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"Tutto pronto; venite alle nozze!

"- 2 dicembre

Mt 22,1-14 (Lezionario di Bose)


1 Ges riprese a parlare loro con parabole e disse: 2Il regno dei cieli simile a un re, che fece una festa di
nozze per suo figlio.3Egli mand i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano
venire. 4Mand di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo;
i miei buoi e gli animali ingrassati sono gi uccisi e tutto pronto; venite alle nozze!. 5Ma quelli non se
ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indign: mand le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e
diede alle fiamme la loro citt. 8Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze pronta, ma gli invitati non
erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10
Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze
si riemp di commensali. 11Il re entr per vedere i commensali e l scorse un uomo che non indossava
l'abito nuziale. 12Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?. Quello ammutol.13
Allora il re ordin ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; l sar pianto e stridore
di denti.14Perch molti sono chiamati, ma pochi eletti.
Nel periodo di Avvento, tempo di attesa e vigilanza, la liturgia ci propone dei testi in cui ci esorta a prepararci alla venuta
gloriosa del Figlio di Dio. Tale attesa dobbiamo viverla con un'attenzione pi profonda nel quotidiano, capaci di scorgere
anche negli eventi pi semplici un appello a vivere il Vangelo e a vedere in essi la presenza e l'amore gratuito del
Signore.
La pericope del Vangelo di oggi, Matteo 22,1-14, l'ultima delle tre parabole rivolte da Ges nel tempio di Gerusalemme
ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo. Ges ci racconta di un invito a un banchetto di nozze, dunque di un evento
festoso che fa parte della nostra vita. Pi in particolare, nella parabola il Regno dei cieli paragonato alla storia di un re
che, per le nozze del figlio, manda i suoi servi a chiamare gli invitati. I colori della scena sono luminosi come quelli che ci
sono per una festa di nozze, ma, per contrasto, risulta ancor pi grave la mancanza di interesse da parte degli invitati.
Non c' una trasgressione da parte loro, ma una profonda offesa verso il re, in quanto gli invitati preferiscono il lavoro
quotidiano nei campi e negli affari alla festa organizzata da lui. Anzi il loro disinteresse si trasforma inspiegabilmente in
cattiveria, tanto da sentirsi importunati e da reagire eliminando sbrigativamente i messi reali.
La risposta del re non si fa attendere ed esprime, al di l delle immagini violente descritte, attraverso le quali possibile
che Matteo stia alludendo alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C., che l'unica esigenza richiesta a chi vuole entrare
nel Regno di Dio quella di accettare il dono di Dio, di accogliere il suo amore gratuitamente. Ma, evidentemente, a un
tale appello non semplice rispondere. A noi richiesta una vigilanza nel riuscire a scorgere il dono di Dio. Dono che
non visibile a occhi distratti o offuscati dalle proprie preoccupazioni, come gli invitati della parabola, che preferiscono
andare ai propri campi, o, addirittura, come coloro che ne vengono infastiditi perch la gratuit dell'amore rivolto a loro
una minaccia alla loro logica relazionale, basata sul potere e sul possesso e non da ultimo sulla violenza.
La parabola prosegue e l'iniziativa del re ancora pi sorprendente. Al rifiuto dei primi invitati egli non restringe il bacino
da cui attingerne altri, magari pi rispettosi e che gli diano garanzie di capire il dono che viene loro offerto, al contrario!
Esorta i suoi servi ad estendere l'invito a chiunque avessero incontrato, senza distinzioni, cattivi e buoni. Una tale
iniziativa di apertura e di accoglienza forse un appello per noi, oggi, a non chiudere, solo per paura, le nostre frontiere
sia geografiche sia mentali, ma a scorgere in quel "tutti quelli che troverete" (v.9) quelle persone in fuga dalla fame e
dalla guerra dei nostri giorni. Persone che incontriamo "ai crocicchi delle strade" e forse che proprio loro siamo chiamati
ad invitare al banchetto e a non giudicare, gi da noi stessi, come cattive.
Ma questa seconda chiamata, che esprime ancor pi l'amore gratuito e misericordioso di Dio, non a basso prezzo. Il
cristiano deve scorgere che a tale amore senza limiti necessaria un'adesione profonda e concreta. Adesione che nella
parabola simbolizzata dalla veste bianca. Il numero dei chiamati grande, molti vengono lasciati entrare senza
distinzione e condizione, l'ingresso libero. Questo, per, non significa che l'ammissione al banchetto garantisca anche
l'elezione definitiva nel regno di Dio alla fine dei tempi. C' chi si accosta al banchetto con una speranza piena di fiducia
e chi con una sicurezza piena di presunzione. possibile che l'uomo che non indossava la veste bianca si facesse forza
di questa presunzione. La sua presunzione stata quella di pensare che fosse sufficiente accettare l'invito del Vangelo e
rifiutare di adeguare la sua vita a questa Parola.
Questo il messaggio della parabola, un appello in questo tempo di avvento a vigilare per scorgere nella nostra
quotidianit quell'invito che il Padre ci rivolge, e a discernere come tradurre responsabilmente nella nostra vita con gli
altri quell'Amore a noi donato gratuitamente. Solo facendo la volont del Padre potremo far parte di quel banchetto con
la veste nuziale.
Sorella Beatrice

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