Beruflich Dokumente
Kultur Dokumente
INDICE
- INDICE
- INTRODUZIONE:
A) La questione nella letteratura storico artistica e iconografica.
B) Il segno della visione di Costantino: Lattanzio ed Eusebio.
B1 -Lattanzio e il De mortibus persecutorum.
B2 -Eusebio e la duplice testimonianza della visione.
1) ANALISI DEI LESSEMI E DEI SINTAGMI CHE RINVIANO AL SEGNO DELLA
VISIONE, CON RIFERIMENTO AI RISPETTIVI CONTESTI DI OCCORRENZA.
1.1 Edizioni e traduzioni
1.2 Parallelo dei sintagmi nel testo, confronto tra latino, greco
e italiano.
1.3 Anagrafe dei lessemi e sintagmi in riferimento alla loro
collocazione testuale.
1.3.1 qeoshmeia tij e)pifainetai ADMIRABILE SIGNUM
Liber I, 28.1
1.3.2 to/n tou/ staurou= tro/paion CRUCIS TROPAEUM
Liber I , 28.2
1.3.3 to\ su/mbolon SIGNUM
Liber I, 29-30
1.3.4
kaq' ou th=j swthriou e)phgoriaj to\ su/mbolon
p.I-III
p.IV-X
p.IX-XII
p.XI-XIII
p.1
p.2-24
p.25
p.26
p.27
Liber I, 31.1
p.28
1.3.4 a to/n staurou= tro/paion CRUCIS TROPAEUM
Liber I , 31.2
p.31
1.3.4 b to\ swth/rion shmeion SALUTARE SIGNUM
Liber I , 31.3
p.32
1.3.5
to shmeion SIGNUM
Liber I, 32.1-2
p.33
1.3.5 a to\ su/mbolon SYMBOLUM
Liber I, 32.2
p.34
1.3.5 b tro/paion kata\ tou= qana/tou nikhj TROPAEUM VICTORIAE
Liber I, 32.2
p.35
1.3.6
te to\ nikhtiko\n tro/paion TROPAEUM VICTORIAE
Liber I, 37
p.36
1.3.6 a to\ swth/rion shmeion SALUTARE SIGNUM
Liber I, 37
p.37
1.3.7
to\ swth/rion shmeion
SALUTARE SIGNUM
Liber I, 39-41
p.38
1.3.7 a me/ga tro/paion TROPAEUM
Liber I, 40.1
p.41
1.3.8
to/ tou= swthriou pa/qouj su/mbolon SALUTARIS PASSIONIS SIGNUM
Liber II, 4.2
p.41
1.3.9
to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber II, 6.2
p.43
1.3.10 to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber II, 7
p.45
1.3.11 to shmeion
SIGNUM
Liber II, 9.1
p.46
1.3.12
to\ swth/rion tro/paion
SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber II, 9.2
p.46
I
INDICE
p.56
1.3.20
1.3.21
p.57
Liber III, 40
1.3.24 to/ ge tou= swthriou pa/qouj su/mbolon
p.63
Liber III, 49
1.3.25
p.64
e)kklhsiaj qeou=
p.65
IN PALATIO ECCLESIAM DEI CONSTITUIT
p.66
Liber IV. 21
1.3.27 a to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber IV. 21
2) IL NUOVO VEXILLUM IMPERIALE ROMANO, to\ nikhtiko\n tro/paion.
2.1 Il Labaron costantiniano originario.
2.2 L o)qo/nh.
2.3 Le immagines.
2.4.Il trofeo innanzi.
p.67
p.68
p.70
p.71
p.73
p.75
II
INDICE
III
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
Linteresse di questo argomento di analisi per una tesi di storia dellarte
medievale consiste nella ricchezza, ed anche complessit, della testimonianza
di Eusebio Cesareae Palaestinae Episcopus, lautorevolissimo apologeta e
biografo e amico personale dellimperatore Costantino, relativamente al segno
della visione/visioni costantiniane, nel merito sia della sua forma sia del suo
significato; e quindi della sua rappresentazione in immagine nellarte
cristiana del secolo IV e seguenti.
A) LA QUESTIONE NELLA LETTERATURA STORICO ARTISTICA E ICONOGRAFICA.
Nella letteratura storico artistica e iconografica, il segno della visione
costantiniana viene tradizionalmente confuso con la rappresentazione della
croce del Golgotha, facendolo coincidere, nel suo statuto di simbolo cruciforme,
con limmagine della croce=strumento del supplizio.
Per chiarire questo sbandamento iconografico, prendiamo in esame
alcuni passi della letteratura storica-artistica, aprendo lanalisi da Grabar,
Martyrium. Recherches sur le culte des Reliques et de lart chretien antique,
edito nel 1946, in cui lautore dichiara di interrogarsi sullinvasione
dellimmagine cruciforme nelliconografia cristiana, relativamente al culto della
Passione, spiegando che: La croce gemmata e tutte le croci di tutte le forme e
di tutte le dimensioni che larte cristiana riprodurr instancabilmente a partire
dal V secolo... imputabile al culto della reliquia della vera croce fondata
allepoca costantiniana a Gerusalemme 1
e ancora che la rappresentazione della croce gemmata nasce quale copia de:
la croce di metallo prezioso e magnificamente decorata che dopo Teodosio II
(408-450) (rimpiazzando forse unaltra croce, meno preziosa e pi antica), si
innalzava davanti allatrium interno del Golgotha 2
Per concludere: la croce trionfale appartiene ad una delle principali creazioni
delliconografia palestinese della Passione. 3
Qui viene individuato quello che, da ultimo, Silvana Casartelli Novelli 4 indica
come:
Uno slittamento di codice, dal segno cruciforme (di valenza iconica e identit semantica
ben precisa) alloggetto croce=strumento della crocifissione di Ges Nazareno assunta ,da
Grabar, a referente paradigmatico <<de lenvaissemente par les images de la croix de lart
chrtien, qui pendant plusieurs sicles lignora completement>> 5
IV
INTRODUZIONE
e sia le immagini della croce fiorita, a immagini del culto della croce della
Passione. 6
Relativamente al segno della visione Grabar opera una netta cesura,
stimando che: lunico contributo di Costantino alla iconografia cristiana il
monogramma di Cristo; 7 operando quindi una vera distinzione fra il segno
della visione come monogramma/cristogramma e le polimorfiche immagini
cruciformi, gemmate e fiorite, il cui referente nella croce patibolo.
Nel volume de Larte paleocristiana. Visione e spazio dalle origini a Bisanzio.,
M. Zibawi non ignora la simbologia del segno cruciforme quale segno cosmico,
presente nella figurazione cristiana, per cui leggiamo:
La croce vittoriosa accompagna colui che conduce <<alle fonti delle acque della vita>>
(Ap.7,17). Dalle pareti dei cimiteri alle cupole delle chiese si erge per unire le profondit
della terra alle altezze dei cieli. La forme primitive del nuovo albero della vita si evolvono e
si moltiplicano, i padri della chiesa nascente vedevano nello strumento della redenzione un
segno cosmogonico divino. La X impressa dal Demiurgo sulluniverso soltanto una nuova
versione della croce di bronzo issata da Mos sul tabernacolo; Giustino afferma: <<Platone
lesse la narrazione ma senza comprenderla bene. Non vide che quel segno era una croce,
credette che fosse una X e disse che dopo Dio, il primo principio, la seconda virt era
impressa come una X nelluniverso>>. Nel III secolo, sui graffiti delle catacombe, la
<<seconda virt>> presenta rami di uguale lunghezza e appare unita allancora e alla
palma. Incisa <<a forma di T>> accostata ai nomi impressi sui marmi sepolcrali per
fortificare i defunti e <<portare loro la grazia>> 8
INTRODUZIONE
VI
INTRODUZIONE
VII
INTRODUZIONE
E ancora:
Testo-salutis che ritengo modellizzato con un peculiare processo semiosico di
transcodificazione iconica dal racconto scritturistico delle visioni dei capp. IV e V
dellApocalisse il macrotesto di preziosa oreficeria achiropita che <<compie>>
la rivelazione giovannea.
La Gerusalemme nuova scende dal cielo tra gli uomini, trovando la sua
realizzazione nella Chiesa e in particolare nella Chiesa di Roma Mater Ecclesia
Catholica, cos come era stata proclamata nel Concilio cristiano di Arles nel 314
(convocato da Costantino).
Limmaginario apocalittico viene mantenuto dalla Chiesa di Roma nelle
sue straordinarie decorazioni musive: da S. Pudenziana, del tempo di papa
Siricio (384-399), la data pi alta, e la pi bassa del tempo di papa Innocenzo I
(402-417), fino ai mosaici absidali del pontificato di Pasquale I (817-824) S.
Prassede, S. Maria in Domenica e S. Cecilia eseguite in piena et carolingia e
del pontificato di Gregorio IV (827-844). (Tav. IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV)
Nelle citazioni da S. Casartelli Novelli,sopra riportate, possiamo verificare
la proposta di una continuit iconica-semantica fra il segno della visione
costantiniana e la croce gemmata.
Abbiamo anche rilevato come il segno della visione costantiniana sia un
segno che nella tradizione giudeo-cristiana e gentilo-cristiana discende dalla
tipologia dellimmagine cruciforme nella figura del Tau, presente nellAntico
Testamento come nellApocalisse giovannea:
(Tav. XVI, XVII)
Il Signore gli disse: <<Passa in mezzo alla citt, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau
sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono>>
[] << [] Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze,
bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte;
cominciate dal mio santuario!>>.(EZ.9,4.6) 16
Vidi poi un altro angelo che saliva dalloriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E grid a
gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il
mare:<<Non devastate n la terra, n il mare, n le piante, finch non abbiamo impresso il
sigillo del nostro Dio sulla fronte dei Suoi servi>>. (Ap.7,2-3) 17
VIII
INTRODUZIONE
IX
INTRODUZIONE
Lautore riprende proprio il segno della X, che era gi quello del Demiurgo di
Platone, in assoluta autonomia dalla croce della passione, dunque la ambigua
con la P quale monogramma cristologico; il quale come hanno chiarito Bagatti
e Testa esiste nel simbolismo giudeo-cristiano e negli ossuari gerosolimitani
come segno teologico, segno del Nome, secondo la tradizione delle Sacre
Scritture, dai Profeti fino allApocalisse. 23
(Tav. XXI, XXII, XXIII)
Lattanzio scrive che prima di iniziare la battaglia Costantino Christum in scutis
notat, limperatore imprime ovvero sugli scudi dei soldati il caeleste signum Dei.
Il termine usato da Lattanzio il verbo notare.
Franchi D Cavalieri analizza in modo puntuale il passo di Lattanzio: Littera X
transversa summo capite circumflexo 24 ed osserva anche:
Costantino fece notare sugli scudi dei combattenti la croce caeleste signum
Dei.
In una nota 25 lautore riporta: Lattanzio usa il verbo notare, ma sappiamo
daltronde che le impresse sugli scudi solevano dipingersi a colori (Veget. II, 28).
INTRODUZIONE
Per Lattanzio il segno che Costantino vede in sogno quindi, senza ambiguit,
il monogramma del Cristo; e poich la testimonianza di Lattanzio precedente
a quella di Eusebio 26 , consideriamo che la prima testimonianza della visione
costantiniana senza ambiguit del segno, la cui la forma dellespressione la
X che ambiguati alla P in figura di cristogramma e la materia e forma del
contenuto il Nome di Cristo.
C una chiarezza in Lattanzio che non corrisponde allimpianto del testo di
Eusebio, perch Lattanzio riporta una sola visione del segno che il
monogramma cristologico formato dalla vecchia X, dalla tau di Ez.9,4 e del
segno sigillo del Dio vivente di Ap. 7, 2-3, quindi comprensiva della tradizione
biblica e scritturistica, rappresentato
negli ossuari giudeo-cristiani di
Gerusalemme del I-III secolo, contestualmente alle lettere apocalittiche a w.
In merito Testa osserva: per i giudeo-cristiani la croce non fu lo strumento del
supplizio di Cristo, n il segno cultuale, ma una categoria teologica. Cio fu il
grande simbolo della forza (th)/ isxujV) e della potenza (kai arxh/j) di Cristo. 27
Tutti questi segni cruciformi sono segni polimorfici e complessi, definiti segni
teologici, sigillo del Dio vivente.
B2) EUSEBIO E LA DUPLICE TESTIMONIANZA DELLA VISIONE.
Eusebio d una testimonianza certa della testimonianza della visione
in quanto Egli afferma di riportare la confessione fattagli in ultimo dallo stesso
Costantino; ma il suo racconto inizia da lontano:
V.C. I, 25 Non appena si fu saldamente assiso sul trono, subito cominci a
prendersi cura della parte dellimpero che era stata del padre, [] Assoggett
tutte le genti barbare che, stanziate intorno al fiume Reno e allOceano
occidentale, osavano ribellarsi, e le rese docili da indomite che erano
V.C. I, 26 Considerava lintiero globo terrestre alla stessa stregua di un grande
corpo, e vedeva che proprio il capo del mondo, cio la citt regina dellImpero
romano, era oppresso da un tirannico servaggio. Si prepar intanto ad abbattere
la tirannide.
Le parti dellimpero di cui Costanzo, padre di Costantino, si era occupato
erano la Britannia e la Gallia, come spiega Tartaglia, il quale ci rende noto
anche che Costantino appena asceso al trono, fu impegnato in molte operazioni
militari sul confine del Reno, contro Alamanni e Franchi, popolazioni che
furono dal neo imperatore sconfitte, insieme ai loro rispettivi re, Ascario e
Ragasio. Inoltre fu costruito un ponte sul Reno, vicino a Colonia .
Il tiranno di cui parla Eusebio in questo contesto Massenzio, Figlio di
Massimiano, che i pretoriani, sulla falsa riga di quanto accaduto in Eboracum
a Costantino, acclamarono augusto in Roma il 306.X.28 28
Se vero quello che scrive lo stesso Eusebio, ossia lo scopo sotteso alla
presente opera consiste nel narrare e nello scrivere soltanto degli eventi della vita
di Costantino che hanno attinenza con la fede e la religione. (V.C. I, 11.1),
CASARTELLI NOVELLI 1987pp.55-56.
BAGATTI 1981, Vol. I pp.153-208; TESTA 1981, pp.241.297.389.400, vi sono riportate le tavole
anche dellevoluzione grafica dei vari monogrammi di Cristo e labbinamento con altre lettere messianiche.
Cfr. Dt,23,13-17; Is.9,5; Sal.95,10; Ef.9,1; 1 Cor.1,24; Giustino Apol. I,55,2 in PG.6,411 e Dialogo 91,
PG.6,691.
26
27
28 TARTAGLIA 1984, pag. 56, in particolare le note 69, 70 per quanto concerne la Gallia e 73 per il
riferimento a Massenzio.
XI
INTRODUZIONE
Eusebio lascia intuire che vi sia un certo lasso di tempo che intercorre tra il
momento della visione, durante una spedizione di perlustrazione, e la battaglia
alle porte di Roma.
Il viaggio in cui si ebbe la manifestazione divina era indefinito, riporto un
frammento del testo in greco:
to\ stratiwtiko\n apan, o dh\ stellome/n% poi poreian suneipeto/ 30
stellesJa/i poreian = ( in lat.) iter facere = andare in viaggio o in marcia militare
31 .
A differenza di Lattanzio, Eusebio colloca la visione in un periodo lontano
rispetto alla discesa in Italia e alla battaglia di ponte Milvio. Inoltre nel merito
della descrizione dei fatti inerenti la visione, Egli instaura un percorso di
espressioni ad alto valore semico utilizzando qeoshmeia tij e)pifainetai e
staurou= tro/paion che non adoperer pi nei passi e nei libri successivi.
Lintento quello di stabilire una ben strutturata teologia politica che
abbia dei cardini saldi su cui appoggiarsi e svilupparsi, per cui i passi I, 28,
TARTAGLIA 1984, V. C. I, 28. 1, nota 80 pag. 59.
GCS. V.C., I, 28.2, p. 30
31 FRANCHI D CAVALIERI 1953, pag.21, e nota 97 pag.92; FRANCHI D CAVALIERI 1913, p.171-172
29
30
XII
INTRODUZIONE
XIII
CAPITOLO 1
ANALISI DEI LESSEMI E DEI SINTAGMI CHE SIGNIFICANO CROCE E
NOME DI CRISTO CON RIFERIMENTO AI RISPETTIVI CONTESTI DI
OCCORRENZA.
1.1. EDIZIONI E TRADUZIONI.
La nostra analisi stata condotta sulla base della traduzione in italiano
della Vita Constantini curata da Luigi Tartaglia 1 , del quale abbiamo voluto
riportare insieme ai passi anche alcune note. La traduzione del Tartaglia,
voluta da Antonio Garza, fu realizzata sulledizione critica allestita da Fr.
Winkelmann 2 per la serie dei Griechische Christliche Schriftsteller .
Inoltre per lanalisi del testo greco abbiamo fatto riferimento al GCS
Griechische Christliche Schriftsteller di F. Winkelmann e si dato uno
sguardo alla Patrologia Greca di J. Migne, anche se non un testo di tipo
critico, in quanto riproduce oltre al testo greco,anche la traduzione latina e le
note del Valesius. 3
In nota ad alcuni passi si ritenuto importante aggiungere una
traduzione letterale direttamente eseguita sul testo greco del GCS.
Qui di seguito viene presentata la sequenza dei passi del testo di Eusebio,
selezionati per la nostra analisi, riuniti insieme per una pi facile
consultazione.
TARTAGLIA, 1984.
Ledizione del Winkelmann si basa sui seguenti manoscritti:
Vat. gr. 149, s. X (=V); Mosq. Gr. 50, s. XII (=J); Marc. Gr. 340, s. XII (=N); Paris. Gr. 1437, s. XIII (=A);
Paris. Gr. 1432, s. XIV (=B); Marc. Gr. 339,s. XIII (=M).
3 PG XX 905-1230: Eusebii Pamphili de Vita beatissimi imperatoris Constantini Magni libri IV,
Parisiis 1857. La PG del Migne riproduce il testo, la traduzione e le note del Valesius. Come apprendiamo
dal Tartaglia, Henri de Valois (Valesius) cur nel 1659 la sua edizione nella quale apport numerosi
miglioramenti al testo greco, corredandolo di una traduzione latina e di numerose note di carattere
filologico e storico . I manoscritti utilizzati dal Valesius sono, oltre al codice A del Winkelmann, il
Paris.gr.414 ( s. XIV ), il Paris. Gr. 1438 ( s. XVI ).
1
2
(a cura di) In
Eusebio di Cesarea, Sulla vita
di Costantino Napoli 1984.
(Dora in poi TARTAGLIA)
TARTAGLIA
LIBER I
I, XI
..quippe cum istituti operis
argumentum admoneat me,
ut ea sola quae ad dei cultum
pertinent, dicendo ac
scribendo persequar.
I,12 (13)
cfr. MOSE-COSTANTINO
liberatore del popolo
dalle tenebre della schiavit
tenebre della persecuzione
alla piena luce della libert del
culto.
I,27
Ben consapevole di come gli
fosse necessario ottenere un
aiuto pi potente di quello che
le sole forze militari riescano a
garantire, ricercava la
protezione di un Dio, perch
riteneva di secondaria
importanza gli eserciti e il
numero dei soldati (credeva che
questi nulla potessero senza
lassistenza divina),
sostenendo, invece,
linsuperabilit e linvincibilit
dellaiuto che proviene da Dio.
Pensava, dunque, a quale Dio
dovesse scegliersi come
protettore, dei molti che nel
passato avevano rivestito la
suprema carica dello Stato,
tutti avevano riposto le loro
speranze in una pluralit di
divinit, avevano poi
trovato una fine tuttaltro che
felice, senza che nessuna di
quelle divinit fosse
intervenuta in loro favore per
evitare che soccombessero
sotto i colpi delle sciagure
inviate dal cielo. Soltanto suo
padre aveva intrapreso la
strada opposta e aveva
condannato lerrore che quelli
I, XXVII
ob maleficas artes
magicasque praestigias quas
tyrannus studiose
consectabatur: deum sibi
adjutorem quaesivit.
Armorum quidem apparatum
et militum copias secundo
loco ducens; auxilium autem
divini numinis invictum et
inexpugnabile esse tibi
persuadens. Igitur cogitare
apud se coepit, quem nam
sibi deum adscisceret ex
plurimis qui ante se
imperium tenuerant, eos
quidem qui in deorum
multitudine spem suam
collocassent. nec deorum
quemquam praesto illis
adfuisse, qui eos invecto
divinitus exitio liberaret ,
solum ipsius patrem qui
contrariam prioribus illis
viam iniisset, et qui eorum
qiudem errorem
condemnasset , unum vero
supremum omnium deum
toto vitae spatio coluisset;
eundem servatorem ac
imperii custodem, et omnium
bonorum auctorem
habuisse solum vero
I, 28.1
Cominci allora ad invocarlo,
pregando e supplicando di
mostrargli chi mai egli fosse e
di porgergli il soccorso delle
sua destra nelle circostanze
attuali. Mentre limperatore era
assorto in questa preghiera e
rivolgeva in tutta sincerit la
sua supplica, gli apparve un
SEGNO DIVINO veramente
straordinario
I, XXVIII
Huius ergo opem (28,1)
implorare coepit, orans atque
obsecrans ut se ipsi
noscendum praeberet, ac
praesentibus negotiis
adiutricem manum
porrigeret. Haec precanti ac
suppliciter postulanti
imperatori, ADMIRABILE
quoddam SIGNUM a deo
missum apparvit.
TARTAGLIA
I, 29-30
LIBER I
GCS
PG
I, XXIX- XXX
Nox tandem supervenit.
Tum vero Christus dei
dormienti apparvit cum
SIGNO illo quod in coelo
ostensum fuerat,
praecepitque, ut militari
SIGNO ad similitudinem eius
quod in coelo vidisset
fabricato,
eo tamquam SALUTARI
PRAESIDIO in praeliis
uteretur.
Ille primo statim di (30)
luculo surgens, arcanum
omne amicis exposuit.
Convocatis deinde auri ac
gemmarum fabris, medius
inter eos sedens, speciem
SIGNI eis sermone depinxit,
iussitque ut auro ac lapillis
similitudinem eius
exprimerent.
I, XXXII.1-2
Sacerdotes arcanae illius
(32,1) doctrinae mysteriis
instructos ad se accersivit; et
quisnam ille deus esset
interrogavit, quidve SIGNI
illius visio sibi (32,2) vellet.
Illi hunc quidem deum esse
dixerunt, unius ac solius dei
unicum filium SIGNUM vero
illud quod ostensum fuisset,
IMMORTALITATIS
SYMBOLUM esse, et
TROPAEUM VICTORIAE
quam ille in terris olim
versatus, de morte retulisset.
Simul causas illius adventus
6 Invece di seguire lordine del libro, si segue lordine cronologico, poich si pensato che questo
paragrafo potesse essere collocato dopo i capitoli I,32 e I,37 per osservare la continuit della sequenza
della visione sogno: invenzione/creazione/collocazione in battaglia senza interromperla da questa
parentesi descrittiva. Si ritiene di pi logica consequenzialit la scelta operata, poich I, 31.1-2 risulta
come una sorta di capitolo-parentesi dettagliatamente descrittivo del Labaron nella sua forma definitiva
ottenuta dopo la battaglia di Crisopoli, 324 d.c.; la narrazione riguarda la doppia testimonianza giurata di
Costantino e di Eusebio, avvenuta tardi rispetto alla testimonianza di Lattanzio 315 la data pi alta e
320 la pi bassa quando Costantino diventa Massimo Augusto e conquista anche lOriente.
nikhj, hn e)poih/sato/
e che il SEGNO che gli si era
manifestato rappresentava il
pote parelqwn e)pi gh=j,
SIMBOLO dell IMMORTALITA, e)didasko/n te ta\j th=j
raffigurante il TROFEO della
paro/dou aitiaj, to\n
VITTORIA sulla morte,
a)kribh= lo/gon au)t%
VITTORIA che Cristo aveva un th=j kat' a)nqrwpouj
tempo ottenuta durante il suo
oikonomiaj u(potiqe/menoi.
passaggio sulla terra;
illustrarono i motivi della sua
venuta e gli diedero una chiara
spiegazione circa
lINCARNAZIONE.
I, 32.3
e quando.. .ebbe chiaro il
significato della visione celeste,
si rinsald nel suo proposito,
persuaso che fosse Dio in
persona a trasmettergli la
conoscenza di quelle verit.
Decise cos di dedicarsi alla
lettura dei libri sacri. Colloc
inoltre al suo fianco, in qualit
di consiglieri, i sacerdoti di
Dio
I, XXXII.3
exinde (32,3) ...ipsemet
divinorum librorum lectioni
vacare instituit; et cum
sacerdotes dei sibi assessores
adscivisset
I, 37
Scelse, dunque, come suo Dio
il Signore delluniverso e invoc
Cristo come salvatore e
soccorritore; pose alla testa
degli opliti e dei dorifori della
scorta il TROFEO del suo Dio,
che d la VITTORIA, cio il
SEGNO SALVIFICO, e si mise
alla guida di tutto lesercito con
il proposito di riguadagnare ai
Romani la libert che avevano
ricevuta dagli antenati.
I, XXXVII
Cumque summum omnium
prosthsa/menoj dh=ta
deum patronum sibi
adscivisset, Christumque
e(autou= qeo\n to\n
eius filium servatorem atque
e)pi pa/ntwn swth=ra/
auxiliatorem invocasset, et
te kai bohqo\n
VICTORIAE
TROPAEUM,
a)nakalesa/menoj to\n
SALUTARE
scilicet SIGNUM
Xristo/n, au)tou= te to\
ante
milites
ac
stipatores
nikhtiko\n tro/paion
suos statuisset, cum omni
to\ dh\ swth/rion
exercitu progressus est, eo
shmeion twn a)mf' au)to\n
consilio ut romanis
o(plitwn te kai dorufo/rwn libertatem quam a majoribus
prota/caj h(geito
suis acceperant, interventu
panstrati#=,
suo restitueret
TARTAGLIA
I, 31.1-2 7
In unalta asta ricoperta doro
sinnestava un braccio
trasversale in modo da formare
una croce; in cima a tutto era
fissata una CORONA
INTESSUTA DI PIETRE
PREZIOSE ED ORO; SU
QUESTA CORONA DUE
SEGNI, INDICANTI IL NOME DI
CRISTO, MOSTRAVANO, PER
MEZZO DELLE PRIME
LETTERE (CON IL RHO CHE SI
INCROCIAVA GIUSTO NEL
MEZZO), IL SIMBOLO DELLA
FORMULA SALVIFICA:
l imperatore prese poi
labitudine di portare anche in
seguito questo
MONOGRAMMA inciso sul suo
elmo.
LIBER I
GCS
Hn de\ toi%de
sxh/mati
kateskeuasme/non.
u(yhlo\n do/ru xrus%
kathmfiesme/non
ke/raj eixen e)gka/rsion
staurou= sxh/mati
pepoihme/non, anw de\
pro\j akr% tou= panto\j
ste/fanoj e)k liqwn
polutelwn kai xrusou=
sumpeplegme/noj
katesth/rikto, kaq' ou
th=j swthriou
e)phgoriaj to\
su/mbolon du/o stoixeia
to\ Xristou= paradhlou=nt
a onoma dia\ twn prwtwn
u(pesh/mainon
xarakth/ rwn,
AL BRACCIO
xiazome/nou tou= r(w
TRASVERSALE, CHE ERA
kata\ to\ mesaitaton: a dh\
INFISSO NELLASTA, SI
kai kata\ tou=
TROVAVA SOSPESA UNA TELA
kra/nouj 1.31.2 fe/rein
DI GRAN PREGIO:SI
eiwqe ka)n toij meta\
TRATTAVA DI UN MANTO
tau=
ta xro/noij o( basileu/j.
REGALE RICOPERTO DI UNA
GRANDE VARIETA DI PIETRE
tou= de\ plagiou ke/rwj
PREZIOSE , INTRECCIATE
tou= kata\ to\ do/ru
TRA LORO E SFAVILLANTI
COME I RAGGI DELLA LUCE, peparme/nou o)qo/nh tij
TUTTO TRAPUNTO DORO e)kkremh\j a)pvwrhto,
basiliko\n ufasma
poikili# sunhmme/nwn
Questo tessuto, legato al
polutelwn liqwn
braccio trasversale, aveva
fwto\j au)gaij e)castra
uguale misura sia in lunghezza pto/ntwn
che in larghezza; lasta
kalupto/menon su\n
verticale, che dalla base si
poll% te
allungava di molto verso lalto,
kaqufasme/non xrus%,
proprio sotto il SEGNO DELLA
a)dih/ghto/n ti xrh=ma toij
CROCE , lungo lorlo superiore
del [variopinto] drappo, recava o(rwsi pare/xon tou=
ka/llouj. tou=to
disegnato in oro il busto
me\n oun to\ fa=roj tou=
dellimperatore caro a Dio,
ke/rwj e)chmme/non
insieme con quello dei suoi
su/mmetron mh/kouj te kai
figli. Di questo SEGNO
pla/touj perigrafh\n
SALVIFICO limperatore si
serv sempre come difesa
a)pela/mbane:
contro.. le forze nemiche..
to\ d' orqion do/ru,
th=j ka/tw a)rxh=j
e)pi polu\ mhkuno/menon
anw mete/wron,
u(po\ t% tou= staurou=
tropai% pro\j au)toij
PG
I, XXXI.1-2
hasta longior auro contecta,
transversam habet antennam
instar crucis. Supra in ipsa
hastae summitate CORONA
ERAT AFFIXA, GEMMIS ET
AURO CONTEXTA. IN HAC
SALUTARIS
APPELLATIONIS SIGNUM,
DUAE VIDELICET LITTERAE,
NOMEN CHRISTI PRIMIS
APICIBUS DESIGNABANT,
LITTERA, P, IN MEDIO SUI
DECUSSATA. Quas quidem
LITTERAS imperator in galea
gestare post haec etiam
consuevit.
PORRO EX ANTENNA QUAE
OBLIQUE PER HASTAM
TRAJECTA EST, VELUM
QUODDAM DEPENDEBAT;
TEXTUM VIDELICET
PURPUREUM PRETIOSIS
LAPIDIBUS INTER SE
JUNCTIS, ET LUMINIS SUI
FULGORE OCULOS PRAE
STINGUENTIBUS
COOPERTUM MOLTOQUE
INTERTEXTO AURO
Atque hoc velum antennae
affixum, latitudinem
longitudini aequalem habuit.
Ipsa vero recta hasta ab
infima sui parte in magnam
longitudinem producta, in
superiori parte sub ipso
CRUCIS SIGNO ad ipsam
veli variis coloribus depicti,
summitatem, auream deo
chari imperatoris et
liberorum eius immaginem
depictam pectore tenus
sublimem gestabat. Hoc
igitur SALUTARI SIGNO
tanquam munimento
adversus oppositas
quorumvis hostium copias
imperator semper est usus;
e su questo EMBLEMA
SALVIFICO, presidio del potere
romano e di tutto limpero, fece
I, XL.1-2 e XLI.1
o( d' em futon th\n eij to\n
qeo\n eu)se/beian kekthme/noj
mh/t' e)pi taij boaij
xaunou/ menoj mh/t'
e)pairo/menoj toij e)painoij,
th=j d' e)k qeou=
sunvsqhme/noj bohqeiaj,
1.40.1 eu)xaristh/rion
a)pedidou paraxrh=ma
eu)xh\n t% th=j nikhj
aiti%. grafv= te
mega/lv kai sth/laij
apasin a)nqrwpoij
to\ swth/rion
a)nekh/rutte shmeion,
me/sv tv= basileuou/sv
po/lei me/ga tro/paion touti
kata\ twn
polemiwn e)geiraj,
diarrh/dhn de\
a)necaleiptoij
e)gxara/caj tu/poij
swth/rion touti
shmeion th=j 1.40.2
Rwmaiwn a)rxh=j kai th=j
kaqo/lou basileiaj
fulakth/rion.
au)tika
d' oun u(yhlo\n do/ru
staurou= sxh/mati u(po\
xeira idiaj eiko/noj
e)n a)ndria/nti
kateirga sme/nhj twn e)pi
Rwmhj dedhmosieume/nwn
e)n to/p% sth/santaj
au)th\n dh\ tau/thn th\n
grafh\n r(hm
/ asin
au)toij e)gxara/cai
e sopra vi fece incidere la
tv= Rwmaiwn
seguente iscrizione con parole
in lingua latina:- CON QUESTO e)gkeleu/etai fwnv=:
SEGNO SALVIFICO, autentico "Tou/t% t%
emblema di fortezza, liberai la
swthriwdei shmei%
vostra citt dal giogo della
t% a)lhqei e)le/gx%
tirannide: al Senato e al Popolo th=j a)ndreiaj th\n
Romano restituii, con la
"po/lin u(mwn zugou=
libert, lantico prestigio e
turannikou=
splendore.
diaswqeisan
h)leuqe/rwsa: eti mh\n kai
th\n "su/gklhton
kai to\n dh=mon
Rwmaiwn tv= a)rxai#
e)pifanei# kai
lampro/thti
"e)leuqerwsaj
a)pokate/sthsa."1.41.1
Questo fu il modo in cui
O
me\n oun qeofilh\j
limperatore caro a Dio,
basileu\j wde/ pv tv=
illuminato dalla FEDE nella
tou= nikopoiou=
CROCE VITTORIOSA faceva
staurou= o(mo logi#
conoscere ai Romani, in piena lampruno/menoj su\n
franchezza, il Figlio di Dio."
parrhsi# pa/sv to\n
uio\n tou= qeou
I, 43.1
Sovvenzioni per oratori
I, 43.3
Costantino come Sole
I, 44.1
le cure pi premurose le
dedicava alla per la chiesa di
Dio
Egli come se per volere
divino fosse stato designato
vescovo universale, convoca in
concilio i ministri di Dio
DE VITA CONSTANTINI.
TARTAGLIA
II, 1.2
Licinio non osava aggredire
apertamente le chiese di Dio
sottoposte alla sua
giurisdizione perch temeva la
reazione di Costantino.
Cfr.AT9,1
II, 3.2
Alla testa di tutti furono
collocate le insegne che
testimoniavano della giusta
fiducia che era stata riposta in
Dio.
II, 4.2
al suo fianco vi erano
costantemente presenti i
sacerdoti di cui abbiamo
parlato e che la sua guida,
come quella di tutto il suo
esercito, era affidata al
SIMBOLO della PASSIONE
SALVIFICA.
II, 6.2
Costantino invoc allora il Dio
salvatore e signore
delluniverso e questo fu il
segnale che egli diede ai suoi
soldati: subito risult vincitore
del primo scontro; poi, non
molto tempo dopo, vinse una
seconda battaglia.con laiuto
del SEGNO SALVIFICO che
guidava sempre le sue truppe.
II, 7
Questo EMBLEMA, ovunque
apparisse, provocava la fuga
dei nemici...ordinava che
proprio in quel punto fosse
presente il SEGNO
SALVIFICO, come se si
trattasse di un talismano che
avesse virt di propiziare la
vittoria
GCS
LIBER II
PG
II, IV.2
suneinai
SALUTARIS (4,2) quoque
PASSIONIS SIGNUM, et
t' au)t% kai pareinai dia\
panto\j tou\j eirhme/nouj, k ipsum et universum eius
exercitum antecedere
ai to/ ge tou= swthriou
pa/qouj su/mbolon
au)tou= te kai tou=
panto\j kaqhgh/sasqai
stratou=,
e)ntau=qa dh\ Kwnstantinoj
qeo\n swth=ra to\n e)pi
pa/ntwn e)pikalesa/menoj,
su/nqhma/ te tou=to dou\j
toij a)mf' au)to\n o(pli taij,
prwthj e)kra/tei
parata/cewj, eit' ou)k eij
makro\n deute/raj
sumbolh=j kreittwn hn
kai kreitto/nwn hdh
nikhthriwn e)tu/gxane, tou=
swthriou tropaiou
propompeu/ontoj th=j
a)mf' au)to\n fa/laggoj
Enqa d' oun a)nefa/nh
tou=to, fugh\ me\n twn
e)nantiwn e)gineto,
diwcij de\ twn
kratou/ntwn. o dh\
sunidwn basileu/j, tou=
oikeiou stratou= ei pou
ti ta/gma kekmhko\j e(wra,
oio/n ti nikhtiko\n
a)lecifa/rmakon e)ntauqoi
to\ swth/rion tro/paion
pareinai diekeleu/eto, %
parautika sune/fainen
h( nikh,
II, VI.2
Tunc vero Constantinus
(6,2) servatore ac supremo
omnium deo in auxilium
vocato, atque signo militibus
suis dato, hostes primo
praelio fuditet longe
maiorem victoriam retulit
cum SALUTARE CRUCIS
TROPAEUM exercitum ipsius
antecederet
II, VII
Certe ubicunque hoc
SIGNUM conspectum fuerat,
continuo fuga
hostiumillico
SALUTARE TROPAEUM
II,9.1-2
..il soldato che portava sulle
spalle lINSEGNA durante lo
scontro fu preso dalla paura..
per sottrarsi al combattimento
la affid ad un compagno..
laltro che era fuggito
abbandonando la difesa dell
INSEGNA, venne colpito da un
dardo
II, IX.1-2
is qui hoc SIGNUM humeris
ferebat ...
Vix alter ille SIGNUM
gestandum susceperat
II, XVI.1-2
Post haec cum re(16,1)
ipsa didicisset arcanam
quamdam ac divinam
potentiam in SALUTARI
TROPAEO inesse, cujus ope
constantini exercitus
victoriam referre
consuevisset.
Constantinus vero (16,2)
pietatis lorica contectus,
SALUTARE ET VIVIFICUM
CRUCIS SIGNUM, velut
terriculamentum quoddam et
potentissimum ad depellenda
mala munimentum
10
shmeion wsper ti
fo/bhtron kai kakwn
a)munth/rion t% plh/qei
twn e)nantiwn pare/tatte.
II, 18
tutti gli altri cheavevano
riposto la fiducia negli indovini,
accettarono di fatto il Dio di
Costantino senza alcun
indugio, e ammisero di
riconoscere in lui il vero ed
unico Dio.
II, 19,1 Unit dellimpero
II, 19,2
ovunque risuonavano
unanimi gli elogi per il
vincitore, e tutti ammettevano
di riconoscere nel salvatore di
Costantino lunico vero Dio.
Insigne per la perfezione della
sua fede, limperatore vincitore
accolse nelle proprie mani
lOriente e ricostitu sotto il suo
potere lunit monolitica
dellImpero romano, [...]
II, 21
i beni dei santi martiri di Dio
ereditati dai parenti o dalle
chiese.
II, 36
eredit dei beni alla chiesa
locale (costituzione
costantiniana 321 Roma)
II,40
Luoghi dei martiri alle chiese
Martyria.
II, 44
[...]Governatori che nella
maggioranza dei casi erano
tv= swthri% pistei
devoti alla FEDE SALVIFICA
II, 46
Donativi alle chiese da
Costantino cfr. I 42,2
edificazione nuove chiese III 25
ss
II, 48
Editto autunno 324.
Eusebio lo presenta
come ,
documento- editto di tolleranza
della religione pagana.
II, 55.1
..ho condotto lesercito
th\n sh\n sfragida
vittorioso ovunque ponendo
pantaxou= proballo/menoj
innanzi la tua INSEGNA.
kallinikou h(ghsa/mhn
stratou=:
II, 64
epistola sett./ott. 324
II, XLIV
Qui SALUTARI FIDEI dicati
essent
II, LV.1
Tuum SIGNUM ubique
praeferens, victorem
exercitum duxi.
11
TARTAGLIA
III, 1.1-4
egli eleggeva a suo presidio e
a garanzia della vittoria proprio
lEMBLEMA contro il quale gli
empi lanciavano con maggiore
accanimento le loro bestemmie,
e andava orgoglioso del
TROFEO della PASSIONE.
III, 3.1
Il quadro collocato ben in alto
davanti allingresso principale
del palazzo imperiale,
raffigurava il capo
dellimperatore sormontato dal
SEGNO SALVIFICO;la belva
nemica ed ostile, che aveva
perseguitato la Chiesa di Dio
con lempia tirannide, era
riprodotta sul basso, in forma
di drago.
LIBER I
GCS
o( de\ tou\j mh\ ontaj oti
mh\ eisin ergoij kai
lo/goij a)pele/gxwn to\n
mo/non onta pareka/lei
gnwrizein. eiq' oi me\n
blasfh/moij to\n Xristo\n
tou= qeou= diexleu/azon
fwnaij, o( de\ e)f' %
ma/lista oi aqeoi ta\j
blasfhmiaj e)ki noun
tou=t' au)to\ nikhtiko\n
e)pegra/feto fulakth/rion,
t% tou= pa/qouj
semnuno/menoj tropai%.
PG
III, I.1-4
hic vero illud ipsum (1,2)
quod impii homines male
dictis praecipue incessebant,
SALUTIS praesidium esse
scripsit. DOMINICAE
PASSIONIS TROPEO sese
efferens.
III, II.2-III.1
Quippe ille cum omni (2,2)
fiducia ac libertate christum
dei cunctis perpetuo
praedicavit, nec SALUTARI
VOCABULO censeri erubuit.
Verum ob eam rem sese
magnopere efferens, omnibus
se noscendum exhibuit: dum
nunc quidem SALUTARI
SIGNO vultum consignat,
nunc TRIUMPHALI gloriatur
TROPAEO.
III, III.1
quin etiam in sublimi (3,1)
quadam tabula ante
vestibulum palatii posita,
cunctis spectandum
proposuit, SALUTARE
quidem SIGNUM capiti suo
super positum..
12
III, III.2
13
TARTAGLIA
LIBER III
GCS
PG
III, 14 10
Lunit della fede prevalse..
III, 21.3
la DOTTRINA SALVIFICA
III, XXI.3
ut SALUTARIS
DOCTRINA
III, 25
in Gerusalemme il santissimo
luogo della resurrezione del
Salvatore risultasse agli occhi
di tutti illustre e venerando.
Pertanto diede subito lordine
di costruire un oratorio.
III, 26.1
il santissimo sepolcro che
il simbolo stesso della
immortalit, voglio dire il
sepolcro presso il quale fece
risplendere la sua luce langelo
disceso dal cielo, quando
ribalto la pietra..
III, 26.2
..grotta SALVIFICA ..
III, 26,4 11
Cristo Sole
III, 28
la caverna come luogo pi
sacro.
III,29.1
caverna SALVIFICA ..edificato to\ swth/rion antron
un santuario degno del
Signore..
III, 29.2
..fede nel verbo SALVIFICO..
10 TARTAGLIA 1984, V.C. III, 14, N 53 p.130 fu il personale intervento di Costantino che convinse
anche i vescovi pi riluttanti ad accettare il concetto dellaconsustanzialit (omou/sia) del Figlio al Padre.
(Tartaglia)
11 Cristo = vittoria sulla morte / Sole = vittoria sulle tenebre. Entrambi = luce visibile
14
TARTAGLIA
III, 30.1
Infatti, che il MONUMENTO
DELLA SANTISSIMA
PASSIONE DI CRISTO, da
molto tempo celato sotto terra,
dopo aver fatto perdere le sue
tracce per un lunghissimo
periodo di anni, sia tornato a
risplendere al cospetto dei suoi
servi
III, 30.4
..luogo che fin dal principio fu
sacro per volere di Dio, e che
divenuto ancora pi sacro da
quando ha portato alla luce la
TESTIMONIANZA della
PASSIONE SALVIFICA.
LIBER III
GCS
to\ ga\r gnwrisma tou=
a(giwta/tou e)keinou pa/qouj
u(po\ tv= gv= pa/lai
krupto/menon tosau/taij
e)twn perio/doij laqein,
axrij ou dia\ th=j tou=
koinou= pa/ntwn e)xqrou=
a)naire/sewj e)leuqerwqeisi
toij e(autou= qera/pousin
a)nala/mpein emelle, 3.30.2
pa=san ekplhcin wj
a)lhqwj u(perbainei.
PG
III, XXX.1
Nam SACRATISSIMAE
ILLIUS PASSIONIS
MONUMENTUM, sub terra
jam pridem occultatum tot
annorum spatio delituisse,
omnem severa admirationem
superat.
III, XXX.4
on qeou= prosta/gmati
aisxisthj eidwlou
prosqh/khj wsper tino\j
e)pikeime/nou ba/rouj e)kou/
fisa, agion me\n e)c a)rxh=j
qeou= krisei gegenhme/non,
a(giwteron d' a)po
fanqe/nta a)f' ou th\n tou=
swthriou pa/qouj pistin
eij fwj proh/gagen,
oikodomhma/twn ka/llei
kosmh/swmen.
III, 32
..il luogo pi straordinario e
meraviglioso che esista al
mondo venga adornatola
volta della basilica debba
essere a cassettoni o se debba
avere una foggia diversa.
Perch se sar a cassettoni, la
si potr anche rivestire in
ORO.
III, 33.1-3
..e nel luogo stesso in cui fu
sepolto il Salvatore venne
costruita la NUOVA
GERUSALEMME, in
contrapposizione della citt
antica e famosa, la quale, dopo
il cruento assassinio del nostro
Signore, fu travolta fino a
subire lestrema devastazione,
pagando con ci il fio per la
colpa dei suoi empi abitanti. Di
fronte ad essa limperatore, con
sontuosa e prodiga
munificenza edific un
MONUMENTO CHE
TESTIMONIAVA LA VITTORIA
III, XXXIII.1-3
..et in ipso servatoris (33,1)
nostri martyrio NOVA
fabricata est JERUSALEM, ex
adverso veteris illius
celeberrimae, quae post
nefariam domini caedem
ultimam vastitatem experta,
pro incolarum impietate
poenas persolverat. Contra
hanc igitur imperator
TROPAEUM VICTORIAE,
quam servator noster de
morte retulerat, ambitioso
cultu erexit. Atque haec
forsitan (33,2)
fuerit recens illa ac NOVA
15
JERUSALEM, de qua in
sacris voluminibus tot
praeconia ab ipso divino
spiritu pronuntiata
leguntur.
III, XXXIV.1
tanquam totius operis
caput, imperatoris
magnificentia
eximiis columnis..
III, 35
il sacro speco adorn con
colonne di gran pregio e
sommo sfarzo. La zona
allaperto ricopr di lucida
pietra.
III, 36,1
teoria dei porticati su 3 lati. Al
lato opposto alla caverna che
guardava ad Oriente era
congiunta la basilica. Linterno
rivestito con piastre di marmo
policromo, la superficie esterna
con pietra levigata.
III, 36,2
interno: soffitto intagliato a
cassettoni ricoperto in oro
splendente cos che tutto il
tempio scintillasse come pei
raggi della luce
III, 37
su entrambi i lati la duplice fila
16
di un doppio porticato,
disposta su 2 piani per tutta la
lunghezza del tempio; anche la
volta del colonnato era tutta
ricoperta in oro. Il porticato
sulla facciata esterna della
basilica poggiava su colonne
gigantesche tre porte
ottimamente orientate verso
Levante.
III, 38
il CENTRO di tutto ledificio era
lEMISFERO, collocato
allestremit opposta della
basilica: lo recingevano le 12
colonne, tante quante sono gli
apostoli del Salvatore; la
sommit di ognuna delle
colonne recava lornamento di
un grandissimo cratere
dargento.
( vd. N96 pag.143)
III, 40
Questo fu il santuario che
limperatore fece erigere per
offrire una testimonianza
visibile della risurrezione del
Salvatore.. 12
III, XL
Hoc igitur templum
tanquam salutiferae
resurrectionis testimonium
imperator exstruxit..
III, 40
lo adorn con monumenti
votivi eseguiti in oro, argento e
pietre preziose.
III, 41.1
due sacre spelonche (altri siti)
1) prima apparizione del
Salvatore la GROTTA di
BETLEMME.
2) ricordo della
ascensione al cielo avvenuta
sulla cima
di un monte MONTE
degli ULIVI.
III, 43.1
consacr l due templi.
III, 43.2
la piissima imperatrice volle
adornare con monumenti
meravigliosi il luogo che aveva
visto partorire la MADRE di
DIO e abbell.
III, 43.3
sul Monte degli Ulivi, la madre
dellimperatore eresse maestosi
edifici in ricordo della ascesa al
cielo del Salvatore
12
17
delluniverso, fond l un
tempio di preghiera in onore
del Salvatore. 13
III, 43.4
queste le due magnifiche e
splendide chiese.
III, 47.4
limperatore fond in Palestina
i pregevoli edifici..
III, 48.2 consacrava la sua citt
(Costantinopoli) al Dio per il
quale i martiri avevano
sacrificato la loro vita.
III, 49
nelle fontane collocate al centro
delle piazze ..Buon Pastore.
III, 49
III, XLIX
13
III, LVII
..ad SALUTAREM CHRISTI
DOCTRINAM
18
TARTAGLIA
IV, 5.2
..pertanto, fiducioso nel suo
Salvatore, protese anche contro
questi barbari il TROFEO
VITTORIOSO DELLA CROCE..
LIBER IV
GCS
ou)k hn d' ara outoj
basilei forhto\j o( lo/goj,
ou)de\ t% nikhtv= kalo\n
e)nomizeto ta\ isa toij
emprosqen prosfe/rein, t%
d' au)tou= e)pi qarrwn
swth=ri to\ nikhtiko\n
tro/paion kai tou/toij
e)panateinaj,
PG
IV, V,2
itaque, servitori sui (5,2)
auxilio fretus, triumphali
SIGNO AC TROPAEO in eos
etiam illato
IV, 8
..assumendosi il compito di
comune protettore dei cristiani
di ogni parte della terra
IV, 9
epistola autografa di
Costantino:
Io sono il difensore della
divina fede, e per ci stesso
partecipo della vera luce. Seguo
la strada indicata dalla vera
luce, e per ci stesso ho
conoscenza della divina
fede.Ammetto pubblicamente
di professare il culto che mi
insegna la conoscenza del
santissimo Iddio. Con al mio
fianco la potenza di questo
Dio..Questo il Dio che io
venero: il mio esercito che a
Lui consacrato, reca sulle
proprie spalle il suo emblema
IV, 15.1
Con quanta forza gli fosse
radicata nellanima la fede in
Dio, lo si intender anche
considerando che fece incidere
la propria effigie sulle monete
auree in modo da apparire con
lo sguardo levato al cielo,
nellatteggiamento di chi prega
con le palme delle mani rivolte
verso il Signore.
IV, 15.2
Anche nelle regge di alcune
citt, sugli stemmi .in alto
sui portoni dingresso,
limperatore era ritratto in
piedi, con il viso rivolto al cielo
(16) e con le mani protese in
guisa di orante .
19
TARTAGLIA
IV, 17.1 14
..lindizio che lascia intuire la
straordinaria religiosit di
Costantinoegli nel palazzo
imperiale volle riprodurre come
limmagine di una chiesa
IV, 18.2 15
( i fedeli dorifori.. funzione di
guardie del corpo ) ..onoravano
..il GIORNO SALVIFICO
dedicato al Signore..
IV, 18.3
Costantino impart.. istruzioni
perch lesercito tutto
onorasse.. il GIORNO
SALVIFICO del Signore, detto
pure della luce e del sole.
LIBER IV
GCS
Ske/yaito d' an tij ta\
tou/twn semno/tera,
diagnou\j wj e)n au)toij
toij basi leioij
e)kklhsiaj qeou= tro/pon
die/qeto,
PG
IV, XVII.1
..qualiter ille in palatio
quondam velut Ecclesiam Dei
constituit.
IV, XVIII.2
et SALUTAREM ac (18,2)
dominicum DIEM perinde
honorabant
IV, XVIII.3
porro cum exercitum (18,3)
omnem ad SALUTARIS DIEI,
qui lucis ac solis appellatur
nomine, religiosum cultum
institueret..
IV, 19
.. non.. far dipendere ogni
speranza dalla forza fisica, ma
.. sufficiente la fede nel Dio
che Signore delluniverso, nel
Dio che dispensatore, come di
ogni bene, cos pure della
vittoria era necessario che i
soldati recitassero le preghiere,
tenendo sollevate al cielo le
mani e rivolgendo gli occhi
della mente alle altezze ove ha
sede il sovrano celeste..
invocarlo quale dispensatore di
vittoria, salvatore, difensore e
soccorritore.
14 PG,17,1 del Migne: nota a pi di pagina Cfr. De Laudibus Constantini oratio in ejus tricennalibus
abita, 628.Migne pag 1366.
15 TARTAGLIA 1984,V.C. IV,18.2,Nota 24 pag 175: due leggi che Costantino eman nel 321: la
prima stabiliva il riposo per gli artigiani e i tribunali nel giorno consacrato al sole(venerabili die solis); la
seconda confermava. Con lespressione dies solis le leggi si riferiscono alla festivit cristiana della
domenica. Lespressione reca in s una sostanziale ambiguit per il grande interesse che aveva
Costantino a mantenere stretti rapporti con i ceti dirigenti dello Stato, ceti presso i quali il culto
monoteizzante del sole era particolarmente diffuso. E questo lo stesso motivo che potrebbe spiegare la
disponibilit dellimperatore (almeno fino al 321/ 324) ad accettare sulle monete e sui monumenti la
presenza del sol invictus, la qual cosa .non ostacolava ma anzi, agevolava la diffusione di immagini della
religione cristiana.. Infatti fin dall epoche pi antiche, i simboli della luce propri della religione solare
come di quella cristiana e giudaica, avevano dato luogo a singolari coincidenze (De Giovanni).
20
TARTAGLIA
IV, 21
Anche sulle armi fece
riprodurre il SIMBOLO DEL
TROFEO SALVIFICO, vietando
che lesercito schierato venisse
preceduto, secondo luso dun
tempo, dalle effigi auree degli
di: ci fu consentito
unicamente al TROFEO
SALVIFICO della CROCE.
LIBER IV
GCS
Hdh de\ kai e)p' au)twn
twn oplwn to\ tou=
swthriou tropaiou
su/mbolon
katashmainesqai e)poiei,
tou= te e)no/plou stratou=
propompeu/ein xruswn me\n
a)galma/twn, o(poia
pro/teron au)toij eqoj hn,
to\ mhqe/n, mo/non de\ to\
swth/rion tro/paion.
PG
IV, XXI
Quinetiam in ipsis armis,
SALUTARIS TROPAEI
SIGNUM jussit effingi utque
ante instructum armis
exercitum non aurea signa et
simulacra, ut antea moris
erat, sed solum CRUCIS
TROPAEUM praeferretur
mandavit.
IV, 22.1
Egli stesso come un vero e
proprio sacerdote dei sacri
misteri della fede
IV, 24 16
ricevendo a convito dei
vescovi, afferm di essere
anchegli un vescovo.. voi
sovrintendete a quanti fanno
parte della organizzazione della
chiesa; io, invece, come se
fossi stato costituito da Dio
vescovo di quei di fuori
IV, 29.3
adduceva prove sulla falsit
del politeismo, dimostrando
che la superstizione pagana
non era altro che un
ingannevole ricettacolo di
empiet; poi faceva conoscere il
Dio che lunico Signore
assoluto del mondo
IV, 29.3
..giungeva a parlare della
incarnazione del Salvatore, e
dimostrava come essa si fosse
realizzata secondo il giusto
principio della necessit.
16
21
LIBER IV
TARTAGLIA
GCS
IV, 29.4 17
..Diceva che Dio il quale
Signore delluniverso, aveva
concesso a lui il supremo
potere su questa terra; egli a
sua volta, ad imitazione
dellOnnipotente, aveva affidato
ad essi lamministrazione di
singole parti dellimpero.
PG
IV, 34
Costantino, la cui premura
per le chiese di Dio era..
assidua ed incessante, ci invi
allora una lettera per
lallestimento di alcuni testi
sacri. (35,3) unita alla festivit
della Pasqua:
IV, 36,1
In Costantinopoli.. farvi
costruire anche un cospicuo
numero di chiese.. trascrivere..
cinquanta volumi in
pergamena pregiata,
chiaramente leggibili e facili da
spostare per luso (cinquanta
volumi delle Sacre Scritture)
IV, 37
spedizione di ternioni e
quaternioni rilegati in volumi
pregevolmente decorati..
IV, 41
ESTATE 335
Concilio nella citt fenicia di
Tiro per ristabilire
definitivamente la pace
religiosa in Oriente.(casi
controversi di Ario e Atanasio)
IV, 43
Concilio spostato a
Gerusalemme SETT. 335
IV, 45 18
Festa della Consacrazione
celebrata con esultanza nella
stessa ricorrenza del
trentennale dellimperatore.
17.SETT.335
17 TARTAGLIA 1984 V.C. IV, 29.4,N 48 i concetti basilari della concezione costantiniana del potere:
1) derivazione divina dellautorit imperiale. 2) il sovrano come imitatio dei (mi/mhsij tou= krei/ttonojV)
(Mazzarino).
18 TARTAGLIA 1984 V.C. IV, 45, N 77 pag.190.
22
TARTAGLIA
IV, 46
descrizione precisa del
tempio del Salvatore, dellantro
SALVIFICO, dei magnifici
edifici da lui stesso voluti e dal
gran numero dei monumenti in
oro, argento e pietre preziose
che erano stati col innalzati.
IV, 47
I sinodo di NICEA 325
II sinodo di GERUSALEMME
335 (entrambi convocati
dallimperatore)
LIBER IV
GCS
PG
oi(/oj d o/ tou=
swth=roj
new=j, oi(/on to)
swth=rion antron...
caeterumqualis forma
basilicae Servatoris, qualis
sacrae speluncae species sit,
quanta operis venustas et
elegantia
IV, 53
Costantino regn
306.VII.25
337.V.22
IV, 58
Chiesa
SS. Apostoli in Costantinopoli :
Fece erigere lintiera
chiesa immensa variet di
pietre dogni genere: la rivest
di marmo.. ricoprendo doro
tutto il soffitto, che fece
dividere in cassettoni
finemente lavorati
IV, 59
Intorno alledificio si apriva
una vastissima area a cielo
scoperto; su ciascuno dei
quattro lati di questarea
correvano dei porticati, i quali
racchiudevano lo spiazzo
centrale e il tempio stesso;
lungo i porticati si trovavano
allineati appartamenti reali
IV, 60.3
Sempre l fece erigere dodici
sarcofaghi , alla stregua di
sacre steli in onore e memoria
della comunione degli apostoli;
in mezzo fece collocare la cassa
che era destinata a s stesso,
in modo.. che avesse su
ciascuno dei due lati sei dei
sarcofaghi consacrati agli
apostoli.
23
LIBER IV
TARTAGLIA
GCS
IV,60.5
ed ebbe reso lieto e
luminoso il giorno
SALVIFICO
th/n te swth/rion
dih/gagen h(me/ran
IV, 61.2
chiesa dei Martiri ad Elenopoli
in Bitinia.
IV, 61.2 19
il santo Battesimo liberare
lanima umana dagli errori
commessi su questa terra.
IV, 62
..finalmente giunto il tempo
in cui anche noi potremo
godere del suggello che d la
vita eterna, il tempo della
IMPRONTA SALVIFICA..
IV, 62.4
I vescovi.. compirono i sacri
riti .. e gli parteciparono i
misteri della fede. Cos
Costantino fu lunico tra gli
imperatori di tutte le epoche ad
essere rigenerato dai misteri di
Cristo e ad acquistare per
mezzo di essi la perfezione. Fu
qeiaj te sfragidoj
ritenuto DEGNO del SIGILLO
DIVINO
PG
IV, LX.5
Nam cum primas paschalis
festi exercitationes obiisset,
ipsum servatoris nostri
diem..
IV, XLII
.. ut signum illud quod
immortalitem confert,..
tempus est, ut salutaris
signaculi participes fiamus.
IV, LXII.4
IV, 70.2 ..
chiesa SS. Apostoli del
Salvatore vi deposero la bara.
IV, 71.2
.. gli procur lonore di essere
accomunato al ricordo degli
apostoli.
IV, 73
monete coniate: Costantino su
un cocchio a 4 cavalli in guisa
di auriga nellatto di essere
accolto in cielo da una mano..
dallalto.
19
24
CAPITOLO1.3
ANAGRAFE DEI LESSEMI E DEI SINTAGMI IN RIFERIMENTO ALLA LORO
COLLOCAZIONE TESTUALE.
1.3.1 qeoshmeia tij e)pifainetai ADMIRABILE SIGNUM
Liber I, 28.1
Cominci allora ad invocarlo
32 , pregando e supplicando di
mostrargli chi mai egli fosse e
di porgergli il soccorso della
sua destra nelle circostanze
attuali. Mentre limperatore
era assorto in questa
preghiera e rivolgeva in tutta
sincerit la sua supplica, gli
apparve un SEGNO DIVINO
veramente straordinario
25
fausto ma inedito nella forma e nella sostanza rispetto alla tradizione dei
presagi augurali.
Secondo J.Ries 36 il simbolo, come linguaggio simbolico del sacro, serve
alluomo per fare la propria esperienza dellinvisibile.
Sicch tale linguaggio diviene linguaggio della rivelazione dove linvisibile si
rende visibile tramite un elemento mediatore, strumento della manifestazione
divina.
La natura stessa del Cristianesimo insieme con la religione ebraica quella di
essere una Religione Rivelata.
1.3.2 staurou= tro/paion CRUCIS TROPAEUM
Liber I ,28.2
Nellora in cui il sole a met
del suo cammino, quando il
giorno comincia appena a
declinare, disse di aver visto
con i propri occhi, in pieno
cielo e al di sopra del sole, il
SEGNO LUMINOSO di una
CROCE, unita alla quale cera
una iscrizione che diceva:
CON QUESTA VINCI !
"...a)mfi meshmbrina\j
h(liou wraj, hdh th=j
h(me/raj a)poklinou/shj,
au)toij o)fqalmoij
idein efh e)n au)t%
ou)ran% u(perkeimenon
tou= h(liou staurou=
tro/paion e)k fwto\j
sunista/menon,
grafh/n te au)t%
sun h=fqai le/gousan:
tou/t% nika...."
26
Liber I ,30
Convoc poi presso di s
orefici e artigiani esperti in
pietre preziose, si mise a
sedere in mezzo ad essi ed
illustr la forma del SEGNO,
che ordin di riprodurre in oro
e pietre preziose. Un giorno,
per volere dellimperatore,
oltre che per concessione
divina, anche noi avemmo
lonore di vedere questo
oggetto con i nostri stessi
occhi
27
Hn de\ toi%de
sxh/mati
kateskeuasme/non.
u(yhlo\n do/ru xrus%
kathmfiesme/non
ke/raj eixen e)gka/rsion
staurou= sxh/mati
pepoihme/non, anw de\
pro\j akr% tou= panto\j
ste/fanoj e)k liqwn
polutelwn kai xrusou=
sumpeplegme/noj
28
APICIBUS DESIGNABANT,
LITTERA, P, IN MEDIO SUI
DECUSSATA. Quas quidem
LITTERAS imperator in galea
31,2 gestare post haec etiam
consuevit. PORRO EX
ANTENNA QUAE OBLIQUE
PER HASTAM TRAJECTA
EST, VELUM QUODDAM
DEPENDEBAT; TEXTUM
VIDELICET PURPUREUM
PRETIOSIS LAPIDIBUS
INTER SE JUNCTIS, ET
LUMINIS SUI FULGORE
OCULOS PRAE
STINGUENTIBUS
COOPERTUM MOLTOQUE
INTERTEXTO AURO
Atque hoc velum
antennae affixum,
latitudinem longitudini
aequalem habuit. Ipsa vero
recta hasta ab infima sui
parte in magnam
longitudinem producta, in
superiori parte sub ipso
CRUCIS SIGNO ad ipsam
veli variis coloribus depicti,
summitatem, auream deo
chari imperatoris et
liberorum eius immaginem
depictam pectore tenus
sublimem gestabat. Hoc
igitur SALUTARI SIGNO
tanquam munimento
adversus oppositas
quorumvis hostium copias
imperator semper est usus;
29
43
appellatio
nome,
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica precipuamente definita, il lessema su/mbolon legato
e definito da due aggettivi swthrion ed e)phgoriaj.
In merito al contesto, come indicato (n.6 p.7) tale passo la descrizione
dettagliata del Labaron. Il simbolo del Nome salvifico, il monogramma
cristologico, troneggiava in alto ad un vexillum che risultava del tutto nuovo
rispetto ai vexilla imperiali precedenti.
In
merito
alla
funzione
il
termine
kaq' ou th=j swthriou e)phgoriaj to\ su/mbolon definito il simbolo del potere
salvifico.
In merito alla sua realizzazione in immagine, qui il testo molto preciso e
dettagliato, descrive la foggia di questo segno, collocato allinterno di un
vexillum militare:
unasta a forma di croce u(yhlo\n do/ru xrus% ... staurou= sxh/mati
= alta asta ricoperta doro a cui sinnestava un braccio trasversale;
una corona, la cui materia despressione sono le pietre preziose ed oro,
collocata sulla cima con due segni (stoixeia = lettere, elementi) indicanti il
Nome
di
Cristo
(lettera
P
in
medio
sui
decussata)
che
rivelavano (u/po shmai/nw a.eshmh/na = rivelo, mostro, annunzio) il simbolo della
formula salvifica, e il contenuto che traspare il monogramma cristologico;
Eusebio introduce kaq' ou th=j swthriou e)phgoriaj to\ su/mbolon
con chiaro
riferimento ai
due segni del Nome salvifico di Cristo. 44
Altro segno, la cui traduzione in immagine definita, anche il monogramma
fatto incidere sullelmo dellimperatore. 45
(Tav. XXVII, XXVIII a e b).
Orbene, noi sappiamo che il momento in cui Eusebio vide il Labaron,
nella sua forma definitiva ottenuta grazie ad elaborazioni ed aggiunte con gli
anni e le numerose vittorie, fu dopo la battaglia di Crisopoli del 324. 46
Pertanto allinizio del passo I, 31 Eusebio decide di collocare due
realizzazioni in immagini, quella del Labaron che si accinge a descrivere e
quella del monogramma di Cristo sulla galea dellimperatore.
Ma quello che risulta discordante proprio la collocazione di questo passo I,
31, 1-2 tra I, 30 e I, 32.1.
Osserviamo che I,30 finiva con: Un giorno, per volere dellimperatore,
oltre che per concessione divina, anche noi avemmo lonore di vedere questo
oggetto con i nostri stessi occhi. Eusebio si riferisce a I, 29 dove Costantino
illustra e ordina di realizzare la forma del segno in oro e pietre preziose, senza
43
44
45
46
Cfr. to\ swth/rion shmeion 1.3.4 b, V.C. I,31.3; staurou= tro/paion 1.3.4 a, V.C. I 31.2.
CASARTELLI NOVELLI 1987, p.115-120; GRABAR 1983, p. 58-61.
TARTAGLIA 1984, nota 84 p.61
Per il problema della forma originaria e definitiva del labaron rimando alla n.49 p. 32, e Cfr.
2, p. 70s.
30
dire quale sia questa forma. Per cui I, 31 non affatto legato ad esso n tanto
meno consequenziale alla manifestazione divina.
Infatti il passo I, 32 inizia: Ma ci avvenne un poco pi tardi. Nella
circostanza sopra detta, colpito dalla straordinariet della visione, decise di non
venerare nessun altro Dio allinfuori di quello che aveva visto con i propri occhi
Convoc i sacerdoti.
Quindi il passo prettamente descrittivo, coronato dalle due frasi che rispetto al
momento della visione rimandano ad un periodo pi tardo, sembra essere stato
collocato come in un secondo momento in questo spazio del testo. Per cui la
frase : ci avvenne poco pi tardi pu riferirsi bene sia a I, 30 sia a I, 31,
collocatovi dopo, ma in entrambi i casi il punto fermo che Eusebio ci dice che
lui stesso vide tardi i molti modi in cui fu realizzato il segno della visione.
Inoltre, come vedremo nel paragrafo seguente (1.3.4 a) Eusebio, genialmente,
per giustificare linserimento del passo I, 31 e legarlo volutamente alla visione,
utilizza lo stesso termine di staurou= tro/paion.
1.3.4 a to/n staurou= tro/paion
31
32
33
34
35
prosthsa/menoj dh=ta
e(autou= qeo\n to\n
e)pi pa/ntwn swth=ra/
te kai bohqo\n
a)nakalesa/menoj to\n
Xristo/n, au)tou= te to\
nikhtiko\n tro/paion to\
dh\ swth/rion
shmeion twn a)mf'
au)to\n o(plitwn te
kai dorufo/rwn
prota/caj h(geito
panstrati#=,
36
potere, forza e vittoria che Eusebio esalta nei vari passaggi del testo servono a
sottolineare che questo Dio che Costantino sceglie come suo, vuole donargli la
vittoria nelle battaglie ma anche e soprattutto in Nome di Cristo.
Per il rinvio alla resa in immagine, il trofeo del suo Dio il segno forgiato
in cima ad unasta a forma di croce la cui materia dellespressione costituita
da una corona intessuta di pietre preziose ed oro con i due segni indicanti il
Nome di Cristo. Costantino decise di porlo alla testa della sua scorta nonch
innanzi allesercito soprattutto nei luoghi di maggior pericolo e debolezza.
Secondo alcuni autori si tratta della campagna della primavera del 312
sul fiume Monginevro nellItalia Settentrionale.
Come riporta il Tartaglia 63 , le fonti antiche che testimoniano questa campagna
sono Lattanzio ed Eusebio nella Vita Constantini e nella Historia Ecclesiastica,
dove senza entrare nel dettaglio della informazione, secondo lo stile della Vita,
Eusebio pone come riferimento dellepisodio un confronto con un passo
fondamentale delle Sacre Scritture, ossia il passaggio del Mar Rosso del popolo
degli ebrei guidati da Mos.
1.3.6 a to\ swth/rion shmeion SALUTARI SIGNO (Liber I, 37)
-Analisi del sintagma
In greco to\ swth/rion shmeion 64
In latino traduzione fedele, salutare signum.
In italiano traduzione fedele, segno salvifico.
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica di shmeion definita dallaggettivo swth/rion con profondo
nesso con to\ nikhtiko\n tro/paion.
Il contesto sempre quello della battaglia e della posizione che viene
assunta dal trofeo.
La funzione ricavata dalla sinonimia con il termine precedente per cui
lattributo quello della vittoria e della libert dalla tirannide.
Dopo questa decisione, in merito alla posizione del trofeo negli
schieramenti del suo esercito, Costantino pi sicuro delle sorti della battaglia,
nei passi successivi del testo, mosse battaglia contro le forze di Massenzio pi
volte, per giungere cos ..vicinissimo a Roma. 65 ( V.C. I, 38.1)
1.3.7 to\ swth/rion shmeion SALUTARI SIGNO
Liber I, 39-40.1-2-41
ben conscio dellaiuto
ricevuto da Dio, subito rese la
preghiera di ringraziamento a
colui che era stato
LARTEFICE della VITTORIA.
Poi con una grande iscrizione
63 TARTAGLIA 1984, V.C. I, 37.1, n.96 p.64. Alcune fonti citate sono EUSEBIO Hist. Eccl. IX 9, 2-8;
LACTANT., De mort. pers. 44; paneg. Lat. 12 (9); paneg. Lat.4 (10). Lautore richiama talvolta il confronto di
Costantino con Mos, e dei suoi nemici, Massenzio e Licinio, con il Faraone egiziano. Cfr. TARTAGLIA 1984,
nota 37 p.48. V.C. I, 12; I, 19; I, 20.2; I, 38; II, 11-12; EUSEBIO Hist. Eccl. IX 9, 2-8.
64 Cfr. to\ nikhtiko/\n tro/paion 1.3.6 V.C. I,37 p.59-60 s. Nesso tra to\ nikhtiko/\n tro/paion e
to\ swth/rion shmeion nei due segni linguistici traspare la stessa immagine di contenuto, in perfetta
isomorfia semantica cfr. a questo proposito 3.4 p. 82s.
65 V.C. 38, 1-2 scontro tra Costantino e Massenzio sulle rive del Tevere presso Ponte Milvio
312.X.28. V.C. I, 39.2 ingresso trionfale nella citt regina.312.X.29.
37
inscriptionibus, SALUTARE
SIGNUM cunctis hominibus
annuntiavit: hoc TROPAEO
in medio urbis regiae
adversus hostes erecto, atque
hoc SALUTARI SIGNO quod
imperii romani ac totius orbis
praesidium est, litterarum
notis nunquam interituris
inciso. Statim ergo
sublimen(40,2) hastam in
modum crucis, sub manum
statuae suae in celeberrimo
urbis loco poni jussit, et
huiusmodi inscriptionem
latino sermone subjici: - HOC
SALUTARI SIGNO quod
verae virtutis argumentum
est, vestram urbem
tyrannicae dominationis iugo
liberatam servavi: Senati
Populoque Romano in
libertatem asserto pristinum
decus nobilitatis
splendoremque restitui.In
hunc modum (41,1) dei
amatissimus imperator
VICTRICIS CRUCIS
confessionem prae se ferens,
filium dei romanis libere
atque ingenue praedicavit.
66 Allinterno di V.C. I, 40 per ben tre volte to\ dh\ swth/rion shmeion viene utilizzato da Eusebio.
Cfr. me/ga tro/paion 1.3.7 a, V. C. I, 40 p. 67. Cfr. i casi di isomorfia semantica 3.4 p. 82s.
67 PSEUDO AURELIO VITTTORE, De Caesaribus, 40, 26; Cfr. qui 2.5 p.76s, per la posizione della
Basilica Nova nel foro e relativa bibliografia in nota; CECCHELLI 1954, p.14-16, per la collocazione della
statua.
68 KRAUTHEIMER 1981, pp.42-43, KRAUTHEIMER 1987, p.41 per il programma edilizio e politico nel
rispetto dellaristocrazia romana.
39
69 Sul valore di propiziare la vittoria come un fulakth/rion, Cfr. ind. anal.dei temi, p.94s; cfr.
anche CECCHELLI 1954, p.47.
70 KRAUTHEIMER 1981, pp. 13-76.
71 Cfr. qui 1.3.7/7 a.
72 Accostamento tra to\ swth/rion shmeion e tro/paion cfr. 1.3.7, V.C. I, 40.
40
suneinai
t' au)t% kai pareinai dia\
panto\j tou\j eirhme/nouj, kai
to/ ge tou= swthriou
pa/qouj su/mbolon
au)tou= te kai tou=
panto\j kaqhgh/sasqai
stratou=,
Termine utilizzato anche in V.C. III, 49; forma e sostanza dellespressione isomorfica della
forma e sostanza del contenuto uguali, completamente diversa risulta la funzione e il contesto.
74 Cfr. qui 3.3.
73
41
42
disegnata sugli scudi poco prima della famosa battaglia di Saxa Rubra. Il
Tartaglia, 79 afferma che si tratta del Labaro con il monogramma cristologico.
Se ci soffermiamo sulla lettura del brano qui analizzato, sembrerebbe che
Eusebio con to/ tou= swthriou pa/qouj su/mbolon intendesse riferirsi al trofeo
salvifico il monogramma cristologico del Nome - collocato sullasta
cruciforme condotto in battaglia come guida del suo esercito. Comunque il
termine to/ tou= swthriou pa/qouj su/mbolon un simbolo che rimane molto
denso.to/ tou= swthriou pa/qouj su/mbolon , secondo la distinzione fatta dal Grabar
tra le immagini, una immaginesegno, ad alta densit semantica reinventata in
un linguaggio iconico apocalittico quale quello del signum salutis
eusebiano, 80 un linguaggio del sacro nato dalla inventio di un simbolo
complesso.
Quello utilizzato da Eusebio un linguaggio simbolico del sacro in quanto
linguaggio della Rivelazione, come sottolinea il Ries, dove si rende visibile
lInvisibile. Il linguaggio simbolico del segno della visione gioca cos un ruolo
determinante nel sistema culturale romano apocalittico del sec. IV. 81
1.3.9 to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber II , 6.2
Costantino invoc allora il
Dio salvatore e signore
delluniverso e questo fu il
segnale che egli diede ai suoi
soldati: subito risult
vincitore del primo scontro;
poi, non molto tempo dopo,
vinse una seconda
battaglia.con laiuto del
SEGNO SALVIFICO che
guidava sempre le sue
truppe.
43
82 cfr. qui
3.2, dove si analizzeranno tutte le combinazioni acquisite di volta in volta da
tro/paion.
83 Siamo, secondo il Tartaglia, nella trattazione della battaglia di Adrianopoli, combattuta il
324.VII.3.
84 Cfr.il riferimento al V.C. II, 7 e 9. Sul valore di propiziare la vittoria come un fulakth/rion, Cfr.
ind. anal.dei temi, p. 94s; anche CECCHELLI 1954 p.47.
85 possibile che il Tartaglia abbia ritenuto di poter tradurre in questo modo, prendendo spunto
dallaccostamento che dei due sintagmi fa Eusebio nel V.C. I, 37 laddove dice che il trofeo della vittoria
portato in guerra il segno salvifico creando un legame di isomorfia semica tra i due sintagmi cosicch
non solo come accade nel solo testo greco, tra due formule linguistiche vi sia una isomorfia, ma anche tra
il testo greco e quello italiano vi sia una isomorfia di contenuto tra sintagmi (sul piano dellespressione)
per uno stesso significato (sul piano del contenuto).
44
V.C.
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica di tro/paion definita dallaccostamento con laggettivo
swth/rion.
Il contesto di questi passi del II Libro di Eusebio quello della battaglia e viene
individuata anche la posizione che il trofeo ha nello schieramento dellesercito,
ossia innanzi nel luogo pi difficile dello scontro.
I due riferimenti V.C. II, 7 e il seguente V.C. II, 9.2 sono legati e il secondo di
conferma al primo.
Il paragrafo 7 collegato a sua volta al paragrafo 6.2 lo convalida quando
afferma che to\ swth/rion tro/paion 87 veniva collocato nel fronte dello
schieramento dove lesercito vacillava, su comando dellimperatore, poich si
era visto come ovunque apparisse, provocava la fuga dei nemici.. (V.C. II, 7 ).
In merito alla funzione: lautore racconta che quando questo emblema
appariva, provocava la fuga dei nemici, e che Costantino ordinava di porlo nei
punti pi difficili della battaglia, come se la sua sola presenza avesse il potere
di favorire la vittoria come un fulakth/rion 88. La presenza del trofeo salvifico
presenza del Nome di Cristo.
Per il rinvio alla realizzazione in immagine, ipotizzabile che si tratti del
trofeo composto dal monogramma cristologico posto su unasta cruciforme,
ossia del Labaron.
In V.C. II, 7 il GCS. riporta in latino signum e il Tartaglia emblema laddove Eusebio invece non
adopera swth/rion.
87 Cfr. shmeion 1.3.11, V.C. II, 9.1.Cfr. qui 3.2 p. 79s, dove si analizzeranno tutte le
combinazioni acquisite di volta in volta da tro/paion.
88 Sul valore di propiziare la vittoria come un fulakth/rion cfr. ind. anal.dei temi, p.94s.
86
45
a)faireitai au)tou=.
a)ll' au)to\j me\n deiliaj
kai a)pistiaj dikhn
e)ktisaj e)ntau qoi nekro\j
ekeito, tou= de\ to\
swth/rion tro/paion
aiwrou=ntoj zwh=j e)gineto
fulakth/rion, wj
polla/kij belwn kat'
au)tou= pempome/nwn to\n
me\n fe/ronta dias%zesqai,
to\ de\ tou= tropaiou do/ru
de/xesqai ta\ ballo/mena.
at SALUTARE (9,2)
CRUCIS TROPAEUM, ei qui
ipsum sublime gestabat
incolumitatem praestitit
..hasta vero SALUTARIS
TROPAEI, missilia excepit.
46
47
La funzione attribuita qui quella del trofeo che dona la salvezza e svolge
unazione profilattica nei confronti del soldato a cui fu affidato che si salv.
1.3.13 to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
Liber II , 16.1
..(Licinio)dal momento che
aveva conosciuto per
esperienza diretta quanto
divina ed arcana fosse la
potenza che si celava nel
TROFEO SALVIFICO per
mezzo del quale lesercito di
Costantino era solito
vincere..
94 Cfr to\ swth/rion kai zwopoio\n shmeion 1.3.14, V.C.II, 16.2. Cfr. per le varie combinazioni di
tro/paion 3.279s.
48
49
Costantino. La vittoria su Licinio viene vista anche come momento in cui tutti
gli altri, che fino a poco tempo prima erano andati orgogliosi per la fiducia riposta
negli indovini, accettarono di fatto il Dio di Costantino senza alcun indugio, e
ammisero di riconoscere in lui il vero ed unico Dio. (V.C. II, 18) (ripreso anche in
V.C. II, 19.2).
Eusebio evidenzia in II, 12.2 che Costantino con prudenza e saggezza si
preparava ad affrontare questo momento delicato del suo governo, per cui
Costantino dedicava molto tempo al raccoglimento per pregare e invocare il Dio
che lo aveva gi assistito. In questo modo otteneva nuovamente lispirazione
divina grazie al dono di unapparizione celeste.
1.3.15 to\ tou= pa/qouj tro/paion DOMINICAE PASSIONIS TROPEO
Liber III, 1.2
..egli ..eleggeva a suo
presidio e a garanzia della
vittoria proprio lEMBLEMA
contro il quale gli empi
lanciavano con maggiore
accanimento le loro
bestemmie, e andava
orgoglioso del TROFEO
della, PASSIONE.
50
- in V.C. II, 4.2 e in III, 49 nella stessa formula linguistica ma in contesti e con
funzioni diverse: 101
- in questo passo lo abbiamo in combinazione con tro/paion ed lunica volta
che accadr;
- poi lo avremo legato a pi/stin in V.C. III, 30.4 in merito al contesto del luogo del
sacro speco.
Eusebio nonostante prediliga mettere in evidenza i temi della salvezza,
della vittoria, della forza e potenza del Cristo, della sua capacit di donare la
vita come Figlio del Dio vivente, non trascura affatto anche un altro aspetto
saliente di questa Incarnazione e Resurrezione. Egli recupera anche il termine
di pa/qoj che inscindibile e prezioso nellambito del discorso della vita terrena
di Cristo, sostenuto da termini quali swth/rion e riferito allimmagine simbolo
dellImmortalit che trova nel Cristo la sua piena realizzazione.
1.3.16
101
51
viene fuori dalle parole stesse di Eusebio quella di una investitura che Cristo
fa direttamente a Costantino, il quale resosi consapevole di ci dai numerosi
episodi verificatisi, incominci a predicare il Cristo, Figlio di Dio elevando il suo
Nome salvifico. 102
1.3.16 a to\ swth/rion shmeion SALUTARI SIGNO
Liber III, 2.2-3.1
- Analisi del sintagma
In greco to\ swth/rion shmeion
In latino traduzione fedele al testo greco, salutaris signo.
In italiano traduzione quasi fedele al testo greco, traduce emblema salvifico
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica di shmeion definita da swth/rion. la formula linguistica
pi utilizzata da Eusebio.
Qui to\ swth/rion shmeion 103 continua ad essere accostato al termine
to\ nikhtiko\n tro/paion. Ma nonostante sia mantenuta la loro relazione di
isomorfia semantica, viene cambiato il fattore del contesto, non siamo pi in
battaglia ma nellambito del dipinto collocato nellingresso del palazzo
imperiale.
Il contesto quello in cui Costantino volle imprimere sul segno
salvifico, 104 che il trofeo vittorioso il suo stesso volto, rendendo nota la sua
immagine. In pi Eusebio dice che volle rappresentare anche lo stesso trofeo in
un dipinto alla vista di tutti.
La funzione che viene attribuita in questo contesto quella di segno
garante di vittoria da esporre con orgoglio.
Per il rinvio alla realizzazione in immagine, non cos scontato che ci sia
il riferimento al Labaron come in battaglia, ma il Chrismon che sormontava il
capo dellimperatore nel dipinto ad encausto nellingresso principale del
palazzo; in entrambi i casi ripeto viene confermata lisomorfia semantica che
individua nel Nome di Cristo il fulcro centrale di tutta la struttura linguistica
nel testo di Eusebio.
Viene sottolineata la fama che limmagine di Costantino stava acquistando e la
decisione di imprimere il suo volto sul to\ swth/rion shmeion.
Questo intento Costantino lo realizza, come ci dice Eusebio, in diversi
modi: noi sappiamo che il vescovo di Cesarea ebbe modo di vedere il
nikhtiko\n tro/paion / swth/rion shmeion nella realizzazione definitiva del Labaron,
in un momento non precisato dallautore ma come si evince dalla lettura di
tutto il testo, sicuramente in un momento successivo la battaglia di Crisopoli
del 324. A quel tempo il Labaron era stato sicuramente gi arricchito del
supparum e delle immagines di Costantino e dei tre figli elevati alla dignit di
Cesari. 105 .
Inoltre apprendiamo da questi passi in esame che la realizzazione
dellaccostamento della sua immagine accanto a quella del to\ swth/rion shmeion
Cfr. lindice analitico dei temi: Nome di Cristo p. 94s.
Cfr te to\ nikhtiko\n tro/paion 1.3.16b, V. C. III, 2.2 p. 87s. Cfr. per isomorfia semantica
3.4, p. 82s.
104 TARTAGLIA 1984 nota 17 pag. 122, afferma che si tratta del labaro con inserimento del volto
dellimperatore; ID., in riferimento a V.C. I, 31.2, nota 82-83-84 pp. 60-61.
105 Per le aggiunte apportate al Labaron originario Cfr. qui 2, p. 70s; FRANCHI D CAVALIERI 1953,
P. 27.
102
103
52
53
1.3.17
poliorkh/santa turannidoj
kata\ buqou=fero/menon
poih/saj e)n dra/kontoj morf
v=.
106
107
54
Cfr. ind. analitico dei temi: Nome di Cristo, p. 94s; Cfr. per le combinazioni di
tro/paion
3.2, p.79s.
109 MAURICE 1908-1912 Vol.I, Tav. IX n.2, Vol. II, Tav. XV n.7, emessa 326-330, ora al British
Museum. Vi una moneta che raffigura il labaro che trafigge il serpente. Mentre qui si parla della
persona stessa dellimperatore che con una sorta di sfra/gij, il monogramma di cristo sul capo (forse il
Chrismon sulla galea) trafiggeva il drago.Cfr. qui 2.4 p. 75.
55
Nam SACRATISSIMAE
ILLIUS PASSIONIS
MONUMENTUM, sub terra
jam pridem occultatum tot
annorum spatio delituisse,
omnem severa admirationem
superat.
-Analisi morfologico-linguistica
Qui vi una formula linguistica molto particolare. In merito al contesto,
Eusebio sembra riferirsi al luogo del sacro speco ma non specifica di quale
struttura si tratti, rende noto solo che il luogo era una grotta.
La funzione attribuita quella di un luogo salvifico, sacro, il simbolo
dellimmortalit, il santissimo sepolcro.
Nei precedenti paragrafi (III, 6.1) Eusebio narra della convocazione di un
concilio ecumenico da parte di Costantino. Il concilio di cui parla quello di
Nicea tenuto nel 325.
Eusebio sottolinea il ruolo di mediatore e conservo tenuto da Costantino (il
quale) in forza dellautorit datagli dallessere egli stesso vescovo universale
designato per volere divinomantiene un atteggiamento di rispetto verso
lepiscopato di Dio.
Eusebio usa termini quali th\n swth/rion didaskalian per la dottrina cristologica
(III,21); inoltre introduce il discorso su Gerusalemme definendola (III, 25) il
luogo santissimo della resurrezione del Salvatore e si sofferma sul sacro speco
che definisce come il simbolo dellImmortalit (III,26.1) e to\ swth/rion antron.
Eusebio racconta che limperatore Costantino si fece promotore di un
grande progetto edilizio in Palestina, affinch nella citt di Gerusalemme fosse
venerato il luogo della passione e sepoltura di Cristo. Eusebio definisce con
molta chiarezza quali siano i veri attributi della grotta della sepoltura e quale
valore simbolico avesse agli occhi di tutti i cristiani e della Chiesa. Lautore
racconta come il luogo fu a suo tempo interrato e furono inoltre edificati
santuari alle divinit pagane, in particolare alla dissoluta divinit di Afrodite e
fosse esposto a riti di sacrifici su altari pagani ed impuri; Egli racconta inoltre
gli sforzi e le energie impiegate pi tardi per dissotterrare la grotta santa, il
ritrovamento del luogo pi sacro e caro alla Cristianit, ledificazione nei pressi
della grotta di un santuario di cui non viene specificato altro; linvio di una
lettera al Vescovo Macario della Chiesa di Gerusalemme.
Tartaglia 110 riporta il commento del Dorries su tale parte del racconto.
Questultimo individua una sottile contraddizione nei termini utilizzati da
Eusebio, dice che:
un elemento di notevole importanza per quella che egli definisce la Kreuzestheologie di
Costantino il fatto che, mentre la Risurrezione rappresenta il trionfo della vita sulla morte
110
56
e dice che questa contraddizione dovuta alla discordanza tra termini quali
passione con elementi quali resurrezione e vita.
Orbene, riteniamo che non si possa parlare di una vera e propria
contraddizione giacch secondo Eusebio il termine passione un elemento
indispensabile nel binomio di Incarnazione e Resurrezione di Cristo nel piano
di salvezza e redenzione di tutta lumanit da parte di Dio, nella persona del
Cristo, suo Figlio unigenito.
Lautore stesso definisce grotta simbolo dellimmortalit e grotta salvifica. 111
Questa grotta il luogo della testimonianza di questa opera di salvezza.
1.3.20 th\n tou= swthriou pa/qouj pistin DOMINICAE PASSIONIS
FIDEM(riferito alla grotta)
Liber III , 30.4
on qeou= prosta/gmati
aisxisthj eidwlou
prosqh/khj wsper tino\j
e)pikeime/nou ba/rouj e)kou/
fisa, agion me\n e)c a)rxh=j
..luogo che fin dal principio
qeou= krisei gegenhme/non,
fu sacro per volere di Dio, e
a(giwteron d' a)po
che divenuto ancora pi
fanqe/nta a)f' ou th\n tou=
sacro da quando ha portato
swthriou pa/qouj pistin
alla luce la TESTIMONIANZA
ei
j fwj proh/gagen,
della PASSIONE SALVIFICA.
oikodomhma/twn ka/llei
kosmh/swmen.
111
57
tropeum victoriae
58
-Analisi morfologico-linguistica
Anche questa formula linguistica particolare.
Il contesto il luogo del martirio salvifico e della costruzione della nuova
Gerusalemme.
La funzione attribuita qui quella di luogo di martirio che ha portato la
salvezza e viene aggiunto un nuovo significato alla nuova Gerusalemme, ossia
luogo di resurrezione, fatta costruire proprio l in contrapposizione allantica
citt.
Sembra insolito che Eusebio annunci la descrizione delledificazione di
un santuario sul luogo della sepoltura di Cristo come la costruzione della
nuova Gerusalemme. Non solo ma dice anche che tale citt nuova sar in
contrapposizione dellantica citt teatro di devastazioni subite in seguito alla
morte del Signore.
Lintento dellautore quello di far individuare al lettore che lopera di
edificazione non solo serv a monumentalizzare il luogo della morte e
resurrezione del Signore, il sepolcro simbolo dellimmortalit, ma anche a far
prendere coscienza ai fedeli e ai pagani che tale monumento diveniva
testimonianza della vittoria conseguita dal Cristo sulla morte, e costituiva le
fondamenta della nuova Gerusalemme ossia la Chiesa che nella sua forma
materica veniva costituita da pietre vive.
1.3.21a th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn TROPAEUM VICTORIAE
(Liber III, 33.1)
-Analisi del sintagma
In greco th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn
In latino tropaeum victoriae, quam servator noster de morte retulerat,
ambitioso cultu erexit.
Refero, refers, retuli o rettuli, relatum, referre comp. di fero =
conseguire, ottenere riportare.
In italiano monumento che testimoniava la vittoria
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica di questa formula linguistica unica in tutto il testo
eusebiano. In base ad alcuni riscontri (nellindice analitico di tro/paion) si
pensato di far rientrare questo sintagma allinterno della categoria dellarea
semantica di tro/paion, poich molte volte il termine tro/paion 112 stato accostato
ad aggettivi come nikhtiko\n in I,37; III, 2.2; IV,5.2 e nikhn legato a qana/toj in
I,32.2. Dunque:
in V.C. I, 32 tro/paion kata\ tou= qana/tou nikhj - trofeo della vittoria sulla morte.
Eusebio utilizza il termine nel contesto della spiegazione da parte dei
sacerdoti, depositari della dottrina del Dio della visione, di chi fosse questo Dio
e che cosa significasse il segno apparso
in V.C. I, 37 to\ nikhtiko\n tro/paion - trofeo del suo Dio, che d la vittoria.
Eusebio utilizza il termine nel contesto della collocazione del Trofeo-Labaron
alla testa degli opliti e dei dorifori della scorta
in V.C. III, 2.2 to\ nikhtiko\n tro/paion trofeo che gli garantiva la vittoria.
112
59
Eusebio utilizza il termine nel contesto della esposizione del trofeo della vittoria
in un dipinto ad encausto nel palazzo imperiale
in V.C. IV, 5.2 to\ nikhtiko\n tro/paion trofeo vittorioso.
Eusebio utilizza il termine nel contesto nuovamente della battaglia, nel IV libro,
contro gli Sciti per sottometterli al dominio romano.
Cos
questa
formula
th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn,
molto
particolare, utilizzata in un contesto di edificazione di un monumento-trofeo;
per cui Eusebio dice che limperatore edific la vittoria salvifica sulla morte, sul
luogo della sepoltura del Cristo, intendendo riferirsi al monumento
rappresentativo di questa vittoria conseguita dal Salvatore.
Non viene specificato n descritto come debba essere tale monumento/trofeo in
questo paragrafo, ma Eusebio dice che limperatore considerava il sacro speco
il centro del mondo intero. Dunque vi il sepolcro e su questo viene edificato
un monumento/trofeo non ben descritto.
In merito alla funzione attribuita, si detto, vittoria sulla morte, definito
come luogo sacro e centro del mondo intero.
Sicuramente per la citt antica e famosa si intende la Gerusalemme storica
che fu scenario del cruento assassinio del nostro Signore, e che fu travolta
fino a subire lestrema devastazione.
Gerusalemme, la citt di Davide capitale e centro religioso di Israele con gli
attributi quali: citt di Dio, citt santa il cui cuore era la montagna dove era
costruito il tempio, considerata in Israele la metropoli futura del popolo
messianico, luogo dove lo Spirito santo ha fondato la chiesa cristiana.
In merito a th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn , possiamo dire che
Eusebio una trasposizione semantica nellutilizzare un termine che veniva
adoperato in un linguaggio prettamente militare e pagano per indicare la
vittoria che veniva conseguita in seguito ad una battaglia o una guerra, sia
essa simbolica (politica, oratoria) oppure reale. Consideriamo che lautore un
vescovo della Chiesa Chiesa che stava acquistando forma e consistenza anche
a livello dottrinale e teologico - che si serve di termini risemantizzandoli in un
contesto nuovo, termini che avevano gi una loro portata semantica ricca che
qui rimane ma n acquista un altra: trofeo/monumento/vittoria risemantizzati
in un contesto di dottrina cristologia.
Qui in V.C. III, 33 viene ricordato il momento e il luogo stesso della Passione
e Resurrezione di Cristo, luogo che si auspicava potesse diventare memoriale di
tale evento con un opera grandissima come quella progettata da Costantino.
Lautore continua dicendo: forse non errato identificare proprio in questo
monumento la nuovissima Gerusalemme.
La grande novit di Eusebio nel definire il luogo della sepoltura e
resurrezione del Salvatore come nuova Gerusalemme. Tale parola viene
utilizzata pi volte.
Lautore decide di usare questa terminologia la nuovissima Gerusalemme.
Analizziamo il passaggio che definisce la nuova Gerusalemme.
Consideriamo il confronto con il testo dellApocalisse proposto dal Tartaglia 113
nella sua analisi:
Ap.21,2 a Vidi anche la citt santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo,
da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
113
60
La Bibbia di Gerusalemme, ediz. Dehoniane Bologna. Ap.21, 2 p 2657 ss; cfr. CORSINI 1980
Cfr. tavole delle illustrazioni: piantina di Gerusalemme al tempo di Ges Cristo, pp. 107-127.
116 CORSINI 1980.
114
115
61
Il tempio dove Dio risiedeva nel cuore della Gerusalemme terrestre ora
scomparso. Ricordiamo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.c.
Il luogo del nuovo culto spirituale ormai il corpo del Cristo immolato e
risuscitato, e frutto di questo ragionamento lopera grandiosa progettata da
Costantino ed Eusebio con lapprovazione del vescovo di Gerusalemme Macario
117 : il monumento che testimoniava la vittoria che il Salvatore aveva
conseguita contro la morte.
Luogo della sepoltura di Cristo / luogo della morte e resurrezione del
Salvatore / ecco la dimora di Dio con gli uomini / santuario del Signore in
mezzo a loro per sempre / lagnello che sta in mezzo al trono sar il loro
pastore / la citt santa, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da Dio /
l il signore.
1.3.21 b mnh=ma qespe/sion
tropeum victoriae
mnh=ma qespe/sion
divinum monumentum.
117
118
62
Tartaglia, 1984, nota 77 pag.190: consacrazione della chiesa del S. SEPOLCRO-17 sett. 335.
Cfr qui 1.3.19/20, V.C. III, 30.1-4.
63
64
65
Eusebio nel V.C. IV, 8 afferma che Costantino si assunse il compito di comune
protettore dei cristiani di ogni parte della terra. Inoltre ci garantisce le sue
affermazioni riportando alcune epistole dellimperatore come in V.C. IV, 9.
Eusebio in V.C. IV, 15.1 riporta che nellimperatore tanto era radicata ormai la
convinzione, o se vogliamo, la fede nella potenza del Dio che gli si era rivelato,
da far incidere la propria immagine sulle monete auree nellatteggiamento di
orante, ossia nellatteggiamento di chi prega con le palme delle mani rivolte
verso il Signore.
Nel paragrafo in questione, laffermazione di Eusebio - volle riprodurre come
limmagine di una chiesa - risulta molto particolare poich dichiara che
Costantino, ormai forte nella sua fede in Cristo, allinterno del palazzo
imperiale, si adoperava ferventemente per la Chiesa: guidava la preghiera di chi
si riuniva a celebrare i riti del culto, prendeva i Libri delle Sacre Scritture, e si
dedicava alla meditazione della parola divina. Ci chiediamo che cosa intendesse
Eusebio quando dice che volle riprodurre come limmagine di una chiesa nel
palazzo imperiale.
In V.C. III, 49 lautore dice che nel palazzo imperiale, nella sala che fra tutte
era la pi splendida fu impresso (scolpito) salutaris passionis signum 124
costituito da pietre preziose incastonate nelloro massiccio, nel centro del
soffitto a cassettoni, anchesso in oro. Qui ci chiediamo quale fosse questo
palazzo imperiale.
Il palazzo di cui Eusebio parla sembrerebbe essere quello di Costantinopoli.
Anche in V.C. III, 3.1 parla di un quadro ad encausto che Costantino volle che
fosse collocato in alto davanti allingresso principale del palazzo imperiale,
raffigurante il trofeo della vittoria, il segno salvifico che sormontava il capo
dellimperatore, 125 sulla cui forma dellimmagine Eusebio non d precisazioni
ma che sicuramente trovava nel Nome di Cristo il suo significatum.
Il palazzo imperiale di cui parla potrebbe essere sempre quello di
Costantinopoli.
Come abbiamo gi accennato, Tartaglia 126 nel suo testo riporta che secondo
Dragon possa trattarsi della porta monumentale (pi tardi denominata Chalk)
della reggia di Costantinopoli.
66
1.3.27
'SALUTARIS TROPAEI
Quinetiam in ipsis armis,
SALUTARIS TROPAEI
SIGNUM jussit effingi utque
ante instructum armis
exercitum non aurea signa et
simulacra, ut antea moris
erat, sed solum CRUCIS
TROPAEUM praeferretur
mandavit.
127 Cfr. per varie combinazioni acquisite da tro/paion 3.2.6 p. 79s. Cfr. qui 1.3.4, V.C. I, 31.1
e 1.3.8, V.C. II, 4.2 e 1.3.24, V.C. III, 49, anche 3.3.
128 Cfr. 1.3.4/4 a, V.C. I, 33.1; Cfr. qui introduzione B2, p. XI-XIII.
129 Cfr per i casi di isomorfia semantica 3.4 p. 82s.
130 EUS. V.C. I, 33.1 p.50 e LACT. De mortibus 44,5
67
Come abbiamo gi accennato nel 1.3.4b 131 sulla questione di mettere alla
testa di tutti gli eserciti altri oggetti simili al segno salvifico descritto da
Eusebio, qui si trova conferma di quanto dice il Crivellucci quando afferma che
Costantino viet che lesercito fosse preceduto dalle effigi degli dei pagani
militares o bellorum, desiderando che il solo to\ swth/rion tro/paion andasse
innanzi e guidasse le truppe schierate per la battaglia, propiziando la vittoria e
rappresentando un fulakth/rion per tutto limpero romano.
1.3.27a to\ swth/rion tro/paion SALUTARE CRUCIS TROPAEUM
(Liber IV C. XXI)
Eusebio ripropone qui la necessit di far precedere lesercito schierato
per la battaglia, solamente dal to\ swth/rion tro/paion vietando che ci accadesse,
secondo luso dun tempo, per le effigi auree degli di pagani. 132
-Analisi del sintagma
In greco to\ swth/rion tro/paion
In latino crucis tropaeum
In italiano traduzione fedele al testo greco ma con laggiunta della voce croce.
-Analisi morfologico-linguistica
Larea semantica di tro/paion qui definita da swth/rion. Questa formula
linguistica stata molto usata da Eusebio. 133
Trofeo preparato e condotto in battaglia alla testa dei dorifori degli opliti e di
tutto lesercito, trofeo innalzato in prima linea nei luoghi pi difficili della
battaglia poich non era considerato un elemento rappresentativo ma un
fulakth/rion potente in battaglia contro i nemici dellimpero e di Costantino a
cui Dio stesso ha scelto di rivelarsi e di manifestare il suo favore. 134
Laggiunta apportata sia in latino che in italiano, potrebbe lasciar intendere che
gli traduttori abbiamo voluto riferirsi per trofeo proprio al Labaro costantiniano
di cui Tartaglia 135 parla nel suo libro e che corrisponderebbe al complesso
segno del trofeo costituito dal simbolo del Nome di Cristo collocato in cima ad
unasta cruciforme secondo lusuale iconografia romana imperiale militare. 136
Ricapitolando.
La stessa formula linguistica to\ swth/rion tro/paion la incontriamo:
Allinizio
in V.C. II, 6.2-7-9
il contesto quello della battaglia e la
II, 16
funzione quella di mettere in fuga i nemici nei punti
deboli del combattimento.
Nel centro del testo
68
69
CAPITOLO 2
IL NUOVO VEXILLUM IMPERIALE ROMANO, to\ nikhtiko\n tro/paion.
2.1 __ IL LABARON COSTANTINIANO. __
Come abbiamo gi esposto in precedenza il labaro originario
costantiniano fu arricchito rispetto alla sua forma iniziale: fu istituito da
Costantino, allindomani della visione e del sogno, per essere innalzato poi, a
partire dal 312.X.28, innanzi al suo esercito, nei punti nevralgici delle
battaglie, nonch nei luoghi della battaglia di maggior debolezza.
Il nikhtiko\n tro/paion era come un fulakth/rion capace di suscitare la
vittoria e con la sua forza preservava coloro che lo portavano e metteva in fuga i
nemici.
Dal passo della V.C. I, 31 apprendiamo che: 138 la sua foggia era costituita da:
Fin qui il labaro che, secondo noi, appoggiando la tesi di altri autori come
il Franchi d Cavalieri, 139 fu quello che venne posto alla testa dei dorifori ed
opliti dellesercito costantiniano nelle sue battaglie, a partire da quella
affrontata e vinta nei pressi delle rive del Tevere a Saxa Rubra 312.X.28.
In un secondo momento, non precisato dallautore, ma sicuramente in una
data che potrebbe essere quella a partire dal 324 in poi, furono apportate delle
modifiche al trofeo vittorioso della croce.
Quindi continuando dal passo di I, 31.2: al braccio traverso, infisso
nellasta, un drappo pendente, stava sospeso (o)qo/nh), un tessuto regale
(basiliko\n ufasma) coperto (combinato, congiunto) con una variet di pietre
preziose (polutelwn liqwn) intrecciate, sfavillanti come raggi di luce, avvolto con
molto oro intessuto (poll% te kaqufasme/non xrus%), a coloro che osservavano
offriva un avvenimento di indescrivibile bellezza.
Questo tessuto unito al braccio trasversale, aveva le stesse misure sia in
altezza che in larghezza.
Non si conosce lanno esatto in cui limperatore mostr al vescovo il
to\ nikhtiko\n tro/paion, il nuovo stendardo imperiale nella sua forma definitiva,
dopo la vittoria del 324 su Licinio, adorno del supparum e delle immagines di
Costantino e dei suoi figli, 140 ma sappiamo che avvenne come ci racconta
Eusebio in V.C. I, 30. potuto incontrare Costantino , come si evince dalla V. C.,
sono: V.C. III, 10 durante il concilio tenuto a Nicea nella sala centrale del
palazzo imperiale, inaugurato il 325.V.20; V.C. IV, 47 durante il secondo
concilio convocato dallimperatore a Costantinopoli nel 336).
70
2.2 __ L o)qo/nh __
Il termine utilizzato da Eusebio o)qo/nh, hj, h, a) =tela, lino, tela sottile per
veste muliebre, trama; b) vela, designa una stoffa fine. In questo caso potrebbe
far supporre, per laccostamento ad un alta asta (do/ru, che in greco designa =
albero, fusto dalbero, tronco dalbero, asta della bandiera insegna)
allimmagine di una vela di una nave pendente dallalbero principale 141 .
I vessilli imperiali in generale e romani nello specifico, erano costituiti da un
supparum che sicuramente era arricchito da ricami in oro e la tela che lo
componeva era di color porpora, nella maggior parte dei casi. 142
Sulla sommit dei vessilli imperiali pagani, campeggiava di solito, limmagine o
di qualche divinit o per lo pi una mano, unaquila o qualche altro animale
simbolico o una cuspide. 143
La grande diversit del supparum del vexillum costantiniano era nella
grande profusione di pietre preziose da cui il drappo era tempestato, intrecciate
in modo tale da far rifulgere di luce staurou= tro/paion.
Cos
to\ nikhtiko\n tro/paion,
per
quanto
riguarda
la
materia
dellespressione, si rivest delle materie delloreficeria preziosa per omologia
semica con la macro-oreficeria acheropita della Gerusalemme messianica
giovannea, secondo la lectio antimillenaristica dellApocalisse, sostenuta dal
vescovo di Cesarea, 144 per quanto riguarda la forma dellespressione, fu operata
una ricodificazione e una ambiguazione di elementi di diversa natura, militare
quali gli stendardi imperiali, simbolici quali il segno del Nome con le lettere
sacre, su pi livelli, sempre nelle materie delloreficeria preziosa, realizzata con
gemme e perle.
Furono ricodificati i simboli della croce monogrammatica e del chrismon
presenti gi nella simbolica dei testi sacri e degli ambienti cimiteriali,
occupando il posto di onore rispettivamente notati sugli scudi dellesercito
dellimperatore Costantino, come apprendiamo da Lattanzio, 145 e collocati in
cima allasta crucigera, nella inventio del Labaron costantiniano-eusebiano
risemantizzando la forma del vexillum militare imperiale romano pagano (V.C. I,
31.1-2).
Immagini-segni sovraconnotati la cui caratteristica la alta polimorfia e
polisemia, capaci di organizzare simboli e ideogrammi preesistenti nella
complessa modellizzazione e codificazione della nuova iconografia cristiana
ribattezzata romana e di tutto limpero, per restituire al Senato e al Popolo
romano lantico prestigio e splendore (V.C. I, 40.2), con lavvento di Costantino
ed Eusebio e con il suo programma politico-imperiale che vedeva come fulcro
portante del nuovo impero il to\ swth/rion shmeion come presidio del potere.
141 Per la traduzione dei termini, si utilizza il Vocabolario di greco italiano, Rocci. Il richiamo alla
figura della nave, uno dei primissimi simboli utilizzati dal cristianesimo primitivo, possibile in due
contesti, sia in questo caso con il supparum, per il quale lautore utilizza il termine greco di o)qo/nh, sia in
alcuni carmina inviati a Costantino da Optaziano Porfirio, nel 326, in cui il monogramma di cristo detto
come gi noto e solenne PORFIRIO OPTAZIANO carmina 4, 8, 9, 14, 16, 19, 24, ad es. c.19: il celeste signum,
signum immortale, cio il tropaeum piantato nel mezzo della mistica nave, al posto dellalbero, altro non
che il monogramma X P. Cfr. a tale riguardo PL, 17, 723b, PS AMBROS. Sermo 47,2.
142 Per le varie specie di insegne dellesercito imperiale nella seconda met del IV secolo, cfr le
indicazioni in S. GREGORIO NAZANZIENO, Orat. 4, in Julian. 1, 66 (PG, 35, 588b) a. 365 (seconda met IV
sec.). FRANCHI D CAVALIERI 1953, nota 81 p. 85.
143 CONTI 1998-1999.
144 CASARTELLI NOVELLI, la croce; Casartelli 1987.
145 Cfr. qui INTRODUZIONE B1, p. X-XII; LACTANTIUS, De mort. persec., 44.
71
72
2.3 __ LE IMAGINES. __
Sappiamo dalle fonti che il vexillum imperiale soleva portare effigiate le
immagini dei principi regnanti, Augusti e Cesari.
Ad esempio, nellarco degli argentari a Roma vediamo le aste delle insegne
pretoriane portare in alto il supparum e pi in basso le immagines clipeate di
Settimio Severo e dei suoi figli Caracalla e Geta (questultimo ritratto fu
scalpellato in seguito alla damnatio memoriae).
In merito ad altre aggiunte prodotte sul Labaron, riprendiamo il passo della
V.C. I, 31, 1-2.
L asta eretta (to\ d' orqion do/ru) che di molto si allungava dallinizio alla base, in
alto (anw mete/wron) sotto il trofeo della croce (u(po\ t% tou= staurou= tropai%)presso
la sommit del drappo descritto
(pro\j au)toij akroij tou = diagrafe/ntoj u(fa/smatoj),
recava
limmagine
dellimperatore caro a Dio, (th\n tou= qeofilou=j basile/wj eiko/na xrush=n )
ornata doro fino al petto, con quella dei suoi figli.
Alla fine della descrizione del tessuto regale, Eusebio si accinge a
spiegare la posizione delle imagines di Costantino e dei suoi figli.
Su analisi attenta del testo in greco di Eusebio, si ricava che la posizione delle
eiko/na non affatto sul tessuto regale, poich la descrizione del drappo
appena conclusa, ma direttamente sullasta eretta, in uno spazio di risulta
che va da sotto il trofeo della croce e la sommit del drappo descritto. Il fatto di
considerare le imagines sul drappo, o comunque nella parte inferiore dellasta
dovuta probabilmente dallessere stati ingannati dal termine di trofeo della
croce e dai modelli gi presenti nellarte romana
Quindi le imagines si trovano nella parte alta dell orqion do/ru poco sotto
la corona in cui campeggia il monogramma di Cristo e sopra il bordo superiore
del drappo.
Che le immagini siano collocate sullasta eretta e non sul drappo, lo vediamo
confermato dal testo stesso, notando che il soggetto del verbo efere non l
o)qo/nh ma orqion do/ru.
Molti autori tra cui il Franchi d Cavalieri si chiedono se i ritratti siano
separati o tutti raccolti in uno solo.
Tornado al testo greco di Eusebio, egli usa il termine plurale di ma non
specifica se siano distinti, oppure raccolti insieme. Cos sar molto difficile
poterlo stabilire con certezza.
Vi un altra mancata precisazione, se cos vogliamo dire, pur tenendo
conto che lobiettivo prefissato di Eusebio nel racconto non era quello di
trasmetterci i dettagli degli oggetti in questione. Ci si chiede a quali figli
dellimperatore Eusebio si riferisse, e la risposta da ricavare sta nel fatto di aver
informazioni nebulose anche sulla data in cui Eusebio ebbe modo di vedere il
Labaron. 146
Se la data fosse da dopo la vittoria su Licinio nel 324, i ritratti dei figli
elevati alla dignit di Cesari e rappresentati accanto al padre sul Labaron,
potrebbero essere quelli di Crispo e Costantino II (elevati alla dignit di Cesari
nel 317), oppure, morto Crispo, quelli di Costantino II e Costanzo II
(questultimo divenuto Cesare nel 323), oppure quelli di Costantino II, Costanzo
II e Costante (dal 333, anno in cui divenne Cesare Costante). 147 Alcuni autori
Cfr. qui n. 140, p.70 e p. 73 ed anche n.49.
Sulla problematica relativa alla questione della istituzione del labaron, la datazione, le sue
aggiunte, le immagines, e le opinioni di vari autori, cfr. FRANCHI D CAVALIERI 1953, p. 26s.
146
147
73
come Maurice, ritengono che i medaglioni riproducono i ritratti dei figli dal
momento della loro elevazione a Cesari, avvenuta per i primi figli di Costantino
nel 317, quindi stabiliscono anche un terminus post quem, in base a ci, per la
datazione del labaro nella sua fase definitiva.
Secondo lanalisi accurata svolta sui passi del testo di Eusebio riteniamo
di poter essere concordi con Franchi d Cavalieri 148 , di poter mantenere
distinta la data dellorigine del lbaron dalla data in cui Eusebio vide il trofeo
della vittoria e di non poter giungere ad alcuna certezza su quali siano i figli
che furono rappresentati accanto al padre. Potremmo solo azzardare delle
ipotesi, tenendo conto delle riflessioni di Franchi d Cavalieri, e dire che se
Eusebio vide il trofeo della vittoria, probabilmente, come dice lautore sopra
citato, nel 336 al tempo del concilio di Costantinopoli, allora le immagines dei
suoi paidej sono quelle di Costantino II, Costanzo II e Costante.
148
74
149
150
CONTI 1998-1999.
CASARTELLI 1983.
75
V.C. 40, 1-2: Poi con una grande iscrizione e con colonne votive fece conoscere allintiera
umanit il segno salvifico, e giusto nel mezzo della citt regina, a ricordo della vittoria
contro il nemico, innalz il grande trofeo di una croce e su questo emblema salvifico,
presidio del potere romano e di tutto limpero, fece scolpire una chiara ed indelebile
epigrafe. Infatti diede subito lordine di collocare, in uno dei punti pi centrali di Roma,
unasta a forma di croce accanto ad una statua che effigiava la propria persona, e sopra vi
fece incidere la seguente iscrizione con parole in lingua latina:
<<con questo segno salvifico, autentico emblema di fortezza, liberai la vostra citt dal giogo
della tirannide: al Senato e al Popolo Romano restituii, con la libert, lantico prestigio e
splendore>>.
to\ swth/rion shmeion collocato giusto nel mezzo della citt regina, in uno dei
151 TESCAROLI (a cura di), EUSEBIO, Hist. Eccl., IX, 9.11:<<Con questo segno salutare, che vera
prova della fortezza, ho salvato e liberato la vostra citt dalla dominazione tirannica, e inoltre ho liberato e
restituito lantica fama e splendore al senato e al popolo romano.>>; cfr. anche qui 1.3.7.
152 VALENTINI-ZUCCHETTI 1940-1953, I p. 102. COARELLI, Roma, tav., edificio n. 28, p 57 e p.104,
LUGLI, 1946, pp.224-228; LUGLI, 1938, pp. 172-174 per la posizione della Basilica Nova nel foro; CECCHELLI
1954, p.14-16, per la collocazione della statua.
76
77
NEL LABARON
CAPITOLO 3
NEL
LABARON ._
1.3.4/4a/4b p. 47-54
Al braccio trasversale si trovava sospesa una tela di gran pregio: [] un manto regale
ricoperto di [] pietre preziose [] tutto trapunto dorolasta verticale che, dalla base si
allungava di molto verso lalto, [] proprio (sotto) u(po\ t% tou= staurou= tropai% lungo
lorlo superiore del (variopinto) drappo, recava disegnato in oro il busto dellimperatore
caro a Dio insieme con quello dei suoi figli.
BATTAGLIA.
1.3.12/12a p. 80-82
il compagno [] ebbe salva la vita grazie al to\ swth/rion tro/paion [...] i proiettili
andavano a schiantarsi tutti contro (lasta del trofeo) to\ de\ tou= tropaiou do/ru
78
3.2 _
tro/paion.
DEI
Nomen Chisti, Figlio di Dio Lo/goj Incarnato, autore della vita eterna ottenuta
con la vittoria della morte. Figura semica fondamentale come chiave di lettura
di tutte le altre figure semiche.
- th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn
Di
fronte
alla
citt
antica
e
famosa,
limperatore
edific
th\n kata\ tou= qana/tou swth/rion nikhn che il Salvatore aveva conseguita contro la
morte e forse non errato identificare proprio in questo monumento la NUOVISSIMA
GERUSALEMME.
Luogo della sepoltura del Cristo, contrapposta alla citt antica edificazione
della vittoria/trofeo (monumento).
Nonostante il sintagma nella sua complessit non sia del tutto differente nella
forma e sostanza dellespressione tranne che per la sostituzione di tro/paion
con swth/rion - qui sia la funzione sia il contesto sono completamente diversi.
Mentre in V.C. I, 32.2 il rinvio alla resa in immagine al monogramma
cristologico.
qui in V.C. III, 33.1 il riferimento al un monumento/documento posto sul
luogo del sacro speco, che assume un nuovo nome e significato, per
affermazione dellautore, la Nuova Gerusalemme contrapposta allantica citt
spettatrice e autrice dellassassinio del Signore.
Per cui la stessa figura semica 156 viene utilizzata per due piani di contenuto
diversi tra loro:
Nome di Cristo
sacro speco, nucleo
fondamentale: centro
ideale del mondo intero.
155
156
79
tro/paion.
Egli eleggeva come fulakth/rion (lemblema) contro il quale gli empi (aqeoi) lanciavano
..le bestemmie e (si vantava/ rendeva solenne) andava orgoglioso del
to\ tou= pa/qouj tro/paion.
80
tro/paion.
Anche sulle armi fece riprodurre to\ tou= swthriou tropaiou su/mbolon, vietando che
lesercito schierato venisse preceduto, secondo luso dun tempo, dalle effigi auree degli
di: ci fu consentito unicamente al to\ swth/rion tro/paion.
Contesto di occorrenza:
II, 4.2
BATTAGLIA.
1.3.8 p. 70-73
[]
la
sua
guida
era
affidata
al
1.324 p. 112-114.
giusto nel mezzo di un grandissimo riquadro che si apre nel centro del soffitto a
cassettoni
tutto
ricoperto
di
oro,
fu
inciso
to/ ge tou= swthriou pa/qouj su/mbolon, risultante dallaccostamento di pietre preziose
[] incastonate nelloro massiccio [] da salvaguardia in difesa dellimpero.
158
81
3.4 _
82
ha una densit che si fa maggiore e siamo sempre nella funzione salvifica del
segno e mai di copia di un oggetto.
Si notato che viene operata una distinzione nellutilizzo dei termini, per cui
shmeion (in I, 39-40.1-2 e II, 9.1) si trova per lo pi adoperato in riferimento al
Labaron quando lautore deve indicare il segno nella sua realizzazione in
immagine, preferisce sempre utilizzare shmeion.
Mentre tro/paion ha un pi preciso riferimento alla funzione nicefora del segno
della visione e, in funzione di Costantino e delle sue milizie in quanto terribile
annuncio di morte per i suoi nemici, in particolare in II, 9.1-2, quando Eusebio
vuole specificare che viene resa salva la vita per chi difende linsegna
affidatagli, usa il termine tro/paion come il pi indicato per evidenziarne la
funzione salvifica. Nel passo seguente al II, 9.2, ossia in II, 16.2 affermer che il
segno salvifico anche datore di vita, per cui sia tro/paion che
shmeion acquistano questa caratteristica :
sigillo niceforo salvifico datore di vita il denominatore comune di tutte
queste aree semantiche.
Infine vi in IV, 21 lunione di tro/paion e su/mbolon in ununica
espressione linguistica per suggellare lunicit del significato: su/mbolon stato
sempre termine molto ben definita dallautore con aggettivi quali
swth/rion, e)phgorian, pa/qoj ed infine con tro/paion.
Bisogna ricordare che in Eusebio non abbiamo mai un termine
cristallizzato, che appare in un solo contesto con una sola funzione o
addirittura con una sola attribuzione in quanto lautore volutamente preferisce
che, grazie alle legature utilizzate tra i vari sintagmi, si crei una catena iconica
densissima. Il segno della visione cos rimane un segno polimorfico che si
inserisce nella grande catena iconica che comprende la tau di Ezechiele, il
sigillo del Nome di Dio dellApocalisse e i segni cristologici degli ossuari
gerosolimitani, tutti segni che nella loro continuit appartengono per eccellenza
alla funzione dei segni ierofanici e cosmogonici.
Per concludere, in virt delle osservazioni condotte nellintroduzione in
merito allimportanza del testo di Eusebio che mostra la profonda diversit e
autonomia del segno teologico e cristologico rispetto alla croce patibolo del
Golghota, e in base allanalisi fin qui svolta, abbiamo individuato che in
risposta alla specialissima investitura concessa a Costantino dal Dio cristiano,
limperatore si apprestava a organizzare una serie di realizzazioni di opere che
attestassero e consolidassero ufficialmente il favore ricevuto dalla divinit
cristiana. Le realizzazioni nel merito della iconografia paleocristiana del IV
secolo di Roma, Costantinopoli e dei luoghi della Terra Santa in riferimento agli
elementi forniti da Eusebio, sono le seguenti:
- In ambito prettamente militare le realizzazioni furono: il labaron, le insegne
su cui campeggiava il trofeo salvifico, la galea dellimperatore e la riproduzione
sulle armi dellesercito del simbolo del trofeo salvifico.
In ambito romano, in riferimento a quanto rilevato dalla testimonianza di
Eusebio, le fonti antiche ci attestano che a Roma Costantino si dedic allopera
di edificazione della basilica di S.Pietro, come pietra miliare tra le numerose
che fece costruire, con il suo catino absidale realizzato a mosaico in foglia
doro, dove nellarco absidale campeggiava liscrizione dedicatoria della Basilica
da parte di Costantino vincitore a Dio, in cui viene ricordato il favore ricevuto
dal Dio cristiano testimoniato da Eusebio:
83
Contesto di occorrenza:
I, 29-30
SOGNO.
1.3.3 p. 44-46
Allora gli si mostr in sogno Cristo, figlio di Dio, (con il) shmeionche era apparso nel cielo
e gli ingiunse di costruire unimmagine simile a quella (del) shmeion, osservato in cielo e
di servirsene come difesa nelle battaglie contro i nemici.
Contesto di occorrenza:
I, 31.1-3
1.3.4/4a/4b p.47-54
161
84
Contesto di occorrenza:
INTERROGAZIONE SUL SIGNIFICATO DEL su/mbolon / shmeion/ tro/paion
I, 32.2
1.3.5/5a/5b p.55-60
Convoc i sacerdoti ..e chiesecosa volesse significare to shmeion che gli era apparso
in visione [] rappresentava il su/mbolon dellImmortalit raffigurante il
tro/paion kata\ tou= qana/tou nikhj
Contesto di occorrenza:
I, 37
BATTAGLIA.
1.3.6/6a p. 61-63
pose alla testa degli opliti e dei dorifori della scorta il to\ nikhtiko\n tro/paion del suo
Dio (che d la vittoria), cio to\ swth/rion shmeion riguadagnare ai Romani la libert
ricevuta dagli antenati..
Contesto di occorrenza:
I, 39.3-40, 1-2
1.3.7/7a p..64-69
con una grand4e iscrizione e colonne votive fece conoscere allintiera umanit
to\ swth/rion shmeion e giusto nel mezzo della citt regina [] innalz il me/ga tro/paion
(di una croce aggiunge il Tartaglia) e su questo to\ swth/rion shmeion presidio del potere
romano e di tutto limpero, fece scolpire una epigrafe [] e) collocare in uno dei punti pi
centrali di Roma, unasta a forma di croce accanto ad una statua [] iscrizione: con
Tou/t% t% swthriw dei shmei% [] emblema di fortezza liberai la vostra citt dal giogo
della tirannide: [] al Senato e al Popolo Romano restituii, con la libert, lantico
prestigio e splendore.
Contesto di occorrenza:
II, 9.1-2
BATTAGLIA.
1.3.11-12/12a p..79-82
Il soldato che portava sulle spalle to shmeion [] per sottrarsi al combattimento lo affid
ad un compagno [] abbandonando th=j tou= shmeiou fulakh=j venne colpito[]; il
compagno [] ebbe salva la vita grazie al to\ swth/rion tro/paion i proiettili andavano
a schiantarsi tutti contro (lasta del) to\ de\ tou= tropaiou do/ru
Contesto di occorrenza:
III, 2.2-3.1
Contesto di occorrenza:
III, 1-3
1.3.17/18 p. 93-95
il quadro collocato ben in alto davanti allingresso principale del palazzo imperiale,
raffigurava il capo dellimperatore sormontato dal to\ swth/rion shmeion (segno salvifico)
[] il nemico occulto del genere umano [] precipitato negli abissi [] dalla potenza del
to\ swth/rion tro/paion che sormontava la sua testa.
85
Contesto di occorrenza:
IV, 21
RIPRODUZIONE DI ARMI.
1.3.27 p. 119-120
Anche sulle armi fece riprodurre il to\ tou= swthriou tropaiou su/mbolon
86
CONCLUSIONE
Breve conclusione.
Si riscontrato 162 che tra i vari sintagmi esiste una catena iconica,
ossia un legame che confermerebbe la presenza di un solo vero significatum
veicolato e consolidato tramite/attraverso il testo. Questo si verifica, perch
Eusebio non cristallizza mai un termine in un solo contesto e con una sola
funzione, ma lo riutilizza anche in un contesto diverso, confermandone magari
la
funzione
o
rafforzandola.
E
il
caso
di nikhtiko(n tropaion
e
swth/rion tro/paion che rinnovano il loro valore semantico di vittoria e potenza
salvifica sia in contesti di battaglia (V.C. II), sia in quelli di rappresentazione in
immagini (V.C. III, 2-3), sia con riferimento ai dipinti del palazzo imperiale.
Il richiamo alla catena iconica consente di interpretare il testo come to/poj
dellinventio della croce, non ancora intesa come patibolo, strumento della
passione, ma come segno di vittoria 163 . Una confermata e documentata nuova
creazione iconografica tramite la quale il linguaggio delle immagini iconiche
diviene efficacemente capace di significare e manifestare il Kerygma/annuncio
della Cristologia Rivelata.
Il testo della Vita Constantini offre, per le sue caratteristiche, oltre ad un
notevole interesse, utili suggerimenti per una utilizzazione interdisciplinare e
preziosi spunti in campo oltre che filologico e letterario anche artistico
iconografico e monumentale. Ad alcune di queste ipotesi di lavoro si fatto
cenno durante il percorso e ci si riserva la possibilit di ulteriori occasioni di
studio.
Ci sembra infine di aver inquadrato i temi che fanno luce sullimportanza
del testo di Eusebio che raccoglie la testimonianza della profonda diversit e
autonomia del segno teologico e cristologico rispetto alla croce patibolo del
Golghota, e ci sembra altres di aver individuato che in risposta alla
specialissima investitura concessa a Costantino dal Dio cristiano, limperatore
abbia iniziato un programma ben organizzato di realizzazioni di opere
monumentalidocumentali, iconografiche e architettoniche, in Occidente e
Oriente attestanti e consolidanti ufficialmente il favore ricevuto dalla divinit
cristiana.
162
163
Cfr. Appendice: V.C. I, 37; II, 5.2; III, 2.2-3.1; III, 49; IV, 5.2.
Cfr. il tema apocalittico ed anche lideologia imperiale in cui Costantino afferma il suo potere
vittorioso.
87
GLOSSARIO
ROCCI e MONTANARI.
, ewj = l'elevare; costruzione..., erezione di un trofeo, Plut.;
da a)nista/mai, il sorgere, il levarsi, risveglio Ipp.; il rialzarsi N.T.;
do/ru = che in greco designa = albero, fusto dalbero, tronco dalbero, asta della
bandiera insegna.
eik?w=n, o/noj, o/ni, o/na, h/ = immagine, figura, pittura, simulacro, archetipo,
modello.
e)pifainw = mostrare apparire
e)phgoria, aj, h/, = nome, appellazione.
zwopoio\j, o/n = che produce la vita, che vivifica, che da la vita.
qeoshmeia, aj; qeoshmeion, ou, to/ = manifestazione divina
nikh, hj, dor. nika= vittoria.
nikhtiko\n, h/, o/n = che conduce alla vittoria, buono a vincere.
o)qo/nh , , = ) tela, lino, tela sottile per veste
muliebre, trama; b) vela.
pa/qoj, ouj, to/ = ci che si prova di bene o male nel fisico e nel morale,
1) esperienza, prova; patimento, sofferenza. 2) stato dellanimo agitato,
passione, commozione, in particolare come passione di Cristo.
paradocoj, on = straordinario, inaspettato
propompeu/w = andare avanti in processione\precedere\portare nel corteo
shmeion , ou=, to/, ion. shmhion, dor. sameion, mhion, maion (shma ) = segno celeste,
testimonianza, segno, segnale, sigillo, suggello, impronta.
su/mbolon, ou, to/ = simbolo, segno, segnale.
swth/rioj, on = che salva, salutare, libera, preserva.
stauro/j, ou=, o) = palo; strumento di pena di supplizio, croce.
stellesJa/i poreian = iter facere = andare in viaggio, in marcia militare (Il
Franchi traduce: viaggiare alla volta di un luogo)
stoixeion, ou, to/ = lettera, elemento, principio.
tro/paion, ou / tro/paion,to (Sof. Tr. 751 ni/khj t. trofeo di vittoria)
tro/paioj ,, = che mette in fuga il nemico
fulakth/rion, = a) presidio, luogo difeso, forte, fortilizio, stazione militare
(Tuc. 4.31.1, Aeschn. 2.133); b) preservativo, difesa (Dem., 6.24; Pl. Leg. 917b);
amuleto, talismano (Plut. 23.378b, Diosc.2 5.154); c) (presso gli Ebrei) filatterie
o strisce membranacee con versetti della legge, (Mt. 23,5).
CASTIGLIONI MARIOTTI
- Conflo, as, avi, atum, are = fondere insieme, combinare, formare, comporre
- Refero, refers, rettuli o rettuli, relatum, referre= conseguire, ottenere,
riportare.
ZINGARELLI DIZIONARIO ITALIANO
Trofeo: segno della vittoria innalzato sul campo di battaglia; dapprima un
albero cui si appendevano le armi dei vinti./ vittoria, trionfo./ segno,
monumento, ricordo figurativo
88
C.
C.
Liber II C.
C.
C.
C.
C.
Liber III C.
C.
C.
C.
37.1
40.1
6.2
7
9.2
9.2
16.1
1. 2
2.2
3.2
33.2
Liber IV C. 5.2
C. 21
o\ swth/rion tro/paion
Tro/paion
o\ swth/rion tro/paion
to\ tou= pa/qouj tro/paion
To\ te nikhtiko\n tro/paion
o\ swth/rion tro/paion
Th\n kata\ tou= qana/tou
swth/rion nikhn
p.3, 26
p. 6, 28
p.4, 33
p.5, 36
p.7, 37
p.9, 43
p.9, 45
p.10, 46
p.10, 47
p.10, 48
p.12, 50
p.12, 51
p.13, 55
p.16, 58
p.19, 65
p.21, 67
To\ shmeion
To\ shmeion
p.4, 27
p.4, 27
p.4, 27
p.6, 29.32
p.4, 33
p.4, 33
p.5, 37
p.7, 37
p.7, 37
p.7, 37
p.10, 46
p.10, 46
p.10, 49
p.12, 52-53
p.12, 52-53
'Shmeion'
14 volte nel testo
Liber I C. 29
C. 29
C. 30
C. 31.3
C. 32.2
C. 32.2
C. 37.1
C. 40.1
C. 40.1
C. 40.1
Liber II C. 9.1
C. 9.1
C. 16.2
Liber III C. 2.2
C. 3.1
To\ shmeion
To\\ swth/rion shmeion
To\\ swth/rion shmeion
To\\ swth/rion shmeion
To\\ swth/rion shmeion
To\ shmeion
Th)j tou= shmeiou fulakth/j
To\\ swth/rion kai zwopoio\n shmeion
To\\ swth/rion shmeion
To\\ swth/rion shmeion
89
- 'Su/mbolon'
5 volte nel testo.
Liber I C. 31.1
C. 32.2
Liber II C. 4.2
Liber III C. 49
Liber IV C. 21
- Swthrion'
combinato
con
termini
su/mbolon, shmeion e tro/paion.
Liber III .C.
C.
C.
C.
C.
C.
2.2
21.3
26.4
29.1
29.2
40
C. 57
diversi
rispetto
p.5, 28
p.4, 34
p.8, 41
p.18, 64
p.21, 67
p.12
p. 14
p. 14
p. 14
p. 14
p. 17
p. 21
90
INDICE ANALITICO
1.3.3
1.3.3
1.3.3
1.3.5
1.3.11
1.3.5
1.3.11
p.4, 27
p.4, 27
p.4, 33
p.10, 46
p.4, 27
p.4, 33
p.10, 46
2) me/ga tro/paion
TROPAEO (SALUTARIS TROPAEI)
Liber I C. 40.1
1.3.7 a
Liber II C. 9.2
1.3.12 a
p.11, 38.40
p.14, 47
1.3.5 a
p.4, 34
p.6, 29.32
p.5, 37
p.7, 37
p.7, 37
p.7, 37
p.12, 52-53
p.12, 52-53
1.3.14
1.3.4 b
1.3.6 a
1.3.7
1.3.7
1.3.7
1.3.16 a
1.3.17
6) staurou= tro/paion
CRUCIS TROPAEUM (CRUCIS SIGNO)
Liber I C. 28.2
1.3.2
C. 31.2
1.3.4 a
p.10, 49
p.3, 26
p. 6, 28
91
INDICE ANALITICO
1.3.9
1.3.10
1.3.12
1.3.13
1.3.18
1.3.27 a
p.9, 43
p.9, 45
p.10, 46
p.10, 48
p.13, 55
p.21, 67
p.12, 50
p.5, 28
p.21, 67
92
INDICE ANALITICO
1.3.1
p.3, 25
1.3.16
p.12
p.15, 56
p.15, 57
1.3.20
1.3.21
p. 15, 58
93
INDICE ANALITICO
DEI TEMI
2) Citt Regina
Roma
1.3.2
1.3.3
1.3.4 a/b
1.3.5
1.3.6/6 a
1.3.7/7 a
1.3.11/12a
1.3.16 a/b
1.3.17/18
1.3.27
1.3.5 b
1.3.7
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C:
I, 28.2
I, 29/30
I, 31.2-3
I, 32.1-2
I, 37
I, 40
II, 9.1-2
III, 2.2-3.1
III, 3.1-3
IV, 21
3) Confronto
Mos-Costantino.
V.C. I, 12
V.C. I, 19
V.C. I, 20.2
V.C. I, 38
V.C. II, 11-12
H.E. 9, 2-8
5) fulakth/rion
1.3.4 b
1.3.7
1.3.10
1.3.11
1.3.15
1.3.24
1.3.27 a
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
I, 31.3
I, 40.1-2
II, 7
II, 9.1
III, 1.2
III, 49
IV, 21
6) Politica egemone
ecclesiastica e
imperiale.
1.3.2
1.3.5
1.3.5 b
1.3.7
1.3.14
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
I, 28.2
I, 32.1-2
I, 32.2
I, 40.2
II, 19.1(Tartaglia 1984)
7) Richiamo alle
Sacre Scritture.
1.3.1
1.3.14
1.3.14
1.3.21 a
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
I, 28.1 (GL.3, 5)
II, 16.2 (EF.6, 14)
II, 16.2 (IS. 9, 1)
III, 33.1 (MT.28,2s)
94
INDICE ANALITICO
DEI TEMI
8) Simbolo e
Passione
Nome di Cristo.
1.3.5
1.3.8
1.3.15
1.3.16
1.3.18
1.3.19
1.3.20
1.3.24
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
V.C.
I, 32.2
II, 4.2
III, 1.2
III, 2.2-3.1
III, 3.3
III, 30.1
III, 30.4
III, 49
9) Trofeo
innanzi.
1.3.3
1.3.4 a
1.3.4 b
1.3.6/6 a
1.3.9
1.3.10
1.3.12
1.3.13
1.3.25
1.3.27 a
V.C. I, 29
V.C. I, 31.2
V.C. I, 31.3
V.C. I, 37
V.C. II, 6.2
V.C. II, 7
V.C. II, 9
V.C. II, 16
V.C. IV, 5.2
V.C. IV, 21
10)
.
1.3.5 b
V.C. I, 32.2
1.3.6
1.3.16 b
1.3.25
1.3.21 a
V.C. I, 37
V.C. III, 2.2
V.C. IV, 5.2
V.C. III, 33.1
95
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
costruzione bizantina. In uno dei campi del pavimento (di nostro interesse)
la croce monogrammatica (Testa 1981, Fig.8 p.2)
XLVI Costantinopoli. Santa Sofia, figura della croce
emperlee. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C)
XLVII - Ravenna. La croce del catino absidale di S. Apollinare
in Classe. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C)
XLVIII Pianta del Foro romano alla fine dellImpero.
(LUGLI 1946, TAV. IV)
XLIX La Basilica di Costantino. Schema ricostruttivo
(G. Tognetti).(LUGLI 1946, FIG. 56 P.228)
98
FONTI
FONTI DI RIFERIMENTO
AA.VV.
Thesaurus Linguae Latinae.
LP
Le Liber Pontificalis, ed. Louis Duchesne,I e II voll., Parigi 1886-1892: III vol.
Parigi 1957.
GCS
99
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
ARMELLINI-CECCHELLI 1942
M. ARMELLINI C. CECCHELLI,
BAGATTI 1962
B. BAGATTI, Larcheologia
BAGATTI-TESTA 1978
B. BAGATTI- E.TESTA,
(1984)
Il Golgota e la croce. Ricerche Storico-archeologiche (Studium
Biblicum Franciscanum). Jerusalem 1978 (1984).
BAGATTI 1981
B. BAGATTI, Alle
BISCONTI 2000
F. BISCONTI (a cura
BONAMENTE-FUSCO 1993
G. BONAMENTE F. FUSCO,
BOVINI 1963
G. BOVINI, In
1968.
BOVINI 1971
G. BOVINI , In
BIBLIOGRAFIA
BOVINI 1971
G. BOVINI, I mosaici
CABROL-LECLERCQ-MARROU
CABROL F., LECLERCQ H., MARROU H.I, Dictionnaire darchologie chrtienne et de
liturgie,15 voll. Parigi 1908-1953.
CAPRETTINI 1979
G.P. CAPRETTINI, (ad
p.93-115.
CASARTELLI NOVELLI 1983
S. CASARTELLI NOVELLI,
CASARTELLI NOVELLI
S. CASARTELLI NOVELLI,
vol.V.
CASARTELLI NOVELLI 1987
S. CASARTELLI NOVELLI,
101
BIBLIOGRAFIA
CECCHELLI 1954
C. CECCHELLI, Il
CIAMPINI 1690-1699
G.G. CIAMPINI, Vetera
Modena 1934.
CONTI 1998-1999
G. CONTI, Da Albero-Trofeo
CORSINI 1980
E. CORSINI, Apocalisse
DAICKMANN
DAICKMANN
DE ROSSI 1870-1894
G. B. DE ROSSI, Bullettino
DE ROSSI 1899
G. B. DE ROSSI,
DE SASSURE 1983
F. DE SAUSSURE,
DI NOLA 1981
A. DI NOLA, (ad
pp.313-366.
102
BIBLIOGRAFIA
DI STEFANO MANZELLA 1997
I. DI STEFANO MANZELLA (a
915.
ELIADE 1976
M. ELIADE, Trattato
ELIADE 1998
M. ELIADE, Immagini
GIOVENALE 1929
G.B. GIOVENALE, Il
GRABAR 1972
A. GRABAR, Martyrium.
GRABAR 1958.
A.GRABAR, Ampoules de terre sainte. (Monza-Bobbio) Paris 1958.
GRABAR 1983
A. GRABAR, Lart
Vaticano 1958.
103
BIBLIOGRAFIA
GUARDUCCI 1978
M. GUARDUCCI,
KRAUTHEIMER 1975
R. KRAUTHEIMER, Il Laterano
KRAUTHEIMER 1981
R. KRAUTHEIMER, Roma.
KRAUTHEIMER 1986
R. KRAUTHEIMER, Architettura
KRAUTHEIMER 1987
R. KRAUTHEIMER, Tre
KRAUTHEIMER 1993
R. KRAUTHEIMER, Architettura
LE GOFF 1982
J. LE GOFF, Documento-monumento
48.
LEONI 1968
B.LEONI, La croce
LOTMAN 1980-1985
J.M. LOTMAN, Testo
LUGLI 1946
G. LUGLI, Roma
104
BIBLIOGRAFIA
MASTRELLI 1976
C.A. MASTRELLI, Riflessi
Bologna 1962.
MATTHIAE 1987
G. MATTHIAE, La
MAZZOLENI 1997
D. MAZZOLENI, Origine
PICCININI1992
P. PICCININI, Immagini
RAVASI 1983
G. RAVASI, La
RAVASI 1999
G. RAVASI, Apocalisse,
Alessandria 1999.
RIES 1998
J. RIES, Prefazione.
105
BIBLIOGRAFIA
ROMANINI 1992
A.M. ROMANINI, Larte
ROSSANO 1980
P. ROSSANO, Prefazione.
pp.1-10.
SAGGIORATO 1968
A. SAGGIORATO, I sarcofagi
TARTAGLIA 1984
L. TARTAGLIA (a
TOPOROV 1973
V.N.TOPOROV, L<albero universale>. Saggio di interpretazione semiotica. In J.M
Lotman e B.A.Uspenskij B.A. (a cura di) Ricerche Semiotiche. Nuove tendenze
delle scienze umane nellURSS, ed. it. A cura di C.Strada Janovic, Torino 1973,
p.148-209.
WILPERT 1903
G. WILPERT, Le
WILPERT 1929-1936
G. WILPERT, I sarcofagi
ZIBAWI 1998
M. ZIBAWI,
106
107
Tav. V a, b - tavola dei segni cosmici (I. PENA P.CASTELLANA R. FERNANDEZ Les cnobites syriens.
Milano, 1983.)
108
Tav. VII -VIII Roma, Santa Maria Maggiore, particolare delliconema-fulcro apocalittico al centro
dellarco absidale, prima e dopo i restauri (foto B. Zanardi).
Tav. IX Roma, SS. Cosma e Damiano, iconema-fulcro dellarco absidale con il trono gemmato, i segni apocalittici e
lAgnus Dei. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C).
109
Tav. X Roma, Santa Prassede, iconema-fulcro dellarco absidale con il trono gemmato, i segni
apocalittici e lAgnus Dei. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C).
Tav. XI - Roma, Santa Pudenziana, catino absidale. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C).
110
Tav. XII Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat.5407 f.154, abside di Santa Pudenziana, disegno
annotato da A. Chacn. (CASARTELLI NOVELLI 2000 A).
111
Tav. XIV-XV Roma, San Giovanni in Laterano, catino absidale attuale, e disegno seicentesco del
mosaico absidale. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C).
112
Tav. XVI Tau legato al chrismon. Graffito inciso presso la Cripta dei Papi, nel cemeterio di S.
Callisto a Roma. (GUARDUCCI 1958)
Tav. XVII Tau legato al chrismon. Lapidetta romana oggi al Museo Civico di Bologna. (GUARDUCCI
1958).
Tav. XVIII Tavola riportata da Testa: Evoluzione grafica del chrismon. (TESTA 1981).
113
Tav. XIX Tavola riportata da Testa: [..] i principali incontri di questo segno con gli altri Nomi di Ges
Cristo. (TESTA 1981).
Tav. XX Roma. Lapide sepolcrale di S. Callisto: colomba con un cero o fiaccola o nellatto di incidere
il monogramma di Cristo. (GUARDUCCI 1958 e WILPERT 1929-1936)
Tav. XXI Ravenna. S. Vitale, mosaico dellimperatore Giustiniano ed il particolare dello scudo con il
monogramma di Cristo. (BOVINI 1957)
114
Tav. XXII Ravenna. S. Vitale, mosaico dellimperatore Giustiniano, particolare dello scudo con il
monogramma di Cristo. (BOVINI 1957)
Tav. XXIII Roma. Musei Vaticani, Lastra inv. Lat. n.198. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C)
Tav. XXIV Roma. Musei Vaticani, Fronte (fram.) inv. Lat. n.170. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C)
115
Tav. XXV-XXVI - Roma, graffito sul muro g, del trofeo di S. Pietro, nella Basilica di San Pietro in
Vaticano. (GUARDUCCI 1958).
Tav. XXVII Labaron, moneta nummus di Costantino coniato ad Arles. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C).
116
Tav. XXIX Roma. Musei Vaticani, sarcofagi di Passione - inv. Lat. nn. 106 (CASARTELLI NOVELLI
1996 C).
117
Tav. XXX Roma. Musei Vaticani, sarcofagi di Passione- sarcofago di Sesto Probo (part.) (CASARTELLI
NOVELLI 1996 C).
Tav. XXXI - Roma. Campo Santo Teutonico, sarcofago con la croce monogrammatica insieme alle
lettere apocalittiche, e . (DAICKMANN 1967, FIG. 138).
Tav. XXXII- Roma. Musei Vaticani, sarcofagi di Passione: 1- inv. Lat. nn 174 a (CASARTELLI NOVELLI
1996 C E DAICKMANN 1967, FIG. 208).
118
Tav. XXXIII a e b - Roma. Musei Vaticani, sarcofagi di Passione: inv. Lat. nn. 171, anche il
part.).(CASARTELLI NOVELLI 1996 C E DAICKMANN 1967, FIG. 49
119
Tav. XXXIV Lapide aquileiese, simbolo cristiano in forma di croce monogrammatica collocato sulla
testa di unorante.(Lapide inedita ritenuta da GUARDUCCI 1958Fig. 106 p.238)
Tav. XXXV Simbolo cristiano in forma di chrismon posto con studiata precisione sulla testa
dellorante in un epitaffio romano. Mutilo marmo sepolcrale rinvenuto nel cimitero di Domitilla.
Guarducci 1958, Fig.107 p. 238).
120
Tav. XXXVII Piantina di Gerusalemme nel I secolo. Posizione del Golgotha presso il Gareb. (BAGATTI
TESTA 1978-84, Fig. 1)
Tav. XXXVIII Schizzo della topografia del Golghota. (BAGATTI TESTA 1978-84, Fig. 2)
Tav. XXXIX a a) Pianta del S. Sepolcro secondo lItinerario di Arculfo c.670. (BAGATTI TESTA 197884, Fig. 8). (CASARTELLI NOVELLI 2000 A, P.165)
121
Tav. XL Parigi. Bibliothque National, Nouv. Acq. Lat. 1132, f. 33v, La visione della nuova
Gerusalemme nellApocalisse di SaintAmand. (CASARTELLI NOVELLI 2000 A, P.165).
122
Tav. XLI Monza. Museo della cattedrale, Ampolla n.4, rovescio. (GRABAR 1958, Plance X).
( )
Tav. XLII - Monza. Museo della cattedrale, Ampolla n.5, rovescio. (GRABAR 1958, Plance XI).
(+ ) ( )
123
Tav. XLIII - Monza. Museo della cattedrale, Ampolla n.5, diritto. (GRABAR 1958, Plance XI). +
124
Tav. XLV Nazareth. Mosaico pavimentale di Kh. Siyar el-Ghanam, da Testa apprendiamo: []da
vecchie rovine scoperte negli scavi nel 1955 venuta alla luce una vasca in rapporto ideale con il tema
del pavimento in mosaico che si trova attiguo alla vasca stessa, nel lato Nord, nella navata centrale
della Chiesa: vasca e tema del mosaico che dovevano far parte piuttosto delledificio cultuale di Stile
sinanogale, anteriore alla costruzione bizantina. In uno dei campi del pavimento (di nostro interesse)
la croce monogrammatica [] (Testa 1981, Fig.8 p.2)
Tav. XLVI Costantinopoli. Santa Sofia, figura della croce emperlee. (CASARTELLI NOVELLI 1996 C)
125
Tav. XLVII Ravenna. La croce del catino absidale di S. Apollinare in Classe. (CASARTELLI NOVELLI
1996 C)
Tav. XLVIII Pianta del Foro romano alla fine dellImpero.(LUGLI 1946, TAV. IV)
126
Tav. XLIX La Basilica di Costantino. Schema ricostruttivo (G. Tognetti).(LUGLI 1946, FIG. 56 P.228)
127