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f x f x0 .
1 se x 0
1 se x Q
5) Considerate le funzioni f : x R
e g : xR
far vedere che f
2 se x 0
2 se x R Q
non continua in 0 e g non continua in ogni elemento di R.
90
.3.2. OPERAZIONI NELL'INSIEME DELLE FUNZIONI CONTINUE. Possono facilmente dimostrarsi le seguenti proposizioni:
3.2.1. Siano: X ed Y due parti non vuote di R, f una funzione reale definita in X ed avente valori in Y, g
una funzione reale definita in Y ed x 0 un elemento di X.
Se f continua in x 0 e g continua in f x0 , allora la funzione composta g f continua in x 0 .
3.2.2. Siano: X una parte non vuota di R, f e g due funzioni reali definite in X ed x 0 un elemento di X.
Se f e g sono continue in x 0 allora le funzioni f g ed fg sono continue in x 0 .
Se f e g sono continue in x 0 e se g x 0 per ogni elemento x di X allora la funzione f g continua in x 0 .
x arctg 1 1 3 x
5x cos xsen2 x 1 3x 4 7 x logx 2 9 log 7 x 5 x 5,3 3, 4 5,4 [4,
ESERCIZIO.3.2.3. Al Lettore il compito di far vedere che :
.3.3. I TEOREMI DI WEIERSTRASS E DI BOLZANO. Cominciamo con l'osservare che possibile dimostrare la seguente proposizione:
3.3.1. (PRIMO TEOREMA DI WEIERSTRASS). Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Se f continua ed X una parte chiusa e limitata di R allora f X una parte chiusa e limitata di R.
Da questa proposizione, quando si ricordi la proposizione 2.1.13, consegue facilmente la seguente altra:
3.3.2. (SECONDO TEOREMA DI WEIERSTRASS). Siano: X una parte non vuota di R ed f una
funzione reale definita in X.
Se f continua ed X una parte chiusa e limitata di R allora f dotata sia di minimo che di massimo.
OSSERVAZIONE.3.3.3. Si noti che la proposizione 3.3.2 afferma che se f una funzione reale continua definita nella parte X di R chiusa, limitata e non vuota allora esistono due elementi, x ed x , di X tali
che se x un elemento di X allora f x f x f x , x un punto di minimo di f, f x il minimo di
f, x un punto di massimo di f ed f x il massimo di f.
possibile dimostrare la seguente altra proposizione:
3.3.4. (PRIMO TEOREMA DI BOLZANO). Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Se f continua ed X un intervallo di R allora f X un intervallo di R.
Da questa proposizione consegue la seguente altra:
3.3.5. (SECONDO TEOREMA DI BOLZANO). Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione
reale definita in X.
Se f continua ed X un intervallo di R allora la funzione f assume tutti i valori compresi tra due suoi
valori.
91
DIM. L'asserto vero se f costante.
Supponiamo quindi f non costante e diciamo x ed x due elementi di X per cui f x f x .
Osserviamo ora che, in virt della proposizione 3.3.4, f X un intervallo di R e quindi l'intervallo
[ f x, f x] incluso in f X e pertanto se y un elemento di [ f x, f x] y appartiene anche ad f X
e quindi, come volevasi, esiste almeno un elemento x di X tale che sia y f x e l'asserto resta cos completamente dimostrato.
Conseguenza della proposizione 3.3.5 la seguente altra:
3.3.6.(TEOREMA DEGLI ZERI). Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita
in X.
92
se n dispari
n
, se n dispari pR un intervallo di R non limitato inferiormen a n x n a0
se n pari
te e quindi, come volevasi, pR R .
Se invece n pari diciamo a un numero reale maggiore di p0 an , denotiamo con un numero
Il Lettore far un utile esercizio se modifica quanto sopra detto supponendo a 0 negativo.
93
ESEMPI. 3.4.5.
3x se x 1
se x 0
2
se x 0
se x 2
2
1
2). Le due funzioni x R
e xR
hanno ognuna un
senx se x 2
arctg 1 x se x 0
punto di discontinuit di prima specie, la prima in 0 e la seconda in 2 .
3). Se a un numero reale ed n un numero intero positivo la funzione x R
se x a
1
ha in a un punto di discontinuit di seconda specie.
n
1 x a se x a
se x 0
0
1 x se x 0
xR
, xR
, xR
se x 0
sen1 x se x 0
1
sen1 x se x 0
se x 0
1
sen1 x se x 0
1 x
se x 0
specie in 0.
4). Le quattro funzioni
1 se x Q
5). La funzione x R
ha in ogni punto di R un punto di discontinuit di seconda
0 se x R Q
specie.
x 0 la funzione x X x0
Indicative sono le seguenti quattro proposizioni di cui le prime due di dimostrazione immediata:
4.1.2. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia crescente (risp. decrescente) che, per ogni elemento
x di X, il rapporto incrementale della funzione f nel punto x sia una funzione a valori in 0, (risp. in
,0 ).
4.1.3. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia strettamente crescente (risp. strettamente decrescente) che, per ogni elemento x di X, il rapporto incrementale della funzione f nel punto x sia una funzione a
valori in 0, (risp. in ,0 ).
4.1.4. Siano: X un intervallo non vuoto di R ed f una funzione reale definita in X.
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia convessa (risp. concava) che per ogni elemento x di
X, il rapporto incrementale della funzione f nel punto x sia una funzione crescente (risp. decrescente).
4.1.5. Siano: X un intervallo non vuoto di R ed f una funzione reale definita in X.
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia strettamente convessa (risp. strettamente concava)
che, per ogni elemento x di X, il rapporto incrementale della funzione f nel punto x sia una funzione strettamente crescente (risp. strettamente decrescente).
DEF.4.l.6. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di X
di accumulazione di X.
Si dice che f dotata di derivata in x 0 se esiste il lim f x f x0 x x0 e tale limite si chiama la
x x0
95
denota con uno dei seguenti due simboli: f sx0 , Ds f x0 (risp. f d x0 , Dd f x0 ).
In particolare se f sx0 (risp. f d x0 ) un numero reale allora si dice che f derivabile a sinistra
(risp. a destra) in x 0 .
DEF.4.1.9. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Si dice che la funzione f derivabile a sinistra (risp. a destra) in X o, pi semplicemente, che f derivabile a sinistra (risp. a destra) se f derivabile a sinistra (risp. a destra) in ogni elemento di X e la funzione
x X f sx (risp. x X f d x ) si chiama la derivata prima a sinistra (risp. a destra) di f o, equivalentemente,la derivata di ordine uno a sinistra (risp. a destra) di f e si denota con uno dei seguenti due simboli
f s, Ds f (risp. f d , Dd f ).
OSSERVAZIONE.4.1.10. Si noti che se X una parte non vuota di R, se f una funzione reale definita
in X e se x 0 un elemento di X di accumulazione di X , x0 (risp. di X x0 , ) allora risulta:
f sx0 f X , x0 x0 (risp. f d x0 f X x0 , x0 ).
x x0
x x0
x x0
Da questa proposizione quando si tiene conto di quanto affermato nell'osservazione 4.1.10 consegue la
seguente altra proposizione:
4.1.13. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di X di
accumulazione sia di X , x0 che di X x0 , .
Se f derivabile sia a sinistra che a destra in x 0 allora f continua in x 0 .
DIM. Essendo f sx0 f X , x0 x0 R ed f d x0 f X x0 , x0 R , in virt della proposizione
x x0
x x0
x x0
OSSERVAZIONE.4.1.14. Si noti che esistono funzioni continue che non sono derivabili. Per convincersi di quanto asserito consideriamo i seguenti esempi:
1). Se n un numero intero maggiore di uno, per ogni elemento x di 0, , risulta:
96
n 0
x 0 1
x n1 , conseguentemente, : Dn 0 .
se x 0
0
3). Si consideri la funzione f : x R
che, come e facile verificare, conti xsen1 x se x 0
nua, e notiamo che, per ogni numero reale x diverso da zero, : f x 0 x 0 sen1 x , conseguentemente non esistono n la derivata a sinistra n la derivata a destra di f in 0.
Osserviamo ancora che nell'enunciato della proposizione 4.1.12 l'ipotesi che la funzione f sia derivabile in x 0 non pu essere sostituita con l'ipotesi che f sia dotata di derivata in x 0 .
Per convincersi di quanto sopra asserito consideriamo il seguente esempio:
0 se x 0
1 x se x 0
ma specie ed essendo per ogni numero reale x diverso da zero: f x 0 x 0
, :
1 x se x 0
f s0 , f d 0 e quindi f 0 .
DEF.4.1.15. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale derivabile definita in X ed x 0 un
elemento di X.
Si dice che f dotata di derivata seconda in x 0 se la funzione f dotata di derivata in x 0 o, ci che
lo stesso, se esiste il lim f x f x0 x x0 e tale limite si chiama la derivata seconda di f in x 0 e si
x x0
97
DEF.4.1.18. Siano: n un numero intero maggiore di uno, X una parte non vuota di R ed f una funzione
reale derivabile n 1 volte definita in X.
Si dice che la funzione f derivabile enne volte in X o, pi semplicemente, che f derivabile enne volte se f n 1 derivabile o, ci che lo stesso, se per ogni elemento x di X, f n x e un numero reale e, la
funzione x R f n x si chiama la derivata ennesima di f o, equivalentemente, la derivata di ordine enne
di f e si denota con uno dei seguenti tre simboli: f n , D n f o d n f dx n .
Chiudiamo questo paragrafo ponendo la seguente altra definizione:
DEF.4.l.l9. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Si dice che f indefinitamente derivabile o, equivalentemente, che f dotata di derivata di ordine comunque elevato se, per ogni numero intero positivo n, esiste la derivata di ordine enne di f.
.4.2. REGOLE DI DERIVAZIONE E DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTARI. Cominciamo con l'osservare che possibile dimostrare la seguente proposizione:
4.2.1. Siano: X una parte non vuota di R, f e g due funzioni reali definite in X, x 0 un elemento di X ed
a e b due numeri reali.
Se f e g sono derivabili in x 0 allora le funzioni af bg ed fg sono derivabili in x 0 e risulta:
Daf x0 bg x0 af x0 bg x0 e Df x0 g x0 f x0 g x0 f x0 g x0
D f x0 g x0 f x0 g x0 f x0 g x0 g 2 x0 .
D f x0 g x0 f x0 g x0
D f x0 g x0 f x0 g x0 ,
mentre un caso particolare della terza delle uguaglianze stabilite nella proposizione 4.2.1 la seguente altra
uguaglianza:
D1 g x0 g x0 g 2 x0 .
Osserviamo ancora che se n un numero intero maggiore di due ed f1 , f 2 ,...., f n sono n funzioni reali
definite in X e derivabili in x 0 , allora immediato rendersi conto che dalle prime due uguaglianze stabilite
nella proposizione 4.2.1 conseguono le seguenti altre due uguaglianze:
D f1 x0 f 2 x0 .... f n x0 f1x0 f 2x0 .... f nx0
e
Df1 x0 f 2 x0 .... f n x0 f1x0 f 2 x0 .... f n x0 f1 x0 f 2x0 .... f n x0 .... f1 x0 f 2 x0 .... f nx0 .
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4.2.3. Siano: X ed Y due parti non vuote di R, f una funzione definita in X ed a valori in Y, g una funzione reale definita in Y ed x 0 un elemento di X.
Se f derivabile in x 0 e g derivabile in f x0 , allora anche la funzione g f : x X g f x
composta dalle funzioni g ed f derivabile in x 0 e risulta:
Dg f x0 g f x0 f x0
4.2.4. Siano: X ed Y due parti non vuote di R ed f una funzione definita in X, biunivoca su Y e tale che
la sua funzione inversa f 1 sia continua in f x0 .
Se f derivabile in x 0 ed f x0 0 , allora anche la funzione f
bile in y0 f x0 e risulta:
Df 1 y0 1 f f 1 y0 .
Per non appesantire la trattazione abbiamo preferito non riportare qui le pur semplici dimostrazioni
delle proposizioni sopra enunciate, osserviamo per che essenziale conoscere bene gli enunciati delle proposizioni 4.2.1 e 4.2.3 perch questi dettano le regole con le quali possibile calcolare le derivate.
Per il calcolo delle derivate anche essenziale conoscere le derivate delle funzioni elementari, derivate
queste che possibile calcolare facilmente partendo dalla definizione di derivata e servendosi di alcuni limiti
notevoli e dell'enunciato della proposizione 4.2.4, noi qui per, sempre per non appesantire la trattazione, ci
limitiamo a fornire un elenco quanto pi possibile completo delle derivate delle funzioni elementari:
l). Se a un numero reale :
Da 0 per ogni elemento x di R.
2). Se p un numero reale :
per ogni elemento x di R se p N
p
p 1
Dx px per ogni elemento x di R 0se p Z N 0 .
per ogni elemento x di 0, se p R Z
R 0.
In particolare : D log x 1 x per ogni elemento x di 0, e D log x 1 x per ogni elemento x di
R 0.
99
8). Darcsenx 1 1 x
e D arccos x 1 1 x
x
.
2). Calcolare la D cos 5 x log 3 2 x 2 1
1
arctgx
immediato rendersi conto che la funzione di cui si richiede la derivata composta tramite le funzioni
x
, quindi, in virt della proposizione 4.2.3, risulta:
g y y 5 ed f x cos x log 3 2 x 2 1
1 arctgx
x
x
x
5 cos 4 x log 3 2 x 2 1
D cos x log 3 2 x 2 1
D cos 5 x log 3 2 x 2 1
1 arctgx
1 arctgx
1 arctgx
ed osservando che la funzione di cui si richiede la derivata al secondo membro dell'uguaglianza precedente
x
composta tramite le funzioni g y cos y ed f x x log 3 2 x 2 1
, in virt della proposizione
1 arctgx
x
x
5 cos 4 x log 3 2 x 2 1
sen x log 3 2 x 2 1
4.2.3, : D cos 5 x log 3 2 x 2 1
1 arctgx
1 arctgx
x
x
D x log 3 2 x 2 1
e pertanto, in virt della proposizione 4.2.l, risulta:
1 arctgx
1 arctgx
x
5 cos 4 x log 3
D cos 5 x log 3 2 x 2 1
1 arctgx
1 arctgx
x
1 x2
log 3 2 x 2 1
4 x log 3 e
2
2
2x 1
1 arctgx
2 x
x
x
sen x log 3 2 x 2 1
1 arctgx
1 arctgx
x5 x cos x
3). Calcolare la D 3
.
x sen 2 x
7
x5 x cos x
Si ha: D 3
x sen 2 x
x5 x cos x
1
D 3
5 x x5 x log 5 senx
2
6
6
x sen x
x5 x cos x
x5 x cos x
7
77 3
7
2
x 3 sen 2 x
x sen x
1
x 3 sen 2 x x5 x cos x 3x 2 2senx cos x
.
2
x 3 sen 2 x
7
100
ESERCIZI.4.2.6. Al Lettore il compito di verificare che :
1). Darctg 3
x2 2x
x2 2x
3arctg 2
x cos x
x cos x
2 x 2
1
x2 2x
1
x cos x
x cos x
2
2
2
2). Dsen5 arc cot g 2 xarcsenx 5sen 4 arc cot g 2 xarcsenx cos arc cot g 2 xarcsenx
x
x
x
2
1
x
2
.
2arc cot g xarcsenx
arcsenx
2
2
x 1 xarcsenx 2 x 2
x
1 x
3). D7 x
65
7x
arccos 4 1 x 3
65
6
3
3
log 7 6 x 5 5 arccos 4 1 x 3 4 x arccos 1 x
4
3 4
5
arccos 4 1 x 3
4). D3
x 2 cos 2 x 2 x
x log 4 x
2 x log 4 x log 4 e
2 x cos 2 x 2 x sen2 x 2
2
x 2 cos 2 x 2 x
33
x log 4 x
5 arccos 1 x
1 1 x3
3 x .
4
x log x
1
1
1
3arcsen 2 xtgx x
5 x x5 x log 5 1
x
2
cos 2 x
x5 x log x
6).
tgx
x
.
ex
1 1 ex
log 3 e
.
1 arctg 1 e x
1
2 x cot gx x sen 2 x .
x x cot gx
2
1
1
cos x
8). Darctg 2 log x 1 x cos x 2arctg log x 1 x cos x
2
1 log x 1 x cos x x 1
xsenx .
9). Siano: X una parte non vuota di R, f e g due funzioni reali definite in X e consideriamo quindi le
g x
funzioni x x X , f x 0 f x
e x x X , f x 0 e g x 0 e g x 1 log g x f x , os-
serviamo quindi che, per ogni elemento x di x X , f x 0 f x e g x log f x e per ogni elemento x
log f x
di x X , f x 0 e g x 0 e g x 1 log g x f x
pertanto se f e g sono derivabili allora
log g x
g x
101
anche le due funzioni sopra considerate sono derivabili e risulta:
D f x
g x
De g x log f x e D log g x f x D
log f x
log g x
D 1 cos 2 x
1x
D log 3 x 1 1 x
1 cos 2 x
1x
2 x log 3x 1 1 x 2 3 log 1 x 2
log 2 3x 1
3x 1 .
X x0 I 0
risulta
f x f x0 x x0 0
(risp.
f x
103
Se f dotata di derivata in x 0 ed crescente (risp. decrescente) in x 0 allora risulta: f x0 0 (risp.
f x0 0 ).
DIM. Ricordiamo che se f crescente (risp. decrescente) in x 0 allora esiste un intorno I 0 di x 0 tale
che se x X x0 I 0 f x f x0 x x0 0 (risp. f x f x0 x x0 0 ) e dimostriamo la
proposizione per assurdo, supponiamo quindi f x0 0 (risp. f x0 0 ), in questa ipotesi, in virt della
proposizione 2.3.5, esiste un intorno I 0 di x 0 tale che se x X x0 I 0 f x f x0 x x0 0
(risp. f x f x0 x x0 0 ), se quindi x un elemento di X x0 I 0 I 0 dovrebbe essere
f x f x0 x x0 0 ed f x f x0 x x0 0 (risp. f x f x0 x x0 0 ed f x
f x0 x x0 0 ) e ci assurdo, quindi, come volevasi, f x0 0 (risp. f x0 0 ).
OSSERVAZIONE.5.1.6. Si noti che se X una parte non vuota di R, se f una funzione reale definita
in X e se x 0 un elemento di X in cui esiste la derivata di f, l'ipotesi che f sia strettamente crescente (risp.
strettamente decrescente) in x 0 non implica che f x0 sia maggiore di zero (risp. minore di zero).
Per convincersi di quanto sopra affermato basta considerare la funzione f : x R x 3 che, come gi
sappiamo, strettamente crescente e quindi strettamente crescente in 0 ed f 0 0 .
Dimostriamo in fine la seguente altra proposizione:
5.1.7. Siano, X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di X.
Se f dotata di derivata in x 0 ed f x0 0 (risp. f x0 0 ) allora f strettamente crescente (risp.
strettamente decrescente) in x 0 .
DIM. Infatti essendo per ipotesi lim f x f x0 x x0 0 (risp. lim f x f x0 x x0 0 ),
x x0
x x0
in virt della proposizione 2.3.5, come volevasi, esiste un intorno I 0 di x 0 tale che, per ogni elemento x di
X x0 I 0 , f x f x0 x x0 0 (risp. f x f x0 x x0 0 ).
104
5.2.2. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di X.
Se f dotata di derivata a sinistra in x 0 ed x 0 un punto di massimo relativo (risp. di minimo relativo)
di f allora f sx0 0 (risp. f sx0 0 ).
DIM. Infatti essendo x 0 un punto di massimo relativo (risp. di minimo relativo) di f la restrizione di f
ad X , x0 crescente (risp. decrescente) in x 0 e risultando f sx0 f X , x0 x0 , in virt della proposizione 5.1.5, come volevasi, f sx0 0 (risp. f sx0 0 ).
105
Se f continua in X e derivabile in X x0 e se esiste un numero reale positivo tale che, per ogni
elemento x di X x0 , x0 f x 0 (risp. f x 0 ) e per ogni elemento x di X x0 , x0
f x 0 (risp. f x 0 ), allora x 0 un punto di massimo relativo proprio (risp. di minimo relativo proprio) di f.
DIM. Essendo x 0 interno ad X si pu scegliere in modo tale che x0 , x0 sia incluso in X, in
questa ipotesi, se per ogni elemento x di x0 , x0 f x 0 (risp. f x 0 ), in virt delle proposizioni
5.1.7 e 5.1.2, la restrizione di f ad x0 , x0 strettamente crescente (risp. strettamente decrescente), in
modo analogo si dimostra che la restrizione di f ad x0 , x0 strettamente decrescente (risp. strettamente
crescente) e di qui, quando si osservi che in virt della continuit di f in x 0 ed in virt delle proposizioni
2.3.2 e 2.5.9 risulta: f x0 lim f x sup f x0 , x0 sup f x0 , x0 (risp. f x0 lim f x
x x0
x x0
pari, la restrizione di f ad x0 , x0 , strettamente crescente (risp. strettamente decrescente) e la restrizione di f ad x0 , x0 strettamente decrescente (risp. strettamente crescente) e conseguentemente x 0
un punto di massimo relativo proprio (risp. di minimo relativo proprio) di f, se invece n dispari, la restrizione di f ad x0 , x0 strettamente decrescente (risp. strettamente crescente).
ESEMPI. 5.2.9.
l). Sia L un numero reale positivo.
106
Fra i rettangoli aventi perimetro 2 L trovare quelli che hanno area massima.
Se diciamo x la lunghezza di uno dei lati di un rettangolo avente perimetro 2 L sar 0 x L e l'altro
lato avr lunghezza L x , quindi larea del rettangolo considerato : S x xL x .
Il nostro problema consiste allora nel determinare il massimo della funzione S : x 0, L xL x .
Per questo osserviamo che essendo S x L 2 x per ogni elemento x di 0, L , : S x 0 per ogni
elemento x di 0, L 2 ed S x 0 per ogni elemento x di L 2 , L, conseguentemente, in virt della proposizione 5.2.6, L 2 un punto di massimo relativo proprio di S ed essendo S x 0 per ogni elemento x di
0, L ed S 0 S L 0 , L 2 l'unico punto di massimo di S.
Se ne deduce che fra tutti i rettangoli aventi perimetro 2 L i quadrati sono quelli di area massima.
Si noti che allo stesso risultato si potrebbe giungere anche senza servirsi del calcolo differenziale, per
2
questo basta osservare che per ogni elemento x di 0, L : S x L2 4 x L 2 .
Si osservi ancora che 0 ed L sono due punti di minimo relativo di S e, risulta: S 0 L ed S L L ,
ci si giustifica quando si osservi che 0 non punto di accumulazione di 0, L ,0 ed L non punto di accumulazione di 0, L L, e quindi per loro non sono soddisfatte tutte le ipotesi del teorema
di FERMAT.
2). Siano: r un numero reale positivo e una circonferenza di raggio r.
Fra tutti i rettangoli inscritti in trovare quelli di area massima e quelli di perimetro massimo.
Se poniamo A0 x (si veda la figura) AB r 2 x 2 , quindi l'area del rettangolo considerato
S x 4 x r 2 x 2 ed il perimetro Px 4 x r 2 x 2 .
4 x r 2 x 2 e P : x 0, r 4 x r 2 x 2 .
Per questo osserviamo che essendo per ogni elemento x di
4x 2
r 2 x 2 4 r 2 2x 2
0, r
S x 4 r 2 x 2
107
.5.3. I TEOREMI DI ROLLE, DI CAUCHY E DI LAGRANGE.
5.3.1. (TEOREMA DI ROLLE). Siano: a, b un intervallo chiuso e limitato di R avente interno non
vuoto ed f una funzione reale definita in a, b , continua in a, b e derivabile in a, b .
Se : f a f b , allora esiste un elemento c di a, b tale che risulti f c 0 .
DIM. Essendo f continua in a, b , in virt della proposizione 3.3.2, esistono due elementi, x ed x ,
di a, b tali che, per ogni elemento x di a, b , : f x f x f x .
Se x x a, b allora f costante e quindi, per ogni elemento x di a, b , f x 0 .
Se invece x xa, b allora almeno uno dei due numeri reali x o x diverso sia da a che da
b e quindi interno ad a, b .
Se x a, b , x soddisfa a tutte le ipotesi della proposizione 5.2.4 e quindi f x 0 , in modo
analogo se x a, b si dimostra che f x 0 .
.5.4. CONSEGUENZE DEL TEOREMA DI LAGRANGE. In questo paragrafo metteremo in evidenza alcune delle conseguenze del teorema di LAGRANGE:
Cominciamo con l'enunciare la seguente proposizione:
5.4.1. Siano: X un intervallo non vuoto di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di X.
Se f continua in X e derivabile in X x0 ed esiste il limite di f quando x tende ad x 0 da sinistra
108
(risp. da destra), allora esiste la derivata a sinistra (risp. a destra) di f in x 0 e si ha: lim f x f sx0 (risp.
x x0
lim f x f d x0 ).
x x0
ESERCIZI.5.4.2. Le derivate proposte negli esempi 4.2.5 sono state calcolate solo in quei punti in cui
stato possibile usare le regole di derivazione esposte nel paragrafo 4.2.
Qui di seguito, servendoci della proposizione 5.4.1, daremo qualche esempio di calcolo di derivate nei
punti in cui non possibile applicare le sopra ricordate regole di derivazione.
1). Al Lettore il non difficile compito di far vedere che : Darcsen 1 Darcsen1 e
D arccos 1 D arccos 1 .
2). Calcolare la derivata della funzione f : x 1,1 2 arcsenx
x 2 1
x 1
Se x 1,1 : f x Dex 1log2arcsenx 2 arcsenx
2 x log2 arcsenx 1 x 2 arcsenx
2 e quindi risulta: lim f x 2 log2 2 e lim f x 2 log 2 2 e da ci, in virt della propo2
x 1
x 1
1
Se x R 0 : f x 1 1 x 2 1 x x 2 1 x 2 1 x x x 2 1 e quindi risulta:
x 0
x 0
3
4). Calcolare la derivata della funzione f : x 1, 3
.
3x 1 se x 1,2
immediato rendersi conto che si ha: f x
e pertanto risulta:
27
x
1
se
2
,
3
se
1
,
2
2 log x 11
se x ,0
log 1 x
2
5). Calcolare la derivata della funzione f : x R x x
se x 0,1 .
2e x 1 x 1 se x 1,
1 1 x
Essendo f x 2 x 1
2e x 1 1
se x ,0
si ha: lim f x 1 , lim* f x 1 , lim f x 3 e
se x 0,1
se x 1,
x 0
x 0
x 1
109
5.4.3. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia costante che, per ogni elemento x di X sia
f x 0 .
DIM. Che la condizione sia necessaria evidente.
Dimostriamo quindi che la condizione sufficiente. Per questo consideriamo due elementi distinti di X
e diciamo x il pi piccolo ed x l'altro, la restrizione di f ad x, x continua in x, x ed derivabile in
x, x , conseguentemente, in virt della proposizione 5.3.3, esiste un elemento c di x, x tale che risulti:
f x f x x x f c ed essendo per ipotesi f c 0 , come volevasi, f x f x .
Siamo ora in grado di dimostrare la seguente altra proposizione che ci sar molto utile per quello che
diremo nel capitolo successivo.
5.4.4. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, continua in X ed esista una parte Y di X localmente finita in X tale che f sia derivabile in X Y .
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia costante che, per ogni elemento x di X Y sia
f x 0 .
DIM. Che la condizione sia necessaria evidente.
Dimostriamo quindi che la condizione sufficiente. Per questo osserviamo che se y un elemento di Y
interno ad X, in virt della proposizione 2.1.17, y un punto isolato di Y e quindi esiste un intorno I di y incluso nell'interno di X e tale inoltre che risulti I Y y e pertanto risulta f x 0 per ogni elemento x di
I y, conseguentemente, in virt delle proposizioni 2.3.2 e 5.4.l, f y 0 e quindi f x 0 per ogni elemento x interno ad X e ci, in virt della proposizione 5.4.3, dimostra, come volevasi, che f costante.
.5.5. I TEOREMI DI DE L'HPlTAL. In questo paragrafo ci limiteremo ad enunciare i due teoremi di De L'Hpital ed usarli quindi per calcolare alcuni limiti che non possibile calcolare servendosi dei
limiti notevoli.
5.5.l. (PRIMO TEOREMA DI DE L'HPITAL). Siano: X un intervallo di R avente interno non
x x0
x x0
x x0
x x0
110
3). Se p un numero reale positivo ed a un numero reale maggiore di uno far vedere che
lim a x x p (applicare n volte consecutive il secondo teorema di DE L'HPITAL, n essendo il
min t N , t p.
1 x2
x 0
x 0
x 0
e.
x 0
x 1
10). Il Lettore calcoli i limiti proposti negli esercizi 2.6.9 servendosi del primo teorema di DE L'HPITAL.
11). lim tgx x x senx 2 .
x 0
d x0 , f x0 , s bx0 t a f x0 f t b a f x0 f t x0 t
e pertanto si ha:
a bf x0 b af x0 se a 0, b 0 ed f x0 R b a
se a 0, b 0 ed f x0 b a
a b
se a 0, b 0 ed f x0 ,
d t , f t , r
lim
t x0 d x , f x , s
se a 0
0
0
f x0
1 f x
se b 0 ed f x0 0
0
se b 0 ed f x0 0
e conseguentemente :
b 0 ed f x0 a b
d t , f t , r
lim
0 oppure
.
t x0 d x , f x , s
0
0
b 0 ed f x ,
0
111
Quest'ultima equivalenza legittima la seguente definizione:
DEF.5.6.1. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di
X in cui f dotata di derivata.
Si chiama retta tangente al grafico della funzione f nel punto di ascissa x 0 la retta di R 2 di equazione
y f x0 x x0 f x0 se f x0 R , la retta di R 2 di equazione x x0 se f x0 ,.
OSSERVAZIONE.5.6.2. Si noti che se X una parte non vuota di R, se f una funzione reale definita
in X e se x 0 un elemento di X in cui f dotata di derivata, allora la retta tangente al grafico della funzione f
nel punto di ascissa x 0 quella retta del fascio di centro x0 , f x0 che nelle vicinanze di x 0 pi si approssima al grafico della funzione f.
Ricordando quanto affermato nell'osservazione 4.1.10 legittima anche la seguente altra definizione:
DEF.5.6.3. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed x 0 un elemento di
X in cui f dotata di derivata a sinistra (risp. a destra).
Si chiama retta tangente a sinistra (risp. a destra) al grafico della funzione f nel punto di ascissa x 0 la
retta di R 2 di equazione y f sx0 x x0 f x0 (risp. y f d x0 x x0 f x0 ) se f sx0 R (risp.
f d x0 R ), la retta di R 2 di equazione x x0 se f sx0 , (risp. se f d x0 ,).
x x0
x x0
x x0
DEF.5.6.6. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Se X non limitata inferiormente (risp. superiormente) e se L un numero reale allora si dice che la
retta di R 2 di equazione y L l'asintoto orizzontale a sinistra (risp. a destra) del grafico della funzione f
se lim f x L (risp. lim f x L ).
x
DEF.5.6.7. Siano: X una parte non vuota di R ed f una funzione reale definita in X.
Se X non limitata inferiormente (risp. superiormente) e se a, b un elemento di R 0 R allora
si dice che la retta t di R 2 di equazione y ax b l'asintoto obliquo a sinistra (risp. a destra) del grafico
della funzione f se lim d x, f x , t 0 (risp. lim d x, f x , t 0 ).
x
112
5.6.8. Siano: X una parte non vuota di R, f una funzione reale definita in X ed a, b un elemento di
R 0 R .
Se X non limitata inferiormente (risp. superiormente) allora condizione necessaria e sufficiente affinch la retta t di R 2 di equazione y ax b sia l'asintoto obliquo a sinistra (risp. a destra) del grafico della
funzione f che risulti: lim f x x a e lim f x ax b (risp. lim f x x a e lim f x ax b ).
x
.5.7. FUNZIONI MONOTONE DERIVABILI. In questo paragrafo enunceremo alcuni teoremi che
danno una caratterizzazione delle funzioni reali monotone definite in intervalli di R.
5.7.1. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
nua in X e derivabile in X .
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia strettamente crescente (risp. strettamente decrescen
f x 0 (risp. x X , f x 0) denso in X.
Per il largo uso che se ne fa conviene mettere qui di seguito in evidenza la seguente altra proposizione
che conseguenza immediata della proposizione 5.7.1:
5.7.2. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
nua in X e derivabile in X .
Se per ogni elemento x di X f x 0 (risp. f x 0 ) allora f strettamente crescente (risp. strettamente decrescente).
Chiudiamo questo paragrafo enunciando la seguente altra proposizione:
5.7.3. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
nua in X e derivabile in X .
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia crescente (risp. decrescente) che per ogni elemento
x di X sia f x 0 (risp. f x 0 ).
Se f convessa o concava allora f derivabile sia a sinistra che a destra in ogni punto di X , conse
113
elemento di X .
Se f convessa (risp. concava) allora, per ogni elemento x di X , x0 f x
f sx0 x x0 f x0 (risp f x f sx0 x x0 f x0 ) e per ogni elemento x di X x0 , f x
f d x0 x x0 f x0 (risp. f x f d x0 x x0 f x0 ), conseguentemente, se f derivabile in x 0 , per
ogni elemento x di X x0 f x f x0 x x0 f x0 (risp. f x f x0 x x0 f x0 ).
elemento di X .
Se x 0 un punto di flesso di f allora esiste un numero reale positivo tale che, per ogni elemento x di
x0 , x0 f x f sx0 x x0 f x0 (risp f x f sx0 x x0 f x0 ) e per ogni elemento x di
x0 , x0 f x f d x0 x x0 f x0 (risp. f x f d x0 x x0 f x0 ), conseguentemente, se f
derivabile in x 0 , per ogni elemento x di x0 , x0 f x f x0 x x0 f x0 (risp. f x
f x0 x x0 f x0 ) e per ogni elemento x di x0 , x0 f x f x0 x x0 f x0 (risp. f x
f x0 x x0 f x0 ).
Se x 0 un punto di flesso proprio di f allora esiste un numero reale positivo tale che, per ogni elemento x di x0 , x0 f x f sx0 x x0 f x0 (risp. f x f sx0 x x0 f x0 ) e per ogni elemento x di x0 , x0 f x f d x0 x x0 f x0 (risp. f x f d x0 x x0 f x0 ), conseguentemente se f derivabile in x 0 , per ogni elemento x di x0 , x0 f x f x0 x x0 f x0 (risp.
f x f x0 x x0 f x0 ) e per ogni elemento x di x0 , x0 f x f x0 x x0 f x0 (risp.
f x f x0 x x0 f x0 ).
5.8.5. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
nua in X e derivabile in X .
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia strettamente convessa (risp. strettamente concava)
che f sia strettamente crescente (risp. strettamente decrescente).
5.8.6. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
nua in X e derivabile in X .
Condizione necessaria e sufficiente affinch f sia convessa (risp. concava) che f sia crescente (risp.
decrescente).
Dalle proposizioni 5.8.5 e 5.7.1 consegue facilmente la seguente altra:
5.8.7. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti-
114
(risp. x X , f x 0 ) denso in X.
Per il largo uso che se ne fa conviene mettere qui di seguito in evidenza la seguente altra proposizione
che conseguenza immediata della proposizione 5.8.7:
5.8.8. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
Se per ogni elemento x di X f x 0 (risp. f x 0 ) allora f strettamente convessa (risp. strettamente concava).
Dalle proposizioni 5.8.6 e 5.7.3 consegue facilmente la seguente altra:
5.8.9. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto ed f una funzione reale definita in X, conti
di X sia f x 0 (risp. f x 0 ).
Osserviamo ora che dalle proposizioni 5.8.5 e 5.8.6 consegue facilmente la seguente altra:
5.8.10. Siano: X un intervallo di R avente interno non vuoto, f una funzione reale definita in X, conti
interno non vuoto, f una funzione reale definita in X, continua in X e derivabile in X , f continua in X ed
x 0 un elemento di X .
115
1,0 , inoltre essendo la funzione f continua e ,1 1, una parte chiusa di R il grafico della funzione
z 0
2 l'asintoto orizzontale sia a sinistra che a destra del grafico della funzione f.
Osserviamo ora che 0 il minimo della funzione f e 1 ed 1 sono i due punti di minimo di f.
Con semplici calcoli facile rendersi conto che : f x 1 x x 2 1 per ogni elemento x di
,1 1, , f 1 lim f x ed f 1 lim f x e quindi f strettamente decrescente in
x 1
x 1
116
x 0
x 0
lim 1 x 0 la retta di equazione y x l'asintoto obliquo sia a sinistra che a destra del grafico di f.
x
Essendo f x x 2 1 x 2 per ogni elemento x di R 0 f x 0 x R 0, pertanto la funzione f strettamente crescente sia in ,0 che in 0, .
facile in fine rendersi conto che per ogni elemento x di R 0 f x 2 x 3 e quindi la funzione f strettamente convessa in ,0 ed strettamente concava in 0, .
Osserviamo in fine che f R 0 R e quindi f non limitata n inferiormente n superiormente.
ora immediato tracciare il grafico della funzione f (si veda la figura 2).
di R
x 0
x 0
z 0
117
evidente che f x e1 x x 1 x per ogni elemento x di R 0, conseguentemente essendo
f x 0 x 1 x 0 x ,0 1, la funzione f strettamente crescente in ,0 ed in
1, ed strettamente decrescente in 0,1 , conseguentemente 1 un punto di minimo relativo di f ed
f 1 e .
anche immediato rendersi conto che risulta: f x e1 x x 3 per ogni elemento x di R 0 e conseguentemente la funzione f strettamente concava in ,0 ed strettamente convessa in 0, .
in fine immediato rendersi conto che f R 0 ,0 e, .
ora facile tracciare il grafico di f (si veda la figura 3).
z 0
x 1
x 1
x 1
x 0
x 0
z 0
118
Essendo f x 2 x log 2 2 1 2 x
cava.
lim x
x
1 x 1, la retta di R
2
Con semplici calcoli si ottiene che, per ogni elemento x di R, f x 2 1 x 2 , conseguentemente f x minore di zero per ogni elemento x di R e pertanto la, funzione f strettamente concava e la funzione f strettamente decrescente ed essendo: lim f x inf f R lim arc cot gx x 1 x 2 0 ne
x
consegue che f x maggiore di zero per ogni elemento x di R e pertanto f strettamente crescente.
in fine evidente che f R ,1 .
Dopo quanto detto immediato tracciare il grafico della funzione f (si veda la figura 6).
x R x 2 2 x 3 x , x R 2,2 x 2 x 4 16 , x R x 4 x 2 1 , x R 1 x 2 x 1 ed
x R xarctgx .