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IL SIMBOLISMO ESOTERICO

DELLA SPINA
di Stefano Lanzani
-Chi viene punto dalla Spina Della Rosa non riesce pi a dormire-

Molto si detto sul significato della Rosa nella spiritualit, poco invece si scritto sulla spina
riducendo tale simbolo ad un semplice avvvertimento apotropaico. A causa di una mia personale
esperienza durante una malattia avvenuta in passato in cui ricordo bene una frase che ho udito:"Chi
viene punto dalla spina della rosa non riesc pi a dormire". Mi sono chiesto per mesi cosa potesse
significare, perch interpretato alla lettera non si capisce. Ho fatto domande ad esperti in esoterismo
e spiritualit e mi sono documentato di alcuni testi di cui riporter alla fine le fonti...
Una volta rimesso in sesto ho capito che la spina ferisce i prescelti, essere punti un segno di
riconoscimento perch le ferite a volte sono invisibili anche se ad ogni buon conto tale ispirazione
mi venne quando vidi mia madre che si grattava la ferita procuratagli dalla spina di una rosa e mi
rivel che era un vizio di famiglia, ma io ci vidi altro e studiai... avevo questi elementi: LA ROSA,
LA SPINA, LA FERITA, LA MADRE, LA TRADIZIONE, LA FAMIGLIA.sei elementi.. la sesta
lettera dell'alfabeto ebraico quindi la VAV secondo la Ghematria il suo valore numerico 6 e
rappresenta: completezza, redenzione e trasformazione. Messa cos sembra una sciocchezza ma
tutto nato per scherzo in modo ludico infatti il serio non sopporta il ridicolo ma il contrario invece
puo' accadere, perche proprio dall'autoparodia che puo' nascere qualche ispirazione seria... magari
per "patafisica serendipidit".
Mia madre cattolica intesa come l'elementoTradizione ed una traccia...allora ho capito che
dovevo seguire quella pista anche se poi altri diverticoli si sono interconnessi con le mie sinapsi, ho
incrociato questa informazione con la Ferita e la Madre...e sono approdato a Santa Rita e la sua
storia, perch contiene anche gli elementi Spina-Ferita e Rosa. Non pretendo che tutti conoscano
la Santa, motivo per cui riporto qui la sua storia:"Tutti noi abbiamo sentito parlare qualche volta di
S. Rita da Cascia e ho potuto verificare quanto sia venerata questa santa, la cui effige dipinta o
scolpita si vede in innumerevoli edifici religiosi e nelle stesse case private. A moltissimi noto che
S. Rita invocata da tanti suoi devoti per ottenere favori, guarigioni, pace e numerosi altri aiuti, ed
altrettanto noto che sono ancor di pi le persone riconoscenti per le grazie (spesso ottenute contro
ogni umana speranza) che il Signore Iddio ha concesso per intercessione di lei. Pensiamo dunque
che sia opportuno far conoscere la vita seppur molto riassunta di S. Rita. Ella eccelse nella
santit come figlia, come sposa, come madre, come vedova e come religiosa. Alla sua scuola tutti
possono perci imparare a vivere da buoni cristiani in qua- lunque condizione di vita si trovino. La
sua santit matur al calore delle pro- ve, sotto il peso della croce, alla luce di Ges incoronato di
spine. S. Rita prov dunque il dolore, ma seppe impreziosirlo con uneroica rassegnazione cristiana;
esso divenne non solo un efficace mezzo di santificazione per lei, ma anche un coefficiente, una
concausa di salvezza per tante anime in virt dei suoi sacrifici meritori, e di edificazione per i devoti
che si ispirarono alla sua pazienza per sopportare con merito le proprie croci. Iniziamo dunque la
lettura di questa santa vita, pregando il Signore di ottenerne il massimo frutto. I genitori di Rita e la
sua nascita Santa Rita da Cascia nacque a Rocca Porena, paesello nei pressi di Cascia, in Umbria, il
22 maggio del 1381. I Suoi genitori furono Antonio Mancini ed Amata Ferri: due modelli di virt cristiane,
sui quali bene spendere alcune parole. I due sposi non possedevano ricchezze, vivevano dignitosamente grazie
al solerte lavoro di Antonio che coltivava il suo podere, aiutato talo- ra dalla moglie che, normalmente, accudiva
diligentemente alla casa. Timorati di Dio ed assidui ai doveri religiosi di ogni buon cristiano, i futuri genitori di
Rita alternavano lavoro e preghiera, veri eredi di quei Benedettini che pochi secoli prima erano accorsi nel Casciano
distrutto dai Saraceni, per riportare vita civile e cristiana agli abitanti dispersi e sgomenti.
Antonio ed Amata erano inoltre pieni di carit verso il prossimo e lo dimostravano sia soccorrendo i bisognosi, sia
correndo l dove sorgevano liti per riportare la pace tra i contendenti. Per il loro comportamento da veri
cristiani, i due sposi erano ascoltati anche negli ammonimenti e ricercati per consigli; tanta era la stima che i
compaesani nutrivano per loro, da essere chiamati i Pacieri di Ges Cristo.
Tuttavia, nonostante fosse grande il desiderio di veder nascere una loro creatura, Antonio ed Amata vedevano
passare gli anni senza che questo sogno si realizzasse. Mai cessarono le loro preghiere per ottenere da Dio la
grazia di divenire genitori e, quando ormai non vi era umanamente pi speranza, il Signore volle premiare la

fede dei due sposi. Un giorno, mentre Amata, gi anziana, pre- gava, un Angelo le apparve per comunicarle che
Iddio lavrebbe esaudita e che presto sarebbe divenuta madre di una privilegiata bambina. Si rinnov cos
quel miracolo che il Signore gi aveva operato per Sara madre di Isacco, Anna madre di Samuele, S. Elisabetta
madre di S. Giovanni il Battista. Lo stesso celeste Messaggero rivel il nome che per vo- lont di Dio avrebbe
avuto la bambina: Mar- gherita (in forma breve Rita), con riferimento alla gemma preziosa che sarebbe
divenuta per le sue virt; infatti, il papa Leone XIII la defin, nel canonizzarla, Perla dellUmbria.
Giunto il tempo della nascita di Rita, Amata fu preservata dai dolori del parto e anche questo fu un segno
non lultimo della particolare elezione di questa creatura.
Il 26 dello stesso mese, Rita ricevette il battesimo a Cascia ed il giorno dopo, mentre la piccola era adagiata
nella culla, un miste- rioso sciame di api bianche e senza pungi- glione entr nella sua stanza, le bestiole le
volarono intorno e si posarono sulla boccuc cia, poi di nuovo si levarono e ridiscesero, e questo pi volte. Tutto
ci annunciava quali frutti di dolcezze avrebbero prodotto le virt infuse da Dio in quellanima, rigenerata al
fonte battesimale.
Lo stupore per questo prodigio si rinnov dopo poco pi di un mese. Per non lasciare la bimba da sola, i genitori,
impegnati entrambi nei raccolti dei campi, lavevano portata con loro e lasciata in una zanella, allombra di un
albero, poco distante da loro. Di nuovo alcune api iniziarono a volarle intorno ed a posarsi sulle gote e cos la
scopr un contadino che si era ferito con una falce alla mano e stava correndo a casa per medicarsi: visti gli
insetti,quelluomo non ebbe cuore di passare oltre senza scacciare prima le api dal viso di Rita e, nel fare
questo, si avvide che la ferita si era miracolosamente chiusa, al punto di non vederne neanche la cicatrice.
Fu questo il primo miracolo che il Signore oper attraverso questa sua Serva ancora in fasce. Infanzia e
adolescenza Rita apprese le preghiere e le prime nozioni della dottrina cristiana dalla stessa mamma che,
in particolare, molto si attard sulla S. Passione del Redentore che ci guadagn il Paradiso; la piccola
apprese, attraverso la pratica della Via Crucis quanto il Signore Ges fosse degno di essere amato,
onorato, servito ed imitato, Lui, lUomo-Dio che, Innocente, tanto aveva sofferto per la salvezza degli
uomini. La buona Amata insegn cos alla figlioletta ad accettare con rassegnazione la sofferenza,
inseparabile compagna di ogni uomo, guardando al Martire divino; da l inizi per Rita quella devozione
alla S. Passione del Cristo, che tanto caratterizz la sua vita spirituale. Immediato effetto di tale
insegnamento fu lorrore per il peccato, che tanto offende Iddio, e che fu causa delle atroci sofferenze del
suo Verbo Incarnato, ma il risultato maggiore delleducazione cristiana impartita da Amata alla figlia, fu
il formarsi di uno spirito capace di elevarsi a Dio pur nellasprezza delle prove pi terribili. La bambina
inoltre ebbe subito in uggia la pigrizia e appena pot volle rendersi utile Incasa pulendo, riassettando,
facendo il pane Uno dei frutti pi belli che la Grazia di Dio, unita ad una santa educazione, produsse
nellanima di Rita fu la grande carit che ebbe fin da piccina verso i poveri. Ogni aiuto che la generosa
bambina portava ai poveri, con una certa predilezione per gli orfanelli, era accompagnato da una carezza
ed un sorriso che, scendendo nel cuore dei beneficati, li consolava riaprendoli alla speranza. Non tard
molto che il Signore volle riservare per S la formazione di questa santa bambina che si sent
improvvisamente stimoata a cercare, nel pi totale nascondimento, lunione con Dio che dolcemente la
chiamava. Per queste ragioni Rita, undicenne, chiese ed ottenne dai genitori il permesso di rinchiudersi,
durante tutto lanno che la separava dalla prima Comunione, nella soffitta di casa per preparare la sua
anima allunione con Ges-Ostia, meditandone la S. Passione e pregandolo liberamente lontano da
distra- zioni e sguardi indiscreti. Occorre precisare che gi prima questo luogo isolato aveva costituito
labituale rifugio della bambina che, finite le faccende domestiche, vi si ritirava per pregare e l, talvolta,
il Signore laveva visitata nelle sembianze della sua santa Infanzia. In quellanno di volontario esilio,
Ges stesso perfezion lopera di edificazione di questanima che, da l a pochi anni, Lo avrebbe imitato
sulla Via Dolorosa e da quel luogo di pena, per le sue sofferenze unite a quelle infinitamente meritevoli
del Redentore, avrebbe iniziato ad effondere luci e balsami sui suoi fratelli in Cristo. Sposa e vittima In
quel periodo vi erano nel Casciano continui disordini generati, per lo pi, dalle incessanti guerre tra
Guelfi e Ghibellini. Rocca Porena non faceva eccezione a questo stato di subbugli, l erano vincenti i
Ghibellini capeggiati da un personaggio qualificabile come esempio vivente di quel clima feroce: Paolo,
figlio di un tal Ferdinando amico di Antonio e Amata.Paolo era il pi arrabbiato, violento ed acceso
giovane del paese e, proprio lui, sinvagh di Rita volendola a tutti i costi in sposa.La nostra Santa, al
contrario, non voleva proprio maritarsi: fin da bambina desiderava consacrarsi al Signore nel monastero

delle Agostiniane di S. Maria Maddalena a Cascia. Tuttavia i suoi genitori, pur molto religiosi, non ne
condividevano il desiderio e preferivano vederla sposa di un onesto marito.Onesto, appunto:
immaginiamoci quale non fu il loro disappunto nel vedersi di fronte Paolo, ben noto in paese per la sua
pessima condotta, che chiedeva la mano dellamata figlia. Al diniego dei genitori, il giovane non si diede
per vinto e, dopo aver ripetuto la ri- chiesta con eguale risposta, non esit a proferire le pi insane
minacce, compresa quella di incendiare tutta Rocca Porena se non avesse sposato Rita.Il padre di Paolo e
gli stessi abitanti del paese si recarono da Antonio e Amata per supplicarli, con la figlia, di
accondiscendere al desiderio di quel tristo. Rita cap per divina rivelazione che doveva sacrificarsi nella
vitaconiugale e, rassegnata, si rec alle nozze conscia che lattendeva un doloroso martirio.Celebrato il
matrimonio, Paolo segu la sposa nella sua casa, poich i vecchi genitori non volevano separarsene; ma,
passati pochi giorni di apparente calma, cominci a mal- trattarla ed a sfogare su di lei la sua ira in modo
talmente brutale, che pi di una volta i genitori di Rita dovettero strappargliela dalle mani.Paolo divenne
cos il flagello della nostra Santa che cominci a patire con rassegnazione, senza fuggire, continuando a
stare vicino a quel marito irriconoscente che aveva per lei solo amarezze.Di fronte alla deplorevole
condotta di quelluomo che spesso passava la notte fuori di casa a bere, a giocare, ad azzuffarsi, a tramar
congiure con i suoi pessimi compagni, Rita non restava tuttavia insensibile e passiva quasi non udisse e
vedesse, ma coraggiosa- mente seppur con dolcezza non cessava di ammonirlo dal continuare una
vita che attirava su di lui i giusti castighi divini e lesponeva ad una morte da ingiusto; le ri- sposte del
marito consistevano spesso, come possiamo immaginare, in insulti e percosse.Oltre alla continua
preghiera a Dio ed a Maria SS. ed alle coraggiose ammonizioni, le armi con cui Rita corresse il suo
terribile marito furono lamorevolezza e lesempio tacito e discreto che, senza umiliarlo, lavrebbe un
giorno costretto a darsi per vinto. Quanto pes,tuttavia, questo agire!Nonostante i continui ed ingiusti
maltrattamenti, la nostra Santa non smise mai di essere moglie devota, comprensiva ed amorosa. Sempre
presente nella casa divenuta il suo Golgota, dedita a Paolo ed ai genitori che soffrivano immensamente
per la prova terribile che attanagliava la povera figlia; inoltre Rita continu, come prima, a soccorrere i
pi bisognosi e a dare parole di conforto e consiglio a chi, afflitto, si rivolgeva a lei, nota per la sua bont
e saggezza. Per la sua capacit di effondere attorno a s i pi genuini frutti della carit cristiana, fu
chiamata la donna senza fiele. Di fiele s che ne ingoiava! Ma lo teneva per s, per gli altri non aveva
che dolcezze. Pur soffrendo immensamente, la nostra non si ribell mai al Signore, ben sapendo essere
sua Volont che lei si santificasse nella condizione di moglie, raffinandosi nel dolore come loro nel
fuoco e meritasse grazie per s e per gli altri. In quei terribili anni, Rita si strinse sempre pi al suo Ges
sofferente, decisa ad imitarLo nella docilit di Agnello condotto al macello (Is. LIII, 7; Ger. XI, 19);
avendo ben cognizione che solo al prezzo del suo sacrificio unito a quello della Croce, avrebbe strappato
al Cielo la conversione di quelluomo ostinato nei suoi pregiudizi, radicato nel peccato e violento contro
chi osasse frenarne gli istinti. Alla fine le preghiere, il silenzio, la pazienza, il buon esempio ed i continui
sacrifici della Santa ottennero dalla Divina Misericordia la grazia tanto sospirata per Paolo che, come il
figliol prodigo, si rec un bel giorno da Rita e, pentito e contrito, le chiese perdono. Lei, di fronte al
marito ormai trasformato dalla Grazia, invece di fargli pesare il proprio sdegno, subito gli parl per
elevarne la mente a Dio, vero Autore del suo ravvedimento ed al Quale occorreva rendere grazie. La pace
regn cos in quella casa dove gli anziani genitori videro finalmente la loro figlia sposa felice e, dopo
poco tempo, madre di due gemelli forti e robusti: Gian Giacomo e Paolo Maria. Passati sette anni dal
matrimonio di Rita e quattro dalla nascita dei nipoti, Antonio ed Amata, a breve distanza luno dallaltra,
chiusero gli occhi per sempre: questo fu, per la nostra Santa il primo di una serie di nuovi dolori. Vedova
Il mutamento avvenuto in Paolo, lo port subito a troncare le tristi compagnie, complici di tante risse e
disordini, e a dedicarsi completamente alla famiglia; tuttavia questi vecchi compagni, dapprima increduli
per quanto accaduto, iniziarono a guardarlo male e quando lui, per meglio rompere col passato, entr
nelle fila guelfe, passarono alle minacce sempre pi esplicite. A questa nuova pena per Rita, causata dal
pericolo che ora correva il marito, se ne aggiunse unaltra: i giovani figli cominciarono a manifestare
unindole fredda, irosa e ribelle ai buoni insegnamenti che la madre cercava di dar loro; in breve, si
ripresentava in essi un temperamento del tutto simile a quello che fu di Paolo. Se da un lato i due gemelli
erano poco o nulla affezionati alla madre, molto lo erano nei confronti del padre, ammirandone, per,
solo i passati disordini e le prodezze violente, delle quali si sentiva ancora parlare. Lodio dei vecchi

compagni di Paolo era, intanto talmente, cresciuto, che, avendolo sorpreso solo di notte mentre si recava
a Cascia, lo uccisero. Rita seppe affrontare questo terribile dolore che la colpiva con la forza e la
rassegnazione che le venivano dalla sua unione con Dio, ma ben altri furono i sentimenti dei figli: odio e
sete di vendetta. A nulla valsero gli ammonimenti materni verso i due fratelli ormai quattordicenni, ogni
accenno alla rassegnazione in comunione con le sofferenze di Nostro Signore sulla Croce che perdon ai
suoi carnefici, fu respinto da quei giovani cuori colmi di rancore. I cattivi sentimenti fecero presto
passare i due ragazzi alle vie di fatto: identificati gli assassini del padre,
i fratelli li affrontarono riducendoli a mal partito, ma non riuscirono ad ucciderli comera loro desiderio.
Ritornati a casa con i corpi feriti e gli animi ancor pi assetati di vendetta, Gian Giacomo e Paolo Maria
furono accolti dalla madre che, vedendo ora chiaramente come erano risultati vani tutti i suoi
insegnamenti ed esortazioni conformi alla pi genuina morale cristiana, temette a ragione - che presto i
suoi figli sarebbero precipitati in imprese ancor pi folli. Col cuore straziato Rita supplic allora il
Signore di voler convertire il cuore dei propri figli e, se non vi era speranza che persistessero nel bene, di
prenderli con S, in Paradiso, piuttosto che gli stessi ritornassero ad offenderLo. Il Padre Celeste ascolt
la preghiera di questa sua figlia e, uno dopo laltro, i due fratelli, pentiti del male fatto, si spensero con le
anime finalmente riconciliate con Dio. Sostenuta dalla Grazia Rita, si vide privare dei suoi ultimi amori
terreni. Ormai sciolta da ogni affetto umano, la nostra Santa si gett completamente tra le braccia di Dio
per averne la forza ed il conforto necessari per continuare, ormai sola, nel suo stato di vedova. Continu
sempre a pensare ai pi infelici e non cess mai di soccorrere i bisognosi, unendo gli aiuti materiali al
conforto spirituale, in uno spirito di abnegazione ed oblio di s veramente cristiano. La santa dottrina
insegna che la vita terrena una prova durante la quale esercitare le virt e combattere i vizi, al fine di
guadagnare, per i meriti di Nostro Signore Ges Cristo, il Paradiso; la vita dunque una combattimento
contro mondo, carne e demonio, una lotta dolorosa, la croce che noi tutti dobbiamo portare. Ora, il
Signore non fa mancare a nessuno quella forza necessaria per superare ogni prova dolorosa. Dice, infatti,
S. Paolo: fedele Dio, il Quale non permetter che voi siate tentati oltre il vostro potere, ma dar con
la tentazione lo scampo (cio laiuto necessario per uscire vittoriosi. N.d.A.), affinch la possiate
sostenere (1 Cor. 10, 13). Da qui deriva la nostra responsabilit se soccombiamo alla tentazione. Ad
alcune persone, inoltre, chiamate amissioni straordinarie, il Signore, quando lo ritiene opportuno, dona la
grazia di unirsi a Lui in maniera singolarissima nellestasi. Taledono corrobora la persona, spesso
provataoltre ogni misura, e le fa sperimentare un assaggiodi quello che sar la Gioia Eterna.Rita prov il
dolore in forma varia ed acerbissima,ma fu sempre sostenuta dalla forzache le diede il Padre Celeste, in
pi, specialmentedurante la vita religiosa, fu favoritada consolazioni, visioni e rapimenti in Dio chela
confortarono oltre ogni gaudio immaginabilee che la distaccarono sempre pi da questapovera terra;
insomma, il Signore diedesempre aiuti e forza straordinari alla sua generosissima figlia.Religiosa Rita si
rese conto ben presto che lo statonel quale viveva le era angusto; lei desideravauna vita di continua
preghiera ed immolazione,voleva essere vera immagine del Cristo inCroce Vittima per i peccati degli
uomini e Olocausto perfetto. La nostra, desiderosa finda bambina di dar gloria a Dio e di vedere ifrutti
della Redenzione effondersi sulle anime,ritorn sul suo desiderio di abbracciare la vita claustrale, come
stato pi opportuno per attuare appieno le sue aspirazioni spirituali. Perquesto la Santa ritorn, dopo tanti
anni, al monastero delle Agostiniane a Cascia e chiesealla superiora di esservi ammessa, ora che eralibera
da ogni dovere familiare. Grande fuper la delusione quando le fu detto che cinon era possibile: le
postulanti, per essere accolte, dovevano essere nubili.Per nulla scoraggiata dalla notizia, Rita ricorse
ancor di pi alle sue armi potenti:preghiera e digiuno. Affid tutta la sua causa al Signore Iddio ed ai
propri Santi protettori:S. Giovanni il Battista, S. Agostino e S. Girolamo,certa che questi ultimi avrebbero
interceduto in maniera efficace presso il trono dellAltissimo.Per altre due volte la nostra Santa bussalla
porta del monastero, ma in entrambi icasi dovette ritornare a casa con la stessa deludenterisposta. Ma il
Signore non abbandonachi confida in Lui: in una notte di maggio,Rita ebbe la visita dei suoi tre Santi
protettoriche la portarono miracolosamente nellagognato monastero. L le future consorelle la trovarono
al mattino e, vistalimpossibilit di entrare a porte chiuse nel complesso religioso difeso da alte e
ripidemura, non ebbero difficolt a credere al raccontodellaccaduto che la Santa rifer loro in assoluta
semplicit.Siamo cos nel 1394, Rita, a 32 anni, fu ammessa alla vestizione; era dunque ancora giovane
e, facendo soprattutto leva sullet, il Tentatore le lanci il primo, violento attacco tra le mura claustrali.

Un giorno, mentre la nostra pregava, il demonio lassal ricordandole da un lato che era ancora giovane
ed avvenente e che meglio sarebbe stato per lei ritornare al mondo, sposarsi e godersi una numerosa e
gioiosa famiglia. Daltro canto le insinu il pensiero dellinutilit del suo sacrificio in un luogo oscuro
dove sarebbeappassita per sempre la sua giovinezza. La pronta risposta di Rita che per nulla almondo
avrebbe lasciato quel luogo, per lei gi preludio del Paradiso, e che ben volentieriavrebbe fatto qualsiasi
sacrificio in unione con il Divino Crocifisso, allontan momentaneamente il nemico.La novizia si
esercitava in tutte le virt religiose ed in modo particolare nella preghiera, nella mortificazione, nel
silenzio operoso, nel distacco dalle cose materiali,reso, questultimo, ancora pi facile dalla mancanza di
ogni propriet personale. A questo proposito di sicura edificazione ricordare che lei volle, tra le cose
messe a sua disposizione, sempre le pi modeste, in unione con Ges povero in Croce. noto quanto,
talvolta, sia difficile esercitarei novizi religiosi nella virtdellubbidienza, ma per la nostra Santa non fu
unattivit penosa e tale fu, al contrario, lasua applicazione, che il Signore volle premiarla con un
miracolo. Chiestole dalla superiora,come esercizio di ubbidienza, di innaffiareogni giorno e per un anno
intero, un vecchio palo di legno secco piantato nel giardino,come se fosse stata una pianta viva,Rita non
obiett al comando e in pi fu docilee puntualissima nello svolgere questo compitoanche se pioveva.
Passato linverno e venuta la primavera, quel pezzo di legno germoglied in autunno, tra lo stupore
generale, port splendidi grappoli duva.Al termine del noviziato, Rita comp la professione religiosa, ma
subito dopo i comunenemico infernale le scagli contro un assaltodel tutto eccezionale, allo scopo di
disfarsene per sempre. Le si present, per questo, come un giovane re, bello, ricco e potente che,
additandole i propri immensi possedimenti,la invitava a seguirlo nel suo regno,l, una volta sposatala,
lavrebbe colmata di ogni ricchezza in una vita di corte spensierata. Lusso, piaceri e dominio: questo era
quanto le proponeva il demonio; la tentazione,come la precedente, era condita dai soliti discorsi
sullinutilit della penitenza,della mortificazione e della macerazione di snel nascondimento del
convento. Anche questavolta Rita riconobbe, nellapparizione satanica,la seduzione che racchiudeva in
stutta la triplice concupiscenza della carne,degli occhi e della mente (o superbia dellavita come la
chiama S. GiovannilEvangelista 1 Giov. II, 16) e perch il suo corpo non cedesse, non esit a
fustigarlo comeinsegna S. Paolo: Castigo il mio corpo elo riduco in schiavit, affinch per avventura
avendo predicato agli altri, io stesso non diventireprobo (1 Cor. 9, 27). Dinnanzi at anta virt, il diavolo
spar in uno spaventoso turbine di fuoco.Passata la tempesta, Rita si gett ai piedidel Crocifisso per
rendere le dovute grazie perlo scampato pericolo ed ecco che Iddio vollepremiarla con una visione che
tanto ricordaquella avuta dal patriarca Giacobbe (Gen.28, 10-15). Dinnanzi a lei apparve una scala
luminosissima che univa Cielo e terra e incima vi era il trono di Dio; su di essa molte figure angeliche
salivano e scendevano, simbolo le prime delle anime religiose ferventi e le seconde di quelle tiepide.
Rita, a tale vista,si ripropose di essere sempre imitatrice degliAngeli che ascendevano alla vetta della
perfezione.Il libro che la Santa leggeva per apprendere larte del vero progresso spirituale, era il
Crocifisso; contemplando il Cristo morto inCroce per la nostra salvezza, ella penetr sempre pi nel
mistero della nostra Redenzioneeffetto della S. Passione ed aument nella ferma e fervida volont di
uniformarsi allAgnello immolato, affinch di compisse inlei ci che manca alla Passione del Signore
Ges. Anche in questo ella si conform allinsegnamento paolino: Ora mi rallegro diquanto soffro per
voi: e do compimento nellamia carne a ci che manca alle tribolazioni del Cristo a pro del corpo di Lui,
che laChiesa (Col. 1, 24).La Passione di Nostro Signore Ges Cristoebbe valore infinito e
sovrabbondante perespiare in modo perfetto i peccati degli uominioperando la Redenzione (anche se solo
unaparte di costoro hanno voluto riceverne i benefici),cio stato pi che sufficiente per soddisfare
allinfinita Giustizia di Dio offesaper le nostre colpe, ma non stato sufficiente per soddisfare allAmore
infinito dellUomo Dio per la salvezza degli uomini. Tale Amore sgorg dal costato ferito dalla lancia
e,nellistante in cui dal Cuore ferito nasceva laChiesa, si rivers sulle membra privilegiate del Corpo
Mistico, dando loro la stessa sete diespiazione ed immolazione che ebbe Ges sulla Croce. Come infatti
rivel lo stesso Signorea S. Brigida, la frase Ho sete dettaprima di morire significava appunto
questo:Desidero sommamente la salute del genereumano (Orazione VII delle
Quindici orazionisulla Passione del Signore).Ecco spiegata lesistenza di quellamoreche arde le anime
vittime, come una sete insaziabiledi espiare nel dolore, per la gloria diDio e la salvezza degli
uomini.Questi privilegiatiben sanno che il discepolo non e da pidel Maestro (Mt. 10, 24) e che se si

desideranograzie temporali ed eterne per s e pergli altri, occorre meritarle pagandole come lepag il
Signore sulla Croce.Il mondo, chino sui suoi piaceri passeggeried intossicati, non pu capire questo
misterodAmore che dal Crocifisso fluisce sui martiri,sugli stigmatizzati, su tutte le anime vittime
attraverso i secoli della storia cristiana.La nostra Santa, invece, aveva ben capitoquesta sublime lezione
del Golgota ed era benfelice di uniformarsi al Volere divino chelaveva posta dapprima vittima nella
famiglia,ora la voleva sofferente volontaria nelmortificare il suo corpo nel segreto della cellae, come
vedremo, la rese infine immagine vivente del Cristo coronato di spine. Lamore spinse Rita a divenire
madre di anime mediante la sofferenza; a tal scopo chiese ed ottennedal suo direttore spirituale di
aggiungere altre mortificazioni a quelle gi previstedalla regola. In unione con il Cristo flagellato alla
colonna, la Santa mortific similmente ilsuo corpo, in modo particolare a sollievo delle anime purganti,
per i benefattori dellordine agostiniano e per la conversione dei peccatori.Lesercizio spirituale che Rita
praticava maggiormente era sicuramente la meditazione sulla Passione; i frutti che ne ricav furono un
grande amore al sacrificio ed allumiliazione,il desiderio di acquistare grandi meritied unardente carit
verso Dio e verso il prossimo.Tale amore si rivers in particolare versogli infelici, i poveri, gli affamati:
per questiultimi ottenne il permesso della superiora didar loro le sue porzioni di cibo e di riservareper s
gli avanzi del refettorio.Le si permise anche di dare libero sfogo al suo amore per i derelitti (allora la
clausuranon era cos stretta come poi lo divenne):quegli ammalati e quei vecchi che, in stato dicompleto
abbandono, si erano ridotti a talecondizione che chiunque li fuggiva inorridito dalle piaghe, dalla
sporcizia e dai parassiti che li affliggevano. Rita, per costoro, univa sempre il soccorso e lassistenza
materiale al conforto morale e al sollievo spirituale, dando loro la speranza di una ricompensa
eterna,come fu per il povero Lazzaro. (Lc. XVI, 19-31).Il Signore, intanto, volle ornare questa figliacos
buona, con quei doni soprannaturali di cui Egli stesso parl nel Vangelo: Nel Nome Mio scacceranno i
demoni, imporrannole mani ai malati e guariranno (Mc.16, 17-18). A Rita condussero ossessi che
furonoliberati, malati che guarirono e, spintadallamore per il prossimo, giunse a voler parlare con due
feroci briganti e non solo lifece cessare dai loro delitti, ma, toccati dalleparole della Santa, divennero due
cristiani esemplari.Unita al redentore Il Signore, come abbiamo gi accennato,voleva Rita quale
immagine vivente del Cristo coronato di spine: ora, tutto ci avvennenella notte tra il gioved ed il
venerd santo del 1419; Rita aveva 57 anni. Il gioved aveva assistito alla fervorosa predica sulla
Passione di un santo oratore, il P. Giacomo da Monteprandone; durante il sermone la Santa fu assalita da
un vero incendio damore e,tornata in monastero, fu talmente divoratadalla stessa sete di soffrire che
ebbe il Redentore,da chiederGli di estinguerla nella totale consumazione di s. Il quel momento sent un
vivo dolore presso locchio sinistro: dalla corona del Crocifisso innanzi al quale pregava,si era staccata
una vera spina che laveva ferita sulla fronte. Il fortissimo dolore che sentfu tale che solo per un
intervento speciale della Grazia non mor, la Stessa che le permise di sopportare lo strazio per il resto
della vita.La ferita non volle saperne di guarire ed inoltre gener suppurazione e, da l, un fetore tale che
la superiora fu costretta a relegare Rita in cella da sola; unici permessi accordati,furono lassistenza alla
S. Messa (in disparte) e lincontro col confessore. La Santa, rimasta separata dalle consorelle, sistrinse al
Cristo abbandonato dai suoi nella notte della cattura al Getsemani. Dopo unpo di tempo, si aggiunsero,
al forzato ritiro,alcuni ospiti che nessuno avrebbe mai desiderato: i vermi che brulicavano nella ferita;
Rita non si scompose e chiam questii suoi angioletti. Nel 1423, fu proclamato un giubileo
straordinario dal papa Martino V; naturalmentela nostra Santa desiderava tanto andarea Roma per
loccasione e quindi preg ilSignore affinch ci potesse avvenire nonostantela sua infermit. Il Signore
esaud la sua preghiera e la ferita si rimargin tra il solito stupore delle consorelle.Rita, ormai
sessantenne, affront il viaggiosenza alcun problema, ma, una volta ritornata al monastero, la ferita si
riapr e lei cap che il suo posto, ormai, era sulla croce per continuare la sua missione di vittima per
amore di Ges, per espiare le colpe dei peccatori e per impetrare da Dio la loro conversione.Il Signore,
volendo colmarla di meriti, la un a S in questo stato di vittima per altri undici anni che, sommati a
quelli gi trascorsida stigmatizzata, portarono a quindici glianni passati in quelle penose sofferenze.Tale
fu la slancio damore che spinse Rita ad abbracciare la sua croce, senza che provasse mai rifiuto, disgusto
o ribellione per il suo stato, ma, anzi, accogliendo sempre lesofferenze come doni che la rendevano
sempre pi simile al suo Divino Sposo, che Questila rese cos potente nella sua preghiera diintercessione
per quanti si rivolgessero a lei,da essere chiamata la Santa degli impossibili. Non mancarono, anche

durante il suo solitario e doloroso ritiro, alcuni fatti prodigiosi,dei quali ne riportiamo due,
particolarmente graziosi e significativi. In pieno gennaio, Rita chiese ad una compaesana venuta a
trovarla,di andare nel giardino della propria casa,ormai abbandonata, e di coglierle una rosa da poco
sbocciatavi. La brava donna, molto scettica, si rec tuttavia nel luogo indicatole el trasal nel vedere la
rosa in mezzo alla neve,presala, la port alla Santa. Al momento del congedo, Rita preg ancora la
visitatrice di ritornare nel giardino e di cogliervi due fichi maturi. Inutile dire che anche stavolta tutto
and secondo le parole della Santa.Appare evidente che in questo episodio racchiuso un simbolo, anzi
due: la rosa e il fico, vediamo di capirne il significato.La rosa il fiore simbolo per eccellenza del
profumo di tutte le virt, infatti Maria SS. invocata nelle litanie lauretane quale RosaMistica. La rosa
inoltre simbolo di gioia eletizia innocente (il fiore) pur nel mezzo delle tribolazioni (le spine). Si pensi,
a questo proposito,che due domeniche nellAnno liturgico erano contraddistinte da questo specifico
egenuino carattere cristiano, esse cadevano nelmezzo di due periodi dedicati al digiuno e dalla penitenza:
lAvvento e la Quaresima.Specificamente si trattava della III di Avventoe della IV di Quaresima, ed
erano dette diGaudere e di Letare dallincipit dellInroito.Il loro colore liturgico era il rosa: usato
unicamente per queste due occasioni. Quale,dunque, miglior simbolo di S. Rita che profumla sua
esistenza terrena nellesercizio di ogni virt e che conserv quella perfetta letizia di cuore , in grazia della
sua unione con Dio, pur nel mezzo di innumerevoli tribolazioni?Il fico dolce e nutriente, opportuno
simbolodei frutti interiori che in unanima buona sono prodotti dallo Spirito Santo e che S.Paolo elenca
(Gal. V, 22-23): carit, pazienza,benignit, longanimit, fede, mansuetudine,continenza. Questi sono i
frutti che ristorano il Signore sofferente in Croce nel vedere la sua Passione giovare ai redenti eche
nutrono e sollevano il prossimo. Questi sono i frutti che Ges Cristo non trov nella Sinagoga israelita
rappresentata dal fico che maled (Mc. XI, 12-14). Un fico tutto foglie e niente frutti che si perpetua nei
troppi eredi di quellormai arida istituzione, tutta apparenza di piet, cerimonie esteriori,
rumore,adulazioni reciproche e gesti plateali, ma privadi frutti interiori, gli unici che rendano veramente
Gloria a Dio e siano di vero sollievoalle anime. S. Rita, per, come abbiamo visto, seppe portare frutti
graditi a Dio e utili al prossimo, seppe far fruttare i talenti ricevuti raddoppiandoli (cosa, questa,
simboleggiatadai fichi in numero di due), come cinsegna la celeberrima parabola evangelica(Lc. 19, 1226; Mt. 25, 14-30).Il trapasso Un giorno apparve alla Santa il Signore con la sua SS. Madre; Ges chiese
a Rita diavere ancora un po di pazienza e la Madonna le rivel che da l a tre giorni sarebbe volata in
Cielo.Confortata dalla celeste visione, Rita siprepar per lultimo viaggio raccogliendosi inunancor pi
fervente preghiera e contemplazionedel suo Sposo Crocifisso.Il 22 maggio 1434 dopo unultima nottedi
sofferenze, Rita ricevette il S. Viatico e,verso sera, uno sciame di api brune entratedalla finestra, si pos
sul capezzale. La sua infanzia era stata salutata da api bianche,nellora della morte api brune ne
annunciavano il congedo.La ferita perse dun tratto il suo aspetto purulento e divenne come un
rubino.Avvenuto questultimo prodigio, la Santa dolcemente spir. In quellistante tutte le campane delle
chiese del circondario suonarono prodigiosamente da sole e fu ununica voce tra la gente: morta
laSanta. Intanto un meraviglioso splendoreillumin la cella che si emp anche di soavissimo profumo.
La notizia della morte di Rita si sparse con la rapidit di un fulmine e da tutto il circondario fu un
continuo affluire di persone venute a salutare la Santa prima della sepolturae per raccomandarsi alla sua
potente preghiera. Il suo corpo fu portato alla chiesadi S. Maria Maddalena tra la folla riboccante.Ai
funerali intervennero clero ed autorit civilie tutti poterono assistere ai primi miracoli operati da Dio
attraverso quelle gloriose spoglie mortali. I miracoli continuarono nei giorniseguenti e non ne mancarono
anche digrandissimi, come quello (nel 1450) di un bambino morto di nome Biagio che, accostato alla
tomba della Santa, risuscit. Il signore moltiplic talmente attraverso i secoli i miracoli in favore dei
devoti di S. Rita da renderliincalcolabili: tantissimi i malati guariti, nelcorpo come nellanima.
Allinvocazione di Rita cessarono i flagelli: terremoti, incendi,tempeste, grandinate e altre calamit
pubbliche e private.Nel 1595 il corpo fu trasportato dal Monasteroalla Chiesa.Nel 1628, dopo ben 194
anni dalla morte,la Chiesa la proclam Beata, ma fu solonel 1900, con papa Leone XIII, che avvennela
sua canonizzazione.Abbiamo comunque visto che, nonostante la lentezza degli uomini, Rita, Santa in
Cielo,non abbandon e non abbandona mai i suoi numerosissimi devoti sparsi per tutto il mondo.Allora,
fiduciosi nella sua grande intercessione,invochiamola: S. Rita da Cascia, prega per noi! "(1). Ma io ho
anche il brutto vizio di non accontetarmi mai e di cercare le informazioni in qualsiasi luogo e nei modi

pi disparati e le persone improbabili, sono proprio quelle che mi hanno aiutato di pi...infatti mi stato
anche confidato da una persona di cui non posso rivelare il nome che La SPINA rappresenta
l'ILLUMINZIONE chi ne punto non dorme pi...si puo' intendere infatti come l'energia della Kundalini
che sale attraverso la punta pi in alto della spina dorsale...il mio informatore disse pure che i cavalieri
templari spesso associavano questa parola anche ai luoghi dove sovente si incontravano. Io sostengo che
il Mistero della Corona di Spine il vero Graal, il martirio e la sofferenza sono tappe obbligate per chi si
avvicina al Sacro... La Spina rappresenta il sacrificio dal latino sacrifacium ossia fare sacro.. questo
Mistero svela perch:" (...) Ogni credente s che prima o poi, nel suo cammino spirituale , discende agli
inferi (Arcano della Torre-Nigredo) interviene quindi quest'ora cattiva , di prova, di lotta indicibile e mai
raccontabile agli altri. E' l'ora della consegna da parte di Dio alle potenze infernali che si mostrano
coabitanti nell'uomo in un faccia a faccia spaventoso e disperato (...) anche Mos servo di Dio conobbe
quest'ora quando il Signore ando' incontro e cerc di farlo morire. (...) Ogni cristiano quando ha ricevuto
un grado di fede elevato e una missione particolare da Dio, prima o poi conosce questa noche oscura e
la trova o nella malattia fisica, psichica o nell'esperienza del peccato pi devastante ... un'ora misteriosa
di cui pi tardi neanche il protagonista s come sia avvenuta la resurrezione(...) Sovente questa discesa
la garanzia di una resurrezione seria et decisiva della propria vocazione, una dis-GRAZIA (..) una
condizione per sentirsi con tutte le fibre del corpo "Risorto" e salvato da Dio. (2) la relazione tra la spina,
la rosa e i Templari nota e non voglio riportare inutili informazioni che sono fruibili e note agli
interessati...ma cosa c'entrano i templari con Santa Rita ? La verit meglio nascosta proprio quella che
si ha davanti agli occhi...la Rosa e La Spina...i nomi evocano non solo i Santi e le persone ma anche
luoghi dove si svolgono i fatti...in Umbria terra notoriamente massonica esiste una localit che si chiama
"Spina" vicino Marsciano...un caso ? Andiamo avanti alla scoperta di cosa fanno le coincidenze
rielaborate dalla mia folle mente...

Dalla mappa si puo' vedere che Cascia e Spina una localit di Marsciano "casualmente" sono entrambe in

Umbria....a Spina passavano le due pi famose strade dell'anno 1.000 la via bizantina e la via franchigena
ed era anche una zona franca, infatti esiste una casa, proprio in questa localit che al vecchio catasto
pontificio classificata nel 865 D.C ..ecc c' passato tutto e di pi.. Ai tempi di Santa Rita il Monastero
era appunto dedicato a Maria Maddalena finanziato da Giovanni V Re del Portogallo con le sue genorose
offerte... terra di Fernando Pessoa grande iniziato...anche lui ispirato dalla tradizione templare e
massonica, (al riguardo suggerisco la lettura del testo Pagine Esoteriche Adelphi editore), ...se state
leggendo significa che molti di voi sapranno che i templari derivano dai monaci benedettini e che la
Rocca di Sant'Apollinare presso Spina stata successivamente ceduta al monastero Benedettino
Cluniacense con sede a Farfa (Ri) e sappiamo anche che alcuni dei monaci praticavano la flagellazione
come la praticava Santa Rita (3). Sperimentavano volotariamente il Mistero della Corona di Spine. E' il
caso di dire nomen omen in quanto proprio Sant'Apollinare fu martirizzato dai pagani..forse seguaci di
Apollo chiss ?..tutto questo ha uno stretto legame coi templari..che portavano la croce rossa sulla loro
divisa pronti a sacrificare la loro vita. Ad ogni modo anche se l'immagianrio collettivo creda che all'epoca
la corona di spine di Cristo fu fatta di gambi di rosa gli esperti in materia dicono che probabilmente
furoro usati rami intrecciati di paliurus.

(4)
"Quello Che il male lega il bene separa"

E' noto agli addetti ai lavori che il sacrificio stata una pratica sacra utilizzata sia prima che dopo
Cristo, solo con opposte polarit prima si sacrificano altri poi se stessi. Ma questo non cambia il
Mistero del dolore e del martirio. Santa Rita ha incarnato entrambe le vie, infatti ha prima
sacrificato i suoi figli chiedendo al Signore di condurli in cielo e poi ha trasfigurato se stessa
attraverso una vita di penitenza chiedendo al Padre di sperimentare lo stesso dolore che ha provato
Cristo sulla Croce...." E' nel mistero del sacrifico che rifiorir la rosa della vita universale".(5)
Ritrovate voi stessi e nel dolore causato dalla "spina" assorbite il veleno e col tempo per una sorta
di mitridatismo diverrete immuni...Pharmacos infatti in greco significa veleno...e che lo riteniate
Sacro o no il mito della spina sempre il frutto di un atto infatti come sottolinea Roger Caillois:" Le
mythe meme est l'quivalent d'un acte"....(6). Come sappiamo questo poliedrico personaggio ha
fatto parte della Comunit iniziatica di Acephale il cerchio esterno era costituito dal College de
Sociologie che annoverava alcune tra le menti pi illustri della Francia... terra di storica tradizione

templare e massonica. Bataille ide questo sodalizio e riteneva il sacrificio una una violenza sacra,
una"Vertigine del Male", come dice Marina Galletti:" (...) In questa nuova prospettiva il male non
pi la rivolta, lo scatenamento della passione nella sua corsa estatica verso la morte ma al contrario
la sottomissione del male, della passione al potere, all'autorit, come nei regimi totalitari".. (7) Ed
effettivamente anche se in maniera non antropomorfizzata il concetto della Santa dei casi
Impossibili con la Comunit Impossibile f intravedere luci diverse ma un unico chiarore...Il
Sacro..Bulgakov ricorda magistralmente nel suo meraviglioso Maestro e Margherita la splendida
citazione del Faust:"Sono una parte di quella forza che desidera eternamente il male e opera
eternamente il bene."
Va ricordato che:" fin troppo noto che a Roma la parola sacer,designa secondo la definizione
dell'Ernout-Meillet, - la persona o la cosa che non si pu toccare senza insozzarsi o senza insozzare
.- il Sacro rappresentava quindi sia la lordura che la santit all'unisono. (8) Malinowski la sa lunga
quando scrive:" la magia non si -origina- mai , non mai stata creata o inventata, tutta la magia
semplicemente -era- (9) Freud invece aggiunge:" Gli aborigeni dell'Australia sono considerati
una razza particolare, che non offre nessun segno di parentela , n dal punto di vista fisico ne da
quello linguistico , con le popolazioni pi vicine della Polinesia, della Malesia e con i malesi (...)
Non riconoscono re o capi (...) ed dubbio che si possa attribuir loro una qualche religione che si
proponga la venerazione di esseri superiori (...) l'uomo che trasgredisce un Tab diviene Tab a sua
volta". un processo di distruzione che Roman Dobrzynski definisce "Pogrom" (11). Ma
interessante rammentare quello che Lucia racconta riguardo le apparizioni di Fatima: "Il 10
dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come
sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell'altra
mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse: "Abbi
compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli
configgono continuamente, mentre non v' chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe"(12)
Ci sono varie reliquie di spine sparse nel mondo a me pero' interessa che ne sappiate il significato.
Un dolore si fa sentire quando concentra la sua pressione su unico punto. In questo spazio si ha un
esperienza e si comprende il simbolismo della spina. Se si riesce ad osservare questa sofferenza ci si
sente trafitti ..ma poi ci rendiamo conto che non siamo il dolore.. In questo stato i nostri sensi sono
vigili, e c' il desiderio di far cessare il male... Il dolore lo si avverte grazie al nostro cervello... Che
non potendo esprimere in parole che stiamo sbagliando manda una penitenza. Compreso l'errore; si
prova a curare la ferita, se soffrite vuol dire che siete vivi... Il dolore va in profondit come nessuna
gioia... anche in matematica e in chimica tra il positivo e il negativo prevale il secondo.. Fate le
opportune analogie. Se termina una gioia si torna come prima, se un dolore finisce si grati...
termine molto vicino alla parola "grazia".
Il Mistero della Spina attrae chi pronto e respinge chi non lo ..esso antico,attuale ed eterno...

"Christs ansti - aliths ansti" !

Fonti:
1) Link file:///C:/Documents%20and%20Settings/UTENTE/Desktop/vita_s_rita.pdf
2) Serafino Di Sarov Vita e colloquio con Motovilov- Scritti Spirituali di Irina Gorianoff Gribaudi
Editore Milano Ottava edizione Febbraio 2015 pgg 16-17

3) Rita da Cascia: La santa degli impossibili Di Cristina Siccardi La Fontana di Siloe Editore
4) Paliurus Spina Christi
5) Dell'Atto Creatore di Nicoaj Berdjaev trad francese 1955-Paris-Bruges pg 427
6) I Demoni Meridiani di Roger Caillois Bollati Boringhieri 1999 Torino prima edizione collana
Archi pg IX.
7) La Comunit "Impossibile" Di Georges Bataille Da "Masses" Ai "Difensori Del Male".
Prefazione a cura di Jacqueline Risset. Kaplan Editore. Torino Maggio 2008
8) L'Uomo e il Sacro Roger Caillois Bollati Boringhieri Editore Torino 2001
9) Malinowski : Magia, Scienza e religione a cura di Maria Arioti Newton Compton Editori Roma
1976 Prima Edizione
10) Freud Totem e Tab Newton Compton Editori Roma Novembre 1984 pgg 19-20-49
11) Via Zamenhof Creatore Dell'Esperanto conversazione con Louis Christophe Zaleski-Zamenhof.
Giuntina editore Firenze 2009 pg 196.
12) http://www.preghiereagesuemaria.it/devozioni/i%205%20sabati%20della%20madonna.htm

"Abbi paura dei profeti (...) e di quelli che sono pronti a morire per la verit,
perch come regola generale fanno morire molti altri insieme a loro, spesso
prima di loro, e qualche volta al posto loro.

Umberto Eco...

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