Beruflich Dokumente
Kultur Dokumente
DIALETTICA TRASCENDENTALE
1
“Nel mondo ogni sostanza consta di parti semplici e “Nel mondo, nessuna cosa comporta consta di parti
in nessun luogo esiste qualcosa che non sia o il semplici; e in nessuna parte del mondo esiste
semplice o ciò che risulta da esso composto” alcunché di semplice”
“Tutto nel mondo consta del semplice” “Non vi è niente di semplice, tutto è invece
composto”
Kant divide queste tesi e antitesi in matematiche (le prime due) e dinamiche (le altre due); tra queste tesi e antitesi
però è impossibile decidersi, perché entrambe possono essere dimostrate razionalmente. Il difetto è nella stessa
idea del mondo, la quale, essendo al di là di ogni esperienza possibile, non può fornire alcun criterio volto a
decidere per l'una o per l'altra delle tesi in conflitto. Le antinomie dimostrano quindi l'illegittimità dell'idea del
mondo.
Questa illegittimità risulta evidente anche, se si osserva che le tesi di queste antinomie presentano un concetto
troppo piccolo per l'intelletto (come l'idea di un universo finito) e le antitesi un concetto troppo grande per
l'intelletto stesso (come l'idea di un universo infinito). A tutto ciò Kant aggiunge anche due altre importanti
osservazioni:
1) egli nota che le tesi sono proprie del pensiero metafisico e del razionalismo, mentre le antitesi sono tipiche
dell'empirismo e della scienza.
2) puntualizza che per quanto riguarda la terza e la quarta antinomia, le antitesi valgono per il fenomeno (nel cui
ambito non si incontra mai ne Dio ne la libertà) mentre le tesi potrebbero valere per la cosa in se (nel cui regno
sconosciuto potrebbe esserci posto per la libertà e per Dio).
2
b) La prova cosmologica, che costituisce il centro delle vie tomistiche e che Kant riprende dalla filosofia del suo
tempo, si basa sulla distinzione fra contingente e necessario, affermando che “se qualcosa esiste, deve anche
esistere un essere assolutamente necessario; poiché io stesso, almeno, esisto, deve quindi esistere un essere
assolutamente necessario. Secondo Kant, il primo limite di questo argomento consiste in un uso illegittimo del
principio di causa, in quanto esso, partendo dall'esperienza della catena degli enti contingenti, pretende di
trascendere l'esperienza, verso il Necessario. Ma il principio di causa, puntualizza Kant, è una regola con cui
colleghiamo i fenomeni tra di loro e che quindi non può affatto servire a connettere i fenomeni con qualcosa di
trans-fenomenico.
Il secondo limite dell'argomento risiede nel suo fondarsi su di una serie di forzature logiche e nel suo inevitabile
ricadere nella prova ontologica. Infatti, dopo essersi elevato all' idea del Necessario esso, con un gioco di
concetti, arriva a sostenere che il Necessario coincide con 1' idea del perfettissimo.
c) La prova fisico-teologica Delle tre, questa è la prova più intimamente accettabile, poiché afferma l'esistenza di
una realtà ordinata e strutturata, deve esserci una mente ordinatrice, che viene associata con Dio. Per spiegare
l'ordine della natura, bastano le sole leggi scientifiche e non un essere metafisico. Da questo punto di vista,
basterebbe soltanto un dio ordinatore e non creatore, quindi il Demiurgo platonico e non il Dio creatore cristiano.
Perciò si ricade nella prova cosmologica, in quanto questo essere sarebbe la causa della natura. Kant non assume
una posizione atea, in quanto non nega l'esistenza di Dio, ma semplicemente nega la possibilità di dimostrarla:
egli è pertanto agnostico. La figura di Dio viene ripresa all'interno della Critica della Ragion Pratica.
Inoltre, la prova fisico-teleologica pretende di stabilire, sulla base dell'ordine cosmico, l'esistenza di una, causa
infinita e perfetta, ritenuta proporzionata ad esso. Ma, cosi facendo, non si accorge che gli attributi che essa dà al
mondo (“saggiamente conformato”, “mirabile” ecc.) sono indeterminati e relativi a noi e quindi non autorizzano
affatto a passare dal finito all'infinito, sostenendo che causa di tutto è una Causa infinita e perfetta. In altre parole,
noi sappiamo che in questo universo c'è una qualche misura o gradazione di ordine, ma relativa ai nostri parametri
mentali e, in ogni caso, non certo infinita e priva di imperfezioni. Di conseguenza, non possiamo arrogarci il
diritto di affermare che la Causa del mondo è infinitamente perfetta, saggia, buona ecc. E se ciò avviene è perché
noi, saltando l'abisso che separa il finito dall'infinito, identifichiamo, sottobanco, l'ipotetica Causa ordinante con
l'idea della Realtà perfettissima di cui parla l'argomento ontologico. Di conseguenza, anche questa prova, secondo
Kant, non fa che partire dall'esperienza per saltarne fuori, giocando con delle idee, forzatamente manipolate, che
solo il ricorso “camuffato” all'argomento cosmologico ed ontologico può fare illusoriamente scambiare per delle
realtà.
E importante osservare che :
1) come queste critiche, pur essendo connesse, di fatto, alla gnoseologia della Ragion pura, siano anche, in parte,
indipendenti da essa). Ciò spiega la loro vasta fortuna ed utilizzazione nell'ambito del pensiero moderno; 2) come
Kant, con esse, non abbia inteso negare Dio (ateismo) ma piuttosto mettere in discussione la sua dimostrabilità
razionale e metafisica. In sede teorica, Kant non e ateo, ma agnostico, in quanto ritiene che la ragione umana non
possa dimostrare né l'esistenza di Dio ne la sua non-esistenza.
3
consentimento”. Alla vecchia metafisica “dogmatica” o “iperfisica”, Kant contrappone quindi una nuova
metafisica “scientifica” o “critica”, concepita come scienza dei “concetti puri”, ovvero come una scienza che
abbraccia le conoscenze che possono essere ottenute indipendentemente dall'esperienza, sul fondamento delle
strutture razionali della mente umana. Di questa metafisica di nuovo tipo fanno parte, secondo Kant, sia una
metafisica della natura (che studia i principi a priori della conoscenza della natura) sia una metafisica dei costumi
(che studia i principi a priori dell'azione morale). In sintesi, respinta nella sua forma classica, la metafisica è
accettata da Kant nella forma di una scienza dei principi a priori del conoscere o dell'agire. Questo spiega perché
egli abbia concepito la stessa critica della ragion pura come una “propedeutica” (o esercizio preliminare) al
sistema della metafisica.