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Laboratorio magistrale di
Filologia Italiana 2015-2016
Critica testuale
Materiali
MATERIALI 1
Fiore di virt, capitolo IV Tristea (Vicenza, Ms G 2 8 4, cc. 7v-8r), riproduzione meccanica
MATERIALI 2
Segreto dei segreti
odorare le cose odorifiche che ssi convenghono al tempo, come nel verno le cose calde e secche e
nella state per lo chontrario
Taddeo Alderotti, Libello per conservare la sanit
E a le volte ti farai sofumichamenti al cielabro di chose preziose, cio al tempo di chaldo di chose
frigide, cio di rose sandali, e a tempo frigido di chose chalde, cienamo gherofani mira legnio aloe e
simili cose: e questa chotale sofumichazione aprir le tue nari e il cielabro e non lascier inchativire
n inchanutire i chapelli, e ingraser la tua faccia
Estratto del Segreto dei segreti
(36) Vuolsi etiandio usare i fumichamenti alchuna volta al celebro di cose pretiose, cio a tempo
caldo di cose frigide, come rose, sandali et simili cose, (37) a tempo frigido di cose chalde, / cio
cennamo, gherofani, mirra, legnio aloe et simili cose, le quali sommamente ti saranno utili e
utilissime
MATERIALI 3
Simone de Prodenzani, Sollazzo, novella 1 Superbia, vv. 293-308
x (V)
Questa donna, graiosa
Divent e la migliore
Di Firene e virtuosa,
E l marito ebbe inn onore;
Idio le misse tanto in core,
Che lass la via primaia:
Divent buona massaia
E attese a llui servire.
x (V B C)
Questa donna, gratiosa
Divent e la migliore
Di Fiorenza e virtuosa,
E l marito ebbe in honore;
E Dio li mise tanto in core
Che lass la via primaia:
Divent bona massaia
E attese a llui servire.
E per prego ciascuna
Che l marito vilipende,
Che agia exemplo alla fortuna
Di costei e poi samendi.
E se a questo non atende,
Di panziera e di corazza
Punire volse come pazza,
S che attenda a llui servire.
x (B)
Per exempro vi vo dire,
Se nessuna c che tardi,
Che l marito non riguardi,
Quel che f un cavaliere.
x (A)
[ampia lacuna in conclusione della novella]
MATERIALI 4
Fiori di filosafi, XII, 4-5
Eudemo di Rodi
Rodi] La Nf Rd Todi
MATERIALI 5
Segreto dei segreti [cfr. MATERIALI 21, sottofamiglia VI]
1
Delluansa de lIndiani
-
Secretum secretorum (STEELE 1920: 133): lux et tenebre, color, remocio, situs et propinquitas, corporeitas,
figura
Secretum secretorum (MLLER 1963: 128): lux, tenebre, color, corpus, figura, situs, remotio, propinquitas
Segreto dei segreti (MILANI 2003: 258): luce, tenebre, colore, corpo, figura, seccho, isscioveramento,
accostamento
colore] FL2 V1 PC1 RN1 om.
MATERIALI 6
Segreto dei segreti [cfr. MATERIALI 21, sottofamiglia VIII]
1
MATERIALI 7
Dante Alighieri, Commedia
Inferno, V, 124-128 (Inferno, cerchio II, lussuriosi, Paolo e Francesca)
Ma sa conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto [desiderio],
dir come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse
dir] 7 codici far
MATERIALI 8
Dante Alighieri, Commedia
Inferno, I, 46-48 (la selva e il colle, le tre fiere, il leone)
Questi parea che contra me venisse
con la testalta e con rabbiosa fame,
s che parea che laere ne tremesse.
tremesse] temesse Ash Cha Co Eg Fi La Lau Laur Mad Mart Pa Parm Po Pr Rb Ricc Triv Tz Vat, tremisse Lo
SCELTE EDITORIALI
tremesse Petrocchi Sapegno Sanguineti Inglese; temesse Vandelli Casella Liccardi Lanza
MATERIALI 9
Dante Alighieri, Commedia
Purgatorio, XXX, 49-54 (Paradiso terrestre, sparizione di Virgilio, preceduta
dallapparizione di Beatrice)
Ma Virgilio navea lasciati scemi
di s, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute diemi;
n quantunque perdeo lantica matre,
valse a le guance nette di rugiada,
che, lagrimando, non tornasser atre.
patre] padre Ash Co Fi Ga Ham La Lau Laur Lo Mad Parm Po Pr Ricc Tz Urb Vat [ TOT 17]
matre] madre Ash Co Fi Ga Ham La Lau Laur Lo Mad Parm Po Pr Ricc Tz Urb Vat [ TOT 17]
atre] adre Ash Co Eg (adre) Fi Ga Ham La Lau Laur Lo Parm Pr Ricc Tz Urb Vat [ TOT 16]
SCELTE EDITORIALI
patre : matre : atre Vandelli Casella Petrocchi Sapegno Liccardi Lanza Inglese; padre : madre : adre Sanguineti
Purgatorio, V, 79-84 (Antipurgatorio, i negligenti morti per violenza, Iacopo del Cassero)
Ma sio fosse fuggito inver la Mira,
quando fu sovragiunto ad Oraco,
ancor sarei di l dove si spira.
Corsi al palude, e le cannucce e l braco
mimpigliar s chi caddi; e l vidio
de le mie vene farsi in terra laco.
ad Oraco] alloriaco Laur, ad orgliaco Mad, ad oriagho Rb Urb
braco] braccio Ash, brago Po Rb Urb
laco] lago Po Rb Urb
SCELTE EDITORIALI
Oraco : braco : laco Vandelli (Oriaco) Casella (Oriaco) Petrocchi Sapegno (Oriaco) Liccardi (barco) Lanza Inglese
Oriago : brago : lago Sanguineti
MATERIALI 10
Dante Alighieri, Commedia
Paradiso, XXIV, 19-21 (Paradiso, cielo delle stelle fisse (VIII cielo), preghiera di Beatrice
agli Apostoli)
Di quella chio notai di pi carezza
vido uscire un foco s felice,
che nullo vi lasci di pi chiarezza;
carezza] chiarezza Ash Eg Fi Ham Lau Rb Tz Urb [TOT 8], ciertea Co, bellea Ga Gv La Laur Lo Mad Pa Parm Po Pr Ricc
Vat [TOT 12]
chiarezza] bellea Ash, carea Urb
SCELTE EDITORIALI
carezza Vandelli Petrocchi Liccardi Lanza; bellezza Casella Sapegno; chiarezza (: carezza) Sanguineti
MATERIALI 11
Proverbia pseudo-jacoponici, v. 148
Non perge a la mancinula, poy k .ffilata, laca
[Non ritorna allarcolaio la matassa, dopo che stata filata; perge torna, dal latino PRGRE volgere in una data
direzione, andare, composto di PER attraverso e REGRE dirigere; mancinula strumento per sfibrare la canapa; aca
matassa di filo greggio, dal latino ACA(M) gugliata, pezzo di filo che si infila nella cruna dellago per cucire, derivato di
ACUS ago; cfr. il moderno chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati]
Non perge a la mancinula]
C Derompere a la mancinula
B Non pervene a la macella
M Che non pere ad macola
MATERIALI 12
Alessandro Manzoni, Promessi sposi
Tra le soluzioni adottate nel processo di riscrittura dei Promessi Sposi, rispondenti a un precoce, duraturo e mai abbandonato obiettivo [] di
ravvicinare la lingua della tradizione scritta al parlato,1 ricorrono i fenomeni di tematizzazione del discorso, tra i quali anche le vere e proprie dislocazioni.2
VENTISETTANA
QUARANTANA
VI Ella lascer ben entrare Tonio e suo fratello; ma voi! voi due! Pensate! avr
Tonio e suo fratello, li lascer entrare; ma voi! voi due! pensate! avr
136 20-22 ordine di tenervi lontani pi che un ragazzo
ordine di tenervi lontani, pi che un ragazzo
XII A Renzo infatti quel pensiero era venuto a principio, e gli tornava a ogni
A Renzo in fatti quel pensiero gli era venuto, come abbiam visto, da
296 5-6 tratto
principio, e gli tornava, ogni momento
XIII A Pedro, nel passare tra quelle due file di micheletti, tra quei moschetti cos
A Pedro, nel passare tra quelle due file di micheletti, tra que moschetti cos
318 16-18 rispettosamente elevati, torn in petto il cuore antico
rispettosamente alzati, gli torn in petto il cuore antico
XXXVII di quella notte non si ricordava
di quella notte, non se ne rammentava
863 25-26
FRANCESCO SABATINI, Questioni di lingua e non di stile. Considerazioni a distanza sulla morfosintassi nei Promessi Sposi, in AA. VV., Manzoni leterno lavoro, Atti del Congresso
Internazionale sui problemi della lingua e del dialetto nellopera e negli studi del Manzoni (Milano 6-9 novembre 1985), Milano, Casa del Manzoni Centro Nazionale di Studi
Manzoniani, 1987, pp. 157-76, p. 170 (corsivo nelloriginale); esempi riportati alle pp. 164-65.
2 Nella prima colonna, capitolo del romanzo e pagina e rigo delledizione ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi, a c. di Lanfranco Caretti, 2 voll., Torino, Einaudi, 1971, II, I
promessi sposi nelle due edizioni del 1840 e del 1825-27 raffrontate tra loro, Storia della colonna infame.
1
MATERIALI 13
Simone de Prodenzani, Sollazzo, conclusione
Nelle fonti lautore registrato come Simone di Ugolino (o Golino) di Monaldo di Lupiccino di Ranuccio di Prodenzano di Lupiccino de
Monaldeschi.
Il sonetto, forse composto negli ultimi anni dellattivit poetica di Prodenzani, attraverso un acrostico contenuto nei suoi primi dieci versi rivela il
nome dellautore dellopera, Simone de Golino; tale sonetto compare nelle redazioni x e x: in questultima, tuttavia, esso non segue immediatamente il
Sollazzo, ma posto dopo il cantare O chiaro robino conosciuto anche come Novella di due preti et un chierico innamorati di una donna.
x (D)
Questo aggio detto per foll<i>a di prima,
Oramai verr io ad altra Rima.
x (V)
Simili alli peccati che io ho detti,
Molesti simo, pi ch rascione, assai,
N di mendarci pensamo <n> gianmai
Di sforzar lappititi avem concepti.
Golosi simo a .sseguir male effecti,
Lecito pare ad noi <e> senpremai
Non pensam se non far peccati e guai,
Mistieri disonesti e con dilecti.
Felice me par quel che a Dio sarrenda,
Cieco colui che sequita el mal fare,
Ch conver ad altri <sua> rascion renda.
Ma per lo scriptum humanum est peccare,
Diabolicum est chi non se amenda,
<E> agnielicum est a Dio tornare.
Ed fornita questa parva storia,
Pregamo Dio che cie dea gloria.
E se volete sapere chi f el libretto,
Fello Buonore per suo dilecto.
x (A)
Simile a le peccata chiho detti,
Molesti sem, pi ch rasgione, assai,
N di mendarcie pensam n giamai
De sforar gli apetiti avem concepti.
Golosi semo a seguir mali effecti,
Licito pare a noi e sempremai
Non pensam se non far peccati e guai,
Mistieri disonesti e cum diletti.
Felice me par quel cha Dio sarenda,
Ceco cului che seguita l mal fare,
Ch converr chaltro suo rasgion renda.
Per chelli scripto: humanum est peccare,
Diabolicum est chi non se menda,
E angelicum est a Dio tornare.
Ma se vuol pure amare
De saper chi fo quel che f l libretto,
Cerchi a li capoversi del sonetto.
MATERIALI 14
Simone de Prodenzani, Sollazzo, novella 17 Concupiscentia
Lionoro, non soddisfatto della moglie Rita, donna non troppo piacente, ripone tutto il suo amore in Lodovica, una vedova tuttaltro che disponibile;
in cerca di un aiuto, confida la propria passione a una comare, che, amica della vedova come di monna Rita, finge di aver ottenuto un convegno amoroso
con Lodovica: la donna si trover da lei una certa notte, purch la camera sia buia e non si parli, condizioni che Lionoro volentieri accetta. Giunge il
giorno fissato, linnamorato si reca allappuntamento e trascorre una notte magnifica, che fa meritare allamata il dono di un anello doro. Il mattino
seguente, tornato a ringraziare la comare per la felicit raggiunta grazie alla sua collaborazione, non fa che lodare la nuova amante, sino a che la stessa
comare non lo mette di fronte alla verit: la donna con cui si sollazzato quella notte altri non se non la moglie Rita, con la quale lei stessa si era in
precedenza accordata. A Lionoro non resta che accertare il fatto e diventare poi il migliore dei mariti.
x (D)
x (V)
Alcuno dice che questo acto,
Prima fussi appalesato,
x (A)
MATERIALI 15
Filigrane
Briquet corona
MATERIALI 16
Fiore di virt
Citazione ripetuta del De regimine rectoris di fra Paolino Minorita, una delle fonti del FdV, composto
nel 1313.
SI1, c. 1r: Amore, benivolentia e delectatione si no quasi una cossa segondo che prova fra
Thomaxo in la soa Somma (il 1323 lanno di canonizzazione alla santit di Tommaso dAquino).
MATERIALI 17
Schema descriptio
Argomento:
Citt:
Esame esterno
Segnatura:
Materia scrittoria:
Et:
Foliazione
o cc.
o Numerazione:
o Trasposizione di cc:
o cc. bianche:
Esame paleografico
Decorazioni e miniature:
Legatura:
Biblioteca:
Fogli di guardia:
Descrizione interna
Autore:
Titolo:
Inventari:
Cataloghi:
Edizioni:
Prologhi:
Dediche:
Indici:
Calendari:
N.B. Se opera miscellanea, descrivere le varie parti della Descrizione interna e della Bibliografia,
numerandole in cifre romane, secondo lo stesso schema.
MATERIALI 18
Simone de Prodenzani, Sollazzo, tavola di presenza1
A
Dottobre assai pi vaccio che daprile
Loriginal di questo, o tu che leggi
I Come quello ch otioso sena pare
II Anco pi oltra, se vorrai ciercare
Superbia. Per exemplo vi voglio dire
Invidia. Una dana vo cantare
Avaritia. Se ballate a mie canone
Gola. Ve dir, si mascoltate
Accidia. Io diraggio a mio contento
Ira. La canon dun calolaio
Luxuria. Per voler de preite Nuove
Vanagloria. Si ascoltate cum effecto
Ipocresia. La novella de la badessa
Violentia. Aggio in core unaltra dana
Vanitas. Se volete del forese
Symonia La novella di Paralla
Ingratitudo. Chi ha el padre tengal caro
Igniorantia. Nuova dana vo cantare
Pertinacia. A le spese di Marcone
Arrogantia. La ballata del tignioso
Concupiscentia. A conforto de coloro
Rapina. In questa ultima ballata
Questo aggio detto per foll<i>a di prima
Simile a le peccata chi ho detti
128-257
1-108
1-52 + 8
1-96
1-44
41-96
41-96
57-88
57-88
1-60;
85-92
145-152
Lopera vera e propria raccoglie diciotto novelle in versi precedute da due sonetti che ne indicano materia e
destinazione alla lettura e al canto (I. Come quello e II. Anco pi) e seguite da un distico (Questo aggio) o da
un sonetto (Simile) di chiusura. Si segnalano inoltre altri due sonetti di prefazione (Dottobre e Loriginal)
variamente conservati dai mss. in esame. Nella presente tavola si utilizza il simbolo
per la testimonianza completa del
componimento in questione, lasciando la casella vuota laddove esso sia del tutto assente; per le testimonianze parziali si
indicano i versi effettivamente riportati dal codice, utilizzando la medesima numerazione delledizione [Debenedetti 1913].
Infine, occorre segnalare che in C mancano gli ultimi quattro versi, ripetizione del ritornello iniziale, della novella 1.
Superbia e che in V tale assenza estesa a tutte le ballate.
1
MATERIALI 19
Simone de Prodenzani, Sollazzo, E codex desciptus di D
Debenedetti [SANTORRE DEBENEDETTI, Il Sollazzo e il Saporetto, con altre rime di Simone Prudenzani
dOrvieto, in Giornale storico della letteratura italiana, suppl. XV, 1913, pp. XXVII-XXVIII] afferma
con sicurezza che E, per il fascicolo contenente il So e il Sa (cc. 132r-164v) descriptus di D, e, come tale,
eliminandus, basando la propria convinzione sostanzialmente su due punti:
-
la mano del copista di E corrisponde a quella che verg le parole copiato a c. 55r e Gio.
Bacciaroni a c. 71r di D
A conferma di tali conclusioni si dovr rilevare che in tutti i casi significativi in cui la lezione di E si
discosta da quella di D, questultima trova il sostegno del terzo codice ad essi legato, V, o comunque, in
sua assenza, dellaltro testimone principale dellopera, A.
Soprattutto, assai frequenti sono i casi in cui la lezione errata, o comunque innovativa, di E trova
giustificazione in una cattiva lettura o resa del testo di D:
11.75 Vorrei bene a mio disio D V; Vorrei bene anno disio E
11.134 Non vogliate andare amanno D V; Non vogliate andare a marino E
12.90 Va a loro (lloro V) e perdonato D V; Va moro et perdonato E
14.96 N Oratio n Alano D V; N Oratio n Mario E
16.50 A lo scupir (scroprir A) che fe, mostrone D A; A lo scripir che fe, mostrone E
17.1 Ad (a A) conforto di coloro D A; O conforto di coloro E
17.64 Chera l nome de la moglie D A; Ch tal nome de la moglie E
18.16 C un passo a tal (atto al A) mestiere D A; C un passo in tal mestiere E
In definitiva, E una copia, buona da un punto di vista filologico, di D e, come tale, risulta codex
eliminandus, in quanto, come sottolineato gi da Debenedetti (p. XXVIII), nella tradizione testuale esso
non presenta il minimo valore.
MATERIALI 20
Segreto dei segreti [cfr. MATERIALI 21, o I?]
1
De la largessa et dellavarisia
- Secretum secretorum (STEELE 1920: 45): et stulticiam stulti fugere et ignorare
- Secretum secretorum (MLLER 1963: 26): et stultitiam fugere et ignorare
- Segreto dei segreti (MILANI 2003: 78): et la stoltitia di molti infingere et dimenticare
S come Dio cre lomo nobilissima creatura con tutta justitia et discrettione
- Secretum secretorum (STEELE 1920: 143): mutus ut piscis
- Secretum secretorum (MLLER 1963: 140): mutus ut piscis
- Segreto dei segreti (MILANI 2003: 285): mobile et convertibile come pesce
MATERIALI 21
Segreto dei segreti, Gruppo 2, stemma codicum
II
III
FN12
PU1
VI
FN8
FR5
IV
LB2
VII
OB1
FN10
VM1
VIII
V1
FL2
PC1
RN1
MATERIALI 22
Segreto dei segreti, Gruppo 2, esempio di edizione
(47) Dellomo col naso sottile et delli altri et de le loro qualitade.
(48) Ancora dellomo lo quale ar lo suo naso soctile, troverrailo molto iracundioso. Et cului che
ar lo suo naso lungo et steso inver la bocca, lo signor di quel cutal naso fie audace, cio in de le buone
cose prunto et prode. (49) Et cului lo naso del quale fie acuto et di paraule chelli oda pi agussa, quel
cutal omo d essere empio, impetuoso et quai venenoso. Et cului lo quale e le nare suoi di grave et di
duro aprimento leggieri et racto a si corrucciare. (50) Et quando lo naso fi largo in del meo et
chinato inver la parte di sopra, quel cutale homo troverrai naturalmente in paraulare di molte paraule e
acorto et pieno di molte buie. (51) Et per quellomo ti piaccia pi et quello a tei / sacosti lo cui naso
pi equale et di pi meam taglio, non troppo lungo, non troppo corto, n troppo largo n troppo
istretto, ma in quella meana forma; et li omini che quelli cutali nasi no, quelli si lodano et quelli
saprovano.
FN8, FN12 [om. (2)-(4)], FR5 [om. (2)-(4)], LB2 [om. (2)-(4)], OB1 [om. (2)-(4)], VM1, FN10 [om. (99)-(104)], FL2, V1
[om. (2)-(4)], PC1; Steele 166-172 [om. (111)-(121)]; Mller 158-164 [om. (111)-(121)]
(47) LB2 delluomo il quale a il naso; LB2 altri nasi et; et delliqualitade] V1 et de le nari; Dellomoqualitade]
FN12 de lo naso soctile et de li altri nasi, FR5 di queli chano lo naso sotile, OB1 VM1 om.
(48) LB2 OB1 VM1 om. Ancora; dellomo] VM1 FN10 FL2 V1 PC1 luomo; FN10 FL2 V1 PC1 lo (FL2 V1 il) naso
sottile (FL2 sotile); FN10 V1 troverai, PC1 troverrai; FR5 om. molto; VM1 sottile fia molto; dellomoiracundioso] LB2
OB1 luomo il quale ara il naso sottile de essere iracundo; LB2 OB1 VM1 FN10 FL2 il (FN10 lo) naso lungo (VM1 FN10
FL2 lungho); steso] FN12 teso, LB2 OB1 disteso; signor] FN10 sengno, FL2 segnio; FR5 VM1 om. lo signorcutal naso;
inveraudace] LB2 OB1 verso la boccha quello de essere huomo audace; LB2 OB1 om. cio; audace cio] FN10 FL2
PC1 ardito cioe, V1 ardito et; FR5 cioe delle b.; prunto] FR5 quanto; VM1 om. cioe in de leprunto (49) FL2 om. lo naso;
FN12 et cului del naso lo quale fie, FN10 e cholui del quale il naso fia; LB2 OB1 et colui che a il naso; acuto] FL2
aghuzato; VM1 e per parole; FN12 pio laguza, LB2 pio lagua, OB1 piu laguzza, VM1 piu saguza; Et cului lo
nasoempio] FR5 e colui che llo suo naso ara aciuntto e di parole piu sariza e de eserti enpio; FL2 enpie e i.; impetuoso]
FN10 inperverso; FN12 inpietuoso quasi; V1 om. impetuoso et quai; V1 venenoso] et velenoso; FL2 gli anari; V1 om. suoi;
PC1 om. di grave et; VM1 om. suoi di grave et; LB2 OB1 om. et di duro; ractocorrucciare] LB2 OB1 racto et assai
corrente, VM1 ratto e crucciasi, FN10 V1 ratto a crucciarsi; FL2 rato cruciasi; leggiericorrucciare] PC1 leggieri ratto ad
crucciarsi; Et cului lo qualecorrucciare] FR5 e colui chara lo suo anare chiuso e di grave apimentto e a se e rato coruzione
(50) FR5 om. Et; fi] LB2 OB1 e; FN12 largo et in del mezo chinato; inver la parte] FL2 inver la bocha parte, V1 ne la
parte; chinatoparte] LB2 OB1 cavato et basso dalla parte; FR5 om. cutale; FR5 om. naturalmente; in paraulare] FN10
inparolato; FR5 om. paraulare di; PC1 parole acorto; FR5 om. acorto et; soprapieno] VM1 sopra de esere naturalmente
molto inparaulato e pieno; naturalmentebuie] V1 naturalmente pieno di molte parole et bugie; cutalebuie] LB2 OB1
cotale de essere di molte parole et bugiardo (51) quellomo] FR5 quelo naso; FN12 piacia et; et quellosacosti] FN10 e
quello acosta a te, FL2 e quelo huomo achosta a te, V1 et quelli accosta a te, PC1 et ad quello acostati; piaccialo naso
pi] FR5 piacia e a tte sachosti quelo naso lo qual e di piu; FN12 di pio di mezano t.; FN10 V1 PC1 lungho (V1 PC1 lungo)
ne troppo corto (PC1 chorto), FL2 lungho ne tropo ne tropo chorto; Et percorto] LB2 OB1 et quello huomo e piu da
piacere il quale a il naso suo uguale et di meano (OB1 mezzano) taglio ne troppo lungo ne troppo corto; corto n] FN12
chorto et non; OB1 largo t.; non troppo lungoistretto] FR5 ne tropo luncho ne chorto ne larcho tropo ne stretto; FN10
FL2 om. forma; V1 PC1 huomini li quali cotali; FN10 FL2 V1 PC1 anno (FL2 ano) si l.; istrettosi lodano] LB2 OB1
strecto (OB1 stretto) questa complexione e da laudare; formasaprovano] FR5 forma lo quale huomo che lano si lodano e
sopra verano; Et persaprovano] VM1 e chi a il naso di mezzana forma quel chotale eleggi apresso di te e a tuo
chonsiglio
MATERIALI 23
Ludovico Ariosto, Orlando furioso
1
Le donne, i cavallier, larme, gli amori,
le cortesie, laudaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
dAfrica il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo lire e i giovenil furori
dAgramente lor re, che si di vanto
di vendicar la morte di Troiano [padre di Agramante, ucciso dal giovane Orlando]
sopra re Carlo imperator romano.
2
Dir dOrlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai n in rima:
che per amor venne in furore e matto,
duom che s saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi mha fatto, [Alessandra Benucci, donna amata da Ariosto]
che l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sar per tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.
Avvertenza dei curatori (LUDOVICO ARIOSTO, Orlando furioso secondo ledizione del 1532, con le varianti delle edizioni del 1516 e del
1521, a c. di Santorre Debenedetti e Cesare Segre, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua, 1960): nellapparato
con le varianti rimangono in tondo le parole fonicamente e topograficamente corrispondenti a quelle di C.
1 1 Di donne e cavallier li (gli B) antiqui a. AB. 4 nocir B. 5 Tratti da lire e giovenil f. AB.
2 1 di Orlando B. 6 Chel AB. 7 ser AB. 8 a compir AB.
MATERIALI 24
Luigi Capuana, Il Marchese di Roccaverdina, p. 7 dellautografo
E quando avrete saputo? disse il marchese Che valore potr avere la vostra
testimonianza?
... [possibili fasi intermedie]
E quando sarete arrivato a sapere? Che valore avr la vostra testimonianza?
avrete cancellato e sostituito nello spazio soprastante con arriverete a
saputo corretto in sapere
pi in alto, un po a sinistra, Capuana ha aggiunto sarete e trasformato (pur male) arriverete a in arrivato a
disse il marchese cancellato
potr cancellato
avere trasformato in avr
MATERIALI 25
Ugo Foscolo, Sesto tomo dellIo, p. 7
[Fa] E far limpostura sempre [limpostura] mercato di voi, vergini muse? [Non poco
se la richezza a cui voi baciate la mano] [Voi baciate la mano alla richezza; +] non poco
[sella talora] se talora la richezza offre [(+)+++] sprezzatamente un tozzo di pane al
vostro sacerdote.
Criteri delleditore (UGO FOSCOLO, Il sesto tomo dellIo, a c. di Vincenzo Di Benedetto, Torino, Einaudi, 1991):
1) Sono chiusi tra parentesi quadre gli elementi che risultano cancellati nellautografo. [...] Alcune volte possibile
distinguere con sufficiente grado di certezza due fasi di cancellazione, nel senso che il Foscolo prima cancell un elemento
della frase sostituendolo eventualmente nel corso stesso della scrittura, e poi si decise a cancellare lintera sequenza: nei casi
pi evidenti la cosa risulta dal fatto che allinterno di una sequenza tra parentesi quadre compare un segmento minore chiuso
anchesso da parentesi quadre, pi ravvicinate.
2) [] Quando un singolo segno stampato tra parentesi quadre ed seguito immediatamente da un altro segno, ci
significa che il primo segno stato riadattato in modo da assumere la forma del secondo.
3) Sono chiusi tra mezze parentesi quadre . le frasi o gli elementi di frasi scritti sopra la linea, nellinterlinea tra rigo e rigo.
[]
4) Le crocette corrispondono ad elementi per i quali io non sono pervenuto ad una decifrazione almeno probabile. [].
MATERIALI 26
Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle, CXIV
Dante Allighieri fa conoscente uno fabbro [] del [suo] errore, perch con nuovi volgari
[cantava] il libro suo.
Lo eccellentissimo poeta volgare, la cui fama in perpetuo non verr meno, Dante Allighieri
fiorentino, era vicino in Firenze []. Quando ebbe desinato, esce di casa, [], e passando
per porta San Piero, battendo ferro uno fabbro su la ncudine, cantava il Dante come si canta
uno cantare, e tramestava i versi suoi, smozzicando e appiccando, che parea a Dante ricever
di quello grandissima ingiuria. Non dice altro, se non che saccosta alla bottega del fabbro, l
dove avea di molti ferri con che facea larte; piglia Dante il martello e gettalo per la via, piglia
le tanaglie e getta per la via, piglia le bilance e getta per la via, e cos gitt molti ferramenti. Il
fabbro, voltosi con uno atto bestiale, dice:
Che diavol fate voi? sete voi impazzato?
Dice Dante:
O tu che fai?
Fo larte mia, dice il fabbro, e voi guastate le mie masserizie, gittandole per la via.
Dice Dante:
Se tu non vuogli che io guasti le cose tue, non guastare le mie.
Disse il fabbro:
O che vi guastio?
Disse Dante:
Tu canti il libro e non lo di comio lo feci; io non ho altrarte, e tu me la guasti.
Il fabbro gonfiato, non sapendo rispondere, raccoglie le cose e torna al suo lavoro; e se volle
cantare, cant di Tristano e di Lancelotto e lasci stare il Dante.
MATERIALI 27
Giovanni Boccaccio, Trattatello in laude di Dante, XXVI
Ricominciata adunque da Dante la magnifica opera, non, forse secondo che molti estimerebbono,
senza pi interromperla la perdusse alla fine; anzi pi volte, secondo che la gravit de casi
sopravvegnenti richiedea, quando mesi e quando anni, senza potervi operare alcuna cosa, mise in
mezzo; n tanto si pot avacciare, che prima nol sopraggiugnesse la morte, che egli tutta publicare la
potesse. Egli era suo costume, quale ora sei o otto o pi o meno canti fatti navea, quegli, prima che
alcuna altro gli vedesse, donde che egli fosse, mandare a messer Cane della Scala, il quale egli oltre a
ogni altro uomo avea in reverenza; e, poi che da lui eran veduti, ne facea copia a chi la ne volea. E in
cos fatta maniera avendogliele tutti fuori che gli ultimi tredici canti, mandati, e quegli avendo fatti, n
ancora mandatigli; avvenne che egli, senza avere alcuna memoria di lasciargli, si mor. E, cercato da
que che rimasero, e figliuoli e discepoli, pi volte e in pi mesi, fra ogni sua scrittura, se alla sua opera
avesse fatta alcuna fine, n trovandosi per alcun modo li canti residui, essendone generalmente ogni
suo amico cruccioso, che Iddio non laveva almeno tanto prestato al mondo chegli il picciolo
rimanente della sua opera avesse potuto compiere, dal pi cercare, non trovandogli, serano, disperati,
rimasi.
Eransi Iacopo e Piero, figliuoli di Dante, de quali ciascuno era dicitore in rima, per persuasioni
dalcuni loro amici, messi a volere, in quanto per loro si potesse, supplire la paterna opera, acci che
imperfetta non procedesse; quando a Iacopo, il quale in ci era molto pi che laltro fervente, apparve
una mirabile visione, la quale non solamente dalla stolta presunzione il tolse, ma gli mostr dove
fossero li tredici canti, li quali alla divina Comedia mancavano, e da loro non saputi trovare.
Raccontava uno valente uomo ravignano, il cui nome fu Piero Giardino, lungamente discepolo stato di
Dante, che, dopo lottavo mese della morte del suo maestro, era una notte, vicino allora che noi
chiamiamo matutino, venuto a casa sua il predetto Iacopo, e dettogli s quella notte, poco avanti a
quellora, avere nel sonno veduto Dante suo padre, vestito di candidissimi vestimenti e duna luce non
usata risplendente nel viso, venire a lui; il quale gli parea domandare segli vivea, e udire da lui per
risposta di s, ma della vera vita, non della nostra; per che, oltre a questo, gli pareva ancora domandare,
se egli avea compiuta la sua opera anzi il suo passare alla vera vita, e, se compiuta lavea, dove fosse
quello che vi mancava, da loro giammai non potuto trovare. A questo gli parea la seconda volta udire
per risposta: S, io la compie; e quinci gli parea che l prendesse per mano e menasselo in quella
camera dove era uso di dormire quando in questa vita vivea; e, toccando una parte di quella, dicea:
Egli qui quello che voi tanto avete cercato. E questa parola detta, ad una ora il sonno e Dante gli
parve che si partissono. Per la qual cosa affermava s non avesse potuto stare senza venirgli a
significare ci che veduto avea, acci che insieme andassero a cercare nel luogo mostrato a lui, il quale
egli ottimamente nella memoria aveva segnato, a vedere se vero spirito o falsa delusione questo gli
avesse disegnato. Per la quale cosa, restando ancora gran pezzo di notte, mossisi insieme, vennero al
mostrato luogo, e quivi trovarono una stuoia, al muro confitta, la quale leggiermente levatane, videro
nel muro una finestretta, da niuno di loro mai pi veduta, n saputo chella vi fosse, e in quella
trovarono alquante scritte, tutte per lumidit del muro muffate e vicine al corrompersi se guari pi
state vi fossero; e quelle pianamente dalla muffa purgate, leggendole, videro contenere li tredici canti
tanto da loro cercati. Per la qual cosa lietissimi, quegli riscritti, secondo lusanza dellautore prima gli
mandarono a messer Cane, e poi alla imperfetta opera ricongiunsono come si convenia. In cotale
maniera lopera, in molti anni compilata, si vide finita.
MATERIALI 28
Dante Alighieri, Commedia
Paradiso, VI, 133-138 (Paradiso, cielo II di Mercurio, Romeo di Villanova)
Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Beringhiere, e ci li fece
Romeo, persona umile e peregrina.
E poi il mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegn sette e cinque per diece.
MATERIALI 29
Dante Alighieri, Commedia
Purgatorio, XXX, 22-33 (Paradiso terrestre, apparizione di Beatrice sul carro)
Io vidi gi nel cominciar del giorno
la parte orental tutta rosata
e laltro ciel di bel sereno addorno,
e la faccia del sol nascere ombrata
s che per temperanza di vapori
locchio la sostenea lunga fata:
cos, dentro una nuvola di fiori
che dale mani angeliche saliva
e ricadeva in gi, dentro e di fori,
sovra candido vel cinta duliva
donna mapparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.
MATERIALI 30
Dante Alighieri, Commedia
Inferno, XXV, 1-3 (Inferno, cerchio VIII, settima bolgia, i ladri, bestemmia di Vanni Fucci)
Al fine delle sue parole il ladro
le mani alz con amendue le fiche,
gridando: Togli, Dio, cha te le squadro!
Inferno, XXVIII, 25-27 (Inferno, cerchio VIII, nona bolgia, i seminatori di discordia,
Maometto, presentato come uno scismatico in mala fede)
Tra le gambe pendevar le minugia;
la curata pareva e l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.
MATERIALI 31
Triv: Milano, Biblioteca Trivulziana, 1080
Fu trascritto nel 1337 da Francesco di ser Nardo, originario di Barberino, presso Firenze.
Egli utilizz una grafia che solitamente era impiegata per i documenti delle cancellerie (detta
per questo cancelleresca), e non era destinata ai libri, e la trasform leggermente
rendendola pi stilizzata e posata, e dunque pi leggibile.
Ga: Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Gaddiano 90 sup. 125
Si tratta di un altro manoscritto di Francesco di ser Nardo copiato a distanza di una decina
danni da un esemplare diverso dal precedente. Anche questo presenta il suo caratteristico
tipo di scrittura.
Gruppo del Cento (Lau Lo Ricc Sa Tz e altri)
Si designa col nome di Danti del Cento, gi prima del sec. XVI, un gruppo di manoscritti,
in ricordo di un aneddoto secondo cui un amanuense avrebbe prodotto ben cento copie del
poema, dalle quali guadagn tanto da potere fornire una ricca dote alle sue figlie. Tali
manoscritti sono databili tra il quarto e il quinto decennio del sec. XIV e sono caratterizzati
dallo stesso tipo di scrittura inaugurata da Francesco di ser Nardo, tanto che a lui furono un
tempo attribuiti. In realt sono in numero molto inferiore al cento, e appartengono ad una
produzione fiorentina in serie: portano infatti un testo del poema molto simile. Da loro
furono tratte anche molte copie successive, sicch si venne a creare una particolare vulgata
che conta una sessantina di manoscritti superstiti.
Mart: Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Aldina AP XVI 25
Non si tratta propriamente di un manoscritto, ma di un esemplare della stampa veneziana
delleditore Aldo Manuzio del 1515 postillata dal filologo Luca Martini (dal nome del quale
deriva la sigla) attorno alla met del Cinquecento. Tali postille consistono nelle varianti
derivate da una collazione con un manoscritto perduto datato 1330-1331, e che dunque il
pi antico conosciuto, di mano di Forese Donati, pievano di S. Stefano in Botena.
Ash: Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnhamiano 828
Di datazione incerta, perch non tutti i paleografi danno fede alla data dogosto mcccxxxv
(secondo lo stile del calendario pisano e dunque 1334) che compare nella sottoscrizione e che
lo designerebbe come il codice pi antico; lorigine pisana.
Ham: Berlino, Deutsche Staatsbibliothek, Hamilton 203
Fu trascritto a Pisa nel 1346 da un lucchese.
Vat: Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino 3199
Il manoscritto fu fatto allestire da Giovanni Boccaccio e mandato in dono, verso la met del
Trecento, a Francesco Petrarca. Ma questo, o una sua copia, rimase a disposizione di
Boccaccio, che partendo da essa produsse, pur con diversi emendamenti, i tre manoscritti
seguenti:
To: Toledo, Biblioteca del Cabildo, 104. 6
Ri: Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1035
Chig: Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticano, Chigiano L vi 213
I codici furono trascritti da Boccaccio in questordine tra il quinto e il sesto decennio del
Trecento; il primo anche un importante testimone delle Rime e della Vita nova, mentre il
secondo solo delle Rime. Il testo frutto di un attento lavoro critico del Certaldese, che non
si fatto scrupolo di intervenire per congettura o scegliendo tra le varianti di diversi
esemplari del poema e dunque contaminando.
MATERIALI 32a
Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia, I ii (1823)
Che pensare? Mi si coperta la vista, rispose Fermo; un Toscano avrebbe detto: non
vedo pi lume. E continu: lo voglio sapere subito, subito, e cos dicendo pose forse
inavvertitamente la mano al coltello che per non si cav di tasca. Jesummaria! sclam
Don Abbondio.
COMMENTO
Vocabolario della Crusca, s.v. lume: Non veder lume, vale esser sopraffatto da alcuna passione.
Vocabolario milanese del Cherubini (seguendo la Crusca): Quatass la vista. Non veder lume. Essere sopraffatto da alcuna
passione.
MATERIALI 32b
Alessandro Manzoni, postilla al Vocabolario della Crusca
[Avere che fare, con esempio tratto da Sacchetti] Corrisponde appuntino al milanese: aver
da fare. Avoir bien de la peine.
MATERIALI 32c
Alessandro Manzoni, Promessi sposi, I iii (1825-1827)
Al vedere che una povera tosa mandava a chiamare con tanta confidenza il padre Cristoforo,
e che il cercatore accettava la commissione senza maraviglia e senza difficolt, nessuno si
pensi che quel Cristoforo fosse un frate di dozzina, una cosa da strapazzo.
MATERIALI 32d
Alessandro Manzoni, Promessi sposi (1840-1842)
133, 7
133, 7
258, 17
266, 20
266, 21
anche lui
MATERIALI 32e
Alessandro Manzoni, Promessi sposi (1840-1842 e 1825-1827)
Accorgimenti tipografici (ALESSANDRO MANZONI, Promessi Sposi, a c. di L. Caretti, 2 voll., Torino, Einaudi, 1971, II, I
promessi sposi nelle due edizioni del 1840 e del 1825-27 raffrontate tra loro, Storia della colonna infame): Il testo definitivo dei
Promessi Sposi (1840) composto in corpo grande. Del testo, invece, della ventisettana si dnno in corpo piccolo le
sole differenze rispetto al testo della quarantana con le seguenti norme generali: se si tratta di parole o frasi sostituite
da altre parole o frasi nelledizione 1840, la lezione della ventisettana collocata sopra la corrispondente lezione della
quarantana; se si tratta di parole o frasi soppresse nelledizione 1840, c spazio bianco nel testo della quarantana
mentre il testo soppresso della ventisettana posto nellinterlinea; se si tratta di parole o frasi aggiunte nelledizione
1840, il nuovo testo della quarantana composto in carattere nero.
MATERIALI 33
Giorgio Bassani, I Promessi Sposi. Un esperimento
Bassani: Mi sbaglier. Ma una nuova edizione cinematografica dei Promessi Sposi non pu
essere decentemente tentata, oggi, senza che ci si sforzi di esprimere in qualche modo il
messaggio pi vero e pi profondo del libro. [] Sar difficile, certo, forse impossibile,
recuperare in pieno lironia, il superiore distacco storico da cui mediato il messaggio
cristiano del Manzoni. [Occorre tuttavia che] facciamo [] qualcosa di moderno, insomma,
di attuale; di vivo per noi [].
MATERIALI 34a
I Promessi Sposi di Piero Chiara
Chiara: Soprattutto lho [Manzoni] sentito parlare dal fondo del suo essere. Credo di averlo
immaginato, biologicamente, con una certa precisione; o meglio, di essermi introdotto con
sufficiente aderenza nella sua pelle, cio nel suo essere fisico e nella sua struttura psichica,
che , come dire, per estensione, nella sua anima. O, almeno, in una delle sue due anime,
quella peggiore, se vogliamo, ma indubbiamente la pi sua, la pi naturale. [] quella che
avrebbe voluto esprimersi in dialetto milanese, quella che era carica di tutte le sue tare, dei
veleni che gli serpeggiavano nel sangue e della tristezza che aveva nel cuore. La quale , per
me, lanima migliore, lanima vera, anche se lo aveva riempito di pessimismo e di
scetticismo.
MATERIALI 34b
I Promessi Sposi di Piero Chiara
Pane! pane! aprite! aprite! eran le parole pi distinte nellurlio orrendo, che la folla mandava
in risposta. (M XII 27)
Dalla folla salgono urla: Pane! Pane! Aprite! Carogne! Troioni! Profittatori! Vadavialcu! (C
130)
Ah birboni! ah furfantoni! questo il pane, che date alla povera gente? Ahi! Ahim! Ohi!
Ora, ora! surlava di gi. Pi duno fu conciato male; due ragazzi vi rimasero morti. (M XII
30)
Si alzano grida: Vigliacchi! Assassini! questo il pane che date alla povera gente! Ahi! O
Dio! Che clp! El ma cpa! (C 130)
MATERIALI 34c
I Promessi Sposi di Piero Chiara
Diavolo! Volete che i monsignori del duomo venissero in cappa magna a dir delle
fandonie? (M XVI 49)
MERCANTE Diavolo! Volete che i monsignori del Duomo venissero in cappa magna a
cacciar balle? (C 167)
MATERIALI 34d
I Promessi Sposi di Piero Chiara
Ritto sul mezzo delluscio, stava un uomo smorto, rabbuffato i capegli e la barba, scalzo,
nudo le gambe, le braccia, il petto, e nel resto mal coperto di avanzi di biancheria pendenti
qua e l a brani e a filaccica; stava con la bocca semi-aperta guatando le persone raccolte nella
capanna con certi occhi nei quali si dipingeva ad un punto lattenzione e la disensatezza; dal
volto traspariva un misto di furore e di paura, e in tutta la persona una attitudine di curiosit
e di sospetto, uno stare inquieto, una disposizione a levarsi, non si sarebbe saputo se per
fuggire, o per inseguire. Ma in quello sfiguramento Lucia aveva tosto riconosciuto Don
Rodrigo, e tosto lo riconobbero gli altri due [Fermo e padre Cristoforo]. [] Entrambi si
mossero verso quellinfermo stravolto per soccorrerlo, e per vedere di tranquillarlo; ma egli a
quelle mosse, preso da un inesprimibile sgomento, si mise in volta, e a gambe verso la strada
di mezzo; e su per quella verso la chiesa. [] dopo una breve corsa, egli sabbatt presso ad
un cavallo dei monatti che sciolto, con la cavezza pendente, e col capo a terra rodeva la sua
profenda: il furibondo afferr la cavezza, balz su le schiene del cavallo, e percotendogli il
collo, la testa, le orecchie coi pugni, la pancia con le calcagna, e spaventandolo con gli urli, lo
fece muovere, e poi andare di tutta carriera. Un romore si lev allintorno, un grido di piglia,
piglia; altri fuggiva, altri accorreva per arrestare il cavallo; ma questo spinto dal demente, e
spaventato da quei che tentavano di avvicinarglisi, sinalberava, e scappava vie pi verso il
tempio. (FL IV ix 1-18)
Renzo aveva appena fatti alcuni passi lungo il lato meridionale delledifizio, che si sent in
quella moltitudine un rumore straordinario, e di lontano voci che gridavano: guarda! piglia!
Salza in punta di piedi, e vede un cavallaccio che andava di carriera, spinto da un pi strano
cavaliere: era un frenetico che, vista quella bestia sciolta e non guardata, accanto a un carro,
cera montato in fretta a bisdosso, e, martellandole il collo co pugni, e facendo sproni de
calcagni, la cacciava in furia; e monatti dietro, urlando; e tutto si ravvolse in un nuvolo di
polvere, che volava lontano. (M XXXIV 83)
Fuga di Don Rodrigo nudo dal Lazzaretto, sopra un cavallo del quale si impadronito.
Caduta da cavallo per la strada e morte di Don Rodrigo (C 211*)
MATERIALI 35a
Giacomo Leopardi, A Silvia, autografo (An), vv. 1-22
MATERIALI 35b
Giacomo Leopardi, A Silvia, edizione Peruzzi 1981
1 Silvia, rimembri ancora
2 Quel tempo della tua vita mortale,
3 Quando belt splendea
4 Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
5 E tu, lieta e pensosa, il limitare
6 Di giovent salivi?
7 Sonavan le quiete
8 Stanze, e le vie dintorno,
9 Al tuo perpetuo canto,
MATERIALI 36
Giovanni Verga, Mastro-don Gesualdo, capitolo III
Stesura rifiutata precedente a Mastro 1888
Un momento un momento ancora, don Giuseppe. Il baronello avrebbe pagato cinque
piastre, in quel momento per trattenere il servitore nel balcone. Come vi tratta la festa don
Giuseppe? Che volete signor barone!... tutto sulle mie spalle, i lumi da preparare, le fodere
da togliere, tutta la casa da mettere in ordine. Donna Bianca qui, pu dirlo che mi ha dato
una mano Mastro Titta fu chiamato solo per trattamento. Don Giuseppe se ne and, coi
piattelli vuoti seguitando a brontolare. Dalla sala arriv una sghignazzata generale, []
Rientria[mo] anche noi, disse don Nin
Mastro 1888
Un momento! Un momento ancora, don Giuseppe!
Il baronello avrebbe pagato qualcosa di tasca sua per trattenere Barabba sul balcone. Come
vi tratta la festa, don Giuseppe?
Che volete, signor barone?... Tutto sulle mie spalle!... la casa da mettere in ordine, le fodere
da togliere, i lumi da preparare Donna Bianca, qui, pu dirlo, che mi ha dato una mano.
Mastro Titta fu chiamato solo pel trattamento. E domani poi mi tocca tornare a scopare e
rimettere le fodere
Don Giuseppe, seguitando a brontolare se ne and coi piattelli vuoti. Dalla sala arriv il
suono di una sghignazzata generale, subito dopo qualcosa che aveva detto il canonico Lupi, e
che non si pot intender bene, perch il canonico quando le diceva grosse abbassava la voce.
Rientriamo anche noi disse il baronello.
Mastro 1889
Un momento! Un momento ancora, don Giuseppe!
Il baronello avrebbe pagato qualcosa di tasca sua per trattenere Barabba sul balcone.
Come vi tratta la festa, don Giuseppe?
Che volete, signor barone?... Tutto sulle mie spalle!... la casa da mettere in ordine, le fodere
da togliere, i lumi da preparare Donna Bianca, qui, pu dirlo, che mi ha dato una mano.
Mastro Titta fu chiamato solo pel trattamento. E domani poi devo tornare a scopare e
rimettere le fodere
Don Giuseppe seguitando a brontolare se ne and coi bicchieri vuoti. Dalla sala arriv il
suono di una sghignazzata generale, subito dopo qualcosa che aveva detto il notaro Neri, e
che non si pot intender bene perch il notaro quando le diceva grosse abbassava la voce.
Rientriamo anche noi, disse il baronello. Per allontanare i sospetti
MATERIALI 37
Dante Alighieri, Commedia
Paradiso, XXVI, 103-105 (Paradiso, cielo VIII delle stelle fisse, Adamo)
Indi spir: Sanzessermi proferta
da te, la voglia tua discerno meglio
che tu qualunque cosa t pi certa;
da te] Dante Ash Co Fi Gv Ham La Lau Laur Lo Mad Mart Pa Po Pr Rb Ricc Triv Tz [ TOT 18]
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da te Vandelli Casella Petrocchi Sapegno Lanza Sanguineti (in apparato da te U] Dante ); Dante Liccardi