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2015 5 MAGGIO SENTENZA 38068 2015 CORTE DI CASSAZIONE

PROCURA ANZA AVVERSO SENTENZA APPELLO DI ASSOLUZIONE 1394 2013


ANNULLA SENTENZA E RIMANDA APPELLO PALERMO
Penale Sent. Sez. 5 Num. 38068 Anno 2015 Presidente: MARASCA GENNARO
Relatore: POSITANO GABRIELE Data Udienza: 05/05/2015
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI PALERMO nei
confronti di: ANZA' SALVATORE N. IL 21/04/1955 avverso la sentenza n.
1394/2013 CORTE APPELLO di PALERMO, del 15/10/2014 visti gli atti, la
sentenza e il ricorso udita in PUBBLICA UDIENZA del 05/05/2015 la relazione
fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO Udito il Procuratore Generale
in persona del Dott. che ha concluso per Udito, per la parte civile, l'Avv Udit i
difensor Avv.
Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, dr Marilia Di Nardo, conclude
chiedendo il rigetto del ricorso Per il ricorrente presente l'Avvocato Francesca
De Vita la quale chiede il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Palermo propone ricorso
per cassazione contro la sentenza pronunciata dalla Corte distrettuale,
in data 15 ottobre 2014, che, in riforma della decisione del Tribunale di
Palermo, del 18 ottobre 2012, appellata da Anz Salvatore, aveva assolto
l'imputato dal reato ascrittogli, poich non punibile ai sensi
dell'articolo 599, secondo comma del codice penale.
2. Il Tribunale di Palermo aveva dichiarato Anz Salvatore colpevole del reato
di cui agli articoli 81 e 595, commi 2 e 3 del codice penale, poich lo stesso, in
qualit di dirigente dell'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, aveva
offeso la reputazione dell'associazione Legambiente, in persona del
presidente, Domenico Fontana, attraverso la comunicazione, con pi
persone, di tre atti pubblici a firma propria, recanti le date, rispettivamente,
del 27 novembre 2007, del 4 dicembre 2007 e del 10 dicembre 2007.
3. Il primo giudice non aveva ritenuto sussistente l'esimente della
provocazione poich le offese, ritenute oggettivamente illegittime, rivolte
dall'imputato con le predette note al Presidente di Legambiente non potevano
ritenersi conseguenza del comizio tenuto qualche giorno prima da Legambinete
e ci per due ordini di motivi: per l'insussistenza dell'ingiustizia del fatto
presupposto, poich, al contrario, il Piano Regionale contestato da
Legambiente, conteneva effettivamente degli errori che avrebbero

reso legittime le critiche mosse da tale associazione e per la mancanza


del requisito dell'immediatezza della reazione, rispetto al fatto
provocante.
4. Avverso la sentenza della Corte territoriale che in motivazione ha
ritenuto sussistente l'ipotesi prevista all'articolo 599, secondo comma, del
codice penale, propone ricorso per cassazione il Procuratore generale
presso la Corte d'Appello di Palermo, lamentando:
travisamento del fatto riguardo alla sussistenza dell'ingiustizia del fatto, con
riferimento all'esistenza di lievi errori che sarebbero stati corretti dai
funzionari interni all'ufficio regionale in un arco di tempo limitatissimo, pari a
circa mezz'ora e che, pertanto, non avrebbero potuto legittimare le critiche
mosse da Legambiente;
vizio di motivazione riguardo alla mancata considerazione del significativo
intervallo temporale tra la conferenza stampa e la redazione delle prime note
diffamatorie;
vizio di motivazione riguardo alla mancata considerazione del clima di astio
esistente tra l'imputato e l'associazione Legambiente, riferito da testimoni non
presi in esame dalla Corte d'Appello.
CONSIDERATO IN DIRITTO La sentenza impugnata merita censura.
1. Con il primo motivo il Procuratore generale lamenta travisamento del fatto
riguardo alla sussistenza dell'ingiustizia del fatto, con riferimento alla esistenza
di lievi errori che sarebbero stati corretti dai funzionari interni all'ufficio
regionale in un arco di tempo limitatissimo, pari a circa mezz'ora e che,
pertanto, non avrebbero potuto legittimare le critiche mosse da Legambiente.
Al contrario, il decreto assessorile del 9 agosto 2007 risultava affetto da
numerosi errori tanto che stato necessario nominare un'apposita
Commissione che, dopo circa otto mesi, ha consentito l'emanazione di
un nuovo decreto in materia. Da ci discende la fondatezza delle critiche
mosse da Legambiente, giacch al momento della conferenza stampa le
correzioni in parola non erano state apportate. Tali elementi escludono la
sussistenza del fatto ingiusto che, secondo giurisprudenza consolidata (Cass.
29 settembre 2011, n. 42933), non pu consistere nell'esercizio di un diritto
esercitato in occasione della conferenza stampa.
2. Con il secondo motivo il ricorrente rileva vizio di motivazione riguardo alla
mancata considerazione del significativo intervallo temporale tra la
conferenza stampa e la redazione delle prime note diffamatorie. In
particolare, le note a firma dell'imputato del 27 novembre 2007 seguivano di
sei giorni la conferenza stampa di Legannbiente e dal contenuto degli iscritti

emerge che la motivazione non costituiva la reazione ad un fatto ingiusto, ma


yes si trattava di rilievi caratterizzati da freddezza e stabile
determinazione. Sotto tale profilo la Corte avrebbe erroneamente assimilato
due vicende, quella del piano rifiuti e inceneritori e quella, che rileva in questa
sede, del piano della qualit dell'aria, che riguardavano settori
dell'assessorato diversi ed erano riferibili a momenti storici differenti.
3. Le censure possono essere trattate congiuntamente perch relative al
medesimo profilo del rapporto tra diritto di critica e provocazione.
4. Quanto alla prima doglianza secondo la Corte territoriale l'imputato, in
occasione della conferenza stampa del 21 novembre 2007, era stato
destinatario di specifiche accuse di incompetenza e sciatteria con la
prospettazione di uno sconfinamento della sua attivit nell'illecito. Tali
elementi, secondo il giudice di appello, costituivano un fatto ingiusto che aveva
assunto i connotati del comportamento lesivo di regole comunemente accettate
dalla civile convivenza, che costituiscono idoneo presupposto per l'ipotesi
prevista all'articolo 599 del codice penale.
5. La Corte rileva che le accuse di sciatteria e di incompetenza erano
rivolte da Legambiente all'ufficio del quale l'imputato era il responsabile,
accusato, nel caso di specie, di maldestra copiatura del piano esistente presso
la Regione Veneto. Sulla base della consulenza tecnica disposta dal
Pubblico Ministero al fine di verificare la conformit del piano alla normativa
vigente, era emerso che lo stesso, non era frutto di copiatura, ma presentava
errori e refusi non rilevanti, determinati dai ristretti tempi imposti dalla
procedura di infrazione. Secondo la Corte i punti di coincidenza (con la
normativa della Regione Veneto) evidenziati dal primo giudice e segnalati da
Legambiente nella conferenza stampa del 21 novembre 2007 non
dimostrerebbero la fedele copiatura da parte dell'imputato, il quale
probabilmente aveva utilizzato un file preesistente, da adattare alle peculiarit
della Regione Siciliana, senza alcun intento truffaldino, segnalando che alla
correzione dell'elaborato, aveva proceduto la stressa Segreteria, senza affidare
l'incombenza a personale tecnico specializzato, al termine di una operazione di
circa mezz'ora, come riferito (pagina 13 della sentenza) dai testi Tolomeo e
Barbaro. 6. Con riferimento al secondo motivo ed al presupposto della
immediatezza tra fatto provocante e quello provocato, la Corte territoriale
rileva che la nota del 27 novembre 2007, che segue la conferenza stampa del
21 novembre 2007 indirizzata anche a Legambiente e nella stessa l'imputato
replica alle accuse rivolte, in occasione della conferenza stampa, da quelli che
definisce "il gruppo dei tre ciarlatani", citando interi passi di un articolo del
22 novembre 2007 del Corriere della Sera della Repubblica relativo al
contenuto della conferenza stampa del giorno precedente.

7. Orbene, dalle risultanze processuali appare evidente che le valutazioni


espresse da Legambiente rientrano nel diritto di critica. Tale condotta,
pertanto, in quanto legittima non pu costituire il presupposto giuridico per la
provocazione, a meno che la critica non superi i limiti della continenza. In
questa sede non rileva se il Piano Regionale era errato e se i vizi avevano
richiesto lievi e rapidi correttivi ovvero l'attivit protratta per mesi da parte di
una apposita Commissione (profili in fatto che non risultano puntualizzati),
dovendosi fare riferimento al consolidato indirizzo giurisprudenziale che ritiene
che il diritto di critica giustifica l'utilizzo di espressioni, eventualmente, acri,
accese, di impatto emotivo e offensive, purch ci non si risolva in
un'aggressione gratuita e immotivata della sfera privata del destinatario.
8. La decisione impugnata va, pertanto, annullata sul punto, dovendo la
Corte territoriale verificare, in concreto, se il diritto di critica ha superato i limiti
della continenza e se la condotta stata esercitato trasmodando in frasi
gratuitamente offensive.
9. Con il terzo motivo il ricorrente deduce vizio di motivazione riguardo alla
mancata considerazione del clima di astio esistente tra l'imputato e
l'associazione Legambiente quale emergeva dalle dichiarazioni di alcuni
testimoni.
10.11 motivo inammissibile perch aspecifico, facendosi riferimento generico
alle dichiarazioni di presunti testimoni, neppure indicati, che avrebbero reso
dichiarazioni, neppure precisate in ricorso, in ordine all'inesistenza di un clima
capillarmente censorio nei confronti dell'imputato.
11.In conclusione la sentenza impugnata va annullata con rinvio ad
altra Sezione della Corte d'Appello per l'esame dei punti oggetto delle
segnalate lacune motivazionali.
P.Q.M. Annulla la sentenza impugnata con rinvio, per nuovo esame, ad
altra sezione della Corte d'Appello di Palermo.
Cos deciso il 5/05/2015
http://www.italgiure.giustizia.it/xway/application/nif/clean/hc.dll?verbo=attach
&db=snpen&id=./20150921/snpen@s50@a2015@n38068@tS.clean.pdf

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