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LA QUISTIONE DELLA LINGUA

Nonostante il fatto che lItalia sia una penisola e da sempre percepita


come un paese ben definito dalla geografia, non lo si si pu definire tale dal
punto di vista della cultura e della lingua, almeno fino allarrivo della radio e
della televisione.
La penisola fu politicamente unificata solo nel 1870, con la guerra
contro il Papa Pio IX e la conqusta della sede papale da parte dellesercito
italiano. Per tenere unita lItalia come nazione fu tuttavia necessario istituire
un corpo di polizia milirtare di tipo coloniale: i Carabinieri, che serv non solo
per tenere unito il paese ma anche per reprimere i numetrosi gruppi di
guerriglieri separatisti definiti briganti. Questa forza di polizia o di
occupazione coloniale, come sarebbe oggi classificata, esiste ancora. Le
elezioni indette allepoca per lunificazione del paese sarebbero oggi ritenute
una farsa poich votarono solo gli aventi diritto, per ceto e livello
economico. Le donne e i lavoratori erano esclusi. La forza di polizia coloniale
si rese particolarmennte necessaria per garantire ladesione della Sicilia e
delle Sardegna alla neonata nazione. Regioni non di lingua italiana quali la
Val dAosta, il Sud Tirolo e il Friuli aderiscono allItalia in virt di una
straordinaria quanto ingiustificabile concessione di privilegi, una intollerabile
discriminazione in un paese che si definisce democratico ed europeo
LItalia non mai stata unita o considerata una nazione unitaria fino a
tempi recentissimi. Incompetenti e imbroglioni hanno invece sostenuto il
contrario anche in tempi recenti (si veda per esempio il primo volume della
acclamatissima Storia dItalia Einaudi, collana istituita nel 1972, diretta
da Ruggiero Romano e Corrado Vivanti per la Giulio Einaudi Editore). Si
dichiara falsamente che la penisola italiana sempre stata culturalkmente
uniforma fin dalla preistoria, cosa assolutamente insostenibile
scientificamente.
Le varianti linguistiche e culturali allinterno della penisola sono
rimaste assai mercate fino agli anni in cui iniziarono le trasmissioni

radiofoniche e quindi televisive. Negli anni 1950 un toscano avrebbe capito


benissimo il linguaggio di un abitate di Madrid, ma non quello di un abitante
delle Calabria, della Puglia o di Bergamo. Il linguaggio di un sardo o di un
friulano sarebbero stati comprensibili quanto la lingua di un abitante di Ulan
Bator. Il linguaggio di un corso sarebbe invece stato iteso altrettanto
chiaramente quanto quello di un livornese o di un pratese.
Nei tempi antichi, allalba della storia, le lingue della penisola erano
altrettanto numerose quanto lo sono state fino agli anni 50 del XX secolo.
Nella Pianura padano veneta e nel Piemonte si parlavano le stesse lingue di
oltralpe. Solo con listituzione delle frontiere sullo sparttiacque alpino i
dialetti italioti si sono sovrappoosti alle lingue francese tedesca e slovena in
queste regioni pedemontane.
In Toscana e nel nord del Lazio attuale, tra Arno e Tevere, letrusco era
la lingua scritta e parlata della prima nazione-stato dellOccidente (anche se
non in senso moderno). LEtrusco, analogamente al basco di oggi, era una
lingua completramente diversa da ogni altra, mentre le diverse lingue del
resto della penisola e delle isole erano da classificarsi come indoeuropee.
Questo fa presumere che lEtrusco fosse una lingia appartenente ad un
substrato precedente alle invasioni indoeuropee del II millennio a.C. Quando
il latino, una lingua parlata in una minuscola regione del Lazio a sud del
Tevere, divenne la lingua ufficile di Roma e delle regioni man mano
conquistate dellesercito romano le lingue della penisola si adeguarno con
facilit e si latinizzarono, mentre la lingua etrusca dovette essere sostituita.
Il risultato fu che lEtruria soltanto parlava il latinio letterale, privo di
inflessioni dialettali locali. Stranemente i dialetti dellItalia moderna, salvo
poche eccezioni, rappresentano una evoluzione delle lingue locali antiche
poich le aree linguistiche sono rimaste praticamente le stesse da circa 3000
anni.

Diversi linguisti, ignorando i radicali cambiamenti di popolazioni subiti


dallItalia centro settentrionale nel secoli, ritengono la peculiartit fonetica
dellarea toscana (fiorentina in particolare), un lascito della lingua etrusca.
I fatti indicano una diversa ragione: questa peculiarit della Toscana
settentrionale attuale era zona pi ligure ed umbra che non etrusca, unarea
rimasta, nel periodo formativo delle lingue moderne 500-1100 d.C. , tagliata
fuori dalle rotte commerciali principali dellItalia che erano la Via Flaminia e
la costa tirrenica. Dovrebbe quindi trattarsi di una evoluzione peculiarmente
locale del latino acquisito dalle popolazioni teutoniche e levantine che
vennero a popolare quelle regione resa deserta dalle guerre greco-gotiche.
Litaliano analogamente ad altri casi emerse come lingua france di
popoli misti di varia origine e di lingue assai diverse che si trovarono a
popolare lalta Toscana interna. Il vernacolo fiorentino, come venne scritto
dai primi autori, quali Dante, Boccaccio, Petrarca, ed altri meno noti la
lingua e soprattutto il lessico, dei nostri nonni che venne a decadere e
disintegrarsi con larrivo della televisione. Giacomo Devoto, uno dei pi
accreditati studiosi delle origini della lingua italiana disse a chi scrive che
nonostanter la sua trentennale permanenza a Firenze non riusciva a
pronunciare le vocali correttamente come invece le pronunciava un
analfabeta fiorentino. Devoto era infatti un genovese.
Eun mistero se il linguaggio e il lessico di Dante fossero in uso comune
nella Repubblica di Firenze del XIII secolo e se la lingua di mio nonno sia
stata influenzata dagli scritti di Dante o viceversa. Infatti il linguaggio delle
Divina Commedia quello di mio nonno , nato a Sangodenzo nel 1877. I
cambiamenti in un linguaggio patrtono usualmente dal capoluogo culturale e
lentamente si diffondono a tutto il territorio ad ondate come quelle causate da
un sasso nello stagno. Nel secoli precedenti larrivo della radio e della
televisione i neologismi si diffondevano assai lentamente e potrebbero essere
occorsi tre o quattrocento anni perch nuovi lemmi e nuove espressioni
raggiungessero Sangodenzo da Firenze e si consolidassero nel vernacolo
locale.

In Italia la cosiddetta Quistione delle lingua inizia nel XVI secolo.


Fino ad allora, ocvvero sino al Bembo, luso del fiorentino o del toscano era
dobbligo per chiunque scrivesse in italiano. Non cerano discussioni su
questo punto e non si presentava il dubbio tra luso del fiorentino o dfi un
altro idioma italiano pi facile da pronunciare da parete dei non fiorentini.
Iniziarono dubbi e dispute che durarono qualche secolo. Emerse infine
un italiano, ma poich era artificiale, solo una esigua monoranza poteva
capirlo o pensava che potesse diventare la sua lingua. La lingua non
semplicemente un mezzo per trasmettere i propri pensieri ad altri, come
potrebbe pensare luomo delle strada, e non nemmeno un prisma
attraverso il quale uno vede il mondo come disse Saussure, language is
all, la lingua tutto, come diceva Wittgenstein e come altri convengono. La
classe agiata ha usato la lingua come un altro mezzo per conquidere o
abbindolare la classe lavoratrice, ossia per condizionare il modo di pensare
del produttore/consumatore. Il concetto che se metti in crisi chi parla,
facendolo sentire inadeguato o vergognoso del proprio vocabolario, avrai un
grosso ascendente su di lui.
Si attribuise ad Umberto Eco il detto non sono in grado di spiegare la semiotica a
un camionista abruzzese. Se questo fosse vero mi verrebbe da commentare
come segue: se una cosa la conosci davvero devi saperla spiegare a chiunque. Se una
persona sa esporimersi solo in un modo nella sua lingua, significa che
conosce solo una versione della sua lingua. Chi scrive ne conosce almeno tre
di versioni: una rappresentata dal linguaggio di famiglia, la seconda
quella che uno usa con la gente per strada o al bar, la terza quella che usa
per tenere una conferenza o per scrivere un saggio. Pui esservi una lingua
straniera e questa costitutebbe una quiarta possibilit di espressione.
Tutto ci significa una grande elasticit e versatilit mentale e chi non la
possiede pu considerarsi veramente parzialmente abile. Sfortunatamente
questa disabilit sempre pi diffusa, la maggior parte della gente di oggi
pu solo esprimersi con un linguaggio stereotipo, pieno di intrusioni inglesi
dal significato ignoto e spesso chiaramente introtte da giornalisti anchessi

ignari del vero significato. Insomma, la maggior parte della gente parla allo
stesso modo, sia nellintimit con la moglie, sia in una conferenza al MIT.
Parlano e, presumibilmente, pensano, su di un binario unico.
Un tale problema rattrista perch tali persone non hanno idea di quanto
sia utile e vantaggioso sapersi spiegare con chiunque.
E difficile immaginare cosa sarebbe lItalia se allantico nucleo
culturale della nazione (Firenze) fosse stato permesso di forgiarne la cultura
attuale, come accaduto in Francia (Parigi), in Gran Bretagna (Londra) e in
Germania (Hannover). Cosa potrebbe essere stata lItalia se il fiorentino fosse
stato accettato come lingua nazionale?
Subito dopo lunificazione, quando la giovane Italia siu stava ispirando
alla Francia, la capitale fu portata a Roma e qui lelemento Mediterraneo,
essendo numericamente pi forte e generando niente altro che burocrati,
insegnanti poliziotti, giudici, intellettuali, immigrati e mafiosi.
Caldeggiati da alcuni intellettuali del nord, conil complesso di
inferiorit nei confronti delle lingua fiorentina (quella lingua italiana di
Macchiavelli e di Galileo, che non riuscivano parlare e meno che mai a
scrivere), questi giornalisti, burocrati, insegnanti e intellettuali, si presero la
supremazia trasportando da Firenze a Roma e a Milano i gangli della cultura,
come ad esempio leditoria, il cinema, la radio e infine la televisione.
Nel 1861, il 90% delle popolazione sarda veniva classificata come
analfabeta, invece che di lingua straniera, come invece era il caso. Comunque
la media italiana di analfabetismo era del 75%, con un minimo del 54% in
Piemonte, Lombardia e Liguria e un massimo dell86% nel Sud. DallEmilial
al Lazio la media di analfabetismo andava dal 68% all83%, il Veneto era al
65% e la Toscana il 74%. Nel 1911 la media italiana era del 40%. In Sardegna
era scesa al 58% mentre in Calabria era al 70%, in Piemonte l11%, in Veneto
al 25% e in Toscana al 35%.

Nel 1951 la media italiana era scesa al 14%, 2,3% nel nordovest, 7,-8%
nellEmilia e nel Veneto, 10-11% in Toscana e Lazio, dal 32% della Calabria al
19% degli Abruzzi, nel Sud.
Sessanta anni fa l80% della popolazione italiana parlabva in dialetto o
una lingua diversa dallitaliano. Allinizio del XIX secolo i dieletti italiani
erano cos diversi da essere reciprocamente incomprensibili. Diverse regioni,
thra le quali la Sardegna e il Friuli parlavano lingue diverse dallitaliano. La
maggior parte del Piemonte parlava il provenzale o una lingua doc. I
piemontesi capivano e pearlavano meglio il francese dellitaliano. LO stesso
Cavour parlava male litaliano e Garibaldi, nato a Nizza, parlava un dialetto
provenzale. Vittorio Alfieri scrisse le sue prime tragedie in francese, la lingua
dei piemontesi colti del XVIII e XIX secolo. In Corsica daltro canto si parlava,
e in certi luoghi si parla ancora oggi, un dialetto toscano. Dopo le guerre
gotiche la Corsica fu ripopolata con genti delle Alpi Apuane. In Istria e in
Dalmazia si parlava il dialetto veneto. Nel Sud Tirolo,Trento e Bolzano e in
zone del veronese si parla ancora oggi il tedesco, mentre nel Friuli e in altre
zone del nord est si parla friulano, sloveno e ladino, lingue diverse
dallitaliano.
Le montagne non sono mai state barriere linguistiche, fino dalla
preistoria gli abnitanti di ambedue i versati di tutte le catene montuose del
mondo parlavano le stesse lingue, Solo con la creazione di confini basati
erroneamente sugli spartiacque, si sono generati gravi problemi e conflitti,
Dai Pirenei al Pamir le montagne non hanno mai diviso i popoli, li ha divisi
solo lignoranza dei nazionalisti.
I primi film americani giunti in Italia erano muti perch il governo
voleva che la gente imparasse litaliano prima dellinglese. Dagli anni 1930 in
poi cresce in Italia lindustria cinematografica mussoliniana e una scuola di
doppiaggio si sviluppa e fiorisce allinsegna del Fascio. Lindustria
cinematografica cresce e fiorisce senza interruzione anche nel dopoguerra.. I
fim sono doppiati, anzitutto perch la gente scarsamente alfabetizzata non
farebbe in tempo a leggere i sottotitoli. Si doppiano anche i miagolii dei gatti

e i belati delle pecore in un newspeak italiano piatto e sciatto, lessicamente


scorretto, inespressivo, pedante. Questo linguaggio min le fondamente della
lingua nobile fiorentina favorendo gli analfabeti del nord e del sud che non
conoscevano il vocabolario italiano a sufficienza dato che parlavano nei loro
dialetti.
DA GAETANO RAPAGNETTA A MIKE BONGIORNO
Le trasmissioni radio seguiranno lo stesso principio a partire dagli ultimi
anni 1920. Il nuovo linguaggio italiano si forgia, tra laltro, con le opere di
Gaetano Rapagnetta, alias Gabriele DAnnunzio, e con Benedetto Croce,
ambedue provenienti dalla classe medio bassa dellarea dialettale napoletana.
Il loro linguaggio, se chiaro, non poteva essere della migliore qualit non
essendo la loro madrelingua e lessicamente assai distante dal toscano.
Questi autori ebbero una influenza negativa perch insinuarono il
dubbio nella testa dei toscani che sentivano parole diverse dalle loro e da
quelle del vocabolario della lingua italiana dal Tommaseo al Devoto-Olii. Il
parlante toscano spopntaneo fu messo in crisi. Linfluenza pi incisiva sulla
lingua italiana corretta le ebbe la radio dagli anni 1920 e quindi la televisione
dal 1954. I primi personaggi televisivi provenivano, con rare eccezioni, da
abiti culturali di scarso livello linguistico di Roma e di Milano, oppure dalle
comunit italiana di New York, come ad esempio Mike Bongiorno, oppure
dalla Roma del popolino, come Corrado. Molti ricorderanno il loro lessico
minimalista e ripetitivo.
La lingua e la cultura che ebbero al suo centro la Firenze del Medioevo e
del Rinascimento, alla quale praticamente tutta la tradizione letteraria italiana
appartene in esclusiva, e che produsse figure quali Dante, Boccaccio, Petrarca,
Poliziano, Cristoforo Landino, Leonardo, Cosimo e Lorenzo De Medici,
Alberti, Machiavelli, Guicciardini, Dovizi, Varchi , Cellini, Vasari, Galileo,
Redi ed altri; questa lingua e questa cultura furono gettate nella discarica del
patrimonio vero da nuovi intellettuali del nord o del sud e da allora litaliano
ha sofferto una castrazione fatale.

Io, fiorentino, dovetti soffrire sotto le grinfie di una insegnate elementare


di Avellino, che mi diceva solo tu stai zitto! e si prendeva gioco del mio
lessico del quale il Vocabolario della Crusca si componeva. Questa maestra
insegnava la grammatica ma non la sapeva mettere in pratica, per non parlare
della pronuncia delle vocali e del suo ridicolo lessico.
Assieme ai compagni di scuola rimanevo stupito da espressioni quali tutti
quanti, appresso, insieme con voi. Detestavo il suo debbo ed anche
dobbiamo, preferendo si deve.
Durante gli anni 1950, il contadino fiorentino dovette soffrire un
drammatico decurtamento del suo lessico e una drastica alterazione della sua
sintassi . Sentendo strane parole pronunciate dai personaggi televisivi e
radiofonici, o dai doppiatori del cinema, rapidamente persero il 50% delle
loro comuni parole, nonostante il fatto che queste stesse parole riempissero
ancora tutti i costosi dizionari della lingua italiana che i loro figli usavano a
scuola. Si tratta del periodo in cui mia madredivenne esitante nel chiamare
ndito che questi smidollati chiamavano corridoio; acquaio, che ora un
finocchietto chiamava lavello, larmadio, che unacasalinga dallaspetto di
incapace chiamava guardaroba oppure invece di rigovernare diceva
lavare i piatti: Fino ad allora queste stupidaggini non si dicevano.
Ma non solo litaliano di radice venne distrutto, e vennero tarpati anche il
francese della Val dAosta, il tedesco del Sud Tirolo, che ora dovevamo
chiamare Alto Adige, a dispetto degli abitanti nativi della regione. La stessa
sorte toccata ai ladini ai friulani e agli sloveni della frontiera del nord ovest.
Tutto il Sud Tirolo stato invaso da immigrati dal Veneto e dal meridione
dItalia e fino alladesione dellAustria allUnione Europea, il Tirolo e il Friuli
erano presidi militari italiani. Il confine con la Slovenia rimase militarizzato
fino al crollo del regime di Tito.
Litaliano moderno ha il pi breve vocabolario tra tutte le lingue
importanti dEuropa. Paradossalmente, in ogni lingua europea, i lessici di
ambito musicale, artistico, architettonico sono ricchi di termini italiani, anche
di quelli gettati via .

Litaliano estremamente difficile da pronunciare; pur avendo cinque


sole vocali, queste suonano schiette e chiare, adatte soprattutto al canto. E
paradossale, tuttavia, che una lingua parlata debba dattarsi alla scrittura e
non vice versa, come accade nella maggioranza delle altre lingue. I miei figli,
di madrelingua inglese, trovano litaliano scritto estremamente prolisso e
stancante, povero di aggettivi connotanti varie sfumature necessarie per una
descrizione letteraria attraente di cose e persone.
Una grammatica e un lessico incerti e non condivisi, rendono litaliano
moderno di difficile acquisizione per lo straniero che mai se ne impadronir
perfettamente. E gi difficile aggiornarsi con i mutamenti della propria
lingua quando si sono trascorsi anche solo pochi anni allestero. La peculiare
affettazione dellitaliano dei lettori dei bollettini radio, fa s che questi non
riescano mai a pronunciare correttamente una parola straniera, sia questa
inglese, francese o tedesca senza suscitare ilarit. Particolare ilarit la suscita
lapostrofo davanti a una parole inglese che inizia con lH, obbligando il
lettore ad una pronuncia comica.
E stata pubblicata, non molto tempo fa, una traduzione in italiano
attuale del Decamerone d Boccaccio, di Aldo Busi (A. Busi: Decamerone da un
italiano allaltro, 1990-91) ed anchr del famoso Novellino di Anonimo toscano
(A. Busi & C.Covito, 1992). Laspetto comico che queste traduzioni sono
state prese sul serio dalla stampa nazionale, che le ha celebrate come
utilissime per rendere questi testi accessibili al lettore moderno.
E probabile che questo controverso e oltraggioso scrittore abbia
tradotto persino il Pinocchio. Probabilmente queste traduzioni si sono rese
necessarie poich sono ormai pochi i ragazzi che usano la parola babbo,
avendola abbandonata per volere delle TV, preferendo il banalepap.
La letteratura giovanile italiana tradizionale si limita a tre o quattro
libri: Pinocchio, Sussi e Biribissi, Gian Burrasca, Ciondolino e non saprei
aggiungere altro. Salgari, un autore che venne in auge al tempo delle
dichiarazione di guerra allInghilterra colonialista e durante il periodo della
Guerra Fredda e del rinnovato odio verso le democrazie occidentali.

Pinocchio un capolavoro di calibro internazionale, gli altri sono di


scarso o scarsissimo valore. La letteratura giovanile moderna ha diversi
autori anche bravi, come Piumini, ma per la maggiore si tratta di imitazioni
di autori anglosassoni. Del resto litaliano attuale, quello che ha annullato il
vocabolario tradizionale italiano a buttato via il neonato assieme allacqua
sporca, non ha nulla di equivalente alle Nursery Rhymes che esistono in
ogni altra lingua al mondo.
Ring-a-ring o' roses,
A pocket full of posies,
A-tishoo! A-tishoo!
We all fall down.
Ring-a-round the rosie,
A pocket full of posies,
Ashes! Ashes!
We all fall down.
Hush! Hush! Hush! Hush!
We've all tumbled down.
Si, ci sono il Giro giro tondo e altre banalit ma nulla della ricchezza
della rima che evoca la Peste Nera e risale al 1300 riportata qui sopra che ogni
bambino inglese o americano conosce.
Ogni regione aveva una grande ricchezza di folclore linguistico, ma tutto
stato spazzato via, niente stato conservato nella lingua nazionale attuale.
Insomma la letteratura per ragazzi in Italia per la maggior parte
incompresibile proprio ai ragazzi ai quali si suppone sia rivolta, a meno che
un ragazzo vi sia stato addestrato da qualche pedante genitore. In genere
parlare il vernacolo locale ritenuto degradante. Lentrare a far parte della
classe agiata (di Veblen) impone labbandono di tutto ci che riecheggia il
mondo rurale. In una societ che ha abbandonato la natura, il vocabolario che

riguarda il mondo naturale ridotto a pochissime parole generalmente


errate.
Praticamente nessun giornalista od operatore mediatico sotto i
cinquantanni capace di coniugare i verbi coerentemente; la sua sintassi
grezza se non errata. Assai spesso si sentono mostruosit come Mi pare che
c< Credo che < Credevo che eri a Londra < che farebbero
inorridire un contadino toscano di 50 anni fa.
Tornando al mondo naturale o agricolo, il vocabolario che lo riguarda
praticamente estinto. NellItalia cetrale non si parlava di un albero, ma ogni
albero aveva il suo nome specifico come dal vocabolario. Uno non si sarebbe
azzardato a definire un albero un cipresso o una quercia. Lo stesso si pu
dire di un uccello, un pesce o persino un fungo, poich ogni uccello, pesce o
fungo aveva un proprio nome, noto a tutti, proprio come riportato nel
vocabolario. Pochissimi italiani sono oggi capaci di di indicare il nome di un
insetto, di un pesce, o di un uccello (a meno che non si tratti di cacciatori).
Tutto ci perch non esiste una nomenclatura condivisa da tutta la nazione,
se non nei vocabolari. Si udivano gi negli anni 60 chiamare i Beatles
Scarafaggi. A parte il fatto che se si intendeva dire coleotteri il nome
avrebbe dovuto essere beetles con due e, ma gli scarafaggi non sono
coleotteri, sono casomai piattole. Si usa chiamare verme qualsiasi baco,
ma si tratta di specie completamente diverse. Il verme non subisce
metamorfosi come il baco, che poi diventa farfalla o altro insetto.
Insomma i vocabolari della lingua italiana sono delle grosse truffe
perch contengono per l80% lemmi estinti, noti solo a chi toscano ed ha una
certa et.
UNA LINGUA A RISCHIO
Sappiamo tutti che le lingue sono cose viventi, in continua
trasformazione. Muta la sintassi, si accumulano neologismi, accattati dalle
lingue delle nazioni progressiste del momento. Ma se riflettiamo sul fatto che

la lingua lo strumento del pensiero, viene da inorridire. Siamo tutti


intellettualmente disabili.
Una lingua che muta nel tempo da un segnale di vitalit, ma la natura
delle sue mutazioni mette in luce la ricchezza o la miseria di una cultura. Una
lingua che crede che la chiocciola sia una scala e che un acquaio, sia un
luogo dove si attinge acqua, che chiama footing quello che jogging,
ticket quello che un bill, che chiama trekking quello che hiking,
che chiama gadget quello che un gift, che chiama brnd un marchio
che casomai si chiamerebbe brand, chiama trilling aggettivo invece di
thriller nome, flsh il flash, il linguaggio di una cultura a dir poco
confusa. Dal gioco del calcio viene lintollerabile stoppare che in italiano
significa chiudere il foro di un tino, di una botte, o di una<. persona, con
della stoppa. Un autoscatto fotografico un selfie, farsi una doccia
docciarsi. Esauriente diventato esaustivo. Direttive oggi lineeguida. I graffiti sui muri o sui treni si chiamano vriting, casomai sarebbe
writing. In pericolo si dice a rischio e cos via una cretinata dopo laltra.
Dal liguaggio dei telefoni cellulari escono delle vere mostruosit, un
linguaggio che tarpa ogni possibilit di pensiero.
Un italiano che non capisce Dante, Boccaccio, Petrarca o Collodi un
cerebroleso, leso da chi decise uno o due secoli fa e continua ancora oggi a
fare il contrario del resto del mondo: gettar via la propria gloriosa tradizione
letteraria per imporre una lingua insulsa buona solo per trasformare il
cittadino in consumatore indiscriminato.
Vediamo cosa scrisse Pasolini sulla lingua italiana degli anni 70
questa lingua nazionale .si e proporzionalmente ristretta, riducendo la propria capacit
espressiva a nulla. Chi parla esclude i sentimenti (soprattutto l'ingenuit, lo stupore, il rispetto,
l'interesse).
Sul dialetto : viene ancora parlato - da chi sappia parlare- il dialetto. Ma e anchesso un
dialetto grigio e puramente informativo, rimodellato sulla lingua. E poco piu che pronuncia. Esso
ha perduto ogni espressivit, e sono cadute dai suoi rami stecchiti, come foglie secche, le parole del
gergo. Se uno degli antichi fratelli- quelli vissuti fino a pochi anni prima, e di cui questi hanno
rubato il posto - potesse, per un capriccio della storia, riapparire in mezzo, e parlare in un suo
linguaggio, potrebbe essere capito solo con l'aiuto di un vocabolario corredato da un glossarietto

specialistico sul gergo.


Sui giovani di oggi: non sanno pi nemmeno parlare sic et simpliciter. Mugolano, si danno
spintoni, articolano qualche suono gutturale: se devono esprimere meraviglia lanciano un urlo
esageratamente forte, e esibizionisticamente utile nell'imitare una pecora, una gallina, un cane,
qualche bestia in cui si sono specializzati. Se devono esprimere allegria, alzano stridenti e
offensive sghignazzate che finiscono in un grugnito o in un rantolo da epilettici, che non fa pena
ma orrore

(P. Pasolini, Petrolio, Einaudi,1992)


Il destino delle culture imprevedibile. Anche se Pasolini fece accurate
previsioni riguardo alla societ e la cultura italiane, trovo sconcertante il fatto
che modello vincente sia quello descritto daThorrstein Veblen nella sua
Teoria della classe agiata piuttosto che quello di Karl Marx, eppure molti
intellettuali italiani si presero gioco di Veblen! Prendendo sul serio Marx. Il
saggio di Veblen non ricevette alcuna attenzione in Italia fino a quando il
sociologi Franco Ferrotti lo tradusse nel 1999. Se fosse stato tradotto prima
sarebbe stata una grossa fortuna per il ceto intellettuale italiano che avrebbe
potuto convertirsi prima del crollo del muro di Berlino e la fine dellUnione
Sovietica.
In conclusion, vorrei lanciare un appello diretto a tutti I ristoranti fiorentini:
Quando un cliente vi chiede un piatto di lumache, serviteglielo, cos poi
imparer a chiamare le cose col nome giusto.
The reasonable man adapts himself to the world; the unreasonable
one persists in trying to adapt the world to himself.
Therefore all progress depends on the unreasonable man.
George Bernard Shaw
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