Sie sind auf Seite 1von 160

I

RAGIONAMENTI

CLASSICI DELL'AMORE

N.

1.

Presented to the

LIBRARY

oj the

UNIVERSITY OF TORONTO
by

Prof. H, Noce
Dept. of Italian
and Hispanic Studies

CLASSICI DELL'AMORE
'Verilas

odium

parit.

Classici dell'Amore

EDIZIONE IN SOLE MILLE COPIE

NUMERATE DA

56

1056.

Di ciascun volume saranno stampati pochissimi esemplari


debitamente numerati da

commercio,

fuori

a 55 su carta a

mano, di gran lusso, legatura in pelle e dicitura in oro.


Tutta
pubblicati

la collezione consta

entro

il

pi breve tempo possibile

ranno una vera rarit

La Casa

di soli venti volumi che verranno

Editrice

e presto divente-

bibliografica.

accetta

prenotazioni dai

privati

collezione di 1000 esemplari e a quella di gran lusso.

Domandare

le

condizioni per

le

prenotazioni.

Questo volume
porta

il

numero

della Serie

I,

voi.

I.

LA PROPRIET LETTERARIA
delle Piefazion, dei Testi critici, delle Versioni pubblicate in questa Collezione

spetta allo

STUDIO EDITORIALE CORBACCIO

MILANO-

alla

PIETRO ARETINO
LA PRIMA PARTE
La

vita

delle

DEI

RAGIONAMENTI

Monache

delle

Maritate

La

vita

La

vita

delle

Puttane.

INTRODUZIONE

DI ARISTIDE

RAIMONDI

MILANO
L'EDITRICE DEL LIBRO

RARO

(SEZIONE DELLO STUDIO EDITORIALE CORBACCIO)

MCMXX.

/>V

INTRODUZIONE

Qualcuno Invano

indugiato nel voler trovare delle attinenze o

s'

discendenze o lontane parentele dei Ragionamenti

con l'opera

caccio e

un

libro

che sta a

s,

per l'ossatura d'una personalit prodigiosa che

come

maneggiare uno

stile

lo

ha accresciuto ed agevolato

sostiene. Certo qui la sfrenatezza libidinosa


la gioia di

Boc-

dell'Aretino con

Francesco Delicado. Questo dei Ragionamenti

di

ma

talmente audace e personale;

nessuno

l'Aretino ha saputo profondamente spezzare le abitudini morali con-

suetudinarie che legano l'uomo alla cotidianeit della vita.

Non

importa

questo singoiar
ziano tanto dai

tempo

perder

uomo del
Bembo e

dai Comari,

e cos varia messe di documenti


libert comune!...

danti!... Egli

si

descrivere

voler

nel

carattere

il

di

Le sue lettere ce lo distandanno cos vasta testimonianza

nostro cinquecento.
ci

psicologici!

uomo

Per divina grazia

Oh

rideva di tuttala vita degli

altri;

Oh

patria universale!
Io

libero...
e

mi rido

una

se

pe-

dei

ne foggiava

libert assoluta

segna

che nella storia dei travagli dello spirito verso

la

l'audace trionfo dei desideri e degli appetiti di

quest'uomo straordinario

che traeva proftto degli altrui egoismi e delle

altrui ribalderie.

Chi fu dunque, dice

il

De

Sanctis(l), questo Pietro, corteggiato dalle

donne, temuto dagli emuli, esaltato dagli


dal

papa

e che

cavalca a fianco di Carlo

gine del suo secolo.

il

suo secolo

lo

scrittori," cos popolare,

V? Fu

la coscienza e

fece grande.

il

baciato

l'imma-

Ra-

libro dei

gionamenti, cos celebre e cos poco conosciuto, invero una delle poche
opere dove profondamente tutte

le

liano del cinquecento sono profuse.

caratteristiche impronte del genio ita-

perci che questo libro

tarda in parentele col Decamerone, anche l dove pare vi

non

si

at-

possa sco-

si

vena che dall' un capolavoro scorra furtiva nell'altro. Scritto


Aretino,
una lingua meravigliosa, la mi^ire che sapesse dettar

prire qualche
in

un turbine
(1) F-

De

di

vita

grossa

oscena corrotta che scoperchia

le

Sanctis: Storia della letteratura Italiana, a cura di B. Croce, ed.

case

degli

La Terza.

VI

RAGIONAME^m

uomini

dure delle

pi

ore

nelle

donne non hanno che una

loro

ossessione:

sorta

uomini d'ogni

Al di qua e

attenagliano

risma,

di

al

le
l,

monaci e monache, femmine

niente. Avviluppati in quest' atto materiale,

d'ogni

uomini e

Gli

bestialit.

coito-

il

loro

la

vita

un

in

crudo riverbero solare che scopre ogni nudit e ogni bruttezza. D'attorno
a questa folla,

Contro
di

morale petrarcheggi ante che aveva tentato un velo


petruzze per coprire

orpelli di stoffe e di

polemizza

corpi, egli
Il

deserto: cos che l'Aretino interpreta la vita.

il

la

sole

si

aspettavano,

come

rinunziato

loro

mercante

col riso

aveva messi

il

fallito

duro, con la

pi

polli balordi; e le cicale

ufficio

al

satira

falso

anime e dei
caricatura:

la

per gire in poste agli antipodi che lo

stivali,

gli

lo sfacelo delle

grilli,

ammutite per

stavano: onde

si

il

lo

suo partire,

giorno pareva un

che adocchiasse una chiesa per ballarvi dentro".

Quando

vuole esser poeta, egli sa esserlo, e pu ben ridersi dei retori.

Guarda, guarda questa pergola ha

...

(fiori, l'agresto e Vttoa.

melagrani, iddio, e dolci, e di mezzo sapore, io

ormai corre acciocch non siano


vasi di bosso, che

Le
il

bel

muricciolo

colte.

grembo de

il

conosco,

su questo miracolo!

Fichi broggiotti, a?... Voglio empirmi

viole a ciocche che io veggo qui... le bellezze di

le

perci

mi avevano fatto smenticare che egli gi


monna menta, madonna magiurana, madama pimpinella

ranno

il

questo

Quanti

vogliono

si

Bella spalliera di gelsomini, e bei

di ramerino; toh

rose di settembre, misericordia!

seno, e

le

paradisietto

mio non far pi l'amor

sera,

perdane'

seco...^^

Per la sua frenesia libidinosa, vi pu far dubitare che egli gridi:


Beato colui che veramente pazzo, e nella pazzia sua compiace ad altri
e a se stesso. pazzo, l'Aretino? No, l'unico savio, fra tutti pazzi.

Della paura di

tutti, della

debolezza degli

altri, egli

vive e al

mondo

pi-

docchioso ed orecchiante egli d imperturbabile la vita del santi e la vita


della

Nanna.
Il

istinto

vivere
di

gli

diventa

facile, tutti a lui si

libert e di ribellione

stoccate superbe

al

pedantismo.

che

egli

La sua

inchinano per questo grande

ha. Dlsprezza la coltura, e d

le

e lo

si

cose non in se stesse e per visione diretta,

libri

ma

e di regole. Quegli inviluppi di parole e di

l'ipocrisia,

cos

pu adagiare. Il pedantismo il suo


combatte corpo a corpo. E chiama pedantismo quel veder

piena di forza produttiva, mal vi

nemico

dice ilDeSanctis
spontanea e

vita interiore,-

che di Aretino ha saputo scrivere come nessun altro

attraverso a preconcetti, di

forme

gli

sono odiosi come

quel coprirsi della larva di un' affettata modestia, invilupparsi

nella pelle della volpe e predicar l'umilt e la decenza, senza valer meglio
degli altri

contro

ne vita.

o che ragioni con l'Antonia o che insegni


uomini a volte ha scatti improvvisi contro

La Nanna

l'arte di adescare gli

ricercatori di piccole e vuote parole rare che

alla
i

figlia

pedanti,

non hanno senso

INTRODUZIONE
Eccoti una comparazioncina calda calda perch

prowisa,
e

VII

mai

istiracchio con gli argani

favello a la

io

le cose, io gli

non in cent'anni, come fanno alcuni stracca maestri, che

a fare

togliendo a vittura

libri,

facendo

comedie con

le

corre a vedere

bum

pi

detti

mio

il

dirottovi,

il

stitici,

il

farollovi e

insegnano

gli

cacarollovi,

il

che la stiticheria e perci ognuno

mettendolo ne

cicalare,

irti'

dico in un soffio,

come

stampe,

le

Ver-

il

caro.

L'Aretino

come una musica,

peirla

invece;

sua

la

sta tutta

virti

nel saper attingere la sua parola alle fonti pi umili e fresche della

par-

lata.

Signore mio, costei

<i

le

togliete, gli altri che

non credendo a me, potete dimandarne

de la conocchia,
fusaiolo

attaccata

mani
l

collo,

la

se

suo

il

nostro vicinato,

il

doversi partire. Ella

la conocchia della

pergamena,

Io vi dico che ella

ripongono

l'acquaio, su la quale si

tovagliolini, che si levano

da tavola,

il

quale

si

pergamena

la

fuso del fusaiolo

il

invoglia,

la

coltelli,

oltre che

bandinella

la

ci

pezzi
sciuga

si

E
con

fuso.

presso a

del pane, e
le

del

assaggiano e

le

cercano donne belle e buone, ponno menarsi l'erpice

dato a piagnere, sentendo

il

un'erba tagliata, un pesce senza lische, e

sue virt si sgretolano in bocca di coloro che

altrove

acqua

"...

io

la

mani, con l'acqua rosa,

lavai con queste

mentre

schietta, e

sparava

le

le

poccie,

il

stupiva de la sua morbidezza e della sua b anchezza.

era tepido, e

il

fuoco acceso e

io

Oh

il

bagnuolo

sono stata la colpa d'ogni male, perch

nel lavarle le carni, e le meluzze e

dolcitudine del piacere.

Il

non

reni,

petto, le

mi venni meno per la


membra candide !

la cotalina

che carni delicate, oh che

Io l'ho palpata, l'ho basciata, e maneggiata sempre parlando di voi...

L'Aretino ha cos del Cellini, ha del Michelangelo, ha del Tiziano;

ha

dei migliori del suo

osceno

ma

tempo.

la sua oscenit in lui

la

sua vita una con

d'una

tale

naturalezza, che vuol dire: Cos la vita.


lupanari,

come

riferisce.

schi e

madri

le

popola

soliti,

ma

la

Come

tane.

vera, la cortigiana.

serie che esse

gli

mondo puttanesco

uommi

dei suoi

pur sempre vari negli innumerevoli

Su questa sua

sua arte.

umana

parlano nei

savie parlano alle figlie in calore, cos

scena del

cangianti. Al di sopra di quel verminaio, egli

namente

la

profonda verit

ci

casi

egH

ci

grotte-

colori e nelle

forme

mostra una sfinge uma-

Le puttane non sono donne, ma sono putdi umane mi-

verit egli giustifica tutto l'inferno

dominano. Dopo tutto

egli giustifica se stesso,

perch

egli

un'anima di puttana.
Egli ha un ingegno grandissimo, una vivacit di sentire straordinaria,
un talento grande nello scoprire il lato debole degli uomini, le belle forme
delle cose e delle donne; ma tutte queste qualit non rivestono che un

animo

di cortigiana.

Non poche

volte

leggendo

attentamente

certi

Vm

RAGIONAMENTI

Nanna
mondo

potete credere che l'Aretino parli di

impeti e scatti e gridi della

s.

Nanna

la

dice: il

fede divina, ne terrena, tra

uomini, e

agli

gono

Cos egli ha dell'avventuriero e del principe, ed

date dentro di

vedrete

lui,

Nanna

per

in

qua

di carta pesta.

sul viso ai suoi contemporanei,


il

mondo

la

si

la

ma

donne

a tutto

grassa

ne fermi

sollevi

pi se-

atti

gli

una chiara teoria che ne


pervicacia matta. Tutto osceno

la

fango

pur

un passato. Pare che

luce del sole.

una

marmo

di

buttar non

e vi dia sopra

umili

qualit

tutto

metta contro

e lo

e pi

in-

mercante impazzisce

figure delle

le

Roma". Eccolo

per

e in l

Un

mia... tu m'intendi, e la assomigliava ad

tengono serrate

di queste boccuccie che

che sono

la

suo secolo "cinico e sfacciato^\ con un

il

gegno sovrano ed un corpo

creti

una cortigiana. Guar-

e volgarit, animosit e vigliaccheria: egli

la

v'

mia libert. Io sono libera, ma sono leale.


Vendo apertamente la mia merce; e gli altri fn-

e simulano, lo no.

racconta

Non

io preferisco la

Io vivo a viso aperto.

ha finezza

rovina. Tutto precipita.

in

spose di Cristo e quelle che danno la fede

le

caratterizzi
e libidinoso,

vende, tutto falso, non v' nulla di sacro. Egli stesso fa mer-

canzia di cose sacre per guadagnar danari e scrive vite romanzesche di


santi.

Come

allora?

la

Nanna, come

di sopra degli uomini e tenerli con

uomini per averne

Pippa

alla

la

quale ha guardato
vizi del

ducati,

le

giuli e

tanto dentro la

conviene essere

gli

guidato

vita

vita

la

d'ognuno,

dell'Aretino.

conosce

veneziano come del francioso, come del tedesco, come del senese

uomo

stessa

Il

virt

Un

o del napolitano. Tutta roba da cui munger denari, e nient* altro.


tal

al

Nanna

favori: la disciplina che la

che ha

disciplina

Pippa,

la

redini dei loro vizi. Conoscere gli

venerato o per

cosa.

posteri

Divino aveva

inflitto

L'Aretino
scutibile la

si

meno temuto;

boicottato.

morale di quest'uomo,

letteratura italiana accanto

avviene che mentre

si

ai

le

dopo tutto

cato librario se non a prezzo

il

furono contemporanei.

con grande ingiustizia. Che se

egli

la

che

mortificazioni

delle

pur appartiene

alla storia

ed

dialla

pi grandi, tra Boccaccio e Celimi. Per

sue opere: oggi in

delle Cortigiane,

di s quest'immortale,

gli

ci che

moltiplicano le edizioni di tanti minori,

parte sono state stampate

Ragionamenti

subito

vendicarono

loro simili che

ai

stato

lo

non

se ne trova

da pescecane. E

deve cercarlo tradotto

in

Italia,

per

un esemplare
chi

una

vuole

solo in

parlare

avere

dei

mer-

sul

presso

collezione francese...

Eppure questi Ragionamenti hanno delle pagine d'una purezza di


meravigliose. Poche altre pagine vi possono stare a
stile,
confronto. Eppure vi una libidine, vi un'oscenit cos sfrenata, ma
lingua e di

cos
ribili

profondamente umana e calda, piena, che dovrebbe renderle prefeall'ipocrisia di tanti sgrammaticatissimi e stupidi narratori moderni.

Non

che con questa edizione di

Aretino!

non

Ma

pensiamo che questo

pochi

un

solo molti professori di universitarie

letto,

ma

esemplari
libro

si

voglia

divulgare

che dovrebbero leggere

lettere,

che

non

lo

anche tante cocottine che all'indomani della guerra,

han mai
al

con-

IX

INTRODUZIONE

van perdendo ogni gusto e raffinatezza: e proprio


sarebbe nulla di male se una piccola smorfiosetta che fa le sue
prime armi al Cova o zW Hotel de la Ville o a\Y Excelsior, invece di leggere le insulsaggini di un da Verona, consultasse ci che insegna la Nanna
tatto dei nuovi ricchi,

non

ci

alla

Pippa.

Ma ben strano constatare come


che

cattivi

costumi perdono

in

tanta decadenza di costumi, ane

regole

loro

le

caratteristiche

loro

le

conquistate a traverso pur cos dure esperienze.

Queste non son malinconie; come non

malinconia dedicare a questi

ristampa di un'opera come

nostri tempi la

oggi

che

Ragionamenti;

niente di meglio vai ristampare.

Per questa edizione mi son valso del testo che d quella del 1584, (1)

da cui derivano poco pi, poco meno quasi tutte le altre.


E ho voluto essere molto modesto nelle poche correzioni, azzardandomi soltanto in quei casi in cui gli editori possono correggere con
sicuro

animo;

sempre

al

dell'e/,

del

del

ti

ammodernando

tipograficamente

periodare

dell'

Aretino,

ph;

ma

ho

trasandatezze

pure non ho toccato

Nanna

della

Ma
e parla
dizicni.

e della

dell'Aretino
il

non

Perci

arbitrio

latino cos quale usciva

forme

forme

volte delle
far

ligio

grafiche

credere

fossero

dello stampatore,

come
bocca

spropositato dalla

Comare.

cos questo libro: tutto

come parla

delle

spessissime

lasciato

grammaticali e sintattiche che tutto m'induceva


belle

punteggiatura,

la

mi son liberato

la vita,

con

le

impeto

e volgarit, poesia e

sue logiche crudeli e

grandi moderni letterati italiani non

lo

sue

le

sarcasmo
contra-

leggono.

ARISTIDE RAIMONDI

(1)

La prima

parte dei Ragionamenti di

M.

Pietro Aretino...

Ficarolo sopra la prima ficaia del padre Siceo con

La seconda
il

piacevo!

parte de Ragionamenti di

Ragionamento del

nobil citt di Bengadi,

1584-

M.

la

dicera

commento

di Set

Agresto da

de Nasi-

Pietro Aretino... dopo

le

Zoppino composto da questo medesimo

quali

habbiamo aggiunto

autore-.

Stampata

nella

RAGIONAMENTI

COMINCIA LA
prima giornata de
ne la quale

la

capricciosi

Ragionamenti de l'Aretino,

Nanna

Roma

in

racconta a l'Antonietta

la

sotto

una

ficaia

vita de le

Monache.

Che hai tu Nanna, parti che cotesto tuo

Antonia

imbriacato dai pensieri,

mondo P
Nanna

Antonia

viso,

convenga a una che governa

si

il

mondo

Il

Il

mondo,

che dal mal francioso

s.

Lascia star pensierosa a me,

non trovo cane che mi abbai,


quando io dicessi ghiotta, non pec-

in fuori,

e son povera, e superba, e

cherei in spinto santo.

Nanna
tanti,

dove tu

tanti,

che

questo

ti

son dei guai per

ci

parria strano; e credilo a me, credilo a me, che

per

Tu
te,

di

il

vero ch'egli un mondacelo per me,

che godi fino del latte de

piazze, e per l'osterie, e per tutto

qua, e
e

Nanna

tutta

ce ne son

tutti, e

credi che ci sleno de le allegrezze, ce ne sono

un mondacelo.

Antonia

ma non

Antonia,
ti

l e

Roma

ti

sempre
fa

veder far dagli Ongari

Nanna

non

la casa

tua

intorno quella
al

si
;

la gallina, e

ode

piena,

per

le

che

Nanna

come

l'uovo,

altro

moresca, che

si

suole

Giubileo.

non son contenta, e mi pare


una certa sua onest, ancora che
ella abbia molte vivande inanzi, e una gran fame, e bench
sia in capo di tavola, non ardisce mangiare; e certo certo
sorella, il cuore non dove potrebbe essere, e basta!
essere

una

Egli cos, pure io

sposa, che per

Tu
Nanna Pazienza.
Antonia Tu
Antonia

sospiriP

sospiri

non

ti

torto;

guarda che Domenedio

faccia sospirare a ragione.

Nanna
Pippa mia

Come non vuol


di sedici anni: e

tu che lo sosplrlP Ritrovandomi

volendone

pigliar partito, chi

mi

RAGIONAMENTI

dice falla Suora, che oltre che risparagnerai le tre parti della

una santa

aggiungerai

dota,

modo

marito, che ad ogni

che

un

in

si

ti

tu

calendario,

al

sei si ricca,

dice

altri

che non

ti

dalle

accorgerai

scemi nulla; alcuno mi conforta a farla cortigiana

con dire:

fiato

mondo

il

quando fosse bene


una Signora,

guasto, e

acconcio, facendola cortigiana di subito la fai


e

con quello che tu

con

hai, e

che

ci

diventer una Reina; di sorte che

puoi pur vedere che anco per

Questi

Anionxa
dolci che

fuoco,

non

mandato

del grattarsi:

sono

il

la

il

non isgomarsi,

glio di te,

che sopra

si

il

tu,

sei

pi

il

grano,

il

piacere

tormenti,

pigion de la

la crudelt, la

legno due e tre volte l'anno, e non

non

minima

Perch
Perch

chiusi occhi,

sono dei guai.

ad una, come

veder montare

il

pigliare

isbollarsi,

Nanna

ci

di rognuzza, a chi la sera intorno al

vedere carestia nel vino,

Antonia

guadagner tosto

si

son fuori di me. Si che

gi le calze viene in succhio, per

guai, sono

casa, la morte,

ella

Nanna

son guai

un poco

io

isdogliarsi mai.

cosa, hai

E mi

meravi-

pur fatto un pensiero.

te ne meravigli tu.^

sendo tu nata, e allevata

doveresti sbrigarti dai dubbi che

Dimmi non sei tu stata Monaca.^


Si.
Nanna
Non hai tu avuto Marito?
Antonia
Hollo avuto.
Nanna
Antoni
Non fosti tu Cortigiana?
Fui.
Nanna
Adunque de le tre cose, non
Antonia

in

Roma

tu hai

de

a
la

Pippa.

ti

basta l'animo

scegliere la migliore.^

di

Madonna no.
Perch no?

Monache,
Perch
Nanna

Nanna

Antonia

le

oggi

si

vivono con una altra

Antonia

sempre

le

Ah, ah, ah!

vita,

le

Maritate, e

le

cbe non vivevano

la vita visse

Puttane,
gi.

sempre ad una foggia,

persone mangiarono, sempre bevvero, sempre dormi-

rono, sempre vegghiarono, sempre andarono, sempre stettero,


e

sempre pisciarono

mi

le

donne per

lo fesso, e

avrei caro che tu

contassi qualche cosa del vivere, che faceano le Suore, le

PRIMA GIORNATA
Maritate, e

le

:>

Cortigiane del tuo tempo, e

mi sono avotita

io

giuro

ti

per

le

di fare la

quaresima, che

viene, di resolverti in quattro parole di quello

che tu debba

sette chiese, che io

fare

de

sei ci

star

la

tua

che tu

Ora

figliuola.

tu,

prima mi

sei,

che per essere una dottoressa,

dirai,

perch

il

farla

Suora

ti

fa

fantastica.

Io sono contenta.
ne prego,
Antonia Dimmelo
Nanna

io

Maddalena nostra avocata che non

ben

si

lavorasse, io ho pane, e

Antonia
Nanna Ora
Nanna

ad ogni modo oggi

te

la

quando

fa nulla, e

si

vmo, e carne salata per

tre di.

Si.^

Si.

domane

io

ti

conter oggi

quella de le Maritate,

la vita

l'altro

de

le

Monache,

quella de

Corti-

le

giane. Siedimi allato, acconciati ad agio.

Antonia

Nanna

Mi

Io sto benissimo, di su.

Monsignor noi vo

vien
dire,

Non
Antonia

Antonia

Nanna

ti

voglia

di

che mi cav

bestemmiare
di

l'anima

di

corpo questo fastidio.

scandolezrare.

mia,

le

Monache,

le

Maritate,

le

come una via croce, che tosto che le giugni


stai buona pezza pensando, dove tu abbi a porre il
e avviene spesso che '1 Demonio ti strascina ne la pi
come strascin la benedetta anima di mio padre quel

Puttane, sono
sopra,
piede,
trista,

che mi fece Suora, pur contra la volont di mia madre

santa memoria, la quale tu dovesti per aventura conoscere,

quale donna

Antonia

ho udito

ella fu.

La

dire)

conobbi quasi in sogno, e so (perch

che facea miracoli dietro

ai

io,

banchi, e ho inteso,

che tuo padre, che fu compagno del Bargello,

la

spos per inna-

moramento.

Nanna Non mi rammentar pi


mio cordoglio, che
Roma non fu pi Roma, da che rest vedova di cos fatta
coppia. E per tornare a casa,
primo giorno di maggio Mona
il

il

Marietta
le

fosse

nome

(che cos chiamossi mia

madre,

bench per vezzo

detto la bella Tina), e ser Barbieraccio (che cotal

fu quello di

mio padre) avendo ragunato tutto

il

paren-

RAGIONAMENTI

tado, e Zi,

Avi, e Cugini, e Cugine, e Nepoti, e Fratelli,

con una mandra

di amici, e

d'amiche, mi menarono a la chiesa

del

monastero vestita tutta

una

cuffia d'oro, sopra la quale era la

suta di

fiori,

entr poco fa ne
collo, e le robbe,

Antonia

Nanna

le

corona de

la verginit tes-

con guanti profumati, con

di rose, e di viole,

pianelle di velluto; e se

Ambracane, con

di seta, cinta di

ben mi ricordo, de

le

Pagnina, che

la

convertite, erano le perle, che io portai al

che avea in dosso.

Non potevano essere


E ornata proprio proprio,

d'altri.

come una donna

novella entrai in chiesa, ne la quale erano millanta milia persone: che voltatisi tutti verso di me, tosto che io apparsi, chi

che

dicea:
'

mi bevea con

altri

a qualche Frate.
e

udii

Domenedio!

bella sposa avr messer

che peccato a far

certi

Monaca
gli

altri

chi dicea:

mi benediva,

la dar il buon anno


non pensava malizie sopra tali parole,
molto bestiali, e ben conobbi al suono

occhi, altri diceva:

Ma

sospiri

cosi bella figlia

io

che uscivano dal cuore d'un mio amante, che mentre

vano

gli

Antonia
facessi

Che

tu

Qualche
Ora

senza libidine.

avevi

ti

io

non

sciocca
fui

gli

avrebbe

la

ma

avuti,

posta a sedere in cima a

l'altre

Messa cantando,

e io

acconcia in ginocchioni In mezzo a mia madre Tina, e a

mia

zia

CiampoHna, e un cherlco cant

una laudetta:
chili,

dopo

la

che erano in su

stola, e quello

amanti innanzi che

degli

donne: e stata alquanto, cominci

la

dice-

Monaca.^

Nanna

fui

si

sempre pianse,

uffici,

messa, benedetti

l'altare,

in

in su gli organi

miei panni

il

Vangelo, mi levarono suso,

ginocchioni in su la predella de l'aitar

grande. Allora quello che disse


santa, e cantato con

gli

con forse cento ragioni

altri

la

Messa, mi dette l'acqua

sacerdoti

di salmi,

il

Te deum laudamus,

mi spogliarono

le

mondanit, e

vestirono de l'abito spirituale, e la gente calcando l'un

faceva un rumore, che


tro, e in

mona-

Prete che avea detto la Pi-

il

che avea detto

fecero rlpormi

si

l'altro,

assimlgliava a quello, ch' in san Pie-

santo Ianni, quando alcuna o per pazzia, o per di-

sperazione, o per malizia

si

fa

murare, come

feci

una volta

io.

PRIMA GIORNATA

Antonia
torno.

Nanna

si

mi

Finite

le

Si,

par vedere con quella turba in-

ti

cerimonie,

le

il

medesimo

lo Alleluja, si

che fanno

stridore,

una

vidi, le feci

la fronte, disse

non

col

una

apri

cassette de

le

menata a

Allora fui rizzata in piedi, e

limosine.

dove da venti Suore con


che la

datomi l'incenso

benedicamus, e con lo oremus, e con


porta, che fece

l'uscio,

Badessa mi aspettavano, e tosto

la

bella riverenza, e ella basciatomi ne

so che parole a

mio padre,

mia Madre,

e a

e a miei Parenti, che tutti piangevano dirottamente e


tratto riserratto la porta,

uno oim che fece

udii

un

risentire

ognuno.

E donde
Nanna Dal mio amante
Antonia

si

oimP

usci lo

poveretto, che de l'altro di

Romito

fece Frate de' Zoccoli, o

Meschino!
Ora serrar de

salvo

del sacco,

il

vero.

Antonia

Nanna
non mi

nel

lasci dire

pure addio

che fu

la porta,

ratto,

si

che

certo di entrare

ai miei, credetti

viva viva in una sepoltura, e mi pensava di vedere donne

morte ne

ma

ne digiuni: e non pi dei parenti,

discipline, e

le

me

di

stessa piangeva.

terra, e col

E andando

con

gli

occhi

fissi

in

cuore volto a quello, che avea a essere del fatto

mio, giunsi nel refettorio dove una schiera di Suore mi corsero

ad abbracciare,
alzare

il

coloriti,

dandomi de

tutta mi rincorai,

dicea meco, certamente

come

si

la sorella,

viso alquanto: e visto

dipingano.

Frati, e di Preti, e

bei giovani,

pi

dessi, e pigliando

per

il

capo mi fecero

alcuni volti freschi, lucidi, e

e riguardandole con pi
diavoli

non debbono

stando in questo, eccoti uno stuolo

alcuno secolare mescolato con

forti,

pi forbiti, e

mano

per

Angeli che guidassero

sicurt,

esser brutti,

pi

lieti,

loro,

di

pi

che mai ve-

ciascuno la sua amica pareano

balli celestiali.

Non por bocca

Pareano innamorati
Nanna
Antonia

nel cielo.

che scherzassero con

le

lor nimfe.

Antonia

Nanna

Cotesta
E

pi

pigliatele per

lecita

mano

comparazione;
gli

davano

seguita.

pi dolci

RAGIONAMENTI

mondo,

basclozzi del

Antonia
tuo

giudizio

dava con pi zucchero, secondo

il

Antonia Per
Nanna Per

Nanna

puttana

facevano a gara nel dargli pi melati.

chi gli

frati

senza dubbio.

che ragione

.^

che allega

ragioni,

le

leggenda de

la

pose a sedere a una de

le

la

di Vinezia.

Antonia

Nanna

E poiP
E poi ciascuno

si

pi dilicate tavole, che mi paresse mai vedere; nel pi onorato

madonna

luogo stava

messer l'Abate, dopo


presso di

lei

il

e allato a

lei

stava

mano una

Badessa

la

Badessa,

la

il Maestro de
un Frate, e un

man

novizii e seguiva

da mano

il

in

non

secolare, e giuso ai piedi

confessore del monastero: e cos vennero

il

ap-

sedea la Sacrestana,

so quanti chierici, e altrettanti fratini, e io posta tra


catore, e

sinistra

Tesoriera,

la

a lo incontro

Bacelliere,

suora,

tenendo
era

predile

vi-

non ne mangi
mai tali. Nel primo assalto le ciancie fur poste da canto di
maniera, che parca che il silenzio scritto dove
padri hanno
vande, e

che

sorte,

di

il

Papa, mi farai

dire,

la pietanza,

de

le

fosse insignorito de le

si

lingue, che le

bocche facevano

che fanno quelle dei vermi de


indugiato

cibo divorano

il

l'ombra de

quali

si

accompagn

il

medesimo mormorio,

la seta finiti di crescere,

frondi

le

di

quelli

Dio

gli

accompagni

di l,

De fronde del moro bianco, vuoi

Ah, ah, ah!


Nanna
cotesto tuo ridere
Antonia A che
Nanna Rido d'un Frate poltrone, Dio me
le

fine

'1

fiasco, e lo

colui

cicalare, e

che

che suona la tromba, pose

dir tu.

avea
la

perdoni,
le

gote

bocca a un

tracann tutto.

Domine
Nanna E cominciandosi

Antonia

come

che mentre macinava con due macine, e

come

sotto

di qua.

Antonia

gonfiate,

quando

arbori,

solea trastullare quel poveretto di Piramo,

e quella poverina di Tisbe, che


gli

bocche d'ognuno, anzi

affogalo.

saziare,

mi pareva d'essere a mezzo

cominciarono

del desinare, nel

mercato

PRIMA GIORNATA
di

Navona, dove

rare,

si

ode

qua, e in

in

il

romore

compe-

del

che fa questo, e quello, con quello, e con questo giudeo:

sendo gi

andavansi scegliendo

sazii,

punte de

le

alcune creste, e qualche capo, e

le galline, e

le

de

ali

porgendolo l'uno

a l'altra, e l'altra a l'uno, simigliavano rondini, che imboc-

cassero

non ti
un culo

potrei contare

rondinini, e

vano nel donare

di

che sopra di ci

a poter dire le dispute,

Antonia Che poltroneria.


Nanna Mi veniva voglia
masticare

che

le risa,

udi-

si

cappone, n sarebbe possibile

di

un boccone da una

si

facevano.

quando vedea

recere,

di

suora, e porgerlo con la pro-

pria bocca a l'amico suo.

Gaglioffe!
Ora sendo

Antonia

Nanna
in

quel fastidio, che

quella cosa, contrafecero

gli

Badessa,

mand

lo

come un sacramento

gi,

diamante,

specchi, e

gli

si

sarieno

chiusi,

vivande,

che

tal

non era un bel

fanciullo, che vi sopra

man

panno

di

lino,

coperto d'uno

il

de

fatto

aria

falso: e gi

come

la tavola letto:

pi bianco, e

avanzava

di

se

un

Egli avea

giunse.

pi sottile

il

che mi paia anco aver veduto, che neve

brina P che latte P egli

le

un

dal fiato

cadendo son-

turba

la

le

il

simile a

il

troppo bere, come

il

dal vino,

velati

nacchiosa sopra

paniere in

mangiare converso

di corso, invitando a fare

occhi di ciascuno rilucevano per

bambole de

del

Tedeschi col brindisi: e pigliando

Generale un gran bicchiere


la

piacere

il

converte altrui subito che ha fatto

si

bianchezza

la

che

luna in

quintadecima, or va!

Antonia

Nanna

Che fece del paniere, e che v'era dentro


Piano un poco; fanciullo con una reverenza
P

il

a la spagnuola annapolitanata disse:

buon pr

a le Signorie

vostre), e poi soggiunse: un servidore di questa bella brigata,

vi

manda

lo

pose sulla tavola, ed eccoti uno scoppio di

dei frutti del Paradiso terrestre

un ^Jono, anzi scoppi


scoppia nel pianto
al

la

compagnia

la famigliuola,

scoperto
risa,

nel riso nel

che ha

il

dono

che parve

modo, che

visto serrar gli occhi

padre per sempre.

Antonia

Buone,

naturali

fai

sempre

le

simiglianze.

RAGIONAMENTI

Nanna

Appena

frutti paradisi fur visti,

di queste e di quelle, che gi

che

mani

le

cominciavano a ragionare con

con le poppe, con le guance, con le pive, e coi pivi


ognuno, e con quella destrezza che ragionano quelle dei

le coscie,

di

mariuoli con

venta
il

la

de

di

tasche dei ballocchi,

le

lare le borse,

aventarono a detti

si

gente a

candele, che

le

Che
Erano

Nanna
Murano di

che

s'a-

gettano giuso de la loggia

frutti furo? Dillo.

di quei frutti di

vetro, che

fanno a

si

che ne sarebbe onorato ogni gran cembalo.

sonagli,

Ah,

Nanna

ah, ah, io t'ho per

era

a CUI veniva preso


di

la guisa

Vinezia a la similitudine del K. salvo che hanno

Antonia

nmna

imbo-

lasciano

si

ne

Ceraiuola.

la

Antonia

due

si

che

frutti,

beata,

non

pi grosso, e

il

non basciare

il

il

becco, io t'afferro!

il

pure

aventurata quella,

pi largo, n

si

ritenne

suo, dicendo questi abbassano la ten-

tazione de la carne.

Che Diavolo ne spenga sementa.


Io che facea l'onesta dai campi, dando alcune

Antonia

Nanna
occhiate a

guarda
che

ella

'1

parea una gatta astuta, che con

frutti,

la fante e

la

con

la

zampa

per trascuraggine ha lasciato sola.

compagna

la

quale mi sedea allato, avendone

se

tolti

non che

la

me

ne

due,

diede uno, sebbene io per non parere una menchiona,


preso
si

il

occhi

gli

tenta di grappare la carne,

averei

mio; e per abbreviare, ridendo e cianciando, la Badessa

rizz in piedi e cos fece ciascuno; e

benedicite, che ella

il

disse alla tavola, fu in volgare.

Antonia
tavola,

Lasciamo

andar

il

benedicite. Levate

da

la

dove andaste.^

Nanna

Ora

io

te'l dir.

Noi andammo

in

una camera

terrena, tutta dipinta.

Antonia

Che

quaresima, o

Nanna
avrieno

dipinture v'erano.^

la

penitenza de la

che.^

Che

intertenuto

penitenza!
a

mirarle

Le
i

dipinture erano
chiepini.

tali,

quattro faccie. Nella prima era la vita di santa Nafissa, e


di dodici anni

si

che

La camera avea
ivi

vedea la buona fanciulla, tutta piena di ca-

PRIMA GIORNATA
rit,

dispensare la sua dote a

fieri,

ad ogni sorte

robba,

la

mezzo

verbigratia in

siede,

si

Ponte Sisto senza pompa alcuna, eccetto


e'I

a piovani, a staf-

bari,

degne persone, e mancatole

di

umile

tutta pietosa, tutta

sbirri, a

di

la seggiola, la stoia

Cagnoletto, e un foglio di carta increspato in cima ad una

canna

con

fessa,

da

riparasse

le

quale parea che

la

facesse vento, e che

si

si

mosche.

A che

Vi stava per
Nanna

effetto stava ella in seggiolaP

Antonia

come

ella cos giovanetta,

fare l'opre del rivestire gli ignudi,


t'ho detto,

io

stava sedendo, e

si

col viso in alto, e la bocca aperta, diresti ella canta quella

canzone, che dice:

Che

mio amore, che non

fa lo

viene.

Ella era anco dipinta in piedi, e volta ad uno che per vergogna

non ardiva

prima

afflitti;
le

gli

il

non

le

dicea
le

aventa a

Tortorino,

con

la furia,

la cavalla, le

parendo esser degna

il

le

anda-

dosso, e poi

gli

faceva tanta festa, che

che uno stallone, rotta

entrava fra

gambe:

le

ma

di vederlo in viso, e forse,

volgea

le spalle

gli

snodatogli

di

rosso,

si

fum.ante, e

la

ella

come

predicatore, che spianava la sua vita a noi altre,

bastando l'animo di vederlo

rico, gli

umana

cose sue, tutta

levava la veste

entrato in superbia,
si

le

ne la tomba, dove consolava

menatolo

calze, e ritrovato

cavezza

de

di richiederla

va incontra, e

non

colle-

magnificamente.

Siale rappresentato a anima!


non rappresentato essendo Santa
Antonia Tu
potrebbe narrare
tutto
era dipinto
Nanna Chi

Antonia

la

Nanna

gli

.^

di la verit.

ti

il

popolo d'Israele, che

sempre amore

dei.

graziosamente alberg, e content

ella
vi

si

l'avere assaggiato ci che ci


di denari,

tervenia a chi la lavorava,


in casa di qualche prodigo

il

vedea dipinto alcuno, che dopo


, si

partiva da

quali l'altrui discrezione le

lo pasce, e lo riveste,

viaggio suo.

? vi

il

ma

come
uomo, che non

gli

lei

dava per

con un pugno
forza,

che

in-

interviene a uno, che allogia

de ancora

il

solo lo

modo

accoglie,

di poter finire

10

RAGIONAMENTI

Antonia

benedetta,

intemerata madonna santa

Nafissa, inspirami a seguitare le tue santissime pedate.

Nanna

In conchiusione ci che ella fece mai e dietro,

smo

^ dinanzi a la porta, et a l'uscio, ivi al naturale, e

fine suo v' dipinto, e ne la sepoltura sono ritratti tutti


liani,

che

gio,

ripose in

ella

non

l'altro: e

Antonia

una

in

una

vedere

insalata di

mag-

suo sepolcro.

di chiavi nel

voglio

Io

al

Ta-

questo mondo, per ritrovarselo ne

di tante ragioni erbe

quante sono variet

dipinture

queste

di

ad ogni modo.

Nanna
polecchio, e

due

ti

Ne

seconda

la

la istoria

di

Masetto da Cam-

giuro per l'anima mia che paiono vive quelle

suore, che lo

menarono ne

la

capanna, mentre

gagliof-

11

fone fingendo dormire, facea vela de la camlscia ne l'alzare

de

la

antenna carnefice.

Antonia

Nanna
le altre

dono
con

Ah,
Non

ah, ah!
si

potea tenere da

le

partito,

loro, e

non

di dirlo a la

Badessa,

compagne, pren-

le

ma

di entrare in lega

stupiva ciascuno contemplando Masetto, che par-

lando coi cenni, parca non voler consentire.

mammo

tutti

valente

la fine ci fer-

monache

a vedere la savia ministra de le

carsi a le cose oneste,


il

mirando

risa niuno,

due, che accorte de la galanteria de

uomo,

che

per non

notte, fece correre tutto

si

paese

il

re-

a dormir seco

scorticare,

parlando una

e convitare a cenare,

al

miracolo, onde

mona-

il

stero Io f canonizzare per santo.

Ah,
Ne

Antonia

Nanna
tutte

le

suore, che fur

appresso, e coi

Antonia

Nanna
e

tutte

le

obligate le
gli

ah, ah!

la terza

figli

mal

ancora,

erano (se ben

ricordo) rittatte

li

di quello ordine, coi


1

nomi

Bella memoria.
Ne l'ultimo quadro erano dipinti

vie,

che

si

pu chiavare,

monache prima, che

le si

amici, di provare di stare ne

dipinte, e questo

si

come rimangono

alcune,

fa per

si

amanti

gli

tutti

modi,

e farsi chiavare, e sono

mettono
atti

in

vivi,

non rimanere poi

che

loro

di ciascuno, e di ciascuna.

piantano

campo con

che stanno

le

goffe nel letto,

senza

odore.

PRIMA GIORNATA

senza sapore, che chi ne gusta, ne ha quel piacere, che

una minestra

di

ha

si

di fave senza sale.

Antonia

Adunque bisogna una maestra,

che

inse-

gni la scrima.

C'

Nanna
come

deve

si

bene la maestra, che mostra

a chi

che sopra una cassa, sopra una

non sa

l'uomo,

caso che la lussuria stimoli

stare,

una tavola, o ne lo spazzo voglia cavalcarle; e quella medesima


pacienza, che ha chi amaestra un cane, un Papagallo, uno
stornello, et una gazzuola, ha colei che insegna le attitudini a le buone monache e il giocar di mano con le Bagatelle,

men

s,

Nanna
e

ad imparare, che non

difficile

che ancora che non voglia

Anfonia

sedia, in

lo accarezzare l'Ucello

rizzi in piedi.

.^

Ora venuto a noia


scherzare, come sparisce

lo

Barberi, che corrono

ai

si

una

Certo
Certissimo.

ragionare,

il

nanzi

scala, in

il

la dipintura,

strada di-

la

palio, o per dir meglio la

vacca

dinanzi a coloro, che sono confinati a mangiare in tinello, o

vero
i

fichi

frati,

dinanzi a la fame contadina, sparvero

preti, e

fratini,

mente

il

mando,

secolari,

meno

non lasciando perci

l'apportatore de

monache,

cherichetti,

cotali di vetro. Sola-

Baccielliere rimase meco, che sendo sola, quasi trerestai

muta,

e egli

cosi fui ribattezzata tosto,

dicendomi: suora Christina (che

che ebbi

Io

indosso)

abito

tocca menarvi a la cella vostra, ne la quale

onde tutta ritrosetta

in

lo

animo

di basciarmi,

diosa,

non

di

io

teneva

scampai, che non andasse

potei coritenermi di

non ghignare,
e

pietra,

me

le

continenze,

contegno non rispondea nulla, e egh

presami per quella mano, con cui

appena

salva l'anima,

si

ne triomfi del corpo''. Io volea pur stare su

vetro,

le
i

io

tal ch'el

il

salsiccione di

terra:

onde non

padre santo prese

che era nata di madre misericor-

stetti

ferma, mirandolo con occhio

volpino.

Antonia

Nanna
da

Saviamente.
E cos mi lasciava guidare da

la cagnola.

Che

posta nel mezzo

di

pi ? egli mi condusse in
tutte le camere,

le

come l'orbo
una cameretta

lui,

quali erano divise

da

12

RAGIONAMENTI

un ordine

male incalcinate

di semplici mattoni, e cosi

missuie del muro, che ogni poco d'occhio che


si

potea vedere

che

ci,

ciascuna. Giunta

ivi,

per dirmi (credo

io)

de

le rate,

operava dentro

si

che

mie bellezze

le

gli

appunto

bacalaro

il

si

comfessi*

alberghetti

di

avanzavano quelle

con quello anima mia, cuor mio, sangue caro,

come

per acconciarmi su'l letto,


toc,

apriva la bocca,

dolce vita, e l'avanzo de la flastroccola, che

tic,

le

dava a

tc,

che'l

gii

Baccelliere,

qualunche

va appresso

gli

piaceva: quando eccoti un


nel

monastero,

non altrimenti, che al subito aprire del granaio spaventa una moltitudine di topi, ragunati intorno ad
un monte di noci, che intrigati ne la paura, non si rammen

ud, spavent

tano dove abbiano lasciato il buco, cosi


compagni, cercando ascondersi, urtandosi insieme, restavano smarriti nel voi

appiattare

lersi

dal Safruganeo,

che

il

Safruganeo del Ve-

scovo protettore del monastero era quello, che col

tic,

tc

come spaventa le Rane poste in un greppo


a testa alta fra l' erba, una voce o il gittare d'un sasso, al
suon del quale si tuffano nel rio quasi tutte in un tempo,
e poco meno che mentre passava per il dormitorio, non entr
toc, ci spavent,

ne

la

camera de

la

Badessa, che col Generale riformava

vespro a l'ufficiuolo de
egli alz la

mano

le

suore sue, e

per percuoterla, e

scord, per esserglisi inginocchiata


dotta,

come Drusiana

Antonia
ah,

di

al

ci disse la Cellerala,

ogni cosa, e poi se ne


piedi

Buovo d'Antona

che bella

il

che

festa, s'egli

in

una monachetta
canto figurato.

entrava dentro. Ah,

ah!

Ma la ventura prese
pel
quepose a sedere
Suffraganio...
Antonia Ora tu hai detto bene.
Nanna Eccoti un canonico, cio
Prlmocerlo, che
Nanna

ci

sto dico, perch tosto che

port la novella, che


vatosi suso, ratto

and

di andargli incontra,

con

le

campane,

il

capegli,

di

il

11

gli

Vescovo era poco lontano. Onde

le-

al

vesco^^ado per mettersi in ordine

comandandoci prima a farne allegrezza

e cosi tratto

a poco ritorn ciascuno a


stretto andare, In

il

si

nome de

11

piede fuor de l'uscio, a poco

bomba;
la

solo

il

Baccelliere fu co-

Badessa, a basclare la

mano

PRIMA GIORNATA

sua Signoria reverendissima.

13

comparire

nel

a l'innamo-

donde

rate loro, simigliavano stormi ritornati a lo olivo,

avea

cacciati

che

sente beccare

si

Antonia
aspettano

allora

allora
il

quell'oh,

Nanna
avendo

bambini

che

la balia,

Veniamo

ivi,

non
la

mano

tola cosi

terribile,

mi maravigliava

sabato santo a chi

rimasa

sola,

non mi parendo

le-

io

che era stata

sei ore,

chi

non ha

veduta

pii

lucer-

la

ch' appiccata ne la chiesa del popolo, e

di lui, pi

meco, per che conto

che non fo

di quelle spine bestiali

E non

potea ritrar

suore lo tenessero caro, e in

le

odo

di pensiero, io

fioccare alcune risa

cotale

spen-

si

che avrebbono rallegrato un morto: e tuttavia

sierate,

forzando

il

suono, deliberai di vedere, onde

e levatami in piede, accosto l'orecchia ad

ch ne l'oscuro
chiuso

come

in bocca:

usanza del monastero, pensava

del pesce, che rimase in secco a Corneto.

dibattimento

poppa

quel pestello di vetro. Io presi a va-

come vagheggia

gheggiare,

il

Sendo

cose udite, e vedute in cinque, o


e tenendo in

la

quaresima.

Baccelliere,

al

cito di volere contrafare a la


le

ponga

gli

quia.

al

amore

posto

il

si

mancino

gli

villano,

cuore beccandosigli una oliva.

avendo fatta

l'uova,

gi

del

Io sto aspettare, che tu venga a fatti,

e mi pare lo indugio pi aspro, che

non monda

oh!

oh,

una

fessura, e per-

vede meglio con un occhio


e fsando

il

rin-

riso nasceva,

il

che con

due

dritto nel foro, che era fra

mat-

tone, e mattone, veggio... ah, ah, ah!

Antonia

Nanna

Che
Vidi

dimmelo

vedestiP
in

una

cella

e tre fratini di latte e di sangue,

rendo padre de

di grazia.

quattro suore,
i

generale,

il

quali spogliarono

la tonica, rivestendolo

il

reve-

d'un saio di raso, rico-

prendogli la chierica d'uno scuffion d'oro, sopra del quale posero

una beretta

di veluto tutta piena

di puntali

di

cristallo,

ornata d'un pennoncello bianco, e cintagli la spada


il

beato Generale parlando per

giare in sul

passo di

nache cavatosi
gli abiti

ti,

e per mi,

si

Bartolomeo Coglioni. Intanto

le gonelle, e

fratini le toniche,

esse

dei fratini, cio tre di loro, e essi quegli de le

l'altra postasi

intorno la toga del generale,

calmente, contrafaceva

al

il

padre dando

lato,

diede a passeg-

si

ai

mo-

misero

monache,

sedendo

la leggi

le

pontifi-

conventi.

14

RAGIONAMENTI

Che bella tresca.


far
Nanna Ora
Antonia Perch
Nanna Perche
reverenda
Antonia

bella.

si

appoggiato ne

di tenero, e lungo,

da

cavar dal nido

altri si fece

gli

onde

pi scaltrito, e

il

si

coda a

liscia la

che non

si

la gatta,

at-

come

che ronfando comincia a soffiare di

puote pi tenere

modo, che

la cresta di

pa^

il

pi

il

trattivo lo tolse in su la palma, e lisciandogli la schiena,

sorte,

tre

d'uno cresciuto innanzi a

la spalla

serotto, che stava chioccio,

chiam

paternit

la

fratmi,

al

segno,

passerotto

il

valente generale poste

il

le-

unghie

le

adesso a la monaca pi graziosa, e pi fanciulla, recatole

panni in capo,
e

aprendole

con

la

mani soavemente

non era per magrezza

ma con

ne

fitto

ne

belle,

che
si

si

nel

scorgevano ne

avesse

mento, e ne

ritondetto, lu-

spirito:

lo

membra de

le reni,

sdrucciolava a

la suora,

un

di apparire pelo

niuno in

Adunque

no

in contem.plazione

ne

lo

Nanna

tratto

la

il

il

ghiaccio, e tanto ardiva

quanto ne

lei,

del

uovo.

lo

padre Generale consum

colore,

il

si

mal de

la

il

suo pennello

prima con

umiliatolo

torcono

le

madre.

lo sputo,

donne per

fermo nel forame, accenn dietro

perch
al

steo

a la sua riverenza visibilium,

modo,

a
e

gli

altri

giovinastri, che

con agio nel

letto, gli

la

quale

acconcie due

pestavano

le

suo erba

teneva

do-

chiodo

il

buoi, che rovesciatoli le brache fino a le calcagna mise

occhi

gior-

il

.^

facea torcere ne la guisa che

glie del parto, o per

s liscie

mano, che se le ponea ne


sino a le gambe con pi fretta,

che

Noi consum miga, che posto

scudellino

stesse pi

don-

le

(parlando a la

sue chiappetine

che non sdrucciola un piede sopra

Antonia

quelle

guancie de

le

molino nato, creato e vissuto ne la farina, e erano

tutte le

lo

messiale
cui volto,

ne per grassezza sospinto

l'ossa,

le

il

morbidezza sua avria vinto quella d'un topo

fiorentina) e la
di

veggono

fesso,

il

mezzo tremolante, e

la via del

ceva come farla un avorio, che


fossettine,

carte del

la

contemplava

culabriense, tutto astratto

in fuori,

fece appoggiare la fronte ne la cassa del letto,

le

il

fissi

da
crigli

suore a buon

la salsa nel

mortaio.

PRIMA GIORNATA

15

alquanto

facendo disperare la loro sorellina, che per esser


e

empito

vetriolo

il

mani

al

tando

le

come

di

Bernardo

piante dei piedi

acqua

di

ripongano

si

cer

loro

per

le

se

spade ne

le

la

usure, fregava la

monina con

culo per

il

Ah, ah,
Menatosi,

tetti

con

tola de l'angeletta e

gelone, basciando ora

che

Belvedere

al

l'assassinano in
Ietto ed

sopra

colui,

il

gioco

dj

.^

ora, disse

il

e ora

e
gli

lei,

Gene-

marmo

figli.

la sca-

mele de

le

facea quel viso

figura di

suoi

dei

una mano ne

facendo festa a

l'altra

quella

fa

quale

modo che

nel

il

mezza

e tenendo

>,

lui,

mezzo

giovincelli,

pegni

ad un'hotta, e tu pinchellon mio bascia-

tutti

colomba mia

tu

mano

che fine ebbe

ah,

e dimenatosi

mi, cos

distruggano

si

la

Nanna

facciamo

corpo

nel

gatti.

Antonia

rale:

riposto

guaine. Io a l'odore del pia-

le

struggendomi pi che non

gennaio fregano

la

appun-

in terra,

camera, pontando cen-

aveva

lo

avendo

tutti,

scaldata, per lavar

un coscino

muro de

al

pastorale,

da

rifiutata

messere, recatasi sopra

smisurato

tra lo

nera

carnagion

loschetta,

la fine

l'an-

arcigno,

che

serpi

suore del

le

generale, e colei alla quale egli era

il

era dietro con quella da la pastinaca

muranese, s'accordarono di fare ad una voce, come s'accor-

dano

cantori,

ognuno

al

o vero

compire

voltamiti,

la

si

lingua

fabbri martellando, e cosi

udiva un

fa,

spinge

totela,

mi, rene, e faceano

un menare, un
gli
i

forte,

stnngemi, aitami, e chi con so-

messa voce, e chi con alta smiagolando, pareano


sol fa,

attento

un abbracciami, un

aih,

dammela,

dolce,

aspetta ch'io faccio, oim

aih,

un stralunare

dibattere, che le panche,

le

scanni, e le scodelle se ne risentivano,

do

quelli

d'occhi,

un

la

alitare,

casse, la lettiera

come

le

case per

terremoti.

Antonia

Nanna

Fuoco.
Eccoti poi

otto

sospiri

ad un tratto,

usciti

dal fegato, dal polmone, dal cuore, e da l'anima del Reveren-

do
s

et cetera,

grande, che

dero per
io,

la

da

le

suore, e

avrieno

stanchezza,

che ero quasi

da

fraticelli,

che ferno un vento

spenti otto torchi, e sospirando

come

incordata

gli

imbriachi per

per

il

il

vino.

cad-

disconcio del mirare,

cosi

mi

Ib

RAGIONAMENTI

destranienlc, e postami a sedere, diedi

ritirai

uno sguardo

al

cotale di vetro.

Antonia

Salda un poco, come pu

stare de

gli

otto

sospiri.

Tu troppa punteruola, ascolta


Di'.
Mirando cotal vetro mi

Nanna

sei

pure.

Antonia

Nanna

movere, bench ci
di

che

sentii

com-

tutta

commosso

avria

l'

ermo

Camaldoli, e mirando caddi in tentazione, et libera

nos

E non potendo

a malo.

che mi pungea

come

calda,

de

fare

Nanna

sofferire la

pii

che mi averti

volunt de la carne,

avendo
che

acqua
avea a

io

la necessit,

vanga,

la

Come
Per un

non

di quello,

sendo fatta accorta da

cristallini,

manico de

Antonia

vidi,

io

natura bestialmente,

la

la suora,

frutti

nel

pisciai

.3

alzai la tonica

bucolino fattogli, perch

piere d'acqua tepida.

mi

di

il

che

vado allungando

ti

galantemente: e posato

il

si

possa em-

la

trama P

pomo de

lo

io

stocco

su la cassa, e rivolta la punta nel corpo, cominciai pian pia-

no a macerarmi

lo stimolo:

del cefalo grossa,

meno

la dolcezza

me

in ver

avanzava

che

forte,

poco a poco

che poco manc che noi perdei in

le

vita beata.

sentomi tutta insaponata.

con

restai

leva

la passione, e

le

unghie da

Onde

le coscie,

che

si

Perch,
Nanna Perch

Antonia

la

tenuto un pezzo

quel cociore, che

tutto sangue: allora

metto

di
lo

me stessa,

quello suo entrare credetti morire d'una morte

in

ce,

pizzicore era grande, e la testa

entrava ne l'ampolla, e cos sudata sudata, lo spensi

spirito

il

onde sentiva passione, e dolcezza, niente

mano

lo

pii

dol-

becco in molle

fuori, e nel cavarlo,

uno rognoso poi che si


guardatolo un tratto, lo veggo

rimane

fui

cavo

il

in

per gridare confessione!

Nanna

.^

mi credetti

a la bechma, e

esser ferita

Immollandola

a morte: io

la tiro a

me,

come un guanto da vescovo parato, mi reco a


mani in quei corti capegli, che tagliando-

e vedendola,

piangere, e con le

mi

lo

avanzo

cominciai

il

colui,

che mi vest in chiesa, mi avea

lamento

di

Rodi.

lasciati,

PRIMA GIORNATA

Di quello
Di Roma, per

Antonia

Nanna
io

de

Roma, dove siamo.

di

avea paura

di morire,

17

modo,

dire a tuo

vedendo

il

che

oltra

sangue,

temeva ancora

spiando

la

cagione del

posta

in prigione

Badessa.

la

Antonia

Nanna

A che proposito
A proposito che

inteso

sangue, e

il

?
ella

non mi

vero,

avesse

quando bene non mi avesse data


penitenza,
il
raccontare
a le altre la novella del mio
altra
che
sangue, ti parca che non avessi da piangere?
Non, perch.^
Antonia

come una

legata

ribalda, e

Perch no.^
Antonia Perch accusando
Nanna

vista giocare

a ch'egli

dentro

tu la suora, che

tu

avevi
spedito

averesti

il

vetro,

suora

si

era ai

pessimi partiti, e stan-

gratis.

Nanna
come io. Egli
do

cos,

gli

occhi,

Si

quando

odo percuotere

la

Nanna

certo, che

la cella mia,

insanguinata,

fosse

onde sciugatami ben ben

mi levo suso e rispondo gratia piena, e in questo

non da suora

apro, e veggio che son chiamata a cena, e io che

ma

novella,

saccomanna

da

perduto l'appetito per

il

star sobria per la sera.

rimasi pensando con la


ella

si

la

venuta de

un pochetto,

fraticelli fossero stati

le altre

comparazioni a

le

erba da buoi, cio


dra, su la quale
cristo, e

foggia

giostra, e

gli

Il

assimigliarei

il

di

nuovo,

monache,

ad Adamo,
lasciamo

le

Generale fece montare quella

le

trombetti tengono

dopo

Ma

le

teneron lungone in una tavoletta qua-

mangiavano

quattro cristianelle

il

valenti

di

ne

la

la

gran Soldano

giostranti,

Ante-

bandi

bastone

loro istrumento,

tara, tandara, disse: il

bilonia fa noto a tutti

trappassar

lume, che per

mirando

vece de la tromba, tenendo un

in

che

il

vecchi

il

Generale, e

il

animuccie del limbo.

Sibille.

mi

la scopa,

e per

che vidi tralucere per

la notte le suore accesero, e

ad Eva, con

con

che volea

dissi

a la cotalina, e vedendo pur che

veggio nudo ciascuno: e certo se

con

pettinato la mattina,

riserrata la porta

mano

stagnava, mi ravivai

l'ozio ritorno al fesso,

avea

timor del sangue,

di

Ba-

che or ora com2

18

RAGIONAMENTI

pariscano In

campo con

ne rompe,

dar un tondo senza pelo, del quale goder tutta

si

le

lande

amen!

notte, et

Antonia

Bel bandimento.

Nanna

Eccoti

suo maestro

Il

giostranti

In

ordine,

Ingulntana del sedere di quella lusca

mangi vetro a tutto pasto, fu


aringo

tre

si

movea, spronando se stesso con

Ah,
Mosse

Antonia

dita,

le

pri-

il

compagno menincart la lan-

de l'amica, e perch

colpo

11

ah, ah!

dopo

lui

Generale tratto per pollza,

il

e con la lancia in resta correndo

due campi, tocc

avendo lancia

emp

di

il

terzo aringo a

una

abeto, ne tolse

scontro la cacci dietro

fissi

come

una monaca,
di

termini

non

primo

vetro, e di

buon

per

Generale, applantandosi

al

che

l'anello di colui,

la suora, e cos stando

r avea empito a
fra

il

fu molto lodato.

tre,

Nanna

che dianzi
tocc

tratto la sorte, e

cia sua fino al calce nel targone

valea per

avendo fatto

negretta,

trombetta, che facendo sonare

al

ne do-

glie

Nanna.

vette far la minuta! or via,

mo

a quello che pi

in resta, e

rispetto le ventose nel pettignone.

Antonia

Nanna

Tanto
Ora vlen

se

ne ebbe.
via

il

fratoncelo

secondo, che

gli

tocc per sorte, e ficc la freccia nel bersaglio a la bella pri-

ma, e
le

monaca contrafacendo

l'altra

due

sguizz

pallotte,

investi

come una

tima, e l'ultimo: e

ne

la

anguilla nel ricevere


ci

sozia

con lancia de

utriusque del giovanetto, che

lo

da

fu molto

ridere,

il

colpo.

perch

Venne

sepelll

l'ul-

il

ber-

lingozzo, che era tocco la mattina a desinare, ne l'anello della


il

compagna;

e egli rimaso dietro

lanciotto, di

dannate,

le

nasciale

di

quali volesse porre

Antonia

Nanna

a tutti, piant dietro a

modo che pareano una spedonata


al

di

fuoco Satanasso, per

lei

anime
il

car-

Lucifero.

Ah, ah, ah! che festa!


Quella luschetta era una

suora

tutta

solla-

mentre ognuno spingeva, e menava, dicea le pili


buffonerie del mondo e lo udendo ci risi tanto forte,

zevole, e
dolci

che

fui

udita, e sendo udita

mi

ritrassi indietro,

e garrendo

PRIMA GIORNATA
non

doppo un certo spazio

so chi,

19

tempo ritornando a

di

la

vedetta la trovai coperta da un lenzuolo, e non potei vedere


il

de

fine

la giostra,

n a chi

diede

si

Antonia Tu mi manchi
Nanna Io manco a

le fave, e

con

le

odo

risa,

di

aveano

che mi

tolto

luogo a la predica,

il

nuovo.

di

Antonia

Nanna

Che
Tre camere

ne la mia.

Antonia
zio

non poter vedere fare il seme a


castagne. Or per dirti, mentre io era adirata

al possibile

a le

mie

perch fu mancato a me.

te,

mi spiacque

pregio.

il

nel pi bello.

udisti, d tosto?

Ben erano

potea vedere per

muri

tutti

che erano

fessi

sfessi,

io

ne disgra-

vagli.

Nanna

mi credo che dasser poca cura

Io

gli,

mi stimo che avessono

me

si

sia,

odo un ansciare, un

sospirare,

raspare, che parea che venisse

da

sero in sogno, e stando attenta

odo

che mi dividea, donde


l'occhio a
relline

per

fessi,

rugnlre,

dieci persone,

Co-

che

si

un

doles-

(a lo incontro de la parte,

quali scorgo a

mano

gambe

alte

due

so-

con quattro cosciette bianche,

e tonde che pareano di latte rappreso,


e ciascuno tenendo in

un

di riserrarl'altra.

giostrava) parlar a la muta, e io con

si

frescohne,

grassettine,

l'una de

piacer

la

si

erano tremolanti,

sua carota di vetro, comin-

ci l'una a dire: che pazzia questa a credere, che l'appetito nostro

SI

sazii

per via di questi imbratti, che non hanno

n bascio, n lingua, n mani, con


tasti

.5

quando bene

col dipinti,

le

faremo noi col

che

chiamar meschine

se

quali

le

avessero, se

vivi.^

consumassimo

ci

la

noi

E dove

potremmo ben

nostra gioventudlne

coi vetri. Sai tu, sorella, rispondea l'altra, io

che te ne venga meco.

tocchiamo

noi proviamo dolcezza

ti

consiglio

Io
andarmene con un giovane a Napoli, il quale ha un compagno suo fratel giurato,
che sarebbe il caso tuo. Si che usciamo di questa spelunca,
di questa sepoltura, e godiamo de la nostra etade, come debbeno godere le femine. Ma poca diceria bisogn a l'amica.
ne

'1

far del di,

mi voglio

vai

sfratare, e

tu.^ disse

ella.

20

che era

RAGIONAMENTI

poca levata.

di

insieme con essa contro

ne

accettar lo invito

lo

muro

il

avvent

cedri di vetro, ricoprendo

il

gatti, gatti

fingendo che avessero rotte delle ampolle e ci che v'era.

remore che fecero ne

lo spezzarsi

con gridare:

lanciate del letto prima fecero fardello delle

poi uscir fuor di camera, e io mi rimasi.

miglior robbe, e

Quando

pari,

un suon
graffiar di volto, un squardi capegli, di panni, molto strano: e a fede di leale mia
che mi credetti, che fosse appiccato il fuoco nel campa-

nile,

onde

di

palme, un'oim,

ciar

trista a

rr;esso l'occhio a le fessure dei

la paternit di

eccoti

me, un

mona Badessa che

mattoni, veggio che

fa le lamentazioni di Gie-

remia apostolo.

Come,

La divota
Nanna
Antonia

la

Badessa

madre de

le

monache, e

pro-

la

monastero!

tettrice del

Antonia

Nanna

Che aveva
Per quello che

ellaP

posso considerare, era stata

assassinata dal confessore.

In
Nanna Egli

che

Antonia
cavato

lo

de

lo

spasso,

le

aveva

stoppino de la botte, e lo volea porre nel vaso del

La

zibetto.

modoP

in sul pi bello

poveretta tutta in sapore, tutta in lussuria, tutta

in sugo, inginocchiata ai suoi piedi, lo scongiurava per le stim-

mate, per
di
la
il

San

stella,

anzi

Salmi

pestilenziali,

per

il
i

pater noster
tre

magi, per

per santa santorum, n pot mai ottenere, che

Nerone,

cello,

dolori, per le sette allegrezze, per

Giuliano, per

il

Caino,

con un

il

Giuda,

viso

le ripiantasse

il

porro ne Torti-

da Marforio, tutto velenoso

la sforz

co' fatti, e con le bi avarie a voltarsi in l, e fattole porre la


testa in

una

schiuma a
ristorativo.

stufetta, soffiando

la bocca,

come

come un aspido

l'orco, le ficc

Poltronaccio.
E pigliava un

il

sordo, con la

piantone nel fosso

Antonia

Nanna

si

cavare, e mettere ridendo a quel


entrare, e

piacere da mille forche

non

so che, che udiva a

lo uscire del piuolo simigliante a

e taf, che fanno

piedi dei peregrini,

di creta viscosa, che spesso gli

ruba

quel

tof,

quando trovano

le scarpe.

la

nel
lo
tof,

via

PRIMA GIORNATA
Antonia

Nanna
spirito

21

Che
squartato.
La sconsolata capo
sia

ne

col

d'un sodomito in bocca

dre spirato da

sue orazioni,

le

senza schiavare,

le fece

parca

la stufa

Demonio.

del

trarre

la fine,

capo

il

fuori, e

fratacchione la port su la verga fino a

il

lo

pa-

il

un

trespido, al quale appoggiata la martorella, cominci a dime-

narsi con tanta galanteria, che quello che tocca

come

vicembalo, non ne sa tanto, e

volgea indietro, volendosi bere

si

gua

labbri, e

tasti al gra-

disnodata tutta

ella fosse

mangiare

la lin-

del confessore, tenendo fuori tutta via la sua, che

era punto differente da quella d'una vacca, e presagli la

con

orli

gli

de

valigia lo facea

la

avesse presa con

Io
Nanna E intertenendo

rinasco, io trasecolo!

passo a la macina,
il

il

il

dolcemele,

sieme, e

doppo un nonnulla

mia pavona,

cuore de cuori, vita de


il

il

la
si

volea dare

buona donna

le vite,

che

il

net-

abbracciarono in-

mia colomba, anima de

la

il

lavoro: e forbito

frate ghiottone, le dicea: parevati onesto, la

il

fagiana, la

nimede,

che

piena,

la

uomo comp

santo

cordone con un fazzoletto profumato, e

tato

gliene

tenaglie.

le

Antonia

come

torcere,

non

mano

tuo Narciso,

mia

anime,

le

tuo Ga-

il

tuo Angelo, non potesse disporre per una volta del

tuoi quarti di dietroP''

mio papero,

il

ella

mio cigno,

rispondeva: parevati giusto,

mio

il

falcone, consolazione

de

il

le

consolazioni, piacere dei piaceri, speranza de le speranze, che


la

tua nimfa, la tua ancilla, la tua Comediante, per una vol-

non dovesse

ta,

riporre

aventandoglisi con

il

tuo naturale ne la sua natura.^

un morso,

nei labbri, facendogli cacciare

Che piacere!
Doppo questo,

gli

lasci

uno

segni neri dei denti

strido crudele.

Antonia

Nanna
p
e

la reliquia, e

imbertonata

la

prudente Badessa,

gli

grap-

porgendole la bocca, la basciava soavemente,

di essa la

cagnuolino la gamba,

masticava, e la mordeva, come


la

mano, per

la

qual cosa

si

un
gode

ribaldone

del suo

mordere, che fa piangere ridendo; cosi

frate, al

pungere dei morsi di madonna, tutto festevole, dicea

aih,

aih

il

22

RAGIONAMENTI

Rotea pur levargliene un pezzo


Mentre
buona limosina

Antonia

Nanna

scherzava col suo idolo, la porta de

pianamente, onde restarono sopra

ad
si

col denti, la goffa.

la

avisarono che quello era

che

dentro, perci

sapea quanto pesava

il

lor

la

stando

fioco fioco, e allora

creato del confessore, che venne

aperto

fu

gli

Badessa

tutti e due, e

di s

odono zufolare con un suono

ascoltare,

de la

sua camera tocca

la

di

subito,

non

lana,

perch

egli

guastarono niente;

si

anzi la traditora

Badessa lasciato

preso per

calderino del figliuolo distruggendosi di fre-

le ali

il

frenguello del padre, e

il

gare l'archetto del fanciullo su per la sua

fammi

di grazia

una

grazia", ed

amor mio,

lira, disse:

frataccio le dice: son con-

il

tento, che vuoi tuP Io voglio (disse ella) grattuggiare questo

formaggio con

la

mia grattugia, con questo che tu metta

pione nel timpano del tuo figliuolo spirituale, e se


ti

daremo

piacer,

tanti modi, che


la

mano

di fra

Galasso calate

le vele

Madama,

cata la gabbia e mlsovi dentro


il

fascio

che

finito

la gualc,

panno:

di

il

de

come

luslgnuolo,

in ultimo ella scaric le

giuoco,

non

potrei dire

ti

da

sedere,
si

dosso

so dire che

ti

essi

spalan-

tir a

in su la

la gualchiera

some, e
il

proveremo

intanto avendo

mappamondo

gran

gualcata

l'ar-

piacere

lo schivo del garzo-

postasi

il

con grande contentezza d'ognuno, e

stette a crepacuore con


cia,

cavalli, se no,

sar a nostro modo.

che avedutasene

netto,

mosse a

noi le

un ne

il

il

pan-

una pezza
balestro, e

vino che tracannarono,

confetti che divorarono.

Antonia

Come

ti

potevi

tu raffrenare nel desiderio

de l'omo vedendo tante chiavi P

Nanna
salto

Antonia

come

Io venni in succhio

badessale, e

si

fiuta

Nanna

Io

fortemente a questo as-

aveva pure

in

mano

che

lo

tenevi

credo

il

pugnale vetrigno.
fiutandolo

spesso,

un garofano.

Ah,

ah, ah! dico che essendo in frega, per le

battaglie, che io vedea, votai la tempella de la orina fredda, e

empitola di nuovo mi
bacallo

me

perch non

la
si

ci

posi suso a sedere, e misa la fava nel

avrei spinta nel coliseo, per provare ogni cosa,

pu sapere a che modo

ella

abbia andare per noi.

PRIMA GIORNATA

Tu
E

Antonia

Nanna

23

facesti bene, cio aresti fatto bene.

cos,

calcandomi sopra

la

sua schiena, mi

sentiva tutta confortare la sporta dinanzi, bont del frugatoio

che mi bruniva
il

s,

secchio, e

il

no circa

il

il

parte, e credo che

non

se

ricever

avrei

andare

il

cane nel covile,

ben contenta Badessa,

ri-

corsi a vedere

cacarie sue nel partirsi. Ella facea la bambina, e vezzeggiando

dicea:
.

overo una

tutto l'argomento,

lasciato

che udendo chiedere licenza dal confessore

fosse,

vestito col suo allievo e la


le

standomi fra due, contendea meco

io.^

quando
il

tornena

geva
che

la sera seguente, e

con tutta

le calze,

il

ritornerete? o dio! a chi voglio io bene, chi adoro

padre giurava per

confessore

per lo avento, che

le letanie, e

che ancora

fanciullo,

il

la lingua in

bocca

partir cominci quel

al

ri-

ristrin-

si

le disse adio.

udii

pecora campi, che

nel vespro.

Che
Nanna Tu

Antonii

il

pradetto, che per

ancora avevano

appena part

calpestio che udii, intesi che

finito

il

so-

giostranti

la giornata, e ritornavano a casa

facendo stallare

la vittoria,
la

il

cialtrone fngea di dire compieta, eh.^

hai indovinato, e

lo

con

cavalli di maniera che mi parca

prima pioggia d'Agosto.

sangue!
Odi, odi questa:

Antonia

Nanna

Il

le

due che avevano imbal-

lato le cose loro, erano ritornate in camera, e la cagione secon-

do che brontolavando dicevano, era per aver trovato chiuso


a chiave l'uscio dietro, per commissione della Badessa, a la

quale diedero pi maledizioni, che non aranno


del giudicio.

Ma

elle

dere de la scala, videro sonnecchiare

avea

d inanzi

tolto

disse l'una a l'altra:

una bracciata

il

il

come

il

preti

nel di

lo scen-

mulattiere, che

due

monastero, e fattoci disegno sopra,

tu anderai a destarlo, con dire che

di legne in cocina, e

egli

ti

porti

stimandoti la cuoca,

verr via, e tu mostrandogli questa camera,


l;

non andarono indarno, perch ne

gli

dirai portale

brigante dentro, lascialo pure intertenere a la tua

per non aver dato cos fatto aviso n a muta, n


a sorda tosto fu ubbidita. In questo scopro un altro agguato.

fratellina.

Antonia

Che

scopristi.^

24

Nanna

Scoprii

RAGIONAMENTI
a lato a la stanza de le predette,

una

camerina imbossolata a la cortigiana, molto legiadra, ne la


quale erano due

tavolmo
di

suore

divine,

Damasco

aveano

bianco, esapea pi di spigo, che di zibetto;

mali, che la fanno, vi acconciarono tovaglini,

e forchette per tre persone,


trei dire, e

un

apparecchiato

suso una tovaglia, che pareva

\n su le grazie e postovi

gli

ani-

piatti, coltelli,

pulitamente, che non te lo po-

tratto fuori d'un panieretto molte variet di fiori

andavano ricamando con gran diligenza la tavola. Una de le


avea nel mezo di quella, composto un festoncello

suore,

tutto di frondi di lauro, e spartovi dove meglio campeggiavano

alcune rose bianche, e vermiglie, e di fior rancio dipinte le

che legavano

fasce,
si

il

festone, le quali per lo spazio de la tavola

distendevano, e dentro del festone, coi

scritto

il

nome

gnore era venuto


tera

col loro don,

di proprio, e per lui pii

Ora

mi

din, don, mille cose belle,

che pel Vicario


poi.

il

fecero le scampanate, le quali

si

fiori

borrana,

di

del Vicario del Vescovo, che col suo monsi-

l'altra

si

apparecchiavano

monaca avea

che per la sua mi-

tolsero

da

le

orecchie

da raccontare. Dico

nozze, e ci seppi

le

quadro de

in ogni

da

la tavola

una cosa bella, nel primo fece il nodo di Salomone,


mammole, nel secondo il laberinto, di fiori di sambuco,
nel terzo era un cuor di rose incarnate trappassato da un
dardo, che era del gambo d'un garofano, e la sua boccia la
serviva per ferro, che mezza aperta parca tinta nel sangue

ritratto

di viole

del cuore, e sopra esso di fiori di bugalossa

suoi occhi lividi per

erano

cime

il

di quei bottoncini di aranci spuntati

de'

rami loro: nell'ultimo,

somini congiunti insieme, con


questo,
fico,

una

si

avea

pur allora per

avea fatto due mani

un Fides

di viole gialle.

le

di gel-

Doppo

diede a lavare alcuni bicchieri con le foglie del

e gli forb

bene, che pareano trasformati di cristallo

in ariento; in tanto la

compagna

gittato sopra

una panchet-

tina la tovaglietta di renza, pose con pari ordine

su lo scanno,

ritratti

piangere, e le lagrime, che versavano,

avendovi nel mezo

bicchieri

di quelli acconcio

una gua-

stadetta piena di acqua nanfa simile a

pendeva un pannetto

di lino sottile,

che

un

pero, da la quale

ella

serbava per asciu-

PRIMA GIORNATA
gar

mani, come da

le

le

tempie dei Vescovi pendono

de

le

mitere.

vi

si

potea specchiare dentro,

un vaso

pie de lo scanno stava

mano:

l'aceto e la

25

egli

bene

si

1'

di

bande

le

rame, che

avea polito

l'

colmo d'acqua fresca teneva

arena,

in seno

dui orcioletti di vetro schietto, che pareano non tenere vino

ma

vermiglio, o bianco,

acconciare

bambagia rappresa,
luogo suo, e cos

tavolino,

tempo

la diligenza

essere opra se

dietro

tempo.

al

perch

Stando a

il

non

faccenda,

non

nome

rincrescesse,

due dissero

dal d de le feste: e

mezo per

vrebbe

tratti

il

Messa

di

l'ora

il

gaglioffo, e poco, e poltrone

una

di loro corse al fuoco,

gotte non potevano


uno spedone piegato

le

compagna non

dato

il

buon

pose

il

fascio in su le spalle, e

consiglio, fall la porta che gli

d'

mostr

anima avea
colei,

che

gli

entrato dove era aspettato

messere, ivi lo Asino lasci andar gi


si

a-

gli

vetava;

glielo

mulattiere, che dovea scaricar le legne

di quella, che a la sua sorella

due compagne

che dice

peso d'un pavone allevato da loro, e

per la finestra, se la

camera

passando

di lui quello

quali facea la guardia

e in cotale scompiglio
la

il

favellando di mile fanfalughe,

e
gli

a fine, a gara tutte

pi muoversi, a

le

lo imbellettare

di suore, le quali gittano

dove bollivano due capponi, che per

ne

ne

sedere, ecco che scroccano le tre ore,

maestro Pasquino dei Cardinali: e


il

al

l'altra:

acci che l'aspettare


fatto, e

mise

non meraviglia il suo indugiare,


Vescovo, che domane vuol cresimare, lo debbe avere
Rispose

miso a qualche

nel

pane, che parea

disse la pi galluta: il Vicario pi lungo della

Natale.

era

il

riposarono alquanto.

si

non volea

Nanna
onde

d'un cofano

e lo porse a quella, la quale lo

Veramente

Antonia

il

rubini, e iacinti stillati: e finito di

tutto, questa trasse

il

le legne,

11

il

che udendol

cacciarono le unghie nel viso e tutte

si

lacerarono.

Che dissero quelle dal piantone.^


Che
detto tuP

ventura per
presa
Antonia
Avrei

che
Nanna.
Cosi femo

Antonia

Nanna

avresti

la

il

rallegrate

esse:

aspettata ventura del mulattiere,

ciuffetto.

come

si

per la non

rallegrano

colombi

26

RAGIONAMENTI

per l'esca,

perch

mulattiere

misero a

sclugatolo di bucato.

come

fondo d'uno

il

staio,

con due lombi

badiali,

grandone, biancone, un certo cacapensieri, un cotale


troppo buono per

feste,

capponi, e

al

pavone, e

si

trangugiava bocconi smisurati,


parca di scardas-

gli

pelo col battaglio suo, dileggiavano le vivande, ne la

il

foggia che

dileggia

le

un che non ha fame. E

se

non che

ingorda perduta la pacienza, come la perde un che


mito,
tiere

si gli

avent

come

al pifero,

il

che facea un pasto da vetturale,

che spinse fuori un pezzo


a quel di Bivilacqua, e
colui,

pi

le

vide alloggiare intorno

e bevea da mietitore, e esse che mille anni


sare

guarda

proposito loro; egli facea

il

scimonlte risa del mondo, quando


a

Il

d'un venti anni, o circa, sbarbato, paffuto,

era

la fronte

la porta,

la trappola, sei

un

sedere in mezo, forbendolo con

con

da Re: e stangata

fecero un'accoglienza

gli

volpone non iscappasse de

nibio
egli

al

polcino.

non fu

Il

mulat"

tosto tocco

parve quel trombone, che

vanto

il

chettone in mano, quella scans la tavoletta, onde


il

bambolino

fra le

gambe,

si

fuori

tira

che lo suona in castello; e mentre questa tenea

sozia recatosi

pi

Ro-

fa

Giannettone, che toglieva

di

la

si

bac-

il

la

sua

lasci tutta

sul

flauto del mulattiere, che sedea, e spingendo con quella discrezione, che

zione

cadde

una scimia,

si

spinge l'un l'altro sul ponte data la benedi-

la sedia,

mulattiere, e ella, e

il

schiavotosi

11

tomarono come

catenaccio da la porta, l'altra

suora che blasciava, come una mula vecchia, per che

il

bam-

bolino che non avea nulla in testa non infreddasse lo incappell col Verbi gratia, tal che la
in tanta collera,

poco,
di

compagna dischiodata venne

che la prese per la gola, onde vomit quel

che avea mangiato; e

compiere altrimenti

il

ella

rivolta a

lei,

senza curarsi

camino, se ne diero pi che

beati

Paoli.

Ah,
A punto

Antonia

Nanna
la zuffa,

spalla, e

mi

ah,

ah!
il

mestolone

scossi per la paura, e tanto pi

dendo

al

si

levava suso per partir

quando ecco che io mi sento appoggiare le mani su la


dir piano plano: buona notte, anlmetta mia! lo tutta
n'ebbi, quanto pi atten-

fatto d'arme de le infoiate (io lo dir pure)

non pen-

PRIMA GIORNATA
sava ad
dissi:

mani adesso mi

le

di quelle,

il

mi

tra al Vescovo, e

mi

Baccelliere, che

riebbi tutta.

Pure

lasci per

che mi credete, fatevi in cost,

ne guardi, noi far mai, non mai,


gricciare, bella cosa,

ben

voi sola siete

il

mia messa;

coltello,

mio

il

quando

trapassatemi

nome scritto
pormi in mano un
soave

il

il

sia

che

in
la

Ed
io

a lettere d'oro.

mezo

me

a me:

Come

un Sera-

in

adoro, perch

vi

cosi

non

dovreste ag-

mia compietta,
muoia, ecco

io

mio cuore

il

vostro

dicendomi volea

manico d'argento

bellissimo coltello col


al

egli

che

vi piaccia

petto, vedrete nel

io

voglio,

vene. Dio

le

la

non

a la damaschina: io

mai torre, e senza rispondere tenea il viso fitto


terra, onde egli con quelle esclamazioni, che si cantano alpassio, mi ruppe tanto il capo, che mi lasciai vincere.
lo

volli

Antonia

ad uccidere
che non

pigliare lo

Peggio fanno coloro che

e avelenare gli

monte de
esempio da

il

Nanna

uomini: e

la piet,

mi

stemperati, egli

che

gli

che ce

si

festi

lasciano condurre

una opera pi

pia,

ed ogni donna da bene dovna

Segui pure.

te.

lasciatami vincere dal suo proemio fratino,

nel quale dicea maggior bugie, che

io

un Trono, e

mio vespro,

indorato, col ferro lavorato fino

non

in

Io vi son servo,

altare,

andare incon-

io dico di no, vi

saper bene.

si

un Cherubino,

essere che in

fino alberghi crudelt?

e la

rivolsi, e

Padre,

gli dissi:

or su m, lo grider, prima mi lascierei segar

pu

27

chi questo? e ne lo aprir la bocca, per gridare

acorruomo, veggio

son

por

altro, e nel sentirmi

oim

'

non dicano

entr adosso con un laudamus

avesse a benedir
lo lasciai ire.

Ma

le

altro.

orinoli

che parea

palme: e coi suoi canti m'incant

che volevi tu che

Antonia Non
Nanna Dico
Antonia Che
Nanna Egli parse

gli

te,

lo facessi,

Antonia.^

Nanna.

dinanzi...

e crederesti

una cosa?

meno

aspro quello di carne,

che

quello di vetro.

Gran

per questa croce.


Nanna
Antonia Che bisogna
Antonia

segreto!

Si,

giurare, se io tei credo, e stra-

credo.^

28

RAGIONAMENTI

Io
senza

Antonia
Ah, ah, ah!
Nanna Una certa pania
Nanna

pisciai

lumache. Ora egH

me

due a

una

la antica, e

pisciare.

che parca bava di


con riverenza parlando,

bianca,

lo fece tre volte,

moderna, e questa usanza abbila

a la

trovata chi vuole, non mi piace punto. Meffe n, ella non mi


piace!

Tu hai
Stiamo

Antonia

Nanna
ebbe de
tu

me
se

ho

torto, e chi la trov,

il

n potea gusto avervi,

svogliato,

lo

se

deh

non...

lo farai dire!

Noi mentovare

Antonia
che

torto.

il

freschi, se io

ne fa

grappa

alla

in vano, perch

che de

pi,

le

lamprede, e

un boccone,
una vivanda

da gran maestro.

Nanna
il

rocca, e
io

Abblnsela!

che

una

al

fiato

mi

le

che

avidi,

braccio mi cingeva

ora

s,
il

onde
ora

gote, e

mi

egli

collo, e

l'ora,

punto

il

con

modo che

deliber di

il

gli altri,

per le altre. Egli

piede in terra,

come

le

carezze

stessa, rin-

il

si

mano

il

a processione per

giorno.

io

che avea

mi parea cento anni


cav

gli

le

scarpe, e io le

giva dietro, ponendo

avessi a porlo sopra l'uova.

Antonia Ritorna
Nanna PerchP
Antonia Perch

mase

per la

egli

me

un

festeg-

stando venne un gric-

visto tanti miracoli in quattro camere,

tenendomi

mi

l'altro

fra

menarmi

monastero, dicendo, dormiremo poi

vederne de

l'oche dei

mio farmi suora, giudicando

del

ciolo al Baccelliere; e

pianelle, e

come

poppe, mescolando

le

la

avea cenato, e

io

mano de

le suore: e cosi

si

se

che

poi

stendardo ne

rec in grembo, e con

si

la

vero paradiso quello de

il

nostro:

lo

egli era pasciuto,

coi basci saporiti al possibile, di

graziava

proposito

il

mi dimand

nel rivellino,

giudei, gli risposi di

giava,

Ora

mi ebbe piantato due volte

Baccelliere

indietro.

ti

sei

dimenticata di quelle due

ri-

in secco per lo errore del mulattiere.

Nanna

Io certo

schine, le sfortunate,

capofuochl,

ho dato

le cervella al

cimatore.

sfogarono la rabbia suso

infilzatevisi

suso,

vi

le

Le me-

palle

scambiettavano

de

sopra.

PRIMA GIORNATA

come

ne

rei

pali turcheschi.

29

se quella,

che

fini

prima, non avesse soccorso la compagnetta sua,

ballo

il

palla le

la

saria uscita per bocca.

Io

questa

Antonia

Nanna
un

olio, e

da

me

in

(mi stimo

io) la carit

avea raccolto dentro;

con

per andare a san Iacopo di Galizia, lo


e la

schiavina sua

si

stava sopra la cassa

bordone, sul quale era una tavoletta col miracolo,

il

appoggiato

una occhiatina, la vedemmo


un Peregrino, che chiedendole

dandovi

cagnesco

scherzare

spiegata, e

come
meza chiusa

drudo, cheta,

al

ecco che vediamo la celletta de la cuoca

smemorata, e

la

che grande! ah, ah, ah!

si,

ne andava dietro

muro,

al

e la tasca piena di tozzi,

ad una gatta, a

quale

amanti

dava da

trastul-

non
davano cura, e al barlotto, caduto sotto sopra che versava il
vino. Noi non degnammo perdere il tempo in cosi lordo amorazzo, ma arrivammo a le fessure di madonna Celleraia, che
larsi

mancatole

la

gli

giolivi occupati,

speranza del venir del suo Piovano,

in tanto furore,

un

la

che acconci

trespolo, e addattatosi

la

capestro

il

si

condusse

fune a una travetta salita suso


al

collo

arrischiava

si

di dar col piede nel sostegno: e gi apriva la bocca, per dire


al

Piovano,

io

ti

perdono, quando

egli

giunto a

l'uscio, e so-

spintolo, entr dentro, e visto la sua vita al termine detto,

lanciatosi a

e ricoltala ne le braccia, disse:

lei,

tore di fede
ellaP

vano

gli

.3

stramortiti ne

pose nel letto.

Le

come

Ed

si

risentono

Piovano gittato

il

ella datogli

membri

la corda,

imagine

di

assiderati al
e'I

un bascio lentamente

orazioni mie sono state esaudite, e voglio che

di cera dinanzi a la

rile-

si

lo spruzzargli l'acqua fredda nel viso,

come

proprio,

calor del fuoco: e

cose son

io

quelle dolci parole, ella rilev la testa,

e risentissi

la

Che

da voi cuor mio, son tenuto un mancadove la divinit de la prudenza vostraP dove

questeP adunque

mi

san Gimignano con

trespolo,
gli

dice:

fate porre

lettere,

che

dicano: raccomandossi e fu liberata, e ci detto a lo uncino

de

mo

le

sue forche impicc

boccone de

Antonia

Io te

parla a la libera, e di

il

pietoso Piovano, che stucco

al

pri-

dimand il capretto.
lo ho voluto dire, ed emmisi scordato,
cu, ca, p, e fo, che non sarai intesa.

la capra,

30

RAGIONAMENTI

se

non da

lo

anello,

sapienza capianica, con cotesto tuo cordone ne

la

guglia nel Cullseo, porro ne l'orto, chiavistello ne

chiave ne la serratura, pestello nel mortalo, rossignolo

l'uscio,

nel nido, piantone nel fosso, gonfiatolo ne la animella, stocco

ne

la

guama,

monina,

novella,

che
dei

il

cos

cotale,

la

quel fatto,

il

pluolo,

11

il

cotale,

pastorale, la pastlnacca, la

il

le

mele,

carte

le

messale,

del

verbi gratia, quella cosa, quella faccenda, quella

manico,

la freccia, la carota, la radice, e la

non vo' dire in gola, poi che vuoi andare su


zoccoli Ora d si al si, e no al no, se non ticntelo
ti

sia,

merda,

le

punte

Non tu che l'onest bella chiassoP


Antonia Di a tuo modo, e non
corrucclerai.
Nanna Dico che ottenuto
capretto, e
dentro

Nanna

in

sai

ti

fttovi

il

da

coltello proprio

il

vedere

entrare,

lo

cotal carne,

e uscire;

godea come un pazzo, del


cavare,

nel

avea quel solazzo, che ha un fante

pugna ne
de

la

Insomma

la pasta.

il

di ficcare, e

si

sflccare

le

Piovano Arloto, facendo prova

schiena del suo papavero, e calcando

cera a pi potere,

mettere,

nel

il

suggello ne la

un capo del letto rotolando fino al


nuovo ritornando in suso, e ignuso;

fece da

piede, poi al capo, e di

una volta veniva la suora a premere la faccenda del Piovano,


e una volta 11 Piovano a premere la faccenda de la suora: e
cosi tu a me, e

e allagato

il

lo

plano de

te,

le

come

in l sospirando

rotolarono tanto che venne la piena,

uno

lenzuola, caddero

in qua, e l'altro

mantici abbandonati da chi

che soffiando s'arrestano. Noi non

ci

potemmo

gli

alza,

tenere da ridere,

quando schiavata la serratura 11 venerabil prete ne fece segno con una s onorevole correggia (salvo il tuo naso sia)
che rimbomb per tutto il monastero, e se non che ci serravamo
la bocca con la mano l'uno, a l'altro, saremmo stati scoperti.
Antonia
Ah, ah, ah! E chi non avrebbe smascellato

Nanna
le

monte

11

a tentoni

vedemmo

cose sue da dovero,

traeva di sotto

il

.3

partitici

letto

la

da

maestra de

un facchino pi

che facea

le novizie,

sporco, che

non

che

un

mio Ettor Troiano,


eccomi tua servitrice, e perdonami

di cenci: e gli dicla: vieni fuori

mio Orlando dal quartiere,

la ciancia,

del disagio che ne lo nasconderti

ti

il

ho dato,

egli

mi fu forza

PRIMA GIORNATA
a farlo.

le

il

manigoldone alzando

cenno del membro, e

col

spianasse

tasia,

le

sue

diede a interpretare a la sua fan-

zoticone cacciatole

il

roncone ne

il

con

la pigliava

labbra, con tanta piacevolezza, che

me

Nanna

A un

fesso,

che

le

glia le lagri-

la fragola

capo da venti

mostr una suora, che parca

ci

de la Bibbia, e

la disciplina, la zia

testamento vecchio, a pena che

f'

ne

andammo altrove.
Dove andasteP

madre de

avea

facea venir

le

le

di lupo

l'orso,

Antonia

la

la siepe,

zanne

le

onde noi per non vedere

a quattro a quattro;

bocca a

in

lerispondea

gli stracci suoi,

non avendo torcimanno che

ella

cifere, le

veder mille lucciole, e

31

capelli simili a quelli di

gocciavano una

folte e canute, gli occhi che

Tu

Antonia

hai

una acuta

una

ne la fronte,

tutti lendinosi, e forse cento crespe

suocera del

la

di guardarla. Ella

soffersi

io

spelatoia,

sue ciglia

le

certa cosa gialla.

vista, se infno ai lendini

scorgi di lontano.

Nanna
la

bocca e

Attendi

da pidocchiosi con due

come

il

denti,

spuntavano

pungenti, mi penso

d'uomo senza
due

cordelle,

in dentro, e

avea bavosa, e mocciosa

Ella

granelli,

il

con

io,

un pettine d'osso
il mento aguzzo,

labbri secchi ed

capo d'un genovese,

alcuni peli, che

ma

a me.

naso, e parevano le sue mascelle

il

avea

quale

il

per sua grazia

fuori a guisa di quei

come

spine;

che nel petto

d'una Leona,

poppe pareano borse


stavano attaccate con

le

le

corpo (misericordia) tutto scrupoloso


il

bilico infuori.

Vero

ritirato

che ella avea intorno

una ghirlanda di foglie di Cavoli, che parca che


un mese ne la testa a un tignoso.
Ancora santo Nofrio portava un cerchio
Antonia

al pisciatoio

fossero stati

da taverna intorno a la sua vergogna.


Tanto meglio. Le coscie erano fuscelli ricoNanna
perti di carta pecorina, e le ginocchia che tremavano s, che

stava tutta via per cadere, e


suoi, e le braccia, e

piedi,

ti

mentre,

dico che

erano lunghe, come quella, che


picciolo, la quale

Ora

ella

le

avea

portava per nimicizia,

ti

imagini

unghie de
il

ma

gli

le

Rofhano

stinchi

sue mani
nel

dito

piena di mestura.

chinata in terra con un carbone facea

stelle,

lune.

32

RAGIONAMENTI

quadri, tondi, lettere, e mille altre cantafavole: e ci facendo,

chiamava

demonil per

nomi, che

certi

diavoli

non

rebbero a mente: poi aggirandosi tre volte intorno a


rattole dipinte,

si

volgea

una figurina

poi tolta

cento aghi (e se

al

tu hai mai

nuova, ne

cata-

borbottando seco;

cielo tutta via

di cera

gli ter-

le

quale erano

la

fitti

visto la mandragola, tu vedi la

figura) e postola tanto al lato al fuoco, che lo potea sentire,

come

volgendola,
si

volgono

si

cuochlno, e non

si

gli

ortolani, e

beccafichi, perch

abbruscino, dicea queste parole:

Fuoco mio, fuoco strugge.


Quel crudele, che mi fugge.

voltandola con pi furia, che non

si

il

pane a

lo

spedale, soggiungea:
Il

mio gran

Mova
E

il

pizzicore.

mio Dio d'amore.

cominciando la imagine a scaldarsi

forte,

dicea col

viso fitto ne lo spazzo:

Fa, Demonio, mia gioia


Ch'ei venga, o che

Al

fin di questi versetti, eccoti

si

muoia.

uno, che

le

batte la porta

come uno, che coi piedi abbia (sendo stato giunto


danno in cocina) risparagnato un monte di bastonate
sue spalle; onde ella riposti tosto, tosto, gl'incantesimi,

alitando,

a far
a le
gli

aperse.

Cos ignudaP

Cosi ignuda,
Nanna

Antonia

il

pover'uomo sforzato da

negromanzia, come la fame da la carestia,


collo, e

basciandola non

men

stata la Rosa, e l'Arcolana,

che fanno

le gitt le

la
al

saporitamente, che se ella fosse

dava quelle

lodi a la belt sua,

sonetti a leTuUie; e la maledetta

che danno

quelli

fantasma

dimenandosi tutta, e gongolando,

braccia

queste carni da dormirsi sole P

gli

dicea:

Son

Ohib!
Non guaster pi

Antonia

Nanna

ti

lo

stomaco con

la

vecchia

PRIMA GIORNATA
non
quando

trentina, che

altro.

so altro di
lo

perch non ne

lei,

affaturato

33

barba, la calc suso uno sgabello pedum tuorum,

Masino, che serrava

di

Ora

al

era a

come
il

la

bocca,

la

che pare se

lo voglia

poppe,

il

tutto

cuore.

il

de

pinchino,

e finito l'oim,

egli

il

visetto,

'1

culetto,

sugge

le

il

commessure,
de

strido,

sarta,

la

appresso

uno oDio!, che ci percosse

donde uscivano

aviaticl ratti

tonica

la

uno

grido

il

tamburo,

il

l'occhiolino a le

lembi

dopo

il

allieva,

modo, che

succiare nel

ch'ella

corpicello,

per veder tagliare dal sarto

ma udimmo un grido,
de lo strido un oim!,

battitoio,

il

bambino

volevamo acconciar

Certo

latte.

al

manine,

le

gatta

feci la

non pigliare
topi.
vecchia pervenimmo a la sarta, che
per

occhi

gli

le

bascia la balia

bocchino,

prima

di

suo maestro, e scopertolo tutto ignudo

ferri col sarto

basciava

gli

Dopo

resto.

vedere

volli

giovane

secolare,

le voci,

rico-

perte dal calpesto dei nostri passi, vedem.mo una che avea

mezza una creatura


la pisci

a fatto,

fuori de la canova, che poi col

al

capo inanzi

suono di molte peta profumate: e visto

che era maschio, chiamarono

il

suo padre

Don

Guardiano,

che venne accompagnato da due suore di mezza et: a

la

cominciarono a sciorinare allegrezze

si-

venuta del quale


gnorili.

Diceva

il

si

Guardiano: poich qui in questo desco

carta, penna, e inchiostro, io vo' fare la sua nativit.

gnati

non

un milione

dicendo

di punti, tirando certe righe tra loro,

so che de la casa di Venere, di Marte, e Mercore,

a quella brigata e disse: Sappiate sorelle, che


naturale, carnale, e spirituale sar

Melchisedech

il

Messia,

mio

dise-

si

volse

figliuolo

Antecnsto, o

volendo vedere la buca, donde era apparso,

il mio
Baccelliere per i panni, gli feci cenno, che
mi spiaceva vedere altri sanguinacci, che quelli d'un porco

tirandomi

sparato.

Antonia

Nanna

Va
Ora

fatti suora,

odi

questa. Sei giorni inanzi a

suoi fratelli era stata misa,


donzella,

dove

una robba che dio

Badessa

la

io fui posta,

tei dica.

primi de la terra innamorato di


la

va!

lei,

me da

una non

vo' dir

per gelosia d'uno dei

secondo che mi fu detto,

teneva in una camera sola e

la notte, riserratala

34

la chiave: e

ne portava seco

una

11

giovane amante, accortosi che

il

camera sua rispondeva ne

finestra ferrata de la

aggrappandosi su per
11

RAGIONAMENTI

muro

di cotal finestra,

come un

l'orto,

picchio,

meglio che poteva, dava da beccare a la papper; e a punto

ne

che

la notte,

rata abeverava

tenendo perci

nendo

non

mele

11

conto, venne a

lo

bracco a

11

la tazza,

lei,

che

braccia Intrecciate col

le

acconciatosi

a la fer-

sporgeva In

gli si

ferri

traditori.

sul fiadone, la dolcitudine gli torn pi

fuori,

ve-

amara che

una medicina.

A
Lo

Antonia

Nanna
che

sul fa,

Antonia

Nanna
biasimo.

In

che abbandonate

le

voleva che

vano giurato

venne

tetto, e del tetto in

modo che

in terra, di

poich

snaturato

io la fo,

cone sopra un

modoP

che

ruppe una

si

tanto

sfinimento

In

le

braccia, cadde dal bal-

un

pollaio, e del pollaio

coscia.

avesse rotte tutte due la strega Badessa,


osservasse castit in bordello!

ella

Ella lo faceva per paura dei fratelli, che ave-

di bruciarla

per tornare a

dei

cani, mise

per

le

con tutto

dirti,

il

a remore tutto

finestrette,

alzando

il

monastero,

giovane che ebbe

lume de la luna il minato,


scovare due seculari del letto de

e fracassato
le

lavorar

mondo. Corsero ciascuna

il

scorgendo

impannate,

le

udendone
il

per

il

meschino. Fecero

posticce mogli loro, e

man-

datogli ne l'orto, lo ritolsero su le braccia, e lo portarono


di fuori, e

Dopo
il

ti

so dire, che vi fu che dir per la terra di cotal caso.

questo

non

scandalo

ritornatoci

giungesse a spiare

ci

buonissimo brigante, bisuntone,

non
a

so

quante suore, e

il

che
frate

quale contava una fola a

preti, e secolari,

entrati a chlacchiarare sconlurando

Ed

cominci in

egli

riso

impetr udienza

Dui

per paura

udimmo un

cella

che aveano giuocato

a carte tutta notte, e finito di sbevazzare, erano

dadi, e

novella.

in

fatti d'altri,

d fa,

dicendo:
e fin in
e

lo vi vo'

<'

il

frate,

che dicesse una

contare una istoria, che

pianto per un cagnaccio stallone,

cominci:

passando per piazza, mi fermai a vedere una

cagnoletta in frega, che avea due dozine di cagnuoletti tratti

a lo odore de

la

fregna sua, tutta enfiata, e

rossa che pa-

PRIMA GIORNATA

35

reva di corallo che ardesse, e tutta via fiutandola or questo,


ragunati una gran frotta di

e ora quello, cotal giuoco avea

vedere ora

fanciulli, a

suso questo, e dar due menatine,

salir

e or questo altro, e darne due altre: io

gliaio,

che pareva

mondo, e

luogotenente de

il

uno

afferratone

un

e lasciatolo, ne prese

le

beccane

altro,

con

con la schiuma a la bocca, guardava


vata:
spinte,

un

fiutatole

tratto

la

bella

la

l,

il

come

pelo,

il

occhi guerci, digrignando

gli

a la vedetta

diede a correre, e

si

le trottar dietro.

cuoio

il

cagnone
porco

il

cagnula male

bellina,

arri-

due

diede

le

ma

sguiz-

cagnoletti, che stavano

cagnaccio in collera

Il

il

denti, rignando

che la fecero abbaiare da cagna grande,

zatogli di sotto

tutto

di

rimase adosso

gli

arco de la schiena, arricciando

le setole,

facea

rabbiosamente,

trasse in terra

lo

intero; in questo chi fugge di qua, e chi di

fatto

spasso

tale

quando ecco comparire un cane da pa-

viso proprio fratesco,

la segui-

tava, e cos la cagna veduta la fessura d'una porta chiusa,


di subito vi salt dentro, e
si

rimase fuor uscito,

non capiva dove andar


la porta,

zappava
e

il

cagnuoli seco

gli altri,

il

cane poltrone

era cotanto sconcio che

egli

onde rimaso

di fuori,

mordeva

pareva un leone, che

in terra, urlava che

avesse la febbre.
poverini,

imper che

stato cos gran pezzo, sbuca fuori

can traditore ciuffatolo

gli

stacc

un

tutta

dei

una

secondo gli fece peggio, e di mano


mano gli castig tutti ne l'uscire: egli fece sgombrare il
villani per la venuta dei soldati.
paese, come sgombrano

orecchia, e apparendo

il

in

la fine la

le

zanne ne la canna,

sposa venne fuori, e

popolo raccolto a

egli

e strozzolla,

la festa

canina

presola ne la gola

mandandone

via, e

le ficc

fanciulli, col

gridi al cielo.

Onde

non ci curando di vedere, n di udire pi altro, entrati


camera nostra, e misurato un miglio per il letto, ci addor-

noi
in

mentammo.
Antonia

Perdonimi, quello de

le

cento novelle

egli si

pu andare a riporre.

Nanna
almeno, che

ho

io

da

Questo non dico


le

mie son cose

dire P

io.

Ma

voglio, che egli confessi

vive, e le sue dipinte.

Ma

non

ti

36

RAGIONAMENTI

Che
Levatami

Antonia

Nanna

a nona, essendosi, non so come,


buona otta il Gallo de la mia parrocchia, e andando
ghigni, vedendo quelle,
a desinare, non poteva contener

partito a

che erano

con

la

che

come

me, cio in tresca col Baccelliere


In

sali

ma

notte gite in carnafa;

tutte, fui chiarita,

domesticata in pochi

io vidi altri, altri

vide

avemmo,

desinato che

pergamo un Fra Luterlano, che avea una voce da


s penetrativa, e tonante, che si sana udita da

far guardia, e

Campidoglio a Testacelo,

e fece

Che cosa diceva


Egli diceva, che non

Antonia

Nanna

ha dato

ce lo

le

suore

Diana.

stella

la

egli?

natura che veder perdere

la

una esortazione a

che aria convertito

di cosi fatta sorte,

il

tempo

era cosa pi in odio a


a la gente

perch

ella

in consolazion sua, e che gode del vedere le sue

creature crescere e moltipllcare, e sopra ogni altra cosa


rallegra,

pu

dir:

tiene per gioie care le monacelle, le quali

Dio Cupido; onde

mille,
1

figliuoli

le

verbum

mosche, e de

gli

Non

fanno

dona son pi

zuccherini
dolci

che

le

caro.

ascoltato

scioperati,

Entrato poi a ragionare de l'amore fino

le formiche, era forte riscaldato nel volere,

fosse de la bocca de
sua.

piaceri che

ci

mondane: affermando ad alta voce, che


che nascano da frate e di suora sono parenti del

che ne dia a

Disitte e del

de

si

quando scorge una donna, che giunta ne la vecchiezza


mondo vattl con Dio; e che oltre le altre la natura

la verit, tutto quello


s

che

che usciva de

la

attentamente un canta in panca da

come ascoltavano le buone massaie il cicalone;


uno di quelli, tu mi intendi, di vetro

e data la benedizione con

lungo tre spanne, scese giuso e rinfrescandosi facea del vino


quello, che fanno

cavalli

de l'acqua, divorando

le

confez-

un asinaccio
sermenti:
e gli fu donato pi cose, che non dona il parentado a chi
canta la messa novella, o vero una madre a la figlia che va
a marito: e partitosi, chi si diede a fare una bagattella, e chi
un'altra. E io tornata in camera, non stetti molto, che odo
zioni con la ingordigia, che divora

percuotermi la porta, onde apro, ed ecco a


Baccelliere, che

con un

inchino cortigiano,

me

il

fanciullo del

mi porge una cosa

PRIMA GIORNATA
Inguluppata, e
quelle

una

era

penne con

mi

modo, che sono

lettera piegata nel

tre cantoni, o spicchi,

che stanno in cima ale


so se

37

che

gli

si

debba

dire,

freccie; la soprascritta diceva... lo

ricorder de le parole. Aspetta,

si s,

non

cos dicevano:

Queste mie poche, e semplici parole


Sciutte co' miei sospir, scritte col pianto

Sien date in paradiso in

Oh buono!

Nanna
Dentro

man

del Sole

Antonia

una

v'era

minciava da quei

che
e

avea

gli

capelli,

tagliati in chiesa,

un

e fattosene

ricolti,

le ciglia

a quel legno nero, di che

di perle

mi agguagli

si

dicendo

laccio intorno al

chela mia fronte era pi serena, che

mie guancie facevano aschio

lunga lunga, e co-

diceria

che mi fur

fanno

pettini, e

al cremisi,

al latte e

denti, e le labbra a

collo,

assimigliandomi

cielo,

il

fiori

che

una

de

le

le

filza

mela-

un gran premio su le mie mani, e fino le unghie


mia voce era simile al canto del gloria in eccelsis,
venendo al petto disse mirabilia, e che teneva due pomi,

grane, facendo
lod, e che la

scasciati,

come

neve.

la

fonte, dicendo

avervi

la fine

si

lasci sdrucciolare a la

bevuto indegnamente, e che

lava manuschristi, e che di seta erano


rovescio

de

medaglia tacque,

la

che rinascesse

stil-

Del

che bisogneria

scusandosi

a dirne

Burchiello,

il

ella

pelluzzi suoi.

una minima

particella,

e venne a finirla col rendermi grazie per infinita secula de la


liberalit,

che

io gli

aveva fatto

che verria tosto a me, e con uno


toscrisse a

punto

Quello,

del

tesoro,

e giurando

addio corncino mio

, si

sot-

cos.

che nel bel petto vostro vive.

Spinto da troppo amor questa

Antonia

mio

chi

non

si

avria

vi

scrive.

alzato

la

sottana

bella canzona!

io

Letta la novella, ripiego la carta,


Nanna
me la ponga in seno la bascio, e tratta la cosa

glio,

veggo che un

ufficio!

da, o piuttosto io credeva che

prima che

de

lo

invo-

molto vago, che l'amico mi man-

un

ufficiolo fosse

che mi mandas-

38

RAGIONAMENTI

Esso era coperto

se.

che significava amore, coi

di velluto verde,

suol nastri di seta.

sorridendo e di fuori

lo piglio

tutta via basclandolo, e lodandolo per

mal

visto, e licenziato

basciasse

il

messo, con dirgli che in mio scambio

suo Maestro, rlmasa

il

vagheggio

Io

pi bello, che avessi

il

sola,

apro

libricluolo,

il

per

leggere la Magnificat, e apertolo, veggolo pieno di dipinture,

che

trastullano ne la foggia, che fanno le savie

si

scoppiai in tanto riso nel vedere una,

cose fuori di una

su

la

rella,

una fune

cesta senza fondo, per

fava di uno sterminato baccello, che

che

pi

alcuna altra

di

monache, e

spingendo

che

vi

sue

una

corse

so-

meco, e

era domesticata

si

le

calava

si

dicendomi: che significano coteste tue risaP, senza corda


dico

uno

il

spasso,

dipinti,

e mostratole

tutto,

che

che

ci

mise in

tazione,
le

cotale di

il

onde

pongo

le

avea a fare
le

e
;

manico

modi

di vetro,

mia compagnetta

il

bene,

uno uomo drizzato Inverso la sua tencome una di ponte santa Maria,

in su le spalle, e

ora

ed

fu renduto da

Antonia

la

le

insieme

glttatami l

lo

gambe

buon modo,

coscle

le

demmo

voglia di provare

tanta

fu forza consigliarcene col

ci

quale acconciossi fra

che parea

ne

libretto, ce

il

tristo,

mi

ella arrecatasi

me

ficcandomelo ora

fece far tosto quello che lo

a la foggia, che

mi

recai

io,

migliaccio, per torta.

tu

Sai

ella

Nanna

quello che interviene a

me

udendoti raggionare.^

No.
Antonia Quello
Nanna

che

interviene

una medicina, che senza prenderla

ad

uno

che odora

altrimenti va due, e tre

volte del corpo.

Ah, ah, ah!


Antonia Dico che mi paiono tanto
Nanna

veri

tuoi ragiona-

menti, che mi hai fatto pisciare, senza che lo abbia gustato

n tartufo, ne cardo.

Nanna

Tu

mi riprendi

del parlare a fette, e poi usi

le novelluzze a le bambine
cosa
che
bianca, come una oca,
mia
una
dicendo: lo ho
oca non , or dimmi ci ch'ella P

anche tu

la favella di chi

Antonia
oscurit.

Io

favello

narra

per

compiacerti,

perci

uso

le

39

PRIMA GIORNATA

Ti

Ora seguiamo la antifana. Dopo gli scherzi, che ci facemmo l'una e l'altra, ci venne voglia
di farci vedere a la grata, e a la ruota, dove non potemmo
aver luogo, perch tutte erano corse ivi come corrono le lu-

Nanna

ringrazio.

certole al Sole, e la chiesa pareva san Piero, e san Paolo,


d

de

e se

a monaci, e a soldati

la stazione; inlno

me

il

dava udienza,

vuoi credere, credimelo, io vidi Jacob Hebreo, che

lo

con una gran sicurt cianciava con

Antonia

Nanna
uno

si

Io

mondo

Il

anche

escane che vuole. Vi vidi

dir,

lo

Turchi

di quei

Badessa.

la

corrotto.

che

disgraziati,

dare ne

lasci

si

ragna

la

in Ungaria.

Egli

Bast
Nanna
Antonia

battesimo o senza.

una ora fanno


Il

Sole

mette

si

do far conto,
bench

io

che

lo vidi,

de

d la vita

cristiano.

che non

forse dire, che

Antonia

Nanna

onde

appena

grande,

lasciai

dire

un poco.

mi
era
le

dicesti
al

per

suore di allora,

Ho

errato

se

io,

ti

ho detto cotesto;

pi,

il

sto

io fossi

sera

la

il

Demonio,

basto da un frate, che era venuto da studio,

maritata

dopo

al

come

la fortuna

fuori del monastero,

l'ave

maria a

lo

un

sa-

venne

'mproviso, e disse:

grazia di venir
in

volle,

non

Baccelliere, e fra le altre,

mia putta, fammi


punto, che ti vo' menare

Cara

volli

io

come erano al tempo antico.


Err adunque la lingua, non il cuore.
Sia come vuoi: non l'ho m mente: attendiamo

non sono

porre

me una

da prin-

tuo tempo;

che sono in sul libro dei Santi Padri.

mi menava spesso a cena

pendo che

quattro

assaggia

Tu

pi quello, ch'egli

guardandomi per dal Baccelliere;


egli

abbrevian-

io

a questo che importa pi. Dico che tentandomi

mi

elle in

un anno.

suo camino.

pensava, che tu m' avessi a contare de

Nanna

narrerebbero

tratto, e via al

Lasciami

di quelle cose,

per ci che

le suore,

si

uno, che ha fretta di cavalcare, che

appetito

un

saprei dire, se con

ti

in ordine per tramontare,

mondo non

il

fatto

sono stata una bestia a prometterti

di essere

abbia

Antonia

che ve

cose,

bocconi, bevendo

cipio,

esser

Ma

un

di raccontare in

dovea

meco

in

luogo, che averai

quegran-

40

RAGIONAMENTI

dissimo piacere, e udirai non pure musiche angeliche,


citare

una comedletta molto

pieno di
trattimi

garzone,

un

gentile

panni sacrati, mi vesto

Io che

senza Indugiar mi spoglio,

grilli,
1

mi

quali

fece fare

ma

re-

capo

11

aitandomi

profumati, cio

mio amante,

il

avea

lui,

panni da

e postomi

capo

una pennctta rossa, e un


fermaglio d'oro, con la cappa indosso, men vado seco.
Camlnato un tirar di sasso, egli entra in una stradetta lunga, e larga mezzo passo, senza uscita, e fischiando soave soave,
udimmo ratto scendere una scala, e poi aprire un uscio, nel
cappelletto di seta verde, con

avemmo il piede, apparse un paggio con


un torchio di cera bianca acceso, e salita la scala al lume,
comparimmo m una sala ornatlsslma, tenendomi il mio stuquale posto che

diante per mano, e alzando


la

camera, con

dirci:

paggio dal torchio

il

entrino

le

la portiera

de

Signorie vostre, entrammo;

tosto che io giunsi, vedesti levarsi suso le persone con la berretta in

mano, come fanno

del predicatore. Ivi era

la similitudine di

il

le

brigate nel dar la benedizione

ricetto di tutti

fottisterl, sacrati

una barratterrla e ivi si rlduceva ogni


come a la noce di Benevento, ogni

sorte di suore, e di frati,

generazione di streghe, e di stregoni: e ripostosi ciascuno a


sedere,

non

ancora che
egli

udiva altro che bisbigliare del visetto mio, che


non stia bene a dirlo a me, sappi Antonia, che

si

fu bello.

Antonia
che tu

E'

da credere essendo tu bellissima vecchia,

sia stata bellissima giovane.

Nanna

stando in

sul

vezzi, arriv la vlrtii

de la

musica, che mi fece risentire fino a la anima. Erano quattro,

che guardavano sopra un


accordato con

le

libro, e

liuto argentino

voci loro, cantava:

Divini occhi

Dopo

uno con un

sereni...

questo venne una Ferrarese, che ball

gentilmente

che fece maravigliare ognuno: ella facea capriole che non


avrla fatte
grazia,

un

capriolo,

con una destrezza, oh Dio!

Che
gamba mancina ad usanza de

Antonia, che non avresti voluto vedere

miracolo era raccogliendosi la

le

con una

altro.

PRIMA GIORNATA
ne

la grue, e fermatasi tutta

torno

modo che

di

la dritta,

41

vederla girare,

sua vesta gonfiata, per

la

gimento, spiegatasi in un bel tondo, tanto


le girelle

dire quelle di carta, posta

da

fanciulli in

mano dandosi

la

che appena

vedea, quanto

si

mosse dal vento sopra d'una capanna, o vogliamo

che distesa
rare

come un

presto rivol-

il

cima ad una canna,

a correre, godano di vederle gi-

scorgano.

si

Antonia Dio
Nanna Ah, ah,

la benedica.

davo

fio di

il

lo

diman-

Ciampolo (secondo me) Veneziano, che

tiratosi

mi rido

ah! Io

di uno,

che

dentro a una porta, contrafece una brigata di voci. Egli facea un facchino, che ogni bergamasco
vinta, e

'1

de

le vorria parlare, e

lei:

o madonna,

la

io

Madonna,

vecchia diceva: e che vuoi tu da Madonna.^

in persona

e egli a

un

avrebbe data

gliene

facchino dimandando a una vecchia de la

moro,

laveggio di trippe))

io

sento

egli

da
il

madonna,

cattivo, le dicea:

polmon che mi

facea

un lamento

bolle,

come

a la facchina

il

pi dolce del mondo, e cominciando a toccarla, rideva con


alcuni detti proprio atti a farle gustare la quaresima, e a

perle

il

il

suo marito vec-

facchino lev

un romore, che

digiuno, e in questa ciancia, eccoti

chio rimbambito, che visto

il

parve un villano, che vedesse mettere a sacco


e

il

facchino

gli

disse

il

la

con

le

quali egli

non mangiare pi

cibi

facchino, e con la

mise a scoterle

ah! e

il

va con Dio,

fattosi scalzare

da

ri-

gli

la fante,

di

affibbiava, faceva sagr amento di

si

ventosi, e lasciatosi colcare, s'addor-

Madonna

Ah,
Nanna Riso
Antonia

del Sofi, e del Turco, e facea

ment, Tonfando. Allora ritorn

si

suo ciriegio,

ognuno, quando tirando alcuna

risa

le

non so

moglie

scompisciare da
quelle,

da balordo,

atti

vecchio, imbrlaco, asino

contava a

il

dicea: Messere, o messere, ah, ah,

dendo, e facendo cenni e

rom-

il

predetto ne la forma del

tanto pianse, e tanto

rise,

che

pelliccione.

ah, ah

averesti

tu,

udendo

il

dibattimento del

rimenarsi loro, mescolato con alcuni ladri detti del facchino,

che campeggiavano troppo bene con

fammelo. Finito

il

vespro de

le voci,

quelli
ci

di

madonna,

riducemmo

in sala,

42

RAGIONAMENTI

dove era un apparato per

comedia.

non

vellare,

averia

lo

dovca

si

lasciato

restando di mandar

che

aveano a recitare

la

quando non

so

scoprire,

la

gii

ronrore

il

non sapendo che

e vistami fare

avent

io gli

amori con

gli

tenda fu aperto

piano.

al Baccelliere,

venuto suso,
mosso da quel ma-

traditrice, e

fossi

lo studiante,

che accieca

ledetto martello,

con quella

altrui,

novella del frate), mi prese per

me

che per

ciuffi,

salvo

faceva ognuno,

Baccelliere sparve,

il

che

furia,

trascinandomi

come un

lo studiante,

preghi,

che tosto

raggio da la girandola

mi condusse sempre percotendomi,

al

monastero, e in

screzione, che dimostrano

che

di loro, se aviene

tali,

tante

le

frati, nel

si

pre-

senza di tutte la suore mi diede un cavallo, con quella

no

si

cagnaccio, che uccise la cagnuola (come raccont

il

per la sala, e poi gi per la scala, non dando cura a

vide

del fa-

percotendola

udire,

Baccelliere era quello, che a caso passando batt a lo

il

uscio,

la

coloro, che

tenda,

percosse fortemente la porta, perch

chi

gi la

di-

punire un frate da me-

abbia sputato in chiesa, e fur

egli

scorreggiate che con la correggia del leggo

mi diede, che mi

s'alz la carne per le natiche

e quello, che pi

mi

una spanna,

fu che la Badessa teneva la ra-

dolse,

Onde io stata otto giorni, ungendomi


bagnandomi con acqua rosa, feci intendere a mia
madre, che se mi volea veder viva, venisse tosto. Trovandomi
che non parea pi dessa, credendosi che io fossi caduta ingione del Baccelliere.

spesso, e

ferma per

do

le

astinenze, e pei mattutini, a tutti

volle che allora, allora,

io

fossi

patti del

mon-

portata a casa, n valse

ciancie di suora, n di monaco, a farmivi rimanere pure


d.

dre, che
lo

un

Essendo a casa mia mio padre, che temeva pi mia ma-

non temo

non so

io

che, di subito voleva correre per

medico, e non fu lasciato per buon respetto: e non potendo

io celare

il

male da basso, dove

come

si

mana

santa per

chiese,

maneggiano

dopo

gli

le

le

mazze

predelle de

uffici,

dissi,

lo staffile

si

era maneggiato,

dei fanciulli la sera de la settigli

altari, e

per

che per macerare

le

la

porte de
carne,

le

se-

dendo sopra un pettine de la stoppa, ci mi era avenuto.


denti del petGhign mia madre a la scusa magra, perch
i

PRIMA GIORNATA
mi avrieno passato

tne

tuo

sia) e

per lo meglio

Antonia

non pure

cuore,

il

43

abbia dei guai per la Pippa, in quanto


ora mi ricordo, che quella

medici,

le

una suora

Nanna

vo' che ne

Antonia

Nanna
poi

Antonia

gna,

ti

desinare,

ficaia,

questa

entreremo a

la

Eccomi per

mia

la vita

ho conta, per
le

cian-

de

vigna,
le

sotto

Maritate.

servirti.

si

aviarono a casa di Nanna,

veruna cosa de

la vi-

che stava a la Scrofa, dove

annottarsi, la Pippa fece a la Antonia molte

carezze; e cosi venuta la

un poco, corsero

Qui

non

a sbrigar di alcune cosette, e


in

cos detto senza ingombrarsi di

lo

tutti

meco.

giunte in su

che

acci

vesta, fingeva ogni terzo

piace.

ti

aiuterai

monaca; e
mia madre

di

ho tenuta tutto oggi con

ista sera

Ci che
E mi

questa propria

anima

mali.

venga

domani dopo

vero, che tu

il

farla

al

un monastero,

di

Io so bene chi ella fu, e

lunghezza, ora da che io


cie,

benedetta

mettessero l'orinale ne la

avere tutti

di di

il

tacque.

si

Io comincio a credere, che sia

soleva dire, che

culo (sano

il

ora di cena cenarono, e state cosi

a dormire.

finisce la

prima giornata

namenti

dei capricciosi

di Pietro Aretino.

Ragio-

COMINCIA LA
seconda giornata dei capricciosi Ragionamenti de l'Are-

Nanna

ne la quale la

tino,

La Nanna,

e la

Antonia

racconta a l'Antonia

Maritate.

la vita delle

si

levarono appunto in quello,

che Titone becco rimbambito, voleva ascondere


Signora perch

scia a la sua

ne

mani

le

la

carni-

giorno roffiano, non la desse

del Sole suo bertone, che di ci accorta, strappan-

mano

dola di

il

al

Vecchio pazzo, lasciandolo gracchiare, venne

via pi imbellettata che mai, risoluta di farsi chiavare a la

barba sua dodici

volte, e di tal cosa farne rogare ser Oriuolo,

notaio publico.

che furono, Antonia fece innanzi

vestite

campanelle sonassero, tutte quelle faccende dette che

che

le

a la

Nanna mettevano

brica a san Pietro.

pensiero, che

piij

Di poi

alzato

il

non mette la sua


come l'alza uno

fianco,

faal-

loggiato a discrezione, ritornarono a la vigna, e risposte nel


luogo,

dove sederno

sendo

ora

il

cacciare

di

di innanzi, e sotto la
il

medesima

caldo col ventaglio de

ficaia,

le ciancie,

le palme sopra le ginocchia, fitto il viso nel


Nanna, disse:
Antonia
Veramente io son chiara de le suore, e
dopo il primo sonno non ho mai pii potuto chiudere oc-

Antonia posate
volto a la

solo

chio,

che

si

pensando a

credono che

le

pazze madri, e a

le figliuole,

semplici padri,

che fanno monache, non ab-

biano denti da rodere, come quelle che maritano: poveretta

Dovrebbero pur sapere, che son di carne e d'ossa


anche loro, e che non cosa, che accresca pi il desiderio,
che il vietare di una cosa; e io per me, allora muoio di sete,
quando non ho vino in casa. E poi proverbi non sono da farla vita loro!

sene beffe, e bisogna creder a quello che dice, che


le

mogli dei

ieri,

frati, anzi del

che non

contare

gli

Nanna

ti

popolo tutto.

Non

avrei dato lo impaccio, che

andamenti

Ogni

loro.

cosa per

il

meglio.

le

pensai a
ti

suore son
tal

detto

diedi in farmi

46

RAGIONAMENTI

Da

Antonia

che mi destai aspettando, che

mi storceva, come uno

di,

cade un dado, o una carta, o


arrabla fino, che

me

ringrazio

mi

non

gli

se

gh spegne

non

rlcogllc e

si

del ci che tu

che

avevi,

me

lo

spondesti, ora a la
fecero

ti

buona ora

fare

Diede
una

ora

novella,

dando ad intendere

mi

ri-

che quelle maledette

amori, e

gli

di-

Improvlso,

monastero,

11

teP

di

circa

il

trovando ora una


mio essermi dismonacata,

a molte persone, che gli spiriti erano a cen-

come

blricuocoll

Venendo

a Slena.

orecchie di uno, che viveva perch mangiava,

le

avermi per moglie o

deliber di

ne ringrazio del

voce di maritarmi,

altra,

tinaia nel monastero,

questo a

che

raccende: e

si

quello, che tu

Da

sia!

mal pr

11

che partito prese tua madre

Nanna

la candela,

gli

feci a lo

ti

onde per tua gentilezza mi rispondesti


sferzate

quando

stessa del venire, che feci a la tua vigna la quale

sempre aperta, tua bont, e pi

mandare

facesse

si

di questi tuoi gmocatorl,

morire; e essendo egli

di

benestante, mia madre, che

che

di

mio padre (che

come ti ho detto portava le bramor come Dio volle) conchiuse il

matrimonio, e riducendola
lo

di mille in

accompagnarci carnalmente, che

tava,

come

zia de la

aspetta la ricolta

mia

mamma

il

lavoratore.

il

l'arte,

tinenze, nel

mettermi in

che dovea usare ne


letto,

me

Pippa mia. Cos coricata,

si

sponda, e volendomi porre la

cadere giuso in
a dire,

terra,

al

fuoco aspet-

Ma fu

bella l'astu-

onde

di quei

su

un groppo
su Vet

di

le

con-

donde

e stendendosi

coric egli,

mano

ver-

di uovo, insegnan-

lo stare in

egli lanciatosi

mia

capponi de

ne unse la bocca

per abbracciarmi, mi trova tutta in

cio

un

empito del sangue un guscio

nozze, e

domi prima
usci

dorme

dolce: ella che sapeva che la

ginit era rimasa ne le peste, scann


le

una, venne la notte de

raccolta ne la

celer,

mi

lasciai

ad aitarmi, comin-

non senza pianto: io non voglio

fare le tristizie,

lasciatemi stare, e alzando le voci, odo mia madre, che aperta


la camera,

sing, che

con un lume

mi accordai

re le coscie sud pi,

in

mano

vlen dentro, e tanto mi lu-

buon pastore, che volendomi apriche non fa chi batte il grano, onde mi
col

squarci la camiscia, e disse mille mali: a la fine scongiurata

47

SECONDA GIORNATA
non

pi, che

scongiura uno spiritato a la Colonna, bron-

si

tolando e piangendo, e maledicendo apersi la cassa de la viola;

adattandomisi

egli

sopra,

di

tremando per

volont de

la

mettere la tasta ne la piaga,

la carne mia, voleva

ma

diedi

gli

mi

scossa cosi fatta, che lo discavalcai, e egli paziente

una

racconcia in su la

sella,

si

e ritentando con la tasta, tanto pin-

non mi potendo tenere, gustando il pane


unto, di non mi abbandonare, come una porchetta grattata,
non gridai, se non quando la menchia mi usci di casa. Alvicini: e mia
lora s che i gridi fecero correre su le finestre
se,

che

Io

vi entr.

madre
avea

nuovo

di

tinti

lenzuoli, e la camiscia

quella notte egli

nest, n

sane, a

chiese e

le

che
che

mia

vicinato era in conclave per le

il

parlava d'altro per

si

pollo,

il

content, che io andassi a dormir seco,

si

e la mattina tutto

sangue del

a lo sposo, fece tanto,

in camera, che visto

contrada. Passate

la

a le feste presi andare,

come vanno

o-

spo-

le

le al-

tre, e pigliando pratica con questa, e con quella, diventai se-

cretaria di questa, e di quella.

Io son perduta ne
Diventai tutta tutta

Antonia

Nanna
bella,

lo ascoltarti.

di una cittadina ricca,


un gran mercatante, giovane, grazioso,

moglie di

motteggiere,

si

innamorato

quello, che ella volea

mera, porsi a caso

un non

gli

so che, per lo

di

lei,

la mattina, e

che sognava la notte

sendo un

di seco in ca-

occhi in uno studinolo, e veggo balenare

buco de

Che sar?
E attendendo

la chiave.

Antonia

Nanna
un non

Antonia

Nanna
mi accorgo
e mirando

rispose

Sta bene.
L' amica
del

ella,

me,

quello,

del

buco, scorgo

mio guardare,

ma

se

che

altri

io

le

il

vostro

Ci sar

domando

crede,

sar qui

quando Dio vorquando volessi io, non ci

villa.3

fosse

ci

si

Quando

le dico:

ne and in

ieri se

mala pasqua, che dia Dio a

non

al

suo essersi accorta di quello che guardava,

sarebbe mai. 0 perchP


la

accorge

si

io ella, e ella

marito, che
r,

con l'occhio

so chi.

io

Per

chi ne fece

il

malanno, e

motto.

non per questa croce

Egli
!

48

RAGIONAMENTI

facendone una con


scuno

vi

Come vaP

dita la basci.

le

ha Invidia

da che viene

di esso, e

tentarveneP ditemelo se

si

pu.

ella a

te lo dica a lettere di splzlaleP egli

un

dico

le

lo,

cia-

vostro discon-

il

me: Vuol tu che lo


campo, e buo-

bello In

no solamente a pascermi di foggie, altro ci bisogna, dice il


Vangelo in volgare, perch l'uomo non vive di solo pane .
Parendomi, che ella avesse ragion da vendere, le dico:

Voi

ti

che

slete savia, e sapete

sta

si

due

d In

questo mondo.

perch tu sia pi certa de la mia saviezza, mi disse

voglio mostrare

toccare la

mano

mio ingegno.

il

ella,

aperto Io studiuolo mi fa

a uno, che al giudiclo mio, era di questi, che

hanno pi carne che pane, e fu pure il vero, che ella in sul


mio viso si gli coric sopra, e ponendo la casa in sul camino
gli fece fare du' chiodi ad un caldo, e due schiacciate in un
fiato,

dicendo: Io voglio pi tosto che

si

sappia, che io sia

buona e disperata .
Parola da scrivere a lettere

trista e consolata, che

Antonia

Nanna

chiamata

la

fantlcella

di oro.

depositaria

de

le

sue contentezze. Io fece partire per quella via che venne,


ornandolo, prima di una catenella che avea al collo. Io basclatola

ne

la fronte,

ne la bocca, e in tutte due

ritorno a casa per provare, inanzi che venisse


se

il

scio

il

le gote, mi
mio marito,

fante di casa era ben fornito a pannlllnl: e trovato

mandato

spinta la mia cameriera su

oltre,

l'u-

di sopra,

me

ne vado nel suo alberghetto a terreno, e movendomi pian piano, facendo vista di essere gita a fare un poco di acqua al necessario, che era ivi,

odo un parlar cheto cheto, e datovi orec-

chio, m'accorgo, che mia madre avea pensato prima di me al


fatto suo, e dandole la benedizione, come diede ella a me,
la

mal adizione, quando

mio marito, torno


per

le

io fngea di

non volere consentire

in dietro; e salita la scala,

il mio perdiglornata col quale


non a mio modo, ma 11 meglio che potei.
Perch non a tuo modoP

cose vedute, eccoti

gai la bizzarria,

Perch
Nanna

Antonia

al

struggendomi
sfo-

ogni cosa meglio che marito, e pi-

gliane lo esempio del mangiare fuori di casa.

Antonia

Certo

che

11

variare de

le

vivande, accre-

SECONDA GIORNATA

49

perch ancora

sce l'appetito: e te lo credo,

dice che ogni

si

cosa meglio, che moglie.

Accaddemi andare in villa mia, dove avea


Nanna
una gentildonna grande, io ti dico grande, e basta: la quale
faceva disperare

il

suo marito col volere tutto

contado, e quando

in

disonoranze de la

la citt, e le

curo di pompe,
genti, io

non prezzo

menica, e so bene

le feste,

risparagno, che

il

dove

tar via ne le tue citt,

volesse,

cuna volta per

bei quindici d.

Antonia

Mi

la

Do-

il

git-

fa stando qui, e

si

meno

gentiluomo, che non potea far di

anche che non

non voglio

io

messa mi basta

non

sta se vuoi, se

ti

invidia le

la

compagnie,

le

collo, la

il

starsi

non mi

Io

con

far peccare

anno

lo

magnificenze de

le

dicea:

ella

villa,

non voglio

io

che niuno mi faccia fiaccare

II

poneva inanzi

egli le

bisognava, che

non

la

qui, statti.
ritornarvi,

lasciasse

pare vedere dove riesce

sola

al-

suo intendi-

il

mento.

Nanna

pellano de la

come

che se

villa,

donna, che se

di

sotto

santo

l'olio

da esso

lo fece

saria stato meglio, che

manico

entrata sua fosse stata grossa,

la

quale diede

lo spargolo, col

la gentil
si

suo intendimento riusciva in un prete ca-

Il

un monsignore.

giardino de

al

come

innaffiare,
egli

udirai,

aveva

il

gran

corpo, o egli lo avea sodo, o egli lo avea

il

bestiale!

Cancro!
Nanna Madonna
Antonia

sciare

stando in

disavedutamente sotto

villa,

la finestra

lo

sua,

me

lo disse, da che mi fece consapevole del


un braccio di coda bianca, con una testa
per man del maestro, con una vena galante

gli

schiena, n in pie n a sedere,

ma

una corona di
stava in mezo

raccolti,

che quelli

peli

di

di ariento,

che tiene

Antonia

le

mani

Che

in terra per

bella cosa,

ella

tutto,

pi-

di

proprio

vedendo-

corallina, e fessa

a traverso de la

come

l'oro,

tondi,

quale

la

vivi,

pi

si

belli

piedi lo Aquilone, che stava

ai

su la porta de lo Ambasciadore.

bonchio, pose

bagianotta bagianotta, con

inanellati biondi,

duo sonagli

un

vide

tosto che ella vide

non

se

il

car-

far la segnata,

ella

pregna, nel vederlo

50

fosse toccata

si

il

RAGIONAMENTI
una

naso, partorendo poi

figliuola col

se-

gnale de la balle nel viso.

Nanna

Ah, ah, ah, ah! Posta

la

mano

cadde

in terra

tanta smania, per la voglia de la coda del castrone, che

in

venne meno,

sorte che fu portata nel letto: e

di

maravigliandosi di

si

11

marito

strano accidente, fece tosto venire da la

un medico a staffetta, che toccatole il polso, le dise ella andava del corpo.
Antonia
A la fede buona,, che non san che dirsi, tosto
che seppero, che lo ammalato sciorina bene per il lambicco
clttade

mand,

sotto.

di

Tu

Nanna

dici

il

bito,

fece

venire

le

udendole chiedere
sare, e poi

il

lagrime in su

no

il

che a Dio place, che

pecorone

le si gitt

gli

quale rigittato su-

il

occhi

Ella disse: Io

prete.

che a me, mi sta ben male

al collo

parve che volesse

buon marito,

al

mi voglio confes-

muoia, vo' che piaccia an-

lo

di lasciarti,

marito mio

A cotal suo-

piangendo, che parca bat-

tuto e ella basclandolo dlcea: pazienza;


strido,

onde

vero. Infine ella rispose di no,

medicastro ordina uno argomento,

il

poi traendo

gir via, e richiedendo

uno

Prete, corse

il

un famiglio per lui, che venne tutto sbigottito. Appunto al


il Medico
le avea il braccio in mano, per inten-

glugner suo,

dere, che pensiero facesse


risuscitare

ne

lo

il

suo, e sentendolo

polso del fatto

apparir del Prete, ne stup: e

innanzi disse: Dio vi renda la vostra sanit".


gli

Prete fattosi

il

ella ficcando-

occhi ne la brachetta, che spuntava fuori

gli

una sua gonnella

di rascia,

il

polsi,

suo manto, che

con aceto rosato,


era

un cotale

farina pastinache, facendo sgombrare la camera,

s,

tir la

si

in-

porta

accioch la confessione non fosse udita, e postosi a ra-

gionar col Medico del caso, ne


m.entre
il

capo di

che portava cinta, venne un'al-

tra volta in angoscia: e bagnatole

riebbe alquanto: onde

il

il

ritraeva

gran

frapperle:

castra porcelle disputava con lo sguscia lumache,

Prete acconclossl a sedere in sul letto, fattole

croce di sua mano, perch ella non

mandare quanto

era,

che

ella

si

si

11

segno de

la

disagiasse, le volea di-

confess, e

ella

postogli

le

unghie nel cordone rassodato in un baleno, se lo tir sul corpo.

SECONDA GIORNATA

Bella

Che
Nanna
Antonia

prova

de

d tu

1'

da dosso, con due menate

giri

Dico

Antonia

averle

Compita

dere, e nel porle la

non

le

basta l'animo

la confessione,

mano

in capo,

di pisciare nel

il

Prete a se-

porse

un pocolin

ritorn

si

manto

il

pocolino la destra dentro, e veduto

non

ci

miglior medico di messer

il

tutta quanta, e

sei ristorata

tu

perderei

vuta^.

dire

di

il

confiteor,

penitenza, e licenziato

la

pugno un ducato,

duo

sina de la confessione, e

messe

di

con

le

Prete,

il

Giuli, dicendo
il

mani

gli

In fine

ma

Domenedio,

ella volta a lui, disse sospirando: Io

masticando

fu d' ora, che mi

ci

venne a

la assoluzione,

e trovandola tutta rischiarata nel volto, disse:

lei,

capo-

siamo sudate.

letto, e dire noi

in

Prete tratto

il

che menta gran laude, per non essere

di quelle cacasotto, che

Nanna

51

ti

ei

no,

f'

credetti

mi sono

ria-

giunte, fingea
fece mettere

Giuli sono la limo-

ducato perch

me

ne diciate

le

san Gregorio.

Beccati questa
Odi menta

Antonia

Nanna

chi

altra!
di

star di sopra a quella del

una madrona di un quaranta anni, che nella villa


un podere di gran rendita, la quale era di parentado dignissimo, e moglie di un dottore, che facea miracoli
prete

nostra avea

con

la

sua letteratura, de

Costei, che

che

io

ti

la

quale avea empiti di gran

libri.

dico, giva vestita di bigio, e quella mattina,

non avesse udite cinque o sei messe, non averia rid; ella era una Avemaria infilzata, una grafvenerd
santi, e una scopa chiese, e sempre digiunava
ella

posato in quel
fia

non pur di marzo, e


come il cherico, cantando il vespro in
si dicea, che portava fino a una cinta
di tutti

mesi,

Antonia

Nanna

a la

messa rispondea,

sul tenore dei frati: e


di ferro in su le carni.

Ne impiscio santa Verdiana.


Ella facea astinenze cento volte

or va! e non portava se

non

pi

zoccoli, a la vigilia di san

di

lei,

Fran-

cesco de la Vernia, e di quello di Ascesi, mangiava tanto pane,

quanto potea serrar

nel

pugno, non bevendo

altro,

che

una volta acqua pura, e stava fino a meza notte in orazione,


e quel poco che dormiva, era sopra

un

fascio di ortiche.

52

RAGIONAMENTI

Antonia

Nanna

Senza camisclaP
Non so
Ora

mito scanna

un

villa

un Ro-

occorre, che

egli

dire.

ti

un ermetto presso de

penitenze, standosi In

la

miglio, e forse due, se ne veniva quasi ogni di fra noi,

procacciandosi qualche cosetta, per vivere, e non ritornava


al

romitorio mai voto, perciocch quel suo sacco che

lo copria,

quella sua faccia magra, quella sua barba fino alla cintura,

un certo suo

quella sua chioma rabufifata, con

tava in

mano

tutto

comune.

la

il

moveva

a la usanza di san Girolamo,

questo Romito

che por-

sasso,

venerabile

a piet

pose l'animo

moglie del Dottore, che allora procurava ne la Citt per le


faceva di gran carit e spesso se ne andava

di molti, e gli

liti

ermo suo, certamente divoto, e dilettevole, donde ripor-

a lo

tava alcune Insalatuccie amare, facendosi coscienza di assaggiare le dolci.

Antonia

Nanna

Come
Egli

era fatto l'ermo ?

stava suso uno

si

aveva posto nome

11

mezo

Calvario, in

monticeli rilevato,
del quale era

un

cro-

le

Do-

clone con tre chiodacci di legname, che impaurivano

tenea

nicciuole, e detta croce,

ne

le

gna sopra

canna, e da

la

monte

non

so se

lo tenea

cune

si

un

la

aveva

ferro

il

viette,

quale

al

porticella

la

sua chiave di legno,

Romito:

chlaverina

di

partigiana vecchia

sarla nel suo seno trovato

mondo

belle

con

lato fitta in terra la spu-

era

cevano muricciuolo, che


salsi intrecciate,

un

altro,

di

sedeva,

si

lo

una asta
un orticello,

rugginosa, in cima di

di

di spine,

braccia due sferze pendenti, di corda annodate, e nel

piede una testa di morto, e da

il

corona

collo la

al

un

di

In

dove

rosai

di

tutto

un

sassolino,

si

bene

quadretti de lo orto divisi da

erano pieni

di

varie erbe,

fa-

verghe

al-

qua lattughe

crespe, e sode, l pimpinelle tresche, e tenere, alcuni erano di


aglietti,
tri

to, la

suo

che

il

compasso non ne potria ne levare n porre,

dei pi bei cavoli del

magiorana,

e'I

mondo,

la nepitella, la

prezzemolo, aveano

nel giardinetto, in

mezzo

anche loro

del quale facea

dorlo di quelli grandi senza pelo.

per

menta,

al-

lo ane11

luogo

ombra un man-

alcuni viottoli, cor-

reva acqua chiara, che usciva di una vena, fra pletruzze vive

SECONDA GIORNATA

53

dal piede del monte, che zampillava fuori


tutto

tempo che

il

il

In nutrire l'orticello.

tra

erbette, e

le

Romito rubava a le oraziom, spendea


Poco lungi da esso sta la chiesetta col

suo campanile, di due campanellme, e la capanna attaccata


al

muro de

Chiesa, dove riposava.

la

come

ho

In questo paradisetto

non dare al corpo


da invidiare a l'anima, un d fra gli altri ritirati ne la capanna,
per lo impaccio che gli dava il Sole, non so come fecero le
male fini: e facendole, un villano (la lingua de quali taglia,
venia la Dottora,

io

ti

detto, e per

ed pessima) cercando
la

de

figliuolo

il

sua madre, e passando

santa coppia attaccati insieme, come

cagna: e correndo a

pana

la villa,

il

Romito facea

con

miracoli.

la stola al collo,

Onde

il

libro in

il

la

cane e

il

la

cam-

di

le

non meno donne che uo-

che contava

villano,

il

attacca

parte abbandonando

pii

loro opre, comparsero a la Chiesa, e

mini: dove trovarono

si

cenno con alcuni tocchi

popolo, che udendogli, la

il

sua asina smarrito da

la

a caso da la capannetta, vide

al

come

prete,

prete vestitosi

camiscio,

il

mano, portando

cherlco

il

inanzi la croce, con pi di cinquanta persone dietro, arrivaro


in

un credo

servo de
e

il

a la capanna, ne la quale trovaro la serva,

schiavi del

gli

Romito ronfando, tenea

la divota del cordone:

onde

il

la

flagello dietro a la spalle

turba ne

la

prima

muta, come rimane una buona donna, veduto


dosso a la cavalla; e poi

vedere

che

donne

sue

le

ruppe

gli

Antonia
che,
il

non

Io

mi credea che

e la Bizoca

Nanna

Morti

datosi

due

.^

non rimasero

in errore.

ghiri,

est
le

Ma

con!

monadimmi,

morti.^

tratta la lima dal ferro,

egli

nel

riso,

Et mcarnatus
puttaneto de

il

de

rimase

vedendogli

prete,

il

potesse migliorare, e era

SI

Romito

In tanto

il

cavallo ad-

che avena desto

tuono del Coro:

giunti, grid in sul

il

vista,

uomini cacciarono un

voltarsi in l,

sonno.

il

gli

dormivano da zappatori,

che

cielo,

lev in

si

con quella vitalba attorcigliata,

piedi,

che

cingeva, disse: Signori, leggete la vita dei santi Padri,

lo

e poi giudicatemi
in vece mia,

con

al

la

strette

fuoco, e a quello che vi parr.

mia forma, ha peccato,

che saria un tradimento a

fargli

male.

Or

non

Il

Diavolo
il

corpo,

vuoi tu, che io

ti

54
dicaP

ribaldone che fu soldato, assassino, ruffiano, e per

il

sperazione

Romito, cical tanto, che da

si

sapca dove

da

il

demonio

tiene la coda, e

che tentano

La mezza
tempo

vitalba, che

la

Romiti

si

mentre

suora, che

11

lare,

il

schina

Romito
.

disse:

lo cingeva,

Romito

diede fede:

li

che

gli

Ecco

volendola pigliare

lo

gonfiando

storcersi,

a travolger

gli

occhi,

e condotta ne la chiesa, la

spinto maligno adosso a la me-

11

slndico de la villa,

si

fecero toccare da due

che dicevano essere degli Innocenti,

tu,

ci

s.

pareva una civetta ne


davano, e non

non

si

la ucellaia,

giovani, e

quando

ella

il

una predica.
le altreP

la terra,

che

cotanti amadori la guar-

udiva altro che serenate tutta

salticchiar cavalli tutto

un
toccata da

cosa.

la

si

villani,

ossicine,

gita la novella al Dottore,

a la citt, ne fece fare

Non udi mal pi ladra

sleno de
che non
Ma credi
Nanna

SiP
Antonia
Una mia vicina ne
Nanna Madonna
Antonia

diede a

quali stavano in

le

tabernacolo goffo di rame, adorato per reliquia: e


esse la terza volta torn In s.
la santarella

ad ur-

paura a vederla,

mordere, e a stridere terribilmente: e legata da dieci

rimenata

spiriti

dal sacco, frapp, ebbe

maniera, che facea

di

di-

che

prete fatto accorto

'1

cominci a

di pensare a la malizia,

sbattersi

in fuori,

chiamavano succumbii, ed incumbul.

la gola col ritenersi del fiato,

onde

me

confessione de la gentil donna, ciascun

la

perocch giur per

RAGIONAMENTI

la notte e se

giorno, con passegglamentl di

andava a messa, non poteva passare

per la strada da tanti era donneata, e chi dicea: beato chi


di un cotal angelo, chi dicea: o Dio, perch mi tengo lo
non dare un basclo in quel seno, e poi morireP, altri rlco-

gode
di

glieva la polvere che ella calpestava, e la spargeva ne la beretta,

come

si

sparge quella di Cipro, e alcuno la guardava

sospirando senza far motto. Questo pelago laudato, dove pe-

scava ognuno, senza pigliar mai nulla,


questi pedagoghi affumicati, che
le case,

il

pi unto,

11

si

Inghiotton di

si

un

di

tengono ad insegnar per

pi disgraziato, e

'1

pi sucido, che

si

vedesse mal.
Egli

avea

una veste

paonazza

in

dosso,

increspata

SECONDA GIORNATA
da

non

che

collo,

con alcune ruote


venti,

sotto

vi

sarebbe

si

appiccato

come hanno

di olio in essa,

della

55
pidocchio,

il

guatteri dei con-

vesta una guarnaccia di ciambellotto,

frustra di sorte, che ogni altra cosa parca, che ciambellotto,

pot mai intendere di che colore

si

due

di saia

liste

maniche,

un

da mano mostrava

Vero che

la calze toglievano di

elle

erano state

di rose secche,

al farsetto,

con due pezzi

peggiavano

in

gamba

ma non

avo,

le

gli

aveva fatto

scarpette erano ben

mostrare

glia di fargli

bero cavata, se

il

le

da

di

sottili,

di

taffett,

suo

una gran vo1'

avereb-

avesse consentito.
in giuso,

con una

rotta in tre luoghi, e condita,

non

si

lavava mai, simigliava

a quella, che ad altrui appiatta la tigna.

Quanto

vedea, era la buona grazia del suo viso: che

si

rispingeva

dita grosse del piede, e se

dal sudiciume del capo, che egli

vi

lo

di stivalacci di

m.a avevano

vitello delle pantoffole lo

senza balzo

fuori della scar-

passo

un paio

cam-

galeotti e faceva

scappava

Portava una berretta da una piega mandata


cuffia

palandrana,

erano pi, e attaccate

di calzoni

un calcagnetto, che

le pianelle

la

e nel

pareva d'os-

di stringhe, senza puntali, gli

modo

biasimo

pa, al dispetto del suo dito, che ad ogni

dentro:

la fodra,

orlo di sudore indurito talmente, che

so.

bel vedere

con

serviva di quelle del farsetto di raso di bavella

si

tutto rotto e sfilato, che


collarino,

fosse; cingevasi

si

nera annodate insieme, e perch era senza

si

di

buono

radea due

volte la settimana.

Antonia
veggo,

il

Non

affaticare

ti

ch'io

lo

Proprio un boia; e per se ne infernetich la

vaga femina, che a dire


il

dipingermelo,

boia.

Nanna
piglia

in

la

verit, noi

peggio: e non potendo trovare

non siamo sempre


il

modo

il

di parlargli,

entr in una cantilena, una notte col suo manto, lunga un


miglio, e dicendo: noi siamo ricchissimi, dio gratia, e senza
figliuoli, e

merc
caraP

senza speranze di averne, onde ho pensato a una gran

Il

buon marito

e ella:

e voglio che

ci

le dice: e

che hai tu pensato, moglie

a la tua sorella carica di figliuoli, e di figliuole,

alleviamo

il

fanciullo

ce lo ritroveremo a l'anima, a chi

minore che oltra che noi

voghamo

noi far bene, se

56

RAGIONAMENTI

noi facciamo a le nostre carnip

moglicra dicendo:

la

ma

dirtelo,

Il

manto ne

lod, e ringrazi

son molti giorni ch'io aprii la bocca per

non

dubitai, che

dispiacesse,

ti

ma

ora che so

l'animo tuo, andr tosto che mi levo a dare a la poverina la

buona

giornata, e menerollo a casa tua, perch ogni cosa

dota tua.

venne

il

di: e

dicendogli

levato

anche

ella:

procuratore de

il

allegrezza de la sorella, ottenne

che

gran

fece

gli

duo

festa. Passati

sue corna, con molta

nipotino, e lo condusse a

il

facciamo insegnare qualche virt

(che cosi
al

si

chiamava

il

lei,

sendo a tavola, e

ella

d,

ragionando col manto dopo cena incominci a dire:


glio che

non mia,

tua, e

le

io vo-

nostro Luiggetto

al

fanciullo). Egli le rispose:

e chi sarebbe

proposito.^ e ella: quel maestro, che secondo che lo veggio

raggirare,

debbe cercar partito.

quello che porta la veste, che

quello desso,

come una cronica

le

dice egli,

quell'uomo

le spalle,

volendo dire dove,

non so

ella disse:

chi dice, che egli valente,

Sta molto bene, risponde

trovare la sera istessa

gitolo a

cade da

accaso che viene a la messa.5


s,

Qual maestro,

gli

men

il

suo uomo, e

gallo al pollaio, che la

il

mattina andato per una sua sacchetta, dove tenea due camiscle,

quattro fazzoletti, e tre

ritorn a la stanza, che

gli

libri,

con

le

coperte di tavole,

ordin la padrona.

Che trama sar questa?

Stamml pure ad
Nanna

Antonia

L'altra sera

ascoltare.

donna tenendo per mano


con
il

lo

il

nipote,

imparare del saltero,

pedagogo, e

io

il

il

quale avea

roffianello

de la

(che quella sera cenavo seco)

dice: Maestro, voi

non

(e ci

dicendo

gli

base! ne la bocca) e poi lasciate fare a me, per


Il

Maestro cominci a risponderle per

un

le

salcieto

egli

sue ragioni, con


fantastico,

zia,

chiam

odo che

gli

avete a fare altro, che indottrinarmi

questo pi che mio figliuolo

allegando

Ma-

ad essere

le dita

cos

appicc due

pagamento.

in busse e per in basse,

de

onde Madonna

un Cierchione! E

il

le

mani, e entr in

rivolta

disputando de cuiussi,

verso, e dissegll: ditemi, Maestro, foste

me, disse:
ella

mut

mai innamorato.^

Il

castrone che aveva, se non pi bella, almen pi buona coda,

che non ha

il

pavone, rispose;

Madonna, Amore mi ha

fatto

57

SECONDA GIORNATA
Studiare
chi

e sguainato fuori tutte le anticaglie,

era impiccato per

si

di

torre, e cos

andate a porta

mentre

la

pungeva

e spiccate: e

un go-

fianco con

il

pare del messereP Io

ti

anima, non pure nel cuore rispondo: mi pare

atto a scuotere

mi

sempre con parole puntate,

inferi,

punzoni mi disse: che

mito, e dopo

chele era ne

ah!,

nomin, che amando, erano

si

gracchiava, ella mi

egli

da una

chi avelenato, e chi tratto

lui,

molte donne

cont

ci

il

pesco, e a crollar

gitt le braccia

pero

il

e ella

',

con un ah, ah,

andate a studiare,

collo, e detto:

al

Maestro, mi trasse in camera.


In questo

le

fatta

una imbasciata, che

torna n a cena, n a dormire, che


in

costume, e

di far cosi

per ci, mi dice:

ella lieta

il

il

manto non

aveva spesso

tuo dormiglione

avr pacienza, che questa sera voglio, che tu rimanga meco,

E mandato

a dire

e saziateci di

una parola a mia madre, ottenne

una cenetta

con prezzemolo, e pepe

chi, colli, e piedi di polli,

un cappone freddo,

e quasi

la grazia:

di mille frascherie, di fegati, ventric-

mele

ulive,

in insalata,

rose, col raviggiuolo,

e cotognate, per acconciarci lo stomaco, e confetti per farci

buon

fiato, si

mand

la

provenda

uova fresche,
tu.
immaginalo
sero dure
che fu tutta

di

Io
Cenato,

Antonia

l'ho bella, e

Nanna

al

Maestro ne

dure;

mi

dice: Sorella, se

noi

non

si

naso

il

lo

nostri

debbe

si

coces-

tavola, e cac-

nipote del marito an-

il

manti mangierebbero tutto

mangiare almeno questa notte

che secondo

sua camera,

immagmato.

gli accadesse, di ogni carne,

l'anno, pur che

biamo

la

e perch gli

e rassettate le cose di

ciato a dormire tutta la famiglia, e


cora,

avere

perch non deb-

di quella delMaestro.^

da Irnperadore: e poi

sapr mai, perch tanto brutto, e goffo, che se ben lo

dicesse,

non

gli

sar creduto

'\

Io

mi

storco, e faccio vista di

temere, ingozzandola risposta; a la fine dico: queste son cose

tuo marito venisse, dove

il

matta, a ci che tu pensi,

ella

mi

dice:

per tanto balorda, che se ben venisse


sapessi trovare

spondo

io.

modo

Intanto

di

il

il

troveremmo noi.^
adunque tu mi hai

ci

di pericolo, e se

mio spensierato, non

farghene bere .3') Se

Maestro pi

tristo,

cosi, fa tu, le ri-

che dui

assi

(che di

58

RAGIONAMENTI

tratto

si

fece de

accorse che era in succhio nel parlare, che ella

amori) Inteso che

gli

ad ascoltare
Impiccare,
egli

le

ragionamento

11

avea dato per similitudine, prese per

fianco

una

usano

pi, faceva venire voglia di

udito

avere a

si

che

sciocche,

migliore tirarsi

11

cuoio muffato, che non

di quelle scarsellaccie di

il

gli

stava

si

Maestro, che solamente a vedergli perdere

corpo

egli

quelle

fecero

In sul

il

fuori:

che per non

di colei,

come

strangolarsi,

padrone dormiva

11

mandar

al
si

fuori le budella:

una prosunzione, proprio da pedagogo,

tutto con

alz la portiera, e venne dentro, senza altro invito: la sua

padrona, che fino a

le

aveva

serve

viteci per istanotte del vostro

aveva naso da fiutare


fiori del

allogate,

Maestro, tenete in su la briglia la bocca, e

disse:

Zufolo,

mano, sfoder
e infocata,

il

il

battisteo.

de

giallo

dando poca cura

La

le rose,

la

palma

Io

vide

mani, e

pecora,

ser-

che non

n dita da serrare

di lasciare,

di toccare

con

suo piedi di trespolo, con la testa fumante,

tutto ricamato di porri, e datogli suso

disse: questo al piacer delasignoria vostra.

ne

come
le

dicea:

il

mio passerino,

11

un

buffetto,

ella recatoselo

mio colombino,

il

mio

plnclno, entra qui nel tuo armarlo, nel tuo palagio, nel tuo
stato.

cacciatoselo ne la pancia, accostatasi

una gamba, volle mangiare le


clone le dava spinte crudeli.

al

muro, alzando

salsiccle in piedi: e

Io

in

quel mentre

il

poltron-

simigliava

una mona, che mastica il boccone inanzi che lo abbia in


bocca, e se non che ivi, stuzzicai con un pestello di metallo,
che mi trovai sopra una cassa,

venne

l'odore,

il

quale secondo che

me

ne

pestato canella, certo certo mi moriva

avea

Ora il volto di cavallo diede


donna stracca, e non isfamata,
lettuccio, e preso di nuovo il can per la

per la invidia del piacere altrui.

complm.ento a l'opera, e
si

pose a sedere nel

la

coda, tanto lo aggir, che lo ritorn in gangheri, e facendosi


schifo del viso del

me

fac,

con

Maestro

furia, se lo

si

volt in

nel quadro, e poi nel tondo, e cos fini

dirmi: c' ben rimasta

come un che muore

di

ad ordine per porre

il

la

fame, e

il

grappato

il

salvum

cav, e se lo ripose

lo

secondo assalto con

meno,
metteva
mi
non pu mangiare,

parte tua,

dito in

l,

mise nel Zero, poi

un luogo

s.

al

Io che venia

volpone, che drizzava

59

SECONDA GIORNATA
il

sentimento in un tratto

liere,

(e

imparai

che udiamo percuoter

la

a chi picchi, o tu

pazzo, o tu

sei

volto invetriato, salde


to,

onde

porta a la sicura, e

poteva ben dire

si

sei di casa.

quel romore

il

come uno, che ha fama di buono,


rompere una sagrestia: e noi che avevamo il

capo grosso divenne nel


e giunto a

segreto dal Baccel-

tal

ho detto, perch m'era scordato), quando ecco

te lo

viso,

secondo battere,

al

conobbe

ella

mari-

il

diede a ridere forte forte, e rideva tuttavia pi,

si

e rise tanto, che

marito ud: come

il

stata udita, disse: chi

marito mio,

ella

gmP Io sono,

lo scendo, aspetta.

accorse di esser

si

disse egli.

ninno

dettoci,

si

ella:

parta,

gli g

ad aprire: e apertogli diceva: uno spinto mi ha detto, non


te

ne andare a

la vicina nostra,

faceva male

la

il

vita,

con

E menato

le

che

poverina

la

e se

non

me

lo

sue castronaggini, la

credo in deum suso, senza intendere

il

il

Maestro, che sbigottito per

venuta sua, pareva un sogno rotto.

mi ebbe,

dormire fuori

nostro Maestro, un fa la ninna,

pose a ridere vedendo

altro, si

per

che contandomi la

inanzl, rallegrandomi

feci venire

non

mi aveva fatto tutta commovere:

fece nel monastero,

che accortami, che

egli

non mi venisse addormentata, ho tenuto

stanotte, e perch

meco

che certo

letto,

Il

vista che

marito,

entrare in possessione del mio po-

fece disegno di

deretto, e per avere agio di domesticarsi meco, entr adosso al

Maestro, e fingendo
al

contrario, e

di

aver piacere di

lui, gli f dire la

cadere a lo indietro per

le

fantasia de le

mescolate

occhiate,

risa.

Intanto

a la moglie disse:
e corcata

non dubiti

che

di lui:

mi sono pur ora

menala

mi

si

ite al letto,

modo, che

io oda,

ci

si

acci

donde

cotesto lasciami stare, a letto,

Ella che le parve toccare

pose a rimescolare tutta

di

l'amico, e volto

forza, moglie mia, di ritornare

manda

la

ne sono

nel camerino, e corcala ivi

egli dice in

partito,

e poi vattivi anche tu


dito,

sapeva

che

premere

No, no! risponde

fui,

lo,

alcuno

con

piedi, dico: poich le vostre fantesche se

andr a dormire fra loro

fece,

A.B.C,

cattivo, dicendolo al contrarissimo, lo faceva

il

la

dimostrare, di volerlo aspettare fino

robba
al

d:

di

il

cielo col

un cassone per

e egli

sceso con

fracasso le scale, diserr la porta, e rimanendo dentro la chiuse.

60

RAGIONAMENTI

come

faria uno,

che fosse uscito d'essa;

e ritornato suso

gatton

gattone, entr dove lo dormiva, senza dormire, e pianamente


mi si pose allato. Io nel pormi la mano sul petto, entrai In
quella frenesia, che

corpo

quando

pat,

si

suso, che pare, che

una cosa

a sedere nel cuore, che non

Antonia

Nanna
buon per

la

mano:

diceva;

onde

lei:

il

da lato, corse
lume a veder

e io diceva:

pur chi

questoP Sono

stropicciava

e volendo aprirmi le

in quello che la moglie corse

In sala, e
ci,

che

aveva, entrato onde ella

io

la facitrlce

de

le

fusa torte: che hai

tolse la risposta di bocca, perch

la paletta del

fuoco rifrustava bestialmente

non

in suo aiuto,

il

de

glielo toglieva

le

Egli aveva ragione romperlo

Nanna
L'aveva, e non l'aveva.
Antonia Come diavolo noP
Nanna Ci da
E quando
di

dire assai.

sangue dal naso del

goffo,

voltatasi al marito, che


gaglioffaccio,

chi

balla,

ti

ove

si

branche,

la

le

mani

pazienza del rispetto, visto

lo

di

adempite,

le

quali

che sarai

carne con

gli

ho ricolto

mi dissero sempre

la

occhi,

malmenata.
si

capo

ehP ben disse

che mi tratteresti non altrimenti, che


io

vldde uscire

in sui fianchi, e

con un dimenar

pare ch'io sia ahP chi sono

come

tutto.

ella

acconci

ruppe

lo vidde,

ricolta degli stracci,

torre,

marito con

maestro, e se

il

lui.

Antonia

si

simile al ragghio dell'asino, che a la voce

pli

de l'uomo, mi
venuta

parti

bufolo colcato nel suo luogo, che

11

Calandra: e nel dirmi

mal per

con un
si

manipolo, aspettando di far cantar con esso

il

tuP, uno oim

il

la
lo,

dir plano,

per venire a me, vide

il

taci,

le mani gli
Madonna, o Madonna, fui udita
suo marito, che era meco a
ferri, uscitomi

credendomi

avari,

ella,

se tu

che teneva pi strette, che non tengono

coscle,

la

dicendomi vezzeggiava soavemente

sono, rispondeva lo spirito invisibile,

da

dorme con
ti si ponga

lascia n parlare, n muovere...

egli

cosi

si

grieve, grleve

La fantasima cotesta.
Ella dessa. E
mi

te

guancia con

ti

volta

tal

te.

se

Le sue

non

il

disse:

vero la

mi avessi

profezie sono

non

lo

Adunque con un pezzo

di

ha da stimare, che

lo

si

torre,

ponga una mia

SECONDA GIORNATA

61

uno

pariP che hai tu visto fareP debbe essere

nostro letto, che un pozzerone

il

come
i

tu

libri,

non

sapessi,

non sanno

tu la vuoi cosi, e cosi

notaio faccia

che questi

mondo

in qual

si

cotali

uomini

levatigli

sieno?

Or

ti

domattina

sia,

altare sagrato

abbia da riguardare,

Io

in quel

su

io

ho

punto

che

vo',

mio testamento, accioch non goda

il

da

inteso,
il

mio

del

nimico, uno che fa la sua moglie puttana senza saper perch

rialzando

voci segui piangendo:

le

donna da ciP E mesasi

mani

le

nei capegli,

le fosse stato ucciso dinanzi a

punto, e corsa

non

si

al

romore,

dia da dire

Antonia

Nanna

al

me,

trista

pareva che

io

il

su m, non

son

padre

Io rivestitami in

occhi.

gli

le dico: or

vicinato,

oim

un

grazia,

pii di

non piangete madonna.

Che rispose suo bravo


Perdette favella a quel
il

in piazza

suo minacciare del

la

testamento, perch sapeva, che chi non ha oggid de la robba,


peggio che

un Cortigiano senza

grazia, senza favore, e senza

entrata.

Antonia

E non

ciancia.

Non potei far di non ridere nel veder il p ver


Nanna
camiscia,
accovato in un cantone tutto tremante.
in
uomo
Doveva parere una volpe ne le reti, che
Antonia

vedesse fioccarsi adosso

Nanna

Ah.

un nuvolo

di

mazzate.

Insomma

ah, ah! tu l'hai detto.

che non voleva refutare

la

canna

foglia a petizione

che ne aveva tolto una scorpacciata, ne perdere


che era verde per

lui

tutto l'anno, le

e tanto fece, e tanto disse, che ella gli

del
il

pan pentito, bont de

maestro con un dozzina

pacificati, e

io

lo star

ancora: e venuto

Nanna

de

lo

non

tempo

mangiai

io

voglio.

di

dove curata

Cacciossi via pedagogo


Come cacciar viaP
a
il

di l

come un

Antonia
fattore, e

casa,

la pastura,

la

si

gitosi

colcarono

levarsi, eccoti

mia persona,

quel d balorda, per la mala notte, che io ebbi.

Antonia

in arnese,

in sul

il

marito,

inginocchi ai piedi,

si

perdon: e

di palettate a letto, loro

mia madre, che mi rimen a


stetti tutto

mio

il

de l'Asino,

otto giorni Io vidi

signore.

Certo

che,

un domestico

di

come un

casa, passa

tale,
i

un

famiglio,

un

termini del vestire,

spendere, e del giocare, egli becca de la padrona.

62

RAGIONAMENTI

Nanna
geva

aveva fama

Non

porre

di farsi

dubbio.

ci

Veniamo

avere la caviglia simile

di

una che

strug-

si

fuso ne la rocca da un civillanclone, che

il

mulo.

toro, e al

al

un Cavaliere spron d'oro attempato,

Ella era sposa di

fatto

da Papa Janni, che menava pi puzza del suo cavalierato,


che non ne mena il Mainoldo da Mantova. E In quel suo
andare a

man

modo da

ridere,

dritta,

nel comparire

pavoneggiava, e

si

a tutti

di solenni

si

dimenava

in

un

propositi diceva, noi Cavalieri,

con alcune sue belle

teneva

vesti,

tutta una chiesa, con lo spasseggiare per lettera, n parlava

mai, se non del gran Turco, e del Soldano, e tutte


del

mondo sapeva

Ora

egli.

la

moglie

di

ad ogni cosa che veniva dalle possessioni borbottava,

vano

polli, ella

non pi

diceva, e

di questi P noi

se le erano portati frutti, che bella razza P

giati, e

uccellini,

noi

un mazzetto

sentavano,
io,

queste

di

modo

danno

si

fanno pagare

che mise con

di sorte, che

mut

le

nidiata di

col grano, col vino, e

con

sue ciancie in sosplzione

da

lavoratore, e consigliato

avea

con quello, che

una

o slmili gentilezze se

le

o stiamo freschi, queste cose non

ella,

ci si

di fragole,

se veni-

siamo rubati,

maturi son trangu-

acerbi: se insalate,

gli

novelle

le

questo fastidioso,

pratica

fatto la scritta seco, entr in sul

lei, si

pre-

voglio
lo olio:

marito

il

convenne

da spazzare ogni camino:

podere, e venuto de l'altro

d a la citt, visit la casa, tutto carico, e percosso la porta

Egli

ave-

capo

di dietro del

quale

capo

di dinanzi tre paia

col piede, che gli fu aperta al primo, salse le scale.

va un bastone

pendevano

in su la spalla, dal

tre pala di anetre, e dal

di capponi, e ne

la

mano

dritta teneva

cento uova e alquanti casciuoll. Egli

Veneziana, che con una

mano

tenesse

un canestro con forse


pareva una massara
il

blgolo (dicono elle)

con un secchio di qua, e di l, e con l'altra un altro. E col


saluto, e con lo inchino, percotendo la punta de lo scarpone
in terra, presenta la nuova padrona, che avendo riguardo
pi

al

calendario, che a l'ognl santi,

saria stato troppo

al

merenda, che toccava


di

gli

fece un'accoglienza,

suo Cavaliere: e fattogli porre inanzi una


di desinare, e di cena,

coclna, sollecitandolo

a bere di

sopra

la tavoletta

un gran boccale

di

vino

SECONDA GIORNATA
aveva una vena

bianco, che

modo

rubicondo a suo

bene de
il

Quando

che

sia

portiate

vi

E non

cose nostre, godrete di esse in vita.

le

un volto

di dolce: e vedutogli

gli disse:

essendo

Cavaliere in casa disse: tu non odiP ala serva, che com-

parsa a

altre:

perch cosi

lei,

rendutolo

pigliando poi

men

comand,

le

lavoratore messe

al

a votare

canestro, e

il

anetre dove ne aveva de

le

capponi, per mettergli fra

ella le disse: restati qui,

lo

63

le

capponi,

e facendogli pigliare al villano, se

dietro in soffitta, e sciolti

piedi

ai

che indogliti

polli,

stettero un'ora senza muoversi, serrata la finestrella del tetto,

con che

volle vedere

aveva a lavorare

ferri si

il

fante, che ud scosse di suso, che pareva che

suo terreno, e

mi giur

se la presenza di essi giungeva a la fama, e

rumasse

sua

la

il

palco:

e fattosi inestare due volte fingendo di ragionar seco dei mali

portamenti che erano


gli olivi, e

pili

aspettare

stati

lavoratore

dal

fatti

non manc

Cavaliere, percioch la porta gi

il

faccenda, che
si

l,

la

un romore per
si

dogana

la

fino

la

volta,

la terra, e chi corre in qua, e

udiva gridar serra serra.

In questo ella

balcone vede alcuni suoi parenti in furore con ispade

cappe

tratte, e le

al

braccio, altri senza beretta con lancioni,

ronche e spiedi, onde, fatta

cenere nel viso, tutta

di

in questo vede in su le braccia di due, portare

tutto

sanguinoso,

cadde

in terra, e

serrava,

si

tutto allegro, e

villa

non raccontasse la sua ventura


donna stupefatta de la smisurata

aveva empita

le

leva

chi corre in
fattasi al

mandato

con molta gente

portato suso

in furia per

fascie di camiscie di

il

uomo,

che v'era; e venendo, che

la

Ella

tanto che

si

rinvenne in

ella

egli

dietro.

il

si

smarr;

Cavaliere
tramortita

poveretto, lo posero nel letto

Medici,

marito che non favellando

trov uova, e
s,

e corsa al

guardava, mise a romore ci


passava, segnandolo con can-

dele benedette: gli perdonate, raccomandatevi a Dio,


egli

il

egli

niente, che egli

Domine. Or rimasa

ecco che

non potendo

peschi, se ne vennero giusa: e

presa licenza da la madonna, ritorn a la

al

passato,

facendo segno

Medico,
Antonia

e'I

di

perdonare, e

Prete vennero dopo

Per che conto fu

raccomandarsi,

di

egli

il

fatto.

mortoP

spir.

64

RAGIONAMENTI

Nanna

Perch

la traditola

Onde

palegro con tre ferite.

al

per

per ci tenere, ordin

mai mai fossero

de

la chiesa,

da

sei cittadini,

chiesa,

lo

mand

scompiglio

In

fingendo poi di volersi due volte gittarc da

tal cosa, e

finestre, lasciandosi

solenni, che

content uno, che

tutta la terra

coperto

un

di

fatte, e dipinte l'arme per

dietro piangendo, disse cose, e con

grim ciascuna.

m compagnia,

nero, con

vestita di

ella

le

pi

le

muri

palio di broccato riccio, portato

quasi con tutta la terra

dove

essequie

le

Donne

soave suono, che ne

da uno sopra

fatta la diceria

fu posto

duecento

la-

pergamo,

il

e contate tutte le virt del Cavaliere, e tutte le sue valenzie,

cantando
frati di

requiem cternam pi di

il

tutti

colori, fu

da tutto

pitaffio letto
le

il

monaci

mille preti,

popolo: e sopra di esso, furono appiccate

bandiere, lo stocco col fodro di velluto rosso, con

di ariento indorato, lo scudo, e l'elmo

come

lo

Mi

di

dire,

come vennero

corpo, fra

al

capponi, e da

le

uova,

gli

erede

suoi pianti seco, e sendo


del

tutto, per che

il

tutti

ghiere

ornato

da

la

suoi

diede,

si

quali era quello da

le

si

anetre,

buona ventura. Che

modo

bisogna spendere parole indarno P Ella trov


gare

le

di velluto

quali con la berretta nera, che

affiocarono dietro
i

pur

stocco.

sono dimenticata

lavoratori,

da

posto in un bel deposito, dipinto col

nmasa donna

morto avendola

di

asciu-

madonna, e

tolta per inna-

moramento, avistosi di non potere averne figlio, n figlia,


con malo stomaco dei suoi parenti, le aveva fatto donagione
de

la

sua robba.

La fu ben
Dico, che

Antonia

posta

Nanna

potendo

senza rispetto niuno, rimandati

gli

scorrere
altri

campagna,

la

a casa,

si

ritenne

il

successore del Cavaliere, che col suo dente di Lionfante, la

racconsol di maniera, che posta da canto la vergogna, deli-

ber

di torlo

per marito, inanzi che

per

avere

ella

un

il

parentado

la

molestasse

dando voce di farsi monaca,


da rodere agiatamente, da tutti gli ordini di

col volergliene dare

altro; e

suore vi fu fatto disegno; e

senza pi pensare

al

che

si

ella risoluta di darsi al villano,

dir di me.^, che onore faccio al

SECONDA GIORNATA
mio sangueP
sono

guastatori de

che

vieto, e
si

cav

il

sapendo che

e quell'altro,

contentezze, e che

le

gli

rispetti

indugi sanno di

una morte, mandato per un

pentirsi

notaio,

la voglia del capo,

Antonia
n

e questo,

65

poteva pure

Ella

meno sfamarsi del battaglio.


Perch ella non
Nanna

si

vedova,

starsi

rimase vedova,

te lo dir

un'altra volta, per che la vita loro tale, che vuole

namento da per

s;

un

ragio-

dico sol questo: esse sono venti carati

ti

pi fine puttane, che

n pi

le

suore, e che le maritate, e che le can-

toniere.

Come
Le suore,

Antonia

Nanna

cosP
le

maritate, e

imbrunire da cani, e da porci:

da

le

orazioni,

le

messe, da

le sette

da

le discipline,

vesperi,

da

le

le

puttane,

fanno

si

vedove son pettinate da


divozioni, da le prediche, da

gli uffici,

le

da

le

limosine, e

da tutte

opere de la misericordia.

Non

Antonia
vedove, e de

verbio de

le

suore, de le maritate, de le

puttane buone.^
sono come

il

pro-

Stiamo

bene, adunque!

Torna,

torna a

le

la Cavaliera.

Nanna
la cosa, se
la

son de

denari, senno e fede.

Antonia
nozze de

le

ci

Coteste quattro generazioni,

Nanna

pur de

ma

Essa se

lo

tolse suso per marito: e scopertasi

ne and seco, con vituperio

casa sua: e

gli

di tutta la terra,

era morta dietro di modo, che

po, a la vigna, e per tutto

gli

portava fino

villano che era di gran parentado,

il

al

desinare.

avendo date de

non
cam-

il

le ferite

un suo fratello, che minacciava di attossicarla, fece s che


non ardiva niun cittadino di uscire de la porta.
Antonia
E' mala cosa lo avere a fare con essi.
Nanna
Si suol dire Dio mi scampi da le mani dei
villani. Ma vegniamo un poco in su le allegrezze, e inzucche
riamo la morte del povero Cavaliere, con la vita di un vecchio
riccone, miserone, asinone, che aveva una moglie di dicisette anni, sostenuta da una sua la pi forbita vitetta, che
mi paia anco aver veduto con una gracia s graciosa, che
a

66

RAGIONAMENTI

ci che ella diceva, e ci che

dolcezza, e avca alcuni suol


altieri,
11

faceva, tutto era pieno di

ella

gesti signorili, alcuni suol

modi

alcuni suoi atti vezzosi da spasimarne: dalle In

mano

liuto,

pareva maestra del suono, dalle

mano

migliava una poetessa, dalle in

in

mano

la spada,

una Capitana, vedila

libro, si-

il

arestl giurato,

una cervietta,
odila cantare, una angeletta, mirala giocare, non ti potrei
dire: e con certi suoi occhietti ardenti, pieni di un non so che
ogniuno cavava del sentimento, e mangiando pareva che
che

fosse

ella

indorasse

cibo, e

11

ballare,

bevendo, che desse sapore

al

vino: acuta nei

motti, liberale, e con tanta maest parlava in sul savio, che


le

Duchesse,

paragone, sarieno parse pisclotte: e

al

a foggie trovate da

di alcune vesti

strandosi talora con la cuffia, talora

un

e mezl intrecciati, con


chio,

amore, e

di

le

donne

menda,

stille

fatto

spesso

mano

la

riscontrare

si

vagheggiava

le

la

sempre con

spargeva

testa,

in

gli
si

reva, che dicesse cos


ste

occhi:

si

fa in

la maritasse

ad uno

non voleva che se

s,

che

di sessanta anni,
gli

dicesse

che

santa,

riverenza

si

che pa-

con tutte

suo padre (bue) non

secondo che

vecchio)

balle

con tutte que-

sue virt
11

con

pi Inten-

chi

quando camlnava,

paradiso.

sue bellezze, e con tutte queste

trovarvi

anelli,

ella artificiosamente

l'acqua

Inchinava con una

queste sue grazie, non pot far

egli

(che

confessava. Questo

chiamava il Conte, per non so che bicocca, con


mura smerlate, con duo forni, che egli avea, e per virt

suo marito
le

vista di

terra,

volesse
suol

dei

mano, che

vagheggiava: a pena toccava

lando

quasi

lume

il

quello de' suoi occhi, abbagliava la

samente

natura aveva

sul quale la

di rose vermiglie.

stendeva
e

raccolti,

amanti, per-

farsi schiavi gli

del suo seno,

duti nel tremolare

Ella

mezl

in capell

che impacciandole un oc-

uno uccidere gli uomini


con la sua maniera nativa,

di aschio: e

sapeva pur troppo astutamente


spruzzate

ornava

faceva chiudere con

Io

glie

crinetto,

si

molto guardate, mo-

lei,

si

di certi suol scartabelli di carta pecora piombati,

diceva, datigli

da

lo

Imperadore; potendo dare

secondo che
11

campo

questi civettlnl, che hanno piacere di farsi forare la pelle.

SECONDA GIORNATA
quasi ogni mese

67

combatteva, parendogli esser

ivi si

da Madona, per vedersi sberettare da


abattimenti,

mostrava

si

in pontificale;

beretta a tagliere, con

con

una cappa

stocco

gli

aguzzo,

allato

alto e basso,

di rosato, foderata di verde,

a quella

sim.ile

uno
una guaina

a certi loro mantelli, con

scolari

pomo

col

non

spelano mai, e con una

broccato di argento,

la scapperuccia di

che solevano usare

si

che
degli

il

con una giornea sparsa

pavonazzo

non

ispelata, perch cotali velluti

potta

sfaccendati,

gli

venivano a vedere pazzeggiare questo, e quello, e


di tremolanti dorati, di velluto

la

d'ottone,

in

antica.

dato due giravolte per

con balestre,

discalzi dietro,

servidori, e parte

accattati

cavallessa piena di

Io

a piedi, con venti

steccato

con arme da

birri,

parte dei suoi

montava sopra una

nello stato,

semola, che cento mila paia di sproni,

non che uno, non gli averiano fatto spiccare un salto: e tutto
ricreava, udendo andare il bando da sua parte. E in tal di
teneva sotto la schiava la moglie, che sempre ne gli altri tempi

si

il

cane de l'ortolano a

la chiesa, e

fiutava la coda. Nel letto poi,


fece

quando

tuff, taff,

de

le

come un pazzo per

voglia di giostrare, con le

qualche volta per dispetto,


e

per tutto

le feste, e

contava

le

le

valentaria, che

una battaglia dove fu


bombarde le faceva con bocca,

fu soldato, e nel raccontarle

prigione, fino al

scagliandosi

le

per

lo letto.

lancie de
lo

La

poverina, che avea

la notte,

si

disperava:

faceva porre in terra, carpone,

accomodatogli una cinta in bocca, a

modo di un freno,
calcagni, gli faceva fare, come
menando
suo cavallo. Ora standosi costei in s maniconica vita

salitagli
lui

al

adosso,

pens una malizia galante galante.


Antonia

Nanna
parole, che

Questo

Ella

io

vorrei sapere.

cominci

la

notte

non appicicavano l'una con

faceva risa sgangherate,

ma

parlare

l'altra, di

venendo poi

in

che

ella al

il

menar de

mani, e datogli un pugno entro un occhio, che bisogn

con
si

l'olio rosato,

ne

la

riprendeva molta.

ella

sogno

vecchio

la

le

biacca

fingendo non

ricordare di ci che faceva e diceva, vi aggiunse lo uscir

del letto, aprendo fenestre, e casse: e qualche volta

si

vestiva.

68

RAGIONAMENTI

menchione

onde

il

alta

voce,

le

giva dietro, scuotendola, e chiamandola ad

avenne che volendola seguir

volte

e fra le altre

fuor de l'uscio de la camera, posto

il

piede nel capo di una

scala credendolo porre a piano, ruin

fino a basso, e oltra

che

si

sua

il

fiacc tutto,

spezz una gamba; e udito la famiglia

si

grido, col quale dest

donde buon per

non

se

lui

vicinato, corsa a

il

se ne levava: e ella

starsi a le strida del marito, inteso

maricava, maledicendo
il

Medico,

cos di notte,

suo.

Antonia

Nanna

lui, lo

il

caso piangeva, e

era,

che

gli

A che proposito
Per condurlo a cadere,

de-

ram-

si

mand per

vizio del suo levarsi, e

il

come

ripresero,

parendo

rimise le ossa al luogo

fnse ella

il

sogno

onde

cadde, acci

ei

non le potesse ir dietro: ora il rimbambito ne la


ben misero oltra modo, ma tanto fumoso che a
crepacuore teneva da dieci famigliacci tutti a dormire in uno
suo camerone a terreno, e il pi vecchio non passava venti
fiaccandosi

gelosia era

quattro

anni

buone

calze, e chi

aveva

chi

mangiavano spesso

Nanna

Perch
Per

ebbe

il

il

libert,

che

di occhio a

triste

farsetto,

straccio di camiscia:

furfantiP
gli

dava.

l,

Ora,

questa brigatella: e

co la coscia fra due

alzando

vecchio: o

stavano

si

goffo nel letto,

a sognare,

sempre

la

aveva dato

buon

spesso, pane, e scambietti.

Antonia

cara, ella

aveva

berretta,

buona cappa, uno

sciagurata cappa, chi


e

buona

calze, peggiore farsetto, chi

ascicelle, si

braccia salt del letto,

le

Antonia
che

fitto

rimise

dicendole

o lP e aperta la camera, lasciandolo

strangolare, col chiamarla, se n'and al famigli, che intorno

ad una lucerna, che stava tuttavia per Ispegnersi, giuocavano


alcuni quattrini rubacchiati al Messere, nel comprare di alcune frascherie
tosi

adosso

il

"e

dettogli

primo che

buona notte, spense il lume: e tiravenne a le mani, si cominci seco

le

a trastullare, e in tre ore, che stette con

essi,

gli

prov

tutti

e dieci, due volte per una: e ritornatasi suso scarca de

gli

umori, che la facevano anfanare, disse: marito mio, volete

male a

la

mia naturacela, che mi

strascina,

a gire a processione la notte per casaP

come una

strega

SECONDA GIORNATA

Chi

Antonia

Nanna

ha detto

ti

minutamente ogni cosaP

si

che gittatosi

Ella,

69

onore ne

l'

divenne femina del popolo, e avendo messe


ze in novelle,

uno

contava a chi non

le

le

scarpette,

le

le

sue gentilez-

voleva udire: bench

dei dieci combattenti scorrucciato seco (per che ella

uno

era data in preda ad

sodo naturale

di pi

si

di lui) partitosi

disperato, per le piazze, per le taverne, per le barbarie,

per

per

botteghe, ne fece istoria.

le

Antonia

Gli

ben cotesto, e peggio

stette

al

vecchio

pazzo, che doveva torre una di sua et, e non una che

poteva essere

Tu

Nanna
di averlo

caricato

te l'odi,

E non

fu cos.

egli

tante corna, che non

di

scartoccio di pepe, col quale

le

le

bastando

avrebbero por-

un vende leggende, con

tate mille cervi, sentendosi guasta di

uno

cond la minestra, se lo

gli

lev dinanzi: e mentre moriva, in sua presenza, spos


troniere, e seco

perch

rerei,

si

io

traffic (cos

non

vi tenni

il

si

le

amorosa era

ciriege: e la sua

vano

di

a la terra,

uve cotte

buono

mezo

Onde

de la

una sua

citt,

Scimia de
si

gli

le

riduce-

egli

avea

lavoratrice rimasa

veniva ogni quindici giorni a visitare sua mogliera,

vedova,

con qualche cosellina da


olive,

la primiera.

la

molte brigate in casa a giocare, e perch

una possessione presso

pol-

dito.

marito pi ghiotto del giuoco, che

il

il

disse per la terra) e noi giu-

Antonia Debbe esser vero pur troppo!


buone
Nanna Ascolta questa. Una de

aveva

gli

cento volte.

figlia

villa,

come

spazio, se ne ritornava a casa.


festa,

sarieno fichi secchi, noci,

nel forno, e simili novelluzze, e statasi seco

avendo una

filza

di

Un

belle

d fra gli altri,

sendo

lumache, e forse da

venticinque prugnoli, fra certa nepitella, in un suo canestrino,

venne a

starsi

con

la

padrona, e turbatosi

vento con una pioggia


ivi

terribile,

per quella sera. Di che accortosi

sboccata,

niva a

che
il

le

il

tempo, venne un

fu forza rimanersi

zazeone che viveva a la

e in presenzia de la moglie, diceva ci che gli ve-

la lingua,

un

cotale bevitore, pieno di chiacchiere, vi

disegn sopra, e parendogli acquistar lode


col farle dare

un trentuno, pari con

di

buon compagno,

la brigata,

che

in casa

70

RAGIONAMENTI

sua giocava,

quale con gran riso

la

nato che dopo cena dovesse

diede orecchia, e ordi-

gli

a la

disse

ritornare,

moglie;

metterai a dormire la lavoratora nostra ne la camera del

granaio

Ella [rispostogli, che cos farebbe,

lui,

rita

come un mazzo

venne

onde

lo stuolo,

rose: e

di

dopo cena stato alquanto,


con

ritrattosi

egli

esso,

La

vedova.

comand

a la

mandasse anco

moglie, che se andasse a dormire, e che vi


la

pose a cena

si

facendo sedere a pie de la tavola la villanotta, colo-

con

moglie che sapeva da quel piede zoppicava

donzellone, disse con seco: io ho inteso dire che chi gode

il

una

non istenta sempre: 11 mio marito, che ha vituperi per


onori, vuole mettere a saccomanno il magazzino, e la guardarobba de la lavoratrice nostra, onde delibero di provare, che
volta,

cosa sono

trentuni, di che

si

fanno

schife le persone,

veggio apparecchiati dal seguaci de

quali

buona donna

lei:

In questo eccotelo

venir via a passi lunghi, e sforzandosi di ritenere


respirare, faceva soffioni strani, e gli amici

mano

in pasta

dopo

Infingardo a la

dicendo, fece coricarla nel suo letto, e

Cos

piant In quello, che fece far per

ella si

lo

non potendo

lui,

il

fiato,

nel

che dovevano por

celar le risa, lo lasciavano

si
udiva se non uh uh rammormani de l'uno, e de l'altro: e non vi fu atto, che
non mi dicesse uno de trentunlrerl, che mi dava alle volte
qualche strettlna, per un passo tempo. Ora 11 capo caccia
del giostranti, In un soffio, venne a lei, non aspett gi mai

andare a bottacci, e non


zato da

le

con

tal

disio,

allato, la eluffa, quasi dicesse: so

postolesl

che non mi scapperai

Essa facendo sembiante

tutta paurosa, finge di volersi levar suso, e egli


la forza la ritira a se, e spalancandole le
le

gambe

di destarsi,

con tutta

col ginocchio,

suggell la lettera, tanto accorgendosi che fosse la sua donna,

quanto
foglie

ci

accorgiamo noi

de la

ficaia,

che

ci

del
fa

screscere,

ombra:

che fanno ora

le

ella sentendosi scuotere

ma

da amante, doveva ben dire, il


gaglioffo divora con appetito il pane altrui, sbocconcellando
quello di casa, e per dirti, egli ne la Incart due voltarelle.
E tornando al compagni ridendo forte disse: oh! la buona robba,
il

susino,

non da marito,

o la buona spesa!

ella

ha certe carni sode,

morbide da signora.

SECONDA GIORNATA
che

infine,

sapeva

il

frate al brodo,

romanesca:

il

pesce

sudar
zione

dato

fece

serbatoio,

le terapie, le f' dire:

per non

ti

al terzo,

che corse

al

pasto come
il

tuoni senza baleni, e fattole

tre

questi trentuno sono senza discre-

tenere fino a notte, con questo, e con quello

gliele fecero a tutti

Madrema non
gatte

modi, a tutte

avutone venti

vuole)

fischio,

il

Intanto eccoti

il

uno,

e la piva, parendogli che fussero

ma non

donna, forbitevi

a tutte le foggie,

cominci a fare come

miagolano.

lumaconi senza guscio, stette in

mise dietro:

le vie,

a tutte le guise (diceva la Petrarchesca

che sborano e

toccatole
i

a pasturare de la vaccina. Disse

cenno

il

a tutte le maniere, e

de

E
che

si

lombrico; vi fu da ridere perch appoggiando

al

del

luccio

culo di mentuccia, e di serbastrella

il

mosse a uno, che con quella ingordezza,

ci detto diede le

che va
il

le

71

un

le

che

stalla

poco, e poi glielo

toccando n di qua, n di l disse: Ma-

naso, e poi odoratemi

Cappero.

il

mentre

diceva cosi la turba, che a coscienza ritta ascoltava la predica,

stava per aventarsi a l'amica nel partirsi de l'amico, ne la


foggia che stanno
il

venerd,

che

ha

egli

men

il

fanciulli, e

finito di confessare; e

cane in

il

gli artegiani,

villani

il

gioved,

sabato santo, visto assolvere del frate quello

ne

gi, e in su di sorte,

lo

che

aspettare vi fu chi
gli

fece sputare l'ani-

ma. In ultimo quattro dei rimasi di dietro, pi pazzi che savi,


non gli bastano l'animo di notare, ne l'unto favale, senza
zucca, acceso un pezzo di torchio, che si adoperava a far lume
a quelli, che giocati

dispetto

moglie

si

denari se ne givano bestemmiando,

padrone del trentuno, entrarono dove

del

stava ne la grascia a meza gamba,

scoperta con

un

volto di Ponte

Sisto disse:

la

la

al

sua

quale vistasi

Elle son fantasie

mondo: io udendo tutto d dire, la tale ha


un trentuno, e la cotale un altro, ho voluto vedere

quelle di questo

avuto

questi trentuni in viso: ora escane che vuole.


tosi

de la necessit virt,

le rispose:

miaP Me ne pare presso che bene,


pi sofferire

il

pasto,

si

Il

marito fat-

Be' che te ne pare, moglie


disse ella.

lanci al destro,

E non

potendo

e allentate le redini,

parve un Abate impastato, che scaricasse

le

minestre del

72
ventre,

dando

al

Limbo

per

se ne torn a casa, che

altri,

cotto

le fosse stato

anime non nate.

terrestre ventisette

che l'orzo apparecchiato

la Villanella

Inteso

stato mangiato da

RAGIONAMENTI

lei,

era

pareva

che

culo co' ceci, e tenne la favella uno anno

il

padrona.

la

Antonia

Beate quelle, che

si

sanno

cavare de

vo-

le

glie.

Cos

Nanna

ti

dico

io.

Ma

questi trentuno, non ho veruna

me

per grazia di chi

io,

Ti confesso bene, che

per che durano troppo.

crede,

si

di

ho provati anche
qualcuni, e non ci trovo le

diede,

gli

beatitudini, che la gente

cava per via

a chi se le

invidia, e ne

se durassero la met,

cosa sfoggiata, e farebbero un buon pr.

una

sarebbero

Ma

vegniamo ad

una madonna tacciola, a la quale venne voglia di uno prigione, che non voleva il Podest che si impiccasse, per non
dare quella allegrezza a

che mor, sendo

su ventuno anno,

erede di quattor-

mila ducati, mezzi contanti, e lo avanzo in possessioni,

dici

forche. Questi fu lasciato dal padre,

le

egli in

un suo

masserizie di

in

tre anni

mangi,

si

mettendo

si

gioc, e

chiav tutti

si

vendere una casetta, per che

vend

la disfece e

le pietre.

impegnando un lenzuolo,
altra,

denari, e

rimase in asso, dando

glielo vietava,

mobiglia, ora

le

vendendo una

ora

una

gini,

divenne nudo, e crudo.

che pu, non pur fare un

ramenti

falsi,

tovaglia,

domani

cosa, e

tracollo a la bilancia tal-

il

mente, che prima impegnata, e poi venduta


gittata,

mano-

E non potendo

testamento

il

Poi scemando

la fine questo letto e quello altro, e oggi

una

poderi, in tre altri fece del resto,

palagio, pi tosto che casa; e

la

anzi

casa,

datosi a tutte le scelerag-

uomo,

ma

imaglnare, a giu-

ad omicidi, a ladrarie, a rubarle, a

carte,

a dadi falsissiml, a tradire, ad ingannare, a truffare, e assassinare:

stato

in

diverse

prigioni

anni per volta, e avuto in esse


vi

era

avere

per

mentovare

nel

quattro,

corda che

viso

e cinque

cene,

allora

un Messer, noi

vo'

in vano.

Ribaldo
Egli era

Antonia

Nanna

sputato

pii

traditore.
si

ribaldo, che lo

aversi

incarnato

SECONDA GIORNATA
con

madre,

la

facesse mai.

simo

dire,

che fosse

sendo mendico

minore peccato, che

il

bene, era

di ogni altro

tanto mal francioso, che bastava per

di

ricchis-

darne a mille

anche gliene sarebbe rimasto un mondo: e stando

suoi pari, e
lo

poteva

si

73

scanna battesimo in prigione, un medico salariato da la

communit per
poveri prigionieri, disse, curando una gamba ad uno che aveva paura, che il canchero non gliela mangiasse." Io ho guarito la natura, fuori di natura del tale, e non
i

guarir

tua

la

venne a

gamba.^ Questa natura,

cuore la smisurata novella de


prigione, che ne ardeva

piii,

scelerato, che

Io

che non

del toro: ne vi essendo via ne

fuori

madonna,

orecchie de la detta

le

si dice,

modo, che

natura,

di
le
si

entr nel

stava in

che fece la

Reina
cavar-

ella potesse

sene la fantasia, pens di fare un male, onde fosse posta ne

medesima, dove era

la prigione
la

Pasqua,

presa,

sputa in croce: e venendo

lo

communic, senza

si

e sendone

confessarsi,

ri-

avere ancora fatto bene; divulgatasi la cosa,

rispose

e venutone richiamo

al

Podest, la fece pigliare, e legatola

a la corda, confess la cagione del suo fallo, essere stata la

sfrenata volont de la radice di colui,


in dentro, e

e schiacciato nel

margine
ciato,

viso,

si

che aveva

gli

occhi

vedeva, un naso largo,

con una percossa a traverso,

due

Giobbe, che parevano due borchie da mula: strac-

di

puzzolente, schifo, e tutto indenaiato di lendini, e di

pidocchi:

dicendo:

al

culorum.^

dice,

quale

il

savio

Podest

la

diede in compagnia,

Egli sia la penitenza del tuo peccato per infinita se-

ne lo esservi confinata in
che

allegrezza,
si

che appena

piccoli,

che

averia

ella disse,

una persona
provando

la

di

vita,

ne ebbe quella

esserne liberata.

pannocchia grandissima:

facciamo qui tabernacoli.

Antonia
quella di

Era grande

un

la

pannocchia, che tu

asinelio.^

Pi.
Antonia Quanto quella
Nanna Pi.
Antonia Come quella
Nanna Pi.
Nanna

di

un muletto.^

di

un

torello.^

dici,

quanto

74

RAGIONAMENTI

Come quella un
Nanna Dico pi
Antonia Era grande, quanto
Antonia

che sono a

di noce,

parseP

ti

standosi

forche

le

dietro; torner

ben poi

al tristo, s.

Donne:
per

e dove
sei

di

non

terrazzi,
si

si

udiva altro per

che cianciare di

potevano intorno a

La

con

lei

ore

mio

dovremmo

dicendo

part, e ritornossi a

mondo
Antonia

Nanna

lapidarla,

parole,

tai

casa sua, come tutto

dipendesse da

Che
Ora

la

non pur

dati

di

attana-

come una
onore de

croci-

botta,
le

si

donne

giorni

dieci

al

pessimo uomo,

in chiesa,

che

ti

dico,

la prigione, e trarnela col fuoco: la

quale

terra,

lui,

pens seco istessa

perdendo

il

goderne,

filo

al

gran danno

suo cannone, la fama del

la prova, tirava a s le

calamita un ago, o un
frenesia

de

bestia!

fatta compassionevole di

che pativa

lo atto

lei.

venne a sapere' questa non isputa

che voleva correre a

ascoltarla,

scorticarla, e

l'

ve-

palagio, e trarla

in

gonfiata

vicinato, che

fuoco e porla sopra una caretta,

coi denti,

fggerla.

quale,

a chiacchierarne.

nel

ora

or

acqua santa ragunar

la

una

le finestre

e con ischifezza;

riso,

de

due

doveremmo andare

di prigione col

lo

per

ad
Noi (che per essere donne siamo infamate da

gliarla

del

la novella per

la brigata tutta sospesa in su la rocca

la ribalda)

in

tosto

una monna onesta da campi,

poi che la ebbe intesa

disse:

non fu

che sparta

le strade, e

fra le altre capannelle, se ne fece

dendo

ho lasciato robba

vogliosa

a l'arte, e sopra tutto a le

la pila

loro pettegole, stavano

la

la

sopradetto malfattore:

il

in prigione, per cavarsi la mascara,


la citt, diede a dire al popolo, e

amando

fu forza,

gli

suoi dieci di di tempo... Io

contentezze

nelle

ella

Podest, che

il

condennare a

di

e datogli

di quelle collonette,

detto!

l'hai

gola, la terra rnolest

una

cuccieP

le

Tu
Antonia Che
Nanna Ora
Nanna

giustizia,

ronzlnettoP

di

volte.

tre

di paglia.

mal

sodisfatte,

Onde venne

come

in

la

quella

che mosse quella sprezza sagramento,

con riverenza parlando,

gliezza di malizia, che

udisse mal.

si

pens a

la pi indiavolata

sotti-

SECONDA GIORNATA

Antonia
voglie P

Nanna

che pens, che Dio

Ella

scampi da

ti

un marito

aveva

75

infermiccio, che

ore stava levato, e due d corcato: e tal volta


sfinimenti
e

avendo

malora

cuore,

di

inteso,

che una

Che odo
Deliber

Antonia

pensar

le

gli

occhi,

gisse a la giustizia,
il

mio

marito...

dargli la stretta, poi con la au-

di

dicendo oim

ci,

(ne la

loP

impiccato

torit de le triste, prendere lo

chiudendo

due

venivano

queste scopa bordelli

di

facendoglisi incontra, con dire, questo

Nanna

gli

che strangosciato, pareva che passasse?

potevano scampare uno, che

sia)

cosi fatte

oim,

stringendo

gambe, venne meno, e

il

per isposo,

mal condotto

nel

uomo suo

pugna, e rannicchiando

le

che parea un carrettello da

ella,

tonnina, per essere pi larga che lunga, postogli

un guanciale

in su la bocca, postavisi a sedere sopra, senz'altro aiuto di


fante,

gli

fece uscire l'anima

Antonia Oh, oh,


Nanna E levato
tutti

vicini

donde esce

il

pane padito.

oh!
il

che sapendo

romor grande,
la

scapigliatasi

ragun

mdisposizione del poveretto, non

dubitaro che non fosse stato affogato da

gli

accidenti, che gli

solevano spesso venire: e sotterrato assai onorevolmente, per

che era ricco onestamente, con un animo

N avendo

se ne g in chiasso, lo dir pure.

da quel

del

cagna rabbiosa

di

dal canto suo, ne

manto, parenti che valessero due denari,

vi

si

stette senza impaccio, indicando la gente, che fosse impazzita

per

il

sera,

dolore de la morte di esso. Standosi cosi, ne viene la

che

la

mattina

si

doveva castigare

vot la terra di uomini, e quasi

di

il

fallo a tutti, e

in casa del Podest, per vedere annunziare la

che ne meritava mille:


egli

rise

morte a quello,

udendosi dire dal Cavaliere,

tratto de la prigione, e

piedi ne' ceppi, con le

il

quale

piace a Dio, e dal magnifico Podest, che doveva dir prima,

che tu moia.

in

il

si

donne, e ragunossi tutto

mezo

menato

manette sopra un pocolino

a due che lo confortavano,

si

stava,

viso arcignio a la tavoletta dipinta, che

sciare: e

in publico, co'

come, non toccasse a

lui,

gli

di

paghaccia,

non facendo
porgeva a ba-

cianciava di mille favole.

76

RAGIONAMENTI

e ognluno che veniva, chiamava per nome. Giunta la mat-

campana grande

la

tina,

Commune

del

fece segno de la giustitia, che

stendardi, letta la condannagione,

gli

da quel

aveva

che

malefizio

del

al collo, e

mezo

egli

tromba, senza

la

una schiera

di birri, e

donne, e di bambini

e le finestre di

al

collo

da

riarso

punto

senza

de

aspettava

il

potetti

di glttarsi
si

si

fuoco,

campane

la

del

fermatasi la giu-

si udiva un romore,
mondo, a un tratto,

a le armi, a la predica, e a festa; e an-

la novella al Podest, gli fu forza

la regione,

le

avvicinandosi gi a

calcandosi la gente l'un l'altro,

al

con tutto

muriccioli,

Io sono la tua moglie!

che pareva, che tutte


sonassero

Re de

e scapigliata, battendosi le palme, strin-

alti,

gendolo forte disse:

datone

il

un secchio di acqua fresca:


mosse furiosamente, aprendo la

la febbre

smarrirsi,

turba coi gridi

stizia,

era

corona

la

ghiottone, con quella propria ingordigia, che

del

un

gltta

quale col cuore battente,

la

con

suo pendaglio, fu

il

polazzo dietro, sendo donde passava pieni

la lupa,

lenta,

cavato fuori

che dur fino a sera

che significava che

E sonando

fatto avlare in

fare: e

voce molto squillante,

la

venne via con un grosso fune dorato


di carta morpellata,

ribalderie.

sonando lenta

doveva

si

e cos sciolto

il

mantenere

traditore, fu

menato

le

leggi

a impic-

a le forche de la scelerata.

carsi

Noi siamo finimondo!


Nanna Ah, ah, ah!
Antonia Di che
Nanna Di quella che divent Luteria,
Antonia

al

rldiP

in prigione seco, e vi rimase

con

nel vederlo cavar fuori, l'altro

il

suo castello, la sua

Antonia

con

le

tre

citt, e

Dio faccia

Odine
Antonia Di grazia.
Nanna Una cotal
bella,

gli

era posseduto

suo stato.

bene a Domenedio, che

la pun

coltelle.

Nanna

anche

di

il

uno fu

credere che fosse impiccato,

e quello poi de lo intendere, che d'altrui


il

per vivere

tre coltelli al cuore:

un'altra,

ma

sorella.

rltrosetta, bella

senza grazia, n

vistosa, la quale stringeva le labbra, e

in-

SECONDA GIORNATA
crespava

apponeva,

ella

pi

la

tutti

a tutti

ciglia,

ad ogni cosa: una

le ciglia

schifezze,

fiuta

tutte

bocche,

le

lunghi,

niuna

a giudizio

sapeva andare,

geva

da alcuna, diceva: ella


pi

E apponendo

a tutte le

a tutti

che

visi,

paressero

le

neri,

ognuna era si sfatata, che gli pianE come vedeva mirare un uomo
come Dio vuole, e ci chiarisce ogni

non

a chi

faceva era fatta

Costei

suo nessuna sapeva favellare,

mai creduta.^

chi l'averia

inai.

vesta indosso.

la

una

treccola,

fronti,

le

non

vedeva, n vide mai denti, che

radi,

occhi,

a tutte

una

faina,

che nascesse

fastidiosa,

gli

nasi,

77

si

me

io

faceva a

la sarei confessata

quanto a chi

le finestre,

mendatrice

da tutte fugquando andava a messa, gli


puzzava fino a Io incenso, e col muso inanzi diceva: che chiesa
spazzata, che chiesa addobbata ! E fiutando ogni altare, col
suo dire di Pater nostri, a tutti dava la sua: e che tovaglie,
vi

si

di

tutte, e

com.e la mala ventura: e

gita,

la

che candellieri, e che predelle!

Vangelo non

quasi

col capo,

diceva,

punta

del dito ne

dicendo:

mala

buona

essere di
1'

mente una Croce ne

il

le altre,

prete diceva

faceva certi

prete non dicesse straccio, e

il

non

ostia,

tarla!

mentre

volendo rizzare, come

si

farina,

alzandosi la

intingendo

che vituperio a non mu-

la fronte, diceva:

Che cappone, che gambe

sottili,

Ma

costei,

che voleva ci che

altrui, si dicesse

che fosse in

con

bucata da

la saccoccia

picchiatoio in

le

grifo

pareva che mancasse

squadrato un Converso, che

lei,

tutti

lati in

mano, veniva per

lo

su la spalla, e

schiena,

gli

mano de
al

pose amore.
le

un

pane a casa sua, paren-

dole che fosse ben fatto, giovane senza pensiero, e di

tava

il

che piedacci, che

grazia, che fantasma, che viso di spiritato, che cera di

cane.

di

la

acqua benedetta, per farsene disgraziata-

quanti uomini scontrava a tutti storceva

il

atti

buona

dicendo che la carit vuole essere

padrone, e non de

Converso, e dicendole

il

le fanti,

in persona la por-

marito: lascia portarla a la

serva, disputava seco un'ora, che cosa fosse lim.osina, e la


differenza, che era a darla di

mano

sua, a quella d'altri, e di-

mesticatasi col brodaiuolo, che le portava spasso da


dei e de

seco.

nomi

di

Ges

dipinti col zafferano,

gli

Agnus-

venne a patti

78

RAGIONAMENTI

Che patteggi ellaP

Di girsene nel convento.


Nonna

Come
Antonia
Nanna Vestita da Fraticello. E
Antonia

adesso

suo marito

al

Agosto veniva

le

madre non

pollo se la

Antonia

Nanna
dicendo:
lo

paresse

per coglier

cagione

avere scusa

di

un

tenta.

miei

ch'ella

fratelli,

alz

le voci,

non ne anderal

netto,

bene, tu te ne puoi con una


,

un monastero, stando prima

che esser tutto di lapidata da

cacatoio, che pur che

un

un uomo e poi mi favella, ma lo


sopportar pi, no che non ne sopporter pi, e mi

In

in

come

mani.

suso,

inteso, basta basta! tu

ho

tanta

lo fece venire In

le

fug-

Madonna

maledetta!

ponti con

non ne vo'
erbe,

traeva da

gliela

rizzatasi

ti

saperanno

le

mese: e

collo, e glielo storceva,

il

Ostinata
Appena

Io

femlnuccia

ficcher

sedici del

al

la prese per

che

collera,

ben

onde

entr una volta a voler vincerla seco, che la

girsi,

di

mi

ti

si

pascer

mi

gltter

e forse

dinanzi,

lievi

singhiozzando, e sospirando

a patto di

te,

morr con-

pose a sedere col capo

fra le ginocchia, e senza altramente cenare, se ne stava a co-

modo

tal

madre non la menava a


due volte al marito, che la voleva
Converso di un trenta anni, tutto nerbo,

fino a la mattina, se la

<Iormlre seco, ritogliendola

Ora

sbranare.

al

tutto vita, grande,


ciascuna. Egli

stando che
del pane a

il
1

il

ossuto,

morellotto, allegro,

amico

di

d da poi se ne venne per la limosina appo-

marito non

vi fosse, e picchiato,

con quel date

frati, la misericordiosa corse a lui, e

convenutasi

di girsene l'altra mattina a l'alba, fra Fazio se ne venne, e

con una cappa da


lo

<Iicendo,
il

fraticlno,

comparse una ora inanzl

uscio suo: n fu prima giunto che

mentre

lo

de

le

le

mani

nei suol fatti

imbratta, e dato del calcio ne lo uscio de la camera

la fante,

con un lievatl suso, e spacciati, scesa da basso

apri la porta e mise dentro fra minestrone: e spogliatasi


vesticcluola, che
<lel

percuoteva, fatelo adesso: onde la schifa

poco, levatasi tosto, con dire chi pone

non

fornaio lo percosse,

il

si

era messa per

pozzo, insieme con

le

fretta, e postola su le

pianelle, preso

1'

una

sponde

abito fratino,

ti-

SECONDA GIORNATA
rando a

s la

Convento

porta in modo, che

Converso

il

Egli la caric sopra

mitorietto, le die' la biada.

da due lenzuoletti

naccia, ricoperta

chiuse, se ne

si

invisibilmente: e menatola

79

una schiavache

si

come

la

e stretti,

grossi,

stavano con un capezzaletto in su la paglia, che


schiavina sapeva di lezzo, sapeva

and nel

nel suo ro-

Cimici: e soffiando, e

di

fremitando, con la cappa alzata dinanzi, pareva un mal tem-

po che

me

in sul fine d'Agosto

turbato crolla

cos

con

due

passi:

gli olivi

la furia del

si

apparecchia a piovere e
e

ciriegi

gli

allori

suo menare crollava

al

letto,

con un pezzo

di

co-

si

suo vento

camerina lunga

la

onde cadde una Madonnetta da

taccata sopra

col

tre quattrini, at-

moccolo a piede: e

mugolava, come una gattuccia grattata. Incompagnone che macinava a raccolta, diede l'acqua

ella travagliandosi

tanto

il

molino.

al

Antonia
io

con

per

la

Anzi

mamma

aver

di

perch parlando

parla puntata,

l'olio,

Madrem.a non

detto, verbi gratia,

da

vuole, fui ripresa

lei,

mugolare, zampillare, e trase-

colare.

Perch
Antonia Perch
Nanna

nuovo, e la sua

Nanna

figlia

cosP
dice,

ne

la

che

si

trovato

un

favellar

maestra.

Come, favellar nuovo,


La sua Madrema

Antonia

e chi lo insegna

dico, la quale

si

.^

fa beffe

uno che non favella a la usanza: dice che si ha da


non finestra, porta e non uscio: tosto e non
vaccio: viso e non faccia: cuore e non core: miete e non mete

di ogni

dire balcone e

percuote e non picchia: ciancia e non burla: e la guisa che


tu hai detto,

non so quante

volte,

il

suo occhio dritto.

intendo che quei de la scuola vogliono, che


tro al libro, e

Nanna

non dinanzi, che sar una


Per chi

lo vuole.

Io per

il

si

metta

die-

signoria.

me

lo vo' porre,

dove

mi fu insegnato da la potta che mi cac. E vo' dir trecconon berlingare, e sciabordo non insensato: non per altro, che per dirsi nel mio paese. Ma torniamo al Converso.
Egli lo fece due volte a la biasima tutte, senza levare il becco
da mollo.
lare e

80

RAGIONAMENTI

Antonia

Nanna

A
Fatto

barba mia.

la

che

ebbe

gli

camera, appiattandola prima sotto

un pezzo per

altre strade,

seguisse del suo levaminl: n fu


in casa sua, e

un

dre, che su le finestre

lasci portare dal suoi

solo per isplare ci che

tosto comparso, che udi

si

ma-

graffi, e graffi e funi, funi.

Perch
funlP
Perch accorgendosi, che

Nanna

in

che po-

casi

tratto gridi di fantesche, e di

chiamavano

Antonia

riserr

la

per

farina, per le ostlerie,

si

madonna merda,

piedi in quella di

romore

letto,

ad accattar

tessero intervenire: datosi

raggiratosi

servigio

11

il

graffi, e

non

cervelina

la

v'era, e chiamatola plano, e forte, di suso, di giuso, di sotto,

e di sopra, di qua, e di

l,

e per tutto: visto le pianelle e la

vesta ne la sponda del pozzo, tennero per fermo, che

onde

fosse gittata dentro


correte!

tutto

)\

veva preso
dere

la

il

la

madre

ventura per

tua

mamma

bella.

non attaccando
Antonia

Nanna

Il

manico.

lo

il

correte,

ladro,

il

era

una piet

ve-

il

dicendo: Appiccati,

graffio,

sono

figliuola cara, figliuola dolce, lo


la

vicinato sbuc fuori a pescare colei, che a-

povera vecchia glttare

la

datosi a gridare

vi si

tua

la

traditore,

il

mamma

Giuda

buona,

scarriotto!

covelle.

Di
Non

moderna.

nulla, se vuol favellare a la

attaccando

come una disperata

nulla,

mani incrocicchiate, guardando il cielo,


che una cos fatta figliuola,
Domenedlo,
diceva:
Parti onesto,
cos saputa, cos avenente, e senza un vizio al mondo, capiti
lasciato

graffio,

con

mondo P

le

11

le

a questo

mie orazioni,

e le

mie limosine mi fanno

guerra, possa lo morire se te ne accendo una.

veduto

il

Fratacchlone, che mescolatosi fra la turba, faceva bocca da


ridere,

vedendo

il

lamento, senza nulla sospettare de

credendo che fosse venuto per


polare, e trascinandolo fuori

con dio, che

la farina, presolo per lo sca-

de

l'uscio,

quasi

si

vendicasse

lasci glttarla gi, disse: Leccapiatti, faccia broda,

pianta Mandragole,
correggle,

la figlia,

pappa

bevi

lasagne,

vendemmia,

e tante altre villanie, che fece scompisciare ognuno, e

grande spasso ad udire

tira

scanna minestre, rompi Quaresima,

gratta porci,

pareri

de

la

brigata,

circa

il

era
ere-

SECONDA GIORNATA
che

dersi,

ella

tratta

fosse

si

aveva

molte

di

pozzo

il

ci la

madre, lev un altro pianto, con

che tu morrai

con

le

fame

di

tue bellezze, con

mettendo tutto

altro, le

volgevano

Antonia

Nanna

vi

udendo

nel

gli

tue virt

le

tane che

le

si

andavansi con Dio.

E non

perch

aventasse

si

far

diceva publicamente,

si

gett,

si

che

ella

tuoi giocacchiamenti,

mia

affogata la

di la-

che per

per paura de la suocera

si

non

con

tuoi

le

sopragiugnesse a-

gli

tuoi imbria-

puttanamenti hanno

mia consolazione.

e la

figliuola,

fosse

gli

viso, e cavassegli gli occhi

al

s,

che

forestiero,

bastava l'animo pur

gli

dosso, con un: Traditore or sei contento m.^


i

vecchie di-

le

suo.^

non pot

camenti,

dentro, senza risponderle

perdere

Che fu del marito


Egli pareva un gatto

vedere,

ma

dita;

la terra,

pro-

si

suoi mali portamenti ella vi

che non

mia,

figlia

le spalle, e

stato arrostita la coda.


sciarsi

Oim

a chi voleva tuffarsi per essa

pozzo, sendo impaurito ognuno da

cevano, temendo non

vedr pi rifare

ti

tue grazie, con

le

mondo

il

non

la gi, e

dir:

che

l'altra in

e che certo certo ella era ridotta in qualchuna, e

l,

il

vecchie-

fece, e

si

givano una in qua, e

che

tane,

fondo. Alcune

nel

quando

dicevano, ricordarsi

relle

81

Crocifisso in seno, portalo dico, perch

ti

Ma

portati

vo' far tagliare a

pezzi, a bocconi, e a minuzzoli: aspetta, aspetta,

va per qua!

come tu meriti, tristo, assassino, nem.ico de le cose buone! Il poveruomo


parca una di quelle paurose, quando scrocca lo scoppietto
via tu vuoi,

che

si

che arai

serrano

le

orecchie con

ne

lasciandola affiocata

mera, pensando pure a


Standosi la cosa

par

il

per non udire

le dita,

sputar

lo

la moglie,

cos, la

come un

pozzo,

tua, tu sarai trattato,

la

veleno,

la

de la

mattina

vi

tuono.

il

suo.

giovane fastidiosa,

quante dipinture aveva

tutte le appicc sopra esso, logorandovi le


di dieci anni, e ogni

il

chiuse in ca-

parendogli strano fine

pazza madre de

altare, e

si

in casa,

candele benedette

diceva la corona per l'anima

figliuola.

Antonia

Che

fece

il

Converso dopo

la

tirata

de lo

scapolareP

Nanna

Ritorn

la

stanza,

scovata

di

sotto

al

82

RAGIONAMENTI

cont

letto la volpe,

ceano a

tutto e ne fecero quelle risa, che

il

nostro da bene

buffonerie del

le

o del buono Strascino, che Dio

Antonia

gli

Maestro

fa-

si

Andrea,

faccia pace a l'anima.

Per certo, che la morte ebbe

torto a rub-

il

bargll a Roma, che rimasta vedova, n conosce pi carno-

n stazzoni, n vigne, n spasso alcuno.

vali,

Sarebbe

Nanna
senza

ci

che tu

Roma

quando

dici,

Rosso, che fa miracoli con

il

sue

le

fosse

piacevolezze.

diclamo del Converso che dur un mese,

caminando

Ma

fra di

e notte, le belle sette, otto, nove e dieci miglia sempre en-

trando ne la valle

di

Glosaf sodo, intero e gagliardo.

Come
Come

Antonia

Antonia

dava da mangiareP

le

egli

convento, andava a

del
dini

voleva, perch sendo

l'ala,

al

riportandone l'asino carico

legne,

pane per

il

procaccino

tino, e a le case del conta-

volte

tre

settimana,

la

lampada, e tutto pro-

Frati, e olio per la

cacciando, era padrone del tutto. Poi dilettandosi di lavo-

cavava

rare al torno,

cima de
morti,
di

la cera,

che

anco

che

dentro dei

veva posto

buoni denari

di

da

e fusa

pestelli,

fanciulli,

polli.

lino

ardeva per

si

lo Idolo

alcune trottole da

capi,

de

piedi, e le cose

f emina,

savia

la

che

a-

corpo in paradiso dando quella cura de l'anima,

il

che diamo noi de' Guelfi, e de* Ghibellini, mise in sospetto

non usate:

tolano col cogliere di certe insalatuccie,

mente

de-

cimitero, la mattina del

il

cuochi avanzano

Ora

di

viterbese; e aveva la

a ci che faceva e vedendolo smagrato,

con

l'or-

ponendo
gli

occhi

andando a onde, sempre con uova fresche in mano,


fra s: trama ci ; dettone una parolina al Campanaio,
Campanaio, fattone motto al Cuoco, e il Cuoco al Sa-

in dentro,

disse

il

Sagrestano

grestano,

ciale, e

Provinciale

il

il

al

al

Priore,

il

Priore

al

Provin-

Generale, fu posto la guardia

merino suo, appostando che fosse

ito per la terra, e

al

ca-

con una

chiave contrafatta l'aprirono, e trovarono la pianta per morta

da

la

esci fuori

sua madre: che tutta


!

uscendone con quel

pone

co, che

si

ardersi.

si

al

si

viso,

capannello, sopra

guastando

smarr ne

l'udir

che fa una strega


il

quale

si

dirsi:
al

fuo-

sta legata per

Frati punto, chiamato

il

Converso,

SECONDA GIORNATA
che pure allora veniva

ad

altro,

di

legarono, designandolo

Io

fuori,

che a mangiare sotto

83

con

la tavola

posero in una prigione senza luce, che

lo

Eglino

le gatte.

vi era

l'acqua alta

una spanna, e dandogli una fetta di pane di semola la mattina, e una la sera, con un bicchiere di aceto adacquato,
e un mezo capo di aglio e disputandosi di ci che si doveva
de

fare

pietosi dicevano:

rendiamola

suol

ai

Godiamoci d'essa qualche

disse:

donna, chi diceva: sotterriamola viva

la

facciamola morire seco in prigione

diceva:

questa proposta risero

Dio

d, poi

tutti

un savio che

fu

vi

c'ispirer

giovinastri,

una
de

per

partito

data

gallina, e

le

pastinache, di non fare

le

Priore, e

che

mano

di

in

se

ella

dopo

mano
sul

il

noce,

altro

allargato

il

padri,

Campanaio,
e

lo

che

dopo
il

li

poi

11

l'Ortolano

due

essere

silenzio,

batterono
e

prigione

ne godeva. Crederesti

del

Provinciale,

il

passerotti,

a tutti, usci de lo inferno, e messo


coi

udendo avere a
l'ora

lui,

si

ad

pot tenere la ghiotta

risetto,

venuta

gli

fine

bastassero

galli

si

ne cominci a contentare:

non fecero mai


pagliaio.

in

un

parl con mano,

montarono

ancora

non

la sentenza,

gallina di pur assai galli:

Generale

quanti

vedere,

di

anco

attempati, non senza un ghignetto dei vecchi: a la


prese

chi

pi

altri

in

modo,
la

fila

scendere

dal

di

salire

alcuni

di,

perdonando

suo in commune, insieme

un

che

tu,

anno

intero

ella stesse sotto a tante macine.^

Perch non vuol che


E
stava per sempre,

Antonia

tu,

Nanna

vi

venendo dopo

il

A
Nanna Per

da

11

essi

l'orto

non Impregnava

se

che

modo

Frati.

a nola.^

la cateratta,

che se

allarg troppo,

le

Pullcane, che era strana cosa a vederlo, e

per nigromanzia, e trovossl che

11

si

fa-

calcula

cane che guardava

ebbe a far seco.

E'
Io

Antonia

Nanna
il

si

parto di un Pullcane, a noia

Antonia

cendo

lo lo creda.^

possibile
te la

.^

vendo come

io la

comperai da tutto

popolo, che Io vidde morto, perch morto lo fece la frataia;

Antonia

Che

fu della fecciosa

dopo

il

parto

.^

84

RAGIONAMENTI

Nanna
dre, con

Antonia

Nanna
pra

incantava

v'entr

pala

ciascuno dormisse,

smugne

una

a-

conventi, fece tanto

notte,

aspettato

che

accost a l'uscio de la camera de la

si

piangeva,

tuttavia,

che

e ne

spiriti,

gli

ampolle, salendo per certi muri di ortacci, so-

le

trenta

col

dre,

mondo.

tetto de la casa, di questa

il

che

Contamelo.
Un
che
frate,

veva piene

ma-

Si rese al marito, o per dir meglio, a la

pi bella astuzia del

la

e udendoli Frate dire:

chiamando

dove

sei

la

beata

ma-

figliuola:

tu ora.^ contrafacendo la

voce sua, rispose: In luogo di salvazione, e son viva bont


che avete dette al pozzo , dove trionfo in
de le corone
,

grembo de

le

vostre orazioni, e fra due giorni mi vedrete

grassa che mai


di

donde

mata
de

la

salse,

e lasciandola stupefatta, se ne parti.

raccont la ciancia

moglie commune,

la

umanit sua,

perdono del

non

le rend

ai

due some

averle fatto

il

sceso

padriccluoll, che chia-

Priore in

il

pili

di

nome

del convento,

grazie,

chiedendole

debito offerendosi a risto-

rarla.

E
ulivo,

messole indosso un camiscio bianco con

una palma

d a casa col Frate,

che

In

la

corona di

mano, la mandarono due ore manzi

che annunzi la sua venuta a

la

madre,

resuscitata a la visione posticcia, tutta in sapore, aspet-

tava la Ingorda de la carne senza osso, che nel lasciare i segnali di se nel pozzo, se ne port la chiave de l'uscio di dietro,

con la quale entrata in casa, licenzi 11 padre de la nigromanzia, datogliene prima una fettuccia: e postasi a sedere sul
pozzo, venne
per porre

il

il

giorno, e levatasi la fante, e gita per la acqua,

desinare

al

miracolo miracolo!

una santa Orsola, grid


peva, che la figliuola doveva
:

gi per la scala, le

si

come
La madre, che sa-

fuoco, visto la padrona vestita,

fare questi miracoli, scagliatasi

gitt al collo,

gentilmente, che

man-

c poco che non g gluso da vero. E levato il romor grande,


correvano tuttavia brigate al miracolo nel modo che si corre
quando alcuni di questi schiericati fan piangere o Crocifisso,

o Madonna.
venire,

E non

credere, che

il

suo marito stesse di non

per la lavatura di capo de la vecchia, anzi la

si

gitt

SEdONDA GIORNATA
non potendo

ai piedi, e

dire

il

85

miserere, per

pianto, che gli

il

occhi, stendendo le braccia faceva le stimate;

colava

da

basciandolo, lo lev suso, e contando nella

ella

gli

che era vissa nel pozzo, dando ad intendere, che


della Sibilla di Norcia, e la zia de la

mise in succhio parecchi di

tava,

Ma che

vuoi tu saper altro P

tazione, che vi

che

avea

che

che

quelle,

pozzeruola, che
si

attacc pi

gli

ceri,

desse

graticola di ferro, e ciascuna


di quella

acqua parendole
a votarsi a lui

buona ventura.

In

la

Fata

uno anno

vi

pi veste, pi camisciuole, e pi tavolette,


la

sepoltura di santa beata

Lena da

Bologna.

Antonia

Nanna

Quella fu
Non mentovare
l'altra

la

pazzia!

che sarai scomuni-

in vano,

perch non so qual Cardinale raguna

cata,

abi-

buona volont.

di

aveano a maritare, pregando

si

che non sono intorno a


l'Olio

una

vi

pozzo venne in tanta ripu-

Onde commclarono

giovasse non poco.

gli

tutte

fece sopra

si

marito strano, bevea

11

Fata Morgana

trarvisi

II

maniera
la sorella

che certo

canonizzare:

denari per farla

fu consorte del Frate che puri-

ella

ficava la gente de la Beata Vastalla.

Antonia

Nanna

Con cento buoni anni


Ma uscendo lungherie,

sia.

di

circa le Maritate,

abbrevier: e dico che una dal pi bel marito del mondo,

innamor
con

la

bei

questi,

di

che fanno bottega di se

si

stessi,

merceria dinanzi, sostenuta da la cenghla, che portava

al collo,
ai

uno

di

gridando: a
ditah,

le belle stringhe, a gli aghi,

specchi,

pettini, e forbicette!!,

gli spillettl,

sendo sempre a

mercato con questa, e con quella scioperata, barattando


cuni suol

olii,

al-

saponettl, e moscati salvatichi, a pane, a cenci,

e a scarpette vecchie, dandogli alcuni soldi in giunta.

imbriac cos fattamente, che gittatosl l'onore sotto

ai

gli trasse dietro

tutto

uno

avere.

Onde

il

se

ne

piedi

codacciuto, mutato

panni, sfoggiava da palladino, e cominciando a giocare con gran

maestri in otto d

si

gli

dava

del Signore, e merita

una co-

rona.

Antonia

Nanna

Perch.^

Perch straziava

la

sua tesoriera, come

si

86

RAGIONAMENTf

strazia

una manigolda,

oltrech la salutava spesso col ba-

bandiva per

stone, e ci che le faceva, egli

Antonia

Nanna

Molto bene.
Ma son anele
ci

stupende sono

al

preda

in

Cuoco,

al

ho conto;

ti

mala

lingua,

che

direi, chi quella,

ti

Fattore, a lo Staffiere,

al

si

stalla,

Fantigllo di

al

cose

le

non che non

ra le signore e fra le grandi: e se

voglio essere tenuta

quelle, che

le piazze.

guattero.

Antonia Zoccoli, zoccoli!


creda.
Nanna A me basta, che tu me
Antonia Zoccoli,
Nanna Or bene Antonia, tu hai
ho.
Antonia Intesisslmo

ho conto de
che
Ma
Nanna
lo

dico.

inteso.

ti

avertiscl

le

ti

suore ci

che vidi In pochi d. In un solo monastero: e parte di quello,


che ho visto, e Inteso In altrettanti in una citt sola de le
Maritate; o pensa ci che sana a contarti gli andamenti di
tutte le

Monache

tutte le citt del

Antonia
nari:

de

e quelli

Cristianit,

di

Maritate di

le

mondo.

E' possibile, che

senno e fide che tu

le

buone

sleno,

come

de-

dicesti.^

Sono.
Antonia Le osservanti
Nanna Non parlo

Nanna

ancora

di esse,

che
il

elle

porgono per

Demonio non

anzi

ti

le

le inghiottisce calzate,

verginit tanto odorifera, quanto

e vestite:

per noi, mal per noi!

prleghi

che

la

loro

puzzolente la puttanlt

Messer Domenedlo si sta con loro il


come il Diavolo sta con quelle vegghiando,
s
mal per noi, se non fusseno le orazioni de le
d'esse

che

dico,

triste conventuali, sono cagione che

lo lo vo' dir tre volte:

d e la notte,

dormendo: e

santarelle,

ben

mal

vero, che

quelle poche di buono, che sono fra le conventuali, sono tanto


perfette, che meritano, che

gli

abbrusclamo

piedi,

come

al

beatissimo Tizzone.

Tu

E anco
Nanna

Antonia

sime, e prima

che

sei giusta, e

si

de

le

non

favelli a passione.

Maritate

ci

sono de

le

bonis-

lascieriano scorticare a la san bartolomesca,

lasciarsi toccare

pure un dito.

SECONDA GIORNATA

Antonia

87

Questo anco mi piace: e

se tu consideri

bene V avarizia, con che nasciamo noi femine, cagione, che


ci

rechiamo, come

me

non che noi siamo

altri

vuole,

non

la intendi: io dico,

cattive, co"

siamo tenute.

Tu

Nanna
di carne, e

sempio de

le

la

il

marito, sono mille, che se

Antonia Io
Nanna Io

te la

slmile a

avvedi, e tutta

no

ci

si

per una, che

la tenessi

mantiene,

si

pane

il

Or

in casa,

al fine

di cristallo,

bianco.

cade

ti

La

castit

che usala con

mano, che non

di

te

ne

rompe, e impossibile a mantenerla intera,

sempre chiavata
si

sono settepii

risolviamola qui.

una guastada
sai,

le

do vinta.

l'accetto.

quanta diligenza tu
se

fanno schife: e chiaro,

rie

che vogliono quello del Fornaio, perch

donnesca

lo es-

mendiche vorriano pi tosto trovar Maria

che per due persone, che faccino


cento,

coda

e la

ci fa,

pongo inanzi con

io te lo

per Ravenna, che un Diamante in punta.


piace

che noi nasciamo

coda

Signore, che hanno perle, catene, e anelli da git-

fino a le

via,

muoiamo,

che tu sia in errore,

ci disfa: e

tar

in su la carne

un

in

forziere: e quella

che

un

bic-

pu mettere fra miracoli, che


non si spezza.
i

fa

chiere di vetro, che cadendo

Antonia

Nanna
de

le

Buona ragione.
A conclusione.
la

ogni vogliuzza, e volli provare fino


la Frataria, la Pretaria, e la
il

lo

veduto e inteso

Io,

meno

Maritate, per non essere da

di loro,

mi

Signori,

ai facchini, e fino ai

Monacaria sopra tutto:

che mi volle riprendere,


pelai,

egli .
gii

E una

misi le

ma

d'oro di dota, con dirgli:" con chi


.^

E andando

ti

gli

pare

che

la tale,
le

altre

in capo, e tutto lo

mani

con quella crudelt, che usa chi

imbriacone

volta in fra

mi era

non pure il mio ser marito il sapesse,


vedesse, parendomi tuttavia udir dire, ben abbia

piacere, che

che lo tratta da quel che

la vita

diedi a cavare

ha dato un pozzo

di favellare, diserto,

dietro tanto gliene feci, che uscito del

suo trotto entr in sul gigante.

Antonia
far valente

Nanna

Nanna, non

sai

un uomo bisogna

tu che

si

de

le

fargli

dice,

che a voler

villanieP

Egli fatto valente adunque, perch io

gli

feci

88

RAGIONAMENTI

dopo mille, che ne vide con gli occhi, mandancome si manda un boccone caldo, che fa il mal
trovandomi adosso uno accattatozzi, non la potendo

ci che tu dici,

dole giuso,
pr,

mi corse

inghiottire,

uscita di sotto

IO

aveva, adirata

sul

per rompermelo con

viso,

torcitoio,

al

pugna:

le

sguainato un coltellino che

avermi intorbolata l'acqua, che

per

be-

io

veva, glielo cacciai ne la poppa manca, e non batt polso.

Dio perdoni.
E avendolo mia

Antonia

gli

Nanna
gire

vend

ci

madre

che ne segu dell'avermici condotta,


oggi

non voglio

cene, che

udito,

fattami

fug-

Roma,

e ci

che v'era, e poi mi condusse qui in

altro,

dirti

ho non pur

domane, perch

lo saprai

che leviamoci suso, e andiamo-

sete per tanto cicalare,

ma una fame

che

la veggo.

Antonia

Nanna

Oim,

Io sono levata.

nel piede dritto

granchio mi ha preso

il

Facci sopra la croce con

che

lo sputo,

ne

se

andr.

La ho
Giovati
Antonia
ne
Nanna Ora aviamoci passo passo
Antonia

fatta.

Nanna

va.... egli se n' ito.

S, egli se

doman

e ista sera e

Antonia

Porr questa con

dettole cosi, la

Nanna

le

il

Sole

si

aveva

messi

gli

Antipodi, che lo aspettavano,

ammutite per
si

lo

che

stivali,

come

dove

il

vi

de

la

vigna,

giunsero a punto,

per gire in poste a

gli

polli balordi: e le cicale

suo partire, rinunziato

stavano: onde

casa,

altre obligazioni.

serr l'uscio

aviarsi senza dir altro, fino a casa,

che

inverso

dasera hai da starti meco.

il

loro ufficio

giorno pareva un mercante

ai grilli,

fallito,

che

adocchiasse una Chiesa per ballarvi dentro.

gi

gli

Alocchi, e le Nottole, Pappagalli de la notte,

facevano vedere a

lei,

si

che bendata, senza parole, grave, malin-

conica, e piena di pensieri, se ne veniva in sul passo di una


Matrona vedova, che ammantata di nero, sospira il marito
morto un mese inanzi, e quella, che fa ferneticare gli Astrologi,

89

SECONDA GIORNATA
se ne giva smascarata su per la scena, con

intorno.

le stelle

con

buone compagne, indorate

le

triste, e

di

Maestro Apollo

due, a

le

orefice,

si

gliavano rose, che in sul fare del di


il

a fuoco per

alloggi am.ento, poi

le

che

ed a venti e poi eccoti in


tutte le case.

man

si

a mille: e simi-

aprano a una a una, e

compaun campo, che

raggietto de lo avvocato de' Poeti, tutte

riscono a la mostra. Io
pigli

di lenzuolo

facevano a la fenestra, a una, a

quattro, a cinquanta, a cento, e

tre, a

poi venuto

un pezzo

che stanno, e non stanno in cervello, con

Ma

arei
i

assimigliate a

suoi soldati sono giunti a

un tempo

la moltitudine,

dieci,

sparsa in

questa comparizione non saria forse piaciuta,

perch senza rosette, senza violette, e senza erbette, non sono


tenute buone

minestre di oggi

le

Ora, come

si

vano a giugnere,
posare fino

sia, la

Nanna

d.

e la Antonia, giunte

e fatto ci che

avevano a

dove ave-

fare, si giro a ri-

al d.

Finisce la seconda giornata dei capricciosi

Ragionamenti de l'Aretino.

COMINCIA LA
Ragionamenti

terza ed ultima giornata del capricciosi

de l'Aretino ne

la

Nanna

quale la

racconta a l'Antonia

vita de le Puttane.

la

Apunto col giorno uscirono le due del letto,


in un canestro grande coperchiato, alcune

e fatto

cose

riporre

mangiare, cotte la sera, lo posero in capo de la fante e

con un fiasco

tasela inanzi,

Antonia una tovaglletta,

da

avia-

mano, portando

di corso peloso in

e tre tovaglmi sotto al braccio, per

mangiarsi ci che colei portava ne la vigna, a la vigna arrivaro*

una tavola

distesa la tovaglia suso in

una pergola

stava, sotto
apri

suo pozzo

canestro e trattone fuori

il

in tavola, poi

Sole a

il

desinare,

le reliquie fino

egli

primo,

si

lo

mise

cominciando

quale

del

si

il

non mangiasse con


trastullar

si

de la prevatura, e del vino, dicendole

tro, e riposatasi

date due

la

Nanna:

giravolte per la vigna,

pose a sedere, dove sederono

un poco,

giorni a die-

disse l'Antonia:

pensava mentre che mi vestiva, che sarebbe una bella

che qualcuno scrivesse

cosa,

11

ivi

buona fante

fresca, e lasciata la fante a divorarsi

riporrai poi ogni cosa,

con l'Antonia

fine

al

per

coltelli: e

che

di pietra,

allato, la

sale,

tovaglini piegati, poi

con una mezza prevatura

Io

il

vedere per tutto, perch

farsi

spedirono

loro,

col

ragionamenti,

tuoi

che

ci

fosse chi raccontasse la vita del Preti, e dei Frati, e del secolari

accioch udendola le mentovate da

come

eglino

si

diamo contra

rideranno
a noi

te,

si

ridessero

che per parere

di

loro,

di esser savie,

medesime, Parmi gi udire, che non so

chi lo faccia, le orecchie

Non

Nanna

di noi,

pu
glugnere che mia madre

mi trombano,
fece in

el

sar vero.

altrimenti.

essere

Roma

Veniamoci.
Con buon ricordo

Ma

veniamo

al

meco.

Antonia

Nanna
di

san Pietro, che Dio

che traeva, e

ti

dica

de' fuochi che

il

sia,

ci

venimmo

la vigilia

piacere, che io ebbi del raggi,

faceva castello, sbombardando

92

RAGIONAMENTI

sonando poi

terribilmente,

piferi,

e con tutto

il

mondo

in

ponte, in borgo, e In banchi.

Dove alloggiaste
A Torre Nona,

Antonia

Nanna

di

prima voltaP

voi la

una camera locanda,

in

tutta impannarazzata, e statevi cosi otto di: la padrona di


casa, che era impazzata di me,

parsi

le

una'parola ad un Cortigiano, vedesti de

come

genti,

rappresi, dintorno

cavalli

proverbiando

stro,

mio non me

il

aggrazia, dettone

l'altro d, passeggiare

a l'alloggiamento no-

gli lasciar

vedere a lor modo.

Perch mi stava dentro una gelosia, e se pure l'alzava, spuntan-

do appena mezo
Per

non

venuta

nuovo;

di

tu

che piacendo sempre

tal

correva per vedermi a la

teneva in casa, mal non


caso che ella

si

cose nuove

le

sfilata, e

quella che

poteva quietare, tanto

le

ci

era bat-

E lascia pur frappare a loro circa


promettere,
me gli desse In mano, e la mia madre savia, che,
il

tutto ci che

feci,

faceva,

aveva a

Dio che

piaccia a

la

mia

figliuola

non

m'insegn,

fare,

voleva udirne parola, dicendo: adunque

Non

bel-

voglia di vedermi a

la

diceva altro per Roma, che di una forestiera

si

sai, si

tuta la porta.

mie bellezze, mi facevano

le

qual cosa accresciuta

la

la brigata,

come

viso fuori, la serrava subito, e bench io

quel balenar de

fossi bella,

lissima.

il

palo di quelle.^

lo vi

rompa

il

collo, lo

son

gentildonna, e se ben la disgrazia mi corsa adosso, ringraziato Iddio,

rlmaso tanto, che vlvacchleremo.

ci

parole nasceva tutta via pi

una passera su

tu hai veduta

beccatone
l'esca

con due
poi

gli

con

altre,

trenta,

perdeva

gli

lo

le finestre

mie

Da

queste

bellezze.

e poi
rnla,

col

gli

fori

per volere porre

de

con

nuvolo tutto Insieme, vedi

non mi potendo saziare

occhi per

se

ad un granalo, che

e rivolata riviene con quattro, poi

amanti intorno a casa

granalo,

le

granelli vola via, e stata alquanto ritorna

dieci

dieci,

nome de

il

il

becco nel mio

di vedere

la gelosia,

Cortigiani,

vagheggiando la

politezza loro in quel sai di velluto, e di raso, con la medaglia

ne

la berretta, e

lucenti,
staffa,

come
ne

la

gli

con

la

specchi,

catena

al

collo,

andando soavi

in alcuni cavallj

co' loro famigli a la

quale tenevano solamente la punta del piede,

col petrarchlno in

mano, cantando con

vezzi.

TERZA GIORNATA

Se

Antonia

amor non

93

che dunque quel ch'io

sento

Nanna
finestra,

voi

si

fermatosi

un pocolino

si

la gelosia, e

mi fuggiva dentro,

la vostra signoria e

questo,

quello

dinanzi

a la

faceva baco baco, dicevano: Signora, sarete

io

micidiale che lasciate morire tanti

Io alzato
giuso,

dove

vostri servidori

con un

risetto

un bascio

e eglino con

rimandatola
la

mano

con un giuro a Dio, che sete crudele,

partivano.

Io odo oggi
Standoci

Antonia

Nanna

le belle

fingendo che

me,

di

mia madre saputa,

cosi,

un giorno una mostretta


vestitami di una veste

cose

volle fare

fosse a caso;

raso pavonazzo senza maniche,

di

tutta schietta, e rivoltatomi

capelli intorno al capo,

avresti

giurato che fossero non capelli, m.a una matassa intrecciata


d'oro filato.

Perch
Perch mostrassi

Antonia

Nanna
un

te

fiocco di neve.

vesti

senza manicheP

ella
le

fattomi lavare

il

bianche,

braccia
viso

come

con certa sua acqua

pi tosto forte che no, senza altro smerdamento di belletto


sul pi bello del passare dei Cortigiani,
finestra.

Magi,

Come
se

parve che apparisse

la Stella ai
le redini in

io

apparsi,

si

ricreavano a vedermi,

a lo spicchio del Sole, e

di

Antonia

Nanna
nel

come

furfanti

alzando la testa, guardandomi

parevano quelli animali, che vengono


pascono

fece porre in su la

ne allegr ciascuno, e abbandonando

sul collo del cavallo,

si

mi

di

dal

fissi,

mondo, che

aria.

Camelioni vuoi
E' vero. E mi

modo, che con

le

dir tu.

impregnavano con

penne impregnano

la

gli

occhi

nebbia quei, che

paiono sparvieri, e non sono.

Fottiventi.

Madesi,
Nanna

Che facevi
Antonia
Nanna Fingeva onest

Antonia

fottiventi.
tu,

mentre
di

ti miravanoP
monaca, e guardando con

sicurt di maritata, facevo atti di puttana.

Antonia

Benissimo.

94

RAGIONAMENTI

Nonna

Stata un terzo

di

ora

mostra, nel pi

In

mia madre venuta a la finestra, e


quasi dicesse ella mia figlia, me ne

bello del motteggiar loro

un

fattasi vedere

tratto,

fece levar seco; e rimasi


di pesce, se

impaniati in secco,

che saltellano

venuta

la notte, ecco

tac a la porta,

toc,

tic,

il

madre

pur dianzi a

d'una Gentildonna

figliuola

posso comprendere,

onde

meschina

la

andata giuso

padrona, mia

la

uno che stando turato ne

chi quella, che era

io

pose ad ascoltare ci che diceva quello, che picchi;

si

e ascoltando ode

una

come una tirata

ne girono saltellando ne la foggia,

barbi, e le lasche fuori de l'acqua:

<

gli

la

la finestraP

forestiera,

cappa

che secundo che

padre stato ammazzato per

il

se n' fuggita qui,

disse:

rispose ella:

le parti:

con alcune poche cosette

che ha potuto carpire nel fuggirsene.

tutte queste cianrie

aveva date ad intendere mia madre.

gliene

Galante!
Nanna Udendo
Antonia

ci

favellare a la

camuffato

il

GentildonnaP

perch non ne vuole intender niente.


donzella,

gli

rispose:

donzellissima, n la

Ave marie. Chi mastica Ave

car

per ci che ella non volle mai.

fammi almeno una


pre.

statasi
ci

sono

giurando

un
i

spiando
si

egli, se io

ella,

ero

vide altro che masti-

marie, sputa Pater nostri,

Onde

grazia, dille, che

le porrai

potrei

ninno, risponde

volendo prosuntuosamente

egli rispose, e

uno, che tu

Come

dice:

le

A modo

non pot,

suso,

salir

le

disse

quando

il

Cortigiano:

voglia ascoltare

cosa inanzi, che te ne benedir per sem-

di farlo, gli

diede licenza, e tornossi suso, e

pezzo, se ne venne a noi, dicendo: certamente


migliori trovatori del

vin buono, che

la vostra figlia stata sentita a naso, per

Cortigiani scovano di tratto

le

quaglie.

non

imbriachi:

gli

che questi bracchi

Questo dico per uno

che in persona propria, mi venuto a richiedere la vostra udien-

za.

No, no, risponde mia madre, no, no.

una lingua serpentina,


prudente,

da:

egli

il

le

dice: il

primo segno

ella

di

che aveva

una donna

sapere pigliare la ventura, quando Iddio la man-

uomo che

suso, ci lasci.

vi

pu

dando

la

far d'oro!.

con

mattina parecchi

dirle pensateci
tratti di corda,

con una tavola bene apparecchiata a mia madre, rivendaiuola

TERZA GIORNATA
troppo buona massaia del suo

di consigli, e

che

che

Onde

sua volont.

ella si rec alla

l'amico,

mia

Nanna

Per

tanto

di ascoltare

francesche

dormir

scongiuri, caparr

giuri, e

Roma

promettendomi

verginit,

Antonia

utile, fece

promise

le

credeva sballare lane

si

meco, e fattolo venire, doppo mille


la

95

Toma.

Bello.

venne

tagliarla,

la

determinata,

sera

un pasto, che pass un banchetto, dove non assaggiai


non dieci bocconcini masticati a bocca chiusa, bevendo
solamente mezzo bicchiere di vino, tutto acqua in venti ciantellini, senza niuna parola, fui menata ne la camera de la

finito

se

padrona, che ne serv per quella notte, per l'anima di un ducato: n fui

che ninno

tosto dentro, che serr la porta senza volere,

soffio, e

del

mondo mescolandovi

potendo

che

sofferire,

dentro:
la

io

ti

far, e

prima Cortigiana

gamba

dar di modo
Roma. E non

ti

facendogli io

le calze,

mentre mi corcava

resistenza grande, e tornatosi in letto,


il

di

io mettessi indugio a entrargli appresso,

lev suso, e tirommi fuori di

volt verso

stesso, lo fece in

corcatosi mi domesticava, con le pi dolci ciancie

che non avrai invidia a

si

da se

lo aiutasse a spogliare, anzi

un

si

muro, perch non avessi vergogna a mostrarmi

in camiscia; e dicendomi egli:

non

lume, e tosto che entrai

avent con quella volont che

si

aventa una madre

e cosi

mi basciava,

domi

le

mani su

cendomi, mostrava

al

glij,

si

figliuolo,

fate,

non

fate, spensi

il

che ha gi pianto per morto,

mi stringeva ne

sue braccia.

le

metten-

l'arpa che era molto bene accordata, stordi consentirlo

sciai toccare fino a l'organo,

ma

mal

volentieri,

volendo

egli

pure mi

mettere

il

la-

fuso

anima mia,
e
ammazzami,
io ti faccio male
io soda al macchione, e egli a prieghi, e coi prieghi dandomi
alcune punte false, tutto si disfaceva, e messomelo in mano,

ne

la cavicchia,

non

volli

mai. Egli mi diceva

speranza mia, sta salda, se

diceva: fa da te stessa, che io non mi mover punto, e io

quasi piangendo rispondeva: che cotal grosso questo P


altri

nel

uomini hannolo

mezoP E

buono,

lo

in tali

gli

grandeP adunque mi volete sfendere


detti stava ferma un poco poco, e In sul
cos

lasciava in succhio,

onde

si

disperava, e rivolti

96

RAGIONAMENTI

pricghl in minacele, faceva

sangue che

ti

scanner, e

mi stringeva pian piano,


recava a suo modo:
lo rifiutava di

ma

tagliate

volendomi mettere

me

spingendo

chiate

le

gambe,

con

sua mano, e fatto a

si

la voglia

lev, e vestissi, e

lasciandolo con

un

avesse perduto

a la gota, mirava

mi

demoni con tante

il

bascio,
la

gli

negai.

padrona,

la

la

le

non so

egli

volendomi

la

se

di

la

ridesse

padrona

ermisino

volendo a

firn

ma

tutte in

ridurla in

lo

si

un

farebbeno. Ele-

confortava, dicendogli, egli

si

con

vestii, e

lei. II

andai

poveretto

vuole riscattare nel giuoco,

manda un

sartore,

con una

verde, accioch toltami la misura,

una

che

mai nigromante scongiur

e lasciai lui a gracchiare

e cuscisse

pen-

ecco

mia madre per casa con


apertagli la camera disse: che

entrato ne l'ostinazione d'uno, che

tagliasse,

la

favellare

esce di casa, e stato forse un'ora,

pezza

si

mise in

si

quante fece me,

di fuor usciti: e

chiamai, e egli

camera mia,

con

essa, e

levare,

diavolo avere a fare con donzelle. In tanto mi

ne

giocatore, che

Tevere, che pareva, che

tempo che

il

E udendo

voci, la

g,

sua Signora, aperta

assassinamenti son questiP a Baccano non

vando

un

la

ne

sonno e con quel bestemmiare,

novelle, con

come speranze

vano,

cav

si

di sparviere, se

gomito appoggiato in
il

occhi,

gli

aventa adosso, e

si

sponda

rilla.

dormito tutto
apro

la

aveva a fare a me,

viso amaro, che pareva

finestra de la camera, col

samento,

fava, e poi

culo in fuori, rannic-

il

quello, che

che fa uno, che stato piantato da

Io,

una

terzo di

che voleva cavarsi meco,


lei

l'ira

l'aspet-

non passeggi molto per camera, che

denari, e

del suo menarsi la

camiscia

vero senti, che faccio

il

notte, che gh feci vegghiare a usanza

mano

la

parola cadutagli

tal

il

capo inanzi, e

del letto,

la

entrare

io ci lascio

che mi

pala nel forno,

con tanto suo furore, che acconciossi su


il

al

era pigliato, con dire: ors

pizzico di mosca, e che sia

con dolcezza.
lo pianto,

la

si,

mi basciava, dicendomi:

la caldaia, tutto contento,

un

Al corpo,

nuovo, onde rizzatosi suso, e presa

corcatevi, che far ci che volete.

tarlo

poi ripregandomi faceva

per mettersela, e levarsi, da

ne

crudeli

affogher, e pigliandomi nella gola,

ti

me

ne

vesta, credendosi la notte seguente

TERZA GIORNATA

97

modo. Io accettatoli dono, mi appiglio


mia madre, che mi dice, visto il presente: il martello

scorrere per tutto a suo


al ricordi di

lavora: sta pur salda, che egli

o creper. Io, senza

rizie,

darmi

di quello,

de

strada e

la

ti

torr casa, comprer masse-

saputo ricor-

suol ricordi, avrei

che doveva, do una occhiata per


vedutolo

Dio

a la scala, dico:

il

dissi,

sa,

la finestra

eccolo, e fattomegli incontra

che dolore ho avuto, vedendovi

senza dirmi pur addio, e son tutta consolata, poi

partito,

che sete ritornato: e se dovessi morire, far ci che voi volete

Ista notte.
dissi

allegra,

bocca aperta mi corse a Lasciare in quel che

mandato per

cosi,

allegra,

venuta

lo

facemmo una paclozza

desinare,

il

me

secondo

la sera (che

che indugiasse pi, che non pare, che indugi

la

gli

parse

ora di una

posta data a uno, che l'ha desiderata dieci anni) provide a la


cena; e quando fu tempo, ritorn

meco

nel letto de la notte

come un
Giudeo a chi non ha pegno, non si pot tenere di non mi dare
una frotta di pugna, e io sopportandole, diceva meco, le ti
passata, e trovandomi a

costeranno,

che fece

madre

Riduttolo a rimenarsi l'agresto,


notte passata

la

altra notte
gli

si

lev, e gitosene

fatti

gli

gli

atti,

dove era mia


a minac-

a dormire, con la padrona, dur quattro ore

ciarmi, e ella

suso

sue volont amorevole,

le

diceva: caro Messere, non dubitate, che questa

voglio, che muoia, o che vi contenti, e levatasi

diede una cinta di taffett doppio lunga, e disse: tenete,

legatele le

mani con questa.

spesa di desinare, e di cena

Il
si

goffo la piglia, e con la


rlcorc

meco

medesima

la terza volta, e

venne in tanta rabbia nel ritrovarmi scarsa fino del lasciarmi


darmi di un pugnale, e ti confesso che ne

toccare, che fu per

dubitai, e

mi fu forza a

grembo. Per cotale invito


e

voltargli
gli

il

raddoppi

cominciando a frugare, sto salda a

sdrucciolare fuori via,

dentro,
gli

mostro

monta
io:

gli

dico, sar
il

ma quando

buon

viso, e egli

suso, e ce

sedere, tenendogliene in

il

le

la voglia del

mangiare,

mosse, fin che lo sento

presuntuoso, vuole entrar

di destarsi, e guizzatogli di

mi volge a contare

ne mette poco meno che

oim, olm!, tenendolo

il

grembo,

travlcelle, e

met, gridando

la

cosi, distende la

borsa, che aveva appiattata sotto

le

mano, e cava

capezzale, e presi

da

la

dieci

98

RAGIONAMENTI

non so quanti

ducati, con

'itoglieli.

dovelo

Ire fino al

mezo:

me

gluli,

con un non

lo,

gli

nrctte In

voglio, stringo

gli

mano,

non potendo passare pi

e dice:

pugno, lasclan-

11

sputo

oltre

l'anima.

Perch non leg con clntaP


Come vuoi che mi legasse un legato?
Antonia Tu
Vangelo.
Nanna Quattro
prima che
levassimo,

Antonia

la

ti

Nanna

tu,

di'

11

altre volte,

suo cavallo and fino

mezo

al

del

ci

camln

Si
Petrarca.
Anzi Dante.
Petrarca.^
Antonia
Nanna Dante, Dante. E contento
Antonia

disse

il

di nostra vita.

il

Nanna

11

lev e lo ancora,

si

mandandomi da

non potendo

farlo,

di

tutto lieto

ci,

meco a

restar

desinare,

torn la sera a cena pur comperata da

lui.

Antonia

Nanna
o

si

avide

che tu non

egli,

sangueP

facesti

gini

Salda un poco. Non

A punto

di martiri!

Io

gli

sanno molto questi Cortigiani


diedi ad intendere che

sangue, che pur che lo mettino

l, gli

basta.

Ora

a la quarta

nottata, ve lo lasciai andar tutto, e nel sentirselo

uomo

tramorti

vi

suso.

la

dentro ridendo, vedendoci nel

di ver-

piscio fosse

il

il

valente

mattina venuta mia madre

letto,

mi diede

la

sua benedi-

zione, salutando la sua Signoria, a la quale (facendo io le

domani

gior carezze di basci che sapeva) disse:

Roma,

ho avuto

lo

morir fra

miei:

lettere del

ad ogni modo

mag-

vo' partir di

paese,

dove vo'

Roma

per le avventurate,

ritornare,

e non per chi non ha ventura, e certo non mi partiva mai,


se

si

potevano vendere

meno una
i

denari

altrui.

io

un

in

due

basclo, con

con

di tutto

nostre possessioni, e comprare

al-

tome una a pigione, e


non vengono, e io non son donna da stare ne le camere
E io rompendole le parole In bocca, dissi: madre mia,

morr

letto,

le

casa qui; e mi credei poter

dire:

d, se

mi parto qui dal mio cuore.

datogli

due lagrlmette, eccotelo rizzare a sedere

Non sono

io

uomo

in sul

per torvi casa, e fornirvela

puntoP puttana nostra, vostra.

fattosi

dare

suoi

TERZA GIORNATA
panni,

venne

come uno che ha

lev,

si

fretta, e balzato fuori di casa,

con una chiave

in sul vespro,

99

in

mano,

con due facchini

con due

carichi di materazzi, di coperte, e di capezzali,

con

lettiere, e tavole, e

con non so quanti Giudei

E menata mia madre

pareva proprio uno, che sgombrasse.


mise in ordme una casetta

l dal fiume,

e ritornato a me, e pagata quella che

una

le

nostre cose sopra

vi

men, e standovi

con

da cucina,

tappezzerie, lenzuola, stagni, secchie, e fornimenti

seco,

altri

dietro,

molto

attillata,

tenne in casa, pose

ci

mi

carretta, e in sul far de la notte

spendeva per un suo pari bene,

seco,

ti

dico bene.

Ora non apparendo


tosto

come

torno,

intorno

faceva
e
al

il

pecchie

le

pi

morto

che

stocchi, e
di

col diavoli, e appiccato,

che era de

amore, quanto

buccia de

la

le

che pagare

debiti, fu

usa in

Puttane, tanto

aveva scemata robba,

gli

si

egli

gli

sima coda

somma

conquibus, disse
sare,
il

puttanesimo

studio,

in

io

il

bene

quello da la fanta-

mi attaccai

divenni di tutti quelli, che venivano col

Gonnella, e tolto casa grande con due mas-

il

stava in su

come

asciugata la borsa del secondo,

ritta, e

In

al terzo.

fatto, se ne partiva,

Roma.
scemai

cominciando

a trovar la mia porta ghiacciata, rimproverandomi

che mi aveva

spalle

le

credenza

tolto in

come

che

compiacei,

gli

aveva, cominciai a volgere

egli

in-

api

le

occhi per amico uno,

gli

che mi diede, non avendo

scommunicato

amanti mi fu

gli

suono del bacino, overo

primo benefattore, che fatto

io,

su la finestra di prima,

in

me, per via d'una sua ruffiana,

di

ci

al

accettato con

ai fiori: e

dandomi

le cose,

io

seppe dove ero, e m.oresca de

si

le

fossi

capo

Signorie.

uno

E non

ti

credere che studiando

di questi scolari,

che vanno messeri a

di sette anni, ritornano, a casa seri. Io

im-

parai in tre mesi, anzi in due, anzi in uno tutto quello, che

pu sapere
tare,
al

si

in dar martello, in farsi amici, in far trare, in pian-

a piangere ridendo,

a ridere

suo luogo: e vendei pi volte

de un di questi pretacci
ogni citt polize a

le

la

la

mia

piangendo, come dir


verginit, che

non ven-

messa novella, attaccando per

particella di tradimenti (che in vero cos

si

vo' dire una


debbono chiamare)

chiese del suo cantarla.

ti

100

RAGIONAMENTI

che

lo

di

me

ho

a la gente: e queste che

fatti

non

e se tu

sola,

narrer, son trame

ti

albichista, intenderai per discre-

sei

zione.

Antonia
IO

non sono

Io

credo come a

ti

albichista,

non voglio

essere,

quattro tempora, e pi tre volte mi farai

le

dire.

Nanna

ma una

gata;

non conosce n
Ka

in l, a

Lucca

ti

caro uno,

gli

vidi.

che

giori stranezze,

io

non mi dava pi

egli

seco

venere

il

fra gli altri uno, al quale

obllgo, n dlsobllgo,

tanto

tarlo,

il

aveva

Io

era obli-

Puttana, che non ha l'animo, se non

quanto

tale,

faceva

sapeva, e tanto pi gliene


a

man

denalo,

che

l'amore,

porge, voltati poi

le

Dico che a questo

feci,

le

mag-

quanto

mi dava. Io dormiva

piene, pur

sempre entrava seco

avendo

al

cenando.

a gridare

Perch.^
Nanna Per fargliene fare
mal pr.

Antonia
Che crudelt!
Nanna A sua posta. E divoratomi ogni cosa,
Antonia

il

neva fino a
seco

gli

dava da rodere con tanta

dosso, rlnegando
a la fine
si

le

sopra,

adesso,

lagrime a

gli

prima che

lo

Roma,

eri
1

che scesomi da

che s'aspettava,

Onde scotendomi,

chiotta.

che

aveva

forestieri venuti per Istare otto,

o dieci

denari,

consentissi.

una Nerona.

e poi partirsi usai di

gran forcarle.

Io aveva alcu-

che spedivano meco gratis una volta in cento,

sbrlcchi,

quali operavano a far bravate nel

anche vedere

modo che

modernaglle, cio

le

le

dir.

ti

le

dormiva

la notte

vi lasciava

Come diavolo
panni come intenderai.

Antonia

Nanna

meco

Quegli,

anticaglie,

Signore, facendo con esse

Signore, e sempre lo era la prima visitata da

e chi

diceva,

volendomi montar

che vengono per veder Roma, vogliono, viste

11

lo tratte-

corcatami

voleva fare, e sforzato

le carezze,

occhi, cose bestiali, e

gli

Tu
Circa

Nanna
di a

gli

facendo

villania,

bisognava, che mi desse quanti

Antonia

ru

Battesimo, non

il

da l'amore, non

rivolgeva a me, e io

con

poi

sette e a otto ore a gire In letto:

tali

brigate

panni.

pannl.^

La mattina veniva

TERZA GIORNATA
ne la mia camera, togliendo

la fantesca

sotto coperta di volergli nettare,

che erano

rubati.

stati

buon

Il

in camiscia, chiedeva le sue cose,

care le casse, e pagarsi: e io

romperai

casseP

le

draP e udito ci

con

corsi suso

messo

mani

le

Tu

panni del forestiere,

levava romore,

ascosigli,

con minacciarmi

gridavo forte e

del letto

trattosi

forestiere,

gli

di

sconfic-

diceva: tu

miaP tu mi

sforzerai in casa

mi

fai la-

masnadieri, che stavano di sotto ascosi,

spade

le

mi

101

tratte,

dicendomi, che cosa Signora P,

nel petto a colui, che sendo in camiscia, pareva

che volesse andare a sodisfare un voto, chiedendomi perdonan-

aveva

za,
il

che

di grazia,

si

mandasse per

ne partiva da me, parendogli girne bene a

saio, e berretta, se

non aver tocche de


Antonia

Nanna

lo stacci

queto.

Come ne sopportava
Benissimo, perch non
te

traditora e ladra, che spaventi

fama de

natura mia, quei

la

venivano

o se

piia,

dal famiglio, se

ci

fino a

un

che

forestieri,

la

sparsasi

sapevano non
i

ci

Con

a vestirsi.

essi

la
ci

panni
la

tutto questo niuno

lasciasse o guanti, o cinti, o cuffia

perch ogni cosa fa per una Puttana, una stringa,

la notte:

stecco,

niuna cosa crudele,

una Puttana. E

facevano portare a l'alloggiamento, poi

gli

mattina venivano con

uno

cuoreP

il

venivano, fattosi prima spogliare

pot mai fare, che non

de

suo amico, o per

il

suo conoscente, dal quale accattato calze, giubbone, cappa,

una nocciuola, una

ciliegia,

una cima

di fenocchio,

picciuolo di pera.

Antonia
dal vendere

le

con tante loro astuzie appena

candele, e spesso

de' mali arrivati.

pi appiattare sotto

il

mal francioso

pur bello a veder una, che


al belletto,

ad acque

forti, a

si

difendono

fa le vendette

non potendo

sbiaccamenti,

a belle vesti, e a gran ventagli, la sua vecchiezza, fatto denari


di collane, di anelli, di

altre sue
fanciulli

Antonia

menti in

di seta, di cuffiotti, e di tutte le

pigliare

quattro ordini, come

che vogliono esser preti.

Nanna

cio

robbe

pompe, comincia a

A che modaP
Con alloggiar

letti,

la turba,

trasmutato

poi fallite de le locande, diventano

Ruffiane; poi da Vangelo col darsi

suoi orna-

da

Pistola,

lavar panni; poi

102

RAGIONAMENTI

cantano

messa a san Rocco,

la

al

Popolo, in su

le scale di

san

Pietro, a la Pace, a santo lanno, e a la Consolazione, marchia-

da

te

con che san Giobbe segna

la bolla,

viso,

da

anco

perdono

la

tratto di

mano non pur

nane, con

pazienzia nei tradimenti loro,


le

Scimie, e

gli

ma

Pappagalli,

non

me non

Io per

sono stata

di quelle.

non aprendo

istare in su a Reina,

Monsignori, e a Signori.

che

fa col

si

Chi non ha

poco

Non

c'

mondo,

porta se non a

maggior monte che quello,

e son baie

spesso,

il

la

quelle, che dicono,

che tanto caca un bue, quanto mille mosche: perch

mosche che buoi:

pi
casa,

un gran maestro, che

e per

sono
in

donandoti una buona posta, ce ne sono venti, che

ti

di

che

ti

promesse, e mille di

empiono

pazza: e so

bene

io,

mani.

le

quelli,

tavola, perch

che buona mancia fanno

gna attaccarsi ad
Antonia

Nanna

spendono
che

altro,

La
La ragione

gli

pi, che

ti

che non sono gran mae-

non degna,

chi

acquaiuoli, spenditori, e Giudei, che


di

ci

venga

pagano
stri,

hanno

fino a le

cervello suo danno; bisogna saper reggersi in questo


e

che

quelli,

quali

quali fanno le Imperadrici.

le

Nanna

sue cavalle in sul

le

qualche fregietto fattogli da

se

non

velluti,

osti, pollaiuoli,

doveva porre

in

capo

non rubano. Si che biso-

ai sai belli.

ragione.^
,

che quei saioni son

foderati di

maligni debiti, e la maggior parte dei cortigiani simigliano

lumache, che

si

portano

la

casa adosso, e non hanno

fiato,

quel poco che hanno, ne va in olio per ungersi la barba, e a


lavarsi
ve,

il

capo, e per un paio di scarpette, che tu

ne trovi cento de

racoli

al

le spelate.

rido

vedi nuo-

gli

quando veggo

fare mi-

drappi, che portano, diventando di velluto raso.

Antonia

Tu

sei

Al mio tempo erano


servidori, viene

tuo.

Nanna

da

usa a vedere questi spilorci

di un'altra fatta,

di oggi d.

perch la spilorciaria dei

la furfanteria dei padroni.

Dico che fu uno, che faceva

il

Ma

torna in sul

pratico con dire

(inteso la qualit mia): io la voglio lavorare senza pagarla.

Venutomi in casa, con le pi dolci novellette, che tu udissi


mai, mi interteneva, mi laudava, mi serviva e cadendomi

TERZA GIORNGTA
qualche cosa

di

mano, ricogliendola con

la basciava, e poi
ti

E un

so dire!

di,

me

dico:

gli

perch non ot-

in ciancia, disse:

Signoria vostra. Padrona mia, e poi

la

son per farvela, chiedete pure.

meco

supplico, disse egli, a venire a dormire

stanzetta, che vi piacer

ma

Io glielo prometto,

)'.

per che aveva a cenare meco un mio amico, e


vantarsi poi, che n anco da cena mi

tempo

de

in luogo

la sua,

lavori d'oro disegno

tutti

quanti

un mese

panni suoi

capo a

la

innanzi, e venuta la

un cantone

di

lino,

la fante,

Questa
Egli

Nanna
scambiata,

lati,

me

ma non

cosi

mi

risi

di quello,

serva,
di

essi.

tu.

de la mia camiscia

accortosi

trovando

si

mia

goluppo

ne ritorno a casa con

altri

gli

panni sudici, mi

funne spacciato per


che

egli

si

errore l'avessi

per

pens, che io

si

citare a Corte Savella, e

il

da sopportare.

levatosi, e

cuscita da tutti

dai

che aspettavano la lavan-

Ci che dovette dire svegliandosi, pensalo

Antonia

mia camiscia

che mi misi, avendo fatto nei suoi

esco fuori de la camera, e visto in

daia, postigli in

per

egli allegro,

aveva dato, e venuto

lasci

gli

una mia

dopocena,

appostando, che su l'alba

andai, e dormii seco, e

dormisse, e uditolo ronfare,

donna

Vi

stanotte, e deside-

ro questo perch vostra Signoria pigli la possessione di

il

mano

la berretta in

porgeva, con un inchino profumato,

la

tenendomi

tengo una grazia da

morire P Io

103

uomo da

f'

poco.

voleva ridere di me.

Suo danno.
Ascolta questo. Io aveva

Antonia

un certo innamorato
Mercante buona persona, che non pure mi amava, ma mi adorava, e questo mi manteneva, e io certissimamente lo accarezzava, non essendo per guasta di lui. E di, a chi Io dice^
la tale Cortigiana morta del tale, che non vero, perch son

Nanna

capricci che

ci

entrano adosso per beccar due, o

un grosso manipolo,

quali

ci

durano quanto

il

e la pioggia di state, ed impossibile, che chi

tre volte di

Sole di verno,
si

sottomette

ad ognuno, ami ninno.

Questo so anche
Ora detto Mercatante

Antonia

Nanna

io.

il

dormiva meco

sua posta, onde io per darmi reputazione, e per cuocerlo a

104
lo

fatto,

non

di

RAGIONAMENTI

geloso

feci

galantemente,

facendo

egli

Ed a che modo Nanna?


Io faccio comperare due pala

Antonia

Nanna

fagiano, e ammaestrato

un facchino cattivo

era punto conosciuto, lo fo battere

smare, sendo

la

gnoria

sogglugnendo

vostra,

e che

quando

parole

mia porta,

sul de-

lo

vi

lo

commodo,

sia

Imbascladore

rabuffandolo dico:

che Imbascladore, o non

che non voglio,

via,

facchino,

dato un basclo

minacciandolo,

al

che

mi

si

partisse,

e
11

vuol plgHare, e detto

amor suo, doppo alcune

scuotendolo

che

si

pensaP

lo

non
al

Mercatante mi

In gluso, rimase tutto sopra

dico:

parli

rivoltatami

non andarono troppo


gli

mi

che

fa meglio, che lo

sempliciotto,
si

dice: pigliali, pazza, ogni cosa

chino: ella ne goder e per

Spagna

vorrla dire venticinque

vi

altro Imbascladore che questo, che

mento.

di

mangiar questi per suo amore,

degni

si

ImbascladoreP portagli

al fac-

risa,

di

che

s, e lo

Imperadore, non

suo Imbascladore, non saria per averne pure un basclo,

e pi stimo

Ed

che non

11

prega quella, che

11

un

di starne, e

di nido,

Mercatante a mangiar meco, e detto a la


aprigli!, eccotelo suso con un buon pr a la Si-

fante:

che

professione

essere.

egli

le

scarpe vostre, che mille migliaia di ducati.

ringraziatami assai, se ne va ad alcune sue faccende.

Intanto ordino che quelli miei sbricchi venghino a quattro

che a le quattro ore usavamo di cenare insieme, e trovato un ragazzo ribaldo, e maledetto, bene in ordine, con
un pezzo di torchio in mano, e stando, in dietro gli sbricchi

ore,

mia porta, e venuto di suso, salutami spagnolissimamente, dicendo: Signora, il Signore Imbaturati, lo fero battere a la

scladore viene a far riverenza a la vostra altezza, e io

gli

rispondo: lo Imbasciador mi perdoner, perch sono obllgata


a questo Imbascladore, che tu vedi!

e ci dicendo,

metto

la

mano

stato

un poco, ribatte, e non gli volendo far aprire, udiamo


il mio Signore, caso che non gli apriate, far glttare

dirgli:

su la spalla

al

mio

uomo.

Il

ragazzo tornato fuori,

la porta in terra. Per la qual cosa fattami a la finestra, dico:


il

tuo Signore mi ammazzi, e mi abbruscl, e mi ruini a suo pia-

TERZA GIORNATA
che solo

cere,

amo

per sua grazia: per


coti

uno, che mi ha fatto quella, che io sono,


lui

bisognando vo' morire. In questo

a la porta, che erano cinque o

farisei

uno

mille, e

105

di essi

con voce imperiale,

m.i

dice: putta viegia,

tu te ne pentirai, e cotesto gallina bagnata, che


schiena, giuro a dios, che lo
potrete, rispondo

tira la veste, e dice:

pezzi

da

per la stima, che

sta di

'

non

pi, se

altro,

non vuoi che

mostrai di far di lui,

di prigione a

mezo Agosto, e
non

ciato glorioso, e

che

ci

da Signore, a cercare
il mio baccellone mi

fate atto

volendo dir

io sia tagliato a

Spagnuoli, e tiratami dentro, mi rende

gli

che escono

gratta la

ti

mattaremo! Voi farete

non

io,

persone

di forzare le

ec-

parevano

sei,

pii

grazie

che non rendono

quelli,

Rioni, che ne

gli

cavano per

la

mattina mi fece un veste

lo

aresti colto fuori

la fe-

di raso ran-

de l'ave maria

un reame, tanto era impaurito de gli


Spagnuoli, dubitando che lo Imbasciadore non gli fesse fare
un Xse in sul volto, e ad ogni proposito diceva: ti so dire,
che la mia tale tratta ben questi Imbasciadori.
avessi dato

l se gli

Antonia

Nanna

Perch
Perch

piantati nove sotto


ivi fino

di

al

una

il

pozzo del

avessi cagione di
senti,

dava ad Intendere, che ne aveva

scala di bel Gennaio, facendogli stare

ad aspettarmi, che

che tu dormisti meco,


corteggi

diceva coslP
gli

il

Nanna

Belle
Bella

tal notte,

la

in cantina,

cortile, e egli allegro.

il

astuzie

cotale

accioch io non
i

pre-

sono obligato, e basta!

le
!

questa.

Io
si

entrava In sul dire: io

dormiva spesso con uno


gli diceva, guardati da la

ah.^ a

me

ah.^

ne

la

guardia

Piacenza ne ho fatte quelle poche,


puttane,
non per Dio! E cosi vandanari
miei non sono
da

di Siena, di
i

giurava

farme Imbasciadrice, mi raddoppi

squassa pennacchi, che quando


tale, egli

men

tale se lo

dicendo a ciascuno: io

Antonia

io gli

Genova,

e di

tandosi m'accorgo di dieci scudi, che egli aveva in borsa,


glieli

avrei potuti torre la notte, e

carboni,

ma

gli

come

ebbi

tutto rappreso dal martellare, che

avere

Io

accennato

di

In

cambio

Intenderai.

essermi

gli

Egli

d'essi lasciarvi

stava un di

si

faceva

II

cuore,

imbertonata d un

per

altro,

106

RAGIONAMENTI

vedendolo stare

me

cos,

ne vado a

lui, e

messogli

barba, e datogli due tiratelle dolci dolci,

la

mani ne

le

dico: Chi la

gli

tua puttaP^' e cos dicendo, megli pongo a sedere in


allargandogli

baciandogli

tire, e

un ginocchio,

coscie con

le

il

muove

viso,

lo

a dirmi: ei

collo, e

tutto risen-

feci

si sia! ,

e taciuto

con un sospiro, che mi fece vento, tanto fu grande, l'abbraccio,


l'accarezzo s bene, che tutto lo ritorno in s. E mentre gli
dico:

voglio che ista notte

'<

dormiamo insieme,

porta per-

la

cossa da uno, che veniva ad arte, e fattasi la fantesca a


finestra,

mi

dice: Signora, egli

so, le rispondo

io.

venuto mi chiede

egli

restava a dare d'un cortinaggio,

che faccia tosto, per aver da

la

Maestro. D che venga su-

il

onde

fare,

che

dieci scudi,

oltra

di

gli

mi prega,

ci,

dico a la fantesca:

io

piglia questa chiave, e di quelli scudi, che sono nel cofano,


dagli
la

coda

mi

bestia

ella gita

ad

gattone, che stava in su

al

me a lisciare
uomo pratico,

aprirlo, lascia
le

astuzie di

ad incantare, anzi avendolo gi incantato,

e standolo

stro

suoi dieci.

sollecita,

avendole detto pi volte:

io

Mae-

udendola borbottare mi lievo suso, e andata da

la trovo tutta occupata intorno al cofanetto, che

aprire, perch,
di

il

spicciati,

come

il

Maestro venuto per

lei,

non poteva

danari,

non era

paragone, cosi la chiave non era del forzieretto, e facendo


le salto

adesso con maggior

vista,

che

gridi,

che pugna: poi dimandando da romperlo, non

mai

il

ella la

rompitoio.

avesse guasta,

Onde

mi volto a l'astuto, e

se avete dieci scudi, dategliene,

che or ora

si

trov

gli

dico di grazia,

lo

romper, o

lo

scasser, e riavretegli,

Tu

Antonia
ah,

ah,

ah!

Nanna
gittatogli

l,

gli

davi del voi, ne

Al primo

di calcio al forziere,

mano

la

disse: togli

cose di importanza,

fu a l'aprir de la borsa, e

Maestro, e va con Dio, e dando io

per volerlo spezzare,

per un magnano, e fallo aprire, che non


del

le

egli

ci

mi

dice:

fretta

manda

mi dava

tu parendogli, che io fossi diventata tutta de' suoi co-

mandi, per

Antonia

Nanna

la

prestanza fattami.

Gocciolone!
Lasciato
il

tirare

de'

calci,

mi

gtto seco nel

TERZA GIORNATA

non

107

imbeccata, e apunto

letto

con Intenzione

mi

recava in braccio, quando un picchiar forte, che aspet-

si

di

dargli

la

tava per piantarlo, mi fece levar suso, tirandomi

gandomi,

non andassi

acci

mi batteva

la porta,

veder

chi

fosse

egli, e

pre-

quello

che

che un

gita a la gelosia, veggo

Monsignoretto, con un cappello inviluppato in una cappa,


sopra una mula, e chiamatami giuso, proferendomi la groppa,

cappa dal suo famiglio, sendo de

io l'accetto e tolto la

tre cose

me

vestita

da ragazzo (che

Onde

ne vado seco.

il

mia camera, per vendetta,

da

sendogli

la baratteria,

dato, egli

rompeva la cassa per

gridando; a

la strada,

tutto spennacchiato,
retto,

che

egli apr,

come

ne

che
part,

come un

Mi

cattivo.

pagarsi,

ma

le

persone corse,

giocatore
era

si

Ma nel

contarti

a la peccatrice, che

scor-

mia fante

la

a la strada!, fece che

per

di

era appiccato ne

se

and

ne

per lo forzie-

dove trov unguenti, e unzioni per

che potessero venire.


a me,

se

detto

non pur

di Puttane,

uomini, squarciato un mio ritratto,


la

vestiva quasi sempre)

cos

Cozzone

le al-

mali

miei andare, interviene

vuol fare una confessione

generale, e dirne quanti ne fece mai, che tosto, che ella a


piedi del frate,

non

si

rammenta de

Dimmi

Antonia

la

met.

quelle cose, che

ti

ricordi,

che per

la

via di esse misurer le dimenticate.

Nanna

Cos

far.

sua vigna che aveva


si

al

Un

mondo

certo

una

pinchellone, che di

postosi cento ducati in cassa,

cacci in capo di volermi per moglie; e accennato di ci

un mio

barbiere,

contanti, che

me

ne fece dare un motto, e udendo

aveva, per quello, che

egli

me

taccai ne la speranza talmente, che tenendosi

mi,

mi comparse

in casa,

accarezzandolo molto, fece

cina, e la casa di tutto quello, che

avevano

di

pi,

testa di

cavallo,

ignorante,
rore suo,
legra.

la

letti, la

letti, la

s,

co-

cocina, e la casa

merenda, e

cagione del petorsello adosso, con una

con un

gli diedi
il

bisogno, e datogli una, o due volte

coltagli

l'at-

certo di aver-

che in un mese con quei cento ducati, mi forn

non

io dei

ne parl,

gaglioffo, furfante, spilorcio, goffo,

de la porta nel petto,

disgraziato

si

e accortosi

de

l'er-

fece frate dal collo torto, e io al-

108

RAGIONAMENTI

PerchP
Perch acquista

Antonia

Nanna
quando pu
pazzare

Nanna

Senza
Quanti

mezo questo,

gente, e

Re

il

fetti, le

vi fare,

invidia.

e quello?

coppe, paghi.

di

carte in tavola, ors, diceva

confetti, e a

di

giull

mia cenava spesso spesso

In casa

le

persone vedendo

tanto

non

di

farne, cavati fuori

a far

con volto

sempliciotti, fattosi pregare

di

carte pi false, che

del giuoco

falsit

de

doppioni Mirandolini, balordon badanari

de convitati, accennandogli

che avevano in mano, parendomi poco

Nanna

Queste son burle!


Per due ducati

la fal-

intendere ad uno,

feci

suo nimico veniva due ore inanzi

meco, che appostato da

Un

Antonia

Nanna

che non

lui,

pizzico

veniva due ore inanzi

altro,

bari,

pigliate

carte.

le

Antonia

il

non

denari

un pezzo,

con-

di

da dovero. Intanto comparsi due

lordone tiravano a s
io

ponne tener

si

io,

poniamo a

comperati

cosi perduti, e

le carte,

quanto una Puttana

chi viene,

commciavano
le

o Im-

danari ho io guadagnati, con mettere

dopo cena venute

giochiamo due
caso,

Puttana,

fallire,

altrui.

Antonia

grandemente una

vantarsi di avere fatto disperare,

fu tagliato a pezzi.
di vespa.

Ma

dimmi, perch

poteva restar pi.

partiva da

si

Ma

tu

dormiva con uno amoroso, che

se bene io

ci

d ?

Perch in quella ora


vi

come

solo solo a coricarsi

d,

me un

credi forse, che

ti

fosse solo a fre-

garmela, ahP Io mi levai mille volte da lato

al

Mercatante,

fngendo scorrenza di corpo, o di stomaco, e giva a contentare questo, e quello nascoso per casa; e la state incolpando
il

caldo,

sala
la

usciva da canto la camlscia, e passeggiata per la

gli

un poco, mi appoggiava

Luna, con

le Stelle,

volta due cosi dietro

via,

Tutto
Non

Antonia

Nanna

io stangheggiato

e*

un

in su la finestra,

e col Cielo,

me

parlando con

ne toglieva

tal

per uno spasso.

perduto quello che

dubbio.

dieci,

onde

Or

beccati

si

lascia.

questa.

Avendo

o dodici amici, che non potevano

TERZA GIORNATA
pi darmi, tanto
fatto.

avevo

gli

Con che
Io davo

Antonia

Nanna
ziale, e a

un Medico,

smugnerli

deliberai

scolati,

mele, e

finocchio

il

mi poteva

dei quali

acci

uno Spe-

fidare; per gli dissi:

che

miei

in letto, fa-

temi spacciata, e ordinate medicine di valuta: tu


scrivi

pare

in

cambio

Speziale

che

d'esse, quello

ti

Antonia
i

mandami

libro, e

al

casa

in

belli

mi guarischino e voi Medico, posta che mi sar

le

sottigliezza P
le

fingermi amalata,

io voglio

109

Io

afferro:

ti

danari, che dei tuoi amanti

ziale,

che poi te

con

tal

davano

al

via grappasti tutti

Medico, e a

lo

Spe-

rendevano.

gli

Tu

Nanna

te

si

buono ne

hai del

gli

intendimenti.

Fu

co-

da smascellare, quando cenando con essi fingo una ambascia, e caduta su la tavola, mia madre, che sapeva la malisa

zia,

spaurita mi sfibbia, e portatami in sul Ietto, aiutata da

loro,

mi piangeva per morta. Io

dico:

oim

cuore!

il

A cotal

risentita, caccio

son fumosit che vengono dal cerebro, e

bene

di loro
cio,

come

io,

dita,

con un mi sento

io

uscito

Medico che venuto, e presomi il bracun che toccasse i tasti del ma-

lo

da

la

al

il

camera, parte dei miei credendo

consolavano mia madre, che

vano intorno

due

pareva

nico del liuto, e destami coi suoi aceti rosati, disse:


ito via!

sospiro, e

ricaggio in angoscia, per la qual cosa

sto,

volarono per

con due

un

voce tutti gridarono non niente,

voleva gittar

si

Medico, che scriveva

via, e

la ricetta

polso
il

tutto,

parte sta-

per mandarla

un di loro in permani impacciate di


Medico quello, che si
madre dur gran fa-

a la spezieria, che finita di scriver la port


sona, e in

cambio d'essa venne con

cartocci,

dovesse

fare,

tica

se

mandargli

vegghiarmi.
il

ampolle, e ordinato

di

ne
a

part,

casa,

venuta

la

il

mia

la

perch volevano senza spogliarsi

mattina fur

tutti

da me,

e ritornato

Medico, inteso che la notte ero stata per passare, ordin,

che trovassero venticinque ducati Veneziani, per far non so


che stillamenti, onde un corrivo, non dando cura, che sce-

massero per

bollire,

gli

diede a mia madre, che

gli

mise in

110

RAGIONAMENTI

Corbona,

e pot gracchiare

Insomma

pi.

time,

mento

del

una borsa piena

ti

sarei

Medico mi stropicciava
faceva

vano

pelati pelati, e

Antonia
Nanna

mi diceva

la

mani

tu

disfatta,
le

se

al

sendo

letto

stata

sola.

Il

mi

fossi

mio

guarir

non

vini gentili:

In

notte, e lo Speziale

vi

una

spalle

stare

capponi vola-

rimanendo canova

vi

che non fosse sverginata per me.

ninno,

prelato

di

paga-

11

candele, mi venne ne le

disfacevi

fregagioni un'altra, e

le

slroppi, le pit-

onzioni,

le

mal

riebbe

gli

di scudi.

Mi

Nanna

giulebbi,

le legne, e le

Non

Antonia

Riobarbaro,

di

manuscristi,

Medico,

sana.^

medicine

fra le

crlstei,

che non

goffo,

11

Ah, ah, ah!


Il

Mercatante, che

ho

ti

detto, senza dirmelo,

gran volont, che aveva di un

presa una certa commodit, mi faccio trista

figliolo,

trista, e,

onde

io

mattina

e sera mi storceva e mi dimenava, e mangiando, di tre boc-

sputava quattro, dicendo: che cose amare son que-

coni, ne
ste.^

e ci detto, stava per recere.

domi diceva: o Dio


Zappatore, quando

perdendo
a

la

pii

fine,

egli

gusto,

il

Il

buon da poco confortan-

non

v'era,

tuttavia in sua presenza

venni a non assaggiarne


doglie

fngendo capogirli,

dre, ardori di reni, e dolendomi, che


nisse a

tempo, discopro per via

vida, e cotal cosa conferm


il

caca stracci, pieno

il

di letizia,

di

corpo,

di
'1

appariva uno

fiore,

uccelletto, n

un

ma-

di

mio tempo, non ve-

Medico mio
si

boccone, e

mal

mia madre, che sono grad

al

segretario.

farsi

ingabbiare capponi, a fornirsi di pezze, di

mangiava da

volesse! e qui taceva. Io che

Onde

dei compari, a

fascie, e di

Balia.

frutto primaticcio, n

che non carpisse suso per me, acci non

un

la facessi se-

gnata, e non sopportando, che mi mettessi la mani a la bocca,

m'imbeccava con

mi

a sedere.

dire: se

feci

rendo,

muoio

le sue,

sostenendomi nel

rizzare, e nel por-

era da ridere, quanto piangeva,


in

parto,

ti

raccomando

il

testamento, nel quale lo lasciava erede del

onde

egli

udendomi

nostro figliuolo.

mio mo-

per tutto mostrandolo, diceva a ciascuno:

leggete qui, leggete qua, e poi mi dite, se lo ho ragione di ado-

TERZA GIORNATA

rarla.

111

un tempo, un

intertenutolo con tal ciancia

mi

di

lasci cadere

a la sbardellata, e fingendomi di essermi scon-

cia, gli faccio

portare in un catino di acqua tiepida una figu-

rina di carne di

una

fosse
le

quando

non

e che gli

gii!i

gridi

simigliava,

facemmo
Battesimo che non aveva

so quanti scudi in farlo sotterrare, e lo

nero, disperandosi del

vestire di

che

detto

cadendogli

raddoppiava

mia madre, che era maschio,

nel dirgli

avresti

vide,

la

un lamento grande,

lagrime, ne fece

e spese

non nata, che

agnellino

sconciatura, che

avuto.

Antonia

al

Chi

fu

il

padre de

Nanna
Fu un marchese
mondo egli non si vuol dire,
Antonia

Nanna
perch
virt,

voglia,

ed certo,

che

libro, vattici

Antonia

Nanna
misi

di trimpellare

per parere

sono

lacciuoli,

che imparano

che

in su le canzoni,

cosa con inganno


tutte

ogni frascheria,

altre

le

al

ebbi

le

gli

costano pi

sul

gli

cantare

al

mondo.
maniera

ti

in

far-

tirando lo aiuolo a una chiesa,


vi

lasciasse

credere, che camiscia, n cuffia, n scarpe,

mi rimanesse

in

cappello, n spada, n bagattella ninna che


SI

de

che danno

Margutte, n dormi mai niuno meco, che non

del pelo.

casa,

in

non

liuto,

tendono a

si

Puttane,

le

il

di dilettarmi

scalza.

Ogni
Sopra

affare

disse

ma

finocchietti, le ulive, e le gelatine,

Puttana che vada

osti.

piace.

ti

sciocchi, le virt

quanto

in

che ragioniamo d'altro.

si

Come
Mi venne fantasia

ne avessi

care, che

PippaP

la

quanto a Dio,

in

vedesse mai pi, perch ogni cosa robba, e perci

ogni cosa fa robba;


quegli da

gli

acquaiuoli,

specchi, quei

latte, e gioncata,

da

le

vende legne, vende

olio,

ciambelle, quelli dal sapone,

calde arroste, e lesse, fino a la anfusaglia,

e ai zolfanelli, tutti

m'erano amici, e facevano a gara in ap-

postare, che fossero

meco un monte

Antonia

Nanna
comperando

di persone.

Perch facevano.^
Perch fattami a finestra
lo

la

d'

ogni cosa, e venisse chi

mi, che era forza a spendere

un

giulio,

un

per ogni

cosa,

volesse a corteggiargrosso, e

un baiocco:

112

RAGIONAMENTI

perch veniva in
delline
glia

de

>>.

campo

dicevami: le cor-

fodre de' guanciali, non sono bastate a mille mi-

le

dato un bascio

io

mia fantesca,

la

diceva: datele

un

chioso quello, che

al

primo, che mi veniva ne

giulio>>, e saria

non

lo

avesse

le

mani,

ben notato per pidoc-

stato

Dopo

fatto.

la

fantesca,

Imo dicendo: se
tu te lo lasci uscire di mano, non ti imbatterai mai pi a
cos buona spesa, e io datone due ad un altro, da quello

"veniva via mia madre, con

mi

pagava

si

filato.

il

faccio

dire,

che

venga

solo,

il

al

le

mani piene

Partita la turba, e venuta gente

accompagnata, aprendo

sono

quale

(fattolo

spalliera,

mi mandava o coperta

gli

prometteva senza esserne

mandatami una

che venisse a dormir meco, onde

che dia un poco di volta e

torni,

ed

essa

di

gli

faccio

egli datola, ritorna

un poco, un poco ancora, e


non trovando chi gli

stato due pochi pochi, ribatte, e

risponda,

po de
io

il

o quadro di pittura, o altro che io sapeva, ch'egli

a la porta, e la fante, glid ice:


egli

modo, che

bel

cena onorevole, quando veniva per goder


dire,

nuova

uno, che

di letto di seta trapunta,

avesse di bello. Per lo qual dono


richiesta,

diventare un guazzetto cotto

fuoco de miei basci) sforzava con

proprio,

di

lo

che a

metteva poi

si

sul bravare:

puttana! porca!

intemerato! e del consagrato! che

sua spese cenava con un

le

diceva, frappa

sona niente

Nanna

quanto

sai,

Come

Antonia

conto

di

te

che a
la

la

te

altro, a ridere, e

barba

perdonava

al

ne pagher

cor.

ridendo

l'averai.
egli

poi, se era per-

Fosse chi

si

volesse, egli

non potendo pi raffrenare


tendere che vuol dirmi una parola,

tirato e

il

stava

poliedro,

e io

gli

due

d in sul

mi faceva

in-

rispondo mille,

non che una. E apertogli ne veniva a me tutto sbuffante,


con dirmi: non l'avrei mai creduto, e io dico: anima mia,
se lo vuoi credere, credimelo, io non amo, non mi piace, e non
ho a cuore se non te, se tu sapessi, se tu sapessi quello che
mi import quella sera andarmene fuori di casa, tu mi lauderesti,

e se

non

piglio sicurt di te, di che l'ho io a pigliareP

e ivi lascia trovare a

Avvocato, o

me

scuse di essere Ita a casa di qualche

Procuratore, o Ufficiale, per conto di qualche

TERZA GIORNATA
grande, e doppo questo mi

lite

e piantato

al collo,

vava

cuor del corpo, non che

il

do che non
lo

si

il

mio

giglio nel

sdegno de

lo

partiva da me, che

cadere cori

lasciava

gli

suo

braccia

113

lo

nuovo

di

orto,

le

ca-

gli

animo, in mo-

mio canto

in sul

faceva sonare.

Si erra forte a non


Maestra de
Per tua grazia.
Antonia Per tua virt pure.
Nanna Per tua grazia pure. Ma odi con che

Antonia

la scuola.

farti

Nanna

mi

feci

Un

quasi ricca.

novella

gentiluomo morto d me, volendomi

mi fece penmandato per un Giudeo,


tutte le massarizie, gliele vendo non senza
miei seguaci, e allogati i denari In un banco,

menar seco per due mesi a

certe sue possessioni,

sare a dar voce di girmi con Dio, e


fatto mercato di

crocifgimento dei

senza saputa di

raschio col gentiluomo.

essi,

Antonia Perch
Nanna Per

vendesti tu

farle di vecchie

ritornata che fui, correvano

miche

ai

massarizie.3

le

nuove, e che sia

vero,

il

provedermene come

for-

le

semi.

Certo

Antonia

son cagione che

acclecargli,

meschini,

nego, che non vi

usi

si

ogni parte per

facendogli mangiare del nostro sterco, e del no-

stro marchese.

sandosi di

che voi fate a

malie,

credano.

vi

Non

Nanna

le

far

fu una, che

ci

corrersi

dietro

non

le vo'

uno,

gli

dar nome, che pen-

die

mangiare una

frotta di crosta di francese, del quale era ella piena.

Antonia

Nanna
accesa,

ma

Oibbo!
Tu
odi.

Con una

candela di grasso

ho provato a riscaldare un benbene

a la fine, questi

tuoi

bra, con funi d'Impiccati,

diaboliche, sono

una

frulla

Incanti

dei

con erbe secche a

con unghie

di

uomo

di

fatti

miei,

om-

la

morti, con parole

appetto a lo Incanto, che

ti

direi

fosse lecito dirlo.

Antonia

Nanna

La coscienza
Per non parere

di fra Ciappelletto la tua.

Ipocrita,

pi due meluzze, che quanti Filosofi,

NIgromantI fur mai, e

ti

dico,

Strologi,

ho provato quante

che ponno

Alchimisti,

erbe

hanno due

114
prati, e

quante parole hanno

movere un dito

un

RAGIONAMENTI

chlappettme

girar di

non

dieci mercati, e

cuore ad uno, che non

di

ti

si

pu

mai
con

potei
dire, e

Immattlre cosi bestialmente

lo feci

di

me, che se ne stupiva ogni bordello, che sendo avezzl a veder tutto
nulla.

nuove,

cose

11

Guarda

Antonia

non

sogliono meravigliar di

si

guarda dove stanno

segreti

de

lo

incantare!

Nanna

Essi stanno nel fesso, e

sima forza a cavare


di

cavare

Se

denari,

la
i

mededenari

seguiamo

il

nostro

assai.

Io

come un liberale, che non ha da


salendogli la mosca sul naso al primo, non si poper ogni cosa, che non gli piaceva, di non dirmi

teva tenere

le

Ma

questa astuzietta, che importa

scrivi

spendere, e

tilezza

ha

Paladini.

Pi valente per certo!

aveva uno amico

con

fesso

che hanno

sedere ha tanta forza, quanta ne han-

il

tutti

Nanna

villania,

il

gli stinchi,

sedere pi valente, che non fu Roncisvalle,

il

che ammazz

ragionare,

denari de

fesso dei Monasteri.

11

Antonia

no

collerico,

e passatagli

la furia,

mi

si

inginocchiava

ai

piedi,

braccia in croce, chiedendomi perdonanza, e la gen-

mia

gli

dava

la

penitenza ne la borsa: e vedendo che

usciva di bello, lo feci venire in tanta disperazione, con

varmegll da lato, e gire a darne ad uno suo rivale, che

me

le-

ne

diede parecchi: e ritornato in buona, credendosi di non pla-

carmi mai pi, perch


niente,

mi

sparti

Antonia

ha

fatto dare

che puote
ni,

al

mezo

Tu
il

non volerne udir mal pi

io fngeva, di
il

suo, e cos ebbe la pace

facevi

come un

seco,

da me.

poltrone,

che

si

mallevadore, di non essere offeso, che fa ci

suo avversarlo, per cavargli due pugni de

le

ma-

onde caggia ne la pena.

Nanna

guazzo meco

punto era uno

stessa,

pensando

al

di

quelli,

sette peccati mortali, fra tutte le genti del


triste

ah,

ah, ah!

Mi

predicatore che ha fatto

mondo:

e la pi

Puttana che viva ne ha cento; or considera quanti ne

ha una

di

quelle che per coprire

11

suo altare, scopre mille

chiese altrui. Antonia, la gola, l'ira, la superbia, la invidia,

TERZA GIORNATA
l'accdia, e l'avarzia

sinno:

nacquero

che nacque

di,

il

115

brami intendere, come divora una

se

puttane-

il

Puttana, in-

formatene coi conviti, se tu vuoi sapere, con che rabbia


adira

una Puttana, dimandane

santi.

Sappi che

abbissenano

se potessero

si

madre di OgniMondo, in manco

padre, e la

il

il

tempo, che noi fece messer Domenedio.

Antonia

Nanna
di

un

Mala
La superbia
cosa.

una Puttana avanza quella


una Puttana divora-

di

villano rivestito; la invidia di

medesima, come

trice di s

mal

il

ha

francioso, di chi lo

nelle

ossa.

Antonia

Di

venuto, e non

non me

che mi

lo ricordare, poi

pu saper donde.

si

Nanna

grazia

Perdonami che non mi rammentava, che


una Puttana pi accorata, che

ti

assassinasse. L'accidia di

la

di un Cortigiano, che si vede marcito in un tiun quattrino di entrata; l'avarizia di una Putsimile ad un boccone, che uno banchiere avaro ha ru-

maninconia
nello senza

tana

bato, alla sua fame, e ripostolo in cassa con

Antonia

Nanna

Dove
Antonia,

ete, e rade volte

gli altri.

una Puttana

tu la lussuria di

lasci

chi

.3

sempre beve, non ha mai troppo

ha fame chi sta sempre a tavola: e

che volta toccano una grossa chiave,

il

se qual-

fanno per un certo

appetito di donna pregna, che mangia


sina acerba: e

ti

giuro per la

un aglietto e una subuona ventura che cerco per la

Pippa, che la lussuria la minor voglia,

che

elle

abbino,

perch sono sempre in quel pensiero di far trarre altrui

il

cuore, e la corata.

Antonia

Nanna

Io
Tu me

te lo

credo senza giurare.

ben credere,

la puoi

zia mille gentilezze che vo' dire quasi in

Antonia

Nanna

D
Tre

ma

un

gusta

pur suso.
persone infra

le

altre

mi amavano, un

Dipintore, e duo Cortigiani, e la pace, che tra


le gatte,

era fra loro; e appostando

quando credevano che niuno


tore fuor

d'ora

di gra-

fiato.

comparse

ci

alla

ognuno

cani, e tra

di venire a

fosse, occorse

mia

che

il

me

Dipin-

porta, e percossola

gli

fu

116

RAGIONAMENTI

aperto,

onde

salito

volermi sedere allato, ecco

nel

scale,

le

due Cortigiani, che batt. Io conosciutolo, faccio appiattare il Dipintore, e venendo incontra all'amico, che se
ne vicn suso dicendo: diavolo fammicl corre quel poltrone

uno

del

del tuo dipinge mitere

da

frustati

non

udendo per

lo

pintore: e ne lo sciogliere de l'altra parola,

suo spurgarsi, mi fa cenno, che

col

dere

colui,

quello, che

il

Di-

terzo amante,

11

lo gli apra, e fatto

ascon-

che l'aveva col Dipintore, comparisce In

campo

fece aprire sputando, e di

si

prima giunta mi dice:

son venuto credendomi trovare qui teco un dei due sciagurati,

e se

ci gli

trovavo,

minor pezzo era l'orecchio

11

ben diceva

dere, che se

Castrucclo, che sia

il

che

cos,

egli

E non

ti

cre-

avesse dato nel culo a

vero, sendo udito dal Dipintore, che

non

sapeva del Cortigiano ascoso, e dal Cortigiano, che non sapeva del Dipintore, saltaro fuori l'uno, e l'altro, per far disdire

il

frappatore, che visto

pervenuto in capo de
non vedevano lume per
tre,

che

due, volendosi tirare indietro,

gli

si

essi,

che

rlversaro sopra, onde

tutti in

odiavano a morte,

si

cadde gluso: e

scala,

la

l'Ira,

un

fascio cominciare

una battaglia in terra cos fatta, che trasse molta gente al


rumore, ma non poterono entrare a spartirgli, perch tenevano con le spalle di modo chiusa la porta, che non si poteva aprire. Moltiplicando
la

sorte, che

il

grido, e la gente di fuori, volle

il

governatore pass

d'ivi, e fatto trarre l'uscio

in terra, gli fece pigliare tutti e tre, e cos pesti, sanguinosi

come
mal

erano, metterli in

usciti,

se

Antonia

Nanna

non

una medesima

accordavano far 'loro, come fecero.

si

Certo
La fu

che fu bella!
s

bella,

che

contava, e fu per farvi far suso


deo, e noi feci, perch

Dio
Dio

Antonia

Nanna

dere ognuno,

cos

non

tei
il

si

io a tutti

un canto

di

forestieri la ri-

Gianmaria Giu-

dicesse che io fossi vanagloriosa.

meriti.

faccia.

questa che

Ma
ti

come

la

narrata fece

ri-

narrer, fece stupire ognuno.

Io nel colmo del favore, che mi

mio essere buona robba) imaglnai


Santo.

prigione, n sarebbero

davano
di

gli

amici (bont del

farmi murare in

Campo

TERZA GIORNATA
Antonia
anni P

Nanna

117

Perch non in San Pietro, o in Santo

Perch

io

Io-

volea movere altrui pi a piet col

pormi a dirimpetto a tante ossa

di morti.

Ben pensasti.
Nanna Dato cotal nome, comincio
Antonia Prima che tu mi conti

Antonia

a far vita santa.

altro,

dimmi, perch

tu entrasti nel fernetico di farti murare.^

Nanna

Per esserne cavata dai miei amanti a

Cominciai a mutar
primo

loro costo.

Antonia

Nanna

Si,

si.

di

tratto

tavola, e

messami una

vita, e

sparai la camera, poi

il

letto, poi la

vesticciuola di bigio, tolte via catene, anella, cuffie, e

pompe, mi

non negando

scoso,

tutte a

mangiando per

diedi a digiunare ogni di,

amici:

gli

modo che

in

ma

tutto

il

parlare,

avvezzai a far senza me,

di di in d gli

E udendo

che

la
il

mento
ci

si

disperavano.

di casa, e ripostolo in sicuro,

per lo amor di Dio,

quelli,

che

se

loro,

fossi

io

fama

il

del

migliora-

vado dando alcuni

Quando mi parve

credevano rimanere vedovi

si

mi

na-

non consentendo

voler farmi murare, era sparta per tutto, tratto

di

altre
di

strac-

tempo, chiamati

me, che buon per

di

pi tosto perduta, che smarrita,

gli

faccio

porre a sedere, e stato cos un poco, rivolgendo ne la fantasia

alcune parole,

che

come
chi

affermatole per

leggenda di

ho
ch

occhi, e

l'ha ,o

non

stessa,

non

l'ha cara. Per

hoUa convertita dal Predicatore,

Santa Chiepina,

visto dipinto, delibero di


i

gli

so,

le gote, dico: Fratelli, padri, e figliuoli,

non pensa a l'anima, non

che l'ho cara, e

me

aveva messe insieme da

fattomi prima uscire dieci lagrimette de

impaurita da

da

io,

la

inferno che

lo

non andare a casa calda:

e per-

miei peccati sono poco meno, che la misericordia, per-

ci fratelli, e perci figliuoli, io voglio

murar questa carnaccia,

questo corpaccio, e questa vitaccia!

In questo

singhiozzi

mormoravano ne le loro gole, a modo, che fansospiri, ennon ponno ritenere


trando il frate ne la passione: e seguitando gli dico: non pi
pompe, non pi foggie, non pi robba, la mia camera parata.
dei poveretti

no

in quelle dei devoti, che

118

RAGIONAMENTI

mio letto sar una bracmio mangiare la grazia


il
mio bere, l'acqua piovana, e la mia veste d'oro,
trattomi di sotto, ove sedea, un cilicio aspro glielo

sar un passo di stanza Ignuda.


ciata

Dio, e

di

questo, e

mostro.

una

paglia sopra

di

se

11

cassa,

11

ricordi del pianto, che

ti

ne persone nel mostrar de

la

Croce

fanno gridando

al

la

buo-

Collseo, vedi e odi

il

lamento dei miei appassionati, che soffocati dal dolore, par-

ma

dimando perdono,
levarono un romore simile a quello che leverla Roma, s'ella
andasse un'altra volta a sacco, che Dio ce ne guardi. E
gettatomisi uno Inginocchloni al piedi, non potendo far frutto
lavano col pianto:

nel dirgli, fratelli, vi

alcuno coi suol Proemi,

lev suso, e diede venti volte col

si

capo nel muro.


Antonia

Nanna

onde

muro,

nel

la chiesa di

la

Campo

che dovea entrare

mattina,

Roma

tutta

averestl giurato, che

un

pezzo, e

la mattina,

menando

l'averi a

quelli,

si

buono esempio

dolo; alcuno se ne stupiva, e

a de le

altre,

altri

il

io

11

di

cuore,

altri dicea,

meschini ne

da

essi.
ai

Pure passati
prieghl loro,

ore mi porgevano, perch ne uscissi, con dir-

pu salvare la anima
parola, essi mi ritolsono, e
si

in ogni luogo, e per dirtelo in

cascato

che

11

una casa di
si rompe la porta
Papa ne ha il primo mattone,
rifornir

ventai pi sfacciata, che prima: e tutta

una

nuovo: onde

scappata del muro, che ruppero, come

Giubileo,

11

Sepolcro non fu guar-

alcuni di, pur pochi, cominciai a dare orecchie

mi,

vo'

ti

con bisbi-

se ne rideva, dicendo:

dato dai Farisei, come ero guardata

le

pateno

che

mese, voglio essere crocifsso!; ed era una

facendo a gara a parlarmi, e

che a tutte

Ma

ha tocco

gli

compassione, ed uno spasso a veder tutto


la Chiesa,

a giustiziare

creduto, alcuno noi volea credere, veden-

mal

11

hanno

arbori.^ lo fui serrata,

popolo. Chi dicea, Iddio

il

s'ella ci finisce

che

miei ammartellati.

cime degli

le

chi dicea, la dar

chi

che

che hanno a combattere, non

che patir

per

glio di tutto

certa,

sii

e quelli,

dispiacere,

11

lo

fosse ne

Santo, e accozzando insieme tutta la gen-

che and mal a veder battezzare Giudei, non s'arriverebbe

te,

Che peccato!
Ora venne

Roma

del
di-

ne smascel-

TERZA GIORNATA
lava, e coloro, che antividero

mio smuramento, dicevano

il

ad alta voce: che

l'un l'altro

Antonia

non

Io

ioP

dissi

ti

come

so,

119

sia possibile,

che una

Donna

possa pensare ci che tu pensasti.

Le

Nanna

Puttane non son donne, m.a sono puttane,


fanno

e per pensano, e

proveggono

staria

per

la state

che

ci

una nostra saviezza che

io feci, e dissi:

bene a

le

ma

dove

formiche, che

lascio

pro-

si

vernoP Antonia mia sorella cara,

il

tu hai da sapere, che una Puttana sempre ha nel cuore un

pungolo, che la fa star mal contenta, e questo


quelle

di

cesti,

ti

campi

dei

tu saviamente di-

quelle candele, che

e di

scale,

una Nanna, che si sappia porre


ce ne sono mille, che si muoiono ne lo Spe-

confesso, che per


al

Sole,

Andrea soleva
stanno in una medesima

dale: e maestro

dire,

tigiani

bilancia, e per

pi di carlini, che d oro.

che fa

ne l'anima non pure nel cuore.^

onde
che

se ne

vanno a

le

che

il

le

Puttane, e

ne vedi molti

pungolo, che

et che appunto fiorisce ne lo sfiorire de la loro, e


de* pi belli nomi, che

si

trovino,

il

n mai un forestiere pu sapere qual


ora

or

Porzie,

or

denzie, ed ora Cornelie,

sono

io

de

bambina,

Virglnle,

sia

il

il

or

suo

nome

dritto:

Pantaselee, or Pru-

per una che l'abbia madre,

padre

se bene

diamo

signori,

perch son tanti vani

il

pongono

ora Lucrezie, or

de la Pippa, un magliaio sono tolte da


guai a indovinare

gli

quale mutano tuttod,

fanno chiamare Giulie, ora Laure,

le

Cassandre,

c'

hanno

elle

fa pensare a la vecchiezza:

spedali, e scelta la pi bella

gli

Cor-

venga, se la allevano per figliuola: e la tolgono di una

ivi

uno

dubitare

il

nome, che son

di quelle,

gli

spedali, e

che facciamo

figliuole dei Signori, e di


i

semi, che

come

si

noi,

Mon-

spargono ne

nostri orti, che quasi impossibile di appostare chi sia quello,

che
di

ci

piant quello impregnati vo: ed

pazza chi

si

vanta

conoscere di qual grano sia quello, che nasce in un gran

campo seminato
ponga

E'
E guai

Antonia

Nanna

venti ragioni di grano, senza che vi

di

si

segnale.

altro

tana che ha Madre,

certissim.o.

per chi incappa, ne

tristo

per chi vi

si

le

mani

di

Put-

incapestra. Perch

120

RAGIONAMENTI

ben son vecchie, vogliono

se

la

sua parte de

lo

unto: onde

bisogna che elleno mescolino coi

tradimenti de

alcune ruberie, per via de

le quali

possino pagare chi le sfami

ben bene, perch sempre

si

le

figliuole,

intabaccano di giovani: e questo

costume de le vecchie, che a pena

ponno trovar credito pa-

gando.

Antonia

Nanna

Questa tua una ragion viva.


A che pericolo va un meschino

quale fanno dispute la madre e la

che ladri
danno, e

che crudeli

ricordi,

fanno sopra

si

che mi stava

la

non insegnava

allato,

non

camera;

che traditori discorsi

avisi,

sua borsa!

imparavano, quanti ne insegna una

sopra del

figlia riserrate in

Il

maestro de

tanti punti a quelli,


di

si

la scrima,

che

queste madri posticcie,

posticcie a le figliuole; e le dicono:

come l'amico

digli la tal cosa, e chiedegli la tale, lascialo

nel tal

viene,

modo,

accarezzalo nel tale, adirati alla cotal foggia, e rallegrati alla


cotal

non

vita,

aspreggiare troppo,

lo

non

lo accarezzar

molto, e mentre motteggi seco, vattene altrove, e mostrati


pensierosa, prometti, e sprometti, secondo che

aggrappando

nette, che al peggio

come

cos

ti

vien bene,

sempre, o maniglie, o anelli, o collane, o coro-

ti

non

venire, che al renderle.

pu

si

dico.

Mi par quasi credertelo.


Credimelo pure
non quasi.
Antonia E tu
stata
Nanna Chi piscia come
come
Antonia

Nanna

affatto, e

cosi iniqua.^

sei

le

perci

mentre

Puttana

vissi

fui

cosa che dovesse una Puttana, perch

Puttana,

mai

non avendo voghe

di dieci state,

nove.

ho

in

maestra. Prima

dice: io ne

Ma

non

a fare

sarei stata

una

Puttana, e se niuna merit

che

ho

mantenermi sempre
si

gli

venti!

e in
le

capo a

il

sei altri,

ti

giura averne dice-

cose importanti. Quanti meschini

io fatto tagliare a pezzi, e ferire a

Di

di venticinque anni

numero de le lucciuole
anni che ha una Puttana, che oggi ti
apposterebbe

parliamo de

Antonia

io

lasciai

addottorata per Puttana, lo merit la tua Nan-

di essere

na Puttana, che
fui

di

le altre:

altre,

Puttana: ne

voglio.

miei

dl.^

TERZA GIORNATA

Nanna

Di

e instazzonata

me

ne

l'altro

in questo.

averai Ingiublleata, indulgenzlata,

che la mia anima non sar de

di sorte,

Mondo, n come

Madonna

aveva piacere

no, che io

non sar de

ammazzare

fare

di

corpo non stato de

il

li

ultimi

bene

le derietre, s

uomini: perch

gli

le ulti-

io l'ho

per grandezza, parendomi vanagloria de la mia bellez-

fatto

za l'udir
chi

mi

121

fulminare

d e notte

mi faceva un guardo

spade per suo conto: e guai a

le

averei dato al boia

che ne

torto,

vendicarmene.

per

Antonia

Nanna

me

e non

male male,

Il

il

bene bene.

ne pento.

Ma

chi

ti

compartendo

mano,

pigliar per

tanto che veniva a

me uno

Ferraresamente carico
letti:

doni, piantati

uccello

camera meco, onde caduto


in

lasciati
fiori pel

sala,

vento,

si

e'I

nuovo Mantovanamente, e
accoglie uno, che

si

rigoglio

il

come cascano

il

quelli,

ti

porta

ritirava in

che

aveva

mandorline pel freddo, e

le

udiva fra loro un sospirare sanza far motto,

che pareano genti forzate, che

E dopo

non poter

fare altro.

detti misti

con morditure

grattature di

amo-

di puntaletti, di nastretti, e di bordel-

miei galanti (disse la Genovese),

dieci

stavano in Paradiso, fino a

si

quale accolto da me, come

il

mi ritrovava

basci, le carezze, le parole,

infra tutti

ne pento,

potria dire l'arte che io aveva

in dar martelloP Antonia, qualche volta


rosi in casa,

me

sua posta: l'ho pur fatto, e

capo,

stringano ne

si

sospiri,

le

nascevano alcuni

con pugni su

di dita,

spalle per

la tavola,

gri-

con

con spasseggiature mute, e con qualche

versetto cantato a stracci, per disfogare la collera: e indugiando

a tornare a loro pigliava la via de la scala, e perch

gli

richia-

massi indietro, dicevano qualche parola forte, ocon la fantesca,


o con

altri

e dato

una

giravolta,

trovando

la

porta chiusa,

facevano una doglienza spasimevole.

L'Ancroia non fu cruda.


Tu
su
pietosarie.
Antonia Ci sono e
voglio
Nanna
che pur
tu
Antonia

si

Nanna

sei in

le

essere.

ci

Stattici,

se

ci

sei,

basta.

Antonia

Ti

ascolto,

non dubitare.

che mi ascolti

122

RAGIONAMENTI

Che

Nanna
che

spasso era a vedere nel mezzo del piacere,

pigliava alcuno di me, darmi a piangere sanza caglon

si

nluna, e sendo dmiandata, perch plangeteP, con certi singhiozzi,

e con certi sospiri

aggoluppando

le

parole dlcea col pianto:

non sono apprezzata da te, ma pazienza


mia fortuna pessima. Altra volta nel par-

io sono straziata, io
poi che piace a la

me uno

da

tirsi

per due ore,

andateP a qualcuna di quelle, che

onde

goffo, se

il

di lui. Piansi

come meritate?

vi trattano,

ne teneva buono, che una donna stesse mal

me

anco spesso nel venire a

duo

fosse venuto di quei

per allegrezza

dicea piangendo: e dove

gli

uno, che non

ci

per fargli credere, che lo facessi

di,

di rivederlo.

Antonia Tu avevi
lagrime
Nanna Fa stima che
io

in sommo.
un terreno di quelli,

molto

le

fossi

che zampillano fuori l'acqua tosto, che son tocchi: anzi di


quelli,

che la fanno senza punto toccargli;

mal

non con un occhio.

se

Le

Antonia

Nanna
con due,

piangesl con

Questo
Saria

Antonia

Nanna
che

Nanna

sia

il

riso in uno, e

il

ne

nostri occhi sono


il

con

pi necessaria, che

nulla,

non sono

risi,

risi,

Reverendissime Corti.
e

e colali cosi

che Puttana, che venisse mai

pianti, che

tempo, perch scappato che

non vagliano
se

pianto P

come un Sole rannuvolato,


mezo del

assassinai pi uomini, che

essi

la paglia per queste

fargli a

11

raggio, ed ora l'asconde: nel

pianti, feci io meglio,


e

l'altro

vero, per ogni cosellina ridiam.o, e per ogni cosel-

scocca un piantetto, e questi cosi fatti

Spagna,

che

l'altro ridono.

sai

che ora spunta fuori

ne

con

bello:

llna piagniamo, e

riso

dico bene

ti

Questo ben pi
or dimmi comeP
Non tu poveretta, che noi Puttane (vo* dir

abbiamo sempre

che

fatti

che bello a sapere.

bello, se te lo volessi dire,

Antonia

Maritate

le

quattro.

Puttane piangono con uno,

le

cosi)

si

piansi

un occhio P

Puttane piangono con uno,

Monache con

le

ma non

sono,

colte all'alba

come

ti

le

perdono

ti

di

non muoiono

Non

ci

cosa

ho detto: mabisogna
il tempo de le mani,

roselline

l'odore.

da damasco,

TERZA GIORNATA
Antonia

Nanna
le

Ogni
Dopo

bugie lor

villani

de

le frittelle, e

murava

nel credere di

altrui,

ne

dissi

si

con

che

Vangelista. Io trovava
e

mi

le quali

la verit; e le

parenti,

dopo

risi,

de

sorelle,

impara cose nuove.

di s
i

123

pianti finti,

pi che

vengono via

che non fanno

dilettai pi

Vangeli non dicono

giuramenti

la calcina dei miei

averesti detto, costei la

prima

pi ladre cose del mondo, e di miei

le

miei poderi, e di mie fanfalughe; imaginava

di

ciancie stranissime, e tirandole a

mio proposito, diceva

sognate, e teneva scritti in una tavoletta tutti

nomi

di averle

del miei

guasti, e compartite fra essi le notti de la settimana, mettea

fuori

il

nom.e di colui, che aveva a dormir meco, e se tu hai

tengono

che

visto l'ordine,

che dicono

Preti,

le

Msse, in

certe tavolette attaccate in Sagrestia, vedi me.

Io ho visto
Nanna Sta bene adunque.
Antonia Ma che ha a fare
Antonia

le

parmi

Preti, e

Nanna

la tavoletta dei

Ha

da fare che
gli

te.

nomi con

barbagianni tenendosi sicuri

notificava la lor notte, se ne trovavano

ingannati spesso spesso: peroch metteva


alle volte

mettono anche

Antonia

con

le

A cotesto

Chiese nel

modo

scambio,

lo

farsi dir le

come

Messe.

bugie sono a proposito

si, le

la tavoletta.

Ora

Nanna
dei

veder

bugie che tu dicevi ?

per la tavoletta, che

re.

di

fatti

miei,

che ne spogli
al collo,

odi questa, e serbatela per fartene ono-

una catena

Io accattai

la
la

quando

grande da uno sfegatato

di valore

il

un gentiluomo,

quale tolse in presto da

moglie per servimelo; e fu

Papa d

dote ne

la

la

il

di

che

me

la misi

Minerva a tante

fan-

ciulle poverine.

Antonia

Nanna

De
Il

in quel di proprio,

Antonia

Nanna

de

di
la

la

NunziataP

Nunziata, cosi

ma

Io

la posi al collo

ce la tenni poco.

Perch poco
Perch giunta

che

fui

ne

calca grande pensai di farla mia, e che feciP


dal collo, e la diedi ad

me

la
:

chiesa,

mi

visto

la

levai la catena

una persona, che mi era pi segreta che

124
il

RAGION.'VMENTI

Confessore,

de

la

gli

trae

spintami inanzi inanzi, sendo gi nel mezo

uno strido simile a quello di coloro, che se


un dente in Campo di Fiore, dal canta in banca.
Voltandosi ognuno al grido, eccoti la buona Nanna a dire:
la mia catena, la mia catena, il ladro, il mariuolo, il traditore,
e ci dicendo tutta mi pelo piangendo, e tratto ciascuno allo
caccio

olta,

stridere mio, tutta la Chiesa

si

scompigli, e corso

romore, prese non so che disgraziato, che

che fosse stato

Nona

peso,

di

gli

il

Bargello

parve

al

alla cera

ladro de la catena, e menatolo a Torre di

il

manc

poco, che non lo fece impiccar caldo

caldo.

Non ne
Nanna
Antonia Voglio udir
Antonia

vo' udir pi!

Si, udirai.

che disse quello, che

ci

te

la

prest.

Nanna
tendo

Io uscita di Chiesa tuttavia piangendo, e bat-

palme,

le

me

alla fantesca:

dissi
1

ne venni a casa, e serratami in camera,

non

sia chi

mi d noia! In questo

amico, e volendomi parlare, non

e ribatte,

chiama

ordine,

ci

e richiam.a, dicendo:

onde

Nanna P

eccoti

egli

batte

o Nanna.^apri-

mi, aprimi dico, vuoi tu disperarti per questoP e io fingendo

non
che

l'udire,

diceva, n piano n forte: meschina, poveretta

sono, sventurata, disgraziata, voglio entrare ne le

io

ad affogarmi,

vertite, voglio ire

mi su

mi

vo' far

Romita.

Con-

levata-

dove mi giaceva, dico sanza aprire la camera:


fantesca mia, va per un Giodeo che vo' vendere ci che io ho:
e coi denari pagheremo la catena. Fatto vista la fantesca di
dal letto,

buono amante gridando

forte: apri,

io , gli apro: e nel vederlo alzo le voci:

oim che son

volere andare per

che sono

lui,

il

non dubitare, che si credessi rimanere ignudo


vo' che tu ne senta tanto, quanto io di questo scoppio che
fo con le dita. No, no, rispondo io, basta che mi si faccia

disfatta!

e egli:

tempo duo mesi ,


meco,

la

Antonia

Nanna
magro,

si

e egli

notte l'ebbe

taci,

dolce,

La tua era
Un vecchio

matta,

che non

una
io

taci!

dormendo

parl pi di catena.

utile bottega.

grimo,

imbriac di me, e

si

grinzo,

rancio, lungo, e

de la sua borsa, e potendo

TERZA GIORNATA

125

tanto goder del piacere amoroso, quanto de

uno sdentato,

popparmi, n per

il

tosto ricadeva giuso,

non

n per lattovari,

carcioffi,

pur pure l'alzava un poco


che un lumicino, che

altrimenti,

di raccendersi

un convito

forn co' suoi denari, di

si

spegne.

ci

fischio,

costui feci io di matti scherzi, e fra

avendo ordinato
tutto

palo, e se

che mentre mostra

olio,

sonagli.

pane

croste del

giovava menare, n rimenare, n dito nel

gli

sotto

n per

tartuffi,

puot mai drizzare

non ha pi

le

spassava in toccarmi, in basciarmi, e in

si

molte Cortigiane,

gli altri,

quale

il

trenta pezzi d'argento, che

mi accatt per la cena, gliene rubai quattro: e facendone


romore grande, gittandomigli in grembo, diceva: babbo,

egli

o babbo non gridate, non


togliete le

mie

cheto, tanto

vesti, e ci

gli

fate fare

ci

che

babbo

diedi del

mal pr

il

Nanna

Tu

eri

de

che mi spiacessero

la

non

mondo.

una amicizia fu

di

prima

le

Puttana

si

dolce,

che

volta, ne giva predicando:

manna;

si

come

nel prin-

cose mal fatte, cosi in mezzo, e

mostrava, che mi splacessero

usanza di buona

come

d nel

le fine.

Nel pigliare

vien poi gustandomi Io aloe e una

in fine,

standosi

piatti del suo, gli bast giurare di

ognuno, che mi parlava

cipio,

mangiare,

figliuoletto gli

accattar mai pi cosa niuna, per persona del

Antonia

il

nel capo, che rimase,

rimane un padre a quel pappa, che


cuore; e pagando

il

io ho, e pagategli! ; e egli

avea

le

gran

ben

fatte,

perch ad

piacere di remenare

scandoli, di ordire garbugli, di turbare le amicizie, di indurre


odio, di udire dirsi villania, e di mettere

sempre ponendo
Turco, de

duca

le Stelle fossero

pi, e che la

dai Duchi,

bocca ne

ognuno

Luna

di

alle

mani:

Principi, facendo giudizio del

Imperadore, del Re, della carestia dei

lo

ricchezze del

che

la

viveri, delle

Milano, e del Papa avenire: volendo

grandi,

come

la

pina di San Pietro, e non

fosse sorella bastarda del Sole, e saltando

a le Duchesse,

ne parlava, come

fatte co' piedi: e la grandezza, che a

s'io

le

pena sta bene a

avessi
loro,

usava, che quella de la Imperadora una favola: pigliando

esempio d'alcuna, che recatasi


faceva stare in ginocchioni chi

in suso
le

matarazzi di seta,

favellava.

126

RAGIONAMENTI

Anionia

Nanna

Le son dunque Papesse


La Papessa (secondo che

tante cacarle, niefTe n! che ella non

cognome, che trovano

esse, e chi

si

si

lentino, chi del Cardinale Ascanlo, e

un segno grande grande: n


amore,

le

Madrema

credere che

ti

sottoscrive,

si

le lettere

bei

con

che

titoli,

si

senza

San Rocco, San


non

chiedesse limosina,

gli

il

Duca Va-

facclan migliori, anzi sono

senza carit, e senza piet, che se

Giobbe, e Santo Antonio

non trov

fa figliuola del

Lucrezia Porzia, Patrizia Romana, e suggella

danno, da loro stesse

non faceva

dice)

faceva,

le

gliene

dariano, se bene ne hanno paura.

Antonia

Nanna

Ribaldacele.
E
che
sii

le cose,

certa,

che

si

gittano in fiume,

son meglio poste, che a donarle a esse, che tanto

sprezzano

ti

donato, che loro hai una cosa, quanto fingono apprezzarti

prima, che gliene doni; solo

di

ci

buono

mantengono, come Zingari, o Frati


Puttane hanno

il

drai due leccarsi

mele in bocca, e in

da capo a

di

mano

pie, partite poi

che

la fede,

il

elle

Insomma

India.

le

rasoio: e ne ve-

da sieme, dicono

luna de l'altra, che spaventeriano Desiderio, e Preti del


buon vino, che spaventaro la Morte col ridersi di lei, mentre
ella gli arrostiva, e squartava. Maldicenti fuor di modo, a

cose

ciascuno l'accoccano, e sia chi

voglia, e facciali

si

quanto

sa,

che niuno riguardano. Elle staranno in berta con uno, che


tiene loro favorito, e

si

intertenuto da esse con cento mila

Signorie Vostre, e partendosi per dar luogo ad un altro, che


viene

corteggiare,

nel

ha

partire

e di lingua, e tosto che egli scende


dietro,

poi

concio de

le

uscito de l'uscio,
loro parole,

onori

Perch fanno

Perch o una
Nanna
Antonia

saria cecina senza cuoco,

si

capo,

di

lo spezie

saria

mal

d ad inten-

mamma.
cosl.^

Puttana,

Puttana, se non fosse traditora

una Puttana che non avesse

dato

un traditore non

onde quello che rimane

dere di essere la pincia de la

olio,

mille

la scala, gli

con

tutte

non parrebbe

grazia,
le

esser

e privilegio:

qualit di

Puttana,

mangiar senza bere, lucerna senza

maccaroni senza cascio.

TERZA GIORNATA
Antonia

127

una gran consolazione

Io credo che sia

and quella del Capitolo, che

Madrema non

di

come

chi ruinato per loro, di vederle andare su la Caretta,


dice:

vuole, o Lorenzina

Laura, o Cecilia, o Beatrice,


Sia vostro esempio ormai questa meschina.
Io lo so a mente, e lo imparai, credendomi che fosse di

Andrea, e poi

come

Nanna
dirti pi
le

lo fece quello,

che tratta

Maestro

gran Maestri,

questo mal traditore: n profumi, n ungiu-

medicumi mi giovano; pazienza.

mi, n

ho

me

tratta

che

intesi

Ma

che non

non

io

so che pi dirmiti, e so che

ho da

vado pensando. In

fine io

ho detta:

ti

io lo

ho nella

cervella in bucato, io le

sgranare

Roma un

venne a

nel

fagiuoli,

giovane

stufa, io le

ho date a

palo in frasca! Dico che

di

saltarti

ventidue anni, nobile, e ricco,

di

mercante nel nome, proprio pasto da Puttane: e venendo,


al

primo tratto mi diede ne

egli

in

su

le

mie: e cominciando a mandargli la fantesea quattro, o

sei

stava

volte

al

in

su

quanto

le sue,

pregandolo

d,

che

sparse per tutto, che io ero


to per

lui.

e con chi
la far

Onde
si

non poter mangiare,

ne stavo

pollo pesto, e

Puttana

con un che

ci

l'Olio

si

San-

ha pur dato dentro,

pute la bocca

gli

guastandomi
e

fngo l'amore seco,

me

io

impazzire col suo non stare in

e io queta tuttavia

pre, e

io

degnasse venire a me,

si

al

chi diceva la

posta,

mani, e

le

di latte,

proposito

di lui pelle pelle, e

una

che
ora:

fngendo

non poter dormire, ragionandone sem-

sempre chiamandolo,

circa lo avere io a trarre

feci

che se ne fecero scommesse

si,

sassi,

anzi a morirmi per

gli

suoi

begli occhi.
Il

cavandone

giovane

alcune

e alcune

nottate,

buone

mostrando a ciascuno una Turche io gli aveva donata, e quando

cene, se ne giva vantando,

chinetta di poco valore,


egli

sempre

era meco,

denari,

non ne

perch anche

gli

diceva:

affaticate altri,

io

non

vi

lasciate

mancare

ho

vostro,

che me, ci che

son vostra. Per

la

qual cosa

io

egli se

neggiava pei Banchi, vedendo essere mostrato a

ne pavo-

dito,

ed ac-

128

meco un

cade, che standosi

Signorotto,

Venuto

me un

venne da

giorno,

fatto ascondere

lo

faccio aprire.

gli

RAGIONAMENTI

suso, e postosi

Ganimede,

egli,

11

vostro

non me ne ricordo apunto.

io

non

a sedere, visto

so che lenzuola di rensa: chi le sverginer, disse

GanlmcdeP

gran

giovane In uno studiolo

11

io

rispondo: le svergmer per certo, e l'amo, e l'adoro, l'ho

gli

per un Iddio e
voi altri per

son servitrice, e sar in eterno, accarezzando

gli

vostri danari.

li

Ora

stimalo tu, se

da me,

dir ci gongolava: e partito colui

ne venne fuori che

camlscla non

la

gli

toccava

gli

Ma

sguardi.

gli

un

nostro,

di

venire

per

mi

rlserrai

in cotal burle, togliendo la

era uso

del

mia casa
mio Pater

volendomi trascinare a suo modo, sopra una cas-

sa, lasciatolo in frega,

con un

come

solca fare:

entr

il

lo

non

Egli che

altro.

cappa con

ne and fuori, aspettando che

se

e la

l'Amenne

culo, e spas-

il

seggiando signoreggiava, e me, e la famiglia,

con

udendomi

egli

corro aprire, onde

villania al vento,

mandassi a chiamare,

non vedendo comparire

colomba,

la

diavolo addosso, e venuto a la porta

gli

detto: la

gli

Signora accompagnata. Onde rimaso come un topo intinto


ne

lo olio, col

con

le

altrui,
le

mento cadutogli

labbra asciutte, con


battendogli

cuore

il

con

in sul petto,

io

per

li

bocca amara,

capo

sul collo

mosse passo passo, tremandogli

gambe, come tremano ad uno, che pur

la infrmit.

la

gli occhi molli, col

allora

si

lieva

de

buchi de la gelosia vedendolo andare

a scosse, ne rideva; e salutandolo non so chi, con un poco


alzare di testa

gli

rispose.

Ritornato la sera

fo

gli

aprire, e

ritornandomi con una gran brigata a cianciare, vedendo che non


gli

diceva: sedete, se ne diede licenza da se stesso, e postosi


rallegrarsi di cosa piacevole,

in

un cantone, senza

si

stette fino a tanto, che

mi

dice:

son questi

ste le proferteP

gli

che udisse,

se ne part: e rimaso solo

amorlP son queste

le

carezzeP son que-

mio (bont tua), son


Roma, e si fa leComedie

Io gli rispondo: fratel

diventata la favola de

de

ognuno

le

Cortigiane di

la semplicit mia, e quello

amorosi non mi vogliono dare

che mi cuoce pi
pii nulla,

che

miei

dicendo noi non vo-

gliamo comprar la carbonata, perch altri si mangi il pane


unto: e caso che tu voglia, che io sia quella, che tu stesso sai.

TERZA GIORNATA
che

ti

sono stata, fa una cosa... (ed

la testa,

come

l'alza

uno che

scampa, giuracchiando
pulci,

un

si

che a cotal parola alz

egli

sta per giustiziare a lo

fare per

di

129

amor mio

mi dice che chiegga a bocca); onde


che costa con

letto di seta,

lettiera

senza

circa, e

perch

la
i

dico: io vo* fare

gli

le frangie,

col raso, e

con

manifattura centonovantanove ducati

la

nel

miei amici veggiano, che tu fai con l'assai,

e impegni per darmi, togli tutto in credenza,

pagamento

scampa

occhi a le

gli

me, che vo' che

lascia fare a

passeno. Egli dice: questo non

si

fatto intendere per sue lettere, che

tempo

al

del

paghino se cre-

essi

pu, perch mio padre ha

non mi

si

creda, che sar

a rischio di chi mi dar cosa alcuna, ed io voltatogli le spalle

mando

lo

un

fuori di casa, e messovi

per esso, egli dico: va, trovaSalomone, che

in

mezzo, rimando

ti

servir dei denari

sopra uno scritto


io

di tua mano. Egli va, e dicendogli Salomone:


non presto senza pegno , ritorna a me e raccontatomi, il

va al tale che
quah comprer il Giudeo, di

tutto, gli dico:


le

ti

dar gioie per detta somma,

grazia, ed egli via, e trovato

quello delle gioie, convenutosi seco

fa lo scritto per

gli

due

mesi, e portate le gioie a Salomone, gliene vende e portami

denari.

Che

Nanna
Le

Antonia

vuoi tu dir per questa.^

erano

gioie

il

Giudeo,

me

le riport,

mie, e

riavuti

dico: fa mettere

to

fuggitiva

manzi che ne

usano

gli

osti

Antonia

eseguito l'ordine

uscisse

pag

gli

il

Io che sino a qui

minchione fu preso,

scotti a doppio,

vecchi, n nuovi, di dar

mi sono tenuta scozzonata,

confesso di essere una cogliona.

la

morte, e la disfazione dei poveri cavalli, de

Veniva

il

Carnasciale,

e dei poveri imbertonati, e

perch non

mangiare a scrocco.

ti

Nanna

il

quale
le

tormento,

il

povere

vanno

in volta,

vesti,

cominciando da un mio che aveva

pi volere che potere, sendo l poco dopo Natale, che


scare

per

sua, e

giovane in prigione, e giuragli sospet-

il

Onde

mando

man

quello, che gli diede le gioie, sopra lo scritto di


gli

danari

suoi

e stato cos otto giorni,

ma non

se ne

vede anco

se ne fanno, che poi moltiplicano di d in d,

le

ma-

molte; pur

come

poponi.

130

che ne viene cinque o

una

RAGIONAMENTI

per mattina, poi dieci, dodici, e poi

sci

una soma,

cesta, poi

da

poi ce ne

mi

dice,

guarda casa,

mascara

vo' che vi facciate

un pezzo,

poi mi

vuol tu farmi

gli

lo,

ha

scararsi a le belle, e a chi

a dirvi

vero

il

il

che

di

vestirsi

mascaraP

egli:

di stalla

me
lo

cosi

modo

mi dice

egli,

ha promesso.

lo

metto

me

in circa sette

prima cosa mi hai

in luned, dico: la

da provedere di un paio di calzette, di un palo


per non darti spesa, manderai

me

mi taccio

cuor mio, a che


cavallo,

ma-

domenica

a quello, nel quale faccio conto di mascararml, e

d innanzi

fattolo ritornare a

via tutto

ginnetto delReverendlssimo, che

il

suo Maestro

apunto quello mi piace,

lo:

gelosie, lascio

Ed

in su le foggle; e lo

vestita per eccellenza, ed aver

dicendogli

una stracca

gitto al collo dicendo:

bella

essere intesa

avete a mascarareP, Io sono una

vi

rispondo

gli

le

mio Tuttofumo

11

vedendomi stare come una che vuole

sanza parlare: voi non

Dico che

glttare.

mascare non fioccavano ancora, quando

logoro, e far

11

le farai

tuoi di

di calzoni, e

velluto, che lever

che mi serviranno:

si

con poco poco cosa, e uno de'

calzette

le

manco

tuoi farsetti

buoni rassettato a mio dosso, mi starr benissimo. Detto ci


lo

veggo torcere, e masticare

di

avermi messo in su

andare in camera, mi
in

d proprio

il

mi

si

il

mi

mal

volendomene

avete voi questa

fi-

sue spoglie, e per

le

acconciano per mio uso, e comperato

panno per

vestirle diceva: vi

dice:

pentito

dico: tu lo fai

servidore per

le calzette,

portano indi a due giorni sendo

schio,

gli

vo' pi mascare, e

piglia, e

E mandato

meP

lo sartore insieme,
il

non

suo contento, quasi

onde

salti:

volentieri, lasciamo stare, io

danza

il

mi

tagliano, e

si

egli presente,

stanno dipinte, ed

fattomegll provare da maschio

lo sotto
gli

mi

si

che aiutatomi a
1

dico:

panni di ma-

anima mia,

chi

compra

un
un

paio di scarpe di velluto. Egli che non ha danari, cavatosi

la

scopa pu anco comperargli

il

manico:

lo vorrei

anelluzzo di dito, lo lascia in cambio del velluto, e datolo

che sa la mia misura, in un tratto mi si fanno:


dopo questo gli cavo una camiscia lavorata d'oro e di seta
non pur de la cassa, ma di dosso, e mancandomi la berretta,
dico: dammi la berretta, e io mi provveder de la medaglia:
al calzolaio,

TERZA GIORNATA

131

e egli caldo nel far dire di s, nel mascarar me, mi d la sua

nuova, e mettesene una, che aveva

Or

famiglio.

che

viene la sera

disegnato

mattina ho a

la

darla

e chi lo avesse veduto occupato dintorno a me,

egli

il

Campidoglio che mette in ordine

cinque ore di notte

mandai

lo

il

al

suo

gire in gestra,

avena detto:

Senatore!

comprarmi un pennacchietto

per la berretta, poi ritorn per la mascara, e perch non era

Modanese,

rimandai per una

lo

andare per una dozzina

feci

Dovevi

Antonia

di quelle

da Modena, poi

lo

di springhe.

pur

fare tutti

fargli

servigi in

un

viaggio.

Doveva, ma non
Perch m.^
Per parer Signora

Nanna

volli.

Antonia

Nanna

nel

comandare, come

io

era nel nome,

Dorm
Con mille

Antonia

Nanna

egli

doman

dicendogli io:
dieci

Ora venne

-'K

l'

faccio levar suso, e

teco la vigilia de la tua festa.3

suppliche, ne ebbe

di notte lo farai venti

alba,

voltarella,
ti

prima che spuntasse

dico:

gli

una
non

va e fa governare

bastando
Sole, lo

il

cavallo, ac-

il

ciocch subito desinato lo possa montarvi suso. Egli


e levato

stalla,

di

qui

e egli:

Il

trovato

Maestro

gli

Maestro,

sapendo

ma

dice con parlar lusinghiero:

eccomi

di stalla, sta cos, e

non che una

il

la

non nlega,

mia ruinaP

non afferma,

Io no, risponde,

Reverendissimo mio padrone adora

natura de

la

bestia,

11

cavallo,

Puttane, che nonriguaderiano Iddio,

le

non

lieva

Maestro

parte, e partito trova

si

come, volete voi essere

il

si

il

veste, e vestito

si

vorrei che

si

spallasse, o rapprendesse,

me d'altra
non l'avendo. Ed egli a

acciocch io non rumassi

maniera, che non mi-

nereste VOI

pregare, ed a npregare

tanto che alfine


carvi,

il

Maestro

mandate per

esso,

di stalla gli dice: lo

che

vi

miglio che lo governa, che se

Gran

Antonia

mente nimlci

Nanna

; e commesso
mi spedisce il suo

sar dato

gli dia,

dore a stafetta, che contatami

non posso man-

la diceria stata, se

traditori

son

questi

ne

rise

famigli,

al fa-

servi-

meco.
certa-

del lor padroni.

Non

dubbio.

Ma

eccoti

l'ora

di desinare:

132
lo

RAGIONAMENTI

desino con l'amico, ed appena

coni: che

cavallo. Io sono ubbidita,

do

io

garzone, e mandalo per

il

garzone mangia, e va

11

via, e

il

quan-

credo che venga col cavallo, ritorna senza, e giunto suso

dice: 11 famiglio

non me

poveretto garzone

Antonia

Nanna

si

vuol dare, perch

lo

Appena

vuol prima parlarvi.

la

lascio Inghiottire sei boc-

gli

mangiare

dico: afa

gli

Maestro

il

di stal-

finita la imbasciata,

che

11

trov un piatto nel capo.

A che proposito
Gii diede, perch

diede

gli

il

suo padroneP

averebbe

che

voluto,

lo

avesse chiamato da canto, e fattagli la imbasciata ne l'orec"

non mi voltai, non l'avessi udito. Onde me


mi sta molto bene, molto ben mi sta, poich

chio, perch io che


gli voltai, e dissi:

mi ho voluto fare pi bella mascara di quella, che mi ha fattela


Puttana di mia madre: lo ero certa di quello, che mi interviene,

me

tu non

ne farai pi; matta sono stata lo a crederti, ed a

lasciarmi mettere suso.

che

il

MI

che del cavallo!

solata,

onde pigliata

la

cavallo verr: con

fa peggio

che

volendomi

un lasciatemi

cappa, e volato a

ogni famiglio,

si

fa Insegnare

scongiura, che

il

beato cavallo

il

egli dire,

stare,

la stalla

Maestro

si

che sono stata

dir,

si

di

gli

non dubitare,
volto

le spalle

inchinandosi ad
e

essa,

tanto lo

ottiene.

ad ogni romor che udiva, credendo che fosse il


mi facevo a la finestra, veggo 11 famiglio che tutto
sudato, con la cappa ad armacollo, viene a dirmi: Signora,
Io che

cavallo,

adesso adesso sar qui


a

mano, rlnegando

tenendo

tutta

mia

porta,

stra,

acci

lo

la

Cielo

strada.

sporgo

gente che

ci detto ecco uno,

per
Io

quasi

il

saltellare

comparir

nel

tutta

fuori

che lo

che

mena

faceva,

d'esso a la

de

passava vedesse chi era

la

fine-

colei,

che

avesse a cavalcare, e mi godea del fanciulli raccolti in-

torno
qui

la

mi

il

al cavallo,

si

perch dicevano a chi veniva: la Signora

fa mascara.

Giunto

amore che tutto affannato,

mandar

gli

di

poco

e tutto

il

cavallo, glugne

allegro

mi

il

mio

dice: bisogna

uomini avanti. Diecine stavano a mia requisizione.

do un basclo, e chiedendo 11 salo di velluto, che


doveva portarmi 11 famiglio, 11 salo non ci , perch lo
imbrlaco, se lo era dimenticato, e se lo non teneva 11 suo padroIo intanto

la sera

gli

TERZA GIORNATA
ne,

il

me

dapoco non

me

correndo, e
cinte de

le

ne faceva pi; basta che

ne vest: e nel legarmi

le

mie non troppo vaghe. Finito

bamento, nel quale and

pii

con cento novelluzze,


che

vallo, e tosto

suo ronzino

E andando

con cento vezzi

Roma, l'avesse visto in tanto favore.


arivammo ove si vendono le uova di

si

svaligia di

una

collana, che

faceva campeggiare

si

uova, che gittatole in un

le

lo ripiglio

per

mano

tengo fino a tanto che incontro una frotta


e

lo lascio l goffo goffo.

E come

fattami

loro,

io era in

Borgo,

Banchi (fango a sua posta) senza rispettar punto n ca-

vallo n saio, faceva


lo ritrovai

il

due camere,

d, gli feci

e quattro, o sei volte

quelle carezze, che

che

io

fanno a chi non

si

vide mai, ed egli trottatomi alquanto dietro, non potendo

raggiungermi col suo triccare,

rimaneva sopra

si

come un uomo di stoppa. Venuta poi quasi


do in compagnia di mille altre Puttane, e

E trema
mi

e per essa

persone ma-

di

smascarate, e accompagnatami con

bene in mezo,

si

fuori

acqua di fiume inrosata, e chia-

pegno per

credo senza proposito ninno,

in

sopra un

mano averebbe

la

cos

e lasciala in

al collo,

posta a ca-

fui

facchino, ne toglio quante ne aveva uno, che le vende-

va, ed egli

scarate,

mio addob-

il

solo, salito

presami per

inorpellate, e di dentro piene di

lo

le

tempo, che non va nel diventar

innamorato

vi fui lo

avia meco, e

si

voluto che tutta

mato un

per esso

gi

adocchiate

calze,

le

sue calze molto belle, gliene rubo con una parolina,

presentandogli

ricca,

133

meza

state ardendo

lascio ritrovare, e pigliar per

a la compagnia

buona

scara in mano, dico

al

notte,

mano

buona

il

Campo

si

scusa, e

di Fiori, e

capponi, e due

dal disperato, e detto

notte. Signori,

mentre vuol darmi

fermatami ad un

il

dandogli a chi

me

pelarlo; e giunti a casa

non

vi

ma-

li

un paio di

porti in casa,

rubinetto, che

diede sua madre quando venne a Roma, che


il

la

capitiamo

torto,

un

con

pu vedere:
sia. Il buon

te

poUaiuolo, tolto

dico: pagagli!, e bisogn che vi lasciasse

quanto a me

cantan-

verno,

mio Giorgio: beato chi

filza di tordi,

ronzino,

Bertoni,

tu mi lasciasti, e so bene io perch, a fare, a far

Moccione

il

la notte,

gli

gli

era a cuore

essendo n can-

134

RAGIONAMENTI

n fuoco, n pane, n vino (forse per non vole-

dele, n legne,

che ve ne

re io

entro In collera, e racquetata dal suo

fosse),

andarne a provederne non v'essendo


rimenare

ito a

noi prestare pi, se venisse

di

dre,

si

mi

Cristo,

un pochettino ecco robba a

statavi

suo famiglio, che era

11

cavallo, che fece giurare al

il

josa.

Maestro

di stalla

gitto sul letto, e

Aiutando mia

ma-

apparecchi, e cosse la cena In un sonare di campanelle,


a tavola

e postici

tosse, e sputa,

apunto

odo uno che

nel fine di mangiare,

quale tossire e sputare accor

il

il

meschino,

per che fattami a la finestra, conosciuto l'amico, mi avente a


lui,

me

ne andai seco, lasciandolo tutta notte sanza mai

chiudere occhio, a passeggiare per casa, e a frappare, di farmi


e dirmi.

per

il

E ben

ne and

egli a riavere

quale venne otto d

alla fila

il

il

saio che

mi prest,

suo famiglio prima, che

l'avesse.

Antonia
ti

La non

aveva fatto tante

La

Nanna
che quella

fu troppo civile a farla ad uno, che

cose, per fartela

una notte a suo modo.


non meno bella,

fu civilt puttanesca, e

un Mercatante da zucchero, che

di

lasci fino a le

casse per dolcezza di altro che di zucchero, e mentre dur

l'amorazzo suo, fino ne l'insalata mettevamo


assaggiando
rava, che

il

mele, che usciva de la mia, tu mi

zucchero.

intendi, giu-

suo zucchero era amaro a comparazione.

il

E per
Ah, ah! Mi

Antonia

Nanna

il

te lo gitt dietro.

ricordo vederlo impazzito nel mi-

rarmela. Egli la toccava, e rassodandosi nel maneggiarla, la

una

assimigliava ad
le figure

Roma,

le

donne

marmo, che sono in qua, e in l per


come par che ridano le bocche
poteva anco dire (bench non stia a

in verit lo

a lodarmi) perch io la aveva galantina

parevano e non
ci si

di

che tengono serrate

e diceva che ella rideva,

d'esse.

me

de

di queste boccuccie,

conosceva

sata, e

ti

vi
il

parevano
fesso,

la fede mia,

peli,

non troppo
che

il

al possibile,

ed era fessa

vi

bene, che non

rilevata, n troppo abbas-

zuccheralo mi

ci

diede pi basci,

che non fece ne la bocca, succiandola come un uovo nata


allora,

allora.

Antonia

Furfante!

TERZA GIORNATA

Perch furfante
Per mal, che Dio
Non gliene diede

Nanna

135

Antonia

Nanna

gli dia.

il

a farlo innamorare di

egli,

meP

Non
Ora

Antonia

Nanna

mio modo.
non ti conto

a
io

minute con

cose

le

mi

astuziette con le quali pelava altrui, senza che

mani, e usava

le

il

giergo per mezano, tosto che veniva a

qualche bue, e non intendendo ci che

me

volesse dire monello,

si

balchi, dighi, e trucca per la calcora, erano assassinati,

un

le

vedessero

si

villano dal parlar per lettura dei Dottori.

come

certamente

il

parlar furfantesco degno da furfanti, perch per sua colpa

si

fanno mille furfanterie;

ma

me.

modo, che io
un balocco Sanese, pare a

lasciamiti dire del

burlai (favellando a la Toscana)

Non poteva essere


Nanna Egli sedendoci venuto da poco in qua, mi ma-

Antonia
nicava con

altro.

di

rispondendogli,

mia

strada che
tasi in

che fa

fa bene

faceva dietro

dico a la

la

al

visacci.

comando de

va

segretaria:

la Signora, figlia beliaP

la Signoria

tarla, dice forte forte:

mai

ci torni

che

pagare

fitto

il

de

la

l'ore, e ella reca-

possa rompere la coscia, accioc-

si

che cosa

le altalene le dice:

Il

non si vede apmerendone spaventacchio de

Eccomi qui

son servidore de la Signora, sono!

ed

ella

al

piacer vostro, io

fingendo

intendere dice: quattro ore, quattro ore sono, che

di

non

Io

mandam-

un doppione per dare un ducato


ha portato due pezze di raso cremisi

ladroncello a scambiare

il

mancia

al

facchino, che

a la mia Signora,
e non
rale,

vostra,

pi, oh! oh! oh! apunto, ei

parire, disgraziato, gaglioffo!

mo

ed

ella

su l'uscio, e mentre egli vuole aprire la bocca per salu-

ch non

di

de

vedutolo un d cos di lungi,

gi, e fagli

impaccia col passarvi a tutte

ci

mia fantesca che

me; talora diceva: questo cuore

la Signora. Altra volta:

gli

non vedeva mai

occhi, e

gli

non bottoneggiasse

si

si

torna.

come

dice: or

tolli,

si

le
Il

quali le

ha donate

il

Principe de la Storta,

besso che voleva essere conosciuto per libe-

conobbe per corrivo, squinternata

che adoro

la Signora, adoro, e le

la

borsa

pose in

le

mano

136

RAGIONAlVIENTI

quattro corone, facendo seco

grande. Poi dicendo: ella mi

11

vuol bene veroP, la fantesca chiamata da me, senza rispondergli se io gliene voleva, o no, gli serra la porta sul viso,

onde

rimase

si

fuori,

come un

cacciato da

nozze ove era

le

ito senza esservi invitato.

Se fece dovere pazzarone!


Veniamo quella
gatte.
Antonia Che gatte saranno queste
Nanna Io aveva debito con un vende
Antonia

gli

al

il

Nanna

delle

tele venti-

cinque

ducati,

non

capii la via di uccellarlo.


belle,

la

che

vedendolo venire a

tosto che

il

pensiero di dargliene mai,

aveva due gatte

feci P Io

finestra per

la

mia fantesca, dammi una de

fngi di

in

facendo

denari,

assai

dico a

le gatte, e tu piglia l'altra e

telaiuolo giunge, gridando: "io vo* che tu la scanni!,

non

volere: ed io far vista di strozzar quella, che aver

mano. Appena

disse questo, che eccolo su.

Non batt prima portaP


No, chela trov aperta. Giunto

Antonia

Nanna

la

egli

suso, io a grida-

re: scannala, scannala!, e lamia fantesca quasi piangendo mi

pregava, che

mangerebbe

dovessi perdonare, promettendomi che

le

plill

desmare: ed

io

non

che parea rabbiosa, mettendo

mani ne la gola a la mia, le diceva: tu non me ne farai pi!.


mio creditore a sue spese, veduto le gatte, gliene venne compassione, onde me le chiede in dono. A punto, gli dico io, ed
le
Il

egli:

di grazia Signora, servitemene per otto

ter

ammazzare, caso che non me


dicendo cos mi toglie

gli, e

le

la gatta,

resistenza, e poi strappata l'altra di


al

in

fattorino, che

un

dopo

si

menava

facendone

mano

otto di mi

traditore, e

si

promesso

rimandino, che
di farlo,

che col far sagramento


bottega, ne lo

mando

ritorna a chiedermeli:

Come

le

io

un poco

lo gli dico: fate

mi chiede

di

prima acconcie

le voglio

che

ammazzare

le

venticinque ducati

di portarglieli fra dieci giorni fino

contento. Passati

dieci,

ed

quindici,

avendogli io in un fazzoletto, rimesco-

landogli tuttavia dico: molto volentieri,


gatte.

poi ve le alu-

a la fantesca, le

dietro (avendole

sacco) e falle portare a casa sua.


gli

d, e

vogliate donare, o perdonar-

vostre gatteP risponde

ma

vo'

prima

egli, elle si

le

mie

fuggir su

TERZA GIORNATA
pei

tetti,

tosto che

si

137

Quando che odo quello


con un viso di Madrigna gli

lasciare per casa.

che sapea innanzi che

io Io sapessi,

dico: fate che le gatte ritornino, se

non

che venticinque ducati

gatte son promesse, e

hanno a portare

tignosi,

le

mie gatte !

in Barbaria, le

costeranno altro

le vi

mio, hanno a ritornar qui, qui hanno a tornare

mo, appoggiato
va,

udendo per

in su la finestra,

ragunar persone ne

strada,

la

Puttane!

Il

povero uo-

gli gridi

senza dirmi

va

savio, la diede gi per la scala, dicendo:

si

mie gatte, messer

le

che alza-

come

altro,

poi, e fidati di

Nanna,

Nanna
Dimmela.
Antonia La bellezza
Antonia

io

che per suo amore

ti

una

vo' dire

ti

di

questa da

fantasia.

gatte

le

saranno perdonate quattro

gentile

di quelle

scomunicate.

Credilo tuP
Ci giuocherei l'anima mia contraun pistacchio.

Nanna
Non sar poco. Vh! vh, vh, mi caduto

Nanna

Antonia

il

ciamorro; vh, vh! vh, questa ficaia mi ha saputo tenere

il

Sole molto male: e non

ci

sar ordine, che

ti

narri di molti,

ch'io sciloppava di sorte, che faceva credere loro, che la Sina-

goga dei Giudei fosse in aria a


di

la foggia,

che

si

Macometto: vh, vh, io non posso pi


mi far cader l'ugola!

dice,

che l'area

fiatare,

son gi

ombra, e non

la ficaia.

fioca, la scesa

noce suol
Dimmi parer

Antonia

Nanna

far trista

Il

il

tuo in tre parole, secondo la

tua impromessa, che io affogo. Vh, vh, vh,

mi sa peggio

di

non

poterti contare,

come

io

io sto

riformava

male,
i

miei

amorosi, che se io avessi perduto non so che: fingendo carit

in verso

ne
SI

le lor borse,

non voleva che

n in cose

pasti,

disutili.

serbassero pei miei appititi, e

amorevole a la robba

si

sfoggiasse in ricami,
i

danari

mi lodavano per

discre-

ci faceva perch

goffi

Oim, io crepo, oh, oh, oh!,


mi duole anco poter contarti quella dalle spalliere, con la
ta, e

quale
lui

vi feci stare chi le

che

me

le

loro.

impegn, chi l'aveva in pegno, co-

comperava, due che stavano a vedere farne mer-

cato, quello che

me

mentre che

faceva appiccare a casa.

io le

le

port a casa, ed uno che

si

abbatt
IO

138

RAGIONAMENTI

Antonia

Deh

dolce Nanna, cara

Nanna

sforzati di contarmela!

che

accadde

Egli

messer... messer.., io muoio!

non

Messere,

s,

Nanna

quale fugg ignudo, per tutti

di

de

tetti

aitamelo

dire,

Perdonami che
Monsignore appresso,

ordine.

ci

con quella

te la dir un'altra volta...


il

Deh!

Nanna!

contrada: oim

la

spasimo, Anto... Antonia mi... mia, ch!..

Antonia

Maledetta

sia la scesa, e la salita, e

questa

ha guasto il ragionamento^
e forse, che non ti volea dire, che non era da credere, che il
primo di che entrasti ne le Monache, avessi veduto tante
gentil

creatura del Sole, che

cose, n

manco

ti

credo, che tu

meza

tratto,

domesticassi col Baccel-

Io te lo dir pure, io

donzella.

balda...

ti

prima.

liere cosi a la bella

Nanna

ci

circa

l'aver

mi

Suora, senda

feci

veduto tante ciancie in un

credimelo, che io vidi anco pe... pe... peggio, tossa

ri-

ch!

Antonia

Si.

Si, s. Ma
Nanna
come mi promettesti P

Antonia

draimi

parer tuo in tre parole

Per tornare a la promessa, che io

risolverti in tre parole,

Perch
Antonia Perch
Nanna

non

la

ti

feci di

posso osservare.

P eh, eh,

punto, ch'io

il

ch!

era cosa, che la poteva fare in quel

dissi di farla: perci

che noi Donne siamo savie

a l'impensata, e pazze a la pensata. Pure

ti

dir

il

mio parere

del quale piglia la rosa, e lascia star la spina.

Antonia Dico,
Nanna

lo,
si

Dillo.

che sbattuto una parte

di tutto quel-

che tu hai detto, e credendoti l'avanzo, perch sempre

aggiunge bugia a

la verit, e

qualche volta per far bello

i\

ragionare s'inorpella di fanfalughe.

Nanna
bugiarda P
Antonia

Dunque
Non

favellare, e credo

mi hai tu per

per bugiarda,

ma

che tu voglia male a

ritate per altro: basta

che

io

ti

bu....

le

per

vh, vh!... per

trascurata,

Monache

faccia buono, che

e a le

ci

nel

Ma-

sieno pi

TERZA GIORNATA

non

cattive fra esse, che

ci

dovrebbono

139

De

essere.

Puttane,

le

non ne fo cura.

Nanna

Non

nel darmi

il

mio parere

Il

Monaca

perch la

e la Maritata assassina

non

Spicciati

che tu faccia la tua

tradisce

al

lo faccia,

vendere, e

il

ma

la

Puttana

Marito: anzi fa,

come un

non

perch la sua bottega vende quello che

primo

di

tervi scritta, s'intende

chiava,

si

disonest,
franciosi,

si gli

beve,

si

tiene

ha a

taverna senza met-

mangia,

si

giuoca,

si

gli

sporcizie,

ladrarie,

n altare n quaresima.
erbaggi,

Speziali, le spe-

gli

bestemmie, menzogne, ciancie, scandoli,

Bordelli,

odli,

il

mostra in su

Ma

perch

Medico, che guarisce pi tosto


la

mal

morti,

crudeltadi,

tradimenti, cattiva fama, e povert.

Confessore come

che

vi troveria

Ortolani vendono

Gli

ivi si

la

si

ella

rinega, e s'inganna, e chi v'andasse per dire orazioni,

o per digiunare, non

zi arie,

che un oste apre


che

Pippa

suo consagramento,

santo Matrimonio;

il

Monastero, n

l'attacca, n al

il

soldato, che pagato per far male, e facendolo,

che

grazia

di

tuo consiglio.

Antonia
Puttana,

ho paura

posso! vh, vhi rispondere, e

che questo tossire non diventi catarro.

palma, che quello, che se

gli

il

il

male,

appiatta,

vientene seco a la libra, con la Pippa, e falla Puttana di primo


volo, che a petizione di
di

una

penitenzietta, con

due gocciole

acqua benedetta, ogni puttanamento andr via de l'anima;

poi secondo, che per le tue parole comprendo,

vizii

de

le

Put-

tane sono virt.

Oltra di questo bella cosa ad essere chiamata Signora,


fino dai Signori,

mangiando, e vestendo sempre da Signora,

stando continuamente in

festa, e in nozze,

come

hai detto tanto di loro, sai molto meglio di

tu stessa, che
me; e importa il

cavarsi ogni vogliuzza, potendo favorire ciascuno, perch

sempre fu e sempre

me

sar,

non

vo* dir

de

le

Roma

Puttane, per non

ne avere a confessare.

Tu

parli bene,

Antonia, disse Nanna, e far, quanto mi

consigli.

ci detto, fiocamente fatta svegliare

la

fantesca,

che

140

RAGIONAMENTI

dormi sempre mentre raglonaro, ripostole


e

fiasco voto in

mano, date

mattina avea portate sotto

il

da

l'aceto,

a l'Antonia,

ritorn

ai

la

canestro,

Nanna, guardata la sua


si cen: dando per altro

la notte, la

mattina per tempo

le

le

si

si

confortava coi ragiona-

rimanendo stupita nel pensare

Nanna,

che fanno tutte


formiche,

il

suoi negozietti, coi quali trampellava la vita, che ve-

nutale a noia, per la sua povert,

menti de

la

con un pan bollito

che stata seco

capo

braccio, se ne ritornaro a casa:

mandatosi per alcuni peneti per


tosse

in

a l'Antonia le tovagliette che la

Puttane del mondo, che sono pi

mosche,

le

zanzare di venti

stati,

pricciosi

Ragionamenti

Pietro Aretino.

di

che

quando

era creditrice di tanto e anco non avea detto la met.

Finisce la prima parte dei ca-

male

al

le

ella

O',-'

\^^J988//)fi'

CLASSICI DELL' aiHORE


COLLEZIONE

GRANDE LUSSO

DI

1055

IN

SEFtTE

NUMERATE

COPIE

I.

l.-M. Pietro Aretino: La prima parte dei ragionamenti.


La

2.

vita delle monache


La vita delle
prostitute.
Ititroduziotft di A. R.

La

vita

delle

M. Pietro Aretino: La sec. parte dei ragionamenti.

L'educazione della Pippa


3.

maritate

tradimenti degli uomini

La Ruffianeria.

-Conte

di Mirabeau: L'opera libertina.


Traduzione originale e prefazione di O. Titta Rosa.

4. -

U. Foscolo:

Le

lettere

amorose ad Antonietta Fagnani.

Introduzioni e note di Ang. Ottolini.


5.

-JoN Cleland: Memorie

di

Fanny

Hill,

ragazza

di pia-

cere.
Prefazione di Mario Vinciguerra.

IN

PREPARAZIONE
Baffo,

il Marchese di Sade, Lo Zoppino, Giorgio


Voisenon, Le niilie e una notte. Le Rut,
La Lozana Andalusa, Brantme, ecc.

l'Abate

Batacchi,

di

Tutta la collezione conster di 20 volumi in 4 serie di 5


volumi ciascuna. Ma il pregio maggiore della collezione sar
che di ogni volume non verranno tirati che pochi esemplari,
debitamente numerati da 1 a 1000, oltre 55 copie in carta a
mano, legati in tela ed oro.
Di questi esemplari non uno verr distribuito gratis, n ai
Perch nostro intendimento principale

giornali, n alle biblioteche.

che chi possiede un volume, una serie, la collezione completa debba essere

un vero privilegiato, un fortunato bibliografo, un amatore.

coivruzioiNi

r>i

VEiNJL>nrA

Edizione in carta a mano, legata in tela ,e^ oro di sole 55


copie numerate da 1 a 55.

O^ni volimie da

L.-.45 a L. 50.

Ogni

serie di 5

volumi

L.

225.

Edizioni in carta uso a mano, legati in cartone a mano a colore, di sole 1000 copie, numerate da 56 a 1056.

Ogni volume da L. 10

L.

2.50.

Ogni

serie di 5

volumi L. 50.

Le prenotazioni sono valide se accompagnate dall'importo.

Indirizzare a:

'.

L'EDITRlcvDCy LIBRO RARO


MILANO

S.SUfrh'nio, 11

AILANO

due volumi

L,

25,:

Das könnte Ihnen auch gefallen