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BREVE BSAME CRITICO° | DEL A NOVUS ORDO MISSH x Nell’ottobre del 1967, al Sinodo Episcopale, convocato a Roma, fu chiesto un giudizio sulla celebrazione sperimentale di una’ cosiddetta « messa Aormativa », ideata dal Consilium ad exequendam Constitutiontm de Sacra Liturgia. Tale messa suscitd le pit gravi perplessita tra i presenti al Sinodo, con una forte opposizione (43 non placet), moltissime. e sostanziali riserve (62 juxta modum) ¢ 4 astensioni su 187 votanti. La stampa in- ternazionale di informazione parld di-« rifiuto », da parte del Sinodo, della messa proposta. Quella di tendenze innovatrici ne “tacque: E.un noto periodico, destinato ai Vescovi ed espressione del loro insegnamento, cosi sintetizzd il nuovo rito: « [vi] si wuol fare tabula rasa di tutta la teologia della Messa. In: sostanza ci si avvicina alla teologia protestante che ha distrutto il sacrificio della Messa ». Nel Novus Ordo Missae, testé promulgato dalla Costituzione Apostolica Missale romanunt, rittoviamo purtroppo, identica nella sua sostanza, la stessa « messa normativa ». Né sembra che le Conferenze Episcopali, almeno in quanto tali, siano mai state nel frattempo interpellate al riguardo. Nella Costituzione Apostolica si afferma che l’antico messale, promulgato da S. Pio V il 13 luglio 1570 ma risalente in gran parte a Gregorio Magno e ad ancor pit remota antichita*, fu per 1 «Le preghiere del nostro Canone si trovano nel trattato De Sacra- mentis (fine del IV-V secolo).., La nostra Messa risale, senza mutamento essenziale, all’epoca in cui si svityppavn per la prima volta dalla pit, antica liturgia comune. Essa serba ancora il profumo di quclla liturgia primitive, nei giorni in cui Cesare yovernava i! mondo © aperave di poter spegnere A quattro sccoli la norma della celebrazione del Sacrificio per i sa- cerdoti di rito latino, e, portato in ogni terra, « innumeri. prae- terea sanctissimi viti animorum suorum erga; Deum pictatem,.': haustis ex eo... copiosus aluerunt ». E'tuttavia questa tiforma, che, . lo pone definitivamente fuori uso,,si sarebbe resa nécessaria «ex: quo tempore latius in christiana plebe increbesceté et invalescere. coepit sacrae fovendae liturgiae studium >. sone : Ci sembra evidente, in questa affermazione; un grave equivo-' co, Perché il desiderio. del 'popolo, se fu espresso, Jo. fu, quando: — soprattutto per merito, del grande.S, Pio. X +; ¢ss0 60) cl, a scoptire gli autentici ed eterni tesori- della. sua. liturgia’.TI popolo non chiese: assolutamente.mai, onde meglio comprenderla,. una liturgia’ mutata o mutilata, Chiese di meglio’ comprendete, una liturgia immutabile e che mai avrebbe voluto ‘si, mutasse. Tl Messale Romano di San Pio V era religiosamente venerato, e carissimo al cuore dei cattolici, sacerdoti ¢ laici. Non si vede in. che cosa D'uso di esso, con opportuna catechesi, potesse im~ : pedire una pit piena partécipazione e una maggiore conoscenza della sacra liturgia e perché, con tanti eccelsi pregi che gli sono, riconosciuti, non lo si sia stimato degno di continuare a nutrire. ja piet& liturgica del popolo cristiano. Ia fede cristiana; i giorni in cui i nostri padri si riunivano avanti Paurore per cantare un inno a Cristo come’a loro Dio [efr. Pl. jr., Ep. 96]... Non vi 2, ia tutta la cristianitd, rito. altrettanto venerabile quanto la Messa romana ». (A. Fortescue) : «Il Canone romano sisale, tale e quale @ oggi, a San Gregorio Magno. Non vi &, in Oriente come’in Oécidente, ‘nessuna préghiera euca- tistica che, timasta in uso fino ai nostri giotni, possd 'varitare ‘und talé antichita! Agli occhi non solo. degli ortodossi,, ma degli anglicani :persino dei protestanti che hanno ancora in qualche misura il senso della tradizione, gettarlo a mare equivarrebbe, da parte della Chiesa Romané, a tinhegare ogni pretesa di rappresentate mai pit la vera’ Chiesa Cattolica ». (P: Touts.” Bouyer) 4 Sostanzialmente rifiutata dal Sinodo Episcopale quella stessa « messa normativa » che oggi si ripresenta e si impone come Novus Ordo Missae; mai sottoposto quest'ultimo al giudizio col- legiale delle Conferenze; mai voluta dal popolo (e men che meno nelle missioni) una qualsiasi rifornia della Santa Messa, non si riesce a Comprendere’i motivi della nuova legislazione, che sowvérte una tradizione immutata;nella chiesa dal IV-V secolo, come la Costituzione ‘stessa ri¢onosce. Non sussistendo dunque i motivi’ per appogeiate questa riforma, Ja riforma stessa appare prlbas diun fondametito razionale; che; giustificandola, la fenda accettabile al popolo cattolico. ST Goncilio aveva espresso bensi; con il pat..50 della Costi- tuzione’ Sacrosantum. Concilium, il desiderio che Je varie parti della‘Messa fossero riordinate, < ut singularum partium ptopria tatio’ necnon mirtua cohnexio clatius pateant ». Vedremo subito come ’Ordo testé.promulgato risponda a questi auspici, dei quali possiamo dire non resti, nel risultato, neppure la memoria. Un ‘esame patticolareggiato del‘Novus Ordo tivela muta- menti di pottata tale da giustificare pet esso lo stesso giudizio dato " per Ja « messa normativa ». Quello come questa @ tale da con- tentare, in molti punti, i protestanti pit, mddernisti. I Cominciamo dalla definizione di Messa che si presenta al par, 7, vale a dire in apertura al secondo capitolo del Novus Ordo: « De structura Missay »: « Cena dominica sive Missa est sacra synaxis seu congregatio popali Dei in unum convenicntis, 5 sacerdote praeside, ad memoriale Domini celebrandum *. Qua- re de sanctae ecclesiae locali congregatione eminenter valet: pro- missio Christi "Ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum” (Mt. 18, 20) ». La definizione di Messa 2 dunque limitata a quella di « cena », il che @ poi continuamente ripetuto (n. 8, 48, 55,56); tale « cena» & inoltre caratterizzata dall’assemblea, presieduta dal sacerdote, e dal compiersi il memoriale del. Signore, ticor- dando quel che egli fece il Giovedi Santo. Tutto cid non implica: né la Presenza Reale, né la realtd del Sacrificio, né la sacramenta- Inta del sacerdote consacrante, né il valore intrinseco del Sacri-' ficio eucaristico indipendentemente dalla presenza dell’assem- blea*, Non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici ® In nota, per una tale definizione, si rimanda a due testi del Concilio Vaticano II. Ma a leggere quei due testi non si trova, nulla che giustifichi tale definizione. “ Tl primo testo (decreto Preshyterorum Ordinis, n. 5) suona cosl: « J presbiteri sono consacrati a Dio mediante il ministero del Vescovo, in modo che... nelle sacre celebrazioni-agiscano come ministri di Colut che ininterrottamente eéercita la funzione sacerdotalé in favore nostro nella Liturgia... E soprattutto con Ia celebrazione della Messa offrono sacramen- talmente il Sacrificio di Cristo ». Ed ecco V’altro testo cui si rimanda (Costituzione Sacrosancturm Con- cilum, n. 33): «Nella Liturgia Dio parla al suo popolo, Cristo annunzia ancora il suo Vangelo. Il popolo a sua volta risponde a Dio con i canti ¢ con la preghiera. Anzi, le preghiere rivolte a Dio dal sacerdote che presiede Passemblea nella persona di Cristo vengono dette a nome di tutto il popolo santo e di tutti gli astanti ». Non si spiega come da tali testi si sia potuto trarte la suddetta deft nizione. ‘ Notiamo poi Palterazione radicale, in questa definizione della Messa, di quella del Vaticano Il (Preshyterorum Oridinis, 1254): « Est ergo Eu- christica Synaxis centrum congregationis fidelium.. ». Fatto sparire fraudo- Jentemente il centrum, nel Novus Ordo la congregatio stessa ne ha usurpato il posto. * Cost il Tridentino sancisce Ia Presenza Reale: «Principio docet Sancta Synodus et aperte et simpliciter profitetur in almo Sanctae Eucha- 6 essenziali della Messa ¢ che ne costituiscono pertanto la vera definizione. Qui Vomissione volontaria equivale al loro « supe- ramento », quindi, almeno in pratica, alla loro negazione *. restiae sactamento post panis et vini consacrationem Dominum nostrum Jesum Christum verum Deum atque hominem vere, realiter ac substantia: liter [can. 1] sub specie illarum rerum sensibilium contineri ». (DB, 874). Nella Sessione XXII, che ci interessa qui direttamente (De sanctissimo Messae Sacrificio), la dottzina sancita (DB, nn. 937a fino a 956) & chiara- mente sintetizzata in noye canoni! 1: La Messa @ vero, visibile sactificio — non simbolica rappresenta- vione — « quo crientum illud semel in cruce peragendum repraesentaretur aeque illius salutaris virtus in remissionem corum, quae a nobis quotidie committuntur peccatorum applicaretur » (DB,.938). 2. Gesii Cristo Nostro Signore « sacérdotem secundum ordinem Mel- chisedech se in aeternur Ps. 109,4] constitucum: declarans, corpus et sanguinem suum sub specibus panis et vini Deo Patri obtulit ac sub earun- dém retum symbolis Apostolis (quos tunc Novi Testamenti sacerdotes constituebat), ut sumerent, tradidit, et eisdem eorumque i# sacerdotio suc- cessoribus, ut offerent, praecepit per haec verba: "Hoc facite in meam com- miémorationem” [Le. 22, 19; I Cor. 11, 241 uti semper catholica Ecclesia intellexit ét docuit ». (DB, ibid.). 11 celebrante, Vofferente, il sacrificatore & il’sacerdote, a cid consactato, non il popolo di Dio, l’assemblea. « Si quis dixerit, illis verbis: "Hoc facite” etc, Christum non instituisse Aposto- Jos sacerdotes, aut non otdinasse, ut ipsi liique sacerdotes offerent corpus et’sanguinem suum: anathema sit» (Can. 2; DB, 949). : 43, IV Sactificio della Messa & un vero sacrificio propiziatorio e NON und’ nuda commemorarione del sacrificio compiuto sulla croce >. «Si quis dixerit; Missae sacrificium tantum esse laudis et gratiarum actiones ait nudam conmemorationem sacrificii in cruce peracti, non autem propi- tiatorium; vel soli prodesse sumenti, neque pro vivis et defunetis, pro ppeccatis, poenis, satisfactionibus et aliis necessitatibus offeri debere, a.s. » (Can. 3; DB, 950). Si ricorda inoltre il can, 6: « Si quis dixerit Canon Missae ervores continere ideoque abrogandum esse, as. »; (1B, 953) ¢ il ennone & « Si quis dixerit Missae, in quibus golus snc rdos sacramentaliter communieat, illicitas esse, ideoque ahrogandi, wa, » (11, 955). 4 Ora & superfluo asyerire che, Ke vente nepato un solo dogma 7 Nella seconda parte dello stesso paragrafo si afferma — aggravando il gid gravissimo equivoco -—~ che vale « eminenter » per questa assemblea la promessa del Cristo: « Ubi sunt duo vel =.” tres congregati in nomine meo, ibi sunt in médio corm.» (Mt: 18, 20), Tale promessa, che riguarda soltanto ‘Ja presenza, spiri- tuale del Cristo con la sua grazia, viene posta sullo stesso: piano qualitativo, salvo la .maggioré intensiti, di quello sostanciale. 2° fisico della presenza sacranientale eucaristica. Hy - Segue immediatamente (n. 8 ).una suddivisione della Mesa: i in liturgia della parola e liturgia eucaristica, con. l’affermazione che nella Messa & preparata’la mensa della. parola di Dio.come del Corpo di Cristo, affinché i fedeli « instituantur et reficiantur.»: assimilazione paritetica del tutto illegittima delle due parti ‘della liturgia, quasi tra due segni di eguale valore simbolico, sulla’ quale torneremo pit tardi. Di denominazioni. della Messa ve ne sono. innumerevoli: tutte accettabili relativamente, tutté da respingeré se usate, come Jo sono, separatamente e in assoluto. Ne citiamo. alewne: Actio Christi et populi Dei, Céna dominica sive Missa, Gonviviur Paschale, Communis participatio mensae Domini, Memoriale ‘Do- mini, Precatio Eucharistica, Liturgia verbi et liturgia eucharistica, ecc, J \ “ ‘, Come é fin troppo evidente, |’accento & posto ossessivamehte sulla cena e’sul memoriale anziché sulla rinnoyazione inchierita del Sacrificig del Calvario. Anche la formula « Memoriale Passio- nis et Resurtectionis Domini » & inesatta, essendo Ja Messa il memoriale del solo Sacrificio, che é redentiyo in se stesso, mentré: definito, crollerebbero ipso facto tutti i dogmi, in quanto crollerebbe il prin- cipio stesso della infallibilita del-supremo solenne Magistero Gerarchico, papale o conciliare che sia. 8 Ja Resutrezione ne @ il frutto conseguente *, Vedtemo pit avanti con quale coerenza, nella stessa formula consacratoria e in gene- rale in tutto il Novus Ordo, tali equivoci siano rinnovati ¢ ribaditi. i UI E'veniamo alle finalit della Messa. 1) Finalita ultima. B il sactificio di lode alla’ Santissima ““Trinita,-secondo l’esplicita dichiarazione di Cristo nella intenzione prtimordiale della-sua stessa Incarnazione:'« Ingrediens mundum di ”Hostiam. et oblationem noluisti: corpus autem aptasti mihi” » (Ps. XL,.7-9, in: Hebr. 10, 5). Questa finalita @ scomparsa: dall’Offertorio, con la preghie- ta ‘Suscipe, Sancta Trinitas, dalla conclusione della Messa con il -Placeat’ tibi, Sancta Trinitas, e dal Prefazio, che nel ciclo domenicale non sara pit: quello della Santissima Trinita, riservato ora ‘alla sola festa e che quindi sara pronunziato una sola volta Tantio. _ 2) Finalita ordinaria. B il Sacrificio propiziatorio. Anch’essa & deviata, perché anziché mettere l’accento sulla remissione dei peccati dei vivi e dei morti lo si mette sulla nutrizione e santifi- cazione dei ptesenti (n, 54). Certo Cristo istitui il Sacramento nell’ultima Cena esi pose in istato di vittima per unirci al suo stato vittimale; questo perd precede la manducazione e ha un ® Si dovrebbe aggiungere anche I’Ascensione ove si volesse riprendere TUnde et memores, che <’altronde non accomuna ma nettamente ¢ finemente distingue: « ....am hentne Passioni, vee non ub inferla Resurrec- tionis, sed ef in caclum glotlosne Aucensiunin », antecedente ¢ pieno valore redentivo, applicativo della immola- zione cruenta, tanto & vero che il popolo assistendo alla Messa non & tenuto a comunicarsi sactamentalmente °. 3) Finalita immanente. Qualunque sia la natura del sacrificio & essenziale che sia gradito a Dio e da lui accettabile ed accettato.., Nello stato di peccato originale nessun sacrificio avrebbe diritto ” dt essere accettabile. Il solo sacrificio che ha diritto di essere ac- cettato & quello di Cristo. Nel Novas Ordo si snatura l’offerta in una specie di scambio di doni tra 'uomo e Dio; l’uomo porta il pane e Dio lo cambia in « pane di vita »; 'uomo porta il vino e Dio lo cambia in « bevanda spirituale »: « Benedictus es, Domine, Deus universi, quia de tua largitate accepimus panem (0: vinum) quem tibi offerimus, fructum terrae (0: vitis) et manuum ho- minum, ex quo nobis fiet panis vitae (0: potus spiritualis) » if Superfluo notare V’assoluta indeterminatezza delle due for- mule « panis vitae » € « potus spiritualis », che possono signifi- care qualunque cosa. Ritroviamo qui l’identico e capitale equivoco della definizione della Messa: 14 il Cristo presente solo spititual- mente tra i suoi; qui pane e vino « spiritualmente » (e non so- stanzialmente) mutati *. ; ® Tale spostamento di acento & riscontrabile anche nella sorprendente eliminazione, nei tre nuovi canoni, del Memento dei morti e della menzione , della sofferenza nelle anime purganti, alle quali il Sacrificio satisfattorio era applicato. " 7 Cfr, Mysterium Fidei, ove Paolo VI condanna sia gli errori del ‘sim. * bolismo che le nuove teorie della « transignificazione » e « transfinalizza- zione ». « ...aut ratione signi... ita instare quasi symbolismus, qui nullo diffi tente sanctissimae Eucharistiae certissime inest, totam exprimat et exhau- iat rationem presentiae Christi in hoc Sacramento... aut de transubstantia- tionis mysterio disserere quin de mirabili conversione totius substantiae panis in corpus et totius substantiae vini in, sanguinem Christi, de qua Jonquitur Concilium Tridentinum, mentio fiat, ita ut in sola “ttansignifica- tione” et transfinalizatione”, ut aiunt, consistant » (A.A.S. LVIT;/1965, p. 755). ® Lintroduzione di nuove formule, o di espressioni che, pur, ricor- Nella preparazione dell’offerta, un consimile gioco di equi- voci & attuato con la soppressione delle due stupende preghiere. Il « Deus, qui humanae substantiae dignitatem mirabiliter con- didisti et mirabilius reformasti », era un richiamo all’antica con- dizione di innocenza dell’uomo e alla sua attuale condizione di riscattato dal sangue di Cristo: ricapitolazione discreta e rapida di tutta l’economia del Sacrificio, da Adamo all’attimo presente. La finale offerta propiziatoria del calice, affinché ascendesse « cum ‘odore suavitatis al .cospetto della maest divina, di cui si im- : plorava la clemenza, ribadiva mirabilmente questa economia. Sop- ptimendo il continuo riferimento a Dio della prece eucaristica, non vi & pitt distinzione alcuna tra sacrificio divino e.umano. Eliminando la chiave di volta bisogna costruire delle im- palcature; sopprimendo le finalita reali se ne devono inventare di fittizie. Ed ecco i gesti che dovrebbero sottolineare l’unione tra sacetdote e fedeli, tra fedeli e fedeli; ecco la sovrapposizione, ché immediatamente crollera nel ridicolo, delle offerte per i poveri rendo nei testi dei Padri e dei Concili ¢ net documenti del Magistero, ven- gono usate in senso univoco, non subordinato alla dottrina sostanziale con cui fotmano una inscindibile unita (p. es. « spititualis alimonia », « cibus spititalis », « potus spiritalis », ecc.) & ampiamente denunciata e con- dannata nella Mysterium Fidei. Paolo VI premette che: « servata Fidei in- tegritate, aptus quoque modus loquendi servetur oportet, ne indisciplinatis verbis utentibus nobis falsae, quod absit, de Fide altissimarum rerum suboriantur opiniones »; cita Sant’Agostino: « Nobis tamen ad certam regu- Jam loqui fas est, ne verborum licentia etiam de rebus, quae significantur impiam gignant opinionem » (De Civ. Dei, X, 23. PL, 41, 300); continua: « Regula ergo loquendi, quem Ecclesia longo saeculorum labore non sine Spiritus Sancti munimine induxit et Conciliorum auctoritate frmavit, quac- que non semel tessera et vexillum Fidei orthodoxae facta est, sancte sctve- tur, neque eam quisquam pro lubitu vel practextu novae scientiae immutare praesumat... Zodem modo ferendus non eat quisquis formulis, quibas Cons cilium Tridentinum Mysterium luchntisticun acl erecenduim proposuit, suo marte derogare velit» (AAS. LVI, 196%, p. 758). Ml e per la chiesa all’offerta dell’Ostia da immolare. L’unicita pri- mordiale di questa verra del tutto obliterata: la partecipazione all'mmolazione della Vittima diverrd-unta riunione di filanttopi-e - un banchetto di beneficenza. i ; . Iv Passiamo all’essenza del Sacrificio. ’ II mistero della Croce non vi pid espresso. esplicitamente; ma in modo oscuro, velato, impetcepibile dal popolo *: Eccone Je ragioni: i 1) Il senso dato nel Novus Ordo alla cosiddetta « Prex eucatistica » @: « ut tota congregatio fidelium se cium Christo coniungat in confessione magnaliumi Dei et in oblatione sacti- ficii». (n. 54, fine). 4 Di quale sacrificio si tratta? Chi & Lofferente? Nessuna , risposta a questi interrogativi. La definizione in limine della. « Prex eucharistica » & questa: « Nunc centrum et culmen totius celebrationis initium habet, ipsa nempe Prex eucharistica; prex scilicet gratiarum actionis et sanctificationis » (n. 54, pr.).°Gli effetti sono dunque sostituiti alle cause, di cui non si dicé una sola parola, La menzione. esplicita del fine dell’offetta, che era nel Suscipe, non & sostituita da nulla. 11 mutamento di formu- lazione tivela il mutamento di dottrina. 2) La causa di questa non-esplicitazione del Sactificio &; né pit né meno, la soppressione del ruolo centrale della Preseriza ° Tn netta contraddizione con quanto prescrive (Sacres. Contc:, n. 48) il Vaticano II. 12 Reale, cos} lampante ptima nella liturgia cucatistica, Ve ne una sola menzione — unica citazione, in nota, dal Concilio di Trento — ed & quella che si tiferisce alla. Presenza Reale come nutri- mento (n.'241, nota 63). Alla Presenza Reale e permanente di Cristo in’ Corpo, Sangue, Anima e Divinita nelle Specie transu- /stanziate non si allude mai. La stessa parola' transustanziazione & totalmente ignorata. = La soppressione della invocazione alla terza Persona della SS:ma Trinita’ (Veni sanctificator), onde scendesse sopra le oblate come gid discese nel grembo della Vergine'a compiervi il mitacolo della Divina Presenza, si inserisce in questo sistema di-tacite negazioni, di degradazioni a catena della Presenza Reale, L’eliminazione poi: delle genuflessioni (non ne restano che tre del sacerdote e wha, con eccezioni, del popolo, alla Consacrazione); della purificazione delle dita del’ sacerdote nel calices della preservazione delle stesse dita da ogni contatto profano dopo la Consacrazione; della purificazione dei vasi, che pud essere non immediata, e'non fatta sul corporale; della palla a protezione del calice; » della doratura interna dei vasi sacri; della’ consacrazione dell’altare mobile; della pietra sacra ¢ delle reliquie nell’altare mobile € sulla « mens », quando la celebrazione non avvenga in luo- go sacro (la distinzione ci porta diritti alle« cene euca- ristiche » in case private); delle tre tovaglie d’altare, ridotte a una sola; del ringraziamento in ginocchio (sostituito da un grottesco ringraziamento di prote ¢ fedeli sediti, in cui la Co- munione in piedi ha il suo aberrante compimento); di tutte Ie antiche prescrizioni nel caso di caduta dell’Ostia consacrata, ridotte a un quasi sarcastico « reverenter accipiatur » (n. 239); tutto cid non fa che ribadire in .modo oltraggioso Pimplicito ripudio della fede nel dogma della Presenza Reale. 3) La funzione assegnata all’altare (n. 262). L’altare & quasi costantemente chiamato mensa**. « Altare, seu mensa domi- nica, quae centrum est totius liturgiae eticharisticae » (n..49; cfr, 262). Si specifica che l’altare deve essere staccato dalle pa- reti perché vi si possa girate intorno e.la celebrazione possa farsi verso il popolo (n. 262); si precisa che esso deve essere il centro della congregazione dei fedeli cosi che J’attenzione si volga spontaneamente ad esso (ibid.), Ma il confronto fra i nn. 262 '€ 276 sembra escludere nettamente clic i] SS.mo Sacramento possa essere conservato su questo altare. Cid segnera una dicotomia irreparabile tra la presenza, nel celebzante, del Sommo et Eterno Sacerdote e quella stessa Presenza realizzata sactamentalmente. Prima esse erano un’unica presenza™. Ora si raccomanda di conservare i] SS.mo in un Iuogo appar- tato, ove possa esplicarsi la devoziorie privata dei fedeli, quasi si trattasse di una qualsiasi reliquia, sicché entrando in chiesa non sara pit il Tabernacolo ad attirare immediatamente gli sguardima una mensa spoglia e nuda, Si oppone ancora una volta picid privata a pieta liturgica, si drizza altare contro altare. ¥ Una volta (n. 259) & riconosciuta la sua funzione primaria: « Al- tare, in quo sacrificium crucis sub signis sacramentalibus praesens effici tur», Non sembra molto per eliminare gli equivoci dell’altra, costante de- nominazione. 4 « Separare il Tabernacolo dall’altare equivale a separare due cose che in forza della loro natura debbono restare unite » (Pio XII, Alloci: zione al Congresso Internazionale di Liturgia, Assisi - Roma 18-23 set tembre 1956), Cf. anche Mediator Dei, I, 5 (v. p. 25, nota 28). 14 Nella raccomandazione insistente di distribuire nella comu- nione le Specie Consacrate nella stessa Messa, anzi di consacrare un pane di grandi dimensioni™, cost che i] sacerdote possa divi- derlo ‘con una ‘parte almeno dei fedeli, ¢ ribadito lo sprezzante atteggiamento verso il Tabernacolo come verso tutta la pieta euca- ““tistica fuori della Messa: altro strappo violento alla fede nella Presenza Reale sinché durino le Specie consacrate *. ; ; : 4) ‘Le formule consacratorie. L’antica formula della Consa- crazione era una fotmula propriamente sacramentale, e non nar- rativa, indicata soprattutto da tre cose: a) il testo della Scrittura, non ripreso alla lettera; Vin- serto paolino « mysterium fidei » era una confessione immediata di fede del sacerdote nel mistero realizzato dalla Chiesa per mezzo del suo sacerdozio gerarchico; b) la punteggiatura ¢ il carattere tipografico; vale a dire il punto fermo e daccapo, che segnava il. passaggio dal modo nartativo al modo sacramentale e affermativo, e le parole sacra- mentali i carattere pit grande, al centro della pagina e spesso di ~ 3 Raramente 2 usata, nel Novus Ordo, la parola « hostia », tradizio- nale\‘nei libri liturgici con il suo: preciso significato di « vittima ». Cid rientra nel sistema inteso a mettere in evidenza esclusivamente gli aspetti di, é cena » e di « cibo ». i 38. Per ill consueto fenomeno di sostituzione-e di scambio di una cosa pet Paltra, la Presenza Reale viene equipatata alla presenza nella parola (n. 7, 54). Ma questa @ in verit& di tutt’altra natura perché non ha realta che in’ usu, mentre quella 2, in modo stabile, obbiettivamente, indipenden- temente dalla comunicazione-che se ne fa nel Sacramento. Tipicamente protestanti Je formule: « Deus populum suum alloquitur...’ Christus per yerbum suum in medio fidelium praesens adest » (n. 33, cft. Sacros. Conc., n. 33-€ 7), cid che strettamente parlando non ha senso perché la presenza di’Dio nella parola 2 mediata, legata a un atto dello spitito, alla condizione spirituale dell'individuo ¢ limitata nel tempo. Lesrore non & senza Ta pitt tragica conseguenza: Vaflermazione, 0 Pinsinuazione, che Ia Presenaa Reale sia legata all’usus ¢ finisca insieme con esso. 15 diverso colore, nettamente staccate dal contesto storico. Il tutto dava sapientemente alla formula wn valore proprio, un valore aulonomo,; c) Panamnesi (« Haec quotiescumque fecetitis ‘in ‘mei memoriam facietis »), che in greco suona::« eis tén emdu andm: nesin » — « vélti alla mia memoria). Essa si riferiva'al Cristo’ operante e non alla semplice memoria di lui o dell’evento: un’ invito a ricordare cid che egli fece (« haec... in mei memoriam Jacictis ») e come egli lo fece,’e non soltanto la sua persona 6 ‘Ta cena, La formula paolina oggi sostituita all’antica (« Hoc facite in meam commemorationem ») — proclamata come sara quoti- dianamente nelle lingue volgari — sposterd irrimediabilmente, nella mente degli ascoltatori, !’accento sulla memoria-del Cristo! come termine dell’azione eucaristica, mentre essa neé il principio, idea finale di commemorazione prendera ben presto il posto, delidea di azione sacramentale “ I modo narrativo @ ora softolineato dalla formula: « nar- tatio institutionis » (n. 55d), e tibadito dalla definizione della anamnesi, dove si dice che « Ecclesia szemoriam ipsius Chiisti agit » (n. 55c). ae In breve: Ja teoria proposta per l’epiclesi, la modificazione.."” delle parole della Consactazione.¢ dell’anamnesi, hanno, come-ef- fetto di modificare il modus significandi delle parole della Consa- crazione. Le formule consacratorie sono ora pronunciate dal sacer- . ’ dote come costituenti una nartazione stotica e non pitt enunciaté _ come esprimenti un gindizio categorico e affermativo proferito : 14 L?azione sactdmentale della istituzione & puntualizzata come’ avve- tute nel date Gest agli Apostoli « a’mangiare » il suo ‘Corpo e Sangue sotto Je specie del pane ¢ del vino, ¢ non nella azione della consacrazione ¢ nella mistica'separazione in essa compiuta del Corpo dal Sangive; essenza del Sactificio eucaristico (cfr. Vintero capitolo 1° della Parte IT — «Il Gulto Eucaristico » — della Mediator Dei. 16 da Colui nella cui persona egli agisce: « Hoc est Corpus meum » (e non: « Hoc est Corpus Christi ») ”. L’acclamazione, poi, assegnata al popolo subito dopo 1a Con- ‘sacrazione!. («« Mortem’ tuam annuntiamus, Domine, etc. donec venias s) introduce, ttavestita di'escatologismo, V’ennesima anbi- “ (nn, 203-231); la deGinizione della « oratio universalis seu fidelium » (n. 45), ove si sottolinea ancora una volta |’« ufficio sacerdotale'»..del popolo (« populus sui sacerdotii munus exercens ») presentato in modo equivoco perché ne viene taciuta la subordinazione a quello del sacerdote; tanto pit che questi si fa interprete, nella sua qualita di mediatore: consacrato, di tutte le intenzioni del popolo nel Te igitur e nei due Memento. Nella « Prex eucharistica III » (« Vere sanctus », p..123) & addirittura detto al Signore: « populum tibi congregare non ; desinis, wf a solis ortu usque ad occasum oblatio munda offeratur nomini tuo »: ove Dafinché fa pensare che l’elemento indisper. sabile alla celebrazione sia il popolo anziché il’sacérdote; ¢ poiché non é precisato neppur qui chi sia l’offerente ” il popolo stesso La Chiesa ne ha sempre evitato Ja giustapposizione sovrapposizione. per rituovere appunto Ia confusione delle diverse realtd che detti testi, epri- mono. : ; 1? Di contro a luterani e calvinisti che affermavano come tutti i cri- stiani siano sacerdoti e percid offerenti della cena, v. A. Tanquerey: Synop* sis theologiae dogmaticae, t. III, Desclée 1930: « Omnes et soli'sacerdotes sunt, proprie loquendo, ministri secundarii sacrificii missae, Christus est quidem principalis minister. Fideles mediate, non autem sensu stricto, per sacerdotes offerunt ». (Cfr. Cone, Trid. Sess. XXII, Can. 2). 18 appate investito di poteri sacerdotali autonomi. Di questo passo non stupitebbe l’autorizzazione al popolo, tra qualche tempo, di congiungersi al sacerdote. nella pronuncia delle formule consacra- torie (cid che del testo sembra gid accada, qua e 1a). : 2) La posizione del sacerdote & minimizzata, alterata, falsata. Prima in funzione del popolo di cui egli & caratterizzato pet Jo pitt come mero presidénte o fratello-anziché come ministro con- sacrato che celebra in persona Christi. Poi in funzione della Chiesa come un « quidam de populo ». Nella definizione della epiclesi (n.'55c) le invocazioni sono attribuite anonimamente alla Chie- sa: il ruolo del sacerdoie & dissolto. “Nel Confiteor divemuto collettivo egli non @ pit giudice, testimone e intercessore presso Dio; & logico. dunque che non gli sia pit dato di impartire l’assoluzione, che & stata infatti sop- pressa. Egli & « integrato » ai fratres. Persino il chierichetto lo chiama cosi nel Confiteor della « Missa sine populo ». Gia prima di quest’ultima riforma era stata soppressa la significativa distinzione tra la Comutione del sacerdote — il momento in cui, per cos} dire, il Sommo ed Eterno Sacerdote "-@ colui che agiva in sua persona si fondevano in intimissima unio- ne (nella’ quale era il compimento del Sacrificio) — e quella dei fedeli, Non pit una parola ormai sul suo potere di sacrificatore, sul suo atto consacratorio, sulla realizzazione per suo mezzo della Presenza eucaristica. Egli appare nulla pit che un ministro prote- stante. La sparizione o I’uso facoltativo di molti paramenti (in certi casi alba e stola bastano - n. 298) vanificano ancor pit Poriginale conformazione al Cristo: il sacerdote non & pid tivestito di tutte le virth di Lui; egli & un semplice « pruduato » che uno o due 19 segni distinguono appena dalla massa: (« un po’ pili uomo degli altri» per citare la formula involontariamente umoristica di un moderno predicatore "), Di nuovo, come nella opposizione degli altari, si separa cid che Dio ha unito: Punico Sacerdozio ' del Verbo di Dio. 3) Infine la posizione della Chiesa di-frorite al Crist un solo caso, quello della « Missa sine populo » ci-si degna ‘di ammettere che-la Messa & « Actio Christi et Ecclesiae», (n./4 cfr, Presb. Ord. n. 13), mentre nel caso della « Missa. cum po; pulo » non si accenna che allo scopo di far memoria di Cristo » ¢ santificare i presenti. « Presbyter.celebrans.,.. populum... sibi' sociat in offerendo sacrificio per Christum in Spiritu Sancto Deo Patri» (n. 60), anziché associare il popolo. a Cristo che offre se stesso « pet Spiritum Sanctum Deo Patti ». S'inseriscono iri questo ‘contesto: la gravissima omissione delle clausole « Per.Christum’Dominum nostrum », garanzia di esaudimento data alla Chiesa di tutti i tempi (Io. 14, 13-14; 15, 16; 16, 23-24); V’ossessivo « paschalismo'»: quasi che la comunicazione della grazia non presentasse altri aspetti altrettanto importanti; lescatologismo dubbio ¢ maniaco, in cui la comuni- cazione di una realta, la grazia, che & permanente ed eterna, @ In... ricondotta’ alla dimensione del tempo: popolo in marcia, chiesa’ peregrinante — non pit. militante, si badi, contro la Potesias tenebrarum — verso un futuro che'non é pit: vincolato all’etetno (quindi anche all’eterno presente) ma a-un vero € proprio avve-..’ nire temporale. La Chiesa — Una, Santa, Cattolica, Apostolica — @ umiliata come tale nella formula che, nella « Prex eucharistica IV », ha © Notiamo una innovazione impensabile ¢ che sara psicologicamente disastrosa: il Venerdi Santo in paramenti rossi anziché neri (n. 308b): Ja commemorazione cio’ di un qualsiasi martire anziché il lutto della’‘Chiesa: * tutta pet il suo Fondatore, Cfr. Mediator Dei, I, 5 (v. p. 25, nota 28). 2 P, Roguet, O.P., alle Domenicane di Betania a Plesschenet. 20 sostituito la preghieta del Canone romano « pro omnibus ortho- doxis atque catholicae et apostolicae fidei cultoribus ». Ora essi sono, né pid ié meno: « omnitm qui te quaerunt corde sincero », , Cosi, nel Memento dei morti, questi non sono pit trapassati &cuin- signo fidei et .dotmiunt in somno pacis » ma semplice- jmente’« obierunt in pace Christi tui»; ad’essi si aggiunge, con nuovo e patente, scapito del concetio di unitarietd ¢ visibilita, la tutba di omnium defunctorum quorum fidem tu solus cogno- “ visti». a In nessuna delle tre nuove preci, poi, vi é il minimo cenno, come gid si é detto; allo stato di sofferenza dei trapassati, in nes- suna la possibilita di un Memento patticolare: il che, ancora una volta, snerva la fede nella natura propiziatoria e redentiva del Sacrificio™. Omigsioni dissacranti avviliscono ovunque il Mistero della Chiesa. Esso & misconosciuto innanzi tutto come geratchia sacra: Angeli ¢ Santi sono ridotti all’anonimato nella secohda parte del Confiteor collettiyo: sono scomparsi come testimoni e giudici, nella persona di Michele, dalla prima“. Scomparse anche le varie ‘Gerarchie Angeliche (e cié & senza precedenti) dal nuovo Prefazio della « Prex II ». Soppressa nel Communicantes ‘la memoria dei “Pontefici e dei Santi Martiti su cui la Chiesa di'Roma é fondata, che fatono senza dubbio i trasmettitori delle tradizioni apostoliche Je:completarono in cid che divenne, con S. Gregorio, Ja Messa romana. Soppressa, nel Libera nos,:1a menzione della B. Vergine, degli Apostoli e di tutti i Santi: la sua e loro intercessione non & quindi pit chiesta neppure nel momento del pericolo. 2° Tp alcune traduzioni del Canone romano, il « locus refrigerii, lucis et pacis » veniva reso come un semplice stato (« heatitudine, luce, pace »). Che dite, ora, della sparizione di ogni esplicito accenno alla Chiesa pur- gante? *\ Th tanta febbre di decurtazione, un solo articchimento: Porissione, menzionata nell’accusa dei peccati al Confiivor... at Lunitd della Chiesa & compromessa fino allintollerabile omissione, nell’intero Ordo, comprese le tre nuove «.Preces » (e con la sola eccezione del Communicantes del Canone romano), dei nomi degli Apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa di Roma, nonché dei‘nomi degli altri Apostoli, fondamento e segno - della Chiesa unica e universale.. Chiaro attentato.al dogma della Comunione dei Santi Ja sop+ Prtessione, quando il sacerdote celebri senza inserviente, di tutte Je salutationes e della benedizione finale; dell’Ite Missa est *. poi, persino nella messa celebrata con Dinserviente: Il doppio Confiteor mostrava come il prete, ‘in veste di ministro di Cristo e in profonda inclinazione, riconoscendosi indegno dell’alta missione, del « tremendum mysterium » ché an- dava a celebrare, e additittura (nell'Aufer @ nobis) di entrate nel Santo dei Santi, invocava ad intercessione (nell’Oramus te; Domine) i meriti dei martiri di cui l’altare racchiudeva le teliquie. Entrambe le preghiere sono state sopptesse. Vale qui cid che gia @ stato detto per il doppio Confiteor e la doppia Comunione. Sono profanate le condizioni del Sacrificio: come segno di una cosa sacra: vedi ad esempio la celebrazione fuori del Juogo sacro nel qual caso l’altare pud essere sostituito da una semplice «mensa» senza pietra consacrata né reliquie, con una. sola tovaglia (nn. 260, 265). Anche qui vale, quanto gia detto a proposito della Presenza Reale:. dissociazione del « convivium » e sacrificio della cena, dalla stessa Presenza Reale, La desactalizzazione & perfezionata grazie alle nuove, grotte- sche modalita dell’offerta; I’accenno al pane anziché all’azimo, la facolta, data persino ai chierichetti (nonché ai laici nella comu. * Alla conferenza stampa in cui’ fu presentato l’Ordo, il. P, Lecuyer, in una professione di pura fede razionalistica, patld di convertite in «Do. minus tecum >, « Ora, frater »-etc. le salutationes nella « Missa sine po- pulo », «..perché non vi sia nulla che non cortisponda a verita ». 22 nione sub ulraque specie) di toccare 1 vasi sacri (n, 244d); la in verosimile atmosfera che si creera nella chiesa ove si alterneranno senza tregua sacerdote, diacono, suddiacono, salmista, commenta- tore. (il sacerdote stesso par divenuto tale, continuamente inco- taggiato com’é a « Spiegare » cid che sta per compiere), lettori (udmini e donne) chierici 9 laici che accolgono i fedeli alla porta “ eli accompagnano ai loro posti, fanno la colletta, portano e smista- no offerte; e; in tanto delirio scritturistico, la presenza antivetero- testamentaria, aptipaolina della « mulier idonea » che, per la ptima volta nella tradizione della Chiesa, sard autorizzata a leg- gete le lezioni.e adempiere anche ad altri « ministeria quae extra presbyterium peraguntur » (n..70). Infine la mania concelebra- totia, ché finira di distruggere la pieti eucaristica del sacerdote ¢ * di onnubilare la figura centrale del Cristo, unico Sacerdote ¢ Vittima, e dissolverla nella presenza collettiva dei concele- branti ”. VI Ci siamo limitati ad un sommario esame del Novus Ordo, nelle sue deviazioni pit gravi dalla teologia della Messa cattolica. Le osservazioni fatte sono soltanto quelle che hanno un carattere ¢ipico. Una valutazione completa delle insidie, dei peri- coli, degli elementi spiritualmente e psicologicamente distruttivi che il documento contiene, sia nei testi come nelle rubriche e nelle istruzioni, richiederebbe ben altra mole di lavoro. Poiché furono criticati ripetutamente e autorevolmente nella *° A questo proposito noteremo marginalmente che appare lecito, ai sacerdoti che siano costretti a eclebrare da soli prima o dopo la concelebra- zione, di comunicarsi di nuovo sub uéraque specie durante questa... 23 loro forma e sostanza, abbiamo sorvolato sui nuovi canoni, di cui il secondo “ ha immediatamente scandalizzato i fedeli per la sua brevita. Di esso si @ potuto scrivere, tra molte altre cose, che pud essere celebrato in piena tranquillita di-coscienza da un’ptete che non cteda pit né alla transustanziazione né alla natura sactificale: della Messa, ¢ che quindi si presterebbe benissimo athe: alls cele: brazione da parte di un ministro protestante. : : Il nuovo Messale fu presentato 2 Roma come. riale pastorale », « testo pit pastotale che giuridico Conferenze Episcopali avrebbero'potuto opetare secondo'lecirco: stanze é il genio dei vari popoli. Del resto, la I'sezione dellanuova Congregazione per il Culto Divino sara responsabile-xdell’edizione e della costante revisione dei libti'liturgici ». Sctivé Vriltiine bol- lettino ufficiale degli Istituti Liturgici. di Germania, Svizzéia, Austria”: « i testi latini dovranno ora esser tradotti nelle lingue dei vari popoli; lo stile « tomano’» dovra ¢ssere adattato’ all’in- dividualita delle Chiese locali; cid che fu concepito al difuoti del’. tempo deve essere trasposto nel mutevole contesto di situazioni concrete, nel flusso costante della Chiesa universale ¢ delle: sue mitiadi di congtegazioni ». La Costituzione Apostolica stessa da il colpo di grazia alla lingua universale (in contrasto con la volonta espressa nel Con- cilio Vaticano II) affermando senza equivoci che « in fot warie- tate linguarum una (?) eademque cunctorum precatio,.. quovis. | ture fragrantior ascendat ». r La morte del latino @ data dunque per scontata; ‘quella’ del.’ gregoriano, che pure il Concilio riconobbe « liturgiae Yomaniae ™ Che si 8 voluto presentare come. « canone di Ippolito» mentre dt quel canone setba.appena qualche reminiscenza verbale: * 4 Gottesdienst »,.n. 9, 14.maggio 1969. 24 proptlum » (Sacros. Cone. n. 116), otdinando che « principem locum obtineat » (ibid.), ne consegue logicamente, con la libera scelta, tra altro, dei testi dell’Introito e del Graduale. J nuovo tito & dato quindi in partenza come pluralistico e Sperimentale; legato al tempo e al luogo, Spezzata cos} per sempre Vunita di culto, in che:cosa-consistera ormai quell’unita di fede che nie-conseguiva ¢ di cui sempre-si parla come della sostanza da difendete senza compromissicni? . i 6 E evidente che il Novus Ordo non ‘vuole pitt rappresentare la fede di Trento, A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica 2 vincolata in eterno. Il vero cattolico & dunque posto, dalla pro- mulgazione del Novus Ordo, in una tragica necessita di opzione. i VII * La Costituzione accenna esplicitamente a-una ticchezza di pietd e: di dotttina mutuata nel.Novus Ordo dalle Chiese di ‘Oriente, II risultato ‘appare tale da respingere inorridito il fedele di tito orientale, tanto lo spirito ne &, pid che remoto, addirittura ,opposto. A che si riducono queste scelte ecumeniche? Jn sostanza, valla ‘molteplicita delle anafore (non certo alla loro bellezza e complessita), alla presenza del -diacono e alla comunione sub utraque specie, Per contro, pare si sia voluto eliminare delibera- tamente tutto quanto, nella liturgia romana, era pit prossimo alorientale * e, rinnegando linconfondibile ed immemorabile ca- * Si pensi, per ricotdare solo la bizantina, alle preghiere penitenziali, lunghissime, istanti, ripetute; ai sclenni siti di vestizione dol celebrante c del diacono; alla preparazione, che 8 gid un tito completo in se stessa, delle offerte alla proscomidia; alla presenza costante, elle oraztoni @ persino 25 rattere romano, abdicare a cid che pid gli era proprio e spiritual- mente prezioso, Lo si & sostituito con elementi che soltanto a certi titi riformati (e nemmeno a quelli pid prossimi al cattolicesimo) lo avvicinano degradandolo, mentre vieppit ne allontaneranno Oriente, come l’hanno gia allontanato le ultime riforme. In compenso, esso piacerd sommamente a tutti quei gruppi, vicini alla apostasia, che devastano la Chiesa inquitandone l’or- ganismo, intaccandone I’unita dottrinale, liturgica, morale ¢ disci- plinare in una crisi spitituale senza precedenti, VHI S. Pio V curd Pedizione del Missale romanum affinché (come la stessa Costituzione ricorda) fosse strumento di unitd tra i cattolici. In conformit alle prescrizioni del Concilio Tridentino esso doveva escludere ogni pericolo, nel culto, di errori contro la nelle offerte, della Beata Vetgine, dei Santi-e delle Gerarchie Angeliche (che, nell’Entrata col Vangelo sono addirittura evocate come invisibil- mente concelebranti ¢ con le quali si identifica il coro nel Cherubicon); alla iconostasi che nettamente, separd santuario da tempio, clero da popolo; alla consacrazione celata, evidente simbolo dell’Inconoscibile:a cui'T'intera Liturgia allude; alla posizione del celebrante versus ad Deum e mai versus ad populum; alla comunione amministrata sempre e solo dal célebrante; ai continui e profondi segni di adorazione di cui, sono fatte segno le Specie; all’atteggiamento essenzialmente contemplativo del popolo. I! fatto che tali liturgie, anche nelle forme meno solenni; durino pid di un’ora, ¢ le costanti definizioni che vi si trovano (« tremenda ¢ inenarrabile liturgia », « tremendi, celesti, vivificanti misteri » ecc.) bastino a dir tutto, Notiamo infine, sia nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo che in quella di San Basilio, come il concetto di « cena » o di « banchetto » appaia chia’ ramente subordinato a quello di sacrificio, cost’ come Jo era nella Messa tomana. 26 fede, Inaldiatn allora dalla Riforma protestante. Cost gravi crano i motivi del Santo Pontefice che mai come in questo caso appare guustificata, quasi profetica, la sacra formula che chiude la Bolla di promulgazione del suo Messale: « Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indighationem Omnipotenti Dei ac beatorum Petri et Pauli Apostolorum eijus se noverit incursurum » (Quo primum, 13 luglio 1570)”. Si avuto l’ardire di affermare, presentando ufficialmente il Novus Ordo alla Séla Stampa del Vaticano, che le ragioni del Tridentino non sussistono pit. Non ‘solo esse sussistono ancora, ma ne esistono oggi, non esitiamo a dirlo, di infinitamente pit gravi. Proprio facendo fronte alle insidie che minacciavano di secolo in secolo Ja putezza del deposito ricevuto (« depositum ‘ custodi, devitans profanas vocum novitates », I Tim. 6, 20), la Chiesa dovette erigergli intorno le difese ispirate delle sue de- finizioni dogmatiche.e dei suoi pronunciamenti dottrinali. Essi ebbero ripetcussione immediata nel culto, che divenne i] monu- mento pit completo della sua fede. Volere ad ogni costo riportare questo culto all’antico, rifacendo freddamente, in vitro, quel che in antico-ebbe la grazia della spontaneitd primigenia, secondo quel- T’« insano archeologismo » cosi:tempestivamente e lucidamente condannato da Pio XII, significa-— come purtroppo si é visto *.* Nella Sessioné XIII (decreto sulla SS.ma Eucarestia), il Concilio di Trento manifesta la sua intenzione « ut stirpitus convelleret zizania exe- crabilium errorum et schismatum, quae inimicus homo.. in doctrina fidet usu et cult Sactosanctae Bucharestiae superseminavit (Mt. 13, 25 ss.) .«. quam alioqui Salvator noster in Ecclesia sua tamquam symbolum reliquit cius unitatis et caritatis, qua Christianos omnes inter se coniunctos et copu- latos, esse voluit » (DB, 873). * « Ad sactae liturgiae fontes mente animoque redire sapiens perfecto ac Jeudabilissima res est, cum’ disciplinac huius studium, ad eius origines remigrans, haud parum conferat ad festorum dicrum significationem et ad formularum, quae usurpantur, sacrariupque caeremoniarum sententiam al- tius dividentiusque pervestigandam: von sapiens tumen, non landabile est omnia ad antiquitatem quovis modo reducere, Hacue, ut exemplis utamur, 27 — smantellarlo di tutte le sue difese reologiche oltre che di tutte Je bellezze accumulate nei secoli”’, e proprio in uno dei momenti pitt ctitici, forse il pit critico che la storia della Chiesa ricordi. Oggi, non pit: all’esterno, ma all’interho stesso’ della. .catio-" licitd l’esistenza di divisioni‘e scismi 4 ‘ufficialmente’ riconoséiu: ae ta; Punita della Chiesa é non pit soltanto" minacciata ma ‘gid : tragicamente compromessa™ ¢ gli ertori contro la fede. s‘impon: ‘ gono, pit che insinuarsi, attrayetso abusi ed aberrazioni litutgiche ugualmente riconosciute“. L’abbandono di una tradizione litur- «| is on recto aberret itinere, gui priscam altari velit mensae formant restituere; “ qui liturgicas vestes velit nigro semper careré coloré; qui sacras imagines a0 statuas e templis probibeat; qui divint Redemptoris int -Grucem' acti eff gies ita conformari iubeat, ut corpus eius acerrimos non referat, quos passus ‘ est, cruciatus... Flaec enim cogitandi agendique ratio nimiam ‘illam reviscete subet atque insanam antiquitatum cupidinem, quam illegitithum excitavit | Pistoriense concilium, itemque multiplices illos restituere: enititur-errores, qui in causa fuere, cur conciliabulum idem: cogeretut, quique inde non sine magho animorum detrimento consecuti sunt, quosque Ecclesia, eur evigi- lens semper evistat "fidei depositi” eustos sibi a Divino Conditéte:con- crediti, iure metitoque reprobavit », (Mediator Dei, I, 5). ® «Non ci illuda il criterio'di ridurre edificio della Chiésa; diven-. tato largo e maestoso per la gloria di Dio, come un suo tempio magnifico, alle sue iniziali e minime proporzioni, quasi che quelle siano ‘solo Je vere, solo le buone... » (Paolo VI, Ecclesiam stam). at PAR * «Un fermento praticamenté scismatico divide, suddivide, ‘spezza Ja Chiesa » (Paolo VI, Onielia’ in Cena Domini’ 1969). , tet % & Vi sono anche tra noi quegli "schismata”, quelle ”scissurae”. che la prima lettera ai Corinzi di San Paolo, -oggi ‘nostra ammaestrante Jettura, dolorosamente denuncia » (cfr. Paolo ‘VI, ibid. ?: * B noto a tutti come il Concilio Vaticano II venga oggi ‘tinnégato proprio da coloto che'si vantarono di esseme i padri; coloto che = mientre iI Sommo Pontefice, chiudendolo, dichiarava non aver esso imutato’ nulla — ne partitono decisi a « fatne esplodere » il contenuts in sede-d¥ appli- cazione. Purtroppo la Santa Sede, con una fretta che: ai pitt parve inespli- 28 gica che fu per quattro secoli segno e pegno di unita di culto (per sostituirla con un’altta, che non potra non essere segno di divi- sione per le licenze inhumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la putezza’ della’ fede ‘cattolica), appate, volendo definirlo nel modo pit: mite; ui incalcolabile errore. ail Corpus Domini 1969 {zg yt wn cabile, ha consentito e quasi incoraggiato, attravetso il Consilium ad exe- quendam Constitutionen de Sacra Liturgia, una sempre crescente infedelta al Concilio, che va dagli aspetti solo apparentemente formali (latino, gre- goriano, soppressione di riti venetandi ecc.) a quelli sostanziali consacrati dal Novus Ordo, Le terribili conseguenze, che abbiamo tentato di-illu- strare, si sono ripercosse, in modo psicologicamente forse ancora pid cata- strofico, nei campi della disciplina ¢ del magistero ecclesiastico, scuotendo pautosamente, insieme con il prestiglo, In doellitd dovuta alla Sede Apo- stolica. 29 Beatissimo Padre, esaminato efatto ésaminare il Novus Ordo Missae piepatato dagli esperti del Consilium ad exequendam: Constitutionem de Sacra Liturgia, dopo lungs tiflessione e preghiera sentiamo il dovere, dinanzi a Dio ed alla Santita Vostra, di‘esprirsere le considetazioni segdenti: ae = Beng * ‘ | : i " - 1) Come dimostta sfficientemente il pur breve esame’ ctitico alle- gato opera di. unorscelté gruppo di teologi, . liturgisti’ & pastori danitne — il'Novas Ordo Missae, ‘considetati gli-clementi ‘nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappre- senta, sia nel suo insieme come -nei particolari, tin impressionante. allontas namento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nell Sessione XXII ‘del Concilio Tridentino, il quale, fissando ‘definitivamente i « canoni » del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse ['integrita del Mistero. 2) Le ragioni pastorali addotte a sostegno di tale gravissima frat- tuta — anche se di fronte alle ragioni dottrinali avessero diritto di sussi- stere — non appaiono sufficient. Quanto di nuovo appare nel Novus Ordo Missae e, per contro, quanto di petenne vi trova soltanto un posto minore © diverso, se pure ancor ve lo trova, potrebbe dar forza di cer- tezza al dubbio — gid serpeggiante purtroppo in numerosi ambienti — che verit’ sempre credute dal popolo cristiano possano mutarsi o tacersi senza infedelta al sacro deposito dottrinale cui la fede cattolica & vincolata in eterno. Le tecenti riforme hanno dimostrato a sufficienza che nuovi mutamenti nella liturgia non portetebbero se non al totale disorientamento dei fedeli che git danno segni di insofferenza e di inequivocabile dimi- nuzione di Fede, Nella parte migliore del Clero cid si concreta in una totturante crisi di coscienza di cui abbiamo innumerevoli e quotidiane testimonianze. 3) Siamo certi che queste considerazioni, che possono giungere soltanto dalla viva voce dei pastoti e del gregge, non potranno non trovare un’eco nel cuore patetno di Vostra Santit’, sempre cos! profondamente sollecito dei bisogni spirituali dei figli della Chiesa, Sempre i sudditi, al cui bene @ intesa una legge, Jaddove questa si dimostti viceversa nociva, hanno. avuto, pid che il diritto, il doveré di chiedere .con filiale fiducia al legislatore V’abrogazione della legge’ stessa. Supplichiamo percid istantemente. la Santit Vostra di non volerci togliere — in un momento di cosi dolorose lacerazioni ¢ di sempre mag- gicti peticoli:per la purezza della Fede ePunita della Chiesa, che trovano eco quotidiana ¢ dolente nella voce del Padre comune —~ Ja possibilitd di ‘continuare a ricorrere alla integtit’ feconda di quel Missale romdnum di San Pio V dalla Santita Vostra csi altamente lodato e dall’intero mondo cattolico cosi profondamente venerato. ed amato. A. Card. Otteviani “A: Card. Bacei Questo lavoro & stato redatto in Roma da uno scelto gruppo di teologi ¢ liturgisti di diverse nazioni e tendenze, incoraggiati, da Alte Autorita. Questi teologi e liturgisti non hanno creduto, in coscienza, di poter restare indifferenti dinanzi a una rsiforma litargica non solo troppo affrettata ma che si ispira a criteri peri- colosamente opposti alla Tradizione. In questo opuscolo essi espongono i motivi della loro stupe- fazione, analizzando accuratamente il Novus Ordo Missae. Essi sperano che i lettori, convinti dall’obbiettivita del loro esame, interverranno immediatamente presso il Sommo Pontefice espri- mendogli la loro angoscia dinanzi ai gravi pericoli che corre, con questa tiforma, il sacro deposito della Fede. Li invitano a chie- dere istantemente al Santo Padre che il Messale Romano attual- mente in vigore non cada in desuetudine e sia conservato con la stessa venerazione della quale & stato oggetto durante quattro secoli, Essi potranno intervenire presso i] Santo Padre sia aggiungendo la loro firma alla lettera di supplica qui unita, gid firmata dalle Loro Eminenze i Cardinali Ottaviani e Bacci sia redigendo una lettera personale. Che i Santi Martiri sul cui sangue si elevarono le fonda- menta della Chiesa di Roma e il cui ricordo rischia di scomparire dal Canone Romano, vogliano ancora una volta venire in aiuto alla Chiesa, affinché resti per sempre fedele alla Tradizione. Roma, festa di S, Pio X, 1969 “ bras Serre (3 aekbennhen’) Avvertenza: Chi desiderasse altre copie del « Breve esame critico del Novus Ordo Missae » pud chiederle presso la Fondazione « Lumen * Gentium », via Esquilino, 38 - 00185 Roma.

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