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ROMA 17 FEBBRAIO 2017

CONFERENZE DI ECONOMIA A.S. 2016/2017

CO Sapienza Universit di Roma Facolt di Economia


Come cambiato il mondo del lavoro

Conferenze di Economia a.s. 2016/2017

17 FEBBRAIO 2017 Come cambiato il mondo del lavoro


15.00 | 17.00
LEONELLO TRONTI Istat, CIRET
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Come cambiato il mondo del lavoro

Il lavoro e il suo
I concetti fondamentali della lettura
mercato economica dellattivit umana sono due:
1. Il lavoro pu essere interpretato
Lattivit umana si offre a molte chiavi
di lettura. come una merce, per quanto molto
particolare (una merce che pensa,
Leggere il lavoro come qualcosa che secondo Paolo Sylos Labini).
si scambia in un mercato significa
offrire una particolare 2. Esiste quindi unistituzione che pu
interpretazione dellattivit umana. essere definita come il mercato (i
Linterpretazione valida se riesce a mercati) dove si scambia la merce
fornire interpretazioni convincenti e lavoro (Robert Solow definisce il
previsioni dei fenomeni. mercato del lavoro unistituzione
sociale).
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Il lavoro come
Ovviamente, in alcune societ avanzate,
diritto esiste unaltra visione, pi prettamente
Costituzione della Repubblica politica o giuridica, che individua il
italiana lavoro come la forma fondamentale di
Art. 4 inclusione sociale, di appartenenza alla
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il societ e di cittadinanza.
diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto. Questa visione, che identifica il lavoro
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, come una fondamentale modalit di
secondo le proprie possibilit e la propria espressione e di realizzazione della
scelta, un'attivit o una funzione che concorra persona, definisce laccesso al lavoro
al progresso materiale o spirituale della
societ.
come un diritto.
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Ma torniamo alla visione economica. Che cos un mercato?


un luogo, fisico o Un mercato si definisce tale perch
istituzionale, in cui si esistono:
scambiano titoli di propriet
o di utilizzo di beni e servizi.
una merce (un bene o un servizio)
un venditore (lofferta)
un compratore (la domanda)
delle regole che presiedono allo scambio
un prezzo della merce
una quantit di merce scambiata
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Fino a che punto il lavoro una merce sola?


In effetti sono due merci, o meglio due La visione pi studiata dallanalisi economica
modi di vedere ununica realt: senzaltro quella del lavoro come servizio.
i posti di lavoro (jobs) Questa visione individua:

e i servizi di lavoro (labour input). come offerta il lavoratore,


come domanda limpresa,
Questi due concetti corrispondono, in e definisce in questo modo le altre caratteristiche
prima approssimazione, a due visioni della merce scambiata, ad es.:
complementari e contrapposte:
quantit: volume, orari, effort;
per i lavoratori il lavoro qualit: skills, competenze, qualifiche, professioni
essenzialmente il posto di lavoro, prezzo: salario/stipendio, costo del lavoro,
per i datori di lavoro linsieme di parcella, ...
servizi resi dal lavoratore allimpresa. Risultato: prodotto, redditivit, produttivit, costo
del lavoro per unit di prodotto
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Le grandezze fondamentali di un mercato del lavoro


Dal lato dellofferta di lavoro: Data lofferta, il livello della domanda di
la popolazione in et di lavoro, la lavoro (che si esprime nel volume dei
popolazione attiva o forze di lavoro servizi di lavoro assorbibile dal sistema
(occupati e persone in cerca di produttivo) determina:

lavoro),
loccupazione
I titoli di studio, la formazione
professionale e il capitale umano e la disoccupazione o meglio le
(essenzialmente formazione pi persone in cerca di lavoro.
esperienza) dei lavoratori, Queste ultime grandezze, a loro volta,
I talenti, le competenze e gli ripartiscono le forze di lavoro, ovvero le
atteggiamenti, le propensioni, le persone presenti sul mercato, come
relazioni. occupati o come disoccupati.
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Se leconomia fosse semplice e


statica come il modello standard
La capacit di assorbimento di servizi di lavoro
dellapparato produttivo determinerebbe la
domanda di lavoro per ogni livello del salario reale
(curva di domanda).
E, dato il volume della forza lavoro (ovvero la curva
di offerta, verticale) lincontro tra domanda e
offerta di lavoro, determinerebbe il salario di
equilibrio, ovvero il livello dei salari che consente al
sistema produttivo di occupare tutta la forza lavoro.
In questo caso non ci sarebbe disoccupazione (se
non frizionale, da posto a posto di lavoro).
E la disoccupazione si genererebbe solo in caso di
salari troppo elevati, al di sopra del livello di
equilibrio.
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Ma la realt ben Salari troppo bassi non favoriscono


loccupazione perch scoraggiano i
diversa, anzitutto consumi, e con essi gli investimenti e
perch dinamica la produttivit.

e non statica Alti salari, invece, favoriscono


consumi, investimenti e produttivit.
Il monte dei salari influenza Investimenti e produttivit, a loro
notevolmente i consumi, e questi volta, favoriscono lampliamento
influenzano la crescita, gli dellapparato produttivo e quindi
investimenti e la stessa capacit delloccupazione.
produttiva, che individua la domanda Ma attenzione allinflazione!
di lavoro.
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Gli indicatori statistici fondamentali del mercato del lavoro


Tasso di attivit (FL/PEL*100) Tasso di disoccupazione (DIS/FL*100)
Esprime la probabilit di una persona in et di lavoro Esprime la probabilit di una persona che si trova sul
(ad esempio di una particolare et, e con mercato del lavoro (ad esempio di una particolare
determinate caratteristiche formative e et, e con determinate caratteristiche formative e
professionali) essere forza di lavoro, ovvero di professionali) di essere disoccupato.
trovarsi nel mercato del lavoro (come occupato o
come persona in cerca di lavoro).
Lindicatore aggregato e quello di lunga durata (> di
12 mesi) sono i principali indicatori di malessere
Tasso di occupazione (OCC/PEL*100) socio-economico.
Esprime la probabilit di una persona in et di lavoro Tasso di inattivit (I/PEL*100)
(ad esempio di una particolare et, e con
determinate caratteristiche formative e Esprime la probabilit di una persona in et di lavoro
professionali) di essere occupato. (ad esempio di una particolare et, e con
determinate caratteristiche formative e
professionali) di essere inattivo, ovvero n occupato
Legenda
FL = forza lavoro o popolazione attiva;
n in cerca di lavoro.
PEL = popolazione in et di lavoro, gen. 15-64enni;
OCC = occupati;
I = inattivi
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Occupati e = + = + +
Quando il mercato del lavoro in espansione, accade
disoccupati non sono spesso che persone precedentemente inattive
reagiscano allaumento della probabilit di trovare
sempre unoccupazione mettendosi a cercare lavoro: si riduce I
e aumentano sia OCC sia DIS (effetto attrazione).
complementari, Viceversa, quando il mercato del lavoro si contrae,
perch la forza alcune persone smettono di cercare lavoro perch non
sperano pi di trovarlo e, in questo caso, I aumenta e
lavoro/popolazione attiva si riducono sia OCC che DIS (effetto scoraggiamento).
non costante nel tempo La forza lavoro e gli inattivi, invece, sono quasi sempre
complementari, perch la popolazione in et di lavoro
varia lentamente.
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Trasformazioni
di lungo
periodo
delleconomia
(occupati equivalenti a
tempo pieno, 1861-
2014)

Lesodo agricolo
Dal 1935 in poi;
da 7,7 a 1,2 milioni di
occupati etp;
dal 56,5% al 5,3%
1935: 7.7 mln, 56,5% 2014: 1.2 mln, 5,3%
delloccupazione
totale.
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Trasformazioni
di lungo
periodo
delleconomia 1896: 1,3 mln, 13,4% 1984:
1935: 7.77,9 mln,
mln, 36,6%
56,5%
(occupati equivalenti a
tempo pieno, 1861-
2014)
2014: 6,3 mln, 26,2%
Industrializzazione e
deindustrializzazione
Dal 1896 al 1984 e da
allora in poi;
da 1,3 a 7,9 e poi a 6,3
mln di occupati etp;
dal 13,4% al 36,6% e poi
al 26,2%
delloccupazione totale.
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Trasformazioni 2014: 16,5 mln, 68,5%

di lungo
periodo
delleconomia
(occupati equivalenti a
tempo pieno, 1861-
2014) 1954: 4,4 mln, 29,2%

Terziarizzazione
(servizi)
Prima pi o meno come
lindustria, poi dal 1954
in poi;
da 4,4 a 16,5 mln di
occupati etp;
dal 29,2% al 68,5%
delloccupazione totale.
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Trasformazioni strutturali pi recenti. Il nanismo delle imprese


Nel ventennio tra i censimenti Industria e commercio del 1991 e del 2011
1991 2011 2011-1991
CLASSI DI Dimensione Dimensione Dimensione
ADDETTI Imprese Addetti media Imprese Addetti media Imprese Addetti media

0--9 3,106,677 6,621,694 2.1 4,214,630 7,699,197 1.8 1,107,953 1,077,503 -0.3
10--15 92,850 1,116,930 12.0 105,889 1,270,857 12.0 13,039 153,927 0.0
16+ 100,731 6,835,678 67.9 105,431 7,454,032 70.7 4,700 618,354 2.8
TOTALE 3,300,258 14,574,302 4.4 4,425,950 16,424,086 3.7 1,125,692 1,849,784 -0.7

0--9 94.1 45.4 95.2 46.9 1.1 1.4


10--15 2.8 7.7 2.4 7.7 -0.4 0.1
16+ 3.1 46.9 2.4 45.4 -0.7 -1.5
TOTALE 100.0 100.0 100.0 100.0 - -

Praticamente tutto lincremento nel numero delle imprese (il 98%) e quasi due terzi
dellincremento occupazionale (il 58%) si realizzano nel segmento delle microimprese.
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Imprese per settore di attivit economica e classe di addetti


Istat, Censimento 2011 - Valori assoluti

% microimprese su totale 96,4% 82,4% 95,7% 95,6% 97,9% 95,2%


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Addetti delle imprese per settore di attivit economica e classe di addetti


Istat, Censimento 2011 - Valori assoluti

% microimprese su totale 65,6% 23,2% 64,9% 53,7% 53,0% 46,9%


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Trasformazioni
della struttura
delloccupazione
(occupati, 1977-2015)
Scolarizzazione
1986: gli occupati con la
licenza media superano
quelli con al massimo la
licenza elementare.
1991: gli occupati diplomati
superano quelli con al
massimo la licenza
elementare.
1998: gli occupati diplomati
superano quelli con la
licenza media.
2001: gli occupati laureati
superano quelli con al
massimo la licenza
elementare.
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Trasformazioni
della struttura
delloccupazione
(occupati, 1977-2015)
Femminilizzazione
Nel 1977 le donne occupate
sono 6,1 mln (il 35,6%
delloccupazione): 7,9 mln
meno degli uomini.
Tra il 1977 e il 2015 le
donne occupate crescono
del 54,5%, mentre gli
uomini diminuiscono del
6,5%.
Nel 2015 le donne occupate
sono 9,4 mln (il 41,8%). Il
divario rispetto agli uomini
si ridotto a 3, 7 mln.
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Trasformazioni
della struttura
delloccupazione
(occupati, 1993-2015)
Flessibilizzazione
Nel 1993 gli occupati part
time sono 2,4 mln, pari
all11,16% del totale; nel
2015 sono 4,2 mln, pari al
18,55%.
Nel 1993 gli occupati a
tempo determinato sono
1,5 mln, pari al 10,25% del
totale; nel 2015 sono 2,4
mln, pari al 14,03%.
Le donne, nel periodo
considerato, sono in media
il 73,4% degli occupati part
time e il 49,1% di quelli a
tempo determinato.
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La crisi
occupazionale
(occupati, I/2006-I/2016)
Tra il II trimestre 2007 e il IV
trimestre 2014 le persone
in cerca di lavoro
aumentano di 1,5 mln (+
84,7%), raggiungendo i 3,3
mln.
Tra il II trimestre 2008 e il IV
trimestre 2013 gli occupati
si riducono di 910 mila (-
3,9%) scendendo da 23,1 a
22,2 mln.
Si possono notare i periodi
di attrazione (III 2007-II
2008, III 2011-II 2012) e
quelli di scoraggiamento (I
2010-III 2010).
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La disoccupazione giovanile
Tra il 2007 e il 2015 il tasso di disoccupazione
giovanile cresce dal 20,4 al 40,3%
A fronte della crisi occupazionale le imprese non
solo licenziano, ma smettono anche di assumere e si
blocca cos limmissione dei giovani
nelloccupazione.
Il problema aggravato dal fatto che il ricambio
generazionale fortemente rallentato a causa sia
dellaumento della permanenza nelloccupazione
degli ultra55enni, sia del significativo aumento
demografico degli ultra40enni, appartenenti alle
generazioni del baby-boom.
La permanenza nelloccupazione degli ultra55enni
dovuta sia alle riforme del sistema pensionistico, che
hanno ritardato let di pensionamento, sia al
significativo aumento del titolo di studio rispetto alle
generazioni precedenti.
Entrambi i fenomeni sono pi evidenti per le donne
occupate.
Popolazione, tassi di occupazione e occupazione per
classi det (variazioni percentuali tra il 2005 e il 2015)
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Alla radice della


crisi occupazionale
In Italia la produttivit ristagna
dal 1995 ed sostanzialmente
ferma dal 2000
Nellinsieme, tra il 1995 e il 2014 la
produttivit oraria (per ora lavorata):
cresciuta del 27% in Germania,
del 24% nella media dellEurozona,
e soltanto del 5,5% in Italia, ovvero
meno di un quarto di quanto
accadeva nei paesi euro.
Ricordiamo che, nello stesso periodo,
il Pil italiano cresciuto del 9% in
Italia e del 27% nellEurozona.
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Come cambia loccupazione


con la crisi
Loccupazione crolla soprattutto nelle
costruzioni, nellindustria e in agricoltura;
Si ridimensiona nella PA, nel commercio e
nei trasporti, credito, assicurazioni,
informazione e comunicazione.
Le professioni qualificate si riducono
dappertutto, e soprattutto nella PA e nel
commercio.
Anche gli operai si ridimensionano
dappertutto, soprattutto nellindustria,
costruzioni, commercio e servizi alle
imprese.
Crescono gli impiegati e le professioni
non qualificate: i primi nei servizi alle
famiglie, commercio e alberghi e
ristoranti, le seconde nei servizi alle
imprese e alle famiglie.

Variazione tra 2008 e 2013 delloccupazione per settore e professione (persone)


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In definitiva
Il mercato del lavoro italiano esce dalla crisi 5. un mercato del lavoro significativamente
profondamente trasformato: pi femminilizzato, in cui crescono molto
le professioni non qualificate, soprattutto
1. anzitutto pi piccolo, in termini di occupazione, nei servizi alle imprese e alle famiglie;
e caratterizzato da imprese ancora pi piccole;
6. E nel quale le attivit professionali,
2. assai pi terziarizzato, per la differente tecniche e scientifiche tendono ad
contrazione delloccupazione nelle costruzioni, organizzarsi autonomamente invece di
nellindustria e nei servizi; trovare spazio nelle imprese di maggiori
3. caratterizzato da una riduzione dimensioni.
delloccupazione nella pubblica amministrazione 7. un mercato del lavoro ancora pi
e nelle professioni sia operaie che qualificate; dualistico, a causa della gravissima
4. Ma anche da una piccola crescita disoccupazione giovanile e della assai
delloccupazione impiegatizia nelle attivit di peggiore performance occupazionale delle
servizio alle imprese e alle famiglie e negli imprese meridionali.
alberghi e ristoranti.
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Orientarsi nella scelta della preparazione e del


lavoro con il Sistema informativo Isfol-Istat
sulle professioni
Isfol. Professioni, occupazione, fabbisogni
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Economia della conoscenza e capitale umano


LEconomia della conoscenza il La metafora economicista del capitale Nei paesi avanzati la conoscenza e il
nuovo paradigma di organizzazione e umano si fonda sul riconoscimento capitale umano (come
sviluppo del lavoro, che: accumulazione di saperi, esperienze
dellorganizzazione e delle economie
avanzate nel loro insieme.
i risultati economici del lavoro e competenze da parte di lavoratori
e organizzazioni) sono ritenuti i
umano di regola eccedono i costi fattori chiave:
Si basa sulla centralit della persona, della sua preparazione;
dellapprendimento organizzativo e
il progresso socioeconomico, tanto dellinnovativit, solidit e
dellapplicazione dellintelligenza e sostenibilit delle imprese,
delle nazioni quanto degli individui,
delle nuove tecnologie al
miglioramento continuo: consentito da questa eccedenza. della qualit della pubblica
amministrazione,
delle condizioni di lavoro e di vita La definizione pi recente (Ocse,
e, quindi, della sostenibilit degli
2001) :
di prodotti, servizi e processi stessi livelli di benessere e di
produttivi Linsieme di quelle conoscenze, protezione sociale.
abilit, competenze e attributi degli
della qualit dellorganizzazione. individui che facilitano la creazione di
benessere personale, sociale ed
economico.
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Economia della Il riconoscimento della conoscenza e del capitale umano


come motore della produttivit e della crescita fonda il
conoscenza e ruolo dellapprendimento nel determinare la performance
delle organizzazioni (pubbliche o private).
sviluppo delle Lattuale fase di sviluppo di servizi, prodotti e processi
caratterizzata da percorsi di innovazione permanente, che
competenze prescrivono al lavoro:
pi alti livelli di formazione,
capacit di apprendimento continuo,
nuove competenze:
da un lato specialistiche, mirate al progresso tecnico di prodotti,
processi e organizzazione,
dallaltro organizzative, mirate a favorire la diffusione
dellinnovazione, e quindi ladattabilit, la cooperazione, la
flessibilit funzionale delle organizzazioni.
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La Piramide DIKW
(N. Henry, 1974)
Il dato lunit di informazione elementare: un segnale
(ad es. un numero, un accadimento, unopinione,
unimmagine, un suono);
Viviamo letteralmente circondati da una nuvola di segnali,
ma un segnale da solo significa poco, quasi nulla.

Ad un grado di complessit maggiore si colloca


linformazione, costituita da uno o pi spesso molti dati,
accompagnati da metadati, che aiutano a
contestualizzare e interpretare i dati, e quindi ne
qualificano il valore informativo.
Nellinformazione il segnale (ad esempio, un numero) viene
posto in relazione (temporale, spaziale, metodologica) con
altri segnali (altri numeri);
le relazioni tra i segnali che losservatore in grado di
stabilire gli consentono di coglierne meglio il significato,
ovvero di disporre di uninformazione.
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Conoscenza Pi in alto ancora si colloca la conoscenza, che definisce la


comprensione di pi informazioni e la coscienza che
e sapienza possono essere connesse tra loro in una teoria (ipotesi sul
funzionamento della realt).
La teoria, se verificata, o meglio non falsificata (secondo la
lezione di Popper) con gli opportuni strumenti statistici, ha un
valore molto superiore alle singole informazioni, in quanto
consente di intervenire sulla realt per modificarla secondo i
propri obiettivi.
Al culmine della piramide si colloca la sapienza (o saggezza),
ovvero la capacit di utilizzare e combinare le diverse
conoscenze per favorire il progresso materiale e morale
degli individui, dellorganizzazione e della societ intera.

Tocca alla sapienza definire gli obiettivi che debbono essere


perseguiti attraverso luso della conoscenza.
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Due processi di apprendimento


Lapprendimento organizzativo (come
fenomeno collettivo) occupa due snodi
cruciali:
- anzitutto la trasformazione dellinformazione in
conoscenza
- e, quindi, lancor pi fondamentale e difficile
trasformazione della conoscenza in sapienza.
Linformazione assume valore soltanto in
quanto lapprendimento pu trasformarla in
conoscenza;
anche la conoscenza non ha valore in s ma
in quanto pu fondare, attraverso
lapprendimento organizzativo, la sapienza,
che sola produce sulla realt effetti
desiderabili.
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Conoscenza, sapienza ed entropia informativa


la sapienza che, ad esempio, deve La difficile strada di apprendimento
trovare il giusto equilibrio tra: organizzativo che dalla conoscenza porta
obiettivi di breve e di lungo periodo, alla sapienza ostacolata da crescenti
fenomeni di entropia informativa,
visione micro e macroeconomica del proprio
ruolo, causati dalla diffusione di una mole senza
gli interessi dei diversi stakeholder (lavoratori, precedenti di informazione priva di
management, azionisti, ecc.), strumenti di decodifica.
i diversi partner (fornitori, soci, clienti, centri Questa informazione non perviene al livello della
di ricerca), conoscenza ma la simula, portando
finanza ed economia reale, i diversi mercati lorganizzazione a valutare positivamente scelte
dubbie o sbagliate.
ecc.
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Competenza Nel paradigma produttivo dellEconomia della conoscenza, la


competenza si ridefinisce come capacit di svolgere i compiti
e miglioramento lavorativi:
non solo in modo desiderabile (o professionale),
continuo ma anche in accordo con il principio del miglioramento
continuo (kaizen).

Diventa quindi ancor pi chiaro che la competenza emerge


soltanto in presenza della volont di usarla.
Per questo Boyatzis (2008) definisce le competenze:
insiemi di comportamenti correlati ma diversi, organizzati
attorno a un sottostante costrutto intenzionale.
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Competenza, valutazione
e learning organization
Lapprendimento organizzativo il frutto della
combinazione sistematica:
del lavoro competente
con la valutazione della qualit delle azioni
messe in campo, a partire dai risultati
ottenuti.

Laspetto che definisce unorganizzazione che


apprende (learning organization) che essa,
attraverso lo sviluppo della competenza e
della valutazione:
espande continuamente la capacit di
creare il proprio futuro un futuro che
realizza i risultati desiderati (Senge, 1990).
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Conoscenza, Il ruolo centrale svolto dalla conoscenza nel nuovo


paradigma economico comporta, a sua volta, che i
competenza lavoratori assumano una nuova attitudine cruciale,
una nuova competenza motivazionale,
e partecipazione comportamentale e relazionale che definisco con il
termine di partecipazione cognitiva:
cognitiva Ovvero: la volont e la capacit di acquisire,
condividere e utilizzare la conoscenza (propria e
dellorganizzazione) per migliorare i processi
produttivi, i prodotti e lorganizzazione.
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Come cambiato il mondo del lavoro

Postulati fondamentali delleconomia della conoscenza


Ma la conoscenza non un bene come tutti gli 4. un bene che produce esternalit in modo
altri. Ha alcune caratteristiche del tutto complesso: la cessione di conoscenza pu
particolari: esercitare effetti economici su agenti terzi rispetto
1. Anzitutto ha una natura duplice: alla transazione con cui stata trasmessa, anche a
un bene di consumo superiore, distanza di tempo dallo scambio, difficilmente
Ed un bene di investimento/fattore produttivo prevedibile.
(capitale umano).
2. Poi un bene solitamente caratterizzato da 5. In genere ha costi di transazione elevati: chi
non-rivalit nel consumo: la cessione di detiene la conoscenza disposto a condividerla
conoscenza non priva il proprietario del bene solo in condizioni particolari, ma - come il
ceduto (B. Franklin, 1743). linguaggio - la conoscenza un bene
3. anche un bene il cui valore molto difficile immediatamente sociale.
da valutare ex-ante: chi non sa cosa non sa
non pu apprezzarne il valore (Arrow, 1971).
6. La sua diffusione genera entropia informativa: il
consumo di quantit crescenti di conoscenza
richiede la produzione di quantit crescenti di
metaconoscenza.
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Conoscenza e comunit
Per i motivi che abbiamo visto, la creazione, lacquisizione, la
condivisione, ma anche lutilizzazione della conoscenza,
comportano incertezze, frizioni e costi di transazione elevati
a meno che il bene conoscenza sia considerato e gestito
come un bene comune (commons) (Hess e Ostrom, 2009);

Cos che, per ridurre i costi di acquisizione e piena utilizzazione


della competenza della partecipazione cognitiva,
i lavoratori debbono identificarsi come appartenenti ad una La Programma 101 (1964). Quando Olivetti invent il pc:
comunit (pi precisamente a una knowledge community), http://ildocumento.it/informatica/quando-olivetti-

e debbono riconoscere la conoscenza come un bene


invento-il-pc.html).

comune.
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Interazioni tra organizzazione e risultati


Lorganizzazione di una comunit La comunit di conoscenza,
di conoscenza richiede abbattendo i costi e le frizioni
allimpresa, alla gestione del dellapprendimento, consente di:
personale e alle relazioni dare vita ad una una
industriali: learning organization,

la capacit di instaurare e ovvero unorganizzazione
mantenere rapporti di che apprende, che capace
lavoro ad alta fiducia e alta di valutare, condivide e
utilizza la conoscenza per
performance (HT-HP). migliorare continuamente i
I due termini vanno di pari prodotti e i processi.
passo, perch lalta
performance si presenta
solo dove i rapporti di
fiducia sono elevati.
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Quale comunit di conoscenza?


Uno dei maggiori ostacoli che impediscono Tuttavia, mentre i distretti costituivano comunit piuttosto
alleconomia italiana di spingersi nella efficienti per la creazione, accumulazione e diffusione della
trasformazione dei luoghi di lavoro in conoscenza relativa a prodotti tradizionali e tecnologicamente
comunit di conoscenza la dimensione maturi, la crescita impetuosa della concorrenza globale nel
delle imprese. segmento dei prodotti tradizionali ha abbattuto i vantaggi
competitivi di queste comunit di conoscenza, tipiche del
LItalia caratterizzata da una vasta
tessuto produttivo italiano.
maggioranza di piccole e piccolissime
imprese troppo piccole per poter
Sicch, per sostenere lurto della concorrenza internazionale:
costituire una knowledge community.
i luoghi di lavoro devono diventare parte di comunit capaci di
Nel passato le piccole e le microimprese creare e di scambiare conoscenza di pi alto livello tecnico e
potevano superare questa limitazione della culturale.
struttura produttiva italiana con la (Un effetto collaterale e molto rilevante della debolezza
partecipazione alle aree di conoscenza diffusa cognitiva delleconomia italiana la presente incapacit di
costituite dai distretti industriali. remunerare il capitale umano.)
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Lazienda, il gruppo, la filiera, il territorio


Comunit ad alta conoscenza Elementi cruciali per il La costruzione della comunit
possono crearsi su base successo di questa strategia di conoscenza e la creazione
territoriale, favorite da sono: della partecipazione cognitiva
politiche mirate alla
promozione dello sviluppo
la qualit delle pubbliche si fondano soprattutto
sullidentit territoriale dei
amministrazioni locali,
per mezzo della fornitura di lavoratori,
Il rapporto tra
specifici servizi e conoscenza
(reclutamento, formazione, amministrazioni, imprese, il vero datore di lavoro
banche e centri di ricerca, tende a essere il territorio
ricerca, informazione
statistica, marketing, logistica il livello del tradeoff tra le invece dellimpresa (la
societ al lavoro di Bonomi,
ecc.) agli attori locali e alle imposte pagate dallimpresa 1997).
piccole e alle microimprese. e i servizi ricevuti.
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Interazioni tra
tecnologie,
pratiche di lavoro e
innovazione
organizzativa

nel quadro di una


comunit di
conoscenza orientata
allo sviluppo (sviluppo
= crescita + coesione)
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Lavoro nuovo Buon lavoro


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esperienze sui primi lavori, i contatti con le imprese, le scelte di
lavoro ecc.

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