territorio coinvolto dalla pedagogia dei media si distinguono due ambiti e come dice
Rivoltella: LEducation Technology la didattica che fa uso delle tecnologie e considera i media
digitali come supporto alla mediazione nei processi di insegnamento e apprendimento e si occupa
di studiare le applicazioni educative della tecnologia, i metodi e gli strumenti operativi mediante i
quali tali applicazioni vengono operate, il versante quello del cognitivo. La tecnologia
delleducazione, Education Technology, deve mirare ad approfondire il come si possa
insegnare/apprendere con i media e le problematiche cognitive e relazionali legate a questi processi.
In tale ottica la Education Technology unarea interdisciplinare che si sviluppata negli ultimi
anni e che pone al centro lo studio razionale, la progettazione, lallestimento di ambienti e sistemi
formativi intesi come complessi di dispositivi, non solo tecnologici, anche sociali e normativi, atti a
favorire, secondo Calvani, forme adeguate di apprendimento. Tutto ci richiama e delinea una
dimensione progettuale di carattere costruttivista: centralit e partecipazione attiva del soggetto
coinvolto (soggetti coinvolti), analisi e riflessione intorno ai concetti di obiettivo didattico e di
curriculum: analisi del bisogno formativo e del contesto, definire operativamente le finalit e
lobiettivo formativo generale da conseguire, valutare le conoscenze in ingresso, individuare i
sotto-obiettivi, stabilire le metodologie da adottare che permettano di svolgere particolari forme di
collaborazione (cooperazione) e negoziazione sociale, strutturare verifiche iniziali, intermedie e
finali di tutto il processo di insegnamento-apprendimento, al fine di apportare aggiustamenti o
modifiche. In questo modo la conoscenza prodotto di una costruzione attiva del soggetto, ha
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carattere situato, ancorato nel contesto concreto, si svolge attraverso forme di cooperazione e
negoziazione, la costruzione del significato si focalizza sul carattere attivo, polisemico, non
predeterminabile delle attivit, spostando lattenzione al concetto di ambiente di apprendimento.
Ma in tutto ci si innesta in modo determinante gli approcci e le pratiche di cui la Media Education
si avvale: pratiche educative, didattiche e di ricerca riconducibili alleducazione nei e ai media.
Rivoltella procede nella sua esposizione affermando che La Media Education consiste lavorare
sui linguaggi non solo digitali, ma anche su quelli mediali ed qualcosa di propedeutico alla
prima (Education Tecnology), in quanto lavora sui linguaggi mediali in genere, che ora sono
comunque digitalizzati, considerati come artefatti culturali rispetto ai quali sviluppare pensiero
critico e responsabilit. Leducazione ai media diventa oggetto di intervento educativo; sono i
loro messaggi a interessare gli educatori che applicano ad essi metodologie e tecniche per
promuovere una comprensione critica da parte degli allievi, che si lega ai temi della difesa del
minore, della sua capacit di sviluppare senso critico di fronte ai messaggi dei media, della qualit
dei programmi, della responsabilit delle emittenti. La Media Education ha subito individuato nella
scuola il proprio territorio di elezione per educare le responsabilit, educare alla Cittadinanza
Digitale.
Nella seconda tesi definita da Rivoltella: 2. La logica dei consumi culturali non corrisponde
a aut aut, ma a et et, egli afferma che Le tecnologie non sono sostitutive, ma integrative. Pi che
fattore di discontinuit, bisogna considerare il digitale come una ri-mediazione della realt, cio a
una riconfigurazione in unaltra chiave degli elementi della realt quotidiana. Il digitale non
sostituisce niente, ma arricchisce le nostre possibilit di intervento nel reale.
Il nuovo ambiente di apprendimento non elimina quelli vecchi e/o tradizionali, ma li costringe per
a misurarsi con continue innovazioni, in particolare a diffondere lattitudine allinnovazione e a
favorire ladattamento ad aspettative in veloce mutamento, senza nette distinzioni tra lavvento di
un medium e quello di un altro. Secondo Rivoltella bisogna leggere i Media in continuit.
La scuola deve produrre competenza del nuovo senza chiusure e cancellando la paura dellignoto,
senza rinunce ai rigorosi criteri della scienza e della preservazione della conoscenza. Secondo
David Bolter, autore del libro "Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesto e la ri-mediazione
della stampa", afferma che ogni tecnologia un evoluzione di quella precedente, un concetto che
egli chiama principio di Ri-mediazione1.
In Europa occidentale il passaggio dal codice al libro a stampa fu un ulteriore riconfigurazione, alla
quale ultima in ordine di tempo, si aggiunge ora quella legata alla scrittura elettronica. Ciascuna di
1 Bolter Jay David, 2002, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesto e la ri-mediazione della
stampa, Vita e Pensiero Universit, pag. 38
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queste transizioni pu essere chiamata Ri-mediazione: nel senso che un medium nuovo prende il
posto del medium in uso, ereditando e insieme riorganizzando le caratteristiche di scrittura del
vecchio medium e riformando il suo spazio culturale. La ri-mediazione una fase di competizione
culturale tra due o pi tecnologie della comunicazione, che vanno integrate in un discorso continuo,
abbandonando cos la logica esclusivista e rivoluzionaria quando fa il suo ingresso una nuova
tecnologia.
Lambiente tecnologico sempre ecologico e quindi si parla di ECOLOGIA DEI MEDIA, che
permette la logica integrativa tra il naturale e il digitale, tra il cartaceo e il multimediale nelle
pratiche educative e didattiche in maniera efficace e significativa, abbandonando e non sostenendo
logiche esclusiviste proprie di un approccio deterministico psicologico e tecnologico. Antonio
Calvani2, parlando di un nuova ecologia dei media, che non per niente negativa, evidenzia che in
atto un consapevole riposizionamento dellattenzione su questo o quel task cognitivo a seconda
dellinteresse per lattivit o il compito svolto in quel momento da parte del ragazzo.
Questa logica integrativa dei linguaggi dei media arricchisce la cassetta dei tools in possesso di
ciascun educatore/insegnante, che gli/le permetter di strutturare e di promuovere al meglio il
percorso educativo-didattico con i propri studenti. Pi che le tecnologie, ci che conta sono le
pratiche. Il rischio non quello del determinismo tecnologico, ma quello del modellamento
sociale, questo riguarda la terza tesi enunciata da Rivoltella: 3. Non sono i media che fanno cose
ai bambini, ma sono i bambini che fanno cose con i media. Tutti i nostri ragazzi sono oggi in
grado di usare un computer, un cellulare evoluto, la rete Internet; in pratica, tutti loro possono
vantare gi in tenera et una significativa esperienza in questo campo. Ma lesperienza, se non viene
approfondita attraverso la riflessione e lanalisi di quello che si fa in modo inconsapevole, non solo
pu rivelarsi fine a se stessa, ma pu addirittura risultare dannosa. Lesperienza collettiva ed
individuale dei giovani nati nellera digitale caratterizzata dalla presenza e dalla mediazione dei
mezzi di comunicazione a tal punto da modellare le loro identit e, di conseguenza le loro vite, per
cui bisogna fare da parte degli adulti una lettura sociale dei media legando il formale allinformale.
Ma questa terza tesi si riallaccia alla quarta tesi: 4. Rapporto tra formale e informale.
Linformale, oggi, fatto di tecnologie. Le nostre esistenze sono permeate dal digitale, che media le
nostre conoscenze, la nostra rappresentazione e consapevolezza del passato e le nostre relazioni.
Tutto ci implica grandi rischi, ma anche grandi possibilit, che sta a noi equilibrare. Rinunciare
per alle tecnologie, significa per la scuola rinunciare al suo compito, che aiutare i soggetti
allinterpretazione della cultura. La scuola ha il dovere di scoprire ed affermare lautentico senso
2 Calvani A. (a cura di), 2007, Tecnologia, scuola, processi cognitivi. Per una ecologia
dellapprendere, Franco Angeli, pag. 60
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della cultura, inteso come sistema

di segni utili per prendere coscienza della realt e per

modificarla. Essa diviene unofficina di ricerca e fantasia culturale e propone un modello educativo
declinato su invenzioni, esperienze, valori e produzione di linguaggi in relazione con lambiente di
cui lallievo testimone e veicolo culturale anche dellinformale.
Lemergere di esigenze educative sempre pi differenziate richiede che la scuola sappia offrire ai
ragazzi una gamma di opportunit didattiche giocate anche su una variet di risposte tecniche e
strumentali. Le tecnologie multimediali, in tale prospettiva, rappresentano una strada maestra per la
Nuova Scuola, consentendo linterattivit, la possibilit di interagire con ambienti dinamici, fatti
di animazioni e video pieni di colori nei quali il ragazzo trasformato da spettatore passivo in
partecipante attivo. Ci ci conduce alla quinta tesi: 5. I media digitali e sociali sono soprattutto
macchine autoriali: Sono cio cose con cui si possono fare altre cose: valorizzarle a scuola
significa portare in classe la dimensione laboratoriale, quindi mettere al centro lapprendimento
per scoperta e un coinvolgimento totale mente-corpo-cervello (lunico che per Piaget conduce
allapprendimento duraturo). La presenza dei media a scuola per produrre elaborati individuali o
di gruppo, per condurre ricerche, per affrontare simulazioni o, pi in generale, per apprendere, pu
contribuire ad assottigliare il divario tra scuola ed extra scuola, pu introdurre una dimensione di
piacevolezza nellesperienza di apprendimento, che gratificante e motivante, soprattutto per gli
alunni in difficolt, come efficacemente hanno dimostrato le numerose ricerche sulluso dello
strumento informatico con i discenti in situazione di handicap. Mediante una didattica
laboratoriale con i media si incoraggia il loro uso in qualit di strumento di lavoro da parte dei
studenti e ci inoltre un aspetto importante della questione che non pu e non deve essere
sottovalutato. Gli studenti potranno, grazie ad esso, imparare a gestire meglio il loro lavoro, mettere
a punto strumenti, quali archivi o data base, fogli elettronici, schede, che renderanno pi efficace la
loro attivit di studio e, al tempo stesso, potenzieranno la dimensione metacognitiva
dellapprendimento. In questottica i docenti possono e devono offrire ai propri alunni valide
motivazioni allapprendimento, in modo da coinvolgerli nello svolgimento delle attivit scolastiche
e seguirli nei processi di progettazione e di ricerca. Lattivazione di significativi ed innovativi
processi di progettazione educativa e formativa con i media e per i media devono mirare a
promuovere atti comunicativi che creano formazione su pi dimensioni.
La nuova cultura di fruizione attiva dei media che la scuola deve promuovere, secondo Henry
Jenkins3, deve basarsi sulla cultura partecipativa delle nuove generazioni, di cui si distinguono
varie forme:
3 Jenkins Henry, 2010, Culture partecipative e competenze digitali. Media education per il XXI
secolo, Guerini Studio, pag 57
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AFFILIAZIONE intesa alla partecipazione formale e informale alle community online come
Friendster, Facebook, MySpace, i forum, il metagaming o i game clans;

ESPRESSIONI CREATIVE: produzione di nuove forme creative, come il sampling digitale,


lo skinning e il modding, i fan video, le fan fiction, le fanzine o i mash-up2;

PROBLEM SOLVING DI TIPO COLLABORATIVO/COOPERATIVO. Il lavorare insieme in


gruppi, formali e informali, per raggiungere obiettivi e sviluppare nuove conoscenze, come
accade per esempio con Wikipedia, i giochi di realt alternativa o lo spoiling ;

CIRCOLAZIONE: Modellare il flusso dei media, cos come accade con il podcasting o i
blog.

Bisogna e si deve pensare allallievo come un soggetto attivo e competente che decostruisce e
ricostruisce significati, risolve problemi, sviluppa capacit di produrre creativamente messaggi
alternativi attraverso le attivit svolte a scuola, le quali possono anche proseguire spontaneamente in
altri contesti di vita del ragazzo4 e quindi un apprendimento continuo e duraturo che conduca
lalunno alla capacit di gestire conoscenze e tecniche, saper integrare le conoscenze e metterle in
opera, saper mobilitare le proprie risorse facendo uso di regolazioni meta-cognitive e orchestrando
una serie di operazioni mentali complesse. La competenza base, di cui Rivoltella parla nella sesta
tesi, riguarda un curricolo che designa lorganizzazione delle risorse cognitive in un sistema
funzionale, considerando anche le componenti affettive, sociali e senso-motorie 5: 6. I media sono
anche un curriculo: I media non sono solo strumenti, che devono essere utilizzati in classe, ma
sono anche una competenza di base necessaria: per cercare e selezionare informazioni, per
collaborare e cooperare; per gestire le relazioni, gestire il tempo, gestire il rapporto con i
contenuti; per condividere e pubblicare. Tutte competenze di base a prescindere dai media sociali,
ma che questi rendono indispensabili.
Il vero cambiamento da parte della scuola, che attualmente non avviene, secondo un mio parere,
quello di una nuova progettualit che la Media Education a pieno propone: un curricolo digitale che
pu essere definito come un documento condiviso di natura progettuale, costruito intenzionalmente,
contenente tutta una serie organizzata e selezionata di percorsi formativi di educazione ai media,
chiari ed espliciti, da svolgere con continuit e gradualit. di fondamentale importanza da parte
degli insegnanti valutare e documentare il percorso educativo-didattico con i media proposto ai
studenti, perch ci rappresenta il vero cambio di atteggiamento fondamentale per intraprendere
4 Parola Alberto, (a cura di), 2008, Territori media educativi. Scenari, sperimentazioni e progetti
nella scuola e nellextrascuola, Erickson, pag 23
5 Parola Alberto, (a cura di), 2008, Territori media educativi. Scenari, sperimentazioni e progetti
nella scuola e nellextrascuola, Erickson, pag 25
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esperienze di Media Education6. Il curricolo di educazione ai media per la Scuola Primaria ha


identificato cinque aree di competenza, la cui denominazione ha seguito il criterio di suggerire il
ruolo del bambino nei confronti dei messaggi dei media7:
1. area del lettore mediale;
2. area dello scrittore mediale;
3. area del critico mediale;
4. area del fruitore mediale;
5. area del cittadino mediale.
La presenza di un DOCENTE 2.0 indispensabile figura di riferimento per inserire in una cornice
di senso lattivit che bambini e ragazzi svolgono con i New Media. Penso che solo uninsegnante
consapevole, in qualit di adulto significativo, che avr saputo perfettamente integrare lattivit
multimediale con la programmazione curricolare e che avr dunque ben chiari gli obiettivi che
intende con essa perseguire, potr evitare che i dispositivi tecnologici (pc, tablet, iPad, iPod) si
trasformino per il bambino o per ladolescente in esperienza ossessiva ed isolante. Soltanto se i
bambini saranno indirizzati a servirsi attivamente dei media potranno evitare di subirlo, come un
serbatoio da cui attingere passivamente.
In questo nuovo modo di FARE SCUOLA necessario, se non addirittura indispensabile
pianificare un PROGETTO SCUOLA che tenga pienamente conto della COMPETENZA
DIGITALE e lutilizzo strategico dei NEW MEDIA. A tal proposito importante menzionare ci
che dichiara la RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per lapprendimento permanente8:
COMPETENZE CHIAVE
Le competenze chiave sono definite in questa sede alla stregua di una combinazione di conoscenze,
abilit e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di cui hanno bisogno
per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, linclusione sociale e

1)
2)
3)
4)
5)
6)

loccupazione.
Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave:
comunicazione nella madrelingua;
comunicazione nelle lingue straniere;
competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
competenza digitale;
imparare ad imparare;
competenze sociali e civiche;
6 Parola Alberto, (a cura di), 2008, Territori media educativi. Scenari, sperimentazioni e progetti
nella scuola e nellextrascuola, Erickson, pag 39
7 Ceretti, Felini, Giannatelli, (a cura di), 2006, Primi passi nella media education. Curricolo di
educazione ai media per la scuola primaria, Erickson, pag 23
8 RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 18
dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente:
http://archivio.pubblica.istruzione.it/buongiorno_europa/news/2007/allegati/competenze_chiave.pdf
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7) spirito di iniziativa e imprenditorialit;


8) consapevolezza ed espressione culturale.
Le competenze chiave sono considerate ugualmente importanti, poich ciascuna di esse pu
contribuire a una vita positiva nella societ della conoscenza. Molte competenze si sovrappongono
e sono correlate tra loro; aspetti essenziali a un ambito favoriscono la competenza in un altro. La
competenza nelle abilit fondamentali del linguaggio, della lettura, della scrittura e del calcolo e
nelle tecnologie dellinformazione e della comunicazione (TIC) una pietra angolare per
lapprendimento, e il fatto di imparare ad imparare utile per tutte le attivit di apprendimento. Vi
sono diverse tematiche che si applicano nel quadro di riferimento: pensiero critico, iniziativa,
capacit di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisioni e capacit di
gestione costruttiva dei sentimenti svolgono un ruolo importante per tutte e otto le competenze
chiave.
4. Competenza digitale
Definizione:
la competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie
della societ dellinformazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa
supportata da abilit di base nelle TIC: luso del computer per reperire, valutare, conservare,
produrre, presentare e scambiare informazioni nonch per comunicare e partecipare a reti
collaborative tramite Internet.
Conoscenza, abilit e attitudini a reti collaborative a tale competenza
La competenza digitale presuppone una solida consapevolezza e conoscenza della natura del ruolo
e delle opportunit delle TSI nel quotidiano: nella vita privata e sociale come anche al lavoro. In
ci rientrano le principali applicazioni informatiche come trattamento di testi, fogli elettronici,
banche dati, memorizzazione e gestione delle informazione oltre a una consapevolezza delle
opportunit e dei potenziali rischi di Internet e della comunicazione tramite i supporti elettronici
(e-mail, strumenti della rete) per il lavoro, la condivisione di informazioni e le reti collaborative,
lapprendimento e la ricerca. Le persone dovrebbero anche essere consapevoli di come le TSI
possono coadiuvare la creativit e linnovazione e rendersi conto delle problematiche legate alla
validit e allaffidabilit delle informazioni disponibili e dei principi giuridici ed etici che si
pongono nelluso interattivo delle TSI.
Le abilit necessarie comprendono: la capacit di cercare, raccogliere a trattare le informazioni e
di usarle in modo critico e sistematico, accertandone la pertinenza e distinguendo il reale dal
virtuale pur riconoscendone le correlazioni. Le persone dovrebbero anche essere capaci di usare
strumenti per produrre, presentare e comprendere informazioni complesse ed essere in grado di
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accedere ai servizi basati su Internet, farvi ricerche e usarle. Le persone dovrebbero anche essere
capaci di usare le TSI a sostegno del pensiero critico, della creativit e dellinnovazione.
Luso delle TSI comporta unattitudine critica e riflessiva nei confronti delle informazioni
disponibili e un uso responsabile dei mezzi di comunicazione interattivi. Anche un interesse a
impegnarsi in comunit e reti a fini culturali, sociali e/o professionali serve a rafforzare tale
competenza
Il grande contributo che le reti telematiche possono offrire ad una Scuola 2.0 dato da tre distinte
tipologie di didattica 2.0 da proporre ai ragazzi: accesso a risorse informative, comunicazione e
cooperazione (Cooperative Learning). La tesi successiva pone linterrogativo se linsegnante debba
creare altri contenuti digitali: 7. Non abbiamo bisogno di creare nuovi contenuti digitali: Ce ne
sono gi abbastanza, e di qualit. Le esperienze di self publishing a scuola non hanno senso, dal
momento che gli editori hanno gi elaborato contenuti validi, di qualit e in abbondanza. La
questione piuttosto selezionarli e aggregarli, commentarli e renderli utilizzabili didatticamente.
Qui lo spazio in cui pu e deve inserirsi linsegnante.
La risposta automatica e logica: gli insegnanti non hanno bisogno di produrre ulteriori contenuti
digitali, perch di CDD (contenuti didattici digitali) ce ne sono in abbondanza, ma necessita una
capacit da parte degli stessi di ricercarli, selezionarli, commentarli e riproporli in unottica
didatticamente innovativa e significativa. La scuola (2.0) deve essere indirizzata a far acquisire una
alfabetizzazione e far raggiungere competenze

di natura multimodale ai nativi integrate con

unalfabetizzazione al networking, cio alla capacit di creare, diffondere e gestire contenuti e


relazioni sociali e formative, per stimolare nei nativi la capacit di far circolare le proprie idee e di
comunicare in modo consapevole i nuovi strumenti del Web 2.0 (3.0) 9. Laccesso ad una banca dati
on line, permette di ricercare, analizzare e selezionare le informazioni essenziali e critico di ci che
si vuole fruire come sapere; permette di migliorare la disponibilit interna dei materiali a cui tutti
possono accedere via rete.10 I nativi hanno a disposizione una grande quantit di codici e strumenti
di apprendimento e di comunicazione formativa e sociale 11. La ricerca di informazioni in rete non
pu essere condotta con improvvisazione ed estemporaneit, mentre necessita di unattenta
pianificazione e dellacquisizione di opportune strategie di interrogazione delle banche dati.
Diversamente il rischio che gli studenti corrono quello di imbattersi in una quantit incontrollata
di informazioni, molte delle quali non utili o non pertinenti. Ovviamente non si intende
9 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 70
10 Cfr. Calvani A. (a cura di), 2008, I nuovi media nella scuola. Perch, come, quando avvalersene,
Carocci Editore, pag 114
11 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, pag. 44
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disconoscere limportanza della rete come grande serbatoio di informazione cui poter attingere nel
corso delle attivit didattiche, perch il terreno scivoloso e richiede ancora una volta un appello
alla consapevolezza pedagogica dei docenti. Il docente deve essere, allora, un abile nocchiero di
questa moderna forma di navigazione, possedere conoscenze sui meccanismi di funzionamento
delle banche dati e dei motori di ricerca e trasmetterle agli allievi, insegnare loro come si procede in
maniera consapevole in un processo di ricerca che abbai come obiettivo lacquisizione di
informazioni coerenti ed utili in rapporto al lavoro che chiamato a svolgere.
La scuola, che sembra ormai essere stata immessa in un processo di digitalizzazione, deve cambiare
e modificarsi in funzione di un nuovo tipo di didattica, una didattica che, veicolata (anche) dal
digitale, mette per sostanzialmente alla ribalta metodi di oltre un secolo fa, come quello
Montessori e la pedagogia sociale di John Dewey: in ambedue i casi lo studente in primo piano,
protagonista ed attivamente coinvolto nel processo di apprendimento, che avviene anche e
soprattutto attraverso linterazione con i suoi pari in un contesto di condivisione, creazione di nuovi
contenuti, verifiche continue su quanto fatto in base allesperienza concreta. Non per niente gi ai
tempi di Dewey si parlava di scuole nuove, che forse la rivoluzione digitale potr favorire, che
deve e dovr avvalersi anche di un framework metodologico, come afferma Rivoltella nellottava
tesi: 8. Le applicazioni disponibili non sono utili senza una cornice pedagogica
Senza
un framework metodologico, lapplicazione pura strumentalit. Oltre alla cornice pedagogica,
c il metodo che funziona come organizzatore professionale. Misurare e quantificare lefficacia
delluso delle tecnologie nella didattica quasi impossibile: lunico modo cambiare le pratiche
professionali attraverso la tecnologia. La formazione dei futuri innovatori deve promuovere
lalfabetizzazione digitale funzionale senza la quale non possibile una alfabetizzazione culturale.
Ritengo che una didattica dellapprendere-creare dove la teoria sia un punto darrivo pi che il
punto di partenza, un apprendimento per scoperta: ricercare, comunicare, condividere, collaborare.
In questi ultimi anni, secondo alcuni studiosi di scienze sociali, psicologia delleducazione e di
pedagogia dei media, si assiste ad un cambiamento radicale della percezione di noi stessi e del
nostro rapporto con il mondo scaturito dalla concezione di Multimedialit, quindi la scuola deve
promuovere precisi e chiari progetti di sviluppo metodologico della cultura digitale. Pi che altro
c bisogno fortemente, in quanto docente di scuola primaria, di occasioni (corsi) di formazione
anche in servizio, che permettano a noi docenti di consolidare la propria formazione pedagogica,
acquisire competenze nel campo delle tecnologie digitali della formazione. Integrare il computer
nella didattica in senso pedagogico, significa innanzitutto che gli insegnanti siano capaci di lavorare
metodologicamente con la nuova lingua digitale, in modo che il suo utilizzo risulti essere il pi
efficace possibile. Molte volte i programmi istituzionali, come ho potuto constatare, di formazione
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degli insegnanti in questo campo, hanno quasi indebitamente identificato la formazione alluso delle
tecnologie nella didattica con lalfabetizzazione informatica o con linformatica tout court. Infatti il
motivo che mi ha spinto ad iscrivermi al corso universitario di Scienze Pedagogiche per
lInterculturalit e la Media Education dellUniversit della Calabria quello di approfondire
tematiche e argomenti pedagogici, psicologici e sociali di uso dei Media, che mi permettano di
agire nella scuola con professionalit e competenza e poter cos cambiare la mia pratica
professionale mediante la tecnologia, come consiglia di fare Rivoltella.
La nona tesi di Rivoltella affronta la nota dolente ma tanto dibattuta attualmente sul tema dei Nativi
Digitali, nuova razza in via di apparizione12 come la definisce Paolo Ferri, e che sembra porre il
divario tra noi immigranti digitali e loro nativi digitali: 9. Il gioco del noi e loro:
Affermare che i nativi digitali (che non esistono) siano gi in possesso delle competenze
digitali, significa ignorare che la loro solo una confidenza tecnologica, da trasformare in
consapevolezza tecnologica. La rivoluzione, afferma Viviana Burza13, che in atto con lavvento
dei new media introduce luomo nellera digitale promuovendo un cambiamento antropologico e
della natura biologica della mente umana in una mente connettiva ed interattiva, una sorta di
ibridazione tra la natura e la tecnologia. Si delinea una nuova fase dellevoluzione della specie
dovuta a questa ibridazione. Una questione epistemologica che riguarda i congegni della mente e le
modalit attraverso le quali si giunge a produrre conoscenza e cultura.
Il cambiamento determinante e radicale degli ultimi decenni del XX secolo stato considerato una
singolarit, dovuta allideazione e alla rapida diffusione della tecnologia digitale e ad una
mutazione antropologica destinata ad avere un enorme impatto sul modo di vivere non solo della
scuola, ma anche i comuni rapporti familiari e sociali. Lesperienza collettiva ed individuale dei
giovani nati nellera digitale caratterizzata dalla presenza e dalla mediazione dei mezzi di
comunicazione a tal punto da modellare le loro identit e, di conseguenza le loro vite.
Allora mi chiedo: i nostri giovani sono realmente le avanguardie di questa mutazione?
Esistono i NATIVI DIGITALI?

12 Cfr. Ferri P., 2011, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano-Torino, cit, pag. 45
13 V. Burza, Comunicazione e formazione nellera digitale, V. Burza, a cura di, La comunicazione
formativa tra teorizzazione e applicazione, Editoriale Anicia s.r.l., Roma 2012, pag 117
Studente Ippolita Gallo

Media education 2015 2016

Prof.ssa Giovanella Greco

Il termine NATIVI DIGITALI, coniato da Mark Prensky nel 200114, teso proprio ad indicare
quella categoria sociale a cui appartengono i nati dopo il 1990, poich cresciuti in un mondo intriso
sin dallinfanzia dallesperienza delle tecnologie digitali.
La singolarit di questa nuova generazione Net Generation (bambini, adolescenti, giovani)
sempre pi esposta, anche con gravi danni, alla interazione con gli strumenti della rivoluzione
digitale, evidenziandone il confine generazionale tra i nativi digitali (giovani) e gli immigrati
digitali (adulti). Questultimi sempre pi lontani e ostili ad analizzare e comprendere le realt e le
dinamiche di uso dei media da parte dei giovani. Come precedentemente ho affermato, necessita un
dialogo formativo e di promozione di un approccio corretto dei giovani nei confronti dei media,
scevro da ogni enfasi mitologica, ma anche da ogni eventuale inibente soggezione e invece
costituire un frame che favorisca la qualit dellesperienza interattiva tra insegnanti e studenti, nelle
diverse aree del sapere. Sostengo che la via attuale di considerare la scuola come una particolare
organizzazione per la sua missione educativa, in cui lautonomia permette alle sue diverse
componenti, insegnanti, studenti, dirigenti scolastici e personale ausiliario, ad impegnarsi in progetti
con finalit comuni e condivise. Questo richiama la tesi dieci di Rivoltella: Tradizione e
innovazione si fondono e non poli opposti: 10. Tradizione e innovazione: Si pensa da sempre che
siano due concetti antitetici, ma non cos. Lunico modo che la scuola ha per salvaguardare la
tradizione, innovare. fondamentale guardare al rinnovamento della scuola in una prospettiva di
gestione consapevole e professionale dei processi che in essa avvengono. Affinch linnovazione sia
utile alla riqualificazione del sistema scolastico principalmente necessario un reale ripensamento
delle finalit generali dellintervento educativo teso a costruire e a praticare una diversa idea di
apprendimento. Pi che ridare forma alla scuola, allora necessario ridarle sostanza, non ri-formare
ma ri-creare, pensando il cambiamento in modo sistemico e strategico, senza dimenticare mai che le
strategie reattive sono fallimentari, cos come lo sono le strategie con troppi obiettivi15.
Conclusioni
Da alcuni anni utilizzo strumenti informatici e multimediali nella didattica e mi sembra palese il
vantaggio iniziale offerto dalle nuove tecnologie, rendendo me stessa in un sol colpo linsegnante
14 Marc Prensky (New York, 15 marzo 1946) uno scrittore statunitense, consulente e innovatore
nel campo delleducazione e dellapprendimento. conosciuto come l'inventore e divulgatore dei
termini nativo digitale e "immigrato digitale", che ha descritto in un articolo del 2001 su "On the
Horizon".
15 Benadusi Luciano, Serpieri Roberto, 2000, Organizzare la scuola dell'autonomia, Carocci,
pag. 113

Studente Ippolita Gallo

Media education 2015 2016

Prof.ssa Giovanella Greco

pi simpatica e le mie materie (L2 e Tecnologia) che insegno pi accette dagli alunni della mia
scuola primaria. Ovviamente, felice di tale situazione, non ho perso di vista un concetto
fondamentale e altrettanto ovvio: qualsiasi attivit scolastica deve essere funzionale alla crescita
formativa degli alunni, la multimedialit non fa certo eccezione.
Ritengo che, da un punto di vista educativo, lutilizzazione di strumenti multimediali pu
contribuire a migliorare i rapporti interpersonali, per limplicita necessit di collaborare con gli altri;
nel campo cognitivo pu favorire la coordinazione oculo-motoria, lampliamento delle conoscenze,
il miglioramento delle capacit di osservazione, memorizzazione, confronto, la comprensione e
luso della lingua scritta, le capacit logiche, espressive e creative. Affinch tali preziosi contributi
si realizzino necessario che la scuola si avvalga di insegnanti-risorse sempre pi preparati, che
operino stilando una programmazione attenta e flessibile a quelle che sono le potenzialit di ciascun
alunno, questultimi sempre pi inglobati nella nostra civilt multimediale.

Studente Ippolita Gallo

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Prof.ssa Giovanella Greco

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