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serie blu
diretta da Leonardo Amoroso
comitato scientifico
Paolo DAngelo, Elio Franzini,
Annemarie Gethmann-Siefert, Luigi Russo,
Baldine Saint Girons, Gianni Vattimo
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Edizioni ETS
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Copyright 2013
EDIZIONI ETS
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INTRODUZIONE
Fu il senso artistico di uno spirito profondo ed insieme filosofico a richiedere ed esprimere, prima che lo riconoscesse la filosofia come tale, la totalit e la conciliazione, di fronte a quellastratta infinit del pensiero, a quel dovere per il dovere, a quellamorfo intelletto, che concepisce e si trova di contro
la natura e la realt, il senso ed il sentire solo come una barriera, come un qualcosa di assolutamente ostile. Deve essere dato a Schiller il grande merito di
aver infranto la soggettivit e lastrazione kantiana del pensiero e di aver avviato il tentativo di andare oltre e di concepire concettualmente lunit e la conciliazione come il vero e di realizzarle artisticamente. Infatti Schiller, nelle sue
considerazioni estetiche, non solo ha tenuto fermo allarte e al suo interesse,
ma ha anche conciliato il suo interesse al bello artistico con i principii filosofici, e solo partendo da questi e con questi penetrato nella profonda natura e
nel pensiero del bello1.
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cosa in s. Dal punto di vista della morale, i sensi sono poi, nellinterpretazione hegeliana di Kant, addirittura nemici della pura legislazione
razionale: il dovere deve essere perseguito per se stesso a prescindere da
e anzi contro ogni interesse o inclinazione empirica, senza che vi possa
mai essere la sicurezza di aver agito davvero moralmente.
Non ci si vuole qui inoltrare nella disputa sui limiti dellinterpretazione hegeliana di Kant di cui, peraltro, si sono riportate qui in forma estremamente semplificata solo alcune puntate polemiche, tralasciando il riconoscimento hegeliano del ruolo epocale giocato da Kant.
Preme solo sottolineare che, come altrove affermato da Hegel, Kant
indica nella sua terza Critica la base a partire dalla quale costruire la
conciliazione e sviluppare le tante questioni lasciate aperte della filosofia critica. la Kritik der Urteilskraft, lopera che completa il sistema e rimescola le carte, e specialmente la parte estetica, il lavoro di
Kant sul quale pi si concentreranno gli sforzi interpretativi dellidealismo e del romanticismo. E, tra gli altri, di Schiller.
Vi senzaltro una parte di verit nelle parole di (o attribuite a)
Hegel citate allinizio. Partendo da Kant, Schiller andato oltre Kant,
ha difeso certi dualismi e ne ha attaccato altri, aprendo la strada a una
conciliazione non solo soggettiva e ipotetica (lals ob kantiano), ma oggettiva e fattuale. Sotto molti aspetti lestetica e letica di Schiller rappresentano uno sviluppo di quelle di Kant. Dal dover essere Schiller
cerca di tornare allessere e la via intrapresa dallartista dotato per di
spirito filosofico quella della conciliazione estetica. Lesperienza estetica, gi in Kant, caratterizzata come interazione libera di sensibilit
(o immaginazione) e intelletto (o ragione). Al tempo stesso, essa mostra
come, nelluso puro e finalistico delle facolt umane, natura e libert,
che si erano spartiti i domini della prima e della seconda Critica, possano essere conciliate, seppur, appunto, solo in modo ipotetico e condizionato. Nellinterpretazione schilleriana, questintuizione di fondo viene radicalmente riformulata e dotata di un nuovo senso, fino a
costituire la base di un modello di fatto alternativo, non pi veramente
compatibile con Kant, di concezione delluomo e della filosofia.
Se Hegel riconosce limportanza degli scritti estetici e dellopera
poetica di Schiller e ne fa un riferimento privilegiato della propria
estetica, tuttavia finisce per modellarne il ruolo in quello di una figura
di transizione verso la propria forma di idealismo. interessante, a
questo proposito, ricordare la ripresa della presentazione hegeliana di
Schiller da parte di Benedetto Croce. Nella sua Estetica, Croce conferma in buona parte la concezione di uno Schiller artista prestato alla fi-
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losofia, il quale avrebbe s introdotto una correzione di non lieve importanza nelle vedute kantiane, ma la sua stessa estetica, filosoficamente non rigorosa, sarebbe affetta lamenta Croce da imprecisione e genericit2. Il giudizio di Croce piuttosto ingeneroso. Come
i contributi di questo volume si propongono di mostrare, lestetica di
Schiller tuttaltro che generica e senzaltro non riducibile a una
correzione dellestetica kantiana riuscita grazie alla familiarit con il
mestiere di artista e la creazione di opere darte. Schiller ha una concezione non banale del giudizio estetico e delle qualit estetiche e propone risposte interessanti a questioni fondamentali per lestetica come
quelle del valore dellarte e del suo rapporto alla politica3, del carattere oggettivo o soggettivo della bellezza, della fonte del piacere per la
tragedia. Schiller tratta queste questioni nella prospettiva di unarte
che sia libera ma non gratia artis, politica ma non ideologica, moralmente impegnata ma non moralista, memore dei modelli classici ma
conscia della diversit del moderno. Insomma, di unestetica a tutto
tondo che non sconfina per mai nellestetismo.
Gli scritti estetici di Schiller hanno carattere filosofico non solo
per le questioni che sollevano, ma anche per il modo in cui tali questioni sono discusse4. Il pensiero e largomentazione schilleriana, nonostante la prosa apparentemente misurata e piana, sono in molti casi
sfuggenti, ellittici, vaghi; la terminologia kantiana e fichtiana non sempre usata in modo rigoroso. Nondimeno i suoi testi teorici, oltre che
di richiami mitologici e poetici e di fini osservazioni antropologiche,
sono ricchi di distinzioni analitiche. Schiller esamina e definisce concetti, formula argomenti, tenta deduzioni in senso kantiano. Che egli
fosse un artista non significa che, filosoficamente, fosse un dilettante.
Non si deve dimenticare che alla Karlsschule di Stoccarda egli ricevette
una buona formazione filosofica. Limmagine di una certa mancanza di
rigore si deve in parte alla natura dei suoi testi, in parte alla sua attivit
di poeta. Questultima circostanza, per, una ragione ulteriore per
prendere in seria considerazione la sua riflessione teorica. Egli si volse
alla filosofia anche per venire in chiaro sui principi della propria attivit artistica e questa intenzione guid il suo studio approfondito e il
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Introduzione
quando, in Grazia e dignit, spiega come i principi della ragione diventino una sorta di seconda natura, ancora una volta lautonomia del
sensibile a essere preservata cos come lo , forse, nella concezione formulata nellEducazione estetica, secondo cui la bellezza conduce a una
condizione di determinabilit estetica in cui la nostra natura sensibile
si apre alla determinazione da parte della legge morale.
In qualunque modo si valuti a questo riguardo la posizione di
Schiller, chiaro che essa va esaminata come lespressione di un pensiero autonomo. Occorre liberare Schiller dal clich dellanello di raccordo tra Kant e lidealismo. precisamente questo lobiettivo primario
del presente volume. Nellanalizzare le modalit del confronto di Schiller con Kant, esso si propone di mettere in primo piano lautonomia e
specificit del pensiero schilleriano, i suoi elementi di continuit e discontinuit rispetto a quello kantiano, le sue intuizioni pi innovative
cos come le sue contraddizioni. I contributi qui raccolti, a partire da
approcci diversi, propongono uninvestigazione a tutto campo del rapporto di Schiller con Kant nelle sue varie sfaccettature. Il volume si apre
con un saggio di Leonardo Amoroso che presenta una disamina complessiva di questo rapporto e ricostruisce la presenza di Kant nel corpus
filosofico schilleriano. A questa prima messa a punto seguono approfondimenti su aspetti specifici dellestetica schilleriana nella loro relazione a Kant. Il saggio di Violetta Waibel dedicato alla centralissima
nozione di gioco e alla sua relazione alla libert, mentre quello di Salvatore Tedesco esplora il tema dellinvolontario e del volontario dalla
giovanile riflessione fisiologica e antropologica fino a Grazia e dignit.
Gabriele Tomasi e Barbara Santini esaminano, da punti di vista e con risultati diversi, il tentativo schilleriano di pervenire a un concetto oggettivo di bellezza in opposizione a Kant ma con mezzi kantiani; Giorgia
Cecchinato esplora i due concetti non kantiani di ingenuo e sentimentale, mostrando come Schiller cerchi di integrarli nellimpianto kantiano;
Gnter Zller propone, invece, a una lettura in chiave politica della filosofia della musica fino a Schiller. Sempre con riferimento primario a
tematiche estetiche, Alberto Siani prende poi in esame il pensiero di
Schiller nella sua relazione, oltre che a Kant, anche a Hegel, mostrando
ragioni, limiti e conseguenze del primato attribuito da Schiller allestetica. Il contributo di Giovanna Pinna sul sublime fa da cerniera tra la
parte del volume pi strettamente estetica e quella dedicata alletica, se
lecito tracciare queste distinzioni in Schiller: il sublime infatti per
Schiller come per Kant seppur con toni diversi termine centrale tanto per lestetica quanto per la morale. Il saggio di Laura Anna Macor,
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dedicato allinterpretazione schilleriana delletica kantiana, mostra come essa sia a tutti gli effetti un tentativo filosofico di difendere questultima dalle accuse di astratto razionalismo. Federica Trentani cerca, invece, di riabilitare la concretezza della morale kantiana contro le accuse
di Schiller, mentre alla concezione della libert che Schiller elabora nei
Kallias-Briefe dedicato il contributo di Caterina Rossi. Chiude il volume una riflessione ad ampio spettro di Lorenzo Calabi sulla filosofia
della storia di Schiller tra Illuminismo, Kant e Hegel.
Pur consapevoli dellabbondanza di letteratura critica di elevato
valore su Schiller, il nostro lavoro stato mosso dalla convinzione che
una messa a punto del rapporto con Kant fosse auspicabile e necessaria per restituire autonomo spessore filosofico a un autore spesso relegato solo a un ruolo di mediatore (seppur di primaria importanza). Il
volume non ha, come ovvio, la pretesa di esaurire il tema della lettura schilleriana di Kant. La sua ambizione quella di illuminarne gli
aspetti centrali e caratterizzanti, sottolineando al contempo lautonomia della filosofia schilleriana. Ci si fatto da prospettive e con prese
di posizione e valutazioni non sempre tra loro convergenti. Ci piacerebbe che ci fosse inteso non solo come un segno della diversit dei
punti di vista degli interpreti, ma anche della ricchezza e complessit
dello Schiller teorico.
Bibliografia
Baxley, A.M. (2010), The Aesthetics of Morality: Schillers Critique of Kantian
Rationalism, in Philosophy Compass 5.
Bollenbeck, G., Ehrlich, L. (Hrsg.) (2007), Friedrich Schiller. Der unterschtzte
Theoretiker, Bhlau, Kln-Weimar-Wien.
Croce, B. (1912), Estetica come scienza dellespressione e linguistica generale.
Teoria e storia, Laterza, Bari.
Hegel, G.W.F. (1997), sthetik, tr. di N. Merker e N. Vaccaro, Estetica, Einaudi,
Torino.
High, J.L., Martin, N., Oellers, N. (eds.) (2011), Who Is This Schiller Now? Essays on His Reception and Significance, Camden House, Rochester, New
York.
Houlgate, S. (2008), Schiller and the Dance of Beauty, in Inquiry 51.
Pinna, G., Montani, P., Ardovino, A. (a cura di) (2006), Schiller e il progetto
della modernit, Carocci, Roma.
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KU 175/85.
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KU 210/165.
KU 212/171.
15 Sul tema cfr. Amoroso 2008a e, pi in generale sulla complessa questione della nascita dellestetica, Amoroso 2008b.
16 Cfr. Pareyson 1984, 22-31.
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Gi con questo si afferma limpossibilit di rinvenire una soluzione immanente alla struttura politica e sociale della modernit. O
meglio, Schiller resta fedele allidea di una rivoluzione, salvo poi cercare di indicare le strade attraverso le quali essa possa essere pacifica, ar21 Pi in generale, Schiller legge la terza Critica essenzialmente come una teoria
della bellezza, mentre per Kant linteresse pi propriamente estetico subordinato a
una questione pi generale, di teoria della conoscenza. Il fraintendimento schilleriano
gioca, evidentemente, un ruolo fondamentale nella storia degli effetti e della ricezione
della Critica della capacit di giudizio.
22 E 314-315/27.
23 E 315/27.
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E 315/27.
Su Schiller e la modernit si veda Pinna, Montani, Ardovino 2006. Cfr. anche
lexcursus su Schiller in Habermas 1985, 59-64.
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turalit alla spiritualit: Luomo nel suo stato fisico subisce soltanto la
potenza della natura; si libera di tale potenza nello stato estetico e la
domina in quello morale32. In queste tre fasi, che potrebbero ben costituire lo scheletro tanto di unantropologia quanto di una filosofia
della storia, non molto chiaro, tenendo conto della precedente articolazione del discorso, quale sia il rapporto tra la seconda e la terza.
Ovvero, se lo stato morale prevede un completo dominio della natura,
vi ancora spazio, in esso, per quella autentica prova di umanit che
lesperienza estetica? E da un punto di vista storico, se lo stadio estetico quello della Grecia classica e quello morale lo stato borghese e il
diritto razionale moderni, davvero possibile se non uninversione, almeno unintegrazione tale per cui il precedente pu essere un modello
per il successivo? O si deve forse ipotizzare una ciclicit per cui i tre
stati si susseguono continuamente, magari ogni volta a un livello pi
elevato?
Infine, da privilegiarsi una concezione della libert in senso
kantiano (a essa Schiller non sembra mai venir meno completamente)
oppure quella di una libert estetica33?
In mezzo al regno terribile delle forze e in mezzo al sacro regno delle
leggi limpulso formativo lavora inosservato a un terzo regno, quello gioioso
del gioco e dellapparenza, in esso distacca luomo dai vincoli di tutte le circostanze e lo libera da tutto ci che pu chiamarsi costrizione, sia in senso fisico
che in senso morale34.
E 388/76.
Cfr. esemplarmente la ventesima lettera e la sua lunga nota conclusiva, in cui
compare questa espressione. Cfr. anche Amoroso 2013.
34 E 410/91.
35 Cfr. Amoroso 2012.
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Qui dunque, nel regno dellapparenza estetica, si compie lideale delluguaglianza, che il sognatore vorrebbe veder realizzato nella sostanza []. Ma
esiste un simile Stato della bella apparenza, e dove si trova? Esso esiste nel bisogno di ogni anima fine, ma nei fatti lo si pu trovare, come la pura chiesa o
la pura repubblica, in pochi eletti circoli36.
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ciando per al primato dellarte e della bellezza, cui viene fatta recitare, nel migliore dei casi, solo una parte secondaria.
Lestetica di Kant, di Schiller e del Pi antico programma di sistema dellidealismo tedesco non si poteva qualificare (solo) come una riflessione filosofica sulla bellezza o sullarte, ma reclamava per s un
ruolo molto meno specialistico e pi risolutivo. Essa serviva a mostrare
la possibilit dellunit del sistema del pensiero e dellintegralit delluomo (Kant), la via da percorrere per un rinnovamento radicale, ma
pacifico e duraturo del mondo e delluomo (Schiller), il destino stesso
della filosofia, di tutte le conoscenze e attivit umane, cos come della
storia, della religione e delle organizzazioni politiche (Pi antico programma di sistema dellidealismo tedesco). Per Hegel lestetica invece
solo filosofia dellarte39. Questo per non significa che le istanze appena viste siano da lui rifiutate insieme al primato della sfera estetica,
che era chiamata a interpretarle.
In Hegel, anzi, le necessit di un sistema di pensiero che sia organico e unitario, di una visione del mondo al passo con le esigenze
della modernit, di una comprensione dellindividuo non scissa tra essere e dover essere, della fondazione di una comunit e di un potere
politico che sia al tempo stesso razionale e organico, ma non nemico
dellindividuo, non astratto rispetto alla particolarit, sono ampiamente avvertite. Hegel riprende appieno le esigenze che avevano mosso la
terza Critica kantiana e il progetto schilleriano, del quale anzi apprezza enormemente laver mostrato (pur non essendo in grado di pervenire a un compimento e a una fondazione speculativa rigorosa) come
lunit non sia qualcosa che semplicemente deve essere, ma qualcosa
che in ogni momento, in gradi diversi, gi sempre data40. Dal punto
di vista filosofico, la mossa hegeliana quella, estremamente complessa nella sua messa in atto, di un sistema enciclopedico della filosofia,
in cui i passaggi non siano intellettualmente imposti dallesterno, ma
movimenti concreti del pensiero stesso e delle sue categorie. Dal punto di vista politico, invece, dove vengono proiettate quelle istanze che
lo stesso sistema enciclopedico ha sottratto alla sfera estetica una volta
e per sempre?
Lopposizione con la via intrapresa dai romantici si rivela, da
questo punto di vista, illuminante per contrasto. Quanto pi essi ac39 Loggetto della nostra considerazione si determina come il regno del bello,
pi precisamente come il campo dellarte (H 1/3).
40 Cfr. K 18-19.
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E 311/24.
Rientra qui il forte interesse hegeliano per una scienza tipicamente moderna:
leconomia politica. Su di essa egli si pronuncia con toni decisamente disincantati, ma
che peraltro ricordano da vicino espressioni kantiane sulla bellezza e sulla capacit di
giudizio estetica: leconomia politica una delle scienze che sono sorte nellet moderna come in loro terreno. Il suo sviluppo mostra lo spettacolo interessante di come il pensiero [] muovendo dallinfinita moltitudine di fatti singoli [] rintraccia i princpi
semplici della cosa, lintelletto che attivo in essa e che la governa. Come da un lato
lelemento conciliatore il conoscer nella sfera dei bisogni questo parer della razionalit
[Scheinen der Vernnftigkeit] il quale nella cosa risiede ed attivo, cos viceversa questo il campo ove lintelletto coi suoi fini soggettivi e le sue opinioni morali sfoga il suo
malcontento e la sua stizzosit morale (G 170/160). Bisognerebbe allora indagare il
ruolo fondamentale svolto nel cambiamento di paradigma hegeliano dalla lettura e riflessione sugli economisti inglesi soprattutto nel periodo francofortese e jenese; sullargomento cfr. anzitutto il classico (e per molti versi discutibile) Lukcs 1975. Cfr. anche
Riedel 1975 e Pggeler 1974. Ho sostenuto la tesi che modalit e meccanismi propri dellestetica kantiana e schilleriana siano poi confluiti nella teoria hegeliana della societ civile, esercitando un influsso decisivo sullidea hegeliana di modernit: cfr. lultimo capitolo di Siani 2011a, che in parte riprendo qui e cui rimando per approfondimenti.
43 Da non dimenticare peraltro come Hegel non si faccia nessuna illusione sulla possibilit politica e tanto meno filosofica di eliminare completamente gli effetti
negativi e destabilizzanti della sfera dellegoismo, tanto che il problema della formazione di una massa umana miserabile e rabbiosa sempre pi ampia (la plebe) viene da
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gestire. Pertanto, allinterno di questa sfera, nel suo stesso funzionamento, che si deve cercare il meccanismo della conciliazione, e non,
come voleva Schiller, in un elemento distinto e neutrale come larte,
che miri a rimuovere lesistenza stessa di quella sfera tramite leducazione estetica dellindividuo.
4. La distanza che ormai separa Hegel dal progetto schilleriano
pu essere misurata nelle caratteristiche rispettivamente attribuite al
processo formale che porta il singolo individuo a superare la mera naturalit e ad avvicinarsi alluniversalit etica e razionale.
Come si visto, Schiller afferma la necessaria indipendenza e alterit del sostegno ricercato rispetto alle forze tra le quali si muove
la modernit:
Tale sostegno non lo si trova nel carattere naturale delluomo che, egoista e violento, tende piuttosto alla distruzione che alla conservazione della societ; e neppure lo si trova nel suo carattere morale che, in base alle premesse,
deve ancora esser formato e su cui, poich libero e non si manifesta mai, il legislatore non pu mai agire n contare con certezza44.
Per Hegel, invece, si tratta di un processo immanente al momento della societ civile, nel quale
linteresse dellidea, il quale non risiede nella coscienza di questi membri della societ civile come tali, il processo di innalzare la singolarit e naturalit dei medesimi, ad opera della necessit naturale altrettanto che ad opera
dellarbitrio dei bisogni, alla libert formale e all universalit formale del sapere e volere, di formare [bilden] la soggettivit nella loro particolarit45.
Hegel, cio, non lavora sugli estremi di un dualismo filosoficamente costruito, ma incentra la sua analisi su un meccanismo gi sempre in azione, rispetto al quale il progetto di una rivoluzione strutturale a partire da un modello concepito guardando a unepoca precedente della storia (in cui si mostrerebbe per in forma esemplare un ipotetico concetto puro dellumanit) non pu che rivelarsi velleitario. La
formazione, la Bildung sociale e politica del singolo non si compie su
lui acutamente analizzato nelle sue cause, ma lasciato di fatto irrisolto. Cfr. ibidem,
pp. 137-142.
44 E 315/27.
45 G 167-168/157.
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umanit a denunciare il carattere ancora (sotto questo profilo) irriflesso e illuministico in senso astratto del progetto schilleriano. Sar proprio la Fenomenologia dello spirito di Hegel a mostrare linconsistenza
e lastrattezza di un simile concetto: essa mostrer come non esista alcun concetto puro di umanit, e come invece le forme dellumano sono sempre risultati di processi storici di autocostruzione e autocoscienza. Non esiste una natura umana a priori: essa esiste solo nel costruirsi in specifiche forme storiche identificate dal riconoscimento di
princpi normativi diversi (in senso lato, lo spirito oggettivo), espressi
e conosciuti a loro volta tramite costruzioni spirituali e culturali specifiche (in senso lato, lo spirito assoluto). Un confronto sensato, concreto con i punti pi critici dellepoca moderna non pu avvenire ricorrendo a unastratta e aprioristica natura umana che si suppone coincidente con, o addirittura necessariamente fondata su un concetto razionale di bellezza; esso pu avvenire solo in riferimento al dato storicamente concreto ed empiricamente condizionato delle forme etiche,
politiche, religiose, sociali, economiche della modernit51.
Hegel supera davvero con ci la dimensione del dover essere, da
Schiller, nonostante tutto, di fatto ipostatizzata nel riferimento alleducazione estetica come unica possibile cura dei mali della modernit. La
visione hegeliana della modernit non rimuove limmediatezza egoistica e violenta dellutile, ma la assume come punto di partenza per
mostrare come la mediazione sia, effettivamente, gi sempre in atto
nella comunit politica di volta in volta data. Non si tratta pi di cercare filosoficamente un rimedio ai mali della modernit, ma di fare
della societ civile e della modernit in genere un tema filosofico52, in
cui la mediazione tra universale e particolare e la compenetrazione di
razionale e reale sono gi sempre attivate, e vanno per filosoficamente conosciute e spiegate.
chiaro con ci che quanto pi la societ civile si fa spazio, sia
come tema filosofico che come sfera della politica, tanto pi larte, la
mitologia etc. devono farsi da parte, o meglio, trovare una loro sistemazione allinterno di e in subordine a quella societ civile e al sistema
enciclopedico della filosofia. N dal punto di vista politico n da quello filosofico, comunque, larte e lestetica sono per Hegel condannate
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