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PONTIFICIA STUDIORUM UNIVERSITAS

A S. THOMA AQ. IN URBE

JOS MANUEL JIMNEZ ALEIXANDRE

LA TUTELA DELLO STATO DI


CONSACRAZIONE
NEL CIC83

PARS DISSERTATIONIS AD LAUREAM


IN FACULTATE IURIS CANONICI APUD
PONTIFICIAM UNIVERSITATEM
S. THOMAE IN URBE

ROMAE
2013

Vidimus et approbavimus
Romae, apud Pont. Universitatem S. Thomae
Die, 11 Februarii, anno 2013
Prof. Jan liwa
Prof.ssa Delfina Moral

Imprimatur
Romae, 18 Februarii, anno 2013
+ Mons. Paolo Mancini
Praelatus Secretarius Generalis

Indice dellestratto
Indice dellestratto .................................................................................................... 3
Abbreviazioni e Sigle ................................................................................................ 5
Introduzione .............................................................................................................. 7
1.
2.
3.
4.
5.
6.

Perch stato di consacrazione ......................................................... 7


Lessenza dello stato di consacrazione ................................................. 8
Il ruolo dei fondatori nella vita di consacrazione ............................... 10
La realt dei nostri giorni ................................................................... 11
Metodo di ricerca................................................................................ 12
I limiti della ricerca ............................................................................ 12

Capitolo III Lo stato di consacrazione nel CIC83 .......................................... 15


1.1 Metodologia per lo studio dei canoni ........................................................ 15
1.1.1 Le tre parti dei canoni sullo stato di consacrazione ............................ 15
1.1.2 Divisione metodologica dei canoni in alinea ................................ 18
1.1.3 Fonti degli alinea del corpus sullo stato di
consacrazione ..................................................................................... 19
1.1.4 Senza fonti, la norma una lex nova ............................................ 21
1.1.5 Soggetto della norma .......................................................................... 23
1.2 La Prima Parte dei canoni: norme generali, e istituti religiosi .................. 24
1.2.1 Le definizioni nel corpus dei consacrati ........................................ 24
1.2.1.1 La centralit dei consigli come essenza dello
stato di consacrazione canonico.................................................. 26
1.2.1.2 Le fonti del c83. 573 .................................................................... 27
1.2.1.3 Le fonti di altri c83. che includono definizioni ........................... 41
1.2.2 I soggetti delle norme .......................................................................... 46
1.2.2.1 I soggetti che ci interessano: theodidaktoi e
vocazionati .................................................................................. 47
1.2.2.2 Canoni vigenti riferenti ai fondatori ............................................ 47
1.2.2.3 Gli schemi della curia, nei secoli post Trento........................ 50
1.2.2.4 Canoni che hanno per soggetto il vocazionato ............................ 66
1.2.2.5 La separazione dellistituto e i religiosi vescovi.......................... 76
1.3 La Seconda Parte dei canoni: gli Istituti Secolari nel codice .................... 76
1.3.1 I membri degli Istituti Secolari sono veramente e
propriamente dei consacrati .......................................................... 77
1.3.2 Gli IS hanno, come le SVA, una grande autonomia
costituzionale ................................................................................... 79

1.4 La Terza Parte dei canoni: le Societ di Vita Apostolica .......................... 80


1.4.1 Nascita della prima SVA..................................................................... 82
1.4.2 Francesco di Sales e le Visitandine ..................................................... 84
1.4.3 Le SVA nel CIC 17 ............................................................................. 85
1.4.4 La redazione del CIC83 sulle SVA.................................................... 87
1.4.5 Alcune conclusioni sulle SVA ............................................................ 89
Conclusione ............................................................................................................ 91
Bibliografia ........................................................................................................... 103
1. Fonti 103
1.1 Corpus e Codici .................................................................................... 103
1.2 Collezioni di documenti ....................................................................... 103
1.3 Pontefici ............................................................................................... 103
1.4 Dicasteri ............................................................................................... 105
2. Autori ........................................................................................................ 105
Indice di tutta la Tesi............................................................................................. 113

Abbreviazioni e Sigle
AA
AG
al.
c., cc.
c17., cc17.
c83., cc83.
CA
can., cann.
cap., caps.
CCE
CCEO
CD
CFL
CI
CIC17
CIC83
co., ccoo.
CpIC
CR
ES
ET
Ex.Sp.
EVC
GS
IS
ITTA
LG
LPC
OT
OR
p., pp.

Apostolicam Actuositatem
Ad Gentes
alinea (paragrafo o parte di un canone codiciale)
canone, canoni dal CIC83
canone, canoni dal CIC17
canone, canoni dal CIC83
Cum admotae
canone, canoni dei Concili e dei Sinodi
capitolo, capitoli
Catechismus Catholicae Ecclesiae
Codex Canonis Ecclesiarum Orientalis
Christus Dominus
Christifidelis laici
Contra impugnantes dei cultum et religionem
Codex Iuris Canonici di 1917
Codex Iuris Canonici di 1983
canone, canoni dal CCEO
Corpus Iuris Canonici
Contra pestiferam doctrinam retrahentium homines a
religionis ingressu
Ecclesia sancta Dei
Evangelica Testificatio
Exercizi Spirituali di Santo Inacio di Loyola
Enchiridion della vita consacrata
Gaudium et Spes
Istituto Secolare
Instituto Teolgico Toms de Aquino (Caieiras, SP, Brasile)
Lumen Gentium
La Perfezione Cristiana nella vita consacrata
Optatam Totius
LOsservatore Romano
pagina, pagine

PC
PME
PS
RC
RCR
RSA
RSB
SVA
VA
VP
VSB

Perfectae Caritatis
Provida Mater Ecclesiae
De Perfectione spiritualis vitae
Renovationis causam
Revoluo e Contra-Revoluo
Regola Santo Agostino - Praeceptum
Regola Sancti Patri Benedicti
Societ di Vita Apostolica
Vita di Antonio
Vita S. Pachomii abbatis
Vita San Benedetto

Introduzione
Benedetto XVI nel suo discorso alla Rota Romana del 2012, affermava
che il diritto canonico trova nelle verit di fede il suo fondamento e il suo
stesso senso 1. E la ragione semplice poich, aggiungeva il pontefice, la
lex agendi non pu che rispecchiare la lex credendi .
In modo tale che per cogliere il significato proprio della legge occorre
sempre guardare alla realt che viene disciplinata [] la quale contiene
sempre un nucleo di diritto naturale e divino positivo, con il quale deve
essere in armonia ogni norma per essere razionale e veramente giuridica 2.
Questa prospettiva realistica nel lavoro canonistico quella che ci ha
guidato nellelaborazione della presente Tesi, cercando di studiare con
onest e dedizione la tradizione giuridica della Chiesa come afferma il
Pontefice sullargomento della vita consacrata.
Infatti, la natura e la tutela di questi particolari battezzati, insita nel
diritto della Chiesa dagli origini. Il Vaticano II ci dice come ci sono stati
uomini e donne consacrati a Dio, che hanno lasciato tutto per seguirLo pi
da vicino, sin dai tempi apostolici (PC 1).
Questo movimento, eremitico o monacale , venne chiamato dal
IV secolo religioso ; quindi denominato stato di perfezione , e dopo il
Vaticano II vita consacrata . Esiste e continuer a svilupparsi fino alla
Parusia. I successivi cambiamenti di terminologia non hanno impedito il suo
sviluppo organico, sotto lazione dello Spirito Santo, ma talvolta tali
cambiamenti non hanno collaborato a capire il senso antropologico e
teologico di questo particolare stato.
Cos questo stato di consacrazione che i canoni devono tutelare?

1.

Perch stato di consacrazione

Non un segreto per i teologi della vita consacrata che il cambiamento


terminologico di stato di perfezione voluto dai padri conciliari per
favorire la diffusione della chiamata universale alla santit abbia avuto
risvolti diversi nei religiosi. Lo studio della vita di consacrazione ci porta a
pensare che, senza volere rimuovere luso del termine consacrati per

1
P. P. BENEDETTO XVI, Discorso alla Rota Romana, 21/1/2012, AAS 104 (2012) 103-107,
104.
2
Nelle citazioni tutti i grassetti sono nostri; litalico sempre dellautore della stessa;
tranne le citazioni nelle note in altre lingue (eccetto il latino) in cui litalico delloriginale
trascritto in tondo. Nel testo, litalico sempre nostro. Le traduzioni, quando non
indicato diversamente, sono nostre, con loriginale in nota.

indicare quelli che ieri erano religiosi , e laltro ieri si trovavano nello
stato di perfezione il recupero del concetto canonico di stato
potrebbe portare a un chiarimento in profondit su cosa consiste lessenza
della vita consacrata, di particolare importanza per la sua tutela canonica.
Questi consacrati sono, infatti, in una situazione stabile, diversa dello stato
matrimoniale, o dello stato clericale secolare, ma costituiscono uno stato
canonico non confondibile con gli altri.
Cos, ci sembra che mantenendo luso oggi prevalente di vita
consacrata , possiamo rivolgere una particolare attenzione alla concezione
di stato , giacch favorir la comprensione della sua essenza; e la tutela
della stessa.

2.

Lessenza dello stato di consacrazione

Il definire lessenza di uno stato canonico non sempre facile. Per il


matrimonio, soltanto dal XII secolo abbiamo chiarezza di concetti sulla sua
indissolubilit, in funzione di quello che la sua essenza. Il diritto romano
gi conosceva che nuptias non concubitus sed consensus facit. Ma Cristo ha
elevato a sacramento questa realt antropologica preesistente. Il rapporto fra
le due fu oggetto di discussioni per secoli, fino a che il Magistero chiar i
concetti.
E per lo stato canonico di consacrazione?
Loblio pratico del diritto naturale e del diritto divino positivo, come
pure del rapporto vitale di ogni diritto con la comunione e la missione della
Chiesa fa s che simpoverisca lo studio del Diritto Canonico, ci ricorda
Benedetto XVI. Il quale studio deve essere sempre in contatto vitale con la
realt ecclesiale 3.
Infatti, la Chiesa reale, da Cristo voluta, esiste solo per il soffio vitale di
Quel Dio che lha creata. E Lui stesso suscita, come dice S. Paolo, alcuni
come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e
maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di
edificare il corpo di Cristo (Ef 4, 11-12).
In questo senso la Gerarchia composta dei membri scelti dallo Stesso
Spirito, separati dal resto del corpo, al punto di costituire un coetus clericale
ontologicamente diverso dagli altri battezzati, in forza della consacrazione
del Sacramento dellOrdine, nei suoi tre gradi. Non si estingue, per, nel
clero, la forza vivificante dello Spirito per edificare il corpo di Cristo .

3
BENEDETTO XVI, Rota 2012, 104.
8

Il card. Ratzinger, in una memorabile dissertazione sulla Collocazione


Teologica dei Movimenti Ecclesiali4, nel 1998, assimilava queste realt
che sembrerebbero nate nel post-Concilio: i movimenti ecclesiali
contemporanei ai grandi movimenti religiosi esistenti sin dai tempi
apostolici. E, con il suo acume teologico, innestava i fondatori citando
alcuni come Antonio del deserto, Basilio il Grande, Benedetto di Norcia,
Francesco di Assisi, Domenico di Guzmn, Ignazio di Loyola niente di
meno che nella successione apostolica.
La Chiesa non una nostra Istituzione bens lirrompere di
qualcosaltro, onde per natura sua iuris divini , affermava lallora Prefetto
dal dicastero per la Dottrina della Fede. La Chiesa edificata
organicamente, e sin dai tempi apostolici esistono con tutta evidenza,
luno accanto allaltro, due ordinamenti [] nettamente distinguibili : le
chiese locali, che a poco a poco vanno assumendo forme stabili; e il
ministero apostolico.
Se guardiamo la Storia della Chiesa, chiaramente appare che il
modello ecclesiale locale, decisamente improntato dal ministero episcopale,
la struttura portante e permanente attraverso i secoli . Allo stesso tempo
constatiamo un continuo aspetto universalistico della missione apostolica
e la radicalit del Vangelo verificatosi nei movimenti religiosi dei grandi
fondatori e nelle loro famiglie spirituali. Poich esiste una necessit, nella
Chiesa voluta da Cristo, di compiere il divino Mandatum: Euntes in
mundum universum praedicate evangelium omni creaturae (Mc 16, 15).
In questa prospettiva teologica ci sembra di poter studiare con semplicit
lo stato di consacrazione, sebbene tale impostazione iniziale non basti per
percorrere tutta la strada.
Gi come pontefice, Benedetto XVI fece a Parigi una memorabile
dissertazione al mondo della cultura 5 in cui mostrava come, nella Europa
barbara del basso medioevo, dal elementare quaerere Deum dei monaci, si
formano delle comunit dove si legge e si studia la Parola di Dio. Ma la
Scrittura ha bisogno dellinterpretazione, e ha bisogno della comunit in cui
si formata e in cui viene vissuta . La Parola di Dio, e il suo continuo agire
sul mondo, si rivelano nella parola e nella storia umane . Il Papa ha
voluto evidenziare cos lesemplarit della vita dei monaci, dei religiosi,

4
J. RATZINGER, Nuove irruzioni dello Spirito, Milano, 2006. Faremo uno studio
particolarizzato nel Capitolo I.
5
P. P. BENEDETTO XVI, Discours au Monde de la Culture, 12/9/2008, OR 14/9/2008
(2008) 6.
9

dei consacrati nella costruzione dellEuropa, come spiegava egli stesso


alcuni mesi dopo alla Plenaria della Congregazione per i Religiosi6.
Questa esemplarit della vita religiosa nellinsieme dei cristifideles (e
anche dei non battezzati, o non cattolici), indica, ancora, una finalit
teologica prossima rilevata dal Vaticano II (LG 46; AG 15).

3.

Il ruolo dei fondatori nella vita di


consacrazione

Se i consacrati hanno questo particolare ruolo esemplare nella Storia


della Chiesa, di mostrare il volto genuino del Cristo (LG 46; AG 38),
non semplicemente per una chiamata divina personale (esistente), ma
perch si sono lasciati modellare da un fondatore e, come lui, hanno messo i
loro piedi sulle orme di Cristo.
La storia della Chiesa ci dice ancora Benedetto XVI7 segnata
dagli interventi dello Spirito Santo, che non lha soltanto arricchita con i
doni della sapienza, della profezia, della santit, ma lha dotata di forme
sempre nuove di vita evangelica attraverso lopera di fondatori e di
fondatrici che hanno trasmesso ad una famiglia di figli e figlie spirituali il
loro carisma .
I Fondatori le cui immagini sono presenti nelle nicchie dei muri della
Basilica Vaticana hanno dunque un particolare ruolo nella storia della vita
consacrata, e nella Storia della Chiesa, per particolare disegno di Cristo, il
Primo e Assoluto Fondatore.
Nella fedelt a Dio di questi uomini singolarmente conosciuti per
nome da Cristo come Mos (Es 33, 12) , e nellistituzionalizzazione del
loro carisma, per mantenerlo nella Chiesa, in modo a permettere linserzione
sociale nel corpo ecclesiale dei suoi figli spirituali, si svolge la trama della
storia della vita religiosa, intrecciata com, per essenza, nella Storia di tutto
il Popolo di Dio, giacch da lui fa parte sostanziale.
Su questo modo di Dio di governare la comunit dei battezzati, il Diritto
Canonico ha sempre una parola da dire. Per tutelare, per favorire, per
scongiurare gli abusi o gli scandali; per evitare che si spenga la luce di un
carisma concesso... allo stesso modo in cui protegge, vigila, sostenta e
raddrizza la vita del clero, indispensabile per il governo e la santificazione
del Popolo di Dio. O listituto della famiglia.

6
ID., Discorso alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Societ di Vita Apostolica, 20/11/2008, OR 21/11/2008 (2008) 1.
7
ID., Lettera al Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societ
di Vita Apostolica, in occasione della Plenaria 2005, in P. P. BENEDETTTO XVI,
Insegnamenti di Benedetto XVI , v. I, 2006, 588.
10

4.

La realt dei nostri giorni

Questo background dottrinale viene incontro a delle realt del nostro


secolo, due delle quali vogliamo ricordare.
In primo luogo, il problema delle vocazioni. Non per niente
sconosciuto, in particolare nel mondo occidentale. Perch i giovani
battezzati non cercano pi la radicalit evangelica?
Allinizio del nostro lavoro, un singolare libro fu pubblicato in Italia,
con i risultati di unindagine voluta da un importante istituto religioso8.
Quando stavamo per finire il nostro studio, negli Stati Uniti una ricerca
simile stata pubblicata nel sito della Conferenza Episcopale
nordamericana9.
Si tratta di campioni di regioni diverse, in ambienti culturali con
disuguali influenze della Chiesa, ma le percentuali di giovani che
percepiscono in s la chiamata divina si assomigliano. Pi del dieci per
cento degli adolescenti battezzati pensano seriamente alla vocazione
consacrata (clericale o religiosa), in grande parte nellet fra 12 e 16 anni10.
Per quale motivo non la portano avanti? In molti in tanti dobbiamo
constatare loro dichiarano di non aver trovato dei modelli affidabili di
consacrazione.
Una seconda sfida del nostro balbuziente XXI secolo, che fra i cattolici
pi compromessi non si cercano le forme tradizionali ,
istituzionalizzate di vita consacrata, ma altre. Ci sono le cosiddette
nuove forme 11 che cercano diverse vie. E ci sono delle forme approvate,
giuridicamente e teologicamente, come i focolarini o i Memores
Domini (da Comunione e Liberazione) che hanno una vita di
consacrazione, con noviziato , voti, vita comune ecc., che per,
giuridicamente, non vogliono essere n Istituti Religiosi, n Istituti Secolari,
n eremiti, n vergini consacrate, n Societ di Vita Apostolica.
Giuridicamente sono soltanto associazioni di fedeli. E tutto con lappoggio

8
A conclusione dellAnno vocazionale, la Societ San Paolo ha fatto realizzare lindagine
Giovani e vocazioni , i cui resultati e comenti sono pubblicati in: F. GARELLI,
Chiamati a scegliere : i giovani italiani di fronte alla vocazione, Cinisello Balsamo
(MI), 2006.
9
CENTER FOR APPLIED RESEARCH IN THE APOSTOLATE, Consideration of Priesthood and
Religious Life Among Never-Married U.S. Catholics, http://www.usccb.org/beliefs-andteachings/ vocations/ survey-of-youth-and-young-adults-on-vocations.cfm, consultato in
20/10/2012.
10
Pi della met (61 %) di quelli che hanno sentito la vocazione religiosa o clericale
dichiarano che sia stato allet della socializzazione infantile o adolescenza ; un altro
34 % in un passato indefinito e lontano (GARELLI, Chiamati a scegliere... 96).
11
Non includiamo nel nostro studio le forme di vita comune che comprendono uomini e
done, ed anche sposati. Pacomio e Basilio gi lo respingevano.
11

di canonisti di spicco12 ed anche della pi alta autorit della Chiesa13. Per il


sensus fidelium questi sono consacrati . Per il diritto canonico, no.
Perch questo divario? Come canonisti necessario approfondire tale
fictio legis; possiamo anche parlare di fuga legis (sia permessa
lespressione) di questi numerosi consacrati .

5.

Metodo di ricerca

Nelle sentenze rotali una grande parte della stesura rivolta alla
descrizione dei fatti oggetto di giudizio: ex factis et probatis. Anche per noi
capitato cos.
Abbiamo cercato, in primo luogo, di determinare lessenza dello stato di
consacrazione attraverso un metodo teorico deduttivo, cercando gli elementi
indiscussi che lo studio dottrinale della materia offre.
In un secondo momento abbiamo cercato di desumere, da episodi delle
vicende dei fondatori particolarmente densi di significato per la vita di
consacrazione, gli elementi comuni. Questo metodo storico induttivo ci ha
portato, in tanti aspetti, a conclusioni simili a quelle del primo capitolo, e ad
altre nuove.
Alla fine, nel terzo capitolo, abbiamo analizzato i canoni del vigente
codice sulla Vita Consacrata, cercando il loro rapporto con gli elementi
ricavati tanto dallo studio teoretico quanto da quello pratico. Questa
relazione la ricerchiamo in due versanti: in primis le fonti dei canoni, vuol
dire i documenti dottrinali o pastorali che originano la norma; in un secondo
tempo il rapporto concettuale dei canoni sia con il soggetto della norma
attivo o passivo sia con la finalit dalla norma stessa in rapporto con la
salus animarum del particolare coetus che sintende tutelare, poich
spectat evangelicorum consiliorum praxim [] legibus suis sapienter
moderari (LG 45).

6.

I limiti della ricerca

Il Concilio Lionese compiangeva la effrenatam quasi multitudinem


di Ordini religiosi esistenti. E voleva tagliare corto. I Padri non sono riusciti
a impedire quello che Benedetto XVI chiama gli interventi dello Spirito
Santo .
LAnnuario Pontificio del 2012 raccoglie 226 Istituti maschili14 e 1.390
femminili15. Invero, i Padri lionesi non hanno avuto esito.

12
Possiamo citare, per Comunione e Liberazione , il Prof. Giorgio FELICIANI.
13
Da tutti noto che della famiglia pontificia fanno parte sorelle-laiche di Memores
Domini.
14
Inclusi IR, IS, SVA.
12

Dal punto di vista giuridico, che quello che ci interessa, la vita


consacrata femminile sostanzialmente diversa da quella maschile (basti
pensare allimpossibilit di ricevere gli ordini sacri e, in sostanza, nella
ontologicamente diversa psicologia e percezione della realt, oltre alle
sorprendenti capacit apostoliche delle donne, non molto approfondite),
tanto che bisognerebbe fare due studi paralleli. Innanzitutto, per il nostro
scopo come ben sottolinea uno storiografo della vita consacrata, Raymond
Hostie16 dal punto di vista della strutturazione giuridica non esistono
fondatrici che innovino17. Nella grande maggioranza seguono un ramo
maschile, che adattano: nel regime, nelle fasi di incorporazione, clausura
ecc.
Insomma, abbiamo dovuto limitarci, come in tante altre indagini, alla
vita religiosa maschile.
Il nostro studio, come il titolo indica, considera soltanto il rito latino,
lasciando per ulteriori approfondimenti la normativa delle chiese sui iuris.
Anche sulla linea temporale, il giudizio su qualcosa cos poco afferrabile
come un carisma (di un movimento o di un fondatore) implica il lasciar
trascorrere certo interstizio. Alla Gerarchia corrisponde il giudizio sul posto,

15
Su questo bisogna considerare che, per la stessa natura delle cose, gli istituti femminili
tante volte si dividono e si sbriciolano per circostanze di distanza, abitudini ecc. Ad
esempio, ci sono 29 orsoline e 79 dominicane . Il problema sarebbe conoscere, di
ciascuno, il Fondatore e la Regola, in modo a poter fare uno studio adatto al nostro
scopo.
16
La curata analisi del ricercatore gesuita mostra come numericamente la vita consacrata
femminile supera la maschile sin dai primordi (R. HOSTIE, Vie et mort des ordres
religieux : approches psycho-sociologiques, Paris, 1972, 14-47). Lui studia i monasteri
dopi suoi pregi e sue difficolt; il caso particolare di S. Brigida, che fonda un ordine
maschile ecc. Ma conclude che force est de reconnatre que dans la vie religieuse
tout comme dans la vie de lglise linitiative structurante et lactivit
organisationnelle sont assumes de fait par les hommes, mme si les femmes y ont pris
une part trs active et mme prpondrante au point de vue numrique (Ibid. 23). E
ancora: Toutes les donnes recueillies convergent : les instituts religieux fminins sont
tributaires des initiatives structurantes des homme, peu importe que les fondatrices aient
recherch leur appui ou essay dchapper leur emprise. [...]. Est-ce dire quune
analyse approfondie de lvolutions des instituts fminins ne prsente aucun intrt ?
Une telle affirmation est gratuite (Ibid. 45).
17
Laffermazione pu sembrare unilaterale. Stiamo parlando soltanto della legislazione
sullo stato di consacrazione: regime, condizioni di ammissione, formazione, modi
dincorporazione e di dimissione. Ad esempio, lobbligo a vita di rimanere in Monastero,
di S. Benedetto; il nuovo ruolo delle elezioni da S. Domenico; il sistema di nomine ad
nutum dei superiori, da S. Ignacio, ecc. Evidentemente le fondatrici hanno apportato alla
Chiese molte novit, in particolare quanto al modo di vivere la consacrazione; baste
pensare alle rinchiuse di S. Chiara, o alle missionarie di M. Teresa di Calcutta.
13

con i rischi derivanti, per cui ha particolari grazie18. Lo studioso canonico


non un giornalista, e bisogna prendere una certa distanza19. Mi viene in
mente una lezione dello specialista in vita consacrata Fabio Ciardi, nel 2006,
allUrbaniana. In verit, diceva, per avere la certezza che sia proprio lo
Spirito Santo a suscitare un movimento, un fondatore, noi, uomini, abbiamo
bisogno di 200 anni di osservazione.
Cos, nel considerare lo sviluppo storico, nel capitolo secondo, ci siamo
fermati alle fondazioni fatte prima del 1800.
La ricerca ci ha aperto molte piste da percorrere, e tante fuori dal nostro
campo specifico della canonistica. Ci aspettiamo che spiriti pi acuti
sappiano dissertare su quello che abbozziamo soltanto.

18
Sul discernimento dallazione dello Spirito Santo, il testo pi attuale e completo che
conosciamo il n. 30 di Cristifidelis laici (P. P. IOANNES PAULUS II, Adhortatio
Apostolica post-sinodale, Christifideles laici, 30/12/1988, AAS 81 (1989) 393-521).
19
Il Diritto Romano distingueva la legge (generale, astratta e precostituita) della sentenza
(particolare, concreta e successiva). Tra le prime devono essere considerati gli attuali
canoni, fra le seconde, le decisioni singolari dal magistero su ciascun nuovo carisma,
lungo i secoli. Non possiamo confondere i due concetti, nel nostro studio.
14

Capitolo III
Lo stato di consacrazione nel CIC83
SOMMARIO: 3.1 METODOLOGIA PER LO STUDIO DEI CANONI 3.2
LA PRIMA PARTE DEI CANONI: NORME GENERALI, E ISTITUTI
RELIGIOSI 3.3 LA SECONDA PARTE DEI CANONI: GLI ISTITUTI
SECOLARI NEL CODICE 3.4 LA TERZA PARTE DEI CANONI: LE
SOCIET DI VITA APOSTOLICA.

Nel vigente diritto canonico, sono 174 i canoni che regolano lo stato di
consacrazione (cc. 573-746), e questo corpus sulla vita consacrata presenta
una peculiare difficolt esegetica1.
In verit sembrano costituire tre parti diverse, con alcuni rimandi fra di
loro, pero stilate da gruppi di redattori con scopi non congruenti; appare che
le tre parti non hanno subito, prima della promulgazione, una desiderabile
unificazione di criteri, tanto linguistici quanto di contenuto, in modo che
quello che manca in una, sembra debba essere completato con le altre,
secondo i classici principi interpretativi (c83. 17). Alle volte per, la
mancanza o ripetizione, lascia dubbi.

1.1 Metodologia per lo studio dei canoni


Adotteremo alcuni principi metodologici per facilitare lo sviluppo di
questo capitolo.

1.1.1 Le tre parti dei canoni sullo stato di


consacrazione
Le 174 cc. del corpus sulla vita consacrata possono essere separate in tre
parti, come spiegamo subito:
La Prima Parte la pi voluminosa costituita dai 137 primi canoni
del Libro II, Parte III, sezione I: De Institutis Vitae Consecratae. Include i
titoli:
I Normae Communes omnibus Institutis Vitae Consecratae,
II De Institutis Religiosis.

1
Ci sono ancora una settantina di canoni riguardanti quello che GUTIRREZ chiama ad
extra , vuol dire lattivit che i consacrati sviluppano nella vita della Chiesa, come
presbiteri, ed anche come laici (GUTIRREZ POZA, Lo stato della vita... 49). Non ci
soffermiamo su questo perch non in rapporto com loggetto del nostro studio.

La Seconda Parte, di stesura molto semplificata e con pochi rimandi


espliciti ad altre norme e alcuni impliciti il titolo III: De Institutis
Saecularibus, con soltanto 21 cc., e 28 rinvii ad altrettanti cc.
Finalmente la Terza Parte di sofferta redazione2 la Sezione II di
questa Parte III del Libro II, che ha per titolo (anchesso moltissimo
discusso): De Societatibus Vitae Apostolicae. Sono soltanto 15 cc., pero con
113 rinvii ad altrettanti cc. della Parte I di questo corpus.
Gutirrez richiama lattenzione su alcune novit del CIC3:
Gli Istituti Secolari sono considerati non pi come associazioni di
fedeli, pur qualificate, ma sono accostati ai religiosi []. Invece, le
Societ [SVA] vanno a parte, scostate dai religiosi, non pi considerate
come Istituti di perfezione o di vita consacrata. Con questo i Religiosi
rimangono al loro posto e come punto principale di riferimento,
assumono una nuova categoria canonica gli Istituti secolari, ne
costituiscono una nuova, almeno teoreticamente, le Societ di Vita
Apostolica. Chi cercasse troppa logica (filosofica-teologica) nella
divisione in Istituti di vita consacrata e Societ di vita apostolica, si
perderebbe.

E pi avanti: nuovo laccostamento degli Istituti secolari ai religiosi,


come pure lo scostamento delle Societ di vita apostolica 4.
Infatti, come lui stesso dichiara a continuazione, il Concilio qualific i
membri delle SVA come religiosi (LG 44) e, nel dire di Gutirrez, non
manca in realt niente del contenuto teologico di una vita di perfezione
evangelica 5.
Non strano, dunque, che condividiamo questa perdita di logica
nella divisione delle parti.
Dobbiamo notare che alcuni cc. della prima parte le Normae
Communes omnibus Institutis Vitae Consecratae sembrerebbero essere di

2
Nella nostra tesina di Licenza Il Moderatore Supremo nelle Societ di Vita Apostolica
(Venezia, 2009) abbiamo approfondito le differenze concettuali in fase di redazione del
vigente CIC, sulle antiche Societ di Vita Comune senza voti , e i rimproveri, dopo la
promulgazione, di alcuni redattori, come BEYER e BONFILS, sulla stesura dei canoni nella
sua presentazione finale.
3
GUTIRREZ POZA, Lo stato della vita... 40.
4
Ibid. 46.
5
Ibid. 41 Sono numerosi i documenti a provare che, non volendo cadere sul regime
canonico alquanto impositivo dei religiosi , 15 SVA hanno chiesto di passare sotto
Propaganda Fide, come istituti missionari . Di fronte a questa minaccia di
abbandono si arrivati a un compromesso storico in modo che, siccome i loro
fondatori hanno voluto che questi religiosi teologici non siano vincolati a tutte le
regole, mutanti e costringenti dei religiosi canonici , n corrano il pericolo di cadere,
le SVA sono state collocate fuori degli IVC.
16

applicazione agli Istituti Secolari, assunti, nella vigente legislazione, come


forma di vita consacrata 6. E ci riferiamo esattamente alle Normae
Communes . Per i cc. specifici degli IS rinviano soltanto a 5 cc. di queste
Normae, in cui sono descritti i contenuti dei consigli evangelici7.
Che il c83. 6028, ad esempio, non sia incluso per gli IS, causa certo
stupore, nella misura in cui il c83. 716 2 specifico sugli IS
raccomanda: Eiusdem instituti sodales communionem inter se servent,
sollicite curantes spiritus unitatem et genuinam fraternitatem . La fraternit
fra i membri di un medesimo Istituto indispensabile anzi soltanto se
considerata sociologicamente per adempiere il c83. 717 3, che
raccomanda ai superiori degli IS curent ut eiusdem spiritus unitas servetur
et actuosa sodalium participatio promoveatur . E direbbe la logica
elementare che la fraternit sinfervorisce con la vita fraterna (non
vita comune , sotto lo stesso tetto), anche se questa soltanto in
convivenze sporadiche, pure di alcune ore settimanali; la fraternitatem
chiede dunque da se stessa una vita fraterna con gli evidenti adattamenti
al suo carattere seculare: unicuique instituto propria . Pero in cui
sodales omnes in peculiarem veluti familiam in Christo coadunantur, ita
definiatur ut cunctis mutuo adiutorio evadat ad suam cuiusque vocationem
adimplendam . la convivenza fra i fratelli, o sorelle, che hanno ricevuto
la stessa chiamata di Cristo a testimoniarlo in un IS, che in caritate

6
Infatti, il CIC83 considera quattro forme, alquanto dispari, come vita consacrata
canonica:
1 i professi degli Istituti Religiosi (cc83. 573 2, 574 1 che definisce come
status , 588, 654 ecc.; e denominati anche religiosi : c83. 662);
2 i membri degli Istituti Secolari (c83. 710);
3 in qualche modo gli anacoreti Deo deditus in vita consecrata (c83. 603) intanto
che tria evangelica concilia, voto vel alio sacro ligamine firmata (la concezione
teologica del CIC83 manifesta qui una volta di pi la sua nozione dei voti come
essenziale e costitutiva dello stato di consacrazione canonico; non la mancipatio, come
abbiamo visto in S. Tommaso);
4 anche in qualche modo le vergini consacrate dal vescovo (c83. 604 la discussione
sul senso di questo canone, come forma o meno di stato di consacrazione, ha dato lavoro
alla stampa, dopo secoli di tranquillit teologica sullargomento).
Il misterioso c83. 605 apre porte non ancora chiuse; non questa la sede per riassumere
tutto il dibattito; in massima pochi sono gli Enti approvati dalla Santa Sede, secondo
questa norma. NellAnnuario Pontificio 2012 figurano soltanto sei, con un totale pocco
pi di 1.700 consacrati pp. 1705-1706.
7
cc83. 598 1 e 2; 599; 600; 601; 602.
8
Vita fraterna, unicuique instituto propria, qua sodales omnes in peculiarem veluti
familiam in Christo coadunantur, ita definiatur ut cunctis mutuo adiutorio evadat ad
suam cuiusque vocationem adimplendam. Fraterna autem communione, in caritate
radicata et fundate, sodales exemplo sint universalis in Christo reconciliationis .
17

radicata et fundate trasforma i membri dellistituto in exemplo


universalis in Christo reconciliationis .
Meno comprensibile sembra che, quando si parla delle condizioni di
ammissione e delle cause invalidanti per lammissione in un IS9, mancano:
il vis et metum , e laver nascosto una precedente incorporazione a uno
qualsiasi stato di consacrazione 10. La prima ovviamente invalidante ex
iure, e la seconda certamente anche. Perch questassenza di
chiarificazione?
Unaltra mancanza di consistenza fra le parti: gli IS, al posto del c83.
64211 che richiama lattenzione ai superiori, per non ammettere membri
senza la necessaria salute e buona indole, oltre alla maturit hanno una
semplificazione, nel c83. 721 312, richiedendo solo una certa maturit ad
vitam instituti propriam . Appare che i membri di questa forma di stato di
consacrazione non hanno bisogno di vigilante cura da parte dei
superiori, sulla valetudinem [] indolem . Sembra essere, in certo modo,
svalutativo per gli IS. Forse gli impegni minori potrebbero essere assunti
da chiunque, cagionevole di salute o di indole spinosa?
Queste e altre ragioni ci portano a considerare pi opportuno lo studio
differenziato dei tre insiemi di canoni che costituiscono il corpus sullo stato
canonico di consacrazione.

1.1.2 Divisione metodologica dei canoni in


alinea
Per facilitare lo studio i rimandi di uno ad un altro canone, e lanalisi
delle fonti abbiamo diviso ogni canone nelle corrispondenti parti o
paragrafi, che denomineremo alinea . Questo vuol dire che un canone
con 3 paragrafi ( ) costituito da 3 alinea . Se in pi uno dei
diviso in due numeri ( 1 e 2 ), diremo che costituito da 5 alinea .
Alle volte non c divisione in , ma solo in numeri Per il nostro scopo
lo stesso.

9
cc83. 642-645 per gli IR; cc83. 720-721 per gli IS; e soltanto il c83. 735 per le SVA, per
con rimandi ai cc83. 642-645!
10
Come esige il c83. 643 5 per gli IR e le SVA: qui celaverit suam incorporationem in
aliquo instituto vitae consecratae aut in aliqua societate vitae apostolicae .
11
Superiores vigilanti cura eos tantum admittant qui, praeter aetatem requisitam, habeant
valetudinem, aptam indolem et sufficientes maturitatis qualitates ad vitam instituti
propriam amplectendam; quae valetudo, indoles et maturitas comprobentur adhibitis
etiam, si opus fuerit, peritis, firmo praescripto can. 220 .
12
Praetera, ut quis recipiatur, habeat oportet maturitatem, quae ad vitam instituti propriam
recte ducendam est necessaria .
18

Evidentemente la numerazione degli alinea non ci interessa, tanto pi


che non di uso corrente. Il riferimento alla normativa verr fatto nel modo
abituale: c83. 611, 1 , c83. 616 3 , c83. 628 2, 1 , ecc.
Il concetto, per, di alinea ci serve per meglio capire i rapporti
interni e le fonti di ciascuna norma. Infatti, lindicazione delle fonti, nelle
pubblicazioni ufficiali, sono sempre fatte per alinea e non per canone;
tanto nel CIC83 come nel CIC1713.
Utilizzeremo la sigla al., in italico, per indicare gli alinea dei cc.
considerati.
I documenti pubblicati dal card. Gasparri sono tutti numerati e portano
lindicazione N. , che includeremo nelle citazioni.

1.1.3 Fonti degli alinea del corpus sullo stato


di consacrazione
Questi 174 canoni del corpus sulla vita consacrata sono costituiti,
dunque, da 340 al., che, a loro volta, prendono origine di 1.091 riferimenti
(indicati dora in avanti con la sigla rif.).
I canoni cercano, in qualche modo, di riflettere questi documenti non
sempre normativi, alle volte pastorali: riducendo, ampliando o modificando
anche la loro ampiezza; traducendo in termini giuridici, sopprimendo le
norme obsolete, e adattando ai tempi attuali14. quello che diceva Pio X nel
promuovere la codificazione15, e similmente Giovanni Paolo II nella
promulgazione del CIC vigente16.

13
Per il CIC17: P. GASPARRI, Codex Iuris Canonici - Fontium annotatione, Roma, 1919 e
P. GASPARRI; G. SEREDI, Codex Iuris Canonici Fontes, Roma, 9 vol., 1923-1939. Per il
CIC83: PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS CANONICI AUTHENTICE INTERPRETANDO,
Codex iuris canonici - Fontium annotatione, Citt del Vaticano, 1989.
14
DOstilio presenta parecchi documenti, anteriori e posteriori alla promulgazione (F.
DOSTILIO, La storia del nuovo codice di diritto canonico : revisione, promulgazione,
presentazione, Citt del Vaticano, 1983), palesando come la normativa vigente vuole
presentare criteri pi aderenti alla missione pastorale della Chiesa e alle legittime
esigenze della vita moderna (P. P. PAOLO VI, Allocuzione, ai Prelati Uditori della
sacra Romana Rota, 27/1/1969, AAS 61 (1969) 174-178, apud DOSTILIO, Storia... 109),
cosa desiderata dai primi annunzi di revisione, come scriveva il card. FELICI; una
legislazione pi semplice, pi lineare, pi pastorale, meno complicata [] pi
intelligibile, pi chiara e perci pi pratica [] frutto di un grandioso e coraggioso
innesto operato nel tronco millenario della tradizione giuridica della Chiesa (P. FELICI,
A che punto la preparazione del Codex, in Communicationes , 1 (1969) 71, apud
DOSTILIO, Storia... 11).
15
P. P. PIUS X, Motu proprio, Arduum sane munus, AAS 36 (1904) 549-551.
16
P. P. IOANNES PAULUS II, Sacrae disciplinae leges, AAS 75 - II (1983) VII-XIV.
19

Le fonti, dunque, o riferimenti (rif.) del corpus sulla Vita Consacrata


sono:
450 rif. provengono dal CIC17;
641 rif. sono di documenti altri:
o 197 rif. al Vaticano II,
o 164 rif. ai Romani Pontefici posteriori al CIC17,
o 279 rif. a documenti emanati da Dicasteri, anche questi
posteriori al CIC17, bensi alcuni anteriori al Concilio,
o Un rif. a libri liturgici.
Ci sono, anche, 14 al. scritte ex novo17:
o sia per necessit di redazione e coerenza interna, come il
c83. 72918, o il c83. 690 219,
o sia perch includono concetti non esplicitamente trovati dai
redattori in particolari fonti, come il c83. 607 320,
o sia anche per includere consigli spirituali, considerati dal
Legislatore convenienti per la comprensione della
normativa, come il c83. 691 121.
Gi lanalisi numerica delle fonti ci indica qualcosa.
Dalle 340 al. di questo corpus, 116 al. (34,1 %, pi di un terzo) indicano
come fonte soltanto canoni del CIC17. Dunque non ci sarebbe nessuna
novit.
Per il Vaticano II la cui ecclesiologia il codice cerca di trasmettere in
linguaggio canonistico22 soltanto 12 al. lo hanno come unica origine23. In

17
cc83. 607 3; 690 2; 691 1; 695 1; 721 2; 722 3; 727 2; 729; 730; 732; 735
2; 737: 738 1; 738 3.
18
Sodalis ab instituto dimittitur ad normam cann. 694 et 695 constitutiones praeterea
determinent alias causas dimissionis, dummodo sint proportionate graves, externae,
imputabiles et iuridice comprobatae, atque modus procedendi servetur in cann. 697-700
statutus. Dimisso applicatur praescriptum c. 701 .
19
Eadem facultate gaudet Superior monasterii sui iuris cum consensu sui consilii . Sulla
facolt di riammettere membri usciti legittimamente, dispensando il noviziato.
20
Testimonium publicum a religiosis Christo et Ecclesiae reddendum illam secumfert a
mundo separationem, quae indoli et fini uniuscuiusque instituti est propria .
21
Professus a votis perpetuis indultum discedendi ab instituto ne petat, nisi ob
gravissimas causas coram Domino perpensas; petitionem suam deferat supremo instituti
Moderatori, qui eam una cum voto suo suique consilii auctoritati competenti
transmittat .
22
Hic Codex concipi potest veluti magnus nisus transferendi in sermonem canonisticum
hanc ipsam doctrinam, ecclesiologiam scilicet conciliarem IOAN. PAULUS II, SDL.
23
cc83. 574 2; 575; 576; 598 1; 604 2; 631 2; 634 2; 674; 675 1 e 2; 676; 731
2.
20

pi, 95 al. fanno riferimento a tali documenti; in tutto, ci sono 197 rif. al
Concilio (31,5 %) un terzo della normativa sulla vita consacrata.
Daltra parte, 178 al. (55%) non trovano origine nei documenti
conciliari. Sarebbero, quindi, senza cambiamenti sostanziali.
Non pu passare inosservato il fatto che, allindicare le fonti dei
documenti teologici, pastorali o giuridici da cui scaturivano i canoni, il
CIC17 seguiva un ordine molto chiaro nella gerarchia delle fonti, sebbene
non necessariamente il migliore24:
1. Corpus Iuris Canonici,
2. Decreti o canoni conciliari,
3. Documenti pontifici,
4. Documenti emanati da dicasteri,
5. Libri Liturgici.
Gi la pubblicazione attuale delle fonti non sembra dare affatto
importanza a tale gerarchia delle fonti, sicch tante volte i documenti
dicasteriali vengono indicati in primo posto, e dopo quelli dal magistero
pontificio ed anche conciliare25.
Pi ancora, negli al. di cui studiamo le fonti, questi non vengono in
ordine tale da indicare la maggiore o minore importanza delle stesse; alle
volte lultimo rif. indicato quello di pi valore antropologico o
teologico per la redazione della norma.
Con ragione, il card. Castillo Lara diceva nella sua Presentatio del
volume del CIC83 fontium annotatione26:
Tempore, diligentia ac religiosa cura adhibitis non obstantibus, opus
expletum longe est a perfectione. Hoc quidem plane scio, at, diutius
differre nolens quod pluribus ab annis plurimisque Iuris Canonici
studiosis exoptabatur, me abdidi in sapiens effatum S. Thomae
Aquinatis: melius enim esse et esse minimum, quam omnino non
esse (IV Sent. d. SO, q. 20, l gl. 3, arg. 1).

1.1.4 Senza fonti, la norma una lex nova


All ordinare la sistemazione di tutte le leggi della Chiesa, in un codex,
Pio X spiegava27:

24
GASPARRI, Cic17 Font.
25
Nelle fonti indicate per il c83. 573 1, il 5 documento curiale, mentre i 6 e 7 sono
pontifici. Similmente troviamo nei cc83. 574 1; 588 1 e 3; 591; 604 1; 607 2 ecc.
26
R. CASTILLO LARA, Praesentatio, in PONT. COM. C.I.C. AUTH. INTERP., CIC
Fontium , XI-XII, XI.
27
PIUS X, Arduum...
21

Non paucae, suis olim aptae temporibus, aut abrogatae sunt aut
obsoleverunt; denique nonnullae, ob immutata temporum adiuncta, aut
difficiles ad exequendum evaserunt, aut communi animorum bono
minus utiles.

Infatti numerosi presuli e cardinali, pure durante il concilio Vaticano I,


avevano chiesto alla Sede Apostolica questo lavoro. E Pio X istituiva, nel
1904, la commissione da lui stesso presieduta28:
Ut universae Ecclesiae leges, ad haec usque tempora editae, lucido
ordine digestae, in unum colligerentur, amotis inde quae abrogatae
essent aut obsoletae, aliis, ubi opus fuisset, ad nostrorum temporum
conditionem propius aptatis.

Non sembra, dunque, sia stata per nulla lintenzione di fare lex nova, ma
compilare quelle che erano vigenti, togliendo la confusione.
Ha singolare rilevanza questa costatazione, poich una norma canonica
promulgata senza riferimenti a documenti precedenti (giuridici, teologici o
pastorali), tipicamente una lex nova, molto pi soggetta ad analisi critica
nella sua redazione, ragione intrinseca teologica o antropologica, e sua
opportunit , che la pubblicazione, in vesti modificate, di una norma
secolare.
In concreto il primo codice abbiamo visto ha voluto essere una
compilazione delle leggi esistenti amotis inde quae abrogatae essent aut
obsoletae 29. O, come afferma Benedetto XI nella promulgazione:
universas Ecclesiae leges, ad haec usque tempora editas, lucido ordire
digestas in unum colligendi 30.
Per il codice vigente non agebantur tantummodo de nova legum
ordinatione [] sed etiam ac praesertim de reformatione normarum nova
mentis habitui novisque necessitatibus accommodanda , spiega la
Pontificia Comissione per lInterpretazione del Codice, nel Prefazio alla
pubblicazione delle fonti31.
Corecco, uno dei consultori della Comissione Papale di Revisione, nel
198232, non esita a dire:
La nuova codificazione non pi condotta nel segno della
penetrazione razionale dellordinamento canonico, ma nel segno dello

28
Ibid.
29
Ibid.
30
P. P. BENEDICTUS XI, Providentissima Mater Ecclesiae, AAS 9 (1917) 5-8.
31
Praefatio, in PONT. COM. C.I.C. AUTH. INTERP., CIC Fontium , XIII-XXXII, XXIV.
32
E. CORECCO, I presupposti culturali ed ecclesiologici del nuovo Codex, in S. FERRARI,
Il nuovo codice di diritto canonico : aspetti fondamentali della codificazione
postconciliare , Bologna, 1983, 37-68, 48.
22

svolgimento istituzionale e giuridico dei contenuti della fede. Non


prevale pi il principio giuridico ma quello teologico.

In distinte parole e con diversa precisazione Giovanni Paolo II, nella


promulgazione, afferma33:
Quidnam sit Codex Iuris Canonici. Cui interrogationi ut rite
respondeatur, mente repetenda est longinqua illa hereditas iuris, quae in
libris Veteris et Novi Testamenti continetur, ex qua tota traditio iuridica
et legifera Ecclesiae, tamquam a suo primo fonte, originem ducit [].
Codex, utpote quod est primarium documentum legiferum Ecclesiae,
innixum in hereditate iuridica et legifera Revelationis atque Traditionis
[]. Ut fundamentalis illa ratio novitatis , quae, a traditione legifera
Ecclesiae numquam discedens, reperitur in Concilio Vaticano II,
praesertim quod spectat ad eius ecclesiologicam doctrinam, efficiat
etiam rationem novitatis in novo Codice.

Novit voluta, quindi, di dottrina eclesiologica, non tanto di normativa


giuridica (per riprendere lespressione di Corecco, sopra citata).
Le fonti giuridiche, perci, del CIC17 e del CIC83 hanno uno scopo
simile: innestare la legge attuale in quella tramandata dallAntico e Nuovo
Testamento, durante i secoli di giurisdizione della Chiesa voluta da Cristo.
Ma per il codice vigente, vogliono inoltre manifestare in termini
giuridici l ecclesiologia del Vaticano II.

1.1.5 Soggetto della norma


Un altro punto importante nella normativa considerare il soggetto
passivo (o attivo) sul quale ricade lobbligo (o lo ius) di adempiere la
norma. Ad esempio: nel diritto matrimoniale ci sono obblighi e diritti dei
nubendi (avere stato libero, non essere soggetti a vis et metum ecc.), ed
altrettanti, diversi, del parroco (certificarsi dello stato libero, battesimo e
cresima ecc.).
Cos, nel corpus dello stato di consacrazione ci sono norme che
ricordano o stabiliscono diritti della Sede Apostolica, altri dichiarano ius et
officium dei vescovi diocesani, altri dei Superiori religiosi, dei Fondatori,
della generalit dei consacrati. E ci sono anche dei canoni che apportano
definizioni sul senso delle parole o dei concetti.
Questi ultimi hanno particolare interesse al nostro scopo, dato che
demarcano il campo dei soggetti su cui il corpus ha valore giuridico.
Ugualmente importanti sono quelli che specificano doveri e diritti dei
chiamati alla vita consacrata, che possiamo distinguere, come abbiamo visto
dai capitoli precedenti, in fondatori o theodiaktoi, e vocazionati. Ci sono

33
IOAN. PAULUS II, SDL.
23

particolari norme per questi ultimi, sia nella loro scelta di forma vitae, sia
nello sviluppo del loro peculiare cammino al Padre.
Certamente degni di tutta attenzione sono i canoni cui soggetto il
Fondatore di una forma vitae, giacch qui si attua, pi
particolareggiatamente, la tutela canonica sullazione dello Spirito Santo
nella Chiesa.
Dalle 340 al. in considerazione, almeno 82 al. (24,1 %) hanno questo
specifico soggetto: i thedodidaktoi. Corrisponde alla gerarchia, in modo pi
particolare ai vescovi, il compito di discernere i veri fondatori dalle persone
con chiamata di discepolo; e per questo c uno speciale carisma legato alla
pienezza del sacerdozio che in questi momenti pu attuarsi, se il prelato
mette da parte sua il necessario: ex opere operantur. Altra diversa cosa
stabilire i modi e caratteristiche della nuova forma vitae, che corrisponde
direttamente ai fondatori, sicch loro sono i depositari dalla grazia fondante
concessa dallo Spirito Santo.
I vocazionati possono essere considerati soggetti principali soltanto per
una trentina di al.; e sui Superiori degli istituti cade la responsabilit di
simili quantit di al.
Vediamo, dunque, le tre Parti del corpus canonico sullo stato di
consacrazione.

1.2 La Prima Parte dei canoni: norme generali,


e istituti religiosi
Sono 137 cc. (dal c83. 573 al c83. 709; in tutto 272 al.) da prendere in
considerazione.

1.2.1 Le definizioni nel corpus dei consacrati


Troviamo almeno 71 al. con particolare rilevanza giuridica, in quanto
definiscono generalit o aspetti della vita di consacrazione, come il CIC83
lintende34. Di questi, 23 al. riflettono regole di diritto comune, di necessaria
applicazione nella vita consacrata35. Altri dichiarano norme prudenziali, per
lammissione e la dimissione, e per i religiosi elevati allepiscopato36. Ci

34
cc83. 573 1 e 2; 578; ecc.
35
Divieto per gli sposati, e quelli che non hanno stato libero, di diventare religiosi (c83. 643
1, 2-5); Obbligo per gli istituti di prendere cura dei professi temporanei interessati da
malattia contratta dopo la professione (c83. 689 2); il problema dei chierici che
lasciano listituto (c83. 693); le cause obbligatorie di dimissione ex iure (c83. 695 1);
ecc.
36
cc83. 644; 645 1 e 2; 702 1 e 2; 705; 706; 706; 707.
24

sono quelli che definiscono il senso di termini come istituto religioso 37,
noviziato , provincia , superiore maggiore , moderatore
supremo , professione , ecc.38. Undici al. sono di argomento
amministrativo, stabilendo disposizioni per la gestione dei beni materiali,
poich si tratta di beni ecclesiastici39.
Al nostro scopo interessa quelle al. con riferimento alle generalit della
vita di consacrazione canonica. Sono queste 15 al.: cc83. 573 140 e 241;
57742; 57843; 59944; 60045; 60146; 60247; 607 148; 652 249 e 350; 66251;
67352; 67453; 675 154.

37
c83. 607 2: Institutum religiosum est societas in qua sodales secundum ius proprium
vota publica perpetua vel temporaria, elapso tamen tempore renovanda, nuncupant atque
vitam fraternam in communi ducunt .
38
cc83. 621; 620; 622; 646; ecc.
39
cc83. 634 1; 635 1; 638 2; 639 1 e 2; 639 3 e 4; 658; 668 3-5.
40
c83. 573 1: Vita consecrata per consiliorum evangelicorum professionem est stabilis
vivendi forma qua fideles, Christum sub actione Spiritus Sancti pressius sequentes, Deo
summe dilecto totaliter dedicantur ut, in Eius honorem atque Ecclesiae aedificationem
mundique salutem novo et peculiari titulo dediti, caritatis perfectionem in servitio Regni
Dei consequantur et, praeclarum in Ecclesia signum effecti, caelestem gloriam
praenuntient .
41
c83. 573 2: Quam vivendi formam in institutis vitae consecratae, a competenti
Ecclesiae auctoritate canonice erectis, libere assumunt christifideles, qui per vota aut alia
sacra ligamina iuxta proprias institutorum leges, consilia evangelica castitatis,
paupertatis et oboedientiae profitentur et per caritatem, ad quam ducunt, Ecclesiae
eiusque mysterio speciali modo coniunguntur .
42
c83. 577: Permulta in Ecclesia sunt instituta vitae consecratae, quae donationes habent
differentes secundum gratiam quae data est eis: Christum, enim, pressius sequuntur sive
orantem, sive Regnum Dei annuntiantem, sive hominibus benefacientem, sive cum eis in
saeculo conversantem, semper autem voluntatem Patris facientem .
43
c83. 578: Fundatorum mens atque proposita a competenti auctoritate ecclesiastica
sanctia circa naturam, finem, spiritum et indolem instituti, necnon eius sanae traditiones,
quae omnia patrimonium eiusdem instituti constituunt, ab omnibus fideliter servanda
sunt .
44
c83. 599: Evangelicum castitatis consilium propter Regnum coelorum assumptum,
quod signum est mundi futuri et fons uberioris fecunditatis in indiviso corde,
obligationem secumfert continentiae perfectae in caelibatu .
45
c83. 600: Evangelicum consilium paupertatis ad imitationem Christi, qui propter nos
egenus factus est cum esset dives, praeter vitam re et spiritu pauperem, operose in
sobrietate ducendam et a terrenis divitiis alienam, secumfert dependentiam et
limitationem in usu et dispositione bonorum ad normam iuris proprii singulorum
institutorum .
46
c83. 601: Evangelicum oboedientiae consilium, spiritu fidei et amoris in sequela Christi
usque ad mortem oboedientis suspectum, obligat ad submissionem voluntatis erga
legitimos Superiores, vices Dei gerentes, cum secundum proprias constitutiones
praecipiunt .
25

1.2.1.1 La centralit dei consigli come


essenza dello stato di consacrazione
canonico
In particolare i cc83. 573 1, 577, 578, 607 1, 662, sono da
considerarsi individualmente. In queste 5 al. vediamo, sin dallinizio, nel
primo canone del corpus, il riferimento ai consigli evangelici come
elemento essenziale e sembrerebbe fondante della vita consacrata ,
anche non riconosciuta canonicamente: Vita consecrata per consiliorum
evangelicorum professionem [] .
Gli altri, decorrono in parte dal c83. 573 2, poich questo 2 definisce
propriamente lo stato canonico di consacrazione:
c83. 573 2 Quam vivendi formam in institutis vitae consecratae,
a competenti Ecclesiae auctoritate canonice erectis, libere assumunt
christifideles, qui per vota aut alia sacra ligamina iuxta proprias
institutorum leges, consilia evangelica castitatis, paupertatis et

47
c83. 602: Vita fraterna, unicuique instituto propria, qua sodales omnes in peculiarem
veluti familiam in Christo coadunantur, ita definiatur ut cunctis mutuo adiutorio evadat
ad suam cuiusque vocationem adimplendam. Fraterna autem communione, in caritate
radicata et fundate, sodales exemplo sint universalis in Christo reconciliationis .
48
c83. 607 1: Vita religiosa, utpote totius personae consecratio, mirabile in Ecclesia
manifestat conubium a Deo conditum, futuri saeculo signum. Ita religiosus plenam suam
consummat donationem veluti sacrificium Deo oblatum, quo tota ipsius exsistentia fit
continuus Dei cultus in caritate .
49
c83. 652 2: Novitii ad virtutes humanas et christianas excolendas adducantur; per
orationem et sui abnegationem in pleniorem perfectionis viam introducantur; ad
mysterium salutis contemplandum et sacras Scripturas legendas et meditandas
instruantur; ad Dei cultum in sacra liturgia excolendum praeparentur; rationem addiscant
vitam ducendi Deo hominibusque in Christo per consilia evangelica consecratam; de
instituti indole et spiritu, fine et disciplina, historia et vita edoceantur atque amore erga
Ecclesiam eiusque sacros Pastores imbuantur .
50
c83. 652 3: Novitii, propriae responsabilitatis conscii, ita cum magistro suo active
collaborent ut gratiae divinae vocationis fideliter respondeant .
51
c83. 662: Religiosi sequelam Christi in Evangelio propositam et in constitutionibus
proprii instituti expressam tamquam supremam vitae regulam habeant .
52
c83. 673: Omnium religiosorum apostolatus primum in eorum vitae consecratae
testimonio consistit, quod oratione et paenitentia fovere tenentur .
53
c83. 674: Instituta, quae integre ad contemplationem ordinantur, in Corpore Christi
mystico praeclaram semper partem obtinent: Deo enim eximium laudis sacrificium
offerunt, populum Dei uberrimis sanctitatis fructibus collustrant eumque exemplo
movent necnon arcana fecunditate apostolica dilatant. Qua de causa, quantumvis actuosi
apostolatus urgeat necessitas, sodales horum institutorum advocari nequeunt ut in variis
ministeriis pastoralibus operam adiutricem praestent .
54
c83. 675 1: In institutis operibus apostolatus deditis, apostolica actio ad ipsam
eorundem naturam pertinet. Proinde, tota vita sodalium spiritu apostolico imbuatur, tota
vero actio apostolica spiritu religioso informetur .
26

oboedientiae profitentur et per caritatem, ad quam ducunt, Ecclesiae


eiusque mysterio speciali modo coniunguntur.

Questa vita incentrata sulla pratica dei consigli, se vissuta in institutis


[] a competenti [] auctoritate [] erectis , tutelata dal diritto.
In pi tutelata lesistenza delle Societ di Vita Apostolica, degli
anacoreti e delle vergini consacrate (tutti tre senza esigenza della pratica dei
consigli evangelici per vota aut alia sacra ligamina ). Nessuno, pero, di
queste tre ultime categorie (SVA, anacoreti e vergine) considerato vita
consacrata 55, tranne gli eremiti, nel caso in cui tria evangelica consilia,
voto vel alio sacro ligamine firmata 56.
Non possiamo fare a meno di dire che troviamo, sin dallinizio, una
dichiarazione restrittiva dello stato di consacrazione, in rapporto alla
concezione teologica di questo stato, come abbiamo visto nei capitoli
precedenti.
Analizzeremo le fonti di cui sorge la redazione di questi al., e in cui
aspettiamo di trovare le ragioni antropologiche e teologiche della norma.
Vediamo in dettaglio, dunque, le fonti di questo c83. 573, nei suoi due
, per constatare se questa sia semplicemente una lex antica in nova veste,
o una lex nova. Adoperiamo lordine cronologico.
1.2.1.2 Le fonti del c83. 573
Le fonti indicate per questi due al. dal c83. 573 sono:
due cc1757: 487, 488, 1,
quattro documenti conciliari58,
due documenti di Paolo VI59,
unIstruzione della Congregazione per i Religiosi60.

55
Per le SVA, il famoso accedunt dal c83. 731 1. Adoperato anche per le vergininel
c83. 604 1 ( accedit ).
56
Dice infatti il c83. 603 2: Eremita, uti Deo deditus in vita consecrata, iure agnoscitur
si tria evangelica consilia, voto vel alio sacro ligamine firmata, publice profiteatur in
manu Episcopi dioecesani et propriam vivendi rationem sub ductu eiusdem servet .
57
c17. 487 Status religiosus seu stabilis in communi vivendi modus, quo fideles, praeter
communia praecepta, evangelica quoque consilia servanda per vota obedientiae,
castitatis et paupertatis suscipiunt, ab omnibus in honore habendus est . c17. 488, 1
Religionis, societas, a legitima ecclesiastica auctoritate approbata, in qua sodales,
secundum proprias ipsius societatis leges, vota publica, perpetua vel temporaria, elapso
tamen tempore renovanda, nuncupant, atque ita ad evangelicam perfectionem tendunt .
58
LG 42-45; CD 33; PC 1 e 5; AG 18.
59
P. P. PAULUS VI, Allocuzione, Magno gaudio, 25/5/1964, AAS 56 (1964) 565-571 ; ID.,
Adhortatione apostolica, Evangelica testificatio, 25/6/1971, AAS 63 (1971) 497-526.
27

Il c17. 487 h per fonti:


1. Martinus V (in Conc. Constantien.) const. Inter cunctas
22 febr. 1418 art. 31, 34, Ioannis Wicleff, damn., art. 30. de
quo errorum Wicleff et Husz suscepti interrogandi.
2. B. Pius IX litt. ap. Multiplices inter 10 iun. 1851.
3. Leo XIII ep. Testem 22 ian. 1899.
4. Leo XIII ep. Au milieu 23 dec. 1900.
5. Leo XIII ep. Le religiose famiglie 29 iun. 1901.
E per il c17. 488 1:
6. Tre riferimenti al Corpus Iuris Canonici61: Clem. 3, 11, 1;
Clem. 5, 11, 1; Extrav. Jo. XXII 14, 1.
7. Benedictus XIV const. Quamvis iusto 30 apr. 1749
13 sq.
8. Leo XIII const. Conditae a Christo 8 dec. 1900.
9. S. C. Ep. et Reg. 27 iul. 1655 ad 8, 15-47, 21 (N. 1791).
10. S. C. Ep. et Reg. 29 nov. 1657 (N. 1793).
11. S. C. Ep. et Reg. C.Presb. Saec. 16 sept. 1864 ad 1 (N.
1993).
In verit lappariscente dispositivo delle fonti (tanto del CIC17 che
occupa 9 grossi volumi, come del CIC83), non sempre indica che la
legislazione vigente tramanda il legato dottrinale dei XX secoli di Chiesa
Cattolica e, nel caso, di vita di consacrazione.
Il card. Castillo Lara nella Praesentatio alla pubblicazione delle fonti del
CIC83 prendeva cura di spiegare62:
In Fontibus seligendis lata discernendi ratio adhibita est, non tantum
eos, ex quibus directe oritur canonis textus, indicando, sed etiam eos,
qui remotam ac indirectam tantum relationem, etiam contrarietatis
habent.

Dinanzi a questa chiara asserzione, non possiamo fare a meno di


attestare che, alcune delle fonti indicate non hanno, purtroppo, rapporto
diretto con la norma in questione, almeno nel nostro considerare. E non
affermiamo che possano avere indirectam relationem o contrarietatis

60
SACRA CONGREGATIO PRO RELIGIOSIS ET INSTITUTIS SAECULARIBUS, Istruzione
Renovationis causam, 6/6/1969, AAS 61 (1969) 103-120.
61
Per le indicazioni dal CpIC (tanto il Decretum e i Dicta, come le Decretali) adoperiamo il
sistema proposto dal card. Navarrete nelle sue Indicazione Metodologiche (pro
manuscripto, Roma 2012).
62
CASTILLO LARA, Praesent., XII
28

con la norma, ma diciamo che alcune riferimenti non hanno nessun


rapporto. E questo non soltanto per il CIC83, secondo le parole dal card.
Castillo Lara, ma anche nellindicazione delle fonti del CIC17.
Dobbiamo capire bene che lavori ingenti, come la pubblicazione delle
Fonti, possono generare errori materiali, ma ci sembra difficile comprendere
che siano in tale numero da indebolire i riferimenti.
Sono tre, abbiamo visto, le pi antichi fonti del c83. 573 (tramite i
cc17. 487 e 488), del CpIC: Clem. 3, 11, 1; Clem. 5, 11, 1; Extrav. Jo. XXII
14, 1.
Il titolo di Clem. 3, 11, 1 non ha niente a vedere con la definizione dello
stato di consacrazione63. Nel testo troviamo solo una dichiarazione fra
parentesi, dando una definizione negativa delle Beghine. Questo decreto di
soppressione loro64, al tempo del tristemente celebre Concilio Viennese
(1312), afferma:
Quae [Beginae], quum nulli promittant obedientiam, nec propriis
renuncient, neque profiteantur aliquam regulam approbatam, religiosae
nequaquam exsistunt quamquam habitum, qui Beguinarum dicitur,
deferant, ed adhaereant religiosis aliquibus, ad quos specialiter trahitur
affectio earundem.

Sappiamo come questa condanna dalle Beghine come quella dei


Templari e dei Francescani Spiritali, nelle stesse assise conciliari sono
effetto non tanto di un accurato studio delle problematiche ma risultato
dellintralcio di pressioni politiche e altre. Questo inciso collaterale, in tale
circostanza, non necessariamente definisce dottrina teologica. In massima
dice che per il Pontefice regnante ad Avignone (prima dello scisma), i
religiosi sono quelli che promittant obedientiam e propriis
renuncient in aliquam regulam approbatam . Obbedienza, povert e
regola approvata sono infatti elementi del c83. 573.
Similmente troviamo in Clem. 5, 11, 165, dove, nella imbrogliata
discussione tra i Frati Minori sullinterpretazione della propria Regola, il
Pontefice taglia dicendo che lobbligo da loro assunto dei tre consigli, e il
resto pu essere adattato66. il caso concreto dellordine francescano,

63
Mulieres, statum Beguinarum sectantes, et de novo assumentes, ac religiosi, in hoc
dantes consilium vel favorem, ipso facto sunt excommunicati; status tamen poenitentialis
per hoc non interdicitur, secundum Paulum .
64
Cum de quibusdam mulieribus (1312), in Clem., 3, 11, 1. Curiosamente non consta nel
EVC.
65
Decr. Conc. Vienne Exivi de paradiso (1312), in Clem., 5, 11, 1; anche assente dal EVC.
66
Consilia evangelii ex professione suae regulae teneantur [] ad sola illa tria consilia
videlicet vivere in oboedientia in castitate et sine prprio [] et ad ea quae sub verbis
obligatoriis ponuntur in regula obligantur nos circa hunc articulum praedecessorum

29

segnato da dibattiti interni. Loro sono obbligati dai voti ai tre consigli, il
resto della sua Regola non ha obbligo della stessa specie; contrariamente
alla posizione di molti spirituali .
Qualcosa di analogo pu dedursi dallattenta lettura dellExtrav. Jo. XXII
14, 1. Il documento di Giovanni XXII Quorundam exigit (1317), versa
nuovamente sulle discussioni interne dei Minori, che il pontefice avignonese
voleva risolvere con la totale soppressione degli spirituali 67. Infatti il
documento in questione sviluppa in dettaglio la norma francescana
habeant una tunica con capucio, et una sine capucio , la vestium
vilitatis , mostrando nel modo pi elementare come nella regola del
Poverello non si obblighi alle minuzie oggetto di controversia68. Veramente
sorprendenti gli affari a cui un pontefice, del secolo XIV, doveva badare.
Di documenti ambigui come questi, il card. Gasparri trova origine per la
redazione dei cc17.487 e 488 sullo Stato Canonico di Consacrazione, come
fondato nei consigli evangelici praticati per voto. Definizione che si
prolunga nel c83. 573.
Consideriamo adesso i cinque documenti pontifici indicati come
fonti dai cc17. 487 e 488.
Dopo le decretali, il documento pi antico citato di papa Martino V,
nella condanna agli errori di Wicleff e Huss, ancora nel concilio di
Costanza, che ha chiuso lo scisma di occidente, precisamente con lelezione
di Ottone Colonna al Soglio di S. Pietro, col nome di Martino V.
Ecco i paragrafi riferiti dal card. Gasparri69:
(31) Peccant fundantes claustra; et ingredientes sunt viri diabolici.
(34) Omnes de Ordine Mendicantium sunt haeretici: et dantes eis
elemosynam sunt excommunicati.

nostrorum vestigiis inhaerentes ipsum que articulum quoad aliquid clarius prosequentes
dictae haesitationi duximus respondendum quod cum votum determinatum cuiuslibet
habeat cadere sub certo vovens regulam non potest dici teneri ex vi voti huiusmodi ad ea
consilia evangelica quae in regula non ponuntur .
67
conosciuta lopposizione di questo pontefice, non soltanto agli osservanti , ma
anche alla povert voluta da San Francesco. La vicenda abbocc al rogo di quattro
minori spirituali a Marsiglia (1318), quindi alla condanna di tutti i Minori nel 1322
con Ad conditorem canonum, in cui aboliva la povert dellOrdine (come ente); la
nomina dellantipapa francescano spirituale Pietro Rainalducci (1328) ecc.
68
Nec expresse vel determinate in praedicta fratrum Minorum dicatur regula vel
declarationibus ante dictis, quantae longitudinis, quantae latitudinis, quantae grossitiei
vel subtilitatis, qualis formae, qualisve figurae huiusmodi debeant esse vestes, sicut nec
qualis quantaeque vilitatis eas esse oporteat .
69
Art. 31, 34, Ioannis Wicleff, damn.; art. 30. de quo errorum Wicleff et Husz suscepti
interrogandi, N. 43.
30

[30] Item, utrum credat, religiones ab Ecclesia approbatas, a


sanctis Patribus rite et rationabiliter introductas.
La prima (31) non sembra dare nessuna indicazione di cosa sia la vita
consacrata o come si diceva allepoca di Costanza lo stato di
perfezione . Laffermazione dichiarata come dottrina cattolica
semplicemente: non peccato fondare un convento di clausura, e meno
ancora entrarvici . Da l a parlare dei tre voti c unaltra questione.
La seconda (34) una negazione dell eresia dei mendicanti. un
problema sulla liceit giuridica di chiedere elemosine.
Anche la terza una delle domanda da fare dagli inquisitori ai sospetti
[30] afferma soltanto, come dottrina, che gli Istituti approvati dalla Chiesa
sono cosa buona e virtuosa.
Asseriscono, tutte tre, la moralit della vita religiosa, la liceit
dellapprovazione dalla Chiesa per gli istituti, non sua essenza; si fa soltanto
riferimento alla clausura che non caratteristica di tutti i consacrati, e sin
da Antonio e Pacomio
Benedetto XIV fu un legislatore copioso70. Nelle fonti del card. Gasparri
il pontefice di cui troviamo pi documenti: ben 146. Fra questi, c la
costituzione Quamvis iusto, del 30 aprile 1749 sulla controversia fra le
fondazioni di M. Maria Warth, in cui dopo un lungo excursus storico sulla
vicenda di questa fondatrice inglese, stabilitasi in Germania e Paesi Bassi, il
Pontefice afferma che:
Ad essentiam Status vere Religiosi requiritus, ut Religio, seu Ordo,
in huismodi Statu, Apostolicae Sedis confirmationes stabiliatus, iuxta
Canonicas sanctiones [].
Quod enim praedictae Virgines veris Religiosis accenseri non
debeant [] quod item earum Vota simplicia, non solemnia, dicenda
sint, ex ipsis verbis Constitutionum []: Licet Regulae nostrae non
tendant ad Statum, sive Ordinem Religiosum.

E conclude che non essendo un Ordine Religioso con voti solenni,


unassociazione soggetta alla giurisdizione episcopale, in qualsiasi luogo
stabiliscano una casa di vita comune, dedita allinsegnamento delle giovani.
Dunque, al nostro scopo, la dottrina corrente manifesta allepoca la
necessit di voti solenni e dellapprovazione della Santa Sede. Siccome
queste due cose non cerano nelle Anglicanarum Virginum Coetus, non

70
Seguito da lontano da Leone XIII con 80, e Pio IX con 69. Soltanto Pio V (1566-1572),
Urbano VIII (1623-1644), Gregorio XVI (1831-1846) e Pio X (1903-19014) hanno pi
di 20 documenti presi in considerazione. Gli altri 60 pontefici citati, appena entrano con
pochi riferimenti.
31

avevano gli obblighi delle religiose: clausura ecc. e nemmeno i privilegi:


confessori ecc.
Veramente causa stupore che arriva allo sbalordimento comprovare
che la lettera apostolica Multiplices inter, del B. Pio IX71, sia inclusa come
fonte, giustamente in questo canone.
Il documento pontificio una damnatio , comera uso allepoca, di
uno scritto anticlericale, conciliarista, ghibellino, in cui lautore sacerdote
peruviano ridotto poi allo stato laicale, morto impenitente, per poco
assassinato nelle lotte per il potere degli indipendentisti americani difende
le vecchie eresie della superiorit del governo civile sul potere pontificio72.
Nel testo della damnatio non appaiono una volta le parole: religioso,
consacrato, voti o qualsiasi in rapporto (castit, obbedienza, povert,
clausura). un problema di cesaropapismo, applicato ai presidenti delle
nuove repubbliche oltre oceano, che il prete Vigil richiama.
Come mai un documento, senza nessun rapporto con la vita di
consacrazione, citato come fonte dal canone che la definisce?
La lettera Testem benevolentia, dal 22/1/1899, la conosciuta
disapprovazione dall americanismo (dottrina generata in Nord America,
senza rapporto diretto con la civilt che si sviluppava), in cui, di passaggio il
pontefice fa riferimento ai voti religiosi (senza specificazione) disprezzati
dagli americanisti perch si allontanano moltissimo dallindole dellet
nostra , ed anche giacch la vita religiosa poco o nulla giovevole alla
Chiesa . Niente a vedere con la definizione dei cc17. nei riferimenti.
La Costituzione Apostolica Conditae a Christo73 segna una pietra
miliare nellitinerario della vita consacrata nella Chiesa, oltre che delle
sapienti e necessarie distinzioni sul potere dei vescovi dinanzi agli Istituti
da loro erette, e pi tardi approvati dalla Sede Apostolica o estesi ad altre
diocesi, ma avendo casa nel loro territorio ecc. , conferisce cittadinanza
canonica alle Congregazioni di voti semplici. Per, in pi di queste precise
dichiarazioni di competenza dei presuli, non troviamo niente de quo agitur:
la definizione canonica dello stato di consacrazione74.

71
Litt. ap. Multiplices inter, 10/6/1851, N. 510.
72
Ecco il titolo come appare in P. P. PIUS IX, Acta, Roma, 1854, v. 1, 280-284:
DAMNATIO et prohibitio Operis in sex tomis hispanico idiomate editi sub titulo :
Defensa de la autoritad de los Gobiernos y de los Obispos contra las pretenciones de la
Curia Romana por Francisco de Paula G. Vigil. Lima 1848. E lo stesso pu essere visto
nelledizione delle fonti dal card. GASPARRI, al N. 510.
73
P. P. LEO XIII, Costituzione Apostolica Conditae a Christo, in P. P. LEON XIII, Lettres
Apostoliques, Encycliques, Brefs, etc. , Paris, 1903, v. 6, 170-183.
74
Soltanto il primo paragrafo potrebbe, da lontano, essere considerato una fonte, perch
parla della finalit e del vincolo, e anche dalla quamdam consotiationis speciem che

32

La lettera Au milieu des consolations75, al card. di Parigi, ha origine al


momento del decreto di soppressone degli ordini e congregazioni religiose,
per il governo rivoluzionario di mile Loubet e, particolarmente, del
ministro ex-seminarista mile Combes. In questo documento, infatti, il
Pontefice d una definizione che, senza avere valore magisteriale (si tratta di
una lettera a un cardinale, su un problema politico concreto, di persecuzione
religiosa), fa riferimento al comune sentire sui religiosi76:
Gli Ordini Religiosi, saputo, hanno origine e ragione dessere in
quei sublimi Consigli evangelici che il nostro divino Redentore esorta a
coloro che, lungo tutti i secoli, vogliono conquistare la perfezione
cristiana: anime forti e generose che, per la preghiera e la
contemplazione, per le sante austerit, per la pratica di determinate
regole, si sforzano per ascendere ai pi elevati acumi della vita
spirituale. Sgorgate sotto lazione della Chiesa, cui autorit sancisce suo
governo e sua disciplina, gli Ordini Religiosi formano una porzione
eletta del gregge di Ges Cristo []. La finalit di questi impegni
doppia: Da una parte sollevare le persone che li emettono a un grado di
perfezione pi elevato e anche prepararli, per la depurazione e
fortificazione delle loro anime, a un ministerio esterno che realizzato
con la finalit della salvezza eterna del prossimo e lenitivo delle miserie,
tanto numerose, dellumanit.

loro costituiscono nella Chiesa, poich ea vis divinitus inest ac fecunditas . Ecco la
citazione completa: Condit a Christo Ecclesi ea vis divinitus inest ac fecunditas, ut
multas anteactis temporibus, plurimas tate hac elabente utriusque sexus tamquam
familias ediderit, qu, sacro votorum simplicium suscepto vinculo, sese variis religionis
et misericordi operibus sancte devovere contendunt. Qu quidem plerque, urgente
caritate Christi, singularis civitatis vel dicesis prtergress angustias, adeptque,
unius ejusdemque vi legis communisque regiminis, perfect quamdam consociationis
speciem, latius in dies proferuntur .
75
In P. P. LEON XIII, Lettres, v. 6, 184-191.
76
Les Ordres religieux tirent, chacun le sait, leur origine et leur raison dtre de ces
sublimes Conseils vangliques que notre divin Rdempteur adressa, pour tout le cours
des sicles, ceux qui veulent conqurir la perfection chrtienne: mes fortes et
gnreuses qui, par la prire et la contemplation, par de saintes austrits, par la
pratique de certaines rgles, sefforcent de monter jusquaux plus hauts sommets de la
vie spirituelle. Ns sous laction de lglise dont lautorit sanctionne leur
gouvernement et leur discipline, les Ordres religieux forment une portion choisie du
troupeau de Jsus-Christ []. Le but de ces engagements est double : dabord lever les
personnes qui les mettent un plus haut degr de perfection; ensuite les prparer, en
purant et en fortifiant leurs mes, un ministre extrieur qui sexerce pour le salut
ternel du prochain et pour le soulagement des misres si nombreuses de lhumanit.
(LEON XIII, Au milieu... 184-185).
33

La bellezza del linguaggio dal pontefice poeta, non toglie niente al


valore intrinseco teologico della spiegazione77. Non privo dinteresse che
si allacci al sensus fidelium, per descrivere lo stato di consacrazione, nelle
sue origini e nelle sue finalit.
Simile commento si pu fare allaltra citazione di Leone XIII indicata
dal card. Gasparri come fonte canonica : la lettera Le religiose
famiglie 78, con cui in un linguaggio ambiguo in cui nessuno degli
aguzzini era citato con il suo nome il Pontefice voleva incoraggiare tutti i
religiosi che, in fretta, sotto persecuzione e abbandonando i beni, dovevano
lasciare il loro paese: la Francia. Allo stesso tempo, conclamava alla pace e
alla cristiana rassegnazione davanti alla brutale aggressione. Ecco le righe
pi importanti, al nostro scopo79:
Nessuno ignora che i religiosi di uno e altro sesso formano unlite
nella Citt di Dio: loro rappresentano particolarmente lo spirito e la
mortificazione di Ges Cristo; loro, per losservanza dei consigli
evangelici, tendono a spingere le virt cristiane allestremo della
perfezione; loro, per molte altre forme, concorrono poderosamente
allazione della Chiesa.

Lincoraggiamento, in momenti particolarmente problematici per i


consacrati francesi, arriva a un lirismo veramente degno di nota80. Non
sembra, per, con tale precisione teologica o giuridica da essere fonte di un
canone.
E nuovamente vediamo, in Leone XIII, il rimando, come fonte , al
sensus fidelium81.
Dopo la promulgazione dal CIC17, e essendo questo vigente, nella
redazione dal CIC83 vengono incluse, come nuove fonti, per il c83. 574,

77
Purtroppo, magari lautorevolezza del documento magisteriale, risulta abbastanza meno
preciso e profondo che la dottrina spiegata da S. Tommaso, che abbiamo visto nel Cap. I.
78
Dal 29/6/1901, in LEON XIII, Lettres v. 6, 234-240.
79
Personne nignore que les religieux de lun et de lautre sexe forment une lite dans la
Cit de Dieu : ce sont eux qui reprsentent particulirement lesprit et la mortification
de Jsus-Christ; eux qui, par lobservation des conseils vangliques, tendent porter
les vertus chrtiennes au comble de la perfection; eux qui, de bien des manires,
secondent puissamment laction de lglise (LEO XIII, Le religiose... 235).
80
Religieux de tout ge, jeunes ou vieux, levez les yeux vers vos illustres Fondateurs !
Leurs maximes vous parlent, leurs statuts vous guident, leurs exemples vous prcdent !
Que votre application la plus douce et la plus sainte soit de les couter, de les suivre, de
les imiter ! Cest ainsi quont agi un grand nombre de vos ans dans les temps les plus
durs. Cest ainsi quils vous ont transmis un riche hritage de courage invincible et de
vertus sublimes. Montrez-vous dignes de tels pres et de tels frres, afin que vous
puissiez dire tous, en vous glorifiant justement : Nous sommes les fils et les frres des
saints! (Ibid. 239).
81
Personne nignore que les religieux .
34

due allocuzioni di Paolo VI. Una durante il Vaticano II, laltra qualche anno
dopo.
Lallocuzione Magno gaudio ebbe luogo allepoca del Concilio, in
occasione della presenza a Roma di alcune congregazioni che vi dovevano
celebrare i loro Capitoli Generali. Lumen Gentium (21/11/64) non era stata
pubblicata. Meno ancora Perfectae Caritatis (18/10/1965).
Il Pontefice dichiara che la vita religiosa e votorum evangelicorum
professione indolem propriam accipit , e spiega che professio votorum
evangelicorum adiungatur consecrationi, quae propria est baptismatis, et
hanc, quasi quaedam consecratio peculiaris, compleat . La nozione di
consacrazione derivante dal Battessimo, che sar ripresa in LG 31 e 44,
e in PC 5, prende forma.
Nonostante il CIC17 in vigore, il pontefice ha molto chiaro che i voti
sono mezzi e non essenza : Nullo enim alio modo ducere potestis
vitam congruentem et consentaneam statui .
Il documento di 71 Evangelica testificatio, che tanta influenza ha avuto
nella configurazione della vita consacrata nel post-concilio, insiste nei tre
consigli come essenziali per lo stato di consacrazione. Sebbene
genericamente proclama come regula et norma certissima 82 della vita
consacrata la sequela Christi secundum Evangelii doctrinam . E
immediatamente spiega che questo consiste nella pratica dei tre consigli ,
e ciascuno di loro sviluppato ampiamente. Sembrerebbe che riprendendo
la terminologia del card. Navarrrete83 , per il pontefice, la sequela Christi
sarebbe essenziale mentre i voti sarebbero connaturali o integrali .
In verit, lesortazione un fervido richiamo al rinnovamento, su cui
insiste parecchie volte84, molto di pi che una dichiarazione dottrinale sullo
stato di consacrazione. Negli argomenti in cui fa riferimenti, rimane nella

82
In hac varietate formarum, quae unicuique Instituto indolem propriam tribuunt et in
plenitudine gratiae Christi (Cf 1 Cor 12,12-30) nituntur, pro summa vitae religiosae
regula et norma certissima habenda est sequela Christi secundum Evangelii doctrinam.
Nonne huius studio per saeculorum cursum factum est, ut vita casta, pauper,
oboedientiae dedita postularetur? (ET 12).
83
Labbiamo ricordato nel Cap. I.
84
Non paucas res externas, a Conditoribus Ordinum et Congregationum religiosarum
mandatas, his ipsis temporibus obsoletas esse procul dubio apparet. Nonnullae,
saeculorum decursu coacervatae, quibus vita religiosa onerata est atque obriguit,
alleventur oportet (5). Quodlibet institutum humanum quasi illi morbo est obiectum,
quo articuli durescunt, atque periculo vanae cuiusdam observantiae urgetur (12). Hoc
ipso tempore difficile reperiri vitae ducendae modum, qui cum hac necessitate
congruat (30). Vita religiosa, ut renovetur, formas accidentales ad quasdam
mutationes debet accommodare, quae, augescente cum velocitate et amplitudine,
condiciones cuiusvis vitae humanae afficiunt (51). Et altri.
35

dottrina dei consigli e dei voti come qualificante, ed anche essenziale


di questo stato canonico.
Non facile capire come in pi dei documenti magisteriali, di Pontefici
e Concili, delle 10.226 fonti allegate dal card. Gasparri per la redazione del
CIC17, 5.751 sono documenti di Curia (56,2 %), il pi delle volte risposte a
casi specifici, non sempre con lavallo pontificio. Il fatto che i documenti
dei dicasteri hanno una considerevole importanza nella stesura delle norme
del 1785, e per ricaduta, nella normativa vigente.
Riguardo allargomento che ci impegna i 185 cc17. De Religiosis , ci
sono 1.134 fonti riferiti, delle quali 771 della Curia (68,0 %), 202 documenti
pontifici (17,8 %) e 126 (11,1 %) del CpIC86.
Similmente, nelle fonti dichiarate come considerate nella redazione dei
174 cc. De Vita Consacrata (cc83. 573-746), ci sono 175 (30,5 %)
rimandi, e questo ci sembra notevole, a documenti curiali posteriori al
codice pio-benedettino.
Per i cc17. in analisi, il card. Gasparri indica tre documenti di Curia:
S. C. Ep. et Reg. 27 iul. 1655 ad 8, 15-47, 21 (N. 1791).
S. C. Ep. et Reg. 29 nov. 1657 (N. 1793).
S. C. Ep. et Reg. C. Presb. Saec. 16 sept. 1864 ad 1 (N.
1993).
Il primo, con approvazione specifica del pontefice regnante Alessandro
VII include risposta a dubbi sul diritto di visita del vescovo, stabilito da
Innocenzo X lanno prima87. Dunque niente in riferimento allargomento in
esame.
Per quanto riguarda il secondo documento88, una risposta autentica del
Dicastero, ai problemi sorti nel Regno di Napoli , per un decreto
pontificio che autorizzava i vescovi a prendere possesso dei conventi dove
non cerano pi di quattro professi perpetui. Niente a che vedere con gli
argomenti in foco.
Infine, la risposta Congregationis Presbyterorum Saecularium, dal
16/9/1864 (sotto Pio IX, senza approvazione pontificia particolare)
riguardante la considerazione come veri religiosi degli studenti di tale

85
Nei nove volumini di fonti (GASPARRI, Codex Fontes), sono inclussi 7.526 documenti: ex
Concilii Generalibus (1.072), ex Romanis Pontificibus (703), ex Curia Romana (5.751).
Per il Corpus (3.336 docs.) e per i Libri Liturgici (426 docs.) sono fatti i rinvii alle altre
pubblicazioni. In piu indicato che ci sono 823 canoni ex novo
86
Il resto, 3 dei libri liturgici, 1 senza fonti, e 9 riferimenti ad altri canoni dello stesso
CIC17.
87
Const. Ut in parvis, 10/2/1654, in Bull. Rom., t. 6, III, 270-271.
88
S. C. EP. ET REG., 29 nov. 1657 (N. 1793).
36

Congregazione (non Ordine, secondo la tipologia dellepoca), in cui si


dichiara non essere loro vere regularem, poiche listituto di voti semplici,
non solenni.
Di particolare interesse, in questo documento, per capire la dottrina
vigente allepoca, lo sviluppo dellargomentazione sul costitutivo primario
dalla vita religiosa: si vere religiosos esse, come dice la domanda.
I padri del dicastero dichiarano che ad constituendum statum
religiosum non requiritur iure divino, sed ex sola Ecclesiae institutione
solemnitas votorum . E pi avanti solemnitas votorum non sit iure divino
essentialis statui religioso, requiritur tamen ad illum statum constituendum
de iure ecclesiastico . Al punto che Gregorio XII, per particolare privilegio,
dichiar veri religiosi gli studenti della Compagnia di Ges, nonostante
facessero soltanto voti semplice. Cita ancora alcuni esempi di deroga della
considerazione di religiosi a consacrati senza voti solenni. Ma afferma:
non solemnitas seu pompa externa constituit statum religiosum, nec
acceptatio votorum ex parte Superioris, sed solemnitas votorum, quae
nomine Ecclesiae acceptantur .
Infatti, le affermazioni chiariscono come lo stato religioso stato di
perfezione, stato di consacrazione di diritto divino non richieda i voti di
povert, castit e obbedienza. Questa una determinazione del diritto
positivo (qui denominato iure ecclesiastico), il quale ha determinato la
solemnitas votorum, quae nomine Ecclesiae acceptantur .
Infatti, il documento non avvalla il canone, ma lo contraddice.
Soltanto listruzione Renovationis causam89, della SCRIS citata come
fonte, nel suo n. 1. Lo stupore ci invade nuovamente costatando il testo del
rif.
Il n. 1 della storica istruzione, dice soltanto che bisogna avvalersi di
formazione diversa negli istituti maschili rispetto ai femminili, e differente
nei contemplativi e negli attivi90.
Se vogliamo supporre un errore materiale, per cui il rif. non voleva
limitarsi al n. 1 , ma alla parte I , troviamo qualcosa di pi. Potrebbe

89
6/1/1969, AAS 61 (1969) 103-120.
90
Non solum implicatae condiciones, de quibus est supra mentio iniecta, sed etiam, ac
quidem maxime, augescens Institutorum eorumque operum diversitas minus atque minus
sinunt aptas normas sancire, quae eadem ratione ad omnia simul Instituta et ad cunctas
regiones pertineant. Quocirca normae multo latius patentes, quae hac Instructione
eduntur, singulis Societatibus facultatem dant illas prudenter sequendi vias, quae ipsis
magis conveniant. Peculiari vero modo monendum est, in institutione et educatione,
optimas vias non esse prorsus easdem pro virorum atque mulierum Societatibus.
Praeterea rationes et subsidia institutionis differant necesse est, prout de Religione uni
contemplationi dedita agatur aut de Instituto operibus apostolicis addicto .
37

essere, anzi, che il rif. sia stato preso dalla pubblicazione in AAS, in cui la
numerazione delle parti porta numeri arabi, contrariamente alle abitudini.
Questa parte I (o 1 , secondo AAS), che include i numeri 1-9 del
documento, presenta nei nn. 2 e 3 (e soltanto in questi), una vera e propria
dottrina sullo stato canonico di consacrazione, come non troviamo in altri
documenti91. Ha, in qualsiasi forma, poca chiarezza nella citazione del rif.
Lasciamo da parte lassunto formale (ma che in diritto canonico ha la sua
importanza non disdegnabile), per venire al contenuto, supposto lerrore
materiale nel rif.
Il documento aveva come scopo laggiornamento della formazione alla
vita religiosa, come chiaramente detto nel sottotitolo92. Pero come, allo
stesso tempo, analizza il problema dei compromessi di postulanti, novizi e
professi temporanei concedendo anche autorizzazione agli istituti per
modificare le loro Costituzioni in questo punto fa un riassunto della
dottrina sulla professione, nei nn. 2 e 3. E questo pu essere stato preso in
considerazione nella redazione del c83. 573.
In fatti RC citando LG e PC afferma come haec enim professio,
qua sodales per vota aut alia sacra ligamina, votis propria sua ratione
assimilata93, ad tria consilia evangelica persequenda se obligant .
Il paragrafo di RC , pero, pi ricco, ed aggiunge quello che non c n
in LG n in PC, malgrado le citazioni dei documenti conciliari. Ecco il testo
completo94:
Haec enim professio, qua sodales per vota aut alia sacra ligamina,
votis propria sua ratione assimilata 95, ad tria consilia evangelica
persequenda se obligant, consecrationem efficit, qua quis se Deo totum
tradit, cui soli merito offertur donum tam absolutum personae humanae.
Congruit autem magis naturae eiusmodi doni, ut perficiatur et
significantissime exprimatur professione perpetua, sive simplex sit sive
sollemnis []. Neque solum secundum Ecclesiae doctrinam, sed etiam
ex ipsa huius consecrationis natura votum oboedientiae, quo religiosus
plenam sui abdicationem consummat et una cum castitatis ac paupertatis

91
Dobbiamo dire che il documento, di curata redazione pastorale e grammaticale, non si fa
notare per la chiarezza metodologica. I numeri arabi sono, a loro volta, suddivisi in
numeri romani, alcuni dei quali, anche, in lettere. Molti testi ipsis verbis sono stati
inclusi nel CIC vigente, in particolare riguardo al noviziato e la formazione.
92
Instructio de Accommodata Renovatione Institutionis ad Vitam Religiosam
Ducendam .
93
Nota delloriginale: Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, n. 44.
94
RC 2.
95
Nota delloriginale: Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, n. 44.
38

perfectum veluti sacrificium immolat Deo, ad essentiam pertinet


professionis religiosae96.

Lespressione consecrationem efficit, qua quis se Deo totum tradit, cui


soli merito offertur donum tam absolutum personae humanae trova appena
un ricordo bigio nel totius personae consecratio nel c83. 607 1.
Ma laltro paragrafo, nonostante il rif. a PC 14, redazione nuova da
RC, poich non lo troviamo con questa chiarezza in nessun documento
conciliare.
Esiste, per, in S. Tommaso:
RC 3: ex ipsa huius consecrationis natura votum obdientiae []
ad essentiam pertinet professionis religiosae .
II-II q. 186 a. 8: votum obedientiae est praecipuum inter omnia
religionis vota [] votum obedientiae continet sub se alia
vota, sed non convertitur [] votum obedientiae proprie se
extendit ad actus propinquos fini religionis. Quanto autem
aliquid propinquius est fini, tanto melius est. Et inde etiam est
quod votum obedientiae est religioni essentialius .
Dobbiamo lamentare che, nella redazione del c. 573 sia mancata la
precisione teologica che in RC era stata manifestata, interpretando i
documenti conciliari (LG e PC) nel loro senso intrinseco.
Non pretendiamo di fare cui unanalisi esaustiva della LG e PC, e la
dottrina in loro espressa sulla vita di consacrazione, ma soltanto vedere a
che punto i rif. corrispondono ai piccoli cambiamenti avuti in rapporto al
c17. 487, e a c17. 488, 1, ambedue indicati come fonti dal c83. 573.
I due riferimenti a PC (1 e 5) non aggiungono niente di nuovo a quanto
abbiamo visto. Soltanto il rafforzamento della concezione dello stato di
consacrazione come fondato nellassunzione per voti della pratica dei
consigli evangelici97.
Questo decreto, appena dibattuto in aula conciliare, considerato da
molti come un lavoro di commisione98. Cera bisogno, per la compiutezza

96
Nota delloriginale: Cfr. Decr. de accomm, renov. vitae religiosae Perfectae caritatis, n.
14.
97
Tutti coloro che, chiamati da Dio alla pratica dei consigli evangelici, ne fanno
fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo,
casto e povero (cfr. Mt 8,20; Lc 9,58) (PC 1). Ci costituisce una speciale
consacrazione che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale lesprime
con maggior pienezza (PC 5).
98
In verit, lo schema e i successivi testi furono presentati in aula in alcune occasioni,
sebbene molti padri lo considerassero non necessario, poich era gi approvato il
capitolo VI della LG. Per Tanner un documento del genere era in qualche modo reso
superfluo (N. TANNER, La chiesa nella societ: ecclesia ad extra, in G. ALBERIGO,

39

della riunione, di un documento sullo stato di perfezione . Avendo gi


dibattuto e sviluppato nel cap. VI della LG (nn. 43-47) quanto di nuovo ci
fosse da dire, i redattori di PC cercarono di parlare delle generalit su tutte
le possibilit di vita di consacrazione, e fornire principi di aggiornamento,
senza interesse per il nostro argomento.
Il riferimento a CD 33 sembra meramente formale, per accrescere
lapparato delle fonti, in quanto si riferisce soltanto alla collaborazione dei
consacrati con i vescovi, con un pressante invito a partecipare alle opere di
apostolato vescovili99. Niente sullessenza dello stato di consacrazione.
La citazione di AG 18, si riferiste allimportanza di promuovere la vita
religiosa sin dalla plantatio ecclesiae :
Inde a periodo plantationis Ecclesiae vita religiosa sedulo
promoveatur, quae non solum pretiosa omninoque necessaria auxilia
activitati missionali affert, sed per intimiorem consecrationem Deo in
Ecclesia factam lucide quoque manifestat et significat intimam
vocationis christianae naturam.

E fornisce principii per linculturazione, non rilevanti per il nostro


argomento.
Vediamo lo stato di consacrazione nella LG, indicato come fonte. I
numeri indicati come rif. per i cc83. in studio sono 42-45.

Storia del concilio Vaticano II , v. 5, 2001, 293-417, 394). Le prime bozze furono
votate nella 3 sesione (10, 12 novembre 1964), siccome ciascuna delle parti del
documento aveva ottenuto pi di 2/3 dei voti, rimaneva alla comissione stendere il testo
finale, accettando o rifiutando i modi, secondo il metodo di lavoro conciliare, come
manifest in aula il vescovo Carli: Ai padri conciliari, che assieme al Santo Padre sono
i veri giudici, viene domandato concretamente se a loro piacciono o non piacciono quelle
modifiche che la comissione ha ritenuto di introdurre [] ma non viene fatta alcuna
domanda circa quelle numerose richieste che [] alla commissione non sono piaciute
[] Il concilio pare essere fatto pi dalle comissioni che dai padri (P. HNERMANN, Le
ultime settimane del concilio, in G. ALBERIGO, Storia ,. v. 5, 2001, 371-491, 379),
su cui lo stesso Hnermam commenta: aveva un suo fondo di verit (Id., Le ultime
settimane del concilio, in ALBERIGO, Storia , v. 5, 2001, 371-491, 380). Per Stenico
il documento sulla vita consacrata non doveva essere un trattato dottrinale e neppure
giuridico, della vita religiosa, ma unopera pastorale [] proponendo norme pratiche,
bench generali (T. STENICO, Il Concilio Vaticano II : carisma e profezia, Citt del
Vaticano, 1997, 190); come infatti . La comissione, dunque, rinunci a dare una
definizione precisa di vita religiosa (R. BURIGANA, Lintersessione: preparare la
conclusione del concilio, in ALBERIGO, Storia , v. 4, 2001, 483-647, 621). Il texo
definitivo fu presentato per la sua promulgazione il 28 ottobre 1964, nellultima fase
conciliare, e approvato con soltanto 4 voti contrari.
99
At, ratione habita indolis uniuscuiusque Religionis propriae, ad externa quoque
apostolatus opera impensius accedant (CD 44).
40

Come abbiamo ripetuto, la dottrina sui voti come essenza viene una
volta di pi ribadita. Si parla ancora di status , cosa che tender a sparire
posteriormente, svuotando, ci sembra, il senso profondo dalla
consacrazione.
vera novit quantunque non centri nei cc83. in studio la
dichiarazione dellappartenenza vitam et sanctitatem [] Ecclesiae 100,
sebbene non approfondisca oltre, lasciando aperta la discussione sulla sua
istituzione a Christi, o ad hominem.
Allo scopo del nostro lavoro, ha singolare importanza il riferimento allo
statum Deo consecratum per lazione liturgica, con cui la Chiesa
sancisce il consenso dato dal vovente, e lo eleva, come persona, a uno
stato canonico riconosciuto101:
Ecclesia autem professionem religiosam non tantum sua sanctione
ad status canonici dignitatem erigit, sed eam ut statum Deo consecratum
etiam actione sua liturgica exhibet.

In verit il verbo exhibeo potrebbe essere stato sostituito da un altro pi


chiaro. Pu significare avere effetto in giustizia , o fare , anche
realizzare , ma pi semplicemente troviamo che significhi esibire,
rappresentare, manifestare, esemplificare . Si pu dire che dobbiamo
aspettare, come per il subsistit una dichiarazione chiarificante e precisante.
Le fonti dal c83. 573 non ci hanno chiarito, tanto quanto aspettavamo, il
senso delle parole. Alcuni documenti, lo avevamo verificato, non hanno
niente a che vedere con la norma; altri vanno oltre e non sono stati presi in
considerazione; altri contraddicono la dottrina esposta nella norma; altri
infine dicono soltanto quello che il canone afferma in termini giuridici
senza, per, argomentazione teologica. La considerazione dei tre consigli
come essenziali dello stato di consacrazione diventa cos una
determinazione positiva de iure ecclesiastico senza rapporto diretto con una
realt teologica o antropologica.
1.2.1.3 Le fonti di altri c83. che includono
definizioni
Abbiamo visto che altri al. del corpus vigente sullo stato di
consacrazione, hanno rilevanza definitoria, che si manifesta in ulteriori
norme. In concreto i cc83. 577, 578, 607 1 e 662.

100
Status ergo, qui professione consiliorum evangelicorum constituitur, licet ad Ecclesiae
structuram hierarchicam non spectet, ad eius tamen vitam et sanctitatem inconcusse
pertinet (LG 44).
101
LG 45.
41

Il c83. 577 fa cenno alla sequela Christi: Christum, enim, pressius


sequuntur [] semper autem voluntatem Patris facientem . Le fonti
indicate per questo c. sono: c17. 488, 1, 4 e 7; PME I; LG 36, 46; PC 8a,
11.
I tre rif. al c17. 488 1, 4 e 7 hanno rapporto con la prima parte del c83.
577 (diversit distituti).
La Costituzione di Pio XII Provida Mater Ecclesia fa riferimento,
infatti, nel suo n. 1, di quelli praedictionis filios qui totam vitam Christo
Domino mancipantes. Ipsum per viam consiliorum libere et ardue
sequuntur . La sequela Christi utilizzata dal pontefice ma in senso
diverso dallattuale CIC. Le parole per ci sono.
La citazione LG 36 fa riferimento alla vocazione laicale, non consacrata.
In quanto che LG 46 dichiara la missione dei consacrati di rappresentare la
persona di Cristo, lungo i secoli, per quelli che non lhanno conosciuto nella
sua vita in Galiea:
Per ipsos [religiosi] Ecclesia revera Christum in dies, sive fidelibus
sive infidelibus, melius commonstret, vel in monte contemplantem, vel
turbis Regnum Dei annuntiantem, vel aegrotos et saucios sanantem ac
peccatores ad bonam frugem convertentem, vel pueris benedicentem, et
omnibus benefacientem, semper autem voluntati Patris qui Eum misit
oboedientem.

Pi avanti, nello stesso LG 46, si fa lelogio della pratica dei consigli,


come semplice mezzo:
Ad cordis purificationem et spiritualem libertatem non parum
conferunt, fervorem caritatis iugiter excitant et praesertim ad genus vitae
virginalis ac pauperis, quod sibi elegit Christus Dominus, quodque
Mater Eius Virgo amplexa est.

La sequela Christi affermata in modo collaterale, senza molto enfase


( ad genus vitae [] sibi elegit Christus ).
Infine prendiamo i due passi di PC (8 a, 11). Nel primo il testo conciliare
richiama alla carit fraterna, alle opere di carit esteriori, con un lieve
accenno a questa attitudine caritativa di Cristo (Lui la stessa Carit!),
come essenziale nella vocazione dei consacrati:
Ut igitur sodales vocationi suae ad Christum sequendum imprimis
respondeant, ac ipsi Christo in Eius membris deserviant actio eorum
apostolica ex intima cum Ipso unione procedat oportet. Inde fit ut caritas
ipsa erga Deum et proximum foveatur.

Il n. 11 dello stesso documento conciliare fonte dellaltra parte del c83.


577, riguardo la molteplicit di vocazioni religiose.
Il c83. 578 presenta unimportante novit, siccome dichiara cosa sia il
patrimonio di un istituto:
42

Fundatorum mens atque proposita a competenti auctoritate


ecclesiastica sancita circa naturam, finem, spiritum et indolem instituti,
necnon eius sanae traditiones, quae omnia patrimonium eiusdem
instituti constituunt, ab omnibus fideliter servanda sunt.

E dichiara mezzi per la tutela con la chiarissima affermazione di essere


responsabilit di tutti i christifideles, siano laici o chierici, abbiano uffici di
governo, o non: ab omnibus fideliter servanda sunt .
Ci ricorda le parole di S. Benedetto quando, sorprendentemente, dopo
aver affermato la libert della comunit nella scelta dellabate, richiama alla
santit delleletto concedendo diritto alla sanior pars , anzich
minoritaria. In pi, si appella ai vescovi e ai cristifideles che abbiano
conoscenza di unelezione indegna, per intervenire, in modo da non
permetterla, poich peccano se non lo fanno , (limpedimento
allelezione indegna)102. Il Patriarca aveva nozione chiara della
responsabilit di tutto il Popolo santo di Dio, nella conservazione di questo
piccolo gregge , costituito per chi hanno assunto lo stato di
consacrazione.
Le fonti indicate per il c83. 587 sono: LG 45; PC 2b; ES II: 16 3.
La prima, non dice niente delle fundatorum mens atque proposita ,
ma ha interesse per il nostro lavoro, in quanto dichiara che esiste uno stato
di consacrazione nella professione dei consigli, che Ella, la Chiesa,
presenta a Dio:
Ecclesia autem professionem religiosam non tantum sua sanctione
ad status canonici dignitatem erigit, sed eam ut statum Deo consecratum
etiam actione sua liturgica exhibet.

In PC (documento curiale, come abbiamo visto, poco discusso in aula


conciliare) c la chiara fonte di mens atque proposita :
a) Cum vitae religiosae ultima norma sit Christi sequela in
Evangelio proposita, haec ab omnibus institutis tamquam suprema
regula habeatur.
b) In ipsum Ecclesiae bonum cedit ut instituta peculiarem suam
indolem ac munus habeant. Ideo fideliter agnoscantur et serventur

102
RSB cap. 64: In abbatis ordinatione illa semper consideretur ratio ut hic constituatur
quem sive omnis concors congregatio secundum timorem Dei, sive etiam pars quamvis
parva congregationis saniore consilio elegerit. Vitae autem merito et sapientiae doctrina
eligatur qui ordinandus est, etiam si ultimus fuerit in ordine congregationis. Quod si
etiam omnis congregatio vitiis suis quod quidem absit consentientem personam pari
consilio elegerit, et vitia ipsa aliquatenus in notitia episcopi ad cuius dioecesim pertinet
locus ipse vel ad abbates aut christianos vicinos claruerint, prohibeant pravorum
praevalere consensum, sed domui Dei dignum constituant dispensatorem, scientes pro
hoc se recepturos mercedem bonam, si illud caste et zelo Dei faciant, sicut e diverso .
43

Fundatorum spiritus propriaque proposita, necnon sanae traditiones,


quae omnia cuiusque instituti patrimonium constituunt.

La dichiarazione di PC diventa norma canonica quasi negli stessi


termini. Norma, per, pi raccomandativa che vincolante, poich la
dichiarazione di cosa siano spiritus e proposita di un Fondatore, in
verit la teologia insegna che soltanto i seguaci fedeli al theodidaktos
capiscono e sono capaci di esprimere in parole e in opere. Se questi non lo
fanno, nessun altro (nemmeno la gerarchia, tranne specialissimi casi) ha la
capacit di dichiarare cosa sia tale patrimonio.
In pi, molto sapientemente, il testo conciliare aggiunge nec non sanae
traditiones , ripreso dalla norma. Queste tradizioni sono tramandate dai
discepoli che hanno capito lo spirito e sanno prolungare la persona dal
fondatore durante i secoli; come una rappresentazione della persona di
Cristo povero, casto e obbediente, visibile da tutti gli uomini, secondo uno
specifico carisma.
Questo fu ribadito da Paolo VI, nel m.p. Ecclesiae Sanctae, indicato
anche come fonte nel suo II: 16 3. Dice infatti questa pericope:
Ad ipsum bonum Ecclesiae procurandum, germanam cognitionem
sui primigenii spiritus Instituta prosequantur, ita ut, eodem fideliter
servato in aptationibus decernendis, vita religiosa ab elementis alienis
purificetur et ab obsoletis liberetur.

Il c83. 607 1 allude, in qualche modo, allolocausto che realizzato


dalla persona nella consacrazione totale a Dio, sebbene in termini che
potevano essere pi tomisti103: utpote totius personae consecratio ,
religiosus plenam suam consummat donationem veluti sacrificium Deo
oblatum . Di questo, per, non troviamo sia desunta nessuna conseguenza
giuridica. una dichiarazione semplice.
Le fonti indicate (LG 44, 45; PC 1, 5, 12, 25; AG 18; ET 13; RC 2) non
tutte parlano di questo. Diciamo che in PC 1, troviamo quo ferventius ergo
tali sui donatione quae totam vitam complectitur, Christo coniunguntur .
Gi in PC 5 non ne viene accennato, ma soltanto dalla confusa frase,
oggetto di interpretazioni contraddittorie, per la dipendenza dello stato di
consacrazione dalla consacrazione battessimale104: constituit peculiarem
quamdam consecrationem, quae in baptismatis consecratione intime
radicatur eamque plenius exprimit .

103
c83. 607 1: Vita religiosa, utpote totius personae consecratio, mirabile in Ecclesia
manifestat conubium a Deo conditum, futuri saeculo signum. Ita religiosus plenam suam
consummat donationem veluti sacrificium Deo oblatum, quo tota ipsius exsistentia fit
continuus Dei cultus in caritate .
104
Vedere Cap. I.
44

PC 12 e 25 non hanno niente a che vedere con largomento della norma


canonica. Il primo parla della castit consacrata, il secondo lepilogo del
documento.
Similmente pu dirsi di AG 18, che fornisce norme sapienti su come
agire a periodo plantationis Ecclesiae 105, indicando come precipuo
mezzo vita religiosa sedulo promoveatur . Non parla, per,
dallargomento dal canone in foco.
Daltronde lesortazione apostolica Evangelica Testificatio, nel suo n. 13
(indicato come fonte) parla in belle parole della castit:
Castitas, virtus prorsus positiva, dilectionem testatur, qua ceteris
Deus praefertur, ac modo praeclarissimo et absolutissimo significat
mysterium coniunctionis Corporis mystici cum eius Capite necnon
Sponsae cum Sponso eius aeterno.

Ma non questo loggetto dalla norma in analisi.


Finalmente listruzione Renovationis causam, al n. 2 (ugualmente citato
come fonte) si riferisce al senso della consacrazione religiosa, che sviluppa
in questo numero, e il suo rapporto con i voti che, secondo lui, ad
essentiam pertinet professionis religiosae , citando PC 14106. Infatti, la
castit rappresenta un sacrificio cui pochi sono chiamati, perche soltanto una
particolare grazia datis date permette la sua tranquila conservazione. Non
sono questi, per, i termini del canone.
Alliniziare il capitolo degli obblighi e diritti degli istituti e suoi membri,
il c83. 662 afferma la sequela Christi come supremam vitae regulam 107.
Dichiara il principio teologico, per questo non modifica lasserzione
iniziale (c83. 574) che lessenza sia nei consigli praticati per voto o altri
impegni. Vengono indicate come fonti: LG 46; PC 1-2; PO 18; ES II: 16;
ET 12.
Infatti, come abbiamo visto sopra, questi documenti dicono alcune cose
della sequela Christi, sebbene non che sia supremam vitae regulam ,
come afferma la norma, tranne il testo, gi riferito, da PC 2 a):
Cum vitae religiosae ultima norma sit Christi sequela in Evangelio
proposita, haec ab omnibus institutis tamquam suprema regula habeatur.

PO 18 non accenna alla vita consacrata, ma ai mezzi per i presbiteri per


sviluppare la loro vita spirituale.

105
Abbiamo visto sopra in 1.2.1.2.
106
In verit PC 14 non parla dellessenza dalla vita di consacrazione, ma de lobbedienza
veluti sacrificium .
107
c83. 662: Religiosi sequelam Christi in Evangelio propositam et in constitutionibus
proprii instituti expressam tamquam supremam vitae regulam habeant .
45

Da parte sua ES II: 16 non aggiunge niente sulla sequela Christi, ma


norme per il rinovvamento: studio, attivit ecc.
Infine ET nel suo n. 12 afferma, veramente, come abbiamo segnalato
sopra, che pro summa vitae religiosae regula et norma certissima habenda
est sequela Christi secundum Evangelii doctrinam .

1.2.2 I soggetti delle norme


Dopo aver considerato le definizioni sullo stato di consacrazione
canonico, come sono espresse nel corpus della vita consacrata vigente,
dobbiamo fare una distinzione tra i soggetti su cui la norma ricade. Come
dice Pavan, considerata la norma come un rapporto interpersonale, sono da
esaminare due soggetti108:
chi usufruisce dello stesso (soggetto attivo),
chi tenuto ad attuarlo (soggetto passivo), e per chi costituisce
propriamente un dovere.
Nel nostro caso, studiamo tanto i soggetti attivi quanto quelli passivi.
Per ci interessa in modo particolare la tutela dei consacrati, dunque loro
come soggetti attivi della legge canonica, poich segnati dalla chiamata
divina, e capaci di attuare lo ius consecrationis109.
Infatti, alcuni canoni come certe definizioni gi considerate sono
dichiarazioni generiche, senza conseguenze di obblighi o diritti giuridici per
taluno soggetto. Ad esempio dire che sequela Christi [] tanquam
supremam vitae regulam habeant obbliga in coscienza tutti i consacrati
che fanno parte di Istituti approvati, ma in modo generico, non
giuridicamente vincolante o sottoponibile a pena dalla Gierarchia.
Gi dire ius candidatos admittendi ad novitiatum pertinet ad Superiores
maiores ad normam iuris proprii (c83. 641) ha come soggetto attivo e
passivo obblighi e diritti i Superiori Maggiori. Nei riferimenti ad
normam iuris proprii , i soggetti non sono questi, ma il legislatore: il
Fondatore e, per delega necessaria (c83. 631), il Capitolo Generale.

108
Il diritto ha riferimento a un rapporto interpersonale fra due soggetti: il soggetto attivo,
a cui inerisce il diritto, e il soggetto passivo, tenuto ad attuare loggetto o il contenuto
dello stesso diritto (P. PAVAN, La dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae a 20
anni dalla pubblicazione, Casale Monferrato (AL), 1986, 25).
109
Il problema del discernimento vocazionale non nellargomento di questo lavoro.
Ovviamente ci sono errori tanto da chi si considera chiamato da Dio, come da chi non sa
vedere nellaltro il dono divino. Consideriamo il vocazionato come eletto veramente da
Dio, capace ed abile di attuare lo ius consecrationis.
46

1.2.2.1 I soggetti che ci interessano: theodidaktoi


e vocazionati
Nei Capitoli I e II del nostro studio, abbiamo cercato di definire cosa sia,
nella sua essenza, lo stato di consacrazione, seguendo due vie: la teologia
sulla vita consacrata e lo studio della storia dei consacrati; con riferimenti
alla legislazione vigente allepoca, quando necessario.
Quanto ai soggetti, molto chiaro che si debba dividere i consacrati in
due gruppi, essenzialmente diversi, ma necessariamente complementari: i
theodidaktoi, o fondatori di una forma vitae, e i vocazionati che seguono
una forma vitae pre-stabilita. In questo lavoro, per semplicit di redazione,
adoperiamo il termine vocazionati per questo secondo gruppo; mentre i
primi saranno denominati fondatori o theodidaktoi (secondo la felice
espressione di S. Atanasio, applicata a S. Antonio).
I fondatori, gi stato visto, sono una piccola minoranza nei secoli di
Storia della Chiesa110, un numero minore, si pu dire, dei Pontefici seduti
sul Soglio Romano111; e senza paragone con il numero di presuli legittimi,
innumerevoli di santa vita.
I vocazionati, in rapporto al resto di christifideles sono, anche loro, una
piccola minoranza. Gli studi che abbiamo visto calcolano che non siano
arrivati a pi del 10% dei battezzati, in alcune circostanze storiche e in
territori circoscritti di ampia pratica della Legge di Dio112.
Nel corpus sullo stato di consacrazione del CIC83 troviamo numerosi
al. che hanno per unico soggetto i fondatori. Almeno 82 su 293; il che vuol
dire un 27 % del totale della norma. Quanto ai vocazionati, loro sono
soggetti di almeno 29 al.
Vediamo entrambi.
1.2.2.2 Canoni vigenti riferenti ai fondatori
I fondatori sono sappiamo grazie alla teologia, ed tutelato
attualmente dal c83. 578 la sorgente della forma vitae dei consacrati.
Anche del diritto particolare a loro applicabile, perch sotto lispirazione
diretta o indiretta di questi uomini inspirati da Dio, che saranno scritte le

110
Vedere Cap. I.
111
Questi, includendo Benedetto XVI, sono 265.
112
Questo numero, curiosamente coincide con un recente studio patrocinato dalla
congregazione dei Paolini, secondo il quale ancor oggi, nellItalia scristianizzata, 11%
dei giovani avrebbe sentito la chiamata divino, sebbene la corrispondenza sia stata
inferiore all 11% di questi vocati; ossia 1% del totale della popolazione (GARELLI,
Chiamati a scegliere... 85).
47

norme basilari ( normae fundamentales ), cui devono conservare la mens,


proposita, natura, finem, spiritum dal theodidaktos.
c83. 578: Fundatorum mens atque proposita [] circa naturam,
finem, spiritum et indolem instituti .
c83. 587 1 a: Ad propriam singulorum institutorum vocationem
et identitatem fidelius tuendam, in cuiusvis instituti codice fundamentali
seu constitutionibus contineri debent, praeter ea quae in can. 578
servanda statuuntur .

In pi, queste normae fundamentalis devono includere:


c83. 587 1 b: Instituti regimen et sodalium disciplinam,
membrorum incorporationem atque institutionem, necnon proprium
sacrorum ligaminum obiectum .

Questa seconda parte (regimen, disciplinam, incorporationem,


ligaminum, institutionem) ha diretto rapporto con la prima (mens, proposita,
natura, finem ecc), poich la sua espressione in termini giuridici: governo,
incorporazione, vincolo di unione.
Si potrebbe fare uno studio sulle diverse forme vitae scritte dai fondatori,
per vedere come ciascuno abbia il suo proprio regime, disciplina,
incorporazione, vincolo e metodo formativo. Sarebbe uno studio che, ci
sembra, darebbe molta luce sullessenza dello stato di consacrazione, in
quello che integrale, ma non essenziale. Ed anche certamente sullessenza.
Lungo i primi dodici secoli di storia della Chiesa, lo stabilire norme di
condotta, per i consacrati, allinterno dei loro cenobi, monasteri o conventi,
era facile per i fondatori, anche per i superiori. Considerato quasi uno ius
familiae, la chiamata dominativa potestas concedeva loro la capacit di fare
lex privata di applicazione allinterno dei suoi territori, e sui soggetti a loro
volontariamente sottomessi, sia per una consacrazione totale, sia per i
diversi modi di donazione esistenti (conversi, servi ecc.). La costatazione
labbiamo, daltronde, nel pullulare di regole molte sparite, alcune
conservate e di formae vitae cui abbiamo accennato nel Capitolo II.
Il Laterano IV stabilisce limiti: Basta nuove Regole! Questa norma,
labbiamo visto, non ha applicazione, e subito ne vengono approvate altre.
Ma a poco a poco i fondatori devono almeno chiedere al Pontefice
autorizzazione per stabilire una nuova forma vitae, in cui ci sono i principi
generici, poi sviluppati nei testi normativi (Costituzione, Regola, Costumi
ecc.). La formula forma vitae non ci sembra cos infelice, poiche
garantisce i diritti della gerarchia al controllo della vita di consacrazione,
lasciando allo stesso tempo ai Fondatori molta autonomia costituzionale, e
possibilit per i necessari cambiamenti, su punti concreti, nei Capitoli
sucessivi alla sua scomparsa.
Alcuni santi, come S. Chiara riescono ad avere una Regola bollata dal
Pontefice. Altri, come i domenicani, si accontentano della fictio iuris della
48

Regola di S. Agostino. I Gesuiti avranno una forma vitae approvata


formalmente, ma le loro Costituzioni saranno nelle mire della Curia, e per
alcuni secoli dovranno soffrire tentativi dintromissioni in quello che
possiamo denominare sua lex domestica: la vita dei consacrati nel suo
sviluppo interno, o le relazioni fra di loro nella sua societ umana; la
regimen et sodalium disciplinam, membrorum incorporationem atque
institutionem, necnon proprium sacrorum ligaminum obiectum (c83. 587
1).
Prima della codificazione, la moltiplicazione di fondazioni (in
particolare nel periodo posteriore alle convulsioni della Rivoluzione
Francese) porta la Curia a stabilire uno schema considerato basico, cui
devono adattarsi tutti i nuovi fondatori desiderosi di stabilire una forma
vitae.
I problemi di Francesco, Domenico, Chiara o Ignazio si ripetono, in
forma pi scottante: i theodidaktoi hanno unintuizione, allo stesso tempo
chiara e sfumata della fondazione; ma Dio che suscita la finalit della
fondazione per la grazia interiore, e per la capacit di portare avanti
nellassurdo non rivela il pi delle volte le minuzie, n le sottigliezze del
diritto positivo. Questo dialogo di Dio con il fondatore cronologico,
processivo e va prendendo corpo in modi e tempi imprevedibili.
Francesco, con la sua missione di restaurare la Chiesa ha
incominciato posando mattoni e pietre mancanti nei muri di San Damiano.
Domenico, accolitando con fedelt esemplare le iniziative dal suo vescovo,
e camminando a piedi nudi sulle strade dellAlbigese. Ignazio, Benedetto,
Bernardo, Teresa dAvila Si direbbe che quanto pi alta la missione, pi
scura la strada, pi luminoso lo scopo, pi ardua la giuridificazione 113,
pi novit in questa dunque, pi problematica laccettazione!
Il diritto canonico tutela questa casistica?
Gli schemi offerti dalla Curia prima della codificazione, come
conditio sine qua non per la giuridificazione dellispirazione divina, devono
servire come forma dove aggiustare, con pi o meno sforzo di
temporeggiamenti, di adattamenti, di fictio legali, la forma vitae intuita.
Da questi schemi sorgono grande parte dei canoni che hanno per
soggetto il fondatore, nel corpus della vita consacrata vigente.

113
Neologismo oggi molto in uso, ancor di concettualizzazione incerta, che noi adoperiamo
nel senso di mettere in termini giuridici una realt esistente, in modo a ricevere una
tutela delle legge; senza considerazioni svalutative del Diritto, come tante volte si
utilizza il termine. E diverso anche del senso di giuridicizzazione = Irrigidimento
di formule e vincoli di legge (G. DEVOTO, Devoto-Oli, Vocabolario della lingua
italiana Le Monnier, Milano, 2009).
49

1.2.2.3 Gli schemi della curia, nei secoli post


Trento
Non questo il luogo per studiare lo sviluppo completo di tali schemi114.
Vediamo soltanto che gli al. del vigente codice riferenti ai fondatori,
corrispondono allideale di istituto delineato dalla Curia prima del CIC17,
fino al Vaticano II, e che si prolunga nel CIC83, senza molta attenzione a
quello che il card. Ratzinger chiama le irruzioni dello Spirito Santo nella
Storia della Chiesa115.
Analizziamo i cc. in questione. Non commenteremo individualmente
ciascuno degli 82 al., ma alcuni pi significativi.
Il c83. 587, nei suoi 1 e 3, indica cosa deve essere incluso nel Codex
Fundamentalis116. Nel 2 riserva alla Sede Apostolica (o al vescovo, in
caso di istituto di diritto diocesano) qualsiasi modifica117. La forma vitae
non quase pi oggetto di tutela, ma soltanto ocorre una verificazione delle
norme concrete secondo degli schemi in precedenza scriti su tavolino.
Anche il c83. 598 1 aggiunge altri elementi che devono constare nelle
Costituzioni118: il modo di praticare i consigli evangelici.
Vediamo altri argomenti, che in qualche modo devono entrare nella
norma fundamentalis.
Cinque al. del capitolo Case religiose indicano ai Fondatori come
deve essere la vita dei discepoli, qualsiasi sia il carisma ricevuto dallo
Spirito Santo: cc83. 608119; 609 1120; 609 2121; 610 1122; 610 2123;
ed anche 665 1124 e 2125.

114
Qualcosa abbiamo visto nel Cap. II.
115
Vedere pi avanti la nota 155 di questo capitolo.
116
c83. 587 1 e 3: Ad propriam singulorum institutorum vocationem et identitatem
fidelius tuendam, in cuiusvis instituti codice fundamentali seu constitutionibus contineri
debent, praeter ea quae in can. 578 servanda statuuntur, normae fundamentales circa
instituti regimen et sodalium disciplinam, membrorum incorporationem atque
institutionem, necnon proprium sacrorum ligaminum obiectum ; 3: In hoc codice
elementa spiritualia et iuridica apte componantur; normae tamen absque necessitate ne
multiplicentur .
117
c83. 587 2: Codex huiusmodi a competenti auctoritate Ecclesiae approbatur et
tantummodo cum eiusdem consensu mutari potest .
118
c83. 598 1: Unumquodque institutum, attentis indole et finibus propriis, in suis
constitutionibus definiat modum quo consilia evangelica castitatis, paupertatis et
oboedientiae, pro sua vivendi ratione, servanda sunt .
119
c83. 608: Communitas religiosa habitare debet in domo legitime constituta sub
auctoritate Superioris ad normam iuris designati; singulae domus habeant oratorium, in
quo Eucharistia celebretur et asservetur ut vere sit centrum communitatis .
120
c83. 609 1: Instituti religiosi domus eriguntur ab auctoritate competenti iuxta
constitutiones, praevio Episcopi dioecesani consensu in scripti dato .
50

Notiamo la riserva fatta alla Sede Apostolica dei monialium


monasterium . Daltra parte, la licenza previa, scritta, dal vescovo, viene
dai primi secoli della Chiesa e garantisce la comunione, in generale.
Gi le norme del c83. 610 ( 1 e 2) possono essere definite some
consigli prudenziali . Prudenza, per, che oggi metterebbe in difficolt
San Francesco, Santa Teresa, Santa Chiara e tanti altri fondatori, di
realizzare la loro vocazione divina: fondare! E fondare abbondantemente,
moltiplicando i palomarcicos teresiani, o le dame povere rinchiuse
di Chiara.
Il c83. 608 stabilisce una norma, a carattere universale, che determina
qualsiasi fondazione: il modo di vita comunitario e la comunit. Vero che
alcuni studiosi considerano la vita fraterna in comune necessaria per lo
stato di consacrazione. Questa, per, non una verit teologica
incontestabile, giacch tanti sono gli istituti dediti a diversificate e
multiformi attivit evangelizzatrici i cui membri non abitano in domo
legitime constituta sub auctoritate Superioris , ad esempio, i missionari. E
la missione, dal punto di vista geografico, non riservata ai denominati
territori di missione , dove la maggioranza della popolazione non
battezzata, o non si trova in comunione con il Supremo Pontefice. Oggi, la
nuova evangelizzazione ripete quello che, in altri tempi, era denominato
missioni popolari ; perch il popolo santo di Dio necessita sempre,
continuamente, di unevangelizzazione nuova, per essere aiutato nella
santificazione individuale e del mondo stesso.
Domenico lo faceva, e i suoi figli anche, ad esempio Vincenzo Ferrer, S.
Pietro Telmo Francesco stato missionario itinerante126 (la casa di
Dio , la struttura della Chiesa, come gerarchia e popolo, era veramente

121
c83. 609 2: Ad erigendum monasterium monialium requiritur insuper licentia
Apostolicae Sedis .
122
c83. 610 1: Domorum erectio fit prae oculis habita utilitate Ecclesiae et instituti
atque in tuto positis iis quae ad vitam religiosam sodalium rite agendam requiruntur,
iuxta proprios instituti fines et spiritum .
123
c83. 610 2: Nulla domus erigatur nisi iudicari prudenter possit fore ut congrue
sodalium necessitatibus provideatur .
124
c83. 665 1: Religiosi in propria domo religiosa habitent vitam communem servantes,
nec ab ea discedant nisi de licentia sui Superioris. Si autem agatur de diuturna a domo
absentia, Superior maior, de consensu sui consilii atque iusta de causa, sodali concedere
potest ut extra domum instituti degere possit, non tamen ultra annum, nisi causa
infirmitatis curandae, ratione studiorum aut apostolatus exercendi nomine instituti .
125
c83. 665 2: Sodalis, qui e domo religiosa illegitime abest cum animo sese
subducendi a potestate Superiorum, sollicite ab eisdem quaeratur et adiuvetur ut redeat et
in sua vocatione perseveret .
126
Questo motivo di contesa fino ad oggi tra i minori di tutti i versanti, ma il fatto storico
rimane.
51

rovinata, ai suoi tempi). LAmerica del Sud , fino ad oggi, un vastissimo


territorio di missione, sebbene non sia tale giuridicamente .
Questi e altri casi ci fanno capire come la norma del c83. 608 sembri
avere tracce, ancora, dellideale monastico come identico a stato di
consacrazione , considerazione storica di un certo periodo dal medioevo
pre-rinascimentale che, abbiamo visto, n Pacomio, n Benedetto, n
Cassiano, n Colombano n Gregorio Magno, ne tanti altri monaci
storici hanno considerato vera. Considerazioni a tavolino sullo stato di
consacrazione che hanno lasciato impronte nella legge.
Abbiamo citato sopra127 liscrizione in pietra nel sacro speco, a Subiaco,
dove Benedetto, giovanetto impubere, fuggiva il mondo per iniziare
unavventura che ha marcato lEuropa e il mondo con il sigillo della pax
cristiana:
Ex hac speculum [] prodiisse intellige legionem tot monachorum
qui magistrum imitati plerasque occidentis nationes vel primo ad
Christum converterunt, vel iam conversas in fide excoluerunt []

Lo stato di consacrazione radicato nella perfetta carit, e questa


necessariamente, se tende alla perfezione, ha due versanti: Dio e i fratelli. E
gi S. Tommaso ha provato, pienamente, che lo stato di perfezione porta
a una vita attiva, poich contemplativo per natura. Comparando per la
sola vita di contemplazione e la sola vita di azione, possiamo stabilire, come
in tutto quanto diverso, una gerarchia; nella scia dal dottore angelico.
Quando in parecchi istituti il fine ultimo lo stesso e in tutti gli istituti
religiosi la perfezione della carit , per differenziare e classificare devono
essere considerate i mezzi per adempiere il fine. E tanto la contemplazione
come le opere non sono finalit della vita del battezzato, sia o meno
religioso, bens mezzi per raggiungere la perfezione della carit. Le opere,
tuttavia, si diversificano fondamentalmente, poich alcune, per essere svolte
in modo coerente con il loro fine, procedono necessariamente da una
contemplazione elevata, e sono decorrenti da questa; altre, per essere
praticate, non hanno bisogno di tanta contemplazione, ma basta un spirito
non basilarmente egoista. Fra le prime, fondamentalmente linsegnamento e
la predicazione ( doctrina et praedicatio ) scaturiscono efficacemente, per
raggiungere i loro fini, soltanto da anime contemplative; e tali azioni sono
superiori alla vita unicamente contemplativa, poich implicano la pratica
della carit verso i fratelli. Gi le opere di misericordia esteriori (dare a
mangiare agli affamati, dare a bere agli assetati, vestire chi nudo, visitare
gli ammalati), sono inferiori alla semplice contemplazione ed anche
inferiori alla pratica della doctrina et praedicatio .

127
Vedere Capitolo II.
52

Per questo S. Tommaso classifica gli istituti di consacrati in tre


categorie128, secondo il fine prossimo degli stessi: illa religio alteri
praefertur quae ordinatur ad finem absolute potiorem, vel quia est maius
bonum; vel quia ad plura bona ordinatur . Da cui in primo posto dobbiamo
considerare quelli che si dedicano alla predicazione e allinsegnamento,
quod ex plenitudine contemplationis derivatur . Siccome hoc praefertur
simplici contemplationi , gli istituti soltanto contemplativi occupano il
secondo posto. Tertius est earum quae occupantur circa exteriores
actiones , e sono numerosissimi nella Chiesa, grazie a Dio129.

128
Differentia unius religionis ad aliam principaliter quidem attenditur ex parte finis,
secundario autem ex parte exercitii. Et quia non potest aliquid dici altero potius nisi
secundum id in quo ab eo differt, ideo excellentia unius religionis super aliam
principaliter quidem attenditur secundum religionis finem, secundario autem secundum
exercitium. Diversi mode tamen secundum utrumque comparatio attenditur, nam
comparatio quae est secundum finem est absoluta, eo quod finis propter se quaeritur;
comparatio autem quae est secundum exercitium, est respectiva, quia exercitium non
quaeritur propter se, sed propter finem. Et ideo illa religio alteri praefertur quae ordinatur
ad finem absolute potiorem, vel quia est maius bonum; vel quia ad plura bona ordinatur.
Si vero sit finis idem, secundario attenditur praeeminentia religionis, non secundum
quantitatem exercitii, sed secundum proportionem eius ad finem intentum. Unde et in
collationibus patrum introducitur sententia beati Antonii, qui praetulit discretionem, per
quam aliquis omnia moderatur, et ieiuniis et vigiliis et omnibus huiusmodi observantiis.
Sic ergo dicendum est quod opus vitae activae est duplex. Unum quidem quod ex
plenitudine contemplationis derivatur, sicut doctrina et praedicatio. Unde et Gregorius
dicit, in V Homil. super Ezech., quod de perfectis viris post contemplationem suam
redeuntibus dicitur, memoriam suavitatis tuae eructabunt. Et hoc praefertur simplici
contemplationi. Sicut enim maius est illuminare quam lucere solum, ita maius est
contemplata aliis tradere quam solum contemplari. Aliud autem est opus activae vitae
quod totaliter consistit in occupatione exteriori, sicut eleemosynas dare, hospites
recipere, et alia huiusmodi. Quae sunt minora operibus contemplationis, nisi forte in casu
necessitatis, ut ex supra dictis patet. Sic ergo summum gradum in religionibus tenent
quae ordinantur ad docendum et praedicandum. Quae et propinquissimae sunt
perfectioni episcoporum, sicut et in aliis rebus fines primorum coniunguntur principiis
secundorum, ut Dionysius dicit, VII cap. de Div. Nom. Secundum autem gradum tenent
illae quae ordinantur ad contemplationem. Tertius est earum quae occupantur circa
exteriores actiones. In singulis autem horum graduum potest attendi praeeminentia
secundum quod una religio ordinatur ad altiorem actum in eodem genere, sicut inter
opera activae, potius est redimere captivos quam recipere hospites; et in operibus
contemplativae, potior est oratio quam lectio. Potest etiam attendi praeeminentia, si una
earum ad plura horum ordinetur quam alia, vel si convenientiora statuta habeat ad finem
propositum consequendum (II-II q. 188 a. 6 co.).
129
Non si accorda tale pensiero medievale tomista con la visione altruistica e
filantropica dei secoli XVIII e XIX, in cui dinanzi al liberalismo imperante la Chiesa
aveva bisogno di provare che buona giacch fa il bene ai corpi Grazie a Dio queste
preoccupazioni non centrano pi, dopo il Vaticano II, nella generalit dei christifideles.
Purtroppo troviamo nella normativa resti della sua influenza.
53

Secondo la legislazione vigente, i fondatori non devono inventare forme


vitae in cui non si rispetti la vita comune come intesa dal CIC83; ancorch
sia un istituto ispirato da unazione apostolica adeguata ai tempi attuali,
come Domenico, che al suo tempo ha lasciato le lunghe ore di canto corale
per la predicazione o Ignazio, che ha abbandonato totalmente il coro. E
parliamo soltanto del coro, per semplificazione.
Non c molto posto per i theodidaktoi in materia di forma di vita
comunitaria, nel vigente CIC130.
Sono parecchi gli al. che indicano ai fondatori come deve essere il
governo dellistituto. Almeno 14, dalle 33 al. compresse nei cc83. 617-630
(Art. 1 e 2131, del Cap. II132): pi del 40 %!133.
Che cosa dire di questa forma di governo pre-stabilita dalla normativa?
In convegno allAngelicum, nel 2008, sullobbedienza nei diversi
carismi, lallora Prefetto della Congregazione dei Religiosi134, Card. Franc
Rod, ricordava e raccomandava un interessante studio di un socialista
belga, Leo Moulin, sui sistemi di governo negli istituti religiosi135.
La seriet dellinvestigazione, pubblicata prima del Concilio, port
lautore a visitare innumerevoli Case Generalizie degli istituti allora pi
fiorenti. Agnostico ma non ignorante della fede cattolica, n meno ancora
dei problemi del governo degli uomini, lo scrittore analizza i diversi regimi
fra i consacrati. Lui, sociologo, politologo e socialista, dichiara di volere136:
Estrarre dallimmensa esperienza continua, accumulata da duemila
anni dalla Chiesa e dagli Ordini religiosi, gli insegnamenti che
impongono, a un osservatore della storia, i pi antichi istituti politici
viventi dEuropa.

130
Non facciamo nessun riferimento alle esperienze di vita comune maschile e femminile, o
anche con sposati. Conosciamo il ripudio a tali forme gi da Pacomio e Basilio.
131
Superiori e consiglieri e I Capitoli , rispettivamente.
132
Il Governo degli Istituti .
133
Curiosamente tutti devono essere applicate nelle SVA, non per negli IS.
134
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societ di Vita Apostolica ,
nella sua titolatura attuale. Il convegno aveva per titolo: Diversi modelli di Autorit
presenti nella vita religiosa della Chiesa latina. Riflessioni e prospettive in occasione
del XXV Anniversario di Promulgazione del Codice di Diritto Canonico .
135
L. MOULIN, Le monde vivant des religieux, Paris, 1964 Lautore ha conosciuto mezza
Europa, ed anche la prigiona Regina Coeli di Roma, dove e dovuto rimanere qualche
messi in 1931-1932, per antifascismo militante . Nel Prambule dichiara
apertamente essere agnostico, senza nessuna educazione religiosa, senza preoccupazioni
metafisiche (Ibid. 11).
136
Dgager de limmense exprience continue, accumule depuis bientt prs de deux
mille ans par lglise et par les Ordres religieux, les leons quimpose lobservateur
lhistoire des plus vieilles institutions politiques vivantes de lEurope (Ibid.).
54

Infatti, di fronte ad un mondo in cui i paesi cambiano di legge, di


legislatore, di governante e di governo, di costituzione e di regime
politico, gli istituti religiosi continuano ad esistere, e molti con una
fioritura incomprensibile per occhi soltanto umani. Parecchi con pi di
1.000 anni di stabilit con lo stesso regime, le stesse costituzioni, la stessa
forma di amministrare i beni, nonostante le difficolt esterne (guerre,
persecuzioni religiose, epidemie ecc.) e interne (persone cattive, indolenza,
abuso di potere ecc.). E si domanda: Qual il segreto della loro
longevit , dal punto di vista istituzionale?137. C un sistema unitario? la
semplice fiducia nella grazia divina?
In verit, constata, i regimi di governo e le costituzioni che lo specchiano
sono frutto di uno sforzo di razionalizzazione o di secolarizzazione
del potere politico [] [Nelle Regole e Costituzioni] tutto fatto come se la
Provvidenza non intervenisse in ogni istante, e anche come se tutto
dipendesse dagli uomini, e soltanto dagli uomini 138. Infatti, tutti i fondatori
hanno architettato un sistema che funziona e reagisce come se luomo
fosse lunico dono e responsabile del suo destino 139.
Conoscitore dei problemi innumerevoli della democrazia, della dittatura
e di tutti quanti i sistemi di governo possano esistere, si stupisce lautore che
negli istituti religiosi si trovino tutte le forme di governo immaginabili: pi

137
Lobjet principal de ce livre est de dterminer autant quil se peut, le secret de
jouvence, de longue vie, des plus vieilles institutions politiques de lEurope, dessayer de
comprendre par quels mcanismes constitutionnels agissant sur le seul plan naturel qui
est le ntre ncessairement, tant dOrdres ont pu natre, vivre et prolifrer au cours des
sicles. Malgr les guerres, les invasions, les pillages, les pidmies, les perscutions
qui, de tout temps, ont t leur lot inalinable. Malgr linfinie diversit des situations
conomiques et politiques auxquelles il leur a fallu sadapter. Malgr les rvolutions
dvastatrice et les corruptions du monde plus dangereuses encore qui sinfiltraient
jusqu eux. Malgr aussi, les crises internet quils ont si souvent subies, les cassures,
les dchirement et les ruptures qui jalonnent lhistoire de bon nombre dentre eux
(Ibid. 13).
138
Quon veuille ou non, le Rgles et les Constitutions des religieux sont le fruit dun
effort de rationalisation ou de scularisation du pouvoir politique [] Rgles et
Constitutions correspondent donc, dune certaine manire, une forme de
scularisation. Tout y est construit comme si la Providence nintervenait pas
chaque instant, et mme comme si tout dpendait des hommes, et des hommes
seulement (Ibid. 14).
139
Mais et cest sur ce moment et sur ce point prcis de leur systme que nous allons
nous pencher fondateurs dOrdres et lgislateurs nen ont pas moins construit un
systme qui fonctionne et ragit comme si lhomme tait seul matre et responsable de
son destin (ce quil est dailleurs conformment loptique chrtienne) (Ibid. 15).
55

assolutista, pi democratica, pi centralizzata, pi diversificata e tutto


funziona bene!140
La semplificazione, in materia di forma di governo, conclude lautore,
non risolve. Ogni fondatore ha trovato, secondo il suo carisma, una forma
adatta alla sua missione specifica: alla variet innumerabile di vocazioni
corrisponde una grande diversit di statuti giuridici per incorniciarli 141. I
problemi che hanno sfidato tutti i fondatori, sono gli stessi di qualsiasi
gruppo umano142:
Hanno i problemi del governo degli uomini, problemi simili, se non
identici, ai nostri [si riferisce ai governi civili], che si estendono dalla
scelta dei governanti alladattamento dei testi costituzionali di fronte
alle realt che muovono le societ; dallequilibrio fra una
centralizzazione rigida e una decentralizzazione centrifuga, al puzzle di
unamministrazione efficace e lontana, dai diritti dei soggetti alle
prerogative dei superiori.

Tutte le costituzioni hanno previsto blocchi, limiti e contrappesi per


evitare abusi, dei superiori e dei sudditi143. Tutti i fondatori hanno cercato
di stabilire un codice elettorale proprio a scoraggiare la frode 144.
E la Chiesa ha permesso tutto questo?
Dinanzi a questa aeffrenatam quasi multitudinem 145, di forme di
governo, la Chiesa non ha avuto bisogno di controllare, di coordinare, di

140
A la varit des vocations corresponde une grande diversit des statuts juridiques que
les encadrent (Ibid. 62). Pendant des sicles, lglise na pas prouv le besoin de
contrler, de coordonner, de systmatiser, tout ce qui poussait dans le libre jardin de la
vie religieuse. Il suffisait que le statut propos ft conforme au droit commun. Les
Constitutions taient considres comme des lois prives, dans lesquelles Rome
nintervenait que for rarement et il est arriv que des lois propres dune communaut
religieuse contredisent sur quelque point la rgle approuve par lglise [Note del
original : P. MANDONNET, Saint Dominique. Lide, lhomme et luvre, Paris 1937, t. I,
p. 178] (Ibid. 107).
141
A la varit infinie des vocations correspond une grande diversit des statuts
juridiques qui les encadrent (Ibid. 62).
142
Si diffrents des socits civiles et militaires que soient, a beaucoup dgards, les
Instituts religieux, ils doivent tre gouverns. Aussitt se posent eux les problmes du
gouvernement des hommes, problmes semblables sinon identiques aux ntres, qui vont
du choix des gouvernants ladaptation des textes constitutionnels aux ralits
mouvantes des socits ; de lquilibre entre une centralisation rigide et une
dcentralisation centrifuge aux puzzles dune administration efficace et lointaine, des
droits des sujets aux prrogatives des Suprieurs (Ibid. 23).
143
Les Constitutions ont toutes prvu des freins, des limites ou des contrepoids destins
mettre et la Communaut et les religieux pris individuellement, labri des prpotences
du Suprieur (Ibid. 16).
144
Ils ont tabli le Code lectoral le plus propre dcourager la fraude (Ibid. 15).
145
CONCILIUM LUGDUNENSE II (1274) Religionum diversitate nimian: can. 23, in EVC 127.
56

sistematizzare tutto quello che germogliava nel libero giardino della vita
religiosa , afferma lautore. E osserva che per quase quindici secoli, non ci
sono mai stati interventi della Sede Apostolica sui consacrati146:
Bastava che lo statuto proposto fosse conforme al diritto comune. Le
Costituzioni erano considerate come leggi private, nelle quali Roma
interveniva molto raramente e arrivava al punto che alcune leggi proprie
di una comunit religiosa erano in contraddizione in qualche punto con
la regola generale approvata dalla Chiesa.

La costatazione pu causare certamente ribrezzo in alcuni spiriti


centralisti. Ma il fatto che siano leggi private una caratteristica propria
degli Istituti, poich questi codice fundamentali , come dice il CIC147,
devono contenere soltanto quello che si riferisce allordinamento interno, la
vita comune, il governo delle persone che ne fanno parte ecc. Niente di
normativa su atti o sulle persone esterni allistituto.
Facciamo lelenco, in accordo con il CIC vigente148:
1. Descrivere la vocazione (c83. 578)
2. Definire lidentit dellistituto (c83. 578)
3. Stabilire il modo di governo (c83. 587 1)
4. Spiegare la disciplina dei membri (c83. 587 1)
5. Delimitare lincorporazione e ammissione dei membri (c83. 587
1)
6. Circoscrivere i vincoli dincorporazione (c83. 587 1)
7. Con un richiamo perch siano equilibrati gli elementi spirituali e
giuridici (c83. 578 3)
8. Tutto secondo la mens et proposita del Fondatore (c83. 578) e,
eventualmente le sanae traditiones (ibid.); cio il
patrimonium instituti (ibid.).
Evidentemente di questi otto punti, lultimo quello da cui scaturiscono
tutti gli altri, il patrimonium instituti (la cui parte fondamentale e
fondante la mens et proposita fundatorum ), e nessuno di questi otto
argomenti vige su persone o enti al di fuori dei membri dellistituto. Sono,
senzaltro, le caratteristiche di una privata lex149. Includono, chiaro, gli

146
Le fait le plus frappant de cette organisation et qui confirme ce qui a t dit de la
libert qui rgnait au sein de lglise mdivale, cest que la Congrgations des
Religieux ne date que de la fin du XVIe sicle (MOULIN, Le monde... 107).
147
c83. 587.
148
c83. 587 1 e 3.
149
Per i romanisti, la lex privata pu essere definita come la dichiarazione di potest nei
confini dal privato, o anche una solene dichiarazione formale di volont che obbliga le
parti concorrenti nel negozio giuridico, poiche i particolari non hanno potest di

57

organi necessari perche lente si comunichi e si relazioni con il resto della


societ umana, o della societ ecclesiastica. Ma gli organi di un ente, per
principio, sono decisi dallo stesso ente, nella misura in cui siano in accordo
con il diritto comune sulla rappresentazione: elezione legittima e valida, per
chi stabilito dagli statuti, ricordando la regula iuris, diventata norma:
quod autem omnes uti singulos tangit, ab omnibus approbari debet (c83.
119, 3).
Possiamo anche dire che il codex fundamentalis pu essere
considerato uno statuto, al senso dal c83. 94:
In universitatibus [] definiuntur earundem finis, constitutio,
regimen atque agendi rationes. [] Obligantur solae personae quae
legitime eiusdem membra sunt; statutis rerum universitatis, iiqui
eiusdem moderamen curant.

In questo senso sembra che dovrebbe godere di tutte le libert


codificatrici di qualsiasi statuto.
Impossibilitato a descrivere le modalit di governo dei 300 istituti da lui
considerati, Moulin si occupa in particolare di tre che, in un certo modo,
riassumono tutte le altre forme di governo esistenti nella vita consacrata150:
benedettini, domenicani e gesuiti.
Trova fra di loro differenze tali da sconcertare i politologi. Perch tutti
vivono, esistono, affrontano le difficolt lungo i secoli.
Il sistema dei predicatori considerato da Moulin una cattedrale di
diritto costituzionale 151. Quello dei gesuiti un sistema presidenziale
equilibrato 152, per i benedettini lautore verifica come il principio
dellautonomia abbaziale impregni lo spirito dei religiosi sorti da Subiaco, al
punto di non esistere, fino ad oggi, un Ordine benedettino , ma soltanto
delle confederazioni volute e imposte da Roma, senza molto valore

obbligare altri fuori se stessi. Le Dodici Tavole consideravano valido giuridicamente


laccordo fra due uti lingua nuncupassit ita ius esto . Questo ius stabilito
privatamente fra i negozianti vincolava loro giuridicamente, anche se fuori le legge
comuni, applicabili a tutti i citadini. Il vincolo obbligante soltanto per quelli che
accetano il contrato carateristica dalla privata lex; cui si applica ai vocazionati che
accetano al theodidaktoi come quello che devi portargli alla unione con Cristo. il punto
nodale delle Costituzioni religiose.
150
In una osservazione iniziale. Moulin spiega i limiti dello studio; gli istituti maschile di
diritto pontificio esistenti allepoca, che cerano secondo lui 300. I femminili (1 milione
di suore, in 1.862 congregazioni diverse) amplierebbe tropo il lavoro; in pi molte sono
rami di ordini maschili; TRENTO ha limitato tantissimo la possibilit di novit nel mondo
religioso delle donne; e per finire dal ponto di vista giuridico, dipendono quasi tutte di
esperienze maschili (MOULIN, Le monde... 20-21).
151
Une cathdrale du droit constitutionnel (Ibid. 114).
152
Un systme prsidentiel quilibr (Ibid. 133).
58

giuridico nella vita dei monaci153. Loro hanno resistito a violenti colpi
dillegalit organizzata, in particolare sui terreni, base della stabilitas loci,
senza lasciare lora et labora.
Una parola sugli interventi romani nella vita di consacrazione, secondo
Moulin, che dedica un capitolo a questo, sotto il titolo: Roma dinanzi alla
diversit: i santi e i funzionari 154:
Con una o due eccezioni, i fondatori se trovano ad affrontare
lincomprensione di Roma. Ai corpi costituiti mai piacciono gli
innovatori []. Il pi delle volte il Fondatore di un Ordine nuovo
sgradito delle autorit. Questo li vale salde difficolt, e a volte anche
vera a propria persecuzione, come quella che riemp damaritudine a
San Giovanni Batista de La Salle [], San Antonio Maria Zaccaria
[], San Vicenzo di Paola [], San Luigi Maria Grignion de
Montfort

Fermiamo qui la citazione dei santi fondatori in difficolt


nellistituzionalizzare la loro forma giuridica, capace di ammantare la forma
vitae da loro ricevuta come dono. Parole particolarmente pregnanti per la
loro similitudine alle osservazioni del Card. Ratzinger155.

153
Ibid. 218-219.
154
A une ou deux exceptions prs (celle de saint Dominique, par exemple), les fondateurs
se soient heurts lincomprhension de Rome. Les corps constitus naiment jamais les
innovateurs ; et les fondateurs dOrdre son des innovateurs fort dconcertants []. Le
plus souvent, le Fondateur dune Ordre nouveau est donc mal accueilli par les autorits.
Cela lui vaut de solides ennuis, parfois mme une vritable perscution, telle celle qui
abreuva damertume saint Jean Baptiste de La Salle, le crateur des Frres des coles
chrtiennes, ou saint Antoine-Marie Zaccaria, le Pre des Barnabites, ou saint Vincent
de Paul qui, el est vrai, osait recueillir les enfant naturels et les filles perdues, ou LouisGrignion de Montfort qui cra les Prtres missionnaires de la Compagnie de Maria, les
Frres de lInstruction chrtienne de Saint-Gabriel et les Filles de la Sagesse et nen eut
pas moins (un peu par sa faute !) sa part dpreuves et davanies (Ibid. 92-113).
155
Allimprovviso, qualcosa che nessuno aveva progettato [] qualcosa che veniva a
disturbare dibattiti intellettualistici e progetti di costruzione di una Chiesa totalmente
diversa e fatta a propria immagine. E come poteva essere altrimenti? Dove irrompe lo
Spirito Santo scombina sempre i progetti degli uomini. [] in gioco un fenomeno che
si ripresenta periodicamente, in forme disparate, nella storia della Chiesa. Esiste la
permanente forma basilare della vita ecclesiale in cui si esprime la continuit degli
ordinamenti storici della Chiesa. E si hanno sempre nuove irruzioni dello Spirito Santo,
che rendono sempre viva e nuova la struttura della Chiesa. Ma quasi mai questo
rinnovamento del tutto immune da sofferenze e frizioni. []. Unidea angusta e
impoverita della Chiesa, per cui si assolutizza la struttura della Chiesa locale, non pu
tollerare il nuovo ceto di annunciatori (RATZINGER, Nuove... 14-15; 39).
59

In verit, Moulin constata che le Costituzioni non sono pi, oggi,


considerate privatae leges156:
Nei nostri giorni, il vento favorevole alla centralizzazione e alla
coordinazione. [] Lo strumento di questa politica centralizzatrice ,
dal 1586, la Congregazione per i Religiosi.

Lui scrive prima del Vaticano II. Infatti, i problemi dei fondatori sopra
riferiti, si sono manifestati, giustamente dal momento storico che questi
venti soffiano con vigore, come abbiamo parecchie volte accennato nel
Capitolo II del nostro lavoro.
Cicerone scriveva poco prima della nascita di Ges: Historia magistra
vitae 157. E dai XX secoli di vita consacrata nella Chiesa possiamo trarre,
con Moulin, alcune lezioni158:
1) Alla diversit delle vocazioni corrisponde una variet non
minore di forme di governo ;
2) Tutte le forme adottate sono, in diversi gradi, governi misti, in
proporzioni mutabili di elementi democratici, aristocratici e
monarchici;
3) Un equilibrio molto perfetto pu portare alla stagnazione ;
4) La soluzione dei problemi di governo non si trova nelle forme
amministrative o di regime, ma nel trovare uomini che sapiano
governare.
Questo magistero dalla Storia trova qualche ripercussione nella
normativa sui consacrati?
La redazione normativa del 83, nelle 14 al. considerate, non sembra
prendere in considerazione queste lezioni della storia della vita consacrata.
Per il c83. 624 1, i superiori devono essere a tempo. Nisi pro
supremo Moderatore et pro Superioribus domus sui iuris constitutiones

156
De nos jours, le vent est favorable la centralisation et la coordination [].
Linstrument de cette politique centralisatrice est, depuis 1586, la Congrgation des
Religieux (MOULIN, Le monde... 104-105).
157
Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia
vetustatis (De oratore, Lib. II, cap. IX, 35).
158
la diversit des vocations correspond une varit peine moins grande des formes
de gouvernement. Presque toutes les espces de rgime qui, dailleurs ne sen tenir
quaux visibles, ne sont gure nombreuses, ont t essayes. Mais toutes appartiennent
des degrs divers aux diffrents types de gouvernement mixte, dans lequel se combinent,
en proportions variables, llment dmocratique, llment aristocratique et llment
monarchique. [] Un quilibre trop parfait peut mener la stagnation. [] La solution
des problmes de la Cit ne doit pas tre recherche dans une bonne administration des
choses, mais relve uniquement du bon gouvernement des hommes (MOULIN, Le
monde... 272-275).
60

aliter ferant , aggiunge la norma. noto che uno dei problemi dei
fondatori, stato di fare approvare delle costituzioni dove i nisi siano presi
in considerazione.
Anche il 2 di questo canone159 insiste sulla necessit che i superiori lo
siano diutius.
Allo stesso modo il 3 del c83. 625, stabilisce le procedure desiderate
per le altre cariche di governo. Procedure che devono risultare nelle
Costituzioni, le quali per essere modificate hanno bisogno dalla licenza di
chi approv (c83. 587 2)160.
Il c83. 627 da norme prudenziali sul consiglio dei superiori, la cui
inclusione obbligatoria nelle Costituzioni. Un assunto che, per se
appartiene al modo di governo scelto dal theodidaktos. Non capiamo bene
lobbligo giuridico di una tale norma, per cui non troviamo fondamento
teologico o pastorale. un semplice consiglio prudenziale che ci sembra sia
stato elevato sopra se stesso, a norma vincolante.
Il 2 dello stesso canone si riferisce ai casi in cui, per obbligo, il
superiore non pu agire senza il consenso del suo consiglio. Questo, che
molto prudenziale in genere, , di per se, una norma secondaria, per un
modo di governo pre-stabilito. Le lezioni della Storia considerate sopra non
ci dicono che i consigli prudenziali di governo debbano essere elevati a
precetto vincolante.
Ancor il c83. 629 un consiglio, riproducendo lobbligo di residenza dei
vescovi (che in Trento alcuni volevano considerare come di diritto
divino ). Una volta di pi, la norma prudenziale elevata a precetto.
I 1 e 2 dal c83. 631 tramandano indicazione per la composizione e
lattuazione dal Capitolo. Ma tutto questo deve essere incluso nelle
Costituzioni, soggette a unapprovazione superiore, in cui la
discrezionalit pu giocare tanto nei due sensi. E storicamente ha giocato in
un certo senso.
Nuovamente il c83. 632 insiste ius proprium accurate determinet quae
pertineant ad alia instituti capitula et ad alias coadunationes . Uno ius
proprium che concesso per grazia, non permettendo le modifiche.
Per Domenico e Ignazio, stata sufficiente lapprovazione di una forma
vitae, il cui sviluppo ha dato origine alle rispettive Costituzioni. Queste, dal
diritto loro, possono essere modificate senza autorizzazione superiore161.

159
c83. 624 2: Ius proprium aptis normis provideat, ne Superiores, ad tempus definitum
constituti, diutius sine intermissione in regiminis officiis versentur .
160
Che, per, non sembra obbligante per gli IS.
161
Vedere Capitolo II.
61

Tale capacit di auto-legiferarsi (sia permesso il neologismo) non esiste pi


oggi per i fondatori.
Nei rimandi ai cc. sullamministrazione dei beni ecclesiastici162 troviamo
una chiara considerazione della vita consacrata come inserita totalmente
nella Chiesa come istituzione, al punto che i beni degli istituti non sono
propri, ma della stessa Chiesa, alle cui regole amministrative bisogna
conformarsi.
Per, nel c83. 636 1 e 2 ravvisiamo nuovamente le norme date ai
fondatori di come devono organizzare il loro istituto: amministratori per
lordine e le provincie, diversi dal superiore, anche nelle comunit. Con
lindicazione dei rendiconti dovuti.
Questo, che sembra sapienza prudenziale, resta ampiamente limitato al
momento dellapprovazione delle Costituzioni. Ci sono norme curiali,
verbali, che stabiliscono in dettaglio i casi che devono essere introdotti nel
testo normativo per ricevere lapprovazione, in modo di tagliare
lautonomia costituzionale desiderata da un grande commentarista163.
Sono particolareggiate lindicazione sullammissione e, molto di pi, sul
noviziato: 35 al. in tutto. Di queste, 21 al. dettano al fondatore come deve
fare la selezione dei suoi discepoli.
Lesempio di S. Ignazio e la sua comparazione con S. Benedetto
basterebbe per considerare come la scelta sia qualcosa di fondamentale nella
costituzione di un istituto di consacrati, dediti sia allapostolato, sia alla
contemplazione, sia alle opere di carit esterne. Anzi, la singolare
conversazione di Pacomio con Palemone, riassunta nel Capitolo II manifesta
limportanza della selezione. Una selezione, per, che avendo per scopo la
specifica finalit dellistituto corrisponde di diritto a chi ha la custodia del
Patrimonio: in primis al teodidaktos, poi ai legittimi Superiori Maggiori.
Abbiamo visto in precedenza164 la peculiare normativa emanata nel 1848
dalla Congregazione sullo Stato dei Regolari, in seguito allenciclica Ubi
primum, di Pio IX, il cui punto nodale veniva espresso dal pontefice in
questi termini165:

162
c83. 635, rimmandi al Libro V dal CIC83.
163
D. J. ANDRS GUTIRREZ, Le forme di vita consacrata : commentario teologicogiuridico al Codice di diritto canonico, Roma, 2005, 747.
164
Vedere Cap. II.
165
Cum autem ex diligenti tironum admissione, atque optima illorum institutione totius
cuisque sacrae familiae status decorque plane pendeat, vos summopere hortamur, ut
eorum, qui religiosae vestrae familiae nomen daturi sunt, indolem, ingenium, mores
antea accurate exploretid, ac sedulo investigetis quo consilio, quo spirito, qua ratione ad
regularem vitam ineundam ipsi ducantur (EVC 588).
62

Poich lo stato decoroso di ogni famiglia religiosa dipende


dallattenta ammissione dei novizi e dalla lor migliore formazione, vi
esortiamo vivamente di esaminare prima con cura lindole,
lintelligenza, i costumi di coloro che chiedono di entrare nella vostra
famiglia religiosa e di investigare per quale desiderio, con quale spirito e
per quale ragione si sentano portati a scegliere la vita religiosa.

La normativa vigente ancor erede dal decreto curiale dal 1848.


Non parleremo qui dellet e di altre peculiarit vincolanti166; ma
soltanto di alcune di quelle norme che fanno diretto riferimento alla libertas
fondante dei theodidaktoi.
Il noviziato, come casa peculiare soggetta a diritto proprio, venne sancito
dalle tre al. dal c83. 647167, senza possibilit di modifiche. La prudenzialit
della norma non in causa, ma il carattere vincolante causa estraneit. Le
fonti, se cerchiamo, sono nella stragrande maggioranza documenti curiali168.

166
Ver infra 1.2.2.1.
167
c83. 647: 1 Domus novitiatus erectio, translatio et suppressio fiant per decretum
scripto datum supremi Moderatoris instituti de consensu sui consilii. 2 Novitiatus, ut
validus sit, peragi debet in domo ad hoc rite designata. In casibus particularibus et ad
modum exceptionis, ex concessione Moderatoris supremi de consensu sui consilii,
candidatus novitiatum peragere potest in alia instituti domo sub moderamine alicuius
probati religiosi, qui vices magistri novitiorum gerat. 3 Superior maior permittere
potest ut novitiorum coetus, per certa temporis spatia, in alia instituti domo, a se
designata, commoretur .
168
Il c83. 647 indica come fonti (in disordine) due cc17. (555 1, 3; 556 4), e tre
documenti curiali recenti (SECRETARIA STATUS, Decretum, Cum admotae, 6/11/1964,
AAS 59 (1967) 374-37 ; SCRIS, Decretum, Religionum laicalium, 31/5/1966, AAS 59
(1967) 36 ; SCRIS, RC). I canoni del CIC17 hanno soltanto tre riferimenti al CpIC (17,
2, 1; in X, 3, 31, 16; in VI 3, 14, 2), uno al concilio tridentino (sess. 25, De Regularibus,
15, 10), quattro a dei pontifici (tre di Celemente VIII, e uno di Benedetto XIV), e 23
riferimenti a 21 documenti di Curia (NN. 1677, 1702, 1742, 1815, 1887, 2260, 2318,
2321, 2391, 2452, 2506, 2557, 2682, 2786, 2788, 2791, 4381, 4408, 4419, 4419, 4420 e
4420). I documenti del CpIC giudicano casi di monaci, in cui se applica la Regola
Benedettina; trane lultimo di Innocenzo IV, estendendo ai mendicanti la norma dal
patriarca di Subiaco sul noviziato di un anno. Il decreto di Trento stato commentato nel
Cap. II. Nei documenti di Clemente VIII si ribbadisce la norma tridentina del noviziato
valido soltanto in case espressamente autorizate: cosa che nel documento seguinte deve
rifformare per dispensare al meno una dodicina di Ordini (NN. 183, 186, 189).
Benedetto XIV annalizza le cause di nullit di matrimonio o di professione, cui abbiamo
commentato nel Cap. II. Sono degni di notta la effrenatam quasi multitudinem di
documenti curiali post-Trento, ribbadendo la norma conciliare dal noviziato. In verit
soltanto uno di questi 21 documenti viene sancito dallautorit pontificia, e non apporta
normativa nuova. Altri cinque sono ripetizioni delle norme tridentine e di Clemente VIII,
con lautorit della Congregazione; il resto (17) sono casi giudiciari su problemi
concreti di persone che, in uno o altro modo, no hanno seguito linearemente lanno di

63

Anche il regime di vita interno, in questi noviziati stabilito dal


codice, nei cc83. 650, 651 e 652, con specifiche indicazioni sul Maestro e
suoi ausiliari.
Quanto al tempo, gli obblighi sono ancora pi stretti. Minimo un anno,
massimo due, mancanza di tre mesi torna invalido, pi di 15 giorni di
assenza devono essere recuperati. I superiori possono dispensare solo di 15
giorni. Il codice vigente ha semplificato un p la normativa in relazione al
CIC17, non per al punto di lasciare ai fondatori la facolt di stabilire le
norme per scegliere chi debba essere, o no, della sua famiglia spirituale.
Sappiamo come questo sia stato motivo di difficolt per Ignazio, al
punto da inventare i voti temporanei per velare di una fictio iuris, il
necessario tempo di discernimento nella scelta dei candidati per il suo
specifico istituto.
Dopo il noviziato, il c83. 660 2 stabilisce un nuovo limite ai fondatori:
stabilisce cosa possono fare questi figli, che devono essere formati ad
vitam instituti propriam plenius ducendam et ad eius missionem aptius
prosequendam (c83. 659 1), perch spiritu mentem et cor informent
(c83. 646), dai mens atque proposita (c83. 578) da lui stesso
I fondatori devono avere cura di non fare una formazione familiare ,
ma officia et opera ne committantur, quae eam impediant (c83. 660 2),
cio la formazione stabilita dalla norma. I Trattenimenti fatti da S.
Francesco di Sales alle sue Visitandine che non sono fatti perch le suore
siano pi colte, ma perch agiscano con pi profondo spirito interiore []
sono una conversazione cuore a cuore con le sue figlie 169, certamente non
entrano nella normativa vigente Pure hano formate le prime
visitandine, che hanno portato avanti lopera.
Si pu dire che, fra le societ organicamente germogliate e cresciute
allombra dal frondoso albero della Santa Chiesa, la societ religiosa sia la
sola societas domestica dove il pater familias deve educare i figli secondo
norme venute da fuori.
Le al. in analisi (c83. 660 2), o sono da considerare come papel
mojado 170 secondo lespressione popolare spagnola che indica legge
senza valore vincolante o sono qualcosa di inusitato, nel libero diritto alla

noviziato, ordinato da Trento, dunque il suo valore, pi che dottrinale amministrativo.


Quanto ai documenti post. CIC17 gi abbiamo commentato sopra.
169
R. BALBONI, Introduzione, in S. FRANCESCO DI SALES, I Trattenimenti , Roma, 1993,
9.
170
La carta bagnata fa si che linchiostro sparisca a poco a poco, se non totalmente. Da
questo laforisma papel mojado .
64

formazione dei figli. E la figliazione spirituale molto pi stretta di quella


naturale: questa decade con la morte, e invece la prima continua in Paradiso.
Simili considerazioni possono essere fatte sul capitolo della professione,
dove in pratica tutte le al. (11 di 14) hanno per soggetto su cui ricade la
norma, il theodidaktos. Lui, come Palamone o Ignazio, come Bruno o
Francesco, conosce sempre esattamente le persone capaci e abili per il suo
istituto; basta vedere, fra tanti fondatori, la forma vitae presentata al papa da
Ignazio171.
Ricordiamo, in diretto riferimento a questo, come Cristo Ges ha scelto
suoi Apostoli: et vocat ad se, quos voluit ipse, et venerunt ad eum (Mc 3,
13). Non pochi sono gli esegeti che discutono come ha messo nello stesso
canestro linnoncente Giovani e il traditore Guda; anche come ha scelto
limpulsivo Pietro per il suo Vicario, quando la prudenzia indicarebbe che
tanti altri erano umanamente meno esposti a errori172.
La scelta dei seguaci qualcosa che, tante volte, non prende in
considerazione certe norme prudenziali umane; in particolare quando c un
Fondatore di una forma vitae di consacrazione.
Quando tratteremo delle SVA, vedremo la particolare forma vitae
proposta da S. Vincenzo de Paoli alle Figlie della Carit173. Dal punto di
vista teologico loro sono religiose, il sensus fidelium cos le considera, e
fino ad alcuni anni fa non si concepiva un ospedale in un paese cattolico, e
anche in tanti altri, senza le devote suore portandono le loro cornette ,
di difficile circolazione per le porte meno spaziose174 dedite al servizio
degli ammalati.
per poco noto che il loro istituto ignori cosa siano voti pubblici e
perpetui; per questo, tali religiose non lo sono canonicamente (cf. cc83.
573 2, 607 2). Giuridicamente loro sono semplici celibi , impegnate
altruisticamente per un anno alla cura dei bisognosi

171
Le due formae vitae approvate (P. P. PAULUS III, Regimini militantis Ecclesiae, 27/9/154
; P. P. JULIUS III, Exposcit debitum, 21/7/1550) e le Costituzioni hanno sempre, in primo
posto, la scelta dei candidati. Nelle Costituzioni gli Examini costituiscono un prepreambolo, fuori testo; a questo ponto Ignazio considerava importante le condizioni dai
postulanti.
172
Pietro, Pontefice, confermato in grazia dopo Pentecoste, sbaglier alcune volte nella
sua vita, secondo il racconto di Paolo in Gal 2, 11-14. Cf P. P. BENEDETTO XVI, Il
Concilio di Gerusalemme e lincidente di Antiochia, 1/10/2008, OR 2/10/2008
(2008) 1.
173
Vedere infra 1.4.2.
174
Dallaltro, mai portata per la fondatrice, giacch introdotta posteriormente.
65

Il c83. 655 stabilisce un minimo di tre anni con voti temporanei e un


massimo di nove175. Ricordiamo che lintroduzione dei voti temporanei
nelle abitudini dei consacrati ignaziana. Fino a lui, dopo il noviziato cera
la professione, e questa sempre definitiva, perpetua; mai era stata
immaginata la situazione di temporaneit .
Dinanzi alla novit gesuitica, il diritto, che in prima battuta la respinge,
finisce per ammettere tali voti, rendendola dobbligo per tutti gli istituti!!
Benedetto, quando screveva la sua Regola a Montecassino, non aveva
mai pensato a questo, n i suoi numerosi figli. Ma la legge canonica lo ha
obbligato, anche retroattivamente alla Regola. Sono numerose le
consulenze fatte alla curia romana, dai monasteri della famiglia nata a
Subiaco, sin dal 1857176, per cercare di aggiornare la loro vita
(multisecolare e vigorosa) alla normativa nuova. Lex nuova come tante altre
che perdurano nella normativa attuale.
Non capiamo il senso antropologico e teologico della norma.
Soltanto la sua prudenzialit in certi casi, anzi la necessit in alcune
vocazioni.
Fra le condizioni di ammissione, lasciando da parte il problema
dellet177, troviamo il dovere di prudenza reclamando lopinione dal
Consiglio178. Come prudenza molto raccomandabile.
Per tanti fondatori non stato considerato prudente . Dalla prudenza,
si sviluppata una norma vincolante.
1.2.2.4 Canoni che hanno per soggetto il
vocazionato
c83. 574 2: Ad hunc statum quidam christifideles specialiter a Deo
vocantur, ut in vita Ecclesiae peculiari dono fruantur et, secundum
finem et spiritum instituti, eiusdem missioni salvificae prosint.

La vocazione un dono di Dio, lo ricorda il c. sopra, e su questi


vocati , o possiamo dire vocazionati allo stato di consacrazione,

175
c83. 655: Professio temporaria ad tempus iure proprio definitum emittatur, quod neque
triennio brevius neque sexennio longius sit . In questa al. si parla di sei anni, ma il c83.
657 2 lascia libert per prolungare fino a nove iuxta ius proprium [] si opportunum
videatur . E nel 3 dello stesso c83. 657 concesso anticipare da un trimestre (non
prolungare!) per iusta causa . Il c83. 658, 2 invalida la professione perpetua fatta
senza al meno tre anni (che possono essere ridotte da un trimestre ex iusta causa ,
come ricordato sopra).
176
EVC 656-661.
177
Su questo, vedere pi avanti 1.2.2.4.
178
c83. 656, 3: Habeatur admissio a competenti Superiore cum voto sui consilii ad
normam iuris libere facta .
66

incidono, come soggetto, alcuni canoni dal corpus in considerazione.


Segnaliamo che il c. parla in statum .
Possiamo rintracciare almeno 25 al. che lo hanno come soggetto, poich
lui, in quanto persona, e la sua chiamata divina, in quanto res, ad essere
tutelato dal diritto, indipendentemente dal fatto di fare parte della piccola
minoranza di fondatori o della immensa schiera di mancipatum diuino
offitio 179 durante i millenni della Chiesa.
Qui ci riferiamo, con il termine vocazionati, come abbiamo indicato
sopra, soltanto a questa innumerabile moltitudine, a nomi sconosciuti, che
hanno ricevuto il dono della chiamata a seguire Cristo povero, casto e
obbediente, nella scia di un fondatore. Ai nostri giorni, se vogliono essere
protetti dal manto giuridico della Chiesa, devono scegliere: sia gli IR,
lanacoretessimo maschile, la verginit consacrata femminile, o (vedremo
sotto) uno IS o una SVA. Non in tutti i casi saranno giuridicamente
consacrati , ma avrano perlomeno una certa protezione dalla legge180.
Per essere ammessi in una di queste categorie, oltre della grazia
dellelezione provvidenziale, devono avere alcune capacitas enumerate dal
c83. 597 1:
In vitae consecratae institutum admitti potest quilibet catholicus,
recta intentione praeditus, qui qualitates habeat iure universali et proprio
requisitas nulloque detineatur impedimento.

Essere battezzato (poi sar richiesta la cresima), stato libero, e retta


intezione, oltre a quelle determinate dal diritto, tre delle quali vengono
stabilite nellal. c83. 598 2:
Sodales vero omnes debent non solum consilia evangelica fideliter
integreque servare, sed etiam secundum ius proprium instituti vitam
componere atque ita ad perfectionem sui status contendere.

Lobbligo di tendere alla perfezione, sviluppato in tutte le scuole di


spiritualit consacrata. I consigli, abbiamo visto in S. Tommaso, senza
costituire lessenza, sono conditio sine qua non della mancipatio Deo in cui
consiste la consacrazione: i tre consigli, praticati per voto integrano
(integritur) questo stato, secondo le parole dellAquinate.
Lo ius proprium dipender dalla categoria scelta, poiche n gli anacoreti
n le vergini consacrate ne hanno181. Lasciamo dunque da parte queste due,
e limitiamoci agli IR, e successivamente agli IS e SVA182.

179
Come dice il brano pseudo-gierosimilitano Duo sunt genera Christianorum (C. 12, q.
1, c. 7).
180
Giuridicamente consacrati soltanto IR, IS e alcuni anacoreti.
181
Degli anacoreti e delle vergini consacrate si pu eventualmente dire che accedunt status
consacrationis, una volta che in generale manca lelemento che abbiamo visto essere

67

Gli art. 1 e 2 (Superiori e consiglieri; Capitoli), del cap. II (Governo


degli Istituti), non specificano i diritti particolari dei professi nel governo
dellIstituto in cui sinseriscono. Sappiamo, dal c83. 119, 3 che, negli atti
collegiali, quod autem omnes uti singulos tangit, ab omnibus approbari
debet e, in certo modo, qualsiasi comunit di consacrati un collegio,
bench nata dal carisma di un Fondatore, che la impianta come ente diverso
da lui stesso, e le lascia il patrimonio iniziale, che deve essere completato
dalle sane tradizioni. Lobbligo di mantenere nella Chiesa mens atque
proposita (c83. 578) appartiene, dunque, in primo luogo e in modo precipuo
ai loro figli spirituali.
Il c83. 578 parla collateralmente della gerarchia e principalmente di tutti
i cristifideles183. Lautorit sancisce la cattolicit dellente, ma tutti i fedeli
devono proteggere il carisma, poich fanno parte della Chiesa voluta da
Cristo. La norma non si riferisce ai vocazionati, ma ovviamente a loro
compete in primo posto tale conservazione e sviluppo. Potrebba, veramente,
essere pi preciso.
Il c83. 576 dichiara espressamente degli importanti obblighi dei pastori
dinanzi alle grazie di fondazione: curare ut instituta secundum spiritum
fundatorum et sanas traditiones crescant et floreant 184. Obblighi che, in
modo fondamentale, corrispondono al Capitolo, secondo il c83. 631 1.
Ora il capitolo, bens sia supremam auctoritatem ad normam
constitutionum (il cui lascierebbe abbastanza di autonomia costituzionale,
se non fosse lobbligo di approvazione superiore di tutti i dettagli delle
Costituzioni, come abbiamo visto sopra) un organo collegiale per natura
sua, cui efformetur ut totum institutum repraesentans (c83. 631 1); pi
o meno rappresentativo, in base alle Costituzioni; ma sempre secondo lo
spirito dal Fondatore. E a questo organo, suprema autorit, quillibet
sodalis optata sua et suggestiones capitulo generali libere mittere potest
(c83. 631 3).

essenziale della mancipatio a un uomo/donna, il quale come modello insegna una forma
vitae. Se questi due modi di vivere sono pi perfetti o meno dal matrimonio, o anche
dello stato giuridico di consacrazione non centra per niente, poich in domo Patris
mei mansiones multae sunt (Gv 14, 3).
182
Vedere pi avanti 1.3 e 1.4.
183
c83. 578: Fundatorum mens atque proposita a competenti auctoritate ecclesiastica
sanctia circa naturam, finem, spiritum et indolem instituti, necnon eius sanae traditiones,
quae omnia patrimonium eiusdem instituti constituunt, ab omnibus fideliter servanda
sunt .
184
c83. 576: Competentis Ecclesiae auctoritatis est consilia e interpretari, eorundem
praxim legibus moderati atque stabiles inde vivendi formas canonica approbatione
constituere itemque, pro parte sua, curare ut instituta secundum spiritum fundatorum et
sanas traditiones crescant et floreant .
68

Dunque, a tutti i consacrati, come discepoli dal Fondatore, corresponde,


precipue la conservazione dal patrimonio: mens atque proposita, svilupatto
lungo i secoli con le sane traditiones.
il primo obbligo dai vocazionati. Non palesse, ma si deduce senza
molte difficolt interpretative.
Sono parecchi i consigli spirituali, per i vocazionati, inclusi nel codice,
che non sono propriamente leggi vincolanti, soggette a punizioni, tranne se
la legislazione propria dellistituto, stabilisce qualcosa a riguardo.
Il c83. 574 2, abbiamo visto sopra, parla del dono della vocazione
divina, e chiama a fruirlo e a partecipare cos della missione salvifica della
Chiesa: [] a Deo vocantur, ut in vita Ecclesiae peculiari dono fruantur et
[] eiusdem missioni salvificae prosint .
Il c83. 663 nei suoi 5 , il 664, ed anche il 673, indicano finalit,
prossime e remote, della vita spirituale dei vocazionati: Rerum divinarum
contemplatio et assidua cum Deo in oratione unio , cotidie []
Sacrificium eucharisticum participent, sanctissimum Corpus Christi
recipiant et ipsum Dominum in Sacramento praesentem adorent , []
erga Deum conversione insistant [], conscientiam etiam cotidie examinent
et ad paenitentiae sacramentum frequenter accedant , oratione et
paenitentia fovere tenentur , lectioni sacra [] liturgiam horarum digne
celebrent , devozione alla Vergine, recitazione del rosario, esercizi
spirituali
Anche consigli sulla cura della castit consacrata e dello spirito di
contemplazione sorgente di tutta la vita spirituale sono raccomandati in
modi adatti ai nostri giorni:
c83. 666 In usu mediorum communicationis socialis servetur
necessaria discretio atque vitentur quae sunt vocationi propriae nociva et
castitati personae consecratae periculosa.

Se dalla contemplazione di Dio e delle cose divine (vuol dire di tutte le


creature, anche quelle della societ secolare, se ordinate a Dio), scaturisce la
vitalit dai vocazionati, il loro apostolato, ricorda il c83. 673,
fondamentalmente la presenza di Cristo nel mondo, una volta che Lui
asceso al cielo, e i cristiani hanno bisogno di vedere il Suo Volto in persone
mancipati Domini, che Salvatoris pressius sequuntur 185: Omnium
religiosorum apostolatus primum in eorum vitae consecratae testimonio
consistit .
Lazione apostolica del testimonio completata dalle attivit, sia di
opere di carit spirituale, sia di opere di misericordia materiale. Ambedue,

185
LG 42.
69

ricorda il codice, ex intima cum Deo unione semper procedat (c83. 675
2), ed ambedue munus pastorale Ecclesiae participant (c83. 676). Ma
anche e precipue della contemplazione dei consacrati. della
contemplazione che defluiesce qualsiase azione apostolica profunda e vera e
nella Chiesa186.
Come si vede, tutte queste norme non sono giuridicamentevincolanti, ne
soggette a pene legali, ma principi di spiritualit dello stato di consacrazione
che il Legislatore inserisce un poco sparsi lungo le norme prettamente
legali.
Il c83. 611, 1 e 2, dichiara il diritto del vocazionato a vitam ducendi
secondo listituto, ed anche opera exercitandi dello stesso, contanto che
viva in una casa canonicamente eretta. Cosa che abbiamo visto nel
considerare i fondatori come soggetto della norma vincola la tutela della
realizzazione della chiamata divina soltanto a quelli che abitano nelle case
istituite; altre vocazioni, devono cercare differenti vie giuridiche di tutela.
Il 2 del c83. 665 insiste nella residenza nelle case, per i vocazionali, al
punto da essere delittuoso lallontanamento delle stesse quando cum
animo sese subducendi a potestate Superiorum . Troviamo cui una norma
giuridica che cerca di giudicare delle intenzioni intime del consacrato:
cum animo .
La norma dal c83. 671 richiama cos allobbedienza dovuta ai superiori,
anche (ovviamente) nellassunzione di qualsiasi carica o ufficio fuori
listituto187.
Merita particolare attenzione let richiesta per lammissione. Il CIC
vigente stabilisce:
17 anni compiuti, per il noviziato (c83. 643 1, 1), che deve
protrarsi per un anno, senza superare i due (c83. 648 1 e 3);
18 anni compiuti per la professione temporanea (c83. 656, 1), con
una durata minima di 3 (c83. 655) anni e massima di 9 (c83. 657
2), oltre al noviziato canonico (c83. 656, 2);

186
Genuinam verae Ecclesiae naturam, cuius proprium est esse humanam simul ac
divinam, visibilem invisibilibus praeditam, actione ferventem et contemplationi
vacantem, in mundo praesentem et tamen peregrinam; et ita quidem ut in ea quod
humanum est ordinetur ad divinum eique subordinetur, quod visibile ad invisibile, quod
actionis ad contemplationem, et quod praesens ad futuram civitatem quam inquirimus
(SC 2).
187
c83. 671: Religiosus munera et officia extra proprium institutum ne recipiat absque
licentia legitimi Superioris .
70

21 anni compiuti, per la professione perpetua (c83. 658, 1), e


ladempimento delle due fasi precedenti: noviziato e professione
temporanea (c83. 658, 2).
In realt, let minima per la professione stata oggetto di cambiamenti
secondo i carismi e i secoli. Le condizioni di tempo, di luogo, di maturit
ecc., influiscono in queste scelte. In modo basilare anche la specifica
vocazione della forma vitae a cui il vocazionato chiamato da Dio.
Ci nonostante, teologicamente, abbiamo visto in S. Tommaso, let
minima per la professione perpetua (lui non conosce la temporanea) let
stabilita dal diritto per la pubert188. Infatti, il diritto canonico ha sempre
considerato che la scelta di stato di vita che per la la stragrande
maggioranza 189 dei battezzati il matrimonio pu essere fatta dal
raggiungimento della pubert, e questo liberamente, a quacumque
coactione immunes (c83. 219).
Infatti, laccoglienza di impuberi in monastero esistita sin dallinizio
della vita di consacrazione. Benedetto la contempla nella sua regola190,
includendo non soltanto impuberi, ma minorenni prima delluso della
ragione: si ipse puer minor aetate est, parentes eius faciant petitionem
quam supra diximus .
E interessante la lettura della C. 20, q. 1, c. 12 dal Decretum. Graziano
incomincia presentando i dubbi:
Duo pueritiae annos agentes a parentibus monasterio traditi sunt;
unus inuitus, alter spontaneus cucullam induit. Ad annos pubertatis
uenientes, inuitus ad secularem miliciam redit, spontaneus monasterium
districtius petit. (Qu. I.) Nunc primum queritur, si in pueritiae annis
traditi cogantur religionis propositum tenere?

La q. 1 cos introdotta dallautore: Quod intra annos pueritiae traditi,


cum adulti fuerint, liberum habeant arbitrium manendi uel discedendi , cui
cita nonna Sinodi, ma che in realt di S. Basilio191: Firma autem tunc erit
professio uirginitatis, ex quo adulta iam etas esse ceperit, et que solet apta
nuptiis deputari .
La capacit di scegliere lo stato di verginit consacrata, per Basilio, si
acquisisce solo quanto solet apta nuntiis deputari , cio let della
pubert.

188
Vedere il Cap. I.
189
GIOV. PAOLO II, Rota 1997.
190
RSB caps. 59, 33 ecc.
191
In verit trattasi della regola di S. Basilio: Regulis fusius disputatis cap. 15, come indica
in nota ledizione Richteri-Friedberg, 1959.
71

La prima decretale che statuisce sullet192, di Innocenzo III, nel 1207,


allabate di Burgulio193, che stabilisce let minima di 15 anni per accogliere
in monastero. Ed ancora solo dopo i 18 anni sono considerati capaci, per
partecipare della vita comune, insieme agli altri monaci.
Nel 1212, un Sinodo a Parigi stabiliva come et minima i 18 anni, per
essere ammesso al noviziato194. Siamo nella fermentazione che esploder
nella polemica dei mendicanti 195. La stessa determinazione la troviano
nel Sinodo di Oxford (1222)196, certamente influenzato dalle discussioni
parigine.
Gregorio IX ha due decretali stabilendo et diversa, secondo lordine.
Per i Premostratensi (1232) esige i 21 anni, in ragione degli scandali avuti in
quellordine197. Gi per i cluniacensi (1233) ricorda il limite generale dei 15
anni, sebbene sia fatta eccezione per Cluny198: illis dumtaxat exceptis,
quibus in Cluniacensi monastrio ex antiqua consuetudine certum est
officium deputatum . Il pontefice saggiamente non interfere negli affari
interni dellOrdine drizzato da S. Odone e S. Odilone,
Nei canoni del Sinodo di Langeai (1278), vietato inviare i minori di 18
anni ai priorati, dovendo permanere in claustro fino a questa et
instruendi in regularibus disciplinis . Dunque let di ammissione
continua la stessa, sebbene debbano rimanere in claustro , o in
juniorato diremo oggi.
Altresi, il Sinodo di Triers (1549) ribadisce i 15 anni come et minima
per il noviziato199.
Trento (1563) manterra i 15 anni come limite minimo per il noviziato
(indipendentemente dal sesso)200. Ci non impedisce che pochi anni dopo,

192
Che troviamo nellEVC.
193
EVC 91.
194
Iuxta aetate recipiendorum ad religionem, cuiscumque fuerint ordini, districte
prohibemus, ne aliquis recipiatrus infra octavum decimum annum (Ibid. 94).
195
Cui abbaiamo trattato nel Cap. I.
196
Ibid. 113.
197
Prohibemus praeterea, ne quis abbatum recipiat de caetero aliquem in canonicum vel
conversum, qui vigesimum aetatis annum non egerit, cum ex eo quos pueri et alii non
plenae aetatis homines in canonicos consueverun admitti, grave scandalum, et infamia
ordinis sint sequuta [] (EVC 115).
198
Ibid. 116.
199
Ibid. 308.
200
In quacumque religione tam virorum quam mulierum professio non fiat ante sextum
decimum annum expletum nec qui minori tempore quam per annum post susceptum
habitum in probatione steterit ad professionem admittatur (Sess. 25, De Regularibus et
Monialibus, cap. 15; Ibid. 335).
72

S. Pio V, con la lettera apostolica Postquam nos (1570) elevi let a 18 anni,
almeno per i Servi di Maria201.
Per, nel 1632 la Congregazione dei Vescovi e Regolari risponde al
superiore dei Teatini, ricordando che i 15 anni sono considerati et minima
comune per il noviziato202.
Clemente VIII (1603) in Cum ad regularem, mantiene i 15 anni (pi uno
di noviziato, per la professione), ma impone i 21 per la professione degli
oblati203.
Un secolo e mezzo dopo, Benedetto XIV, il pontefice canonista, ritorna
alla consueta et di 15 anni per lammissione204, mantenuta nei documenti di
Pio IX (1855), con la riserva dei 21 per gli oblati205. E cos rimasto fino al
CIC17:
c17. 555 1, 1: [] Novitiatus ut valeat, peragi debet: 1 Post
completum decimum quintum saltem aetatis annum;

Il CIC83 inserisce la peculiare novit di elevare let minima da 15 a 17


anni compiuti, indipendente dal sesso. Prendi origine soltanto dal decreto
curiale Renovationis causam206.
Infatti, questo documento, nel suo n. 4, dopo una lunga esposizione in
cui afferma che c una constatabile mancanza di maturit nei postulanti,
afferma:
Maior enim difficultatum pars, quae in novitiorum institutione hac
aetate reperiuntur, inde solet oriri, quod hi, cum ad novitiatum
admittuntur, satis maturitatis non sunt adepti.

Perci, dice, c bisogno di una preparazione previa allo stesso, poich:


magis ac magis necessaria videtur, quo mundus christiana religione minus
est imbutus .
Questo, spiega il documento, man mano che la descristianizzazione
prendeva piede in Occidente, era stato superato con i collegi e i seminari
minori (idealizzati da Ignazio, riprendendo la tradizione benedettina di
accettare i fanciulli, in particolare i vocazionati, per sviluppare la loro
innocenza in un ambiente protetto). Per, il documento curiale raccomanda
di abbandonare tale metodo per cercare qualcosa daltro:

201
Novitii, etiam oblati, ante decimumoctavum aetatis suae annum completum non
recipiantur, neque ante decimumnonum completum ad professionem admittantur (Ibid.
364).
202
Ibid. 471.
203
Ibid. 441.
204
Ibid. 515.
205
Ibid. 659; 689.
206
RC; EVC 4371.
73

In Institutis quidem, scholas apostolicas vel collegia vel seminaria


habentibus, candidati ad vitam religiosam directe ad novitiatum solent
transire. Expedit tamen recogitare, utrum hic agendi modus sit
servandus, an praestet, quo melius animi ad decisionem de vita
religiosa, plena cum oneris cognitione, capessenda praeparentur,
admissioni ad novitiatum congruum probationis tempus praeponere, ut
candidatus ad maturitatem humanam et affectivam assequendam
adiuvetur.

Lincerteza della proposizione stupisce, tanto pi che constata lefficacia


dalle scholas apostolicas vel collegia vel seminaria .
Immediatamente conclude, non si sa con quale continuit logica:
Affirmetur tamen necesse est aetatem, admissioni ad novitiatum
congruentem, diutius, quam antea contigit, esse prolatandam.

In logica classica, dinanzi a un problema esistente (mancanza di maturit


nei candidati al noviziato), le cui ragioni plures res cognitae atque
compertae sono:
1. I candidati mancano di praeparatione humana et spirituali ;
2. I candidati ammessi satis maturitatis non sunt adepti ;
3. In pi eorum vita fide alita saepe rudimentis tantum doctrinae
innititur ;
4. E questo perch mundus christiana religione minus est
imbutus .
I tre primi punti considerano le mancanze nella persona, il quarto
sottolinea una causa: il mondo scristianizzato. Non si dice che ci sia qualche
cambiamento intrinseco nella psicologia o capacit di sviluppo umano e
affettivo, ma soltanto linfluenza di un mondo non pi impregnato dalle
virt di Ges Cristo, che producerebbe questi effetti di mancata matturit.
Questo processo di scristianizzazione non nuovo. Abbiamo accennato
al suo inizio con la crisi di orgoglio e sensualit, origine del Rinascimento
pagano che sfoci nel Protestantesimo, sviluppandosi poi nella Rivoluzione
Francese, nel Comunismo e nella Rivoluzione di Maggio 68207. Lo Spirito
Santo non rimasto distratto, durante i secoli, lasciando la Chiesa alla
deriva. Santi Fondatori hanno proposto soluzioni agevolate per tutelare le
vocazioni alla vita di consacrazione.
Gi nei secoli precedenti a Lutero, Benedetto accettava i ragazzi, non
solo prima della pubert, ma della ragione. Inazio istituir i collegi, in cui
gli studenti chiamati da Dio faranno voto di entrare nellistituto, in modo di

207
Cf. CORRA DE OLIVEIRA, RCR.
74

sentirsi di farne parte , e tutelati nel senso pi etimologico208 nella


loro vocazione, ancor incipiente e informe.
La soluzione multi-secolare (sia al modo benedettino, sia al modo
gesuitico, per indicare due versanti caratteristici), in parte risolve, in parte
sembrerebbe di no (non si sa perch).
La proposta dovrebbe essere: continuare con la soluzione esistente,
incrementarla, poich produce certi risultati, e allo stesso tempo cercare altre
soluzioni nuove, che producano risultati benefici nelle vocazioni.
No! proposto togliere il metodo che produce rissultati, senza ricambio.
E ancora, sapendo che la causa precipua mundus christiana religione
minus est imbutus , i chiamati alla vita consacrata, devono rimanere ancor
due anni in pi nel mondo, senza la tutela dei fratelli di vocazione, in unet
in cui un mese un secolo, perch la personalit si trova in fase di
formazione e alle volte le passioni in effervescenza209.
Consigli spirituali, esigenze per lammissione. A questo si riducono le
25 al. che hanno per soggetto il vocazionato. Con limportante normativa
sullet di ammissione (sia al noviziato sia alla professione) a detrimento
dello ius consacrationis, favorendo lo ius connubii.
Dobbiamo richiamare lattenzione sul fatto che i consacrati sono
specificamente chiamati da Dio a collaborare nella Missione della Sua
Chiesa: Euntes in mundum universum praedicate evangelium omni
creaturae (Mc 16, 15). Il card. Ratzinger molto giudiziosamente innesta i
movimenti , vuol dire i fondatori mandati da Dio alla Sua Chiesa i
theodidaktoi che Lui continuer a inviare fino alla fine del mondo nella
successione apostolica . La tutela delle fragilit di questa minoranza

208
Da tuitus, part. pass. di tueri = guardare; dunque protetti , difesi
209
Non parliamo qua di due problemi studiati in psicologia naturale. Primo: a che ponto
linfluenze sociali sono capaci di cambiare il temperamento umano; cui sboccia in un
problema teolgico, se luomo capace di altere la mente umana, come Dio la h voluta
(inteligenzia,volont, sensibilit), fino a tornare le anime anche incapaci di peccare,
perche mancano rissorse fondamentele alla natura. Sarebbe possibile? Secondo: dinanzi
allinvasione dellamoralit che cerca i giovanni in tutti i paesi, come non prendere cura
di una virginit chiamata alla consacrazione a Dio prima che sia attinta? Serve riccordare
le cautele proposte da Benedetto XVI ai vescovi di nord-america: I bambini hanno
diritto di crescere con una sana comprensione della sessualit e il ruolo che le proprio
nelle relazioni umane. Ad essi dovrebbero essere risparmiate le manifestazioni
degradanti e la volgare manipolazione della sessualit oggi cos prevalente; essi hanno il
diritto di essere educati negli autentici valori morali radicati nella dignit della persona
umana (P. P. BENEDICTUS XVI, Celebration of Vespers and Meeting with the Bishops
of the United States of America, 16/4/2008, AAS 100 (2008) 305-319, 312 Traduzione
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/ speeches/ 2008/ april/ documents/ hf_
ben-xvi_spe_20080416_bishops-usa_it.html acceso 25/10/2012 16:31). Non pensiamo
sia un problema soltanto degli Stati Uniti.
75

dovrebbe essere primaria nel diritto canonico, poich un coetus


particolarmente amato da Dio, come sono amati i suoi apostoli, il suo
Vicario sulla terra, i suoi Ministri Sacri ecc.
Perch viene concessa dal diritto questa possibilit ai nubendi, di
scegliere stato ai 14/16 anni, mentre i vocazionati possono farlo soltanto ai
17? Se teologicamente il limite il superamento della pubert, perch
aggiungerne altri?
1.2.2.5 La separazione dellistituto e i religiosi
vescovi
Il cap. VI del corpus considerato non sar analizzato nel dettaglio (cc83.
684-704; in tutto 43 al.), poich non si riferiscono tanto alla vita del
consacrato o al fondatore, quanto ai suoi rapporti con il mondo esterno.
Ci sono intralci numerosi, in queste al., con il diritto comune, con i
diritti delle persone. In particolare il diritto ad essere o meno segregati da un
istituto in cui si ha fatto professione, almeno temporanea ecc.
Vero che linserzione dei voti temporanei, nella storia della vita
consacrata, modific sostanzialmente il problema della separazione, poich
diverso il legame perpetuo o definitivo , dal legame a tempo, che
sottoposto, da ambedue le parti, ad una rescissione ante finem, dalla propria
natura delle cose. Questo porta a uno studio che non faremo qui sul
complesso problema della consacrazione come mero contratto, o come fatto
sacramentale fra luomo e Dio. Lo mettiamo fra virgolette poich non
un sacramento nel senso liturgico e teologico (significa e produce la grazia
divina, ex opere operato), ma un sacramentale, in quanto la grazia
riversata sul soggetto che consacrato nella misura in cui lui disposto ad
assumere, hic et nunc, quello che si realizza; dunque, secondo lespressione
coniata da secoli, ex opere operantur.
Similmente, il cap. VII che tratta dei religiosi elevati allepiscopato,
propone soluzioni prudenziali in cui lascia molta libert tanto a uno (il
vescovo) quanto allaltro (listituto) per risolvere familiarmente, ricordando
soltanto alcuni principi di diritto comune (la povert di alcuni, lobbedienza
al Santo Padre ecc.).

1.3 La Seconda Parte dei canoni: gli Istituti


Secolari nel codice
Le incertezze iniziali, su questo particolare stato di consacrazione, hanno
portato alle definizioni del CIC83, in cui vengono chiaramente considerate
come vita consacrata in genere, sebbene non vita religiosa .
unopzione terminologica fatta dalla codificazione per cercare di esprimere
la dottrina espressa dal Magistero, nei documenti storici che dettero origine
76

alla canonizzazione di questa forma di vita: con la pratica dei consigli


evangelici, ma nel mondo210.
Per Gutirrez, questa disposizione degli IS sotto gli IVC, mette
nellombra la secolarit degli Istituti secolari, alla qule essi tanto
tengono 211.
Infatti, gi dal decreto Ecclesia Catholica212, in cui si parlava di piae
fidelium societates, non secus ac verae religiosae Congregationes , cera il
problema della consacrazione nel mondo. Viene chiarito in seguito con la
Costituzione Provida Mater Ecclesiae213 (PME) in cui la loro vita viene
considerata clesti proposito et angelica vocatione perch proprio a
Cristo per viam consiliorum libere et ardue sequuntur 214. Vediamo qui
chiaramente la teologia dei consigli, come ardua via, apertamente spiegata
da Pio XII, e applicata a quello che lui, liberamente, attribuisce la
denominazione di Istituti Secolari215.
Come constata Oberti216:
Se si guarda tutta la letteratura sugli Istituti Secolari dalla loro
nascita agli anni 70, si pu facilmente constatare come la parte
preponderante non verta tanto sulla realt teologica, ecclesiologica,
spirituale e pastorale dei nuovi Istituti, ma sul problema giuridicocanonico da essi posto.

Dunque non serve, da parte nostra, qualsiasi tentativo di chiarificazione


della realt antropologica e teologica sottostante. Ci fermiano a due
punti prettamente canonistici facendo una riserva previa che illumina alcune
delle incertezze ed esitazioni su questa realt.

1.3.1 I membri degli Istituti Secolari sono veramente


e propriamente dei consacrati
Nella PME, gli impegni dei consigli evangelici sono ammessi fintanto
che siano: Stabile, ad normam Constitutionum, sive perpetuum sive

210
Come saputo, nelle assisse conciliari fu introdotto in fretta, prima dellultima
votazione, la frase quamvis non sint instituta religiosa (PC 11 apud A. OBERTI, Gli
Istituti Secolari nel nuovo Codice di Diritto Canonico, in ASS. CAN. IT., Lo stato
giuridico , 171-181, 173.
211
A. GUTIRREZ POZA, Lo stato della vita 37-63, 44.
212
S. Congr. Episc. et Regularium, 11/8/1989, AAS 23 (1980) 634-636.
213
P. P. PIUS XII, Costituzione apostolica, Provida Mater Ecclesia, 2/2/1947, AAS 39
(1947) 118-147.
214
PME 1.
215
Ibid. 9.
216
OBERTI, Gli Istituti... 175.
77

temporarium, elapso tempore renovandum 217. E questo continuato nella


vigente legislazione218, differenziando in modo costitutivo IR e IS. Infatti,
nel CIC83 gli IS sono considerati fra gli Istituti di Vita Consacrata ;
per, intanto che per gli IR sono esigenza sine qua non i voti pubblici, per
gli IS i vincoli sacri sembra possano essere perpetuamente temporari 219.
Un anno dopo, lo stesso pontefice specificava220:
Quod proprius ac peculiaris Institutorum caracter, saecularis
scilicet, in quo ipsorum exsistentiae tota ratio consistit. []. Integra vita
sodalium Institutorum Saecularium, professione perfectionis Deo sacra,
in apostolatum converti debet []. Hic apostolatus Institutorum
Saecularium non tantum in saeculo, sed veluti ex saeculo, ac proinde
pressionibus, exercitiis, formis, locis, rerum adiunctis saeculari huic
conditioni respondentibus, exercendus est fideliter.

217
PME, Lex peculiaris, art. III 3, 1; con rif. al c17. 1: Religionis, societas, a legitima
ecclesiastica auctoritate approbata, in qua sodales, secundum proprias ipsius societatis
leges, vota publica, perpetua vel temporaria, elapso tamen tempore renovanda,
nuncupant, atque ita ad evangelicam perfectionem tendunt .
218
Per gli IS il c83. 712: Firmis praescriptis cann. 598-601, constitutiones statuant vincula
sacra, quibus evangelica consilia in instituto assumuntur, et definiant obligationes quas
eadem vincula inducunt, servata tamen in vitae ratione semper propria instituti
saecularitate . Differentemente dagli IR secondo il c83. 607 2: Institutum
religiosum est societas in qua sodales secundum ius proprium vota publica perpetua vel
temporaria, elapso tamen tempore renovanda, nuncupant atque vitam fraternam in
communi ducunt .
219
Non abbiamo accennato nel nostro lavoro alla discussione, fra alcuni canonisti, sul senso
dei termini perpetui , definitivi e temporanei , attribuito agli impegni di vita di
consacrazione. Conferiri alle parole perpetui e definitivi una differenza
sostanziale non ci sembra chiarificante. Per loro, gli impegni perpetui sarebbero
vincolanti moralmente e giuridicamente per tutta la vita (= definitivi ), in quanto i
temporanei sarebbero moralmente definitivi (= per tutta la vita ) ma
giuridicamente temporanei . Ci sembra unapplicazione dellespressione spagnola
rizar el rizo , che letteralmente potrebbe tradursi con arricciare il riccio , cosa
difficile e inutile, poich i capelli inanellati non hanno bisogno di essere arricciati Cos
gli impegni temporanei sono temporanei di per se stessi, anche se il soggetto che si
vincola abbia il desiderio, o il proposito di rinnovare alla scadenza; ma n i desideri n i
propositi costituiscono obbligo morale. Trova senso nellesegesi dal cc83. 723 3 e 4,
che in una certa contraddizione con il c83. 720. Infatti nel c83. 723 3 e 4 si dice:
admittatur ad incorporationem perpetuam vel definitivam, vinculis scilicet temporariis
semper renovandis; Incorporatio definitiva [] perpetuae aequiparatur ; intanto nel
c83. 720 scritto: ad sacra vincula sive temporaria sive perpetua aut definitiva
assumenda . Il vel dal c83. 723 indica similitudine di senso, fra perpetua e
definitiva , qui rinforzato dalla spiegazione del 4; anzich nel c83. 720 il sive
distingue fra temporaria e perpetua , e questa seconda considerata simile alla
definitiva , che sarebbe, per legge della logica, diversa dalla temporaria
220
P. P. PIUS XII, Motu proprio, Primo feliciter, 12/3/1948, AAS 40 (1948), II.
78

Le caratteristiche di questo stato di consacrazione peculiare non sono


cambiate con i documenti conciliari. Infatti, PC afferma221:
Instituta saecularia, quamvis non sint instituta religiosa, veram
tamen et completam consiliorum evangelicorum professionem in
saeculo ab Ecclesia recognitam secumferunt. Quae professio viris ac
mulieribus, laicis et clericis in saeculo degentibus, consecrationem
confert. Proinde iidem totalem suipsius Deo dedicationem in caritate
perfecta praecipue intendant et ipsa instituta propriam ac peculiarem
indolem, saecularem scilicet, servent ut apostolatum in saeculo ac veluti
ex saeculo, ad quem exercendum orta sunt, efficaciter et ubique
adimplere valeant.

Le parole sono le stesse di Pio XII.


E anzi del vigente CIC83:
c83. 710 Institutum saeculare est institutum vitae consecratae, in
quo christifideles in saeculo viventes ad caritatis perfectionem
contendunt atque ad mundi sanctificationem praesertim ab intus
conferre student.
c83. 712 Firmis praescriptis cann. 598-601, constitutiones statuant
vincula sacra, quibus evangelica consilia in instituto assumuntur, et
definiant obligationes quas eadem vincula inducunt, servata tamen in
vitae ratione semper propria instituti saecularitate.
c83. 713 1 Sodales horum institutorum propriam consecrationem
in actuositate apostolica exprimunt et exercent, iidemque, ad instar
fermenti, omnia spiritu evangelico imbuere satagunt ad robur et
incrementum Corporis Christi.

Non per da tralasciare il fatto, accennato allinizio di questo capitolo,


che nella codificazione attuale gli IS non sono IR, ma sono IVC. un
problema di terminologia che non chiarisce i concetti teologici.

1.3.2 Gli IS hanno, come le SVA, una grande


autonomia costituzionale
Analizzando le SVA, Andrs Gutirrez commenta com precisione che,
dal punto di vista giuridico, quello che differenzia queste societ dagli
IVC una autonomia costituzionale degna di nota222.
Possiamo estendere il commento agli IS. Infatti, le esigenze giuridiche
per la loro canonizzazione sono ben di meno che per gli IR. Alcuni li
abbiamo visti sopra, come la minore esigenza per lammissione negli IS, o

221
PC 11.
222
Vedere infra, in questo capitolo, item 1.4.
79

quelle relative al favorire la fraternit tra i membri dello stesso istituto223.


Del resto, non ci sono punti significativi per il nostro scopo.

1.4 La Terza Parte dei canoni: le Societ di


Vita Apostolica
Le SVA nascono nella Chiesa in modo non pensato224 e si sviluppano
quasi indolentemente, senza norme comuni, fino a uninclusione generica
nel CIC17, in parte riprodotta nel Codice vigente, non senza un vivace
dibattito in sede di commissione redattrice, come raccontano gli stessi
partecipanti, alcuni con emotivit tanto contagiosa da trasmettere a tuttoggi
le difficolt riscontrate per giungere alle formulazioni normative attuali.
Quando Pippo Buono (Filippo Neri) lasci Firenze, nel 1533, certamente
non aveva in mente di essere un fondatore di una nuova forma di vita
allinterno della Chiesa: le societ di vita apostolica , la cui
classificazione nellordinamento canonico , fino ad oggi, oggetto di
dibattito fra specialisti. E alle volte di dibattiti roventi. comunque una
realt che, dopo essere nate nella Chiesa tante forme di vita consacrata, nei
primi sedici secoli, il giovane Filippo innov qualcosa.
La vera natura di cosa siano le SVA, come dice Calabrese225, non
stata mai del tutto chiara, anche dal punto di vista teologico, e non lo
tuttora .
Pur tuttavia, tale circostanza non impedisce che autori, come Andrs
Gutirrez, possano qualificare questa realt ecclesiale come
profondamente consolatrice, gradevole e speranzosa, ancora con un
grandissimo futuro da vivere 226.
Ci dice il religioso cordimariano (dunque religioso nel senso pi
canonico del termine):
La ricchezza ed originalit missionarie della contribuzione al
compito evangelizzatore della Chiesa, allinterno di un stile pluriforme,
continuano ad essere semplicemente insostituibili. Solo esse incarnano
nella Chiesa, nel grado pi decantato ed intenso, la disponibilit della
Chiesa a staccarsi da ogni fardello e struttura interni che possano frenare

223
Vedere sopra, in questo capitolo, item 1.1.1.
224
Per la redazione di questo argomento prendiamo in grandissima parte della nostra tesina
di licenza, con alcuni indispensabili adattamenti (J. M. JIMNEZ ALEIXANDRE, Il
Moderatore Supremo nelle Societ di Vita Apostolica, Facolt Diritto Canonico S. Pio
X, Marcianum, Licenza, Venezia, 2009).
225
A. CALABRESE, Istituti di Vita Consacrata e Societ di Vita Apostolica, Citt del
Vaticano, 1997, 385. Ci scrisse nel 1997, e sembra che in questi 20 anni niente di
nuovo possa essere aggiunto alle sue parole.
226
ANDRS GUTIRREZ, Le forme... 745.
80

la sua missione di evangelizzazione intesa come proiezione immediata e


diretta in azione e strategie, ed a privilegiare quelli che le agevolino.
Nessuna altra forma n associazione apporta la genuina e malleabile
simbiosi di azione apostolica e vita comune che esse incarnano e nella
quale questa seconda pu distendersi o avvilirsi esattamente tanto
quanto limponga o lo suggerisca la prima.
Hanno le braccia dei chierici e dei laici insieme, ma la forza
missionaria quella che, sotto lo Spirito e al modo degli apostoli, deriva
dalla confluenza in una proclamazione della Parola vivibile prima, poi
in carit perfetta o nella tendenziale perfezione della carit.

La vivacit dellencomio227 ci fa intendere come un canonista religioso


possa giudicare una forma di tendere alla perfezione della carit, diversa
dalla sua, e ci permette di vedere come, magari valutazioni meno
comprensive, alle volte delle considerazioni senza pregiudizi, possono
apportare chiarezza interpretativa. Una chiarezza, per, che lo stesso Andrs
Gutirrez giudica non essere raggiunta con la normativa canonica228:
La sua fisionomia codificata appare tecnicamente complessa,
stilizzata al massimo e, per la stessa cosa, di non facile intelligenza ed
interpretazione.

E aggiunge qualcosa che ci sembra essere una chiave dinterpretazione


per tutta questa normativa (la sottolineatura dellautore):
Il suo statuto [canonico], costruito in notorio parallelismo con quello
dei religiosi, contiene grandi e definitivi spazi di autonomia
costituzionale, allorch devono percorrerli le Costituzioni, creati
mediante rinvii che, sembrando astensionisti o pigri, sono in realt la
chiave di comprensione della portata della norma in cui constano.

Pi che soffermarci ai rinvii, ci sembra che lespressione autonomia


costituzionale sottolineata dallo stesso padre Andrs Gutirrez
permetta di capire la base della soluzione offerta dai Romani Pontefici a
queste realt ecclesiali.
Infatti, tale autonomia si manifesta nella misura in cui le SVA sappiano
redigere, in opportune Costituzioni, il proprio vivere, il proprio agire e il
proprio governo. Se tutto questo non contrario ai principi teologici, n
allobbligo comune a tutti i battezzati (anche a tutti gli uomini!) di cercare la
perfezione della carit, lautorit gerarchica non ha, allora, che il compito di
approvare e benedire. Facciamo notare, per, che Dio solitamente non

227
Scritto nel 1984, poco dopo la pubblicazione del CIC, e quando ancora le riviste
specializzate gocciolavano di analisi (critiche o lodevoli) al modo in cui era stata risolta,
dalla Suprema Autorit della Chiesa, la normativa giuridica su questi istituti alquanto
sfuggevoli.
228
Ibid. 747.
81

sceglie per fondatori dei canonisti, n sempre i redattori delle norme


fondamentali hanno le abilit giuridiche per usare una autonomia
costituzionale di non facile riperimento, nel testo della normativa.
Ci ricorda quanto abbiamo rapportato sopra, dallanalisi di Moulin, sullo
stato di consacrazione fino al Laterano IV229:
Bastava che lo statuto proposto fosse conforme al diritto comune. Le
Costituzioni erano considerate come leggi private, nelle quali Roma
soltanto interveniva molto raramente.

Autonomia costituzionale , leggi private , Laterano IV, sec. XVI


sono le stesse visualizzazioni sui problemi che stiamo studiando.

1.4.1 Nascita della prima SVA


Siamo nella Roma dal conturbato XVI secolo, di Trento e dei Gesuiti,
del Rinascimento paganizzante e dellorrendo sacco della citt da parte dei
lanzichenecchi protestanti mercenari del cattolico imperatore.
Filippo Neri fonda la sua congregazione in incerta data, ma non vuole
assumere nessuno dei profili canonici esistenti. Infatti, aveva in mente
qualcosa di diverso, difficile da codificare: una forma di vita e apostolato
comune a chierici e laici, ma senza gli imbarazzi che conosceva dalla
legislazione vigente. Lui non ha bisogno che i suoi figli siano considerati, o
meno, religiosi. Loro praticano una vita comunitaria, secondo uno statuto
molto particolare che disciplina piccoli dettagli, e sembra tralasciare i pi
importanti (la forma di preghiera, la spiritualit, il carisma), affidandoli
perci a una trasmissione non giuridica, come spiega, tra gli altri, Schwaiger
230
:
Il giorno stesso in cui Filippo Neri mor (26 maggio 1595) i membri
dellOratorio romano stabilirono che i membri della loro comunit non
si legassero tramite alcun voto o promessa ma che lunico legame che li
avrebbe tenuti assieme sarebbe stato lamore.

Si capisce che non era legiferabile questo legame damore che


avrebbe mantenuto unita una comunit commista di preti e laici; pertanto, si

229
Le fait le plus frappant de cette organisation et qui confirme ce qui a t dit de la
libert qui rgnait au sein de lglise mdivale, cest que la Congrgations des
Religieux ne date que de la fin du XVIe sicle. Pendant des sicles, lglise na pas
prouv le besoin de contrler, de coordonner, de systmatiser, tout ce qui poussaient
dan le libre jardin de la vie religieuse. Il suffisait que le statut propos ft conforme au
droit commun. Les Constitution tains considres comme des lois prives, dans
lesquelles Rome nintervenait que for rarement et il est arriv que des lois propres dune
communaut religieuse contredisent sur quelque point la rgle approuve par lglise
(MOULIN, Le monde... 107).
230
G. SCHWAIGER, La vita religiosa dalle origini ai nostri giorni : dizionario, Cinisello
Balsamo (MI), 1997, 335.
82

tramandato fino ad oggi un genere di apostolato, appreso da Pippo Buono


non nei testi, ma nella convivenza, nelle conversazioni231, senza molte
norme disciplinari, tranne quelle piccole sul modo di comportarsi in
refettorio, o sul divieto di andare in cucina 232, o sulla forma di presentare
il dubbio nelle conversazioni, o sulle modalit delle ricreazioni ecc.
Quello che oggi si denomina Societ di Vita Apostolica, era nato nella
Chiesa: una forma di consacrazione di difficile sistemazione giuridica.
Una peculiarit mai vista: la bolla Copiosus in misericordia Gregorio
XIII233 con tanto di elogi al dilectus filius Philippus Nerius Presbyter
Florentinus, ac Praepositus nonnullorum presbiterorum et clericorum
praefatorum nominibus erige e istituisce, non si sa con certezza come,
una congregationem presbyterorum et clericorum saecularium de Oratorio
nuncupandam senza statuti234. Soltanto dopo quaranta anni e dopo la
morte di Filippo sar Paolo V, con il breve Christifidelium quorumlibet
(24/2/1612), che approver le costitutiones et ordinationes pro felici dictae
Congregationis regimini et spirituali progresso conscripserunt , perch
examinatas, ac etiam mandato Nostro recognitas 235.
Alcuni fondatori sispirarono allesempio di Filippo. Il pi rimarchevole
S. Vincenzo de Paoli, lelemosiniere della regina Margherita (sposa del re
Enrico IV di Navarra e poi re di Francia), il Monsieur Vincent delle
stradine e dei vicoli di Parigi che si prendeva cura dei bisognosi.
La sua vita, un po rocambolesca, sembra simbolo della sua vocazione.
Prete giovane, viene rapito dai pirati e ridotto in schiavit in Marocco per
due anni, fino a quando riusc ad evadere. Diventa cappellano delle galere,
quindi, non solo dei pii marinai, ma anche dei galeotti, condannati a
tempo o a vita allinsano mestiere.
Avvezzo a tutte le difficolt, quando sorgono i suoi discepoli (prima le
figlie, poi i preti) ha il bisogno di dar loro una regola, senza sentire la
necessit di fare un Ordine Religioso canonico. famosa la lettera alle

231
Pippo Buono non ha lasciato tanti scritti, nemmeno un libro con gli ammonimenti per i
suoi discepoli; solo alcune massime e consigli, delle lettere e delle poesie!
232
Che nessuno de padri possa andare per nessun tempo in cucina per trattare cosa
alcuna da mangiare, n per domandare quello che avr da mangiare, nemmeno dir quel
che si doveva cos e non cos fare in peiuditio della amministrazione del mastro di casa
(A. CISTELLINI, Collectanea vetustorum ad fundamentalium documentorum
congregationis Oratorii Sancti Philippi Nerii, Brescia, 1982, 100).
233
Ibid. 10.
234
Si trovano dei progetti di costituzioni redatti dai suoi figli, in modo particolare negli anni
1582, 1583, 1587, 1588, 1595 e 1596.
235
Ibid. 209.
83

prime signorine che certamente non capivano come mai non diventassero
veramente delle religiose236:
Voi avrete per monastero, la camera degli ammalati; per cella, una
camera in affitto; per capella, la chiesa parocchiale; per chiostro, le
strade della citt; per clausura, lobbedienza; per grata, il timore di Dio;
per velo, la santa modestia.

Infatti, Monsieur Vincent aveva scelto la stessa forma ampia di Pippo


Buono; e le sue figlie e i suoi figli poi adotteranno quello che oggi il CIC
chiama Societ di Vita Apostolica.
Nella scia di questi due santi possiamo cercare di penetrare il dono di
dare alla Chiesa una nuova forma vitae, i cui membri saranno considerati dal
sensu fidei come religiosi ma non dal diritto canonico.

1.4.2 Francesco di Sales e le Visitandine


Per afferrare bene la portata dellintroduzione nella Chiesa della forma
SVA, possiamo ricordare la vicenda di S. Francesco di Sales nella
fondazione delle Visitandine, contemporanea alla nascita di gesuiti e
oratoriani.
Per cinque anni (dal 1610 al 1615), Giovanna di Chantal e le sue prime
compagne Visitandine, hanno avuto una vita apostolica intensa, nella
piccola Annecy, dandosi totalmente agli ammalati e ai poveri. La fama della
sua attivit caritativa arriv alla grande citt di Lione, dove alcune
nobildonne si misero in viaggio pi di 150 km, distanza allepoca
straordinaria per conoscere questa meraviglia. Stupite di vedere la realt,
chiesero ad alcune suore di poter sviluppare lo stesso lavoro caritativo
nella metropoli, e a Madre Chantal di lasciare la piccola comunit e aiutarle
per la prima fondazione. Pi che fondazione dobbiamo dire reclusione.
Lei non si rendeva conto che ci sarebbe stato un cambiamento
nellessenza della sua vocazione. Il vescovo, gentilissimo, le accoglier,
spiegando loro i vantaggi della vita soltanto contemplativa, senza azione
caritativa esterna, e la grande convenienza, per le donne non sposate, di
vivere difese da una clausura. Jeanne accetter. E cos far umilmente
laltres presule, il soavissimo Francesco di Sales. Ma la lettera di

236
Vous aurez pour monastre, la chambre des malades; pour cellule, une chambre de
louage; pour chapelle, lglise paroissiale; pour clotre, les rues de la ville; pour
clture, lobissance; pour grille, la crainte de Dieu; pour voile, la sainte modestie
(29/11/1633, apud P. P. GIOVANNI PAOLO II, Lettre au Rvrend Pre Richard Mc
Cullen, AAS 73 (1981) 654-658).
84

questultimo al diocesano di Belley, dopo la nuova fondazione inchiostrata,


lascia scorgere i suoi dispiaceri237:
Io avevo lintenzione soltanto di aprire una casa a Annecy, per
giovane e vedove senza voti e senza clausura, la cui occupazione fosse
di andare a visitare e confortare i poveri ammalati, abbandonati e privi
di sostanze, e a daltre opere di piet e misericordia, tanto spirituali
quanto temporali. Ora, per, c un Ordine costituito, sotto la regola di
SantAgostino, con voti e clausura; cosa incompatibile con la prima
intenzione, con la quale hanno vissuto alcuni anni: tanto che il nome di
Visitazione, che rimasto, non pi conveniente loro. Io sarei pi il loro
Padrino che il suo Iniziatore, poich la mia istituzione stata destituita
[c un gioco di parole in francese di difficile traduzione]. Lei non
ignora che S. Ecc. larcivescovo di Lione stato la causa principale,
dopo Dio, di questo cambiamento; cos sarebbe lui a dover essere
chiamato Fondatore [] Il Signore ci aveva dato grandi attese, il
Signore ce le ha tolte, il Suo Santo Nome sia benedetto.

1.4.3 Le SVA nel CIC 17


Sar il CIC del 1917 a dare il primo involucro abbracciante queste forme
di consacrazione, ma senza essere stricto sensu canonico dei religiosi; al
contempo ne fa una categoria a se stante238.
Per Alonso Morn, nel pre-concilio ci sarebbero, nella Chiesa, tre stati
giuridici di perfezione , in modo particolare dopo la Provida Mater
Ecclesiae di Pio XII239: Ordini e congregazioni, societ di vita comune

237
Abbiamo rispettato la grafia francese antica: Je navoie dessein que dtablir une seule
maison Annecy, des filles e de femmes veuves, sans vux et sans clture, dont
lexercice fut de vaquer la visite et au soulagement des pauvres malades, abandonns
et destitus de secours, et dautres uvres de pit et de misricorde, tant spirituelle
que corporelle. Maintenant cest un Ordre form, vivant sous la rgle de saint Augustin,
avec vux et clture ; chose incompatible avec le premier dessein, dans lequel elles ont
vcu quelques annes : de sorte que le nom de Visitation qui leur est demeur, ne leur
convient plus. Ainsi je serais plutt leur Parrain que leur Instituteur, puisque mon
institution t destitue. Vous nignorez pas que Monseigneur lArchevque de Lyon a
t la cause principale, aprs Dieu, de ce changement ; ainsi se serait lui quil faudrait
appeler leur Fondateur [] Le Seigneur nous avait donn de grandes esprances, le
Seigneur nous les a tes, son Saint Nom soit bni (J.-P. CAMUS, Lesprit de Saint
Franois de Sales - Evque et Prince de Geneve, Paris, 1755, 199-200).
238
CIC17: Liber 2 De Personis, Pars 2 De Religiosis, Titulus 17 De societatibus sive
virorum sive mulierum in communi viventium sine votis.
239
A partir de la mencionada Constitucin piana [Provida Mater] existen en la Iglesia
tres estados jurdicos de perfeccin, o sea tres estados oficialmente reconocidos y
aprobados por la Santa Sede como aptos para lograr la perfeccin cristiana, para los
cuales ha dictado las correspondientes normas, a las que deben ajustar su vida quienes
deseen pertenecer a los mismos, y cumplirlas con esmero si quieren alcanzar dicha
perfeccin. Constituyen el primero las rdenes y Congregaciones religiosas, en las

85

senza voti, istituti secolari. Le opinioni del canonista di Salamanca appaiono


come indicative della teologia e dottrina, comune in quel tempo, sulla vita
religiosa, nei suoi elementi teologici e giuridici.
Bonfils, nella sua animata difesa della natura canonica e teologica delle
SVA (diversa, secondo lui, dalla natura della vita consacrata canonica)
qualifica diversamente come nefasta la codificazione del CIC17 sulle
SVA240:
Nel codice di 1917, le SVA, allora chiamate societ di uomini e di
donne vivendo in comune senza voti , figuravano sotto il Titolo XVII
del Libro II (De Personis) e allinterno dalla Parte II (De Religiosis).
Inclusione tanto pi molesta e nefasta quanto il c17. 673 1 diceva che
i suoi membri imitano lo stile di vita dei religiosi . Allepoca,
bisognava mostrare che non cera niente. I membri delle SVA non erano
religiosi, non avevano voglia di diventarlo, e non soffrivano nessuna
frustrazione non essendolo.

Non abbiamo bisogno di entrare nella polemica sulla realt canonica e


teologica della consacrazione dei membri delle SVA. Per lo scopo di
questo lavoro basta dire che il CIC17 stato il primo a dare delle norme
generali per le attuali SVA, senza, per altro, cambiare niente alle sue
Costituzioni, Statuti o altra Norma Fondamentale degli Istituti.

cuales, merced a la vida comn que practican y a los votos pblicos que emiten sus
miembros, se encuentran de una manera plena los elementos teolgicos y jurdicos de
tales estados. Forman el segundo las Sociedades de varones o de mujeres que practican
la vida comn, pero no emiten votos pblicos. Integran el tercero los Institutos
seculares, cuyos miembros ni emiten votos pblicos ni estn obligados, por ley general,
a vivir en comunidad, sino que profesan en el siglo los consejos evanglicos y ejercen el
apostolado en diversas formas (S. ALONSO MORN, Commento ai cc. 487-491, in M.
CABREROS DE ANTA, Comentarios al Cdigo de Derecho Canonico , Madrid, 1953, v.
I, 764).
240
Dans le Code di 1917, les SVA, alors nommes socits dhommes ou de femmes
vivant en commun sans vux, figuraient sous le Titre XVII du Livre II (De Personis) et
lintrieur de la Pars II (De Religiosis). Inclusion dautant plus gnante et nfaste que
le c. 673 1 disait que leurs membres imitent le style de vie des religieux. Il fallait
donc lpoque montrer quil nen tait rien. Les membres des SVA ntaient pas des
religieuses, ils navaient aucune envie de le devenir et ne souffraient daucune sorte de
frustration en ne ltant pas (J. BONFILS, Les Socits de Vie Apostolique, Paris, 1990,
20). BONFILS lamenta che le stesse SVA utilizzino ampiamente un vocabolario
teologicamente impreciso (24). Ci sembra di capire che avrebbe voluto dettare alcune
norme per le SVA, allo scopo di unificare la sua terminologia e facilitarne la sua
classifica teologica e canonica (123-124). Sembra sia la vis legiferandi abituale in tanti
canonisti.
86

1.4.4 La redazione del CIC83 sulle SVA


Nei lavori di revisione delle leggi canoniche, nel post-Concilio, il gruppo
incaricato di sviluppare lo schema De Religiosis241 ha avuto delle difficolt
con la parte relativa alle SVA.
La descrizione fatta da Beyer242 indicativa. In parte per riflettere la sua
personale posizione riguardo alla questione, in parte perch nellottica di chi
considera la legge come fatta per specialisti, e dopo promulgata e applicata
dal legislatore in carica, molto chiarificante.
Delle varie pubblicazioni dellautore, prendiamo quella pi recente (ci
sembra), nel Nuovo Dizionario di Diritto Canonico243.
Ci fu, secondo lui, una controversia accesa [] carica di elementi
psicologici , dove le persone esageravano con delle posizioni
completamente opposte . E cos non si poteva fare altrimenti 244. La

241
Che ha cambiato nome parecchie volte.
242
Membro del coetus dei canonisti nella parte finale dei lavori redazionali, prima di
passare il testo alle commissioni cardinalizie.
243
La seconda sezione della terza parte del libro II pone dei problemi, a cominciare dal
titolo generale di questa parte; da questi titoli si rileva che tali societ non sono ritenute
come istituti di vita consacrata. Ci sorprende, tanto pi che il Concilio le considerava
tali nel decreto PC. Chi studia il testo del primo canone di questa sezione, il c. 731,
rileva tuttavia che alcune societ praticano i consigli evangelici, e che i loro membri si
obbligano a questo mediante un vincolo che deve essere determinato dalle Costituzioni.
Vincolo che pu essere un voto, una promessa rafforzata da un giuramento, un
giuramento, una forma di donazione e anche un contratto tra listituto e i suoi membri.
Queste societ si considerano come istituti di vita consacrata per tradizione; esse lhanno
affermato nelle loro Costituzioni, e queste furono approvate dalla Santa Sede (Societ
di Vita Apostolica, in C. CORRAL SALVADOR, Nuovo Dizionario di Diritto Cannico ,
Milano, 1996, 1003-1004).
244
La posizione del Codice si fonda su un compromesso: la commissione che ha
preparato il secondo progetto non ha potuto fare diversamente. Le societ vi erano
rappresentate da un loro membro secondo il quale esse dovevano essere considerate
come semplici associazioni sacerdotali o laicali. Alcuni superiori generali di queste
societ furono chiamati in consultazione, e presero posizioni completamente opposte:
uno affermava che il suo istituto non era di vita consacrata, laltro, al contrario, metteva
in evidenza limportanza della consacrazione quale la voleva il fondatore. Una Figlia
della Carit, membro della commissione, affermava che per la sua compagnia era fuori
dubbio che fosse una societ di vita consacrata nella quale si praticano i consigli
evangelici. Le Regole di san Vincenzo de Paoli, stabilite prima della sua morte, hanno
come primi capitoli quelli sulle finalit e virt fondamentali dellistituto; poi tre capitoli,
uno sulla povert, uno sulla castit, uno sullobbedienza. Di pi labito per esse un
segno della loro consacrazione; ci fu affermato nellassemblea generale del 1974, e
riaffermato nel 1979-1980. Ci si chiedeva dunque non senza ragione perch il
rappresentante delle societ di vita comune che non vogliono essere istituti di vita
consacrata facesse parte della commissione, dal momento che egli non era in grado di
rappresentarle tutte. Ci si rese conto facilmente che la controversia era accesa. Essa era

87

normativa attuale , dunque, un compromesso nellattesa di un clima


rasserenato .
Per Beyer, la considerazione che si svolge dalla lettura delle costituzioni
(o dei detti dei superiori ) di certe SVA che alcuni di tali si considerano
per tradizione come IVC. E questo sarebbe sufficiente, secondo Beyer,
per definire la qualificazione teologica di tutti i raggruppamenti di fedeli in
casi simili. Di pi, servirebbe per stabilire la norma canonica.
Le sue parole sono pi calde in Il Diritto della Vita Consacrata ,
pubblicato nel 1989245, ancora nei primi commenti al CIC uscito in stampa.
Lautore lamenta, come abbiamo riferito, che alcuni fondatori [di IVC]
non hanno potuto [] esprimere il loro carisma in strutture appropriate e
desidera un diritto comune flessibile e aperto a tutti i carismi 246. Ma in
questo caso crede meglio legiferare: alcuni SVA dovrebbere essere
semplicemente IR (poich hanno alcuna forma di consacrazzione ed
assunzione dei consigli ), altre Prelature personali, altre Associazioni di
fedeli, anche altre sparire!247
Per Gutirrez il ttolo Societ di Vit Apostolica non ha senso
giuridico nessuno248:
A proposito del titolo qualcuno chieder ancora come mai si riserva
alle Societ lappellativo di apostoliche , essendo un elemento
comune a quasi tutti gli Istituti. Non esiste una risposta soddisfacente.

carica di elementi psicologici: in passato troppo assimilate ai religiosi, le societ,


soprattutto quelle clericali e specialmente quelle missionarie, esageravano nel senso di
una completa separazione dai religiosi. Tutte chiedevano che non si facesse pi, come
nel Codice del 1917, un continuo rimando al diritto dei religiosi, ci che il progetto del
1977 evit grazie alle sue norme comuni. Quando le societ presentarono il loro progetto
di diritto nuovo, furono costrette a fare la stessa cosa, come vedremo. Le norme comuni
vennero fortemente ridotte nel secondo progetto: non si poteva fare altrimenti. Un
giorno, bisogner riprendere in un clima rasserenato di obiettivit tutto il problema della
struttura di questa parte del libro II del Codice (Ibid.).
245
BEYER, Il Diritto... 519-533.
246
Ibid. 528.
247
Alcune hanno espresso il desiderio di essere riconosciute come associazione
sacerdotale , associazione missionaria; altre, dopo la promulgazione del Codice,
vedono vantaggioso essere prelature personale , ma preferiscono non portare questa
denominazione troppo pretenziosa; esse non desiderano un prelato a vita, con insegne
episcopali. [] Rimane per una scelta possibile: la prelatura personale, senza per
questo essere costretti a definirsi prelatura e ad avere un prelato. Si pu benissimo
conservare un nome proprio senza dover riprendere in esso una denominazione canonica
nuova (Ibid. 531).
248
GUTIRREZ POZA, Lo stato della vita... 44.
88

In questa sede non possiamo analizzare fine in fondo questo dibattito,


ma solo vedere come non per niente chiaro, nemmeno per canonisti che
lavorarono nella stesura della normativa, il senso delle parole impiegate.

1.4.5 Alcune conclusioni sulle SVA


Da una parte, per il fondatore dalle SVA, Filippo Neri, e per il
fondatore dell istituto femminile pi numeroso fino ad oggi, Vincenzo
de Paoli (le Figlie della Carit249), lessenza una vita consacrata, per
senza i legami che il diritto postula. Il sensus fidelium che non esamina gli
aspetti guiridicisti, ma soltanto la legge naturale e alcuni stracci di legge
positiva li considera come consacrati senza niente di meno di un
benedettino o un gesuita, una carmelitana o una clarissa.
Per i commentatori del CIC17 come il domenicano Alonso Morn
sopra citato le SVA cerano una delle tre categorie dello stato di
consacrazione (allora si diceva stato di perfezione ), insieme agli
Ordini e Congregazioni, e agli IS. Sembra essere una sintonia di fondo.
Per i commentaristi del CIC83, e anche per consultori che hanno
lavorato nella redazione, le SVA sembrerebbe un tertium genus , giacch
i cc. loro riguardanti sono disposti fuori del titolo della Sezione I250,
intitolato De Institutis Vitae Consecratae ; dunque i suoi membri non
sono consacrati nel senso giuridico, cosa che, non possiamo non dirlo,
sembra una visione troppo giuridicista che non cerca, come chiedeva
Giovanni Paolo II agli auditori della Rota Romana e per deflusso agli
operatori del diritto, dunque ai canonisti che parecchie volte abbiamo
ripetuto251:
Le norme canoniche non sono che lespressione giuridica di una
realt antropologica e teologica sottostante, ed a questa occorre rifarsi
anche per evitare il rischio di interpretazioni di comodo.

La realt antropologica e teologica delle SVA ci sembra molto vicina a


quella degli IVC, sebbene i canoni imposti ai fondatori di queste ultime
impediscano quella autonomia costituzionale 252 concesa nella
legislazione vigente ai fondatori delle SVA. E in grande parte, labbiamo

249
Nell Annuario Pontificio 2012 ci sono 1.390 istituti femminili dei quali soltanto 25
registrano pi di 2.000 membri. Di questi, unicamente 5 ne hanno pi di 6.000. Il primo
fra tutti senza dubbio le Figlie della Carit di S. Vincenzo de Paoli, con 18.284; in
secondo posto Le Figlie di Maria Aussiatrice con 13.877. Le Carmelitane Scalze con
9.337, le Clarisse con 6.931, e le Suore Francescane Missionarie con 6.584.
250
Dal Libro II, Parte III.
251
GIOV. PAOLO II, Rota 1997.
252
ANDRS GUTIRREZ, Le forme... 747.
89

visto, agli IS (che, curiosamente, si sono giuridicamente nello stato di


consacrazione ).
Resta a vedere se, tante altre realt non istituzionalizate canonicamente
di vita comune, con pratica dei consigle evangelici, non hanno una
sottostante realt antropologica e teologica di vero e proprio stato di
consacrazione .

90

Conclusione
Il primo ricercatore occidentale dalla piramide di Cheope non sapeva
bene cosa troverebbe allinterno: tesori fabulosi, camere affrescate, corpi
mummificati In verit dopo scoprire un ingresso, si resse conto che, nella
leggendaria epoca in cui furono elevate le mole di pietra sul sangue degli
schiavi, gi esisteva la malvagit dei predoni, cui avevano svuotato tutto
quel messo dalla credulit pagana per aiutare il faraone a passare, in
comodit, allal-di-l.
Le ricerche1 sono sempre un po faticose, giacche allinizio non si sa
bene cosa si scoprir. Da quando abbiamo scelto largomento del presente
studio, le conoscenze si sono accresciute in estensione e profondit,
originando piccoli cambiamenti sullordine di presentazione delle parti, non
sulla sostanza dello studio.
Quello che dovevano essere soltanto alcuni chiarimenti iniziali hanno
finito per costituire un capitolo a se stante, il primo; cui abbiamo aggiunto
ci che doveva essere la parte seconda. Lo sviluppo della nozione di
consacrazione passato a un piano minore, poich il confronto di molti
autori ha fatto vedere come il termine ritenuto da loro semanticamente
inappropriato, nel modo in cui inappropriata semanticamente era
lespressione stato di perfezione . Il concetto rimane, e su questo ci
soffermiamo nel capitolo primo, da un punto di vita concettuale deduttivo.
Ci sembrato, dunque, che lo studio della dottrina di PC e VC non
aggiungerebbe tanto di meritare, in questo posto, con uno scopo canonistico,
spazio particolare. Ci riemettiamo a tanti teologi della vita consacrata.
Possiamo affermare con tranquillit, innanzi tutto, che non ostante le
contestazioni, la vita religiosa costituisce uno stato canonico nella
Chiesa voluta da Cristo.
Gli elementi di questo stato non sono di facile individuazione. La
nozione tomista di quoddam holocaustum, decorrente della consacrazione
intesa come un diventare res sacra 2 fatta da un uomo per la
mancipatio a un altro uomo, si appresenta come indiscussa e non superata
fino ad oggi.

1
Ci dice il Vocabolario Devoto Oli, che con queste si vuole estendere o
approfondire le comprensioni su qualcosa.
2
La discussione sul senso della consacrazione voluta dal Vaticano II per la vita religiosa,
porta gli autori a conclusioni divergenti. E non essendo questo uno studio teologico,
dobbiamo limitarci a prendere fondamenti sicuri di specialisti in teologia.

Benedetto XVI ci ricorda come la vita consacrata testimonia la


sovrabbondanza damore che spinge a perdere la propria vita, come risposta
alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha perduto la sua
vita per noi 3.
La vita persa nellolocausto , allo stesso tempo, spensa per i fratelli, sia
nelle grande opere di carit spirituale (catechesi, predicazione, anche
ministero sacro), sia nella basilare comunione dei santi (dei contemplativi,
di cui scorre nelle vene della Chiesa il sangue puro della
contemplazione 4), sia nelle indispensabile azioni di misericordie materiali
(dar di mangiare, dar da bere, vestire gli ignudi ecc.). E cui si rivela
lassimilazione dallo stato religioso al martirio: immolare la vita per gli altri
(Gn 15, 13).
Le considerazioni sullo sviluppo storico della vita consacrata, nel
capitolo secondo, ci hanno facilitato indurre conclusioni, molte di loro
accolte dalla normativa vigente. Altre, ci hanno servito per il confronto con
la reale tutela di quello che, a somiglianza dello ius connubii possiamo
denominare lo ius consecrationis. Uno come altro derivano dal diritto
naturale alla scelta indipendente dello stato di vita, sia familiare, religioso,
clericale
Fondare una famiglia insito nella natura umana, anche come obbligo
generico: crescite et multiplicamini et replete terram (Gn 1, 28). Il CIC
molto perentorio al utilizzare lespressione christifideles omnes iure
gaudent (c83. 219), per la libera scelta di stato di vita.
Ma bisogna distinguere bene fra la capacit di eleggere, e quella di
accedere5. Diversamente delle nozze, lo stato clericale pu essere
liberamente scelto, non originando per nessun ius clericandum; siccome
per il ministero sacro la Chiesa liberamente separa chi considera opportuno6.

3
P. P. BENEDETTO XVI, Omelia, Giornata della Vita Consacrata celebrazione dei Vespri,
2/2/2010, AAS 102 (2010) 85-88.
4
ID., Omelia, Certosa di Serra San Bruno celebrazione dei Vespri, 9/10/2011, AAS 103
(2011) 742-745.
5
Cf. E. SORCINI, La scelta dello stato di vita nel can. 219, Theses ad lauream in utroque
jure, Pontificia Universit Lateranense, Roma, 2008, 55.
6
La vigente normativa considera che il diacono ordinato in modo transeunte, no pu essere
non ordinato presbitero nisi impedimentum detineatur canonico aliave gravi causa
(c83. 1038). In questo caso si potrebbe parlare di uno ius allordinazione sacerdotale di
questi diaconi. Bens non sia incluso niente, nella norma, sui tempi. Certamente ci sar
bisogno di attendere alle abitudini locali.
92

La consacrazione alquanto diversa di questi due altri stati7. Nasce


sempre di un chiamato divino, la vocazione (in questo assomiglia al
clericato), ma non si porta a termine n nel campo privato, come la famiglia,
n nella struttura gerarchica della Chiesa. Nella misura in cui un
christifidelis sente la vocazione per consacrare sua vita a Dio, e non ha
impedimenti per portarlo avanti (essere sposato, minorenne ecc.) la Chiesa,
consapevole del valore di unanima benedetta con questo dono, deve
proteggere la debilit della disposizione che nasce, e cercare di aiutarlo.
Come?
La vocazione religiosa ha una prima particolarit, in grande rapporto con
la natura sociabile della creatura umana: il ruolo dagli archetipi.
Aristotele diceva essere luomo zoon politikon ( ), giacch
non fato per vivere da solo, ma in societ. In questa, ciascuno vede
linteragire dagli altri uomini, e ad alcuni ammira e imita, ci sono altri la cui
mentalit respinge e ricusa di seguire, e in fine parecchi con cui i rapporti
sono abbastanza indifferenti. Luomo si muove, in fatti, pi per la
considerazione (che possiamo chiamare contemplazione ammirativa o
biasimatrice ) dei modelli umani, che semplicemente dalle idee e
ragionamenti. Cos la nostra natura, sin che Deus creavit hominem ad
imaginem suam (Gn 1, 27).
Questi rapporti fra gli uomini si organizzano, dunque, in una gerarchia:
alcuni influenzano di pi, altre di meno.
Il padre abitualmente il primo modello per i figli; e si realizza lideale
che il giovane vuol attingere, da modello diventa archetipo, cos il ragazzo
si lascer modellare dal modello archetipico con facilit, senza
diffidenza o circospezione. Se il genitore non rappresenta il modello
desiderato, il bambino cercher un archetipo altrove8.
Tale costatazione naturale ha particolare importanza nel gioco delle
influenze soprannaturali, la ricerca delle archetipia spiritali. Quando
lanima, nei balbettamenti della ragione ancora imprecisa o nella

7
Condividiamo lasserzione di Sorcini in commento al c83. 207: Lespressioni utilizzate
non sono felici, perch la vita consacrata non uno stato intermedio tra il laico ed il
chierico, ma un vero e proprio stato giuridico (Ibid. 121).
8
De todas as influncias possveis, uma vem a ser a mais profunda de todas. aquela
exercida por quem, a qualquer ttulo, representa para o outro um modelo a ser imitado e
seguido, ou seja, um arqutipo. Se, por exemplo, o filho vir nos pais a realizao
daquela pessoa ideal que ele deseja ser quando crescer, deixar-se- influenciar mais
facilmente por eles. Na medida em que os pais no realizem este arqutipo, sua
influncia junto ao filho minguar, e a criana buscar a arquetipia em outra pessoa. A
arquetipia , portanto, a maior das influncias que se pode conceber (P. CORRA DE
OLIVEIRA, Dois legados maternos, in Dr. Plinio , 11 (2008) 9).
93

disalberata situazione dinsoddisfazione della vita ricerca un modello


morale da imitare, importano per lui non soltanto i modelli vicini, ma gli
archetipi, ancorch lontani ed perfino mittici.
Dio si utilizza di questa risorsa umana (da Lui creata!) per edificare la
sua Chiesa. Alcuni potrebbero pensare che la predicazione del Vangelo si
faccia fondamentalmente con lazione delle persone: visitare, parlare,
scrivere o nei nostri giorni apparire nei mezzi di comunicazione
sociale Dio la pensa diversamente.
Lesemplarit un richiamo pi posante che molti discorsi. I quali,
daltra parte, non devono essere disprezzati. Il Vaticano II ha ribadito questa
dottrina, tanto contrastante ad alcuni moderni metodi di diffusioni di
ideologie (LG 46, AG 15).
Per esso compito particolare, specifico, Dio sceglie in modo simile
(quoddam) a come sceglie i chierici uomini e donne, la cui vocazione
consiste in diventare esempli vivi dal Cristo risorto, per tutta lumanit, e
portarLo, in questo modo, fino ai confini della terra (At 1, 8).
Come questi vocazionati si possono lasciare modellare da Cristo al
punto di diventare esemplari? Alcuni primi anacoreti hanno pensato che le
grandi austerit modellavano lanima Il digiuno prolungato, le veglie
notturne, la preghiera vocale incessante Mezzi. Tutti mezzi, importanti
ma secondari.
Lungo la Storia Dio predilige alcuni uomini e donne particolarmente
chiamati dallo Spirito (i fondatori) a presentare alla Chiesa una forma vitae
adatta ai tempi e ai luoghi. In generale qualcosa di nuovo, mai vissuto, alle
volte incomprensibili tante volte incompresi! ma il cui folgore si lascia
vedere di modo particolarmente lucente dal viatore bramoso di olocausto
totale a Cristo: il vocazionato.
Il rapporto fra il theodidaktos e il vocazionato rappresenta in modo
eccellente il ruolo delle influenze umane modellatrici.
La personalit, il carisma dei fondatori, unimmagine vivente di quel
Volto di Ges che i greci chiedevano a Filippo di poter vedere (Gn 12, 21),
indispensabili per gli uomini di tutti tempi, luoghi, circostanze (LG 46, AG
15). Ci lo ricordava Benedetto XVI nel suo Messaggio per il Giorno delle
Vocazioni di 20109, parlando per di tutti i consacrati:
Liniziativa libera e gratuita di Dio incontra e interpella la
responsabilit umana di quanti accolgono il suo invito a diventare
strumenti, con la propria testimonianza, della chiamata divina [].
Lesistenza stessa dei religiosi e delle religiose parla dellamore di

9
P. P. BENEDETTO XVI, Messaggio, XLVII Giornata Mondiale di Preghiera per le
Vocazioni, 13/11/2009, AAS 102 (2010) 176-180.
94

Cristo, quando essi lo seguono in piena fedelt al Vangelo e con gioia ne


assumono i criteri di giudizio e di comportamento. Diventano segno di
contraddizione per il mondo, la cui logica spesso ispirata dal
materialismo, dallegoismo e dallindividualismo. La loro fedelt e la
forza della loro testimonianza, poich si lasciano conquistare da Dio
rinunciando a se stessi, continuano a suscitare nellanimo di molti
giovani il desiderio di seguire, a loro volta, Cristo per sempre, in modo
generoso e totale.

Il Santo Padre si riferisce alla missione non allessenza dello stato di


consacrazione. Ma insiste sullessemplarit. In verit, come abbiamo detto
sopra, Dio si serve di alcuni, pochi, uomini, come Francesco, Domenico,
Pacomio, Basilio, Benedetto, Giovanni Bosco cui dice: Va, Francesco, e
ripara la mia Chiesa in rovina . In una catechesi del 2010 lo stesso
Pontefice spiegava il senso di queste parole rivolte ai theodidaktoi10:
Per tre volte il Cristo in croce si anim, e gli disse: Va,
Francesco, e ripara la mia Chiesa in rovina . Questo semplice
avvenimento della parola del Signore udita nella chiesa di S. Damiano
nasconde un simbolismo profondo. Immediatamente san Francesco
chiamato a riparare questa chiesetta, ma lo stato rovinoso di questo
edificio simbolo della situazione drammatica e inquietante della
Chiesa stessa in quel tempo, con una fede superficiale che non forma e
non trasforma la vita, con un clero poco zelante, con il raffreddarsi
dellamore; una distruzione interiore della Chiesa che comporta anche
una decomposizione dellunit, con la nascita di movimenti ereticali.
Tuttavia, in questa Chiesa in rovina sta nel centro il Crocifisso e parla:
chiama al rinnovamento, chiama Francesco ad un lavoro manuale per
riparare concretamente la chiesetta di san Damiano, simbolo della
chiamata pi profonda a rinnovare la Chiesa stessa di Cristo, con la sua
radicalit di fede e con il suo entusiasmo di amore per Cristo.
Questo avvenimento, accaduto probabilmente nel 1205, fa pensare
ad un altro avvenimento simile verificatosi nel 1207: il sogno del Papa
Innocenzo III. Questi vede in sogno che la Basilica di San Giovanni in
Laterano, la chiesa madre di tutte le chiese, sta crollando e un religioso
piccolo e insignificante puntella con le sue spalle la chiesa affinch non
cada. E interessante notare, da una parte, che non il Papa che d
laiuto affinch la chiesa non crolli, ma un piccolo e insignificante
religioso, che il Papa riconosce in Francesco che Gli fa visita. Innocenzo
III era un Papa potente, di grande cultura teologica, come pure di grande
potere politico, tuttavia non lui a rinnovare la Chiesa, ma il piccolo e
insignificante religioso: san Francesco, chiamato da Dio. Dallaltra
parte, per, importante notare che san Francesco non rinnova la Chiesa
senza o contro il Papa, ma solo in comunione con lui. Le due realt

10
ID., Catechesi, S. Francesco dAssisi, 27/1/2010, OR 28/1/2010 (2010) 1.
95

vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata


sulla successione degli Apostoli e il carisma nuovo che lo Spirito Santo
crea in questo momento per rinnovare la Chiesa. Insieme cresce il vero
rinnovamento. [].
Altri compagni si associarono a lui, e nel 1209 si rec a Roma, per
sottoporre al Papa Innocenzo III il progetto di una nuova forma di vita
cristiana. Ricevette unaccoglienza paterna da quel grande Pontefice,
che, illuminato dal Signore, intu lorigine divina del movimento
suscitato da Francesco. Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni
carisma donato dallo Spirito Santo va posto a servizio del Corpo di
Cristo, che la Chiesa; pertanto ag sempre in piena comunione con
lautorit ecclesiastica. Nella vita dei santi non c contrasto tra carisma
profetico e carisma di governo e, se qualche tensione viene a crearsi,
essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito Santo. [].
stato detto che Francesco rappresenta un alter Christus, era
veramente unicona viva di Cristo. Egli fu chiamato anche il fratello di
Ges . In effetti, questo era il suo ideale: essere come Ges;
contemplare il Cristo del Vangelo, amarlo intensamente, imitarne le
virt.

Siamo, dunque, davanti a una realt della Chiesa di Cristo: uomini


vocazionati che vogliono essere unicona viva di Cristo, tramite limitazione
di altri uomini, i fondatori, i theodidaktoi, questi educati direttamente da
Dio.
Fra queste due categorie di christifideles se stabilisce un rapporto di
ammirazione-imitazione, e di paternit spirituale, al punto di costituire una
famiglia che non sparisce con la morte, ma varca i secoli. E con la esistenza
di queste famiglie spirituali, la succesio apostolica voluta da Cristo esiste
nella Chiesa.
La succesio apostolica significa, come spiega il card. Ratzinger,
garantire la continuit e lunit della fede in una successione
sacramentale; ma anche trascende la chiesa locale per recare il Vangelo
sino ai confini della terra 11.
Le famiglie spirituali pure esistono nella terra, avendo per mezzo
listituzionalizzazione voluta dal fondatore per la forma vitae da lui ricevuta
in bene della Chiesa.
Lessenziale avere degli uomini chiamati che come Antonio,
Pacomio, Basilio o Benedetto vehementiore erga Deum caritate
motus 12 o ekolouthesan to Soteri 13, soli Deo placere desiderans 14.

11
RATZINGER, Nuove... 29.
12
VP.
13
VA.
96

E rinunciano alla sua volont, fanno la sua mancipatio nelle mani di un


altro, esclamando: fac, ait, o Pater, e Monachis unus ut fiam 15. Nel caso
dei vocazionati lungo i secoli diranno: Fa, frate Domenico, che io diventi
un predicatore come te! ; Fa, padre Ignazio, che io diventi gesuita come
te! ; Fa madre Teresa che io diventi Figlia della Carit come te! ; Fa,
madre Chiara, che io diventi rinchiusa come te! ; Fa che io diventi
imitatore e esempio di Cristo come te! . Ecco latto costitutivo della
relazione, su cui si stabilisce il rapporto indispensabile per
listituzionalizzazione dal carisma.
Un fondatore senza seguaci non istituzionalizza niente. Cristo ne ha
voluti dodici discepoli per erigere la Sua Chiesa.
Certo che tutti i consacrati necessariamente, come parti integranti dallo
stato, praticheranno la castit e la povert, avranno in pi obblighi specifici
dal carisma: chiusura, disponibilit totale, assistenza ai lebbrosi, sostentare
le parrocchie senza clero, splendere nella liturgia benedettina, spengersi
nellanonimato di una certosa ecc.
Per ciascun carisma, per ogni forma vitae, delle leggi private diverse,
che stipulano il suo governo, le sue condizioni di ammissione e dimissione,
la formazione nel dono soprannaturale dal theodidaktos. la lex propria, la
privata lex dai romani, perch obbliga soltanto a quelli che volontariamente
ne fanno parte. una normativa ad intra, poich vincola soltanto a loro. In
pi dei costumi e usanze che, materialmente, con laiuto dalla grazia
trasmessa dal fondatore, configureranno il vocazionato per diventare,
nellespressione di Benedetto XVI, unicona viva di Cristo .
Il diritto canonico non ne parla della lex propria allinterno della
famiglia16; si per delle leggi allinterno delle comunit di consacrati.
Vediamo cosa dice il CIC83.
Lanalisi in dettaglio dai canoni del codice vigente, riguardanti la Vita
Consacrata, con lo studio delle sue fonti e del significato concettuale dalla
normativa, ci ha portato a constatare come la Chiesa ha preso sempre il
dovere di proteggere queste privilegiate vocazioni. Ed anche oggi lo fa, con
un corpus di 174 canoni, molti dei quali hanno antica origine.
Nei primi secoli, contro il desiderio di allontanare i monaci dagli ordini
sacri, sono numerose le norme indicando che loro, come gli altri uomini
battezzati, sono abili al ministero della Chiesa. Anche, diranno alcuni

14
VSB.
15
VP.
16
Soltanto degli obblighi di genitori riguardo i figli, sul battessimo dei figli (c83. 867) e
sulleducazione nella fede (cc83. 217, 226, 793, 890).
97

documenti, pi idonei dai secolari i quali non hanno voluto rinunciare n


ai beni, n alla propria volont17.
Nellinflessione del medioevo al tempo in cui Francesco e Domenico
stano incominciando a sentire linvergatura della sua paternit spirituale, e i
primi discepoli seguono loro nelle sue incomprensibili attitudini, sia
nellUmbria, sia nel Languedoc voci si alzano contra la religionum
diversitas , causa, secondo i padri conciliari dal Laterano IV, di gravem
in ecclesia dei confusionem 18.
Se da una parte saranno pubblicati decreti (come il can.12, Ne nimie
religionem di questo concilio) in cui si condiziona tutto lo sviluppo dai
vocazionati, e particolarmente dai theodidaktoi, a specifiche approvazioni
curiali; daltra i pontefici e tanti presuli non faranno molta attenzione alla
normativa contraria alla azione di Cristo nella Sua Chiesa.
Questo divario si protrarr per secoli, in cui, norme riducendo la capacit
di sviluppo dei consacrati, in particolare dei fondatori, si aggiungono a una
protezione paterna dal Pontefice Romano e di tanti presuli, a questi uomini e
donne chiamati a riflettere il Volto di Dio per lumanit.
I secoli recenti portano con loro misure prudenziali nel campo dei
religiosi, che diventano norme vincolanti: il noviziato, la formazione ecc.
Da Domenico, la fictio legis diventa abituale nel campo giuridico della
vita di consacrazione. Situazioni di fatto che contradicono frontalmente la
legge promulgata. Ma che il sensus fidelium dalla Gerarchia porta a non
considerare illegalit, dai suoi frutti: Non est enim arbor bona faciens
fructum malum, neque iterum arbor mala faciens fructum bonum (Lc 6,
43).
Nonostante, rimane la spada di Damocle sulla vita di queste realt,
secondo il conosciuto adagio da un politico italiano non cattolico19: Per i
nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano . Non questa
una concezione cattolica della giurisprudenza.
Nella vigente normativa da segnalare lelevato numero di canoni che
indicano ai theodidaktoi cosa devono o non fare. In particolare abbiamo
rilevato che dai 340 al., al meno 82 al. (il 24,1 %) hanno per soggetto il
fondatore. E in generale sono indicazioni di come deve fare il governo,
lammissione, la vita comune, la formazione
Ad esempio linsistenza nella necessaria vita comune, sembra avere
ancora molta influenza dal monacato come forma originaria e primigenia, da
molti considerata lideale; in confronto con la dottrina tomista in cui la vita

17
Vedere Cap. II.
18
CONC. LATERANO IV (1215), can. 12, Ne nimia religionem, in EVC 101.
19
Giovanni Giolitti (1842-1928).
98

di consacrazione porta a una contemplazione che, nella sua perfezione,


germoglia naturalmente in evangelizzazione, e quello si verifica nella storia
sin da Antonio del Deserto ai benedettini, Cluny, Don Bosco ecc.
magnificamente spresa nel lemma domenicano: Contemplari et contemplata
aliis tradere.
Anche il modo di governo. Ci sono tante forme, e tutti legittimi, ridotti
gi dal tempo di Aristotele a tre: di uno, di alcuni, di tutti. E ciascuno ha
suoi pregi e suoi pericoli. Addirittura nel governo a vita o temporaneo, nelle
capacit del consiglio o del capitolo Ogni fondatore cera di stabilire nella
sua famiglia il regime pi adatto alla concretizzazione da un carisma, in un
istituto duraturo. Questa legittimit naturale si trova circoscritta dai canoni
attinenti.
Bisogna ricordare che i theodidaktoi costituiscono una piccola
minoranza di particolare rilevanza nella Storia della Chiesa. Loro ricevono
un particolare carisma per servire alla Chiesa, insito nella successione
apostolica, in qualcosa che i vescovi territoriali non possono fare ex natura
sua: portare il Vangelo a tutte le genti (Cf. Mc 16, 15). E devono
istituzionalizzare il dono ricevuto impiantando un ordine religioso, una
congregazione che, certamente, perdurer sino alla fine dei tempi. E per
questo hanno un particolare dono di Dio.
I seguaci dei theodidaktoi, i vocazionati, a sua volta vanno considerati
poco nel CIC83. Ci sono abbastanza norme non vincolanti giuridicamente,
raccomandando forme di piet o di devozione pregevole.
Una novit mai vista nei XX secoli di Chiesa di Cristo. Si alza let per
la scelta di stato di vita di consacrazione. Questa et, dal diritto naturale, la
pubert. Da questo momento si pu legittimamente volere il matrimonio o
un altro stato; anche la consacrazione. Oggi, nel mondo post-Maggio68 la
famiglia arriva ad essere monoparentale (in un controsenso ululante) e
lindipendenza sociale si acquisisce dellinizio dalla giovinezza. Le
statistiche mostrano la quantit enorme di copie che vivono insieme dai
primi anni della pubert; e, nella misura in cui sonno oggetto di particolare
pastorale, arrivano a costituire matrimoni stabili. Anzi, le indagini cui
abbiamo fatto riferimento allinizio di questo lavoro, manifestano una
ricerca della vocazione religiosa (o clericale) in questa stessa fascia di et
post-pubert. La normativa in questo caso non lo prende in considerazione.
E lanalisi che abbiamo fatto delle fonti dottrinali o pastorali dal canone non
aggiungono niente di preciso. una lex nova appena costatando
unimmaturit di molti ragazzi, in ragione (e questo merita essere ripetuto
cui) che mundus christiana religione minus est imbutus ; e cos si
conclude che i vocazionati devono permanere pi due anni al meno in

99

questo mondo non cristiano, non si sa con quale scopo pastorale o di


maturazione morale; in verit per disumanizzarsi , nel dire di Benedetto
XVI20.
Il Codice, seguendo in questo il Vaticano II, prende come essenziali i
consigli evangelici che, abbiamo visto, sono parti integranti, come altre,
dalla vita di consacrazione. Come gi diceva S. Augustino, La verginit
onorata non per se stessa, ma perch consacrata a Dio 21. E lo stesso si
pu aggiungere della povert: questa un mezzo, come spiega S. Tommaso,
non un fine22.
Da questo presupposto incompleto sullo stato di consacrazione si
sviluppa una tutela soltanto su chi se include in questa forma, alquanto
diversa delle forma vitae volute di alcuni fondatori cui, nel dire di Beyer,
non hanno potuto [] esprimere il loro carisma in strutture
appropriate 23.
Un altro ponto considerato la divergenza fra le parti disciplinando le
cinque formae accettate dal codice: IR, IS, SVA, anacoreti e vergine
consacrati. Le due ultime non hanno tanta rilevanza giuridica poich non
hanno leggi n costituzioni; una protezione della Chiesa per situazioni
individuali, non istituzionali. Fra le altri tre, abbiamo visto che per le SVA
c unautonomia costituzionale, secondo lespressione di Andrs
Gutirrez24; bisogna per essere un specialista in canonistica per afferrare
tale libert, e in genere i fondatori, Dio non ha labitudine di scegliere fra i
canonisti. Gi gli IS hanno una normativa dimessa, ancor pi aperta; e
curiosamente senza rimandi ai canoni della Normae communes omnibus
Institutis Vitae Consecratae dal Tit. I, Sec. I, Part. III, Lib. II, cui
sembrerebbe di applicazione tanto a IR (Tit. II della stessa Sec. I) come a IS
(Tit. III della medesima sezione I). In fatti, le Normae communes
soltanto vigorano per gli IR, e in grande parte per le SVA (che non sono
IVC, diversamente dai testi conciliari).
Sembra sarebbe di auspicare unarmonizzazione fra le parti di questo
corpus sullo stato di consacrazione.

20
BENEDETTO XVI si doleva, alla Certosa di Serra San Bruno, che i ragazzi di oggi sono
esposti al rischio di disumanizzarsi per il bombardamento di suoni, immagini e messaggi
di ogni genere al quale sono esposti (P. P. BENEDETTO XVI, Certossa di Serra San
Bruno).
21
De sancta virg. 8,8.
22
II-II q. 186 a. 2 co.: pertinet aliquid ad perfectionem instrumentaliter et dispositive,
sicut paupertas, continentia, abstinentia et alia huiusmodi .
23
BEYER, Il Diritto... 528.
24
ANDRS GUTIRREZ, Le forme... 747.
100

Nellintroduzione a questo lavoro indicavamo, come une delle ragioni


che ci portavano a farlo, il costatare tanti movimenti e gruppi che, nella
Chiesa, adottano una forma vitae simile a quella dallo stato di
consacrazione canonico noviziati, voti, comunit, disponibilit ecc.
senza, per, tutela canonica; o soltanto come associazione di fedeli.
Ed anche il costatare, per indagini totalmente credibili, che i giovani
dellItalia e degli Stati Uniti dichiarano in un percentuale significativo
(10% dei cattolici) avere sentito il chiamato divino fra i 12, 16 anni. A
questo dobbiamo aggiungere la nostra esperienza personale, non solo nella
Spagna, ma in paese cos dispari come il Brasile delle fazendas e delle
favelas, o la Romania che cerca di alzarsi da mezzo secolo di oppressione e
persecuzione anti-cattolica.
Ancor a questo si unisce che da recente, il Santo Padre, con il motu
proprio Omnium in mentem25 modificava diverse norme canoniche, alcune
in ragione autem annorum experientia .
Lesperienza pastorale degli ultimi anni, e i risultati che possiamo
cogliere di questo studio, ci porta a pensare che come chiedevano alcuni
dei canonisti che hanno lavorato nella stesura del corpus sulla Vita
Consacrata: Beyer e Castao fra altri in un clima rasserenato si possano
aprire vie giuridiche a formae vitae che non si trovano al suo agio (allagio
dei fondatori per bene dire) nella normativa vigente.
La norma promulgata ha un valore reale; ma, come diceva Benedetto
XVI, ex una parte, unitas doctrinae theologicae et canonicae legislationis,
ex altera vero pastoralis praescriptorum utilitas quibus ecclesiastica instituta
in animarum bonum ordinantur 26. Riprendere i principi teologici sullo
stato di consacrazione, alcuni palesemente dichiarati nei documenti
conciliari, insieme ad altri non citati ma particolarmente diafani in S.
Tommaso, e lesperienza di questi anni, pensiamo pu aiutare a perfezionare
la legge.
Siamo in un dilucolo di millennio piene di sfide per la Chiesa. Il mondo
scristianizzato, anche e particolarmente nei paesi di tradizione cristiana,
esige da noi questa nuova evangelizzazione , voluta dal Pontefice e dai
padri sinodali che, da poco, hanno concluso suoi lavori a Roma. Lanalisi
della Storia, e in particolare la Fede cattolica, ci insegna che Cristo non
abbandona la Sua Chiesa, e fare svilupparsi forme, modi, metodi adatti a

25
P. P. BENEDICTUS XVI, motu proprio, Omnium in mentem quaedam in codice iuris
canonici immutantur, 26/10/2009, AAS 102 (2009) 8-10.
26
Ibid.
101

ricostruire quello distrutto e edificare dove prima non cera, poich le sue
Parole sono eterne, e mai potranno venire meno27:
Data est mihi omnis potestas in caelo et in terra. Euntes ergo docete
omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti,
docentes eos servare omnia, quaecumque mandavi vobis. Et ecce ego
vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi.

27
Mt 28, 18-20.
102

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112

Indice di tutta la Tesi


Indice Generale ......................................................................................................... 2
Abbreviazioni e Sigle ................................................................................................ 5
Introduzione .............................................................................................................. 8
1.
2.
3.
4.
5.
6.

Perch stato di consacrazione ......................................................... 9


Lessenza dello stato di consacrazione ................................................. 9
Il ruolo dei fondatori nella vita di consacrazione ............................... 12
La realt dei nostri giorni ................................................................... 13
Metodo di ricerca................................................................................ 14
I limiti della ricerca ............................................................................ 15

Capitolo I Perch stato di consacrazione ......................................................... 18


1.1 La nozione di stato canonico delle persone ............................................... 20
1.1.1 Gli stati nel CIC83 ....................................................................... 22
1.1.2 Nel CIC17 .......................................................................................... 27
1.1.3 Commentatori dal CIC17 ................................................................... 29
1.1.4 Alcuni decretisti precedenti il CIC17 ................................................ 30
1.1.5 Le critiche di Forns alluso del termine status ............................. 32
1.1.6 La nozione di stato in S. Tommaso ............................................... 37
1.1.7 Considerazioni finali sulla nozione di stato canonico ......................... 42
1.2 Il matrimonio, e lo ius nubendi ................................................................. 42
1.2.1 Il matrimonio nellattuale legislazione canonica ................................ 43
1.2.2 Loggetto dellatto del consenso ......................................................... 46
1.2.2.1 Elementi accessori ....................................................................... 46
1.2.2.2 Elementi integrali ........................................................................ 47
1.2.2.3 Elementi essenziali ...................................................................... 48
1.2.3 La tutela dello ius connubii ........................................................... 48
1.3 Lo ius consecrationis e la sua essenza ....................................................... 50
1.3.1 La proposta del P. Fernndez Castao ................................................ 65
1.4 Lassimilazione fatta dal card. Ratzinger fra religiosi e
movimenti ecclesiali ..................................................................... 67
1.5 Lo stato di perfezione in S. Tommaso ................................................. 74
1.6 Alcune conclusioni di questo capitolo....................................................... 94
Capitolo II Nozione storica dello stato di consacrazione , prima di 83 ............. 97
2.1 Lo stato di consacrazione alle origini .................................................. 97

2.1.1 SantAntonio del Deserto .................................................................... 98


2.1.2 Pacomio, padre dei monaci della Tebaide ......................................... 108
2.1.3 Agostino di Ippona ............................................................................ 111
2.1.4 Benedetto di Norcia .......................................................................... 115
2.1.5 Le prime organizzazioni di consacrati ad ambito di
tutta la Chiesa: Cluny e Cister .......................................................... 120
2.1.6 Considerazioni finali sullo stato di consacrazione nei
primi 12 secoli .................................................................................. 123
2.2 La legislazione canonica sulla vita religiosa fino al IV
Lateranense ....................................................................................... 126
2.3 Il Concilio Laterano IV ........................................................................... 138
2.3.1 Le Decretali di Innocenzo III ............................................................ 139
2.3.2 I decreta conciliari ....................................................................... 141
2.3.2.1 Il can. 12 In singulis regnis .................................................. 142
2.3.2.2 Il can. 13 Ne nimia religionum ............................................ 144
2.4 Lirruzione dei mendicanti ...................................................................... 145
2.4.1 Francesco e la sua Regola ................................................................. 145
2.4.2 La Regola di Santa Chiara................................................................. 147
2.4.3 I discepoli di Francesco e Chiara, e i canoni conciliari ..................... 154
2.4.4 Domenico e la sua forma giuridica ................................................... 155
2.4.5 Il peculiare mutamento dei Carmelitani ............................................ 168
2.4.6 Gli agostiniani dal volere del card. Annibaldi................................... 170
2.4.7 Date della vicenda mendicante.......................................................... 175
2.4.8 Visione dinsieme di questo secolo dei mendicanti .................... 177
2.5 Legislazione dal IV Laterano a Trento .................................................... 177
2.5.1 La pratica pontificia dal Laterano IV al II concilio di
Lione................................................................................................. 178
2.5.2 Il II Concilio di Lione (1274) ............................................................ 179
2.5.3 Da Nicol III (1277) a Gregorio XII (1400) ..................................... 181
2.5.4 Da Martino V (1417) a Paolo III (1534) ........................................... 184
2.6 I Gesuiti ................................................................................................... 186
2.7 La legislazione di Trento ......................................................................... 199
2.8 Altre legislazioni, fino al CIC17 ............................................................ 216
2.8.1 Ubi primum e il controllo da Roma nelle ammissioni
dei consacrati .................................................................................... 217
2.8.2 La lettera Nemine latet e lobbligo dei voti semplici .................. 219
2.8.3 Conditae a Christo e i preparativi del CIC17 ............................. 220
2.9 Considerazioni finali di questo capitolo .................................................. 220
Capitolo III Lo stato di consacrazione nel CIC83 ........................................ 223
114

3.1 Metodologia per lo studio dei canoni ...................................................... 223


3.1.1 Le tre parti dei canoni sullo stato di consacrazione .......................... 223
3.1.2 Divisione metodologica dei canoni in alinea .............................. 227
3.1.3 Fonti degli alinea del corpus sullo stato di
consacrazione ................................................................................... 228
3.1.4 Senza fonti, la norma una lex nova .......................................... 231
3.1.5 Soggetto della norma ........................................................................ 233
3.2 La Prima Parte dei canoni: norme generali, e istituti religiosi ................ 234
3.2.1 Le definizioni nel corpus dei consacrati ...................................... 234
3.2.1.1 La centralit dei consigli come essenza dello
stato di consacrazione canonico................................................ 236
3.2.1.2 Le fonti del c83. 573 .................................................................. 237
3.2.1.3 Le fonti di altri c83. che includono definizioni ......................... 254
3.2.2 I soggetti delle norme ........................................................................ 259
3.2.2.1 I soggetti che ci interessano: theodidaktoi e
vocazionati ................................................................................ 260
3.2.2.2 Canoni vigenti riferenti ai fondatori .......................................... 261
3.2.2.3 Gli schemi della curia, nei secoli post Trento...................... 264
3.2.2.4 Canoni che hanno per soggetto il vocazionato .......................... 283
3.2.2.5 La separazione dellistituto e i religiosi vescovi........................ 294
3.3 Seconda Parte: gli Istituti Secolari nel codice ......................................... 295
3.3.1 I membri degli Istituti Secolari sono veramente e
propriamente dei consacrati ........................................................ 296
3.3.2 Gli IS hanno, come le SVA, una grande autonomia
costituzionale ................................................................................. 298
3.4 Terza Parte: le Societ di Vita Apostolica............................................... 299
3.4.1 Nascita della prima SVA................................................................... 301
3.4.2 Francesco di Sales e le Visitandine ................................................... 304
3.4.3 Le SVA nel CIC 17 ........................................................................... 305
3.4.4 La redazione del CIC83 sulle SVA.................................................. 307
3.4.5 Alcune conclusioni sulle SVA .......................................................... 309
Conclusione .......................................................................................................... 311
Bibliografia ........................................................................................................... 325

115

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