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Campania

Campania Regione italiana (13.590 km2 con una popolazione di 5.790.187 ab. nel
2007; ripartiti in 551 comuni, densit 426 ab./km2). Si estende sulla costa tirrenica
dalla foce del Garigliano al Golfo di Policastro e confina con Lazio, Molise, Puglia e
Basilicata. Capoluogo di regione Napoli.

1. Caratteristiche fisiche
Nel territorio campano si distinguono abbastanza chiaramente due parti, allungate da
NO a SE: una sezione litoranea, per lo pi pianeggiante, inframmezzata da rilievi
montuosi dorigine vulcanica (Campi Flegrei e Somma-Vesuvio) o dorigine
sedimentaria (Massico e Lattari), e una sezione interna, alquanto accidentata, sebbene
interrotta da zone di scarsa elevazione. Larea di maggior importanza della sezione
litoranea il bassopiano campano, fertile e ben popolato, solcato a N dal Volturno e a
S dal Sarno. Estensione minore hanno le altre due pianure litoranee, quella del
Garigliano a N e quella del Sele a S. Varie isole si affiancano lungo la costa, alcune
vulcaniche (Ischia, Vivara, Procida, Nisida), altre calcaree (Capri). La regione interna
comprende il tratto dellAppennino in cui la catena perde la sua unit e si fraziona in
una serie di massicci calcarei allineati da NO a SE, con le quote maggiori nel Matese
(2050 m); si succedono il Taburno, lAvella, i Monti Picentini (Cervialto), lAlburno e il
Cervati. Un solco (valle del Tammaro, conca di Benevento, alta valle del Calore) divide,
da questi, i rilievi argillosi pi bassi posti a E (Monti della Daunia). I corsi dacqua,
diretti per la massima parte al Tirreno, si sono aperti la strada con profonde gole,
alimentati da grosse sorgenti che sgorgano ai piedi dei rilievi carsici. Oltre met del
territorio della C. spetta a due bacini idrografici che le appartengono quasi
interamente: Volturno e Sele.
Il clima risulta diverso da parte a parte, sia per linfluenza esercitata dai rilievi sulle
piogge, sulle temperature e sugli altri elementi del clima, sia per la distanza dal mare.
Mentre la zona litoranea ha temperature medie annue intorno a 16 C, le regioni
appenniniche hanno medie pi basse, che vanno da 8 C a Montevergine (1270 m), a
circa 13 C ad Avellino (350 m), a 14 C a Benevento (135 m). Le piogge pi
abbondanti (oltre 2000 mm annui) si verificano nelle zone pi alte, i valori minimi
(800-1000 mm) compaiono invece nelle zone costiere (Campi Flegrei) e nella conca di
Benevento. Nella vegetazione, profondamente modificata dalluomo, si succedono, dal
mare verso le cime pi alte dellAppennino: la macchia mediterranea fino a 400 m, il
bosco di quercia e di castagno fino a 1000, il bosco di faggio (e pi raramente di pini e
abeti) fino a 1600, al di sopra del quale si stendono i pascoli, che occupano anche
molte pendici disboscate e, fino a pochi anni fa, le pianure dei principali fiumi.
La C. instabile, dal punto di vista geofisico, per lincidenza, in parte concomitante, di
fenomeni vulcanici e sismici. Il bradisismo interessa larea flegrea (Pozzuoli), mentre
numerosi terremoti hanno colpito, nel tempo, le aree interne (Sannio, Irpinia, Vallo di
Diano) e la stessa area napoletana: i pi gravi risalgono al 4 sec. d.C., al 1476 (con
decine di migliaia di vittime) e, in epoca recente, al 23 novembre 1980.

2. Popolazione
La regione stata a lungo caratterizzata da un tasso di natalit, sia nelle zone rurali
sia in quelle urbane, fra i pi elevati dellintero paese. Nellultimo decennio del 20
sec. il ritmo di incremento andato rallentando, a causa sia della progressiva
riduzione dei tassi di natalit e del saldo naturale, sia della ripresa, pur modesta, dei
flussi migratori. Lindice di invecchiamento degli abitanti decisamente cresciuto.
Landamento demografico si differenzia nellambito del territorio regionale,
mantenendo un considerevole incremento nelle province di Caserta e Salerno, a fronte
di ritmi di crescita molto pi deboli nel beneventano e nellavellinese.
La disomogeneit dei processi di assetto urbano fra le aree interne della regione e
lagglomerazione napoletana (ormai saldata alle propaggini urbane del Salernitano e
del Casertano in un continuum residenziale che invade la costa e la porzione
meridionale del bassopiano campano) costituisce il problema fondamentale di tutto il
sistema geografico-economico campano. Lagglomerazione di Napoli ha fagocitato
unampia corona di centri (Giugliano, Aversa, Frattamaggiore, Afragola, oltre a tutta la
costa del golfo fino a Castellammare di Stabia), trasformando la porzione meridionale
del bassopiano campano in una periferia caotica e molto spesso degradata. Delle altre
citt, solo Caserta e Salerno esprimono una pur ridotta autonomia decisionale
nellorganizzazione del proprio spazio, mentre Avellino e Benevento svolgono funzioni
prevalentemente amministrative. Linsediamento rurale conserva la sua vitalit nelle
pianure di bonifica pi recente (piane del Volturno e del Sele) e nella valle del Sarno,
dove si trovano attivit agricole specializzate ad alta intensit. Nella fascia
appenninica orientale, i presepi semiabbandonati, aggrappati agli instabili versanti
dei rilievi arenaceo-argillosi, forniscono limmagine concreta di una marginalit ormai
insostenibile, mentre nella fascia dei massicci calcarei la maggiore disponibilit idrica
e la presenza di alcune fertili conche (alla confluenza del Calore Irpino nel Volturno)
danno luogo a isole di popolamento pi intenso.

3. Condizioni economiche
Gli scompensi della struttura insediativa si ripercuotono sulleconomia regionale, le cui
difficolt sono emblematizzate dalle tensioni sociali presenti nel capoluogo
napoletano, generate dal disordine urbanistico e dalla carenza di servizi non meno che
dalla disoccupazione. Infatti, anche se leconomia regionale ha recuperato negli ultimi
anni del 20 sec. una parte della quota di perdita occupazionale legata alla fase
recessiva della prima met degli anni 1990, tuttavia, nel 2007 il tasso di
disoccupazione superava il 15%. Anche il reddito pro capite continua ad attestarsi a
livelli estremamente bassi rispetto alla media nazionale.
Lagricoltura rappresentata territorialmente in due realt rilevanti: una localizzata
nella piana del Sele e in quella casertana, laltra in Irpinia, costituita soprattutto da
grandi aziende cerealicole e vinicole. Oltre un terzo della superficie agraria e forestale
destinato ai seminativi, il 19,5% alle colture legnose, il 38% ai boschi e alle aree di
pascolo, con valori diversi nelle diverse province. Una tendenza alla modernizzazione
rilevante nelle zone costiere, mentre il degrado e lo spopolamento caratterizza le zone
pi interne. La C. detiene il primo posto per la produzione di patate (23%), fagioli
(34%), albicocche (40%), noci (73%) e fichi (35%). Importanti centri di commercio
allingrosso sono a Pozzuoli, Torre del Greco, Santa Maria di Castellabate e Salerno.
Salerno, anche la capitale della pesca itinerante del tonno nel Tirreno, in possesso di
quasi tutta la flotta tonniera mediterranea.
La C. fra le prime regioni italiane riguardo allincremento del tasso di
imprenditorialit, grazie soprattutto al contributo fornito dal terziario per le imprese e
dal settore industriale dellinformatica. Tale dinamica si manifestata nel contesto di
un ridimensionamento dei poli industriali di pi vecchio insediamento, per lo pi di
propriet extralocale, e nellambito di processi di deindustrializzazione che gi fra gli
anni 1980 e 1990 avevano ridotto drasticamente loccupazione in molti settori
dellindustria di base (emblematico il caso del centro siderurgico di Bagnoli, in
provincia di Napoli, definitivamente chiuso nel 1993). Processi di sviluppo del
secondario si sono affermati nellavellinese (produzioni meccaniche di Pianodardine,
settore tessile-abbigliamento di Baiano) e in alcuni comuni dellarea vesuviana
(industria alimentare, settore dellabbigliamento e, a Somma Vesuviana, un grande
complesso meccanico). Il consolidamento dellapparato industriale regionale tuttavia
riconducibile essenzialmente allaffermazione di imprese di dimensioni piccole e
medie, appartenenti a due diverse tipologie: da un lato, i vecchi sistemi locali (il
distretto conciario di Solofra, larea di produzione di tessuti per arredamento di San
Leucio, quelle dellabbigliamento e delle calzature di Aversa, Casoria, Casavatore e
Gragnano); dallaltro, nuovi addensamenti produttivi di piccole imprese emersi in
molte aree del territorio in funzione di esternalit legate allambiente locale. Anche
riguardo allandamento degli investimenti, le piccole e medie aziende locali hanno
svolto un ruolo essenziale, attraendo gran parte dei finanziamenti garantiti in favore
delle aree depresse. A partire dal 1999 lindustria locale ha per risentito
negativamente dellaccresciuta competitivit di prezzo dei prodotti asiatici, soprattutto
nei comparti tradizionali (abbigliamento), con la conseguenza di una contrazione delle
esportazioni regionali.
Per movimento turistico, la C. al primo posto nel Mezzogiorno per numero di
presenze sia alberghiere che extralberghiere, con circa il 15% del totale nazionale. Le
localit pi frequentate sono Capri, Ischia, Procida, Amalfi, Ravello, Positano. Il
maggiore polo di attrazione rimane comunque Napoli.
La rete autostradale e stradale (25.409 km di strade, di cui 443 di autostrada)
discretamente sviluppata in rapporto alla superficie (pi di 1200 km per km2). La rete
autostradale formata da due assi, N-S e O-E, che hanno il punto dincontro a Napoli,
da dove si dipartono autostrade per Caserta-Roma, Salerno-Reggio Calabria e Avellino-
Bari; fuoriesce dallarea napoletana il tronco che unisce direttamente Caserta e
Salerno. La rete ferroviaria quantitativamente ben dotata, avendo una densit
territoriale pi alta della media, ma se rapportata alla popolazione
sottodimensionata; lasse fondamentale la Roma-Napoli e la Napoli-Salerno-Reggio
Calabria, affiancate dalle linee interne oltre a quella di collegamento con lAbruzzo e il
Molise. Notevole il movimento delle navi nei porti, con prevalenza di merci sbarcate
rispetto a quelle imbarcate. Il traffico maggiore, con quasi 13.500.000 t di merci
sbarcate e imbarcate, spetta al porto di Napoli, seguito da Salerno e Pozzuoli. Il traffico
aereo fa capo a un unico aeroporto, quello di Napoli-Capodichino.
4. Preistoria e storia

4.1 Preistoria
Le industrie umane pi antiche della regione, riferibili al Paleolitico inferiore, sono
state individuate nellisola di Capri e in alcune stazioni del territorio di Marina di
Camerota (baia di Cala Bianca, con strumenti litici datati a circa 500.000 anni fa);
reperti isolati sono noti anche dal Beneventano e dallAvellinese. Una maggiore
diffusione di insediamento risulta nel Paleolitico medio, soprattutto lungo la costa
salernitana: le stratigrafie della Grotta e del Riparo del Poggio (che ha restituito anche
un fossile neandertaliano) a Marina di Camerota consentono di seguire levoluzione del
Musteriano nellarea.
I giacimenti mesolitici pi importanti sono costieri (penisola sorrentina e costa del
Cilento): sarebbe questo lesito di un processo compiutosi fra 12.000 e 10.000 anni fa,
quando, a seguito delle modifiche climatiche e ambientali successive alla fine della
glaciazione wurmiana, i gruppi umani locali passarono gradualmente da uneconomia
di caccia a uneconomia fondata prevalentemente sulla raccolta dei molluschi.
Laffermarsi, fra 6 e 5 millennio, delleconomia produttiva dovette avvenire dapprima
nelle aree ecologicamente pi favorevoli.
Le fasi pi antiche del Neolitico sono poco note; meglio rappresentati il Neolitico medio
e finale (La Starza). DellEneolitico laspetto meglio noto quello del Gaudo, fiorente in
C. nella seconda met del 3 millennio (Mirabella Eclano, Eboli, Buccino). La cultura
appenninica ampiamente documentata nel Bronzo medio. Contatti col mondo egeo
sono attestati nellet del Bronzo da ceramica micenea a Ischia, Vivara, Polla ed Eboli.
Durante let del Ferro (9-met 8 sec. a.C.) il territorio regionale si articol, in base al
rituale funerario, in due grandi facies culturali: una di inumatori (cultura delle Tombe a
fossa) e una di incineratori, di cultura villanoviana, attestata a Capua, Pontecagnano,
Eboli, Sala Consilina.
4.2 Et antica. - In et storica la C. presenta una fisionomia etnica, politica e
culturale, estremamente complessa che la tradizione antica schematizz nel senso di
una successione di invasioni e occupazioni. Sulla fascia costiera del golfo di Napoli, a
partire dall8 sec. si stanziarono colonie greche (fondazioni di Pithecusa, cio Ischia, e
di Cuma, che a sua volta fonda Napoli). Dal 7 secolo fra il golfo di Salerno e il
retroterra campano si espansero gli Etruschi, i cui centri maggiori furono Capua, Nola,
Nocera, Pompei. Nel resto del territorio erano insediate le popolazioni indigene,
variamente denominate Ausoni, Opici, Osci, Sanniti, Campani. I Sanniti dellinterno
dilagarono verso la costa nel 5 sec., impossessandosi di Capua nel 424 e di Cuma nel
421. Lespansione romana inizi nella seconda met del 4 sec. (alleanza di Capua e
Roma, 340) e si concretizz dopo le guere sannitiche con la fondazione/">fondazione
di colonie (Cales, Suessa, Sinuessa; Volturno, Literno, Pozzuoli). La sola Napoli
conserv ancora a lungo caratteri ellenici. I dati caratteristici dellet romana
emergono con evidenza nei grandi impianti di otium come Capri e Baia, nelle ville
della penisola sorrentina, e negli abitati della regione vesuviana (Pompei, Ercolano,
Stabia). Nella divisione augustea dellItalia, la C. costituiva, unita col Lazio, la prima
regione. Dopo Diocleziano la regione divenne una provincia alle dipendenze del
corrector Campaniae.
4.3 Medioevo ed et moderna. - Dopo la caduta dellImpero Romano, la C. conserv
la propria unit sotto gli Ostrogoti e i Bizantini, finch i Longobardi non annetterono
Capua e gran parte dellentroterra campano al ducato di Benevento (570 circa).
Salerno sub la stessa sorte, ma nell846 si stacc da Benevento dando vita a un
nuovo principato longobardo, mentre un altro ne sorse a Capua, che nel 900
simpadron anche di Benevento. Nella C. bizantina il ducato di Napoli, dal quale si
stacc poi laltro di Gaeta (899-933), venne svincolandosi sempre pi dalla soggezione
allImpero. Tale processo fu comune a tutta la regione e soprattutto ad Amalfi, prima
soggetta ai Longobardi, poi liberatasene (839) e rimasta quasi autonoma durante i
sec. 9 e 10, mentre superava ogni altra citt campana per il fiorire della sua
economia. Cos sconvolta e divisa, la C. fu facile conquista dei Normanni, i quali dalla
primitiva contea di Aversa estesero il loro dominio al principato di Capua (1062) e alla
restante C. settentrionale, mentre il principato di Salerno fu conquistato da Roberto il
Guiscardo (1077). Costituitosi saldamente il dominio normanno con Ruggero II, anche
Napoli si arrese (1139) e da allora la storia della C. si confonde con quella del Regno di
Sicilia, poi di Napoli e infine delle Due Sicilie: nel 15 sec. pass dal dominio degli
Angioini a quello degli Aragonesi; dopo le dispute con la Francia, risoltesi nel 1503, il
dominio spagnolo riorganizz il regno meridionale affidandone il governo a un vicer.
Nel 1707 la C. entr in possesso degli Austriaci e, nel 1734, di Carlo di Borbone. Prima
Giuseppe Bonaparte (1806), poi Gioacchino Murat (1808), furono nominati re delle Due
Sicilie. Tornarono quindi i Borbone, cacciati da Garibaldi (1860).
4.4 Et contemporanea
Riunita al Regno dItalia, la C. attravers una notevole crisi di ambientamento nel
quadro politico, economico e finanziario del nuovo Stato, aggravata da ricorrenti
epidemie (soprattutto grave quella colerica del 1884). Nel 1927 fu soppressa la
provincia di Caserta (ristabilita solo nel 1945) e il suo territorio attribuito, con criteri
non sempre giustificabili, oltre che alla provincia di Napoli, a quella laziale di Frosinone
e nel 1932 a quella di Littoria (od. Latina).
Durante la Seconda guerra mondiale i Tedeschi sinsediarono fin dal 1941 a Napoli e in
C. per alimentare le truppe dislocate nellItalia meridionale, in Sicilia e in Africa
settentrionale. Dopo larmistizio del 1943, iniziarono il disarmo delle forze italiane della
regione, senza incontrare altro che sporadiche resistenze; quasi contemporaneamente
gli Alleati sbarcavano a Salerno, costringendo di l a poco i Tedeschi a ritirarsi sulla
linea Gustav; tra i combattimenti di ritirata, particolarissima importanza, anche da un
punto di vista politico, ebbero le Quattro giornate di Napoli. Le operazioni ristagnarono
sul Garigliano-Sangro, fino alla seconda fase della battaglia di Cassino dell11 maggio
1944, dopo la quale gli Alleati, apertasi allora la via di Roma, per oltre un anno ancora
utilizzarono la C. come la loro massima base logistica in Italia.

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