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2) Metempsicosi: Questo sembra essere uno degli argomenti decisivi. In questo brano
propone un tipo di metempsicosi, parla infatti del dopo la morte. Parla delle anime che
devono scegliere un corpo, la loro scelta dipende dallo stato morale dellanima stessa. Si
tratta di anime che avevano gi un corpo e che dopo una sofferenza possono passare ad un
altro corpo. Le anime migliori cercano sempre lordine, ci che razionale. Tutto questo
indica un tipo di dualismo, lanima pu infatti esistere anche al di fuori del corpo.
Subito dopo <l'araldo> aveva deposto per terra davanti a loro i vari tipi di vita, in numero molto maggiore
dei presenti. Ce n'erano di ogni genere: vite di qualunque animale e anche ogni forma di vita umana. ...
[L'uomo deve rimanere fermo...] per sapere sempre scegliere tra cotali vite quella mediana [ .
] e fuggire gli eccessi nell'uno e nell'altro senso, sia, per quanto possibile, in
questa nostra vita, sia in tutta la vita futura. Cos l'uomo pu raggiungere il colmo della felicit
[Repubblica X,617E-619B].
Queste due argomenti sopra citati dello sviluppo filosofico di Platone vanno in rotta di
collisione con lidea di anima concepita per Aristotele primo perch per non valorizza
lintegralit tra corpo e anima (Dualismo), e secondo perch non valorizza lunicit
necessaria per comportare la anima (Metempsicosi), ossia non rende conto della necessit di
un corpo organizzato per un anima specifica.
3) Tripartizione dellanima: Anche Aristotele riconosce delle divisioni nellanima
(Vegetativa, sensitiva, razionale), ma pi moderato. In Platone troviamo una tripartizione
dellanima.
Non avremo torto, dunque, continuai, a giudicare che si tratti di due elementi tra loro diversi: l'uno, quello
con cui l'anima ragiona, lo chiameremo il suo elemento razionale [ ]; l'altro, quello che le fa
provare amore, fame, sete e che ne eccita gli altri appetiti, irrazionale e appetitivo, compagno di
soddisfazioni e piaceri materiali. [Questa parte si chiama . ] ... Il terzo forse quello
dell'animo [ ], quello che ci rende animosi? o avr esso la stessa natura di uno dei due
precedenti? - Forse, rispose, del secondo, l'appetitivo. ... Per, dissi, una volta sentii raccontare un aneddoto,
per me attendibile: Leonzio, figlio di Aglaione, mentre saliva dal Pireo sotto il muro settentrionale dal lato
esterno, si accorse di alcuni cadaveri. ... Ora, conclusi, questo racconto significa che talvolta l'impulso
dell'animo contrasta con i desideri ... [Repubblica IV,439D-440A].
Ma sembra che il problema che sincontra Aristotele che prima di pensare non pu avere
niente giustamente perch lintelletto per non avere nessun organo deve diventare quello che
comprende e qui la critica a Empedocle. La critica a Platone verte invece alla idea di
principi per spiegare le cose.
Per il tema della conoscenza in Aristotele acquisite anche una posizione molto simile a
quelle dei suo contemporanee con un elemento aggiuntivo interessante, a sapere, quello che
il intelletto non ha un organo giustamente per diventarsi quello che ha conosciuto, e qui nella
dinamica della memoria e della scienza la posizione di Aristotele non cosi lontana del
principio del simile conosciuto dal simile. Infatti la posizione pi prudente quella di
affermare che Aristotele respinge questa idea in riferimento quando si tratta di condizionare
lanima sia per i diversi elementi (Empedocle) sia attraverso dello cos detto mondo delle
forme (principi, la forma separata della realt di Platone). Ma riguardo al contenuto
dellintelletto stesso la dinamica della conoscenza si bassa nel cammino di diventare quello
che conosciuto, ossia, si diventa uguale a quello che si conosciuto, e qui non lontano di
quello che hanno parlato il presocratico e molto meno Platone. Quindi, Aristotele, in un certo
senso, accetta questo principio di che il simile conosce il simile e, in un certo senso, lo
respinge.
3. L'anima un auto-movente?
Il tema dellauto movimento dellanima rimette chiaramente allapproccio di Platone. Un
testo esemplare ma che non chiaro se stia parlando di unanima particolare o di tutte le
anime Fedro:
L'anima [ ] immortale; perch ci che sempre si muove immortale. Ora, ci che
provoca movimento in altro ed mosso esso stesso da qualcos'altro, se subisce un arresto di
movimento smette di vivere [Fedro 245C].
5. La definizione dell'anima.
Il primo passo per cominciare a affrontare questo tema percepire che il tema secondo
Aristotele stato sviluppato con una quantit enorme di sconto come quello di parlare
dellanima in referenza al umano, con una critica alla universalizzazione degli anima in
Platone con la metempsicosi:
Infatti quelli che oggi discutono e fanno ricerche sull'anima sembrano prendere in considerazione la sola
anima umana. Si deve invece far attenzione a che non sfugga se ci sia un'unica definizione di anima, com'
unica la definizione di animale, o se sia diversa per ciascuna anima, com' diversa la definizione di cavallo,
cane, uomo e dio, nel qual caso animale in universale nulla oppure posteriore [Aristotele, De an.
1.1.402b3-8].
Il secondo passo distinguere che la anima possiede sono di tre tipi: vegetativa, sensitiva e
razionale. Ma si deve fare rilievo che la definizione di anima passa per una contraposizione
chiara alla dualismo platonico quando afferma:
Ora la veglia analoga all'uso della conoscenza, mentre il sonno al suo possesso e non all'uso, e primo
nell'ordine del divenire rispetto al medesimo individuo il possesso della conoscenza. Perci l'anima l'atto
primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza. Ma tale corpo quello che dotato di organi. ... Se
dunque si deve indicare una caratteristica comune ad ogni specie di anima, si dir che essa l'atto primo di
un corpo naturale dotato di organi [. . . ].
Pertanto non c' bisogno di cercare se l'anima e il corpo formano un'unit, allo stesso modo che non v' da
chiedersi se formano un'unit la cera e la figura n, in generale, la materia di una data cosa e ci che ha per
sostrato tale materia. Se infatti l'uno e l'essere hanno molti significati [ ], quello
principale l'atto [De an. 2.1.412a25-b11]. (Vedi Metaph. 4.2.1003a33, 1003b22-24.)
Qui abbiamo una definizione di anima: atto primo di un corpo dotato di organi. Un altro
elemento importante che essere-Unit-Forma vanno insieme1. In Metaph. VI molto chiaro
che essere ed unit vanno insieme.
Or dunque, dalle cose dette risulta chiaro che l'anima non entelechia n di un corpo morto n del seme
[]: ch il primo non ha pi vita e il secondo non l'ha ancora; ed inoltre, il primo non ha pi la
capacit di vivere, mentre il secondo l'ha, ma per il futuro. E l'essere in potenza per il seme significa che
ha la capacit di diventare un corpo organico e di ricevere la vita. Ed infatti, come il ferro privo della figura
sega in potenza, perch ha la capacit di ricevere tale figura, ma tuttavia non ancora sega, ma lo sar
quando sar stato foggiato e avr ricevuto la figura atta a tagliare, cos anche il seme vivente in potenza,
perch ha la capacit di diventare un corpo organico, ma tuttavia non ancora vivente, ma lo sar quando
avr la capacit di nutrirsi da se stesso [Temistio, in De an. 43.6-14].
sensitiva (e appetitiva) negli animali (zoologia), e, in aggiunta alle prime due, pure di quella
razionale nelluomo (antropologia).
6. L'anima (oppure una parte dell'anima) come il pilota di una nave?
La prima cosa a dire che questo tema non cos chiaro in Aristotele si muovi sul
piattaforma del ipotetico, non hanno convergenti il diversi tipi di interpretazione del testo che
indica questa immagine di un pilota di una nave
quindi manifesto che l'anima (od alcune sue parti, se per sua natura divisibile in parti) non separabile
dal corpo, giacch l'attivit di alcune sue parti l'atto delle corrispondenti parti del corpo. Ciononostante
nulla impedisce che almeno alcune parti siano separabili, in quanto non sono atto di nessun corpo.
S'aggiunga per che non chiaro se l'anima sia atto del corpo come il pilota [ ] lo della
nave [Aristotele, De an. 2.1.413a3-9].
Il problema per capire questo testo verte sul nozione di causa efficiente elaborata per
Aristotele. Ci siamo di fronte alla una tentativo di affrontare un problema della relazione tra
anima e corpo e che in De anima 3,5 sar il intelletto la causa efficiente. Aristotele utilizza
due immagine per fare capire la causa efficiente, a sapere, tal ora parlando del artista come
causa efficiente tal ora utilizzando la propria arte come immagine adeguata per esprimere la
idea di causa efficiente.
Nella tradizione interpretativa di questo testo sanno stati diversi interpretazione, come quelle
che valorizzavano la arte, e qui possiamo anche pensare di sostituire la parola del testo pilota
per pilotare, o larte della pilotare, e questa stata la posizione di Alessandro. Ma il
problema di questa scelta il rischio di cadere nel platonismo che va nella direzione del
mondo dellidea, il testo di Alessandro che parla suo questo tema questo:
Per non neanche possibile che l'anima sia nel corpo come il pilota nella nave. Se infatti si
intendesse il pilota nel senso dell'arte del pilotaggio [ ], l'anima potrebbe
essere nel corpo come un abito e una forma [ ] nella materia (cos infatti gli abiti sono
nelle cose di cui sono abiti: sono cio incorporei e inseparabili [. ] da ci in cui sono); ma se si
intende proprio il pilota che possiede quell'abito, allora l'anima sar un corpo (anche il pilota infatti dotato
di un corpo) e si trover in una qualche parte circoscritta del corpo come in un luogo e il corpo non sar tutto
quanto dotato di anima, n tutto in simpatia con se stesso [ ., ], n integralmente sensibile
[ ]; inoltre l'anima muoverebbe il corpo a forza e, se l'anima tale, separandosi dal corpo
dovrebbe anche poter rientrare in esso, s che il medesimo corpo sia ora animato e ora no [Alessandro di
Afrodisia, in De an. 15.9-19] .
Ma lo stesso Aristotele afferma che puo essere che una parte sia separata, ma tutto molto
speculativo e senza arrivare a una conclusione:
Riguardo poi all'intelletto e alla facolt teoretica [ ] nulla
ancora chiaro, ma sembra che sia un genere diverso di anima, e che esso solo possa essere separato,
come l'eterno dal corruttibile. Da quanto s' detto chiaro invece che le rimanenti parti dell'anima non
sono separabili, come alcuni affermano. Che per siano distinte logicamente, manifesto. Difatti
l'essenza della facolt sensitiva [., ] distinta da quella della facolt opinativa [, ],
se vero che il percepire diverso dall'avere un'opinione, e ci vale per ciascuna delle altre facolt di cui
s' detto [Aristotele, De an. 2.2.413b24-32].
Aristotele parla qui in modo ipotetico di una parte dellindividuo che separata invece
Alessandro sostiene invece che si parla di un intelletto in generale, e questo ultimo ha un
approccio tipicamente platonico.
2) Il secondo intelletto non diverso del primo. lintelletto materiale che ha ormai
acquisito labito, che ha acquisito la capacit e lha messa in atto. Il professore non sicuro
su come interpretare questo brano perch non corrisponde con III, 5, forse Alessandro
la pensa diversamente da Aristotele. Il secondo intelletto si chiama intelletto abituale
(hexis). Sicuramente non parla dellintelletto agente, il problema che Aristotele in 3, 5 usa
la parola hexis parlando dellintelletto attivo. Anche qui parla di un artista o di unarte.
Quando Aristotele parla di una arte o di un artista, parla dellintelletto attivo, quindi non
chiaro perch Alessandro ne parli qui. Alessandro dice che questo intelletto abituale lo
stesso del primo, ma portato ad avere unarte.
Un altro [secondo] intelletto quello che ormai pensa, ossia quello che ha l'abito del pensare e che in
grado per capacit sua propria, di recepire le forme delle cose pensabili e che corrisponde agli artigiani in
possesso dell'abito e che sono in grado di fare da soli quanto attiene all'arte. [Alessandro, Mantissa
107.21-28].
3) Il terzo intelletto agente e qui introduce un suggerimento questo intelletto Dio stesso.
Alessandro dice che quando luomo pensa, quando ha un intelletto funzionante, la prima
cosa a cui luomo pensa Dio. Ma questa idea si trova anche in Tommaso quando afferma
che in un certo senso abbiamo fin dallinizio una conoscenza molto vaga e non precisa di
Dio. Il terzo intelletto quello agente, parla dellintelletto umano ma un aspetto divino entra
nella persona stess, sottolinea nel testo che questo intelletto ci che intelligibile per sua
natura. Sharples suggerisce che c una differenza nel modo in cui Alessandro parla
dellintelletto che veramente Dio quello umano che ha qualcosa di divino. Questo
intelletto ci che intellegibile per sua natura tale in atto: secondo Berti qui sta parlando
di Dio, troviamo una cosa simile anche in Tommaso. Secondo Sharples molto importante
che parli di intellegibile per sua natura, perch quando parla dellintelletto umano dice che
questo intelletto intellegibile per natura e non per sua natura. Secondo Flannery qui si
trova un approccio abbastanza platonico. Secondo Alessandro questo terzo intelletto Dio,
non diviene tutte le cose ma gi tutte le cose, lintelligibilit di tutte queste cose. Le cose
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non sono intelligibili senza Dio. Sembra che lui accetti che c qualcosa nel mondo, ma tutta
lintelligibilit viene da Dio stesso (come in Platone lintelligibilit viene dalle Forme).
Un terzo intelletto, oltre ai due predetti, quello agente [. ], per mezzo del quale l'intelletto
materiale diventa in abito, e questo intelletto agente analogo - come dice Aristotele - alla luce. Come
infatti la luce causa per i colori, visibili in potenza, del diventare tali in atto, cos anche questo terzo
intelletto rende l'intelletto in potenza e materiale intelletto in atto, producendo in questo l'abito che lo fa
pensare. Questo intelletto ci che intelligibile per sua natura e tale in atto [ , .
. , ]. Questo infatti produttore del pensare ed esso a condurre all'atto
l'intelletto materiale. Quindi anch'esso un intelletto, perch la forma immateriale, che l'unica forma a
essere intelligibile per sua natura, un intelletto. Le forme insite nella materia infatti diventano
intelligibili ad opera dell'intelletto essendo intelligibili in potenza. Siccome l'intelletto a separarle dalla
materia in unione con la quale esse hanno esistenza, lui a renderle intelligibili in atto, e ciascuna di loro
quando pensata, allora diventa intelligibile in atto e intelletto, non essend esse tali anteriormente e per
loro natura [. . , . ]. L'intelletto in atto non infatti
nient'altro che la forma pensata, cosicch anche ciascuna di queste forme che non sono intelligibili in
senso assoluto, quando viene pensata, diventa intelletto [Alessandro, Mantissa 107.29-108.9].
5) Infine, nello sviluppo teorico di Alessandro il nostro intelletto solo strumento per il
intelletto agente che Dio, che tutte le cose sono Dio perch Lui o rende intelligibile, e
questo un specie di panteismo, e per ultimo ma rintonando al tema di essere strumento il
grande problema in questo approccio che quando pensiamo da vero non siamo noi a
pensare, saremo passive nel atto di pensare.