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Londra,
National Gallery. (autoritratto)
Premesse
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Biografia:
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Galleria Nazionale della Sicilia) di gusto franco-
catalano.
In questi anni
giovanili del maestro
messinese si colloca
la Crocifissione di
Bucarest in cui
prevalgono ancora
elementi fiamminghi
come l'attenta analisi
paesaggistica (dove
si riconosce uno
squarcio della sua
città natale) e la resa
dei panneggi sfaccettati anche grazie al sapiente
giuoco di luci. I corpi morenti del Cristo e dei ladroni
però, seppure atteggiati alla maniera di Jan Van Eyck,
non mostrano le forzature espressive dell'olandese, ma
esprimono una sofferenza più composta e più
classica.
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Giorgione. Le figure dei Santi, che indossano abiti dalle
stoffe preziose, posseggono quella monumentalità
ormai tutta pierfrancescana, ma Antonello stempera le
atmosfere metafisiche del maestro borghigiano
rendendo i suoi personaggi più umani.
Le straordinarie tavole di
piccolo formato, che ancora
una volta richiamano modelli
fiamminghi, sono ritratti
penetranti della classe
dirigente veneziana, in cui
Antonello supera
l'interpretazione araldica e
idealizzata del soggetto, per
mostrarne i caratteri più
realistici e concreti. Alla stessa
maniera egli rappresenterà
innumerevoli volte
l'Annunciata e l'Ecce Homo,
dove gli aspetti umani dei
soggetti prevarranno su quelli
sacri.
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Rispetto alla pala di San Cassiano, nell'Annunciata
di Palermo, vi sono ulteriori novità: il volto eburneo e
perfettamente ovale, frutto di una rielaborazione delle
sculture del Laurana e degli studi geometrici di Piero;
l'espressione di intima vergogna della Vergine
Annunciata che, mentre abbassa lo sguardo, accosta i
lembi del manto cobalto; la scelta del soggetto
iconografico, dove Maria appare relazionata ad un
libro, proprio negli anni in cui si diffondeva la stampa;
la luce che illumina esclusivamente il soggetto,
accentuando l'intimità del momento; infine, il delicato
gesto della mano destra, che suggerisce ancora un
moto di scherno? E che soprattutto attraversa lo spazio
fino a renderne l'effetto della tridimensionalità. Con il
maestoso San Sebastiano di
Dresda, lo stile di Antonello
raggiunge la sua piena
maturazione. La prospettiva
centrale è dominata dalla
figura statuaria del giovane
Santo, che appare tubolare
come la colonna posta di
traverso. In quest'opera, il
grande siciliano riprende
Piero della Francesca nella
pavimentazione geometrica
e nelle arcate sul fondo che,
insieme al soldato disteso
(quest'ultimo elemento
ispirato ad Andrea
Mantegna), gli servono a
dare il senso della
profondità. Innumerevoli
sono le citazioni classiche
che si mescolano
mirabilmente ad un'attenta
analisi del contesto, quasi indifferente alla scena del
martirio. Discreti personaggi si muovono sullo sfondo
animato da piante e rampicanti e da quel bellissimo
brano fiammingo dei tappeti stesi a prendere aria. Il
tutto è avvolto da una luce chiara e naturale, con cui il
maestro approda definitivamente al linguaggio italiano.
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Pochi anni dopo la scomparsa di Antonello, Giovanni
Bellini, seguendone le orme, arriverà all'armonica
fusione uomo-natura, preannunciando gli altissimi
risultati di Giorgione e di Tiziano.
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ANALISI
A: la scoperta .-
B: le testimonianze.-
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ritratti dipinti potranno resistere nel corso del tempo mentre la pittura
eseguita con materiali caduchi e che nel corso del tempo svaniscono,
è destinata a sparire.
La pittura ad olio sembrava dunque portare una risposta capace di
smentire questa fragilità dell’arte e gli esempi dell’alta
considerazione della pittura ad olio si moltiplicavano in questi anni.
Quindi un visitatore, d’origini italiane che conosce nel 1517, non solo
la grande tradizione quattrocentesca ma anche i cantieri romani di
Raffaello, che conosce la volta della cappella Sistina, arriva al Nord e
non esita a definire questo retable uno dei più grande capolavoro del
mondo occidentale.Il retable è opera di Humbert e Jan Van Eyck, due
maestri della “Magna Alta”.Si tratta di un opera già vecchia di un
secolo (stessa età degli affreschi di Masaccio alla Carmine di
Firenze).Una considerazione importante, i visitatori si rendono conto
che si tratta di un opera antica, ma Luigi d’Aragone testimonia che
adesso esca di mano.La pittura ad olio a questa qualità smaltata che
consente a questa finitezza modernità durata, quello che stupisce il
visitatore.
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In questo contesto di trasformazione, Antonello è riconosciuto
come il protagonista storico della diffusione della tecnica della pittura
ad olio nella penisola.
• Al livello locale:
• Al livello nazionale:
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,benché il volto è finito all’italiana…” (b*).
Quando Giorgio Vasari nelle due edizioni delle Vite ,la prima nel
1550 ,la seconda nel 1568,senza varianti notevoli per quanto riguarda
Antonello da Messina,fioccò per l’appunto questo pittore ,noi
troviamo gli elementi di quello che costituirà il mito letterario e
storiografico dell’artista attraverso i secoli. Quello che colpisce nella
narrazione vasariana è che contrariamente a quelle che sono le
caratteristiche delle biografie degli altri artisti ,Antonello è un
personaggio senza riferimento territoriale .Lo troviamo menzionato
nell’introduzione quando Vasari prende in considerazione le varie
tecniche della pittura e quando racconta come naturalmente come la
pittura ad olio è stata scoperta e diffusa in Italia,lo troviamo
menzionato tra i pittori toscani, perché Antonello ha trasmesso a loro
questa capacità.Lo troviamo menzionato nella scuola veneziana dove
Vasari inserisce la sua biografia .
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1.3.- Altre ipotesi e contribuiti .-
A: diversi fonti .-
• Seroux d’Agincourt:
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• G. Grosso Cacopardi:
A: Altri intenti .-
• Hans Memling:
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riconosce d’Antonello nella figura del Ecce Homo (5) oggi
conservato nella galleria Spinola di Genova, ma nello stesso tempo
prende per opera d’Antonello ,un ritratto d’uomo , oggi attribuito a
Bellini ma che ha suscitato per lo stile cosi tipico, un riferimento ad
un’opera di filiazione d’Antonello da Saliba.
Mundler vede in casa del principe Tribuzio il ritratto maschile
(7) firmato e datato nel 1476 eseguito a Venezia da Antonello da
Messina, oggi conservato nella galleria di palazzo Madana .
• Lo studio di Cavalcaselle:
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che malgrado questo grande progresso,a partire della seconda metà
dell’Ottocento ,la figura d’Antonello sul piano internazionale, rimane
totalmente sconosciuto.
A: le mostre .-
• Hans Fries:
• Konrad Witz:
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Compianto del Cristo morto (12) conservata nella collezione Frick di
New York. Questo dipinto è caratterizzato da un’invenzione
stupefacente:la disposizione dei personaggi su un paesaggio quasi
desertico e pure segnato dal profilo di una città imponente .Ma con
l’intervento d mani esperti , ci si rende che la traduzione pittorica non
è all’altezza dell’invenzione. E questo è dovuto al fatto che il dipinto
della collezione Frick,considerato ancora all’inizio del Novecento
come opera d’Antonello è una copia variata di un capolavoro anche
considerato nella collezione Frick. L’attribuzione va a Konrad Witz,
pittore nato in Baviera negli stati di Savoia nel 1475 e nel 1478 ,alla
fine del proprio percorso ,è attestato a Milano alla corte di Gian
Galeazzo Sforza. Un pittore che con il proprio percorso attraverso le
Alpi fa da collegamento per facilitare la trasmissione dei modelli
visivi dal Nord verso il Sud, un pittore il cui percorso in qualche
modo è parallele a quello d’Antonello.
Una delle opera più avvincente di Konrad Witz è una
crocifissione (13) conservata oggi nel museo di Berlino e in cui si
combinano la veduta reale e il repertorio iconografico: perché il
castello costruito sulle rive del lago, ha qualche similitudine con
quello d’Annecy in Savoia mentre le figure appartengono ala
tradizione napoletana ; un linguaggio che è fortemente segnato dalla
cultura settentrionale ma allo stesso tempo ,aperto a delle suggestioni
meridionali che in Savoia penetrano attraverso la valle del Rodano e
consentono lo sviluppo di un’aria alpina e apparentemente isolata dal
contesto mediterraneo ,di motivi, elementi che hanno una
componente meridionale.
• Un bilancio:
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Per Quali ragioni , l’attività di un pittore cosi
apprezzato di un grande livello stilistico e
tecnico, le opere formate sono limitate ad un
segmento particolare della sua carriera?
2.1.- La rivalutazione
A: Gli protagonisti .-
• La spiegazione di Bucanzi:
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Antonello partirà dunque per un viaggio di cui non sappiamo
la destinazione ma che assomiglia di più ad un vero trasloco che un
viaggio di diporto o un’assenza temporanea ,perché quando il padre
(da un documento del 15 gennaio 1460) affitterà una barca per andare
relativamente grande,per andare a riprendere il figlio nel porto
d’Amantea partendo da Messina. Sono sei gli uomini che la
governano e le persone da portare sulla costa calabra ,non sono solo
Antonello ma anche sua moglie, i figli, il fratello, la sorella ,la
suocera e infine alcuni impiegati di casa. Quello che è interessante da
considerare, è che la prima fase d’attività del pittore sembra svolgersi
in modo quasi pendolare tra Messina e la città di Reggio Calabria.
I documenti sull’attività d’Antonello sono stati riscoperti tra
la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,da ricercatori ,eruditi
siciliano che gli hanno interpretati accentuando il valore di varie
tradizione municipali ,facendo ora un artista messinese ora un artista
palermitano.
Le grande scoperte documentarie della fine dell’Ottocento ci
hanno consentito praticamente di recuperare tutto ciò che al meno
fino a questo momento ,è noto da un punto di vista storico. Questi
dati mettono pure in evidenza un altro periodo d’assenza ma che non
è schiarita da un testo ma che ipotizza un altro viaggio del pittore.
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realizzato da Jan Van Eyck ,acquistato a Bruges a gran prezzo da Re
Alfonso d’Aragone,grazie all’intermediazione di un mercante e di un
generale valenziano, responsabile di questo acquisto fiammingo.Il
dipinto di Van Eyck è purtroppo perduto, ma ha dovuto certamente
avere un impatto notevolissimo sugli artisti contemporanei, e ne
dobbiamo riconoscere un ricordo fiammingo in un minuscolo quadro,
oggi conservato alla National Gallery di Washington attribuito a
Roger Van der Weyden, altro pittore fiammingo.
La presenza della pittura fiamminga nel bacino
mediterraneo, non è soltanto una testimonianza di un gusto
aristocratico del Re o delle persone più aggiornate, ma è un vero e
proprio elemento che stimola l’evoluzione del linguaggio figurativo e
che diventa un elemento assolutamente essenziale. Il gusto per la
pittura fiamminga era molto forte nella penisola italiana ma anche
iberica già prima del 1450, cioè ad una data precoce per la diffusione
di questi motivi.
• L’omaggio di Facio:
• La conferma di Cavalcaselle:
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2.2.- Un’opera chiave nell’opera d’Antonello .-
A: La crocifissione di Sibiù .-
• Lettura dell’opera:
• L’ intervento di Longhi:
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investigazioni ad opera di Cavalcaselle ,inizierà una
grande rivalutazione della pittura di Antonello d a Messina .Saranno
questi contributi che, definitivamente riattribuiranno al pittore ,la
propria corretta visibilità .
Esiste per l’ appunto un dipinto,la crocifissione di Sibiù,
per il quale Longhi ha dedicato un articolo pubblicato nel 1953, su
Paragone intitolato “ frammento siciliano”: questo dipinto, come
precisa Longhi è contraddistinto di una sutura tra questi due emisferi
cosi differenti ,dominati da un sentimento naturalistico;non esistono
le areole, non esiste il fondo d’ oro.Esiste quindi, un’
approssimazione molto forte nei confronti di una riproduzione
cattivante del mondo che diventa un modo di riprodurre la realtà per
lo meno della parte inferiore del dipinto, tipica di Jan Van Eyck .
E’ soprattutto collegato a un’ invenzione che ha realizzato
Van Eyck ,due piccole tavole di cui una crocifissione (20),
conservata oggi al Metropolitan Museum a New York ,che
appartengono alla fase più antica della sua attività: sono due dipinti
realizzati intorno al 1425-1426,ma che nonostante le dimensioni
quasi confidenziali dell’ opera (sono circa 50 cm di altezza), hanno
avuto ,lanciano una traccia visiva incomparabile nell’ arte
mediterraneo degli anni 1450.
Nella composizione della crocifissione, vediamo come la
scena sia rappresentata secondo un punto di vista dall’ alto verso il
basso ,una prospettiva a volo d’ uccello che consente a dettagliare il
primo piano cosi contraddistinto da queste rocce spugnose di cui si
ritrova sulla crocifissione di Sibiù di Antonello.
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Cristo,in un particolare (21), oggi conservato a Madrid al museo del
Prado un’ opera dove il carattere concitato della crocifissione di Jan
Van Eyck, sostiene una narrazione più articolata anche se è da fare
notare, il carattere deformate delle figure protagoniste alla maniera
spagnola .Il dipinto consente tuttavia di riconoscere la forte influenza
esercitata sull’ artista dal maestro, tradotta nella rudezza della
scena ,nell’ aggressività dei soldati e pure nella sovvracarica e la
confusione dei elementi iconografici .Avrà probabilmente collaborato
con Van Eyck nella decorazione di un celebre manoscritto per un
duca Jean de Berry ,eseguito negli anni 1430, oggi conservato a
Milano e noto con il nome di Libro d’ oro di Torino (22).
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CONCLUSIONI:
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BIBLIOGRAFIA
Memorie dei pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono, Grosso
Cacupardo, 1821.
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