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GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione significa interconnessione a sempre maggiore distanza, anche


allinterno dei confini nazionali ma soprattutto fra continenti, in una vastissima gamma
di aspetti. La globalizzazione rappresenta una sfida di primo piano per tutte le
correnti intellettuali nellambito delle scienze umane. La globalizzazione un
processo che investe anche, e forse soprattutto, la cultura..
Il mondo industriale e capitalista stato il pi intensamente implicato, al proprio
interno in tutti i generi di interconnessione, condividendone con il Terzo mondo solo un
certo numero. poi iniziata la tragedia del mondo dei popoli aborigeni, costretto ad
arretrare davanti allespansione degli altri mondi che continuano a distruggere
lambiente.
La globalizzazione rappresenta una sfida di primo piano per tutte le correnti
intellettuali nellambito delle scienze umane. La globalizzazione pu andare avanti o
tornare indietro; si manifesta sotto tante specie, essendo segmentata e peculiarmente
variabile, al punto che si pu parlare di globalizzazione differenti per mondi differenti.
Per molta gente il termine globalizzazione significa soprattutto unomogeneizzazione
globale in cui certe idee e certe pratiche dilagano in tutto il mondo, soprattutto dalle
zone pi ricche dellOccidente, impedendo alle altre di esistere. Per alcuni, questa la
marcia trionfante della modernit, altri lamentano che sia la sopraffazione dei colossi
culturali mercantili.
Sono due gli aspetti principali della globalizzazione:
1) le popolazioni e le strutture sociali che precedentemente erano piuttosto separate oggi
premono materialmente e fisicamente le une sulle condizioni di vita delle altre.
2) c anche un flusso diretto sempre pi pronunciato di cultura, significati e modi di
espressione.
Con laumento dellinterconnessione nel mondo, c una minaccia per la diversit
culturale, o almeno per certe varianti culturali.
LOCALE
Buona parte di ci che accade localmente quanto noi descriviamo come vita
quotidiana: possiamo dire che si tratta di quella somma di attivit pi ripetitive,
ridondanti e pressoch senza fine che si svolgono in ambientazioni fisse. La vita
quotidiana soprattutto pratica.
Ci che locale tende a essere faccia a faccia, cio che si volge perlopi in situazioni
focalizzate e in rapporti duraturi largamente inclusivi. Le persone sono a stretto
contatto e si sorvegliano a vicenda. Nei contesti faccia a faccia, e in tutto ci che la
quotidianit, che generalmente gli esseri umani fanno le loro prime esperienze. Il
locale tende a essere unesperienza sensoriale di tipo speciale. Bisogna abbandonare
lidea che il locale sia autonomo, che abbia unintegrit sua propria, e piuttosto dire
che esso ha significato come arena in cui si riuniscono influenze di vario genere, che si
presentano magari in una singola combinazione, sotto condizioni particolari. Il locale,
come categoria intellettuale, pi che primordiale, sembra proteiforme. In certi
commenti sul globale e il locale, la tradizione locale sembra esserci da sempre, in
quantit illimitata. Il globale n superficie, il locale in profondit. Il locale unarena
in cui si intersecano i pi vari habitat di significato della gente e dove il globale, o ci
che considerato locale altrove, ha anche qualche possibilit di trovarsi a suo agio. La
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fuoriuscita dal locale fu resa possibile da una tecnologia mediatica o, dallinterazione


di questa con il mercato.
GLOBALE E LOCALE
Lespressione globale-locale lespressione di una nuova polarizzazione e
stratificazione della popolazione mondiale in ricchi globalizzati e poveri localizzati.
In un tempo come il nostro, quello della seconda modernit, della modernit
radicale o, secondo altri, post-moderno, le questioni sollevate dai processi di
mondializzazione e le nuove e complesse relazioni tra dimensione globale e
dimensione locale costituiscono senz'altro il nucleo centrale delle riflessioni
sociologiche, antropologiche, economiche e giuridiche. Se globalizzazione culturali.
Anderson sostiene che fu in gran parte la mercificazione della parola stampata a
rendere possibile la crescita del numero di persone consapevoli dellesistenza di altri
individui simili a loro al di l degli orizzonti della comunit basata sul contatto faccia a
faccia. letteralmente indica un incremento nellinterconnessione, bisogna prendere atto
che, almeno localmente, possono anche esistere vicende di deglobalizzazione. Per
Benedict Anderson la fuoriuscita dal locatesi compie anche grazie ad una tecnologia
mediatica che interagisce con il mercato. Lingua come prima modalit simbolica nella
definizione dei confini
HABITAT
Gli habitat possono espandersi e contrarsi; possono essere identificati o in singoli
individui o in collettivit. Nella maggior parte dei casi il processo culturale viene
modellato dallintersecarsi di habitat di significato piuttosto differenti fra loro. Molte
persone nellecumene globale possono condividere parecchi habitat di significato, che
per potrebbero risultare del tutto estranei o incomprensibili. Nellecumene globale gli
habitat di significato sembrano diventare sempre pi malleabili. La decisione di
emigrare o di rimanere meno fatidica di quanto non fosse un tempo, ora che certi
stili di vita sono replicati in tanti luoghi, insieme con i mercati che li alimentano, con i
media e le linee supersoniche che ci consentono di balzare da un posto allaltro.
Lhabitat offre sia risorse che limitazioni; viene definito in riferimento a particolari
attori, cosicch gli habitat di attori diversi possono pi o meno sovrapporsi, nellambito
del paesaggio complessivo. Lhabitat emergente e transitorio. Lhabitat di un
agente si pu dire consista in una rete di relazioni dirette e indirette, espandibili
ovunque riescano ad arrivare, allinterno o attraverso i confini nazionali. L'habitat
individuale di Klitgaard non certo limitato al territorio della Guinea Equatoriale, alla
gente del posto o ai significati col reperibili. Il suo habitat ha compreso gli uffici della
Banca mondiale di Washington e i rapporti accademici in tutti gli Stati Uniti, a parte la
famiglia e gli amici di casa. Klitgaard a Malabo faceva parte dell'habitat di gente come
don Bonifacio e don Costatntino, i ministri; i loro habitat, almeno a suo tempo, erano
arrivati a comprendere istituzioni e ambienti locali rispettivamente in Spagna e in
Unione Sovietica. Per don Costantino e per don Milagroso era una parte significativa
dei loro habitat individuali. Per i Mongono, intesi come clan, l'apparato statale era
certamente una risorsa di primo piano nel loro habitat emergente.

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CULTURA
La cultura nellantropologia di Ulf Hannerz linsieme dei significati elaborati degli
esseri umani che, in quanto condivisi, trasformano a loro volta gli individui in membri
di una societ. Cos concepita, la cultura viene socialmente organizzata tanto da
grandi istituzioni centralizzate, come la scuola e i media, quanto in modo diffuso, da
subculture e pratiche della vita quotidiana.
Cultura uno dei termini che oggi sono parole chiavi in antropologia.
La cultura un insieme integrato e condiviso di modelli di pensiero e azione,
trasmesso di generazione in generazione. Le culture, al plurale, sono sempre state
viste come immagini speculari delle societ. Lidea di culture, al plurale,
problematica: anche se spesso risulta poco pi di un espediente limitato di
organizzazione intellettuale, risulta difficile sbarazzarsene, per via di motivi storici,
ideologici e anche per tradizione accademica. Allo stesso tempo, lidea di cultura, al
singolare, in grado di abbracciare tutta la diversit pi o meno organizzata di idee ed
espressioni, pu rivelarsi pi importante di quanto sia mai stata, proprio per esplorare
il modo in cui lumanit abita lecumene globale. arbitrarie, a una congerie di attivit e
cose.
Se oggi c pi cultura, non dipende solo dalla produzione di cultura nuova. Pu essere
anche dovuto al fatto che quella vecchia meno esposta alloblio tradizionale e
accidentale. La cultura ovunque. Ce lhanno gli immigrati, le societ
dintermediazione, i giovani, le donne, le persone di mezza et, tutti nella propria
particolare versione. Dove queste versioni si incontrano, il discorso diventa di collisioni
culturali. C la convinzione abbastanza diffusa che cultura sia una cosa di cui gli
antropologi possono parlare con una certa autorevolezza. Lo stato pone tutto il proprio
peso, anche con intenzioni benevole, dietro la cultura come categoria amministrativa,
usandola magari per identificare con criteri bizzarri una fetta minoritaria di
popolazione, o per farne oggetto di misure speciali. Lattuale critica antropologica al
pensiero culturale, rappresentato da Lila Abu-Lughod, che descrive la cultura come
lo strumento essenziale per fare altro. Lila Abu-Lughod ritiene che la maggior parte
delle concezioni della cultura siano statiche e piatte, quindi disumanizzanti e anche
dedite a esaltare il conformismo e fortemente inclini a descrivere le culture come
realt delimitate e separate. Per Robert Lowie, le culture sono l'eterogeneit fortuita
di modi abituali di vivere e pensare, ciascuno con i propri peculiari criteri di giudizio. La
Abu-Lughod scrive contro la cultura, Wikan contrappone cultura e risonanza.
Secondo Clifford Geertz non esiste una natura umana indipendente dalla cultura.
MEDIA
I media sono diventati pi efficaci nel superare lo spazio. Essi hanno incrementato la
propria capacit di gestire differenti modalit simboliche nella loro specificit o
combinandole. soprattutto grazie alle tecnologie mediatiche e di trasporto che il
mondo, o almeno buona parte di esso, oggi ha la consapevolezza di essere un campo
unico di interazione e scambio persistenti. Queste si sono originate in particolari
contesti sociali in cui avviene la maggior parte del loro uso, e in cui si trovano le
risorse necessarie al loro sviluppo. Date le caratteristiche della tecnologia mediatica si
ebbe levoluzione del linguaggio, che da qualcosa che veniva udito si trasform in
qualcosa che veniva visto. Il linguaggio la prima fra le possibilit simboliche di cui
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lumanit dispone. Allepoca del nascente nazionalismo europeo, scrittura e stampa


segnarono lo spazio sociale pi inclusivo nel quale la gente potesse ritrovarsi in
unintelligibilit comune, e potesse sviluppare il senso del noi. La scrittura impone
discontinuit, laddove il linguaggio parlato mostra differenze molto pi graduali. Al
primo impatto capiamo una lingua straniera con grande difficolt o molto
probabilmente per nulla; se poi decidiamo di studiarla, ci avverr solo con un
processo lento e in molti casi faticoso. Il linguaggio per diverso tempo ha dominato il
nostro modo di pensare i confini culturali. La maggior parte degli studiosi della cultura
contemporanea concorda sul ruolo unico dei media come principale veicolo della
produzione e della distribuzione culturale. Finora non stata costante la capacit
culturale dei media. I media pi interattivi possono gi raggiungere parte
dellefficacia di cui gode linterazione faccia a faccia con la rapidit del suo feedback.
COSMOPOLITI E LOCALI NELLA CULTURA MONDIALE
Oggi esiste una sola cultura mondiale. Con ci si intende unorganizzazione della
diversit, uninterconnessione crescente di culture locali diverse, cos come lo sviluppo
di culture senza un netto ancoraggio in un particolare territorio. La distinzione
cosmopolita/locale fa parte del vocabolario dei sociologi fin da quando Robert Merton
la svilupp negli anni della seconda guerra mondiale, da uno studio dei modelli
dinfluenza in una piccola citt sulla costa orientale degli Stati Uniti. A quellepoca i
cosmopoliti della cittadina erano coloro che pensavano e vivevano le proprie
esistenze allinterno della struttura della nazione anzich esclusivamente nella
struttura della localit. Da allora, la dimensione della struttura culturale e sociale
cresciuta, tanto che quello che era giudicato cosmopolita degli anni Quaranta pu
essere considerato oggi come una forma di moderato localismo. Spesso usiamo il
termine cosmopolita in maniera piuttosto disinvolta per indicare chiunque si muova
per il mondo, ma fra questa categoria di persone, c chi appare pi cosmopolita di
altri, mentre altri non sono cosmopoliti affatto. Il cosmopolitismo genuino in primo
lugo un orientamento, una volont di interagire con laltro; esso prevede unapertura
intellettuale ed estetica verso esperienze culturali divergenti, una ricerca dei contrasti
pi che delluniformit. Il cosmopolitismo presuppone competenza, in senso generale
e in senso stretto, specialistico: si tratta della prontezza, dellabilit personale
nellorientarsi nelle altre culture, ascoltando, guardando, intuendo e riflettendo, come
pure della competenza culturale nel senso pi stretto del termine, uninnata capacit
di muoversi con destrezza in un particolare sistema di significati. I cosmopoliti
possono essere sia dilettanti sia conoscitori, e spesso son entrambe le cose, in
momenti diversi. Ci pu essere un tipo di cosmopolitismo nel quale lindividuo trae
dalle altre culture solo quei pezzi che gli servono; nel lungo periodo questo pu
diventare il modo in cui un cosmopolita costruisce la sua prospettiva personale da
tutta la serie di esperienze vissute. Il cosmopolita non opera antipatiche distinzioni
fra i singoli elementi di una cultura straniera allo scopo di ammetterne alcuni nel suo
repertorio e rifiutare gli altri; sceglie cos di non negoziare con laltra cultura, ma
laccetta di blocco. I cosmopoliti sono sempre in giro per il mondo. I cosmopoliti
vogliono immergersi nelle altre culture, o almeno vogliono essere liberi di farlo.
Le culture transnazionali tendono oggi a essere culture occupazionali pi o meno
definite. Grazie alle culture transnazionali, un ampio numero di persone
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oggigiorno coinvolto sistematicamente e direttamente in pi di una cultura. Le culture


territoriali e transnazionali del mondo si confondono luna con laltra in molteplici
modi. Alcune culture transnazionali sono pi isolate delle pratiche locali di altre. Le
culture transnazionali sono nel complesso segnate da certe culture territoriali piuttosto
che da altre; per la maggior parte sono estensioni o trasformazioni delle culture
dellEuropa occidentale o dellAmerica settentrionale. Le culture transnazionali sono
teste di ponte per penetrare nelle altre culture territoriali. I cosmopoliti hanno un
ruolo particolare nel garantire un certo grado di coerenza del tutto. I cosmopoliti e i
locali di oggi hanno un comune interesse alla sopravvivenza della diversit culturale.
Per i locali, la diversit in se stessa, come veicolo di accesso personale alle culture
diverse, pu avere uno scarso interesse intrinseco, ma proprio la sopravvivenza della
diversit che permette ai locali di restare incollati alle loro rispettive culture. Per i
cosmopoliti, la diversit ha valore in quanto tale, ma essi non possono accedervi a
meno che altra gente non sia in grado di scavare nicchie per le proprie culture, e
preservarle. Non possono esserci cosmopoliti senza locali.

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