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Sentenza n. 1524/2017 pubbl.

il 22/03/2017
RG n. 7465/2014
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE ORDINARIO DI TORINO
SEZIONE PRIMA CIVILE
in persona del dott. Enrico Astuni, in funzione di Giudice unico,
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa iscritta al n. 7465/2014 R.G. promossa da:
GILIOLI DANIELE nato a Orbassano il 20.12.1961 (C.F. GGLDNL61T20G087U), rappresentato e
difeso per procura in calce alla citazione in opposizione dagli avvocati GIOVANNI STEVE e
STEFANIA TAVARONE con studio in PIAZZA BERNINI 16 10143 TORINO
- attore
contro
ITALFONDIARIO SPA (C.F. 00799960158), in qualit di mandatario di Intesa Sanpaolo S.p.A.,
rappresentato e difeso per procura a margine della comparsa di risposta dallavv. FRANCESCO
REPICE - con studio in VIA GRAMSCI, 15 10123 TORINO
- convenuto
Udienza di precisazione delle conclusioni: 23.11.2016
Conclusioni (sintetiche): Per lattore, come in memoria n. 1 e 2 per le prove non ammesse. In
memoria n. 1: revocare e/o dichiarare nullo e/o inefficace il decreto ingiuntivo opposto, per i motivi
indicati in narrativa, assolvendo conseguentemente lopponente da ogni domanda, o in subordine
riducendo congruamente lammontare del petitum come richiesto, operando la compensazione legale o
giudiziale fra credito e controcredito; col favore di spese e compensi di lite.

Firmato Da: ASTUNI ENRICO Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: b6cf3
Per il convento, come in comparsa di risposta.: confermare il decreto ingiuntivo n. 16201/13 emesso
dal Tribunale di Torino il 23.12.2013.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Italfondiario, in qualit di mandatario di Intesa Sanpaolo, ha ottenuto nei confronti di Gilioli Daniele
decreto ingiuntivo n. 16201/13 emesso in data 23.12.2013 dal Tribunale di Torino per la somma di
54.096.,09 oltre accessori e spese, derivante:
- per 32.226,79 da scoperto di c/c n. 14066;
- per 14.914,46 da scoperto di c/c n. 39985;
- per 6.954,84 da residuo del mutuo chirografario di originari 70.000,00.
Avverso il decreto ingiuntivo ha proposto tempestiva opposizione lintimato, contestando di essere

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RG n. 7465/2014
debitore di Italfondiario. In via preliminare, ha eccepito la carenza di legittimazione attiva di
Italfondiario con riguardo al c/c n. 39985, in quanto acceso con societ diversa da Intesa Sanpaolo, e la
possibilit della banca di rivolgersi al garante COGART CNA per ottenere la copertura del 50% della
residua esposizione sul finanziamento. Nel merito, ha contestato alla banca di aver applicato interessi
anatocistici e superiore al tasso di usura, per quanto concerne i conti correnti, e di aver applicato costi
superiore al dichiarato ISC per la parte concernente il finanziamento chirografario.
In memoria n. 1, lattore ha allargato il raggio delle contestazioni riguardanti questultima posizione,
deducendo (vedi meglio infra): - lapplicazione di un tasso effettivo di interesse superiore al TAN
dichiarato; - la violazione del divieto di anatocismo per avere la banca applicato un piano di
ammortamento c.d. francese; - il superamento del tasso soglia pertinente alla categoria dei mutui
ipotecari, ritenuta applicabile al caso di specie, in ragione della presenza di una garanzia autonoma a
prima richiesta.
La banca s costituita, con nuovo difensore, tardivamente in giudizio, per la prima udienza. Ha
dimostrato la propria legittimazione ad agire, quale mandataria di Intesa Sanpaolo, con riguardo anche
al c/c n. 39985, acceso con Banco Ambrosiano Veneto, incorporato con atto in data 11.12.2000 da
Banca Intesa (doc. 4). Nel merito ha eccepito la prescrizione infondatamente stante la tardiva
costituzione e insistito per la conferma del decreto ingiuntivo opposto.
Scambiati le memorie ex art. 183 c.p.c., con ordinanza fuori udienza 3.9.2015, ampiamente
argomentata, lo scrivente ha formulato proposta ex art. 185-bis c.p.c., invitando le parti a valutare la
definizione transattiva della lite, mediante pagamento a saldo e stralcio da parte di Gilioli Daniele a
Italfondiario della somma di 5.000,00, rinuncia della convenuta ad avvalersi del decreto ingiuntivo
opposto e compensazione integrale delle spese di lite. Alla successiva udienza dell8.10.2015, lattore
ha dichiarato a verbale di aderire alla proposta, rifiutata invece dalla banca.

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La causa stata istruita mediante C.T.U..
1. c/c n. 14066. La banca s limitata a produrre il contratto di c/c, risalente al 28.9.2005 (doc. 7) e il
certificato ex art. 50 TUB. Non ha prodotto alcun estratto conto, dallaccensione al passaggio a
sofferenza. Per giur. pacifica, che lo scrivente condivide e non ha motivo di rimettere in discussione, il
certificato ex art. 50 non ha valore di prova nel giudizio a cognizione piena. La pretesa della banca, non
assistita da alcun e/c (punto questo pi volte rilevato in corso di giudizio), resta pertanto
definitivamente illiquida e deve respingersi.
2. c/c n. 39985. La banca ha prodotto il contratto di c/c (doc. 5), fatto in data 14.4.2000, e gli estratti
conto dallaccensione al passaggio a sofferenza. Come gi rilevato in ordinanza 3.9.2015, limpianto
documentale soffre di alcune evidenti lacune, che di seguito vengono scrutinate.

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2.1. Capitalizzazione trimestrale. Bench successivo alla delibera CICR 9.2.2000 il contratto non
rispetta la previsione di pari periodicit nelle chiusure con saldo creditore/debitore: secondo la
contrattualistica dantan, la chiusura del conto anche solo saltuariamente debitore ha cadenza
trimestrale, mentre la liquidazione degli interessi attivi avviene su base annuale. La clausola (art. 7)
evidentemente affetta da nullit per violazione dellart. 1283 c.c., come interpretato dallormai stabile
giur. (da ultimo Cass. sez. un. 2.12.2010 n. 24418). La violazione persiste anche per il tratto
successivo dall1.7.2000 alla chiusura.
La banca protesta di essersi adeguata, pubblicando in G.U. la modifica delle condizioni generali e
dando comunicazione al cliente della modifica; essa fa dunque valere lart. 7 cpv. della delibera
9.2.2000 del CICR: "[2] Qualora le nuove condizioni contrattuali non comportino un peggioramento
delle condizioni precedentemente applicate, le banche e gli intermediari finanziari, entro il medesimo
termine del 30/6/00, possono provvedere alladeguamento, in via generale, mediante pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Di tali nuove condizioni deve essere fornita
opportuna notizia per iscritto alla clientela alla prima occasione utile, e, comunque, entro il 30/12/00.
Trascura tuttavia di considerare il comma 3 della stessa disposizione, il quale prevede: [3] Nel caso in
cui le nuove condizioni contrattuali comportino un peggioramento delle condizioni precedentemente
applicate, esse devono essere approvate dalla clientela".
Ora, per qualificare la variazione come modifica non peggiorativa (comma 2) o peggiorativa
(comma 3), non v che un criterio plausibile: confrontare il regolamento del rapporto prima e dopo la
variazione.
Se per il tratto anteriore al 30.6.2000 indiscusso che la banca non poteva e non pu legittimamente
addebitare interessi su interessi, per il tratto successivo lintroduzione ex novo del meccanismo di
capitalizzazione, sia pure su base di pari periodicit, ma con (ovvia, peraltro legittima) disparit nei

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tassi creditori e debitori, rappresenta un intuitivo peggioramento delle condizioni contrattuali ed esige
specifica approvazione per iscritto (art. 7.3.) mediante sottoscrizione ad hoc ex art. 1341 c.c. come
previsto in via generale dall'art. 6 delibera CICR 9.2.2000 per i nuovi contratti (cfr. ad es. Trib.
Mantova 12.7.2008 e Trib. Mondov 17.2.2009 entrambi su Il caso).
Vero quindi che lart. 7 co. 2 stato scritto sul presupposto della salvezza retroattiva (art. 25 comma
3 d. lgs. 4.8.1999 n. 342) delle clausole anatocistiche contenute nei contratti anteriori. Caduta la norma
primaria con efficacia ex tunc a seguito della dichiarazione di incostituzionalit (Corte cost. 17.10.2000
n. 425), non pu che cadere anche la norma secondaria che quella presupponeva, recte la qualificazione
della modifica contrattuale come non peggiorativa.

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Questa considerazione lefficacia ex tunc della pronuncia di incostituzionalit sembra sfuggita ad
App. Torino 2.5.2012 n. 740 (ne Il caso) che ha ritenuto di poter fare salva la variazione introdotta
dalla banca mediante semplice pubblicazione in G.U. sul presupposto (inconsistente) della vigenza
allepoca del detto adeguamento (giugno 2000) della disciplina transitoria prevista dallart. 25 terzo
comma d. lg. 4 agosto 1999 n. 342.
Egualmente fuori bersaglio largomento speso da Trib. Torino n. 2883/2012. La pronuncia sostiene
che in astratto, la modificazione non affatto peggiorativa, perch conduce allampliamento delle
facolt e dei diritti del correntista: a tutto concedere, neutra, atteso che conduce ad un mero
riallineamento paritetico dei diritti delle parti (capitalizzazione infra-annuale per entrambi), cos
sanando lillegittimit della prassi pregressa. Idonea prova del peggioramento in concreto non tuttavia
stata data, n a monte offerta.
tuttavia evidente che, come per i nuovi contratti ex art. 6, anche per ladeguamento di quelli esistenti
la verifica di vessatoriet della clausola deve essere fatta a priori, ossia per gli effetti giuridici che essa
idonea a determinare, e non a posteriori in funzione dellandamento in concreto del saldo di conto
corrente. In ottica a priori, non pu dunque seriamente essere messo in dubbio che lintroduzione ex
novo del meccanismo di capitalizzazione sempre deteriore per il cliente, determinando la
moltiplicazione degli interessi debitori potenzialmente dovuti sulle partite intra-fido o fuori fido, a tassi
(notoriamente e legittimamente) superiori a quelli concessi sullinteresse creditore.
In conclusione, non spetta la capitalizzazione trimestrale (n altra forma di capitalizzazione: cfr. Cass.
sez. un. 24418/2010) per tutta la durata del rapporto.
2.2. Interessi sulle partite intrafido. Il contratto di c/c contiene esclusivamente il tasso di interesse per
sconfino. evidente che il tasso non pu essere applicato, secondo la convenzione intercorsa tra le
parti, se non a una situazione di oggettiva assenza di fido o di saldo debitore di c/c oltre il limite del

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fido. In specie, la banca ha prodotto unapertura di credito utilizzabile per elasticit di cassa, risalente
all1.10.2007 (doc. 8) e lettera successiva di riepilogo degli affidamenti concessi del giugno 2009
(doc. 9).
Nondimeno, pur senza contratto scritto, lesistenza di affidamenti provata anche per il tratto
anteriore, fin dal 2000, anno di accensione del c/c. Consta infatti dallestratto conto, almeno a
decorrere dal 16.8.2000, lespresso non equivoco riconoscimento da parte della banca dellesistenza di
un affidamento per elasticit di cassa (tasso debitore 10%) evidentemente distinto dallo scoperto di
conto (tasso 13%). Il tasso 10% risulta sistematicamente applicato nel foglio di calcolo delle
competenze, talora cumulandosi, in caso di sconfino, al tasso 13% per scoperto di conto, e ci
comprova la materiale esistenza del fido.

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Almeno due sono dunque le questioni di diritto: 1) se il fido non contrattualizzato abbia nondimeno
rilevanza giuridica come limite allapplicazione del tasso per scoperto di conto; 2) in caso di risposta
affermativa, quale tasso sia applicabile ai numeri debitori intra-fido risultanti dallo scalare.
Sulla prima questione, osserva lo scrivente che lesistenza del fido nella specie, come limite
allapplicazione della previsione contrattuale per scoperto pu essere provata dal correntista non
soltanto per il tramite del documento costitutivo dellaffidamento, ma anche per il tramite di prove
indirette (quali e/c, riassunti scalari, report di Centrale rischi ecc.) che implicano, in modo univoco,
riconoscimento da parte della banca dellavvenuta concessione del fido.
Non osta a tale conclusione la considerazione che: a) ai sensi dellart. 117 co. 3 T.U. bancario, i
contratti bancari devono farsi per iscritto a pena di nullit; b) ex art. 2725 cpv. c.c., i contratti che
devono farsi per iscritto a pena di nullit non possono essere provati per il tramite di documenti di
natura ricognitiva o confessoria successivi alla conclusione del contratto.
Giur. pacifica. Vedi Cass. 7.10.1982 n. 5148: la prova di un negozio per cui sia richiesta la forma
scritta ad substantiam non pu essere fornita dalla produzione di una scrittura di natura confessoria,
neanche nell'ipotesi in cui il contratto di cui si confessa l'esistenza sia stato stipulato per iscritto, a
meno che non vi sia stata perdita incolpevole del documento stesso (cfr. ancora tra molte Cass.
9.5.2011 n. 10163; Cass. 19.2.2008 n. 4071).
Per vero, non sussiste alcuna preclusione, n sul piano della validit, n conseguentemente su quello
della prova. Sul piano della validit, la nullit del contratto bancario amorfo come in generale le
nullit previste dalla norme di trasparenza del T.U. nullit c.d. unilaterale, ossia soltanto il cliente
pu farla valere: cos, chiaramente, lart. 127 co. 2 T.U. bancario, nel testo vigente dal 2.1.1994 fino al
18.9.2010 (in questo periodo ricade la conclusione dei contratti oggetto di lite).
A ci segue che, se il cliente preferisce chiedere lesecuzione del contratto bancario ancorch amorfo o

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in ogni caso non ne eccepisce la nullit ex art. 117, il giudice non pu rilevarla dufficio in deroga alla
generale rilevabilit ex art. 1421 c.c. della nullit contrattuale. Il testo attualmente vigente dellart. 127
, incidentalmente, ancora pi chiaro, consentendo bens la rilevabilit da parte del giudice di una
nullit prevista dalle norme di trasparenza, ma soltanto alla condizione che essa operi a vantaggio del
cliente, secondo il modello delle c.d. nullit di protezione.
Il piano probatorio strettamente consequenziale. Se il cliente pu chiedere lesecuzione del contratto
bancario amorfo, senza farne valere la nullit, non evidentemente possibile negargli la possibilit di
prova, applicando il limite previsto dallart. 2725 c.c. per il contratto formale. La questione pu essere
esaminata anche dallangolazione del giudice, ma le conclusioni non mutano: se il giudice, in
mancanza di eccezione, non pu rilevare la mancanza di forma scritta per dichiarare la nullit del

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contratto, non pu neppure rilevarla per applicare in danno del cliente un limite probatorio previsto per
il solo caso dei contratti formali, poich ci costituirebbe violazione dellart. 127 TUB.
Chiarito che nellinteresse del solo cliente possono essere rilevati e fatti valere gli effetti negoziali del
contratto materialmente esistente ancorch amorfo, consequenziale la non spettanza alla banca del
tasso di interesse per scoperto di conto.
Egualmente non spetta alla banca il tasso debitore bens pertinente al fido per elasticit di cassa, ma
non pattuito per iscritto. Osta infatti alla sua applicazione al caso di specie lart. 117 TUB che prevede
che, nel caso in cui il contratto non indichi il tasso d'interesse e ogni altro prezzo e condizione
praticati (co. 4) sapplichi in sostituzione il tasso minimo BOT previsto dal co. 7.
Il C.T.U. s attenuto a questi principi, ricalcolando ai tassi BOT, come da tabella allegata, gli interessi
liquidati nei fogli di calcolo delle competenze al tasso dichiaratamente pertinente al fido per
elasticit di cassa.
2.3. C.m.s.. Come ha rilevato il C.T.U. (relazione pag. 12) ed sostanzialmente incontestato, la c.m.s.
deve essere espunta perch applicata senza che fossero specificamente indicate (quantomeno nei
documenti prodotti) le condizioni di calcolo della commissione stessa. Lo scrivente non ha motivo di
discostarsi da tale opinione.
2.4. Usura. Il C.T.U. non ha provveduto a ricalcoli ai sensi della legge 108/96, ritenendo la questione
assorbita dalla riduzione dei tassi di interesse al tasso sostitutivo BOT. Sul punto, lopponente non ha
svolto censure e lo scrivente non ha dunque motivi per discostarsi dallopinione, logicamente espressa,
del C.T.U. (relazione pag. 12).
2.5. Ricalcolo. Il C.T.U. s attenuto al quesito e ai criteri che precedono. Ha concluso la relazione
preliminare (pag. 20), evidenziando che il nuovo saldo del conto corrente, eliminati sia gli interessi
passivi addebitati per 24.815,70 (la cui capitalizzazione avverr dopo il ricalcolo) che le c.m.s. non

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dovute pari ad 6.620,05 passa dal valore negativo di 14.914,55 euro al valore positivo di
16.521,37.
Ha accolto nella relazione definitiva (pag. 24) le giuste osservazioni del C.T.P. banca, che ha richiesto
lapplicazione, come da quesito: - del tasso sostitutivo BOT ex art. 117 TUB alle sole partite contenute
nei limiti del fido; - del tasso contrattuale per interesse creditore (0,5%) ai saldi attivi di c/c, in luogo
del tasso BOT erroneamente applicato. Per leffetto, ha rideterminato il saldo creditore del c/c in
12.398,93 in seguito alladdebito di interessi per euro 4.122,44 quale risultante della sommatoria di
interessi attivi e passivi ricalcolati.
3. Finanziamento chirografario. Le difese ed eccezioni della banca pertinenti al mutuo chirografario
appaiono invece non fondate. Il mutuo, di originari 70.000,00, stato concesso in data 8.10.2004

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(sub doc. 6) alle seguenti condizioni: TAN 3,90%, ISC 4,137%, ammortamento in 60 rate mensili.
3.1. Lattore contesta alla banca di aver applicato un tasso effettivo annuo superiore al nominale
dichiarato in contratto, con conseguente difetto della condizione c.d. di equivalenza finanziaria,
condizione invece verificata per il tasso del 3,97047%.
Nellordinaria prassi bancaria, il tasso nominale annuo viene diviso per il numero di rate annue (12)
per determinare il tasso periodale applicabile, che in specie dunque di 0,325%. La previsione di
pagamento a scadenza infra-annuale di un tasso espresso in ragione danno implica peraltro che il
tasso effettivo sia superiore a quello nominale, avuto riguardo alleffetto di capitalizzazione implicito
nel pagamento infra-annuale. Dato un TAN di 3,90%, il tasso effettivo, ricavato secondo la nota
formula
T.E. = (1 + TAN/12)12 - 1

dunque di 3.97047%. Ci non implica alcuna violazione del dovere di trasparenza contrattuale, visto
che la banca tenuta a indicare oltre al tasso nominale anche lindicatore sintetico di costo (ISC), nel
quale si compendiano, oltre alleffetto di capitalizzazione anzidetto, anche limpatto delle spese che
per legge devono essere conteggiate nel TAEG (vedi infra). In specie, lISC dichiarato in contratto
risulta superiore al tasso del 3,97047% e pertanto la doglianza del debitore non sembra cogliere nel
segno.
3.2. Lattore contesta alla banca di aver applicato un ISC largamente superiore a quello dichiarato, non
avendo conteggiato i costi di accensione della garanzia fideiussoria a prima richiesta presso COGART
CNA (sub doc. 6 banca).
Non fondata.
Lobbligo della banca di rendere noto lindicatore sintetico di costo nei contratti di mutuo stato

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previsto con deliberazione CICR 4.3.2003. Lart. 9 di tale delibera ha attribuito alla Banca dItalia il
potere di individuare le operazioni e i servizi per i quali, in ragione delle caratteristiche tecniche, gli
intermediari sono obbligati a rendere noto un Indicatore sintetico di costo (ISC) comprensivo degli
interessi e degli oneri che concorrono a determinare il costo effettivo dell'operazione per il cliente,
secondo la formula stabilita dalla Banca d'Italia medesima. La Banca dItalia ha esercitato questo
potere con circolare 25.7.2003, prescrivendo agli intermediari di rendere noto, per mutui, anticipazioni
bancarie e altri finanziamenti, nel contratto e nel documento di sintesi, un "indicatore sintetico di costo"
(ISC), calcolato conformemente alla disciplina sul tasso annuo effettivo globale (TAEG).
Lart. 19 co. 2 della legge 19.2.1992 n. 142, recante disposizioni per il recepimento delle direttive del
Consiglio 87/102/CEE e 90/88/CEE in materia di credito al consumo, e poi lart. 122 T.U. bancario

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hanno conferito al CICR il potere di stabilire con propria delibera le modalit di calcolo del TAEG,
individuando in particolare gli elementi da computare e la formula di calcolo.
Gli elementi di calcolo del TAEG sono stati individuati con D.M. Tesoro 8.7.1992, in seguito integrato
dal D.M. Economia 6.5.2000, anchesso conseguente al recepimento di una direttiva UE sul credito al
consumo. Di questintegrazione non occorre occuparsi, perch riguarda soltanto la formula di calcolo
del TAEG e non gli elementi da computare.
Il D.M. 8.7.1992 ha dunque individuato, allart. 2 co. 3, come elementi rientranti nel calcolo del TAEG:
a) il rimborso del capitale e il pagamento degli interessi; b) le spese di istruttoria e apertura della pratica
di credito; c) le spese di riscossione dei rimborsi e di incasso delle rate se stabilite dal creditore; d) le
spese per le assicurazioni o garanzie, imposte dal creditore. intese ad assicurargli il rimborso totale o
parziale del credito in caso di morte, invalidit, infermit o disoccupazione del consumatore; e) il costo
dell'attivit di mediazione svolta da un terzo, se necessaria per lottenimento del credito; f) le altre
spese contemplate dal contratto, fatto salvo quanto previsto dal comma seguente. A sua volta, il
successivo comma 4 ha escluso dal computo del TAEG, tra le altre, anche (lett. e) le spese per le
assicurazioni e garanzie diverse da quelle di cui alla lettera d) del comma precedente, ossia diverse
dalle assicurazioni intese a garantire al creditore il rimborso in caso di morte, invalidit, infermit o
disoccupazione del cliente.
Restano quindi escluse dal TAEG, secondo le disposizioni sulla trasparenza vigenti ratione temporis, le
spese collegate allaccensione della garanzia autonoma COGART in quanto non trattasi di
assicurazione (o garanzia) concessa a protezione specifica del rischio di morte, invalidit, infermit o
disoccupazione e rientra per contro nelle esclusioni di cui al co. 4.
Lattore non pu quindi dolersi di una sotto-rappresentazione del costo del credito, perch
linformazione datagli dalla banca era coerente con le vigenti prescrizioni in punto trasparenza

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contrattuale.
3.3. Con riguardo alla tecnica del piano di ammortamento, lattore contesta alla banca di aver previsto
un piano di ammortamento francese, in violazione dellart. 1283 c.c.. Nei termini proposti, la
doglianza priva di fondamento.
Ogni rata di mutuo si compone di una quota interessi e di una quota capitale; dal punto di vista del
mutuatario, la quota interessi rappresenta il costo per l'uso del denaro mentre la quota capitale rappresenta
la somma destinata al rimborso del capitale mutuato. In linea generale - nei contratti di mutuo in cui la
restituzione del prestito fatta in modo graduale nel tempo - il debitore paga periodicamente sia gli
interessi, sia una parte del capitale.
Segnatamente, la rata di ammortamento composta da due parti:

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- la quota interessi necessaria per pagare gli interessi sul debito di quel periodo;
- la quota capitale necessaria per rimborsare una parte del prestito.
Ora, di tali quote, solo le quote capitale vanno ad estinguere il debito, generando - di rata in rata - un debito
residuo sempre minore, su cui si calcolano gli interessi che il mutuatario paga con la rata successiva.
Di rata in rata, quindi, le quote interessi sono sempre decrescenti, mentre le quote capitali possono essere
costanti (metodo di ammortamento c.d. uniforme o italiano, caratterizzato dal fatto che le quote capitali
sono sempre costanti e conseguentemente, essendo le quote interessi decrescenti, le rate sono
decrescenti oppure variabili (metodo di ammortamento progressivo o c.d. francese, in cui ad essere costante
la rata complessiva, ragione per cui - essendo la quota interesse comunque decrescente - la quota capitale
invece crescente).
Laddove il rimborso abbia luogo con il sistema progressivo c.d. francese, la misura della rata costante
dipende da una formula matematica i cui elementi sono: 1) il capitale dato in prestito; 2) il tasso di interesse
fissato per periodo di pagamento; nonch 3) il numero dei periodi di pagamento. La formula matematica in
questione individua in sostanza quale sia quell'unica rata capace di rimborsare quel prestito con quel
determinato numero di pagamenti periodici costanti. Ci posto, va rilevato come tale metodo non implichi,
per definizione, alcun fenomeno di anatocismo vietato.
Lart. 1283 c.c. vieta infatti la produzione di interessi su interessi scaduti ed questa lunica fattispecie
regolata. In altri termini, si ha anatocismo per gli effetti dellart. 1283 c.c. soltanto se gli interessi maturati
sul debito nel periodo X si aggiungono al capitale, andando cos a costituire la base di calcolo produttiva di
interessi del periodo X+1 e cos via ricorsivamente.
Il metodo "alla francese'' comporta invece che gli interessi vengano comunque calcolati unicamente sulla
quota capitale via via decrescente e per il periodo corrispondente a quello di ciascuna rata e non anche sugli
interessi pregressi. In altri termini, nel sistema progressivo ciascuna rata comporta la liquidazione ed il
pagamento di tutti (ed unicamente de) gli interessi dovuti per il periodo cui la rata stessa si riferisce. Tale

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importo viene quindi integralmente pagato con la rata, laddove la residua quota di essa va ad estinguere il
capitale. Ci non comporta tuttavia capitalizzazione degli interessi, atteso che gli interessi conglobati nella
rata successiva sono a loro volta calcolati unicamente sulla residua quota di capitale, ovverosia sul capitale
originario detratto l'importo gi pagato con la rata o le rate precedenti.
Cos nella giur. di merito Trib. Benevento 19.11.2012, Trib. Milano 5.5.2014, Trib. Pescara 10.4.2014,
Trib. Siena 17.7.2014, nonch ABF Milano 21.1.2013 n. 429 e ABF Napoli 25.2.2014 n. 1127.
3.4. Lattore contesta lindeterminatezza e/o indeterminabilit del tasso EURIBOR e la sua nullit in
quanto determinato dal cartello interbancario, con intesa vietata dalla normativa europea e italiana (art.
101 TUE, art. 2 legge 287/90) sulla concorrenza.
infondata sotto entrambi i profili.

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Sentenza n. 1524/2017 pubbl. il 22/03/2017
RG n. 7465/2014
Primo, Euribor indica il tasso di interesse medio applicato da un primario istituto di credito europeo ad
altro primario istituto per operazioni di prestito a breve termine in Euro, con scadenza da una a tre
settimane e da uno a dodici mesi. Il tasso viene rilevato (fissato) giornalmente dalla European
Banking Federation (EBF), in base alle segnalazioni trasmesse entro le ore 11 (fuso dellEuropa
centrale) allagenzia Reuters da un insieme di oltre 50 banche, individuate tra quelle con il maggiore
volume d'affari dellarea Euro (contribuiscono per lItalia Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei
Paschi di Siena).
Ancorch rilevato da un organismo (EBF) riconducibile al sistema bancario europeo, su segnalazione
delle principali banche, Euribor indica anzitutto, convenzionalmente, il rendimento di un impiego non
garantito in Euro a breve termine risk free. Tale deve infatti ritenersi il prestito a un soggetto solvibile,
o che deve presumersi tale, quale una primaria banca europea.
Dato questo punto di riferimento, ogni altro prodotto bancario o finanziario in Euro, di pari durata,
offerto che sia da una banca, altro intermediario o diverso emittente notoriamente allEuribor sono
indicizzati oltre a mutui a tasso variabile, derivati e obbligazioni bancarie, anche titoli di Stato (in
Italia i CCT Eu) e obbligazioni corporate definisce il proprio costo, e implicitamente la propria
rischiosit, per differenza (spread) rispetto al tasso interbancario. Il tasso finito praticato non dunque
determinato dal solo Euribor, ma da indice + spread. Appare quindi inesatto affermare che Euribor sia
frutto di un accordo di cartello, per fissare direttamente o indirettamente i prezzi
Secondo, alcune cautele presidiano lEuribor contro il rischio di manipolazioni ad opera di uno o pi
degli attori del mercato interbancario. Poich la segnalazione avviene su base volontaria, il tasso non
viene rilevato se non partecipano almeno 12 banche (il campione risulterebbe scarsamente
rappresentativo). Sono tagliati fuori dal computo il 15% dei valori pi alti e pi bassi.
Nonostante queste cautele, la manipolazione del tasso possibile, come hanno dimostrato in questi

Firmato Da: ASTUNI ENRICO Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: b6cf3
anni le indagini compiute dalle Autorit di vigilanza e dalla Commissione europea (fatto notorio). Pu
essere cio che la banca segnalante comunichi deliberatamente dati alterati. O che pi banche
saccordino per concertare le segnalazioni al fine di influenzare il risultato finale, per ridurre il costo
della raccolta (ad es. obbligazioni bancarie) o aumentare la remunerazione degli strumenti indicizzati
al parametro (ad es. mutui a tasso variabile, derivati IRS ecc.).
Lo scrivente conviene che unintesa siffatta pu determinare violazione dellart. 101 del trattato UE.
Lintesa nondimeno indimostrata, indimostrato ne leffetto sui tassi e, soprattutto, che Intesa
Sanpaolo ne sia stata parte. Tanto appare sufficiente a refutare leccezione del cliente.
Egualmente irrilevante la giurisprudenza, citata in memoria n. 1 dallattore, formatasi in tema di
rinvio agli usi piazza. La nullit del rinvio agli usi segue infatti alla mancata pattuizione per iscritto

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Sentenza n. 1524/2017 pubbl. il 22/03/2017
RG n. 7465/2014
ed in maniera univoca del tasso di interesse ultralegale e dunque alla violazione dellart. 1284 comma
3 c.c.. N ha rilevanza il principio di diritto affermato da Cass. 28.3.2002 n. 4490, secondo cui il rinvio
alle condizioni usualmente praticate dalle aziende di credito sulla piazza nullo anche quando la
determinazione dei tassi di interesse avviene sulla base di criteri stabiliti in ambito nazionale con
accordi di cartello, proprio perch tali accordi sarebbero illeciti per violazione della normativa
antitrust. Non v infatti prova di unintesa per la manipolazione dellEuribor, n che Intesa Sanpaolo
vi abbia preso parte.
La clausola contrattuale che richiama lEuribor non neppure in contrasto con lart. 117 comma 6 del
T.U.B.: il tasso di interesse , tempo per tempo, determinabile attraverso il rinvio recettizio al tasso di
riferimento e la variabilit del tasso, anche nel caso in cui questo aumenti, non fa s che il tasso
applicato sia pi sfavorevole per il cliente di quello pubblicizzato: il mutuatario infatti, fin
dallinizio, esposto alle variazioni del tasso.
3.5. In ultimo, lattore contesta alla banca di essere incorsa in violazione dei tassi soglia.
Dichiaratamente (vedi memoria n. 1) lattore si riferisce, tuttavia, al tasso soglia previsto per i mutui
ipotecari ai quali, singolarmente, ritiene di poter assimilare il mutuo chirografario assistito da garanzia
a prima richiesta del consorzio fidi.
manifestamente infondata: se lattore non in grado di distinguere unipoteca, garantita secondo
lordine di grado sullo specifico cespite cauzionale, da una garanzia personale, garantita
genericamente e in grado chirografario dal patrimonio del consorzio fidi garante, poco pu dire il
giudice per convincerlo della profonda differenza intercorrente. Ai fini di causa, sufficiente osservare
che, per ammissione dello stesso attore, il tasso soglia applicabile al finanziamento chirografario in
questione rispetta la soglia dusura.
3.6. In citazione, lattore ha dedotto altres, in termini dubitativi, la possibile gi avvenuta escussione

Firmato Da: ASTUNI ENRICO Emesso Da: POSTECOM CA3 Serial#: b6cf3
della garanzia COGART CNA da parte della banca. Questeccezione stata espressamente
abbandonata in conclusionale. Sul punto non v dunque luogo a pronunciare.
In conclusione, refutate le eccezioni e difese del cliente, deve riconoscersi alla banca la somma di
6.954,84 quale risultante dal certificato art. 50 TUB (doc. 4).
4. Operate le debite compensazioni, come da espressa domanda dellattore, la banca non risulta titolare
di alcun credito nei confronti di Gilioli Daniele, atteso che il debito residuo ex mutuo di 6.954,84
risulta assorbito dal maggior saldo creditore di c/c pari ad 12.398,93, con differenza a credito di
Gilioli Daniele, pari ad 5.444,09. Questa differenza lattore non lha pretesa in pagamento: sul punto
non v pertanto luogo a pronunciare.
5. Le spese, comprese quelle di C.T.U. gi liquidate, seguono la soccombenza. Motivo sufficiente di

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RG n. 7465/2014
disporre la condanna della banca alla refusione integrale delle spese sostenute dallattore, senza
compensazione neppure parziale e neppure per la parte concernente la C.T.U., la circostanza che la
banca ha rifiutato ingiustificatamente la proposta del giudice ex art. 185-bis c.p.c. (ordinanza 3.9.2015)
che prevedeva la definizione con il pagamento a saldo e stralcio della somma di 5.000,00 proposta
accettata invece dallattore, come da verbale di udienza 8.10.2015 e ha quindi ingiustificatamente
prolungato la durata del giudizio aggravando le spese.
I difensori hanno chiesto dopo ludienza di p.c. la distrazione delle spese a loro favore: tale richiesta
legittima, poich lart. 93 c.p.c. non prevede un termine perentorio per formulare listanza e non
appare sussistere uno specifico interesse, meritevole di tutela, della parte soccombente a opporsi alla
distrazione (cfr. Cass. 12.1.2006 n. 412).
PQM
Il Giudice, definitivamente pronunciando, respinta ogni contraria domanda istanza eccezione:
1. dichiara che Intesa Sanpaolo S.p.A., in persona del mandatario Italfondiario S.p.A., non titolare di
alcun credito nei confronti di Gilioli Daniele con riguardo al c/c n. 14066;
2. dichiara che il c/c n. 39985, esponeva alla chiusura un saldo creditore di 12.398,93 e che pertanto
Intesa Sanpaolo S.p.A., in persona del mandatario Italfondiario S.p.A., non titolare di alcun credito
nei confronti di Gilioli Daniele con riguardo al detto conto;
3. dichiara che Intesa Sanpaolo titolare di un residuo credito di 6.954,84 con riguardo al mutuo
chirografario n. 50845723;
4. operata la compensazione per pari quantit tra i reciproci crediti di cui ai precedenti punti 2 e 3,
dichiara che Intesa Sanpaolo non titolare di alcun residuo credito nei confronti di Gilioli Daniele, con
riguardo ai rapporti oggetto del presente giudizio; revoca per leffetto integralmente il decreto
ingiuntivo opposto;

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5. condanna la convenuta a rimborsare allattore le spese di lite, che liquida in 1.191,67 per esborsi,
7.795,00 per onorari oltre rimborso spese generali 15%, CPA come per legge e IVA se indetraibile;
pone le spese di C.T.U. gi liquidate definitivamente a carico della convenuta soccombente. Con
distrazione ex art. 93 c.p.c. a favore dei procuratori antistatari.
Torino, 21 marzo 2017
Il Giudice
(dott. Enrico Astuni)

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