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Madame de La Fayette

La principessa di Clves
Traduzione di
Renata Debenedetti

PARTE PRIMA

La magnificenza e la galanteria non sono mai apparse in Francia con tanto splendore come
negli ultimi anni del regno di Enrico II. Questo principe era galante, di bella persona e innamorato;
e bench la sua passione per Diana di Poitiers, duchessa del Valentinois, durasse da pi di venti
anni, non per questo era meno violenta e meno manifesti i segni che egli ne dava.
Abile in ogni esercizio fisico, egli ne faceva una delle sue principali occupazioni. Ogni
giorno erano partite di caccia, di pallacorda, balletti, corse agli anelli o divertimenti analoghi; i
colori e le cifre di madama del Valentinois ricorrevano ovunque, ed ella stessa appariva in pubblico
con tutti i vezzi che poteva avere madamigella della Marck, sua nipote, allora in et da marito. La
presenza della regina autorizzava la sua; per quanto avesse passato la prima giovinezza, la regina
era ancora bella e amava la magnificenza, lo sfarzo, i piaceri. Il re l'aveva sposata quando era ancora
duca di Orlans, e aveva per fratello maggiore il delfino, quello che doveva poi morire a Tournon, e
che nascita e grandi doti personali destinavano a succedere degnamente a Francesco I, suo padre.
L'indole ambiziosa della regina le rendeva dolce il regnare: e pareva sopportare senza
soffrire l'attaccamento del re per la duchessa del Valentinois e non se ne mostrava affatto gelosa;
ma tale era la sua abitudine a dissimulare che era difficile indovinare i suoi sentimenti, e le necessit
politiche la costringevano a non allontanare da s la duchessa se non voleva allontanare anche il re.
Questi amava la compagnia delle donne, anche di quelle di cui non era innamorato. E ogni
giorno all'ora della conversazione rimaneva con la regina dove sempre si dava convegno quanto la
corte avesse di pi leggiadro e di pi bello sia dell'uno che dell'altro sesso.
Mai corte ebbe tale profusione di splendide donne e di magnifici uomini; si sarebbe detto
che la natura si fosse compiaciuta di collocare nelle principesse e nei principi di pi alto lignaggio
tutto quello che aveva di pi bello. Madama Elisabetta di Francia, che fu poi regina di Spagna, gi
mostrava uno spirito sorprendente e quella incomparabile bellezza che doveva un giorno riuscirle
tanto funesta. Maria Stuarda, regina di Scozia, che aveva da poco sposato il delfino e veniva
chiamata la regina delfina, creatura perfetta di mente e di corpo, era stata educata alla corte di
Francia e ne aveva acquisita tutta la raffinatezza; tanta era la sua inclinazione per tutte le cose belle
che, nonostante la sua giovane et, ne godeva e se ne intendeva pi di chiunque altro. La regina sua
suocera e Madama sorella del re amavano anch'esse i versi, la commedia e la musica. In Francia era
ancora vivo l'amore che il re Francesco I aveva avuto per la poesia e per le lettere; e poich il re suo
figlio amava tutti gli esercizi del corpo v'era a corte ogni sorta di divertimento. Ma ci che
veramente dava bellezza e maest a quella corte era lo stuolo infinito di principi e di grandi signori
di straordinario valore. E questi, di cui far il nome, erano in vari modi l'ammirazione e l'ornamento
del loro secolo.
Il re di Navarra attirava il rispetto di tutti per l'altissimo suo rango e per la nobilt della sua
persona; egli eccelleva nella guerra e il desiderio di emulazione che il duca di Guisa gli ispirava lo

aveva condotto pi di una volta ad abbandonare il posto di generale per andare a combattere nei
luoghi di maggior pericolo, al suo fianco, come semplice soldato. anche vero che questo duca
aveva dato prove ammirevoli di valore e aveva veduto le sue imprese coronate da cos grande
successo che non c'era guerriero il quale non guardasse a lui con invidia. Il suo valore era sorretto
dalle migliori qualit: spirito vasto e profondo, animo nobile ed eletto, pari abilit sia in guerra che
negli affari. Il cardinale di Lorena, suo fratello, aveva sortito da natura, insieme ad uno spirito vivo
e ad una straordinaria eloquenza, una smisurata ambizione e aveva acquisito un profondo sapere, di
cui si serviva per mettersi in vista col difendere la religione cattolica, che incominciava allora a
subire attacchi. Il cavaliere di Guisa, chiamato in seguito il gran priore, era un principe amato da
tutti, bello, pieno di spirito e di accortezza e celebre in tutta Europa per il suo valore. Il principe di
Cond, in un piccolo corpo poco favorito dalla natura, aveva un'anima grande e altera e uno spirito
che lo rendeva gradito alle donne pi belle. Il duca di Nevers, illustre per la gloria militare e per le
alte cariche ricoperte, bench avanti negli anni, era la delizia della corte. Egli aveva tre figli di
perfetta bellezza: di questi il secondo, chiamato principe di Clves, era ben degno di portare quel
suo glorioso nome: splendido, coraggioso e di una prudenza che non si accompagna mai alla
giovinezza. Il visdomino di Chartres, disceso dall'antica casata dei Vendme, della quale principi
del sangue non disdegnarono portare il nome, eccelleva in modo uguale nella cortesia e nella
guerra. Bello egli era e di gentile aspetto, valoroso, ardito, liberale; qualit tutte che possedeva in
modo vivo e splendente. Egli infine era il solo degno di essere paragonato al duca di Nemours, se
pure vi era qualcuno che potesse essergli paragonato.
Questo principe poi era un capolavoro della natura; e la cosa in lui che meno destava
ammirazione era di essere l'uomo pi bello e meglio fatto del mondo. Ci che lo faceva eccellere
sugli altri era un incomparabile valore e un fascino nello spirito, nel volto, nei gesti quali nessun
altro che lui aveva mai avuto: possedeva una grazia che piaceva ugualmente a uomini e donne, una
straordinaria abilit in ogni esercizio fisico, un modo di vestire che tutti cercavano di imitare senza
potervi riuscire; infine una tale seduzione emanava da tutta la sua persona che ovunque si mostrasse
non si poteva guardare che lui. In tutta la corte non vi era dama che non sarebbe stata orgogliosa di
ottenere le sue attenzioni; poche fra quelle che gli erano piaciute potevano vantarsi di avergli saputo
resistere e molte alle quali non aveva mostrato amore alcuno avevano avuto per lui delle vere
passioni. Tale era la sua dolcezza, la sua inclinazione alla galanteria che non sapeva rifiutare
attenzione a quelle che cercavano di piacergli: cos aveva parecchie amanti, ma sarebbe stato
difficile indovinare quale amasse veramente. Egli si recava spesso dalla regina delfina: la bellezza,
la dolcezza di questa principessa, la cura che essa metteva nel piacere ad ognuno, e la stima tutta
particolare che gli mostrava avevano dato adito a pensare che egli alzasse gli occhi fino a lei. I
principi di Guisa, di cui ella era nipote, avevano accresciuto il loro potere col suo matrimonio:
l'ambizione li faceva aspirare a farsi uguali ai principi del sangue e a dividere la potenza del
connestabile di Montmorency. Il re affidava a questi la maggior parte delle cure di governo e
trattava il duca di Guisa e il maresciallo di Saint-Andr come suoi favoriti; ma tutti coloro che
protezione o affari avvicinavano alla sua persona non potevano mantenere il potere se non si
sottomettevano alla duchessa del Valentinois; e, sebbene questa non avesse pi n giovinezza n
bellezza, pure dominava il re con tale assoluto dispotismo che si poteva dirla padrona della sua
persona e dello Stato.
Il re aveva sempre avuto caro il connestabile e, appena salito sul trono, l'aveva richiamato
dall'esilio dove l'aveva confinato il re Francesco I. La corte era divisa fra i signori di Guisa e il
connestabile, sostenuto a sua volta dai principi del sangue. Sia l'uno che l'altro partito avevano
sempre sperato di conquistare le simpatie della duchessa del Valentinois. Il duca d'Aumale, fratello
del duca di Guisa, aveva sposato una figlia di lei; il connestabile aspirava ad uguale parentado: non
si accontentava di avere sposato il primogenito a madama Diana, figlia del re e di una dama
piemontese che si era fatta monaca subito dopo il parto. Un matrimonio, questo, che aveva
incontrato molti ostacoli per le promesse che il principe di Montmorency aveva fatto a madamigella
di Piennes, damigella d'onore della regina; e bench il re li avesse superati con una pazienza e una

bont estreme, pure il connestabile non si sentiva sicuro se non si fosse assicurata la protezione di
madama del Valentinois e non l'avesse separata dai duchi di Guisa, la cui potenza incominciava ad
essere per lei motivo di inquietudine. La duchessa aveva ritardato per quanto aveva potuto il
matrimonio del delfino con la regina di Scozia, la cui bellezza e spregiudicata intelligenza le erano
odiose; come odioso le era il potere che questo matrimonio avrebbe dato ai Guisa. Ella detestava
sopra tutti il cardinale di Lorena, che l'aveva trattata duramente, se non addirittura con disprezzo.
Invece vedeva il cardinale allearsi con la regina, sicch il connestabile la trov disposta a far lega e
ad imparentarsi con lui per mezzo del matrimonio di madamigella della Marck, sua nipote, con il
signor d'Anville, suo secondogenito, che doveva succedergli nella carica sotto il regno di Carlo IX.
Il connestabile non pensava di trovare ostacoli al matrimonio nell'animo di questo suo figlio come
ne aveva trovati nel signor di Montmorency; invece, sebbene i motivi gli rimanessero ignoti, le
difficolt non furono minori. Il signor d'Anville era perdutamente innamorato della regina delfina e,
per poca speranza che riponesse in tale passione, non sapeva risolversi a prendere un impegno che
l'avrebbe obbligato a dividere le sue attenzioni. Il maresciallo di Saint-Andr era il solo in tutta la
corte che non appartenesse a nessun partito; egli era uno dei favoriti ed il favore di cui godeva era
dovuto esclusivamente alle sue qualit. Il re lo aveva prediletto fin dal tempo in cui era delfino; in
seguito l'aveva fatto maresciallo di Francia in una et in cui non si suole aspirare neppure alle
cariche pi modeste. Il favore del re gli dava un lustro che egli sapeva sostenere con i suoi meriti e
con il fascino della sua persona, con la raffinatezza della sua tavola e dell'arredamento della sua
casa, infine con uno sfarzo che non aveva l'uguale presso alcun altro privato. Era la liberalit del
sovrano a consentirgli tale tenore di vita; il re poteva arrivare fino alla prodigalit verso coloro che
gli erano cari: non gi che avesse avuto in sorte tutte le pi grandi virt, ma ne aveva parecchie e
aveva soprattutto quella di amare la guerra e di intendersene: di modo che aveva avuto molti
successi e, se si eccettua la battaglia di San Quintino, il suo regno era stato un susseguirsi di vittorie.
Aveva vinto personalmente la battaglia di Renty; aveva conquistato il Piemonte; gli Inglesi erano
stati cacciati dalla Francia e l'imperatore Carlo V aveva visto oscurarsi la sua buona stella davanti
alla citt di Metz, da lui inutilmente assediata con tutti gli eserciti della Spagna e dell'Impero.
Tuttavia, avendo la sconfitta di San Quintino diminuito le nostre speranze di conquista ed essendosi
la fortuna divisa fra i due re, questi poco per volta si trovarono inclini alla pace.
La duchessa vedova di Lorena aveva cominciato a proporla fin dal tempo del matrimonio del
delfino e da allora erano sempre intercorsi negoziati segreti. Alla fine fu scelto come luogo del
convegno Cercamp nell'Artois. Il cardinale di Lorena, il connestabile di Montmorency e il
maresciallo di Saint-Andr vi si recarono come rappresentanti del re; il duca d'Alba ed il principe
d'Orange come rappresentanti di Filippo II; come intermediari il duca e la duchessa di Lorena. I
punti principali erano il matrimonio di Elisabetta di Francia con l'infante don Carlos e quello di
Madama, sorella del re, col duca di Savoia. Frattanto il re aveva fatto sosta alla frontiera e qui
ricevette l'annunzio della morte di Maria, regina d'Inghilterra. Invi subito il conte di Randan ad
Elisabetta per salutare il suo avvento al trono. La regina lo ricevette con gioia: i suoi diritti erano
cos mal definiti che essere riconosciuta dal re le era di grande vantaggio. Il conte la trov al
corrente degli affari della corte di Francia e dei meriti di coloro che ne facevano parte; ma fu
soprattutto colpito dal suo interesse per il duca di Nemours e tante volte ella ebbe a parlargli di
questo principe e con tanto interesse che, quando il conte di Randan fu di ritorno e rese conto al re
della sua missione, gli disse che non c'era cosa a cui il duca non potesse aspirare presso la regina e
aggiunse di non nutrire dubbi che questa sarebbe stata anche disposta a sposarlo. La sera stessa il re
ne parl al duca di Nemours; gli fece riferire dal conte di Randan tutte le conversazioni con
Elisabetta e gli consigli di tentare questa grande fortuna. Il signor di Nemours a tutta prima pens
che il re scherzasse, ma poi, resosi conto del contrario: Almeno, sire, gli disse, se mi avventuro
in una simile chimerica impresa per consiglio e per servizio della Maest Vostra, io la supplico di
mantenere il segreto fin tanto che il successo non mi sia di giustificazione davanti all'opinione
pubblica; e supplico che non mi si faccia apparire cos vanitoso da poter immaginare che una regina
che non mi ha mai visto voglia sposarmi per amore.

Il re gli promise di non parlare di questo progetto a nessun altro che al connestabile; e anzi
giudic il segreto necessario al successo. Il conte di Randan consigli al duca di recarsi in
Inghilterra col semplice pretesto di un viaggio, ma questi non seppe risolversi. Mand invece un tal
Lignerolles, giovane gentiluomo di spirito e suo favorito, affinch si rendesse conto dei sentimenti
della regina e cercasse di stabilire qualche contatto. In attesa dell'esito del viaggio, egli si rec dal
duca di Savoia, che in quel tempo era a Bruxelles col re di Spagna. La morte di Maria d'Inghilterra
aveva creato gravi ostacoli alla pace; l'assemblea si sciolse alla fine di novembre e il re torn a
Parigi.
Fu proprio in quel tempo che fece la sua apparizione a corte una bellezza che attrasse tutti
gli sguardi, e bisogna ben credere che fosse una bellezza perfetta se pot suscitare ammirazione in
un luogo dove alle belle donne si era abituati. Ella apparteneva alla medesima casata del visdomino
di Chartres ed era una delle pi grandi ereditiere di Francia. Suo padre era morto in giovane et,
lasciandola sotto la tutela della moglie, la principessa di Chartres, donna straordinaria per onest,
virt e saggezza. Dopo la morte del marito, la principessa era rimasta per parecchi anni lontana
dalla corte. In questo periodo di ritiro, tutte le sue cure erano state rivolte all'educazione della figlia;
n si era dedicata solo a coltivarne lo spirito e la bellezza, bens a cercare di renderla virtuosa e a
farle amare questa virt. La maggior parte delle madri credono di poter tenere lontana la galanteria
dalle giovinette sorvolando su questo argomento. La principessa era di parere contrario: spesso
parlava a sua figlia dell'amore, mostrandole ci che esso ha di attraente per meglio persuaderla su
ci che andava spiegandole esservi di pericoloso; le parlava della poca sincerit degli uomini, dei
loro inganni, delle loro infedelt e delle infelicit domestiche dovute a certi legami; e d'altra parte le
prospettava quanto fosse serena la vita di una donna onesta e quanto splendore e quanta nobilt la
virt conferisse ad una donna bella e di alto lignaggio. Ma le diceva anche quanto fosse difficile
conservare tale virt se non a patto di una estrema prudenza verso se stesse e di una grande cura
nell'aggrapparsi a quella sola cosa che pu fare la felicit di una donna: amare il proprio marito ed
esserne riamata.
Questa ereditiera era allora uno dei migliori partiti di Francia e, sebbene fosse giovanissima,
erano gi state avanzate per lei varie proposte di matrimonio. La principessa di Chartres, oltremodo
orgogliosa di quella sua figlia, non trovava mai nessuno degno di lei; quando fu sui sedici anni,
volle portarla a corte. Come ella vi giunse, il visdomino and ad incontrarla e fu colpito, e non a
torto, dalla bellezza di madamigella di Chartres. Il bianco dell'incarnato e l'oro dei capelli le davano
uno splendore mai visto; tutti i suoi lineamenti erano perfetti e il volto e la figura erano pieni di
grazia e di fascino.
Il giorno seguente al suo arrivo, madamigella di Chartres si rec a scegliere delle gemme da
un italiano che ne faceva commercio in tutto il mondo. Costui era venuto da Firenze con la regina e
si era talmente arricchito con i suoi traffici che la sua casa pareva piuttosto quella di un gran signore
che non di un mercante. Mentre madamigella era l, sopraggiunse il principe di Clves. Egli rimase
talmente colpito da una cos grande bellezza, che non seppe celare la propria meraviglia e
madamigella di Chartres non pot impedirsi di arrossire vedendo la sorpresa di cui era causa; si
riprese tuttavia subito senza mostrare altra attenzione ai movimenti del principe che quella dovuta
dalla cortesia ad un uomo di tal rango. Intanto il principe di Clves continuava a guardarla con
ammirazione, senza riuscire a capire chi fosse quella bella persona che non conosceva. Capiva
dall'aspetto di lei e da quello del suo seguito che doveva essere persona di alto lignaggio; la sua
giovinezza gli faceva pensare che fosse damigella, ma, poich non era accompagnata dalla madre e
l'italiano, che non la conosceva, la chiamava signora, non sapeva cosa pensare e continuava a
guardarla con meraviglia. Si rese conto per che i suoi sguardi la imbarazzavano, contrariamente a
quanto accade alle giovinette, che vedono sempre con piacere gli effetti della loro bellezza; e si rese
anche conto che per causa sua ella mostrava una certa impazienza di andarsene, cosa che fece di l a
poco. Il principe di Clves si consol di perderla di vista nella speranza di poter presto sapere chi
ella fosse; ma rimase oltremodo stupito quando si rese conto che nessuno la conosceva. Egli era
rimasto cos colpito dalla bellezza e dalla modestia che la giovinetta mostrava in ogni suo gesto, che

possiamo dire che fin da quel primo momento concep per lei un amore e una stima straordinari. La
sera si rec da Madama, sorella del re. Questa principessa era tenuta in grande considerazione per
l'ascendente che esercitava sul re suo fratello; ascendente tale che il re, stipulando la pace, aveva
acconsentito a restituire il Piemonte per farle sposare il duca di Savoia. Sebbene per tutta la vita
Madama avesse desiderato di sposarsi, non voleva sposare altri che un re e per questo aveva
rifiutato il re di Navarra quando non era che semplice duca di Vendme; e aveva continuato a
sperare nel duca di Savoia, per il quale sentiva una certa attrazione fin da quando l'aveva veduto a
Nizza durante l'incontro fra il re Francesco I e il papa Paolo III. Donna di molto spirito e di gran
gusto per le cose belle, attirava le persone migliori e a volte tutta la corte si trovava riunita da lei.
Il principe di Clves vi si rec come era suo costume; era cos impressionato dalla bellezza
di madamigella di Chartres che non poteva parlare d'altro. Raccont a tutti quel suo incontro, senza
stancarsi di tessere elogi della persona che aveva veduto ma che non sapeva chi fosse. Madama gli
rispose che non esisteva una persona come quella che lui andava descrivendo e che, qualora fosse
esistita, sarebbe stata nota a tutti. La baronessa di Dampierre, che era sua dama d'onore, e che era
amica della signora di Chartres, udita la conversazione, si avvicin alla principessa e a bassa voce le
disse che la persona incontrata dal principe di Clves doveva essere senza dubbio madamigella di
Chartres. Madama allora, volgendosi a lui, gli disse che se fosse tornato all'indomani gli avrebbe
mostrato quella bellezza che tanto lo aveva colpito. Madamigella di Chartres comparve infatti a
corte il giorno dopo e fu ricevuta con grande affabilit dalle regine e con tanta ammirazione da tutti
che non udiva intorno a s altro che lodi. E quelle lodi ella accoglieva con cos nobile modestia, che
pareva quasi non le udisse o non ne fosse toccata. Si rec poi da Madama sorella del re; e la
principessa, lodata la sua bellezza, le parl della meraviglia che aveva destato nel principe di
Clves. Un attimo dopo questi comparve: Venite, gli disse Madama, e guardate se non
mantengo la promessa; e se mostrandovi madamigella di Chartres non vi mostro quella bellezza che
andavate cercando; ringraziatemi almeno per aver raccontato a madamigella quanto voi
l'ammirate.
Il principe di Clves prov grande gioia vedendo che la persona che trovava cos graziosa
era di rango pari alla sua bellezza; le si avvicin e la supplic di ricordarsi che egli era stato il primo
ad ammirarla e che, senza conoscerla, aveva concepito per lei i sentimenti di stima e di rispetto che
le erano dovuti.
Il cavaliere di Guisa e lui, che erano amici, se ne andarono insieme; e in un primo momento
si lasciarono trasportare a fare le lodi di madamigella di Chartres; improvvisamente poi si resero
conto di lodarla troppo e smisero di palesare i propri sentimenti; ma nei giorni che seguirono,
ovunque si incontrassero, non potevano fare a meno di parlarne. E questa nuova bellezza divenne
per lungo tempo l'argomento di tutte le conversazioni. La regina la lod molto ed ebbe per lei ogni
considerazione; la regina delfina ne fece una delle sue favorite e preg la principessa di Chartres di
condurla spesso da lei. Le principesse, figlie del re, la mandavano a chiamare di continuo perch
prendesse parte ai loro divertimenti. Infine ella era amata e ammirata da tutta la corte tranne che
dalla duchessa del Valentinois. Non che tale bellezza le desse ombra: la sua lunga esperienza le
aveva insegnato che nulla poteva temere da parte del re; ma nutriva un odio cos profondo per il
visdomino di Chartres, che aveva sperato di legare a s con il matrimonio di una delle sue figlie e
che invece era alleato della regina, da non poter guardare con benevolenza una persona che ne
portava il nome e per la quale egli mostrava grande amicizia.
Il principe di Clves si innamor perdutamente di madamigella di Chartres e sperava
ardentemente di sposarla; temeva per che l'orgoglio della principessa di Chartres disdegnasse di
dare in isposa la figlia ad un uomo che non era il primogenito della propria famiglia. Tuttavia la sua
casata era di cos grande lignaggio e il conte d'Eu, che era il primogenito, aveva da poco sposato
una persona cos vicina alla casa reale, che i timori del principe di Clves erano dovuti pi alla
timidezza causata dall'amore che a ragioni serie. Egli aveva numerosi rivali; e fra questi il pi
temibile gli pareva il cavaliere di Guisa per la sua nascita, per i suoi meriti e per il lustro che il
favore reale accordava alla sua casa. Anche costui, fin dal primo giorno che l'aveva veduta, era stato

preso d'amore per madamigella di Chartres; e non gli era sfuggita la passione del principe di Clves,
come al principe non era sfuggita la sua. E, sebbene fossero amici, il distacco creato dalla rivalit
non aveva consentito loro di giungere ad una spiegazione; e l'amicizia si era raffreddata senza che
avessero avuto la forza di spiegarsi.
Al principe di Clves il fatto di avere veduto per primo madamigella di Chartres pareva un
buon auspicio, quasi un vantaggio nei confronti dei suoi rivali e questo sebbene prevedesse di
incontrare grandi difficolt presso il duca di Nevers suo padre. Questi era strettamente legato alla
duchessa del Valentinois; e l'inimicizia di lei per il visdomino era ragione sufficiente per impedire
al duca di Nevers di consentire alle nozze di un suo proprio figlio con la nipote del visdomino. La
signora di Chartres, che aveva sempre posto ogni cura nell'educare sua figlia alla virt, non trascur
tale compito in un luogo dove la virt era tanto necessaria e dove fiorivano esempi tanto pericolosi.
L'ambizione e la galanteria erano l'anima stessa di quella corte e dominavano in modo uguale sia
uomini che donne. Tale era il groviglio di interessi e di intrighi e tanta parte vi avevano le donne,
che l'amore era sempre intrecciato alla politica e la politica all'amore. Nessuno poteva vivere
tranquillo o rimanerne fuori: tutti avevano smania di innalzarsi, di piacere, di servire o di nuocere.
Non si conosceva noia n ozio, e si era sempre occupati da piaceri o da intrighi. Ogni dama aveva
un suo particolare attaccamento o per la regina o per la regina delfina o per la regina di Navarra, o
per Madama sorella del re, o per la duchessa del Valentinois. Inclinazioni particolari, ragioni di
convenienza, affinit di carattere determinavano questi diversi legami. Le dame che avevano
passato la prima giovinezza e che facevano professione della pi austera virt erano legate alla
regina. Quelle che erano pi giovani e che cercavano gioia e galanteria ruotavano intorno alla regina
delfina. La regina di Navarra aveva le proprie favorite, era giovane ed aveva dell'ascendente sul re
suo marito; questi era legato al connestabile e ci gli dava prestigio. Madama sorella del re era
ancora bella e attirava attorno a s molte dame. La duchessa del Valentinois aveva dalla sua tutte
quelle su cui si degnasse di posare lo sguardo, sebbene poche fossero le donne che le andavano a
genio. E ad eccezione di quelle che godevano della sua familiarit, della sua confidenza e di un
carattere congeniale al suo, ella non riceveva che raramente, solo quando le piaceva avere una corte
pari a quella della regina. Tutte queste differenti cricche erano rivali fra loro; le dame che ne
facevano parte erano gelose le une delle altre: sia per il favore del sovrano, sia per i loro amanti;
interessi di supremazia o di ambizione si trovavano spesso mischiati ad altri meno importanti ma
non per questo meno profondi. Di modo che vi era in quella corte una continua eccitazione senza
disordine che poteva essere piacevole, ma anche molto pericolosa per una giovinetta. La principessa
di Chartres si rendeva perfettamente conto dei pericoli e non pensava ad altro che a difenderne la
figlia. La preg quindi, non come madre ma piuttosto come amica, di confidarle tutte le galanterie
che le fossero rivolte e le promise il suo aiuto in tutte quelle circostanze nelle quali facile, quando
si giovani, trovarsi in imbarazzo.
Il cavaliere di Guisa lasci a tal segno trasparire i sentimenti e le speranze che nutriva per
madamigella di Chartres, da renderne subito edotta tutta la corte. Tuttavia egli vedeva quanto fosse
difficile attuare il suo desiderio; sapeva di non essere un partito conveniente per madamigella di
Chartres a causa dei suoi pochi beni di fortuna, inadeguati a sostenere il suo rango; e sapeva anche
che i suoi fratelli non avrebbero voluto un suo matrimonio per gli svantaggi che i matrimoni dei
cadetti portano sempre nelle grandi famiglie. Il cardinale di Lorena gli conferm che non si stava
sbagliando e biasim con straordinaria violenza il suo attaccamento per madamigella di Chartres,
senza svelargliene le vere ragioni. In verit il cardinale nutriva per il visdomino un odio allora
segreto, ma che si sarebbe manifestato in seguito. Egli avrebbe preferito per il fratello qualunque
altro parentado a quello; e incominci a manifestare tanto pubblicamente il suo dissenso, che la
principessa di Chartres ne rimase non poco offesa. Prese perci a mostrare che il cardinale non
aveva nulla da temere e che non pensava affatto a tal matrimonio. Il visdomino prese lo stesso
atteggiamento, e si risent ancor pi della principessa di Chartres per la condotta del cardinale di
Lorena perch ne conosceva i motivi.
Non meno del cavaliere di Guisa, il principe di Clves aveva lasciato scorgere il suo amore.

Il duca di Nevers ne fu assai scontento, ma pens che fosse sufficiente parlare al figlio per fargli
cambiare atteggiamento; fu dunque non poco stupito nel trovarlo deciso a sposare madamigella di
Chartres. Lo biasim, si arrabbi e si cur cos poco di nascondere la sua ira che la cosa fu subito
risaputa a corte e giunse sino agli orecchi della principessa di Chartres. Questa non aveva mai
messo in dubbio che il duca di Nevers dovesse considerare questo matrimonio vantaggioso per il
figlio e fu oltremodo stupita che sia la casata di Clves che quella di Guisa temessero pi che non
desiderassero questo parentado. Ne ebbe tale dispetto che incominci ad architettare di trovare per
sua figlia un partito che la mettesse al disopra di coloro che si credevano superiori a lei. Dopo aver
esaminato tutta la situazione, pos gli occhi sul principe delfino, figlio del duca di Montpensier, che
era in et di sposarsi e il pi gran partito che ci fosse a corte. La principessa era donna abile, era
aiutata dal visdomino, che godeva in quel momento di grande prestigio, e sua figlia era un ottimo
partito; infine si condusse con tanta abilit e tanto successo che il duca di Montpensier parve
desiderare questo matrimonio e sembr che nessuna difficolt potesse pi sorgere.
Il visdomino, che sapeva quanto il signor d'Anville fosse devoto alla regina delfina, cred
che si dovesse adoperare il potere che questa principessa esercitava su di lui per impegnarlo a
servire la causa di madamigella di Chartres davanti al re e davanti al duca di Montpensier, di cui era
intimo amico.
Ne parl dunque alla regina delfina e questa si impegn con gioia in un intrigo che mirava a
rendere potente una persona a lei molto cara; lo disse al visdomino e lo assicur che, bench sapesse
di far cosa sgradita al cardinale di Lorena suo zio, si impegnava volentieri; tanto pi avendo motivo
di lamentarsi del cardinale, che in ogni occasione parteggiava per la regina contro di lei.
Le persone galanti per indole accolgono sempre con piacere pretesti per parlare a coloro da
cui sono amate. Partito il visdomino, la regina delfina incaric Chastelart, che era il favorito del
signor d'Anville e che ne conosceva la passione, di dire a questo principe di recarsi quella stessa
sera dalla regina. Chastelart ricev l'incarico con gioia e rispetto: questo gentiluomo apparteneva ad
una buona casata del Delfinato e meriti personali e spirito lo mettevano ben al disopra della sua
origine. Egli era ricevuto e trattato con molta affabilit da tutti i grandi signori della corte e la
protezione di Montmorency l'aveva avvicinato in modo speciale al signor d'Anville. Egli era di
bell'aspetto, abile in ogni esercizio fisico; cantava con grazia, componeva versi ed il suo spirito
galante ed appassionato era tanto piaciuto al principe d'Anville che questi lo mise a parte del suo
amore per la delfina. Tale confidenza lo avvicinava alla regina, e fu proprio nel vederla cos sovente
che concep quella infelice passione dalla quale fu tratto fuor di senno e che poi gli cost la vita.
Il principe d'Anville non manc di trovarsi quella sera dalla regina e si reput fortunato che
la delfina lo avesse scelto per un'impresa che le stava a cuore; promise perci di obbedire con tutta
coscienza a quanto ella gli avrebbe ordinato. Ma la duchessa del Valentinois, avvertita per tempo di
questo progetto, l'aveva cos fortemente avversato e tanto aveva prevenuto il re che, quando il
principe d'Anville gliene parl, il re lasci chiaramente intendere di non approvarlo e gli ordin per
giunta di farlo sapere al duca di Montpensier. Si pu facilmente immaginare quali fossero i
sentimenti della principessa di Chartres quando vide spezzarsi le trame di un progetto che le stava
tanto a cuore; un insuccesso, poi, che tornava tutto a favore dei suoi nemici e che faceva gran torto a
sua figlia. La regina delfina espresse a madamigella di Chartres, con molto affetto, il suo disappunto
per non aver potuto esserle utile. Vedete, le disse, quanto scarso sia il mio potere; sono talmente
odiata dalla regina e dalla duchessa del Valentinois che ben raro che esse, o direttamente o
attraverso i loro accoliti, non ostacolino qualsivoglia mio desiderio. Eppure, continu, ho sempre
cercato di rendermi ben accetta: ma esse mi odiano a causa del ricordo della regina mia madre, che
in altri tempi procur loro gelosie e inquietudini. Il re l'aveva amata prima di innamorarsi della
duchessa del Valentinois; e, nei primi anni del suo matrimonio, quando ancora non aveva figli,
parve persino deciso, sebbene amasse la duchessa, a rompere il matrimonio per sposare mia madre.
La duchessa del Valentinois, che temeva una donna gi amata dal re e la cui bellezza e spirito
potevano nuocere al suo favore, si alle al connestabile, che vedeva pure lui di malocchio che il re
sposasse una sorella del duca di Guisa. Trassero dalla loro il defunto re e questi, sebbene odiasse la

duchessa del Valentinois, siccome amava la regina, pure collabor con loro per impedire al figlio di
rompere il matrimonio; anzi, per togliergli del tutto dalla testa il pensiero di sposare la regina mia
madre, sposarono questa al re di Scozia, vedovo di madama Maddalena, sorella del re. E questo per
il semplice fatto che un tal matrimonio poteva concludersi pi rapidamente, bench sapessero di
mancare, in questo modo, agli impegni presi col re di Inghilterra, che ardentemente ambiva a quelle
nozze. Per poco ci non provoc una rottura fra i due re. Enrico VIII era inconsolabile per le
sfumate nozze e, qualunque altra principessa francese gli venisse proposta, rispondeva sempre che
non gli avrebbe riempito il vuoto lasciato da colei che gli era stata tolta. anche vero che la regina
mia madre era di una perfetta bellezza ed un fatto unico che, vedova del duca di Longueville, tre
re abbiano desiderato impalmarla; il suo triste destino ha fatto s che andasse sposa al minore dei
tre, regina di un regno dove altro non trova che amarezze. Si dice che io le rassomigli; penso di
rassomigliarle anche nel destino infelice: qualunque felicit la sorte sembri volermi preparare, non
credo che riuscir giammai a goderne.
Madamigella di Chartres rispose alla regina che questi tristi presentimenti erano cos poco
fondati che essa non li avrebbe conservati a lungo e che non doveva dubitare che la sua felicit
avrebbe corrisposto alle apparenze.
Nessuno pi osava pensare a madamigella di Chartres, sia per timore di dispiacere al re, sia
per timore di non riuscire accetto a una persona che aveva aspirato al matrimonio con un principe
del sangue. Queste considerazioni non potevano per arrestare il principe di Clves: la morte del
duca di Nevers, avvenuta proprio allora, gli dava intera libert di seguire le proprie inclinazioni e,
appena spirato il periodo di lutto, non pens pi che al modo di sposare madamigella di Chartres.
Era per lui una fortuna farsi avanti in un momento in cui tutti gli altri pretendenti si erano dileguati
e perci era quasi certo di non andare incontro ad un rifiuto. Solo il timore di non essere
completamente gradito turbava la sua gioia, e avrebbe di gran lunga preferito la felicit di piacerle
alla certezza di sposarla senza esserne amato. Qualche gelosia gli aveva ispirato il cavaliere di
Guisa; ma era una gelosia fondata piuttosto sul valore di questo principe che non su un qualche atto
di madamigella di Chartres: non ebbe dunque altro pensiero che di scoprire se, per la sua felicit,
ella approvasse il progetto che nutriva su di lei. Non la incontrava che dalle regine o alle riunioni di
corte, dove parlarle era molto difficile. Tuttavia vi riusc e le parl del suo disegno e del suo amore
col massimo rispetto: la scongiur di non nascondergli quali fossero i suoi sentimenti per lui e la
assicur che i suoi erano di tal natura da renderlo per sempre infelice se non avesse obbedito altro
che per dovere alla volont della principessa sua madre. Poich madamigella di Chartres era di
animo nobile e buono, fu piena di riconoscenza per il comportamento del principe; una
riconoscenza che diede alle sue parole e alle sue risposte una certa dolcezza, quanto bastava per
dare speranza ad un uomo perdutamente innamorato come il principe, al quale parve cos di potersi
rallegrare per avere ottenuto almeno in parte quanto desiderava. Madamigella di Chartres rifer
l'intera conversazione a sua madre e la principessa le fece notare che vi era tanta magnanimit e
tante belle virt nel principe di Clves e che egli per la sua et era cos assennato che, qualora lei si
fosse sentita portata a sposarlo, per parte sua vi avrebbe acconsentito con gioia. Madamigella di
Chartres le rispose di trovargli le medesime buone qualit; che avrebbe anche potuto sposarlo con
meno ripugnanza di chiunque altro, ma che non sentiva per lui nessuna particolare attrazione.
L'indomani il principe fece parlare alla principessa di Chartres; questa accolse la domanda
senza preoccuparsi di dare alla figlia un marito che non avrebbe potuto amare. Il contratto fu
concluso; se ne parl al re ed il fidanzamento fu noto a tutti.
Il principe di Clves era felice, ma la sua felicit non era senz'ombra. Vedeva con pena che i
sentimenti di madamigella di Chartres non oltrepassavano la stima e la riconoscenza, n poteva
illudersi che altri ne nascondesse di pi amorosi, dato che la loro condizione le avrebbe permesso di
dimostrarlo senza per questo offendere la sua estrema riservatezza. Non passava giorno senza che
egli se ne lamentasse:
- mai possibile - le diceva - che sposandovi io possa non essere felice? Eppure io non lo
sono. Voi non avete per me che una sorta di bont, la quale non pu bastarmi: non sentite n

impazienza, n inquietudine, n dolore: voi non siete turbata dalla mia passione pi che non lo
sareste da un legame basato sui vantaggi della vostra posizione invece che sulle grazie della vostra
persona.
- Siete ingiusto lamentandovi - ella gli rispondeva; - non so cosa possiate desiderare di pi e
mi pare che le convenienze non permettano altro.
- vero - egli replic - che mi date alcuni segni di cui sarei contento se al di l di essi vi
fosse qualche cosa; ma la convenienza, invece di porvi un freno, essa sola che vi fa fare quello che
fate. Io non commuovo n il vostro istinto n il vostro cuore e la mia presenza non vi d n piacere
n turbamento.
- Voi non potete mettere in dubbio la mia gioia nel vedervi; e quando vi vedo arrossisco cos
sovente, che non so come possiate dubitare che la vostra vista mi provochi turbamento.
- Io non mi inganno sul vostro rossore; un sentimento di modestia e non un moto del
cuore; e non ne posso trarre maggior consolazione di quanta ne debba trarre.
Madamigella di Chartres non sapeva cosa rispondere; queste distinzioni oltrepassavano la
sua esperienza. E il principe di Clves si accorgeva fin troppo di quanto fosse lontana dall'avere per
lui dei sentimenti che potessero soddisfarlo, poich gli era evidente che ella nemmeno li capiva.
Il cavaliere di Guisa ritorn da un viaggio pochi giorni prima delle nozze; aveva visto
sorgere tali e tanto insormontabili ostacoli al suo desiderio di sposare madamigella di Chartres, che
non aveva pi sperato di riuscirvi; e tuttavia il vederla andare sposa ad un altro lo afflisse
oltremodo. N questo dolore diminu la sua passione e lo lasci meno innamorato. Madamigella di
Chartres non aveva ignorato i sentimenti del duca per lei; inoltre, al suo ritorno, questi le aveva fatto
sapere che ella era la causa dell'immensa tristezza dipinta sul suo volto; ed egli era uomo di tale
valore e di tale cortesia che non era possibile renderlo infelice senza provarne qualche piet. Cos
ella non poteva impedirsi di averne; ma la piet non l'induceva ad altri sentimenti; ella raccont a
sua madre tutta la pena che quell'amore le dava.
La principessa di Chartres ammirava la sincerit di sua figlia e ben a ragione, perch
nessuno mai ne ebbe di maggiore n di pi spontanea; si stupiva per che il suo cuore non fosse
affatto turbato, tanto pi che si rendeva ben conto che nemmeno il principe di Clves era riuscito a
turbarlo pi degli altri. Per questo ella adoper tutte le sue arti per farla affezionare al marito e farle
comprendere quanto dovesse essergli grata dell'affetto che aveva concepito per lei prima ancora di
conoscerla e dell'amore che le aveva dimostrato scegliendola fra tutti gli altri partiti in un momento
in cui nessuno osava pi pensare a lei.
Il matrimonio ebbe luogo. La cerimonia si svolse al Louvre; e la sera il re e le regine e tutta
la corte si recarono a pranzo dalla duchessa di Chartres, dove furono ricevuti con splendore e
magnificenza. Il principe di Guisa non os tenersi lontano dalla cerimonia per non farsi notare, ma
riusc cos male a dominare la sua tristezza che se ne avvidero tutti.
Il principe di Clves doveva ben presto rendersi conto che madamigella di Chartres non
aveva mutato i suoi sentimenti col mutare del nome. La qualit di marito gli concedeva pi ampi
privilegi, ma non un posto diverso nel cuore della moglie. E per questo egli non cess di continuare
ad essere anche il suo amante perch sempre oltre il possesso gli rimaneva da desiderare qualche
altra cosa. E sebbene vivessero in una perfetta armonia, egli non era felice del tutto; continuava ad
avere per lei una passione violenta e inquieta che turbava la sua gioia, sebbene in tale turbamento la
gelosia non avesse parte: mai marito era stato pi lontano dal concepirla, n donna dal darne
motivo. Eppure in mezzo alla corte ella era esposta a tutti i pericoli. Ogni giorno si recava dalle
regine o da Madama. Uomini giovani e galanti, quanti ve n'erano a corte, la incontravano nella sua
casa o in quella del duca di Nevers, suo cognato, che teneva tavola imbandita; ma ella sapeva
ispirare un tale rispetto e pareva cos lontana da ogni galanteria che persino il maresciallo di SaintAndr, uomo audace e sostenuto dal favore del re, era colpito dalla sua bellezza senza peraltro osare
dimostrarglielo altrimenti che con atti di premura e di rispetto. Parecchi altri si trovavano nella
medesima situazione, e la principessa di Chartres aggiungeva alla saggezza della figlia una condotta
tanto irreprensibile sotto tutti i punti di vista che finiva per farla apparire inavvicinabile.

La duchessa di Lorena, lavorando per la pace, aveva nello stesso tempo lavorato per il
matrimonio di suo figlio, il duca di Lorena: matrimonio combinato con Claudia di Francia,
secondogenita del re. Le nozze furono stabilite per il mese di febbraio.
Frattanto il duca di Nemours se ne era rimasto a Bruxelles, interamente preso dai suoi
progetti sull'Inghilterra, da dove in continuazione arrivavano e partivano corrieri. Le sue speranze
andavano aumentando; infine Lignerolles gli fece sapere che era tempo per lui di recarsi in
Inghilterra per portare a compimento, con la sua presenza, quanto era stato cos bene preparato. Egli
accolse questa notizia con tutta la gioia che pu provare un giovane ambizioso che si veda portato
su un trono da nient'altro che dalla propria fama. Poco per volta era andato abituandosi a una cos
grande fortuna, e, mentre prima l'aveva scartata come cosa irraggiungibile, nella sua mente le
difficolt si erano attenuate e gli ostacoli si erano dissolti.
Invi sollecitamente suoi incaricati a Parigi a dare le disposizioni necessarie per
l'allestimento di un magnifico equipaggio, onde poter fare la sua apparizione in Inghilterra con una
pompa proporzionata al progetto che ve lo conduceva, e si affrett a venire lui stesso a corte per
assistere al matrimonio del duca di Lorena.
Giunse alla vigilia degli sponsali e la sera stessa and a rendere conto al re del cammino
compiuto dal suo progetto ed a ricevere suoi ordini e suoi consigli per quanto gli restava da fare. Poi
and dalle regine. La principessa di Clves non c'era, di modo che non lo vide e nemmeno seppe
che era arrivato. Aveva sentito parlare da tutti indistintamente del duca di Nemours come della
persona pi bella e pi affascinante di tutta la corte, e soprattutto la regina delfina glielo aveva
descritto in modo tale da renderla curiosa e anche impaziente di vederlo.
La principessa di Clves rimase per tutta la giornata degli sponsali in casa ad acconciarsi per
il ballo ed il banchetto reale che si teneva al Louvre la sera stessa. Quando vi giunse, la sua bellezza
e la sua acconciatura furono oltremodo ammirate; poi il ballo incominci e, mentre ella danzava col
duca di Guisa, un fitto brusio si alz vicino alla porta della sala, come se entrasse qualcuno a cui si
dovesse fare prontamente largo. La principessa di Clves termin la danza e, mentre con gli occhi
cercava il prossimo ballerino, il re le grid di prendere la persona che stava entrando allora. Ella si
volse e subito pens che colui che stava scavalcando le sedie per giungere dove si ballava non
poteva essere altri che il duca di Nemours. Questo principe era fatto in modo tale che era ben
difficile non essere sorpresi quando lo si vedeva la prima volta; e specialmente quella sera in cui la
cura presa nell'abbigliarsi aveva ancor pi accresciuto l'aria ineffabile che spirava da tutta la sua
persona. Ma era anche ben difficile vedere per la prima volta la principessa di Clves senza provare
un enorme stupore.
Il signor di Nemours fu talmente meravigliato della sua bellezza che, quando le si fu
avvicinato ed ella gli fece riverenza, non pot non dar segni della sua ammirazione. Un mormorio di
lodi si alz nella sala quando incominciarono a danzare. Il re e la regina, rammentandosi che non si
erano mai veduti prima, trovarono qualche cosa di assai singolare in quel loro danzare insieme
senza conoscersi. Finita la danza, li chiamarono e, senza dar loro modo di parlare prima con altri,
chiesero ad entrambi se non desiderassero conoscere a vicenda chi fossero e se per caso non lo
supponessero.
- Per conto mio, signora - disse il duca di Nemours, - non ho dubbio alcuno: ma poich la
principessa di Clves non ha, per indovinare chi io sia, le stesse ragioni che ho io per riconoscerla,
desidererei che la Maest Vostra le dicesse il mio nome.
- Io credo - disse la regina delfina - che alla principessa sia noto il vostro nome come a voi il
suo.
- Vi assicuro, signora - disse la principessa di Clves, che pareva un po' imbarazzata, - che
non sono cos buona indovina quanto pensate.
- Voi indovinate benissimo - ribatt la regina delfina - e vi persino qualche cosa di
lusinghiero per il duca di Nemours in questo vostro non voler confessare di averlo riconosciuto
senza averlo mai veduto.
La regina li interruppe per far continuare il ballo. Il duca di Nemours danz con la regina

delfina, che era donna di meravigliosa bellezza, o almeno tale gli era apparsa prima del suo viaggio
nelle Fiandre; ma quella sera egli non sapeva ammirare altra donna che la principessa di Clves.
Il cavaliere di Guisa, che seguitava ad adorarla, era ai suoi piedi e quanto era accaduto gli
aveva dato un dolore cocente. Lo consider come un presagio che la sorte destinava il duca di
Nemours ad amare la principessa di Clves. Sia che un qualche turbamento fosse realmente apparso
su quel volto, sia che la gelosia gli facesse vedere pi del vero, sta di fatto che gli parve commossa e
non pot fare a meno di dirle che il duca di Nemours era ben fortunato di cominciare la sua
conoscenza in circostanze che avevano qualche cosa di galante e di straordinario.
La principessa rincas, l'animo cos colmo di tutto quel che era successo al ballo che,
malgrado l'ora assai tarda, entr nella camera della madre per rendergliene conto; e si mise a tessere
le lodi del signor di Nemours con un certo qual tono, tanto che il medesimo dubbio del duca di
Guisa si insinu nell'animo della principessa di Chartres.
L'indomani ebbe luogo la cerimonia delle nozze; la principessa di Clves rivide il duca di
Nemours, dall'aspetto e dalla grazia cos ammirevoli che di nuovo ne fu colpita.
I giorni seguenti lo rivide dalla regina delfina; lo vide giocare alla pallacorda col re, correre
agli anelli e lo ud conversare; e sempre si rese conto che era tanto superiore a tutti e dominava a tal
punto la conversazione in tutti i luoghi in cui si trovava, e per la grazia della persona e per la nobilt
dello spirito, che in un breve giro di tempo egli le si impresse nel cuore.
anche vero che, provando il signor di Nemours per lei una violenta attrazione, che gli dava
quella dolcezza e quella vivacit che ispirano il primo desiderio di piacere, egli era ancora pi
incantevole del solito; di modo che, vedendosi di continuo e trovandosi l'un l'altro quanto a corte vi
fosse di pi perfetto, sarebbe stato ben difficile che non si piacessero infinitamente.
La duchessa del Valentinois prendeva parte a tutti i divertimenti e il re aveva per lei lo stesso
ardore e gli stessi riguardi dei primi tempi della sua passione. La principessa di Clves, che era in
quell'et in cui si crede che una donna non possa pi essere amata quando ha passato i venticinque
anni, guardava con stupore l'infatuazione del re per la duchessa, ormai nonna di una nipotina che
era andata sposa proprio in quei giorni. Ella ne parlava spesso a sua madre:
- Come mai possibile, signora, che il re dopo tanto tempo l'ami ancora? Come ha potuto
legarsi a una persona tanto pi anziana di lui? E che per di pi era stata l'amante di suo padre e
anche di molti altri, a quanto si sente dire?
- vero - le rispondeva la principessa di Chartres - che non sono stati i meriti e la fedelt
della duchessa del Valentinois a far nascere la passione del re e a renderla tanto tenace; e proprio
per questo non punto scusabile; perch se quella donna, oltre che di grande nascita, fosse stata
giovane e bella, ed avesse avuto il merito di non avere mai amato, e avesse amato il re con assoluta
fedelt e per quello che egli senza calcolo e ambizione, e non si fosse servita del suo potere altro
che per cose oneste e a lui gradite, allora sarebbe stato ben difficile negare lode al re per quel suo
grande attaccamento. Se non temessi - ella seguit - di far dire di me quello che si dice di tutte le
donne della mia et, che amano raccontare le storie dei loro tempi, io potrei dirvi come nacque la
passione del re per la duchessa e molte altre cose ancora della corte del defunto re, che hanno non
pochi rapporti con quanto ora accade.
- Lungi dall'accusarvi - rispose la principessa di Clves - di ripetere vecchie storie, mi dolgo,
signora, che non mi abbiate resa edotta delle storie di oggi e non mi abbiate istruita sui vari interessi
e intrighi della corte. Io li ignoro a tal punto che, fino a poco tempo fa, pensavo che il connestabile
fosse in ottimi rapporti con la regina.
- Credevate cosa del tutto contraria alla verit - rispose la principessa di Chartres. - La regina
odia il connestabile e, se un giorno avr qualche potere, il connestabile non tarder ad accorgersene.
Sua maest sa che egli ha insinuato pi volte al re che di tutti i suoi figli soltanto quelli naturali gli
rassomigliano.
- Mai avrei potuto immaginare un simile odio - la interruppe la signora di Clves, - perch
ho visto con quanta premura la regina scrivesse al connestabile, quando questi era prigioniero, e la
gioia che dimostr al suo ritorno sempre chiamandolo compare cos come fa anche il re.

- Se in un luogo come questo giudicherete dalle apparenze - rispose la principessa di


Chartres, - vi ingannerete sempre: quello che si vede non quasi mai la verit.
Ma, per tornare alla duchessa del Valentinois, sapete che il suo nome Diana di Poitiers,
una casata illustre che discende dagli antichi duchi di Aquitania; una sua antenata era figlia naturale
di Luigi XI e il suo lignaggio non potrebbe essere pi nobile. Saint-Valier, suo padre, fu gravemente
implicato nell'affare del connestabile di Borbone, di cui avrete sentito parlare. Egli fu condannato
alla decapitazione e condotto al patibolo. Sua figlia, che era di meravigliosa bellezza, e che gi era
piaciuta al defunto re, seppe cos ben fare (ignoro con quali mezzi) che ne ottenne salva la vita. Fu
graziato in punto di morte, ma era stato preso da tale terrore da perdere la conoscenza e morire
pochi giorni dopo. Fu allora che la figlia fece il suo ingresso a corte come amante del re. Il viaggio
in Italia e la prigionia di questi misero fine a tale passione. Quando torn dalla Spagna, madama la
reggente gli and incontro a Bayonne, conducendo con s tutte le damigelle, fra le quali vi era
madamigella di Pisseleu, che divenne in seguito duchessa d'tampes. Il re se ne innamor. Ella era
inferiore per nascita, spirito e bellezza alla duchessa del Valentinois, ma aveva per s il vantaggio di
essere giovane. L'ho sentita pi volte affermare di essere nata il giorno in cui Diana di Poitiers era
andata sposa. Ma a farla parlare di tal sorta era l'odio e non la verit; poich, se non m'inganno, la
duchessa del Valentinois spos il signor di Brz, gran siniscalco di Normandia, proprio in quel
medesimo tempo in cui il re si innamor della duchessa di tampes. Mai si era visto odio tanto
violento come fra queste due donne; la duchessa del Valentinois non poteva perdonare alla duchessa
d'tampes di averle tolto il titolo di amante del re; la duchessa d'tampes provava una violenta
gelosia per la duchessa del Valentinois, con la quale il re continuava ad avere qualche relazione. Era
un re assai poco fedele alle sue amanti; ve n'era sempre una che ne aveva il titolo e gli onori, ma
tutte quelle che erano dette della piccola comitiva se lo dividevano a turno. La perdita del delfino,
suo figlio, che mor a Tournon e si crede fosse stato avvelenato, addolor profondamente il re, che
non aveva uguale amore e simpatia per il secondogenito, l'attuale re, che giudicava meno ardito e
vivace. Un giorno in cui se ne doleva con la duchessa del Valentinois, questa gli rispose che lo
avrebbe fatto innamorare di s per renderlo pi brillante e piacevole; e vi riusc, come vedete. Sono
pi di venti anni che questa passione dura senza che il tempo e le difficolt l'abbiano mutata.
Il defunto re da prima vi si oppose, sia che egli amasse ancora tanto la duchessa del
Valentinois da esserne geloso, sia che fosse istigato dalla duchessa d'tampes, che era alla
disperazione vedendo l'attaccamento del delfino per la sua nemica; certo che egli vide sorgere
quella passione del figlio con una collera e un dolore di cui dava segni ogni giorno. Ma il figlio non
ebbe timore n della sua collera n del suo odio, e nulla valse a rallentare il suo legame o a farglielo
nascondere: cos il re fu costretto a sopportarlo e si distacc ancor pi da lui, avvicinandosi
maggiormente al suo terzogenito, il duca di Orlans. Era questi un principe molto bello, pieno di
fuoco e di ambizione, di una giovinezza impetuosa, che aveva bisogno di essere tenuta a freno ma
che avrebbe fatto di lui un gran principe, se gli anni avessero potuto maturarne lo spirito.
Il maggiorascato del delfino e il favore del re per il duca di Orlans avevano fatto nascere
fra i due fratelli una emulazione che arrivava all'odio, emulazione che datava dalla prima infanzia e
che non era mai cessata. Quando l'imperatore pass in Francia, tutte le sue preferenze andarono al
duca di Orlans, e il delfino ne fu talmente irritato che, trovandosi l'imperatore a Chantilly, tent di
costringere il connestabile ad arrestarlo senza attendere l'ordine del re. Il connestabile si rifiut; in
seguito il re lo biasim per non avere eseguito l'ordine del principe: e, quando lo allontan dalla
corte, fu in gran parte anche per questa ragione.
La rivalit fra i due fratelli diede alla duchessa d'tampes l'idea di appoggiarsi al duca di
Orlans, perch questi la sostenesse presso il re contro la duchessa del Valentinois: vi riusc. Il
duca, bench non l'amasse, si interess alla sua causa non meno di quanto il delfino si interessasse a
quella della duchessa del Valentinois. Come potete facilmente immaginare, questo fece nascere a
corte due fazioni; ma tali intrighi non si limitarono a schermaglie femminili.
L'imperatore, che aveva conservato il suo favore al duca di Orlans, si era pi volte offerto
di dargli il ducato di Milano; durante i negoziati che si conducevano per la pace, aveva fatto

intendere che gli avrebbe ceduto le diciassette province e gli avrebbe dato in sposa la figlia. Ma il
delfino non desiderava n quella pace n quelle nozze. Si serv del connestabile, che gli era sempre
stato caro, per persuadere il re di quale importanza fosse non dare al suo successore un fratello cos
potente quanto sarebbe stato un duca d'Orlans alleato dell'imperatore e signore di diciassette
province. Il connestabile fece suoi i sentimenti del delfino, tanto pi che poteva in questo modo
opporsi a quelli della duchessa d'tampes, sua dichiarata nemica, che desiderava ardentemente la
potenza del duca di Orlans.
Il delfino comandava in quel tempo l'armata del re nella Champagne; e aveva ridotto
l'esercito dell'imperatore a tali estremi che sarebbe andato completamente distrutto se la duchessa
d'tampes, temendo che una troppo grande vittoria impedisse la pace e l'alleanza dell'imperatore col
duca di Orlans, non avesse segretamente fatto avvertire i nemici di sorprendere pernay e
Chteau-Thierry, che erano pieni di vettovaglie. Cos essi fecero e cos salvarono tutta la loro
armata.
Ma la duchessa non godette a lungo del successo del proprio tradimento. Di l a poco il
duca di Orlans mor di malattia contagiosa a Farmoutiers. Egli amava una delle pi belle donne
della corte, e ne era riamato. Non ve ne dir il nome perch ha vissuto con tanta saggezza e ha
nascosto con tanta cura la passione che nutriva per quel principe che mi pare giusto che la sua
reputazione sia rispettata. Il caso volle che ricevesse la notiza della morte del marito il medesimo
giorno in cui aveva ricevuto quella del duca di Orlans; cosicch ebbe un pretesto per nascondere la
causa del suo vero dolore senza bisogno di farsi violenza.
E nemmeno il re sopravvisse a lungo al figlio: mor due anni dopo. Raccomand al delfino
di appoggiarsi al cardinale di Tournon e all'ammiraglio d'Annebault, senza punto nominare il
connestabile, che era allora relegato a Chantilly. Tuttavia la prima cosa che fece il re suo figlio fu
quella di richiamarlo e affidargli la cura del governo.
La duchessa d'tampes fu scacciata e sub tutte le vessazioni che poteva aspettarsi da una
nemica onnipotente; la duchessa del Valentinois si vendic nel modo pi completo di lei e di quanti
l'avevano avversata. Il suo potere sul re apparve ancora pi assoluto di quel che non apparisse
quando era delfino. Dopo dodici anni di regno, lei la padrona assoluta di ogni cosa; lei a disporre
delle cariche e degli affari; lei che ha fatto cacciare il cardinale di Tournon, il cancelliere Olivier e
Villeroy. Quanti hanno tentato di illuminare il re sulla sua condotta sono rimasti vittime della
propria impresa. Il conte di Taix, gran maestro d'artiglieria, che non le era amico, non riusc a
trattenersi dal parlare delle sue avventure galanti, e soprattutto di quella col conte di Brissac, per il
quale il re aveva sempre nutrito una profonda gelosia. Tuttavia ella giostr in tal modo che il conte
di Taix cadde in disgrazia, fu esonerato dalla carica e, incredibile a dirsi, questa carica fu affidata al
conte di Brissac, poi creato maresciallo di Francia. La gelosia del re non si spense, anzi and
talmente aumentando che la presenza a corte del maresciallo gli divenne insopportabile; ma la
gelosia, che in qualunque altra persona aspra e violenta, in lui dolce e moderata per il gran
rispetto che porta alla sua amante; perci, quando si decise ad allontanare il rivale, prese il pretesto
di affidargli il governo del Piemonte. E in Piemonte il conte di Brissac pass diversi anni. Ritorn
l'anno scorso con la scusa di chiedere nuove truppe e altre cose necessarie al suo esercito. Ma forse,
tra i veri motivi di questo viaggio, c'era quello di rivedere la duchessa del Valentinois ed il timore di
esserne stato dimenticato. Il re lo ha ricevuto con grande freddezza; i duchi di Guisa, che lo
detestano senza osare dimostrarlo a causa della duchessa del Valentinois, si servirono del
visdomino, suo dichiarato nemico, per impedirgli di ottenere qualsiasi cosa fosse venuto a chiedere.
Nuocergli non era difficile; il re lo odiava e la sua presenza lo rendeva inquieto; fu
giocoforza al conte di Brissac ripartire senza avere ottenuto alcun frutto dal suo viaggio, se non
forse quello di avere riacceso nella duchessa dei sentimenti che l'assenza incominciava ad attenuare.
D'altronde il re ha avuto ben altri motivi di gelosia, ma o non li ha conosciuti o non ha osato
lagnarsene.
Forse, figlia mia, prosegu ancora la duchessa di Chartres, potreste pensare che vi abbia
resa edotta di molte pi cose di quante desideraste sapere.

- Non me ne dolgo affatto, signora - rispose la principessa di Clves, - e vi interrogherei


ancora su molte altre circostanze che ignoro, se non temessi di importunarvi.
La passione del duca di Nemours per la principessa di Clves fu subito cos violenta da
togliergli il piacere e persino il ricordo delle donne che aveva amate e con le quali era rimasto in
rapporto durante la sua assenza. Non cerc nemmeno dei pretesti per rompere con loro; e neppure
ebbe la pazienza di ascoltare i loro lamenti e di rispondere ai loro rimproveri. La regina delfina, per
la quale aveva nutrito sentimenti alquanto appassionati, non resse nel suo cuore al confronto con la
principessa di Clves. E anche la sua impazienza per il viaggio in Inghilterra cominci ad
attenuarsi; smise di sollecitare i preparativi per la partenza. Continu ad andare molto spesso dalla
regina delfina per il solo fatto che vi incontrava di frequente la principessa di Clves e non gli
dispiaceva di lasciare pensare ci che molti supponevano dei suoi sentimenti per la regina. Tale era
la considerazione che aveva per questa principessa, che preferiva farle ignorare la sua passione
piuttosto che rischiare di renderla di pubblico dominio. Nemmeno ne parl al visdomino di
Chartres, che era il suo pi intimo amico e per il quale non aveva mai avuto segreti. La sua condotta
era cos prudente ed egli si sorvegliava con cos grande attenzione, che nessuno poteva immaginare
fosse innamorato della principessa di Clves, tranne il duca di Guisa; ed ella stessa se ne sarebbe
difficilmente potuta accorgere, se l'interesse che gli portava non l'avesse resa eccessivamente
guardinga.
Raccontare a sua madre ci che pensava dei sentimenti del duca non le era cos facile come
lo era stato parlarle dei suoi innamorati: pur senza la precisa intenzione di tenerglieli nascosti, non
gliene fece parola. Ma la principessa di Chartres se ne accorgeva fin troppo, come si accorgeva
dell'inclinazione di sua figlia per il duca. Una tale certezza le diede gran dolore; comprendeva quale
pericolo fosse per una creatura tanto giovane essere amata da un uomo come il signor di Nemours,
per il quale aveva della simpatia. E questi sospetti le furono confermati da un fatto che avvenne di l
a pochi giorni.
Il maresciallo di Saint-Andr, che cercava tutte le occasioni per esibire il proprio fasto,
aveva supplicato il re, col pretesto di mostrargli il proprio palazzo ultimato in quei giorni, di fargli
l'onore di andarvi a pranzo con le regine. Il maresciallo si rallegrava in cuor suo di ostentare dinanzi
alla principessa di Clves quel fasto che arrivava fino alla prodigalit.
Alcuni giorni prima della data fissata per il pranzo, il delfino, sempre cagionevole di salute,
si era sentito male e non aveva ricevuto nessuno: la regina sua moglie aveva passato l'intera
giornata accanto a lui. Verso sera, sentendosi meglio, fece entrare tutte le persone di riguardo che
facevano anticamera. La regina delfina se ne and nelle sue stanze, dove trov la principessa di
Clves e alcune altre dame fra le sue pi intime.
Era assai tardi, ella non si era acconciata e cos rinunci a recarsi dalla regina; fece avvertire
che non riceveva nessuno e si fece portare le sue gioie per scegliere quelle per il ballo del
maresciallo di Saint-Andr e per mantenere la promessa che aveva fatto alla principessa di Clves
di donargliene alcune. Mentre cos erano occupate, arriv il principe di Cond, al quale la sua
posizione apriva tutte le porte. La regina gli chiese se per caso non venisse dalle stanze del re suo
marito e che cosa mai vi si facesse.
- Si sta discutendo col duca di Nemours, signora; egli difende con tale calore una causa, che
bisogna ben arguire che sia la sua propria. Penso che qualche amante gli dia inquietudine quando si
reca al ballo, talmente trova che sia tormentoso per un innamorato vedere ad una festa la donna
amata.
- Come! - replic la delfina. - Il signor di Nemours non vuole che la sua amante vada al
ballo! Finora avevo pensato che i mariti potessero desiderare che le proprie mogli non vi andassero;
ma mai che simili sentimenti potessero albergare in un amante!
- Il duca di Nemours sostiene - continu il principe di Cond - che il ballo sia cosa
insopportabile per gli innamorati, tanto che siano amati quanto che non lo siano. Sostiene che, se
sono amati, hanno il dolore di esserlo meno per parecchi giorni, non essendovi donna che il
pensiero dell'acconciatura non distolga da quello dell'amante; che questa cura di adornarsi per

tutti, non solo per colui che amano; che quando sono al ballo desiderano piacere a tutti quelli che le
guardano; e che, quando sono soddisfatte della loro bellezza, ne provano una gioia della quale il
loro amante lungi dall'essere la parte principale. Dice ancora che quando non si amati si soffre
ancora di pi vedendo in un ritrovo la propria amata; che pi essa ammirata e pi ci si sente
infelici di non essere amati; che si teme sempre che la sua bellezza non abbia a suscitare qualche
amore pi fortunato del nostro; infine che non vi pu essere dolore paragonabile a quello di vedere
la donna amata al ballo, se non quello di sapere che ella vi si trova e noi no.
La principessa di Clves mostrava di non sentire quello che il principe di Cond andava
dicendo, ma invece ascoltava con grande attenzione. Le era facile indovinare quanta parte ella
avesse nell'opinione del duca e soprattutto in quel che diceva sul dolore di non essere al ballo dove
si trovi la donna amata: egli infatti non avrebbe partecipato al ballo del maresciallo di Saint-Andr,
perch il re lo mandava ad incontrare il duca di Ferrara.
La regina intanto rideva col principe di Cond, disapprovando le opinioni del duca di
Nemours.
- In un solo caso, signora - aggiunse ancora il principe, - il duca di Nemours acconsente che
la sua amata vada al ballo: ed quando il ballo dato da lui medesimo. Egli dice che, quando l'anno
passato ne offr uno alla Maest Vostra, trov che la sua amante gli faceva un gran favore
andandovi, bench sembrasse solo essere al vostro seguito; che sempre far cosa grata ad un
amante il partecipare ad un divertimento offerto da lui stesso; e che inoltre gradito all'amante che
l'amata lo veda signore e padrone di un luogo dove tutta la corte radunata e veda con quanta
magnificenza egli ne faccia gli onori.
- Il signor di Nemours aveva ragione - disse la regina delfina sorridendo - di approvare che
la sua amante andasse al ballo; egli dava allora questo titolo a tante donne che, se esse fossero
mancate, vi sarebbe stata ben poca gente alla sua festa.
Appena il principe di Cond aveva incominciato a riferire le opinioni del duca di Nemours
sul ballo, la principessa di Clves aveva sentito un gran desiderio di non andare a quello del
maresciallo di Saint-Andr. Ella convinse facilmente se stessa che non era bene andare nella casa di
un uomo dal quale si amati e fu contenta che un motivo di severit le desse occasione di far cosa
grata al duca di Nemours. Port tuttavia con s il monile datole dalla regina e la sera, mostrandolo
alla madre, le disse che non aveva per l'intenzione di servirsene; che il maresciallo di Saint-Andr
ostentava talmente il suo interesse per lei, che non dubitava ch'egli avrebbe cercato anche di far
credere che la festa in onore del re era in parte data per lei, e poi, col pretesto di far gli onori di casa,
le avrebbe usato delle premure che forse l'avrebbero messa in imbarazzo.
La duchessa di Chartres per un poco ribatt queste opinioni della figlia, che trovava
singolari: ma, vedendo che vi si ostinava, si arrese, e le consigli di fingersi ammalata per avere un
pretesto per non andare, dal momento che le ragioni che le impedivano di andarci non sarebbero
state approvate; bisognava anzi fare in modo che nemmeno venissero sospettate. La principessa di
Clves acconsent di buon grado a rimanersene in casa qualche giorno, pur di non andare in un
luogo dove non sarebbe stato il duca di Nemours. Questi part senza avere la gioia di sapere che ella
non vi sarebbe andata.
Ritorn all'indomani del ballo, e seppe della sua assenza; ma, dato che ignorava che
avessero riferito davanti a lei la sua conversazione dal delfino, non pot nemmeno immaginare di
essere stato tanto fortunato da averle impedito di andarci.
Il giorno seguente, mentre egli era dalla regina e stava parlando con la delfina, arrivarono la
duchessa di Chartres e la figlia. Questa era abbigliata con una certa negligenza, come persona che
non fosse stata bene, ma il volto non corrispondeva all'abbigliamento.
- Siete tanto bella - le disse la regina delfina - che non posso credere che siate stata
ammalata. Immagino piuttosto che il principe di Cond, riferendovi l'opinione del duca di Nemours
sul ballo, vi abbia persuaso che avreste fatto gran piacere al maresciallo di Saint-Andr andando alla
sua festa e che sia stato proprio questo a persuadervi di non venire.
La principessa di Clves arross per il fatto che la delfina aveva indovinato con tanta

esattezza, e lo diceva in presenza del duca di Nemours.


E fu in quel preciso attimo che la duchessa di Chartres cap perch sua figlia non avesse
voluto andare al ballo; e, per impedire che il signor di Nemours capisse a sua volta, prese a parlare
con un'aria che pareva la sincerit fatta persona:
- Vi assicuro, signora - disse alla delfina, - che Vostra Maest fa pi credito a mia figlia di
quanto ella non meriti. Essa stata veramente ammalata; ma credo che, se non gliel'avessi proibito,
non avrebbe mancato di seguirvi e di mostrarsi, anche cos sofferente, pur di vedere la straordinaria
festa di ieri sera.
La delfina dovette credere alle parole della principessa e il duca di Nemours fu seccato di
trovarvi l'apparenza della verit; il rossore della principessa di Clves gli dava tuttavia il sospetto
che quanto aveva detto la delfina non fosse molto lontano dalla verit. La principessa di Clves in
un primo momento prov grande irritazione al pensiero che il duca potesse supporre di essere stato
lui a distoglierla dall'andare al ballo; ma poi, quando le parole della madre gli ebbero tolto ogni
sospetto, ne prov una sorta di dolore.
Sebbene l'assemblea di Cercamp fosse stata disciolta, le trattative di pace erano continuate e
le cose si erano svolte in tal modo che fu deciso di radunarsi alla fine di febbraio per un congresso a
Cateau-Cambrsis. Vi ritornarono tutti i medesimi delegati; in questo modo l'assenza del
maresciallo di Saint-Andr sbarazz il duca di Nemours del rivale pi temibile, sia per l'attenzione
con cui spiava chiunque si avvicinasse alla principessa, sia per i vantaggi che ne poteva trarre.
La duchessa di Chartres non aveva voluto far scorgere alla figlia di essere a conoscenza dei
suoi sentimenti per il duca per non togliere valore alle cose che aveva in animo di dirle. Un giorno
si mise a parlarle di lui; ne diceva un gran bene, mescolandovi per molte lodi avvelenate sulla
saggezza che aveva di non innamorarsi mai, e per il suo sistema di considerare le relazioni amorose
come un piacere e non come un serio legame.
- Non gi - ella aggiunse - che non gli si sia attribuita una grande passione per la delfina;
anzi vedo che va assai sovente da lei, e vi consiglio, per quanto vi sar possibile, di evitare di
parlargli, soprattutto da sola, perch, trattandovi la regina come vi tratta, si farebbe presto a dire che
siete la loro confidente, e voi sapete quanto simile fama sia sgradevole. Vi consiglio anzi, se simili
dicerie dovessero continuare, di andare un po' meno dalla regina per non trovarvi immischiata in
intrighi galanti.
La principessa non aveva mai sentito parlare di un amore fra il duca di Nemours e la regina
delfina; fu oltremodo sorpresa del discorso di sua madre e credette a tal punto di essersi ingannata
sui sentimenti del duca che cambi colore. La duchessa se ne avvide, ma nel frattempo arriv gente
e la principessa di Clves si rifugi nel suo salottino.
Non possibile immaginare il suo dolore nel rendersi conto, attraverso le parole della
madre, di quanto le stesse a cuore il duca di Nemours: mai, nemmeno a se stessa, aveva osato
confessarlo. Si rese conto anche che i sentimenti che aveva per lui erano quelli medesimi che tante
volte il principe di Clves le aveva richiesti; e si rese conto ancora di quanto fosse vergognoso
averli per un altro invece che per un marito che tanto li meritava. Si sentiva ferita e addolorata per il
timore che il signor di Nemours volesse farsi schermo di lei nei suoi rapporti con la delfina; e fu
questo pensiero che la decise a confessare a sua madre quanto ancora non le aveva detto.
And il mattino dopo nella sua camera per dirle quanto aveva deciso: trov la duchessa
febbricitante, di modo che si astenne dal parlarle. Ma pareva un male di cos poca importanza, che
la principessa di Clves si rec nel pomeriggio, come di solito, dalla delfina; questa era nel suo
salottino con due o tre delle sue pi intime dame.
- Stavamo parlando del signor di Nemours - le disse la regina vedendola, - e ci
meravigliavamo di quanto sia cambiato dopo il suo ritorno da Bruxelles; prima di andarvi aveva un
numero infinito di amanti e il suo difetto era di coltivare ugualmente quelle che lo meritavano come
quelle che non lo meritavano. Da quando tornato, trascura le une e le altre: mai si visto un simile
cambiamento; ne risente anche il suo umore, perch non pi allegro come prima.
La principessa di Clves non rispose, mentre andava pensando con vergogna che, se non

fosse stata disingannata, avrebbe preso tutto quello che si diceva su quei cambiamenti del duca di
Nemours come segni d'amore. Provava anche un certo rancore verso la delfina, vedendola cercare
ragioni e stupirsi di cose su cui ella doveva sapere meglio di chiunque altro la verit. Non seppe
trattenersi dal dimostrarlo; e, mentre le altre dame si allontanavano, le si avvicin e le chiese a bassa
voce:
- forse anche per me che avete parlato signora? E come potete nascondermi che per voi
che la condotta del duca cambiata?
- Siete ingiusta - le rispose la delfina. - Sapete che non ho segreti per voi. vero che il duca
di Nemours, prima di andare a Bruxelles, ha voluto, credo, farmi capire che non gli ero indifferente;
ma al suo ritorno mi pare che non se ne sia nemmeno pi rammentato, e vi confesso che sono
curiosa di sapere che cosa l'abbia tanto mutato. Sar ben difficile che non ne venga a capo. Il
visdomino di Chartres, che suo intimo amico, innamorato di una persona sulla quale io ho un
certo ascendente; ed per questa strada che sapr che cosa l'ha fatto cambiare.
La regina delfina parlava con un tono che riusc a persuadere facilmente la principessa di
Clves; e questa si sent suo malgrado in uno stato d'animo pi dolce e pi calmo di quanto non
fosse prima.
Quando torn a casa, trov sua madre molto peggio di quando l'aveva lasciata; la febbre era
aumentata, e nei giorni che seguirono crebbe tanto da far pensare ad una malattia grave. La
principessa di Clves era piombata nella pi grande afflizione e non usciva quasi mai dalla camera
dalla madre. Anche il principe di Clves vi passava quasi ogni giorno, sia per l'affetto che portava
alla duchessa di Chartres, sia per impedire a sua moglie di abbandonarsi alla tristezza, sia,
soprattutto, per il piacere di vederla: l'amore che le portava non era mai diminuito.
Il duca di Nemours, che aveva sempre avuto per lui grandissima amicizia, seguit a
dargliene continue prove anche dopo il suo ritorno da Bruxelles. Durante la malattia della duchessa,
trov il modo di vedere parecchie volte la principessa di Clves col pretesto di cercare il marito o di
venirlo a prendere per portarlo a passeggio. Lo cercava persino in momenti in cui sapeva molto
bene di non poterlo trovare e, col pretesto di aspettarlo, rimaneva per ore intere nell'anticamera della
principessa di Chartres, dove si trovavano sempre molte persone di riguardo. La principessa vi
veniva sovente e nella sua afflizione pareva al duca ancora pi bella: egli le dimostrava quanta parte
prendesse al suo dolore, e gliene parlava con tanta dolcezza e sottomissione da persuaderla
facilmente che non era la delfina la donna di cui era innamorato.
Ella non riusciva a impedirsi di provare turbamento, e al tempo stesso piacere, nel vederlo;
ma, quando egli non era pi presente, ed ella pensava che la gioia che provava nel vederlo era il
principio dell'amore, quasi le pareva di odiarlo, tanto un simile pensiero la addolorava.
La duchessa di Chartres intanto continuava a peggiorare e si incominci a disperare per la
sua vita; ascolt con un coraggio pari alla sua piet e alla sua virt ci che i medici le dissero del
pericolo in cui si trovava. Quando essi se ne furono andati, allontan tutti e fece chiamare la figlia.
- Dobbiamo lasciarci, figlia mia - le disse, tendendole la mano; - il pericolo in cui vi lascio e
il bisogno che avete di me accrescono il dolore di abbandonarvi. Vi sento attratta dal duca di
Nemours; non vi chiedo di confessarmelo: la vostra sincerit ora sarebbe vana. Da gran tempo io mi
sono accorta di questo vostro sentimento, ma non ho voluto parlarvene prima per paura di farne
edotta voi stessa. Oramai per ve ne siete resa conto anche troppo: siete sull'orlo di un precipizio e
occorrono un grande sforzo e una grande violenza su voi stessa perch vi possiate vincere. Pensate a
quanto dovete a vostro marito; pensate a quanto dovete a voi stessa, e pensate che perdereste quella
stima che vi siete guadagnata e che io ho tanto voluto per voi. Abbiate forza, abbiate coraggio, figlia
mia; ritiratevi dalla corte, costringete vostro marito a portarvi lontano; non abbiate timore di
prendere decisioni troppo drastiche o difficili; per quanto a tutta prima possano sembrarvi dure,
saranno poi sempre pi dolci della sciagura di un legame galante. Se altre ragioni che non fossero
quelle della virt e del vostro dovere potessero costringervi a ci che vi auguro, vi direi che, se
qualcosa fosse capace di turbare la felicit che mi attendo lasciando questo mondo, sarebbe il
vedervi cadere come le altre donne; ma, se una tale disgrazia deve colpirvi, io accolgo la morte con

gioia, per non esserne testimone.


La principessa di Clves proruppe in un pianto dirotto sulla mano della madre che teneva
stretta fra le sue; e la signora di Chartres, non meno commossa di lei, aggiunse:
- Addio, figlia mia; non prolunghiamo un colloquio che troppo ci intenerisce, e ricordatevi,
se vi possibile, quello che vi ho detto.
Pronunciate queste parole, volt il capo dall'altra parte e ordin alla principessa di Clves di
chiamare le sue donne senza pi voler ascoltare o dire nulla. La principessa di Clves usc dalla
stanza in uno stato che facile immaginare; e da quel momento la duchessa di Chartres non pens
ad altro che a prepararsi alla morte. Visse ancora due giorni, durante i quali non volle rivedere la
figlia, il solo essere al mondo al quale si sentisse legata.
La principessa di Clves era nel pi grande dolore; il marito non l'abbandonava mai e,
appena la duchessa fu spirata, la port con s in campagna per allontanarla da luoghi che
esacerbavano il suo dolore. Mai se ne era visto uno cos grande; e sebbene tenerezza e riconoscenza
vi avessero gran parte, pure non vi era estranea la necessit che sentiva di sua madre per potersi
difendere dal duca di Nemours. Sentiva la sciagura di essere abbandonata a se stessa in un momento
in cui era tanto poco padrona dei suoi sentimenti e in cui le sarebbe stato tanto necessario qualcuno
che fosse in grado di compatirla e darle forza. Il comportamento del principe di Clves verso di lei
le faceva desiderare pi che mai di non mancare in nulla verso di lui. Gli dimostrava anche pi
amicizia e tenerezza di quanto non avesse mai fatto; voleva che egli le restasse sempre accanto, e le
sembrava che, attaccandosi a lui, egli la potesse difendere dal signor di Nemours.
Il duca di Nemours venne a trovare il signor di Clves in campagna; fece tutto quanto era in
suo potere per far visita anche alla principessa, ma questa non lo ricevette; rendendosi conto che
non avrebbe potuto non trovarlo degno di amore, aveva preso la decisione di non vederlo e di
evitarne tutte le occasioni che fossero dipese da lei.
Il signor di Clves and a Parigi per il suo servizio a corte e le promise di tornare
l'indomani; invece giunse il giorno seguente.
- Vi ho aspettato tutto ieri - gli disse la principessa quando egli fu di ritorno, - e vi devo
rimproverare di non avere mantenuto la vostra promessa. Voi sapete che, se un nuovo dolore poteva
colpirmi, sarebbe stato per la morte della signora di Tournon, di cui ho avuto notizia stamane. E mi
avrebbe commossa anche se non l'avessi mai conosciuta: sempre una cosa degna di piet che una
donna giovane e bella come quella se ne muoia in due giorni; ma essa era inoltre una delle persone
che pi mi piacevano, dotata com'era di saggezza e di virt.
- Mi assai spiaciuto di non essere ritornato ieri - rispose il signor di Clves - ma la mia
presenza era cos necessaria ad un infelice che speravo di confortare, che non mi fu possibile
lasciarlo. In quanto alla signora di Tournon vi consiglio di non affliggervene troppo, se davvero la
rimpiangete come donna virtuosa e degna della vostra stima.
- Voi mi riempite di stupore - rispose la principessa; - io stessa vi ho sentito dire che non vi
era donna a corte che stimaste pi di lei.
- vero - rispose il principe di Clves, - ma le donne sono delle incognite, e, quando le vedo
tutte quante insieme, mi sento cos felice di avervi che non potrei mai ringraziare abbastanza la mia
buona sorte.
- Voi mi stimate pi di quanto non meriti - rispose la principessa sospirando, - e non
ancora tempo di trovarmi degna di voi. Ma ditemi, ve ne prego, ci che vi ha deluso nella signora di
Tournon.
- da gran tempo oramai che sono deluso - le rispose il principe, - perch so che amava il
conte di Sancerre, al quale dava speranza di nozze.
- Non posso credere che la signora di Tournon, dopo tutta l'avversione dimostrata per un
nuovo matrimonio da quando era vedova, e dopo tante pubbliche dichiarazioni di non volersi pi
rimaritare, abbia dato delle speranze al conte di Sancerre.
- Se non le avesse date che a lui non ci sarebbe motivo di stupirsi; ma ci che sorprende
che nello stesso tempo le ha date anche a Estouteville; vi racconter tutta questa storia.

PARTE SECONDA

Voi sapete quale amicizia ci sia tra Sancerre e me; tuttavia, quando circa due anni fa si
innamor della signora di Tournon, me lo nascose con gran cura come lo nascose a tutti quanti,
tanto che ero ben lontano dal supporlo. La signora di Tournon sembrava inconsolabile per la morte
del marito e continuava a vivere in un austero isolamento. Ella non vedeva si pu dire nessuno
tranne la sorella di Sancerre, e fu proprio in casa di costei che Sancerre se ne innamor.
Una sera che doveva esserci una commedia al Louvre e per incominciare non si aspettava
pi che il re e la duchessa del Valentinois, qualcuno annunci che la duchessa si era sentita male e
che il re non sarebbe venuto. Fu facile arguire che tale indisposizione dovesse consistere in qualche
disputa, poich tutti quanti eravamo a conoscenza della gelosia del re per il maresciallo di Brissac
quando era stato a corte; ma da qualche giorno il maresciallo era tornato in Piemonte, e non si
riusciva a capire il motivo di questo nuovo litigio.
Stavo parlandone con Sancerre, quando sopraggiunse il principe d'Anville e a bassa voce
mi disse che il re era in uno stato di collera e di furore da far pena; che per la riconciliazione,
avvenuta pochi giorni prima dopo gli screzi sorti a causa di Brissac, il re aveva regalato alla
duchessa un anello, pregandola di portarlo; che, mentre questa si vestiva per venire alla commedia,
aveva notato che non portava l'anello e ne aveva chiesta la ragione; che lei si era meravigliata e
aveva interrogato le sue donne, le quali, per disgrazia o per non esserne state opportunamente
istruite, avevano risposto di non averlo pi veduto da quattro o cinque giorni.
- Ora - seguitava il principe d'Anville, - il maresciallo di Brissac proprio partito da quattro
o cinque giorni, e il re non ha alcun dubbio che essa gli abbia fatto dono dell'anello nel dirgli addio.
Tale pensiero ha talmente ridestato in lui la non spenta gelosia che, contro il suo costume, si
lasciato trascinare dalla collera e ha colmato la duchessa di rimproveri. Ora tornato nei suoi
appartamenti terribilmente afflitto, non so se pi per il pensiero che la duchessa abbia sacrificato il
suo anello o per il timore di esserle spiaciuto con la scena di poc'anzi.
Appena il principe d'Anville mi ebbe raccontata questa storia, mi avvicinai a Sancerre per
riferirgliela: ma gliela dissi come un segreto che mi era stato confidato e che gli proibivo di
divulgare.
L'indomani mattina assai per tempo mi recai da mia cognata, e al suo capezzale trovai la
signora di Tournon. Ella non amava la duchessa del Valentinois e sapeva molto bene che nemmeno
mia cognata l'aveva in simpatia. Sancerre era stato da lei uscendo dalla commedia, le aveva
raccontato del litigio fra il re e la duchessa, e lei si era precipitata a riferirlo a mia cognata, senza
sapere o senza riflettere che ero stato io a raccontarlo al suo amante.
Quando mia cognata mi vide, disse alla signora di Tournon che mi si poteva mettere a parte
della confidenza e, senza nemmeno aspettare il suo permesso, mi raccont parola per parola tutto
quello che avevo detto a Sancerre la sera prima. Potete facilmente immaginare quanto ne fossi
stupito. Fissai la signora di Tournon, che parve piena di imbarazzo. Un imbarazzo che dest in me
dei sospetti: non avevo riferito la cosa che a Sancerre e questi, appena uscito dalla commedia, mi
aveva lasciato senza dirmene le ragioni; fu allora che mi ricordai di averlo sentito fare gran lodi
della signora di Tournon. Tutte queste cose mi aprirono gli occhi e incominciai a capire che
Sancerre doveva avere con lei una relazione e che dovevano essersi veduti quella notte.
Fui cos punto dal pensiero che l'amico mi celasse il suo amore, che dissi varie cose che
fecero capire alla signora di Tournon l'imprudenza commessa. La ricondussi alla sua carrozza e,
salutandola, le dissi che invidiavo la felicit di colui che le aveva raccontato della disputa fra il re e
la duchessa.
Subito dopo mi recai da Sancerre, lo rimproverai e gli dissi che ero al corrente della sua
relazione con la signora di Tournon, senza dirgli come ne fossi venuto a conoscenza: fu costretto a

confessarmela. Gli raccontai allora come l'avessi scoperta, ed egli mi confid fin nei pi piccoli
particolari la loro avventura; aggiunse che, come cadetto della sua famiglia, era ben lontano dal
poter aspirare ad un cos gran partito, ma che la signora di Tournon era decisa a sposarlo. Si pu
immaginare quanto fossi sorpreso. Consigliai a Sancerre di affrettare la conclusione delle nozze,
dicendogli che aveva tutto da temere da una donna capace di sostenere agli occhi del mondo una
parte tanto lontana dalla verit. Mi rispose che ella aveva veramente sofferto, ma che l'inclinazione
che aveva per lui le aveva fatto superare il dolore, e non aveva potuto far vedere all'improvviso un
cos grande cambiamento. E addusse per scusarla ancora molte altre ragioni, che mi dimostrarono
fino a che punto ne fosse innamorato. Mi assicur che avrebbe agito in modo da farle acconsentire
che io fossi a conoscenza del loro amore, tanto pi che era stata proprio lei a farmelo indovinare. E
infatti, sebbene con grande fatica, la persuase, e dopo di allora divenni loro confidente.
Mai ho visto donna comportarsi verso un amante in modo pi perfetto; tuttavia la sua
affettazione a sembrare ancora afflitta non finiva di scandalizzarmi. Sancerre era cos innamorato e
cos felice del suo modo di fare che quasi non osava farle premura per concludere il matrimonio,
temendo che ella lo credesse spinto pi dall'interesse che da un vero amore. Gliene parl tuttavia, ed
ella parve decisa a sposarlo: cominci persino a uscire dalla solitudine in cui viveva e a tornare in
societ; veniva da mia cognata nelle ore in cui si trovava radunata una parte della corte. Sancerre vi
compariva solo raramente; e coloro che vi andavano tutte le sere e che la vedevano spesso la
trovavano assai seducente.
Qualche tempo dopo che la signora di Tournon era uscita dalla sua solitudine, parve a
Sancerre di scorgere un certo qual raffreddamento nel suo amore; me ne parl in diverse riprese,
senza che io dessi alcun peso ai suoi lamenti; ma alla fine, quando mi disse che invece di affrettare
le nozze ella pareva rimandarle all'infinito, incominciai a pensare che non avesse tutti i torti a
preoccuparsi; gli risposi che, se la passione della signora di Tournon dopo due anni andava
affievolendosi, non c'era motivo di stupirsene; e che se questa passione, anche senza essersi
affievolita, non era abbastanza forte da indurla a sposarlo non doveva dolersene; che un tal
matrimonio le avrebbe nuociuto moltissimo agli occhi della gente, non solo perch lui, Sancerre,
non era abbastanza un buon partito, ma per il danno che avrebbe arrecato alla sua reputazione; e che
dunque tutto quello che lui poteva sperare era che lei non gli desse false speranze e non lo
ingannasse. Aggiunsi ancora che se ella non avesse avuto il coraggio di sposarlo o gli avesse
confessato di amare un altro, non doveva n adirarsi n rammaricarsi, ma conservarle stima e
rispetto.
- Vi do - gli dissi ancora - i medesimi consigli che darei a me stesso; infatti la sincerit mi
commuove a tal punto che se la mia amante o mia moglie stessa mi confessassero di sentirsi attratte
da qualcun altro, credo che ne sarei addolorato ma non inasprito, e smetterei il mio ruolo di amante
o di marito per consigliarla e compiangerla.
Queste parole fecero arrossire la principessa, che vi trov un certo qual rapporto con lo stato
in cui si trovava: ci la sorprese e le caus un turbamento dal quale si riebbe a fatica.
- Sancerre intanto parl alla signora di Tournon come io gli avevo consigliato - seguit il
principe di Clves, - ma lei lo rassicur con tanto zelo e parve tanto offesa dei suoi sospetti che
questi si dileguarono. Tuttavia ella rinvi il matrimonio al ritorno da un viaggio assai lungo che egli
doveva fare; ma fino al giorno della sua partenza si comport cos bene e parve cos afflitta che,
come lui, credetti lo amasse veramente. Sancerre partito circa tre mesi fa; durante questa sua
assenza ho veduto poco la signora di Tournon; voi mi avete completamente assorbito, e di lui
sapevo solamente che stava per tornare.
Ieri l'altro, arrivando a Parigi, seppi che era morta: mandai a chiedere da lui se si avevano
sue notizie; mi fu risposto che era arrivato il giorno prima, che era appunto quello della morte della
signora di Tournon. Andai da lui all'istante, pensando in quale disperazione l'avrei trovato: ma il suo
dolore superava di molto ogni mia immaginazione.
Mai ho veduto dolore cos grande e cos tenero; abbracciandomi, scoppiato in lacrime: Non la vedr pi - mi disse, - non la vedr pi: morta! Non ero degno di lei, ma la seguir ben

presto.
Dopo di ci tacque per un po'; e di tanto in tanto ripeteva: - morta e non la vedr pi! -; e
gridava e piangeva come uno uscito fuor di senno. Mi disse che durante la sua assenza non aveva
ricevuto spesso sue lettere, ma che non se ne era meravigliato perch, conoscendola, sapeva quanto
le costasse arrischiarsi a scrivere. Non dubitava che al suo ritorno l'avrebbe sposato; la considerava
la pi amabile e fedele persona della terra; se ne credeva teneramente amato e la perdeva nel
momento stesso in cui contava di unirsi a lei per sempre. Tutti questi pensieri lo gettavano in una
afflizione dalla quale sembrava essere sopraffatto; e confesso che io stesso non sapevo sottrarmi alla
commozione.
Fui costretto tuttavia a lasciarlo per recarmi dal re, non senza avergli prima promesso che
sarei tornato presto. Tornai, infatti, di l a poco, e non so dire quale fu la mia sorpresa nel trovarlo
completamente cambiato da come l'avevo lasciato. Stava in piedi nella sua camera con un viso
furioso; camminava e poi si fermava come persona uscita di senno. - Venite, venite - mi disse, venite a vedere l'uomo pi disperato del mondo; mille e mille volte pi disperato di prima, perch
quello che ho scoperto di lei peggio della morte -. Pensai che fosse sconvolto da quella morte, non
potendo immaginare che ci fosse qualche cosa di peggio della morte di un'amante che si ama e dalla
quale si riamati. Tentai di dirgli che, fintanto che il suo dolore era rimasto entro certi limiti,
l'avevo approvato e l'avevo condiviso, ma che avrei finito col compiangerlo, qualora si fosse
abbandonato alla disperazione e avesse perduto la ragione.
- Sarei troppo felice di averla perduta e insieme di aver perduto la vita. La signora di
Tournon non mi era fedele, e vengo a scoprire la sua infedelt e il suo tradimento all'indomani del
giorno della sua morte, in un momento in cui la mia anima preda del pi vivo dolore e del pi
dolce amore; in un momento in cui la sua immagine nel mio cuore come la cosa pi perfetta che
sia mai esistita, e perfetta per di pi anche nei miei confronti: ed ecco mi accorgo di essermi
ingannato e che ella non merita il mio rimpianto. Ora provo per la sua morte lo stesso dolore che se
mi fosse stata fedele e, viceversa, sento la sua infedelt come se non fosse morta. Se avessi saputo
la sua infedelt prima della sua morte, la gelosia, lo sdegno, la rabbia mi avrebbero colmato l'animo
cos da renderlo tetragono al dolore della sua perdita; ma sono in uno stato tale che non posso n
consolarmi n odiarla.
Potete immaginare quanto fossi stupito di quel che Sancerre stava dicendomi. Gli chiesi
come avesse saputo tutto ci. Mi raccont che, appena ero uscito dalla sua stanza, era venuto
Estouteville, suo intimo amico, ma ignaro del suo amore per la signora di Tournon, e che, sedutosi,
aveva incominciato a piangere e gli aveva chiesto scusa per avergli tenuto nascosto quanto gli
avrebbe narrato; che lo pregava di avere piet di lui; che veniva ad aprirgli il suo cuore e che
vedesse in lui l'uomo pi afflitto del mondo per la morte della signora di Tournon.
- Questo mi colp talmente - mi disse Sancerre, - che, sebbene il mio primo impulso fosse
di dirgli che ero pi addolorato di lui, non ebbi forza di parlare. Estouteville intanto proseguiva
dicendo che era innamorato di lei da pi di sei mesi; che aveva sempre voluto dirmelo, ma che lei
glielo aveva cos perentoriamente proibito che non aveva osato disubbidirle; che lui le era piaciuto
quasi subito; che avevano nascosto il loro amore a tutti; che mai era stato da lei pubblicamente; che
aveva avuto la gioia di consolarla della morte del marito; infine che era morta proprio ora che stava
per sposarla; ma che questo matrimonio, frutto del loro amore, avrebbe dovuto apparire frutto del
dovere e dell'obbedienza, perch lei, infatti, aveva persuaso il padre ad imporglielo affinch non
apparisse troppo cambiata nella sua condotta, che sempre era stata aliena dall'idea di passare a
nuove nozze.
- Mentre Estouteville mi parlava - continu Sancerre, - ero costretto a credergli per la
verosimiglianza delle sue parole, anche perch il tempo in cui mi diceva di aver incominciato ad
amare la signora di Tournon era appunto quello in cui mi era apparsa cambiata; ma l'attimo dopo
incominciai a pensare che fosse un bugiardo o perlomeno un visionario; stavo per dirglielo, quando
ho pensato che fosse meglio chiarire la cosa: l'ho assediato di domande, ho espresso dei dubbi;
infine, tanto ho detto e fatto per rendermi conto della mia sventura, che Estouteville, chiedendomi

se conoscevo la calligrafia della signora di Tournon, ha posato sul mio letto quattro lettere di lei e il
suo ritratto. In quell'istante entrava mio fratello; Estouteville aveva il viso inondato di lacrime, tanto
che fu costretto ad uscire per non lasciarsene scorgere, dicendomi che sarebbe tornato in serata a
prendere quanto mi aveva lasciato. E io allora, col pretesto di sentirmi male, mandai via alla svelta
mio fratello per l'impazienza di leggere quelle lettere e nella speranza di trovarvi qualche appiglio
per non credere a tutto quello che Estouteville mi aveva raccontato.
- Ma, ahim! che cosa mai non vi ho trovato! Quale tenerezza! Quali promesse! E quante
assicurazioni di sposarlo! Quali lettere! Giammai ella me ne aveva scritte di uguali. Cos soggiunse - provo ad un tempo il dolore della sua morte e quello della sua infedelt. Due dolori che
sono stati spesso paragonati, ma mai provati nello stesso momento dalla stessa persona, e confesso a
mia vergogna di sentire maggiormente la sua perdita che il suo tradimento; e non mi riesce
nemmeno di trovarla tanto colpevole da poter accettare la sua morte. Se ancora fosse in vita potrei
rimproverarla, potrei vendicarmi facendole conoscere la sua ingiustizia; ma non la vedr pi; non la
vedr pi, e questa sventura pi grande di qualunque sventura. Vorrei renderle la vita a prezzo
della mia! Ma che desidero io mai! Se tornasse, ella vivrebbe per Estouteville. Come ero felice ieri!
- esclam. - Come ero felice! Ero s l'uomo pi infelice del mondo, ma la mia afflizione era
motivata e provavo persino qualche dolcezza al pensiero che non avrei mai potuto consolarmene.
Oggi tutti i miei sentimenti sono ingiusti, e io pago alla sua mendace passione il medesimo tributo
di dolore che dovrei pagare ad un amore vero. Non posso n amare n odiare il suo ricordo; non
posso n consolarmi n affliggermi. Fate almeno - prosegu ancora voltandosi verso di me - che io
non debba mai rivedere Estouteville; il solo suo nome mi riempie di orrore. So bene che lui non ha
colpa; la colpa mia, di avere tenuto nascosto il mio amore per la signora di Tournon; se lui
l'avesse saputo, forse non si sarebbe affezionato a lei e lei non mi sarebbe stata infedele; lui mi ha
cercato per mettermi a parte del suo dolore; mi fa piet, e con ragione! Egli amava la signora di
Tournon, ne era riamato e non la rivedr giammai! Ma sento per che non potrei impedirmi di
odiarlo. E ancora una volta vi scongiuro di far s che io non debba mai pi rivederlo!
Sancerre ricominci a piangere, a dolersi della sua morte, ricominci a parlare, a
sussurrarle mille tenerezze: poi, di colpo, ritorn all'odio, ai lamenti, ai rimproveri, alle
imprecazioni. Vedendolo in uno stato cos disperato, pensai che mi occorreva l'aiuto di qualcuno
per calmarlo; mandai a chiamare il fratello, che avevo lasciato proprio allora dal re; gli parlai in
anticamera prima che entrasse e gli esposi lo stato in cui Sancerre si trovava. Impartimmo qualche
ordine per impedire che vedesse Estouteville e passammo gran parte della notte a cercare di farlo
tornare in s. Stamani, per, l'ho trovato ancora pi disperato; suo fratello rimasto con lui ed io
sono venuto da voi.
- Non si pu essere pi sorpresi di me - disse allora la principessa di Clves; - credevo la
signora di Tournon incapace di amore e di inganno.
- L'astuzia e la dissimulazione non possono superare il punto in cui essa li ha portati - riprese
il signor di Clves. - Notate che quando Sancerre la credette mutata nei suoi confronti, ella lo era
veramente e incominciava ad amare Estouteville. E diceva a questi che egli la consolava della morte
del marito e che solo per lui usciva dal suo severo isolamento, mentre a Sancerre pareva che fosse
perch insieme avevano deciso che dovesse mitigare il suo lutto. Persuadeva Estouteville a
nascondere la loro relazione, in modo da sembrare obbligata a sposarlo per la volont del padre; non
era in verit per la cura che prendeva alla propria reputazione, ma per poter abbandonare Sancerre
senza che questi avesse a lamentarsene troppo. Bisogna che ritorni a vedere quell'infelice - continu
il principe di Clves, - e credo che anche voi dobbiate tornare a Parigi. tempo che rivediate gente
e che riceviate tutte quelle visite a cui non potete sottrarvi.
La principessa di Clves acconsent a ritornare e lo fece all'indomani. Si sentiva pi calma
nei confronti del duca di Nemours; le parole che morendo la principessa di Chartres le aveva detto,
il dolore di averla perduta avevano creato una pausa nei suoi sentimenti, ed ella aveva l'illusione che
essi fossero svaniti del tutto.
La sera stessa del suo arrivo, la regina delfina venne a trovarla e, dopo averle testimoniato

tutta la parte che aveva preso al suo dolore, le disse che, per distoglierla dai suoi tristi pensieri,
l'avrebbe messa a parte di quanto era avvenuto a corte durante la sua assenza; le raccont poi diversi
suoi fatti personali.
- Ma soprattutto mi preme dirvi - soggiunse - che il duca di Nemours pazzamente
innamorato, e che persino i suoi amici pi intimi non solo non hanno ricevuto da lui confidenza
alcuna, ma nemmeno possono indovinare chi sia colei che ama. Questo amore per cos forte da
fargli trascurare, o meglio addirittura abbandonare, le speranze di una corona.
La delfina le raccont poi tutto ci che era avvenuto a proposito dell'Inghilterra.
- Tutto questo l'ho saputo dal principe d'Anville; e questa mattina mi ha aggiunto che ieri
sera il re ha fatto chiamare il duca di Nemours per delle lettere di Lignerolles, che chiede di
ritornare, dicendo di non essere pi in grado di giustificare alla regina d'Inghilterra i ritardi del duca
di Nemours; che anzi la regina comincia ad essere offesa perch, pur non avendo dato una parola
positiva, aveva detto abbastanza da fare arrischiare un viaggio. Il re ha letto queste lettere al duca di
Nemours, il quale, invece di parlare seriamente, come era solito fare, non ha fatto che ridere,
scherzare, burlarsi delle speranze di Lignerolles. Dice che l'Europa intera condannerebbe la sua
imprudenza se arrischiasse un viaggio in Inghilterra come pretendente prima di essere sicuro del
successo, e infine ha soggiunto: Mi sembra che perderei il mio tempo facendo un tal viaggio
proprio ora che il re di Spagna pone con tanto zelo la sua candidatura alle nozze con questa regina.
Forse non sarebbe un rivale temibile in un'avventura galante; ma penso che, trattandosi di un
matrimonio, Vostra Maest non mi consiglierebbe di rivaleggiare con lui.
In questo caso ve lo consiglierei, gli ha risposto il re, ma non si tratterebbe gi di
rivaleggiare; so che il re di Spagna ha altre intenzioni e, quand'anche non le avesse, la regina Maria
si trovata troppo male sotto il giogo spagnolo perch sua sorella voglia sottomettervisi un'altra
volta, lasciandosi abbagliare dallo splendore di tante corone riunite.
Se non se ne lascer abbagliare, molto probabile, ha replicato il duca di Nemours, che
vorr essere felice in amore. Ha amato lord Courtenay alcuni anni fa; e lord Courtenay era amato
anche dalla regina Maria, che l'avrebbe sposato col consenso di tutta l'Inghilterra se non avesse
saputo che la bellezza e la giovinezza di sua sorella Elisabetta lo attiravano assai pi della speranza
di regnare. Vostra Maest sa molto bene che la violenta gelosia che ne prov la spinsero a gettare
l'uno e l'altra in prigione, poi a esiliare lord Courtenay, e infine a sposare il re di Spagna. Io credo
che Elisabetta, attualmente sul trono, richiamer ben presto Courtenay e sceglier un uomo che ha
tanto amato, che degno di amore e che ha tanto sofferto per lei piuttosto che un altro che non ha
mai veduto.
Sarei del vostro stesso avviso, lo interruppe il re, se Courtenay vivesse ancora. Ma ho
saputo, qualche giorno fa, che morto a Padova, dove era confinato. Ma mi accorgo, fin col dire
il re lasciandolo, che bisognerebbe fare il vostro matrimonio come si farebbe quello del delfino e
mandare a sposare la regina di Inghilterra per mezzo di ambasciatori.
- D'Anville e il visdomino, che erano dal re insieme al signor di Nemours, sono convinti che
sempre quel medesimo amore che lo rende schiavo a distoglierlo da un cos gran progetto. Il
visdomino, che gli pi vicino di qualsiasi altro, ha detto alla contessa di Martigues che il duca
tanto cambiato da non riconoscerlo pi; ed molto colpito dal fatto di non riuscire a scoprirgli
alcuna relazione, di non notare alcuna ora speciale in cui egli scompaia, di modo che convinto che
non sia corrisposto dalla persona che ama. Ed questo il fatto che rende irriconoscibile il duca di
Nemours: vederlo amare una persona che non ricambi il suo amore!
Quale veleno per la principessa di Clves le parole della delfina! Come non riconoscere se
stessa nella persona di cui tutti ignoravano il nome! Come non traboccare di riconoscenza e di
tenerezza venendo a sapere, per una via non sospetta, che quell'uomo, dal quale il suo cuore era
tanto turbato, nascondeva a tutti la sua passione e trascurava, per amore di lei, le speranze di una
corona! Non possibile descrivere quello che sent e il turbamento che invase il suo animo. Se la
regina l'avesse osservata attentamente, avrebbe potuto notare che le cose che andava raccontando
non le erano indifferenti; ma, non sospettando minimamente la verit, continu a parlare senza

porvi attenzione.
- Il signor d'Anville, che, come vi ho detto, mi ha narrato tutti questi particolari - seguit la
delfina, - mi crede pi al corrente di lui ed ha un cos alto concetto del mio potere di seduzione da
pensare che io sia la sola persona capace di operare un simile miracolo nel signor di Nemours.
Le ultime parole della delfina diedero alla principessa di Clves un nuovo e diverso
turbamento.
- Mi facile condividere l'opinione del signor d'Anville - rispose, - ed del tutto probabile,
signora, che solo una principessa come voi possa far disdegnare la regina d'Inghilterra.
- Ve lo confesserei, se lo sapessi - riprese la regina delfina, - e lo saprei se la cosa fosse vera.
Tali amori non sfuggono agli occhi di quelle che ne sono la causa: sono anzi le prime ad
accorgersene. Il duca di Nemours non mi ha mai mostrato altro che una certa simpatia: ma c' cos
grande differenza fra il suo precedente comportamento con me e quello attuale che vi posso
assicurare di non essere io la causa della sua indifferenza verso la corona d'Inghilterra. Ma io mi
distraggo parlando con voi, e invece devo recarmi da Madama. Voi sapete che la pace quasi
conclusa; quel che invece non sapete che il re di Spagna non ha voluto sottoscriverne alcuna
clausola se non alla condizione di sposare lui questa principessa invece di suo figlio, il principe
Carlo. Per il re stato assai difficile accettare, ma alla fine ha dovuto acconsentire ed andato poco
fa a darne notizia a Madama. Credo che ne sar inconsolabile; non cosa che possa far piacere
andare sposa ad un uomo dell'et e degli umori del re di Spagna, soprattutto per una come lei, che
ha tutto il brio della prima giovinezza unito alla bellezza, e che si aspettava di sposare un giovane
principe dal quale si sente attratta anche se non lo ha mai veduto. Perci non so se il re trover in lei
tutta la sottomissione che desidera; mi ha incaricata di vederla, perch sa che mi vuole bene e spera
che io possa avere un qualche ascendente su di lei. In seguito far un'altra visita, ben differente:
andr a congratularmi con Madama sorella del re. Tutto combinato per il matrimonio col duca di
Savoia, che arriver fra poco. Mai persona in et simile a quella della principessa andata sposa
con una gioia cos completa. La corte sar pi bella e pi numerosa che mai, e, malgrado il vostro
dolore, bisogna che vi decidiate a venire per mostrare agli ospiti che le nostre bellezze non sono di
poco conto.
Dopo queste parole, la delfina lasci la principessa di Clves e all'indomani la notizia del
matrimonio di Madama fu nota a tutti. Nei giorni che seguirono, il re e le regine andarono a far
visita alla principessa di Clves. Il duca di Nemours, che aveva atteso il suo ritorno con grande
impazienza e che desiderava ardentemente parlarle da solo a sola, attese per recarsi da lei l'ora in cui
tutti se ne sarebbero andati e presumibilmente nessuno sarebbe pi venuto. Riusc nel suo intento ed
arriv che le ultime visite stavano uscendo.
La principessa era sul letto; faceva caldo, e la vista del signor di Nemours accentu un
rossore che non ne diminuiva affatto la bellezza. Il duca si sedette davanti a lei con quella
soggezione e quella timidezza causate dalle vere passioni. Rest per qualche istante senza poter
parlare: non meno interdetta era la principessa di Clves, cosicch rimasero qualche tempo in
silenzio. Poi il duca prese a farle le sue condoglianze e la principessa, che era assai contenta di poter
continuare la conversazione su questo tono, parl lungamente della perdita che aveva subita; infine
gli dichiar che, quand'anche il tempo avesse diminuito la violenza del suo dolore, ne sarebbe
rimasta in lei una cos forte traccia da modificare per sempre il suo carattere.
- I grandi dolori e le violente passioni operano - le rispose il duca di Nemours - profondi
cambiamenti nello spirito; ed io stesso non mi riconosco da quando sono tornato dalle Fiandre.
Diverse persone hanno notato questo mio mutamento, e proprio ieri me ne ha parlato perfino la
regina delfina. - vero, l'ha veramente notato - replic la principessa di Clves; - gliene ho sentito
parlare.
- Non mi duole che la regina delfina se ne sia accorta; ma spererei che non fosse stata la
sola. Vi sono persone alle quali non si osa dare segni del proprio amore se non attraverso cose che
non le riguardano affatto e, non osando mostrare l'amore, si vorrebbe almeno che vedessero che non
desideriamo essere amati da nessun altro. Si vorrebbe che sapessero che non c' bellezza, a

qualunque rango possa appartenere, che non si consideri con indifferenza, e non corona che si
vorrebbe conquistare al prezzo di non vederle pi. Le donne giudicano, di solito, della passione che
si ha per loro, dalla cura che si ha di piacere loro e di cercarle, ma questo non difficile, per poco
che siano graziose; difficile , invece, non abbandonarsi al piacere di seguirle; difficile evitarle,
per tema di lasciar scorgere alla gente e a loro stesse i sentimenti che ci agitano. E il fatto che
testimonia ancora di pi un vero amore quello di diventare tutto l'opposto di quello che si era
prima e non avere pi n ambizioni n piaceri, dopo avere passato tutta la vita a rincorrerli.
Era facile alla principessa di Clves capire quale parte avesse in quelle parole. Le sembrava
che avrebbe dovuto rispondere ad esse oppure non tollerarle. Ma poi le sembrava anche che non
avrebbe dovuto ascoltarle, n mostrare di ritenerle rivolte a s. Credeva di dover parlare, e il
momento dopo credeva di dover tacere. I discorsi del duca di Nemours le piacevano e la
offendevano in ugual maniera; vi scorgeva la conferma di tutto ci che la delfina le aveva dato adito
di sospettare; vi trovava qualche cosa di galante e di rispettoso, ma anche di ardito e di troppo
evidente. L'attrazione che sentiva per il duca le dava un turbamento del quale non era padrona. Le
pi oscure parole di un uomo che piace danno pi agitazione che le aperte dichiarazioni di un uomo
che non piace. Rimase dunque senza rispondere, e il duca di Nemours si sarebbe accorto del suo
silenzio, e non ne avrebbe tratto cattivi presagi, se l'arrivo del principe di Clves non avesse messo
fine alla conversazione e alla sua visita.
Il principe portava a sua moglie notizie del conte di Sancerre, ma ella non era affatto curiosa
del seguito di questa storia: era cos assorta nel ricordo di ci che era avvenuto, che a stento riusciva
a nascondere la sua distrazione. Quando pot far ritorno ai suoi sogni, si rese conto di essersi
ingannata credendo di non nutrire altro che indifferenza per il duca di Nemours. Le sue parole le
avevano fatto tutta l'impressione che egli poteva sperarne, e l'avevano del tutto persuasa del suo
amore. Gli atti e le parole si accordavano troppo bene perch lei potesse dubitarne. Non trasse pi
lusinga dalla speranza di non amarlo; e pens solamente che non doveva mai dargliene segno. Era
un'impresa difficile e della quale conosceva gi tutte le pene; sapeva che il solo modo di potervi
riuscire era quello di evitare la presenza del duca. E poich il suo lutto le permetteva di stare ritirata
pi del consueto, si serv di questo pretesto per non andare nei luoghi dove poteva incontrarlo. Era
tristissima: la morte della madre pareva esserne la causa e a nessuno veniva fatto di cercarne altra.
Il duca di Nemours era disperato di non vederla quasi pi. E sapendo molto bene che non
l'avrebbe trovata in alcuna riunione, n ad alcuna delle feste alle quali partecipava la corte, non
sapeva risolversi ad andarvi. Finse allora una grande passione per la caccia e organizz delle battute
nei medesimi giorni nei quali vi era circolo dalle regine. Una leggera indisposizione gli serv
lungamente di pretesto per starsene a casa ed evitare quei luoghi dove sapeva che la principessa di
Clves non sarebbe venuta.
Intorno a quel medesimo tempo, anche il principe di Clves si ammal; e la principessa non
usciva mai dalla sua stanza. Ma quando incominci a stare meglio e qualche amico venne a
trovarlo, e fra questi il duca di Nemours, che, col pretesto di essere ancora debole, si tratteneva per
gran parte della giornata, allora decise di non potervi pi rimanere; tuttavia le prime volte non ebbe
la forza di andarsene. Da troppo tempo non lo vedeva per risolversi a non vederlo pi. Il duca
trovava modo di farle capire, con discorsi che avevano tutta l'aria di essere generici, ma che lei
capiva perch in uno stretto rapporto con quelli stessi che aveva fatti quel giorno da lei, che andava
a caccia per sognare e che non andava alle riunioni dove lei non c'era. Infine, ella mise in atto il suo
proposito: lasciare la camera del marito quando vi era il duca di Nemours; e dovette farsi estrema
violenza. Il duca di Nemours si accorse che lo sfuggiva e ne prov gran pena. Il principe di Clves
in un primo momento, non fece caso alla condotta di sua moglie; ma poi si accorse che non voleva
rimanere da lui quando c'era gente. Le parl, ed ella gli rispose di credere che le convenienze non le
consentissero di rimanere tutte le sere con la giovent della corte; lo supplicava di lasciarle
condurre vita pi ritirata rispetto al periodo in cui la presenza e la virt di sua madre le consentivano
molte cose che una donna della sua et, da sola, non avrebbe potuto sostenere.
Il principe di Clves, sempre cos dolce e compiacente verso sua moglie, non lo fu in quella

circostanza e le disse che egli non voleva assolutamente che lei mutasse condotta. Ella fu per dirgli
che correva voce in societ che il signor di Nemours fosse innamorato di lei; ma la forza per
pronunciare quel nome le venne meno, ed ebbe vergogna di servirsi di un pretesto e di nascondere
la verit ad un uomo che tanto la stimava.
Qualche giorno dopo, il re si trovava dalla regina all'ora del circolo; la conversazione cadde
su oroscopi e predizioni: le opinioni sulla fede che vi si doveva prestare erano varie. La regina vi
credeva moltissimo e sosteneva che, dopo tante cose che una volta predette si erano avverate, non
era possibile mettere in dubbio che in quella scienza vi fosse qualche certezza. Altri sostenevano
che, tra il numero infinito di predizioni, le poche che si erano avverate dimostravano di non essere
dovute ad altro che al caso.
- Io ho avuto in altri tempi gran curiosit di conoscere l'avvenire - disse il re, - ma mi furono
predette tante cose false ed inverosimili che mi convinsi che nulla di vero si pu sapere. Alcuni anni
fa, venne qui un tale che aveva grande fama di astrologo. Tutti vollero consultarlo; vi andai anch'io,
senza dirgli chi ero, accompagnato dal principe di Guisa e dal signor d'Escars; e li feci passare
davanti a me: ma l'astrologo si rivolse per primo a me, come giudicandomi superiore agli altri due;
forse mi conosceva. Mi disse una cosa per che mal mi si adattava, se avesse saputo chi ero: mi
predisse che sarei morto in duello. Poi al duca di Guisa disse che sarebbe morto colpito alle spalle e
a d'Escars che avrebbe avuto la testa rotta dal calcio di un cavallo. Il duca di Guisa fu sul punto di
offendersi di questa predizione, quasi lo avessero accusato di fuggire.
D'Escars non fu per nulla soddisfatto di sapere che doveva morire in un cos disgraziato
incidente; infine ce ne andammo, tutti e tre molto poco soddisfatti dell'astrologo. Io non so cosa
accadr al signore di Guisa e a d'Escars, ma non verosimile che io venga ucciso in duello. La pace
conclusa fra il re di Spagna e me; e quand'anche non l'avessimo conclusa, non credo che ci
saremmo battuti e che lo avrei sfidato a duello come il re mio padre ha sfidato Carlo V.
Dopo che il re ebbe finito di raccontare della disgrazia che gli era stata predetta, coloro che
avevano sostenuto l'astrologia ne abbandonarono la causa e furono concordi nel dire che non era
opportuno attribuirvi credenza.
- Quanto a me - prese a dire ad alta voce il duca di Nemours, - sono la persona al mondo che
meno di tutti deve crederci; - e, rivolgendosi alla principessa di Clves, accanto alla quale si
trovava, le disse sottovoce: - Mi stato predetto che sarei stato reso felice dalla persona per la quale
avessi sentito la pi violenta e rispettosa passione del mondo. Sta a voi giudicare, signora, come
possa credere alle predizioni.
Madama la delfina, che aveva creduto, da ci che il signor di Nemours aveva proclamato a
gran voce, che quanto stava mormorando concernesse qualche falsa predizione, gli domand cosa
stesse raccontando alla principessa di Clves. Se non avesse avuto grande presenza di spirito, una
simile richiesta lo avrebbe sconcertato, ma senza esitazione rispose:
- Raccontavo, signora, che mi era stato predetto che sarei salito a tale fortuna quale mai avrei
osato sperare.
- Se tutta qui la predizione che vi stata fatta - ribatt la delfina sorridendo e pensando alla
faccenda dell'Inghilterra, - non vi consiglierei di parlare male dell'astrologia, anzi, avreste buone
ragioni per sostenerla.
La principessa di Clves capiva ci che la delfina intendeva dire, ma capiva anche molto
bene che la fortuna a cui il signor di Nemours alludeva non era quella di diventare re d'Inghilterra.
Era ormai trascorso molto tempo dalla morte della madre, perci bisognava che la
principessa ricominciasse ad andare in societ ed a frequentare la corte, come aveva sempre fatto. E
cos vedeva il duca di Nemours dalla delfina e lo vedeva dal principe di Clves, dove egli si recava
spesso in compagnia di altri gentiluomini di qualit, per non dare nell'occhio; ma mai lo vedeva
senza un turbamento, del quale egli si accorgeva benissimo.
Per quanto stesse attenta ad evitare i suoi sguardi e gli rivolgesse raramente la parola, ella
usciva in moti improvvisi che persuadevano il principe di non esserle indifferente. Un uomo meno
sensibile di lui molto probabilmente non se ne sarebbe accorto, ma egli era gi stato amato troppe

volte per non capire quando suscitava amore. Vedeva che il cavaliere di Guisa era suo rivale, cos
come il cavaliere di Guisa vedeva che il principe di Nemours era il suo. E soltanto lui, il cavaliere di
Guisa, in tutta la corte, aveva scoperto la verit: il suo amore l'aveva reso pi chiaroveggente di
chiunque altro. Questo conoscere l'uno i sentimenti dell'altro dava loro un'asprezza che, senza
scoppiare in aperto litigio, si rivelava in ogni momento; essi erano sempre in opposti partiti, sempre
rivali in tutto, nelle corse agli anelli, nei combattimenti allo steccato e in tutti i trattenimenti del re, e
la loro emulazione era tale che non poteva passare inosservata.
La principessa di Clves pensava spesso all'affare dell'Inghilterra; temeva che il duca di
Nemours non avrebbe resistito ai consigli del re e alle pressioni di Lignerolles. Vedeva con
preoccupazione che questi non era ancora ritornato e lo attendeva con ansia. Se avesse seguito i
propri impulsi, si sarebbe informata minutamente della faccenda; ma il sentimento stesso che le
infondeva tanta curiosit la costringeva poi a nasconderla, perci doveva limitarsi a chiedere
ragguagli sulla bellezza, sullo spirito, sul carattere della regina Elisabetta. Fu portato al re uno dei
suoi ritratti, ed ella lo trov pi bello di quanto non desiderasse trovarlo; ma non pot trattenersi dal
dire che era abbellito.
- Non lo credo proprio - rispose la regina delfina, che era presente, - la regina ha fama di
essere bella e di avere uno spirito superiore al comune; lo so molto bene perch per tutta la vita mi
stata sempre portata ad esempio. Deve essere adorabile se rassomiglia a sua madre, Anna Bolena.
Mai donna ha avuto tanto fascino e tanta grazia nella persona e nel carattere. Ho sempre sentito dire
che il suo volto aveva un che di particolarmente vivace e singolare, e non assomigliava per nulla
alle altre bellezze inglesi.
- Mi sembra anche - soggiunse la principessa di Clves - che si dicesse che era nata in
Francia.
- Coloro che lo credono sono in errore - rispose la delfina; - vi racconter la sua storia in
poche parole.
Ella apparteneva ad una buona famiglia inglese. Enrico VIII era stato innamorato della
sorella e della madre di lei, tanto che si perfino sospettato che fosse sua figlia. Ella venne qui con
la sorella di Enrico VII, che spos il re Luigi XII. Dopo la morte del marito, questa principessa, che
era giovane e galante, lasci molto a malincuore la corte di Francia; ma Anna Bolena, che aveva i
suoi medesimi gusti, non seppe risolversi a partire. Il defunto re se ne era innamorato ed ella rimase
come damigella d'onore della regina Claudia. Questa mor e madamigella Margherita, sorella del re,
duchessa d'Alenon, e poi regina di Navarra, della quale avrete letto i racconti, la prese con s, ed
ella apprese i princpi della nuova religione presso questa principessa. Ritorn poi in Inghilterra,
dove incant tutti; aveva le maniere francesi che piacciono ovunque; cantava bene, danzava
mirabilmente, divenne damigella della regina Caterina d'Aragona ed il re Enrico VIII se ne
innamor perdutamente.
Il cardinale di Wolsey, suo favorito e suo primo ministro, aveva aspirato al pontificato; e,
scontento dell'imperatore, che non l'aveva sostenuto nelle sue aspirazioni, risolse di vendicarsene e
di alleare il suo re alla Francia. Insinu nell'animo di Enrico VIII che il suo matrimonio con la zia
dell'imperatore era nullo e gli propose di sposare la duchessa di Alenon, che era rimasta vedova da
poco. Anna Bolena, ambiziosa com'era, vide in questo divorzio la strada che poteva portarla al
trono. Incominci ad impartire al re d'Inghilterra nozioni sulla religione di Lutero, ed incit il nostro
defunto re a caldeggiare a Roma il divorzio di Enrico, con la prospettiva del matrimonio della
duchessa d'Alenon. Il cardinale di Wolsey si fece mandare in Francia con altri pretesti, per trattare
questo affare; ma il suo signore non pot rassegnarsi che se ne facesse anche solo la proposta, e gli
mand ordine a Calais di non parlare di questo matrimonio.
Al ritorno in Francia, il cardinale di Wolsey fu ricevuto con onori pari a quelli che
venivano tributati ai re; mai prima di allora un favorito aveva spinto a tal punto orgoglio e vanit.
Egli combin un incontro fra i due re, che avvenne a Boulogne. Francesco I volle dare la
precedenza ad Enrico VIII, che non voleva accettarla; si trattarono l'un l'altro con una straordinaria
magnificenza e si regalarono abiti uguali a quelli che avevano fatto fare per se stessi. Ricordo di

avere sentito dire che quello che il defunto re aveva mandato al re d'Inghilterra era di raso cremisi,
ricamato a triangolo, con perle e diamanti, ed il mantello era di velluto bianco ricamato d'oro. Dopo
essere stati qualche giorno a Boulogne, andarono a Calais. Anna Bolena era alloggiata presso
Enrico VIII col fasto di una regina e Francesco I le fece i medesimi regali e le tribut gli stessi onori
che se lo fosse stata. Alla fine, dopo un amore che durava da nove anni, Enrico VIII la spos senza
attendere lo scioglimento del primo matrimonio, che oramai da gran tempo stava chiedendo a
Roma. Il papa scagli prontamente su di lui la scomunica. Enrico ne fu talmente irritato che si
proclam capo della nuova religione e trascin l'Inghilterra nel disgraziato scisma in cui tuttora la
vedete.
Anna Bolena non doveva godere a lungo di tanta grandezza; giacch, quando pi la
credeva salda per la morte di Caterina d'Aragona, un giorno che insieme a tutta la corte assisteva
alla corsa agli anelli, cui partecipava il visconte di Rochefort suo fratello, il re fu preso da tale
gelosia che, lasciato bruscamente lo spettacolo, se ne venne a Londra, dando ordine di arrestare la
regina, il visconte di Rochefort e parecchi altri che riteneva amanti o confidenti di lei. Sebbene
questa gelosia sembrasse esplosa in quel momento, in realt gi da diverso tempo gli era stata
insufflata dalla viscontessa di Rochefort, la quale, mal sopportando l'intimit di suo marito con la
regina, l'aveva fatta apparire al re come un rapporto incestuoso; da allora il re, che gi si era
innamorato di Giovanna Seymour, non aveva pensato ad altro che a liberarsi di Anna Bolena. In
meno di tre settimane fece intentare il processo alla regina e a suo fratello, li fece decapitare e spos
Giovanna Seymour. In seguito, ebbe varie moglie, che ripudi o fece morire, e, fra le altre, Caterina
Howard, della quale la contessa di Rochefort era confidente e che fu decapitata insieme a lei. Cos,
ella fu punita dei delitti che aveva attribuito ad Anna Bolena; ed Enrico VIII, diventato di una
grossezza prodigiosa, mor.
Tutte le dame presenti al racconto della regina la ringraziarono di averle cos bene informate
sulla corte d'Inghilterra e fra le altre la principessa di Clves, che non pot trattenersi dal rivolgerle
ancora varie domande sulla regina Elisabetta.
La regina delfina faceva eseguire piccoli ritratti delle pi belle dame della corte per mandarli
alla regina sua madre. Il giorno in cui stava per essere ultimato quello della principessa di Clves, la
regina si rec a passare l'intero pomeriggio da lei. Il duca di Nemours non manc di trovarvisi, dato
che non tralasciava occasione per vedere la signora di Clves, pur senza mai avere l'aria di cercarla.
Quel giorno, poi, era tanto bella ch'egli se ne sarebbe innamorato se gi non lo fosse stato; ma non
osava tenere gli occhi su di lei, mentre posava per il pittore, perch non si vedesse il piacere che
quella vista gli dava.
La regina delfina chiese al principe di Clves un piccolo ritratto che aveva di sua moglie per
confrontarlo con questo che stavano ultimando; e tutti dissero la loro opinione sull'uno e sull'altro.
La principessa di Clves chiese al pittore di fare un certo ritocco alla pettinatura a quello che
avevano allora portato. Il pittore tolse il ritratto dall'astuccio dove si trovava e, dopo avervi lavorato
per un po', lo rimise sulla tavola.
Da molto tempo il signor di Nemours desiderava avere il ritratto della principessa di Clves
e, quando ebbe scorto quello che apparteneva al principe, non seppe resistere alla tentazione di
sottrarlo ad un marito che pensava fosse molto teneramente amato: si disse che, fra tante persone l
raccolte, non sarebbe stato sospettato pi di un altro.
La delfina stava seduta sul letto e parlava a bassa voce con la principessa di Clves, che era
in piedi dinnanzi a lei. Questa, attraverso una delle tende socchiuse per met, scorse il duca di
Nemours con la schiena appoggiata contro il tavolo che stava ai piedi del letto e vide che, senza
volgere il capo, prendeva con destrezza qualche cosa che era sul tavolo. Indovin facilmente che si
trattava del suo ritratto, e ne fu tanto turbata che la delfina, accortasi che non l'ascoltava pi, le
chiese a voce alta cosa mai stesse guardando. A queste parole, il duca di Nemours si volt, scorse
gli occhi della principessa ancora fissi su di lui e pens che probabilmente ella aveva sorpreso il suo
gesto.
La principessa di Clves era nel pi grande imbarazzo: la ragione voleva che ella richiedesse

il ritratto, ma chiederlo in presenza di tutti era come propalare al mondo intero la passione del duca
per lei; chiederlo in privato voleva dire autorizzarlo a confessarle il suo amore; infine decise che,
dopotutto, era meglio lasciargli il ritratto, ben contenta di poter accordare un piacere che poteva
essere concesso senza che egli nemmeno lo sapesse. Il duca di Nemours, che scorgeva il suo
imbarazzo e che indovinava press'a poco la causa, le si avvicin e le disse sottovoce:
- Se avete veduto ci che ho osato fare, abbiate la bont, signora, di lasciare credere che
l'ignorate; non oso chiedervi di pi.
Dette queste parole si ritir senza aspettare risposta.
La regina delfina usc per recarsi al passeggio, seguita da tutte le sue dame, ed il signor di
Nemours and a chiudersi in casa, non potendo sostenere davanti a tutti la gioia di possedere un
ritratto della signora di Clves. Era preda di ci che la passione pu far sentire di pi piacevole:
amava la pi deliziosa persona della corte e da lei, suo malgrado, si faceva riamare; e in ogni suo
gesto vedeva quel turbamento e quell'imbarazzo che d l'amore nell'innocenza della prima giovent.
La sera, il ritratto fu cercato con grande cura; ne fu ritrovato l'astuccio, e per questo non si
pot supporre che fosse stato rubato, ma piuttosto che fosse caduto per caso. Il principe di Clves
era molto afflitto di questo smarrimento e, dopo ancora molte e inutili ricerche, disse alla moglie,
ma con un tono che faceva chiaramente intendere che non lo pensava, che per certo ella doveva
avere dato il ritratto a qualche suo segreto amante, poich solo un amante poteva accontentarsi del
ritratto senza l'astuccio. Queste parole, dette ridendo, fecero una viva impressione sull'animo della
principessa e le diedero dei rimorsi. Incominci a pensare alla violenza del sentimento che la
spingeva verso il duca di Nemours; si accorse di non essere pi padrona n delle sue parole n del
suo volto; si disse che Lignerolles era tornato; che la faccenda dell'Inghilterra non la preoccupava
pi; che non nutriva pi sospetti sulla delfina; infine che non vi era pi nulla che la potesse
difendere e che la sola sicurezza che vi fosse per lei era di allontanarsi. Ma, non essendo padrona di
farlo, si trovava nella pi grande delle difficolt e prossima a cadere in quello che le pareva il
massimo dei mali: lasciar scorgere al duca di Nemours il sentimento che aveva per lui. Ricordava
tutto ci che la duchessa di Chartres le aveva detto morendo e i consigli che le aveva dato di
prendere qualunque decisione, per difficile che potesse sembrare, piuttosto che avventurarsi in una
relazione galante. E anche le tornava alla mente quanto le aveva detto il marito a proposito della
sincerit mentre le parlava della signora di Tournon; e le parve di dovergli rivelare il suo sentimento
per il duca. Questo pensiero l'occup a lungo, poi si stup di averlo avuto, lo consider una follia e
ricadde nell'incertezza di non sapere a quale partito appigliarsi.
La pace era stata firmata; dopo molte riluttanze, Elisabetta si era risolta ad obbedire al padre.
Il duca d'Alba era stato scelto per venirla a sposare in nome di Sua Maest Cattolica, e stava per
arrivare. Si attendeva anche il duca di Savoia, che veniva a sposare Madama, sorella del re, le cui
nozze dovevano avvenire circa nel medesimo tempo. Il re non pensava ad altro che a rendere famosi
questi avvenimenti con festeggiamenti nei quali far mostra di tutto il valore e la magnificenza della
sua corte. Venne proposto tutto quello che di pi grandioso poteva farsi in fatto di balli e commedie,
ma il re trov che questi divertimenti avevano un carattere troppo privato, e volle qualche cosa di
ancora pi grande risonanza. Alla fine, si decise un torneo, al quale avrebbero partecipato anche gli
stranieri e al quale anche il popolo avrebbe potuto assistere. Tutti i principi, tutti i giovani signori
accolsero con gioia il progetto del re, soprattutto i duchi di Ferrara, di Guisa e di Nemours, che
primeggiavano in questo genere di esercizi. Il re li scelse perch fossero, insieme con lui, i campioni
del torneo.
Per tutto il regno fu proclamato che nella citt di Parigi, il giorno quindici di giugno, Sua
Maest Cristianissima e i principi Alfonso d'Este duca di Ferrara, Francesco di Lorena duca di
Guisa, e Giacomo di Savoia duca di Nemours tenevano campo contro chiunque si fosse presentato:
per cominciare, il primo combattimento a cavallo in lizza, in doppio assalto, quattro colpi di lancia e
uno per le dame; il secondo a colpi di spada, uno a uno o due a due, a seconda della volont dei
maestri di campo; il terzo combattimento a piedi, tre colpi di picca e sei di spada; che lance, spade,
picche sarebbero state fornite dai difensori a scelta degli assalitori; che se, correndo, qualcuno

avesse colpito il cavallo sarebbe stato messo fuori torneo; che vi sarebbero stati quattro maestri di
campo per dare gli ordini, e quelli degli assalitori che si fossero pi validamente comportati
avrebbero ricevuto un premio, il cui valore era lasciato alla discrezione dei giudici; che tutti gli
assalitori, sia francesi che stranieri, avrebbero dovuto toccare uno, o pi d'uno, a loro scelta, degli
scudi appesi alla balconata in fondo alla lizza; che l avrebbero trovato a riceverli un ufficiale
d'armi, che li avrebbe arruolati secondo il loro rango e secondo gli scudi toccati; che gli assalitori
avrebbero dovuto far portare il loro scudo e le armi da un gentiluomo tre giorni prima del torneo per
appenderli alla balconata; che, diversamente, non avrebbero potuto parteciparvi senza il consenso
dei difensori.
Fu fatta costruire nei pressi della Bastiglia una grande lizza che, partendo dal castello delle
Tournelles, attraverso tutta la via Sant'Antonio, andava a finire alle scuderie reali. Ai due lati vi
erano palchi e gradinate con logge coperte che formavano come delle gallerie di un bellissimo
effetto, capaci di contenere un numero infinito di persone. Tutti, principi e signori, non si
occuparono pi d'altro che di preparare quanto occorresse per figurare nel torneo con gran sfarzo e
per accompagnare alle loro armi e alle loro divise qualche segno galante che facesse allusione alle
donne che amavano.
Pochi giorni prima dell'arrivo del duca d'Alba, il re fece una partita di pallacorda col duca di
Nemours, il cavaliere di Guisa e il visdomino di Chartres; le regine assistettero al gioco seguite da
tutte le loro dame, fra cui la principessa di Clves.
Finita la partita, all'uscita dal gioco, Chastelart si avvicin alla delfina e le disse che il caso
gli aveva proprio allora messo tra le mani una lettera d'amore caduta dalla tasca del duca di
Nemours. La regina, sempre curiosa di tutto quello che poteva riguardare il duca, preg Chastelart
di dargliela: la prese e segu la regina sua suocera, che se ne stava andando col re a vedere i
preparativi della lizza. Quando vi furono stati alcun po', il re si fece portare i cavalli che aveva
acquistato di recente e, sebbene non fossero ancora addestrati, volle montarli e ne fece dare a tutti
coloro che l'avevano seguito. Il re e il duca di Nemours scelsero i pi focosi: e subito i due cavalli
tentarono di gettarsi l'uno contro l'altro. Il duca di Nemours, per timore di ferire il re, rincul
bruscamente e port il suo cavallo con tanta violenza contro un pilastro del maneggio che il colpo lo
fece vacillare. Credendolo seriamente ferito, tutti accorsero intorno a lui. La principessa di Clves
lo credette pi degli altri. L'interesse che aveva per lui le procur un turbamento e un timore che
non si cur di nascondere; insieme con le regine gli si avvicin e il suo viso era cos stravolto che
anche un uomo meno interessato del cavaliere di Guisa se ne sarebbe accorto; se ne accorse, infatti,
e si occup assai pi dello stato in cui si trovava la principessa di Clves che di quello del duca di
Nemours: il colpo che questi aveva ricevuto lo aveva talmente stordito da farlo rimanere per
qualche po' con il capo reclinato su coloro che lo sorreggevano. Quando lo rialz, vide prima di
ogni altra cosa la principessa di Clves; lesse su quel viso tutta l'ansia che aveva per lui e la fiss in
modo da farle comprendere quanto ne fosse commosso. Poi ringrazi le regine della bont che gli
mostravano e si scus dello stato in cui si era trovato dinanzi a loro; il re gli ordin di andare a
riposare.
Appena la principessa di Clves si fu riavuta dallo spavento, incominci a preoccuparsi dei
segni che ne aveva dato. Il cavaliere di Guisa non la lasci a lungo nella speranza che nessuno se ne
fosse accorto: le porse la mano per condurla fuori dalla lizza e le disse:
- Io sono pi da compiangere del duca di Nemours, signora. Voi dovete perdonarmi se
manco al profondo rispetto che vi ho sempre testimoniato e se vi lascio scorgere il mio vivo
disappunto per quanto ho veduto; la prima volta che ardisco parlarvi e sar anche l'ultima. La
morte, o almeno una eterna lontananza, mi toglieranno da un luogo dove mi impossibile vivere,
dacch ho perduto la triste consolazione di credere che tutti coloro che osano guardarvi siano
infelici quanto me.
La principessa gli rispose con poche parole messe insieme malamente, quasi non avesse
compreso il significato di quelle del cavaliere di Guisa. In un altro momento si sarebbe sentita
offesa ch'egli osasse parlarle dei sentimenti che nutriva per lei, ma ora provava soltanto l'angoscia

di saperlo al corrente di quelli che lei nutriva per il duca di Nemours. Il duca di Guisa ne rimase
talmente persuaso ed afflitto, che da quel giorno prese la risoluzione di non pensare mai di poter
essere amato dalla principessa di Clves. Ma per rinunciare a un'impresa che gli era parsa ardua e
gloriosa, gliene occorreva un'altra la cui grandezza potesse assorbirlo completamente. Si propose,
cosa alla quale andava da tempo pensando, di conquistare Rodi; e quando la morte lo colse nel fiore
della giovinezza e mentre si era guadagnato la fama di uno dei pi grandi principi del suo tempo, il
solo rimpianto che manifest nell'abbandonare la vita fu quello di non aver potuto portare a termine
quella sua impresa, del cui successo era certo per tutte le cure che vi aveva riservato.
All'uscir dalla lizza, la principessa and dalla regina, l'animo tutto preso da quello che era
successo. Il principe di Nemours arriv subito dopo, meravigliosamente abbigliato e con l'aspetto di
uno che non risenta affatto dell'incidente occorsogli: pareva anzi pi gaio del consueto e la gioia per
quello che credeva di aver visto gli dava un'aria che aumentava ancor pi il suo fascino. Tutti
furono sorpresi vedendolo, tutti gli chiesero notizie, tranne la principessa di Clves, che se ne
rimase accanto al camino senza far mostra di vederlo. Il re usc da un gabinetto dove si trovava e,
vedendolo in mezzo agli altri, lo chiam per parlargli dell'incidente. Il duca di Nemours, passando
accanto alla principessa, le mormor:
- Oggi ho visto i segni della vostra piet; ma non sono quelli di cui sono pi degno.
La principessa di Clves aveva temuto che il duca si fosse accorto della sua commozione, e
quelle parole le dimostrarono che non si era ingannata. Era per lei un gran dolore vedere che era
cos poco padrona dei suoi sentimenti da averli lasciati trapelare al cavaliere di Guisa. E altrettanto
le dispiaceva che ora anche il duca di Nemours li conoscesse. Ma questo dolore non era tuttavia cos
grande che non vi si mescolasse una qualche dolcezza.
La regina delfina, che era assai impaziente di sapere cosa mai vi fosse nella lettera che
Chastelart le aveva dato, si avvicin alla principessa di Clves:
- Andate a leggere questa lettera - le disse; - indirizzata al duca di Nemours e, a quanto
sembra, deve essere di quell'amante per la quale ha lasciato tutte le altre; se non potete leggerla
subito, serbatela: venite questa sera nella mia stanza per ridarmela e per dirmi se avete riconosciuto
la scrittura.
Dopo queste parole la delfina se ne and, lasciando la principessa cos stupita e turbata che
per qualche momento non le riusc di muoversi. Poi l'impazienza e il turbamento non le permisero
di rimanere pi a lungo dalla regina; torn a casa, sebbene non fosse ancora l'ora consueta.
Stringeva la lettera con mano tremante, i suoi pensieri erano tanto confusi che nemmeno uno
riusciva a farsi luce nella sua mente; e un dolore quale mai aveva conosciuto n sentito la
attanagliava; appena fu nel suo salottino, apr la lettera, che diceva cos:
Vi ho troppo amato per lasciarvi credere che il cambiamento che vedete in me sia frutto di
leggerezza: voglio invece che sappiate che ne causa la vostra infedelt. Voi sarete forse sorpreso
che io vi parli della vostra infedelt: me l'avete nascosta cos bene ed io sono stata cos attenta a non
farvi sapere che la conoscevo che avete ben ragione di meravigliarvi. Sono stupita io stessa di
essere riuscita a non farvene accorto. Mai dolore stato simile al mio. Credevo nutriste per me una
violenta passione; e io non vi nascondevo pi quella che avevo per voi; e proprio nel momento in
cui ve lo dimostravo appieno, ho saputo che mi ingannavate, che amavate un'altra e che, secondo
ogni apparenza, mi sacrificavate a questa nuova amante. Lo seppi il giorno delle corse agli anelli; e
per questo non vi andai. Mi finsi ammalata per nascondere lo scompiglio del mio cuore; ma poi mi
ammalai veramente, perch il mio corpo non resse ad una cos violenta agitazione. Quando
incominciai a stare meglio, finsi di stare ancora molto male per avere il pretesto di non vedervi e di
non scrivervi. Mi occorreva del tempo per decidere cosa dovessi fare nei vostri riguardi; presi e
lasciai pi di venti volte le medesime decisioni, ma alla fine vi trovai indegno del mio dolore e
decisi di non lasciarvelo scorgere. Volli ferire il vostro orgoglio facendovi credere che la mia
passione andasse attenuandosi da s. Pensai di diminuire cos il sacrificio che voi ne facevate; non
volli che aveste il piacere di mostrare quanto vi amassi per apparire ancora pi seducente. Decisi di
scrivervi lettere sempre pi tiepide e fiacche per insinuare nell'animo di colei alla quale le avreste

mostrate l'impressione che cessavo di amarvi. Non volevo dare a costei il piacere di scoprire che la
sapevo vittoriosa su di me, n accrescere la sua vittoria con la mia disperazione e i miei rimproveri.
Pensai che non vi avrei punito abbastanza col solo fatto di rompere ogni relazione con voi e che non
vi avrei dato che un ben tenue dolore cessando di amarvi quando voi non mi amavate pi. Pensai
che era necessario che voi mi amaste per sentire il male di non essere amato, quel male che io
provavo in modo tanto crudele. Pensai che se qualche cosa avesse potuto riaccendere i sentimenti
che avevate per me, era il farvi credere che i miei erano cambiati, ma dovevo farlo fingendo di
nascondervelo e come se non avessi quasi la forza di confessarvelo. Mi attenni, infatti, a questa
decisione; ma quanto mi fu difficile prenderla, e, quando vi rividi, quanto mi fu difficile mandarla
ad effetto! Cento volte fui sul punto di scoppiare in pianti e rimproveri; le condizioni della mia
salute mi aiutarono a mascherare il mio turbamento e il mio dolore. In seguito, fui sorretta dal
piacere di dissimulare con voi come voi dissimulavate con me; mi facevo per tanta violenza per
dirvi e per scrivervi che vi amavo, che voi vi accorgeste prima di quanto avessi progettato che i miei
sentimenti erano mutati. Ne foste ferito; vi lamentaste; cercai di rassicurarvi, ma in maniera cos
forzata da rendervi ancora pi certo che io non vi amassi pi; infine feci tutto quello che avevo
designato di fare. La bizzarria del vostro cuore vi faceva tornare a me quanto pi vedevate che mi
allontanavo da voi. Ho assaporato tutto il piacere che pu dare la vendetta; mi pareva che mi amaste
meglio di quanto non aveste mai fatto, e vi ho fatto vedere che il mio amore era morto. Ho persino
potuto credere che aveste abbandonato colei per la quale mi avevate lasciato. Ed ho molte ragioni
per pensare che non le abbiate mai parlato di me; ma il vostro ritorno e la vostra discrezione non
possono rimediare alla vostra leggerezza. Il vostro cuore stato diviso fra me e un'altra, mi avete
ingannata; questo mi basta per togliermi la gioia di essere amata da voi, amata come credevo di
meritare; e per mantenermi nella risoluzione, della quale vi siete tanto meravigliato, di non vedervi
mai pi.
La principessa di Clves lesse e rilesse quella lettera molte volte senza quasi capire ci che
leggeva: vedeva soltanto che il duca di Nemours non l'amava come lei aveva creduto e che ne
amava altre che tradiva al pari di lei. Quale constatazione per una persona del suo carattere, che,
dominata da una violenta passione, questa passione aveva lasciato trapelare ad un uomo che ora
giudicava indegno e ad un altro che faceva soffrire per amore di costui. Giammai vi fu dolore tanto
amaro e tanto pungente; e le pareva che ad inasprirlo fossero stati gli avvenimenti della giornata;
perch se il duca di Nemours non avesse avuto l'opportunit di credere di essere amato da lei, lei
non si sarebbe afflitta di sapere che ne amava un'altra. Ma stava ingannando se stessa, e questo
dolore che le era cos insopportabile altro non era che gelosia con tutto il seguito dei suoi orrori. Si
rendeva conto, con questa lettera, che il duca di Nemours aveva da lungo tempo una relazione
galante; trovava che colei che aveva scritto la lettera aveva spirito e valore e che anzi era ben degna
di essere amata; pensava che dovesse avere pi coraggio di quanto non ne avesse lei, e le invidiava
la forza con la quale aveva nascosto i propri sentimenti al duca di Nemours. Dalla chiusa della
lettera, poi, arguiva che quella donna dovesse credersi amata, e pensava ancora che la discrezione
ostentata dal duca nei suoi confronti, della quale tanto si era commossa, non dovesse attribuirsi ad
altro che all'affetto per quell'altra donna, alla quale temeva di dispiacere. Infine, ella si abbandon a
tutto quello che poteva aumentare la sua pena e la sua disperazione. Quali riflessioni non fece su se
stessa! Quali riflessioni sui consigli che sua madre le aveva dato! E quanto si pent di non essersi
ostinata, malgrado il parere contrario del signor di Clves, ad allontanarsi dal mondo, o di non aver
seguito l'impulso che l'aveva spinta a confessargli l'attrazione che provava per il signor di Nemours.
Molto meglio sarebbe stato dichiararla, questa attrazione, ad un marito di cui conosceva tutta la
bont, e che avrebbe avuto tutto l'interesse a farle schermo, invece di lasciare indovinare i suoi
sentimenti ad un uomo indegno che la ingannava, che forse la sacrificava, e che cercava di farsi
amare da lei solo per orgoglio e per vanit; le parve infine che tutti i mali che le potevano accadere,
che tutti gli eccessi ai quali poteva giungere non uguagliavano quello di aver lasciato trapelare il suo
amore al duca di Nemours per poi accorgersi che egli amava un'altra.
La sua sola consolazione era pensare che, dopo una simile esperienza, nulla aveva pi da

temere da se stessa, e che sarebbe del tutto guarita dei suoi sentimenti per il duca.
Non pens nemmeno pi all'ordine datole dalla delfina di trovarsi da lei al momento in cui si
sarebbe ritirata; si mise a letto con la scusa di sentirsi male, di modo che, quando il principe di
Clves rincas dopo essere stato dal re, gli fu detto che dormiva. Ma essa era ben lontana dalla
calma che conduce al sonno. Pass l'intera notte affliggendosi e rileggendo la lettera che aveva tra
le mani.
Ma la principessa di Clves non era la sola persona a cui quella lettera togliesse il sonno. Il
visdomino di Chartres, poich era lui che l'aveva perduta e non il duca di Nemours, era in una
inquietudine estrema; aveva passato la serata dal duca di Guisa, che aveva dato una grande cena al
duca di Ferrara, suo cognato, e a tutta la giovent della corte. Il caso volle che durante la cena si
venisse a parlare di lettere d'amore; e il visdomino disse di averne una con s, una pi graziosa di
quante mai fossero state scritte. Fu incitato a mostrarla e lui se ne scherm. Il duca di Nemours prese
a dire che probabilmente non l'aveva affatto, e che ne aveva parlato solo per vanit. Il visdomino, di
rimando, rispose che, sebbene quella fosse una sfida alla sua discrezione, pure non avrebbe
mostrato la lettera; ma che ne avrebbe letto qualche brano per far loro giudicare come pochi uomini
potessero leggerne di simili. Cos dicendo, volle tirar fuori la lettera, ma non gli riusc di trovarla.
La cerc ancora, mentre intorno a lui volavano motteggi, ma poi parve tanto preoccupato che
nessuno gliene parl pi. Egli si ritir prima degli altri e rincas con impazienza, per vedere se
avesse dimenticato l la lettera preziosa.
Stava ancora cercandola, quando sopraggiunse il primo cameriere della regina per dirgli che
la viscontessa di Uzs credeva per prudenza necessario avvertirlo che nel circolo della regina si era
parlato di una lettera galante che gli sarebbe caduta di tasca durante il gioco della pallacorda; che
una gran parte del contenuto della lettera era stato riferito; che la regina aveva mostrato grande
curiosit di vederla e aveva mandato a chiederla ad uno dei suoi gentiluomini di servizio, ma questi
aveva risposto di averla lasciata nelle mani di Chastelart.
E il primo cameriere rifer al visdomino di Chartres molte altre cose, che non fecero che
aumentare il suo turbamento. Egli usc immediatamente per andare da un gentiluomo che sapeva
amico intimo di Chastelart. Lo obblig ad alzarsi malgrado l'ora avanzata, perch andasse a
richiedere la lettera, guardandosi bene per dal dire chi fosse la persona che l'aveva perduta e che la
rivoleva. Chastelart per, convinto come era che fosse del duca di Nemours e che questi a sua volta
fosse innamorato della delfina, non dubit un istante che fosse proprio lui a farla richiedere.
Rispose, con gioia maligna, di avere consegnato la lettera alla delfina e il gentiluomo ritorn a dare
questa risposta al visdomino; risposta che accrebbe le sue molte preoccupazioni, aggiungendone
altre. Dopo essere rimasto a lungo incerto sul da farsi, gli parve che solo il duca di Nemours potesse
aiutarlo ad uscire da un simile imbarazzo.
And a cercarlo a casa ed entr nella sua stanza che il giorno stava per spuntare. Il duca di
Nemours dormiva tranquillo; quanto aveva potuto scorgere il giorno prima della principessa di
Clves gli dava solo pensieri gradevoli. Essere svegliato dal visdomino di Chartres lo sorprese non
poco; gli chiese se non fosse per vendicarsi di quanto lui aveva detto al banchetto che era venuto a
turbare il suo sonno; ma il visdomino gli fece capire dall'espressione del volto che i motivi che lo
conducevano erano ben seri.
- Vengo a confidarvi la cosa pi grave della mia vita - gli disse. - So bene che non dovete
essermene grato, perch questo avviene in un momento in cui ho bisogno del vostro aiuto; ma so
anche che avrei perduto la vostra stima se vi avessi confidato tutto ci che sto per raccontarvi senza
esservi costretto dalla necessit. Io ho lasciato cadere di tasca quella lettera di cui vi parlavo ieri
sera, ed per me di somma importanza che nessuno sappia che quella lettera era indirizzata a me.
Essa stata vista da molte delle persone che si trovavano al gioco della pallacorda, dove mi cadde
ieri sera; anche voi eravate l ed io vi chiedo, di grazia, di dire che siete stato voi a perderla.
- Bisogna proprio che voi pensiate che io non abbia un'amante - rispose sorridendo il duca di
Nemours - per farmi una simile proposta e per pensare che non vi sia nessuno con cui io possa
litigare lasciando credere di ricevere lettere simili!

- Vi prego - soggiunse ancora il visdomino, - ascoltatemi seriamente: se avete un'amante,


come non dubito, sebbene non sappia chi ella sia, vi sar facile discolparvi, perch io ve ne fornir i
mezzi infallibili; e se anche non vi giustificaste con lei, questo non vi coster che una rottura
momentanea. Io invece con questa disavventura disonoro una persona che mi ha appassionatamente
amato, ed una delle donne pi degne di stima che esistano. E, d'altra parte, mi attiro un odio
implacabile che mi coster la posizione e forse anche qualche cosa di pi.
- Non capisco del tutto quel che volete dire - gli rispose il signor di Nemours, - tuttavia mi
fate intravedere che le voci corse sull'interesse dimostratovi da una grande principessa non sono del
tutto infondate.
- Infatti non lo sono - rispose il visdomino, - e piacesse a Dio che lo fossero: non mi troverei
nell'imbarazzo in cui mi trovo; ma necessario che vi racconti quanto accaduto perch vi rendiate
conto di quello che ho da temere.
Da quando sono a corte, la regina mi ha sempre trattato con particolare riguardo e
gentilezza, sicch avevo motivo di credere che avesse della bont per me; non vi era in ci nulla di
particolare, per, e non avevo mai pensato di nutrire per lei altri sentimenti che quelli del rispetto.
Ero anzi molto innamorato della signora di Thmines; facile capire, solo a guardarla, che si possa
essere, essendone riamati, molto innamorati di lei, ed io lo ero. Circa due anni or sono, la corte
stava a Fontainebleau e io mi trovai due o tre volte a conversare con la regina in un'ora in cui vi
erano pochissime persone. Mi parve che il mio spirito le piacesse e che ella convenisse in tutto
quello che le dicevo. Un giorno, fra l'altro, il discorso cadde sul tema della fiducia: io sostenni che
non vi era nessuno in cui potessi riporla intera; che trovavo che ci sia sempre da pentirsi di averla
avuta e che ero in possesso di molti segreti di cui non avevo mai parlato. La regina rispose che era
questa la ragione per cui mi stimava; che non aveva mai trovato nessuno in Francia capace di
mantenere i segreti e che questo l'aveva messa in un grande imbarazzo, perch le aveva tolto il
piacere di donare la sua fiducia; e che d'altra parte era necessario nella vita, e soprattutto per
persone del suo rango, avere qualcuno con cui potersi aprire. Nei giorni che seguirono, torn spesso
su questo argomento e mi mise a parte di circostanze molto riservate. Infine, mi parve che volesse
assicurarsi della mia segretezza per potermi confidare a sua volta i suoi segreti. Questo pensiero mi
leg a lei, commosso come ero di tanta stima, e le feci la corte con maggiore assiduit del solito.
Una sera che il re, con tutte le dame, era andato a fare una passeggiata a cavallo nella
foresta, mentre la regina, leggermente indisposta, non si era mossa, rimasi con lei; ella discese in
riva allo stagno e ad un certo momento lasci la mano dei suoi scudieri per camminare pi
liberamente; fatto qualche giro, si avvicin a me e mi ordin di seguirla:
- Voglio parlarvi - mi disse - e vedrete da quanto vi dir se vi sia amica.
A queste parole si interruppe e mi guard fissamente:
- Voi siete innamorato - continu - e poich non vi confidate con nessuno, credete che il
vostro amore sia ignorato; invece risaputo e anche da persone che vi portano interesse. Vi si
osserva, si conoscono i luoghi dove vedete la vostra amante e si persino complottato di
sorprendervi. Io non so chi ella sia; e nemmeno ve lo chiedo; voglio solo premunirvi dai guai nei
quali potreste incorrere.
Considerate quale agguato stesse tramandomi la regina e quanto fosse difficile non
cascarvi. Voleva sapere se ero innamorato e, non chiedendomi affatto di chi lo fossi e lasciando
balenare solo l'intenzione di aiutarmi, sperava di togliermi il sospetto che parlasse per curiosit o
per calcolo. Tuttavia, contro tutte le apparenze, intuii la verit. Ero s innamorato della signora di
Thmines, ma, sebbene anche lei mi amasse, non ero cos fortunato da avere luoghi dove la vedessi
in segreto e dove temere di essere sorpreso; e capii cos che non era a lei che alludeva la regina. Era
anche vero che avevo una relazione con un'altra donna meno bella e meno severa della signora di
Thmines e che non era impossibile fosse stato scoperto il luogo dei nostri convegni, ma, dato che
poco mi premeva di lei, era facile mettermi al riparo da ogni pericolo cessando di vederla. Presi
dunque subito il partito di non rivelare nulla alla regina e al contrario di assicurarla che avevo
abbandonato da gran tempo il desiderio di farmi amare da quelle donne dalle quali potessi sperare di

esserlo, giacch le trovavo quasi tutte indegne di avvincere un gentiluomo e che solo qualche cosa
ben al disopra di loro avrebbe potuto impegnarmi.
- Voi non mi rispondete con sincerit - replic la regina, - perch io so l'opposto di quanto
voi affermate. Il modo con cui vi parlo deve indurvi a non nascondermi nulla. Voglio che mi siate
amico - continu, - ma non voglio, dandovi questo posto, ignorare quali siano i vostri legami.
Decidete se volete accettare questo patto al prezzo di rivelarmeli; vi do due giorni per pensarci; ma,
passati questi due giorni, fate bene attenzione a quello che mi direte e ricordatevi sempre che se in
seguito scoprissi di essere stata ingannata non ve lo perdonerei giammai.
Dette queste parole, la regina mi lasci senza aspettare risposta. Potete immaginare la
preoccupazione del mio animo per quello che mi aveva detto: i due giorni che mi aveva dato per
riflettere non mi parvero davvero troppo lunghi per prendere una decisione. Era chiaro che voleva
sapere se fossi innamorato ed era chiaro che voleva che non lo fossi. Vedevo tutte le conseguenze
della decisione che avrei preso; la mia vanit era non poco lusingata da un legame intimo con la
regina e una regina per di pi ancora tanto graziosa. D'altra parte, amavo la signora di Thmines e,
sebbene le fossi in un certo modo infedele con quell'altra donna di cui vi ho parlato, non sapevo
decidermi a rompere con lei. Vedevo anche il pericolo a cui mi esponevo ingannando la regina e
quanto fosse difficile ingannarla; non seppi tuttavia risolvermi a rifiutare ci che la fortuna mi
offriva e accettai il rischio al quale poteva espormi la mia cattiva condotta. Ruppi dunque con colei
la cui relazione poteva venire scoperta e sperai di poter nascondere quella che avevo con la signora
di Thmines.
Quando, trascorsi i due giorni concessimi dalla regina, entrai nella stanza dove le dame
facevano cerchio, essa ad alta voce, con un tono grave che mi sorprese, mi disse:
- Avete pensato all'affare del quale vi ho incaricato e siete potuto venire a capo della
verit?
- S, signora - risposi, - ed essa quale la esposi a Vostra Maest.
- Venite allora stasera all'ora in cui far la mia corrispondenza e vi impartir gli ultimi
ordini.
Senza nulla rispondere, feci una profonda riverenza e, all'ora indicatami, non mancai. La
trovai nella galleria con il suo segretario e qualcuna delle sue dame. Appena mi vide, venne verso di
me e mi condusse all'altro capo della galleria.
- Ebbene - mi disse, - proprio dopo averci molto pensato che non avete nulla da dirmi? E
il modo che io adopero con voi non merita forse che mi parliate sinceramente?
- perch vi parlo sinceramente, signora - le risposi, - che non ho nulla da dirvi; giuro a
Vostra Maest, per tutto il rispetto che le debbo, di non aver legami con alcuna donna della corte.
- Voglio crederlo - replic la regina, - perch desidero che sia cos: e lo desidero perch
voglio che mi siate completamente devoto, mentre sarebbe impossibile che io fossi lieta della vostra
amicizia, se voi foste innamorato. Non possibile fidarsi di coloro che lo sono: non si pu essere
sicuri della loro riservatezza. Sono troppo distratti, troppo divisi, e la loro amante li occupa
interamente: ci mal si accorda col modo in cui voglio mi siate devoto. Rammentatevi, dunque, che
sulla parola che voi mi date, di non avere impegno alcuno, che io vi scelgo per darvi intera la mia
fiducia.
- Rammentatevi che voglio tutta la vostra; voglio che non abbiate n amico n amica
all'infuori di quelli che mi saranno graditi e che abbandoniate ogni altra cura all'infuori di quella di
piacermi. Non vi far trascurare quella della vostra fortuna; me ne occuper con maggior diligenza
di quanto non fareste voi stesso e, qualunque cosa mai possa fare per voi, mi parr di esserne
ricompensata anche troppo se vi trover nei miei confronti quale io spero. Vi scelgo per confidarvi
tutte le mie pene e perch mi aiutiate a lenirle. Potete immaginare che non siano piccole. In
apparenza io subisco senza troppe difficolt il legame del re con la duchessa del Valentinois; in
realt esso mi insopportabile. Costei ha in mano il re, lo inganna, mi disprezza, e tutte le persone
del mio seguito parteggiano per lei. La regina mia nuora, fiera della sua bellezza e del prestigio dei
suoi zii, non mi dimostra deferenza alcuna. Il connestabile di Montmorency padrone del re e del

reame; mi odia e del suo odio mi ha dato prove che non riesco a dimenticare. Il maresciallo di SaintAndr un giovane favorito audace che non si comporta con me meglio degli altri. Il racconto
particolareggiato delle mie sventure vi muoverebbe a piet; finora non ho mai osato confidarmi a
nessuno; ora mi confido a voi. Fate che non abbia a pentirmene, siate la mia sola consolazione.
Gli occhi della regina si riempirono di lacrime mentre pronunciava queste parole. Pensai di
gettarmi ai suoi piedi, tanto ero sinceramente commosso dalla bont che mi dimostrava. Da quel
giorno ripose in me una completa fiducia, non fece pi nulla senza prima avermene parlato e ho
conservato con lei un legame che dura tuttora.
PARTE TERZA

Tuttavia, per appagato e occupato che fossi da questo nuovo legame con la regina, non
sapevo rinunciare alla signora di Thmines, verso la quale mi trascinava una naturale inclinazione,
che non riuscivo a vincere. Mi parve persino che ella cessasse di amarmi e, invece di servirmi, come
avrei dovuto fare se fossi stato ragionevole, di questo apparente cambiamento per aiutarmi a
guarire, il mio amore raddoppi. E mi condussi cos male che la regina ebbe qualche sentore della
mia relazione. La gelosia un sentimento naturale nelle donne del suo paese e forse questa grande
principessa ha per me sentimenti pi vivi di quanto ella stessa creda. Ma, alla fine, la voce che io
ero innamorato le diede tanta inquietudine e cos gran pena che cento volte mi credetti perduto di
fronte a lei. Alla fine, a furia di premure, di sottomissione e di falsi giuramenti, mi riusc di
calmarla; ma non avrei potuto ingannarla a lungo se il cambiamento della signora di Thmines non
mi avesse distaccato da lei mio malgrado. Ella fece vedere di non amarmi pi, e ne fui cos persuaso
che fui costretto a non tormentarla oltre, e a lasciarla in pace. Qualche tempo dopo, mi scrisse la
lettera che ho perduto. Seppi cos che era a conoscenza della mia relazione con la donna della quale
vi ho parlato, e che questa era la causa del suo cambiamento. Dato che non avevo pi niente che mi
distraesse, la regina era abbastanza contenta di me; ma poich i sentimenti che ho per lei non sono
di natura tale da rendermi impossibile ogni altro amore, e poich non ci si innamora di propria
volont, cos mi innamorai della signora di Martigues, verso la quale avevo provato una vera
inclinazione quando era ancora Villemontais, damigella della delfina. Ho motivo di credere di non
esserle inviso: la discrezione che le dimostro, e della quale ignora i veri motivi, le gradita. La
regina non nutre sospetti a suo riguardo, ma ne ha un altro non meno increscioso: siccome la
signora di Martigues sempre dalla delfina, ci vado anch'io pi spesso, e la regina si immaginata
che sia la delfina stessa l'oggetto del mio amore. Il rango di costei pari al suo, la bellezza e la
giovinezza che ha a suo vantaggio suscitano in lei una gelosia che confina col furore, e un odio
verso la nuora che oramai non riesce pi a nascondere. Il cardinale di Lorena, che mi pare aspiri da
gran tempo ad entrare nelle grazie della regina e che sa come io occupi il posto che vorrebbe
ottenere, col pretesto di riconciliarla con la delfina si intromesso nei loro contrasti. Sono certo che
egli riuscito ad indovinare la vera ragione dell'acrimonia della regina e credo che, senza averne
l'aria, mi renda presso di lei ogni sorta di cattivi servigi. Ecco dunque, mentre ve ne parlo, a che
punto stanno le cose. Giudicate quale effetto potrebbe produrre la lettera che ho perduto e che la
mia malasorte mi ha fatto mettere in tasca per restituirla alla signora di Thmines. Se la regina
dovesse mai vedere questa lettera, saprebbe che l'ho ingannata e che, nello stesso tempo in cui la
ingannavo con la signora di Thmines, ingannavo la signora di Thmines con un'altra; giudicate voi
quale opinione questo potr darle di me e se potr mai pi fidarsi delle mie parole. E se non vede la
lettera, che cosa potr dirle? Ella sa che stata rimessa nelle mani della delfina; creder che
Chastelart ne abbia riconosciuto la scrittura e che la lettera sia della delfina; immaginer che la
persona verso la quale si mostra tanta gelosia sia forse lei stessa; infine, non vi cosa che ella non
abbia motivo di pensare, e non vi nulla che io non debba temere dai suoi pensieri. Aggiungete che
io sono innamorato della signora di Martigues; che certamente la delfina le mostrer quella lettera e

che ella la creder scritta di recente: cos io sar ugualmente in rotta sia con la persona che pi amo
al mondo, sia con la persona che al mondo ho pi da temere. E, dopo tutto questo, vogliate
considerare se non abbia motivo di scongiurarvi di dire che la lettera vostra e di chiedervi, come
una grazia, di andare a ritirarla dalle mani della regina.
- Vedo bene - gli rispose il duca di Nemours - come sia impossibile trovarsi in un pi grande
imbarazzo, e bisogna confessare che ve lo meritate. Sono stato spesso accusato di non essere un
amante fedele e di coltivare svariate avventure contemporaneamente; ma di tanto mi superate che io
non avrei osato neppure immaginare quello che voi invece avete fatto. Come potevate presumere di
conservare la signora di Thmines nel momento stesso in cui vi impegnavate con la regina? E come
potevate sperare di impegnarvi con la regina e di ingannarla nello stesso tempo? Ella italiana e
regina; e di conseguenza piena di sospetti, di gelosia, di orgoglio; quando la vostra buona stella,
assai pi che la vostra buona condotta, vi ha liberato da vecchi legami, ne avete intrecciato dei
nuovi e vi siete immaginato che nel bel mezzo della corte avreste potuto amare la contessa di
Martigues senza che la regina se ne accorgesse. Nessuna vostra premura sarebbe mai stata di troppo
per alleviarle l'umiliazione di avere fatto il primo passo. Ella ha per voi una passione violenta; la
vostra discrezione vi impedisce di dirmelo, come impedisce a me di chiedervelo, ma insomma vi
ama, piena di diffidenza e la verit contro di voi.
- Siete proprio voi che mi schiacciate sotto i rimproveri - lo interruppe il visdomino, quando la vostra esperienza dovrebbe rendervi indulgente verso i miei errori? Devo riconoscere di
essere nel torto; ma pensate, ve ne supplico, a togliermi dall'abisso in cui mi trovo. Dovreste vedere
subito, appena si sar destata, la delfina, per richiederle la lettera come se l'aveste perduta voi.
- Vi ho gi detto - replic il duca di Nemours - che la vostra richiesta alquanto inusitata e
che il mio personale interesse pu far s che io vi trovi delle difficolt; e, soprattutto, se quella
lettera stata vista cadere dalla vostra tasca, mi par difficile poter far credere che sia caduta dalla
mia.
- Mi sembrava di avervi gi detto - riprese il visdomino - che era stato riferito alla delfina
che quella lettera era caduta da una delle vostre tasche.
- Come! - esclam il duca, che si rese conto all'istante dei cattivi servizi che quell'equivoco
poteva arrecargli presso la principessa di Clves. - stato detto alla delfina che quella lettera era
caduta a me?
- S - rispose il visdomino, - stato detto proprio cos. E l'equivoco dovuto al fatto che,
mentre diversi gentiluomini delle regine si trovavano in una delle stanze da gioco della pallacorda,
dove si trovavano i nostri vestiti, i vostri servi e i miei sono andati a prenderli. Nello stesso
momento la lettera caduta; quei gentiluomini l'hanno raccattata e l'hanno letta ad alta voce. Gli uni
hanno creduto che fosse vostra, gli altri che fosse mia. Chastelart, che l'ha presa e al quale ho
mandato a richiederla proprio ora, ha risposto di averla data alla delfina come lettera vostra; coloro
invece che hanno parlato alla regina le hanno disgraziatamente detto che la lettera era mia; sicch
voi potete fare senza alcuna difficolt ci che mi auguro e togliermi dall'imbarazzo in cui mi trovo.
Il signor di Nemours aveva sempre avuto molto affetto per il visdomino, e la sua parentela
con la principessa di Clves glielo rendeva ancora pi caro. Tuttavia, egli non sapeva risolversi al
rischio che ella sentisse parlare di quella lettera come di cosa che lo riguardasse. Si mise a riflettere
profondamente e il visdomino, indovinando all'incirca la causa di quella meditazione, gli disse:
- Mi immagino che temiate di guastarvi con la vostra amante, e dubiterei persino che possa
trattarsi della delfina, se la scarsa gelosia che mostrate per il signor d'Anville non mi indicasse il
contrario; ma, in ogni caso, giusto che non sacrifichiate la vostra pace alla mia, e voglio darvi il
modo di dimostrare a colei che amate che questa lettera indirizzata a me e non a voi: eccovi un
biglietto della signora d'Amboise, amica della signora di Thmines, alla quale questa ha confidato i
suoi sentimenti per me. In questo biglietto ella mi richiede la lettera della sua amica, quella che ho
perduto. Sul biglietto sta scritto il mio nome; e ci che vi scritto attesta senza possibilit di dubbio
che la lettera richiestami quella stessa che stata trovata. Vi affido questo biglietto, che vi
autorizzo a mostrare alla vostra amante per giustificarvi. Ma vi supplico di non perdere un solo

minuto e di andare questa mattina stessa dalla delfina.


Il duca di Nemours ne fece promessa al visdomino e prese il biglietto della signora
d'Amboise: il suo disegno, per, non era quello di vedere subito la delfina, parendogli di avere
qualche cosa di ben pi urgente da fare. Infatti non dubitava che la regina avesse gi fatto vedere la
lettera alla principessa di Clves, e il pensiero che la donna che amava cos perdutamente potesse
credere che aveva una relazione con un'altra gli era intollerabile. And da lei non appena pens che
potesse essere desta e le fece dire che se sollecitava l'onore di essere ricevuto ad un'ora cos insolita,
vi era costretto da un motivo di straordinaria importanza. La principessa di Clves era ancora a
letto, l'animo inasprito e agitato dai tristi pensieri avuti durante la notte. Quando le fu annunciato
che il duca chiedeva di lei, ne fu infinitamente sorpresa: lo stato d'animo in cui si trovava le fece
rispondere senza esitazione che era malata e che non poteva riceverlo.
Il duca non si sent ferito dal rifiuto: un segno di freddezza non era di cattivo augurio in un
momento in cui ella poteva avere della gelosia. Si rec allora nell'appartamento del principe,
dicendogli che veniva da quello di sua moglie, e che era addolorato di non averla potuta vedere
perch doveva parlarle di un affare importante che riguardava il visdomino di Chartres. In poche
parole, fece comprendere al signor di Clves l'urgenza della cosa e questi lo accompagn subito
nella camera della moglie: se questa non fosse stata nell'oscurit, sarebbe stato ben difficile alla
principessa nascondere la sua meraviglia e il suo turbamento nel vedere comparire il duca di
Nemours accompagnato da suo marito. Il principe le disse che si trattava di una lettera e che
nell'interesse del visdomino era necessario il suo aiuto; che ella avrebbe dovuto accordarsi col duca
di Nemours sul da farsi; in quanto a lui, se ne sarebbe andato dal re che lo aveva mandato a
chiamare.
Il duca di Nemours rimase dunque, come aveva sperato, solo con la principessa.
- Sono venuto a chiedervi, signora - le disse, - se la delfina non vi ha per caso parlato di una
lettera consegnatale da Chastelart ieri sera.
- Me ne ha accennato - rispose la principessa, - ma non vedo quale rapporto possa avere
questa lettera con gli interessi di mio zio, il quale, posso assicurarvi, non vi nominato.
- vero, signora, egli non vi nominato - replic il duca, - per indirizzata a lui ed della
pi grande importanza che voi la ritiriate dalle mani della delfina.
- Non riesco a capire - rispose la principessa - il motivo per cui gli importi che quella lettera
non sia veduta, e perch mai sia necessario richiederla a suo nome.
- Se vorrete prendervi la pena di ascoltarmi, signora - disse il duca, - vi far conoscere in
poche parole la verit, e verrete a sapere cose tanto importanti per il visdomino che nemmeno le
avrei potute confidare al principe di Clves, se non avessi avuto bisogno del suo aiuto per potervi
vedere.
- Mi pare che tutto quello che vi prenderete la pena di dirmi sia inutile - rispose la
principessa con un tono assai secco; - meglio che andiate a trovare la delfina e che, senza
sotterfugi, le facciate presente l'interesse che portate a questa lettera, dato che ormai le stato detto
che vostra.
L'irritazione che trapelava dall'animo della principessa dava al duca di Nemours un piacere
quale mai aveva provato e gli faceva tenere a freno l'impazienza di giustificarsi.
- Io non so, signora, ci che pu essere stato detto a madama la delfina; so che io non ho
interesse alcuno per una lettera indirizzata al visdomino.
- Lo posso ben credere - replic la principessa, - ma alla delfina stato detto proprio il
contrario, e le parr poco verosimile che le lettere del visdomino cadano dalle vostre tasche. Ed
per questo motivo, a meno che non ne abbiate qualche altro che ignoro per nascondere la verit alla
delfina, che vi consiglio di confessargliela.
- Non ho nulla da confessarle: la lettera non rivolta a me - ribatt, - e se c' qualcuno che
desideri renderne persuaso, questi non la delfina: ma, signora, dato che qui si tratta della fortuna
del visdomino, degnatevi di ascoltare cose che sono pur degne della vostra curiosit.

La principessa di Clves mostr col suo silenzio di essere pronta ad ascoltarlo, e il duca le
raccont nel modo pi succinto possibile tutto quello che aveva appreso dal visdomino. Erano cose
atte a suscitare meraviglia, eppure la principessa le ascoltava con tale freddezza che pareva non le
credesse vere, o che le fossero indifferenti. E tale continu a rimanere il suo animo fintanto che il
duca di Nemours non venne a parlare del biglietto della signora d'Amboise che si rivolgeva al
visdomino e che era la prova di quanto egli aveva detto. Siccome la principessa di Clves sapeva
che costei era amica della signora di Thmines, incominci a trovare qualche verosimiglianza in
tutto ci che il duca andava dicendole e a pensare che forse la lettera non era indirizzato a lui. Tale
pensiero la fece uscire di colpo, e suo malgrado, dalla freddezza in cui si era mantenuta sino ad
allora. Il duca, dopo averle letto il biglietto che era la sua giustificazione, glielo porse, dicendo che
poteva verificarne la scrittura; la principessa non pot impedirsi di prenderlo, di guardare la
soprascritta per vedere se realmente era indirizzato al visdomino di Chartres, e di leggerlo da cima a
fondo per rendersi ben conto se la lettera di cui si chiedeva la restituzione era quella medesima che
aveva fra le mani. Il duca di Nemours aggiunse ancora tutto quello che gli pareva pi atto a
persuaderla; e dato che si facilmente persuasi di una verit gradevole, la convinse alla fine di non
avere nulla a che vedere con quella lettera.
Allora la principessa cominci a riflettere con lui sul pericoloso ginepraio in cui era caduto il
visdomino, a biasimarlo per la sua cattiva condotta, a cercare i mezzi per poterlo aiutare; si stup del
modo di agire della regina; confess al duca che la lettera era nelle sue mani; e infine, appena si
convinse della sua innocenza, si mise a considerare con spirito aperto e calmo tutte quelle cose che
in un primo momento pareva non volersi degnare di ascoltare.
Furono d'accordo che non bisognasse rendere la lettera alla delfina: ella, infatti, avrebbe
potuto mostrarla alla contessa di Martigues che, conoscendo la scrittura della signora di Thmines,
avrebbe facilmente potuto indovinare, per l'interesse che portava al visdomino, che la lettera gli era
indirizzata. Essi si accordarono anche sul fatto che non bisognasse confidare alla delfina quanto
riguardava la regina sua suocera. La principessa di Clves, infine, prendendo a pretesto che questi
imbrogli riguardavano suo zio, si prestava con piacere a prendere parte a tutti quei segreti che il
duca le confidava.
Il duca, d'altra parte, non si sarebbe limitato a parlarle degli interessi del visdomino e la
libert in cui si trovava gli avrebbe suggerito un ardire che fino ad allora non aveva mai osato, se
non fossero venuti a dire alla principessa che la delfina le ordinava di andare da lei. Il duca di
Nemours fu costretto a ritirarsi; and dal visdomino per dirgli che, dopo averlo lasciato, aveva
pensato che era pi opportuno rivolgersi alla principessa di Clves, che era sua nipote, che non
andare direttamente dalla regina delfina. Non risparmi gli argomenti per fargli approvare la sua
condotta e per fargli sperare un esito favorevole.
Frattanto, la principessa di Clves stava vestendosi con cura per andare dalla delfina; non
appena entr nella sua stanza, questa la chiam vicino a s e le disse a bassa voce:
- da due ore che vi attendo: non sono mai stata tanto in imbarazzo a nascondere la verit
come stamattina. La regina ha udito parlare della lettera che ieri vi ho dato e pensa che sia stato il
visdomino a lasciarla cadere. Voi sapete come un poco si interessi al visdomino: ha fatto cercare la
lettera, l'ha fatta chiedere a Chastelart, che ha risposto di averla consegnata a me, e cos sono venuti
a chiedermela, col pretesto che si trattava di una bella lettera, che destava la curiosit della regina.
Non ho osato dire che l'avevate voi pensando che ella immaginerebbe che ve l'avevo data a causa di
vostro zio, il visdomino di Chartres, e perch non sospettasse un'intesa fra lui e me. Mi era parso
altra volta che ella mal tollerasse l'assiduit del visdomino presso di me; e perci le ho fatto
rispondere che la lettera si trovava negli abiti che avevo indossato ieri e che le guardarobiere erano
uscite. Ma datemi subito la lettera - soggiunse - perch io possa mandargliela e prima di
mandargliela possa leggerla per vedere se riconosco la scrittura.
La principessa si trov ancora pi imbarazzata di quanto avesse potuto supporre.
- Non so come potrete fare, signora - rispose, - giacch il principe di Clves, a cui l'avevo
data da leggere, l'ha resa al duca di Nemours, che proprio stamani era venuto a pregarlo di

richiedervela. Mio marito ha commesso l'imprudenza di dire che l'aveva con s e la debolezza di
cedere alle preghiere del duca.
- Eccomi nel pi grande degli imbarazzi - ribatt la delfina - e avete fatto molto male a
rendere la lettera al duca di Nemours. Dato che ero stata io a darvela, non avevate il diritto di
renderla senza il mio permesso. Cosa volete mai che dica alla regina e che cosa non potr ella mai
immaginare? Creder, e con tutta l'apparenza della verit, che quella lettera mi riguardi, e che ci sia
qualche cosa fra il visdomino e me. Mai si riuscir a persuaderla che quella lettera sia del duca di
Nemours.
- Sono oltremodo afflitta dell'imbarazzo di cui sono causa - le rispose la principessa; - mi
rendo conto di quanto sia grande, ma la colpa del principe di Clves e non mia.
- Invece vostra - ribatt la delfina, - perch gli avete dato la lettera. Non c' altra donna che
voi al mondo, che racconti al proprio marito tutto quello che sa.
- So bene di avere torto, signora - replic la principessa, - ma cercate oramai di porre riparo
al mio errore, piuttosto che rinfacciarmelo.
- Forse potreste ricordarvi all'incirca il contenuto di quella lettera?
- S, signora, lo ricordo perch l'ho letta pi di una volta.
- Se cos stanno le cose - rispose la delfina, - bisogna che andiate subito a farla riscrivere da
mano ignota; io la mander alla regina; ella non la mostrer a coloro che hanno gi veduto quella
vera; e se anche lo facesse, io sosterr sempre che quella stessa che ho avuto da Chastelart ed egli
non oser contraddirmi.
La principessa di Clves accett l'espediente, tanto pi che pensava di far chiamare il duca
di Nemours per riavere la lettera e farla poi copiare parola per parola imitandone la calligrafia, di
modo che la regina ne sarebbe stata certamente ingannata.
Appena a casa, raccont al marito l'impiccio in cui si trovava la delfina e lo preg di far
cercare il duca di Nemours. Il duca venne subito; la principessa gli rifer quanto aveva gi detto al
marito e gli richiese la lettera, ma il duca di Nemours le rispose di averla gi resa al visdomino, che,
al colmo della gioia per averla riavuta e per sentirsi finalmente fuori pericolo, l'aveva subito
rimandata all'amica della signora di Thmines. La principessa si ritrov cos in un nuovo
imbarazzo; alla fine dopo essersi a lungo consultati, decisero di rifare la lettera a memoria. Si
rinchiusero nella stanza per lavorare; fu dato ordine alla porta di non lasciare entrare nessuno, e i
servi del duca di Nemours furono rimandati a casa. Tutta quell'aria di mistero e di complicit non
era priva di fascino per il duca e anche per la principessa. I suoi scrupoli erano sopiti dalla presenza
del marito e dal fatto che erano in gioco gli interessi del visdomino: non sentiva che il piacere di
vedere il duca di Nemours, e ne aveva una gioia viva e schietta, quale non aveva mai provato; gioia
che le dava una spontaneit e una vivacit di spirito che il duca non le aveva mai veduto e che
raddoppiavano il suo amore. Siccome non aveva mai avuto momenti cos piacevoli, la sua allegria
era aumentata; e quando la principessa volle incominciare a rammentarsi della lettera e scriverla,
egli, invece di aiutarla seriamente, non faceva che interromperla scherzando. La medesima allegria
alla fine contagi anche la principessa, di modo che erano rinchiusi gi da parecchio tempo per
lavorare e gi due volte era venuta gente da parte della regina delfina per dire di far presto, che
ancora pi di met della lettera era da scrivere.
Il duca di Nemours era ben felice di prolungare simile incanto e dimenticava gli interessi del
suo amico. Anche la principessa di Clves non si annoiava e dimenticava gli interessi di suo zio.
Alla fine, erano le quattro, la lettera fu terminata; ed era trascritta cos male e la calligrafia con la
quale era stata ricopiata somigliava cos poco a quella che si era voluto imitare, che la regina
avrebbe dovuto non prendersi nessuna cura di conoscere la verit per non conoscerla veramente:
infatti non rimase ingannata. Per quanto si cercasse in mille modi di convincerla che la lettera era
indirizzata al duca di Nemours, ella non solo rest nella convinzione che fosse del visdomino di
Chartres, ma credette che la delfina vi entrasse in qualche modo e che vi fosse una qualche intesa
fra di loro. Tale sospetto accrebbe talmente l'odio che da sempre nutriva per la delfina, che non la
perdon mai e continu a perseguitarla finch non ebbe ottenuto la sua espulsione dalla Francia.

Quanto al visdomino di Chartres, la sua rovina di fronte a lei fu completa: sia che il
cardinale di Lorena si fosse gi reso padrone del suo animo, sia che il caso di questa lettera,
palesandole di essere ingannata, la mettesse sulla strada di scoprire anche altri inganni, certo che il
visdomino non pot mai tornare completamente in buoni rapporti con lei. La loro relazione si ruppe
e la regina riusc a farlo cadere in disgrazia, in seguito alla congiura d'Amboise, in cui il visdomino
era implicato.
Mandata la lettera alla delfina, il principe di Clves e il duca di Nemours uscirono. La
principessa di Clves rimase sola e, appena non si sent pi sorretta da quella gioia che data dalla
presenza dell'essere amato, le parve di svegliarsi da un sogno; guard con stupore la prodigiosa
differenza fra lo stato in cui si trovava la sera innanzi e quello presente; consider l'acrimonia e la
freddezza dimostrata al duca di Nemours fino al momento in cui aveva creduto che la lettera della
signora di Thmines fosse indirizzata a lui, e la calma e la dolcezza che avevano preso il posto di
quell'acrimonia non appena egli l'aveva persuasa che quella lettera non lo riguardava.
Quando pensava che solo il giorno innanzi si era rimproverata come un delitto di avergli
lasciato intravedere segni di turbamento che anche la sola compassione era sufficiente a giustificare,
e che poi con la sua asprezza gli aveva mostrato sentimenti di gelosia che erano la prova certa del
suo amore, non riconosceva pi se stessa.
E pensando che il signor di Nemours vedeva bene che ella si era resa conto del suo amore e
che, malgrado questo, non lo trattava male neppure in presenza del marito, che anzi non l'aveva mai
guardato con tanta simpatia; che a cagione sua il principe di Clves l'aveva addirittura mandata a
cercare; che avevano passato un intero pomeriggio in grande intimit; allora le pareva di essergli
complice, di ingannare un marito che meno di chiunque altro lo meritava, e si vergognava di
mostrarsi cos poco degna di stima agli occhi stessi del suo amante. Ma ci che pi di ogni altra
cosa le era insopportabile era il ricordo dello stato in cui aveva passato la notte per l'enorme dolore
procuratole dal pensiero che il duca potesse amare un'altra donna e la ingannasse.
Ella aveva fino ad allora ignorato i cocenti dolori della diffidenza e della gelosia; aveva
soltanto pensato a proibirsi di amare il duca di Nemours e non aveva ancora temuto che egli amasse
altra donna. Sebbene i sospetti suscitati da quella lettera fossero oramai cancellati, essi le avevano
tuttavia aperto gli occhi sulla possibilit di essere ingannata e le avevano dato sentimenti di timore e
di gelosia mai provati prima. Si meravigli di non avere fino ad allora pensato come fosse poco
verosimile che un uomo come il duca di Nemours, sempre cos leggero nei suoi rapporti femminili,
potesse essere capace di un attaccamento sincero e duraturo. Trov quasi assurdo essere lieta del
suo amore. Ma quand'anche lo fossi, si diceva, che cosa voglio io farne? Accettarlo?
Corrispondervi? Impegnarmi in un'avventura galante? Mancare verso il principe di Clves?
Mancare a me stessa? Espormi infine ai crudeli pentimenti e ai mortali dolori dell'amore? Sono
vinta e sopraffatta da un amore che mi travolge mio malgrado: tutti i miei propositi sono vani; ieri
pensavo quello che penso oggi e oggi faccio il contrario di quello che ieri avevo deciso. Bisogna
che mi strappi dalla presenza del duca di Nemours; bisogna che me ne vada in campagna, per
stravagante che questo viaggio possa apparire; e, se mio marito si ostiner a impedirmelo, o a
volerne sapere le ragioni, dovr avere la crudelt verso di lui e verso me stessa di confessargliele.
Ella si fiss su tale decisione e pass tutta la sera in casa senza andare dalla delfina per
sapere ci che era accaduto della falsa lettera del visdomino.
Quando il principe di Clves rincas, ella gli disse che voleva andare in campagna, che non
si sentiva bene, che aveva bisogno di cambiare aria. Il principe di Clves, al quale ella appariva di
cos mirabile bellezza che non gli sembrava possibile che i suoi mali fossero importanti, le rispose
prendendola in giro sull'idea di questo viaggio e rammentandole le nozze delle principesse e il
torneo, e dicendo che aveva appena il tempo di fare i preparativi per potervi partecipare con la
medesima magnificenza delle altre dame. Ma gli argomenti del marito non le fecero mutare
proposito: lo preg di consentire a che, mentre egli andava a Compigne con il re, ella andasse a
Coulommiers, una stupenda casa distante una giornata da Parigi, che stavano ultimando di costruire
proprio allora. Il principe di Clves acconsent; ed ella, mentre il re partiva per Compigne, dove

doveva trattenersi solo pochi giorni, part col proposito di non tornare per tanto presto.
Il duca di Nemours era oltremodo addolorato di non avere pi rivisto la principessa dopo il
pomeriggio passato cos gradevolmente insieme e che aveva fatto aumentare di tanto le sue
speranze. L'impazienza di rivederla non gli dava pace, di modo che, quando il re fu di ritorno,
decise di andare da sua sorella, la duchessa di Mercoeur, che stava in campagna abbastanza vicino a
Coulommiers. Propose al visdomino di accompagnarlo e questi accett l'invito di buon grado; il
duca l'aveva invitato nella speranza di poter andare con lui a trovare la principessa. La duchessa di
Mercoeur li ricevette con grande gioia e non si preoccup d'altro che di farli divertire e offrire loro
tutti i piaceri della campagna. Un giorno, mentre erano alla caccia del cervo, il duca di Nemours si
perdette nella foresta. Nell'informarsi sulla strada del ritorno, seppe di essere vicino a Coulommiers.
Al suono di questa parola, senza pensarci un istante e senza avere chiare le sue intenzioni, si diresse
a briglia sciolta verso il luogo che gli era stato indicato. Giunto nel cuore della foresta, si lasci
condurre alla ventura per certi vialetti ben tracciati che pens dovessero portare verso il castello.
Nel punto dove le stradine finivano, trov un padiglione composto da una grande sala e da due
salottini, uno dei quali si apriva su un giardino tutto fiorito, separato dalla foresta da semplici
palizzate; il secondo, invece, dava su un grande viale del parco. Entr nel padiglione, e si sarebbe
fermato a contemplarne la bellezza, se non avesse veduto venire proprio da quel gran viale il
principe e la principessa di Clves, seguiti da uno stuolo di domestici. Egli non aveva immaginato
di poter trovare il principe di Clves, che aveva lasciato presso il re, perci il suo primo movimento
fu quello di nascondersi; entr in quello dei due salottini che dava sul giardino fiorito, con l'idea di
uscire da una porta che immetteva nella foresta. Ma vide che la principessa e il marito si erano
seduti nel padiglione, mentre i domestici erano nel parco e non avrebbero potuto scorgerlo se non
passando per il luogo dove erano i loro signori. E allora non seppe negarsi il piacere di contemplare
la principessa, n resistere alla curiosit di ascoltare la sua conversazione con un marito che gli
destava pi gelosia di qualsiasi altro rivale. Ud il principe di Clves dire a sua moglie:
- Ma perch dunque non volete tornare a Parigi? Cosa mai pu trattenervi in campagna? Da
qualche tempo in qua avete un desiderio di solitudine che mi stupisce e mi addolora, perch ci
allontana l'uno dall'altra. Trovo persino che siate pi triste del solito e temo che abbiate qualche
motivo di afflizione.
- Non ho nulla che mi amareggi - ella gli rispose con aria imbarazzata, - ma la confusione
della corte tanto grande e in casa vostra v' sempre tanta gente che impossibile che il corpo e lo
spirito non si stanchino e che non si sia spinti a cercare un po' di riposo.
- Il riposo non si addice affatto ad una persona della vostra et. In casa vostra e a corte
conducete una vita che non pu affaticarvi. Io sarei piuttosto portato a temere che siate contenta di
stare lontana da me.
- Mi fareste gran torto se davvero pensaste cos - riprese la principessa con un imbarazzo che
andava via via crescendo; - ma ve ne supplico, lasciatemi qui. Se anche voi poteste rimanere ne
sarei felice, a patto che rimaneste da solo, senza tutta quella gente che non vi lascia mai.
- Ah, signora - esclam il principe di Clves, - il vostro atteggiamento e le vostre parole mi
dimostrano che avete delle ragioni per desiderare di rimanere sola; io le ignoro e vi scongiuro di
dirmele.
La sollecit pi volte perch volesse confessargliele, ma vanamente; e lei, dopo essersi
schermita in un modo che non faceva che aumentare la curiosit del marito, si chiuse in un profondo
silenzio con gli occhi bassi: poi, d'un tratto fissandolo in viso:
- Non costringetemi - gli disse - a confessarvi quanto non ho la forza di confessarvi, bench
ne abbia molte volte avuta l'intenzione. Pensate soltanto che la prudenza vuole che una donna della
mia et, e padrona della sua condotta, non rimanga esposta in mezzo alla corte.
- Cosa mai mi fate immaginare, signora! - proruppe il principe di Clves. - Non oserei
dirvelo per tema di offendervi.
La principessa non rispose e il suo silenzio fin col confermare il principe in ci che aveva
pensato. - Voi non mi dite nulla - riprese, - ed come dirmi che non mi sono ingannato.

- Ebbene, signore - gli rispose gettandosi ai suoi piedi, - vi far una confessione che nessuna
donna ha mai fatto al proprio marito; ma l'innocenza della mia condotta e delle mie intenzioni me
ne d la forza. vero che ho delle ragioni per allontanarmi dalla corte e che voglio evitare i pericoli
a cui sono esposte talvolta le persone della mia et. Non ho mai dato segni di debolezza, n avrei
timore di darne mai, se voi mi permetteste di ritirarmi dalla corte, o se avessi ancora la principessa
di Chartres come guida. Per quanto sia pericolosa la decisione che prendo, la prendo con gioia pur
di conservarmi degna di appartenervi. Vi domando mille volte perdono se ho avuto dei sentimenti
che possono dispiacervi, ma almeno le mie azioni non potranno mai dispiacervi. Pensate che per
fare ci che faccio, bisogna avere per il proprio marito pi affetto e pi stima di quanto mai donna
ne abbia avuto; guidatemi, abbiate piet di me e amatemi ancora se vi possibile.
Durante tutto questo discorso il principe di Clves era rimasto con la testa fra le mani, quasi
fuori di s, e senza nemmeno pensare a far rialzare sua moglie. Quando ella ebbe finito di parlare ed
egli la scorse ai suoi ginocchi, il viso coperto di lacrime e di una cos mirabile bellezza, credette di
morire di dolore e, abbracciandola e sollevandola:
- Abbiate voi piet di me, signora - le disse, - perch ne sono degno, e perdonate se nei primi
istanti di una cos violenta afflizione non posso rispondere come vorrei ad una condotta pari alla
vostra. Voi mi sembrate degna di stima e di ammirazione pi di ogni altra donna al mondo, ma al
tempo stesso mi considero il pi infelice degli uomini. Voi avete suscitato il mio amore fin dai
primi istanti in cui vi ho veduto; la vostra riservatezza e l'avervi ottenuta in moglie non l'hanno
potuto spegnere e dura tutt'ora; non ho mai potuto ispirarvi amore e ora vedo che temete di averne
per un altro. E chi mai dunque quest'uomo felice che vi ispira tale timore? Da quando egli vi
piace? E che cosa ha mai fatto per piacervi? Quale via ha trovato per giungere al vostro cuore? Ero
in un certo qual senso confortato di non averlo potuto raggiungere io questo cuore dal pensiero che
non potesse esserlo da alcuno; ora so che un altro fa quello che io non ho saputo fare; provo insieme
la gelosia di un marito e quella di un amante. Ma non possibile avere la gelosia di un marito dopo
una condotta come la vostra. troppo nobile per non darmi la pi completa fiducia; anzi essa mi
conforta anche come vostro amante. La confidenza e la sincerit che mi dimostrate non hanno
prezzo; e voi dovete stimarmi abbastanza per sapere che non abuser mai di una simile confessione.
Avete ragione, signora, io non ne abuser e non per questo vi amer meno. Mi avete reso infelice
con la pi grande prova di fedelt che mai donna abbia dato al proprio marito. Ma, signora,
concludete e ditemi chi sia colui che volete evitare.
- Vi supplico di non chiedermelo - ella gli rispose. - Sono decisa a non dirvi il suo nome e
sono certa che la prudenza non lo voglia.
- Non dovete avere timore, signora - riprese il principe di Clves; - conosco troppo il mondo
per non sapere che il buon nome di un marito non impedisce che qualcuno ne ami la moglie. Si deve
odiare chi l'ama e non addolorarsene. Ancora una volta, signora, vi scongiuro di dirmi ci che
desidero sapere.
- Invano mi sollecitate - ella replic: - sono abbastanza forte per tacere quello che credo di
dover tacere. La confessione che vi ho fatta non dovuta a debolezza: occorre molto pi coraggio
per confessare una simile verit che non per nasconderla.
Il duca di Nemours non perdeva una sola parola di questo colloquio; ci che la principessa
diceva non aveva dato minor gelosia a lui che al marito. Ne era cos perdutamente innamorato da
credere che tutti avessero i suoi medesimi sentimenti. Aveva, vero, diversi rivali; si figurava di
averne molti di pi e la sua mente si smarriva nell'immaginare chi potesse essere colui del quale la
principessa parlava. Molte volte aveva creduto di non dispiacerle, ma questo giudizio era basato su
cose che in quel momento gli sembravano cos lievi che non pot supporre di avere potuto ispirare
una passione cos violenta da ricorrere ad un rimedio tanto eccezionale. Era cos commosso che
quasi non sapeva rendersi conto di ci che vedeva e non poteva perdonare al principe di Clves di
non insistere abbastanza perch la moglie gli rivelasse il nome che ella voleva tacere.
Il principe di Clves non di meno continuava i suoi sforzi per saperlo, ma, dopo che egli
l'ebbe lungamente incalzata:

- Mi sembra - gli disse - che dovreste sentirvi pago della mia sincerit; non domandate oltre
e non fate che io debba pentirmi di quanto vi ho detto. Accontentatevi dell'assicurazione che ancora
una volta vi do, che nessuno dei miei atti ha mai lasciato trapelare i miei sentimenti e che mai nulla
mi stato detto che abbia potuto recarmi offesa.
- Ah, signora - replic di colpo il principe, - non riesco a credervi; ricordo ancora quanto
eravate imbarazzata il giorno in cui and perduto il vostro ritratto. Di quel ritratto voi avete fatto
dono, signora; avete fatto dono di quel ritratto che mi era tanto caro e che legittimamente mi
apparteneva. Non avete potuto nascondere i vostri sentimenti: colui che amate lo sa; la vostra virt
vi ha finora salvaguardata dal resto.
- Come mai possibile che voi sospettiate inganni in una confessione come la mia - esclam
la principessa - che nessuna ragione mi obbligava a farvi! Fidatevi delle mie parole; ad alto prezzo
pago la fiducia che vi chiedo. Credete, ve ne scongiuro, che non ho fatto dono del mio ritratto; lo
vidi prendere, vero; ma non volli lasciar scorgere quello che i miei occhi vedevano, temendo di
espormi a udire cose che ancora nessuno aveva osato dirmi.
- In qual modo vi hanno fatto capire che vi si amava e quali segni ve ne sono stati dati?
- Risparmiatemi la pena di scendere in particolari che ho vergogna io stessa di avere notato essa replic - e che mi hanno fin troppo persuasa della mia debolezza.
- Avete ragione, signora. Io sono ingiusto; opponetemi il vostro rifiuto ogni qual volta vi
chieder cose del genere; ma non offendetevi se ve le chiedo.
A questo punto, alcune persone del seguito che erano rimaste nei viali vennero ad avvertire
il principe di Clves che un gentiluomo cercava di lui da parte del re per ordinargli di trovarsi a
Parigi la sera stessa. Il principe dovette partire senza aver potuto dire altro a sua moglie se non
scongiurarla di raggiungerlo l'indomani e supplicarla di credere che, sebbene afflitto, aveva per lei
un affetto e una stima che dovevano esserle di conforto.
Quando il marito se ne fu andato, la principessa, rimasta sola, ripens a quello che aveva
fatto e ne fu cos spaventata che a mala pena riusciva a credere che fosse vero. Pens di essersi
alienata con le proprie mani l'amore e la stima del marito e di essersi scavata un abisso dal quale
non sarebbe mai pi uscita. Come aveva potuto compiere un gesto cos temerario? E finiva con
l'ammettere di essersi lasciata trascinare senza averne avuto l'intenzione. La singolarit di una
simile confessione, confessione della quale non trovava esempi, gliene faceva vedere tutto il
pericolo. Ma quando poi pensava che quel rimedio, per violento che fosse, era anche il solo che la
potesse difendere dal duca di Nemours, allora si convinceva che non doveva affatto pentirsi e che
non aveva per nulla troppo arrischiato. Pass tutta la notte in tali incertezze, turbamenti e timori; ma
alla fine la calma subentr nel suo animo. Trov perfino una qualche dolcezza nell'avere dato prova
di fedelt ad un marito che tanto la meritava, che aveva per lei tanta stima e tanta amicizia, come si
poteva scorgere anche dal modo col quale aveva accolto la sua confessione.
Frattanto, il duca di Nemours era venuto fuori dal nascondiglio dal quale aveva ascoltato la
conversazione che lo aveva cos profondamente commosso, e si era addentrato nella foresta. Quanto
la principessa aveva detto del ritratto gli aveva ridato la vita, mostrandogli che ella non lo odiava
affatto. Egli si abbandon in un primo momento a questa gioia, ma essa non dur a lungo, perch
subito si diede a riflettere che la confessione stessa, rivelandogli i sentimenti della principessa di
Clves, doveva anche renderlo persuaso che non avrebbe mai ricevuto alcun segno di quell'amore e
che non v'era speranza alcuna di vincere una persona che ricorreva ad un rimedio cos radicale.
Prov tuttavia un vivo piacere per averla spinta a tali estremi, e ritenne motivo di gloria
l'essersi fatto amare da una donna tanto diversa da tutte quelle del suo sesso; si sent cento volte
felice e cento volte infelice. La notte lo sorprese nella foresta, tanto che dur fatica a ritrovare la
strada per tornare dalla duchessa di Mercoeur. Vi giunse sul far del giorno e fu assai imbarazzato
nel dover rendere conto di ci che lo aveva trattenuto. Se la cav alla meglio e il giorno stesso fece
ritorno a Parigi col visdomino.
La passione sconvolgeva talmente il cuore del duca di Nemours ed egli era rimasto cos
sbalordito da ci che aveva udito, che gli avvenne di commettere un'imprudenza abbastanza

comune, come quella di parlare in termini generici dei propri particolari sentimenti e raccontare
sotto finti nomi i propri casi. Durante il viaggio di ritorno, port la conversazione sull'amore:
magnific il piacere di amare una donna degna di essere amata; parl dei bizzarri effetti della
passione; e infine, incapace di custodire dentro di s la meraviglia suscitatagli dal gesto della
principessa di Clves, lo narr al visdomino, senza nominargli la persona e senza dirgli quale parte
avesse lui stesso in questa storia; ma ne fece il racconto con tale calore e tale ammirazione che al
visdomino non fu difficile sospettare che tutta quell'avventura riguardasse proprio lui. Insistette
lungamente perch egli confessasse; gli disse di sapere da lunga data come fosse preda di una
violenta passione e come fosse ingiusto diffidare di colui che gli aveva confidato il segreto della
propria vita. Ma il signor di Nemours era troppo innamorato per confessare il suo amore; lo aveva
sempre nascosto anche al visdomino, quantunque questi fosse la persona che a corte avesse pi
cara. Gli rispose, dunque, che era stato un amico a raccontargli tutta questa avventura e che,
avendogli costui fatto promettere di non parlarne mai, scongiurava anche lui di mantenere il segreto.
Il visdomino gli garant il suo silenzio; ma il signor di Nemours fu subito pentito di avere tanto
parlato.
Frattanto il principe di Clves era andato a trovare il re, il cuore gonfio di dolore. Mai marito
aveva avuto per la propria moglie passione cos violenta e mai marito aveva avuto per la propria
moglie stima pi grande. Ci che allora aveva saputo non diminuiva questa stima, ma la
trasformava in qualche cosa di diverso. Egli era soprattutto ansioso di scoprire chi fosse colui che
aveva saputo piacere alla principessa. Pens per primo al principe di Nemours, come all'essere pi
seducente di tutta la corte; poi al cavaliere di Guisa, poi al maresciallo di Saint-Andr, i due che
erano stati invaghiti di madamigella di Chartres e che ancora colmavano di premure la principessa
di Clves; infine si convinse doversi proprio trattare di uno di questi tre. Quando arriv al Louvre, il
re lo condusse nel proprio gabinetto per dirgli che l'aveva scelto per condurre Madama in Spagna;
sua maest riteneva che nessuno avrebbe assolto tale compito meglio di lui e che nessuna altra dama
avrebbe fatto tanto onore alla Francia quanto la principessa di Clves. Il signor di Clves accolse
come doveva l'onore di questa scelta e subito consider che il caso lo favoriva, allontanando sua
moglie dalla corte senza che apparisse alcun mutamento nella sua condotta. Ma il momento della
partenza era ancora troppo lontano perch potesse risolvere il suo attuale imbarazzo. Scrisse
immediatamente alla principessa riferendole il colloquio avuto col re e ripetendole che voleva
assolutamente che ritornasse subito a Parigi. La principessa ritorn come egli voleva e quando si
videro si ritrovarono ambedue in una profonda tristezza. Il signor di Clves le parl da gentiluomo
quale era e degno in tutto del modo in cui ella aveva agito:
- Non nutro nessuna inquietudine per la vostra condotta - le disse; - avete pi forza e pi
virt di quanto voi stessa possiate immaginare; non dunque il timore dell'avvenire che mi affligge,
bens il fatto che nutriate per un altro quel sentimento che io non ho saputo suscitare.
- Non so rispondervi; muoio di vergogna quando ve ne parlo - gli rispose la principessa; risparmiatemi, vi prego, colloqui tanto crudeli; decidete voi la mia condotta; fate voi che io non
debba vedere nessuno; tutto quello che vi chiedo. Ma acconsentite che io non vi parli mai di ci
che mi sembra cos poco degno di voi e che trovo indegno di me.
- Avete ragione, signora. Sto abusando della vostra dolcezza e della vostra fiducia, ma
abbiate piet dello stato in cui mi avete gettato; pensate che, pur avendomi detto tanto, mi
nascondete un nome che mi suscita una curiosit intollerabile. Non vi chiedo di appagare la mia
curiosit, ma non posso tacervi di credere che colui che debbo invidiare sia il maresciallo di SaintAndr, oppure il duca di Nemours, oppure il cavaliere di Guisa.
- Non vi risponder - ella gli disse arrossendo, - non vi dar modo con le mie risposte di
rafforzare o attenuare i vostri sospetti; ma se voi tenterete di chiarirli osservandomi mi metterete in
un imbarazzo di cui tutti si renderanno conto. In nome di Dio - continu, - vogliate acconsentire
che, col pretesto di qualche malattia, io non debba vedere nessuno.
- No, signora - egli ribatt, - si scoprirebbe ben presto trattarsi di una finzione; e per di pi io
desidero fidarmi di voi sola; questa la via che il cuore mi consiglia e che mi consigliata anche

dalla ragione. Col vostro carattere, dandovi piena libert, vi pongo vincoli ben pi stretti di quelli
che io potrei imporvi.
Il signor di Clves non si ingannava: la fiducia che dimostrava a sua moglie la rendeva pi
forte verso il duca di Nemours e le faceva prendere risoluzioni pi austere di quanto nessuna
costrizione avrebbe mai potuto imporle. Ella si rec dunque come di solito al Louvre e dalla regina
delfina; ma evitava la presenza e gli sguardi del duca di Nemours con tanta cura che tolse a questi
subito la gioia che aveva di credersi da lei amato. Egli non scorgeva nulla negli atti della principessa
che non lo persuadesse del contrario; quasi non sapeva pi se quello che aveva udito era stato un
sogno, tanto appariva inverosimile. La sola cosa che gli dava la certezza di non essersi ingannato
era, malgrado tutti gli sforzi per nasconderla, l'estrema tristezza della principessa; probabilmente
sguardi e cortesi parole non avrebbero potuto aumentare di tanto l'amore del duca quanto una cos
severa condotta.
Una sera, mentre il principe e la principessa di Clves si trovavano dalla regina, qualcuno
azzard che corresse voce che il re avrebbe nominato un altro gran signore della corte per
accompagnare Madama in Spagna. Il signore di Clves aveva gli occhi sulla moglie mentre si
facevano come probabili i nomi del maresciallo di Saint-Andr e del duca di Guisa. Non not
emozione alcuna sul suo viso nell'udire quei due nomi, n alla notizia che potessero fare il viaggio
con lei. E questo gli diede ragione di credere che nessuno di questi due fosse colui del quale temeva
la presenza; e volendo chiarire i suoi dubbi, entr nel gabinetto della regina, dove si trovava anche il
re. Dopo essersi fermato qualche minuto, torn vicino alla moglie e, a bassa voce, le disse di avere
appreso proprio allora che sarebbe stato il duca di Nemours a recarsi con loro in Spagna.
Il nome di Nemours e il pensiero di essere esposta a vederlo tutti i giorni durante il lungo
viaggio, in presenza del marito, provoc un tale turbamento nella principessa che non riusc a
vincerlo; e volendo in ogni modo giustificarlo:
- una scelta molto spiacevole per voi - rispose - questa del duca. Dovrete dividere con lui
tutti gli onori; mi pare che dovreste cercare di far scegliere qualcun altro.
- Non gli onori, signora - rispose il principe, - vi fanno paventare che il duca venga con noi.
Il vostro turbamento ha una causa diversa. Il vostro turbamento mi rivela ci che un'altra donna mi
avrebbe rivelato con la sua gioia. Ma non temete: ci che vi ho detto non vero; l'ho inventato per
accertarmi di una cosa di cui ero gi fin troppo convinto.
Detto questo, usc, non volendo accrescere con la sua presenza l'immensa confusione in cui
vedeva sua moglie.
In quel preciso momento entr il duca di Nemours e si rese subito conto dello stato in cui era
la principessa. Le si avvicin e, a bassa voce, le disse che non osava, per rispetto, chiederle che cosa
mai la rendesse ancora pi pensosa del solito. La voce del signor di Nemours la riscosse e
guardandolo senza avere capito ci che aveva detto, presa come era dai suoi pensieri e dal timore
che il marito potesse vederlo vicino a lei:
- In nome di Dio, lasciatemi in pace! - esclam.
- Ahim, signora, non lo faccio che troppo: di che cosa mai potete lamentarvi? Non oso
parlarvi, non oso nemmeno guardarvi; non mi avvicino a voi che tremando. In quale modo ho
potuto provocare le parole che mi avete or ora dette? E perch mai volete che io creda di essere in
qualche modo responsabile del dolore in cui vi scorgo?
La principessa di Clves fu oltremodo contrariata di aver dato modo al duca di spiegarsi
ancora pi chiaramente di quanto avesse mai osato fare. Lo lasci senza risposta e se ne torn nelle
sue stanze pi agitata che mai. Il marito se ne accorse subito e vide anche che ella temeva che si
tornasse sull'accaduto. La segu nel salottino dove si era rifugiata.
- Non sfuggitemi, signora - le disse, - non vi dir nulla che possa spiacervi; voglio solo
chiedervi scusa del tranello che vi ho teso poco fa; ne sono abbastanza punito da ci che ho appreso.
Il signor di Nemours fra tutti gli uomini era colui che temevo di pi. Vedo il pericolo in cui siete;
cercate di avere del dominio su di voi per amore di voi stessa e, se vi possibile, anche per amor
mio. Non ve lo chiedo gi come vostro marito, ma come l'uomo di cui siete tutta la felicit e che

nutre per voi un amore pi tenero e pi violento di colui che il vostro cuore gli preferisce.
Il principe si commosse nel dire queste ultime parole, che profer a stento. Sua moglie,
colpita nel pi profondo del cuore, scoppi in lacrime e lo abbracci con una tenerezza e una pena
che lo misero in uno stato poco differente da quello di lei. Rimasero cos per qualche tempo in
silenzio e si separarono senza avere avuto la forza di parlare.
Intanto i preparativi per gli sponsali di Madama erano terminati. Il duca d'Alba arriv e fu
ricevuto con tutta la magnificenza e tutte le cerimonie di cui si poteva far pompa in simili occasioni.
Il re aveva mandato a riceverlo il principe di Cond, il cardinale di Lorena, il cardinale di Guisa, i
duchi di Lorena, di Ferrara, di Aumale, di Buglione, di Guisa e di Nemours. Questi avevano con s
molti gentiluomini e un gran numero di paggi vestiti delle loro livree. Il re in persona attese il duca
d'Alba sulla prima porta del Louvre con i duecento gentiluomini di servizio comandati dal
connestabile. Quando il duca fu davanti al re, fece l'atto di inginocchiarsi: ma il re non glielo
permise e lo fece camminare al suo fianco fino all'appartamento della regina e a quello di Madama.
A questa il duca port un magnifico dono da parte del suo signore. Dopo, egli si rec da madama
Margherita, sorella del re, a presentarle gli omaggi del duca di Savoia e ad assicurarla che questi
sarebbe arrivato dopo pochi giorni. Al Louvre furono indette grandi riunioni per far conoscere al
duca d'Alba e al principe di Orange, che lo aveva accompagnato, le bellezze della corte.
La principessa di Clves, per poca voglia che ne avesse, non os mancarvi nel timore di
dispiacere al marito, che le aveva perentoriamente ordinato di parteciparvi. Ci che riusc a
deciderla fu l'assenza del duca di Nemours, che era andato incontro al duca di Savoia. E quando poi
questi fu arrivato, dovette stare sempre con lui per aiutarlo in tutto ci che riguardava il cerimoniale
delle nozze. Cos la principessa non ebbe occasione di incontrarlo cos spesso come era solita e ne
ebbe un certo sollievo.
Il visdomino, intanto, non aveva dimenticato la conversazione avuta col duca di Nemours.
Egli era sempre pi persuaso che quell'avventura riguardasse proprio il duca e continuava ad
osservarlo con tanta cura che sarebbe certo riuscito a scoprire la verit senza l'arrivo del duca d'Alba
e del duca di Savoia, che costituirono un diversivo ed una occupazione a corte e gli impedirono di
osservare ci che avrebbe potuto illuminarlo. Il desiderio di saperne di pi, o piuttosto la naturale
disposizione a raccontare ogni segreto alla persona amata, fece s che egli raccontasse alla signora
di Martigues l'azione straordinaria di colei che aveva confessato al marito il suo amore per un altro.
Le diede assicurazione che ad ispirare una cos violenta passione era stato il duca di Nemours e la
scongiur di aiutarlo ad osservare quel principe con ogni attenzione. La contessa di Martigues fu
felice di venire a conoscenza di una storia cos singolare ed il fatto di aver sempre veduto la delfina
assai curiosa di ogni cosa che concernesse il duca di Nemours la rendeva ancora pi impaziente di
scoprire il mistero che si nascondeva in quell'avventura.
Pochi giorni prima della data scelta per la cerimonia nuziale, la regina delfina dava una cena
al re suo suocero e alla duchessa del Valentinois. La principessa di Clves, che aveva indugiato
nell'abbigliarsi, and al Louvre pi tardi del solito. Mentre vi si stava recando, incontr un
gentiluomo che veniva a cercarla da parte della delfina. Entrando nella camera, questa, dal letto
dove si trovava, le grid che la stava aspettando con grande impazienza.
- Penso, signora, di non dovervi ringraziare per questa impazienza, dovuta certamente a
qualche altro motivo che non al desiderio di vedermi.
- Avete ragione - le rispose la delfina, - tuttavia dovrete essermi grata; vi voglio raccontare
un'avventura che sono certa sarete molto contenta di conoscere.
Madama di Clves si mise in ginocchio davanti al letto, e per sua fortuna il viso le rimase
nell'ombra.
- Voi sapete - le disse la delfina - quanto eravamo curiose di sapere la causa del
cambiamento del principe di Nemours; ebbene, credo di saperla e ne sarete assai sorpresa. Egli
perdutamente innamorato e molto amato da una delle pi belle dame della corte.
Queste parole, che la principessa di Clves non poteva riferire a s medesima, poich
credeva che nessuno sapesse del suo amore per quel principe, le diedero un dolore che facile

immaginare.
- Non vedo in tutto questo nulla che possa causare sorpresa, con un uomo dell'et e
dell'aspetto del signor di Nemours.
- E infatti non questo che deve meravigliarvi; deve meravigliarvi invece il sapere che colei
che ama il duca di Nemours non gliene ha mai dato prova alcuna e anzi, nel timore di non essere
sempre padrona del proprio sentimento, lo ha confessato al marito perch questi la allontanasse
dalla corte; stato lo stesso duca di Nemours a raccontarlo.
Se la principessa di Clves aveva a tutta prima provato dolore al pensiero di non essere lei la
protagonista di questo amore, le ultime parole della delfina la gettarono nella pi nera disperazione
per la certezza di esserlo anche troppo. Incapace di qualsiasi risposta, rimase con il capo chino sul
letto, mentre la regina continuava a parlare senza accorgersi del grande imbarazzo della sua dama.
Quando la principessa si fu un poco riavuta:
- Questa storia non mi sembra per nulla verosimile, signora. E vorrei ben sapere chi ve l'ha
raccontata.
- stata la contessa di Martigues - replic la delfina, - che l'ha appresa dal visdomino di
Chartres. Voi sapete bene come egli ne sia innamorato; glielo ha confidato come un segreto che ha
saputo dallo stesso duca di Nemours. vero che il duca non gli ha detto il nome della dama e
nemmeno gli ha confessato di essere lui la persona amata, ma il visdomino non lo mette in dubbio.
Mentre la delfina stava terminando di parlare, qualcuno si era avvicinato al letto. La
principessa di Clves era voltata in modo da non poter vedere chi fosse; ma non pot pi dubitarne
appena la delfina grid con vivace sorpresa:
- Eccolo in persona; voglio chiedergli come stanno le cose.
La principessa di Clves seppe cos, senza nemmeno voltarsi, che era il duca, come in effetti
era. Si avvicin precipitosamente alla delfina e le sussurr che bisognava ben guardarsi dal
raccontare al duca una storia del genere; che egli l'aveva confidata al visdomino e che questo
sarebbe stato motivo di rottura tra loro. La delfina le rispose ridendo che era troppo prudente e si
volt verso il signor di Nemours. Questi era abbigliato per il ricevimento della sera e, prendendo la
parola con quella grazia che gli era tutta particolare, disse:
- Credo, signora, di poter pensare senza essere indiscreto che parlaste di me quando sono
entrato, che aveste in mente di domandarmi qualche cosa e che la principessa di Clves vi pregasse
di non farlo.
- vero - rispose la delfina, - ma questa volta non sar compiacente con lei come di
consueto. Voglio sapere da voi se una storia che mi stata raccontata sia vera e se non siate per
caso voi la persona che ama, riamata, una dama della corte che vi nasconde il suo amore e che lo ha
confessato invece al proprio marito.
Il turbamento e la confusione della principessa di Clves erano indescrivibili e se le si fosse
presentata la morte a tirarla fuori da quello stato l'avrebbe benedetta; il signor di Nemours intanto
era ancora pi confuso di lei, se ci fosse stato possibile. Il discorso della delfina, dalla quale aveva
motivo di non credersi odiato, alla presenza della principessa di Clves, che era la persona nella
quale in tutta la corte ella riponeva maggior fiducia e che a sua volta era quella che pi ne aveva in
lei, lo gettava in una ridda di pensieri cos strani che gli era impossibile essere padrone del proprio
volto. Vedeva l'imbarazzo in cui, per sua colpa, era la principessa di Clves, e il pensiero che perci
ella potesse giustamente odiarlo lo angosci in modo tale che gli fu impossibile parlare. La delfina,
vedendo fino a che punto fosse interdetto, esclam rivolta alla principessa:
- Guardatelo, guardatelo, e giudicate se non si tratti di lui.
Il duca di Nemours, frattanto, che si era riavuto dal suo primo turbamento e avvertiva
l'urgenza di uscire da un passo cos pericoloso, si rese all'istante padrone del proprio spirito e del
proprio volto:
- Confesso, signora, che non si pu essere pi sorpresi e afflitti di quel che io non sia per la
slealt che mi ha usato il visdomino di Chartres andando a raccontare l'avventura di un mio amico
che gli avevo confidato in segreto. Potrei vendicarmene - continu sorridendo con un'aria cos

tranquilla da togliere quasi alla delfina tutti i suoi sospetti. - Egli mi ha confidato cose che non sono
di poca importanza; ma non so, signora, - prosegu - perch mi facciate l'onore di mescolarmi a
questa faccenda. Il visdomino non pu certo dire che mi riguardi, poich gli ho affermato il
contrario. La nomea di uomo innamorato pu convenirmi, quella di uomo amato, non credo,
signora, che possiate attribuirmela.
Egli era soddisfatto di poter dire alla delfina qualche cosa che avesse riferimento con quanto
in altri tempi le aveva lasciato intravedere, sperando cos di sviarla dai pensieri del momento. E in
questo senso ella infatti interpret le sue parole; ma, senza rispondervi direttamente, continu ad
attaccarlo per il suo turbamento.
- Sono stato turbato, signora, pensando al mio amico e ai giusti rimproveri che potrebbe
muovermi per avere riferito cosa che gli pi cara della vita. Tuttavia, non me l'ha confidata che a
met e non mi ha detto il nome di colei che ama; io so solo che egli l'uomo pi innamorato del
mondo e il pi degno di compassione.
- Ma, dato che amato, pensate voi che sia tanto da compiangere?
- Credete veramente che egli lo sia, signora, e che una persona che avesse una vera passione
potrebbe confidarla al marito? Quella persona certamente non sa che cosa sia l'amore e l'ha
scambiato con un lieve sentimento di riconoscenza per la passione che ha suscitato. Il mio amico
non pu essere lusingato da nessuna speranza; eppure, sventurato com', gli pare di poter essere
felice per avere almeno ispirato il timore di amare, e non cambierebbe la sua situazione con quella
del pi fortunato amante del mondo.
- Il vostro amico si contenta di poco - rispose la delfina, - e incomincio a credere che
davvero non sia di voi che parliate. Manca poco che io diventi dello stesso avviso della principessa
di Clves, che sostiene che un tale amore non pu essere vero.
- Io non credo infatti che possa essere vero - intervenne la principessa, la quale fino a quel
momento non aveva parlato, - e quand'anche fosse vero, come lo si sarebbe potuto sapere? Non mi
pare possibile che una donna capace di un atto cos straordinario possa avere avuto la debolezza di
raccontarlo; e verosimilmente nemmeno il marito pu averlo raccontato, o sarebbe un marito ben
indegno della condotta tenuta verso di lui.
Il signor di Nemours, intuendo il sospetto che la principessa nutriva verso il marito, fu ben
lieto di rafforzarlo, sapendo di avere in lui il rivale pi temibile.
- La gelosia - rispose - e la curiosit di saperne pi di quanto non gli sia stato detto possono
far commettere ad un marito molte imprudenze.
La principessa di Clves era allo stremo delle forze e del coraggio e, incapace di sostenere
pi a lungo tale conversazione, stava per dire che si sentiva male quando, per sua fortuna, entr la
duchessa del Valentinois per annunciare alla delfina che il re stava per arrivare. La delfina pass nel
suo gabinetto per abbigliarsi. E allora, mentre la principessa di Clves stava muovendosi per
seguirla, il duca le si avvicin:
- Darei la mia vita, signora, per potervi parlare un istante; ma di tutto ci che potrei dirvi
nulla tanto importante quanto il supplicarvi di credere che, se qualche cosa ho detto che potesse
riferirsi alla delfina, l'ho detto per delle ragioni che non la riguardano.
La principessa di Clves fece finta di non averlo udito e si allontan senza guardarlo, per
mettersi al seguito del re che stava entrando.
Ma, a causa della gran folla, fin per incespicare nella sua veste e fu l l per cadere; allora si
serv di questo pretesto per abbandonare un luogo dove non aveva la forza di rimanere e, fingendo
di non potersi tenere in piedi, fece ritorno a casa.
Il principe di Clves giunse al Louvre e fu un poco stupito di non trovarvi la moglie; gli fu
detto dell'incidente ed egli se ne torn all'istante per averne notizie; la trov a letto e seppe che il
male non era grave. Dopo un poco ch'era vicino a lei si accorse di quanto fosse prostrata.
- Che cosa avete mai, signora? Mi sembra che voi soffriate di qualche altro dolore oltre
quello che accusate.
- Ho il pi grande dolore che potessi mai immaginare di avere - ella rispose. - Quale uso

avete fatto mai della eccezionale, per non dire folle, confidenza che ho avuto per voi? Non meritava
il segreto? E quand'anche non lo avesse meritato, non era interesse vostro tacere? Bisognava proprio
che la curiosit di conoscere un nome che non devo dirvi vi spingesse a confidarvi con qualcuno per
cercare di scoprirlo? stata solo la curiosit a farvi commettere un'imprudenza cos crudele, le cui
conseguenze sono, quali dovevano essere, penosissime. Questa storia oramai risaputa e proprio
ora mi stata raccontata senza sapere che io vi ho la parte principale.
- Cosa mi dite mai, signora? Voi mi state accusando di avere raccontato ci che accaduto
fra voi e me? E mi dite che la cosa risaputa? Non posso nemmeno giustificarmi dell'accusa di
averla raccontata; voi non potete crederlo. Senza dubbio, dovete aver preso per voi ci che stato
ripetuto di un'altra.
- Ah, signore! Non c' al mondo altra avventura simile alla mia - ella riprese; - non vi altra
donna capace della medesima cosa. Il caso non pu averla inventata, non mai stata immaginata, e
tale pensiero non mai nato in altra mente che nella mia. La delfina mi ha raccontato or ora questa
storia; l'ha saputa dal visdomino di Chartres, che a sua volta l'ha saputa dal duca di Nemours.
- Il duca di Nemours! - grid il principe di Clves in un impeto di rabbia e di disperazione
insieme. - Come! Il duca di Nemours sa che voi l'amate e che io lo so!
- Voi vi riferite sempre al signor di Nemours piuttosto che ad un altro - gli rispose la
principessa; - eppure sapete che non risponder mai ai vostri sospetti. Ignoro se il duca di Nemours
sappia la parte che ho in questa storia e la parte che voi avete attribuita a lui, ma egli ha riferito la
cosa al visdomino di Chartres, dicendogli di averla saputa da un suo amico che non gli aveva fatto
nomi. Evidentemente questo amico del signor di Nemours anche amico vostro e vi sarete
confidato con lui per sciogliere il mistero.
- Esiste forse un amico al quale si possa fare simile confidenza? - replic il principe. - E si
sarebbe forse disposti a sciogliere i propri sospetti al prezzo di raccontare a chicchessia una cosa
che si vorrebbe nascondere perfino a se stessi? Pensate piuttosto, signora, a chi mai avete potuto
parlarne. molto pi verosimile che un tale segreto sia sfuggito a voi piuttosto che a me. Con ogni
probabilit non avete potuto reggere da sola la vostra dolorosa situazione e avete cercato il sollievo
di lamentarvene con qualche confidente che vi ha tradito.
- Cessate dunque di opprimermi - ella grid, - e non abbiate la crudelt di accusarmi di un
errore commesso da voi. Come potete sospettare di me? E se ho avuto la forza di parlarvi, come
potrei parlare a qualcun altro?
La confessione che la principessa aveva fatto a suo marito era una cos grande prova di
sincerit ed ella negava con tanta fermezza di essersi confidata con altri, che il principe non sapeva
pi cosa pensare; d'altra parte egli era certo di non avere raccontato niente a nessuno; ancora, una
cosa simile non poteva essere stata indovinata; ora poi era risaputa, perci bisognava pure
ammettere che fosse per colpa di uno di loro due; ma ci che pi dolorosamente lo feriva era il
pensiero che un simile segreto fosse in mano di altri e che molto presto sarebbe stato di dominio
pubblico. Le stesse cose pensava all'incirca la principessa; trovava ugualmente impossibile che suo
marito avesse parlato e che non avesse parlato; ci che il signor di Nemours aveva detto, che la
curiosit pu far commettere imprudenze a un marito geloso, le pareva riferirsi cos esattamente al
caso del signor di Clves che non riusciva a persuadersi che fosse stato detto solo per
combinazione; e tale verosimiglianza la induceva a credere che suo marito avesse abusato della
fiducia dimostratagli. Erano entrambi cos immersi nei loro pensieri che rimasero a lungo senza
parlare e, quando ruppero il silenzio, fu per dirsi ancora le medesime cose che gi si erano ripetuti
diverse volte e che li avevano lasciati col cuore e lo spirito pi agitati e lontani che mai.
facile immaginare in quale stato trascorressero la notte. Il principe di Clves aveva
esaurito tutta la propria forza d'animo nel sopportare la sventura di vedere una moglie che adorava
presa d'amore per un altro. Non gli rimaneva altro coraggio, n gli sembrava di doverne trovare
altro in una vicenda in cui il suo orgoglio e il suo onore erano cos profondamente feriti. Non
sapeva pi cosa pensare di sua moglie, non sapeva pi quale condotta dovesse indicarle, n come lui
stesso dovesse comportarsi; da ogni parte abissi e precipizi lo circondavano. Infine, dopo un lungo e

incerto dibattersi, considerato che doveva ben presto recarsi in Spagna, prese la risoluzione di non
fare nulla che potesse aumentare i sospetti o la conoscenza della sua infelice situazione. Si rec
dalla principessa e le disse che non si trattava di appurare chi di loro due fosse venuto meno al
segreto, ma piuttosto di dimostrare che quanto era stato raccontato era una pura favola, in cui ella
non aveva parte alcuna; che solo da lei dipendeva farne persuasi il signor di Nemours e gli altri; che
doveva comportarsi verso di lui con la freddezza e la severit dovuta ad un uomo che manifestava
di amarla; che, cos facendo, avrebbe potuto facilmente togliergli il pensiero che nutrisse per lui una
qualche attrazione; che non bisognava si affliggesse in modo soverchio di quanto egli avesse potuto
pensare, perch tali pensieri sarebbero stati facilmente distrutti dal freddo contegno di lei; e che,
soprattutto, era indispensabile che ella si recasse al Louvre e alle riunioni come di consueto.
Dopo avere cos parlato, il signor di Clves lasci la moglie senza averne atteso la risposta.
Tutto ci che egli aveva detto le parve molto ragionevole, e la collera che provava contro il signor
di Nemours le fece credere che le sarebbe stato facile attuare il proposito; quello che invece riteneva
difficile era trovarsi a tutte le cerimonie degli sponsali col viso tranquillo e l'animo sereno; tuttavia,
poich doveva reggere lo strascico della regina delfina, onore per il quale era stata prescelta fra
molte altre principesse, non le era possibile esimersene senza suscitare pettegolezzi e dar esca a
cercarne i motivi. Decise dunque di fare uno sforzo su se stessa; pass tutto quanto rimaneva della
giornata a prepararsi, abbandonandosi ai crudeli sentimenti che la sconvolgevano. Si chiuse sola nel
suo gabinetto. Fra tutti i suoi mali, quello che le si presentava con maggiore violenza era di doversi
lagnare del duca di Nemours e di non poterlo giustificare in modo alcuno. Era fuor di dubbio,
infatti, che egli avesse raccontato l'avventura al visdomino di Chartres; egli stesso l'aveva
confessato e, dal tono del suo discorso, era indubbio che egli dovesse sapere che l'avventura la
concerneva. Come poter scusare una cos grande imprudenza, e che ne era di quella sua estrema
discrezione, che tanto l'aveva commossa?
Egli stato discreto, si diceva, fino a quando si creduto sfortunato; ma il pensiero di
una felicit, sia pure incerta, ha fatto sfumare tutta la sua discrezione. Appena ha potuto pensare di
essere amato, ha voluto che lo si sapesse. Ha detto tutto quello che poteva dire; io non ho confessato
che era lui che amavo, egli lo ha supposto ed ha lasciato trapelare quanto supponeva; se ne avesse
avuto la certezza, avrebbe agito allo stesso modo. Ho avuto il torto di credere che potesse esistere
un uomo capace di nascondere gli amori che ne lusingano la vanagloria. Ed per un simile uomo,
che ho creduto tanto differente dagli altri, che mi sono ridotta alla stregua delle altre donne, pur
essendone tanto diversa. Ho perduto il cuore e la stima di un marito che doveva essere la mia
felicit; fra non molto sar considerata da tutti come una donna preda di un violento e pazzo amore.
Colui che io amo lo sa; ed proprio per evitare tutti questi mali che ho messo a repentaglio la mia
tranquillit, e anche la mia vita!.
Queste tristi riflessioni erano accompagnate da un fiume di lacrime; ma per grande che fosse
il dolore che la attanagliava, sentiva che avrebbe avuto la forza di sopportarlo, se non avesse avuto
ragione di lamentarsi del duca di Nemours.
N questo principe era in uno stato d'animo pi tranquillo. L'imprudenza di avere parlato al
visdomino di Chartres e le crudeli conseguenze di tale imprudenza lo mettevano in una angoscia
mortale. Non poteva pensare, senza esserne sconvolto, all'imbarazzo, al tormento e al dolore in cui
aveva veduto la principessa di Clves. Non poteva darsi pace di averle dette cose che, per quanto
galanti fossero, gli sembravano in quel momento volgari e poco educate, giacch avevano dato adito
alla principessa di capire che egli non ignorava chi fosse la donna preda di una violenta passione e
che egli era colui che la ispirava. Tutto quello che poteva augurarsi era di poter avere un colloquio
con lei; ma d'altra parte capiva che un colloquio del genere sarebbe stato piuttosto da temere che da
desiderare.
Che cosa mai potrei dirle? si diceva. Dovrei forse ancora spiegarle ci che le ho fatto
intendere anche troppo? Dimostrarle che so di essere amato, proprio io che non ho mai osato
nemmeno dirle che l'amo? Dovrei dunque incominciare a parlarle apertamente del mio amore, come
un uomo reso ardito dalle speranze? Posso anche solo pensare di avvicinarla e darle l'imbarazzo di

dover sopportare la mia presenza? Da quale parte incominciare a giustificarmi? Non ho scuse, sono
indegno anche di un solo suo sguardo e spero di non essere mai pi guardato da lei. Per difendersi
da me, io le ho dato, col mio errore, armi migliori di tutte quelle che lei cercava, e che avrebbe forse
cercato inutilmente. Perdo, a causa della mia imprudenza, la felicit e il vanto di essere amato dalla
donna pi degna di amore e di stima che esista; ma se avessi perduto questa felicit senza che ella
ne avesse sofferto e senza averle procurato dolore, ne avrei almeno un certo qual conforto; in questo
momento sento molto pi il male che le ho fatto che non quello che ho fatto a me stesso presso di
lei.
A lungo si torment il signor di Nemours in questi pensieri. Il desiderio di parlare con la
principessa di Clves gli tornava sempre nel cuore ed egli andava pensando come trovarne il modo.
Pens di scriverle, ma alla fine gli parve che, dopo l'errore commesso e visto lo stato d'animo della
principessa, il meglio fosse di testimoniarle un profondo rispetto col suo silenzio e il suo dolore; di
farle vedere anzi che non osava nemmeno comparirle davanti in attesa che il tempo, il caso,
l'inclinazione che la spingeva verso di lui operassero in suo favore. Decise anche di non muovere
rimprovero alcuno al visdomino per l'infedelt commessa, nel timore di rafforzare i suoi sospetti.
Il fidanzamento di Madama, che aveva luogo l'indomani, e il matrimonio, fissato per il
giorno seguente, tennero talmente occupata tutta la corte che la principessa e il duca poterono con
facilit nascondere al pubblico la loro tristezza e il loro turbamento. La regina delfina parl solo di
sfuggita alla principessa della conversazione avuta col duca di Nemours, mentre il principe di
Clves affett di non parlare pi a sua moglie di quanto era successo, di modo che ella si trov
meno imbarazzata di quanto avesse temuto.
Il fidanzamento si celebr al Louvre; poi, dopo il banchetto e il ballo, tutta la casa reale and
a dormire, secondo l'usanza, al vescovado. Al mattino seguente, il duca d'Alba, che vestiva sempre
con estrema semplicit, indoss un abito di drappo d'oro misto di rosso fiammingo, di giallo e di
nero, tutto cosparso di pietre preziose, e in capo gli fu posta la corona chiusa. Il principe d'Orange,
anch'egli meravigliosamente vestito, con le sue livree, e tutti gli Spagnoli, ciascuno col proprio
seguito, si recarono a prendere il duca d'Alba al palazzo di Villeroy, dove era alloggiato, e,
dispostisi quattro per quattro, si incamminarono verso il vescovado. Appena il duca vi giunse, si
form il corteo, e tutti si recarono in chiesa; il re dava il braccio a Madama, che portava anch'essa la
corona chiusa e il cui strascico era retto da madamigella di Montpensier e da madamigella di
Longueville; dietro di loro veniva, senza corona, la regina; seguivano la regina delfina, Madama
sorella del re, la principessa di Lorena e la regina di Navarra, e i loro lunghi strascichi erano retti da
principesse. Tanto le regine che le principesse avevano al seguito tutte le loro damigelle
magnificamente abbigliate dei loro medesimi colori; in questo modo dai colori si poteva facilmente
vedere a chi appartenessero. Quando la corte ebbe preso posto sul palco allestito nella chiesa, la
cerimonia delle nozze ebbe inizio.
La corte rientr al vescovado per il pranzo; verso le cinque, fece di nuovo ritorno al palazzo
di citt, dove doveva avere luogo il banchetto, al quale parlamento, corti e municipalit erano stati
pregati di intervenire.
Re, regine, principi e principesse mangiarono alla tavola di marmo nella grande sala del
palazzo, col duca d'Alba seduto presso la nuova regina di Spagna. Pi in basso, presso i gradini
della tavola di marmo, alla destra del re, era stata allestita una tavola per gli ambasciatori, gli
arcivescovi ed i cavalieri dell'ordine; dall'altro lato una tavola per i signori del parlamento.
Il duca di Guisa, vestito di un abito di drappo d'oro increspato, fungeva da gran maestro del
re; il principe di Cond da gran panettiere, il duca di Nemours da coppiere. Tolte le mense,
incominci il ballo, che, dopo un intermezzo di balletti e di straordinari fuochi di artificio, fu ripreso
e si protrasse fino alla mezzanotte, quando il re e tutta la corte fecero ritorno al Louvre.
Per quanto malinconica fosse, la principessa di Clves non manc di apparire agli occhi di
tutti, e specialmente del duca di Nemours, incomparabilmente bella. Egli non os parlarle, sebbene
la confusione della festa gliene offrisse molte opportunit, ma le lasci scorgere una cos grande
tristezza ed un cos rispettoso timore di accostarla che ella non lo trov pi tanto colpevole,

quantunque nulla le avesse detto per giustificarsi. Uguale fu la sua condotta nei giorni che seguirono
ed uguale l'effetto che tale condotta produsse nel cuore della principessa.
Infine, si giunse al giorno del torneo. Le regine presero posto nelle balconate e nei palchi che
erano stati approntati per loro. I quattro campioni apparvero in cima alla lizza con una quantit di
cavalli e di livree, che formavano uno spettacolo di tale magnificenza quale mai si era visto in
Francia.
Il re, come al solito, non portava altro colore che il bianco e il nero a causa della duchessa
del Valentinois, che era vedova. Il principe di Ferrara e il suo seguito avevano il giallo e il rosso; il
duca di Guisa apparve con il roseo e il bianco; a tutta prima non si cap perch portasse quei colori,
poi ci si risovvenne che erano i colori di una bella dama che egli aveva amato quando era ancora
una fanciulla e che ancora amava, quantunque non osasse pi dimostrarglielo. Il signor di Nemours
aveva del giallo e del nero ed invano se ne ricerc il motivo. La principessa di Clves invece lo
indovin subito: si ricord di avere detto davanti a lui che amava il giallo e che le dispiaceva di
essere bionda perch non le si addiceva portare vestiti di quel colore; e il duca aveva pensato di
potersi mostrare con quel colore senza per questo commettere indiscrezione, perch, siccome la
principessa di Clves non lo indossava mai, non si poteva sospettare che fosse il suo.
Giammai si era vista una bravura pari a quella dimostrata dai quattro campioni. Sebbene il re
fosse il migliore cavaliere del regno, non si sarebbe saputo a chi dare la palma. Il duca di Nemours
aveva tale grazia in ogni suo gesto da far propendere verso di lui persone anche meno interessate
della principessa di Clves. Non appena egli apparve in cima alla lizza, ella prov una emozione
indicibile, e, ad ogni corsa da lui compiuta felicemente, nascondeva a stento la propria gioia.
Sul far della sera, quando la festa era quasi finita e ci si apprestava a ritirarsi, la malasorte
volle che il re desiderasse spezzare ancora una lancia. Mand a dire al conte di Montgomery, che
era abilissimo, di mettersi in lizza. Il conte supplic il re di volerlo dispensare, allegando tutte le
scuse che gli riusc di trovare, ma il re, quasi incollerito, gli replic che tale era la sua volont. La
regina mand a dire al re che lo supplicava di non correre pi: che aveva torneato cos bene da
doverne essere soddisfatto e che lo scongiurava di tornare vicino a lei. Egli rispose che era per amor
suo che voleva correre ancora, ed entr nella lizza. Ella gli mand allora il duca di Savoia a pregarlo
nuovamente di tornare: ma tutto fu inutile. Corse; le lance si spezzarono e una scheggia di quella del
conte di Montgomery penetr nell'occhio del re e vi si conficc. Egli cadde di schianto; i suoi
scudieri e il duca di Montgomery, che era uno dei marescialli del campo, accorsero. Si
meravigliarono di vederlo ferito in modo tanto grave, ma il re non se ne meravigli affatto. Disse
che doveva trattarsi di cosa di poco conto e che perdonava al conte di Montgomery. Si pu
facilmente immaginare il turbamento e il dolore provocati da un incidente tanto funesto in una
giornata che doveva essere destinata alla gioia.
Non appena il re fu portato nel suo letto, i chirurghi che lo visitarono trovarono la ferita
assai grave. Il connestabile si ricord allora della predizione che era stata fatta al re, che egli
sarebbe stato ucciso in singolar tenzone, e non ebbe pi dubbi che la profezia stesse avverandosi.
Il re di Spagna, che si trovava a Bruxelles, quando seppe dell'incidente, mand il suo medico
personale, uomo di gran fama, ma costui giudic lo stato del re senza speranza.
Una corte tanto divisa e tanto piena di opposti interessi non era in poca agitazione alla vigilia
di un avvenimento cos grave; tuttavia ogni manovra era celata e nessuno pareva preso da altro
affanno che non fosse la salute del re. Le regine, i principi, le principesse non lasciavano quasi mai
la sua anticamera.
La principessa di Clves, sapendo di essere costretta a rimanervi, che ivi avrebbe visto il
signor di Nemours, che non avrebbe potuto nascondere al marito l'imbarazzo procuratole da
quell'incontro, e d'altra parte consapevole che la sola presenza del duca bastava a giustificarlo ai
suoi occhi, distruggendo tutti i suoi buoni propositi, decise di darsi ammalata. La corte era troppo
occupata per fare attenzione alla sua condotta e per indagare se la sua malattia fosse vera o simulata.
Solo suo marito era in grado di conoscere la verit ed a lei non dispiaceva che la conoscesse.
Cosicch rimase nei suoi appartamenti, poco preoccupata dei grandi cambiamenti che stavano

preparandosi, tutta concentrata nei propri pensieri e libera di abbandonarvisi. Tutte le persone della
corte stavano intorno al re; in certe ore della giornata il principe di Clves veniva a dargliene
notizie. Teneva con lei il medesimo contegno di sempre, tranne che quando erano soli vi era fra loro
meno abbandono e pi freddezza. Non le aveva mai pi parlato di quanto era accaduto; n ella
aveva avuto la forza o aveva ritenuto opportuno riprendere il discorso.
Il duca di Nemours, che aveva pensato di poter trovare un qualche pretesto per parlare alla
principessa di Clves, fu stupito ed afflitto di non avere nemmeno l'occasione di vederla. Il male del
re si aggrav tanto che il settimo giorno i medici giudicarono che non vi era pi speranza. Fu con
straordinaria fermezza che il re seppe di dover morire, e fu tanto pi degno di ammirazione in
quanto perdeva la vita per un disgraziato incidente, nel fiore degli anni, felice, adorato dal suo
popolo e amato da una donna che egli amava perdutamente. Alla vigilia della sua morte fece
celebrare, senza alcuna pompa, il matrimonio di Madama sua sorella col signor di Savoia. Si pu
pensare in quale stato fosse la duchessa del Valentinois. La regina non permise in alcun modo che
vedesse il re e mand a richiederle i sigilli reali e i gioielli della corona che ella custodiva. La
duchessa domand se il re fosse gi morto; ed essendole stato risposto di no:
- Dunque non ho ancora un padrone - ella rispose, - e nessuno pu costringermi a restituire
ci che la fiducia del re mi ha affidato.
Non appena il re fu spirato al castello di Tournelles, il duca di Ferrara, il duca di Guisa e il
duca di Nemours accompagnarono al Louvre la regina madre, il re e la regina sua moglie. Il signor
di Nemours accompagnava la regina madre. Quando si mossero, questa indietreggi di qualche
passo e fece cenno alla regina sua nuora di passare per prima; ma tutti si accorsero che in questo
gesto vi era pi acrimonia che gentilezza.
PARTE QUARTA

Il cardinale di Lorena era diventato padrone assoluto dell'animo della regina madre; il
visdomino di Chartres non godeva pi delle sue buone grazie e l'amore che egli portava alla
contessa di Martigues e alla propria libert gli aveva impedito di sentire come avrebbe dovuto una
simile perdita. Il cardinale, durante i dieci giorni della malattia del re, aveva avuto modo di fare i
suoi piani e di far prendere alla regina risoluzioni conformi ai suoi disegni; sicch, appena morto il
re, la regina ordin al connestabile di rimanere alle Tournelles presso la salma del defunto re, per
fare eseguire le cerimonie di rito. Un tale incarico lo teneva lontano da tutto e gli toglieva ogni
libert di azione. Egli allora mand subito un corriere al re di Navarra, pregandolo di ritornare con
la massima urgenza onde opporsi, insieme a lui, alla grande ascesa dei Guisa.
Il comando degli eserciti fu dato al duca di Guisa, le finanze al cardinale di Lorena. La
duchessa del Valentinois fu cacciata dalla corte; il cardinale di Tournon, nemico giurato del
connestabile, fu richiamato a corte, come pure il cancelliere Olivier, nemico giurato della duchessa
del Valentinois. Infine, il volto della corte cambi completamente: il duca di Guisa assunse lo stesso
rango dei principi del sangue, reggendo il manto del re durante le cerimonie funebri; egli ed i suoi
fratelli divennero gli arbitri del reame, non solo per l'influenza del cardinale sullo spirito della
regina, ma perch questa pensava che avrebbe potuto allontanarli il giorno stesso che le avessero
dato ombra, mentre non avrebbe potuto allontanare il connestabile, che era appoggiato dai principi
del sangue.
Quando le cerimonie del lutto furono terminate, il connestabile si rec al Louvre e fu
ricevuto dal re con grande freddezza. Egli cerc di parlargli da solo, ma il re chiam i principi di
Guisa e in loro presenza gli disse che gli consigliava di riposarsi, che le finanze e il comando
dell'armata erano gi stati affidati e che, qualora avesse avuto bisogno dei suoi consigli, l'avrebbe
fatto chiamare. Pi fredda ancora fu l'accoglienza della regina madre, che giunse perfino a
rimproverargli di avere detto al defunto re che i suoi figli non gli rassomigliavano affatto. Giunse

anche il re di Navarra, e non ebbe migliori accoglienze. Il principe di Cond, meno remissivo del
fratello, mosse apertamente le sue lagnanze; le proteste per non servirono a nulla e lo si allontan
dalla corte con la scusa di mandarlo nelle Fiandre per la ratifica del trattato di pace. Infine, una falsa
lettera del re di Spagna fu mostrata al re di Navarra: in questa lettera lo si accusava di far compiere
scorrerie in territorio spagnolo; gli si inculcavano timori per le sue terre; finalmente gli si sugger
l'idea di andarsene nel Barn. La regina gliene offr il modo affidandogli la scorta di madama
Elisabetta, ed obbligandolo anzi a partire prima di questa principessa. In questo modo in tutta la
corte non rimaneva pi nessuno che potesse controbilanciare il potere dei Guisa.
Sebbene non fosse cosa piacevole per il signor di Clves non accompagnare madama
Elisabetta, tuttavia non poteva lamentarsene, considerato il rango di colui che lo sostituiva. Ma se
rimpiangeva l'incarico, non era tanto per l'onore che gliene sarebbe venuto, quanto perch avrebbe
allontanato sua moglie dalla corte, senza dare a vedere che ci fosse fatto di proposito. Pochi giorni
dopo la morte del re, fu deciso di andare a Reims per la consacrazione. Non appena se ne
incominci a parlare, la principessa di Clves, che era sempre rimasta in casa dandosi ammalata,
preg il marito di permetterle di non seguire la corte e di andare invece a Coulommiers a cambiare
aria e curarsi la salute. Egli le rispose che non voleva indagare se fossero ragioni di salute a
costringerla a rinunciare al viaggio, ma che comunque acconsentiva. E non ebbe pena ad
acconsentire a una cosa che gi aveva deciso: perch, per quanto grande fosse la stima che aveva
della virt di sua moglie, sapeva bene che la prudenza consigliava di non esporla pi a lungo alla
vista di un uomo che amava.
Il duca di Nemours seppe quasi subito che la principessa non avrebbe seguito la corte. Non
sapendo risolversi a partire senza averla riveduta, si rec da lei la vigilia del viaggio, quanto pi
tardi le convenienze potevano permetterglielo, nella speranza di trovarla sola. La fortuna lo favor:
mentre egli entrava nel cortile, incontr la signora di Nevers e la signora di Martigues che ne
uscivano e che gli dissero che la principessa era sola. Sal le scale con un turbamento e una
agitazione pari soltanto a quelli della principessa di Clves quando le fu annunziata la visita del
signor di Nemours. Il timore che egli le parlasse del suo amore, la paura di rispondergli troppo
affabilmente, l'inquietudine che tale visita avrebbe dato al marito, l'angoscia sia di parlargliene che
di tacergliene, tutte queste cose affollarono la sua mente in un attimo e la gettarono in un tale
tormento che decise di evitare ci che forse al mondo si augurava di pi. Mand una delle sue
donne dal signor di Nemours, che era nell'anticamera, per dirgli che si era sentita male proprio
allora ed era assai dolente di dover rinunciare all'onore che egli voleva farle. Quale dolore per il
duca non poter vedere la principessa e non poterla vedere proprio perch essa non lo voleva! Egli
partiva all'indomani, non aveva pi nulla da sperare dal caso; non le aveva mai pi parlato dopo
quella volta dalla delfina e aveva ragione di credere che l'errore di essersi confidato col visdomino
avesse distrutto ogni speranza per lui; infine partiva con tutto ci che pu inasprire ancor pi un
dolore gi vivo. Non appena la principessa di Clves si fu un poco riavuta dal turbamento in cui il
pensiero della visita del principe l'aveva gettata, tutte le ragioni che gliel'avevano fatta respingere
svanirono: anzi trov persino di avere commesso uno sbaglio, e se avesse osato, o se fosse stata
ancora in tempo, l'avrebbe fatto richiamare.
Intanto la duchessa di Nevers e la contessa di Martigues, uscite dalla principessa, erano
andate dalla delfina; il signor di Clves era l. La regina chiese donde venissero ed esse risposero
che avevano passato buona parte del pomeriggio dalla principessa di Clves, insieme a molte altre
persone, e che vi avevano lasciato soltanto il duca di Nemours. Queste parole, che esse credevano di
poca importanza, ne avevano invece moltissima per il principe.
Sebbene gli fosse facile arguire che il duca di Nemours potesse avere frequenti occasioni per
parlare a sua moglie, tuttavia il pensiero che egli fosse da lei, che vi fosse da solo e che potesse
parlarle del suo amore, gli parve, in quel momento, cosa cos nuova e insopportabile che la gelosia
divamp nel suo cuore con una violenza fino ad allora mai provata. Gli fu impossibile restare pi a
lungo dalla regina; se ne torn senza sapere nemmeno bene perch tornasse, e se avesse intenzione
di interrompere il colloquio del duca. Avvicinandosi a casa, si guardava intorno per scorgere se

qualche indizio gli indicasse che il duca fosse ancora l; e si sent sollevato nel vedere che non c'era
pi, e prov della dolcezza al pensiero che non doveva essersi fermato a lungo. Disse fra s che
forse non era il duca di Nemours colui del quale doveva essere geloso, e, sebbene non potesse
dubitarne, pure qualche dubbio cercava di conservarlo. Ma tante cose lo avevano persuaso, che non
rest a lungo in quella desiderata incertezza. Per prima cosa and nella camera dela moglie; e dopo
averle parlato un po' di cose indifferenti, non pot trattenersi dal chiederle che cosa mai avesse fatto
e chi avesse veduto durante quel pomeriggio: ed essa gliene rese conto. Quando per il principe si
accorse che non nominava il duca di Nemours, le chiese con ansia se questi fossero tutti quelli che
lei aveva veduto, per darle occasione di nominare il duca, e per non avere il dolore che lei gli usasse
una simulazione. Ma ella, poich non lo aveva veduto, non lo nomin. E allora il principe di Clves,
riprendendo la parola con un tono da cui trapelava chiaramente tutto il suo dolore:
- E il duca di Nemours non l'avete dunque veduto? O forse l'avete dimenticato?
- Infatti - ella rispose - non l'ho veduto: mi sentivo male e ho mandato una delle mie donne a
fargli le mie scuse.
- Allora solo per lui che vi sentite male, giacch tutti gli altri li avete ricevuti. Perch mai
questa distinzione per il signor di Nemours? Perch non lo trattate come tutti gli altri? Perch
dovete temerne la vista? Perch gli lasciate vedere che lo temete? Perch mostrargli di usare del
potere che vi d il suo amore? Osereste rifiutare di riceverlo, se non sapeste che egli distingue la
vostra inflessibilit dalla scortesia? Ma perch questa rigidezza nei suoi confronti? Da una donna
quale voi siete, tutto diventa favore, tranne l'indifferenza.
- Non pensavo - gli rispose la principessa - che, qualunque sospetto poteste avere sul duca di
Nemours, avreste potuto muovermi dei rimproveri per non averlo veduto.
- Eppure, io vi rimprovero, signora, e ne ho le mie ragioni. Perch dunque, se non vi ha mai
detto nulla, non lo vedete? Ma invece egli vi ha parlato; se solo il silenzio vi avesse dimostrato il
suo amore, questo non vi avrebbe fatto una cos grande impressione. Voi non avete potuto dirmi
l'intera verit e me ne avete celato una grande parte, anzi vi siete pentita del poco che avete
confessato e non avete avuto la forza di continuare. Sono infinitamente pi sventurato di quanto
avessi creduto, anzi sono il pi sventurato degli uomini. Voi siete mia moglie, io vi amo come ama
un amante e vi vedo amare un altro. Quest'altro l'uomo pi seducente di tutta la corte, vi incontra
tutti i giorni e sa che l'amate. E io ho potuto pensare che avreste vinto l'amore che avevate per lui!
Bisogna proprio che io abbia perduto il senno per credere che una cosa simile fosse possibile!
- Non so - rispose tristemente la principessa - se voi abbiate avuto torto nel giudicare
favorevolmente una condotta cos fuori del comune come la mia; e non so se io mi sia ingannata
nell'avere creduto che mi avreste reso giustizia.
- Non abbiate dubbi - le rispose il marito, - voi vi siete ingannata. Vi siete aspettata da me
cose tanto impossibili quanto quelle che io attendevo da voi. Come potevate sperare che io non
perdessi la ragione? Avete dunque dimenticato che io vi amo perdutamente e che sono vostro
marito? Anche una soltanto di queste due condizioni pu condurre ad eccessi; e a che cosa mai non
possono condurre le due insieme! E che cosa non fanno anche! - continu. - Io sono preda di
sentimenti violenti e contrastanti che non posso padroneggiare. Non mi sento pi degno di voi; e voi
non mi sembrate pi degna di me. Vi adoro e vi odio, vi offendo e vi chiedo perdono, vi ammiro e
mi vergogno di ammirarvi. Non ho pi n calma n possibilit di ragionare. Non so come abbia
potuto vivere dal giorno in cui mi parlaste a Coulommiers e da quando veniste a sapere dalla delfina
che la vostra avventura era nota. Non riesco a capire come la si sia risaputa, n ci che avvenne fra
voi e il signor di Nemours a questo proposito; voi non me lo direte n io ve lo chieder. Vi chiedo
soltanto di rammentarvi che mi avete reso il pi infelice degli uomini.
Dopo queste parole, il principe di Clves lasci sua moglie e part all'indomani senza averla
riveduta; le scrisse per una lettera piena di dolore, di lealt e di dolcezza. Ella gli rispose con
un'altra altrettanto commovente e piena di assicurazioni sulla sua condotta passata e su quella a
venire e, siccome queste erano basate sulla verit ed esprimevano veramente i suoi sentimenti, il
signor di Clves ne fu colpito e ritrov una certa calma; si aggiunga inoltre che, recandosi il signor

di Nemours dal re, come del resto faceva lui, aveva la tranquillit di sapere che non si sarebbe
trovato vicino a sua moglie. Ogni qual volta la principessa si trovava con il principe, l'amore
appassionato che egli le testimoniava, l'onest del suo agire, l'amicizia che ella sentiva per lui e tutto
ci che gli doveva agivano sul suo cuore e attenuavano l'influenza del signor di Nemours. Ma erano
cose transitorie; ed il pensiero del duca ritornava ben presto pi vivo ed assillante che mai.
I primi giorni dopo la sua partenza, ella quasi non ne sent la mancanza; in seguito ne soffr.
Da quando lo amava, non era passato giorno in cui non avesse temuto o sperato di incontrarlo, e ora
il pensiero che non fosse pi in potere del caso far s che lo incontrasse le dava una profonda pena.
Si rec a Coulommiers ed ebbe cura di farvi trasportare dei grandi quadri che aveva fatto
copiare dagli originali ordinati dalla duchessa del Valentinois per la sua bella casa di Anet:
rappresentavano tutte le azioni notevoli che avevano avuto luogo sotto il regno del defunto re. Vi si
vedeva, fra l'altro, l'assedio di Metz, in cui tutti coloro che vi si erano distinti erano ritratti con
grande rassomiglianza, e fra gli altri il duca di Nemours; ed era forse questa la ragione per cui la
principessa di Clves aveva desiderato avere con s quei quadri.
La signora di Martigues, che non aveva potuto partire con la corte, le promise di andare a
passare qualche giorno a Coulommiers; il favore della regina, che le due signore si spartivano, non
aveva fatto nascere fra loro rivalit alcuna, n le aveva allontanate una dall'altra: erano amiche
senza che per questo si scambiassero confidenze. La signora di Clves sapeva che la signora di
Martigues amava il visdomino; ma la signora di Martigues non sapeva che la principessa amasse il
duca di Nemours, n che ne fosse riamata. E il fatto che la signora di Clves fosse nipote del
visdomino la rendeva ancora pi cara alla contessa, mentre la principessa l'amava come persona pur
essa preda di un grande amore, e un amore per l'amico intimo di colui che essa amava.
Madama di Martigues venne dunque a Coulommiers, come aveva promesso, e trov la
principessa nella pi grande solitudine. Una solitudine che ella aveva ardentemente cercato, avendo
persino trovato il modo di poter passare le sue serate nei giardini senza essere accompagnata dal suo
seguito; si recava in quel padiglione dove il duca di Nemours aveva sorpreso la sua confessione ed
entrava in quella piccola stanza che dava sul giardino. Le sue donne e i suoi domestici rimanevano
nell'altra stanza o sotto il padiglione, e venivano solo se ella li chiamava. La contessa di Martigues
non era mai stata a Coulommiers e rimase sorpresa da tutte le belle cose che vi trov; ci che
soprattutto le piacque fu quel padiglione dove passavano insieme le serate la principessa di Clves e
lei. La libert di trovarsi sole la notte in uno dei pi bei luoghi del mondo rendeva interminabili le
conversazioni fra le due giovani donne, i cui cuori battevano entrambi di violente passioni; e,
sebbene non ne parlassero, provavano gran piacere a discorrere insieme. Alla contessa di Martigues
sarebbe molto spiaciuto dover partire, se non avesse dovuto recarsi ad incontrare il visdomino. Part
dunque per Chambord, dove la corte in quel momento era riunita.
La cerimonia della consacrazione era stata celebrata a Reims dal cardinale di Lorena; si
doveva passare il resto dell'estate nel castello di Chambord, costruito di recente. La regina si mostr
felicissima di rivedere la contessa di Martigues e, dopo averglielo dimostrato in pi modi, le chiese
notizie della principessa di Clves e di che cosa facesse in campagna. Il duca di Nemours e il
principe di Clves erano tutti e due presenti. La contessa di Martigues, che aveva trovato
ammirabile la bellezza di Coulommiers, ne descrisse tutte le meraviglie, dilungandosi sul padiglione
del bosco e sul piacere che provava la principessa di Clves a trascorrervi sola buona parte della
notte. Il duca di Nemours, che conosceva abbastanza quel luogo per comprendere ci che ne diceva
la contessa di Martigues, incominci a pensare che non era impossibile poter vedere la principessa
senza essere veduto da altri che da lei. Pose ancora qualche domanda alla signora di Martigues per
essere meglio informato; e il principe di Clves, che aveva continuato ad osservarlo mentre la
contessa parlava, credette di indovinare in quel momento quello che stava passandogli per la testa.
Le domande che stava facendo lo confermarono nel suo sospetto, tanto che non ebbe pi dubbi che
il duca di Nemours pensasse di andare a vedere sua moglie. E non si sbagliava. Questo progetto si
era talmente impossessato di lui che, dopo avere passato la notte in congetture per metterlo a punto,
l'indomani stesso chiese congedo al re per recarsi sotto una scusa qualsiasi a Parigi.

Il signor di Clves non ebbe alcun dubbio sullo scopo di quel viaggio e decise di sapere la
verit sulla condotta di sua moglie e non rimanere pi a lungo in una cos crudele incertezza. Il suo
desiderio era di partire nello stesso momento in cui partiva il duca e, senza essere visto, accertarsi di
persona dell'esito del viaggio. Ma, temendo che la sua partenza potesse apparire strana e che il duca
di Nemours, messo sull'avviso, potesse prendere delle precauzioni, decise di affidarsi ad un
gentiluomo che gli era devoto e di cui conosceva la fedelt e l'accortezza. Gli raccont la sua
situazione, gli descrisse quale era stata fino ad allora la virt della principessa di Clves e gli diede
incarico di seguire il duca di Nemours, di sorvegliarlo attentamente, di vedere se si recava a
Coulommiers e se entrava di notte nel giardino.
Il gentiluomo, molto adatto alla missione affidatagli, ademp all'incarico con tutto lo
scrupolo immaginabile. Segu il duca di Nemours fino ad un villaggio distante una mezza lega da
Coulommiers; qui il duca si ferm e il gentiluomo pot facilmente arguire che era per attendervi la
notte. E non credendo opportuno di fermarsi anche lui, oltrepass il villaggio e and nel bosco, l
dove pensava che il duca potesse passare.
Non si ingannava: appena si fece notte, ud dei passi e, sebbene facesse buio, riconobbe
facilmente il duca di Nemours. Lo vide fare il giro del giardino come per ascoltare se si udisse
qualcuno e per scegliere il punto dove entrare pi facilmente. Le palizzate erano molto alte e dietro
ve n'erano delle altre per impedire l'entrata, di modo che era assai difficile aprirsi un varco. Il duca
tuttavia vi riusc; non appena fu nel giardino, non gli fu difficile indovinare dove fosse la
principessa. Vide gran luce nel salottino; tutte le finestre erano spalancate e, scivolando lungo le
palizzate, vi si avvicin con un tremore ed una emozione facili ad immaginare. Si nascose dietro
una delle porte-finestre, per osservare cosa stesse facendo la principessa. Vide che era sola, e cos
mirabilmente bella che a mala pena egli pot trattenere il trasporto che quella vista gli suscitava.
L'aria era calda e la principessa non aveva nulla sul capo e sul petto, tranne i capelli, che le si erano
un poco allentati. Era allungata su un divano con accanto un tavolino dove erano diversi cestini
pieni di nastri; ella ne stava scegliendo alcuni ed il signor di Nemours not che sceglieva gli stessi
colori che egli aveva portato nel torneo. Vide che ne faceva delle gale per una stupenda canna
d'India che egli aveva portato per un certo tempo e poi donato a sua sorella, alla quale la principessa
di Clves l'aveva presa senza mostrare di conoscere che era appartenuta al duca. Dopo che ebbe
finito il suo lavoro, con una grazia e una dolcezza che le dipingevano in volto i sentimenti che
aveva nel cuore, prese un doppiere e si avvicin ad un gran tavolo di faccia al quadro che
rappresentava l'assedio di Metz, quello dove era dipinto il ritratto del signor di Nemours; si sedette e
si mise a contemplare quell'effigie con un'attenzione e un trasognamento quali solo l'amore pu
dare.
Impossibile descrivere quello che provasse in quel momento il signor di Nemours. Vedere
nel bel mezzo della notte, nel luogo pi bello del mondo, la persona adorata, vederla a sua insaputa
e tutta presa da cose che si riferivano a lui e all'amore che ella gli nascondeva, ecco quanto nessun
altro amante ha mai provato e immaginato.
Il duca di Nemours era talmente fuori di s che se ne restava l immobile a guardare la
principessa, senza pensare che i momenti erano preziosi. Quando si fu un poco riavuto, si disse che
per parlarle era meglio attendere che uscisse in giardino; qui avrebbe potuto farlo con una maggiore
tranquillit, perch sarebbe stata lontana dalle sue dame; ma poi, vedendo che ella continuava a
rimanersene nel salottino, risolse di entrare. Quando fu sul punto di farlo, quale non fu il suo
turbamento! Quale timore di dispiacerle, quale paura di far mutare l'espressione di quel viso cos
pieno di dolcezza e vederlo diventare serio e irritato!
Gli parve allora che fosse stata una follia, non tanto essere venuto a vedere, non visto, la
principessa, quanto il pensiero di mostrarsi a lei; di colpo gli fu chiaro tutto quello che fino ad allora
non aveva ancora considerato; infine gli parve stravagante l'ardire di venire a sorprendere nel bel
mezzo della notte una persona alla quale non aveva mai parlato di amore. Pens che non poteva
pretendere che ella lo ascoltasse, e che si sarebbe giustamente adirata per i pericoli a cui la esponeva
e per gli incidenti che potevano derivarne. Tutto il suo coraggio lo abbandon e fu pi volte sul

punto di decidersi ad andare via senza farsi vedere. Spinto tuttavia dal desiderio di parlarle, e reso
pi sicuro dalle speranze suscitate in lui da quanto aveva veduto, avanz di qualche passo, ma il suo
turbamento era tale che una sciarpa che portava si impigli nella finestra, di modo che fece un po' di
rumore. La principessa volt il capo e, sia che avesse l'animo troppo pieno del pensiero di lui, sia
che egli si trovasse abbastanza in luce da farsi scorgere, fatto sta che credette di riconoscerlo e,
senza esitare e senza voltarsi indietro, pass nella stanza dove erano le sue donne. Vi entr con un
aspetto tanto turbato che fu costretta, per nasconderlo, a dire che si sentiva male; e lo disse anche
per tenere occupata la sua gente e dare al duca di Nemours il tempo di andarsene. Quando poi le
riusc di riflettere, pens di essersi sbagliata e che l'illusione di avere scorto il duca di Nemours
fosse opera della sua fantasia. Sapeva che era a Chambord e le pareva impossibile che avesse
intrapreso una cosa tanto rischiosa: pi di una volta fu tentata di ritornare nel suo salottino e di
andare a vedere se nel giardino vi fosse qualcuno. Forse desiderava quanto temeva di trovarvi il
signor di Nemours; infine ragione e prudenza prevalsero sugli altri sentimenti, e trov che era
meglio rimanere nel dubbio piuttosto che correre il rischio di saperne di pi. Stette gran tempo
prima di risolversi ad abbandonare un luogo al quale forse il duca era tanto vicino; e quando infine
fece ritorno al castello era quasi giorno.
Fino a che aveva scorto la luce, il signor di Nemours era rimasto nel giardino: la speranza di
rivedere ancora la principessa non lo aveva abbandonato, per quanto fosse persuaso che ella lo
avesse ravvisato e si fosse allontanata solo per evitarlo; ma quando vide che si stavano chiudendo le
porte, comprese che non aveva pi nulla da aspettarsi. And a riprendere il suo cavallo vicino al
luogo dove il gentiluomo del signor di Clves era in attesa. Questo gentiluomo lo segu fino al
villaggio dal quale era partito la sera innanzi. Il signor di Nemours decise di passarvi ancora tutta la
giornata e tornare a Coulommiers la notte, per vedere se la principessa avrebbe avuto ancora la
crudelt di fuggire o quella di non esporsi ad essere veduta; sebbene fosse felice di averla trovata
cos immersa nel pensiero di lui, era per infelice per averla vista lanciarsi in un moto cos istintivo
di fuga.
Mai passione fu pi tenera e violenta insieme di quella che era allora nel cuore del duca. Se
ne and sotto i salici, lungo un piccolo ruscello che scorreva dietro la casa dove si era rifugiato, e se
ne allontan il pi possibile, per non essere visto n udito da alcuno; si abbandon alla piena del suo
amore, e il suo cuore ne era cos colmo che qualche lacrima gli bagn il ciglio; ma non erano le
lacrime che fa spandere il dolore, bens lacrime miste di quella dolcezza e di quell'incanto che si
trovano solo nell'amore.
Si mise a ripensare a tutti i gesti della principessa da quando ne era innamorato; bench essa
lo amasse, quale onest e modesta severit insieme aveva mostrato verso di lui. Perch, insomma,
mi ama, si ripeteva; mi ama e non potrei dubitarne; i pi grandi giuramenti, i pi grandi favori
non potrebbero essere segni pi certi di quelli che io ne ho avuto; e tuttavia sono trattato con la
medesima durezza che se fossi odiato; ho sperato nel tempo; ora non devo aspettarmi pi nulla; la
vedo difendersi sempre allo stesso modo da me e da se stessa. Se non fossi amato, mi ingegnerei di
piacerle; ma io le piaccio, lei mi ama e tuttavia me lo nasconde. Che cosa posso dunque sperare e
che mutamento posso attendere nella mia sorte? E che! Io sarei dunque amato dalla donna pi
incantevole del mondo e sarei preda di questo eccesso d'amore, dato dalla certezza di essere amato,
solo per provare il dolore di tanto eccessivo rigore! Lasciatemi vedere che mi amate, bella
principessa! gridava. Lasciate che io scorga i vostri sentimenti. Purch una volta nella vita io li
conosca per bocca vostra, accetto che poi torniate a quel rigore col quale incrudelite contro di me.
Guardatemi almeno una volta con quei medesimi occhi con i quali questa notte guardavate il mio
ritratto; come possibile che l'abbiate guardato con tanta dolcezza per poi sfuggire me tanto
crudelmente? Che cosa temete? Perch paventate tanto il mio amore? Voi mi amate e inutilmente
cercate di nascondermelo; voi, senza volerlo, me ne avete dato le prove. Conosco quale sia la mia
fortuna; lasciate che io ne goda, cessate di rendermi infelice. E poi: mai possibile, riprendeva,
che io sia amato dalla signora di Clves e che sia infelice? Quanto era bella questa notte! Come ho
potuto resistere al desiderio di gettarmi ai suoi piedi? Se lo avessi fatto le avrei forse impedito di

fuggire e il mio rispetto l'avrebbe rassicurata; ma, infine, anche possibile che non mi abbia
riconosciuto; io mi affliggo pi del necessario e forse stata la presenza di un uomo ad ora cos
insolita a spaventarla.
Tutta la giornata fu occupata da questi pensieri, sempre gli stessi. Il duca di Nemours
aspettava con impazienza la notte e, quando questa sopravvenne, riprese la strada per Coulommiers.
Il gentiluomo del principe di Clves, che per meglio passare inosservato si era travestito, lo segu
fino allo stesso luogo della sera precedente e lo vide entrare nel medesimo giardino. Ma il duca si
accorse ben presto che la principessa non aveva voluto rischiare un suo nuovo tentativo di vederla:
tutte le porte e le finestre erano chiuse. Egli si aggir a lungo intorno per scoprire se ci fosse almeno
qualche lume, ma inutilmente. La principessa, dubitando che il duca di Nemours sarebbe ritornato,
era rimasta nella sua stanza; aveva temuto di non avere sempre la forza di fuggirlo e non aveva
voluto correre il rischio di un colloquio poco conforme alla condotta tenuta sino a quel giorno.
Sebbene il duca non avesse nessuna speranza di vederla, non sapeva tuttavia risolversi ad
abbandonare un luogo dove ella stava tanto sovente. Pass l'intera notte nel giardino, trovando
almeno qualche consolazione nel contemplare quei medesimi oggetti che lei vedeva ogni giorno. E
gi si era levato il sole che ancora non aveva pensato ad andarsene; ma alla fine ne fu costretto dal
timore di venire scoperto.
Ma, non potendo decidersi a partire senza avere rivisto la principessa, se ne and dalla
signora di Mercoeur, che si trovava allora nella casa di campagna che possedeva vicino a
Coulommiers; questa fu estremamente sorpresa dell'arrivo di suo fratello, il quale invent per il suo
viaggio un pretesto, abbastanza verosimile da poterla ingannare. Infine, condusse le cose con tanta
abilit da indurre sua sorella stessa a proporgli di andare dalla principessa di Clves. La proposta
venne attuata il giorno stesso e il signor di Nemours prevenne la sorella che l'avrebbe salutata a
Coulommiers per ritornarsene il pi sollecitamente possibile dal re. Pensava cos che sarebbe partita
per prima e che lui avrebbe avuto un mezzo infallibile per parlare alla principessa.
Quando giunsero a Coulommiers, ella passeggiava per un gran viale che correva tutto
intorno al giardino. La vista del signor di Nemours le procur non poco turbamento, non lasciandole
pi dubbio che fosse proprio lui quegli che aveva veduto la notte precedente. Questa certezza le
procur un moto di collera per l'ardire e l'imprudenza insieme di un simile gesto. Il duca not subito
con dolore la gelida espressione del suo viso. Si misero a parlare di cose senza importanza ed egli
ebbe l'abilit di mostrare tanto spirito, tanto compiacimento e tanta ammirazione per la principessa
di Clves, che riusc a vincere in parte, e suo malgrado, la freddezza con la quale lo aveva accolto.
Dissipato cos il suo primo timore, egli manifest una grande curiosit di andare a vedere il
padiglione nella foresta; ne parl come del luogo pi piacevole del mondo e ne fece persino una
descrizione cos particolareggiata che la signora di Mercoeur disse che doveva esserci stato
parecchie volte per conoscerne tanto bene tutte le meraviglie.
- Eppure - la interruppe la principessa di Clves, - non credo che il signor di Nemours vi sia
stato mai; un luogo terminato solo da pochissimo tempo.
- E infatti da poco che io ci sono stato - replic il signor di Nemours, - e non so se debba
rallegrarmi che voi abbiate dimenticato di avermici veduto.
La signora di Mercoeur, che era intenta a osservare le bellezze del giardino, non prestava
attenzione alle parole del fratello. La principessa arross e, abbassando gli occhi senza guardarlo:
- Non mi ricordo affatto di avervi veduto; se voi ci siete stato, fu senza che io lo sapessi.
- vero, signora, che vi sono stato senza vostro ordine e che vi ho passato i pi dolci e i pi
crudeli momenti della mia vita.
La principessa capiva fin troppo bene tutto quello che il duca andava dicendo, tuttavia non
rispose; pensava soltanto al modo di impedire alla signora di Mercoeur di entrare nel padiglione,
perch vi era il ritratto del signor di Nemours e non voleva che costei lo vedesse. Seppe fare cos
bene che il tempo pass inavvertito, finch la signora di Mercoeur parl di tornare a casa. Quando
la principessa vide che il duca di Nemours e sua sorella non se ne sarebbero andati insieme, cap
subito a che cosa stava per essere esposta: si ritrov nel medesimo imbarazzo in cui si era trovata a

Parigi, e cos prese la stessa decisione. Il timore che quella visita potesse essere una ulteriore
conferma ai sospetti di suo marito contribu non poco al suo intento; per evitare di rimanere sola col
duca, disse alla signora di Mercoeur che l'avrebbe accompagnata fino al limite della foresta,
ordinando alla sua carrozza di seguirla. Il dolore del duca, trovandosi di fronte ad un cos costante
rigore, fu tanto violento che impallid. La duchessa di Mercoeur gli chiese se si sentisse male; egli,
senza che nessuno se ne accorgesse, guard la principessa e le mostr con i suoi sguardi di non
essere malato d'altro che di disperazione. Fu costretto per a lasciarle andar via senza osare di
seguirle; non potendo, dopo ci che aveva detto, venire via con la sorella, se ne torn a Parigi, da
dove ripart il giorno seguente.
Il gentiluomo del principe l'aveva sempre spiato; se ne torn anche lui a Parigi e, quando
vide che il signor di Nemours partiva per Chambord, prese la carrozza di posta, onde arrivare prima
di lui e rendere conto del suo viaggio. Il principe ne attendeva il ritorno come cosa che avrebbe
deciso la sventura di tutta la sua vita.
Non appena lo vide, cap dal suo viso e dal suo silenzio che aveva da comunicargli solo
cattive notizie. Se ne stette per un po' col capo chino, soffocato dall'angoscia, senza poter parlare;
poi gli fece cenno con la mano di ritirarsi:
- Andate - gli disse; - so quello che avete da dirmi, ma non ho la forza di ascoltarvi.
- Non posso riferirvi nulla che possa costituire un sicuro indizio - rispose il gentiluomo; -
vero per che il duca di Nemours penetrato per due notti di seguito nel giardino dalla foresta e che
il giorno dopo stato a Coulommiers con la signora di Mercoeur.
- Basta - replic il principe di Clves, - basta! - e continuava a fargli cenno con la mano di
ritirarsi, - non ho bisogno di sapere altro.
Il gentiluomo fu costretto a lasciare il suo signore in preda alla disperazione. Forse non se ne
vide mai una pi violenta, ed a pochi uomini di cos gran coraggio e di cos gran cuore tocc in
sorte di provare nello stesso tempo il dolore per l'infedelt di un'amante e l'umiliazione per il
tradimento di una moglie.
Il signor di Clves non pot resistere a tanta angoscia. La notte stessa la febbre lo assal e
con sintomi cos gravi che la sua malattia apparve subito pericolosa. La principessa fu avvertita e
accorse in gran fretta. Quando arriv, il principe era ancora peggiorato e c'era in lui qualche cosa di
cos freddo e cos gelido, che ella ne fu estremamente sorpresa ed afflitta. Le parve persino che egli
ricevesse a malincuore le cure che gli prestava; ma poi pens che fosse per effetto della malattia.
Appena ella fu giunta a Blois, dove la corte allora si trovava, il duca di Nemours non pot
trattenere un moto di gioia al pensiero che ella gli era vicino. Tent di vederla e ogni giorno si
recava dal principe di Clves col pretesto di avere notizie, ma inutilmente. Ella non usciva mai dalla
stanza del marito e soffriva atrocemente dello stato in cui lo vedeva. Il duca era disperato che ella
fosse tanto afflitta; comprendeva benissimo quanto questa afflizione riaccendesse l'affetto che ella
aveva per il signor di Clves e quanto questo affetto costituisse un pericoloso diversivo per la
passione che aveva nel cuore. Tutti questi pensieri gli procurarono per diverso tempo un mortale
dolore, ma poi la gravit della malattia del principe gli aperse il cuore a nuove speranze. Pens che
forse la principessa sarebbe stata libera di seguire le proprie inclinazioni e che l'avvenire gli serbava
forse una felicit e una gioia durature. Questo pensiero gli dava un turbamento e un affanno al quale
poteva reggere a stento; cercava di distrarsene per il timore di piombare poi in una pi profonda
desolazione se le sue speranze avessero dovuto venir meno.
Intanto i medici avevano giudicato il principe di Clves senza speranza; uno degli ultimi
giorni della sua malattia, dopo una notte agitata, verso il mattino disse che voleva riposare.
La principessa rimase sola nella stanza e le parve che invece di riposare il principe fosse
oltremodo inquieto; si appress a lui e si inginocchi accanto al letto, il volto rigato di lacrime. Il
principe aveva deciso di non mostrarle mai il violento dolore che aveva per causa sua; ma le cure di
lei e quel suo soffrire, che talvolta gli pareva sincero e che altre volte gli sembrava segno di
simulazione e di perfidia, gli agitavano in cuore sentimenti tanto opposti e strazianti che non riusc a
celarli pi a lungo.

- Quante lacrime versate, signora, per una morte di cui siete la causa e che non pu darvi
tutto il dolore che manifestate. Io non sono pi in grado di farvi dei rimproveri - disse con una voce
che la malattia e le sofferenze rendevano fievole, - ma muoio per il crudele dolore che mi avete
procurato. Era proprio necessario che un gesto cos eccezionale quale il vostro di parlarmi a
Coulommiers avesse un seguito come questo? Perch confessarmi il vostro amore per il duca di
Nemours, se la vostra virt non era capace di difendervene? Io vi amavo fino al punto di accettare
di essere ingannato, lo confesso a mia vergogna, ed ho rimpianto quello stato di ingannevole
tranquillit da cui mi avete tratto. Perch mai non mi avete lasciato in quella pacifica cecit di cui
godono tanti mariti? Forse per tutta la vita non avrei saputo che amavate il signor di Nemours. Io
morr - soggiunse, - ma sappiate che mi rendete la morte piacevole e che, dopo avermi tolto la
stima e la tenerezza che avevo per voi, la vita mi farebbe orrore. Che ne potrei fare, infatti, di questa
vita, dovendola trascorrere con una persona che ho tanto amato e che mi ha cos crudelmente
tradito? O dovendo vivere questa vita separato da quella stessa persona, o indotto a violenze cos
contrarie al mio carattere e all'amore che avevo per voi? Il mio amore era pi grande di quanto voi
abbiate potuto scorgere, signora; io ve ne ho nascosto la pi gran parte per timore di importunarvi, o
di perdere qualche cosa della vostra stima con modi che mal si addicono ad un marito; io meritavo il
vostro cuore, signora; ancora una volta muoio senza rimpianti, perch non sono riuscito a
conquistarlo e ora non posso pi desiderarlo. Addio, signora, rimpiangerete un giorno un uomo che
vi amava di un amore vero e legittimo. Proverete il dolore cui vanno incontro in simili esperienze le
persone ragionevoli, e conoscerete la differenza che passa fra essere amata come io vi amavo e
esserlo da chi, protestandovi amore, altro non cerca se non il vanto di sedurvi; ora la mia morte vi
render la libert - disse ancora, - e voi potrete rendere felice il duca di Nemours senza che questo
vi costi un delitto. Ma che importa - soggiunse ancora - quello che avverr quando io non ci sar
pi, e perch mai devo essere tanto debole da pensarci?
La principessa era cos lontana dal pensare che suo marito potesse avere dei sospetti, che
ascolt tutte quelle parole senza quasi comprenderle e senza vedervi altro che un rimprovero per la
sua inclinazione verso il duca di Nemours; ma alla fine, uscendo di colpo dalla sua cecit:
- Io, un delitto! - si mise a gridare. - Io ne ignoro persino il pensiero. La pi austera virt non
pu ispirare condotta diversa dalla mia; e mai ho compiuto anche un solo atto di cui non potessi
volervi testimone.
- Avreste dunque desiderato - replic il principe guardandola con sdegno - che fossi
testimone delle notti che avete passato col duca di Nemours? Ah, ed di voi, proprio di voi che
parlo, quando parlo di una donna che ha passato delle notti con un uomo!
- No, signore: non di me che state parlando. Non ho mai passato delle notti e nemmeno dei
soli momenti col signor di Nemours. Non l'ho mai veduto da sola; non ho mai acconsentito, n mai
l'ho ascoltato, posso farne giuramento...
- Non dite altro - la interruppe il principe; - falsi giuramenti o confessioni mi farebbero
ugualmente pena.
La principessa non era in grado di rispondere; le lacrime e il dolore le toglievano la parola;
infine, con grande sforzo:
- Guardatemi almeno, ascoltatemi; se si trattasse solo di me potrei subire i vostri rimproveri;
ma si tratta della vostra vita. Ascoltatemi per amore di voi stesso; possibile che, difesa dalla verit,
io non vi possa persuadere della mia innocenza?
- Piacesse a Dio che me ne poteste persuadere! - egli grid. - Ma che cosa potreste mai
dirmi? Il duca di Nemours non forse venuto a Coulommiers con sua sorella? E non aveva forse
passato le due notti precedenti con voi nel giardino della foresta?
- Se questo il mio delitto - replic lei, - mi facile giustificarmi. Non vi chiedo gi di
credere a me, ma credete ai vostri domestici, in modo che sappiate se io andai nel giardino della
foresta la notte prima che il signor di Nemours venisse a Coulommiers, e se la sera avanti non me
ne andai di l due ore prima del solito.
Ella gli raccont allora come le fosse parso di vedere qualcuno nel giardino e come avesse

sospettato che potesse essere il duca di Nemours. Gli parl con un tale accento di verit, e la verit
riesce cos facilmente a persuadere anche quando inverosimile, che il principe di Clves fu quasi
convinto della sua innocenza.
- Non so se debba abbandonarmi a credervi. Mi sento cos vicino alla morte che preferisco
non vedere nulla di quanto potrebbe farmi rimpiangere la vita. Troppo tardi mi avete illuminato, ma
sar sempre un sollievo portare con me il pensiero che siete degna della stima che avevo riposta in
voi. Fate, vi prego, che io possa credere che la memoria di me vi sar cara e che, se fosse dipeso da
voi, voi avreste avuto per me i sentimenti che nutrite per un altro.
Volle continuare, ma un'estrema debolezza gli tolse la parola. La principessa chiam i
medici e questi, arrivando, lo trovarono gi quasi privo di vita. Egli langu ancora per qualche
giorno e alla fine mor con mirabile fermezza d'animo.
La principessa piomb in un cos cupo dolore da perdere quasi la ragione. La regina, con
grande bont d'animo, and da lei e la condusse in un convento senza che la principessa sapesse
dove la portavano. Le sue cognate la ricondussero poi a Parigi che ancora non aveva coscienza del
suo dolore. Quando poi incominci ad avere la forza di considerarlo, e di considerare quale marito
avesse perduto, che era stata lei la causa della sua morte, e che questa causa era stata l'amore che
aveva per un altro uomo, l'orrore che prov per se stessa e per il duca di Nemours oltrepass ogni
limite.
Nei primi tempi, questo principe non os darle altri segni della sua devozione che quelli
voluti dall'etichetta. Conosceva abbastanza la principessa per rendersi conto che una maggiore
assiduit le sarebbe riuscita sgradita; ma ci che apprese in seguito gli fece capire che avrebbe
dovuto serbare a lungo la stessa condotta.
Un suo scudiero gli raccont che quel tale gentiluomo del principe di Clves, suo intimo
amico, gli aveva raccontato, nel grande dolore per la perdita del suo signore, che la causa di quella
morte era stato il viaggio del duca di Nemours a Coulommiers. Questo discorso lo sorprese
oltremodo, ma, dopo avere a lungo riflettuto, indovin una parte della verit, ed immagin quali
dovessero essere per il momento i sentimenti della principessa di Clves, e quanto si sarebbe
allontanata da lui se si fosse persuasa che la malattia del marito era stata causata dalla gelosia.
Pens che conveniva, per un certo tempo, non rammentarle nemmeno il suo nome; e segu questa
condotta per penosa che gli fosse.
Fece un viaggio a Parigi, e non pot impedirsi di andare a casa di lei per avere notizie; gli fu
risposto che la principessa non vedeva nessuno e aveva persino proibito che la si informasse di
coloro che la cercavano. Forse ordini tanto perentori erano stati dati in previsione di una sua visita e
per non sentire parlare di lui. Ma il signor di Nemours era troppo innamorato per poter vivere a
lungo senza vedere la principessa di Clves e decise di trovare il modo, per difficile che fosse, di
uscire da uno stato che gli pareva insopportabile.
Il dolore della principessa era smisurato. Non poteva togliersi dagli occhi quel marito
morente, e morente per causa sua e con tanta tenerezza per lei: ripassava incessantemente nella sua
mente tutto quello che gli doveva e si faceva gran colpa di non averlo amato con passione, come se
fosse cosa che potesse dipendere dalla sua volont. Non aveva altra consolazione che quella di
rimpiangerlo come egli meritava di essere rimpianto, e la certezza di non fare, per tutto il resto della
vita, che ci che egli sarebbe stato contento facesse se fosse vissuto.
Pi volte si era domandata come mai suo marito avesse saputo che il duca di Nemours era
venuto a Coulommiers. Non poteva credere che il duca avesse parlato e poi, avesse parlato o meno,
le era persino indifferente, tanto si sentiva lontana e guarita da quell'amore. Sentiva nondimeno un
gran dolore al pensiero che egli fosse stato la causa della morte del marito, e rammentava con pena
il timore manifestato dal principe che ella non finisse con lo sposarlo; ma poi tutti questi dolori si
confondevano in quello della sua morte ed ella credeva di non averne altri.
Trascorsi parecchi mesi, usc da questo stato di violenta afflizione per passare ad uno di
tristezza e di languore. La contessa di Martigues fece un viaggio a Parigi e durante la sua
permanenza ebbe cura di recarsi frequentemente da lei. Le parl della corte e di tutto quello che vi

stava succedendo; e, sebbene la principessa sembrasse non prendervi interesse alcuno, la signora di
Martigues seguitava a parlargliene per distrarla.
Le diede notizie del visdomino, del duca di Guisa e di quanti altri si distinguessero per
prestanza e per meriti.
- In quanto al duca di Nemours - le disse, - io non so se la politica abbia preso nel suo cuore
il posto della galanteria, ma certo che non pi gaio come prima e sembra occuparsi ben poco
delle donne. Fa molto spesso dei viaggi a Parigi e credo persino che attualmente sia qui.
Il nome del duca sorprese la principessa e la fece arrossire; cambi discorso senza che la
contessa di Martigues si accorgesse del suo turbamento.
All'indomani, la principessa, che era alla ricerca di occupazioni conformi al suo stato
d'animo, si rec non lontano da casa sua, da un uomo che eseguiva lavori in seta in un modo tutto
speciale; desiderava far eseguire per s lavori simili. Dopo che glieli ebbero mostrati, vedendo la
porta di una camera dove pensava ve ne fossero altri, chiese che le fosse aperta. L'artigiano le disse
di non averne la chiave, perch era occupata da un tale che vi veniva di quando in quando durante il
giorno, per disegnare le belle case e i giardini che si vedevano dalla finestra.
- l'uomo pi bello del mondo - soggiunse l'artigiano, - e non ha certo l'aria di essere ridotto
a guadagnarsi la vita. Tutte le volte che viene qui lo vedo sempre intento a contemplare case e
giardini, ma lavorare non lo vedo mai.
La principessa di Clves ascoltava questi discorsi con grande attenzione. Ci che le aveva
detto la signora di Martigues, che il duca di Nemours era talvolta a Parigi, si un, nella sua mente,
all'idea di quell'uomo cos bello che veniva a passare le giornate vicino a casa sua, e le fece pensare
al signor di Nemours, anzi ad un Nemours che passava le sue ore contemplandola; e questo pensiero
le dava un turbamento confuso di cui non capiva la causa. Ella si avvicin alle finestre per rendersi
conto di dove guardassero e si accorse che davano sul suo giardino e sulla sua casa. Poi, tornata
nella propria camera, le fu facile individuare la finestra dove andava ad affacciarsi lo sconosciuto. Il
pensiero che fosse il duca di Nemours mut completamente il suo animo: usc dallo stato di relativa
pace in cui incominciava ad adagiarsi, e si sent diventare inquieta, agitata. Infine, non potendo pi
resistere sola con i suoi pensieri, usc per andare a prendere aria in un giardino dei sobborghi, dove
pensava di non incontrare nessuno; quando vi giunse, credette di non essersi ingannata; non vide
nulla che le facesse sospettare la presenza di qualcuno e passeggi a lungo.
Attraversato un boschetto, scorse in fondo a un viale, nel luogo pi recondito del giardino,
un piccolo padiglione aperto da tutti i lati e a questo indirizz i suoi passi. Quando si fu avvicinata,
vide che un uomo era sdraiato su una panca, un uomo che pareva immerso in una profonda
meditazione, e riconobbe il duca di Nemours. Questa vista l'arrest di colpo. I domestici,
seguendola, avevano fatto un po' di rumore, e il signor di Nemours si scosse dal suo fantasticare.
Senza nemmeno guardare chi stesse sopraggiungendo, egli si alz per evitare incontri e, con un
profondo inchino che gli imped di vedere coloro che salutava, svolt in un altro viale. Se avesse
mai saputo chi era colei che salutava, con quale ardore sarebbe tornato sui suoi passi. Ma continu
per il viale e la principessa lo vide uscire da un cancello sul retro, dove l'attendeva la carrozza.
Quale effetto produsse nell'animo della principessa questa rapida visione! Quale sopita passione si
riaccese nel suo cuore e con quale violenza! And a sedere nel posto stesso dal quale il duca si era
appena alzato e vi rimase, come oppressa. Il duca le appariva come l'essere pi seducente al mondo,
unicamente intento ad amarla, di un amore pieno di rispetto e di fedelt: lui che tutto disprezzava
per amor suo, lui che tanto rispettava il suo dolore, lui che si preoccupava di vederla senza essere
veduto, lui che aveva abbandonato la corte, di cui era la delizia, per venirsene a contemplare le
mura che la rinserravano, per venire a fantasticare nei luoghi dove mai avrebbe potuto supporre di
incontrarla; un uomo degno, infine, di essere amato per la sua sola costanza e per il quale lei
provava un cos violento amore che, quand'anche lui non l'avesse amata, lei lo avrebbe amato
ugualmente; e per di pi un uomo di alta condizione sociale, una condizione pari alla sua. Nessun
dovere, nessuna virt poteva pi opporsi ai suoi sentimenti: ogni ostacolo era rimosso, e del loro
passato non rimaneva altro che l'amore del signor di Nemours per lei e quello di lei per lui.

Tutti questi pensieri erano nuovi per la principessa. Il dolore per la morte del principe di
Clves le aveva talmente occupato l'animo da impedirglieli; e ora la presenza del duca di Nemours
li fece affollare nella sua mente. Ma quando ne fu presa del tutto, si ricord di colpo che
quell'uomo, al quale pensava come ad un probabile sposo, era quello stesso che aveva amato
quando ancora era vivo suo marito e che era stato la causa della sua morte; ripensava al timore
espressole dal morente che ella non avesse a sposarlo. La sua austera virt fu tanto ferita da questi
pensieri, che sposare il duca di Nemours non le parve minor delitto di quanto lo fosse amarlo
mentre ancora suo marito era vivo. Si abbandon a queste riflessioni cos contrarie alla sua felicit;
anzi le rafforz con nuovi argomenti che riguardavano la sua quiete e i mali che andava prevedendo
se avesse mai sposato quel principe. Insomma, dopo essere rimasta due ore nel luogo dove il duca le
era apparso, se ne torn a casa persuasa di dover fuggire quella vista come cosa contraria al suo
dovere.
Ma tale convincimento, che era effetto della sua ragione e della sua virt, rimaneva estraneo
al suo cuore. Questo restava legato al signor di Nemours, con una violenza che la rendeva degna di
compassione e le toglieva ogni pace; in questo modo pass una delle notti pi crudeli della sua vita.
Al mattino, il suo primo impulso fu di correre a vedere se non ci fosse nessuno alla finestra che
dava sul suo giardino; vi and e vi scorse il duca di Nemours. Sorpresa, si ritir tanto velocemente
che il duca comprese di essere stato riconosciuto. Aveva sempre desiderato, da quando il suo amore
gli aveva fatto trovare questo espediente per vedere la principessa, di essere riconosciuto, e, quando
ne disperava, se ne andava a fantasticare in quel giardino dove la principessa lo aveva scorto.
Stanco, alla fine, di una condizione cos disgraziata e incerta, risolse di tentare qualche cosa
per conoscere la sua sorte.
Che cosa aspetto io mai? si diceva. Da gran tempo so di essere amato; ella libera; non
pu pi oppormi il suo dovere. Perch ridurmi a vederla senza essere veduto e senza parlarle? mai
possibile che l'amore mi abbia cos completamente tolto la ragione e l'ardire e mi abbia reso cos
diverso da quello che sono stato durante gli altri amori della mia vita? Ho dovuto rispettare il dolore
della principessa, ma l'ho rispettato troppo a lungo e le do il tempo di spegnere i sentimenti che ha
per me.
Dopo queste riflessioni, cominci a pensare ai modi dei quali poteva valersi per vederla. Gli
parve che nulla pi lo costringesse a nascondere al visdomino di Chartres il suo amore, e risolse di
parlargliene e di rivelargli le intenzioni che aveva verso sua nipote.
Il visdomino era allora a Parigi: tutti i signori della corte vi erano raccolti per mettere in
ordine il proprio equipaggio e il proprio corredo prima di seguire il re, che doveva accompagnare la
regina di Spagna. Il duca di Nemours si rec dunque dal visdomino e gli fece un'ampia confessione
di tutto quanto fino ad allora gli aveva nascosto, ad eccezione dei sentimenti della principessa di
Clves, che non voleva mostrare di conoscere.
Il visdomino accolse la confessione con molta gioia e gli assicur che, pur senza sapere dei
suoi sentimenti, aveva sovente pensato, da quando la principessa di Clves era vedova, che fosse
quella la sola persona degna di lui. Il signor di Nemours lo scongiur di dargli il modo di poterle
parlare onde sapere se ella fosse disposta in suo favore.
Il visdomino gli propose di condurlo da lei, ma il signor di Nemours ritenne che ella potesse
adontarsene, dato che non riceveva ancora nessuno. Convennero dunque che il visdomino l'avrebbe
pregata di venire da lui con qualche pretesto e che il duca di Nemours, per una scala segreta, perch
nessuno lo vedesse, vi si sarebbe pure recato. Tutto avvenne come essi avevano deciso. La
principessa arriv ed il visdomino le and incontro e la condusse in un salotto in fondo
all'appartamento; poco dopo, come portato dal caso, arriv il signor di Nemours. La principessa di
Clves fu estremamente colpita nel vederlo; arross e tent di nascondere il suo rossore. Il
visdomino incominci a parlare di cose indifferenti, poi usc, dicendo di avere da impartire alcuni
ordini e preg la principessa di fare gli onori di casa fino al suo ritorno.
Non possibile descrivere quello che provarono il signor di Nemours e la principessa di
Clves trovandosi soli e liberi per la prima volta di potersi parlare. Rimasero qualche attimo senza

dir nulla, infine il duca di Nemours, rompendo il silenzio:


- Perdonerete voi, signora, al visdomino di avermi dato l'occasione di vedervi e di parlarvi,
occasione che mi avete sempre cos crudelmente negata?
- Non devo perdonargli - ella rispose - di avere obliato il mio stato e il pericolo a cui espone
la mia reputazione.
Nel pronunciare queste parole fece l'atto di andarsene, ma il duca la trattenne:
- Non avete nulla da temere, signora - la scongiur, - nessuno sa che sono qui e nessuno pu
sorprenderci. Ascoltatemi, ascoltatemi; se non per bont, almeno per amore di voi stessa e per
evitare quegli eccessi ai quali fatalmente mi condurrebbe una passione che non sono pi in grado di
dominare.
La principessa si arrese per la prima volta all'attrazione che sentiva per il duca e,
guardandolo con occhi pieni di dolcezza e di incanto, gli disse:
- Ma cosa sperate mai dalla condiscendenza che mi chiedete? Voi vi pentirete di averla
ottenuta e io mi pentir di avervela accordata. Voi meritate una sorte migliore di quella che avete
avuto finora e di quella che potrete trovare in avvenire, a meno che non la cerchiate altrove.
- Io, signora, cercare altrove la felicit? - le rispose il duca di Nemours. - Pu forse esistere
per me altra felicit che non sia quella di essere amato da voi? Sebbene non ve ne abbia mai parlato,
non posso credere che ignoriate il mio amore e che non sappiate che era e che il pi vero e
violento amore che mai vi sia stato. A quali prove, che voi nemmeno sapete, non stato sottoposto?
E a quali prove non l'avete sottoposto voi stessa col vostro rigore?
- Poich volete che vi parli e poich io stessa decido di farlo - rispose la principessa
sedendosi, - lo far con una sincerit che difficilmente potrete trovare in una persona del mio sesso.
Non vi negher di avere veduto l'attaccamento che avete per me; e forse, se io ve lo negassi, voi
nemmeno lo credereste. Vi confesso, dunque, non solamente di averlo visto, ma di averlo visto
quale voi desideravate che mi apparisse.
- E se l'avete visto, signora - egli interruppe, - come possibile che non ne siate commossa?
E, oser io chiedervi, non ha fatto alcuna impressione sul vostro cuore?
- Avete potuto giudicarne dalla mia condotta; ma desidero sapere che cosa ne abbiate
pensato voi.
- Bisognerebbe che fossi in una pi felice condizione per osare dirvelo - rispose il duca, - e
la mia attuale sorte troppo diversa da ci che vi direi. Tutto ci che posso dirvi, signora, che io
ho ardentemente sperato che non aveste confessato al principe di Clves ci che mi nascondevate e
che gli aveste nascosto invece ci che dovevate confessare a me.
- Come avete potuto scoprire - riprese ella arrossendo - che ho confessato qualche cosa al
signor di Clves?
- L'ho saputo da voi stessa - egli rispose, - ma, per perdonarmi l'ardire che ho avuto
ascoltandovi, ponete mente se mai abbia abusato di ci che intesi o se le mie speranze se ne
accrebbero o se fui pi ardito a parlarvi.
Egli incominci a narrarle in qual modo avesse udito la sua conversazione col principe di
Clves, ma prima che avesse terminato, ella lo interruppe.
- Non mi dite di pi: ora capisco come potevate essere cos bene informato; mi era gi parso
che lo foste anche troppo quel giorno dalla delfina, che era venuta a conoscenza dell'avventura da
coloro ai quali l'avevate raccontata.
Il duca le spieg allora come la cosa era avvenuta.
- Non discolpatevi. Da molto tempo io vi ho perdonato, senza che voi me ne diceste le
ragioni. Ma poich avete appreso da me stessa ci che avevo in animo di nascondervi per tutta la
vita, vi confesso che mi avete ispirato sentimenti che, prima di avervi veduto, mi erano sconosciuti
e dei quali avevo cos poco sentore che nei primi tempi mi causarono una sorpresa che aumentava
vieppi il mio sgomento. Vi faccio questa confessione con meno vergogna oggi, dal momento che
posso farvela senza commettere un delitto, e avete potuto constatare come la mia condotta non sia
stata ispirata mai dai miei sentimenti.

- E voi non pensate, signora, che io possa morire ai vostri piedi di gioia e di commozione? le rispose il duca gettandosi ai suoi piedi.
- Io non vi dico - gli rispose sorridendo - che ci che sapevate anche troppo.
- Ah, signora, quale differenza saperlo ad opera del caso o sentirlo dire da voi stessa e
vedere che non vi dispiace che io lo sappia!
- vero - ella disse, - voglio che lo sappiate e sappiate che provo dolcezza a dirvelo e che
non so nemmeno se lo dico per amore di me stessa o per amore vostro. Poich questa confessione
non avr seguito e io seguir le regole austere che il mio dovere mi impone.
- Non dovete nemmeno pensarlo, signora; nessun dovere pi vi lega, siete libera. E se osassi,
vi direi persino che dipende da voi fare in modo che il vostro dovere vi obblighi un giorno a
conservare i sentimenti che avete per me.
- Il mio dovere mi impone - replic la principessa - di non pensare mai pi a nessuno, e a voi
meno che a chiunque altro, per motivi che non potete conoscere.
- Forse conosco questi motivi, signora, ma essi non sono delle vere ragioni. Mi par di capire
che il principe di Clves mi abbia creduto pi fortunato di quanto in realt non fossi, ed abbia
creduto che voi approvaste talune estrosit che, senza il vostro consenso, la passione mi ha fatto
commettere.
- Non parliamo di tali cose - ella gli rispose, - non posso nemmeno sostenerne il pensiero,
tanto questo mi fa vergogna e mi fa soffrire per le conseguenze che ha avuto. vero che voi siete la
causa della morte del principe di Clves; i sospetti che la vostra sconsiderata condotta gli ha ispirato
gli sono costati la vita, quasi voi stesso gliel'aveste strappata con le vostre mani. Considerate come
dovrei agire se voi foste giunti l'uno contro l'altro agli estremi e ne fosse seguita la stessa sventura.
So bene che agli occhi del mondo non la stessa cosa; ma davanti ai miei occhi non v' differenza
alcuna, poich io so che per voi che egli morto e a causa mia.
- Ah, signora, quale fantasma di dovere contrapponete alla mia felicit? E che? Un pensiero
vano e senza fondamento alcuno potr impedirvi di rendere felice un uomo che pure vi caro? E
che? Avrei forse potuto concepire la speranza di passare la mia vita con voi; il mio destino mi
avrebbe spinto ad amare la persona al mondo pi degna di stima; avrei visto in lei tutto ci che si
pu desiderare in una adorabile amante; e lei stessa non mi avrebbe odiato e io avrei visto ancora
nella sua condotta tutto ci che si pu desiderare in una moglie? Perch infine, signora, voi siete
forse la sola persona al mondo nella quale queste due cose si siano mai trovate unite a tal grado;
tutti coloro che sposano, riamati, le loro amanti tremano sposandole e guardano con timore, a
riguardo degli altri, alla condotta che esse hanno tenuto verso di loro; ma in voi, signora, nulla da
temere e non vi sono altri motivi che quelli dell'ammirazione. Avrei dunque sperato una cos grande
felicit solo per vederla ostacolata proprio da voi? Ah, signora, voi dimenticate che mi avete scelto
fra tutti gli altri uomini. Oppure no. Voi non mi avete scelto: voi vi siete ingannata, io mi sono
illuso.
- Non vi siete illuso - ella rispose; - le ragioni del mio dovere non mi sembrerebbero forse
tanto forti senza quella scelta di cui voi sembrate dubitare e che mi fa temere delle sventure se mi
legassi a voi.
- Quando mi dite che temete sventure, non posso rispondervi. Ma vi confesso che non mi
aspettavo di urtare contro una ragione cos crudele, dopo tutto ci che avete voluto dirmi.
- cos poco crudele per voi - riprese la principessa di Clves - che compio persino uno
sforzo per dirvelo.
- Ah, signora, come potete temere di lusingarmi troppo, dopo tutto ci che mi avete detto?
- Voglio continuare a parlarvi con la stessa sincerit con la quale ho incominciato - ella
riprese, - e passer sopra a tutto il ritegno, a tutte le delicatezze che dovrei impormi in una prima
spiegazione: ma, vi prego, ascoltatemi senza interrompermi.
Credo di dovervi, in cambio del vostro affetto, la lieve ricompensa di non nascondervi
nulla dei miei sentimenti, di mostrarveli quali sono. Sar l'unica volta nella mia vita che mi
conceder di lasciarveli vedere; e tuttavia vi devo confessare, non senza vergogna, che la certezza

di non essere pi amata da voi come ora lo sono mi pare una cos orribile sventura che, se non
avessi ragioni insormontabili di dovere, non so se avrei la forza di espormi a tale sventura. Io so che
voi siete libero, che io pure lo sono e che le cose sono poste in modo siffatto che la gente non
avrebbe nessun argomento per biasimarvi e neppure biasimerebbe me, qualora ci unissimo per la
vita. Ma gli uomini poi conservano l'amore quando si legano per sempre? Posso sperare un
miracolo a mio favore e posso mettermi nella situazione di vedere certamente finire questo amore
nel quale riporrei tutta la mia felicit? Il principe di Clves era forse il solo uomo capace di
conservare l'amore nel matrimonio. Il destino ha voluto che io non sapessi approfittare di questa
felicit; anzi questo suo amore probabilmente sussisteva perch non trovava rispondenza in me.
Non avrei, per, lo stesso mezzo per conservare l'amore vostro; credo anzi che siano stati gli
ostacoli a fare la vostra costanza: ne avete incontrati abbastanza per essere spronato a vincere; e le
mie azioni involontarie e tutto ci che il caso vi ha fatto conoscere vi hanno dato speranza
sufficiente per non stancarvi.
- Ah, signora - la interruppe un'altra volta il duca, - mi impossibile conservare il silenzio
che mi avete imposto. Troppo mi fate ingiustizia e troppo mi mostrate che siete lungi dall'essere ben
disposta verso di me.
- Confesso - ella rispose - che le passioni possono guidarmi, ma mai accecarmi. Nulla pu
impedirmi di constatare che voi siete nato con tutte le disposizioni per la vita galante e tutte le
qualit necessarie per ottenere successo. Avete gi avuto parecchi amori, altri ancora ne avrete; io
non farei pi la vostra felicit. Vi vedrei essere per un'altra quale siete stato per me. Ne proverei un
mortale dolore e non sarei nemmeno certa di non soffrire di gelosia. Vi ho detto troppe cose per
tacervi che gi me l'avete fatta sentire: la sera in cui la regina mi dette quella lettera della signora di
Thmines, che si diceva diretta a voi, ho sofferto pene cos crudeli da rimanermene un ricordo
sufficiente a farmi giudicare la gelosia il pi grande dei mali. Per vanit o per piacere tutte le donne
desiderano attrarvi; e quelle a cui non piacete sono ben poche; la mia esperienza poi mi fa ritenere
che non ve ne sia alcuna da cui voi non riuscireste a farvi amare. Vi crederei sempre innamorato e
amato e so che non mi ingannerei. In questo stato non potrei fare altro che soffrire, e non so neppure
se oserei lamentarmi. Si possono fare dei rimproveri ad un amante; ma si possono forse fare ad un
marito, quando non si abbia altro da rimproverargli che di non amare pi? E quand'anche potessi
abituarmi a un tal genere di sventura, potrei forse abituarmi a quella di vedere il fantasma del signor
di Clves accusarvi della propria morte, rimproverarmi di avervi amato, di avervi sposato e farmi
sentire la differenza tra il suo affetto e il vostro? impossibile - continu - passare sopra a ragioni
tanto forti; bisogna che io rimanga nello stato in cui mi trovo e nella risoluzione che ho preso di non
uscirne mai.
- Credete voi di poterlo fare, signora? - esclam il duca di Nemours. - Credete che le vostre
risoluzioni possano resistere contro un uomo che vi adora e che abbastanza fortunato da piacervi?
Resistere a colui che ci piace e che ci ama pi difficile di quanto pensiate, signora. Voi l'avete
fatto per ubbidire ad una virt austera e quasi senza precedenti, ma questa virt oggi non si oppone
ai vostri sentimenti, e io spero che malgrado tutto voi li ascolterete.
- So che nulla pi difficile di quanto sto per intraprendere - rispose la principessa, - e
diffido delle mie forze malgrado le mie ragioni. Ci che credo mio dovere verso la memoria del
principe di Clves sarebbe debole cosa se non fosse sostenuto dall'interesse per la mia pace; e le
ragioni della mia pace hanno bisogno di essere sostenute dalle ragioni del mio dovere. Ma, sebbene
diffidi di me stessa, credo che non vincer mai i miei scrupoli come non spero di vincere mai i
sentimenti che ho per voi. Questi mi faranno infelice, ed io mi priver della vostra vista, qualunque
sia la violenza che dovr fare al mio cuore. Vi scongiuro, per tutto il potere che ho sopra di voi, di
non cercare nessuna occasione per vedermi. Nel mio stato diventa colpa tutto quello che in altro
momento potrebbe essere lecito, e anche le convenienze vietano ogni rapporto tra noi.
Il duca di Nemours si gett ai suoi piedi, dando libero sfogo ai sentimenti che agitavano il
suo animo. Le dimostr con le parole e con le lacrime il pi vivo e tenero amore da cui mai cuore
d'uomo sia stato preso. Il cuore della principessa non era meno sensibile e, guardando il duca con

gli occhi gonfi di lacrime:


- Perch - ella grid - destino che io vi accusi della morte del principe di Clves? Perch
mai non vi ho conosciuto solo quando sono rimasta libera; oppure perch non vi ho conosciuto
prima che mi impegnassi? Perch la sorte ci divide con ostacoli tanto invincibili?
- Non vi nessun ostacolo, signora - riprese il duca. - Voi sola vi opponete alla mia felicit;
voi sola vi imponete una legge che n virt n ragione potrebbero imporvi.
- vero - ella replic - che sacrifico molto ad un dovere che esiste solo nella mia
immaginazione. Aspettate ci che potr fare il tempo. Il signor di Clves appena spirato e questa
funesta circostanza troppo vicina per lasciarmi una visione chiara e nitida. Abbiate pertanto la
consolazione di esservi fatto amare da una persona che non avrebbe amato mai se non vi avesse
incontrato; credete che il sentimento che ho per voi sar eterno; credete che continuer ad esistere
qualunque cosa io faccia. Addio - ella gli disse; - questo colloquio mi mette a disagio; riferitelo al
signor visdomino, ve ne autorizzo, anzi ve ne prego.
Ella usc dicendo queste parole senza che il signor di Nemours potesse trattenerla. Nella
camera attigua trov il visdomino. Egli la vide cos turbata che non os parlarle e la riaccompagn
alla carrozza senza dire parola. Se ne torn quindi dal signor di Nemours, che trov cos pieno di
gioia, di tristezza, di stupore, di ammirazione, di tutti i sentimenti che pu dare una passione piena
di tutti i timori e di tutte le speranze, da essere quasi senza l'uso della ragione. Il visdomino dur
fatica ad ottenere che gli riferisse la conversazione avuta con la principessa; quando alla fine vi
riusc, il signore di Chartres, pur non essendo innamorato, non ebbe minore ammirazione per la
virt, l'anima e il coraggio della signora di Clves di quanta non ne avesse il duca. Insieme presero
ad esaminare che cosa il duca potesse sperare dalla propria sorte; e per quanti timori il suo amore
potesse ispirargli, egli fu d'accordo con il visdomino che era impossibile che la signora di Clves
rimanesse nel suo proposito. Convennero tuttavia che era opportuno seguire gli ordini di lei ed
evitare il pericolo che, accorgendosi la gente del loro amore, ella non fosse tratta a fare
dichiarazioni e prendere verso il mondo impegni che poi avrebbe dovuto mantenere, nel timore di
far credere di avere amato il signor di Nemours fin da quando suo marito era vivo.
Il signor di Nemours decise di seguire il re. Era un viaggio al quale ben difficilmente
avrebbe potuto sottrarsi e decise di partire senza tentare di rivedere la principessa di Clves,
nemmeno da quel luogo dove l'aveva cos sovente contemplata. Preg il visdomino di parlarle; che
cosa non gli disse mai perch glielo riferisse? E quali infiniti argomenti per persuaderla ad
abbandonare i suoi scrupoli! Infine gran parte della notte era trascorsa, prima che il duca di
Nemours si risolvesse a lasciare riposare l'amico.
Chi non era in grado di riposare era la principessa di Clves; era cosa per lei tanto nuova
essere uscita per la prima volta dal riserbo che si era imposta, avere per la prima volta nella sua vita
accettato che qualcuno le dicesse di essere innamorato di lei ed avere ella stessa confessato di
amare, che non si riconosceva pi. Era piena di stupore per quello che aveva fatto; se ne pentiva e
l'attimo dopo ne era felice: la sua anima era piena di turbamento e di passione. Ancora una volta
pass in rassegna tutte le ragioni del dovere che si opponevano alla sua felicit; con dolore sent che
erano valide e si rammaric di averne parlato al duca di Nemours. Sebbene l'idea di sposare il duca
le fosse venuta non appena lo aveva intraveduto in quel giardino, non ne era rimasta tanto
impressionata come dalla conversazione che aveva avuto con lui, e in certi momenti le riusciva
difficile immaginare che sarebbe stata infelice sposandolo. Avrebbe voluto poter dire a se stessa che
si era ingannata sia con i suoi scrupoli sul passato sia con i suoi timori per l'avvenire. In altri
momenti ancora, ragione e dovere le mostravano le cose in maniera del tutto differente e la
riportavano ben presto alla determinazione di non sposarsi mai pi e di non rivedere mai pi il duca
di Nemours. Ma era una decisione ben crudele da prendere per un cuore innamorato come il suo e
da cos poco tempo preda degli incanti d'amore. Alla fine, per avere un po' di calma, si mise a
pensare che non era affatto necessario per il momento che si sforzasse di prendere una decisione: le
stesse esigenze della convenienza le davano ancora gran tempo per decidere; tuttavia, rimase salda
nella decisione di non avere alcun rapporto col duca di Nemours. Il visdomino and a trovarla e

difese la causa del suo amico con tutte le sue risorse e con tutto il calore possibile, ma non riusc a
smuoverla dalla linea di condotta che si era imposta, n da quella che aveva imposto al duca di
Nemours. Ella gli disse che intendeva rimanere nello stato in cui si trovava; che sapeva benissimo
quanto questa condotta fosse difficile da attuare, ma che sperava di averne la forza. Gli dimostr
cos bene quanto fosse fissa nell'idea che il duca di Nemours fosse la causa della morte di suo
marito e quanto fosse persuasa di andare contro il proprio dovere sposandolo, che il visdomino ebbe
timore di non riuscire mai pi a liberarla da quell'incubo. Egli, riferendo al duca il suo colloquio con
la principessa di Clves, non gli disse i suoi timori, ma gli lasci quella speranza che
ragionevolmente va data ad un uomo che amato.
Partirono il giorno seguente ed andarono a raggiungere il re. Il visdomino scrisse alla
principessa su preghiera del signor di Nemours, onde parlarle di lui; e in una seconda lettera, che
doveva seguire ben presto a questa prima, il signor di Nemours aggiunse qualche riga di suo pugno.
Ma la principessa, che non voleva uscire dalle regole che si era imposta e che paventava i guai che
per causa di una lettera possono sempre accadere, fece sapere al visdomino che non avrebbe pi
ricevuto le sue, se egli continuava a parlare del signor di Nemours; e si espresse con tanta decisione
che il duca stesso preg il visdomino di non nominarlo nemmeno pi.
La corte si rec ad accompagnare la regina di Spagna fino al Poitou. Durante questa assenza,
la principessa di Clves rimase sola con se stessa e, via via che ella si sentiva pi lontana dal duca
di Nemours e da tutto quello che poteva ricordarglielo, le tornava il ricordo del signor di Clves,
ricordo che era per lei quasi un punto d'onore. Le ragioni che si dava per non sposare il duca erano
forti dal lato del dovere ed insormontabili dal lato della propria pace. La fine dell'amore e i mali
della gelosia, due cose che credeva inevitabili nel matrimonio, le facevano intravedere abissi di
dolore; ma nello stesso tempo capiva che era impresa disperata resistere all'uomo pi seducente del
mondo, che amava e dal quale era riamata, e resistergli per cosa che non offendeva n la virt n la
convenienza. Ella pens che solo l'assenza e la lontananza potevano darle qualche forza; si disse
che ne aveva bisogno, non solo per tenersi salda nella decisione di non impegnarsi, ma anche per
impedire a se stessa di rivedere il signor di Nemours, e risolse di fare un viaggio piuttosto lungo,
onde trascorrere viaggiando tutto il periodo di tempo che l'etichetta le imponeva di passare
nell'isolamento. Talune grandi terre che possedeva verso i Pirenei le parvero il luogo pi adatto.
Part qualche giorno prima del ritorno della corte; e partendo scrisse al visdomino per scongiurarlo
di non cercare di avere sue notizie n di scriverle.
Il duca di Nemours fu afflitto da questo viaggio come altri lo sarebbe stato per la morte di
un'amante. Il pensiero di restare per lungo tempo privo della vista della principessa era per lui un
dolore vivissimo, specie ora che sapeva quale gioia fosse vederla, e vederla turbata dal suo amore.
Eppure non poteva fare altro che affliggersi e la sua afflizione and sempre aumentando.
La principessa di Clves, dopo tante agitazioni, appena giunta nelle sue terre, cadde
gravemente ammalata. La notizia si seppe a corte. Il duca di Nemours era inconsolabile e il suo
dolore arrivava alla disperazione e alla stravaganza. Il visdomino ebbe un gran da fare per
impedirgli di mostrare in pubblico la sua passione; e molto da fare ebbe anche per trattenerlo e
distoglierlo dal partire e recarsi lui stesso a prendere notizie della principessa. La parentela e
l'amicizia del visdomino furono di pretesto per mandare molti corrieri; e un giorno finalmente si
seppe che ella era fuori da quel gran pericolo; ma rest in uno stato di languore che lasciava ben
poca speranza per la sua vita.
Il vedere tanto a lungo e tanto vicina la morte fece considerare alla principessa le cose di
questo mondo con occhio diverso da quello con cui si vedono quando si sani. Il pensiero della
ineluttabilit della morte, che vedeva cos vicina, l'abitu a staccarsi da tutto e la lunga durata della
malattia gliene diede la consuetudine. Quando fu guarita, si accorse per che il signor di Nemours
non era cancellato dal suo cuore; per difendersene chiam in soccorso tutti i motivi che riteneva di
avere per non sposarlo mai, e una violenta battaglia si combatt nel suo animo. Finalmente, ella
super gli ultimi residui di quell'amore, reso gi debole dai sentimenti sorti in lei durante la sua
infermit. Il pensiero della morte l'aveva riavvicinata alla memoria del signor di Clves. Questo

ricordo, cos in accordo col suo dovere, le si impresse fortemente nel cuore; le passioni e i legami
del mondo le apparvero come appaiono a coloro che hanno mete pi vaste e pi lontane. La sua
salute, che continuava ad essere assai precaria, l'aiut a serbare tali sentimenti, ma, conoscendo
quale potere possano avere le occasioni sui proponimenti pi saggi, non volle esporsi a distruggere i
propri tornando nei luoghi dove era colui che aveva amato. Col pretesto di cambiare aria, si ritir in
una casa di religiose, senza tuttavia far sapere il suo fermo proposito di rinunciare alla corte.
Alla prima notizia che ne ebbe, il signor di Nemours sent tutto il peso di questo ritiro e ne
cap l'importanza. Immediatamente si rese conto di non avere pi nulla da sperare; tuttavia la fine
delle sue speranze non gli imped di porre in atto tutti i mezzi possibili per far tornare la principessa.
Le fece scrivere dalla regina, le fece scrivere dal visdomino, ve lo fece andare di persona; tutto fu
inutile. Il visdomino la vide e lei non gli parl delle sue decisioni, ma questi cap che non sarebbe
mai tornata a corte. Infine, col pretesto di andare a certe acque, il duca vi si rec di persona. Ella fu
oltremodo turbata dall'annuncio del suo arrivo. Gli fece dire da una persona degna e cara, che
viveva in quel momento con lei, che lo pregava che non trovasse strano se lei non voleva esporsi al
pericolo di vederlo e distruggere cos con la sua presenza quei sentimenti che lei voleva conservare;
che voleva che egli sapesse come, avendo riconosciuto che il suo dovere e la sua pace si
opponevano alla inclinazione che aveva per lui, tutte le altre cose del mondo le erano parse cos
indifferenti che vi aveva rinunciato per sempre; che oramai il suo pensiero era rivolto unicamente
alle cose della vita futura e che un solo sentimento le rimaneva, ed era quello di sapere anche lui
nelle medesime disposizioni d'animo. Il signor di Nemours credette di morire di dolore dinanzi a
colei che gli parlava. Venti volte la scongiur di ritornare dalla principessa per fare in modo che egli
la potesse vedere; ma quella gli disse che la principessa le aveva proibito non solo di ripeterle
alcuna cosa da parte di lui, ma persino di riferirle la loro conversazione. Fu necessario alla fine che
il duca riprendesse la via del ritorno, oppresso dal dolore come pu esserlo un uomo che perda ogni
speranza di vedere colei che ama del pi violento, del pi sincero, del pi profondo amore. Tuttavia,
ancora non si arrese e mise in atto tutto ci che poteva immaginare potesse far cambiare proposito
alla principessa di Clves. Finalmente, quando interi anni furono passati, il tempo e l'assenza
attenuarono il suo dolore e il suo amore. La principessa di Clves viveva in modo che non dava
adito a pensare che sarebbe mai tornata. Passava una parte dell'anno nella casa delle religiose, l'altra
parte nelle sue terre, in grande solitudine e in occupazioni pi sante di quelle dei pi austeri
conventi; e la sua vita, che fu abbastanza breve, lasci esempi di virt inimitabile.

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