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,WLE NOZIONI
"Di PECCATO E DI COLPA
ILLUSTRATE
OPERETTA
DI
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ANTONIO ROSMINI-SER'BATJM _
" " "rnmn novnmrmuo
MILANO
TIPOGRAFIA E LIBRERIA BONIABDI-POGLIANI
MDCCCXLII.
ALL'ILLUSTIUSSIMO E REVERENDISSIMO
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dia degli animi. Aprissero gli occhi alla verit quelli che
n qui mostrarono daverli chiusi, e se non possono per
venire a pienamente discernere il vero dal falso, aprisser0
almeno gli animi alla carit! Vedessero in noi se non il
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stringerei al seno!
'
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di chi lo tradisce e vilipende, e per il vedere questa schifezza
per evitarla pu grandemente giovare.
Lautore, a cui d noia la lucida distinzione delle idee di
peccato e di colpa, tace il suo nome, stamp lo scritto suo
alla macchia, il diffuse per Italia soppiattamente, dira e di
costumi procede pressoch uguale ad Eusebio, di cui si dichiara
il campione, se pur non desse, perocch le facce coperte,
(I) Sulla difsa del chiariss. abate Antonio Rosmini-Serbati, inserita nel
Propagatore Religioso Piemontese. Osservazioni di C. B. P. Articolo 1. Avvertenze alla Scrittore della difesa. _ Firenze, Tipograa e Calcogralia
allinsegna di Clic , 1841.
(a) Epist. CYCV, n. a.
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da jer laltro, lappellazioue di FACCE, scouoscm-rc, s stessi in
pari tempo vantando di esser de cm: che latranci contro (i)!
Beh non sembra, che noi vogliamo oltraggiarli pur col rife
rire i loro oltraggi? anzi no i loro stessi vanti? E da vero,
che son sagacil Non sono obbligati veramente a sapere, che il
i quali non mai che cadono invano n. Cosi il citato articolo dello scu
nosciuto, che si segna colle lettere C. B. P., f. 4, nota 2.
(g)Una legge polacca voleva che il calunniatorc alla presenza del pub
blico si piegasse verso terra, appoggiandosi alle due mani e ai due piedi,
u e in questa situazione abbaiassu come un cane per un quarto dora. --At
tualmenle il calunniatore abbaia tre volte, e sta caricato sopra la sedia di
a colui che egli offese . Si pretende che Carlo V re di Francia avesse in
trodotto questo castigo nella sua cortc.(5uiut luis, O..uvrca, t. 4, paga/).
pigliano
not il santo
luna dottore
per laltra.
dAquino, le parole peccato e colpa
N egli gi vero (perocch cos incalza lAnonimo), che
qualora si ammetta, che i concetti di peccato e di colpa sieno
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7
che moltissimi de suoi atti e giudizj si renderebbero oscuri,
equivoci, inutili, se una cotal distinzione non si rigettasse
a. persempre, e non si rimanesse nel suo nascere estinta e se
.
IV.
Intanto egli certo, che quelle denizioni che voi adducete
lis, omnis quoque poenaeJ quae pro ipsa culpa debetur. Pro
ptrea baptizatis nulla pro peccatis praeteritis iniungenda est sa
sfactio, sed morientes, antequam culpam aliquam committant,
(1') Bullan Rom. Par. lll, tom. lll, pag. Si, edit, Rom. 1745.
(3) N. 21.
' .
2|
dargli anche il nome di colpa, e per io non mi sarei fermato,
il confesso, a farci sopra una si sottile Osservazione. Ma poi
ch voi me lavete fatta fare, la trovo buona davvero. E fa
et non nobis cliam perdidisse, aut inquinata: illum per inobedientiae pec
calum. martem, et POBNAS corporis tantum in omne genus Immanum trans
fundisse, non autrm et PECCATUM, quod mors est animare, anathema sit.
(x) Il. Dist. XXXV, q. 1, ar. Il, ad n.
22
.
pi proprian\nentc in tutti i canoni del Tridentino, il vocabolo
di peccato che non sarebbe stato questo di colpa? Ivi trattavasi
di stabilire la dottrina cattolica intorno a quel peccato che INEST
-UNICUIQUE PROPRIUM. Ora la relazione colla volont di Adamo,
nella.qnale, secondo 1 Angelico, sta il concetto di colpa non
INEM: perocch ci che INEST UNICUIQU-E non pu essere
che uno de due termini di quella relazione, cio il peccato,
essendo laltro termine, la volont libera del primo padre
Adamo. Acciocch vi fosse, INESSET, in ciascuno che nasce
33
cio linfezione del primo padre, nel quale poi sso, immu
tabile, incomunicabile, perch del tutto Personale, laltro
termine di essa relazione che la libera sua volont. Con
propriet dunque, secondo il preciso concetto di colpa, non si
direbbe che su TRAE da Adamo la colpa, ma bens che si trae
PECCA TI RA TIONEM HABET, sed illud dicit tantum radi, aut non
24
tolto via, come si toglie via una piaga, una macchia, un bub
bone o carboncello o simile (a).
Le stesse osservazioni si potrebbero fare volendo rendere ra
gione, perch san Paolo, esponendo nella lettera ai Romani la
dottrina intorno loriginale infezione, usi sempre, se ben mi sov
vengo, la parola peccato (ayapcia) e non mai la parola colpa
(curia): era pi proprio quel primo vocabolo nel suo discorso
che mirava tutto precisamente a illustrarla sotto il concetto di
peccato, dinfezione, di morte, di cosa in una parola aderente
ai singoli individui, ne quali passa quella infezione in uno colla
natura umana. E ad imitazion dellApostolo appunto, de cui
testimoni si valse, tenne la stessa propriet il Tridentino.
(I) Il mio anonimo mi somministra degli altri passi del Tridentino, nei
catorum gravitatertz (Sess. XIV, can. V), e simili, nelle quali si esprime
l'atto peccaminoso e la relazione di lui colla volont libera si sottintende e
si suppone.
(a) Laonde, parlandosi delle pene soddisfattorie o medicinali, pi propria
mente si user la parola peccato, che non sia quella di colpa,- come la dove
il Tridentino dice: Procul dubio enim magnopere a PECCATO revocant, et
quasi neno quodam coercent hae satisfacloriae poenae (Sess. XIV, c. VIII),
nel qual luogo ognun sente che sarebbe stato men proprio il dire a culpa
revocwzt.
26
noi abbiamo per vizio dorigine, e non per nostra colpa, e che
ve ne sono degli altri, che noi abbiamo per nostra colpa; me
nostra la colpa (se non a quel modo che della mano la colpa
delluccisore). Dunque ci ha distinzione, secondo la Chiesa cat-_
tolica, fra il concetto di peccato e quello di colpa.
\(I) N. 25,
(a) N.
29
Ora
BET, sed illud du;il tantum rudi, al non imputari; analhema sii (Sess. V,
canv 5 ).
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_-,ba, che i bambini
Vcl'0 punto di vista della contesa: ecco il vero stato della que
stione.
(2) Di quelli che con delle sottigliezze vane, e con delle miniere Sllllth
3 |v '.
BASI sol per tale, e sol dicesi tale secundum quid, in un senso
imminuto, quadamtenus .
i .bmputazione
32
che si fa di
che ne fu causa n.
,
.
Ora il principio libero, che fu causa del peccato con cui
(1) Lo stesso Suarez (tom. IV De vitiis atque peccatis, DiSp. IX, sect. il)
sostiene la tesi che il peccato originale est vere et proprie peccatum, e dice
che ci uidetur DE FIDE, ex bis, game in prima sectione dieta sunt: - nam.
si improprie erpnnantur, solum concludetur in nobis esse [mena peccati,
cum [amen Tridentinum supra tolli docet per Baptismum id quod proprie
et vere peccnlum est. Conrmatur, quia nihil est mors animae, mc causti
tuit Immian inimicum Dea, et odio dignum, nisi YERUM PECCATLM, e
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nostro anonimo di nuovo ripete la sua tesi cosi argomentando:
Non vha nellordine morale differenza tra ci che costituisce
a il peccato \e la col'pa,perch i: n. usano vonmn orsoannvrro,
DAL. QUALE si. Luno cm: LAnno RISULTA. Dunque non pu avve
(I) N. 14.
(a) La distruzione del dogma del peccato originale, coperta sotto frasi
36
X.
ciamo unosservazione.
Voi prendete, o signor anonimo, a dimostrare che a quanto
la ad un atto manca in ragion di colpa, altrettanto mancagli
que, fin a qual segno voi venite confondendo ogni cosa, e quan.
tavete bisogno di dare un po pi di tempo alle vostre idee,
acciocch elle sassestino e si distinguano nel vostro capo, senza
_ ricorrer si tosto alla penna, la quale non pu altro esprimere e
(a) Io qui SOSpetto che manchi un non per errore del tipografo, e che
debba leggersi non compete , invece di compete . Ad ogni modo, se
33
38
Q
XIV,
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Panni per di udir qui lAnonimo replicare c0sr, in altre pa.
role argomentando: Fatta astrazione dalla libera volont del
primo uomo prevaricatore e. contaminatore di tutta lumana
stirpe, non pi} concepibile il peccato originale. Quello che
la mente concepir in tali ipotesi immaginaria, dovr essere al
mente credete, che quel peccato non fosse stato, in tal caso certo
si distruggerehbe il peccato anche ne posteri, e di pi, sincor-
44
vere habet rationem_ peccati sine alla ratione ac respectu ad volar
lipotesi immaginaria, come voi dite, che Adamo non abbia pec
cato, ma solo astra'endo dallatto dAdamo per considerare il
peccato che sta nc posteri, senza per questo divider da quello,
non solo non ne avvien lassurdo che voi temete, cio, che si
'voglia concepire una cosa senza concepirne i costitutivi a, ma
si fa una distinzione del tutto logica e necessaria, e fattasi sem
pre da santa Chiesa e da teologi tutti. E non dite voi stesso che
XV.
4
Apostolus, Rom. V. prireim'ttit derivationem culpae derivatiori
poenae dicens: Per 'unum haminem peccatum in lume mundum
intravit et per peccatum mar: (1). Se dunque la pena, che
viene sopra al gliuolq di Adamo in conseguenza del peccato
del padre suo non gli data pel peccato personale di questo,
ma per linfezione;delljloriginal colpa che ein ha in s, dunque
questa infezione si pu, ben considerare senza bisogno di rife
rirla al peccato personale? colpevol dAdamo, bastando a que
sto riferirla sol quando si tratta di spiegarne larigine, la deriva
zione dal primo stipite, o anco la ragione onde si d acconcia
48
E se ci ancora non basta, si c0nsideri come i discendenti
dAdamo sieno il subbietto dun proprio loro peccato. Essi s0no
subbietti di questo peccato, giusta s. Tommaso, sec0ndo quella
parte dellamana natura che sede della moralit, la qual parte
che nella volont; giacch il peccato (nel senso in cui noi sem-'
pre il prendiamo), cosa morale: e il morale tutto nella vo
lont, e nelle altre parti delluomo solo in quanto dalla volont
(I) Art. v.
(2) Ivi. - Avea gi detto anche prima, che opartet ut primum snbjectum
PECCATI CUJUSCUMQUE sit id quad est proprium haminis, scilicet anima
rationalis, seconda: quam homo est homo: et sic PECCATUM ORIGINJLE
49
Volont di Adamo non fu adunqe che la causa rimota della
punizione che sostengono i suoi gliuoli, ma la causa prossima
50
.
E che la volont del bambino che nasce, sia il subbietto di
quel male morale che peccato originale si appella, viene dal
lAngelico continuato anco dalla denizioneche d santAn
salmo della giustizia. Justitia, dice, est ancrzrvno rozuzvm
n.9 (1). Ma il peccato, argomenta s. Tommaso, la privazione
della originale giustizia. Ergo est per prius in voluntate (a). E
5 I
rebbe questo un inaudito ed erroneo modo di esprimersi. Che cosa dunque vuol dire la distinzione che si fa nel fallo
adamitico del peccato della persona, e del peccato della na
tura ? - Il peccato della persona di Adamo fu lattual pec
cato da lui commesso, e il peccato della natura signica la legge,
secondo la quale quellattuale peccato dovea lasciar questo effetto
0 sequela dopo di s, che egli Adamo. con tutta la natura umana
si trovasse in istato di peccato. -- Ma che cosa sintende per
natura umana? -Ecco il concetto appunto che merita pi che
ogni altro desser chiarito. Non dee mica intendersi per natwa
umana una semplice astrazion della mente; peroech unastra
52
che a nascendo (I). Laonde peccato della natura non vuol dir
altro, se non peccato di tal indole, che di lui debbono parteci
pare tutti gl individui dellumana natura, in quel modo ap
punto nel quale questa natura nata_ a comunicarsi, che per se
minale generazione. Dal che si ritraggono queste conseguenze,
53
Se dunque per peccato della natura sintende un peccato che
si comunica per via di generazione, non pu dirsi clic prima che
la generazione sia compila e per lindividuo dellumana specie
formato, possa esser formato il suo peccato, no certamente: il
peccato di chi nasce non esiste prima che chi nasce sia posto
54
.
qua loriginal vizio un peccato, comegli , conviensi che, oltre
lessere ricevuto da altri, sia ancora prossimamente prodotto e
formato da un principio a noi intrinseco, acciocch cos ed egli
possa esser peccato, e possa esser nostro proprio peccato, il qual
("l 1" hami6 qui nascitur cx Adam natura corrupit personam (De Malo,
q- lV, IV, ad 5.).
\
3....
55
' E donde mai procede la ragione, per la quale non tutti gli
scrittori cattolici riconoscono per. sufciente la maniera colla
quale s. Tommaso prova, che tutti quelli che nascono sono fatti
partecipi della colpa adamitica; collesempio cio della mano
che si dice partecipe della colpa dell0micida, o del collegio che
viene involto nella reit e nella punizione del suo capo colpa
lud quod iste homo est quaedam persona singulan's; sic hujusmodi
_ defectus non potest habere rationem CULPAH (ecco ci che rimane
(2) Q. IV, a. i.
58
ideale e non reale? Chi non vede che la natura reale dun uomo
non la natura reale dun altro "uomo, e che lesser reale in
volge lesser proprio, ed esclude perci appunto lesser comune?
La natura comune adunque a tutti gli uomini un concetto
59
e la penitenza fatta da quel capo dellumana stirpe. Ora, quando .
mai si ud, che, venendo rimessa ad un omicida la colpa del
lomicidio, tuttavia simputi ancora quella colpa alla mano che
lo commise? o se un collegio venne considerato qual reo per
colpa del suo capo, chi mai ud, che, venendo assoluto il capo
che commise la colpa, rimanesser tuttavia condannate le altre
mrenvspce asr PECCATUM quia non est per quum actus seri
per modum habitus et in subjecto apto
Nelle quali parole
(1) De pece. orig, Seul. Il, XXIV
60
chiaramente sinsegna, i. che non basta che il peccato originale
6|
stiano, dopo avere stabilito opporsi alla giustizia e bont di
Dio che mandi luomo alla dannazione senza ATTIMI. suo nann
erro (1)! dopo aver pronunciato audacemente questa bestem
mia, questa eresia patentissima, non osi poi pi asserire che si
dia nelluomo che nasce un vero peccato,contentandosi sol di dire
che e il nascer noi privi nellanima della grazia santicante, Ml
62
ab anima palris, qui movet materia: ad fbrmam concepti. Sic ergo Imjusmodi
molto quae est per originem a primo parente, derivatur in omnes qui semi
naliler ab ca procedunt: nude omnes qui scminaliter al) eo procedunt, can
tmhunt ab eo originale peccatum (Dc Malo, q. IV, a. VI). E appresso:
Principalior causa es! et virlute talix animae quae principaliler opemlur in
semine, al dici! P/zilosop/zus (I. De Gonerat. animal., c. xx.) Ivi ad 16, Vedi
63
iddio, santit essenziale, non pu amare una volont torta dalla
rettitudine della giustizia; cos chi nasce in tal guisa avverso
a lui, che la stessa giustizia, gli dee essere in opposizione ed
in ira. Al male morale poi tien dietro il mal sico, come appen
66
don adunque in tale eresia le nozioni di peccato e di colpa;
vero peccato, che non colpa in s stesso, e che quindi per via
dorigine pu essere comunicato. E i nostri Anonimi or son pure
impegnati, come quegli antichi nemici della grazia di Ges Cri
sto, a tor via luna delle due nozioni, sulle quali il peccato
originale si fonda, a non riconoscere che la nozione di colpa;
(I) La denizione del peccato da cui partivano i Pelagiani era quella del
peccato attuale e colpevole: Volunlas sequendi quad iustitia velati et unde'
Iiberum est absh'nsre, e non ne volevano riconoscere verunaltra. SantAgo
stino allincontro rispondeva, che quella denizione non abbracciava ogni
specie di peccato" riconosciuto tale dalla Chiesa, ma solo quello che tan
t_ummodo peccatum est, non quod est etiam poena peccati; il che quanto
dire, che oltre il peccato colpevole in s (nozione di colpa) che solo am
mettevano i Pelagiani, vi avea ben ance il peccato non colpevole in s, ma
solo in causa (nozione di peccato), ammesso dalla Chiesa. Chi vuol poi
68
est in ejus potestate. Nelle quali parole lAngelico, in vece di
quello che voi ci vedete, dice anzi chiaramente, che niun pec
cato, senza distinzione, n di natura, n darte, n di costume,
simputa a colpa, se-non e volontario e libero (nisi ca: eo quod
est voluntarium, etc) Come voi dite adunque con tanta solen
nit, che san Tommaso e pronuncia che colpa appellasi solo
Ivi.
(ig
ch abbia lAngelico nel passo citato distinti i tre membri della partizione,
dCqu, malum et culpa, ed abbia 0mmesso il peccatum. u Se ricerchisi il
perch, dice, NON ALTB) Pu Asssensnsrius (che franchezza stupendal),tranhe
n il dire, che qui, omesso il'considerare gli alti disordinati naturae e! artis,
sordinati moris, peccato ' lo stesso che colpa. Ma non ommise, ed anzi di.
stinse i membri df/clus, e malum: dunque dgeclus, e malum, nein atti di
sordinati moris, non sono lo stesso che culpa I! Non venite voi ,. mio caro
Anonimo, ad esser cosi anche treppo liberale verso di me?
(2) S. II. Il, q. XXXIV, a. u.
'
70
Che se volete un altro esempio, aprite la Somma di san
(2) N. 15.
|
tanto diiferiScono insieme, quanto differisce il ne dellatto dalla
volont libera che lo produce. Ma soda di pi, che cosa sog
'
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tanto nelle cose naturali, quanto nelle volontarie, sia che que
ste perdano il fine alle quali sono ordinate per libero volere,
o per volere necessitato. Cos i bambini che muoiono senza bat
tri peccati di natura e darte, che niente han che lare col
nostro discorso), nella deviazione della persona dal suo ne;
e la colpa nell imputazione di questa deviazione alla volont _
libera che la produsse. Ma il testo di s- Tommaso, che abbia-f); .
mo interrotto, a s ci richiama.
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73
XX.
tenda giustamente di poter provare con questo testo che a nel denire
ulAngelico quali atti morali sieno peccato, AFFERMA que soli assesta e mass
u neuro, che traggono origine del loro difetto dalla volont in quanto
u in scena IALM: possa decem et non decere . Niente allatto afferma di
_. ci s. Tommaso nellesto citato; e pure al n. 1 I, lAnonimo proferisce frau-_
'iameute quelle parole citando in prova il n. 10, dove non altro testo
dpll'Angelico; e sopra unaffermazione si falsa, argomenta poi a tutta si
,
carta. Daltra parte, se lAngelico avesse detto, che non si di: peccato se la
volont non in Nosrn DALIA, in un senso cos generale come gliel fa dire
lAnonimo, avrebbe con ci negato che il peccato originale fosse peccato,
10
4
iert colla quale devi dal ne, nellessere ipso voluntas causa
sui dcfctus. Queste due cose sono fra di lor distintissime, n
due cose possano nel fatto disgiungersi, sicch dove vi sia pec
cato, possa non esservi colpa.
Dalla dottrina da me esposta nel Trattato della Coscienza,
chiaramente risulta
79
malum sii, quod est in potestate EIUS QUI DE 1100 CULPJTUR (2).
Tutto il dubbio che qui propone a s stesso lAngelico sta
nel sapere, Se il defctus in nos per originem veniens sia una
lume dgfctum (5) habere vel non habere; sed sucit quod sic
in potestate alicujus, qui est in natura illa: quia ex hoc quod
habens aliquam naturam peccavit, natura infecta est, et per con
(5) Nota, che quello che qui chiama difetto in principio del peri060, Clll'
mollo peccato (peccatum originale).
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