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La costruzione di un sapere sociale.

Stato e questione sociale in Vito Cusumano


1. LA SCOPERTA DEL SOCIALE
Dalla scienza sociale al socialismo della cattedra.
Nel 1873 Cusumano pubblica una serie di articoli in cui afferma la validit dei <<principi assoluti
del laissez-faire (principio proprio del liberismo economico, favorevole al non intervento dello
Stato. Secondo questa teoria, l'azione del singolo, nella ricerca del proprio benessere, sarebbe
sufficiente a garantire la prosperit economica della societ) nelle faccende economiche>> e gli
ideali del liberalismo politico ed economico. Cusumano faceva intravedere la possibilit di una via
alla modernizzazione che trovava la sua ideologia nel socialismo della cattedra, cio in una nuova
scuola che non si accontentava dei principi assoluti, ma li metteva in relazione con la nazione, con il
tempo e con le circostanze, e si dichiarava per lintervento dello Stato.
La serie di articoli di Cusumano aveva spazzato via le illusioni risorgimentali e aveva messo a nudo
le difficolt pratiche della dottrina smithiana, mettendo sul tappeto la questione sociale e le proposte
di soluzione della nuova leva dei cattedratici tedeschi che, individuando le debolezze del
programma liberista, richiedevano un concretismo operativo, una ridefinizione degli indirizzi di
politica economica, una nuova funzione economica ed etica dello Stato, un sostanziale
riformismo.
A partire dal 74 si avvia la ricerca di una risposta ai problemi economici e sociali insorti in seguito
ai processi dindustrializzazione in tutta Europa, e anche in Italia. Il dibattito italiano se da un lato
rivela la capacit della cultura nostrana di recepire e dinserirsi nelle discussioni internazionali,
dallaltro riflette il modo nuovo in cui viene interpretato. In Italia, come in Germania, al centro del
dibattito era il ruolo dello Stato nelle economie avanzate e le modalit <<del suo intervento nella
soluzione della Questione sociale>>. La questione sociale rappresentava un problema comune a
tutti i paesi capitalistici ed era presente, come scrive Cusumano, <<non solamente in Germania e in
Inghilterra, ma anche nella Spagna, nellAmerica e nellItalia>>.
Protagonisti delle principali imprese giornalistiche degli anni 30-40 e poi della rivoluzione del 48,
liberali e riformisti avevano alimentato, con le loro idee, il dibattito politico ed economico e
avevano elaborato una teoria della storia sostanzialmente comune a molti intellettuali democratici.
Se gi prima del 1848 erano emerse esigenze dequa ripartizione della ricchezza, ancor pi durante
e dopo la rivoluzione, nessuno aveva teorizzato lassoluto laissez-faire. Se in una condizione di
normalit lo Stato doveva limitarsi a rendere possibile il libero dispiegamento delle forze, in
situazioni estremamente difficili, esso doveva intervenire.
Il tema del rapporto tra Stato ed individuo aveva contribuito a dividere gli schieramenti politici ed
economici: da una parte quelli che pretendevano che il governo <<facesse tutto e singerisse in
tutto>>, e dallaltra, quelli che volevano rimuovere <<tutti i freni alla libera attivit individuale>>.
Alla prima appartenevano i socialisti, i teorici della giustizia distributiva i quali affermavano che il
laissez-faire non aveva altra motivazione che la difesa del diritto di propriet e la conservazione
delle condizioni di profitto; allaltra i liberisti ad oltranza, i fautori della libert sfrenata i quali
ritenevano che la legge naturale avrebbe realizzato larmonia e il perfezionamento.
La storia, secondo i democratici siciliani, aveva smentito la praticabilit di entrambe le linee; per
questo a queste due scuole se ne era aggiunta una terza, contraria allassoluto laissez-faire che
giustificava <<lintromissione governativa l dove era utile o indispensabile>>.
Ma, anche gli scrittori di questa scuola non erano riusciti a mettersi daccordo tra di loro: alcuni
avevano chiesto una pi equa distribuzione; altri, come Majorana, avevano teorizzato tassazioni
progressive e le loro idee erano state riprese ed utilizzate nel 48.

Majorana, riflettendo sugli avvenimenti del 48, attribuiva ai progetti dei socialisti la responsabilit
principale del fallimento della rivoluzione: attacchi alla propriet individuale, negazione del diritto
e della libert, questi erano gli errori nei quali erano caduti i rivoluzionari del 48.
Majorana mostrer la sua diffidenza nei confronti dellintervento dello Stato. Allo Stato andava
affidato il compito di presiedere allosservanza del diritto, di mettere in atto strumenti di
modernizzazione e di potenziamento dellistruzione e delleducazione.
La rivendicazione di uneconomia morale se da una parte esprimeva lindignazione morale per gli
esiti della sfrenatezza, dallaltra manifestava lesigenza di ristabilire larmonia sociale.
<<Per questa cultura democratica Romagnosi>> e la scuola sociale francese erano <<dirette
entrambe a conferire senso democratico alla modernizzazione borbonica della Sicilia>>. <<Lo
Stato>>, secondo Bruno, doveva <<intervenire per mantenere la sicurezza, la giustizia, il diritto, per
provvedere ad alcuni interessi>>, che non si potevano <<abbandonare senza pericolo allazione
individuale>>.
Nei suoi scritti Bruno teorizza uno Stato <<sistema di mezzi>> e propone aggiustamenti per far
avanzare le varie classi, misure a difesa degli equilibri sociali e interventi a sostegno dei
meccanismi dellaccumulazione dei capitali e della produzione: assolvendo a tali compiti lo Stato
non solo agisce da garante dellordine ma al tempo stesso contribuisce allo sviluppo dellattivit
economica e alla crescita di tutti gli strati sociali.
Lintellettualit meridionale, stabilendo parallelismi tra la storia di Francia e quella del Regno delle
due Sicilie, trovava i suoi referenti ideali nella cultura francese e la questione siciliana diventava
nuovamente terreno di sperimentazione e di circolazione di sapere moderno. Negli anni quaranta
era stato De Luca a diffondere le idee di Sismondi e le teorie della scuola sociale francese, a
giustificare il passaggio dalla scienza della ricchezza alla scienza sociale. Trascorsa londata
rivoluzionaria, De Luca aveva riproposto con forza le sue idee degli anni quaranta sulla necessit di
una nuova scienza sociale, prendendo ancor pi le distanze sia dal liberismo sia dal socialismo.
Negli scritti di De Luca pare che confluiscano due filoni di pensiero: la cultura economica liberista
e la dottrina sociale della scuola francese e italiana.
In Sicilia, la cultura democratica elaborava una scienza dellordine sociale, coniugando economia e
morale, ed approdava ad un liberalismo umanitario.
Negli anni settanta sar Cusumano a continuare la tradizione del pensiero democratico siciliano.
Cusumano sar uno dei primi economisti a diffondere in Italia le teorie del socialismo della
cattedra.
In Sicilia la riflessione dei democratici aveva creato un terreno fertile per la circolazione delle teorie
della scuola storica, del positivismo, dellevoluzionismo e delle nuove concezioni socialinterventiste.

La <<dimensione europea>> della questione sociale.


Dal 1871 al 74 Cusumano vive in Germania diventando un osservatore attento della nuova scuola
economica tedesca e un simpatizzante delle idee del socialismo della cattedra che tenter di
diffondere in Italia.
Quando Cusumano pubblica i suoi lavori, in Germania si stava creando lImpero nazionale e
paternalista e in Italia era imminente il passaggio dalla Destra Storica alla Sinistra con le prime
avvisaglie di protezionismo, di nuova politica commerciale, di rinnovata politica estera, di nuovi
influssi culturali e di legislazione sociale. Il libro di Cusumano, dunque, <<non cadeva nel vuoto,
ma in una situazione gravida di scelte politiche>>: erano gli anni in cui <<la questione sociale si
presentava con una crudezza mai forse notata prima; e il riformismo statale, cui tendeva il
programma politico del socialismo cattedratico tedesco, sembrava indicare una soluzione adatta
anche alla situazione italiana>>.
Cusumano apparteneva al gruppo di quegli uomini che, entrati in contatto con la cultura tedesca,
credevano di essere divenuti i depositari di una nuova dottrina etico-sociale che, promossa da

Sismondi, aveva raggiunto la maturit in Germania attraverso un difficile percorso. La posizione


politica di Cusumano era quella di un democratico profondamente convinto della missione di
dover spandere la novella scoperta di una scienza economico-politica che, ponendo al centro della
riflessione la questione sociale, aveva dimostrato lurgenza di riforme istituzionali e la necessit di
una ridefinizione del rapporto tra Stato ed economia.
In Germania, come in Italia, di fronte alle nuove esigenze di sviluppo economico e sociale
occorrevano misure di incentivazione e di protezione: la via alla modernizzazione non poteva non
passare attraverso interventi legislativi in grado di creare condizioni ottimali per uneconomia
concorrenziale a livello internazionale; il problema era quello di trovare delle soluzioni che
evitassero il conflitto di classe derivante dallaccelerazione dello sviluppo.
Cusumano si muoveva tra riformismo liberale e radicalismo sociale: ma era lontano dallauspicare
sanguinose rivoluzioni.
Cusumano appare interessato alla realizzazione di una giustizia distributiva al fine di smussare il
conflitto di classe. Un intervento etico dello Stato che, teorizzato dal socialismo della cattedra,
diventava strumento per evitare la crescente miseria, per impedire la distruzione della societ e le
differenze di classe.
Il passaggio da una societ di equilibri stabili ad una societ caratterizzata da una tumultuosa
crescita, quale quella imposta dallo sviluppo industriale, aveva fatto esplodere la questione sociale.
La strada per risolverla era lintervento dello Stato. Daltra parte le esigenze dei socialisti della
cattedra e degli statalisti sembravano trovare riscontro nella politica sociale di Bismarck.
Quando Cusumano viveva a Berlino, Bismarck non aveva emanato ancora le leggi antisocialiste e la
sua politica sociale sembrava incarnare le aspettative di tanti. Il proposito di Cusumano di quegli
anni un riformismo sociale promosso nel rispetto delle libert politiche ed individuali:
uguaglianza e libert erano gli argini entro cui doveva muoversi il rapporto tra Stato e societ;
uguaglianza e libert erano le categorie che rispecchiavano le sue idee di democrazia politica.
Quando Cusumano pubblica il suo libro poco o nulla si conosceva del socialismo della cattedra e
ancor meno di Marx; non a caso il suo lavoro verr letto dalla maggior parte degli economisti ed
influenzer enormemente unintera generazione.
La questione sociale era una conseguenza dello sviluppo del capitalismo e del processo di crescita
della classe operaia e le nuove scuole economiche della Germania, proprio mentre Cusumano
soggiornava in quella nazione erano <<ancora in formazione>>.
Nel 1872 i socialisti della cattedra avevano deciso di dar vita ad unassociazione in cui erano
confluiti studiosi della scuola storica, economisti, politici, professori universitari tutti concordi nel
ritenere urgente la soluzione della soziale Frage.
Nel 1869 i seguaci di Marx si erano staccati dai lassalliani ed era stato fondato un partito
internazionalista indipendente <<il quale scrive Cusumano si dichiar nemico del partito di
Lassalle in rapporto allorganizzazione del partito ed ai mezzi per ottenere lattuazione del
programma socialistico>>.
Il rilievo di Cusumano principalmente costituito dallessere stato tra coloro che con maggior
consapevolezza proposero, in contrasto con la precettistica liberista, nuove politiche economiche e
sociali.
Ad avvicinarsi e a confrontarsi con la speculazione tedesca non sar solo Cusumano ma anche
Majorana che, pur non aderendo al socialismo della cattedra, utilizzer lesperienza tedesca sia nella
sua attivit parlamentare, sia nei suoi scritti.

2. TRA SOCIALISMO E SCUOLA DI MANCHESTER


Da Palermo a Berlino.
Nel 1869 Cusumano dava alle stampe Lantica scuola italiana in economia politica. Due le tesi
fondamentali: i limiti delleconomia politica smithiana e i meriti della scuola italiana. Gli smithiani
avevano ridotto la scienza economica ad una semplice crematistica, ad una scienza della ricchezza
disgiunta dalle altre scienze sociali e dalla morale. La logica dello sviluppo aveva distrutto tutti gli
elementi daggregazione della societ. Leconomia politica era diventata una scienza di calcolo, di
profitti, aveva contribuito ad inasprire il conflitto di classe, a fomentare lagitazione socialista e
aveva fatto spargere molto sangue in Francia nel 1848. La scuola italiana, invece, non aveva mai
perso di vista luomo, e aveva considerato la ricchezza in rapporto al benessere comune; era una
scuola sociale che considerava la morale e la giustizia altrettanto essenziali.
Leconomia politica era diventata la scienza che si occupava della soddisfazione dei bisogni degli
uomini e che aggiungeva Cusumano tentava di sfuggire al <<materialismo economico>>.
In Germania Cusumano cominci a frequentare le lezioni deconomia tenute da Wagner e le
lezioni di statistica di Engel.
Dopo un breve periodo di apprendistato e di assimilazione delle teorie degli storici, Cusumano
cominci ad inviare i suoi resoconti a Lampertico con il quale era in corrispondenza epistolare gi
dal 1871 a diffondere le nuove dottrine tedesche e a dar conto dei risultati delle riunioni di
Eisenach.
datato 30 Aprile 1872 il primo rendiconto, inviato da Cusumano, sulla nuova scuola economica
tedesca che Lampertico decide di far pubblicare. Gi in questa lettera, parzialmente pubblicata,
Cusumano tracciava un breve profilo delle idee dei socialisti della cattedra che, in contrapposizione
alla scuola di Manchester, avevano cominciato a discutere della questione sociale e dellintervento
dello Stato. <<Si discute scrive Cusumano specialmente se, quando e sin dove limitarsi il
principio della libera concorrenza. La nuova scuola economica capitanata da Wagner si dichiara per
lintervento dello Stato, lasciando alle circostanze di fatto, al grado di civilt di una nazione il
determinare sin dove lingerenza deve arrivare >>.
La nuova scuola si caratterizzava come una reazione alle teorie assolute di Smith; continuava,
secondo Cusumano, la reazione alle idee liberiste iniziata da Sismondi. Non si accontentava pi
dei principi assoluti ma li metteva in relazione con la nazione, con il tempo, con le circostanze.
Teorizzava uneconomia politica mutabile e relativa alle circostanze in cui si trovava una nazione.
Venuto a conoscenza della parziale pubblicazione del suo scritto, Cusumano invia a Lampertico
alcuni chiarimenti pregandolo di darli alla stampa.
Pi che di una lettera si trattava di una specie di manifesto volto a far apprezzare la nuova scuola
economica della Germania, di una dichiarazione di appartenenza alla scuola di reazione al liberismo
estremo.
A dare il segnale della reazione alla scuola di Manchester era stata la scuola storica che aveva
dimostrato che il metodo deduttivo non era sufficiente per le investigazioni economiche; che non
esistevano leggi assolute naturali, ma leggi solamente relative; che bisognava tener conto del caso
concreto della nazione di cui si trattava. Parallelamente anche altri economisti avevano cominciato
a rigettare le assolute teorie dello smithianesimo: tra questi doveva annoverarsi List che propugn la
necessit dei dazi protettori per una nazione giovane.
La nuova scuola economica tedesca modificava le teorie di Smith nella pratica; protestava contro le
assolute soluzioni e la naturalit delle leggi economiche; e indicava alcuni rimedi per la questione
sociale, che voleva risolvere dando allo Stato limportanza che gli si doveva in tale materia.
Alcuni giornali tedeschi avevano accusato questa scuola di socialismo. Unaccusa, secondo
Cusumano falsissima: essa non era socialista poich garantiva la propriet privata, il capitale,
leredit.

Cusumano in una lettera inviata a Lampertico dice che << il punto fondamentale e nuovo della
scuola economica tedesca sta nel determinare la vera posizione dello Stato relativamente alla
Economia Nazionale>>. Poich la libera concorrenza non aveva prodotto larmonia e tendeva a far
aumentare lineguaglianza dei beni, occorreva modificare e limitare il sistema liberista ed
introdurre nello stesso principi morali.
Un sistema di economia comune che i socialisti della cattedra avevano deciso di discutere al
congresso di Eisenach: il giovane economista siciliano segue con grande attenzione i lavori
congressuali, dandone notizia a Lampertico.
Ad Eisenach si discuteva di legislazione per gli stabilimenti industriali, della questione del lavoro
dei ragazzi, delle donne: tutte questioni che non erano solo economiche, ma anche morali e sociali.
Il congresso deliberava che << la legislazione tedesca sugli stabilimenti manifatturieri
corrispondeva nei suoi principi alle necessit attuali, ma abbisognava di una vera e reale
esecuzione per mezzo di un apposito organo governativo>>.
Il congresso di Eisenach sanciva il tramonto della scuola di Manchester e della concezione
ristretta dello Stato e ratificava la nascita ufficiale dei socialisti della cattedra.

La nuova scuola economica.


Partita dalle obiezioni al liberismo, la nuova scuola tedesca, si poneva in una posizione mediana tra
il socialismo e la scuola di Manchester.
A rendere agevole la penetrazione del socialismo europea occidentale in Germania era stata la
crescita enorme del proletariato e levoluzione culturale della borghesia tedesca.
La caratteristica principale e positiva della nuova scuola, per Cusumano, stava proprio
nellallontanamento dalla scuola di Manchester e nella scelta di una via intermedia.
Sebbene molti pensatori non facessero distinzione tra scuola del libero scambio e scuola di
Manchester, per i nuovi economisti tedeschi questa era contrassegnata dal radicalismo delle dottrine
smithiane, dallesclusione dellintervento dello Stato, dalla teorizzazione di leggi naturali
economiche e di un assoluto laissez-faire e laissez passer. A produrre il manchesterismo erano state
alcune teorie di Smith portate alle estreme conseguenze. In primo luogo, lidea che lo Stato dovesse
intervenire il meno possibile nellordinamento economico e che lunico motore delle azioni umane
fosse linteresse personale; in secondo luogo, il concetto che il lavoro fosse il creatore di ogni
valore.
La distinzione tra le due scuole serviva a Cusumano per rimarcare la posizione mediana della nuova
scuola e per confermare la scelta di una via riformista nella soluzione della questione sociale.
Mentre i socialisti volevano mutare il sistema per mezzo di una rivoluzione sociale, i riformisti
volevano progredire per mezzo di riforme e correzioni. E riformisti, per losservatore siciliano,
erano i giovani economisti della Germania che avevano tentato di definire i tempi e i modi di
soluzione della questione sociale.
Wagner riteneva il programma dei socialisti utopistico, ma conveniva con la critica di Marx e
Lassalle che avevano dimostrato i mali sociali del sistema economico.
Il fanatismo dei liberisti aveva prodotto un altro pi violento fanatismo, quello dei socialisti: tanto
gli uni che gli altri avevano <<una falsa idea dello Stato>>.
In Germania lo scontro sui mezzi per risolvere il problema sociale era diventato frontale tra il
partito pratico-economico e il partito diretto da Lassalle. La nuova scuola tedesca sceglieva il
partito medio tra questi due opposti sistemi; voleva che luno e laltro, insieme, intervenissero per la
soluzione della questione sociale.
Cusumano differenziava la nuova scuola tedesca dal socialismo: 1) essa aveva un diverso concetto
dello Stato; ed era ingiusta lespressione di socialisti della cattedra; 2) essa voleva introdurre il
momento etico nelleconomia senza distruggere la societ dalle sue fondamenta; 3) essa non
rinnegava le teorie di Smith.
La nuova scuola tedesca aveva rafforzato la concezione etica dello Stato e il legame tra economia e
morale, legame che gi Cusumano aveva individuato.

La disputa dottrinaria.
Quando si parla di Cusumano, quale personaggio chiave della diffusione del <<germanismo
economico>> nel nostro Paese, bisogna tener presente che egli raffigura il pi coerente
rappresentante di uneconomia politica empirica, pratica, capace di tener conto non solo di interessi
privatistici e tecnici, ma della crescente complessit dei problemi di una societ avanzata.
Quasi nessun economista in Italia dichiarer di essere disposto ad allinearsi completamente al
germanismo, anche se era sentita lesigenza di elaborare una giustificazione teorica
allinsoddisfazione per i risultati della politica economica liberista, adottata in Italia dallUnit.
I temi trattati dalle nuove correnti economiche toccavano interessi e uomini, impegnati negli anni
70 in unintensa battaglia politica sulla definizione dei nuovi indirizzi di politica economica.
In un articolo Ferrara attaccava senza mezzi termini i giovani studiosi che si erano intedescati e i
professori Cossa, Lampertico che insegnavano nelle roccaforti di Pavia e di Padova le cui proposte,
se adottate, avrebbero rischiato di sconvolgere le strutture delleconomia.
In un momento in cui si stavano dissolvendo le illusioni risorgimentali su di un rapido processo di
modernizzazione e di sviluppo e venivano alla ribalta nuove esigenze di ridefinizione del rapporto
tra Stato ed economia e cominciava ad aggravarsi la questione sociale il saggio di Ferrara contribu
a surriscaldare gli animi. Alla scuola lombardo-veneta Ferrara addebitava la colpa di aver posto al
centro della riflessione la questione sociale. La parola dordine della nuova scuola era divenuta
lequa ripartizione dei beni che lo Stato aveva <<diritto e dovere di effettuare>>. Essa aveva
cercato di nobilitare e sublimare il socialismo; ma questo socialismo ingentilito, che cercava di
evitare la rivoluzione mediante lintervento etico dello Stato nel campo della distribuzione e della
legislazione economica e finanziaria, era, agli occhi di Ferrara, ancora pi pericoloso del vero
socialismo poich pi subdolamente metteva in crisi i presupposti fondamentali del sistema
economico; iniziativa individuale, propriet privata, libert di scambio e di contrattazione.
Lintervento dello Stato nelleconomia, per Ferrara, non solo non era in grado di promuovere lo
sviluppo, ma finiva con limpedirlo, distruggendo le condizioni naturali su cui poggiava;
iniziativa individuale del proprietario e libert di scambio.
Nei primi scritti di Cusumano annotava Ferrara non vi era alcuno sfoggio di germanismo, ma
tutte le lodi erano riversate alla scuola italiana.
Lutilit dello scritto di Cusumano Sulla condizione attuale degli studi economici in Germania (il
pi noto e lodato) era incontestabile, ma per Ferrara, esso, mancava <<di giustizia distributiva>>:
rapido e stringato riguardo alla scuola liberista, lacunoso sul comunismo, Cusumano si era
ingegnato a far conoscere appieno <<le idee dellunica scuola da lui prediletta>>. Pi che un
espositore Cusumano era <<un giudice ingiusto e partigiano accecato>>.
Cusumano e la scuola lombardo-veneta volevano mutare in maniera radicale lindirizzo
delleconomia politica; contro di essi Ferrara chiamava a raccolta i veterani delleconomia
smithiana.
In seguito a questo appello venne fondata a Firenze la Societ Adamo Smith al fine di difendere,
sviluppare e propagare la dottrina delle libert economiche.
A replicare a Ferrara fu Luzzatti il quale insisteva sullimportanza della scuola tedesca e sul ruolo
svolto dagli economisti di quella nazione i quali rappresentavano una pluralit di posizioni. Peraltro,
la scuola tedesca aveva avuto il merito di far rifiorire leconomia politica, di aver dato nuovo
impulso alla scienza economica, di aver posto sul tappeto la questione sociale, affidandosi
allevoluzione e non alla rivoluzione.
Luzzatti tentava di dimostrare che lesagerato liberismo ferrariano contribuiva ad esasperare la
questione sociale, mentre economisti pi avveduti avevano compreso che la questione sociale
costituiva uno degli effetti dello sviluppo economico.
I seguaci di Ferrara furono liberisti e antigermanisti, contrari a qualsiasi intervento in campo
sociale; viceversa i suoi avversari furono interventisti e statalisti con collusioni con protezionisti e
concordanze con cattolici sociali.

3. LE SCUOLE ECONOMICHE DELLA GERMANIA


Tra ortodossia ed eterodossia.
Lattacco di Ferrara, laccusa di mancanza di giustizia distributiva nelle valutazioni e le dispute
sollevate in Italia dai suoi articoli spingeranno Cusumano a pubblicare un successivo lavoro in cui
viene riproposta la parte sul socialismo cattedratico e viene dato un largo spazio anche alla
diffusione del liberismo, nonch alla trattazione del socialismo. Si trattava di una considerazione
delle scuole economiche tedesche in relazione alla questione sociale.
Il lavoro era un tentativo di chiarire la propria posizione, di rispondere allaccusa di socialismo
venuta da pi parti.
Le idee economiche della Germania che per primo Cusumano aveva tentato di esporre non avevano
avuta molta accoglienza in Italia.
Solo alcuni giovani economisti e professori non avevano esitato quasi dichiarandosi sostenitori di
quelle dottrine: altri, dichiarandosi avversari della scuola di Manchester, le avevano esposte in
forma pacata, ma senza prendere parte direttamente nella polemica; erano i cosiddetti <<amici>>
della scuola realista della Germania, <<intendendo dice Cusumano significare con la parola
amici non gi i partigiani di una nuova dottrina economica>>, bens tutti quegli economisti che si
erano dichiarati favorevoli al nuovo indirizzo economico senza per ammettere tutte le teorie.
Cusumano afferma che <<sebbene i cos detti riformisti italiani non ammettano che sia oro tutto
quanto viene sostenuto dalla nuova scuola tedesca, nel che conveniamo anche noi, pure innegabile
che tra i riformisti italiani e i realisti tedeschi esistano alcuni rapporti di parentela. Tanto gli uni che
gli altri convengono nellaccettare le teorie moderne sullo Stato e non credono a priori allefficacia
assoluta del laissez-faire>>.
Solo alcuni giovani economisti avevano accettato le nuove teorie economiche.
Cusumano scrive che <<allorch i nostri avversari ci accusarono di socialismo o credettero di
trovare qualche tendenza socialistica nelle nostre opinioni sulla necessit di un maggior intervento
governativo nei fatti economici, essi confusero lintervento dello Stato in senso riformatore con
lintervento dello Stato in senso socialistico e dimenticarono i principi scientifici e caratteristici del
socialismo odierno>>.
A difendere Cusumano dallaccusa di socialismo e di <<parzialit>> per i socialisti della cattedra
era sceso in campo Scheel.
Il contenuto delle dottrine dei socialisti della cattedra che Cusumano dichiarava di aver accettato in
massima parte, se corrispondeva e si adattava meglio ai bisogni del mondo economico
contemporaneo, non era poi tale da meritare laccusa di eterodosso.
La difesa di Scheel era piaciuta a Cusumano poich costituiva unassoluzione dallaccusa di
eterodossia (ci si riferisce ad una serie di opinioni, ideologie, scelte di vita o credenze non in linea
con quelle dominanti o maggiormente diffuse) e di socialismo e, pertanto, un attestato di attinenza
alla scuola economica ortodossa a cui il pensatore siciliano continuava a ribadire di appartenere.

La diffusione dello smithianesimo: le prime societ di liberi scambisti.


Lintendimento di Cusumano fu quello di effettuare unesplorazione dei progressi della scienza,
unanalisi dei risultati sul piano sociale, un rendiconto a cominciare dai mercantilisti e dai fisiocrati
tedeschi.
A partire dagli anni precedenti la rivoluzione del 1848, lo smithianesimo aveva trovato un terreno
fertile in Germania; erano sorte parecchie societ, erano apparsi giornali politici e scientifici ed
opuscoli popolari, si erano organizzate assemblee in nome del credo liberista. I successi si
spiegavano con il fatto che la Germania aveva due grandi questioni da risolvere: quella della libert
del commercio e della riforma e quella della questione sociale.

Nel 1846 era stata fondata a Berlino la prima societ di liberi scambisti con lo scopo di combattere i
fautori del sistema protezionista e dei dazi differenziali mediante la pubblicazione di opuscoli
popolari, di corrispondenze giornalistiche, di discorsi in assemblee.
Enorme limportanza assunta dalla pubblicistica economica ed aspro il confronto con i protezionisti
nei congressi in cui i liberisti trionferanno.
Una lotta senza esclusione di colpi, che si era tradotta nella conversione al libero scambio della
stampa giornaliera e dellopinione pubblica.
Ma, risolta vittoriosamente la questione della libert del commercio, restava da affrontare il
problema sociale che la rivoluzione del 48 aveva portato alla ribalta.
Lo smithianesimo aveva vinto, ma era una vittoria che sarebbe durata poco a causa della sua
incapacit di affrontare la questione sociale.
La scuola tedesca del libero scambio trovava i mezzi di soluzione della questione sociale nelle
magiche parole della libert e dellistruzione. Allorch nel 1848 la questione sociale si present, gli
economisti seguaci del libero scambio o ne negarono lesistenza oppure ne trovarono lunico
rimedio nella libert. Da quel momento in poi, osserva Cusumano, si sono fatte molte riforme
liberali. Eppure la questione sociale non fu risolta. Si sosteneva che la questione sociale fosse
soltanto questione di produzione e non di divisione dei beni. Siccome era innegabile ragionavano
i liberisti che nessun motivo era tanto efficace quanto la libert per aumentare il capitale e per
conseguenza la produzione, ne derivava che soltanto con la libert e nel sistema della libert si
poteva trovare la vera soluzione della questione sociale.
Altro mezzo per risolvere la questione sociale secondo gli <<smithiani radicali>> era listruzione,
non solo per i benefici effetti che essa esercitava sullabilit delloperaio e per la diffusione delle
buone idee economiche, ma perch educava il cuore delloperaio, lo faceva buono, previdente,
timoroso di Dio e del capitalista, amante dellordine attuale delle cose.
Negando lesistenza di un problema sociale o confondendolo con la questiona operaia o con la
questione della miseria, i liberisti si aspettavano grandi cose dallaumento del capitale e non
riuscivano a comprendere che la questione sociale era questione di produzione e di divisione di beni
allo stesso tempo. La maggior parte degli smithiani radicali escludevano a priori lintervento dello
Stato nella questione sociale. Sostenendo che soltanto laumento del capitale era lunico mezzo di
soluzione della questione sociale. Nonostante i fatti diceva Cusumano dimostrassero che gli
aumenti di capitali non risolvevano, n diminuivano dintensit la questione sociale, gli economisti
continuavano a fare appello a questo solo ed esclusivo rimedio.
Anche in Germania, dopo i fatti avvenuti nella rivoluzione del 1848 in tutta Europa sostiene
Cusumano nacque un partito di reazione al liberismo, il quale volle da un lato, render pi forte il
potere governativo, e dallaltro, propugnare le necessarie riforme per il miglioramento della classe
operaia.
Dal 1848 al 1862 apparvero in Germania alcuni scritti sulla questione sociale.
Nello stesso periodo, mentre i liberisti continuavano a ripetere che tutti i mali economici e la
questione sociale erano conseguenza del fatto che la libera concorrenza non fosse ancora
pienamente attuata e che qualunque malattia economica non potesse essere curata che per mezzo
dellaumento del capitale, dellistruzione, della diligenza degli operai, Engel pubblicava nel 1867
uno scritto in cui proponeva la partecipazione al profitto come uno dei mezzi migliori per la
soluzione della questione sociale, in grado di realizzare unarmonia tra capitale e lavoro.

Manchesteriani e socialisti cattedratici.


In un saggio, pubblicato nel 1922, Meinecke, analizzando levoluzione della societ tedesca,
distingueva 3 fasi: la 1, dal 1810 al 1848, quella del liberismo classico; la 2, dal 1848 al 1870,
contrassegnata dallo storicismo empirico; la 3 in cui emergevano i socialisti della cattedra, i
cosiddetti positivisti e realisti.
Un albero evolutivo, quello tracciato da Meinecke, che coincide, nelle grandi linee, con quello
delineato da Cusumano.

Leconomia politica a partire dagli anni settanta inizia, per leconomista siciliano, una nuova fase
contraddistinta dalla divisione tra gli economisti della nazione, i quali si attribuirono
vicendevolmente i titoli di Manchesteriani e di Socialisti cattedratici.
Furono sopratutto i liberisti a lanciare nel 1870 un grido dallarme contro le teorie socialiste.
In tanti rispondono allappello e ricomincia una nuova lotta contro i socialisti puri e contro i
socialisti cattedratici. Il campo di lotta la questione sociale. Gli economisti seguaci del libero
scambio furono i pi attivi nella discussione sulla questione sociale e nellescludere lintervento
dello Stato. Wirth critica le teorie socialiste; egli nega smithianamente lesistenza della questione
sociale: uno smithianesimo, per Cusumano, astratto, impersonale che si fonda sulle opere di Smith
ma non sui tempi di Smith, uno smithianesimo che esclude a priori lesistenza di qualunque
questione sociale e pertanto la necessit dellintervento dello Stato.
La Germania che vantava la pi fedele e la pi severa valutazione del socialismo francese, non
possedeva una storia del socialismo tedesco, una critica delle teorie di Marx e di Lassalle.
Eminenti economisti, in Germania come in Italia, per confutare le idee socialiste facevano ancora
riferimento al socialismo antico, che era ben diverso da quello moderno.
Era questo uno dei motivi che aveva consentito ad esponenti minori dello smithianesimo tedesco di
attaccare i professori di economia delle Universit tedesche accusandoli di socialismo. Il primo a
lanciare un grido dallarme contro linvasione delle idee socialistiche francesi e a coniare il
nomignolo di socialisti cattedratici era stato Oppenheim. Egli, nel suo opuscolo, sosteneva che i
mezzi per la vera soluzione della questione sociale non potevano essere che quelli proposti dallo
smithianesimo, cio libert, istruzione, educazione, sicurezza ed aumento del capitale.
I liberi scambisti della Germania, a giudizio di Cusumano, cominciavano a vacillare e stavano
quasi per convertirsi ai giusti principi propugnati dalla scuola realista del libero scambio, che aveva
avuto il merito dessersi accorta della necessit di modificare le teorie economiche a seconda dello
svolgimento dei fatti sociali.
Il congresso di Crefeld aveva segnato una svolta nella storia dellevoluzione teorica del liberismo.
A Crefeld si ammise lintervento dello Stato nelle casse di assistenza per gli operai.
Sia la stampa tedesca che quella italiana avevano avvertito il cambiamento di indirizzo avvenuto al
congresso di Crefeld. Se la situazione in cui si era trovata la Germania aveva spinto gli economisti a
sostenere ad oltranza il principio della libert economica e del nessun incarico dello Stato, la nuova
formazione dellimpero tedesco aveva modificato questo principio ed aveva spinto una parte degli
economisti a credere che senza lintervento dello Stato non fosse possibile effettuare molte cose.
Ad Eisenach era arrivato il momento di ammettere che il dogma della scuola di Manchester era
stato smentito dai fatti.
In seguito a queste dichiarazioni, anche la stampa politica, fino a quel momento assoluta
sostenitrice del libero scambio, mut indirizzo.
Cusumano si augurava che, in Italia, la scuola astratta del libero scambio e la scuola realista, cio la
scuola dei cosiddetti socialisti cattedratici, si conciliassero affinch luna e laltra si coalizzassero
nella lotta contro il Socialismo.
Discutendo al secondo congresso di Eisenach nel 1873, gli economisti avevano approvato la
proposta di Wagner sulle societ anonime: per togliere i mali prodotti dalle societ anonime, oltre la
riforma del diritto di emettere azioni, desiderabile la limitazione del numero delle imprese che
possono formare oggetto delle societ anonime sostituendo in loro vece lo Stato, la provincia, il
comune. Limpresa pubblica pu trovar luogo accanto alla privata e alle societ di cooperazione,
cos nelle banche come nelle assicurazioni.
Una risoluzione che, pur avendo fatto gridare al socialismo, non era socialismo. Una risoluzione che
convalidava secondo Cusumano la posizione media tra i sostenitori dellassoluto laissez-faire e gli
abolizionisti delle societ e poteva contribuire a favorire la diffusione anche in Italia di societ di
cooperazione e di banche popolari.

4. DAL POSITIVISMO AL SOCIALISMO CATTEDRATICO


Lopposizione a Smith.
Il Verein un laboratorio in cui prendono vita e si confrontano, ad opera dei suoi membri composti
da gruppi intellettuali, delle importanti culture politiche.
Nel Verein la riflessione teorica si accompagna a dibattiti sulla scelta della politica doganale, sulle
forme dorganizzazione dellindustria, sulle societ anonime, sulla legislazione delle fabbriche;
tutte questioni che scatenano un acceso confronto politico, da una parte, con il liberalismo, dallaltra
con il socialismo.
Sono i socialisti cattedratici che, seguendo le teorie del positivismo e del realismo economico,
cominciano a smentire il principio assoluto del laissez-faire nelle faccende economiche e a criticare
alcune altre teorie economiche sostenute dagli Smithiani radicali, cio dai cos detti seguaci della
scuola di Manchester e della scuola del libero scambio.
La causa che aveva originato questa scissione andava individuata per Cusumano sia nel progresso
delle scienze sociali sia nella disputa sui mezzi di soluzione della questione sociale. La nuova
scuola economica si chiamava realista o dei socialisti cattedratici proprio per indicare
lappartenenza ad essa delle migliori teste della Germania, di quei professori che insegnavano
statistica ed economia politica nelle sedi universitarie pi prestigiose.
Il programma della nuova scuola, formulato da Wagner e da Schonberg, conteneva non solo la
critica del laissez-faire e indicazioni sul cosiddetto momento etico nelleconomia politica, ma
soprattutto determinava la <<posizione media>> della nuova scuola tra i manchesteriani e i
socialisti e dimostrava la necessit dellintervento dello Stato, della Societ e degli stessi operai
nella Questione Sociale.
Una programmata <<reazione scientifica>> determinata dai fatti e dalla loro contraddizione con le
teorie pi in voga. E i fatti erano laumento del proletariato e lineguale distribuzione della
ricchezza.
Linterpretazione di Cusumano della scuola sociale parte da Lemontey il precursore della scuola
sociale per arrivare diritto a Sismondi a colui che aveva perfezionato e completato la critica alle
teorie di Smith: combattendo il materialismo di Smith, egli aveva sostenuto che le ricchezze
dovevano essere considerate in uno stretto rapporto con il benessere individuale e generale, con la
moralit e la civilt. In Sismondi, Cusumano vede colui che per primo aveva parlato della necessit
di tener conto, accanto alla produzione, della divisione dei beni ed aveva individuato nellintervento
dello Stato lunico mezzo per salvare la societ.
Sismondi aveva avuto il merito di voler introdurre il cosiddetto momento etico nellEconomia
politica e di dare alla scienza un obiettivo pi complesso e meno materialista di quello di Smith,
rivestendola di un carattere umanitario e filantropico.
La filiazione tra scuola sociale e scuola storica , per Cusumano, diretta, perch la nuova scuola
tedesca ripete in massima le obbiezioni allattuale sistema delle industrie e si fa forte di alcune
opinioni della suddetta scuola. Diverso il discorso per quel che concerne lindividuazione del ruolo
dello Stato, frutto di un lungo processo di elaborazione; la scienza tedesca aveva imitato i pi
avanzati movimenti inglesi e francesi, ma si era posta in netta competizione con essi.
Per quanto riguarda lopposizione a Smith, quella cio dei socialisti, anche questa riconosce
Cusumano era partita dalla Francia e aveva trovato in Blanc il pi grande oppositore del principio
del laissez-faire. Cusumano accomunava i progetti per la Francia alle utopie di Marx e Lassalle per
la Germania. I loro lamenti erano fondati su fatti innegabili, ma i loro progetti erano difficilmente
attuabili come dimostrava la nuova scuola economica tedesca che, partendo dalla scuola sociale,
stava cercando una mediazione con i liberal-riformisti.
Ci che divide gli economisti tedeschi dai liberisti la questione dellintervento dello Stato; gli
economisti tedeschi apprezzano i beni della libert individuale, ma dichiarano che essa sola non
basta a soddisfare tutti i bisogni economici.

Da List alla scuola storica.


La storia dellEconomia Politica nella Germania dellOttocento si caratterizza, per Cusumano, nel
rifiuto allassolutismo delle teorie economiche e nel possedere esatte idee sullo Stato e sul suo
intervento nella vita economica. Gli economisti tedeschi avevano evitato gli scogli nei quali si erano
arenati i pensatori degli altri paesi. Mentre gli economisti inglesi e gli economisti francesi avevano
considerato lo Stato come un meccanismo e un semplice istituto di sicurezza, quelli tedeschi
avevano ritenuto lo Stato <<necessario, come depositario dei pi alti interessi della nazione>>;
avevano contrapposto alle teorie economiche utilitarie un forte sentimento per il bene di tutte le
classi sociali. Nel corso dellOttocento in Germania acquistano un posto centrale le funzioni della
garanzia e del benessere sociale e prevalgono le capacit dello Stato di assicurare queste ultime
mediante lintervento in campo economico e sociale.
Le teorie di Smith erano state combattute in Germania sia dai vecchi reazionari come Muller, sia dai
progressisti come List.
Secondo Cusumano gli elementi positivi delle obiezioni di Muller erano lopposizione al concetto
meccanico e materiale dello Stato, linsistenza sulla necessit di uno spirito morale e collettivo, il
riconoscimento del valore relativo delle teorie smithiane.
La via tracciata da Muller era stata seguita da List, ma per uno scopo diverso.
Per List la ricchezza nazionale consisteva non gi nella quantit del valore di scambio ma nello
sviluppo delle forze produttive: esse erano, pertanto, loggetto pi importante della nazione.
Ogni nazione aveva tre forze produttive; agricoltura, arti e commercio, delle quali, secondo List, la
seconda era la pi importante. E la nazione percorreva 4 gradi di sviluppo. Ora, in una nazione che
non era ancora arrivata ad un grado di sviluppo eguale a quello delle altre nazioni e non era in
condizione di poter resistere alla loro concorrenza, era necessario che lo Stato, per mezzo di dazi
protettivi, determinasse le condizioni del passaggio da uno ad un altro grado, al fine di rendere la
propria nazione competitiva e capace di resistere alla concorrenza straniera. La condizione della
Germania era tale da richiedere un sistema di dazi protettivi. Leconomia politica doveva formulare
le regole delleducazione economica della nazione e lo Stato era chiamato ad aiutare la nazione.
Le teorie di List, per Cusumano, avevano il merito di aver dimostrato limportanza della Storia e
della Nazionalit nelleconomia politica; di aver aperto la strada al metodo storico; di aver
confutato alcuni principi di Smith e le cosiddette leggi naturali economiche. con List che
comincia in Germania la reazione al <<cosmopolitismo>> delle teorie economiche, alle
<<conclusioni assolute>> efficaci per ogni tempo e per ogni luogo e alle <<leggi naturali
economiche>>, sostenute dai radicali smithiani; con List che emerge lelemento nazionale in
economia politica e si comincia a tener conto delle condizioni politiche, storiche e sociali delle
nazioni.
Cusumano interessato a cogliere il messaggio generale di List. Un messaggio forte che la scuola
storica ha fatto proprio formulando il principio della relativit.
Da ci la critica al cosmopolitismo smithiano, cio allidea che le leggi economiche avessero un
valore assoluto per tutti i popoli. Lerrore di quelle teorie stava nel fatto che dimenticavano luomo
reale e che supponevano come immutabili i suoi bisogni. Per la scuola storica trovare una teoria
economica valida per tutte le nazioni era difficile. Da qui, la necessit di osservare con il metodo
storico-fisiologico i gradi di cultura dei diversi popoli.
Questo metodo storico-fisiologico consiste, concorda Cusumano, nel considerare leconomia
pubblica come una parte della vita nazionale, nellosservare gli effetti continui e rispondenti tra i
fatti politici, etici ed economici, nellesporre la natura economica, i bisogni, le leggi e glistituti
economici dei popoli, e in ultimo nel non riconoscere una Economia Politica la quale valga
assolutamente e universalmente, n che faccia astrazione dai fatti storici e pratici.
Uneconomia politica, pertanto, diversa secondo i gradi economici in cui si trovavano i diversi
popoli: su questo si fondava il principio di relativit che la scuola storica aveva applicato a tutti i
sistemi di economia politica.
In base a questo criterio, la conseguenza era la negazione di leggi naturali economiche.

Roscher aveva una concezione dello Stato il cui scopo non era limitato alla soddisfazione di alcuni
bisogni ma abbracciava tutta la vita di un popolo. Unazione tuttavia, quella statuale, maggiore o
minore a seconda delle condizioni di fatto delle varie nazioni.
Allo smithianesimo, infine, e al suo materialismo la scuola storica aveva contrapposto la necessit
di uno stretto legame con letica e con la morale. Questi i principi fondamentali della scuola storica
che, per, non erano stati accettati da tanti in Europa; alla scuola storica si criticava di aver tentato
di annullare la scienza come complesso di verit valide sempre e in ogni luogo, di aver limitato
leconomia politica alla descrizione dei fenomeni economici e delle condizioni di fatto.
Critiche, per Cusumano, vere solo in parte e che non tenevano conto dei vantaggi scientifici ottenuti
per opera di questa scuola.
I vantaggi scientifici della scuola storica erano invece stati accettati e sviluppati in Germania dai
migliori economisti.
Lapprezzamento delloriginalit e dellimportanza della nuova scuola tedesca non impediva a
Cusumano di riconoscere il debito di questa, soprattutto per la parte critica, al socialismo francese.

Il ruolo dello Stato.


Una concezione particolare della societ e dellintervento dello Stato nellordinamento economico e
sociale era diventato punto principale di controversia tra la nuova scuola economica tedesca e la
scuola di Manchester.
Cusumano avanzava la richiesta di una maggiore chiarezza sulle idee di Smith e dei suoi seguaci
intorno allo Stato. Smith, poich aveva posto a fondamento del suo impianto il sistema della
naturale libert, ne aveva dedotto che lo Stato doveva solamente garantire agli individui la sicurezza
di godere il frutto del proprio lavoro. Pi volte, Smith, aveva ripetuto che lingerenza governativa
era impotente, monopolistica, inutile e dannosa; nel sistema della naturale libert i doveri dello
Stato erano soltanto quelli di proteggere la societ dalla violenza esterna, mediante la difesa, e dalla
violenza interna, mediante la giustizia, di erigere e mantenere alcune istituzioni.
Da queste idee di Smith deriv una politica economica (laissez-faire), con la quale stata diretta
tutta lEuropa.
La politica liberista aveva riconosciuto quale unico compito dello Stato il mantenimento del diritto
e aveva abbandonato lo sviluppo morale ed intellettuale dei popoli, cos come il conseguimento del
benessere economico, allattivit dei singoli e delle libere associazioni private.
Conseguenti a questa politica furono le riforme liberali attuate in Europa nel corso dellOttocento,
volte allabolizione di tutte le istituzioni e le leggi che ostacolavano la libera attivit dei privati.
Lintervento dello Stato fu ridotto ai minimi termini ed alla vecchia legislazione si sostitu un
ordinamento economico avente per base la libert personale.
<<Il principale rimprovero fatto allo smithianesimo dallattuale scuola tedesca afferma Cusumano
che esso abbia delle false idee intorno allo Stato e sul suo intervento nellordine economico>>.
Schonberg e Wagner sostenevano la necessit dellintervento dello Stato per risolvere la questione
sociale e sottolineavano che la politica economica governativa doveva essere diversa a seconda
delle condizioni concrete delle nazioni e dei diversi casi.
Il Medioevo aveva lasciato in eredit ai tempi moderni la soluzione di due grandi problemi: rendere
pi forte lo Stato e sviluppare il principio della libera personalit impedito dalle corporazioni. Il
tentativo di risolvere il primo problema aveva prodotto il mercantilismo e la teoria della prosperit.
La discussione sullorigine, sulla natura e sugli scopi dello Stato era stata profondamente
influenzata dalla teoria del contratto.
Pertanto, non si riconosceva la necessit dello Stato. Allo Stato veniva assegnato soltanto il compito
del diritto o della garanzia della libert; esso era qualche cosa di esterno, di accessorio, un nemico
della societ da ridurre al minimo possibile. In tal modo, mentre la teoria della prosperit
sacrificava lindividuo allo Stato, quella del contratto sacrificava lo Stato allindividuo.

Ma era stato Kant a sviluppare la teoria relativamente ai diritti dellindividuo di fronte allo Stato ed
agli scopi di questo. Lo Stato doveva assicurare la libert di tutti senza curarsi del benessere
materiale, spirituale e morale dei cittadini: il suo unico scopo era la sicurezza del diritto dei singoli.
Lo smithianesimo, per Cusumano, non rappresenta che una logica applicazione delle teorie
individualistiche che dominavano nel XVIII secolo nella Filosofia del diritto. Il punto di vista
principale da cui parte Smith, infatti, sono gli individui considerati separatamente e non nella loro
totalit; il concetto atomistico dello Stato domina il suo sistema.
Cusumano insiste sullinterdipendenza dei due sistemi; il razionalismo politico fonda la societ sul
contratto del diritto, il razionalismo economico sul contratto di scambio, ed il vantaggio privato
vale nelluno e nellaltro caso come la causa ed il legame della comunit. Pertanto, entrambi i
sistemi considerano le imposte come il contributo versato dai singoli allo Stato in cambio dei servizi
ricevuti.
Un lungo discorso, quello di Cusumano, volto a dimostrare che il sistema economico di Smith
corrispondeva alle teorie politiche dei suoi tempi. Il che valeva a dimostrare la <<verit relativa>>
del suo sistema e quindi lerrore dei suoi discepoli, i quali lo avevano voluto innalzare a <<verit
assoluta>>, ritenendo che le teorie di Smith valide per quei tempi, potessero essere applicate a
situazioni e a tempi diversi.
Le teorie politiche del XVIII secolo e quella del contratto sociale, peraltro, non erano durate a lungo
nella Filosofia del diritto. La teoria del contratto sociale era stata combattuta da tante scuole. Queste
scuole venivano accomunate da Cusumano non solo per il dichiarato intento di combattere e
ritenere falsa la teoria del contratto sociale, ma anche per il riconoscimento della necessit di un
legame positivo e interno tra lo Stato e lindividuo da sostituire al legame esterno, casuale ed
arbitrario, proprio delle teorie contrattuali. Allo Stato non poteva essere dato il solo scopo del diritto
ma anche quello della prosperit e del benessere. Nacquero cos le teorie filosofiche di Hegel e di
Schelling e di altri che modificavano lidea di Kant. Lo Stato aveva per suo scopo quello del diritto,
ma nel suo pi alto concetto di ordinamento della vita economica e sociale.
Quindi era legittima e giusta, per Cusumano, la reazione alle idee sullo Stato di Smith e dei suoi
seguaci. La consonanza tra le idee della nuova scuola tedesca e quelle della Filosofia del diritto
dimostrava la necessit di abbandonare le vecchie opinioni che avevano soltanto un valore relativo
nel secolo XVIII.
Gi lo stesso Mill aveva cominciato a modificare le idee di Smith. Seguace moderato del libero
scambio, aveva preso le distanze sia dalla scuola che propugnava la massima ingerenza governativa,
sia dal laissez-faire.
Le teorie di Smith erano un prodotto dei suoi tempi e corrispondevano pienamente alle esigenze di
unepoca in cui si era verificato lo sviluppo industriale ed era nota la necessit di abolire tutti gli
ostacoli che si opponevano alla libert; esse, pertanto, erano fondate sullosservazione dei fatti e
sulla vita reale. Ma, dopo Smith la situazione dellindustria era cambiata ed erano sorti nuovi
bisogni. Questi cambiamenti avrebbero dovuto spingere i suoi discepoli a modificare le teorie del
maestro; essi invece agirono in senso opposto ed elevarono a teorie assolute quelle che erano
soltanto teorie relative.
A questa applicazione di una teoria per nulla rispondente alla realt si erano opposti i nuovi
economisti. Unopposizione per Cusumano quanto mai giustificata dallesigenza di un ritorno al
vero metodo, cio lindagine dei fatti; dallaspirazione a trarre le conclusioni dallesperienza e a
fondare le nuove proposte sui bisogni della vita reale, cos come aveva fatto un secolo prima Smith.
Allidealismo e allastrattismo si sostituisce il realismo.
Contro questo metodo di trattazione era insorta la scuola storica che esaminava luomo reale e
storico, prodotto della storia e della civilt. In questa direzione si stavano movendo anche gli
economisti della nuova scuola. Le opere di costoro costituivano una continua protesta contro le
astrazioni e lidealismo economico.

5. LA QUESTIONE METODOLOGICA
Del metodo induttivo.
Quasi tutti gli economisti della nuova scuola si stavano ponendo la questione del metodo da seguire
nelleconomia politica. Grazie alla matrice storica, allattenzione ai compiti che il nuovo Stato e la
nuova societ dovevano assolvere per rispondere alle esigenze dello sviluppo, si stava realizzando
laffermazione del principio di scientificit. Una oggettivazione dei metodi di ricerca, al fine di
conoscere i mutamenti sociali, conseguita attraverso la rilevazione statistica e linchiesta. La
discussione circa il metodo utilizzato da Smith non era chiusa perch egli aveva lasciato spazio a
varie interpretazioni. Si cercava di capire se avesse adoperato il metodo induttivo o quello
deduttivo. Cusumano risolve la questione facendo riferimento a Comte, il quale aveva dimostrato
che linduttivo era lunico metodo di cui si potesse fare uso nella scienza. La vera scienza
economica, a detta di Wagner, non poteva fare a meno del metodo induttivo, in particolare del
metodo statistico, sia per studiare la questione sociale sia per dimostrare quanto di vero e di falso ci
fosse nelle dottrine dei socialisti.
Metodo induttivo e deduttivo andavano, per Cusumano, usati entrambi. Per Cusumano limpiego
del metodo deduttivo era pi o meno fecondo di buoni risultati o di errori, secondo che lipotesi da
cui si partiva era pi o meno ardita. Era quindi necessario il metodo induttivo quale controllo della
deduzione.
Solo il metodo induttivo, secondo Cusumano, poteva dimostrare la falsit delle teorie socialiste al
pari di quelle liberali.
Cusumano esprime la necessit dessere meglio informati sulla condizione reale delle classi operaie,
la quale attualmente si ignora, attraverso uffici di statistica del lavoro, indagini a tappeto,
osservazione sistematica dei fatti, raccolta di dati.
La statistica non doveva servire solo a fornire dati sulla produzione ed espropriazione ma anche a
procurare informazioni sui prodotti di ricchezza.
Cusumano, attraverso la discussione sul metodo, tentava di dimostrare la tendenza realistica della
nuova scuola tedesca: questa aveva svelato che il sistema economico fondato sullinteresse
personale non era sufficiente a soddisfare tutti i bisogni economici del popolo e produceva
disarmonie; e aveva teorizzato che era necessario considerare anche il sistema economico comune e
discutere intorno allo Stato e ai suoi scopi.
La battaglia andava condotta contro i liberali radicali che negavano la questione sociale e contro i
socialisti. Contro i primi per non incorrere negli errori smithiani, contro i secondi per non
sopprimere il sistema economico privato (la propriet privata).

Tra economia e morale.


La questione del rapporto tra economia ed etica non era nuova nella storia della scienza.
Ma erano stati soprattutto gli economisti di Francia a propagandare queste idee e a dare a questo
indirizzo il nome di tendenza economica moderna. Ad essa sostiene Cusumano si era associata
la nuova scuola economica della Germania unanime nel ripetere le obbiezioni del materialismo e
nel provare la necessit di una giusta unione delleconomia politica con la morale.
Schaffle aveva dimostrato la necessit di sostituire alla crematistica leconomia etico-antropologica,
ossia uneconomia politica che aveva come punto di partenza e come scopo finale luomo e non la
ricchezza o crema. In un sistema economico etico il processo della produzione veniva considerato
non come un processo naturale, ma quale un atto morale, per cui luomo tendeva al conseguimento
dei suoi fini.
Schonberg aveva considerato i beni materiali non come scopo a s stessi, ma come mezzi per
ladempimento degli scopi sociali degli individui: lideale economico era determinato dallideale
etico e politico e quindi non solamente dalla massima produzione della ricchezza, ma anche da una
sua giusta ripartizione, mediante la quale gli uomini potessero conseguire gli scopi loro assegnati.

Dallammissione di questo principio, che per Schonberg era il principio etico, derivava che
leconomia politica non doveva prestare interesse solo alla produzione dei beni, ma anche al loro
consumo; che non doveva considerare il lavoro come pura forza produttiva, ma come parte della
vita delluomo.
A sostegno della necessit di fondare leconomia politica sopra principi etici si erano espressi in
tanti. Sismondi aveva riconosciuto che la questione pi importante della scienza non era laumento
della ricchezza a qualunque costo, ma una buona divisione dei beni.
Si trovava in germe, nelle teorie di Smith, la falsa idea di considerare il valore come unico scopo
della scienza, di apprezzare il lavoro come mezzo per laumento del valore, di dimenticare gli scopi
delluomo e di fare delleconomia politica una scienza al servizio del capitale.
Socialisti e comunisti avevano indirizzato le loro critiche contro i due sommi principi: la propriet
privata mobile ed immobile e la libert personale. Questi stessi principi erano stati fatti segno ad
alcune obbiezioni anche da parte dei socialisti della cattedra che avevano ammesso la possibilit
della loro mutazione contro il partito economico, che aveva considerato lattuale diritto di possedere
come naturale e fondato sopra base immobile.
Nelle citt era possibile laumento del valore del proprio fondo senza lavoro. La propriet urbana
godeva di una posizione di monopolio che determinava la mancanza degli alloggi, poich da una
parte i possessori di tali aree di fabbricazione erano pochi e queste erano in quantit limitate, mentre
il bisogno di alloggi e la domanda erano illimitati. Inoltre c una grande differenza tra propriet
urbana e propriet rurale. In questultimo caso era richiesto un continuo impiego di capitali e un
continuo lavoro del proprietario. Al contrario, i capitali fissi nella propriet urbana non esigevano
questa continua attivit. Lazione del proprietario si limitava ad una debole sorveglianza
delledificio. Era in conseguenza di questi fatti che Wagner proponeva lestensione del diritto di
espropriazione alla propriet urbana.
Schmoller diceva che la propriet non assoluta; il suo valore sempre pi determinato dalla
societ che dal merito degli individui.
Certo, non tutti i socialisti cattedratici osservava Cusumano convenivano nel respingere
lassolutismo del diritto di propriet. Engel, ad esempio, non era favorevole allespropriazione se
non quando non vi fossero altri mezzi per combattere le dannose conseguenze del monopolio.
La questione sociale dice Cusumano allora questione di divisione di beni; ora gli economisti
della nuova scuola tedesca stavano portando avanti il discorso e si stavano chiedendo se il salario
dovesse crescere a costo del capitalista o a costo del consumatore o per mezzo dellintervento dello
Stato.
Riforme e limitazioni del diritto assoluto di propriet che erano le proposte degli economisti
tedeschi, sottoscritte da Cusumano, poich non si trattava di abolire quel diritto ma di riformarlo. La
proposta di Wagner circa lespropriazione della propriet urbana era relativa alle circostanze e non
assoluta e non portava al comunismo.

La teoria etica delle imposte.


Chiamati a rispondere su quale fosse il diritto dello Stato dimporre, molti scrittori di Scienza delle
Finanze e soprattutto i seguaci della scuola di Manchester sostenevano che lindividuo era obbligato
a pagare i tributi allo Stato in cambio dei servizi che riceveva. Ma poich lindividuo prima di tutto
doveva soddisfare i suoi bisogni, lo Stato poteva colpire soltanto la parte di ricchezza superflua,
cio il reddito netto. Per quanto riguarda poi la misura in cui il reddito dovesse essere colpito,
questa derivava dalla speciale posizione dellindividuo verso lo Stato o per i vantaggi che ne
ritraeva.
Diversa a questa soluzione era per Cusumano quella che si fondava sul principio etico delle
imposte. Il diritto dimporre trovava il suo fondamento nellessenza stessa della societ ed il tributo
che lindividuo doveva pagare allo Stato non era un obbligo in cambio dei vantaggi economici
ottenuti, come dicevano i liberisti, ma era conseguenza della giustizia naturale e sociale.

Limposta insomma, diceva Cusumano, si fondava sul rapporto di sudditanza e di cittadinanza ed


era conseguenza dellesistenza dello Stato.
Limposta non era una pena, ma un legame tra gli individui e lo Stato che si proponeva lo scopo
della loro perfezione; essa doveva essere considerata come il contributo dellindividuo per lo
sviluppo e ladempimento degli scopi sociali.
Qual era la fonte dalla quale doveva prelevarsi il tributo?
Innanzitutto, non bisognava confondere, ragionava Cusumano, il prodotto netto con il reddito netto.
Se il prodotto netto era il soprappi del valore del prodotto sul costo di produzione, il reddito netto
era la somma dei beni economici che lindividuo poteva impiegare per la soddisfazione dei suoi
bisogni senza per questo diminuire la sua fortuna.
Secondo la nuova scuola etico-antropologica limposta invece di colpire il bene, il reddito netto,
doveva colpire la personalit economica in tutti i suoi impieghi e in tutti i suoi godimenti.
Limposta doveva colpire lindividuo per la sua capacit di servizio e di godimento, per le sue
entrate provenienti dallinteresse, dalla rendita e dal profitto e per i suoi capitali.
Certo, confessa Cusumano, la nuova scuola tedesca non aveva ancora un programma
scientificamente preciso, ma le nuova opinioni erano sostenute da quasi tutti i professori universitari
ed erano in armonia con le teorie politiche moderne sullo Stato.

6. TRA CONSERVATORISMO E DEMOCRAZIA PROGRESSIVA


I conservatori.
Il socialismo della cattedra rappresentava il punto in cui si stavano incontrando, in nome delletica, i
pensatori del conservatorismo, del cristianesimo sociale, della democrazia progressiva.
Denominatore comune per tutte queste convergenze era la questione sociale da risolvere.
In Germania il sistema economico liberale era stato combattuto sia in nome della reazione da parte
dei conservatori sociali, sia in nome del progresso da parte dei socialisti. Sia gli uni che gli altri,
secondo Cusumano, appartenevano al partito eterodosso delleconomia politica, mentre i seguaci
della scuola astratta (libero-scambisti) e della scuola realista (socialisti cattedratici) rappresentavano
il partito ortodosso, cio quel partito che era contento dellordinamento economico o per come esso
era o per come esso poteva divenire mediante le riforme.
La storia delleconomia politica annoverava parecchi economisti i quali avevano combattuto le
dottrine liberali in nome di certi privilegi. A questi era stato dato il nome di conservatori reazionari.
Il romanticismo tedesco in campo economico propagandava la restaurazione di istituti medievali.
Assai duro il giudizio di Cusumano su Muller, il quale era contrario al pagamento del salario in
denaro, alle riforme liberali e alla mobilit della propriet della terra.
Proprio perch anche in Germania, secondo Cusumano, la rivoluzione del 1848 era stata una
rivoluzione sociale alla quale avevano preso parte tutte le classi della societ, dopo il 48 i
conservatori, che rappresentavano gli interessi delle tre classi (nobilt, clero e borghesia storica)
spodestate dalla rivoluzione, erano stati costretti ad affermarsi come partito pratico. La tre classi si
erano costituite in partito pratico al fine di opporsi alle riforme liberali e salvare lantico
ordinamento politico e sociale.
Dopo il 48 i conservatori avevano cominciato a convenire nella critica dello smithianesimo per
come veniva fatta dai socialisti; lordinamento economico era insufficiente a soddisfare tutti i
bisogni economici del popolo e per conseguenza occorrevano miglioramenti e riforme.
Partendo, per, da questa premessa, vecchi e nuovi conservatori erano arrivati a conclusioni diverse.
I vecchi conservatori propugnavano la restaurazione delle istituzioni economiche e politiche del
Medioevo e continuavano a seguire le teorie conservatrici. Credevano che si potesse ottenere la
soluzione della questione sociale mediante la restaurazione delle antiche corporazioni, migliorate e
rese conformi a quei tempi. Essi condividevano con i socialisti la critica allo smithianesimo.

Per Haller la causa del generale impoverimento il furto sistematico fatto a danno della classe dei
possessori fondiari, la quale, nei tempi scorsi, viveva in un regime patriarcale con gli operai. Il
rimedio per allontanare il generale impoverimento non poteva trovarsi nellistruzione, nella
costruzione delle ferrovie e neanche nel risparmio, ma nellattuare la giustizia e nel sostituire ai
principi liberali secondo i quali ad ognuno si rubava il suo, i principi di giustizia secondo i quali ad
ognuno si lasciava il suo. Haller proponeva che si ritornasse alla monarchia assoluta.
Lesperienza dimostrava il fallimento delle dottrine liberali: la concorrenza e la libert di lavoro,
secondo Schuren, si fondavano sullegoismo che provocava ingiustizie e disordini sociali. La
concorrenza non comportava il basso prezzo dei prodotti e laumento del consumo poich il buon
prezzo si otteneva ingannando il consumatore attraverso la falsificazione e lalterazione delle merci
oppure riducendo il salario delloperaio.
Sulla libert del lavoro molto si era discusso in Francia. E la contestazione del modello liberale si
era tradotta nel 48 in una giustificazione della lotta operaia e della richiesta socialista del diritto al
lavoro.
Erano stati proprio i danni del liberalismo e della concorrenza secondo Schuren a fomentare il
socialismo. Spettava allora ai conservatori utilizzare le critiche socialiste al modello liberale, e
proporre, per soluzioni completamente diverse: la riforma economica, invece di cominciare dalla
parte (cio dagli individui), come volevano i socialisti, avrebbe dovuto iniziare dal tutto, cio dallo
Stato e dalla societ.
Uno strano intreccio di conservatorismo e di liberalismo volto a ridare al corpo sociale la sua
naturale organizzazione mediante il ripristino delle corporazioni, sorgente di ogni bene.
Le corporazioni erano buone istituzioni medievali, ma non potevano conciliarsi con la grande
industria della seconda met dellOttocento, con i nuovi mezzi di comunicazione.
I socialisti della cattedra definivano queste proposte reazionarie, perch non solo tentavano di
tornare indietro nel tempo, ma derivavano anche da una falsa teoria conservatrice che era stata
combattuta sia da Wagener sia da Meyer. Entrambi definivano reazionaria e feudalistica la frazione
dei vecchi conservatori.
Proprio su questo punto il programma dei nuovi conservatori aveva preso le distanze da quello della
frazione dei vecchi conservatori, avvicinandosi molto a quello della democrazia socialista e del
socialismo cattolico.

La dottrina sociale conservatrice.


Per i nuovi conservatori, con a capo Wagener, lo Stato doveva dare opera ad una riforma generale
per istituire un nuovo ordinamento sociale senza far rivivere le istituzioni economiche del
Medioevo, cio le corporazioni di arti e mestieri.
La dottrina sociale conservatrice, diceva Meyer, si fonda su principi liberali, li sviluppa e li muta
seguendo lo spirito conservatore cristiano-religioso; assicurando la libert dellindividuo; creando
nuovi ordinamenti economici senza ricorrere alla rivoluzione.
Una dottrina, diretta alla formazione di un nuovo ordinamento sociale, nel senso della giustizia e dei
principi cristiani.
Per Cusumano, ci che contraddistingue la scuola dei nuovi conservatori e li differenzia dai
socialisti e dai vecchi conservatori la loro battaglia per lintroduzione delle Trade Unions: essi
dice Cusumano sono progressisti sociali perch vogliono proibire la rivoluzione sociale ed
assicurare le fondamenta dellantico ordinamento sociale per mezzo delle riforme legislative.
Nel 1865 Wagener era stato tra i primi a sostenere la libert di coalizione, mentre si era dichiarato
avversario della libert del lavoro e della libert della concorrenza. E nel 1866 aveva sostenuto il
suffragio universale. Wagener aveva teorizzato la necessit di unire il momento etico allinteresse
personale.
La ricostruzione di Cusumano calcava la mano sul rifiuto del liberismo da parte dei nuovi
conservatori, sulla loro simpatia per i principi economici di Lassalle, sui loro tentativi di mettere
fine alla guerra sociale mediante lassociazione del capitale e del lavoro.

Dopo il 1866 Meyer aveva continuato lopera di Wagener e in un suo scritto aveva esposto le teorie
socialiste del tempo e formulato il programma dei nuovi conservatori. Accettazione dei mutamenti
avvenuti nellordine economico per lintroduzione della grande industria, riconoscimento delle
libert politiche che avevano emancipato la classe lavoratrice, formazione di associazioni
economiche, istituzione delle Trade Unions; questi i punti fondamentali del programma dei nuovi
conservatori, a cui Meyer aggiungeva laccettazione e il sostegno del suffragio universale come uno
dei mezzi principali per risolvere la questione sociale. Con il suffragio universale si potevano
rendere migliori i rapporti tra le diverse classi sociali e la classe operaia poteva prender parte alla
cosa pubblica e riconciliarsi con la societ e con lo Stato.
Cusumano osserva che il suffragio universale, considerato come un mezzo per risolvere la
questione sociale, era sbandierato sia dai conservatori che dai socialisti e dai liberisti. I conservatori
consideravano il suffragio universale uno strumento di pace tra le classi sociali, e mai un mezzo di
predominio delluna sullaltra.
I conservatori avevano una concezione diversa dello Stato. Bandita lidea di uno Stato garante
soltanto del diritto, alla maniera dei liberisti, cos come quella di uno Stato tutelatore e
regolamentatore, alla maniera dei socialisti, i conservatori propendevano per unazione lenta e
continua, a favore dellinteresse generale.
Lo Stato doveva garantire una buona distribuzione della ricchezza, ostacolando laccumulazione
della medesima nelle mani di pochi, mediante la limitazione del lusso e con lapplicazione
dellimposta. Peraltro, un sistema finanziario fondato sulla limitazione dellinteresse del capitale,
sulla restaurazione delle antiche leggi sullusura, oltre ad evitare il ritorno della rivoluzione, poteva
prevenire le crisi economiche, soprattutto se associato ad un sistema di assicurazione agli operai di
un minimum di salario.
Poich esistevano molte difficolt per lattuazione del minimum salariale, Meyer proponeva delle
vie indirette: di togliere una parte ai capitalisti e ai proprietari a favore della classe operaia. Lo Stato
doveva amministrare le sue foreste, le ferrovie, la marina, costruire le case per i suoi impiegati,
determinare legalmente il salario.
Un programma riformatore che destava non poche perplessit non solo tra i liberisti ma anche tra i
socialisti cattedratici per le proposte di ingerenza governativa.
Cusumano dimostra la sua opposizione alla restaurazione delle antiche leggi restrittive sullusura e
stabilisce anche parentele e distanze tra nuovi conservatori e socialisti.
I socialisti si erano accorti dellassonanza, nella parte critica, tra le loro idee e quelle dei nuovi
conservatori ed erano scesi in campo per prenderne le distanze.
La storia economica della Germania era diventata di somma importanza per lo sviluppo delle teorie
socialistiche. Cusumano fa appello agli intellettuali italiani per una pi attenta riflessione delle
tematiche al centro del dibattito tedesco e degli sviluppi del socialismo in quella nazione.

7. IL SOCIALISMO DI STATO: DA RODBERTUS A LASSALLE


Il socialismo in Germania.
Alla base dei ragionamenti statal-socialisti stavano constatazioni dei cambiamenti. Lintervento
dello Stato in alcuni settori produttivi e la costruzione di uno Stato sociale erano imposti dalla
realt stessa che richiedeva di rafforzare leconomia nazionale proteggendola allesterno e di varare
una legislazione sociale di stampo socialista.
In Germania le prime idee socialiste erano apparse a fine Settecento ma erano prive dimportanza
ed originalit.
Era con Marlo, Engels, Marx e Rodbertus che il socialismo era entrato in una fase ben differente e
pi importante del socialismo delle altre nazioni.
Rodbertus, Marx ad Engels avevano fondato il socialismo su basi nuove. Il punto di forza dei loro
programmi era lanalisi dei processi di sviluppo.

Cusumano vede in Rodbertus il grande precursore di Marx. Rodbertus aveva dimostrato i postulati
fondamentali del socialismo; partendo dalla teoria di Smith e Ricardo, Rodbertus aveva sostenuto
che il lavoro era al tempo stesso fonte e misura del valore, ed era arrivato alla conclusione che con
il progresso del tempo, in un sistema economico fondato sulla libert, il ricco sarebbe diventato
sempre pi ricco e il povero sempre pi povero.
Pauperismo e crisi economiche erano la conseguenza del sistema economico liberista.
Rodbertus aveva costruito la sua teoria intorno alle crisi sul modello sismondiano. Anche Sismondi
aveva sostenuto che il sistema liberista provocava crisi e miseria ma aveva costruito la sua teoria
dietro le suggestioni della prima crisi inglese e dei suoi effetti sulla condizione della classe operaia;
dopo alcuni decenni, Rodbertus aveva elaborato la critica alleconomia politica classica disponendo
di un materiale di osservazione ben pi vasto: le manifestazioni dei cartisti, i moti lionesi che
avevano messo sotto pressione il modello liberale.
Rodbertus sosteneva che nelle societ avanzate mentre cresceva la produttivit del lavoro, il salario
si riduceva ad una quota sempre minore del prodotto nazionale. E la riduzione della quota salari
stava alla base del pauperismo e delle crisi, determinando la questione sociale della nuova epoca.
rendita, per Rodbertus, ogni entrata che si ha senza lavoro, e che si fonda su di un possesso e su di
un processo di prelevamento: questa la tesi principale ribadita in tutti gli scritti.
Utilizzando lanalisi teorica e le stesse leggi elaborate da Smith sulla questione della rendita,
Rodbertus era arrivato a conclusioni completamente diverse, dimostrando lopposizione tra rendita,
salario e interesse. Se nei primi periodi della civilt, asseriva Rodbertus, il reddito nazionale si
divideva in rendita e in salario e il rapporto era molto semplice poich quanto pi elevata era la
rendita tanto minore era il salario e viceversa, col progresso della civilt e con la divisione del
lavoro la rendita si era divisa in rendita fondiaria e interesse del capitale, ma il rapporto tra questa
due parti e il salario era rimasto identico a quello tra la rendita e il salario.
Era evidente per Rodbertus la fallacia delle declamazioni degli economisti sullarmonia del capitale
col lavoro: proprietari, capitalisti, operai desideravano alta rendita fondiaria, alto interesse del
capitale ed elevato salario, ma ognuno poteva crescere solo a costo dellaltra.
Abbandonata la divisione del prodotto nazionale alle leggi naturali, e non regolata da leggi sociali
ragionevoli, il lavoro era diventato una merce che aveva il suo prezzo naturale ed il suo costo:
loperaio era stato costretto a vendere a qualunque costo il suo lavoro per vivere e ad accontentarsi
di una quantit di prodotto che poteva soddisfare appena i suoi bisogni; questa la ferrea legge del
salario di Rodbertus, assai simile per Cusumano a quella formulata da Lassalle.
Se nella divisione del prodotto nazionale ogni compartecipante, in base a leggi sociali ragionevoli,
ricevesse tutto il prodotto del suo lavoro e la capacit di compera che ne derivava, qualunque
potesse essere laumento di produttivit non si sarebbe verificata la crisi da sovrapproduzione.
Abbandonata invece tale divisione alle leggi naturali, la parte del prodotto nazionale che toccava
agli operai e la loro capacit dacquisto diventava sempre pi piccola: da qui le crisi, lingorgo dei
prodotti, e la miseria.
Molti, secondo Cusumano, i rapporti di parentela tra Rodbertus e Marx, e soprattutto stretti i legami
con Lassalle. Ma, nonostante alcune intuizioni di Rodbertus, a Cusumano piacevano assai poco le
sue ultime uscite contro il socialismo della cattedra, definito una tremenda scempiaggine, e le sue
argomentazioni sullantinomia (contraddizione) economica tra rendita, profitto e salario che
portavano acqua al mulino dei marxisti.
Erano in fondo le stesse argomentazioni usate contro Ricardo da Carey. Con la sua teoria Carey
aveva cercato di dimostrare linfondatezza delle tesi ricardiane riguardanti la caduta dei profitti e il
peggioramento delle condizioni del lavoratore.
Carey rifiutava il concetto ricardiano dei rendimenti decrescenti.
Carey, dunque, era il grande oppositore di Ricardo e il contrasto era stato ben evidenziato da
Ferrara, il quale aveva riconosciuto i grandissimi meriti delleconomista americano (Carey) ed
aveva accettato la preposizione che la riproduzione, grazie al processo tecnico, poteva costare assai
meno di quanto non fosse costata la produzione.

Tra radicalismo sociale francese e filosofia germanica.


Cusumano dipinge se stesso quale conoscitore-divulgatore nonch critico delle opere di Marx.
Se egli riesce ad esporre le linee principali del discorso di Marx, incontra grandi difficolt non solo
a confutare la teoria che il lavoro delluomo sia ad un tempo la fonte e la misura di ogni valore ma
anche a controbattere alla formulazione marxiana della legge generale assoluta dellaccumulazione
capitalistica e del carattere usurpativo del profitto.
Cusumano per giustificare rendita e profitto ricorrer alle vecchie teorie del valore-utilit. Egli non
riesce a mettere in rilievo il potenziale esplosivo dellincontro tra radicalismo sociale francese e
filosofia germanica. Se facile era notare le somiglianze di Marx con Ricardo, assai pi difficile era
capire che gli interessi e i propositi di analisi di Marx non erano quelli di Ricardo, ma erano
opposti; se facile era superare il ricardismo in quanto teoria dellindividualismo economico, assai
pi difficile era luccidere quella di Marx: la teoria del valore lavoro in quanto punto di vista del
socialismo. Marx aveva mostrato che le leggi dellordine economico capitalistico operavano per la
rovina di quello stesso ordine.
Accomunando il marxismo al ricardismo, Cusumano non riesce a contrapporre, alla teoria del
valore-lavoro di Marx, altro che la vecchia obiezione di aver separato il valore duso e il valore di
scambio e di aver considerato la propriet territoriale come un bene gratuito.
Cusumano scrive che la teoria fondamentale di Marx la teoria del valore-lavoro. Marx ha separato
il valore duso e il valore di scambio. La propriet che forma il valore duso non pu essere un
fattore essenziale del valore di scambio che indipendente dal valore di uso, poich tutto si riduce
al lavoro. Marx talmente convinto di questo principio che egli sostiene che la propriet fondiaria,
senza alcun lavoro, non ha alcun valore di scambio.
Sin da quando Ricardo aveva elaborato la teoria sulla rendita molto si era discusso e la controversia
era diventata pi che mai fervente dopo il 48 quando la rendita era diventata il bersaglio dei
comunisti e dei socialisti i quali avevano negato la giustizia del suo fondamento. Il vago e vario
significato della parola valore era stato fonte di gravi contraddizioni. Say aveva insistito
sullelemento utilit, ma i neoricardiani avevano continuato a considerare il lavoro come la causa
primaria della ricchezza e avevano asserito che non cera valore dove non cera lavoro.
La teoria del valore-lavoro spiegava la rendita terriera qual reddito di non lavoro.
Ricardo era diventalo lo Smith del secolo XIX, ma la sua teoria della rendita si era convertita in un
atto daccusa contro la propriet della terra.
Per Ferrara, si trattava di minare alla base il ricardismo, dimostrando lerroneit della teoria della
rendita; darla vinta a Ricardo avrebbe significato legittimare le critiche dei socialisti alla propriet
privata della terra.
La conflittualit implicita nella teoria ricardiana si poteva dissolvere solo dimostrando che il lavoro
non era misura, n causa del valore. La causa del valore era lutilit; il valore di cambio era il
giudizio duguaglianza tra lutilit della merce altrui e il costo della merce propria. E la rendita era
la parte dovuta al possessore, in riguardo alluso esclusivo, derivante dal diritto di propriet, alla sua
rarit e alla sua limitazione. Era, insomma, il beneficio che si traeva dalle forze produttive della
terra appropriata, e dai vantaggi speciali della sua posizione, della sua limitazione.
Era emersa lesigenza di affidare alleconomia politica il compito di smentire la teoria del valorelavoro sia nella formulazione ricardiana che in quella marxiana. A questa operazione si erano
prestati in tanti sostenendo che a determinare il valore contribuiva sia il costo di produzione, sia
lofferta che la domanda; di conseguenza, il valore di cambio non era misurato soltanto dalla durata
del tempo del lavoro necessario a produrre le merci, ma anche dallopportunit del lavoro.
Gli abusi, che derivavano dallesagerata durata del lavoro, potevano essere eliminati attraverso la
partecipazione degli operai al profitto e mediante le associazioni produttive che consentivano di
dividere i guadagni in maniera equa tra i soci.
Non cera, quindi, alcun bisogno di introdurre la giornata normale del lavoro. Essa era assurda,
poich riduceva la produzione globale che invece andava aumentata per far accrescere il benessere
generale.

Cusumano addebitava a Marx teorie di furto e lo accusava di aver amplificato gli errori di Ricardo
ritenendo improduttivo il capitale e non tenendo conto del lavoro dellimprenditore. Marx, in realt,
non negava il lavoro dellimprenditore, cos come non negava che le macchine e la grande industria
fossero i mezzi pi adatti e pi efficaci per la produzione del sovrappi relativo di valore, poich,
diceva, tanto le une che laltra abbreviano la durata necessaria del lavoro, ed allungano di
conseguenza, le ore di lavoro, che vanno ad esclusivo vantaggio del capitalista.
Marx sapeva bene che gli abusi non derivavano dalle macchine ma dalla modalit del loro impiego,
che rendeva possibile il lavoro dei bambini, dava origine allintensivit del lavoro, rendeva pi
insicura e malferma la condizione degli operai.
Marx aveva sostenuto che tutti i capitali avessero origine dalla violenza e dal furto.
Cusumano concludeva la sua rassegna accusando Marx di non aver tenuto conto dellastinenzapreveggenza quale fonte di formazione del capitale e di non aver preso in considerazione il fatto che
molti individui della societ avessero cominciato dal risparmio e dallastinenza e che pertanto la
violenza rappresentasse leccezione.
Interessato non tanto a comprendere il marxismo quanto a capire ci che del marxismo dicevano i
cattedratici tedeschi, volti ora a correggerlo, ora a minarlo, ora ad inverarlo, Cusumano si guardava
assai bene dallattaccare frontalmente Marx. Pur avanzando alcune riserve, Cusumano sosteneva
che Marx rivestiva una somma importanza sia come scienziato sia come agitatore e fondatore
dellInternazionale; impossibile non tenerne conto, cos come impossibile era non tener conto di
Lassalle, il miglior discepolo di Marx che allacume critico dello scienziato univa la propaganda
pratica dellagitatore.

Dagli ateliers nationaux francesi alle associazioni produttive di Lassalle.


Cusumano considera Lassalle un agitatore sociale e vede in lui un uomo pi pratico che teoretico.
Cusumano ritiene che anche Lassalle, sulle tracce di Marx, avesse mosso guerra alleconomia
politica liberale. Nei suoi discorsi, Lassalle aveva attaccato la credenza, propria degli economisti
liberali, che il capitale fosse un lavoro accumulato e che derivasse dal risparmio. Il capitale era
laccumulazione del lavoro altrui, cio laccumulazione del lavoro non pagato agli operai. Lassalle
aveva dedotto che la formazione del capitale era la conseguenza di un dato periodo storico. Egli
diceva che leconomia politica liberale faceva originare il capitale dal risparmio e dallastinenza:
unopinione falsa, poich il capitale non pu nascere da un atto negativo, da un atto di non
consumo; la fonte del capitale la produzione, non gi il risparmio.
False ed infondate le ragioni addotte dagli economisti per giustificare profitto e interesse. Se il
profitto poteva essere considerato una retribuzione dovuta al lavoro intellettuale, esso valeva a
giustificare lo stipendio di alcuni direttori, non mai gli enormi guadagni delle imprese. Giustificare
il guadagno dellimpresario, in nome del rischio, era un inganno poich questo, se esisteva per
limpresario individuale, non aveva alcun valore per la classe degli impresari in generale, la quale
non solo non correva alcun pericolo, ma anzi diventava sempre pi ricca. Il rischio, peraltro, era
conseguenza della speculazione esagerata e andava a ricadere sulle spalle degli operai, i quali
potevano essere licenziati.
Profitto e interesse, pertanto, erano rubati agli operai: queste le prime considerazioni di Lassalle.
Poich gli operai si trovavano nella impossibilit di migliorare la loro condizione economica e di
prendere parte ai progressi della civilt, il rimedio per risolvere la questione sociale non consisteva
n nelle casse per le malattie e linvalidit, n nelle societ di credito o casse di risparmio. A causa
della cos detta ferrea legge del salario, dimostrata da Lassalle, la condizione economica della
classe operaia non era suscettibile di alcun miglioramento. La ferrea legge economica limitava il
salario medio al minimo necessario per il prolungamento medio dellesistenza e della riproduzione.
Lunico vero aiuto, pertanto, poteva ritrovarsi nella creazione di associazioni produttive che
rendevano nulla la legge del salario. Lassalle aveva chiesto lintervento dello Stato e aveva
sostenuto che lo scopo dello Stato era quello di ottenere il progresso sociale.

Molte le somiglianze tra le associazioni produttive di Lassalle e gli ateliers nationaux francesi;
certo Lassalle era socialista, ma anche vero che qualche cosa della sfera di idee dei socialisti
francesi gli era rimasto. Le associazioni produttive non erano una copia degli ateliers nationaux: in
Francia lo Stato era diventato impresario; Lassalle invece voleva mettere loperaio in condizione di
diventare impresario perch voleva dargli tutto il profitto del suo lavoro. Nelle nuove associazioni
produttive era prevista una buona divisione del lavoro non meno che laumento della produzione
della ricchezza; il miglioramento economico della classe operaia avrebbe comportato infatti
laumento dei consumi di questa classe e quindi laumento della produzione. Le associazioni
produttive avrebbero ottenuto questultimo scopo togliendo le perdite del lavoro che derivavano
dalla speculazione esagerata degli impresari e dalla guerra ingaggiata dagli impresari tra di loro. Le
associazioni produttive avrebbero soppresso il rischio perch annullavano la concorrenza,
impedivano lingorgo della produzione ed eliminavano le crisi.
Visti i molti vantaggi delle associazioni produttive, Lassalle si era posto il problema di come
obbligare lo Stato a somministrare il capitale necessario per istituirle e aveva portato alla ribalta la
questione della partecipazione degli operai alla cosa pubblica. Lassalle aveva capito che fino a
quando lo Stato fosse rimasto nelle mani della borghesia sarebbe stato impossibile raggiungere il
fine sociale ed aveva lanciato la parola dordine del suffragio universale. Mentre Marx sosteneva la
necessit della rivoluzione sociale per raggiungere il mutamento essenziale dellordinamento
economico, Lassalle ricorreva alla via pacifica e legale, al suffragio universale. Per rendersi conto
della differenza tra i due, bastava per Cusumano riflettere sul concetto lassalliano di rivoluzione.
Per Lassalle, la parola rivoluzione significava evoluzione: per rivoluzione egli intendeva la
sostituzione di un nuovo ordinamento economico ad un principio antico.
Marx desiderava e propugnava la rivoluzione nel senso stretto della parola; Lassalle sosteneva
levoluzione pacifica e legale; i socialisti della cattedra chiedevano le riforme; i liberisti non
chiedevano nulla perch contenti dellordinamento esistente. Mentre la rivoluzione per Marx
significava sovvertimento dellordine economico e politico, per Lassalle le riforme economiche
potevano essere introdotte da qualsiasi forma di governo: lo Stato popolare, tanto invocato da
Lassalle, era uno Stato in cui trovava espressione e potenza la classe operaia, ma non implicava il
mutamento della forma di governo. E ancora, mentre il socialismo di Marx era un socialismo
internazionale, il socialismo di Lassalle era nazionale, poteva e doveva attuarsi in una sola nazione.
Per queste ragioni i seguaci di Marx si erano divisi dai seguaci di Lassalle.
In certo qual modo Cusumano insiste sulla nuova politica, portata avanti con grande fiducia e
tenacia da Lassalle.
Lassalle aveva elaborato una nuova politica e aveva chiamato a raccolta gli operai per non
permettere che la sola borghesia fosse la rappresentante dello Stato.
Ad avvalorare la tesi dellavvicinamento di Lassalle a Bismarck erano stati in tanti.
Lassalle comunque per Cusumano era e rimase socialista: per le sue idee sulla propriet e
sullabolizione delleredit, non meno che per le conseguenze che egli aveva tratto dalla teoria del
valore-lavoro, cio abolizione dellinteresse, del profitto, della rendita, e per la rivendicazione del
prodotto del lavoro, era da annoverare tra i seguaci del socialismo. Analogamente la proposta delle
associazioni produttive, diventava socialista nella misura in cui le associazioni rappresentavano solo
un mezzo per raggiungere lo scopo ultimo, cio il comunismo delle macchine e del capitale.
Parimenti il suffragio universale era una proposta socialista che aveva per base di partenza la
divisione delle classi sociali e lopposizione tra i diversi interessi.
Nel sostenere questi principi, Lassalle aveva dimostrato di essere scarsamente originale. Le teorie
principali di Lassalle erano tolte dalle opere di Marx. Lassalle non aveva aggiunto di suo che la
facilit e la chiarezza nellesprimerle.
Lassalle, prosegue Cusumano, aveva tratto da Marx la ferrea legge del salario e aveva creduto che
fosse una legge naturale economica eterna; aveva posto quella legge a fondamento di tutte le sue
opinioni economiche.

Cos come lordinamento economico prevalente non era n naturale, n divino, ma artificiale, anche
le leggi economiche erano etiche, sociali, storiche, relative, mutabili, non mai naturali o immutabili,
come sostenevano Lassalle e gli smithiani. Gi Cusumano si era pronunciato contro la concezione
di leggi economiche naturali ed eterne ma era stato attaccato da pi parti. Se la legge del salario,
sostenuta da Lassalle, fosse stata veramente una legge naturale immutabile e necessaria, non ci
sarebbe stato nulla da obiettare alle conseguenze che ne traeva lagitatore tedesco. Ma le leggi
economiche e con esse la legge che regola il salario non sono n necessarie, n immutabili.
Del resto, i fatti smentivano la ferrea legge del salario poich dimostravano che la condizione della
classe operaia era migliorata: grazie alla libert di coalizione gli operai avevano ottenuto un salario
superiore alla somma dei mezzi di sussistenza indispensabili alla vita. La legge di Lassalle avrebbe
potuto essere vera se gli operai non avessero avuto il diritto di opporsi ad essa mediante gli scioperi.
Ancora pi efficaci, per Cusumano, gli argomenti di Brentano; egli dimostrava con i fatti che per
mezzo della libert di coalizione gli operai avevano raggiunto lelevamento del salario e non solo
quando era ottenibile grazie alla libera concorrenza, ma anche quando la concorrenza non avrebbe
potuto produrre questo risultato.
La ferrea legge del salario, concludeva Cusumano, non poteva costituire la base di un sistema
economico, come aveva sostenuto Lassalle che pure aveva il grande merito di aver sempre cercato
una soluzione legale alla questione sociale e di aver cercato una mediazione con il marxismo.

La terza via.
Mentre Cusumano scriveva le sue pagine su Lassalle, nellultimo congresso i due partiti socialisti si
erano fusi ed avevano accettato un programma comune: la rivoluzione sociale di Marx era stata
sacrificata ai mezzi legali di Lassalle.
Il partito della democrazia sociale fino al 1865 era uno solo e si ispirava sia a Marx che a Lassalle,
nel 1869 si era diviso, ma entrambi i partiti avevano un notevole seguito.
I numeri dimostravano la continua ascesa del socialismo.
Non vi era citt, villaggio e borgo ove non penetrassero tali agitatori ed ove non si istituissero
delle associazioni democratiche socialiste. Soltanto i contadini erano rimasti sordi allappello dei
socialisti: il che si spiegava per lo spirito religioso dal quale erano animati, o per la propaganda
antisocilistica dei cos detti socialisti cattolici che si spaventavano dellateismo e del materialismo
del socialismo.
Gli smithiani radicali combattevano il socialismo. Ma le loro argomentazioni si erano rivelate
insufficienti; sostenendo che le leggi economiche erano naturali ed immutabili, avevano contribuito
a rafforzare le teorie socialiste che ricorrevano ad esse per propugnare labolizione
dellordinamento economico esistente.
Si trattava di vedere quale delle due forme dorganizzazione, la liberale e la socialista, fosse pi
capace di funzionare tra gli uomini per come essi erano e non per come avrebbero dovuto essere.
Lattuazione della teoria del socialismo che proponeva di dare alloperaio la remunerazione naturale
che gli spettava, non sembrava a Cusumano possibile, perch quella teoria era falsa, fondandosi su
unidea astratta duguaglianza, assai poco adatta alla natura umana.
La divisione del prodotto nazionale fondata sui principi invocati dai socialisti, escluderebbe
spietatamente i vecchi ed i fanciulli che non possono o non debbono lavorare. Questa
organizzazione non sarebbe n perfetta, n vantaggiosa e sarebbe causa di seri mali economici.
I socialisti non combattevano il capitale in quanto tale, ma il capitale in quanto propriet privata.
Se il capitale fosse stato comune, come desideravano i socialisti, non poteva negarsi che
lorganizzazione economica della societ sarebbe stata migliore di quella esistente. Ma sarebbe
stato necessario un continuo aumento di capitale, proporzionalmente allaumento della popolazione.
Per attuare le proposte socialiste bisognava cambiare la natura delluomo e sostituire la solidariet
allegoismo. Ma anche la forza delleducazione non sarebbe riuscita a modificare del tutto la natura
umana. Pertanto, considerato luomo per come egli era, lattuazione del socialismo era impossibile.

Socialisti e smithiani partivano da premesse diverse ed incomplete sulla natura umana, gli uni
presupponendo nelluomo il solo egoismo, gli altri la solidariet, ma arrivavano allo stesso risultato.
Il socialismo non poteva attuarsi e quandanche ne fosse stata possibile la concretizzazione, non
avrebbe potuto avere i vantaggi dellorganizzazione economica esistente.
Noi, dunque dichiara Cusumano siamo conservatori, ma in rapporto agli smithiani radicali
siamo riformisti. Noi rispettiamo lordinamento economico odierno, ma lo vogliamo sviluppato,
riformato, reso pi adatto al bisogno delle presenti generazioni non meno che alla civilt odierna.
Noi siamo fautori della libert economica, ma la vogliamo ingentilita, educata e, quando lo si
richiede, anche regolata dallo Stato.
Riforme, riforme e poi riforme, ecco in ultimo il nostro programma. Non si allarmino i nostri
avversari: le riforme da noi desiderate sono compatibili con lordinamento economico odierno.
Le riforme proposte organizzazione dellimpresa, regolamentazione dei contratti di lavoro,
legislazione di fabbrica, questione sanitaria, politica monetaria, doganale poich rispettavano
lessenza dellordinamento economico erano ortodosse e si fondavano sullessenza stessa delle
scienze sociali. Di nuovo cera la certezza che la soluzione della questione sociale andasse cercata
sul piano statale. Si tendeva ad eliminare la conflittualit sociale mediante il miglioramento della
qualit della vita e dei costumi, il processo culturale, lincremento del benessere e la formazione di
uno Stato sociale.
Lo Stato svolge un ruolo attivo attraverso interventi dettati da una stessa strategia politica, basata
sullassunto dellunit tra Stato e societ; interventi quali il sistema assicurativo e creditizio, la
politica doganale e tariffaria, lassociazionismo produttivo, la legislazione per il bene delle classi
lavoratrici che non potevano essere considerati perniciosi.

8. IL XII CONGRESSO DEGLI SCIENZIATI ITALIANI


Liberisti e autoritari.
Ottenuto lincarico dinsegnamento di Economia politica e statistica a Palermo, Cusumano torna in
Sicilia, dove sulla cattedra universitaria di Economia politica siede ancora Bruno che decide di
aprire le ostilit.
Bruno si era arroccato nella filosofia romagnosiana e nel liberalismo di ascendenza francese.
Bruno aveva intravisto nella perdita della libert il pericolo maggiore della rivoluzione e mentre
aveva elaborato una giustificazione di matrice giusnaturalistica diritto naturale dei popoli alla
ribellione contro il despota parallelamente aveva indicato nella moderazione lo strumento per
evitare le calamit rivoluzionarie. Il popolo siciliano, nel 48, aveva compiuto la pi gloriosa delle
rivoluzioni ma non aveva conquistato, per Bruno, tutta intera la libert. Il principio di libert era
degenerato in arbitrio ed era stato sacrificato sullaltare della falsa uguaglianza.
Lincivilimento era stato concepito in termini di immediato benessere materiale; da qui mille
dissidi, abusi e storture. Antiche rivalit e nuove conflittualit sociali erano insorte: ciascuno aveva
interpretato a suo modo la libert, attribuendosene una porzione forse maggiore di quanto realmente
gliene sarebbe potuta spettare. Molti avevano usato la libert di stampa e di e di associazione per
inasprire le classi contro le classi; molti avevano inteso il diritto alla libert del lavoro come diritto
ad esigere il lavoro, con il risultato di portare alla rovina qualsivoglia sistema.
La soluzione, indicata da Bruno, dopo il fallimento della rivoluzione, stava nella diffusione dei sani
principi della scienza, nellelaborazione di una nuova politica economica in grado di rispondere
meglio ai bisogni dellintero corpo sociale, di rialzare la condizione morale, economica e civile del
popolo. Il fine della politica era quello di riavvicinare tutte le classi e insegnargli ad usare la libert.
Dopo il ritorno a Palermo, Bruno, discutendo con gli accademici palermitani del sistema degli
autoritari, affronta pubblicamente il problema della diversit delle due scuole economiche,
tentando di estinguere il contrasto.

La dissidenza tra le due scuole tra gli autoritari e i liberisti non era irriconciliabile, essendo pi
fondata su un equivoco, che in una ribellione contro la scienza; una discussione franca e leale
avrebbe potuto far scomparire gli screzi, dissipare le illusioni e nella concordia assicurare meglio il
trionfo della verit.
La favorevole considerazione della legislazione sociale trovava diverse ascendenze e diverse
motivazioni che si traducevano nel riconoscimento dellopportunit di una combinazione tra
autorit e libert: peraltro, i liberisti e gli autoritari avvertiva Bruno convenivano sul fatto che la
libert e lautorit erano due dati egualmente indispensabili allordine politico. Le dissonanze e le
differenze tra le due ideologie nascevano dal fatto che i liberisti credevano nella compatibilit di
tutte le libert con lordine sociale, mentre gli altri credevano che molti vincoli avrebbero potuto
essere compatibili con la libert: i liberisti ritenevano che lo Stato dovesse intervenire solo per
ripristinare larmonia, gli autoritari, invece, sostenevano che lo Stato aveva lobbligo di intervenire.
Per Bruno lo Stato societ era un ente ideale risultato di un aggregato di uomini organizzati in
forma di nazione che progrediva o decadeva secondo le vicende della societ che lo costituiva e
come tale era unentit astratta; lo Stato governo, invece, era un ente reale composto da quel gruppo
di uomini che rappresentavano il governo della societ. Ora se lo Stato-societ esisteva sempre
finch la societ non veniva distrutta, lo Stato-governo mutava con il mutare degli uomini che lo
componevano ed aveva la responsabilit della realizzazione del progresso civile. Pertanto,
ammoniva Bruno, qualora il progresso sociale non venisse strettamente ancorato ad una legge
invariabile, eterna ma risultasse dipendente dallarbitrio degli uomini transitori che formavano il
governo non si poteva in nessun modo essere certi della realizzazione dellordinamento civile. Di
conseguenza il migliore regime da cui poteva derivare il maggiore benessere sociale, e che i
discepoli di Smith avevano trovato, era quello che attuava il principio etico della libert e della
responsabilit individuale.
Gli interventi statali, utili e giusti, andavano intesi al modo della dottrina liberale come supporto a
una societ civile.
La concezione liberale dello Stato riproposta da Bruno segnava linizio dellostilit che si
manifester in pieno in occasione della preparazione del XII congresso degli scienziati italiani.
La Societ Siciliana, costituita rispondendo allappello di Ferrara, scrive Bruno, ha il dovere di
sostenere il programma liberista e di giovare a diminuire le divergenze tra gli autoritari e i liberisti.
Cusumano dinnanzi alla convocazione alladunata del fronte liberista palermitano, cerca aiuto
dentro e fuori dalla Sicilia. Ma al congresso non parteciparono n Wagner, n Engel e nemmeno
Cossa e Lampertico.
In quel congresso, il clima di mondanit, creato dai palermitani, e le giornate assolate dellestate
siciliana furono preferite al chiuso delle aule congressuali.
Cominciato per alcuni con la persuasione di dover mutare faccia alluniverso, il XII congresso si
stava svolgendo lasciando il mondo come lo aveva trovato: stava servendo solamente a far
conoscere tra di loro uomini che non si erano avvicinati mai.
Non molte le comunicazioni e non molti i temi trattati. Lontano mille miglia da Wagner e Engel,
abbandonato dai suoi maestri italiani, Cusumano sceglie una via difensiva. La concezione dello
Stato etico degli autori tedeschi fu intesa quale aspirazione ad un ordine morale realizzabile
attraverso leducazione alla libert dellindividuo e attraverso lazione sussidiante dello Stato.
Leconomista siciliano depone le armi. Nessuno al congresso os sfidare Ferrara.
Lunico contrasto fu quello fatto insorgere da Perni a proposito del lavoro dei fanciulli nelle zolfare.
Nellanno del congresso degli scienziati fu presentato un progetto di legge per la regolamentazione
del lavoro minorile. Leventuale approvazione di una legge, tesa a limitare lutilizzazione dei
ragazzi nelle miniere, aveva gi allarmato i proprietari siciliani delle miniere di zolfo i quali
tentarono di bloccare liter legislativo.
Alla VIII classe del congresso non ci fu dibattito, n scontri, forse per motivi di tattica, forse a causa
dellingombrante presenza di Ferrara; Cusumano non riusc, o non volle, accendere gli animi
limitandosi a ribadire lestraneit sua e dei socialisti della cattedra ai progetti socialisti-marxisti.

La natura delle scienze sociali.


A fare la parte del leone al congresso fu Majorana che present due lunghe memorie.
Majorana aveva approntato negli anni quaranta una lettura radicale della questione sociale. Il 1848
era stato per il giovane scienziato sociale il tempo della sfida e della verifica. Ma dal clima
rivoluzionario egli era uscito su posizioni liberal-democratiche, e non radicali, e si era impegnato a
fondare, in un trattato, una teoria giuridica delle scienze sociali, una scienza complessiva in grado di
dimostrare il nesso delle varie scienze sociali e di ristabilire larmonia tra di esse.
Riprendendo i temi del Trattato, al congresso Majorana sostiene che nessuna scienza pu vantare
un diritto di supremazia sulle altre. La scienza economica ha la necessit di allearsi con le altre
scienze sociali; solo in questo modo essa pu stabilire per tale via unintesa tra economia e politica,
tra diritto ed etica. Il nesso che tutte le unifica lo scopo comune a cui tutte mirano, cio, la
conservazione e il perfezionamento dellumanit. Il progresso deriva dalla concordia e dallarmonia
nello svolgimento delle scienze.
Majorana dichiara che la scienza o le scienze sociali, non pu, non possono sostituirsi alle scienze
morali e politiche; potranno esserne tuttal pi una parte, ma non potranno abbracciarne tutto il
campo.
La vera scienza sociale rientrava nelle scienze morali; essa aveva per soggetto luomo con i suoi
bisogni, le sue facolt, le sue attivit; per oggetto la ricchezza; per campo la societ; per limite e
condizioni quelli prescritti dalle leggi proprie dellordine economico; per fine la prosperit
economica. Luomo, soggetto della scienza, assillato da bisogni e provvisto di facolt, lavorava per
la propria sussistenza, in societ con il suo simile, seguendo le leggi economiche e senza
contravvenire alle leggi sociali, morali e giuridiche: conseguendo la ricchezza concorreva allo
sviluppo della moralit e della giustizia che insieme formavano le tre parti dellordine sociale.
Le caratteristiche proprie delleconomia politica le conferivano la dignit di una vera e propria
scienza, distinta da tutte e legata a parecchie altre. La scienza sociale era una insisteva Majorana
ed anche se aveva la necessit di associarsi con le altre scienze, aveva tuttavia un ruolo primario e
fondamentale nel progresso dellincivilimento.
Le leggi economiche avevano unimportanza universale poich dominavano gli interessi e le
relazioni di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutti i popoli.
Lunificazione e la cacciata dello straniero avevano influito sul miglioramento delle condizioni di
vita degli Italiani; limpiego delle macchine nella produzione e le continue scoperte in tutti i campi
delle scienze avevano contributo allaccrescimento della ricchezza. Certo, riconosce Majorana, non
si poteva negare che queste innovazioni avessero portato notevolissimi cambiamenti, deterioramenti
a sentimenti, abitudini, interessi dogni maniera, e avessero aggravato la questione sociale a cui
bisognava provvedere. La scienza era chiamata a cercare pronti ed efficaci rimedi. Lo scopo della
scienza era la diffusione della verit.
Per Majorana, la scienza sociale diventa impersonale, universale, perpetua, perfettibile.
anche educativa e moralizzante, vigilante e direttiva e, quando occorre, diventa censoria.
Se questa lindole della scienza, ne deriva che la missione del cultore di scienze sociali di
propugnare la libert nelliniziativa dellindividuo. E se malgrado lesercizio della vera missione
della scienza, si affaccer la malattia della questione sociale, la difficolt sar facilmente vincibile.
Questo il messaggio lanciato al congresso; questo lappello ai cultori della scienza sociale.

La scuola germanica e la scuola Adamo Smith.


Pur avendo aderito alla Societ Adamo Smith, Majorana non aveva fino a quel momento detto, n
scritto alcunch sulla scuola tedesca.
Al congresso, nessuno tranne il breve cenno di Cusumano aveva tirato in ballo il socialismo
della cattedra. A Palermo la mancata partecipazione di Wagner, di Cossa e degli altri e la presenza,
di contro, di Ferrara e di Bruno contribu a distogliere il dibattito dagli argomenti che potevano
scatenare discussioni troppo accese.
Solo dopo il congresso Majorana decide daffrontare la questione delle divergenze tra le due scuole.

In Germania, pur in presenza di cultori che continuavano lopera di Smith, a prevalere era la scuola
empirica, detta storica o statistica, e soprattutto la scuola socialista. Una scuola che in Italia aveva
trovato cos caldi propugnatori da spingere Ferrara a dipingere la nuova scuola come il pi grave
pericolo della scienza e del progresso e a chiamare a raccolta gli economisti fedeli al classicismo.
Dallora in poi riassume Majorana si erano delineate due scuole; una dei seguaci della scuola
germanica che caldeggia lestensione dei poteri e delle funzioni dello Stato, laltra che accoglie i
maggiori cultori dei principi della scienza.
Senza ombra di dubbio la nuova scuola non era che una ripetizione, o una delle infinite
modificazioni della scuola protezionista, con unappendice allungata verso il socialismo.
Personaggi come Luzzati e Lampertico e naturalmente Cossa con i suoi discepoli, non sono, per
Majorana, nientaltro che protezionisti, nonostante essi respingano questa qualifica, cos come
negano di essere socialisti. Pur ispirandosi ai socialisti della cattedra, dicono di non essere socialisti.
Perch allora i fautori delle idee germaniche non si univano alla vecchia guardia degli economisti
per distruggere gli errori e i vizi? Per Majorana occorreva lavorare alla vera redenzione e al
miglioramento delle classi pi afflitte attraverso lassociazione, la cooperazione, il credito,
leducazione e listruzione. Lampertico stesso, negli ultimi mesi, si era molto intiepidito nei
confronti delle idee tedesche e i maggiori economisti stavano dimostrando grande buon senso. Era
ormai tempo, allora, per gli economisti di dimostrare che leconomia politica era una sola, ed era
quella che non metteva in collisione leconomia con la morale, con il diritto, con la politica, e
dimostrava lintima connessione tra le varie scienze, tra i vari interessi, tra le varie classi.
Conservazione e perfezionamento; queste da sempre le idee guida di Majorana che lasciava assai
poco margine di manovra alle idee di Cusumano.
Bruno, al pari di Majorana, era approdato dopo la rivoluzione del 48 al moderatismo e aveva
deciso di fare aspra guerra a Cusumano che invece aveva continuato i discorsi di Sismondi, della
scuola umanitaria italiana e degli economisti siciliani degli anni quaranta. Solo alla morte di Bruno,
Cusumano riuscir a riproporre idee di tassazione progressiva, estensione delle imposte dirette sul
reddito, strumenti fiscali per raggiungere una pi equa ripartizione della ricchezza e una
democratizzazione sociale.

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