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AIMONE, IL PRINCIPE EMIGRANTE

ON 28 LUGLIO 2015.
A cura di N.H. Ezequiel Toti
Ci sono delle figure come Carl G. Jung, Sir Christopher Lee e persino Albert Ein
stein (col suo gesto di tirare fuori la lingua), che ci dimostrano come, si pu es
sere uno dei grandi nel proprio ambito ed essere al contempo una persona semplic
e che sa spronare negli altri la capacit di ridere, una sorta di bonum diffusivum
sui, che era come la pensava Ella Wheeler Wilcox quando disse: Laugh, and the wo
rld laughs with you; Weep, and you weep alone (Ridi e il mondo rider con te; piang
i e piangerai da solo).
Sorridente, semplice e gentile arrivaba in Argentina l 8 dicembre 1947 il principe
Aimone di Savoia sotto il nome di Roberto della Cisterna. Lasciando dietro le s
venture della Casa Reale italiana in seguito al pi che dubbioso referendum dell ann
o precedente, pensava di magari riuscire alla ricostruzione della propria vita e
di quelle dei di lui cari tramite alcune imprese agricole in un paese come quel
lo nostro, che gli ispirava fiducia e gli offriva tranquillit. Aimone, principe d
el sangue e duca di Spoleto, fu un degno rappresentante del suo millenario casat
o: era austero, avventuriere e affascinante, seppe percorrere il mondo come uffi
ciale della marina italiana son sincera brama di servire la Patria ed il Re, ma
senza trascurare quell aspetto ludico che caratterizza quelli che hanno capito che
cos davvero vivere. Di lui si racconta, per esempio, che quando beveva dello scot
ch, per dire basta semplicemente faceva l ochietto. Scherzava con gli amici e in par
ticolare col suo luogotenente il commandante Sicherie. Atletico, ballerino e gio
ccherellone, conquistava col suo magnetismo tutti quanti, specie i begli esponen
ti del gentil sesso. Il principe sicuramente aveva capito dall accaduto a suo nonn
o re Amedeo I di Spagna, che talora il popolo non predisposto ad essere ben gove
rnato e che l ingratitudine costante nella Storia dell Umanit. Nondimeno, nel 1941 ac
cett il trono della Croazia come re Tomislavo II (avendo rifiutato il nome di Zvo
nimiro II, che gli fu proposto ma che assolutamente non gli piaceva). Aimone, cr
e nel suo studio di Firenze un "ufficio per gli affari croati" allo scopo di cono
scere il paese sul quale avrebbe dovuto regnare e sul quale non mise mai piede.
Le notizie pervenutegli da pi fonti, mostravano la situazione della Croazia come
spaventosa sotto il regime degli ustascia di Ante Pavelic. Nell accorgersi di esse
re stato una marionetta di quest ultimo e una piedina nel gioco strategico del tot
alitarismo, il re, che non soltanto non cinse la sua fantomatica corona ma neanc
he mise mai piede in Croazia, present la sua abdicazione al titolo il 12 ottobre
1943. Al nazismo dovette la reclusione, su ordine personale di Himmler, della mo
glie Irene di Grecia e del figlio unico Amedeo (attuale titolare legittimo dei d
iritti dinastici di Casa Savoia al Regno d Italia), insieme alla cognata Anna di O
rleans e le sue bambine Margherite e Maria Cristina d Aosta nel campo d internamento
d Hirschegg (nell Austria), fatto che, unito alla terribile sorte toccata alla cugi
na Mafalda d Italia, langravia titolare d'Assia-Kassel, senza dubbio marc di seguit
o la sua esistenza, mostrandogli com fugace e fragile la vita e come non va vissut
a con l edonismo come unico orizzonte o come una semplice controparte a tanti obbl
ighi.
Quelli che lo frequentarono durante il suo soggiorno in Argentina dicono che Aim
one si caratterizzava per la sua cordialit e apertura, accoglieva lo stesso monar
chici e repubblicani, fascisti e antifascisti, peronisti e antiperonisti (difatt
i, rendette visita al generale Juan Domingo Pern)... ma l aspetto che pi risaltano l
a sua vena scherzosa. Il principe emigrante fece suo l esempio del fratello Amedeo,
il Duca di Ferro , il quale, da giovane, prima di diventare duca d Aosta, volle parti
re da zero e se ne and in Africa per lavorare come operaio in un opificio (di cui
non tard ad essere il direttore) e per lottare in Etiopia da semplice soldato, d
ormendo su una brandina e condividendo il rancio dei commilitoni senz alcun privil
egio fino ad arrivare a ufficiale per i propri meriti di guerra, atteggiamento t

ipico di quelli che sanno dare esempio prendendo la via pi difficultosa, non per
vanit ma perch vogliono dimostrare agli altri che volere potere . Anche l esempio del p
adre, il duca Emanuele Filiberto d Aosta (un altro eroe di guerra), ebbe forse il
suo influsso su di Aimone. Dopo avere svolto i suoi compiti militari successivam
ente come ammiraglio della Regia Marina, commandante della base navale di Tarant
o e ammiraglio di Squadra, e malgrado la sua destituzione nei primi mesi del 194
5, il duca Aimone d Aosta divent un leader simbolico nel suo periodo come emigrante
e fu seguto devotamente da una corte di amici tra i quali il fedelissimo command
ante Sicherie e sua moglie, il generale Maurizio Marsengo (sposato con la ricca
erede argentina Sara Wilkinson), il conte Lanfranco di Campello (il cui figlio P
aolo dovrebbe sposare un altra erede argentina: Isabel Duggan) e l ammiraglio Franco
Garofalo, aiutante di campo di re Umberto II. Fu nella villa di Jos A. Dodero, 9
0 kilometri al sud di Buenos Aires, dove Aimone d Aosta ebbe un malore dopo nuotar
e, il che lo fece tornare nella capitale per i controlli e le cure necessari, do
podicch s istall per la sua convalescenza nell Hotel Lancaster, propriet di suo amico i
l conte Sergei Platonovich Zubov.
Il 29 gennaio 1948, dopo i classici e polemici dibattiti che sono soliti svolger
si ogniqualvolta muore un royal, si constat il deceso del Duca per arresto cardia
co, scoprendosi al contempo che pativa anche di tubercolosi. I testimoni delle d
i lui ultime ore affermarono che mor col sembiante sorridente, faccendo l occhiolin
o all amico Garofalo a proposito delle infermiere che lo accudivano. La sua salma
venne deposta nel mausoleo dei Cobo Campello nel cimitero della Recoleta per po
i essere tumulati nella Chiesa Mater Misericordi, anche nota come la Chiesa degl Ita
liani , fatto probabilmente ignorato da tanti argentini che, portati dalla curiosi
t su visitatori illustri, vorrebbero invece conoscere. Aimone di Savoia-Aosta, pr
incipe seducente, uomo di mondo, rico avventuriere che scelse, fra tutte le gran
di citt, Buenos Aires come dimora, dopo venire esiliato dalla patria itala, sar se
mpre ricordato da me come esempio di quel uomo saggio di cui parla Romano Guardini
nelle sua opera, quel che diventa consapevole della transitoriet della vita e la
vede dunque come responsabilit ma anche come qualcosa di pi di se stessa. Con le
debite distanze fra principi e nobili minori, non posso evitare parlare dei par
agoni tra il mio casato e la Casa Reale di Savoia (alla quale i miei servirono f
edelmente nelle tre Guerre d Indipendenza Italiana): lo stesso approccio ldico alla
vita, lo stesso senso della responsabilit e dell onest (flessibilit e indulgenza nel
la rettitudine) e la stessa propensione ad essere donnaioli e alquanto laicisti.
Si pu essere consapevoli della propria missione nella vita ma si pu anche essere
meno rigido e cogliere il giorno, il che sarebbe di vantaggio non soltanto a noi
ma sopratutto ai nostri posteri, nel rompere un karma familiare, un modello str
uturatto che molti imparano soltanto nella vecchiaia con tutta la sagezza che ci
comporta.

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