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STORIA .

DEI

TBEMUOTI DI CAEABRIA
NEGLI ANNI 1855 E 4856

DI

ACHILLE ANTONIO ROSSI

I ABOLI
DA n. DE simmo E socn

' 1837

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LA narrazione decas avvenuti petremuoti n'e11e Cala


brie gli anni 1835 e 36 divisa in due parti venne da me in
serita nefoscicoli xxx e xxm degliAnnaliCivili del Regno
delle due Sicilie. Mi giovai delle carte autentiche, le quali si

cogservano nellarchivio di questa Reale Segreteria degli


Affari Interni, e di buone relazioni particolari; di quelle in

ispezialt di cui furonmi larghi i chiarissim e cortesi uo


mini Leopoldo Pilla geologo, Rail'aele Valentini segretario
della Societ Economica di Calabria Citeriore e Vincenzio
Colosimo dottor sico in Cosenza.
Ora per soddisfare alle richieste dalcuni miei amici, pub.
blico per le stampe questa breve storia, tanto pi volentieri
che, rifacendo la mia prima narrazione, lho purgata di tutte
le mende cherauvi corse, le quali vi ho potuto scorgere; e
si poche cose hovvi aggiunto, a cui mi sembrato doversi
por mente in sillatta mainera di lavori.
Napoli add 4 di Aprile del_1837.

S T 0 B. I A

"W
DE TREMUOTI DI CALABRIA
NEGLI ANNI 1835 E 1836

Il. paese estremo ira mari Tirreno e Jonio, oggi di


viso in tre Provincie Calabre che fan parte de domi
nii di terra ferma delle due Sicilie, ebbe sol esso da

principio il nome glorioso dItalia. Indi la stessa de


nominazione si distese a tutta la penisola di qua dalle
Alpi ; e le regini dellantica Italia ehiainaronsi le une
de Bruzii sulla costa occidentale, le altre della Ma

gna Grecia sulle ripe che guardan0il Levante. Reg


geansi a repubbliche le popolose citt per que lidi
fabbricate; e la potenza e la civilt di esse , massime

delle greche peryennte ad alto segno di umana gran


a

*6-I

dezza , destarno la gelosia di Roma. Aspirando a


singolarit dimpeo, rivale della gloria dogni altra
nazione, Roma inamm le gare gi nascenti tra
quelle repubbliche orentissime darmi, di trailichi e
di studii; e da ultimo con la forza desuoi eserciti le
combatt ed oppressa. IBarbari sopravvennero, e, ab

battuto il Romano Impero, la pi meriggia ed amena


contrada dItalia con ferocia e cupidit maggiore cor
sero e disertarono. Dappoi altre genti,_corsari dAfri
ca , approdarono a quelle spiagge: le citt e le ca
stella oppugnavano , e, spogliatele di uomini e di
robe , davanle in preda alle amme. In quel tempo
il paese de Bruzii e della Magna Grecia, caduto dalla
sua altezza, gli antichi onorati nomi perd, mutandoli
nellaltro di Calabria , con che prima appellavasi la
regione posta fra le citt di Otranto e di Brindisi,
dal mare Adriatico battuta. E acciocch , cessate le
4 inondazioni barbare, altre sventure non mancassero

alla nuova Calabria, pieg sotto il giogo di eri ba,


roni; i quali sovente ribelli ai principi che tennero il
reame, sovente nimici tra loro e capi di fazioni nemu
lamenti di regie stirpi , in ogni guisa il popolo tiran
neggiavano.

C>si le Calabrie per lunghi secoli vennero dagli


uomini travagliate : n in mali minori per linstabil
terreno commosso datremuoti furono del continuo
involte. La storia serbaci la rimembranza di crude
stragi duomini spenti in ogni tempo sotto ruine di
illustri citt calabresi, distrutte per gli spessi sco

a- ? &

limnti della terra : e si conte ad ogni lettore n sono


le dolorose vicende, chio non oser- far motto di quel
le gi da altri esposte per lo p: ssato. Solo qui nar
rer succintamente i casi pi notabili seguiti petre
muoti che alissero la Calabria Citeriore o settentrio

nale, negli anni 1835 e 1836 : dir quali terre e cit


t furono pi offese; toccher di alcuni straordinarii
fenomeni: e prima di registrare che mai venisse l'atto
dalla pubblica potest in soccorso delle persone dan
neggiate, mi arrester a ragionar brevemente di po
che cose riguardanti a principii detremuoti secondo
le ragioni della scienzau

CAPITOLO PRIMO
Tremuoti in Val di Crati nellautunno del 1833.

Nellantica Lucania , oggi Provincia di Basilicata,


la vasta catena degli Appennini si raggruppa intorno
allalto monte Pollino; indi separata in due rami pro
lungasi a Mezzodi per la terra della Citeriore Cala
bria. Loccidental ramo , le cui cime si levano a me
diocre altezza, distendesi per cinquantasei miglia da
Maestro a Scirocco, tra il fiume Lao, che mette foce

nel seno di Policastro, ed il Savuto che sbocca pres

so al Capo Svero a Settentrione del golfo di S. Eu


femia. Alle falde di tali monti dal lato di Ponente fer
tili colline di lieve pendio dichinano sin quasi alle
sponde del mar Tirreno : la citt di Paola sorge a
mezzo di quel lido coperto di altre piccole terre e vil
laggi. Dopo il Capo Suvero le balze discostansi dalla
marina , e, riunitesi nella Calabria media alle mon

tagne maggiori , lasciano alle radici una profonda


valle bagnata da umiLamato eCorace in quellan
gusta parte di terra, che altri chiam lo strangola
mento dItalia , ne cui opposti anchi sinternano i

gol di S. Eufemia ad Occidente e di Squillace aLe


vante. Ergonsi da poi altre rupi che ingombrano lul
tima e meridionale Calabria no alle alte giogaie del

*9

lAspromonte , terminanti neCapi dellArmi e di Spare


tivento sul conne de due mari Jonio e Tirreno.
, Laltro ramo,che dal Pollino per breve tratto dis
giunto dilungasi quasi paralello al primo test dea
scritto , si compone di grandi ed elevate montagne,

le quali nel sito di Reventino vanno a ricongiungersi


con le rupi di Ponente ; di maniera che tra le due
catene chiusa unampia valle che dal suo pi gros
so ume appellasi Val di Crati. Limmenso gruppo
delle orientali balze coperte da sterminata foresta,
detta la Sila, allargasi ad Oriente per le Calabrie set
tentrionale e media, e divide dal Val di Crati i Di
stretti di Rossano e di Cotrone , la cui terra co pro
montorii del Trionto, dellAlice, delle Colonne e del
Rizznto si dilata nel mare Jonio, avendoi golfi di

Taranto a Borea e di Squillace ad Ostro. Dai gioghi


della Sila scendono nellaValle due principali umi,
il Crati ed il Savuto che fu detto Ocinaro. Il primo
in guisa di torrente cade dalle rupi; railrena il corso

la dove bagna la citt di Cosenza , e spaziadosi in


largo letto, per la breve pianura onde ilPollino par
tito damonti orientali fugge verso Borea al mar di
Taranto. Il Savuto , scorrendo in opposta parte si
dischiude la via presso a Reventino a Mezzodi della
Valle , e per la marina dAiello gittasi nel Tirreno.
Accerchiato cosi da due giogaie di monti, aperto per
stretti varchi ad Austro e a Borea, giace il Val di

Crati denominato ancora Valle Cosentina. Puoi rico

noscere nella sua forma un elissoide lunga quaranta


).

*10&
.

cinque miglia , e larga tra Levante e Ponente non


meno di tredici. Alle falde interne degli Appennini

su per molti colli vedi fabbricate piccole citt, ter


re e villaggi, ed al mezzo tra umi Busento e.Crati
sopra un erto monticello Cosenza , antica citt de'

Bruzii.
Tutta questa Valle nellautunno del 1835 fu da
tremuoti percossa in ero modo , quando dei mali
per simil agello nellanno 1832 soiferti sandava a
pena ristorando.
La state del 1835 nella settentrionale Calabria era
corsa fuori lusato ineguale. Ivi nemesi di Luglio e
di Agosto le piogge in tanta copia caddero che le ri
colte decampi furono tutte perdute: i terreni ammel
mati ed i pascoli corrotti dallacquazzone cagionaro
no tra gli armenti e le gregge era.mortalit. Oltre
a che un gelido vento, solfiando tra la grossa grandi
ne e la continua pioggia, rall'redd que luoghi quan
do il sole passava per lo Cancro e pel Leone. N qui
il danno aveva ne; che sul cominciar di Settembre
un diluvio rovinoso fuori ogni maniera devasti cam
pi di Mendicino , Carolei , Domanico , Merano e Ca

stelfranco. I Distretti di Paola e di Cosenza erano


dalla scapestrata stagione gravemente ingiuriati. A
glintempestivi freddi seguit ne primi giorni del ve
gnente Ottobre calore eccessivo , tal che agli 8 di
quel mese , unora dopo il mezzod , il termometro

di Reaumur segn il grado 27. Laria in quei di tin


gevasi di folla nebbia; la notte a ciel sereno folgora

-fll*

Vano stelle Cadenti ; spesso baleriava. N solo nel


la Calabria cosentina divenne oltremisura sensibi
le il caldo che rendeva gli uomini gravosi a loro
medesimi ed aannosi ; ma per tutto il paese no a
Bova sulle pendici australi dellAspromonte a tanto
giunse che togliequuasi il respiro: straordinario fe<
nomeno di cheiCalabresi facevano grandi maraviglie.
La sera del di 6 di Ottobre, tra1ontato da unora

il sole, una lucente-meteora per poco ruppe le tene


bre. Tra le montagne poste allOccidente di Cosenza
appresso alle terre di S. Vincenzo e di S. Fili , una
piramide, che avresti detta ignea, da terra sollevossi
nellaere; e sopra di quelle cime alzatasi, ratto can
gi forma, spiegossi orizzontalmente e lucidissima si
fece , dietro a s traendo lunga coda vaporosa e fo
sca. Mosse quindi lentamente verso lalto monte Co-
cuzzo a Mezzodi , accostandosi al quale, semprepi
come fiamma si accese ; e giunta col , descrivendo

una curva parabolica, gittossi di repente oltre il gio


go dov la marina di Fiumefreddo, e disparve con
leggiero stridore.
Tranquillo pass il giorno n di Ottobre. Oscu
randosi il cielo , un globo rosseggiante e luminoso,
che parve della misura di un piede agli occhi degli
spettatori, si lev sulla_tmosfera; e, descrivendo del

pari una curva parabolica, nel sito stesso verso Fiu


mefreddo si estinse con istrepito che rimbomb co
me tuono. La meteora lasci una traccia di bian<
eo dargento, chiudi fosca , poi nerissima divent.

*12*

Alcuni agricoltori narrarono aver veduto un simil


globo la sera appresso, poco dopo il tremuoto. Ma
verso la mezzanotte del di 1 1 un forte sibilo fu udito
di rapido vento che solliava nella regione superna del
cielo, intantoch placida e cheta latmosfera inferiore
non si commosse per lo turbine che di sopra per ben '
due ore impervers. Molti ricordaronsi allora, che
prima del di 8 di Marzo del 1832 un ugual fenome
no precursore del terremoto era stato scorto nel cielo;

non pertanto iCalabresi, avvezzi alle percosse di for


tuna , spensierati non ravvisavano in tante meteore

inistri presagi di maggiore calamit.


Il giorno re di Ottobre volgeva a sera, ed il cielo,
r sereno , ora oscurissimo di foschi nuvoli, cosuoi
ca'ngiamenti annunziava tempesta. Una grave e spes
sa nebbia , appena declinato il sole, copri per molta

parte le campagne della conca del Crati. Cominci


Verso le ore undici dopo il mezzod a sollevarsi pi
folta e nera, ed alcun poco si tenne come in bilico :
' alla mezzanotte in un momento squarciossi , ed una
parte a Borea, laltra ad Austro sallontan. Un ba
leno venne a fendere le tenebre notturne; un se

creto fremito parti da sotterra, al quale successe un


gran fragore che risuon per laere, mentre la terra
gagliardamente sc0ssa trem. Fu di sotto in sopra il
tremuotq, e di tre urti si veementi che il terreno par
ve minacciasse di levarsi in monte o spalancarsi : di
poi un ondeggiamento della terra seguito si forte che
le fabbriche erano sospinte , come fiamma concitate

-x13*

slaveuti. Saggiunse ancora il moto vorticoso equell'o


di sbalzo; per coloro, ai quali manc pronto sostegno
ai anchi, non ressero in piedi,-e, barcollando, cade

vano. Abbandonato il proprio letto allimprovvisa vi


brazione del pavimento, ciascuno in fuga per le sca
le si precipitava : le scale infrante ancor esse coi fug
genti precipitavano. Le mura degli edizii commosse
da incontrastabili forze combattenti con diverso moto
ruinarono incontanente sopra i miseri abitatori, dei
quali fu grande macello._Per le moto di sbalzo ite
goli, prima che si rompessero le case, vennero nel
laria balzati, e, spinti lontano dal potente aeremoto,

piombavano con inaudito fracasso. Duro il tremuoto


un venti minuti secondi accompagnato da uno scro

scio, come di strepitante tuono: indi mossero per


laere nembi impetuosi, e gravi nuvole occuparono

il cielo. Sullo spuntare del di cadde folta neve sulle


montagne; nella valle una lieve brina. Niuno po
tr mai dire quanto fosse in quella notte luniver
sale terrore. Continuamente trem la terra; ed a

quando a quando udivasi da lontano crollare un


muro , una casa , onde laria da polvere densissima

era ingombra. Contristava i superstiti il confuso fra


stuono di quel rovinio misto agemiti defanciulli,
alamenti di uomini a cui rotte erano le membra, alle

grida di coloro i quali deploravano la morte delle


persone care ed ogni loro bene perduto.
A
Lesiziale sciagura non colse questa volta la Pro
vincia tutta; ma il veguente anno aprivasi, e nel Val

*14*

di Crati la terra ed il cielo ad ogni ora da nuovo turi


bamento venivano soprappresi. La contrada lungo la
sponda diritta del Crati and tutta in ruina, intantm

ch le citt sole di Cosenza e di Rende furono molto


danneggiate sulla ripa sinistra. Il tremuoto pervenne
assai gagliardo per sessanta miglia no alla terra di
Cassano a Settentrione in Val di Crati ed a quella di
Tiriolo a Mezzodi nella Calabria media: lievemente
e senza danno fu sentito in tutti gli altri luoghi delle
Calabrie e della Basilicata.

Per alcuni'giorni dopo il di 12 di Ottobre, i cam-r


pi circostanti alla terra di Castiglione , che fu total
mente distrutta, parvero come il mare divenuti ct
tosi per lo incessante tremito. Ai 22 di Novembre ac-v
cadde altra scossa poco men gagliarda delle prime;
onde i gi cadenti edizii trasmutaronsi in confusi
monti di materie : ed altro violento tremuoto ai 25 di
Dicembre di lultimo scrollo atutte le fabbriche. Ma
tra tutto quel tempo il terreno ondeggiava frequen
temente , ed ora pi in un sito, ora pi in un altro :
brevi erano glintervalli di qualche giorni, ne quali
soprastava il tremuoto; e sembr di esso fatta emula
la stagione, che con nevi , piogge rovinose , folgori
e bufere sopra i disanimati popoli incalzava. Le scos-
se con moti varii spinsero sempre da Maestro a Sci
rocco sino ai 25 di Dicembre, nel qual giorno rivol
taronsi , urtando da Scirocco a Maestro.
Un etereo c sotterraneo rumore , che i Calabresi

chiamano rombo, ripctcasi con ogni bench leggiera

i15&

scossa. E come quando in cielo tuonalontano, e straor


dinaria pioggia e grandine si riversa, tal rimbomba
va nellaria uno strepito e precedeva di qualche mi
nuti secondi ed accompagnava il tremuoto, mentre

un sofo muoveasi a seconda della direzione delle


scosse. Per quellaereo scroscio giudicasi cagionato
dalla vibrazione della supercie terrestre.
Gli animali, siccome attestarono coloro i quali nel
la funesta notte eran desti, aveano pochi momenti pri-.

ma annunziato il tremuoto; e quantunque volte tre


mava la terra facevano innanzi udire malaugurosa
voce. I cavalli, se erano in cammino, soifermavansi

di repente , annitrivano , movndo in giro gli occhi


ed ergendo le orecchie, e pontavano fortemente le
gambe incontro al terreno , siccome essi fanno per
non isdrucciolare : ma se trovavansi nelle stalle rin

chiusi, alla commozione del pavimento e delle pa


reti infuriavano e rompevano funi e cavezze. I cani
baiavano , arrutfando il pelo : le pecore timide, le
uno alle altre addossavansi , atterravano gli occhi e
il muso, mettevano esile e triste belato : tutti i vola

tili facevano udire striduli accenti in vece degli usa


ti canti , ed i picoli augelli perivano per le forti
scosse. Davano tali cose indizio certo della pertur
bazione, di che innanzi lo scoppio erano compresi la
terra e laria.
Lesplosione del tremuoto accadde tra Cosenza e

Bisignano, citt lontane sedici miglia tra loro. A mez


zo _-il cammino sedeva popolata da mille e pi abita
f

n16:

ieri la terra di Castiglione: in quella notte funesta


Venne per lo tremuoto agguagliata al suolo. Le fab
briche , luna sopra laltra arrovesciate , solfocarono
uomini e distrussero ogni suppellettile ed oggetto di
privata industria di que terrazzani; n potevi fra le
accumulate ruine ravvisare una casa, un muro in

pi rimaso , che non fosse guasto e vicino a cadere.


Grande fu il novero di coloro i quali , fuggendo,
colpiti da pietre o da travi riportarono le membra
slogate od aspre ferite. Poco men di cento persone
nirono schiacciate sotto luniversale sfasciume ; ed

altre molte semivive seppellite trasassi,per bizzarria


di fortuna, non furono colte da morte. Presso a Casti

glione era la casipola di un agricoltore : in un can


tuccio della stanza terrena due bambini placidamente
dormivano sopra un letticciuolo sottoposto ad un gra
ticcio ripostiglio di masserizie domestiche. Soprav
venne il tremuoto: il contadino, la moglie e gli altri
gliuoli perirono sotto le fabbriche; il graticcio fece
riparo alle cadenti pietre, fra le quali rimasero quei
due tenerelli incarcerati. Le mura del cantuccio, du

rate in piedi tutta la notte , si aprirono verso il mat


tino pe nuovi urti del tremuoto; ed i fanciulli per
una delle fenditure si sottrassero illesi alle ruine.
Strana ventura ebbe un soldato che trovavasialle
stanze in Castiglione : uno di quelli che sono ha le
citt e le campagne disseminati a tenerle nette dimal
fattori, ed esplorano per la tranquillit dello Stato.

Allorach la camera ove dormiva precipit, egli vim

uI7o

ne per lo tremu'oto vorticoso e di sbalzo scagliato lun*


gi trenta passi, e l cadde sopra una donzella pan
ivi balzata per simil caso' da un albergo vicino.
Il maggior tempio in Ca5tiglione, di solida e bella
costruttura, Ornato di cgregi dipinti d'el- Zingaro e
del Pascalofti, dipintor calabrese cognominato in Ve
nezia cavalier della pittura, screpolossi nella cu
pola e nelle pareti: sembr miracolo che non ruinase

se. Un convento di frati Cappuccini tutto sinfranse;


della chiesa non rimase pietra sopra pietra.
Il nuovo giorno scopri lo spettacolotristo a quelli
che sfuggiti alleceidio erravano per le campagne. I
miseri sulle reliquie della patria tornavano con le men
ti per la paura commosse , e in dolorosi atti e parole
prorompevano , pizignendoi loro congiunti sepolti
sotto le mine e il vedersi condotti al fondo dogni mit
seria. Givano tutti nudi que profughi, lasciati iletti
quando alta era la notte : comech intirizziti fossero
dal notturno gelo , sentivano le fauci arse per lo spa;
, vento, senza aver dove attignere un sorso di acqua,

dove raccogliere vesti per ricoprirsi le membra.


Vigorosa gente venne dogni parte adunata a fin
di seaVare i sepolti o vivi o morti: ma il terreno del
continuo vimillava , e gli uomini entrati appena fra
le scrollanti mura, spaventati per ogni sasso che gi
venia , fuggivano , ed al pietoso uizionegavano le
braccia tremanti. Al terzo di furono disotterrate ol
tre a cinquanta persone tramortite coi corpi laceni

'e bmttati di lividori e di fango; alcune semivive, ri

4184

tornando a spirare le fresche aura, da tremore e sti


nimento assalite, rividero un istante la luce che tosto

agli occhi loro manc. N prima di alcuni giorni


dopo levento nironsi di riscattare dalle rovine i ca
daveri, a cui la piet decongiunti desiderava one-'
sto Seppellimento.Tran1ndavano fetore i corpi morti

dimumerevoli bruti, e ladre per la putrefazione con


taminavasi: essi furono soprapposti ai roghi, ed inca"

heriti aan di disperdere le perniziose esalazioni.


Una sventura spesso chiama le altre. Gli abitanti di
Castiglione Sopravvivuti, privi di tetto , avevano per"
. difendersi dal vento rizzate Capanne e tende. In esse
latterrito popolo raccolto confusamente si stava , co

me le timide agnello ristrette nel chiuso, le une sad


dossano alle altre. lcitni villani cuocevano delle cdn

stagne: una scintilla Scoppia sullo.strame d una ca-


pannetta che tutta arde incontanente ; e la amma
dal vento spinta appic0asi allaltre, e le divora con le

poche masserizie ritolte alle rovine, e l entro riposte.


Per le Sole st:osse de tremnnti at:caduti nella nota
te del 12 di 0ttobr,Castiglione e le circostanti terre

furono tutte nabissate ; or pensa , lettore, quanto in


qneluoghi crebbe la devastazione per gli scotimenti
che ne tre mesi appresso non dettero tregua. Il ter
reno fra Cosenza e Castiglione era smosso da per
ogni parte, come sovvertito dallaratro; screpolate le
rupi; sorgevoli fonti divenuti tenui zampilli; inari
[liti i pozzi;
polla intorbidata e limacciosa.
La terra di S. Pietro in Guarano ed il villaggio di

* 19 e
S. Benedetto, distanti miglia sette da Cosen2a, del
pari danneggiati furono. Delle case una gran parte
annichilata , la rimanente guasta per guisa che ina

bitabil divenne. Ventuno di quelli miseri abitanti,


cherano duemila e dugento, giacqueto morti sotto
le pietre; gli altri con la fuga campatono. Una dona

na incinta che a gran fatica fuggiva , colpita da un


sasso mori- sulla strada. Un Gregorio Roger, uzial
militare, condottosi ad una Sua villa a godere dellau
tunno , dormiva nella funesta notte con accanto una

cara sua donna. Il tremuoto gli assali; la casa in


men che balena ruppesi da ogni banda; edgin que
sto una trave cadde e stritol il capo alle sfortuna-f
to uomo : n tocc la donna, a cui feo do,-die

fendendola dalla muriccia che si rovesciaquallalto.


.

Furono di feriti oltre a cento: molti ebbero sop


pesto il corpo e gravi contusioni ; alcuni slogate
e frante le ossa; altri dal cap0 e dalle rotte membra
grondavano sangue. Atl'anhati e balordi per certo
tempo vissero costoro percossi dalle cadenti pietre; e
pi ancora istupiditi vissero quelli stati travolti fra le
ruine. I tugurii sparsi per le campagne , le casi
pole costrutto con terra pigiata, che dicon muta , si
scomposero in un subito mutate in ammassamenti di

sassi e polvere. I poderi in ogni modo solfrirono per


le alluvioni e per lo tremuoto : mulini, palmenti e
fattoi spezzati e manomessi; e vino ed olio, correndo

fuori dalle frante botti e conserve, sunivano allac


qua che dal cielo pioveva.

a20:

Poco lungi da S. Pietro posta la terra di Zm'


pano col suo rione Rovella, abitati da I 135 persone;
Alcune case in Zampano vennero dalla furia del tre*
muoto buttate a terra; le altre aperte 0 le'se. Noti
cosi at:cadde del vicino Rovella , dove si vide quana

to possa il capriccio di fortuna: col tutte le case

come stritolate , in una incomposta congerie sams


monticarono. Due sole donne, Santa Tarsitano ed
Angela Maria di Rose vi perirono prima che riscosse
dal sonno aves5ero tentata la fuga: tanto subitamente
Il turbine fracass la loro casuccial De sopravvivuti

erano gravemente feriti oltre a cinquanta. Tutta la


notte col pure il terreno ondeggi leggermente; e
il risuonar del rombo accresceva terrore:
Ne giorni appresso avresti veduto desolate le teer
ed i borghi offesi dal tremuoto". Al tornar della notte
solitario e muto rimaneva ogni albergo; e battevano
agitate dal vento le sdrucite porte e le nestre delle
deserte caste. La gente ridcevasi pe campi nelle ba
racche alzate in quegiorni; dentro alle quali, se

meno urgeva il pericolo , crescevano a-dismisura le


molestie ed i tormenti del verno crudo.
In Lappano, altra terra che raccoglie 1030 abitan-
ti , tutte le fabbriche patirono; e molte disfatte, le

vando nugoli di polvere, trasformaronsi in mucchi


di pietre. La vecchia casipola di Annuzza Catalano
n0n pot contrastare allurto della prima scossa, e si
-sfracel soprala misera donna e quattro suoi gliuoli
che vi perdettero la vita..

a 21" *

In Casol, altra terra che conta intorno a lm


abitanti, una villanella mori sotto il precipitar di un
edizio. Spenta fu eziandio nel sonno una contadina

in Rose, dove altre case caddero petremuoti.


Molto solferse anche Rende piccola citt sulla sini
stra sponda del Grati, lontana per quattro miglia da
Cosenza. Sopra ridente collina tra due rivi di limpi
de acque ella siede , che un di , Arint/za appellata,

emulava alle altre citt de Bruzii , e vanta dagli


Enotrii la sua origine: oggi povera dabitatori, il cui
numero non aggiugne a cinque mila, trovasi discesa

in umile stato. Il suo popolo vive coltivando icampi


e lavorando utili vasi di argilla; n serba altra I'B.
liquia di sua antica fortezza , che/un diruto castello
dei tempi di mezzo. Tutti gli edizii di Rende ven
nero dal sotterraneo impeto scossi; alcuni sfragellati
crollarono. Peri acerbamente schiacciata sotto i muv
ri dun povero albergo la villanella Maria de Bartof
lo, e tra le stesse pietre giacquero illesi i genitori,
che indi scavati rividero la luce, inconsolabili per la

perdita di lei, frutto unico del casto lor nodo. Un


Antonio Scola nel vigor degli anni fu dai sassi della
sua casa , che da una banda si fracass , martellato
e morto.

Nella Valle Cosentina non perirono altri uomini


sotto il frequente rovinare delle fabbriche gi scom
messe, che in tutto lautunno pareggiaronsi al suolo

per nevelle scosse di tremuoti: perocch la gente


fatta cauta dimorava poco nelle case , e sempre nei

Q22a

luoghi aperti adunavas. Delle bestie, in ispezidt


degli armenti e delle gregge, fecero grande strage i
tremuoti ed il gelido e piovoso verno; onde i popoli
ognora pi ammisenavaho.
Ma tra le citt di Val di Crati quella che tutte so
pravanza per la gloria di libert e fortezza desuoi
antichi abitatori e della dotta civilt raggiunta in al
tri tempi, pati ancora per lo tremendo agello. Io
Voglio dire di Cosenza , lantica Consentia citt dei
Bruzii, per grandi vicende conta nelle nostre storie,
Sopra un alto poggio essa posta, da sette colli cin;
ta , i quali vedi efgiati nella sua impresa: due u
mi, che poco dilungi vanno a confondersi in uno, la
bagnano da due lati; cio ad Euro il Crati, ed aBo.
rea lumile Busento, nel cui alveo i Goti seppelli

rono col cadavere di Alarico le ricchezze tolte al!


limpoverita Italia. In et remota fortissimo e ero
popolo avea dimora dentro Cosenza e nelle vicine
contrade. ,Sormontando lerte balze della Sylva Bret

Iiana', oggi Sila, i Bruzii inondavano le orenti


regioni della Magna Grecia, ed ascosi per le foreste

schivavano la vendetta dell inimico: pure quando


lItalia venne invasa dai Goti, rotto fu lorgoglio
de Bruzii, e Cosenza espugnata. Da indi mancati in

quella citt i pi prodi spenti nelle battaglie , i de


boli superstitisoggiacquero nel 902 e nel 1004 ai
Saracini, che incendiaiono tutto il paese: e cadute le

Calabria sotto limperio del Normanno Roberto Gui


scardo, Cosenza ancora fu soggettata. Nel 1181 un

1*25l

terribile tremuoto la distrusse, ed i pochi cittadini


campati da morte , fuggendo il fragil terreno della
ripe del Busento, dove oggi puoi vedere le reliquie
delle antiche fabbriche , riedicaronla pi verso

Oriente sulle sponde del Crati Sparse di salde rocca


di granito. Altri danni ancora toller Cosenza allora
ch Alfonso di Aragona sottomise le provincie na
politane , e quando i baroni del Regno si ribellarono
al successore dilui, chiamando a Napoli Giovanni

dAngi. In quelle guerre furono deniolite le porte


e le mura della citt e presi la cittadella edil castello
dove i duchi di Calabria ebbero seggio, e dove il
buon principe Luigi III dAngi pass di vita rima
pianto daCalabresi, che da quel tempo divennero ipi
animosi fautori di parte angioina_. Le mura della citt

non vennero pi ricostrutte; quantunque il castello


e la cittadella restaurati accogliessero anche talvolta
i duchi di Calabria e gli altri reali di Napoli che in
quelle terre si tramulavano.

Appre_sso tante fortunose vicende Cesenza fu tor


nata a novello onore nel primo lustro del secolo xvr,

quando Giampaolo Parisio, che secondo il vezzo de

tempi mut il suo nome in quello di Aulo Giano Par


rasio , r_estituitosi da Lombardia in patria, cominci
ad assembrare in sua casa alcuni dotti concittadini.

Egli quindi costitu unaccademia di poetiche eserci

tazioni, la quale da principio Cosenhna fu detta, poi


per lo suo rinnovatore cognominata de Costanti: e
incula il pregio di ricordare come il parlamento di

*2&*

Cosenza rimunerasse di ci il Parrasio, assegnan


dogli per anni dicci lannua provvisione di cento scudi
di oro. Rapidamente il nome della Cosentina Acca
demia venne tolto dalla fama insino al cielo, allor.
eh ebbe gli statuti da un Sertorio Quattromani e da
un Bernardino Telesio, ambidue diCosenza. Niuno

che di questultimo non oda risuonare il grido , poi:


ch os egli primo levarsi contro Aristotile senza
pur divenire pedissequo di Platone : e nuovo ed ai?
duo sentiero egli dischinse asapienti, nel quale entr
secondo laltro illustre losofo di Calabria Tommaso
Campanella. Stabilita da sill'atti uomini crebbe la C0,

sentina Accademia, ed ottenne rinomanza di grande:


non per di meno, travolta nel decadimento uni

versale delle Calabrie, a poco a poco nel passato se


colo fini. Solo ne rimane la celebrit duratura , e il
desiderio in noi di vederla risorgere al suo antico

splendore.
Oggi siede in Cosenza chi sotto il nome dIntem
dente governa la Provincia di Calabria Citeriore. Me.
nomata di abitanti la citt , e ne raccoglie lo scarso
numero di ,dodicimila e cinquecento.
Credettero molti essere accaduto sotto Cosenza lo
scoppio del tremuoto di che io ragiono; dappoich
nelle altre terre di Val di.Crati poste sopra mobil
terreno le solide fabbriche vennero lievemente dan
neggiate , mentrech in Cosenza nissuna, sebbene
s_aldissima e sopra duri massi alzata , non fu grave;
mente offesa e scommessa in ogni parte. Gli edizii

u25-u

squarciati per ogni verso nelle parti interne sbonzo


larono, a cagion della resistenza che le grosse mura
opponevano alle pi deboli nella commozione della ter
ra; furono poco lesi nelle parti esteriori, le quali, non
avendo contrasto, poterono tornare dallondeggiamen
to alle loro sedi; come verde pianta, racquetato il vento
che lagitava, nuovamente si dirizza nel suo stelo.
In Cosenza un convento di vergini dette Cap
puccinclle, le quali menano vita solitaria ed austera :
i tetti del devoto edizio piombarono, e le misere

fra le pareti del loro chiostro stettero ludihrio delle


piogge e de venti, da gran paura turbate. Altri con
venti ancora in pi parti ruinarono; ed i vasti pa
lagi Mollo, Ferrari, Tirelli ebbero le mura da cima a
fondo spaccate. Il palagio arcivescovale, quello del
lIntendenza ricostrutto dopo il tremuoto del 1832,
l'altro dei tribunali e delle carceri, lorfanotrofio ed
il reale collegio da ogni banda apertiofracassati,cor
sere il comune rischio. Il castello, a cavaliere della
citt sopra il pi alto sito del colle, tutto si sfascio :

vacillarono le vaste moli de bastioni , e ad ogni lieve


tremito della terra facevano le viste di voler crolla
re. Pareva Cdsenza come dopo lungo assedio da ni
mici assaltata, e diserta per le ingiurie e le insolenze
usate dal vincitore.
Qui il luogo di ridurre in memoria un caso del

laeremoto. Siede in Cosenza un convento con la chiesa


intitolata nel Taumaturgo di Paola; accanto alla quale
sorge un alto campanile che aveva in cima una palla
2

1-26.

di rame vota, del diametro di palmi tre ed un quarto,


sostenuta dal suo asse di ferro, del diametro di cin.-,

que pollici , contto nellacuta punta della torre. La


notte de 12 di Ottobre lasse venne rotto dallaere
moto, e gettata di lungi a molti passi la palla divelta;
n di poi la torre trovossi lesa in parte alcuna. Que
sta fu stimata incontrastabil pruova dellaeremoto,

non dissimile daaltri esempli accaduti nellanno 1783


e narrati dagli Accademici Napolitani che visitare.
no in quel tempo la Sicilia e le Calabrie. Per gio
ver por mente a quello cheglino raccontarono

dei tetti del teatro marittimo di Messina. Presso al

porto di quella magnica citt sono molti belli edi


zii , i quali, perch disposti con ordine intorno in

torno sul molo , vengono dinotati col nome di teatro


marittimo.Questa parte della citt fu devastata dal
tremuoto e dal marimoto; n laeremoto manc. Ve
deansi col i tetti svelti del pari da su le scrollate

case e dalle altre , le cui mura in piedi rimasero,


n grandemente lese od aperte. Lo stesso caso in
tervenne in Castiglione, dove tra per limpeto del tre
muoto e dellaeremoto cadde quella grandine di te:

goli ridotti in frantumi.


Rammenter ancora quanta meraviglia soprap
prendesse gli abitanti di Castelfranco, piccola terra
presso a Cosenza , quando il mattino dopo la dolo
rosa notte dexa di Ottobre conobbero la cagione
di uno spaventevole fragore succeduto al rombo che
accompagn il tremuoto. Poco discosta da quella ter

11-27;

ra, sopra un erto greppo prominente alla pendice di


una balza stavano le reliquie di un tempio dellan
tichit pagana; l'aeremoto strapp dal monte il grep-
po, si come il vento arbore; e quello gi cadde, spar
gendosi in pezzi nella vallea sottostante : n il terreno
intorno al sito donde fu staccato il masso mostravasi
di poi sconvolto e fesso con solchio crepacci; dal che
apparve non essere stato cagionato quel caso da sola
sovversione della terra. Gli Accademici Napolitani
tramandarono memoria di un simile avvenimento.
S 1 100. Nel di 28 di Marzo, due ore circa pri
ma del gran tremuoto si ud piccola scossa; e quin
di destossi un veementissimo vento che degener

tosto in aeremoto; col quale fu svelta' e di lancio


gettata e sparsa sul suolo la casa di Ceraselli, la
D quale da precedenti tremuoti era_stata percossa e
sconquassata .

Queste furono le maggiori devastazioni accadute pe'


tremuoti dellanno 1835 in un solo Distretto di Cala
bria Citeriore : ma la bella marina di Paola che al
lavvicinarsi dellautunno aveva tanto sofferto per le
smisurate alluvioni, non and illesa tra tante cala
mit. Il Distretto di Castrovillari, che dal conne del
Val di Cosenza distendesi a Settentrione, e quel di

Rossano, diviso per la foce del Crati da Castrovillari e


pe monti della Sila dalla Valle Cosentina, furono an
che pi danneggiati. N tutti i guasti avvenuti in al
tre parti della Provincia mi paruto di potere par

ticolarmente esporre, chio non arrecassi noia amiei

e28u

lettori: per qui registro solo i nomi di quelle terre e


citt, le quali non vennero percosse eramente. Gas
sano, S. Soa, Corigliano, S. Lorenzo, Terranova,
Tarsia, Spezzano, S. Demetrio, Macchia e Bisigna.

no soffrirono lievi danni : ma furono molto pi'af,


ilitte, quantunque non cadessero in grande ruina,le
terr di S. Ippolito , Donaci, le Piane, Dipignano

e Paterno.
Fierissimi eventi , che traggono a commiserare
questa nobilissima nostra contrada; la quale io non

so quando aggiugner a quel riposo ottenuto dalle


terre che, come piacque al Botta dire con sapienza

e vaghezza nel xmx della Storia dItalia, han fatto


la loro crisi o concozione. a La natura non co
n nosoe tempo; per lei n anni, n secoli vi sono ;

)> e di noi si ride a cui ihcresce il morire. Noi non

1)

vedremo la quiete della Magna Grecia, n delle


siciliane sponde; ma tempo verr chella lavran
no elistessa condizione acquisteranno, che gi
nelle pi parti di questo nostro globo si osserva ,

CAPITOLO II.
Tremuoti nel Distretto di Rossano, lanno 1836.

Comin'ciava lanno x836, e la terra della Calabria

Citeriore, scossa per tutto il precedente autunno dai


tremuoti, parve alla fine quietasse. Gelida corre
va la stagione invernale, e nevi e ghiaccio tenace co
privano le montagne ed i campi. Al ritorno della pri

mavera straordinarie piogge rendettero laria pregna


di gravi ed umidi vapori; e mutavasi in mille guise
laspetto del cielo, ora nebuluso, ora asciutto per
impeto di venti, sempre velato da fosche nubi quan-

do rade e quando pi spesse. Alle calende di Apri


le sembr la stagione divenuta benigna , ed il solo
beneco ristorava lagricoltore delle lunghe ingiurie
fatte dal crudo verno alla campestre coltivazione.
Pur la notte dei 17 dello stesso mese , un lontano
fremito sudi nella citt di Rossano: orribile tempe
sta erasilevata nel golfo tarentino; il mare altamen
te mngghiava, e con sillatto fragore i utti rompeansi
contro allo scogliosolido, che la paura entr ne petti
di quanti aveano veduto al cadere del di sciogliere
dal porto tre navi cariche di viandanti e di olio. Sullo
spuntar del mattino le onde tornarono in calma: pres
se alla ripa galleggiava uno detre legni sdrucito,

a 30 a

franti gli alberi ed il timone, leggiero per essere sta


te buttate in mare le mercatanzie che trasportava.
Aecorsero genti a porgere aiuto al disanimato stuo

lo de marinari e deviaggiatori , e a dimandar della


sorte degli altri legni: ma un di essi gittato agli acu
ti scogli della costa in sito poco lontano, e rottosi,

era affondato c0n quante robe dentro vi avea. Nul


la seppesi della terza nave, se non che pi non ri
spose asegnali delle altre dopo la mezzanotte: forse
allora.il torbido mare la ingoi. Cessata lira dei
venti, giorni sereni fecero lieta quella parte incanta
voledellaMagna Grecia, che si distende sulla destra
spiaggia del golfo tarentino. Il giorno 24, si tolse pla
cidamente al nostro emisfero il sole, e sulle alte vette

degli occidentali monti il cielo si dipinse di dolce


colore vermiglio , che , semprepi accendendosi,

oscurossi tra le tenebre. Allimprovviso verso le ore


dieci della sera una la di nere e dense nuvole spin

te da Ponente a Levante, _copri una zona di cielo,


e balen due volte: un cupo elungo tuono rimbom.

b nellaere, e cadde una lieve e minutissima piog


gia. In breve tempo fugati i nuvoli, le stelle risplen
dettero al queto nel cielo sereno I ; ed allora che
tutto era muto e tranquillo , unora e mezzo dopo la
met della notte, un tremuoto orrendo sconvolse in

un attimo ogni parte della citt di Rossano e delle


circostanti terre e villaggi.
1 Il termometro di Itaumur segnava il grado 14.

'c 31 e

Per me non si potr dire tutto il danno da cui


quella ridente contrada e quasi tutta la Calabria co
sentina vennero questa volta contristati. Chi tra le
miserie di nostra vita stato sovente travolto (e

posso io forse cosi comprendere la pi gran parte


dellumana razza ), pensi di tutti i pericoli un mag

giore, contro al quale non v ha contrasto ad oppor


re, non speranza di salvezzazorrida ne duna citt,
d'un intero paese!

In cima ad Un colle sempre verde peboschetti


di olivi che lo rivestono, lungi poco men di tre mi

glia dal mare Jonio, siede la citt di Rossano fabbri


cata (secondo vogliono alcuni dotti scrittori) dai Ro

mani sul conne tra le greche regioni Sibaritide e


Crotonese, al Meriggio del si conto seno Turino.
Due umi o torrenti, il Lucino ed il Colaneto, scor

rono dadue lati a pidella montagnetta, e trovano


pace nelle acque jonie poco al di sopra del Capo
Trionto. Le montagne della Sila, che separano dal
Val di Crati il Distretto di Rossano, accerchiano

pur co loro gioghi in mediocre lontananza la collina,


e, disgiunte per un certo tratto ad Oriente, lascianvi
un littorale aperto; onde una valletta cigne intorno
intorno la citt , siccome profonda fossa di forte ca

stello. E castello inespugnabilc avresti chiamata ne


gli antichi tempi Rossano munita di forti mura, in cui
per sette porte entravasi. Agguerrito popolo ella edu
cava, il quale dallassalto respinse linsino allora vit
torioso Alarico, che pieno di dispetto si rivolse co

*32*

suoi Barbari a Cosenza: e se nellanno 544a Totila


cesse , ci fa dopo aver sostenuto lunghi mesi di as
sedio; e , quantunque da fame soggiogato , non apri

che ad onorevoli patti le porte al vincitore: n dal


Longobardo mai venne domato; e due volte discac

ci le saracine squadre che , in tutta Calabria signo


reggiando , Rossano ancora aveano soggettata.
Oggi nel pi alto sito della citt una rocca , la

quale alle ingiurie de tempi ha resistito, serge edi


cata in gura cilindrica con grosse muraglie , ove
dognintorno vedi aperte le balestriere. Ma dodio
sa origine essa ai cittadini, ai quali ricorda let in
cui B0ssano e le vicine terre furono fatte serve ed
abbandonate in dote ad Eleonora, nata dillegittimo

congiungimento a Re Alfonso I , la quale si dispos


al gliuolo del Duca di Sessa Marino Marzano. Costui
impossessatosi della citt fece disegno incontanente di
forticarla; e puoi anche oggigiorno sulla porta della
fortezza scorgere scolpiti i gigli, impresa di lui. Pur
ei non signoreggi lunga pezza in Rossano , e quel
castello, chegli alzato avea, fu contro a lui medesimo
ed agli altri congiurati baroni, dai quali venne chia
mato a Napoli Giovanni dAngi, tenuto armato sette
anni, quanto dur quella guerra, cheglino mossero
al successore di Alfonso. Il perch nellanno 1446
quel principe sciolse dal giogo feudale Rossano e la
sua contrada , rimeritandola della fede a lui serba
ta; incarcer il Marzano reo di fellonia, e dopo ven

ticinque anni il fece crudelmentc trucitlare. Ma ri-.

1334

cadde Rossano ela sua contrada sotto il feudale gio


go nel 1612 , venduta dal Vicer- Conte di Lemos

per sete di danaro ad Olimpia Aldobrandino , che


lacquisto al suo gliuolo Giorgio per ducati 85,000.
Passata dagli Aldobrandini in potere di un Borghese
e indi di un Carafa, a cui fu conceduta con piena
giurisdizione col mero e misto imperio, questultimo
tanto eramente domino, che stanchi i Rossanesi

di pi sopportarlo , nel terzo lustro del decimottavo


secolo tentarono disfarsene , e riottennero che la

citt con le sue terre di Longobuco e Paludi come


demaniale nuovamente si reggesse.
Oggi, al pari delle altre citt che furono un di fio
renti per le regioni della Magna Grecia, Rossano con
serva solo la memoria di sue geste e di sua potenza. Il
gran novero desuoi cittadini and ognora pi sce
mando ; n prima di questi ultimi anni (come per tutte
le contrade napolitane, poich son tornate in pace) es
so cresciuto alcun poco sin quasi ad undicimila. An
che le due letterarie; accademie, l'una detta dei Navi

ganti, laltra degli Spensierati, surte in essa comin


ciando il sestodecimo secolo ferace di sublimi ingegni
nelle Calabrie, ebbero corta durata; sebbene pe dotti

loro socii ne diventasse di buonora celebre il nome.


In tutto quello spazio di terra , al cui centro siede
Rossano , e che dalle giogaie della Sila viene accer
chiato, veder puoi tra molti villaggi le terre di Scala,
Bocchigliero , Paludi, Crosia, Calopezzato, Cropa

lati e Corigliano, tutte poste sopra fecondi monticelli,


q
....

#34;

daquali guardano il mare lontano, e vagamente sparse


tra coltivate valli, chiare acque, aventi a tergo mon
tane selve. Dalla parte destra di Rossano inallia le
campagne il Colaneto o Colagnati , il Trionto che
prende nome dal Capo dove sbocca nel mare, e da ul
timo il torrente Fiumenic ; dalla sinistra poi il Lu
cino ed il Coriglianeto. Altri ruscelli, che pur talvol
ta spumanti e gon soverchiano le ripe , van serpen
do per quei luoghi fertilissimi, dove trovi campi da
grano , collinette vestite di viti e di olivi, pasture ab
bondanti di gregge , squisite frutte ne giardini , ed
ogni cosa terminata da alti e densi albereti pieni di
salvaggiume sulle montagne. La qualit del terreno
nelle parti basse argillosa grassa , ed un conglo
merato rossiccio la pietra sulla quale sorge Ros
sano. Presso a Paludi , ove gi scavavasi una mi
niera di sale, di cui abbonda la Calabria Citerio
re , sgorgano acque salse perenni; e sul dorso di

uno degli alti monti, che fan gruppo delle selve Si


lano , serge a cavaliere della contrada, che descri
viamo , Longobuco con le sue metalliche miniere.

Il paese daere salubre viene rinfrescato la state da


venticelli orientali ; nel verno, con duro avvicenda

mento, Borea apportator di nevi succede allAustro


piovoso, e solo i venti occidentali vi solliano talvolta

con impeto senza modo. Si noti ancora che allavan


zarsi della primavera in ciascun anno una densa neb

bia suole raccogliersi o sopra il lido o sulle opposte


rupi, e divisa in pi strisce orizzontali spandersi per

*35*

tutto il paese da una parte allaltra dirimpetto , dove


appresso tre o quattro giorni si discioglie in acqua, o
dileguasi. Grande elettricismo in queluoghi si adu
na e scoppia, o per la giacitura delle valli e delle
erte balze, o pe torrenti, o per le vaste selve dalberi
resinosi , dalle quali muovono spesso le tempeste,

da tuoni e da rovinosi folgori accompagnate. E qui


innanzi tratto giover di accennare lopinione di quel
li che sin dalla met del passato secolo riferirono al
l'elettricit la vera cagione detremuoti.
Ei pare, chi consideri le varie parti di questo pace
se , che la sua disposizione favorisca la citt di Kos
sano , il cui monticello di salda pietra , alto ed iso

lato, secondo mai sempre alle scosse frequenti de


tremuoti senza riportare alcun danno, perch non
combattuto da contrarie resistenze di altri pi duri
massi, per lequali, quando la supercie del globo sia
punzecchiata da sotterra, le rupi men sode si disfan
no. N mi sovviene di altra ruina tollerata da Rossano
dopo lanno 900 , allorch , essendo vivo il cenobita

S. Nilo seniore, (come leggesi nella vita di lui) tutta


la citt and in soqquadro, si che ancora oggigior
no mostransi tra suoi edizii due burroni, nominati

Ciperi e Vallon di Grano, dove a quel tempo il ter


reno si avvall. pure incerto se un tremuoto ri

ducesse a tal condizione quella citt; dappoich gli


accaduti guasti, non il fenomeno che gli cagionasse,

vennero registrati; ondoggi coloro i quali pongono


mente alla qualit ed al pendio del terreno, che tu!

ii-36!

tora sprofondato ritrovasi , giudicano che un alluvio


ne , anzich un terremoto , facesse in que di siffatto
scempio ; e ci eziandio perch noto che n uomo,

n bruto tra tanti danni perissero sotto rovine di fab


briche.
Aprivasilaprimavera dellanno 1836, ed il nono se
colo si compiva da che, mentre per continui tremuoti
erano le Calabrie tutte in orrori travolte , sola illesa

rimaneva Rossano. Il giorno 24 di Aprile , ultimo


della settimana , fuggi nel giubbilo in cui nelle

citt di mediocre grandezza la gente trapassa i di fe


stivi. La met della notte gi era scorsa; la luna

partita dal buio emisfero; e le stelle splendevano con


debol luce tra le tenebre. Nelluniversale silenzioi
vili giumenti col perpetuo giro muoveano le ruote

defattoi per ispremere dalle olive il succo, e i cani


vegliavano presso alle gregge ed ai pastori vicini a

so'rgre per trovarsi allo spuntar del giorno sulle


montagne. Di repente ogni cavallo si arrest , n la
voce o il bastone dell'agricoltore, che sonnolento il
punge ancora la notte ad agitar la ruota, pot inci

tarlo allusato cammino. Icani paurosi, serrando al


ventre la coda tremante , mngolarono e sqnittirono;
le capre e le pecore negli ovili timide si commosse
ro ; un forte muggito mandarono dagli armenti i to
ri. Dubbio e paura nacquero nelle menti de caprai e
degli agricoltori, che sospettosi e guardinghi aspet
tarono la ne di tanto turbamento : ed improvviso di<
venne grosso e tempestoso il mare; una lucente me

c37-x

teora digneo colore che apparve sulle onde, di rossa


luce le irradi, ma distesa in forma di trave fuggi, di
leguandosi nella pi profonda insenatura del golfo
tarentino; e con cupo rumore, acni terribile strepit0
successe , vacill spinta veementemente la terra. Rat

te pi di un fulmine che piomba, il monte e la val


le , da tutte parti scossi, tremaron si forte che il
mondo parve dovesse nel primo caos ricadere. Il tre.
muoto prima urt da sotto in sopra; poi con moto di
compressione profondossi il terreno, come quando
. grano sinsacca; indi da forte ondeggiameuto , al
lultimo da terribil vertigine sembr soprappresa la
superficie della terra , che in diversa ed incerta di

rezione commovevasi in ogni luogo, siccome il mare


quando combattuto da venti contrarii. Quanta pau

ra , quanto terrore assalisse la smarrita gente , in


quanta mina fossero converse quelle amene piagge,
nessuno potr mai barrare. Il sotterraneo turbine sa
git per ben trenta minuti secondi; ristette tre minuti
primi; indi con novella furia , quasi non sazio del
mai fatto, sollevossi, abbattendo altre fabbriche. Re

plic dopo una mezzora, ma pi debolmente; e tutta


la notte il terreno fu compreso dincessante e leggie
ro tremito. Tutti gli edifizii per lo violento tremuoto
caddero infranti , ed in confusi ammassi di materie
si trasmutarono: una polvere opprimente levossi, e

soffoc in parte le strida e i gemiti dinnito popolo


che periva o in presso a perire. Molti schiacciati tra
le pietre nirono la vita : alcuni, rotte le membra,

46384:

0 tenendo parte del corpo incarcerata sotto enormi


pesi, videro sul loro capo travi pendenti, rovinevoli
muri minaccianti morte , e sduciati accusarono la

terra, che, per prolungare ad essi il supplizio , gi


non gli avesse inghiottiti. Ma allorch dopo tre soli
minuti il tremuoto replic , cangiossi nuovamente la
condizione della perduta citt. Alcune case rimaste
tuttora in piede ruinarono; e le indebolite mura, sfa
sciandosi, aprirono il varco a molti che gi erano

precipitati nello sfondarsi de tetti e de pavimenti, e


come bruti presi nelle trappole, stavano miseramente
vivi ; perocch la differenza della gravit aveva fatto
che , arrivando in fondo i materiali prima degli uo
mini, eglino non soll'rissero che solamente per la ca
duta. Molti in tal guisa ottennero scampo; altri, ai

quali avanzava ancora la vita tra gli scrollati edizii,


donde , perch disfatta le scale, fuggire non poteva
no, per lo nuovo tremuoto furono stritolati e spenti
tra le mine. N mancarono di quelli che, fatti ciechi

in tanto pericolo, corsaro alle nestre e gittaronsi dal


lalto nelle vie , per sottrarsi alle traballanti case , e
sperarono, miseril evitar la morte la quale con mag
gior certezza vollero incontrare. E pure parecchi soc

corsi da inaspettata e quasi soprannatural forza ud.


rai come camparono la vita.
Il duomo, antichissimo e vasto tempio non ha gua
ri restaurato , i cui archi gotici in acute punte ter
minanti ergonsi sopra lunghi ordini di colonne, rup

pesi nelle due estremit. Atterrato il coro e parte

a39o

della facciata volta a Ponente , il sacro edizio re,


st dischiuso in strana guisa come lungo portico ; le

colonne vacillarono, tutte le mura squarciaronsi : la


fortuna volle rispettare ibei dipinti del Giordano,
ne quali vedi rappresentati i dodici Apostoli. Anche
lAcherqpita, che un quadro dellAssunzione della

Beata Vergine al cielo , un di rinvenuto efgiato non


da mano duomo, (come il popolo narra, credendo ad
una pia tradizione) fu lasciato illeso dal tremuoto.
Greco il nome dato a quella immagine , il quale

spiega la divota antica. tradizione; giacch greca sino


quasi alla nostra et fu la volgar favella in Rossano:
n il suo Arcivescovo mut in latino il primo rito di

quella chiesa, se non dopo lanno 114.69. Del palazzo


arcivescovale, quel tanto che non fu distrutto inabita
bil divenne. Sullopposto lato della piazza che spiegasi
dinanzi a questi edizii , Michele Romano sindaco
della citt dormiva al anco della consorte nella sua
abitazione : al primo urto del tremuoto cadde "una
parte della casa ; ed ci nudo con la moglie, abban

donato il letto , tent fuggire : ma le scale pi non


erano, ed eglino rassegnati sattesero morte, insino a
quando un pietoso uomo accorso non gli aiut a di
scendere, facendogli afferrare con le mani e copie
di tra le fenditure delle "pareti. La chiesa de Cappuc
ciui, come da rapido fendente divisa, aprissi in tutta
la sua lunghezza, indi la volta piombo. Simil sorte
ebbero i templi di S. Chiara e della Maddalena coi
loro conventi, che tutti si sfracelarono. Ancora lAr

e 40 a

chimandrito , monastero de Basiliani in sito poco dl


Scosto dalla citt, in molte parti in lacero e discroll.
.Il Normanno Ruggiero, sollecito dappagare la pre
ghiera che a lui porgeva il pi giovane S_. Nilo , di
scepolo e successor del primo, innalz nellanno rogo
le fabbriche di questo nobilissimo edizio, nel quale

si conservano preziosi monumenti dellet di mezzo.


La casa della Sottz'ntendenza, la municipale, lo spe
dale del Distretto, furono per modo percossi , che
se di essi alcuna parte non precipit , rovinevole ri
mase, n senza risico di vita vi si poteva entro porre
il piede.
'
La ricchezza maggiore a benestanti di Rossano
viene dal frutto degli olivi di delicato ed abbondante
succo per la fertilit del terreno. Erano a quel tem
po gli olii spremuti dalla ricolta dellanno precedente
tuttavia ne loro vasi o conserve , apparecchiati allo
straniero che avidamente gli compra. Distruggendosi

le fabbriche, queserbatoi furono distrutti, e rivi dolio


corsero ; onde in peggiore condizione cadde il po
polo impoverito.
La strada Cappuccini e quella detta della Piazza
parvero divenute reliquie di antica e diserta citt,
per le quali ogni cosa demolita oretta sappresenta
va. La contrada Gz'udeca, dove la citt declina dal

la cima del suo monticello verso Levante, fu pi aspra


mente oll'esa che le altre: in essa veruno edizio
non venne risparmiato ; e perocch pi vertiginoso
e malvagio ivi snrse il nembo, ogni fabbrica,da varia

#4146

ed opposta forza impetosamnte scossa e speziato


in ciascuna parte, si disperse in minutissimi frantumi.
Famiglie intere giacquero col sepolte nello sfasciu
me; nessuno sfugg allo sterminio ; un sol momento

arrec morte a tutti! Quel sito videsi per modo scon


volto che, l dove i monti di materie non lingombra
rono , sapr la terra in lunghissime e profonde fen
diture larghe ben mezzo palmo; ed il vicino colle di
S. Stefano, su cui non ha guari unamenissima stra

da, alla quale i cittadini conducevansi a diporto, era


stata costrutta, disserrossi in alcun luogo _; altrove per
lo moto di compressione sabbass il terreno.
In Rossano tra pochi edizii lasciati sulle fonda
menta, nissuno era su cui le orme del disastro non si

scorgessero impresse. La buona e salda costruttura


non valse a proteggere i palagi Abenante, Zito, Aman
tea , Bloschi , Monticelli, Toscano , ed altri molti:

solo nella pi elevata parte della citt le enormi fab


briche del castello ed il sasso in cima al quale si

levano , immobili stettcro. In quella trista notte il


terreno, dove Rossano e le vicine terre sono fabbri

cate , di tutti i moti trem ; ed in siti poco discosti,


ora il vertiginoso , ora quello dondeggiamento o di
sbalzo predominava. Per i pi _saldi edizii in ca
pricciosa guisa o sadeguarono al suolo , o total
mente scommessi parvero mutati in macerie, o sani

rimasero in alcuna parte , mentrech laltra stacca


tasene in un sol masso cadeva sulle vie o gi per le
falde dei colli , e poi , battendo in alcuna roccia, in

s 42 a
mille pezzi Spargevasi. Cosi la valanga , dain cui
celsi monti sui tugurii della valle arrovesciandosi,
gli stritola , e frangesi in cento forme. Nella con
trada Giudeca un palazzo spaccossi , e dividendosi
in due lunica stanza dove Pasquale Scarnato abita
va con quattro gliuoli , quelli furono coi loro letti
balzati nella strada, ed egli sospeso rest sullaltra
parte del pavimento, che stette al suo luogo intera.
A molti poi, sopra i quali piombarono i tetti, e che
avresti creduto indubitatamente morti , fu scudo

una trave , una panca , o altro arnese che gli salv


dai martellanti sassi , onde scavati rividero la luce.

La famiglia tutta di Antonio Rizzo dormente nei


suoi letticciuoli ebbe eziandio scampo meraviglioso;
perocch nello sfasciarsi le mura della sua casa, le
quali piegarono in fuori , tutto il pavimento cadde
senza quasi scommettersi , portando gi sano quan
toqsopravi era collocato , letti, armadii e seggiole.

Nella via Cappuccini un altro palagio si disfece,


e sopra due travi , da cui le assi tutte scapparono,
venne rattennto solamente un letto, e su quello un
uomo chiamato Marco Gianzi. N questo fu unico
mirabile caso ivi accaduto. Il mattino del di 29 di
Aprile (era il quinto dopo il tremuoto) i lavoratori
spediti dalla pubblica potest a far cerca dei cada
veri rovistavano le ruine di quello stesso palagio, che
da una banda si era pareggiato al suolo. Scavando
per le Stanze terrene, videro in una sola camera uc
cisi orridamente da sassi scagliatisi dallalto lagri

*43*

coltore Scorpaniti con la vecchia moglie e tre loro ti?


gliuoli, dai quali poco discosta la sorella, che appe
na varcato aveva il terzo lustro, muta, giacente co

me in silenzio di morte , con Ie membra macchiate


di lividori e gonagione , quantunque non putrido
' in alcuna parte. Come prima essi furono certi che
lanima non si era partita da quel corpo', mandaro
no lieti gridi, a cui gli uziali del Comune e nume
rosa gente accorsero ; e poscia che con argomenti
di ogni maniera gli smarriti spiriti in lei rivocaro
no , con gelosa cura ognun le celava da quanta di
savventura ella si trovasse colpita. Furono le prime,
parole, che la quasi moribonda orfanella con tarda e
oca voce profferi: oli quanto stata lunga questa
notle ! Indi, riavutasi dallassopimento che le occu
p ancora per alcun tempo i sensi, ella rammemo
rossi di sua sciagura: de suoi congiunti chie'se lagri
mando , quasi presaga della loro ne, e le .si oscur
la vista. Quando poi nuovamente la Raffaella ( cos
ella chiamavasi) in s rivenne , narr come tuttora
vivesse per lo favor di unarea , la quale avea fatto
riparo alla parte estrema duna trave cadente; ondel

la avviluppata nelle rovine , col solo capo libero sotto


il sospeso legno , aveva potuto a mala pena atare;
e dopo avere con grande fatica tratto a se una mano,
vinta dallorrore delle tenebre e dalla lassezza, sen

za avvedersene punto , erasi addormentata , n pi


riscossa insino allora. Il buon Sindaco men lapovera
fanciulla in una baracca presso a quella dove con la

*444

stia famigliuola ci si ricoverava : la copri delle vesti


di sua moglie, e lebbe in custodia no a che non
lafd ad un ritiro di devota donzelle.
Con la piet di questi casi il terrore mi soprapprem
de, allorch il pensiero mi guida a quella nette fu
nesta pi a sopravvivuti , che a coloro i quali lascia<
ronvi la vita prima di poter conoscere tanto disastro.
Il rovinio dello spezzarsi e cader delle fabbriche, la
soffocante polvere che alzatasi, come densissima neb
bia, si pos sullaere; lo stridere sui cardini delle

spalancate porte 0 nestre che , battute dal vento,


per lo continuo tremar delle fabbriche sconggevam
si; ilamenti dei feriti; le disperate grida di quelli

che vedeansi dal lato corpi esanimi otramortiti di


carissime persone ; lo spavento di chi nel tentar la

fuga vedea rotte le scale , e come in prigione dorri


bile torre aspettavasi morte; langoscia di coloro i
quali trovavano le parti estreme duna via abbarra
te da mucchi di rovine : tutte tali cose , indistinta

mente palesi nel notturno buio, formavano un misto


di tormenti, i quali in se pu chiudere il solo inferno.
Intorno a cento persone perirono in Rossano; molte

nude, ferite e storpiat'e in strane guise giacquerb tra


le pietre , no a che pietosa carit non spinse i super
stiti a soccorrerli. Non tralascer di ricordare con lode
quel Michele Romano , sindaco della citt, nominato

di sopra, il quale come a pena fu salvo, non curan


do dellolio che dalle sue conserve correva per la

strada, e la vita propria sprezzando , si rivolse con


s

*45*

altro ufiziale del Comune, Francesco Carbone , e coi


Fratelli di S. Giovanni di Dio a confortare i feriti; e
genti appell dalle campagne a disotterrare coloro i

quali gemeano tra sassi,e i corpi morti, a cui voleasi


dare onesta sepoltural Ancora un Francesco Pane,
supplente al giudice della citt, ebbe fermo e costante
animo; ed egli medesimo con sei soldatiaffaticossi nella
dolorosa notte ad allontanar le materie sotto le quali

un uomo e due donzelle sommersi languivano. Co


raggioso anche pi , ma sventurato assai, fu il mu

ratore Francesco Morelli. Questi dopo il primo tre


muoto uscito in via con la sua famigliuola, sbigot
tito ed intronato stava immobile fuori di se ; quando

al suono di una morente voce che partiva da poco


lontano si riscosse. A grande stento scav tra le ro
vine, ed una giovinetta, chiamata Gabriella de Rosa,

vicina a dar lultimo ato vi rinvenne. Ei se la tolse


tra le braccia, e con liete grida correva ad affidarla
alla sua consorte , che nesultava co gliuoli ancor

essa : in quel momento replic una scossa ; ruppesi


un muro, ed uccise quel generoso e la fanciulla, alla

quale il cielo non volle perdonare la vita.


N di queste sole sciagure Rossano fu atroce
spettacolo. Molti lacrimevoli casi io qui non raccon
to per amore di brevit ; quanti forse pi dolorosi
ancora la buia notte nascose! La sotterranea cagione
che si fieramente oltraggio la terra, con egual potere
commosse le arene del mare , di modo che le onde,
dove con immenso vortice si avvallarono, dove con

46%

impetuosi utti corsero alla ripa e per gran tratto


inondaronla. In pochi istanti quello straordinario
sconvolgimento arrec peggiore guasto che non fece

mai tempesta mossa da pi rabbiosi venti. Siccome da


subitanea marea di rovesci soprappreso,il mare ab
bandon lantico letto l dove batteva la marina di Ca
lopezzati , e rapidamente conivorticoso giro e gor
gogliante suono si ritrasse, forse in un abisso aperto
nel cieco suo fondo: nel momento stesso, incontro al
lido tra Rossano e Corigliano, le onde , come da un

sorgente vulcano sollevate, improvviso gonaron


si , ed avventatesi furiosamente alla costa trascorse

ro per ben quaranta passi il loro conne, distrug


gendo quanto ad esse opponevasi. Il tremuoto ri
stette , e la marea cess 7; ma non si che al nuovo

giorno ancora non si agitasse il torbido mare, ed al


tremar della terra col suo turbamento non rispon
desse. Col presso a Rossano, dove di casipole di pe
scatori, di battelli da vela o da remo, di reti e di pe

scarecci arnesi avresti veduto ricoperto il lido, nul-


la pi si presentava al vegnente mattino , onde sco
prire che quel placido seno avesse insino allora pre
stato porto ai piccoli legni. Non pi reti , non nas
se , non panieri sullarena; le navicelle , quale

sconquassata, quale lieve galleggiante a seconda dei


otti che laveano rapita, quale arrenata o rotta : e
tanto era il rivolgimento in quei siti operato, i quali
dove alfondati rimasero , dove ingombri da mucchi,
anzi monti dir , di mota , rena ed alga, chei fu me

* '47 o

stieri ai marinari ne seguenti giorni trascegliere


nuova cala. Sulla marina, che chiamano di S. An.
gelo , alcuni mucchietti di sabbia erano venuti fuori

dacrepacci della terra, da quali scaturi poca acqua


calda sino a tutto il giorno dopo iltremuoto : sul litto
rale di Calopezzato il mare sospinse grande stuolo di
pesci della spezie della dracaena drago ; i pescato
ri gli raccolsero, ma poich lebbero cotti non pote
rono mangiarli, si erano putridi ; il che raffermo in
molti la credenza che le acque del mare nello straor:
dinario crescimento fossero divenute calde , per mo
do che il pesce lasciato sulla ripa in poco dora in
fracidasse.
Crosia poco lungi da Rossano era un villaggio di
rustici abituri e piccoli palagi sparsi per que cam
pi ameni quanto mal fidi. Cinquecento settanta per
sone, nella pi parte vigorosi ed industri agricoltori
intenti ad educar lugelli, a spremere oli ed a ven
demmiare, viveano in esso. Viveanci; perocch il

tremuoto distrusse tutta quella terricciuola, e spense


ben la quarta parte de suoi abitatori. De feriti ezian
dio fu grande il novero: ma la distanza interposta
fra quelle campestri dimore permise che subito si po-.
nessero in salvo que pochi i quali desti al primo urto
uscirono prontamente fuori delle case. Una parte del
villaggio , detta la Terra, fu sconquassata per for
ma che il suolo da confuso strato di polvere e sassi

rest coperto : nei rimanenti luoghi imveraronsi al


nuovo giorno sole ventitr case non totalmente crol

48;

late; ma vicine ancor esse a dar lultimo crollo. Il ter


rene , come solcato dal vomere, si vide sconvolto e

fesso in molti siti; screpolaronsi le rupi. Allalba del


dimane strisciavano per le campagne numerosi bran
chi di lombrici cacciati dalle sotterranee sedi ;'tanto

fu il sovvertimento sotto la supercie della terra in


generato, o forse il fornite che da essa sprigionarsi
tentava. Le fonti edi ruscelli non sminuirono, anzi,
fosse di ci causa il tremuoto o le smisurate piogge

cadute al fiorir della stagione , le acque dei pozzi e


delle correnti si accrebbero per tutto il Distretto di

Rossano.

'

'

Il Sottintendente subito spaccio a Crosia persone


sollecite dellumano bene , poich larciprete ed altri
uziali del Comune giacevano spenti. Il Sindaco di Pa

ludi Antonio Borromeo ed il cerusico Ferro inviati


col, mostraronsi degni di lor missione, quando con

le pr0prie mani disotterrarouo una gemente donzella,


Chiamata Anna Cosentino. N un caso io votrasam
dare, che tutti di piet compunse al secondo giorno
dopo il tremuoto, allorch , scavandosi per quei luo

ghi dove famiglie intere languivano sotto ammontate


rovine, furono rinvenute due madri estinte checonle

mani e col corpo eransi affaticate a fare arco ai ca


denti sassi, a n di salvare le loro bambine, luna

appellata, Maria Pugliese , laltra Elisabetta Boccuti.


Le misere gehitriei pi angosciate forse dal materno

dolore, che in quello speco di morte le trasse, an


zich dal pensiero di s e dal tormento delle ferite,

491

brano mancate: le gliuolette non consapevoli di .


tutta la loro sventura viveano, respirando laria in

quellangusto spazio rimasa ; ed una di esse co lab


bri alla poppa della madre suggeva ancora forte
mente e lagrimava, addirnandando lalimento che il

freddo corpo negavale. Il Sottintendente le due me


schinelle raccolse e tenne nella sua baracca no a
che non lebbe poste tra le braccia di due balie, le

quali con amore di madre le nutrissero.


Di lagrime e di affanno erano ripiene tutte quelle
contrade. Il suono desospiri, de singhiozzi e dun di
sperato batter di mani che in quella mesta notte per
ceteva laere, vinse gli animi dei sopravvivuti: ai

quali apparve assai pi desolante spettacolo, quando


tra poche ore scoloraronsi le stelle , e il cielo fa dal

mattino rischiarato. Ricominciarono allora confusi la


menti -: ciascuno lonta sua e loltraggio per nudit pa
tito dalle membra femminili vide e pianse; perocch
il pericolo che premeva, non avea date tempo a nis
suno di prendere un panno , con che coprirsi il cor

po , quantunque la stagione corresse ancora fredda


in quei luoghi. Tutti ripeteano con alta voce i nomi
delle amate persone, che non iscorgevano erranti
per le campagne; e pi gridavano perch esse udis
sero, ove7 si aggirasser lontano. Ma le care voci
degli amici e de congiunti non rispondevano : corsero_
quelli tra le ruine; la terra tuttavia con cupo fragore
scuotevasi , e gli atterriti uomini ritraevano dalle

scrollatc case i pi vacillanti. Accresceva raccapriccio


3

*50*

l'aspetto di cadaveri tra il fango e la polvere stra,


mazzati, non tutti essendo nascosi nello sfasciume;
perocch molti infelici , colpiti da pietre nella fuga,
giacevano sulle vie uccisi, e di lor sangue ad essi in.
torno era un lago.
La terra di Scala, ove dimorano presso a duemi

la persone, e laltra di Cropalati, che conta I 165 abi


tanti, ancora solfrirono grandemente : alcune case,
come la rcna al soffio de venti, si dissiparono; nissuna

rest illeS
iferiti e di morti dinumeraronsi pochi;
ma 10 SPHVGII cacci fuori de letti quei miseri ter
razzani, a cui fu ro
il sonno per linusitato ondeg-.
lorribile rombo che loro
giamento della terra e
intron il capo.
In Calopezzati, altra terra nella ' tale vivono mil
le anime, solo una madre amorosa, e dalla pe

ricolante casa indugib la fuga, sollecita meno di s


medesima che di un suo bambino, al quale bra cor
sa , e che gi, recatoselo tra le braccia , me va a

salvamento , cadde morta col caro pegno sotto i

re

cipitar delle fabbriche. Tutti gli edizii urtati da

irti

scosse ondulatorie , _vertiginose e subsultorie, acce

narono di cadere ; e la pi gran parte ne cadde dopo


aver solo per brevi momenti resistito : il palazzo

Messanelli , che fu. del principe di Campana, fab

bricato sopra solide basi in gura di torre, e lanti-v


co castello in minuti pezzi si stritolarono; il tre

muoto cancello que monumenti di baronale impe


rio. Nella vicina c0ntrada di S. Elia accadde mera:

.|- 51 4t

wigliosa devastazione; e come quando un torrente ac


cresciuto per nuove piogge straripa e guasta le cam
pagne, cosi tutti quei terreni in tal modo vedeansi
:per lo sotterraneo commoviniento sovvertiti, che le

zolle sollevateedisgregate erano, non un solo arbore


diritto sulle radici, ma quale rotto o divclto, quale
curvo o coi rami per terra , quasi per essere pro
pagginato.

Alcune case nella terra di Paludi , che raccoglie


intorno a duemila abitanti, sammouticarono , e va

cill squassata da fondamenti ogni fabbrica. Simil


pericolo corse la citt di Corigliano, albergata da no
vemila seicento persone. Ivi un uomo, a cui let se

nile ed il timore indugiarono ipassi, fuggendo ebbe


il cranio fracassato, e al nuovo di cess dalla vita.

Nel medesimo giorno, mentre una famiglia saifati


cava a togliere la suppellettile dalle ruine della ca
.duta casa , la terra trem nuovamente , ed un altro

muro si disfece e -seppclli due fanciulle. Le infelici


macchiate di lividori e disangue che correva dalle
ferite, col viso da Polvere coperto , vennero tosto di
sotterrate. Con ogni umano argomento si tent di ri
vocare' in loro gli smarriti spiriti; ed una di esse
rinvenne; laltra non risens , perocch il tenero

Corpo offeso nelle delicate parti era gi esanime.


Longobuco , Bocchigliero , Cariati e Campana,
grosse terre che sincamminano a diventar citt, abi
tate da industre popolo , ancora vennero dal tremuo

to gravemente danneggiate : ma nissuno ivi fu mor

*52i

to , e sol pochi ebbero il volto e il corpo lacero e

percosso da pietre, Le casipole costrutte di terra pi.

giata, gli antichi edifizii e tutti i templi, stati saldi


insino allora, arrovesciati in ammassi informi occu
parono le vie; n rimase fabbrica, sulla quale ilvian_
dante stupefatto non ravvisasse le ingiurie del tre.

mendo agello.
Ancora le terre di S. Demetrio e di S. Giorgio,fah
bricate in montuosi luoghi nella parte superiore del

Distretto di Rossano, patirono per lo tremuoto; e tutti


gli cdifizii accati per lo forte ondeggiare del terreno
minacciar'ono di andar in ruipa; alcuni pi deboli si
scomposero. Nellanno 1791 re Ferdinando IV Boli
bone alz presso la terra di S. Demetrio una chie_

sa a S. Adriano ed un collegio che chiam italo-gre


co ; ed ebbe in mente di perpetuare cos una dotta
scuola di greco parlare in quella provincia calabra
popolata in molta parte da Greci Albanesi, i quali
conservano greca la favella, i costumi ed i riti della

religione. I padri di costoro per fuggire la schiavit


ed il furore del primo Bajazet imperator Turco, il

quale nel 1462 sdggipg lAlbania , ricoveraronsi


nelle provincie napolitane: alcuni seguirono il loro
signore Giovanni Castripta che si ridusse in Puglia
nelle citt donate al padre suo Giorgio, lo Scander
erg, da Ferdinando I di Aragona grato per laiuto
arrecatogli contro aribelli baroni; altri molti nelle
Calabria si rifuggirono, dove lo stesso re Ferrante as
segno loro terre ed alberghi. Ma dopo quel tempo an:

a53 il"

mra altri Greci Albanesi usciti dalla patria pi voth


ai nostri lidi ripararono.
In breve, non era citt, borgo o villaggio per tutto

il Distretto di Rossano, contro a cuinon si scagliasse


la tempesta, apportando gasti'infitiiti. Nefinitimi
luoghi, sebbene con pi debole forza vi aggiugnesse
il tremuoto, avresti mirato ancora le profonde orme

di tanta piaga: e se per poco avessi tu volto il passo


alla Valle Casentina, assai grave ambra sarebbeti
paruta la condizion sua : ondio non pi marresto a

narrar di edili zii crollati in Acri e Bisignano, popolose


terre; n di stragi di animali bruti, poich sotto le vec

chic stalle perirono soffocati armenti e gregge; n pi


delle ferite e del terrore, da cui tante misere creature
per quelle contrade vennero martoriate. Solo i nomi
di alcuna citt o paesello qui registro, quali sono Co
senza, Castiglione, Zumpano, Rose, Motta, Rovito,

Donnici, S. Pietro e Rovella, che a nuovi disastri


anche questa volta s0ccombettero, intanto che pe

tremuoti del trascorso autunno trovavansi gi tutti


nabissati o in pessimo stato caduti.
Ed in vero le scosse del di 25 di Aprile non giuu'
nero ad urtare con perversit pari alle precedenti le
terre tutte di Val di Crati e la citt diCosenza, la qua
le distante trentacinque miglia da Rossano siede sulla
sinistra sponda del maggior ume che bagna-1a val
lea. Per tutte le osservazioni fatte suglimmediati e
successivi effetti di tal tremuoto , credesi che la sua

esplosione abbia avutoluogo tra le foci del Fiume

a- iidi *

nic e del Crati lontane circa ventisette miglia , se".


guendo landamento stesso del lido , nella direzione_

da Scirocco a Maestro, e distendendosi dal margine


del mare sino ai monti occidentali con mi raggio di
quattro ad otto miglia ; n puossi difnire n dove
sia pervenutoverso Levante a commuovere il fondo del

mare, che agitato violentemente usci da una banda


fuori del suo conne, ed altrove ritirossi , lasciando

asciutto lantico suo letto. La forza del tremuoto


adunque fu assai gagliarda in questo perimetro, do-'
ve soffrirono grandemente tutte le terre poste su per

le colline intorno a Rossano , la quale citt ed il vi-.


cino villaggio di Crosia ruinarono del tutto : ma la
vibrazione del suolo per enorme distanza , quantun
que non.con veruno danno, si comunic, e fu sentita;

sin presso ai conni degli Stati delle due Sicilie.


Or chi ha notato il passar dun vorticoso turbine
disceso dal cielo per rovina di nuvole , che devasta

una parte della campagna,poi risale nellaria, ed im


mantinenti ricade lontano e nuovo campo offende,
udr simil capriccio del tremuoto che, mentre con
tanta furia scuoteva Rossano , scoppi quasi ad un

tempo eziandio col dove nella Provincia di Basili


cata la terra di Craco lungi dallossano oltre a mi
glia cinquanta. Ivi le scosse con varii moti, tra qua
li domin londulatorio, urtarono da Austro a Borea
per ben trenta minuti secondi ; e tutti gli edifizii da

cima a fondo aperti e scassinati fecero le viste di rui


Dare. Il popolo sbigottito al subitaneo tremito, temen

554.

do non replicasse il pericolo, abbandonate le case,


diessi a fuggire per le campagne : ma il tenebroso
cielo toglieva la vista dogni retto sentiero, e la luce
fuggevole de lampi ed un cupo tuono, che continuo
rimbombava per laere, aggiungevano terrore. Lun
gamente era durata la commozione del terreno, e con
essa lassordante rombo, onde oguurio tem nella buia
notte che la divina ira avesse abbattuto il paese e tron
cato vite umane. Ma sullo spuntar del giorno, quan
dogui paura per leccidio deterrazzani , che tutti
erano salvi , poteva sbandirsi , una ruinosa pioggia
colse coloro i quali erravan lungi dalle case. Le acque
cessarono; ciascuno rassicuravasi; allorch dopo il

mezzod licenziosi venti da contrarie bande comincia


rono a soffiare: piovve a dirotto ; frzigorosi tuoni
rapidamente abaleni , e gli uni agli altri si succe
devano. Due villanelle , Rosa Ottaviano ed Angela
dAddurno, le quali andavano per villereccebiwgne,
si rifuggirono sotto una quercia che i lunghi fron
dosi rami spandeva, e le lasse membra intirizzite
dalla gelida pioggia appoggiarono allannoso tronco.
In quellora un fulmine attratto dallalta cima del
1 arbore sopra le due miserelle piomb. Quetata
la tempesta, mossero i pastori al luogo dove il ter
ribile scroscio aveva accennato il cadere della folgo

re , e le due vittime raccolsero. Dispensarono ad esse


ogni cura , sperando che il raffreddamento deloro

corpi fosse effetto non di morte, ma della pioggia che


aveali inondati. Dopo lunga pezza la fanciulla Otta

o56-u

viano riapri gli occhi alla luce; laltra non gi , il


cui cadavere subito apparve contaminato da putri
da gonfiagione.
'
Di tali e sitlatti disastri per li sopraddettiluoghi il
tremuoto, che tutta la notte e il di 25 di Aprile non
intermise, fu solo apportatore; e qui le calamit del

Distretto di Rossano non ebbero ne: perocch, add


15 del vegnerite Maggio tre ore avanti mezzod, al
tra violenta scossa ondulatoria arrec nuovi danni
ai gi scommessi edizii che per laiuto di pronti e
robusti puntelli reggeansi a mala pena in Rossano
e nelle terre circostanti. Agli 8 di Luglio verso il
mezzogiorno, replic con minor furia il tremuoto: e

per tutta la primavera e la state di quellanno la ter


ra della Calabria Citeriore non dur alcuna settimana
in pace : anzi tutte le provincie napolitane vennero
eziandio di tempo in tempo scosse dalla sotterranea
procella, sebbene senza quasi detrimento veruno.
Di fatto , tre di prima della funesta notte dea5 di

Aprile, gli abitanti degli Abruzzi, e pi quelli della


citt di Aquila, furono per un forte ondeggiare della
terra presi da grande paura; e la notte del di 2 di
Maggio sentirono ripetere altra leggiera scossa da Set
tentrione a Ponente. Quasi ad un tempo stesso la sera
del di 22 di Aprile e la notte avanti il di 4 di Mag
gio, da lieve tremuoto venne assalita la meridionale

Reggio , dove nel mattino seguente unaltra gagliar


da scossa ondulatoria cagion guasti nelle fabbriche;
e fu di poi per alcuni giorni, avario intervallo di tem

957*

po, Soprappresa da frequente tramite tutta quella


contrada. Il giorno 12 di Luglio allimbrunir del cie

lo , venne urlata alquanto veementemente la terra


di Davoli , lungi sessanta miglia da Rossano nella
Calabria media; e il giorno 17 dello stesso mese,
quando il sole cominciava dallarco meridiano a di
scendere, altro tremuoto che segu con forte on
deggiamento per parecchLminuti secondi, ed al
quale con intervalli di pochi minuti primi successore
altre due scosse sempre pi lievi, cagion pochi dan
ai in Cosenza e spavento immenso ai cittadini. In

tanto alle atterrite menti di costoro prenuuciava ca


tastrofi peggiori un eccessivo caldo crescente ognora
da molti di, tal che gli umani corpi in singolar mm
do allievolivansi; mentre il sole per un acre grave
_ B fosco mandava pallida la diurna luce , e risplen
denti meteore folgoravano in cielo al fuggir del gior
no, accompagnate da intermesso cupo fragore.

Con si neri presentimenti ed in continue paure


.viveano gli abitanti di Val di Crati; ma tra pi duri
stenti travagliavansi quelli cherano superstiti in Ros
sano, in Crosia ed in tutto quel Distretto, avendo gli

animi stupidi e spaventati per la ricordanza del sof


ferto agello : onde poi sovente i loro sensi veniva
no ingannati, ed eglino segnavano, o loro parea ve
dere ondeggiante la terra e vacillanti le mura degli
,edifizii. E gi per la strana ineguaglianza della sta
gione e dedisagiati alberghi o baracche , le quali

ognuu savea frettolosamente erette in luoghi aper


.

52

'58;

ti, dove pi facile f05se in ogni evento lo scampo, poi


ch inabitabili erano divenute le case , un morbo

serpeva e minacciava Soprattutto ai poverelli , di cui


vedvasi straordinariamente cresciuto il numero : e
se i salutari provvedimenti della pubblica autorit
fossero mancati, la quale non lasci a que miseri ed
in ispezielt aglinfermi soffrir difetto n di vettova
glie n di vesti n di alloggiamento, non sarebbesi
potuto domare il male prima che mettesse radici,

quando non manifestavasi che con febbri di semplice


costipazione. Pure allora la natura in qneluoghi si
apparecchiava a tornare alla sua quiete, e la terra.
cess da ogni perturbazione dopoeh , alle ore otto
e mezzo del mattino del di 27 di Luglio, nnultima
scossa, che fece crollare una muraglia dantiea torre
edicata in Rossano , ridest la paura nella popola
zione senza recare peggior detrimento.Daindi nes

sun cittadino ricco , o poco agiato , fu negligente


a restaurare o ricostruire in alcun modo le proprie
abitazioni : lincmportabil calore e le gravose ca
lide nebbie venne a dissipare una tempestosa meteo
ra, la quale, se col rinfrescare laria fu di alleggia
mento alle spossate e acche membra, non comparve
senza pur stampare le sue perniziose vestigia sullaf
itto paese. Perocch add 20 di Agosto verso lora
di mezzod, un furioso Euro cacci oscure e gravide
nuvole sullemisfero, le quali con incessante strepito

di tuoni rovesciarono una tanto grossa grandine che


ruppe le _tegole delle case dove si conservano gli

i159;

olii sulla marina di Rossano, e sfrond tutte le pian


te , ed infransc i verdi rami. Un fulmine cadde ed uc
- cise appi di un arbore due donne della terra di S.Gior
gio , Innocenza Zamfino ed Elena Barci , assalite

dalla tempesta mentrech in un bruolo coglievano


frutti, e sfregi i loro corpi, troncandone le dita dalle
mani. Alla per fine i nuvoli in un veemente acquaz
zone si disciolsero, il quale nocque a tutti i luoghi
intorno Rossano: e presso al lido un impetuoso tur
bine con rapidissimo vortice si aggir , ed offese
un podere di venti moggia del barone Amarelli per
forma che, dove prima quello verdeggiava di frut
tiferi olivi, parve appresso piccola ora come incolta
landa abbandonata, non vi sincontrando che tronchi

divelti , rotti ed inutili, e strati di sassi trascinativi


da monti superiori .

CAPITOLO III.
Delle origini de tremuoli nelle Calabrie.
/

Cosi terra, mare e cielo , nel volgere di pochi me.


si , eramente sopra una provincia sola incalzarono
Sino dallet remote non mai stabile, ma pi 0 meno
breve fu in ogni tempo la quiete conceduta alle con
trade calabre; e noi non isperiamo che i loro abitatori
possano mai vivere lungamente in pace sopra unter

reno in gran parte primordiale e per sua particolare


condizion geologica soggetto ad essere scosso. 0 che
la materia fusa, la quale( secondo gli odierni_geologi,
a cui venne da altri dato il nome di Plutonisli)rac
chiudesi entro al nostro pianeta, si ritrovi in luogo men
profondo sotto le Calabrie , e non siasi per ivi for
mata una salda scorza tra la supercieela parte liqui
'da interna del globo; o che strati di materie infiam
mabili (come altri loso vogliono, e sonoi Nettum'a
m') accesi dallaria o dallacqua penetratavi brucino
sotterra, e i uidi elastici che ne sviluppano, vengano
a sforzare e sommuovere il terreno della Magna Gre
eia; o che in ne grande copia di uido elettrico rac
colta negli ampii spazii voti sotterranei cerchi spri
gionarsi, eper forza di equilibrio , a cui obbedisce,

girscne coladdove attratta , scuotendo impetuosa

'* fili

mente le 'soprapposte regioni; certo egli che 16


Calabrie sembrano principalmente a questo male dan
nato, che sotto la loro pi orente apparenza si celi
un seme dincessante distruzione , la quale ora col
pisce un luogo ed ora un altro 1.
Qui mi occorre di mentovare una sentenza del cc

lebre professore di Freyberg il Werner, da cui chia


ramente appare a quale spezie debbano appartene
re i tremuoti delle Calabrie, qualunque sia il prin<
cipio, donde, ugualmente che i vulcani, essi muo

vono, secondo le diverse Opinioni deNettuniaui, dei


Plutonisti , o di coloro i quali riconoscono lelettri
cismo come il gran principio, con cui la natura
1 Il geologo Pilla , che ha fatto lunga dimora per le
Calabrie a n di studiarne attentamente la sica costituzio
ne, segue la prima delle tre ipotesi da noi accennato. Dap
poich egli congettur, per fatti da lui medesimo osservati,
' che il sollevamento delle giogaie centrali delle Calabrie
fosse avvenuto in epoche geologiche assai recenti, e chei

tremuoti, i quali scuotono quella regione, debbano consi


derarsi non altramente che moti ultimi od estinguimenti

( se cosi vogliansi chiamare ) de grandi fenomeni dina


mici seguiti per lo innalzamento di quelle montagne : o

nella guisa medesima che oggidi scorgiamo appresso le


grandi eruzioni de vulcani seguitarc per certo tempo sco- '
timenti e cupi nimori , i quali vanno a poco a poco sce
mando insino alla loro estinzione. Il Pilla dunque pone che

la differenza. di tali fenomeni sia per appunto , e non di


versamente , nella intensit e nella durata delle cagioni

Produttrici delle grandi montagne e de vulcani.

56B

com,m'e la maggior parte delle sue operazioni. Il


Werner ( egli era Nettuniano) scriveva essere una
la cagione generatrice devulcani e detremuoti, i fe

nomeni dambo i quali sono affatto i medesimi. Pe


r egli distinse in due spezie i tremuoti; o cagionati
dalla fornace di un vulcano ardente , o da una for

nace nascosta sotterra profondamente.Disse cheipri


mi scuotono la terra per poco spazio non molto di
lungi dal vulcano, e che sogliono quietare allorach
le eruzioni cominciano: i secondi poi, mossi da uno
scotimento che ha principio in luogo assai profon
do e chiuso, pi lungamente durano e con forza
maggiore; imperciocch la cagione, che glingenera,
ristretta sotterra fra masse e rocce enormi, non pu

tra quelle aprirsi una via, onde sfogare sulla super


cie del globo, come i vulcani fanno. Le scosse di que
sta seconda spezie distendonsi dogn intorno per un

raggio smisurato in ragione della profondit da cui


partono, e raggiungono in un attimo remotissimi luo
ghi, di modo che v ha esempio di essersi fatte senti
re.sino per a mille leghe lontano.

Alla prima spezie, anzich alla seconda, a me sem

bra debbano riferirsi ancora quei gagliardi, quantun


que ristretti tremuoti , originati ( siccome ad altri piac
que congetturare) dadisfacimenti delle parti sotterra
nee del nostro globo, quando per alcuna sica cagione
scompongansi e ruinino rocce formanti le volte di spa
zioso caverne , ai cui vti la terra avesse potuto dar
luogo nel suo seno, od in recenti epoche geologiche,

*63*

o allorch lddio dopo la creazione dellinforme pia


neta terrestre comando che gli elementi, uscendo dal
primiero confuso stato, si disponessero nella forma
choggi anostri occhi si diseopre,ed il suolo acqui
stasse stabilit e sodezza .
La esposta dotta sentenza del Werner fu da tutti
i loso posteriori a lui seguitata. Noi lasciando stare
(poich discutere le cennate ipotesi a noi non appar
tiene) le investigazioni denaturalisti sulla origine del
fuoco o della materia fusa, fosse che dentro la terra o

nevulcaui bruci da giorni della sua creazione, fosse


che per certa durata di tempo ed in particolari circo
stanze si accenda; n dir potendo perquali cagioni, se
di elettricismo, o di altre forze precedenti da altre qua
lit siche decorpi , si generino le varie eruzioni di
materia fusa , di leve e di piogge; ci contenteremo
dire che i tremuoti nelle Calabrie sembrano appar
tenere alla seconda spezie del VVerner. Per tal modo
si rinverr molto agevolmente la spiegazione dei l'e
I La ipotesi di tale cugion di tremuoti registrata novel
lamente ne libri di dotti sici moderni fu gi. esPosba ai
nostri padri dal latino poeta. e filosofo Lucrezio Caro ne
seguenti versi :

Terra saperne tremz't magmr concussa ruz'm'r


Subler, ubiz'ngenlas apeluncas subruit aetas ;
Qm'ppe cadunt tali montes, maynaque repentzf

Concussu lale disscrpunt inde lremores.


De natur. rerum lib. vx.

64:

nemeni ool accaduti; maei riportarne un solo


esempio) di ci che segu petremuoti del 1783, al
loracb la terra dalle aperte voragini non vomit
fuoco, fiamme o fumo, ma solo acqua e mola e fan
ghiglia cretacea. Chiaramente scorgesi che il princi
pio di quelle scosse nacque in parte molto adden
tro, e leifftoivedutone qua sopra fu il rivolgimento
della supercie del luogo , sotto la quale , siccome
per ogni parte del globo, sono riposte nelle conserve
inunense le acque, od ivi rinchiuse dagiorni del
la creazione del nostro pianeta, o tuttora scendentiv
per feltrazione daluoghi superiori. E grande oltre ogni
umana idea fu lo sconvolgimento cagionato da quel
caso , per cui si videro e rupi nabissate e piani rimasi
in altura , talch mutarono corso i umi, laghi for

maronsi, e rivi disparvero i quali prima irrigavano le


campagne; onde accade che le due pi meridionali
provincie calabre , nonostante gli utili provvedimem
ti dati dal re Ferdinando IV di Borbone , con 10

de ricordate da due sommi storici dei tempi nostri,


non si presto si ristorcranno desolierti mali. Dap
poich nel 1783 in dugento quindici laghi si congre
garono le acque disperse deumi o piovute dal cie
lo, e rendettcro con pestifere esalazioni laria grave
e malsana. Quelle lagune, senza porre tempo in mezzo
orisparmiare spese , vennero con mirabile articio
disseocate : ma quando agli scoscendimenti del ter
reno e delle rupi, agli abbandonati alvci deumi, agli

avvallamenti e butoni saggiunse lavidit di spoglia

i65*

re di boschi le montagne , di rompere il sodo terre


no e porre a coltivazione le pi erte cime; allora in
alcune parti saccrebbe, in altre rinacque il guasto,
si che oggi le Calabrie meridionale e media sono
minacciate dapertutto e da torrenti, i quali in ciascun
anno straripano, e da pessimi stagni, in cui veggousi
trasmutate vaste pianure lequali furono alimenta
trici di utili piante.
Or nelle Calabria una tanta instabilit di suolo,
che agli urti detremuoti fendesi di leggieri, o si av-'
valla , o si eleva , cagionando la totale distruzione

delle soprapposte terre , devesi alla costituzion geo


logica devarii luoghi massimamente attribuire. Im
perocch se le rocce primitive nelle montagne della:
Sila e dellAspromonte resistono quasi immote allim

peto delle scosse, non parimente le umili colline di


men salda e meno remota formazione, sulle quali la
pi parte delle citt. e de villaggi della Magna Gre
cia vedesi edificata. Per tali considerazioni il geo
' logo Leopoldo Pilla che , spedito dal Ministro degli
affari interni, per esplorare le miniere calabre ed
ogni loro fossile , ritrovavasi col nellautunno del
1835, allorch Cosenza, Castiglione e le vicine con
trade furono da tremuoti aillitte , scriveva in una
sua relazione. Giova notare che le ruinate terre
ti sono tutte poste sopra la zona di colline appoggiate
alle falde demonti della Sila lungo il corso del Cra
)) ti nella valle di Cosenza, le quali colline compon
:) gonsi di terreni di alluvioni antichi o al pi di ter-.
/

fa 66 a
:s reni terziarii recenti, e propriamente di sabbie mo
) bili ripiene di testacei marini. Le terre poi situate
J) nella linea superiore a quella zona e sulle rocce
primitive demonti della Sila hanno sentita la scos'
1| sa, ma sono state o poco o niente danneggiate .
Ragionando de fenomeni compagni del tremuoto,

ognuno intende il pensiero alla costituzione meteo


mlogica del cielo e della terra, allorach essa trema.
I sici hanno dinumerato parecchi fenomeni aerei
e terrestri che sogliono manifestarsi quali precursori
del terremoto neluoghi minacciati da siffatto agel-
lo; cio i sotterranei cupi rumori, lo sminuire od in-
torbidarsi delle acque sorgevoli e de pozzi, le straor
dinarie marce 0 il gonfiamento del mare , de umi e
delaghi con gorgogliante suono, le stride degli ania
mali bruti, luscita de rettili da sotterra, i venti cru
di , ivorticosi turbini , le continue strabocchevoli

piogge , loscuramento del sole, il colorarsi di fosco


rosso laria, lapparizione di luminose ignee meteore.
E tutti i naturalisti , comech seguaci dipotesi e di
sistemi diversi, hanno dato, con loro ingegnosi modi
e per accurate loro sperienze, varia spiegazione del.
le origini dei suddetti fenomeni , e si delle afnit

che sono- tra essi ed i tremuoti. Le quali spiega


zioni, sebbene sovente assai dotte e sovente pur di
scordi, io non oser, dopo averle ricercate, di esporre

al lettore; non avendo io preso a scrivere uno scien


tico trattato di tali cose : massimamente che non ri
mane ai miseri uomini speranza di avere mai, per al<

e67*

con fenomeno , certo annunzio di tremuoto vicino,


onde con la fuga campare la vita. Cosi il terremoto
che distrusse Lisbona nellanno 1755, accadde si im
provviso chei s0pravvivuti alla strage non ebber con
tezza, n di poi rimembranza di alcun fenomeno che
avesse dato indizio di tanta ruina: ed mirabil cosa
che spesso l'atmosfera non partecipi menomamente
alla commozione della terra, n alla tempesta del ma
re agitato per sotterranea cagione. Pur non si nega
che le pi volte nc grandi terremoti, chi consideri lo

stato dellatmosfera,non si pu non ravvisare straor


dinarii indizii di un grande sovvertimento nellordi

ne della natura: ma in quanto e qual modo parteci


pino tutte le meteore allo scotimento della terra, se
lo precedano, o laccompagnino soltanto, 0 lo segua

no, al certo niuno pot mai dillinire.Di l'atto furiosi


venti od aeremoti sogliono sempre nelle Calabrie
unirsi a tremuoti , schiantando alberi annosi ed ab

battendo deboli mura : ma ove pongasi mente alla


giacitura di quelle regioni, ognuno scorger in es
sa la principal causa di quei soffi impetuosi, senza
aver ricorso al tremar della terra. In una penisola
di breve estensione longitudinale col trovansi ripide

altissime giogaie di monti posti in vario andamento,


profonde valli, pianure e pendici interrotte , pro
montorii volti a diversa direzione, e sinuosi gol

scavati da due mari che agellano le ripe dognin


torno e non mai hanno le onde ugualmente chcte

o turbata; le quali tutte cose rendono ivi laere va

468*

rio fuori modo,e con incerta ed opposta legge di pe


so e di rarefazione del continuo agitato e sconvolto.
Onde interviene che, mentre nelle valli una folta neb

bia ingombra e grava l'aria, puro e limpido e il cielo


Sulle apriche piagge le quali con le valli stesse hanno

conne; e da siffatta eterea variet vuolsi poi in mol


la parte derivare la fertilit di quei luoghi.
Similmente diremo delle luminose meteore , lap

parizion delle quali, sebbene non manchi mai nelle


Calabrie, o prima, o dopo, 0 ad un tempo stesso
con la vibrazione della supercie terrestre , come

scorgesi di leggieri da quanto in queste carte det


to , pur talvolta presentasi ai Calabresi quando in
.\g.

perfetta tranquillit e la terra sulla quale essi vivo


no : e vinti di meraviglia guardano sovente rifrazio
ni e riflessi di luce su per li monti e fra boschi , e

veggono piramidi come di fuoco e bolidi ed altre sif


fatte accensioui aeree. Ma se esse traggano solamen

te origine dagli e[l'etti dei raggi luminosi, o dallelet


tricismo, o se altre cagioni le generino alcuna volta,

ed il potere didistinguerle secondo i loro differenti


principii, sono tutte cose delle quali indarno ragio

neremmo noi, dopoch ipi dotti sici non poterono


no ad ora per innite investigazioni scoprire aper
tamente da che muovano quelle notturne meteoriche
luci.

CAPITOLO IV.
Provvedimenti della pubblica potest per soccorrere

le persone danneggiate.
-1__

Noi non faremo ne senza ricordare ci che in


Soccorso delle persone danneggiate venne disposto
dal Principe, e, prima che da lui , da coloro i qua-.
' li deputati sono ad amministrare la ragion pubblica
dello Stato. Petremuoti del di 12 di Ottobre 1835
e del di 25 dAprile 1836 subita e totale distruzione
colse le enunciate terre in Val diCrati e nel Distretto
di Rossano; smisurato danno cadde sopra i finitimi
luoghi; n gli uomini acolpi di fortuna, quando
essa violentemente contro le grandi opere deseeoli
insorge e le rovescia , possono opporre cosi pronto
rimedio, come improvviso e il male. Il giorno 25 di
Aprile, allapparir della diurna luce che idisertati
luoghi scoperse agli sguardi de sopravvivuti fuggiti
vi , i miseri si raccolsero insieme , ed alle scrollate

loro dimore voltarono il passo :' ma il terreno tuttavia


tremante , i monti di mine che vietava_no lentrata
nelle vie, laspetto della terra contaminato per forma

che indizio non vera delle gi state cose , la perdita


di persone amate e dogni altro bene di fortuna, Fon.
ta della inonesta nudit e le membra scoperte al soli

I70u

fio della mattutina brezza, la crescente disperazione


allo svelarsi tutto lirremediabile caso, vinse i forti

animi di que Calabresi. E come stuolo di naufraghi,

le cui navi aprironsi contro alli scogli di deserta piag


gia, campa dal pr0celloso mare, e poi per la sterile
abbandonata rema si aggira , aspettando tra pi lun
ghi stenti pi dura morte ; cosi quasin nuovo sel
vaggio paese, poich lantico era distrutto, videsi da
fortuna menato il popolo di Rossano ; e negli occhi
portava descritto il terrore, per cui le forze e le
menti erano si prostrate che neghittoso egli pareva
ed inabile di procacciarsi alleviamento alle sue pene.
Pure con coraggioso animo sorsero, e fu buona ven
tura in tanta calamit, Giuseppe de Russis Sottinten
dente del Distretto ed il Sindaco Michele Romano
fatto pi ardito per lo maraviglioso scampo dal corso
pericolo; ed ambi caldi di amore per la terra natale
si dettero a fare quanto cglino potevano in soccorso
dei cittadini. Quegli alle occorrenze di tutto il Di
stretto afdatoin intese lanimo, questi alla sua Ros
sano ; e condottosi l sulla piazza del Ponte che al
mezzo della citt, vappell il popolo che incontanente
il segui. Tosto le querele cominciarono di coloro i
quali chiedevano al Sindaco che facesse disotterrare
e rendere a loro icorpi delle persone care, o vive o
spente, seppellito dal tremuoto. Gli operai tutti fug

givano: minacce, suppliche non valevano a spingerli


a scavare isepolti col dove tra cadenti case eglino

stessi temevano di aver sepoltura. Romano allora

71a

promise a voce alta di premiare immantnenti con pe


cunia chi dalle ru'ine riscattasse un cadavere , e con

maggiore larghezza chi un uomo vivo; e questo sag


gio pensiero del buon Sindaco torn utile pi che
imperioso comando o preghiera , si che ventisei per

sone semivive si videro tra il primo di e il quinto


Scavate, oltre a tutti i corpi morti che diligentemente
vennero chiusi negli avelli , perch laria della loro
putrefazione non si macchiasse. La fame e la sete gi
tormentavano : il Sindaco bandi che egli acquistava
per lo Comune tutto il frumento serbato nelle con
serve della citt; indi aiutato grandemente da Fran.
cesco Carbone, primo Eletto in Rossano, e da Fran
cesco Pane, fece dischiudere le vie, per le quali
alle cisterne, a molini ed a forni si perveniva : in

que cadenti edilizii egli primo pose il piede ad ina'


nimire gli altri ; e da col non si parti se prima
non vide assettata ogni cosa , esposti alla vendita con

lusato prezzo ineeessarii commestibili, e satolla tutta


la minuta gente, a cui per molti di fu distribuito
da mangiare in abbondanza. I lamenti deferiti an
che invocavano solleciti aiuti , che a loro dispensati
vennero ; perocch il Sindaco fatta prestamente alza
re una baracca , ivi come pot meglio tutti gli ada
gi, allidaudoli alla piet de Fratelli di S. Giovanni

di Dio, i quali nel loro utizio di aver cura deglinfep


mi seppero assai ben meritare della patria.
Il Sottointendente non obbliava il villaggio di Cro
sia; e poich sotto la caduta delle fabbriche la mi

0720

glior parte deterrazzani era stata spenta, ed i so


pravvivuti, per lo stupore e lo spavento di tanta rui
na sbalorditi e disanimati, languivano, spediaquella
volta Egidio de Mundo ed Antonio Borromeo , Sin
daci di Calopezzati e di Paludi, ed il cerusico Ferro.

Costoro, quanti uomini pi potettero dalle loro terre


raccolsero , e con abbondanti vettovaglie guidarono
a Crosia; si che avresti veduto due schiere di popolo
correre come a liberar dallassedio una rocca , e poi
confondersi tra la gente oppressa; e porger loro corn
forto, e adoperarsi nel diseppellire corpi tramortiti
ed esanimi. Mirabile esempio di fratellevole amore, di
che dettero prova que Calabresi l Fu di poi Vincenzo
Spina, Consigliere Distrettuale, dal Sottintendente arn
che inviato a Crosia , ed in sollevare i poveri tanto

si suo
adoper
il
nome.che mapporrei a colpa
I di non registrare
Ora non rimangasi indietro quel che dopo il tre<
muoto del di re di Ottobre venne fatto in Castiglio
ne dal Cousiglieie dIntendenza Giuseppe Costantini,
mandatovi dallIntendente della Provincia Commcm

dator Petitti. Egli sprezzo il rischio di vita , infatica


bilmente si aggir tra le mine, nch non vide rac
colti i feriti e dato opera alla costruzione delle barac
che , sotto le quali si ricovrasse un popolo errante,
scacciato dalle paterne sedi , mentre il gelido verno
gi premeva e copriva di nevi le soprastanti rupi si
lane. N sofl'ermossi egli in Castiglione, ma tutte le

vicine terre colpite dal danno visit, lasciandovi buo

u731s

ni ordinamenti e limosine tolte dalle casse di benefi


cenza, tal che ancora lunga, pezza dopo il tremuoto
distribuivasi ogni di per lo paese ai poverelli una
piccola moneta con cui sostentassero la vita, no ache
non si procacciarono il lavoro , per lo quale ottener

dovcano pi onorato alimento e sbandir lozio tur


pc: e non vuolsi dimenticare il nome di Giuseppe

Pcseacciante gentiluomo di Castiglione, il quale per


molti giorni a quanti miseri adunavansi alla sua porta

appresto una buona minestra di legumi.


Tali, dopo le rovine di Castiglione e di Rossa

.\

no , furono i primi sollievi dati al gemente popolo ;


ma non lasciando correr tempo, lIntendente ambe le
volte fece raccogliere tuttii feriti e glinfermi, e me
narli agli ospedali della Provincia ; apri le casse di
benecenza ricche di entrate nel regno napolitano ;
perch mancanza di farine non si sperimentasse,
mand a mulini il frumento de monti frumentarii,
da quali per tutte le nostre provincie si danno in pre
sto le semenze agli agricoltori poveri; comando che
si ahbattessero alberi neboschi deComuni, e con quel
legname si costruissero baracche coperte di calcina
per la minuta gente , giacch i pi ricchi provvede
vano a s; vesti fece somministrare a quanti miserel
li givano nudi, poich non avean potuto ritoglier
i loro cenci alle ruine: protesse ancora ne devoti
chiostri gli orfani e le vergini; i prigioni dalle crol<
lauti carceri ordin di togliere ed in altre custodire,

acci a loro si conservassero i giorni, ed essi, fug


4

I,

s 74 a
gendo ,' non aggiuguessero allaccaduto infortunio
nuove_sciagure. Filippo Laurelli, Segretario della
Intendenza, oper di maniera che buoni frutti si ot,
tenessero da tanti buoni ordinamenti ; e della vec-.
chiezza del saviolutendente fu ognora e fermo braccio
e bastone. N posto tempo in mezzo, il Petitti con sue
lettere ragguagli de disastri , delle condizioni del
popolo e de provvedimenti dati il Ministro degli aft
fari interni in Napoli: il quale, acciocch la prontezza
deseccorsi scemasse in alcun modo la forza del male,
commise allIntendente che a tutti i feriti ed infermi
desse ricetto negli ospedali della Provincia no a
quando non risanassero; alle quotidiane limosine

non ponesse termine ; donasse vesti a coloro le cui


membra eran coperte da laceri panni ; gli orfani bi
sognosi inviasse al Reale Albergo de poveri in Na
poli, le orfanelle ne monasteri della provincia custo

disse ; di baracche ne facesse costruire capaci di al


bergare quei che non aveano potuto costruie per s;
alcuna se ne alzassc per servire di tempio , altre
perch vi si reggesse giustizia in Rossano e vi al
loggiasse la milizia che trovavasi a quelle stanze. Al
ladempimento delle quali cose perch le vie non
.maucassero, si di autorit di spendere parecchie mi
gliaia di ducati (intorno a dieci mila) delle casse di.
beneficenza e di quelle della Provincia; danaro che
venne amministrato da persone elette e riunite in due
collagi,i qualichiamaronsi Commessz'om'; eduna fu

detta centrale inCosenza, formata dallInfendente'me-.

*75*

desimo , dallAreivescovo Pon'tilli, dal Sindaco bafm


ne Mollo e dal Costantini, ed altra distrettuale in

Rossano , composta dal Sottintendente', dallArcive


scovo Tedeschi , dal Sindaco Romano e dal Consi<

gliere Provinciale Giuseppe Amantea. Queste due


Commessz'oni ebbero potest di decidere intorno a
tutti ibisogni ed alle dimande delle persone danneg
giate, e di proporzionate e conceder loro isoccorsi.Ab
tre Commessioni inferiori vennero istituite in ciascu
na terra,a n di porgere informazioni diogni danno
alle prime due, le quali cosi avessero diritte norme
al loro operare : e fu statuito ancora che esse ren
dessero al Consiglio di Provincia, che in ciascun an
no si aduna, ragione di quanto per loro si trovasse
disposto.

'
Ordinate queste cose , il Ministro degli affari in
terni rassegnolld al Principe insieme ad altre nuove,
dimandando che la Maest Sua volesse tenerle per
buone. Le conferm il Re , ed a mostrare quanto
la sventura del popolo facesse lui dolente , non du
bit di approvare che il Ministro delle Finanze indu
giasse la riscossione di ogni sorta dimposte allalit
to paese, gi intendendosi, come le nostre leggi (se
condo ragione di equit) vogliono, che veniva di
spensato al dazio sulle demolite o rovinevoli fabbri

che. Comand al Ministro degli affari ecclesiastici


ed a quello di guerra' che procurassero le restaura
zioni degli edilizii sacri e militari, appellando al la
voro tutti glindigenti non imbelli per decrepitezza od
a

*76u

infermit. Concesse poi alle famiglie rimase povere!


per li tremuoti del di 12 di Ottobre ducati 4000 dal
pubblico erario, ed il sale gratuitamente per un anno
agli abitanti di tutte le terre che aveano sofferto. Tro
vavasi il nostro giovane Re in viaggio per lItalia su
periore , allorch poco tempo innanzi eragli stata

tolta per morte laugusta e virtuosa compagna Maria


Cristina nelieti giorni in cui ella avea partorito un
principe alla coronadelle due Sicilie : la mestanovella
de tremuoti di Rossano raggiunse a Modena il Re;
ed egli che lod quanto erasi gi fatto in si duro fran
gente, largi da col a pi bisognosi ducati 4000
dalle sue entrate proprie; di poi permise che dal
pubblico orario si soccorressero pure altri infelici
con ducati mille, e con altrettanto si restaurasse pron

tamente il crollante duomo." E qui ancora non tace


r di coloro i quali, essendo pi agiati,quantunque
grave detrimento recato loro avessero i tremuoti,
ebbero rimembranza di chi trovavasi oppresso da
peggiore miseria. LArcivescovo di Rossano Bru
no Tedeschi fece limosina di ducati cento; di ugual
moneta un Rossanese dimorante in Napoli, che si sov
venne degli sfortunati concittadini e seppe il suo no
me occultare; dal suo granaio un Raffaele de Mau
ro dispens_a tutti i poveri quanto di fromento po
tesse per pi giorni satollarli: e se queste sole cari
tatevoli opere gi conte alluniversale a noi dato di
poter narrare, delle altre thtte segretamente prati
cate siamo costretti a tacere ._

1774.

Dopo le quali cose non rimaneva che ad afdarsi


alle Commessioni istituite in Cosenza ed in Rossano;
ma pi allIntendente ed al Sottintendente , non che

agli altri uliziali regii che sotto acomandamenti di


quelli sono nella Provincia; a quali tutti torna gran
lode dalla tranquillit in cui si visse per lo devastato
paese. E ci a nostro onore e conforto piace ricor
dare ed averlo come pruova, la maggiore che per noi
si pu dare, della migliorata condizione di civilt
nelle provincie napolitane. Dappoich in tanto ere
vicende , o che gli ordinamenti caritatevoli e severi
ad un tempo di provvidi amministratori ed i pronti

soccorsi dati a pi miseri smorzato avessero l'incenti


vo al male Operare, o che il costume anche per quel
le provincie ingentilito, navesse allontanato i turpi
vizii dequali si brutt il tribolato popolo delle Cala
briedopo i tremuoti del 1783, certo egli che non
accade questa volta raccontar delitti n di ladroneccio
n di oscenit che facessero pi del narrato disastro
inorridire il lettore per la nequizia degli uomini ne
gli stessi momenti in cui Dio li punisce. E veramente
se in quegiorni innesti del passato secolo i Calabre
si macchiaronsi di tristi falli, io non dimenticher

gi quel che di loro scrisse Giuseppe Galanti in al


cune relazioni che rassegn nellanno 1 794. a Ferdi
nando IV di Borbone, il quale per le provincie del
Regno spacciato lo avea , perch investigasse ed ad.
ditasse i miglioramenti di cui quelle fossero suscetti
.ve. Il Galanti allermava, esserela feudalit vero seme

4.

*78*

di miseria nelle Calabrie; unirsi a quella prima ca.|


gione tutte le altre minori; cio lindole animosa e
lacre ingegno degli abitatori,i quali dogni maniera
distruzion pubblica pativan difetto ;_ il disordine del
le leggi civili e penali non confortate da norme di
rito, freno allarbitrio del magistrato; le pestifere pa
ludi e glinterminati selvaggi boschi, asilo a colpevo
li; la mancanza di strade atte alla ruota, onde pi
grave facevasi la lontananza che quelle provincie
dalla metropoli disgiunge; tal che e soprusi depo
tenti ed estorsioni degli uziali della Corona impuniti
opprimevano que popoli, i quali in si barbare condi
zioni a barbari si assimilavano.
Da ultimo il Ministro degli affari interni volt le
sue cure perch il lavoro non mancasse a poveri,
e dalle Commessioni si distribuisse loro qualche poco
di danaro, con cui potessero dare opera alla rifazione
delle proprie casucce. Glingegneri nella Provincia
destinati dal Direttor generale di acque e strade
soprantendono ed ordinano ogni lavoro : le chiese
e le case di propriet deComuni vannosi ricostruen
do tuttora , nonch tutti gli edicii pubblici in Co
senza ed in Rossano ; cio quello in cui reggonsi i
tribunali, gli altri ove risiedono lIntendente ed il
Sottintendente , e le prigioni centrali e del distretto.
Nella citt di Rossano fabbricate in cima ad un
m0n1icello non sorge alcuna polla , n scorre fonta
na, alla quale possa dissetarsi il popolo: ma conser
ve soltanto ivi sono, dove le acque che dal ciel pio

at79 I

vono raccolgonsi , per modo che nella stagione cal'


da sovente sen soffre penuria, ed i cittadini vedon
si astratti a farla attingere afonti che son distanti
alcune miglia dalle loro dimore. Le cisterne tro
vansi ora per li tremuoti quasi tutte aperte e lese; e
per accorrere al bisogno il Ministro degli affari in.
terni ha fatto compilare un progetto a fin di condur
re al sito detto S. Biagio.di Volo presso a Rossano
le pure acque di alcuni rivoli scendenti dai lonta
ni monti a tergo della}citt , le quali saranno riu
nite in ampio canale da provvedere abisogni di tutta
la popolazione. La spesa che si richiede per la for
mazione dell_aquidotto sino a S. Biagio di Volo
di ducati 16,000; ma esso indi a miglior tempo sar

protratto per un alto ponte, e forandosi una rupe,


sino al mezzo del paese. Ora si aspetta la regia ap
provazione per cominciarsi i lavori di questopera,
che riuscir di alleviamento pi di ogni altra e du
tile grandissimo a Rossanesi , i quali gi intendono
solleciti a riedificare la cara ed illustre loro citt.

rnamnorx m meonscno, LAU'IUNNO max. 1836

Noi non credevamo di avere cos presto altra materia a


simile doloroso racconto: ma nel momento in cui questa
breve storia pubblicavasi per le stampe, nuovi disastri
avean turbato altra parte delle provincie napolitane.

i80ll
Distante poche miglio. dal lito del mar Tirreno nella
provincia di Basilicata che a mezzod conna con la Ca
labria Citeriore, posta Lagonegro, piccola citt. popolata
da quasi cinquemila abitatori. Dal di 26 di Ottobre del
1836 furiosi venti e dirotta piogge accompagnato da fre
quenti tuoni aveano svelto antichi alberi daviciui mon
ti ed offeso i sottostanti luoghi , il cui terreno profonda
mente penetrato dalleacque piovutc trovavasi in istato da
non resistere a qualunque pur lieve urto. Spunt il gior
no so di Novembrc;e nere e gravide nuvole offuscavano il
cielo: alle ore otto e mezzo del mattino un gran fragore
come di lontana procella fu udito nella citt; e quasi ad
un tempo la terra da forte tremuoto agitata oudeggi si
gagliardamente che molti edifizii , piegando ora dalluna
parte or dallaltra , sarrovesciarono allultimo in un am
massamento di ruine. Tutte le altre case traballarono, ri
manendo lacere e crollanti da non poter pi dare alcun

ricovero. Un gran diluvio trabocc dal cielo e crebbe lo


scompiglio di quemiseri cittadini, i quali a' guasti non
poteano accorrere, non tetti aveano per difendersi dalla
pioggia , mentre la terra incessantemente con cupo rumore

veniva sommossa, e Parere di un fosco rosso ngevasi ,au


nunziando peggiori scoppi di elettricit. La vicina contra
da pati grandemente; ed il terreno e le rupi squarciaronsi.
Nelle terre di Nemoli , Rivello , Trecchina , Latronico ,
Castelfranco, Carbone , Chiaromonte, Montemurro, Cor
leto e Tramutola nella provincia medesima, ed in quelle
di Casalnuovo e Montcsano nel Principato Citeriore tutte
le fabbriche furono lese , e le pi deboli infrante. Per
alcuni giorni continu il tremuoto, n ristette prima del
di 2 del vegnente Dicembre; in tutto il qual tempo, scb

bene con grave rischio degli operai, si videro con solle

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cita umanit diseppelliti coloro i quali giacevano som


mersi nello sfasciume. Dieci corpi esanimi furono tolti dal
le mine in Lagonegro, mentre non men di quaranta per
sone languirono ferite tra le precipitato mura fino a che
pietosi i concittadini non corsero a liberarti da morte. Due
bambini colpiti da cadenti sassi perirono in Montesano,
dove ancora dieci uomini ebbero le membra rotte e dislo
gale. Il Sottintendente di Lagonegro Carlo Cipriani ed il
principe Capece Zurlo Intendente della Provincia , il qua
le, appena saputo l'infortunio, da Potenza si condusse alla
distrutta citt , procurarono, alzando baracche e distri

buendo limosine a poveri, di sollevare in alcun modo laf


flitto popolo: ed il Ministro degli affari interni espose al Re
con minute relazioni tutte le sciagure sopportate in si
tristo evento dagli abitanti di Lagonegro e delle altre
terre di sopra nominate, aliin di ottenere dalla piet. di
lui alcuno aiuto a loro mali.
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Pur non corse un mese appresso il giorno 2 di Dicembre,
e nuovi tremuoti a5salirono Lagonegro e la vicina contra
da; e tuttavia di quando in quando,sebbene Senzaltri due
ni, quelle terre ne vengono commosse.

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INDI(

Pnommo.... . . . . . - .
CH. I.

. . . . . . . . . . ..Pag.5

Tremuot in Val di Crati nellaulunno del

1835............ . . . . . . . .

CAP. II. Tremuoti nel distretto di Rossano, lanno

1836...... ........ .......


Cm. III. Delle origini de tremuoti nelle Calabrie . .

29
60

051. IV. Provvedimenti della pubblica potest per soc


correre le persone danneggiate . . . . . . . 69

Tremuo di Lagoncgro, lautunno del 1836 . , . . . .

70

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