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Definizione di Criminologia
2. LE SCIENZE CRIMINALI
Le scienze criminali sono discipline che studiano, da diverse angolazioni, il problema della
criminalit e quindi dei fenomeni delittuosi; fra queste rientra anche la criminologia. Le
scienze criminali sono:
1. Diritto penale: (sia sostanziale che processuale): scienza che studia, analizza ed
approfondisce il complesso delle norme giuridiche rivolte ai cittadini, le quali
divengono, in forza di legge, regole di condotta. Pertanto il delitto che il
campo degli interessi e delle indagini scientifiche della criminologia, viene ad
essere definito dal diritto penale: poich la criminologia si occupa di studiare i
fatti delittuosi, gli autori dei delitti e le differenti reazioni che la societ
mette in atto per combetterli e prevenirli, ne consegue che la criminologia sar
debitrice al diritto penale della definizione dell'oggetto su cui deve indirizzare
la sua ricerca e il suo sapere: senza per altro divenirne vassalla.
2. Diritto penitenziario: che ha per oggetto l' insieme delle disposizioni legislative
e regolamentari che disciplinano la fase esecutiva del procedimento giudiziario
penale. Il diritto penitenziari,o rispetto al passato in cui si esauriva nella pena
della reclusione e nelle misure di sicurezza detentive, si notevolmente
ampliato perch sempre maggiore l'attenzione alla funzione risocializzante
Il solo parametro per delimitare i confini del campo dindagine della criminologia
quello della legge, che definisce i fatti costituenti reato.Il reato un fatto
sociale, identificato da una definizione convenzionale, mutevole con il mutare
della societ (relativit storica). Non vi subordinazione della criminologia
rispetto al diritto poich esamina e analizza criticamente e in modo
indipendente la legge stessa.
Scienza dell'uomo: tali si definiscono quelle scienze che studiano quella realt
complessa, articolata, multiforme che il comportamento umano in seno alla
societ nei suoi infiniti aspetti: comportamento che non pu essere racchiuso
nei ristretti limiti di una sola disciplina. La criminologia, a differenza delle altre
scienze dell'uomo, ha come suo specifico oggetto lo studio dell'uomo allorquando
viola la legge penale.
Sistematicit: nel senso che una scienza l'insieme delle conoscenze acquisite
in determinati ambiti del sapere, integrati in un complesso strutturato ed
armonico.
criminologia al novero delle scienze, posto che le conoscenze che essa acquisisce abbiano i
requisiti di sistematicit e controllabilit. Del pari sua anche la capacit di riunire le
osservazioni in molteplici teorie. La criminologia pure dotata della capacit cumulativa ed
anche di quella predittiva, sia pure con i limiti, le contingenze e le incertezze che sono, come
si detto, proprie di tutte le scienze non esatte, quali appunto le scienze umane. Accertata
l'appartenenza della criminologia al novero delle scienze, resta da stabilire quali siano le sue
particolari prerogative di dottrina scientifica poich le varie scienze hanno aspetti e qualit
diversi. Talune scienze che utilizzano il metodo induttivo e che traggono le loro conoscenze
esclusivamente dall'osservazione della realt oggettiva,si denominano scienze empiriche
( talune di queste scienze hanno anche la qualificazione di scienze sperimentali quando i
fenomeni osservati in condizioni naturali possono essere riprodotti in laboratorio). Le scienze
empiriche negano l'esistenza di assiomi come principi di conoscenza logicamente distinti
dall'esame del reale. La criminologia stata da molti ricompensa tra le scienze empiriche, nel
senso che sarebbe fondata solo sull'osservazione della realt criminosa e non sulla
speculazione astratta o su presupposti teorici o su giudizi di valore, e nel senso che i suoi dati
dovrebbero avere carattere oggettivo. Pertanto le valutazioni cui perviene e gli sviluppi
teorici che propone dovrebbero essere frutto dell'osservazione della realt: lo studio dei
fenomeni criminosi dovrebbe pertanto essere condotto con metodologie simili a quelle delle
scienze esatte e tali da consentire valutazioni oggettive e neutrali; ci accade solo per
determinate
teorie
criminologiche,
poich
altre
sono,
fortemente
influenzate
effettuare valutazioni criminologiche ai fini dell'adozione di misure alternative alle pene, con
l'operare all'interno delle istituzioni penitenziarie onde modificarne l'ambiente criminogeno.
i delitti non sono qualificabili come tali secondo valori eterni e trascendenti: la loro
identificazione da intendersi come una convenzione sociale, come tale mutevole col
succedersi delle culture. La relativit del concetto di delitto, secondo una prospettiva
criminologica, deriva innanzi tutto dal fatto che la norma penale espressione dei valori
prevalenti e degli interessi particolarmente tutelati in una determinata societ. In larghi
archi di tempo, si pu osservare che la societ distingue per convenzione ci che lecito e ci
che non lo . Basti pensare al diritto di disporre della vita dei figli, della moglie e degli schiavi
che rientrava nelle facolt del pater familias fino ad arrivare ad oggi con la depenalizzazione
di reati quali l'adulterio e l'aborto. La relativit del concetto di delitto si nota anche per il
fatto che nella stessa epoca, concezioni assolutamente differenti sono presenti in diversi
paesi, pur appartenenti ad analoghe aree culturali. I comportamenti puniti come reati mutano
nel corso del tempo, cos come mutano da paese a paese. Le norme non sono immutabili: la loro
dinamica tipica dellevolversi delle varie culture, in un divenire continuo.Per comprendere il
carattere relativistico del delitto, occorre ricordare che tutta la vita umana ordinata da
norme, legali o di costume, che vengono apprese e che definiscono, con limitato spazio di
discrezionalit individuale, come ci si debba comportare e viceversa come non sia lecito agire
nelle varie circostanze. L'apprendimento di tali norme fatto squisitamente culturale ed
favorito da un insieme di strumenti di controllo sociale che agiscono su ogni attore sociale
perch si conformi ai precetti del suo gruppo.
Strumenti idonei ad evitare le tendenze devianti dai valori sociali fondamentali. Ne esistono
due tipologie:
-Sistemi di controllo informale esercitato da altri organismi che, pur con funzioni
istituzionali diverse, rappresentano importanti fonti di informazione normativa e di
comunicazione di valori, fungendo anche da agenzie di controllo del comportamento.
( Es: la famiglia, la scuola, le associazioni, i servizi sociali ecc. i loro esponenti pi
eminenti funzionano come importatnti diffusori di opinioni che influenzano in modo
significativo le scelte fondamentali e quindi la condotta degli associati).
La criminologia anche, sia pur non esclusivamente, una scienza eziologica, che come tale si
propone di ricercare le cause dei comportamenti criminali. Abitualmente si designa come causa
di un fatto l' antecedente necessario e sufficiente al verificarsi del suo accadimento ( in altri
termini consideriamo quell'antecedente come la causa efficiente). Qualsiasi fenomeno che si
verifica nella realt richiede la presenza di moltissimi fattori il cui ricorso necessario per la
realizzazione di quel fenomeno. In questambito si pu parlare di:
necessariamente certi effetti, in armonia con leggi di natura che erano ritenute
certezze non discutibili.
Criminologia una
psicologiche
psicopatologiche
del
reo,relazioni
interpersonali,...)
d) Questionari e interviste: per conoscere atteggiamenti, reazioni e comportamenti
(analogamente ai gruppi-campione).
Altri strumenti per condurre una ricerca sono:
e) Indagini sul campo: per studiare le caratteristiche di certi ambienti o gruppi (inserimento
materiale).Illuminano compiutamente sulla realt sociale di quei particolari ambienti, anche se
le conclusioni non sempre possono essere estese ad altre situazioni. Questi tipi di indagine
sono eseguite con la tecnica delle interviste dirette o con i questionari, per valutare
percezioni ed opinioni nei confronti della criminalit.
f) Ricerche settoriali: per studiare un ambiente particolarmente significativo (senza
inserimento).Sono condotte anche su persone che per la loro veste professionale (assist.
sociali, psichiatri, psicologi, ecc.) sono testimoni privilegiati, con conoscenze vissute ed
esperienze professionali preziose. Anche questi tipi di indagine sono eseguite con la tecnica
delle interviste dirette o con i questionari
g) Ricerche operative: per studiare gli effetti di determinati trattamenti, le conseguenze di
certi interventi. Si svolgono comparando un campione di soggetti che ne hanno beneficiato con
altri che non ne hanno fruito. In questo senso si tratta di ricerche sperimentali, di indagini
catamnestiche che esaminano i risultati a distanza di tempo di taluni interventi per valutarne
lefficacia.
h) Studi predittivi: per trovare indicatori che consentano di prevedere il comportamento
futuro di determinati individui.
i) Ricerche storiche: studio nel tempo di fenomeni criminosi,
I diversi metodi visti hanno particolari vantaggi o prerogative che, a seconda dei fini
dellindagine, ne possono raccomandare la scelta.
Il numero oscuro
Statistiche di massa
sulle
variazioni
quantitative
qualitative
nel
tempo
nello
spazio,
sullamministrazione della giustizia. Correlazioni statistiche fra diverse serie di dati e talune
variabili (caratteri): si possono avere variazioni indipendenti nelle serie (no correlazioni); le
variazioni di un carattere possono corrispondere a variazioni nellaltra serie nello stesso senso
(correlazione positiva) o nel senso opposto (correlazione negativa). Le correlazioni possono
variare in relazione ad uno stesso fenomeno, nei tempi e nei luoghi. Si possono includere anche
pi variabili in funzione di un singolo carattere comune. Dalle correlazioni statistiche in
genere arbitrario trarre illazioni di ordine causale: il fatto che due fenomeni si modifichino
con andamento parallelo non sempre indica che luno sia causato dallaltro.
La statistica criminale soggetta ad errori relativi allinterpretazione dei dati e alla loro
validit. Molti errori possono, infatti, derivare da imprecisioni delle fonti o dalla loro
inattendibilit. Altri limiti derivano dalle statistiche internazionali, o da variabili sconosciute,
nascoste o non considerate.
Consentono di ottenere, pur limitandosi ad un numero limitato di soggetti, una validit simile a
quella che si sarebbe convenuta ove fossero stati sottoposti allinchiesta tutti i soggetti della
popolazione generale. Prevede un' analisi pi approfondita a livello di contenuto e meno per
linquadramento del fenomeno. Il limite di ottenere un campione effettivamente
rappresentativo, vista la molteplicit delle variabili che incidono sulle condotte criminose.
Occorre,quindi, una corretta metodologia e specifiche competenze. Perch il campione sia
rappresentativo, necessario che a seconda del tipo di indagine, il campione contenga, in
misura proporzionale a quella esistente nella realt, certe percentuali dei differenti tipi di
soggetti che esistono nella popolazione. Questo metodo alla base dei sondaggi di opinione o
delle inchieste di mercato.
Le osservazioni individuali
effettuare sondaggi di opinione, conoscere preferenze, scelte, gusti e abitudini, per finalit
di indagini di mercato, per lanci pubblicitari, per indirizzare le strategie di produzione, per
fini di produzione, per fini elettorali e politici, e per molti altri scopi.
Le finalit di questi strumenti sono essenzialmente due :
1. -ricerca su campioni di popolazione comune per conoscere atteggiamenti e reazioni nei
confronti dei fenomeni criminali;
2.
criminalit nascosta).
Le interviste possono essere classificate:
1.Interviste strutturate o questionari (insieme di domande
uniformi e rigidamente
predefinite, per indagare temi precisi e circoscritti, rivolte a gruppi campione molto estesi);
2. Interviste semistrutturate (maggior libert di interloquire con il soggetto);
3. Interviste libere (un esempio il colloquio, utilizzato a scopi clinici e di ricerca, che
consente un contatto diretto con il soggetto)
In particolare tra questi, rivestono particolare importanza: le inchieste confidenziali.
Le inchieste confidenziali
Limiti: le informazioni raccolte possono essere distorte o incomplete a causa del cattivo
ricordo, della reticenza o della mendacit. A volte rischio di una visione stereotipata della
criminalit.
Lapproccio antropologico rivolto alluomo in quanto autore del reato per ricercare i
fattori organici, psicologici e motivazionali
generali
teorici
deresponsabilizzazione dellindividuo.
ed
astratti,solo
fattori
macrosociali,
frammentazione,
no
teoria
generale,
solo
fattori
microsociali,
La Criminologia nasce come scienza solamente nel XIX secolo, quando per la prima volta viene
affrontato in modo empirico e sistematico lo studio dei fenomeni delittuosi, che in precedenza
venivano considerati secondo una prospettiva essenzialmente morale e solo secondariamente
giuridica.
La netta differenziazione fra illecito morale e illecito giuridico avverr, infatti, solo in tempi
recenti, frutto del pensiero illuministico. In precedenza in ogni delitto era implicito anche un
contenuto di infrazione morale, poich la norma etica era quella dettata dalle religioni, il
delitto finiva per identificarsi con il peccato. Solo nel XVIII secolo alla morale religiosa viene
ad affiancarsi anche una morale laica, svincolata da valori immanenti e assoluti, spesso in
conflitto con la prima: nascita del pensiero penale moderno.
In questo periodo la Struttura sociale era fondata sullautorit dispotica della monarchia e
sulla detenzione dei beni da parte dellaristocrazia e della chiesa; il Diritto si basava sui
principi dellintimidazione e della vendetta. Cera un esercizio rigido e arbitrario
dellautorit penale: si fondava sulla mancanza della certezza del diritto, lassenza diritti
di difesa, crudelt e inappellabilit delle pene (supplizio pubblico; pene corporali); i giudici
avevano una grandissima discrezione che sfociava nellarbitrio (rientrava nella loro
competenza qualificare un fatto come delitto, stabilire quantit ed entit della pena) Il
Delinquente non era altro che un attentatore malvagio dellautorit del sovrano (potere
divino); era sottoposto ad un giudizio di colpa dal significato anche religioso perch il
potere sovrano era inteso come profanazione della divinit.
Lilluminismo
Questo stato di cose dur fino a quando il potere fu saldamente nelle mani
dellaristocrazia e del clero cio fino a quando, nel XVIII secolo non sorse la corrente
ideologica dellilluminismo che, dalla Francia, si diffuse in tutta Europa. Contesto storico:
prima industrializzazione ed affermazione economica della borghesia (700). Lilluminismo
si proponeva di riportare alla luce lo spirito dalle tenebre delloscuramento medievale;
contro larbitrio, la corruzione, la superstizione, contro il potere assoluto delle classi fino
ad allora dominanti proponeva la forza della ragione umana, la sua universalit e la sua
eternit. Affermava il principio della libert e delluguaglianza di tutti gli uomini, quale
espressione di un diritto naturale primordiale che era andato perduto per effetto di
disfunzioni delle strutture sociali. Occorreva poter ristabilire questo diritto primitivo ed,
a Voltaire e a Montesquieu parve che lo strumento idoneo fosse la parit di tutti i cittadini
di fronte alla legge; non pi privilegi di nascita o di classe -> la legge doveva sostituirsi
allautorit del sovrano e delle classi pi potenti. Nasce il pensiero penalistico moderno.
Giustizia come simbolo dello Stato: mezzo per ristabilire la primitiva uguaglianza (formale
e non sostanziale: parit di tutti i cittadini di fronte allo Stato) tra gli uomini e la libert
dello stato di natura.
Questa concezione era espressione dei principi illuministici. Cesare Beccaria, promulgatore di
questa concezione, nel 1794 pubblic il libro dei delitti e delle pene. Il movimento
riformatore di Beccaria si fondava su alcuni punti essenziali: dignit umana (la pena doveva
essere ragionevolmente mite, non si doveva far ricorso alla tortura ed era necessario abolire
la pena di morte o, almeno, limitarla ai casi eccezionali), certezza del diritto (a tutti doveva
essere assicurata parit di trattamento penale; il diritto doveva risultare scritto nei codici,
non doveva essere lasciato libero arbitrio ai giudici -> non doveva esistere reato se non
espressamente previsto dal codice. La pena doveva avere carattere retributivo ed essere
proporzionata alla gravit del delitto commesso. La sua fuzione deve essere quella di
rispondere alle esigenze della societ in cui si vive; deve essere espressione del diritto di
autodifesa della societ stessa e non rapportata a violazione di principi morali che possono
variare nel tempo), diritto di difesa e presunzione di innocenza. La pena deve colpire il
delinquente esclusivamente per quanto di illecito ha commesso, senza nessuna valutazione di
ci che egli o pu diventare. La figura del criminale quella di un individuo dotato di assoluto
libero arbitrio, capace di autodeterminarsi, non condizionato da influenze socio-ambientali, n
da proprie motivazioni psicologiche.
La scola Classica
Summa dottrinale, i cui pi noti esponenti sono Carmignani, Rossi e Carrara. Essi
contribuirono a dar corpo ad una dottrina, che si riconduceva ai principi liberali, i cui cardini
erano la minuziosa previsione nei codici di ogni fattispecie delittuosa, la calibrata
commisurazione della pena alla loro diversa gravit e il garantire parit di trattamento per
tutti. Questa dottrina pone a fondamento del diritto penale la concezione etico-retributiva
della pena. Il reato consiste in una violazione cosciente e volontaria della norma penale da
parte di un soggetto dotato di libera volont. Per essere imputabile basta che lautore del
reato abbia la capacit di intendere il vaore etico-sociale delle proprie azioni antigiuridiche e
che, liberamente determinato, ha voluto.
corrispettivo necessario per il male compiuto. Essa deve essere affittiva, commisurata alla
variabilit della gravit del reato, determinata ed inderogabile (teoria della retribuzione).
Questo quello che viene definito sistema tariffario che considera il reato come entit
giuridica, non di fatto ed il suo autore moralmente ed assolutamente responsabile dei suoi
atti, senza tener conto delle condizioni sociali ed individuali che hanno interferito sul suo
volere. Il merito della scuola classica consiste nellaver delineato alcuni principi guida di un
sistema fondato sulle garanzie delle libert personali:
-
principio di legalit: pu essere punita soltanto la condotta prevista dalla legge come
reato;
principio di certezza del diritto: per il quale la sanzione per la condotta della legge
definita illegale deve essere esattamente determinata;
LE CLASSI PERICOLOSE
Nel XIX sec. prevaleva la convinzione che la criminalit fosse una prerogativa delle classi pi
povere. A fronte dellimponente immigrazione di masse di proletari dalla campagna alla citt,
costrette a vivere al limite della sopravvivenza, prende piede uninterpretazione dei fenomeni
criminosi come causati direttamente dalla povert.
In effetti, le statistiche indicavano che la maggior parte dei criminali proveniva proprio dalle
fasce di popolazione pi misera (sorta di umanit degradata, incline ai comportamenti pi
riprovevoli). Questa posizione si ricollegava allideologia borghese dellattivismo e della volont
di successo dei singoli, strettamente connessa ad una economia liberista sfrenata. Secondo
questa ideologia, a chiunque fosse dotato di ambizione e volont di fare erano aperte le
strade del successo, mentre restare poveri risultava eticamente e socialmente squalificante.
Tale concezione, raggiunger il suo apice negli Usa degli anni ruggenti, con il concetto di self
made man.
In questa direzione si muovono anche le idee del darwinismo sociale, secondo cui le teorie
evolutive di Darwin sarebbero applicabili anche al contesto sociale (selezione naturale: le
classi pi deboli soccombono nella lotta per la vita).
Soltanto un secolo dopo si preso coscienza di come questa situazione fosse dovuta, oltre alle
misere condizioni, anche ad un altro fattore, ossia la quasi totale immunit dei reati commessi
dalle classi abbienti (numero oscuro). Meriti: diffusione di nuove metodologie di ricerca, con
le indagini sul campo condotte nei quartieri urbani pi miseri; individuazione, per la prima
volta, delle correlazioni tra depressioni socio-ambientali e criminalit (anche se si trattava di
una valutazione unicausale).
A fianco di questa visione colpevolizzante del povero, contestualmente si sviluppa un filone
cristiano filantropico. Nascono le prime istituzioni di soccorso per i carcerati, per i dimessi e
per le loro famiglie (prime associazioni, primi laboratori primi trattamenti differenziati ed
esperienze di probation).
Filantropismo -> filone ideologico cristiano e filantropico sorto nel XIX secolo improntato a
principi di umana carit e di aiuto nei confronti dei bisognosi e dei traviata che segn una
nuova modalit di intervento nei confronti dei delinquenti. Era pur sempre una concezione
moralisticacome quella che informava il principio dellemenda della scuola Classica: soltanto
che mentre per questultima la redazione doveva essere il frutto della pena severa e affittiva,
Il reato viene ad assumere anche un significato correlato alla societ e non pi solamente
quello di espressione della colpevole volont del singolo individuo.
Con Durkheim, anche il delitto costituisce un fenomeno generale di ogni societ, una sua parte
integrante e non pi un occasionale aberrazione di certi individui; pertanto, pur modificabile al
mutare del contesto sociale, il delitto non poteva essere eliminato.
Tarde, con i suoi studi di archeologia criminale, rileva l aumento della criminalit quale prezzo
da pagare al maggior benessere: la rivoluzione industriale ha, infatti, portato con s instabilit
sociale e frustrazione (squilibrio tra mete e aspirazioni). Secondo altri sociologi dell
epoca,landamento delle attivit criminose sarebbe stato direttamente proporzionale alle
attivit sociali legittime e produttive.
Tutto ci metteva in crisi le teorie della scuola classica che considerava il reato come
unastratta entit di diritto. Il reato non veniva pi visto come fatto isolato, come
espressione di una condizione individuale, ma come comportamento inserito in un contesto
sociale e, da questo, in qualche modo condizionato. Lo studio delle costanti e delle
regolarit statistiche del reato comportava anche la possibilit di prevederli, almeno a livello
di grandi numeri. Potr prevedersi quanti saranno i soggetti che commetteranno un reato, le
loro caratteristiche sociali, le influenze che lambiente e la societ avr sul crimine. Tutto ci
porta ad una visione deterministica del reato.
Determinismo biologico -> Molte delle teorie di Lombroso, fondatore dellAntropologia
criminale, sono state fortemente contestate ed oggi appaiono scientificamente prive di valore.
Ci nonostante, egli ha avuto il merito: di aver per primo utilizzato i metodi della ricerca
biologica per lo studio del singolo criminale; di aver fatto convergere linteresse delle scienze
penalistiche sulla personalit del delinquente; di aver stimolato la diffusione degli studi sui
problemi della criminalit.
Il delitto rappresentava un evento legato a qualcosa di patologico o di ancestrale che alcuni
uomini presentavano quale loro specifica caratteristica. Quindi, i criminali erano predestinati
al delitto. Da questa concezioni nascono due teorie fondamentali:
1) Teoria del DELINQUENTE NATO: il criminale possiede innate disposizioni che,
indipendentemente dalle condizioni ambientali, lo rendono inevitabilmente antisociale.
La scuola positiva
Massimi esponenti: Ferri e Garofano. Prende spunto dalle teorie lombrosiane, fedele al
metodo empirico e induttivo caratteristico delle scienze naturali e sociali, avanzando riserve
sul principio del libero arbitrio e della responsabilit.
Fondamentali influenze sulla criminologia e sullevoluzione del diritto penale, anche in altri
paesi europei: ha polarizzato linteresse sulla personalit del criminale, piuttosto che
sullevento (ricerca cause individuali); prime scuole criminologiche attraverso lapproccio
scientifico. Linfluenza del pensiero positivistico ha portato allintroduzione, in molti sistemi
giuridici, del pensiero secondo il quale, nellirrogare le sanzioni penali, occorreva tener conto
oltre che della gravit del fatto anche della potenzialit criminale del reo. Questo ha dato
luogo alla prevenzione speciale, che viene attuata attraverso due metodi:
-
sistema del doppio binario (presente nel codice penale italiano risalente al 1930)
dispone, al fianco delle pene tradizionali fissate in relazione allentit del reato, le
misure di sicurezza indeterminate nel tempo per i delinquenti ritenuti socialmente
pericolosi;
Le critiche mossa a questa scuola furono la cieca fiducia nelle scienze delluomo, la fallacia
delle previsioni della condotta futura.
Tale Scuola ha, quindi, avuto il merito di spingere il pensiero penale moderno verso
lindividualizzazione della sanzione e del trattamento.
Si forma un vero e proprio programma di politica penale:
-finalit sanzione penale: neutralizzazione e rieducazione del criminale;
-pericolosit sociale (attuale/potenziale) del criminale quale fondamento della sanzione;
-pene prefissate per gravit e durata/misure di difesa sociale indeterminate.
Individualizzazione della sanzione e trattamento individualizzato del delinquente.
Scuola di Chicago
Nella prima met del XX sec. negli USA si sviluppa la sociologia criminale. La Scuola di
Chicago inizialmente rivolta allo studio della criminalit urbana, si indirizza poi anche verso la
delinquenza giovanile. I primi studi, partiti appunto da Chicago, furono poi confermati da
analoghi riscontri in quasi tutte le grandi citt. Secondo questa teoria, pertanto, l ambiente di
vita il fattore pi importante nella genesi della criminalit, almeno nelle modalit pi
squalificate e povere di delinquenza comune, anche se ovvia limportanza di altri fattori,
posto che non tutti coloro che vi risiedono commettono reati e che molti delinquenti di buon
livello economico risiedono anche in quartieri urbani normali. Le aree criminali sono zone delle
citt dalle quali proviene e nelle quali risiede la maggior parte della criminalit comune
(presenti in qualsiasi grande agglomerato urbano). Le caratteristiche di queste aree sono delle
condizioni socio-economiche particolarmente disagiate (sottoproletariato pi depresso).
Tali aree continuano, comunque, ad esistere anche oggi.
Tale teoria, tuttavia, non consente di spiegare fenomeni generali, quale il dilagare della
criminalit in ogni ambiente, analizzando efficacemente soltanto la criminalit povera, da
strada -> lambiente di vita il fattore pi importante nella genesi della criminalit.
Si tratta di molteplici studi sociologici che hanno posto laccento sulle dinamiche
profondamente trasformative prodotte dalla rivoluzione industriale nella struttura sociale.
Tale orientamento, iniziato in Europa, si poi largamente sviluppato negli Stati Uniti.
Secondo queste teorie, il singolo individuo, vivendo in una struttura sociale instabile, tende a
disorganizzare anche la propria condotta. Sono pi esposti al rischio di criminalizzazione quei
gruppi che hanno subito in modo pi acuto e violento il mutamento delle condizioni sociali, e
quindi sono pi disorganizzate le aree urbane in cui questi soggetti vivono e dove quindi i tassi
di criminalit saranno pi alti.
Secondo alcuni autori, come Sutherland (1940 - disorganizzazione sociale quale conseguenza
di contraddizioni normative. Il conflitto di norme riduce lefficacia del controllo sulla
condotta dei singoli) e Johnson (1960 - individua particolari circostanze che possono produrre
un conflitto di norme: socializzazione difettosa o mancante; sanzioni deboli e insufficiente
Vi una relazione tra disorganizzazione sociale e irregolare condotta dei suoi membri.
una teoria che nasce dallosservazione dei processi migratori dallEuropa verso USA (193040). C un contrasto tra i valori normativi dellimmigrante e quelli della societ ospitante
(partecipazione a due sistemi culturali differenti) -> questa la fondamentale
causa di
controllo sociale.
Questa teoria, al di l delle situazioni connesse allimmigrazione da cui prende spunto, pu
essere per estensione utilizzata per mettere in luce il fatto che i fattori culturali
intervengono, generando conflitto, non solo quando sono in gioco diversi sistemi culturali
globali, ma anche quando si tratta di meccanismi di conflitto secondario che possono sorgere
anche indipendentemente dallimmigrazione (emarginazione, derisione ecc.). Tali conflitti si
traducono ugualmente in fattori di insicurezza ed ansiet. Teoria valida soprattutto per la
seconda generazione: per i figli degli immigrati (perdita cultura originaria e mancata
assimilazione della nuova cultura del paese ospitante). Si vengono a creare due tipi di conflitti:
primari (risultanti dal disagio e dalle incertezze che il singolo vive dentro di s per lattrito
diretto tra i diversi sistemi culturali) e secondari (dovuti alla discriminazione e al rigetto da
parte della societ ospitante). La condotta integrata il risultato della sintonia fra i valori
del gruppo di appartenenza e quelli di cui la legge espressione. Questi conflitti si verificano
anche quando i valori generali e tradizionali perdono significato o non sono pi di comune
accettazione.
Anche i periodi di rinnovamento culturale possono essere di per s causa di devianza e
criminalit.
delle norme (si realizza tramite i processi di socializzazione) e la fase del mantenimento e del
rinforzo dellapprendimento normativo (ottenuta tramite gli strumenti del controllo sociale).
-> DEVIANZA concetto pi ampio di delinquenza perch ricomprende sia le condotte che
violano le norme penali, cio i delitti, sia quelle contrarie alle semplici regole sociali
generalmente accettate. Vi devianza quando la violazione frutto di una precisa scelta e non
accidentale e solo quando la violazione riguarda una norma verso la quale lattore orientato:
cio quando la norma non abbia perduto di significativit -> vi devianza quando esiste un
atteggiamento oppositivo nei confronti di una norma che mantiene la sua pregnanza.
LANOMIA -> intesa da Merton, come sproporzione tra mete culturali e mezzi legittimi per
innovazione -> quando si perseguono mete culturali anche a discapito di mezzi legittimi
(es. delitti dei colletti bianchi);
ritualismo -> abbandono delle mete del successo conseguente allaccetazione dei soli
mezzi legittimi;
ribellione-> sostituzione delle mete poste dalla cultura dominante e dei relativi mezzi
di conseguimento con valori nuovi.
delinquenziale appreso: poco conterebbe pertanto nel divenire delinquenti la psicologia dei
singoli individui. La delinquenza non viene appresa per semplice imitazione, bens mediante
lassociazione interpersonale con altri individui che gi si comportano da delinquenti.
Lapprendimento della condotta criminosa in relazione con i tipi di persone con le quali si
viene a contatto con il tipo dei loro valori, mediante un processo di comunicazione analogo a
quello tramite il quale si apprendono il rispetto delle regole legali. Il termine associazioni non
deve essere inteso nel senso giuridico, ma come semplice partecipazione a certi gruppi sociali
differenti dagli altri per la loro abituale indifferenza nei confronti della legge. Questa
teoria stata proposta come capace di spiegare tutti i tipi di condotta criminosa e del
perch, a parit di condizioni economiche, certi soggetti si volgono al delitto e altre no. Ci
dipenderebbe da fattori di priorit, di frequenza, di durata e di intensit dei contatti
interpersonali con associazioni in cui si valuta positivamente o negativamente la violazione
della legge. lincasualit
successivamente criticata perch incapace di spiegare le origini della criminalit che deve
esistere prima di essere appresa dagli altri.
Sutherland, inoltre, ha indirizzato i suoi studi verso un settore che, fino ad allora, era statao
trascurato:la criminalit dei colletti bianchi -> reati che vengono compiuti dai dirigenti delle
imprese industriali, finanziarie, commerciali e di professionisti, settore di delinquenza che
era stato fino ad allora ignorato. I criminologi si erano prima di allora occupati di reati che
venivano commessi dagli appartenenti alle classi pi povere avallando una generale convinzione
di una esclusiva e diretta relazione fra delinquenza e pauperismo. Sutherland inquadr i
risultati dei suoi studi nella sua teoria delle associazioni differenziali, includendo fra queste
ultime non solo quelle della delinquenza comune, ma anche certi ambienti professionistici e
imprenditoriali, nei quali prevalevano le definizioni favorevoli alla violazione della legge. Da qui
la facilitazione allapprendimento dei loro particolari reati e a compierli senza grandi
resistenze, essendo in quegli ambienti divenuta prassi frequente. Essi comprendono evasioni
fiscali, frodi nei bilanci, illeciti nei commerci, pubblicit fraudolentaecc. Limportanza storica
degli studi compiuti da Shuterland insita nel fatto che questi studi aprirono la strada alla
questione del numero oscuro. Le cara
tteristiche di questa delinquenza sono:
Non parassitaria come quella della delinquenza comune o di quella organizzata, che si
procurano ricchezze con i reati ma senza produrre alcun legittimo beneficio;
Gli autori di questi delitti godono di un elevato tasso di impunit, perch coprono
posizioni influenti e godono di connivenze con aree del potere politico e talora di quello
giudiziario;
Minore la reazione sociale di censura nei loro confronti come traspare dalluso
dellaggettivo disonesto anzich criminale;
Per chi compie questi delitti perdono di significato tutti quei fattori di anomalia della
personalit e di sfavore sociale;
sono i gruppi che in essa agiscono, intendendosi per gruppi le associazioni di individui
caratterizzati da una comune cooperazione e dal senso di appartenenza al gruppo. Si parla di
sottogruppo e conseguentemente di sottocultura in riferimento a certi gruppi etnici che
hanno valori e norme loro propri diversi da quelli della cultura comune: cos si parler di
sottocultura degli zingari, degli alcolisti, dei drogatiecc. per sottocultura delinquenziale si
intende quella di un sottogruppo che ha una sua particolare visione normativa in contrasto con
ci che la cultura generale considera come illegale. pertanto quella di un sottogruppo che,
pur avendo molti valori normativi comuni con gli altri gruppi, se ne diversifica per quanto
attiene a certi comportamenti inibiti dalla legge: concetto che si ricollega a quello di
associazione differenziale coniato da Shuterland. Si collocano in questa prospettiva
sottoculturale le due teorie sociologiche che hanno mirato a illuminare le ragioni che
favoriscono la confluenza verso le sottoculture criminose dei giovani delle classi pi disagiate.
La teoria della cultura delle bande criminali di A. K. Cohen del 1955, e fornisce una chiave
esplicativa indirizzata ad identificare le dinamiche che portano alla delinquenza nelle grandi
citt i giovani delle classi pi sfavorite. Questa sottocultura delinquenziale dei giovani di
bassa estrazione sociale nasce dal conflitto con la cultura della classe media, che rappresenta
i valori pi diffusi, ma dalla quale essi si sentono estranei ed estraniati. Per superare il
conflitto interiore derivante da uno stile di vita contrario al comune sistema normativo, i
giovani che si sono andati inserendo nella sottocultura criminale metterebbero
collettivamente in atto il meccanismo della formazione reattiva: ci implica la sostituzione
nella coscienza di un sentimento che provoca angoscia con il suo contrario. Le azioni di questi
ragazzi appaiono infatti spesso del tutto gratuite, vandaliche, crudeli ed esclusivamente
motivate dal desiderio di provocazione e di arrecare offesa e ingiuria al prossimo. la condotta
delinquenziale in grado di offrire a questi ragazzi una soluzione alternativa, anche se
legittima, per il conseguimento del successo , dei beni materiali, del prestigio e dei vari status
symbol. La teoria di Cohen rende conto di come la maggior parte dei delinquenti abituali
provenga prevalentemente da strati sociali sfavoriti e di come buona parte di essi sia
insediata in certi quartieri delle grandi citt.
La teoria delle bande giovanili di R. A. Clowarde e L. E. Ohlin (1960) ha ulteriormente
approfondito lanalisi e le dinamiche della delinquenza urbana dei pi giovani e le sue
caratteristiche sottoculturali: i giovani finiscono per gravitare nella sottocultura dei
delinquenti abituali nel momento in cui scoprono di non poter raggiungere il successo sociale
mantenendosi conformi alle norme legali; in pi questi autori mettono in luce altre
caratteristiche delle gangs dei giovani nelle grandi citt. Ceto, razza, classe sociale, nazione
di provenienza e via dicendo, limitano in concreto le opportunit daccesso alle mete pi
prestigiose di affermazione economica e di status, e favoriscono la confluenza verso le
sottoculture di banda. Le bande giovanili si originano dal bisogno di aggregazione tra soggetti
socialmente sfavoriti con analoghi problemi di adattamento, e possono assumere tre
differenti forme, in ragione di differenti circostanze e occasioni, che favoriscono
rispettivamente lo sbocco nella delinquenza comune, o nelluso della violenza, overonel consumo
di stupefacenti:
-
le bande criminali in senso stretto sono formate da giovani dediti inizialmente alle pi
comuni attivit appropriative illeciti quale furto, borseggio, rapina, e che poi, con
linserimento nella sottocultura della delinquenza abituale, amplificano e perfezionano
la loro attivit criminosa con lestorsione, racket ecc.
le bande conflittuali
sistema:
con
lassociazione
in
giovani
esprimerebbero una ribellione nei confronti degli emblemi e delle mete che la societ
borghese propone.
-
La teoria di Cohen e quella di Cloward e Ohlin cadono facilmente in un approccio che risulta
rigidamente deterministico; finiscono con il lasciare limpressione che i giovani provenienti
da certi gruppi siano quasi fatalmente destinati alla delinquenza: il che pu essere in parte
vero, ma non certo in modo cos generalizzato e meccanicistico, come quesi autori lasciano
intendere.
Secondo questa teoria vi una visione della societ le cui norme non sono in realt condivise
dalla maggioranza dei consociati, con la conseguente conflittualit tra le classi detentrici del
potere.
Aspetti caratterizzanti di questo indirizzo:
devianza e criminalit vengono viste come operazioni fatte a livello sociale, quale mero
frutto di un etichettamento negativo della societ (operazioni di etichettamento
compiuto dalle societ) la societ qualifica e crea la devianza
DEVIANTE: tale non perch commette certe azioni, ma perch la societ qualifica deviante
chi le compie. la societ stessa che crea la devianza: utile e necessaria per definire il
confine della conformit, modello negativo da cui differenziarsi.
Il deviante viene visto come CAPRO ESPIATORIO, contro cui polarizzare l'emotivit e lo
sdegno verso il crimine.
STEREOTIPO DEL CRIMINALE (STIGMA) criminali sono coloro che commettono certi reati
(criminalit abituale e convenzionale...) discriminazione a vari livelli.
CONSOLIDAMENTO DELLA DEVIANZA attraverso una serie di fattori; una condotta
suscita una reazione che diviene pi intesa e stigmatizzata al suo ripetersi; il deviante tende a
stabilizzare la sua condotta in una carriera deviante assumendo un ruolo deviante (io deviante)
e riconoscendosi in esso. Deviante un soggetto a cui l'etichetta stata applicata con
successo.
DUE TIPOLOGIE DI DEVIANZA
~
soggetto si adegua a quelle cui sono le aspettative della societ nei suoi
confronti)
E' per fondamentale non confondere la criminalit ( condotte che sono infrazioni di precise
norme codificate) con la devianza (inosservanza di norme del costume, che sono solo
eticamente censurabili).
Inoltre la teoria dell'etichettamento applicabile solo in relazione alla devianza non
criminosa, ovvero per la delinquenza di poco conto.
Infine questa teoria risulta DETERMINISTICA (la persona che ha subito lo stigma
sembrerebbe
non
potersi
sottrarre
ad
un
destino
delinquenziale)
Non esiste una netta scissione tra i valori accettati e quelli di coloro che delinquono. Il mondo
dei poveri non completamente avulso dalle richieste di conformit espresse dall'ordine
sociale dominante.
DELINQUENZA: non deriva dall'apprendimento di imperativi o di valori devianti, ma il
risultato dell'acquisizione di tecniche psicologiche di razionalizzazione di auto-giustificazioni
cosiddette di neutralizzazione( dal conflitto con la morale sociale).
la negazione della vittima: il soggetto, pur ammettendo la sua colpa, ritiene che non si
tratti di un'ingiustizia perch la vittima meritava il trattamento subito (si ritiene un
giustiziere);
PSICOLOGIA E CRIMINALITA'
Approccio individualistico: studio dei fattori individuali che rendono diversa la risposta
comportamentale dei singoli agli stimoli della societ.
Inconscio: forze psichiche profonde, prima riconosciute, adeguate collegate ai pensieri, alle
scelte ed ai bisogni coscienti dell'uomo.
IL PENSIERO PSICANALITICO DI FREUD
Freud individua tre istanze fondamentali nella personalit (3 momenti dell'attivit psichica,
interazione dinamica tra ES, IO e SUPER-IO).
-ES (componente biologica): livellooriginario, nucleo primitivo composto da tutti ifattori
psicologici ereditari presenti nella societ (istinti, impulsi, passioni, idee e sentimenti rimossi).
eper
ottenere ci deve inibire gli impulsi dell' ES (di norma apprensiva e sensuale).
CONCEZIONE DINAMICA DELLA PERSONALITA'
continuit di meccanismi interiori; reciproca azione di forza impulsiva (cariche) e di forze
costrittive (controcariche) al cui reciproco confronto compensazione e armonia deriva
l'equilibrio dell'individuo.
ANGOSCIA
Esiste quando non c' l'equilibrio. l'espressione di una non realizzata soluzione del conflitto
fra le istanze interiori e fra l'individuo e la'ambiente. Freud ne distingue tre tipi:
4. ansia reale (timore di un pericolo reale)
5. ansia sociale (timore della riprovazione degli altri)
6. ansia nevrotica (timore del super-io, mancata armonizzazione fra cosienza e
pulsioni). la pi percolosa.
I meccanismi che consentono all'io di ristabilire l'equilibrio venuto a mancare (evitando il
pericolo di nevrosi e psicosi) sono i meccanismi di difesa dell'io:
rimozione
dislocazione
sublimazione
prevenzione
identificazione.
la delinquenza fantasma (ancora pieno controllo, antisocialit solo sul piano della
fantasia)
la dlinquenza normale (ultimo stadio ove il controllo del super-io cessa completamente e
sia l'io che l'es possono realizzare senza ostacoli le pulsioni antisociali)
L'adeguamento alla vita sociale quindi connesso all'efficienza del super-io, che pu essere:
-
famiglia e super-io: la struttura del super-io pu essere compromesssa dai disturbi nel
rapporto con le figure parentali, primo nucleo attorno a cui si forma (genitori assenti,
deboli, iperprotettivi, indifferenti...)
Freud ha elaborato 1 solo tipo di delinquenza, quello per senso di colpa: cio chi commette
reati per essere punito e soddisfare un bisogno di inconscio di espiazione ( il senso di colpa
precede l'azione delittuosa anzich seguirla).
Limputabilit.
Una classificazione fondamentale per il diritto penale, di particolare rilevanza anche
filosofica, criminologica e psichiatrico-forense, costituita dalla distinzione codicistica tra
soggetti imputabili e non imputabili: solo per i primi prevista una pena, mentre chi
riconosciuto non imputabile non pu esservi sottoposto.
La questione, come si diceva, trae origine da una questione filosofica fondamentale, che ha a
che fare con la libert di scelta e, conseguentemente, con la responsabilit.
Lipotesi della libert di scelta costituisce il presupposto logico dello stesso diritto penale:
ammettere la pena significa riconoscere una responsabilit, che a sua volta postula la libert
di scelta del soggetto.
Questo, in sostanza, il pensiero espresso dallart. 85 c.p. (Capacit di intendere e di volere).
Nessuno pu essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in
cui lo ha commesso, non era imputabile.
E imputabile chi ha la capacit di intendere e di volere.
Limputabilit costituisce dunque il presupposto della responsabilit per la pena.
Limputabilit, o capacit di diritto penale, una condizione psichica, nella quale si deve
trovare alcuno per poter essere sottoposto alla sanzione penale.
E un requisito individuale legato al possesso della capacit di intendere e di volere, che per
convenzione, come vedremo, si presume acquisito con il compimento del quattordicesimo anno
di et, a meno che non ricorrano delle specifiche cause di esclusione dellimputabilit stessa.
Limputabilit,
sistema penale stesso ha quale postulato logico la libert del volere delluomo.
Pertanto, il giudice non deve accertare in positivo lesistenza della capacit di intendere e di
volere, ma accertarne in negativo lassenza, totale o parziale, quale conseguenza di
determinate cause previste espressamente dal codice.
2. La capacit di intendere e di volere.
In base allart. 85 c.p. un soggetto, perch sia imputabile, deve possedere, al momento della
commissione del fatto (criterio cronologico), entrambe le capacit previste.
Limputabilit viene meno se manca anche una sola di esse:
Intendere vuol dire discernere rettamente il significato, il valore, le conseguenze fattuali,
morali e giuridiche delle proprie azioni od omissioni.
Si tratta, in sostanza, del possesso delle facolt cognitive, di comprensione ed anche di
previsione.
Da notare, a questo proposito, che lignorare il significato antigiuridico di unazione non
equiparato al difetto della capacit di intendere, per espressa previsione codicistica (art. 5
c.p.) Nessuno pu invocare a propria scusa lignoranza della legge penale (anche se la Corte
Costituzionale, con una sentenza del 1988, ha introdotto delle limitazioni al principio in
questione).
Il volere invece definito come la capacit di autodeterminarsi in vista di uno scopo, cio
come la possibilit di optare per una condotta e di resistere agli stimoli.
Le cause di esclusione o diminuzione dellimputabilit sono previste dal codice negli artt. 8896 c.p. ed appartengono sostanzialmente a due specie:
-
3. Il vizio di mente.
fatto, era per infermit, in tale stato di mente da escludere la capacit di intendere o di
volere;
Art. 89 c.p. Vizio parziale di mente Chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per
Metodo psicopatologico puro: non sono imputabili i soggetti che abbiano commesso un
reato sol che siano affetti da determinate malattie mentali, indicate dai codici. Si
tratta di un criterio esclusivamente nosografico, in base al quale esser portatore di
una delle infermit che la legge precisa (ad esempio psicosi, ritardo mentale,
demenza) conduce per ci stesso allirresponsabilit del reo e allesclusione di sanzioni
penali. In base a questa criteriologia sufficiente una certa diagnosi psichiatrica per
escludere la responsabilit penale, senza che occorra valutare se e quanto linfermit
abbia inciso sulla capacit di volere e di intendere. Tale metodo stato criticato per
lautomatica assimilazione tra malattia mentale e incapacit di intendere e di volere.
Metodo normativo puro: allopposto, per non aversi responsabilit sufficiente che, al
momento del fatto, il soggetto fosse incapace di intendere e di volere, prescindendo
dalla diagnosi di una precisa infermit. Ci che rileva solo leventuale incapacit di
intendere e di volere, indipendentemente dallaccertamento di una malattia di mente.
Per il nostro codice, dunque, limputabilit configurata come una costruzione a due piani, il
cui primo livello relativo al substrato patologico (infermit), mentre il secondo livello
relativo alla eventuale conseguente incapacit di intendere e di volere.
E dunque fondamentale accertare linfermit, che resta per il presupposto, non la condizione
di per se sufficiente per pronunciarsi sullimputabilit, in quanto occorre poi verificare se e
quanto la malattia abbia inciso sulla genesi del delitto.
Il requisito patologico indicato genericamente come infermit, termine che include tutte
le malattie nosograficamente indicate dalla psichiatria, ma anche, pi estensivamente,
qualsiasi condizione psichica che sia stata in grado di interferire sulla capacit di intendere o
di volere, con meccanismo morboso, anche transitorio (con valore di malattia).
Ci comporta, evidentemente, unelevata discrezionalit nellapprezzamento del disturbo
mentale.
Nel nostro Paese hanno talora prevalso principi di pi rigida osservanza delle categorie
diagnostiche della psichiatria, con prassi che pi si avvicinavano al criterio psicopatologico
puro, talaltra, invece, interpretazioni pi duttili ed estensive del concetto di infermit, pi
vicine al criterio normativo.
Si sono cos avuti, di frequente, difformi giudizi degli psichiatri forensi circa limputabilit di
un reo, con conseguenti polemiche.
Bisogna poi considerare, al di l della criteriologia adottata, che giudicare i fenomeni psichici
e psicopatologici materia di per s incerta, poich spesso difficile, e talora impossibile
stabilire se una persona ha commesso un fatto perch lo ha voluto, o perch la malattia lo ha
costretto a compierlo.
Bisogna poi considerare che il giudizio sullimputabilit deve necessariamente far ricorso a tre
criteri fondamentali.
deve
venutasi a creare nel corso degli anni tra impianto codicistico della materia e scienza
psichiatrica.
Il legislatore ha delegato alla scienza psichiatrica la definizione del concetto di infermit
mentale penalmente rilevante, ma noto che le scienze psicopatologiche sono caratterizzate
dalla presenza di differenti paradigmi psicopatologici, ciascuno dei quali definisce in maniera
diversa il concetto di malattia mentale.
Anche per tale motivo possibile rinvenire orientamenti giurisprudenziali contrastanti, a
seconda del paradigma psicopatologico assunto quale parametro.
I paradigmi fondamentali di definizione della malattia mentale sono tre: il paradigma
MEDICO, quello PSICOLOGICO
continuano anche nella giurisprudenza pi recente ad essere utilizzati quali criteri valutativi.
1.
2.
3.
il timore di un allargamento
della disciplina
Cod Tedesco : art. 20 (Non imputabilit causata da disturbi psichici) Agisce senza colpevolezza chi, nel
commettere il fatto, incapace di valutarne lilliceit o di comportarsi secondo tale valutazione, a causa di un
disturbo mentale patologico, di un profondo disturbo mentale della coscienza, o di deficienza mentale o per ogni
altra grave anomalia mentale.
Il medesimo indirizzo risulta poi recepito anche nei pi recenti PROGETTI DI RIFORMA DEL
CODICE PENALE ITALIANO.
In particolare si fa riferimento al
4. PROGETTO PAGLIARO del 1991;
5. al successivo Disegno di Legge n. 2038 del 1995, limitato alla riforma del Libro I
del c.p. (c.d. PROGETTO RIZ);
6. e, da ultimo,
diminuiscono limputabilit.
E esperienza comune che laffettivit e lemotivit interferiscono sulle capacit di
comprensione e su quelle di scelta, cionondimeno il legislatore ha ritenuto che i semplici
fattori affettivi non siano idonei ad incidere sullimputabilit, stabilendo esplicitamente
allart. 90 c.p. Gli stati emotivi e passionali non escludono n diminuiscono limputabilit.
Sono qualificabili come emozioni quegli stati affettivi di breve durata ad insorgenza
improvvisa e legata ad avvenimenti precisi (paura, ira, gioia, sensazione di essere minacciati,
pulsione allaggressione o alla fuga).
Le passioni, invece, sono condizioni pi durature e che non si configurano come reazioni
subitanee nei confronti di un evento (gelosia, amore, odio, cupidigia, fanatismo ideologico).
In realt, in una prospettiva naturalistica (neurofisiologica e psicodinamica) emozioni e
passioni ben possono influenzare e non di rado travolgere sia le facolt di discernimento sia
quelle volitive.
Una persona sopraffatta dallira o da una qualsiasi passione violenta si trova ad avere
concretamente ridotta la capacit di intendere e di volere, ma la legge ha ritenuto che le
passioni e le emozioni facciano parte del patrimonio esperenziale di chiunque, che si tratti
cio di condizioni psicologiche e non psicopatologiche, e che chiunque possa e debba
controllarle.
In Dottrina si ritiene che lart. 90 c.p. sia stato introdotto nel codice del 1930 con una precisa
funzione pedagogica: stimolare il dominio della volont sulle proprie emozioni e passioni, per la
preoccupazione di non mandare impunito ogni delitto passionale.
I semplici stati emotivi e passionali possono al pi rilevare come CIRCOSTANZE
ATTENUANTI, purch non si tratti di emozioni o passioni moralmente e socialmente
spregevoli (ad es. la provocazione, o laver agito per suggestione di una folla in tumulto): in tali
casi limputabilit piena ma la pena attenuata.
Diversamente, nellipotesi in cui gli stati emotivi riconoscano la ragione della loro
incontrollabilit in concomitanti condizioni morbose, o ne siano essi stessi proprio il momento
sintomatologico fondamentale, solo allora potranno risultare idonei ad abolire o ridurre la
capacit di intendere e di volere, assumendo dignit di infermit.
Di particolare importanza la distinzione tra gli stati emotivi e passionali, che producono una
s una reazione psicogena ma normale, e le reazioni psicogene abnormi, patologiche, che
vengono a integrare un disturbo mentale transitorio (raptus, reazione a corto circuito,
discontrollo episodico) che ha carattere di infermit e come tale rilevante sullimputabilit.
Si parla di REAZIONE PSICOGENA ABNORME quando, tenute ferme le caratteristiche
generali cronologiche, di comprensibilit e di derivazione causale da un evento altamente
emotigeno o psicotraumatizzante, tale reazione appare qualitativamente e quantitativamente
diversa da quella normale, perch incongrua o sproporzionata o eccessiva.
La scriminante tra stato emotivo e passionale e una reazione che configuri un disturbo
mentale transitorio rappresentata dalla ricorrenza, al momento del fatto delittuoso, di
alcuni indici psicopatologici:
7. alterazione della coscienza;
8. frattura nei confronti della realt;
9.
Indicative sono inoltre la non conservata memoria del fatto, le lacune nella rievocazione del
fatto stesso, lo stato confusionale del soggetto durante il fatto.
Queste reazioni morbose hanno anche la caratteristica di risultare incomprensibili per
lirrazionalit del comportamento, per lenorme sproporzione tra reazione aggressiva e
circostanze scatenanti, per incuria del soggetto nel garantirsi limmunit.
6. Imputabilit e abuso di alcool e stupefacenti.
Come per gli stati emotivi e passionali, anche nel caso di alterazioni psichiche derivanti
dalluso o dallabuso di alcool o sostanze stupefacenti, le considerazioni di politica criminale
hanno prevalso sulla realt naturalistica.
Constatata la frequenza con cui tali condizioni hanno parte rilevante nella criminogenesi e
nella criminodinamica, il legislatore ha predisposto un complesso sistema di norme atte a
scoraggiare luso di tali sostanze, con lespediente di non considerare incidenti sullimputabilit
i ben noti effetti di offuscamento del raziocinio, di compromissione della coscienza, di
alterazione del giudizio, di riduzione delle capacit critiche, di indebolimento dei freni
inibitori.
Il dato naturalistico, dunque, contrasta con il dato normativo.
La giustificazione giuridica di tali disposizioni generalmente ricondotta al concetto di actio
libera in causa: il soggetto, cio, se anche ha commesso il reato in stato di incapacit di
intendere e di volere perch ebbro, era per libero, nel momento antecedente allassunzione,
di scegliere se mettersi o meno in tali condizioni di incapacit, per cui
risponde delle
restitutio ad integrum , cio reintegrazione delle condizioni preesistenti, dopo che la sostanza
stata eliminata e metabolizzata.
Lintossicazione cronica invece espressione di unalterazione pi duratura, dovuta al
protrarsi nel tempo dellassunzione del tossico; in tale condizione si osservano manifestazioni
diverse da quelle dovute alleffetto immediato della sostanza e che permangono anche c.p.
quando venga sospesa lassunzione della sostanza stessa.
Il codice detta una disciplina unitaria per lintossicazione da alcool e da stupefacenti (art. 93
c.p.).2
E una disciplina concepita nel 1930 (codice Rocco), in unepoca in cui il problema delle sostanze
stupefacenti era ben diverso da quello odierno per fenomenologia, diffusione, rapporti con il
crimine e conseguenze di tipo sanitario.
E dunque una normativa modellata piuttosto sul problema dellassunzione di alcool, problema
allora quasi esclusivo.
Le due situazioni sono in realt ben diverse: in particolare, mentre negli alcolizzati lo stato
mentale spesso gravemente deteriorato, nei tossicomani non sempre e non necessariamente
si verificano alterazioni psichiche persistenti tali da configurare una cronica intossicazione.
6. Ubriachezza e intossicazione da stupefacenti accidentale (art. 91 c.p.) 3
E lubriachezza derivata da caso fortuito o forza maggiore, cio incolpevole.
Solo in queste ipotesi, se la capacit di intendere o di volere grandemente scemata o
esclusa, potranno ricorrere, rispettivamente, il vizio parziale o totale di mente.
Gli esempi riportati in dottrina sono quelli di chi si intossichi lavorando in una distilleria o
di chi ingerisca alcool credendolo bevanda non alcolica: ipotesi alquanto infrequenti,
dunque.
Ipotesi pi attuale quella di chi inconsapevolmente assuma un farmaco che potenzi gli
effetti dellalcool.
7. Ubriachezza e intossicazione da stupefacenti volontaria o colposa (art. 92
c.p.).4
Lubriachezza volontaria ricorre quando il soggetto si ubriacato intenzionalmente o ha
accettato il rischio di ubriacarsi.
Art. 93 c.p. Fatto commesso sotto lazione di sostanze stupefacenti Le disposizioni dei due articoli si applicano
anche quando il fatto stato commesso sotto lazione di sostanze stupefacenti.
Art. 91 c.p. Ubriachezza derivata da caso fortuito o da forza maggiore- Non imputabile chi, nel momento in cui
ha commesso il fatto, non aveva la capacit di intendere o di volere, a cagione di piena ubriachezza derivata da caso
fortuito o da forza maggiore.
Se lubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da scemare grandemente, senza escluderla, la capacit di
intendere o di volere, la pena diminuita.
Art. 92 c.p. Ubriachezza volontaria o colposa ovvero preordinata- Lubriachezza non derivata da caso fortuito o
da forza maggiore non esclude n diminuisce limputabilit.
Se lubriachezza era preordinata al fine di commettere il reato, o di prepararsi una scusa, la pena aumentata.
Lart. 95 c.p. considera lintossicazione cronica, sia da alcool che da stupefacenti, quale
condizione patologica capace di ridurre o abolire limputabilit: una condizione assimilata
allinfermit che pu quindi comportare il vizio parziale o totale di mente.
In questa ipotesi vi dunque coincidenza tra il dato naturalistico e il dato normativo.
5
6
Dellintossicazione cronica deve per essere valutato anche il grado e pertanto essa pu
essere compatibile anche con limputabilit.
Qualora un soggetto cronicamente intossicato commetta un reato in stato di intossicazione
acuta, pu ugualmente ricorrere lipotesi del vizio totale o parziale di mente.
Non si applicano le disposizioni degli artt. 92 e 93 c.p. (intossicazione volontaria ) perch il
soggetto non era del tutto libero di porsi o meno in stato di acuta intossicazione: essendo un
intossicato cronico si era in lui realizzata una condizione di non libert nei confronti delluso
di droga o alcool.
La dottrina e la giurisprudenza prevalenti affermano la non coincidenza tra tossicodipendenza
e la cronica intossicazione: solo in presenza di disturbi mentali organici o segni di
destrutturazione psicotica della personalit, per di pi osservabili a distanza dalla fase di
intossicazione acuta e da quella di astinenza, pu farsi diagnosi di cronica intossicazione da
stupefacenti.
7. Limputabilit del minorenne.
La disciplina dellimputabilit del minorenne, cos come delineata dagli artt. 97 e 98 c.p., si
caratterizza per ladozione di un criterio cronologico che, sulla base dellesperienza acquisita
e per soddisfare esigenze di certezza, uguaglianza e praticit di accertamento, sia altamente
presuntivo della raggiunta maturit.
Il codice italiano pone una TRIPLICE DISTINZIONE, stabilendo:
10. per
non ammette prova contraria e che prescinde dalleffettivo riscontro delle capacit
di intendere e di volere in capo al minore (art. 97 c.p.); 8
11. per il MAGGIORE DI ANNI 18 invece posta una presunzione di capacit, salvo si
dimostri la sua esclusione o diminuzione per cause patologiche o parafisiologiche
(lipotesi del sordomutismo, che affronteremo pi avanti);
12.
Art. 97 c.p. Minore degli anni quattordici Non imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non
aveva compiuto I quattordici anni.
Art. 98 c.p. Minore degli anni diciotto E imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva
compiuto I quattordici anni, ma non ancora I diciotto, se aveva capacit di intendere e di volere; ma la pena
diminuita.
maturativi
clinicamente
evidente
(immaturit
bioelettriche
cerebrali,
soggetto limputabilit pu sussistere o meno a seconda del tipo di reato commesso. (Cass.
9.11.1990, GP, 1991, II, 406)
Secondo lart. 28 DPR.448/88 il giudice pu sospendere il processo e mettere il minore alla prova, affidandolo ai
servizi minorili dellamministrazione della giustizia per lo svolgimento, anche in collaborazione con i servizi locali,
di attivit di osservazione, trattamento e sostegno. Al termine del periodo di prova, il giudice dichiara estinto il reato
se, tenuto conto del comportamento del minorenne e della evoluzione della sua personalit, si ritiene che la prova
abbia dato esito positivo. In caso contrario il minorenne viene sottoposto a giudizio.
19. sordomuti non istruiti, che sono generalmente degli anormali, non solo sensoriali ma
anche psichici e con frequenti anomalie caratteriali e la cui immaturit ne fa degli
incapaci di intendere e di volere;
La norma finisce per segnalare una condizione di inferiorit di unintera categoria di soggetti,
con negative ripercussioni sul loro pieno inserimento sociale, soprattutto in considerazione dei
considerevoli progressi oggigiorno ottenuti dalla medicina nel loro recupero funzionale.
Inoltre, la norma stata ritenuta superflua rispetto alla gi ampia formulazione degli artt. 88
e 89 c.p. (vizio totale e parziale di mente), potendosi ben considerare il sordomutismo come
una malattia fisica, potenzialmente in grado di incidere sulle funzioni psichiche dellintendere
e del volere.
Alla luce di queste osservazioni autorevole Dottrina ha auspicato, in sede di riforma
dellattuale codice penale, labrogazione della norma, sottolineando, ancora una volta, la sua
radicale superfluit, tanto pi in un sistema come il nostro, incentrato sulla capacit di
intendere e di volere per tutti necessaria al momento della commissione del fatto-reato.