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MUSICA CHE EDUCA

MUSICA CHE CURA

A cura di
Giuseppe Denaro
Daniele Lorefice
Federico Tringali
Francesco Noto
Antonino Calabrese

Io sono sempre in agitazione, sempre in movimento.


Mi vedi cos eppure sono gi cambiato.
Sono gi da unaltra parte.
Non sto mai fermo.
-Pablo Picasso

Capitolo 1
Musica e musicoterapia: una panoramica
Il termine indica l'uso dell'espressione musicale (in quanto forma di comunicazione non
verbale) e/o dei singoli elementi musicali suono, ritmo, melodia e armonia a scopo
terapeutico, volto al ristabilimento, mantenimento e miglioramento della salute mentale
e fisica dell'individuo. Si distinguono due procedimenti fondamentali, che spesso
risultano in stretto rapporto fra loro: uno recettivo, consistente nell'ascolto di messaggi
sonori, ritmici e musicali; uno attivo, consistente nel fare concretamente musica,
nell'accezione pi ampia, utilizzando strumenti musicali, oggetti, parti del corpo.

1.1 Cenni storici


La musica, svolge una funzione importante nell'esistenza umana. Numerosi episodi
hanno messo in luce come la musica possa significare molto dal punto di vista
terapeutico. J.S. Bach, per es., compose le variazioni Goldberg con lo scopo di risolvere i
problemi d'ansia e d'insonnia del nobile K. von Keyserling. Filippo V, re di Spagna, usc da
una profonda depressione grazie all'intervento del cantante italiano C. Broschi, detto il
Farinello (o Farinelli), che cant per lui arie inizialmente un po' melanconiche e
sentimentali, e poi via via sempre pi vitali e gaie.

1.2 La musicoterapia moderna


La moderna musicoterapia nasce da un importante incontro tra il teologo, filosofo,
medico e psicoterapeuta viennese F.A. Mesmer, autore della Dissertatio physico-medica
de planetarum influxu (1766) e W.A. Mozart. Mesmer, vedendo la gente entrare quasi in
trance durante l'ascolto delle composizioni di Mozart, inizi a utilizzarle per le sue sedute
di ipnosi individuali e collettive. Da parte sua, il compositore salisburghese, affascinato
dal carisma e dalle capacit terapeutiche di Mesmer, lo cit in due opere: Cos fan tutte
(1790) e Il flauto magico (1791). Risulta cos che, nei secoli, la musicoterapia sia sempre
stata una terapia d'ascolto, nel senso che l'ammalato veniva curato tramite musiche
suonate, cantate o anche ballate.

1.3 I campi di cui si occupa la musicologia


Come la farmacoterapia la terapia che cura la salute fisica e mentale dell'individuo
attraverso l'uso di farmaci, analogamente la musicoterapia tende a curare i problemi
fisici, psichici e mentali con l'impiego di suoni e di brani musicali. Attualmente, la musica
viene proposta come terapia o come sostegno anche nei casi di malattie mentali e fisiche
sempre pi gravi e complesse, quali i disturbi psichiatrici (psicosi, schizofrenia, autismo),
o nei problemi di handicap e nelle sindromi di Down, ma anche negli stati di coma, nei
tumori e per gli ammalati di AIDS (in questi casi impiegando soprattutto le visualizzazioni
e/o la musicoterapia immaginativa). Sulla base delle indicazioni teoriche e pratiche di
molti musicoterapeuti, ma soprattutto di Benenzon, fondatore del primo corso
universitario a Buenos Aires, la musicoterapia, negli anni Ottanta e Novanta del 20
secolo, ha sempre pi abbracciato l'indirizzo terapeutico attivo, che prevede
l'insegnamento o semplicemente l'uso di strumenti musicali, della voce, del canto, del
movimento e della gestualit, al fine di ottenere miglioramenti nei soggetti psicotici
oppure nei portatori di handicap psicofisici pi o meno gravi. Essa assume un ruolo
principalmente educativo, riabilitativo e socializzante, e si propone di aprire canali di
comunicazione pi ricchi ed efficaci con il mondo della psicosi, con la realt degli
handicappati e dei Down. Insegnando loro a usare non solo la musica, ma anche il suono,
il ritmo, la gestualit, la motricit e l'espressione, ci si pone l'obiettivo di un recupero
neuropsicologico delle funzioni sensomotorie e di un migliore adattamento e una
maggiore autonomia sociale. Si cerca, dunque, tramite l'uso degli elementi musicali, di
soddisfare quei bisogni fisici, emozionali, psichici e mentali, che spesso rimangono
inappagati. A ci si giunti dopo una lunga serie di studi (iniziati verso la met
dell'Ottocento), effettuati per verificare gli effetti della musica sugli aspetti fisici e
psicologici dell'individuo: dalle modificazioni della circolazione sanguigna a quelle del
ritmo respiratorio e cardiaco, al riflesso psicogalvanico (diminuzione della resistenza
elettrica somatica), e cos via, fino alle diverse risposte a test di personalit ottenute
ascoltando musiche diverse. A questo proposito, vanno ricordati gli sforzi di sistemazione
organica di una materia gi tanto complessa e articolata. Tra essi meritano particolare
rilievo gli studi e le teorizzazioni di B. Callieri e di A. Petiziol (1962).

Capitolo 2
I tipi di Musicoterapia
Attualmente si pu cos distinguere la musicoterapia attiva e quella d'ascolto o ricettiva.

2.1 La musicoterapia attiva


La musicoterapia attiva un'attivit clinica che, sviluppando una relazione non verbale
tra terapeuta e paziente attraverso la comunicazione corporeo-sonoro-musicale, cerca
di andare incontro alle necessit fisiche e psichiche del paziente. In questi casi, il
musicoterapeuta anche un musicista che opera nell'ambito di una quipe costituita
generalmente, dal medico psichiatra, dallo psicologo clinico, dall'assistente sociale e
dall'infermiere. Insegnanti di musica, preparati anche dal punto di vista medico e
psicologico, possono avviare i pazienti all'uso di diversi strumenti musicali, a volte
costruiti appositamente a seconda della patologia e delle menomazioni sulla base del
metodo messo a punto da Orff. I soggetti vivono, cos, con minori difficolt nell'ambiente
sociale che li circonda, si sentono pi valorizzati, apprezzati e sicuri di s; sono meno
isolati e possono superare handicap dovuti a malformazioni e atrofie da disuso. La
maggioranza delle scuole attualmente esistenti abbraccia questo indirizzo teorico.

2.2 La musicoterapia d'ascolto


La musicoterapia d'ascolto o ricettiva non implica necessariamente la presenza di un
musicista nell'eventuale quipe, ma comunque indispensabile quella di un musicologo
o di un esperto che conosca bene i vari generi musicali, dalla musica classica (in
particolare quella sinfonica) a quella jazz, fino all'ambient music e alla world music.
Secondo questo indirizzo, il 'musicale' diviene l'oggetto intermediario e mediatore della
relazione terapeuta-paziente. Tale approccio, adatto anche in tutti i casi in cui viene
applicato quello attivo, prevede l'ascolto di brani musicali che possono suscitare
sentimenti ed emozioni, utilizzati poi dall'quipe per sondare il mondo inconscio dei
pazienti, in modo da ridare loro una maggiore consapevolezza di s e del mondo che li
circonda. La musicoterapia d'ascolto, infatti, stimola l'immaginazione, la socializzazione
e pu aiutare a scaricare ansia e aggressivit. Se l'ascolto della musica accompagnato
anche da tecniche di rilassamento e dall'impiego di visualizzazioni e immagini mentali
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simboliche, si entra nella particolare forma di musicoterapia d'ascolto definita


immaginativa (Carrozzini 1991). La musicoterapia immaginativa sfrutta il grande potere
suggestivo e immaginativo della musica. particolarmente indicata nel caso dei disturbi
nevrotici (ma non esclude applicazioni in ambito psicotico e nell'handicap), e pu
facilmente rientrare in un programma psicoterapeutico anche a indirizzo analitico,
poich favorisce la mobilitazione del mondo affettivo e l'esplorazione delle dinamiche
inconsce, oltre a stimolare la creativit e ad agevolare uno stato di rilassamento
psicofisico.

2.3 La musicoterapia in Italia


Negli anni Sessanta, mentre in Europa e in America la musicoterapia aveva raggiunto
ormai una posizione di rilievo nellambito degli interventi psicologici, in Italia tale
disciplina si trovava ancora in ritardo. In Italia esistono, dal 1994, la CONFIAM
(Confederazione italiana delle associazioni di musicoterapia) con sede a Napoli, e la FIM
(Federazione italiana musicoterapisti), sorta a Bergamo nel 1998. La prima ha
un'impostazione pi psichiatrica, la seconda pi musicale e artistica. La figura del
musicoterapeuta, nel nostro paese, non ancora stata giuridicamente regolamentata; a
tutt'oggi vi sono all'esame quattro proposte di legge, l'ultima delle quali, la legge Delfino,
presentata il 25 luglio 1997, intende regolamentare la formazione e il riconoscimento
professionale dei musicoterapisti.

Capitolo 3
La musicoterapia e lADHD

Analizziamo adesso le applicazioni terapeutiche legate alla musicologia.

3.1 Cos lADHD?


Lacronimo ADHD (Attention-deficit/hyperactivity disorder) in italiano Disturbo
dellattenzione/iperattivit (DDAI) un disturbo neuropsichico, che include difficolt di
attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attivit motoria. Le
difficolt riscontrate da una persona affetta da ADHD derivano sostanzialmente
dallincapacit di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del
tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dellambiente rendendo quindi
difficoltosi, e in alcuni casi addirittura impedendo, il normale sviluppo e lintegrazione
nel contesto sociale.

3.2 Le cause del disturbo


Una specifica causa dell'ADHD non ancora nota. Ci sono tuttavia una serie di fattori che
possono contribuire a far nascere l'ADHD. Tra questi ci sono fattori genetici e le
condizioni sociali e fisiche del soggetto. Secondo la maggior parte dei ricercatori e sulla
base degli studi degli ultimi quarant'anni, il disturbo si ritiene abbia una causa genetica.
Studi su gemelli hanno evidenziato che l'ADHD ha un alto fattore ereditario (circa il 75%
dei casi). Altri fattori sono legati alla morfologia cerebrale, a fattori prenatali e perinatali
o a fattori traumatici. L'ADHD si presenta tipicamente nei bambini (si stima che, nel
mondo, colpisca tra il 3% e il 5% dei bambini) con un percentuale variabile tra il 30 e il
50% di soggetti che continuano ad avere sintomi in et adulta. Si stima che il 4,7% di
statunitensi adulti conviva con l'ADHD. Studi sui gemelli hanno mostrato che tra il 9% e
il 20% dei casi di malattia pu essere attribuito a fattori ambientali. I fattori ambientali
includono l'esposizione ad alcol e fumo durante la gravidanza e i primissimi anni di vita.
Le infezioni (ad esempio la varicella) prese durante la gravidanza, alla nascita o nei primi
anni di vita sono un fattore di rischio per l'ADHD.

3.3 Cosa riguarda lADHD


LADHD riguarda lautocontrollo, poich accade spesso che il bambino non riesca a
svolgere comuni attivit quotidiane e si senta ostacolato nellorientare i propri
comportamenti rispetto a quanto atteso dal mondo esterno: non in grado di imporsi,
attraverso quelli che si possono definire comandi interiori, di stare attento
allinsegnante durante la spiegazione, di svolgere i compiti assegnati per casa, di
rimanere seduto durante i pasti e di fare altre azioni simili. Tale disturbo, dunque, non
consiste in una semplice manifestazione di scarsa concentrazione e di eccessiva attivit
psicomotoria, in quanto non una normale fase di sviluppo che attraversa ogni bambino,
e non neanche la conseguenza di una disciplina educativa impropria, ma si tratta di un
reale problema la cui eziologia di carattere neurobiologico.

3.4 Disturbo della coordinazione motoria


Tale disturbo consiste in un danno marcato nello sviluppo della coordinazione motoria
non dovuto a ritardo mentale o a motivi neurologici. I sintomi legati allADHD riguardano
solitamente sintomi legati alliperattivit e alla disattenzione ma non sono da assimilare
ad un vero e proprio danno motorio. Le difficolt motorie riscontrate nei bambini con
ADHD sono differenti a seconda del sottotipo: i soggetti con disattenzione predominante
mostrano con frequenza maggiore complicazioni nelle abilit manuali, invece quelli
appartenenti al tipo combinato, mostrano problemi legati allequilibrio.

3.5 Disturbo dansia


Tale disturbo include fobie, ansia da separazione, fobia sociale e panico. Solitamente
questa comorbilit si verifica in soggetti con deficit di attenzione senza per iperattivit.
Questi sono i soggetti in cui si palesa minore impulsivit, minor frequenza di disturbi
della condotta e maggiori difficolt relazionali. Nei soggetti affetti meramente dal
disturbo di ansia risultato evidente un problema nella capacit di concentrazione ed
una maggiore tensione comportamentale, una maggiore irritabili ed iperattivit, una
maggior labilit emotiva, demoralizzazione e necessit di rassicurazione.

3.6 Interventi di musicoterapia con pazienti con ADHD


Gli studi condotti in questambito di ricerca non sono numerosi e i primi risalgono a poco
pi di trentanni fa, in quanto, come gi affermato in precedenza, la musicoterapia una
disciplina giovane. Uno studio effettuato da Rickson nel 2006 ha approfondito laspetto
legato a limpulsivit dei pazienti con ADHD. Rickson ha condotto lo studio con lobiettivo
di mettere a confronto i risultati ottenuti sul livello di impulsivit attraverso la modalit
direttiva e la modalit basata sullimprovvisazione. Sono stati selezionati 13 ragazzi
maschi con ADHD, di et compresa tra gli 11 ed i 16 anni, ai quali stato chiesto di
mantenere un battito ritmico in sincronia con uno stimolo esterno. Con la musicoterapia
direttiva si coinvolgevano i soggetti in una serie di attivit ritmiche proposte
gerarchicamente a seconda della difficolt ed a ciascun membro del gruppo, a termine
delle sedute, venivano dati feedback e consigli per poter mettere in atto dei
miglioramenti. Con la musicoterapia basata sullimprovvisazione, invece, i soggetti
venivano invitati allo sviluppo relazionale, offrendo loro la possibilit di accrescere la
confidenza, lautostima e la sensibilit nei confronti dei bisogni altrui. A fine sessione i
ragazzi sceglievano uno stile musicale o un tema per limprovvisazione di gruppo. Il
compito dei musicoterapeuti consisteva nellosservare e considerare determinati
comportamenti come muoversi nella stanza, toccare in modo inadeguato gli strumenti,
fornire risposte ancora prima che si finisca di formulare le domande, non ascoltare gli
altri, non rispettare il proprio turno. Ci che di rilevante emerso da questultimo studio
riguarda lapproccio direttivo: esso risultato leggermente pi efficace relativamente
alla riduzione di comportamenti impulsivi. Nonostante ci entrambe le modalit di
musicoterapia utilizzate hanno ottenuto esiti positivi per quanto concerne il
miglioramento della capacit di ascoltare gli altri ed un incremento del livello di
partecipazione ai lavori di gruppo. La musica uno strumento dalle grandi potenzialit
in quanto rapido ed efficace per lespressione e la regolazione delle emozioni e dei
sentimenti delluomo. Ciascun individuo ha una personale disposizione a regolare le
emozioni ed stato riportato che la gestione delle emozioni strettamente connessa al
funzionamento psicologico e fisiologico. Nel linguaggio musicale, inoltre, agiscono due
meccanismi: il primo sistema determina lintensit dellemozione ed controllato dalle
caratteristiche strutturali della musica, il secondo invece definisce il contenuto
emozionale ed qualificato da fattori contestuali, quali i ricordi e le associazioni. Per
quanto riguarda i fattori strettamente legati al soggetto, si possono citare le preferenze
musicali, la formazione e la preparazione musicale ed i motivi che lo spingono ad
ascoltare musica, ad esempio alleviare lo stress, passare il tempo, evocare ricordi
personali. Oltre a quanto detto finora essenziale riconoscere anche il ruolo degli
elementi contestuali (situazione di ascolto, evento specifico, modalit di trasmissione
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della musica, condizioni di ascolto) poich ciascuno di questi aspetti in grado di


suscitare emozioni diverse, le quali risultano connesse alle caratteristiche oggettive della
situazione ed alla percezione soggettiva degli ascoltatori. La musica dunque sembra
poter influenzare lumore e le emozioni umane ed in particolare, nel facilitare lemozione
e le risposte di umore, le canzoni si sono mostrate pi efficaci rispetto alla semplice
musica strumentale. A questo proposito stato dichiarato che uno degli obiettivi primari
della musicoterapia quello di insegnare al paziente ad affrontare le emozioni senza
ricorrere alluso di sostanze psicoattive (Doughtery, 1984). Da questi studi sono emersi i
seguenti risultati qui rappresentati sotto forma di grafici.

Nel primo grafico possiamo osservare come lattenzione selettiva (test Ranette) e
lattenzione uditiva (test TAU) dei pazienti affetti da ADHD sia aumentata dopo lattivit
di musicoterapia.
Nel secondo grafico possiamo osservare gli studi riguardanti la capacit di
discriminazione musicale (test Seashore) e la capacit ritmica (test Stamback) dei
pazienti affetti da ADHD anche esse migliorate dopo lattivita di musicoterapia.
A seguito di questi studi possiamo concludere che:
Le abilit connesse allADHD risultano in parte migliorate (in particolare
lattenzione e lipereattivit)
La capacit di autocontrollo psicomotorio aumentata
Non risulta migliorato il livello di autostima dellindividuo
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Conclusioni
Il principale scopo di questa tesi concerne a i bambini affetti da ADHD, per poter
mettere in luce la potenzialit di questo tipo trattamento non tradizionale incentrato
sulle tecniche di musicoterapia. Gli obiettivi generali dellintervento sono diversi e
riguardano il potenziamento di abilit connesse con lADHD, la promozione di capacit
di autocontrollo psicomotorio, la promozione della sincronizzazione tra tempo interno e
tempo esterno, il miglioramento delle capacit introspettive ed infine lincremento del
livello di autostima. Le abilit connesse allADHD risultano in parte migliorate a seguito
dellintervento, in particolare per quanto riguarda lattenzione selettiva e sostenuta e
per il livello di iperattivit, mentre i costrutti dellautostima e della qualit della vita non
sembrano averne beneficiato particolarmente. Di conseguenza, gli ultimi due obiettivi
sopra citati, inerenti alle capacit introspettive ed allaumento dellautostima non sono
stati pienamente raggiunti. Emergono come maggiormente perseguiti gli obiettivi sulla
capacit di autocontrollo psicomotorio e sulla sincronizzazione tra tempo esterno e
tempo interno. Complessivamente si pu concludere affermando che, considerando i
riscontri verbali e comportamentali, il trattamento stato apprezzato sia dai partecipanti
che dai loro familiari. Inoltre, i risultati ottenuti fanno sperare positivamente allipotesi
di nuovi interventi simili su base musicale da effettuarsi non solo con il Disturbo qui
trattato ma anche con altri disturbi caratterizzati da una sintomatologia simile a quella
dei soggetti affetti da ADHD. Sarebbe utile impostare ricerche future utilizzando un
campione pi ampio ed omogeneo di soggetti in modo tale da poter ottenere risultati
generalizzabili a livello scientifico. Infine, nonostante aver dimostrato le opportunit che
offre la musicoterapia e la sue grandi potenzialit, si ricorda nuovamente come questa
tecnica non abbia lardire di ergersi come unico trattamento efficace possibile alla cura
dellADHD ma come intervento combinato insieme ad altri tipi di terapie.
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