Beruflich Dokumente
Kultur Dokumente
Titolo dellelaborato:
Andrea Merlino
fondamentali, accesso, beni comuni disegnano una trama che ridefinisce il rapporto
tra il mondo delle persone e il mondo dei beni. Tale definizione ci porta ad ampliare
la visione individualistica dei diritti verso una visione collettivistica di una societ
che agisce secondo il principio dell'eguaglianza economica e sociale di tutti i
cittadini. In questo diverso ordine di idee assume grande rilevanza il rapporto tra
popolo e territorio. La vita civile implica in primo luogo l'individuazione di un
territorio come luogo comune nel quale, proprio a seguito di uno stretto rapporto
giuridicamente tutelato, tra popolo e territorio, si rende possibile il pieno sviluppo
della persona umana. Al concetto di popolo necessario affiancare, se non
sovrapporre nel suo rapporto con il territorio, il concetto di comunit ed in
particolare di quella che gi a met del 900, veniva definiva la comunit biotica
che allarga i confini della comunit umana per includervi suoli, acque, piante ed
animali e, in una parola, la terra allinterno del quale concretamente si esprime il
rapporto tra uomo e ambiente. infatti in questa comunit che, per usare ancora una
volta le parole di Rodot, il mondo delle persone davvero in grado di incontrare il
mondo dei beni, ed soltanto in questa comunit che deve aver origine e vita il
diritto. Da quel momento in poi il significato della parola ambiente ha cominciato
a corrispondere al significato di unaltra parola, pi precisa e concreta, biosfera.
Infatti si scelto di far ricorso a questultima, invece di usare la parola ambiente,
nel programma dell'Unesco intitolato Uomo e biosfera (MaB), e di biosfera parla
la famosa Dichiarazione Unesco di Stoccolma del 1972. Pensare all'ambiente come
biosfera, come quella parte del nostro universo dove si concentrano tutte le forme di
vita a noi conosciute, aiuta certamente ad ampliare i confini della riflessione sui
complessi legami tra il mondo delle persone e il mondo dei beni, tra popolo e
territorio. Non da sottovalutare in questa sede il fatto che la stessa Corte
costituzionale, con la sentenza n. 367 del 2007 e la sentenza n. 378 del 2007 riguardo
al tema della tutela dell'ambiente, ha provocato una forte rottura con lorientamento
precedente, avendo cura di precisare l'identit di significato delle parole ambiente e
biosfera. Vale la pena riportare quanto si legge, al paragrafo quattro, della parte in
diritto, della sentenza n. 378 del 2007: Occorre poi premettere, per la soluzione del
problema del riparto di competenze tra Stato, Regioni e Province autonome in
materia di ambiente, che sovente l'ambiente stato considerato come bene
immateriale. Quando si guarda all'ambiente come ad una materia del riparto della
competenza tra Stato e Regioni, necessario tener presente che si tratta di un bene
della vita, materiale e complesso, la cui disciplina comprende anche la tutela e la
salvaguardia delle qualit e degli equilibri delle sue singole componenti. Oggetto di
tutela in tal caso pu essere solo la biosfera, che viene presa in considerazione non
solo per le sue varie componenti, ma anche per le interazioni fra queste ultime, i loro
equilibri, la loro qualit, la circolazione dei loro elementi e cos via. La Corte ha
voluto, in linea con quanto si diceva prima, guardare allambiente come sistema
considerato nel suo aspetto dinamico quale realmente , e non soltanto da un punto di
vista statico ed astratto. La potest di disciplinare la tutela dellambiente nella sua
interezza stata affidata in via esclusiva allo Stato dallart. 117, comma secondo,
lettera S), della Costituzione, ne consegue che spetta a questultimo disciplinare
lambiente come unentit organica. Tale disciplina unitaria e complessiva del bene
ambiente inerisce ad un interesse pubblico di valore costituzionale primario ed
assoluto e deve garantire, come prescrive il diritto comunitario, un elevato livello di
tutela, come tale inderogabile da altre discipline di settore.
Probabilmente in questa stessa cornice semantica un grande costituzionalista tedesco
ha posto l'accento sulla necessit di passare da uno Stato sociale di diritto ad uno
Stato ambientale di diritto, immaginando di veder recedere il principio
antropocentrico che da sempre ha dominato il campo del diritto a favore di un pi
ampio e omnicomprensivo principio biocentrico, che non si ferma alla comunit
umana, ma investe la comunit biotica, la comunit di tutti gli esseri viventi. Questa
la necessaria base di una nuova idea di diritto e di giustizia che presuppone un
rapporto inscindibile tra l'uomo e la terra, rapporto che certamente trascende i singoli
individui, ma che connaturato sia alla terra, sia all'uomo, che in fondo dalla terra
deriva, condividendo con questa un percorso vitale.
prima legge sui rifiuti, ha sempre preferito un modello di incriminazione che affidava
alla sanzione penale una funzione gregaria rispetto alla violazione di un dato regime
amministrativo. In definitiva la tutela ambientale nel nostro Paese sempre stata una
competenza precipua della Pubblica Amministrazione cui si affidato il compito di
mediare tra gli interessi contrapposti (interessi ambientali e altri interessi dell'uomo,
secondo la nota visione antropocentrica dell'ambiente). Su questa scia la maggior
parte delle fattispecie incriminatrici via via introdotte a protezione delle diverse
matrici ambientali hanno sempre fatto rinvio, nella configurazione del precetto
penale, ad atti amministrativi, o a norme che li disciplinano. Oggi il diritto
ambientale italiano composto da una moltitudine di atti, i quali, essendo
indipendenti e slegati luno dallaltro, rendono la materia di complessa fruizione.
Senza tema di smentita si pu qui affermare che laria, lacqua, il suolo e il
sottosuolo in questo paese non sono provvisti di una seria tutela penale. La quasi
totalit degli illeciti penali contro lambiente esistenti, difatti, costituita da mere
contravvenzioni e non da delitti per le ragioni che sopra abbiamo esposto. Le
conseguenze pratiche di questa situazione sono varie. Per citare solo le principali: nei
fatti per la presenza nel nostro sistema penale di una serie di istituti, in senso lato,
indulgenziali, permane una altissima probabilit che nessuno, o quasi nessuno,
sconti mai un giorno di pena per una condanna per un reato ambientale; esistono
limiti alla impossibilit per la polizia giudiziaria di procedere ad arresto in flagranza
o, anche per il pubblico ministero, a fermo di indiziato di reato; come fatto divieto
per la magistratura di disporre misure cautelari personali (da quelle pi gravi, come
la custodia in carcere, a quelle pi lievi, come lobbligo di presentazione alla polizia
giudiziaria). Ma, prima e pi di quelli appena accennati, v un altro effetto
collaterale indissolubilmente legato alla natura di contravvenzione dei reati contro
lambiente, il pi devastante: il rischio prescrizione. Il nostro codice penale prevede
che un illecito del genere si prescriva, ossia si estingua per il mero decorso del
tempo, in un termine massimo di cinque anni. Nei nostri tribunali capita molto spesso
che in cinque anni un processo penale non si concluda; il che vuol dire che, prima
che arrivi una sentenza definitiva, giunge la fine per prescrizione, tanto frequente
quanto innaturale per il reato e, dunque, per il processo.
E passato un anno dalla prima concessione di terreno, siamo nel 72, il Comune di
Tezze continua a cedere zone di propriet comunali per agevolare gli insediamenti
industriali, il 28 marzo lamministrazione ha posto allordine del giorno del consiglio
comunale largomento: Proposta di vendita terreno sparso di propriet comunale.
Si tratta di 15.600 mq in localit Tre Case e di 84.000 mq in localit Granella da
destinare a zone industriali, gi previste nel programma di fabbricazione,
importante strumento di pianificazione territoriale che il Comune utilizza per
delimitare le zone destinate ad insediamenti residenziali e, soprattutto, quelle
destinate ad insediamenti industriali. Limpegno dellamministrazione a far fronte
alle continue domande per acquisto agevolato di terreno destinato a nuovi
insediamenti industriali che pervengono al Comune forte e trova anche conforto nei
numeri: infatti nel 51 risultavano esserci 183 addetti nellindustria, dieci anni dopo
si era arrivati a 351, nel 71 il primo forte balzo in avanti fino a 1005 e nell81 un
grande exploit che fa raggiungere i 2309 addetti.
Tra le tante richieste giunte ce ne interessa una in particolare, quella della ditta F.lli
Zampierin che richiede lacquisto di un ulteriore appezzamento di terreno al fine di
ampliare lattivit. La Giunta Municipale, adempiendo alla sua funzione principale di
governo del territorio nellinteresse comune, invita la richiedente alla presentazione
di un progetto di massima delle costruzioni che si andranno ad effettuare con la
precipua indicazione della loro destinazione. Dal progetto che la F.lli Zampierin
presenta, lamministrazione accerta che sar raddoppiato limpianto industriale con
indubbio vantaggio sia per leconomia locale in generale che per lo sviluppo
occupazionale in particolare. Il Comune nel contratto di compravendita si premura di
inserire la seguente clausola: il terreno ceduto deve essere destinato alla
costruzione di capannoni industriali, in caso di mancato adempimento di tale
obbligazione o di cambiamento di destinazione dellarea o di parte di essa, la
vendita dovr intendersi risolta senza bisogno di formalit alcuna. Ma non tutto,
si premura anche di inserire nello stesso contratto di compravendita dei limiti precisi
in merito alla tipologia di attivit che dovr essere svolta in questi nuovi insediamenti
industriali: purch non venga installato un impianto galvanico e vengano
rigorosamente rispettate le destinazioni del nuovo complesso. Considerando che il
ricavo di tale vendita sar reimpiegato per la manutenzione straordinaria del
in
acque
pubbliche
senza
autorizzazioni
- 1979
LAmministrazione
provinciale
di
Vicenza
revoca
L'inquinamento era emerso 2002 quando erano stati segnalati livelli abnormi di
cromo esavalente nell'acqua di alcuni pozzi serviti dalla falda distanti anche 10-15
chilometri da Tezze. I successivi accertamenti della polizia giudiziaria avevano
condotto ad ipotizzare che la fonte dell'inquinamento fosse proprio la Pm
Galvanica. A produzione sospesa, iniziarono gli accertamenti sul terreno sottostante
lo stabilimento che diedero certezza nello stabilire che le vasche di lavorazione
avevano delle perdite e pertanto il cromo esavalente, a causa della sua alta solubilit,
era finito nella falda, diffondendosi poi in un'area molto pi ampia seguendo i
percorsi sotterranei dei corsi d'acqua. Siamo a questo punto arrivati allavvio
dellesperienza giudiziaria nella quale viene coinvolta la Galvanica P.M. e che
porter ad un epilogo dagli evidenti profili chiaro scuri.
reati, infatti, il legislatore avverte i destinatari delle norme che essi saranno puniti
non solo se danneggeranno un determinato bene, ma anche ed ancor prima se lo
porranno in pericolo.
Lexcursus logico di cui si trova ampia documentazione nelle pagine della sentenza,
ci fa capire che il giudice ha inteso dimostrare come possibile tutelare i cittadini e
uno dei loro diritti fondamentali, quello alla salute, nei confronti di chi, forse
inconsapevolmente, ha esercitato maldestramente la propria attivit industriale.
Nellanalizzare
linquadramento
teorico
del
reato
contestato,
in
merito
Quanto sopra rappresenta solo una sommaria valutazione dei principali elementi di
analisi come condotta nelle motivazioni della sentenza, questo ci permette di
comprendere meglio la natura logico-giuridica che ha portato alla condanna.
Volendo semplificare il giudice, intravedendo lacqua come un bene fondamentale
per il benessere e la sopravvivenza dellessere umano, ha interpretato
lavvelenamento non tanto come un mero superamento di limiti di immissione di
sostanze pericolose, ma piuttosto come un potenziale, e nel caso concreto anche
attuale, pericolo di lesione della salute pubblica quale bene supremo sottoposto a
tutele diverse dal mero inquinamento. Sentenza pi unica che rara nel suo genere.
Con questa sentenza del tribunale di Padova viene riconosciuto l'avvelenamento e
non semplicemente l'inquinamento, cos lallora ministro dell'Ambiente, Alfonso
Pecoraro Scanio, comment con "soddisfazione" la sentenza.
tipicizzata e nella sua idoneit a nuocere alla salute, di cui deve essere acquisita la
prova concreta. Ci si evince dalla consolidata giurisprudenza della Suprema Corte,
laddove si afferma che la norma incriminatrice di cui all'art. 439 c.p., se non richiede
espressamente la derivazione dal fatto di un pericolo per la salute pubblica, tuttavia
pur sempre richiede che si sia verificato un "avvelenamento", che il giudice deve
accertare in concreto, bastando questo stesso a ricomprendere un pericolo intrinseco.
questo il senso dellaffermazione ricorrente anche in dottrina, secondo cui il
pericolo per la pubblica incolumit non espressamente menzionato dal legislatore,
in quanto insito nello stesso avvelenamento, le due sentenze he seguono spiegano
bene questo concetto.
Cass. 13 febbraio 2007, n. 15216: La norma incriminatrice non richiede apertis
verbis che dal fatto sia derivato un pericolo per la salute pubblica e la
considerazione
pu
ritenersi
sufficiente
giustificare
lorientamento
si
produce
nell'organismo
stesso
provocando
un'auto-intossicazione.
del danno ambientale conseguente a fatti illeciti la cui permanenza sia iniziata in
data antecedente al 29/4/2006 e prosegua dopo tale data, richiede la
determinazione di quale normativa applicare al caso concreto nei diversi momenti
storici in cui si realizzata la condotta criminosa. In tal senso, il giudice arriva a
dichiarare che: per i danni ambientali derivati da fatti verificatisi prima
dellentrata in vigore del nuovo T.U. sembra applicabile la disciplina dettata
dallart. 18 L. 349/1986, a prescindere dalla permanenza del danno. Il cosiddetto
Codice Ambientale, ovverosia il D.lgs. 152/2006 al suo interno prevede la
elencazione di precise responsabilit consequenziali ai danni arrecati allambiente,
nonch, per quanto attiene ai profili di prevenzione, ripristino ambientale ed azioni
volte al risarcimento, una chiara e dettagliata ripartizione di competenze, suddivise
tra i principali attori istituzionali: Ministero dellAmbiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, enti locali, persone fisiche e giuridiche.
Nella definizione di danno ambientale data dellart. 300 del citato D.lgs. viene
ricompreso qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto ed indiretto, di
una risorsa naturale o dellutilit da essa assicurata. Va osservato come la fattispecie
di danno allambiente venga definita come un deterioramento rispetto alle condizioni
originarie delle risorse ambientali prese in considerazione; per condizioni originarie
devono intendersi, ai sensi e per gli effetti dellart. 302 le condizioni al momento del
danno, delle risorse naturali e dei servizi che sarebbero esistite se non si fosse
verificato il danno ambientale, stimate sulla base delle migliori informazioni
disponibili. Lo stesso Codice stabilisce pertanto dettagliate responsabilit in caso di
danno arrecato allambiente, unitamente ad una precisa ripartizione delle competenze
in materia di prevenzione, ripristino ambientale (nel caso in cui levento dannoso si
sia gi verificato) ed azioni di risarcimento in seno alle persone fisiche o giuridiche,
gli enti locali e lo stesso MATTM. Nel caso in cui il responsabile non sia
individuabile o non provveda, ovvero non sia tenuto a sostenere i costi, il Ministro
dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha facolt di adottare egli
stesso tali misure, approvando la nota delle spese, con diritto di rivalsa esercitabile
verso chi abbia causato o comunque concorso a causare le spese stesse, sempre che
venga individuato entro 5 anni dalleffettuato pagamento (si veda lart. 305 comma 3
lett. c).
- il comma 2 del nuovo art. 298-bis, precisa che la riparazione del danno ambientale
deve avvenire nel rispetto dei principi e criteri stabiliti dall'Allegato 3, e
- il comma 3 sottolinea che restano disciplinati dal titolo V della Parte IV (quindi
dalle norme sulla bonifica dei siti contaminati) gli interventi di ripristino del suolo e
del sottosuolo "progettati e attuati in conformit ai principi e ai criteri stabiliti al
punto 2 dell'allegato 3 alla parte sesta nonch gli interventi di riparazione delle
acque sotterranee progettati e attuati in conformit al punto 1 del medesimo allegato
3, o, per le contaminazioni antecedenti alla data del 29 aprile 2006, gli interventi di
riparazione delle acque sotterranee che conseguono gli obiettivi di qualit nei tempi
stabiliti dalla parte terza del presente decreto".
Questa disposizione porta a ritenere superata la terza contestazione: individuare nei
criteri di cui all'Allegato 3 un principio generale, significa mettere al primo posto la
riparazione primaria, a seguire quella complementare o compensativa e solo come
ultima opzione il risarcimento per equivalente. Questo fondamentale concetto viene
rafforzato dal nuovo comma 3 dell'art. 311 nella parte in cui stabilisce che un decreto
ministeriale, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge n.
97/2013, dovr definire i criteri e metodi, anche di valutazione monetaria, il cui
scopo sar per quello di "determinare la portata delle misure di riparazione
complementare e compensativa"; questi criteri e metodi - precisa sempre il nuovo
comma 3 - troveranno applicazione "anche ai giudizi pendenti non ancora definiti
con sentenza passata in giudicato alla data di entrata in vigore del decreto di cui al
periodo precedente". Lo stretto collegamento tra il danno e le somme recuperate con
le quali attuare la riparazione che il soggetto obbligato ha omesso di realizzare, viene
rafforzato dal nuovo comma 5 dell'art. 317 per effetto del quale le somme versate
allo Stato dovranno confluire in un pertinente capitolo dello stato di previsione del
Ministero dell'Ambiente per essere destinate "alla realizzazione delle misure di
prevenzione e riparazione in conformit alla previsione della direttiva 2004/35/CE e
agli obblighi da essa derivanti". Infine, una modifica dell'art. 303 comma 1, lettera
f), porta a cos ridefinire l'applicazione temporale; in particolare, per gli eventi
verificatisi successivamente al 29 aprile 2006, varr la Parte VI del TUA, mentre per
quelli verificatisi in precedenza trover applicazione la disciplina previgente, con
validit estesa anche ai criteri di risarcimento.
INDICE
Introduzione: territorio, beni comuni e diritti fondamentali
- Squilibro ambientale ed economico finanziario
- La tutela dellambiente attraverso la legge penale
BIBLIOGRAFIA
P. Maddalena, Il territorio bene comune degli italiani, Saggine, 2014;