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Internazionalismo, transnazionalismo
e transnational-turn: il rinnovo delle riflessioni
e degli studi sulla Sinistra
dalla met dellOttocento a oggi
di Marco Masulli
PREMESSA

osa si intende esattamente oggi con


i termini Internazionale e internazionalismo? Il
transnazionalismo si impone ancora come
categoria euristica privilegiata? E, in ultima
analisi, a cosa dovuta la crisi degli studi
sul socialismo, e sul socialismo internazionale in particolare?
Partendo da queste domande nasce
lesigenza di creare nuove occasioni di confronto tra studiosi impegnati nella riflessione sullinternazionalismo. Ci si riferisce,
a esempio, a iniziative quali la recente costituzione di Sfumature di Rosso - Seminario permanente per la storia del
socialismo, che intende creare una fitta
rete tra singoli studiosi e Istituti di ricerca
per rinnovare gli studi sul socialismo, oppure al seminario tenuto nel dicembre
2014, su impulso di Patrizia Dogliani,
presso lUniversit di Bologna nellambito
delle attivit del Dottorato in Storia, Culture e Civilt, intorno al tema: Internazionalismo, transnazionalismo, trans-national
turn nello studio della Sinistra dalla met
dellOttocento a oggi. Il rinnovo delle riflessioni e degli studi nella storiografia europea e americana.
Proprio di questultimo intendiamo
proporre un resoconto cercando di connettere gli spunti emersi dai lavori, e in particolare dagli interventi di Carlo De Maria,
Maria Grazia Meriggi, Emmanuel Jousse,
1

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Elda Guerra e Judith Bonnin, a una pi


vasta riflessione sullinternazionalismo.
La storia del movimento operaio, ringiovanita, vivificata, oggi in piena trasformazione. Tuttavia, nonostante il rigoglio
dei libri, degli studi, delle riviste, delle tesi
universitarie, si pu avvertire un innegabile
disagio. Bisogna proprio arrendersi di
fronte allevidenza: diventata accademica,
essa si guadagnata soltanto uno strapuntino nellUniversit1.
Cosi esordiva Georges Haupt nellIntroduzione alla sua datata, ma ancora attualissima e indispensabile, raccolta di
saggi pubblicata nel 1978 con il titolo LInternazionale socialista dalla Comune a Lenin. a
uno sguardo anche solo superficiale, nonostante siano passati ben 37 anni dallosservazione dello studioso, la situazione appare
poco o per niente mutata.
La storia del movimento operaio e
delle forme da esso assunte nelle varie organizzazioni internazionali ha attraversato,
come noto, varie fasi. Dapprima quasi del
tutto confinata allattivit di storici militanti
e trattata con una evidente impostazione
di tipo ideologico-finalistica, essa stata
poi investita da un importante rinnovamento negli anni Sessanta, grazie soprattutto agli ormai classici lavori storiografici
di E.P. Thompson e E. Hobsbawm, solo
per nominare i casi pi noti. A una nuova
generazione di studiosi formatasi nel contesto politico-culturale della nuova Sinistra
antistalinista, del Sessantotto e sulle produzioni storiografiche venute alla luce negli

George Haupt, LInternazionale socialista dalla Comune a Lenin, Einaudi, Torino 1978, p. 4.

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anni Cinquanta2 si deve la progressiva
presa di distanze da una rigida impostazione metodologica atta a saldare la trattazione della storia del movimento operaio
e socialista internazionale con la storia politica e istituzionale.
Spostandosi invece su terreni allora
meno battuti, e soprattutto quello della
storia sociale, si assistito a un rinnovamento metodologico che ancora oggi caratterizza i migliori studi di storia operaia.
Questo nuovo modo di concepire la storia
del socialismo, e in particolare la sua dimensione internazionale, ha avuto tra i meriti principali quello di aver rivalutato
alcune tipologie di fonti fino ad allora
ma, fatta eccezione per alcuni rari casi3, ancora oggi trascurate come, a titolo
desempio, gli atti emanati dal Comitato
esecutivo e dalla segreteria del Bureau Socialiste International che, con le parole di
Haupt, restituiscono quel volto interiore
del socialismo, che sfugge abitualmente
allinvestigazione4, pur non essendo
anche per la natura stessa di questo organismo sufficienti per trarre esaustive
conclusioni.
La storia dellinternazionalismo, insomma, cosi complessa, a causa dellestrema diversit delle sue singole
componenti, della sua estensione geografica e dei suoi orientamenti interni, che
impensabile oggi accontentarsi tanto dellutilizzo delle fonti derivanti dai resoconti
o dagli atti dei congressi quanto di un approccio metodologico che non valuti contemporaneamente la dimensione verticale e

orizzontale dellinternazionalismo operaio.


Del resto, la critica a una impostazione
metodologica incentrata sulla storia istituzionale del movimento operaio, cio delle
Internazionali e soprattutto della Seconda viene da lontano. Citeremo, a
esempio, quella mossa gi nel 1958 da Procacci, che nel suo celebre Studi sulla II Internazionale e sulla Socialdemocrazia tedesca si
confronta con il problema della fuorviante
identificazione della storia del movimento
operaio nella sua dimensione internazionale con quello della storia dellInternazionale socialista. In questo caso, il fulcro del
problema metodologico nella trattazione
di questa storia pu essere individuato nel
fatto di aver perso di vista il fatto che il
vero protagonista della sua storia la classe
operaia in quanto formazione sociale moderna5 e non listituzione o i dibattiti intellettuali, che pur di essa sono
fondamentali emanazioni e ineludibili oggetti di studio. Fu anche Ernesto Ragionieri ad ammettere la difficolt,
evidentemente amplificata da un approccio
politico e istituzionale, dello studioso nel
ricostruire e definire i termini nei quali,
volta per volta, venuta determinandosi la
relazione tra continuit dello sviluppo del
marxismo e vicende del movimento
reale6. Difficolt, questa, che troppo
spesso, soprattutto nei primi studi sulla
storia operaia internazionale, ha prodotto
lavori poggiati su riduzionismi, semplificazioni e ricostruzioni storiche calate dallalto, se non artefatte.
Senza negare limportanza che una

2
Il riferimento , soprattutto, al monumentale lavoro di George D. H. Cole sulla Storia del pensiero
socialista, la cui originalit, con alcuni limiti propri di ogni lavoro pioneristico, dovuta proprio allattenzione dedicata alla vita reale del movimento.
3
Uno di essi sicuramente il volume recentemente pubblicato, e sul quale ci soffermeremo in
seguito, di Maria Grazia Meriggi, LInternazionale degli operai. Le relazioni internazionali dei lavoratori in
Europa fra la caduta della Comune e gli anni Trenta, FrancoAngeli, Milano 2014. La studiosa, puntando
la sua attenzione sulla vita quotidiana della II Internazionale, individua proprio nei minutiers dei
rapporti tra il Bsi e i suoi interlocutori una fonte indispensabile, senza peraltro mai negare limportanza delle classiche fonti rappresentate dagli atti congressuali.
4
Georges Haupt, La II Internazionale, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 86.
5
Ivi, p. 104.
6
Ernesto Ragionieri, Il marxismo e lInternazionale, Editori Riuniti, Roma 1968, p. 48.

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certa unione fra politica e storiografia ha
rappresentato in termini di stimolo alla ricerca, ci che si denuncia da tempo stato
loffuscamento dellobiettivo che presiedeva a essa: dare una voce alla massa proletaria, riscoprirne le origini e darle
unidentit. Tuttavia, il fallimento di questo
tentativo fu evidente quando, come nota
Foa, la storia del movimento operaio non
emerse in modo prevalente come storia
degli operai [...] non emerse in modo prevalente come storia sociale [...] ma come
storia dei suoi gruppi dirigenti7.
Altro elemento imprescindibile, per chi
oggi si inoltra nella trattazione della storia
operaia dalla met dellOttocento a oggi,
sicuramente lassimilazione di quella lezione che, suggerita da Vittorio Foa ne La
Gerusalemme rimandata e ripresa da Pino
Ferraris, ribadisce la necessit di sciogliere
lideologia nella storiografia8, giacch la scelta
della via della storiografia, contrapposta
alla ideologia, ci costringe a fare i conti con
le circostanze concrete e con la spigolosa
durezza dei fatti [...] vuol dire insomma
evitare la fuga nel giustificazionismo storicistico e levasione nellautoinganno consolatorio9 che pare, invece, aver segnato i
primi momenti della ricerca storica in questo ambito di studi.
La necessit avvertita ancora oggi ,
quindi, quella di impostare una storia del
socialismo e del movimento operaio internazionale oltre che come storia sociale
anche come storia comparata, come storia
dei differenti modi con cui, in condizioni
e ambienti diversi, la classe operaia, formazione storica moderna, si organizza prima

in sindacati e partiti politici autonomi, poi


in azione, per realizzare le trasformazioni
della societ nel senso socialista10.
GLI STUDI SULLA SINISTRA ITALIANA ED
EUROPEA DA MET OTTOCENTO A OGGI

Solo allindomani della caduta della


Comune di Parigi il termine Internazionale
assume, tanto per i suoi sostenitori quanto
per i suoi detrattori, il valore di punto di
riferimento per il movimento operaio,
bench gi nel 1864, con la costituzione a
Londra dellAil, fosse nato un progetto di
solidariet e azione rivoluzionaria condiviso, appunto, a livello internazionale.
Un termine, questultimo, quanto mai
complesso e ricco di sfumature, se vero
che la I Internazionale, avrebbe presto assunto il titolo di vecchia o vera Internazionale, in contrapposizione tanto alla
Seconda, o nuova, Internazionale
quanto alla Terza Internazionale, o Internazionale comunista, a seconda dei punti
di vista ideologici con cui si guardato a
queste due formazioni, che della Prima Internazionali vantavano a vario titolo leredit.
Infatti, se lapproccio socialdemocratico posizione politica notoriamente egemone
allinterno
della
Seconda
Internazionale sosteneva la tesi11 di uno
sviluppo organico nella Storia dellInterna- zionale socialista [...] la tesi leninista,
al contrario, vede nella creazione della III
Internazionale il risultato di un processo
dialettico di rottura e di ritorno alle origini,
alla I Internazionale, e pone la III come

Vittorio Foa, Per una storia del movimento operaio, Einaudi, Torino 1980, p. IX.
Cfr. Vittorio Foa, La Gerusalemme rimandata, Rosenberg & Sellier, Torino 1985.
9
Pino Ferraris, Ieri e domani, Storia critica del movimento operaio e socialista ed emancipazione dal presente,
Edizioni dellasino, Roma 2011, p. 18.
10
Ivi, p. 104.
11
In particolare sar Wilhelm Liebknecht, in occasione del Congresso internazionale di Parigi
del luglio 1889, ad affermare: Dopo aver mostrato agli operai di tutti i paesi quale fosse il loro
obiettivo [...] lAssociazione internazionale dei lavoratori aveva adempiuto la propria missione. Essa
non morta, ma si trasferita nelle organizzazioni operaie e nei potenti movimenti operai di ogni
paese [...] Questo Congresso opera dellAssociazione internazionale dei lavoratori in G. Haupt,
LInternazionale socialista dalla Comune a Lenin cit., p. 72.
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sua legittima erede12. Non ci dilungheremo, per, in questa sede sulle tappe del
processo di mitizzazione che invest la
Prima Internazionale e che, come tanti altri
aspetti, accomuna questa esperienza a
quella della Comune parigina, in una lettura storica degli eventi condizionata da un
approccio ideologico-finalistico. Tuttavia,
per non rifugiarci in una comoda sospensione del giudizio, baster dire che, appare
oggi opportuno accettare la visione di
quanti considerano la scomparsa delle diverse organizzazioni internazionaliste dipendente non tanto dallo scontro tra
orientamenti allinterno del pensiero socialista, quanto dai mutamenti indotti nella
composizione di classe e nella formazione
di strutture politiche di massa dalle generali
trasformazioni che investirono la societ e
leconomia del tempo. Questo senza mai
prescindere dalla necessit, in sede storiografica particolarmente avvertita, di riservare un importante ruolo alla categoria
interpretativa dellautonomia del conflitto
sociale, che risponde allidea secondo cui
i fenomeni sociali non seguono passivamente n le leggi della tecnologia e del
mercato n la disciplina politica, ma hanno
forti elementi di autonomia13.
In Italia, la storiografia sullinternazionalismo operaio non si , per lungo tempo,
distanziata dalle linee metodologiche precedentemente individuate. Una importante
eccezione, seppur legata a un approccio di
tipo storico-politico, rappresentata dal
pioneristico lavoro di Valiani14 su quella

che viene definita lInternazionale senza


lInternazionale15.
Nel caso particolare degli studi sulla I
Internazionale, fu nel contesto culturale
del Sessantotto che si profilarono significative novit con la possibilit douvrir les
tudes et les regards dautres expressions
de linternationalisme, parfois oublies par
la mmoire politique et par lhistoriographie, comme le syndicalisme, le mutualisme, la coopration, le socialisme base
municipale16. Successivamente, le nuove
esigenze avvertite dalla sinistra italiana
verso la fine degli anni Settanta incoraggiarono, invece, quasi esclusivamente gli studi
sulla II e III Internazionale; fino a quando,
negli anni Ottanta e Novanta, la crisi e la
scomparsa dei partiti tradizionali della sinistra (Pci, Psi) comport un declino inesorabile che coinvolse gli studi sul
socialismo nel loro insieme. Sola eccezione, rileva De Maria, rappresentata
dagli studi sul movimento anarchico e sul
primo internazionalismo, qui se nourrissent toujours de la reconstruction de parcours individuels, dans le but doffrir un
aperu du mouvement collectif17, per una
ragione che lo studioso riconnette alla natura stessa, caratterizzata dallassenza di
strutture organizzative centralizzate, della
Prima Internazionale in Italia18.
A oggi, rileva tuttavia lo stesso De
Maria, a fronte della crisi generale degli
studi sul socialismo, cui fa da parziale contrappeso un crescente interesse di giovani
ricercatori per posizioni teoriche e politi-

G. Haupt, LInternazionale socialista dalla Comune a Lenin cit., p. 30.


P. Ferraris, Ieri e domani, Storia critica del movimento operaio e socialista cit., p. 22
14
Leo Valiani, Dalla prima alla seconda Internazionale (1872-1889), in Movimento Operaio, marzoaprile (a. VI), 1954.
15
M.G. Meriggi, LInternazionale degli operai cit., p. 15. Con lespressione Internazionale senza
lInternazionale la studiosa indica i rapporti che persistono e si intensificano nel periodo che separano le due Internazionali. Del resto, gli studi di Haupt hanno ribadito il fatto che i militanti socialisti
non concepirono mai lInternazionale del 1889 come distinta da quella fondata nel 1864, bens come
il suo prolungamento con nuove strutture organizzative. G. Haupt, La II Internazionale cit. pp. 5-32.
16
Carlo De Maria, Patrizia Dogliani, La Premire Internationale en Italie (1864-1883), in Cahiers
Jaurs, n. 214 (2014/4), in corso di pubblicazione.
17
Ibidem.
18
Ibidem.
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che quasi dimenticate, e per autori, riviste
e ambienti militanti a lungo marginalizzati
dai classici del marxismo, non si riescono
ancora a raccogliere le risorse, umane e
materiali, necessarie per rilanciare una
nuova stagione di studi sul socialismo19.
Particolarmente utile allindagine di
una realt complessa come quella dellinternazionalismo , oltre a quello biografico,
il metodo comparativo. Esso, ormai da
tempo saldamente acquisito dagli studiosi,
sta alla base delle ricerche di M.G. Meriggi
raccolte nel volume LInternazionale degli operai, presentate anchesse in occasione del
seminario bolognese. Il lavoro di Meriggi
costituisce lo sforzo storiografico di mettere in luce gli aspetti di internazionalismo
presenti nei meetings operai tra unInternazionale e laltra20 . Continuit che la studiosa scorge nella preoccupazione di
governare il mercato del lavoro. Interessante, a questo punto, notare come dallo
studio condotto su fonti espressioni del
movimento reale emerga una questione
operaia riassunta nella formula fra xenofobia e internazionalismo21. Questo senza,
tuttavia, poter giungere a una teoria generale sulla impermeabilit o al contrario
permeabilit [...] degli ambienti popolari
e dei mondi del lavoro al pregiudizio e alla
xenofobia22, ma seguendo le tracce dei
possibili percorsi di solidariet internazionale esistiti nei rapporti di lavoro. Nel solco
delle riflessioni metodologiche di Haupt,
la scelta delle fonti, divise tra quelle rappresentate dai documenti congressuali e dalle
relazioni dei partiti e quelle derivanti dai
rapporti tra il Bsi e i suoi interlocutori istituzionali e non, risponde allesigenza di
confrontarsi con la vita quotidiana dellInternazionale, tralasciando le gi note que-

stioni istituzionali e politiche.


Tentare di fornire nuovi spunti per ripensare lo studio sullInternazionale operaia stato anche lobiettivo del colloque
tenuto a Parigi nel mese di marzo 2014 dal
titolo 1914. LInternationale et linternationalismes face la guerre. Emmanuel
Jousse ne ha fornito un primo ampio resoconto, pubblicato di recente nei Cahiers
Jaurs23. Riagganciandosi alla lezione di
Haupt, rielaborata dalla fine degli anni Ottanta con gli studi di Marcel van der Linden, Fritz von Holthoan, Wolikow e
Cordillot e volta a favorire il passaggio
dallo studio dellInternazionale a uno sullinternazionalismo operaio, si pu ben
dire, come nota Jousse, che: les discours
scientifique a neutralis ce dbat en privilgiant lhistoire sociale, faisent sortir lhistoire de lInternationale des question
insolubles du succs ou de lchec, pour
porter lattention sur les processus qui la
construisent24. Tra i numerosi spunti di riflessione offerti da questo lavoro emerge
sicuramente quello sulla necessit di intendere lInternazionale come, riprendendo
Guillaume Devin une mise en relation de
mouvement differents qui organisent un
espace de pratiques militantes e de discours thoriques partages25. Per pensare
una nuova storia dellinternazionalismo
operaio necessario, rileva ancora Jousse,
ripensare storiograficamente almeno la sua
cronologia e il suo spazio. In particolare,
mettere in crisi una partizione cronologica
basata sulle vicende istituzionali dilatandone, invece, i confini significherebbe riuscire ad analizzare altre questioni, come
quella del ruolo del progresso tecnologico
nella composizione di classe. Un ripensamento generale dello spazio dellInterna-

Ibidem.
M.G. Meriggi, LInternazionale degli operai cit., p. 16.
21
Ivi, p. 11.
22
Ivi, pp. 217-218.
23
Emmanuel Jousse, Une histoire de lInternationale, in Cahiers Jaurs, n. 212-213, 2014/2, pp.
11-25.
24
Ivi, p. 19.
25
Ivi, p. 22.
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zionale potrebbe finalmente scalfire unimmagine di essa limitata al contesto germano-franco-britannico
e
offrire
attraverso la categoria della discontinuit
entre espace vcu et lespace pens dellInternazionale nuove prospettive di studio, che ne esaltino la complessit in
rapporto ai diversi quadri nazionali26. Possiamo, dunque, dire che, a oggi, continuit
cronologica, discontinuit dello spazio e linterazione dei contesti appaiono categorie interpretative da incoraggiare per il rinnovo
degli studi sullinternazionalismo operaio.
Parlare di internazionalismo oggi non
pu pi significare per concentrarsi esclusivamente sulla storia dellinternazionalismo operaio e socialista. forse il caso di
iniziare ad allargare lo sguardo e ridefinire
il significato del termineinternazionalismo
studiandolo da diversi punti di vista. Lo ha
fatto, con la sua ultima pubblicazione, dal
titolo Internationalism in tha age of nationalism27, Glenda Sluga. Tra i principali obiettivi della studiosa australiana quello di
distaccarsi da una nozione di internazionalismo inteso as a story of ideologues and radicals28, per accostarsi allo studio di quel
new internationalism che dalla svolta del
XX secolo si caratterizza come prodotto
della modernti politica e sociale, includendo nuove istituzioni internazionali,
quali lOnu. Secondo Sluga, infatti, if the
end of world war I was the apogee of nationalism, the world war II was the apogee
of twentieth-century internationalism29,
scardinando cos quella percezione di un
internazionalismo politico e rivoluzionario,
prerogativa della classe lavoratrice, opposto al nazionalismo quale espressione della
classe media liberale. Il nuovo internazionalismo di cui parla Sluga , invece, quello

born of theobjective facts of modernity, and out of the same historical processes as nation offered an increasingly
attractive political conception of modernity and progress30.
Questo nuovo modo di confrontarsi al
concetto di internazionalismo spinge, quindi,
a confrontarsi anche con ambiti di ricerca
fino a oggi poco approfonditi, specialmente in Italia. Uno di questi sicuramente quello delle relazioni internazionali
femministe e pacifiste di cui si occupata
Elda Guerra, anchessa intervenuta al seminario dottorale e durante il quale ha presentato i risultati delle proprie ricerche,
organicamente raccolte nel volume Il dilemma della pace. Femministe e pacifiste sulla
scena internazionale31.
Larco cronologico preso in esame va
dal 1914, con la crisi del modello internazionalista ottocentesco, al 1939, terminus ad
quem che permette di esaltare gli elementi
di frattura interni al movimento delle
donne nel confronto con i fascismi, ma
anche perch dopo questa data differente
sar il ruolo delle donne sulla scena pubblica e politica internazionale. Il lavoro di
Guerra prende le mosse dallipotesi dellesistenza di una cultura specificamente
femminista. Questo termine utilizzato per
comprendere tanto lattivismo in senso
egualitario, quanto quello volto ad affermare una differenza di genere da intendersi come valore per la convivenza32
autonoma rispetto ad altre culture politiche
e organizzazioni e che, tra le sue caratteristiche, presenta la volont di costruire relazioni internazionali tra le varie
associazioni che di quella cultura sono
espressione.
Si tratta di donne appartenenti in gran

Ivi, pp. 20-21.


Glenda Sluga, Internationalism in the age of nationalism, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 2013.
28
Ivi, p. 2.
29
Ivi, p. 79.
30
Ivi, p. 12.
31
Elda Guerra, Il dilemma della pace. Femministe e pacifiste sulla scena internazionale, 1914-1939, Viella,
Roma 2014.
26
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parte alla classe media occidentale che, a
partire dal 1888, con la costituzione dellInternational Council of Women (IWA),
e poi attraverso varie scissioni fino alla Womens International League for Peace and
Freedom (WILPF), si confrontano, in una
prima fase, con lesigenza di comunicazione internazionale e mutuo sostegno e,
successivamente, con questioni inerenti
lacquisizione di diritti civili e il problema
del pacifismo, anche in rapporto alla creazione di istituzioni sovranazionali come la
SdN33. La ricerca, condotta ricorrendo a
fonti derivanti da atti di congressi, periodici
ma anche corrispondenze e memorie, ha
permesso infine di mettere in evidenza importanti contraddizioni del movimento.
Queste sono individuate da Guerra nel suo
aspetto elitario, nellappartenenza di classe
e di razza oltre che nel mancato ricambio
generazionale. Contraddizioni che renderebbero fruttuoso un approfondimento di
tipo comparato e transnazionale che permetta di guardare alla storia politica delle
donne non pi come storia separata34.
Un altro modo di approcciarsi al con-

cetto di nuovo internazionalismo


quello proposto, con un salto cronologico
considerevole, da J. Bonnin, che a conclusione del periodo di dottorato ha presentato i frutti della propria ricerca in
occasione del seminario bolognese. La recente pubblicazione del suo Les voyages de
F. Mitterrand. Le Ps et le monde 1971-198135,
offre unanalisi della diplomazia del Partito
socialista francese nel periodo caratterizzato dalla leadership di Mitterrand. Un
lasso di tempo nel corso del quale si assiste
a un rinnovamento dellInternazionale socialista, di fronte allo snodo decisivo rappresentato dalla fine degli accordi di
Bretton Woods e dallinizio di una nuova
stagione del mondialismo. Chiamando in
causa il concetto di solidariet internazionale, che Bonnin mette in evidenza attraverso lo studio delle visite e dei viaggi
allestero di Mitterrand, delle corrispondenze e degli aiuti finanziari, si aprono cos
nuove prospettive allutilizzo del concetto
di internazionalismo che, quindi, mostra di
offrire ancora inedite applicazioni in ambito storiografico.

Ivi, p. 17.
Ivi, p. 13.
34
Ivi, pp. 226-229.
35
Judith Bonnin, Les voyages de F. Mitterrand. Le PS et le monde 1971-1981, Presse Universitaires
Rennes, Rennes 2014.
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