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STUDI PIEMONTESI

dicembre 2003, vol. XXXII, fasc. 2

Saggi e studi
Valentina Mansone 327 I percorsi dell’io nella poesia di Bianca Dorato
Davide Racca Il Debenedetti torinese e la “Parigi amica”
Dora Marucco Il valore dello spazio urbano nella cultura dell’associazionismo
mutualistico torinese
Fra Luca Piergiorgio Isella Per la storia del Monte dei Cappuccini a Torino dall’XI
al XIII secolo

Note
Giuliano Gasca Queirazza Pagine di grammatica del piemontese. II
Maria Vittoria Cattaneo 1830-1840: inediti per il Castello, il Parco e i Giardini di Aglié
Marina Dell’Omo Per Bartolomeo Tiberino intagliatore. Nuovi documenti sulla
attività tra Riviera d’Orta e Lago Maggiore
Claudio Gallo- Sul tavolo di lavoro di Emilio Salgari: note sui preliminari
Caterina Lombardo geografici, cartografici, storici e stilistici dello scrittore
Tomaso Vialardi di Sandigliano I conti Rebuffo e il Palazzo Rebuffo di San Michele a
Villafranca Piemonte
Andrea De Pasquale Bernardino Peyron e le riforme per la Biblioteca dell’Università
di Torino

Ritratti e ricordi
Alessandro Bianco Vittorio Righini di Sant’Albino (1787-1865).
La fortuna di un filologo dilettante
Chiara Simonetti Carola Prosperi: deduzione di una biografia

Documenti e inediti
Alberico Lo Faso di I Piemontesi in Sicilia. L’assedio di Messina (luglio-settembre
Serradifalco 1718)

Via O. Revel 15 - 10121 Torino


Tel. 011 537486 Fax 011 534777 Mail info@studipiemontesi.it
Rassegne
Andreina Griseri Obiettivi puntati sul Sei e Settecento a Torino
Isabella Ricci Massabò Alfieriana

Notiziario bibliografico:
recensioni e segnalazioni

Via O. Revel 15 - 10121 Torino


Tel. 011 537486 Fax 011 534777 Mail info@studipiemontesi.it
I conti Rebuffo e il Palazzo Rebuffo
di San Michele a Villafranca Piemonte
Tomaso Vialardi di Sandigliano

Incementate le sue torri e scomparsi i suoi bastioni, dimen- Sigle e abbreviazioni.


ticati i suoi palazzi antichi in ammodernamenti ambigui, il AANT Archivio Antonielli
grosso borgo rurale di Villafranca Piemonte (To) ha perso d’Oulx, carte Polonghera, mazzo F
ACP Archivio Comunale Pinerolo
memoria e architettura di sei secoli di storia e fasti. Unico AOM Archivio Ordine Mauriziano,
sopravvissuto, il Palazzo Rebuffo di San Michele è rimasto Carte di Staffarda
legato intimamente alla Comunità e alla sua storia che ne han- APVPte Archivio Parrocchiale di
Villafranca Piemonte, ex Libro Bap-
no calibrato il modo architettonico, filtrato dalle esperienze tisimorum et Libro Mortuorum Ecle-
sociali di chi di volta in volta lo ha abitato, contemporanea- sie Sancti Stheffani oppidi Villefranca
mente origine e ispirazione delle sue trasformazioni. Per leg- Pedem, 1584-1769
AST Archivio di Stato di Torino
gerle, occorre sfogliare la storia del borgo. AVS F RebM Archivio Vialardi di
Villafranca di Nizza, poi Sabauda, poi Piemonte, deve la Sandigliano, famiglie, Rebuffo di
sua fortuna all’intuito militare di Tommaso I di Savoia 1, che San Michele
AVS FM Archivio Vialardi di Sandi-
per primo capì i vantaggi di quell’ansa naturale sul Po a fron- gliano, Massoneria
te del marchese di Saluzzo e dei possedimenti astigiani. La BNF Bibl. Naz. di Firenze, Malabec-
sua nascita anagrafica è in un actum del 27 giugno 1197 2 in chiana, XIX, 127
MGH Mon. Ger. Hist.
cui ad Villamfrancham in ripa padi super portum Enrico di MHP Mon. Hist. Patr.
Luserna ed i suoi fratelli conciliano una lite con l’abbazia di
Staffarda. A protezione del lato più meridionale del suo Stato, 1
Il primo a portare le armoiries
Tommaso II 3 progettò il poderoso sistema difensivo che, dopo attuali de gueles à la croix d’argent,
mentre prima di lui i conti di Savoia
la disfatta di Montebruno, fu costretto ad impegnare a garan- portavano une aigle de sable sur champ
zia dei patti con Asti 4, fatto che sancì l’importanza militare d’or.
di Villafranca. 2
AOM, MHP Chr. I, 1038.
La trasformazione della prima fortificazione da semplice 3
Figlio di Tommaso I.
torre a piazzaforte, l’importanza del porto e le prime fran- 4
Die lune XXV mensis junii 1257,
AST, Sez. I, Villafranca, ordinati, vol.
chigie del 1233, attrassero nuovi nuclei famigliari a discapi- 16, pag. 5.
to di quei borghi limitrofi più antichi, la curtis di Muginasco 5
La distinzione di curtis per
ed il burgum Suavis 5, che erano stati l’origine del materiale Musinasco e di burgum per Soave indi-
umano dell’insediamento voluto da Tommaso I. Appartenenti ca l’esistenza di un insieme già forti-
ficato in antico in Musinasco, forse
da prima del 1000 alla Corona Imperiale di Germania, furo- quello donato dal duca di Savoia a
no infeudati nel 1001 da Ottone III ad Olderigo marchioni Giovanni Rebuffo nel 1405, da non
qui Mainfredus nominatur 6, padre di Adelaide, sposa in ter- confondere con la donazione fatta nel
1532 dal Real Sovrano a Gian Francesco
ze nozze di Oddone di Savoia e prima contessa sabauda. Con Rebuffo di Villa Franca dè Fossi del
questo matrimonio, Villafranca fu legata alla storia di Casa recinto di detto luogo, come da inve-
Savoia, rimanendo nei secoli terra immediata di questa Casa, stiture di detto giorno, ed anno e rispet-
tivi consignamenti 1564 e 1583, AVS
salvo una fugace investitura del 1549 del re di Francia Enrico F RebM. Tutte le mura intiere et rot-
II al suo colonnello Giovanni Bellone ed un tentativo nel te che cingono et circondano Villafranca
1582 di Carlo Emanuele I, alla disperata ricerca di denaro, furono invece donate da Emanuele
Filiberto nel 1567 a Giovanni d’Her-
di vendere il feudo ad Isabella Grilliet, annullato con sen- coles Cavazza, a saldo de i molti ser-
tenza camerale del 1607 7. vigi resi, AST sez. III, Arch. Camerale,

425
Molto del latifondo feudale di Villafranca fu costituito Patenti, Controllo Finanze, Art. 689,
reg. 1567 in 1569, f. 30/40.
dalle donazioni ad abbazie e chiese locali da parte d’Immilla, 6
sorella di Adelaide, tanto che ancora nel 1272 Tommaso III MGH, II, Diplomata regum et
imperatorum Germaniae, p.842, doc.
ricevette l’investitura di Villafranca e Musinasco, allora ter- 408
ritorialmente distinte, dall’abate di Santa Maria di Pinerolo 8. 7
AST, Azienda Savoia-Carignano,
Nella prevaricazione tipica del dominio utile sul dominio emi- cat. 49, Villafranca, mazzo I.
nente, fu però sempre un vassallaggio puramente formale. In 8
Atto di fedeltà del conte Tommaso
nessun atto riguardante la storia locale intervennero abati e III di Savoia all’abate di Santa Maria
vescovi, pur nel loro pieno diritto ed a Casa Savoia risalgo- di Pinerolo per le terre che da lui tene-
va e relativa investitura, ACP.
no le prime franchigie a Villafranca, concessioni che non rap- 9
Nipote di Tommaso II, principe
presentavano certo la migliore fidelitas al proprio Signore d’Acaia nel 1301 per il matrimonio
feudale, dato che sottraevano al reale proprietario, ipso jure, con Isabella de Villehardouin, princi-
diritti altrimenti inalienabili. pessa d’Acaia e Morea, figlia di Gu-
Con l’usurpazione di Amedeo V di tutti i beni apparte- glielmo II de Villehardouin e Anna
Angela Komnena.
nenti per diritto dinastico a Filippo di Savoia-Acaia 9, rima- 10
Lodo del 1294.
sero solo le regioni subalpine a sud di Rivoli, tra cui Villafranca, 11
Alfonso Petitti di Roreto scrive
per di più con vincolo feudale verso Amedeo 10. Alla morte nel suo « Giornale Araldico Genea-
di Filippo il piccolo Stato fu travolto dalle lotte e Villafranca logico Diplomatico » del settembre
fu battuta da bande di ventura tedesche e inglesi. 1895, che le illegittime di Filippo
L’omicidio di Filippo II, annegato nel dicembre 1368 nel d’Acaia furono quattro: Beatrice, spo-
sa di Gugliel-mo Petitti, Francesca,
lago di Avigliana con l’assenso di Amedeo VI, aprì una del- sposa di Antonio Bocchiardi, Giorgia,
le pagine più cupe nella storia dei Savoia, ma fu ragione di sposa di Antonio Marini e Montarsina,
Stato, poiché il conte Verde aveva visto nei turbolenti cugi- sposa di Fran-cesco Beggiami, tutte
famiglie emergenti di Villafranca.
ni Savoia-Acaia un freno alla propria espansione a sud delle 12
Alpi. Solo nel 1378 ad Aimone, ultimo figlio di Filippo, furo- Podestà di Sestri nel 1385 e con-
sigliere del Borgo di Prè nel 1391, dove
no concesse le spoglie del grande feudo antico con Villafranca aveva casa a Porta di Vacca. Da copia
capitale. seicentesca in AVS F RebM, dove è
Il principe d’Acaia e Mencia del Carretto di Ceva, sua annotato che l’originale è nell’Archivio
Segreto del Ducale Palazzo, in Atti di
sposa, ebbero Corte nel castello e Mencia ritrovò due sorel- Bartolomeo Bellocchio, Archivium
le illegittime del marito, Beatrice e Francesca 11. Villafranca Notariorum.
celebrò con palazzi moderni una nuova borghesia che si
sovrappose alla nobiltà locale, gareggiando in sfarzo e ric-
chezza. Fu una Corte effervescente, ricca d’incontri e scam-
bi intellettuali superiori a molte altre città piemontesi, anche
maggiori per importanza, incrociando legami tra nobiltà loca-
le, borghesia, grandi famiglie italiane ed europee che porta-
rono potere monetario e peso politico.
Nel 1388 Nizza divenne territorio sabaudo ed il castrum
di Villafranca assunse una posizione di punta nel sistema
difensivo del transito da Torino alla costa mediterranea. Le
lunghe trattative precedenti l’annessione del Nizzardo, ave-
vano portato al conte Rosso complessi incontri con inviati di
Genova e famiglie costiere con interessi nella zona, gente ric-
ca, nuova e di lignaggio sicuro, non legata agli Acaia, ai mar-
chesi di Saluzzo e al marchese di Monferrato, che bisognava
tranquillizzare tanto politicamente che militarmente. Tra i
mandatari di Genova ci fu il castellano di Ottaggio, Antonio
Rebuffo dell’Albergo Giustinianeo 12, senatore, Elettore dei
Magistrati, nel 1413 tra i dodici riformatori degli Statuti di
Genova.
Con la morte improvvisa di Galeazzo Visconti il 3 set-
tembre 1402, forti le cupidigie sui territori viscontei in
Piemonte, amici e nemici cambiarono fronte. Nel giugno 1404
426
il conte di Savoia, Ludovico d’Acaia e il marchese di Mon- 13
Ludovico d’Acaia aveva sposato
Bona di Savoia, sorella di Amedeo VIII
ferrato si accordarono per la loro spartizione, contando su i e il marchese di Monferrato aveva spo-
nuovi legami di sangue 13. sato Margherita, figlia di Amedeo
Lontano Ludovico e poco convinto della buona fede del d’Acaia.
marchese di Monferrato, da sempre alleato del marchese di 14
Sorta sui resti della cappella sugli
Saluzzo, Amedeo decise la nomina di un nuovo governatore spalti voluta da Tommaso II.
per Villafranca di Nizza in Piemonte, geograficamente la pri- 15
Da PVPte. Padre Giuseppe Ago-
ma piazzaforte contro Saluzzo. La carica fu proposta a stino Borla, priore del convento e del-
la chiesa di Santo Stefano dal 1788 al
Giovanni Rebuffo, figlio di quell’Antonio che il conte Rosso 1795, nelle sue Istoriche Notizie della
aveva incontrato più volte nelle negoziazioni con Genova per Chiesa e Parrocchia di S. Stefano di
il Nizzardo. Giovanni arrivò a Villafranca nella primavera del Villafranca Sabauda, Chivasso 1788-
90, conferma che nel 1505 la cappel-
1405, ricevette da Amedeo VIII i gradi di colonnello ed in la era già sepolcreto dei Rebuffo da
regalo il castello vecchio fuori la porta del Molino, nelle aij- almeno venticinque anni.
re di San Sebastiano di Musinasco. 16
AVS F RebM.
Il nuovo governatore si stabilì con la moglie Ludovica 17
Di una mano dell’entourage tar-
Ceva negli appartamenti verso l’attuale parrocchia della divo di Giacomo Jaquerio, che lavorò
Maddalena 14, a lato di quelli del principe d’Acaia. Il figlio a più riprese per i Savoia-Acaia nel
castri Pynerolis, o più probabilmente
Giacomo Michele andò invece ad abitare nel castello vecchio, di Dux Aymo che lavorò tanto a Pine-
che rimase ai Rebuffo fino al 1629, quando Michele lo donò rolo, quanto al ciclo di affreschi nella
ai Cappuccini per la fondazione del convento ancora esi- Madonna di Missioni a Villafranca.
stente, minacciato dalla speculazione urbana. 18
Oggi Cottolengo.
Nella seconda metà del ’400 un ramo dei Rebuffo deci-
se l’acquisto di case in Borgo Soave e Chiafredo, del fu capi-
tano ducale Giacomo Michele fu Giovanni Rebuffo, fondò
nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, intorno al 1480,
una cappella con vaso sepolcrale dedicata a San Chiafredo 15.
Con la morte di Ludovico Savoia-Acaia si spense l’unico
ramo legittimo e primogenito di Casa Savoia. Amedeo VIII
convocò subito i feudatari e le comunità per il giuramento
di fedeltà e il 1° gennaio 1419 fu proclamata l’annessione del
principato di Piemonte allo Stato Sabaudo. Nel 1424 anche
Ludovico di Saluzzo rese l’omaggio e il feudo di Villafranca
passò alle spose di branche legittime ed illegittime di Casa
Savoia, dove tutte ebbero una radicata presenza: nel 1445 il
duca Ludovico di Savoia donò il feudo ad Anna di Lusignano,
sua sposa; nel 1467 il duca Amedeo IX di Savoia donò il feu-
do a Jolanda di Francia, sua sposa; nel 1485 il duca Carlo I
di Savoia donò il feudo a Bianca di Monferrato, sua sposa;
nel 1521 il duca Carlo II di Savoia donò il feudo a Beatrice
di Portogallo, sua sposa, che fece nominare dall’imperatore
Carlo V il 16 giugno 1538 il suo tesoriere Giovanni Francesco
Rebuffo vero Nobile del Sacro Romano Impero per sé e pro-
pri discendenti 16.
Con Beatrice, non fu più il castello con i suoi bellissimi
affreschi 17 a fare da cornice alle mutevoli corti ed ai suoi per-
sonaggi. Di volta in volta i palazzi, eretti od impreziositi per
l’occasione, assunsero compiti particolari come Palazzo
Pistoni 18, sede favorita dei Savoia-Racconigi, fino a quando
una vita di Corte viva ed esuberante fu decimata dalla peste
del 1522, portata dagli sbandati di ventura che per sette anni
avevano flagellato la pianura, residui degli svizzeri e albane-
si arrivati con Prospero Colonna. Il 15 agosto 1515, i cava-
lieri francesi di de la Palice, d’Aubigny e de Imbercourt al
427
comando di Pierre Terrail, le Bajard, in una inattesa riedi- 19
Padrini della Disfida erano stati
Prospero Colonna e le Bajard, mentre
zione della Disfida di Barletta 19, avevano arrestato proprio a i giudici per parte di Francia erano
Palazzo Pistoni 20 il Colonna con sette suoi capitani, tra cui stati de Aubigny e de la Palice. Non
Pietro Caraffa, Cesare Fieramosca 21 e Giovanni Brancaleone. cadde nella trappola Fanfulla da Lodi,
Tra i tanti morti per la peste, un’intera generazione di perché aveva lasciato Villafranca il 31
agosto 1514.
Rebuffo 22 con le proprie spose lasciò solo discendenze in età 20
Con l’aiuto di Gian Marco Solaro
pupillare. In soccorso alla pestilenza, arrivarono nuovi ordi- di Moretta e di un villafranchese,
ni monastici che spinsero Villafranca in interessi lontani e Antonio Alasia, che li avevano guida-
contrastanti, coinvolgendola in guerre che videro Carlo ti per guadi non difesi.
Emanuele di Savoia-Carignano fare quartiere con le sue trup- 21
Fratello di Ettore.
pe nelle strade, epicentro di sette anni di scontri. Il Piemonte 22
Il capitano ducale Bernardo,
fu sotto eserciti francesi, spagnoli, imperiali. Su tutti si erse Antonio, Michele, Melchior e Barto-
lomeo.
di nuovo la peste, più spaventosa di quella precedente, che 23
sterminò una popolazione già rarefatta da eventi ancora tra- DE CATINAT, Memoires et corre-
spondances du Marechal de Catinat,
gicamente presenti. La disfatta di Staffarda dell’agosto 1690 Parigi, 1819.
consegnò metà Piemonte nelle mani del maresciallo de Catinat, 24
La pianta del castello è traccia-
ferreo interprete degli ordini del marchese di Louvois, mini- ta per Enrico II di Francia da
stro francese della Guerra: brulez, brulez bien le pays 23. Il FRANCESCO HOROLOGI, Dall’Arte del
28 ottobre le château de Villefranche fut entièrement renver- fabbricare, 1559, BNF e in AST, Sez.
I, Architettura Militare, vol. V, pag.
sè, in maniera tanto radicale che è difficile indicarne l’ubi- 142.
cazione precisa 24. 25
Il titolo passò al figlio e poi al
La pace raggiunta con estrema difficoltà, ripiombò nel nipote Eugenio Emanuele, che Carlo
1700 nella guerra per la successione al trono di Spagna, altri Alberto riconobbe Principe Reale con
decreto del 1834.
sei anni terribili che culminarono con la battaglia di Torino 26
del 7 settembre 1706 e la vittoria del principe Eugenio di Francesco San Martino della
Morra fu tra gli inquisiti.
Savoia-Soissons, premiata con l’annessione della Sicilia ed il 27
Generale di Fanteria, Gran Cor-
titolo regale per Vittorio Amedeo II. done e Priore dell’Ordine dei Santi
Per l’incoronazione di Luigi XVI del 1774, a rappresen- Maurizio e Lazzaro.
tare il re di Sardegna andò a Parigi un altro Eugenio di
Carignano-Soissons, al quale fu confezionato per l’occasione
il titolo di conte di Villafranca 25. L’incoronazione fu presto
dimenticata, Parigi era in fiamme e la sua nobiltà in fuga tra
Torino e Vienna. Nell’agosto 1791 l’imperatore Leopoldo e
Federico Guglielmo firmarono la dichiarazione di Pillnitz e
Vittorio Amedeo III, debole e insensibile al ricambio stori-
co, subì la più umiliante delle ritirate. La congiura di Torino
del 1794 scoperta per puro caso, favorita da giacobini fran-
cesi con connivenze clericali e nella stessa Corte 26, l’incapa-
cità militare dei principi del Chiablese, d’Aosta e di Monferrato
portarono l’armistizio di Cherasco del 28 aprile 1796 e l’in-
fame pace di Parigi del 15 maggio. Torino era francese e Carlo
Emanuele IV, vani e tardivi i sussulti di resistenza, fuggì la
sera del 9 dicembre 1798 per la Sardegna, dove sbarcò il 3
marzo 1799 accettando le durissime imposizioni del genera-
le Joubert.
A Cagliari era già arrivata una delegazione guidata
dall’Intendente Generale della Real Casa, Carlo Rebuffo di
San Michele 27, per preparare l’arrivo del re transfuga e gli
alloggiamenti di una Corte numerosa. La nobiltà locale, a
gara, offrì palazzi, case e soldi, dimostrando per la Corona
una fedeltà che Torino non aveva saputo dare. Molti del segui-
to reale sposarono gentildonne sarde e lo stesso Carlo sposò
nel 1806 Anna Maria Aymerich dei marchesi Laconi.
428
Napoleone abdicò il 6 aprile 1814 ed il 20 maggio Vittorio 28
Figlia di Nicola Rebuffo, del fu
Giuseppe del fu Agostino e di Caterina
Emanuele I rientrò a Torino, per ritrovare i suoi Stati di ter- Ramelli di Celle.
raferma dilaniati dalla guerra e profondamente mutati. In 29
Oggi via Caduti della Libertà.
uno Stato al collasso, l’unica idea fu la restaurazione e can- 30
Nomine proprio predicto Jafredo
cellare, con l’appoggio del clero e della piccola nobiltà rura- registravit domum unam in Platea
le, tutto quanto la rivoluzione aveva rappresentato, pur nei Burghi Suaviarum coerentes vias a dua-
suoi molti eccessi, di progresso per le Istituzioni. Si riarmò bus partibus Capella Sancti [V]incen-
un esercito a discapito del bilancio per le opere pubbliche, zij et Eredes Egregi Bartolomej Aijmari
quondam Giorgini, AVS F RebM.
indispensabili allo svolgimento della stessa funzione ammi- 31
Disposizioni testamentarie di
nistrativa. Si ricostruirono palazzi nel tentativo di annullare Vincenzo Ajmari del 7 settembre 1411,
tre lustri di storia, ma affiorarono sempre più violente l’in- in Giuseppe Agostino Borla, op. cit.
trinseca incapacità della macchina statale e le ribellioni laten- 32
1579, AVS F RebM. Prove giu-
ti, nelle quali era ancora presente l’eco delle rivolte del pane diziali di nobiltà del capitano ducale
di Rueglio d’Ivrea del 1791. Il re abdicò nel 1821 e Carlo Giuseppe Rebuffo q. Antonio, AVS F
RebM.
Felice aprì le porte all’Austria, iniziando una repressione che
non fu feroce solo per la poca convinzione delle Commissioni
preposte.
Nominato Eugenio di Carignano-Soissons alla Luogo-
tenenza, Villafranca ritrovò indirettamente i fasti del trono
d’Italia, ma il principe sposò morganaticamente una balleri-
na del Teatro Regio, Felicita Crosio e l’ambiguo titolo di Conti
di Villafranca sembrò finire ai piedi del grande quadro che
campeggiava nella sala comunale. Fu invece riconosciuto ai
suoi figli da Umberto I il 14 settembre 1888, nella linea
Villafranca-Soissons.
Il declino di Villafranca coincise con l’estinzione dei tre
rami Rebuffo. Il ramo di Villanova, scelta l’Austria ed espa-
triato a Milano, si perse in linee mitteleuropee; quello di
Traves finì tra celibi e sacerdoti e quello di San Michele in
discendenze miste, improli e femminili, tra cui Teresa 28.
L’ultimo dei loro Palazzi in Contrada del Concorso 29, con il
matrimonio di Teresa Rebuffo con Giovanni Morra di Lavriano
e Carpenea, divenne proprietà del figlio Bernardino Morra,
governatore di Nizza e luogotenente generale nelle Regie
Armate, marito di Marianna Sandiglian di Sandigliano. La
loro figlia Teresa sposò Carlo Felice Morra di Carpenea e
Sandigliano, da cui nacque Vincenzo, marito di Maria Rolle.
La loro figlia Delfina sposò Angelo Antonielli d’Oulx
e di Costigliole, da cui l’ultima proprietaria.
Il Palazzo Rebuffo in Contrada del Concorso, poi Rebuffo
di San Michele dagli inizi del ’700, compare la prima volta
in una ricognizione del 2 maggio 1541 come proprietà di
Chiafredo del fu capitano ducale Bernardo Rebuffo, anche
in nome dei fratelli Tomaso e Giacomo Michele, ma il suo
impianto risale almeno agli inizi del ’400. Il consegnamento
del 21 Maggio conferma la datazione, poiché le coerenze 30
lo descrivono parte integrante di un agglomerato urbano svi-
luppatosi prima del 1411, anno della fondazione della chie-
setta di San Vincenzo 31.
Un consegnamento di poco successivo 32 menziona il
Palazzo alle stesse coerenze, con una descrizione degli affre-
schi nelle tre camere superiori, dove lo stemma Rebuffo cioè
un leone con tre zampe alzate in campo azzurro è unito ad altra
429
arma di tre sbarre color oro in campo nero 33 essendovi trame- 33
Armi di Ludovica Ceva, prima
moglie di Giovanni Rebuffo, trisnon-
diante una menzione di carattere antico e gotico con il castel- no di Chiaffredo o di Margherita
lo ed una Palma in un friso tra parete e soffitti a cassettoni Costa, moglie di Giacomo Michele
affrescati. Rebuffo, bisnonno di Chiaffredo.
Nello spaccato progettuale del 1797 dell’architetto Giu-
seppe Castellano, che imposta il nuovo Salone da Ballo, rial-
zato con lo smantellamento del soffitto a cassettoni e il rifa-
cimento dell’imponente scalone d’onore, sopra una porta-
finestra sono ancora visibili due stemmi in un friso, persi nel-
l’esecuzione dell’impianto pittorico attuale che mantenne
intatti, invece, i temi più antichi, la Sfinge, la Coppa velata,
il Cigno e il Labirinto, lasciando il fascino segreto del primo
pittore sfumato nelle simbologie sottilmente accordate nei
sapienti giuochi degli arabeschi velati.
La nuova sovrapposizione figurativa s’interseca e si com-
pone attraverso l’eco della Campagna d’Egitto e le ridondanze
dei primi ’800, mai eccessive, sempre con tratto morbido e
addolcito anche nei saloni di maggior fasto. La prospettiva è
presente in ogni momento ed il contrasto dei colori sottin-
tende una mano che ha saputo mantenere un livello decora-
tivo simile per tecnica alla mano più antica, anche se meno
rigorosa e più formale dove la linea taglia i piani in modo
forse troppo inatteso. Petit maître, dunque, il secondo pitto-
re che firma GoMa pinxit in un angolo alto del nuovo Salone
da Ballo, ma con una maturazione ricca di soluzioni perso-
nali, particolarmente percepibili dove le ombre scandiscono
i volumi.
L’espressione artistica propone una memoria sincretica
di fatti reali come rappresentazione dell’immediato, ceden-
do il colloquio più intimo al sottofondo esoterico degli affre-
schi più antichi. La riflessione della ricerca intellettuale si
contrappone alla cadenza della vita profana e corre paralle-
la ai ritmi storici, caratterizzando la narrazione pittorica più
recente. Sono evidenti i momenti della gioia della vittoria di
Torino, mentre il ritorno dalla Sardegna grondeggia nei fasti
cortigiani di una Restaurazione attraverso rappresentazioni
di vasta ambizione figurativa, dove ornamento e festa pren-
dono precedenza. Il linguaggio diventa facile ed il particola-
re trattiene l’attenzione per l’abilità del trompe-l’oeil.
La Storia volutamente dimenticata trova un’eco negli sti-
lemi della Sala da Pranzo, della Camera del Bigliardo e di
una Camera per Ospiti, debitrici dei propri ritmi pittorici
verso l’odiato Napoleone, ma riletti dopo l’Unità d’Italia, ad
odî placati, da una terza mano che tratteggia soggetti di cac-
cia ed iconografie semplici, quasi borghesi, espresse attra-
verso la tranquillità delle piccole gioie di campagna di una
nobiltà paga di se stessa, senza più ambizioni.
Tre dunque gli artisti che hanno lavorato a Palazzo Rebuffo
di San Michele: l’ultimo, mano semplice e immediata; il secon-
do, il Petit maître che firma GoMa, mano appariscente e com-
posita; il terzo, il primo Maestro, mano intensa che avvolge
e protegge i Simboli della Scienza Sacra in una sottile sim-
430
biosi tra committente ed esecutore, essenziale per fuggire inter- 34
Originario di Faule, vicino Villa-
franca, l’avvocato Filippo Maria Dele-
pretazioni fuorvianti di stati di pensiero che devono essere ra, poi barone di Corteranzo, fu
tradotti in immagini e colori, ciascuno con un senso preciso. Archivista Segreto e dal 1779 Inten-
Di questo Maestro non conosciamo il nome, ma abbiamo indi- dente e Segretario di Gabinetto del Re
viduato entourage e committenza. e Cavaliere dei Santi Maurizio e
Lazzaro. Amedeo Grossi, nella sua
Vicino a Villafranca c’è Vigone, cittadina di ricchezze anti- Guida alle Ville e Vigne del territorio
che ed importanze intellettuali ancora leggibili nei palazzi e di Torino, e Contorni, Torino MDCCX-
nei resti delle sue difese, probabilmente non per molto gra- CI, II, lo dice vivente nel Real palaz-
zie all’operosità distruttiva contemporanea. A Vigone, nella zo detto delle Segreterie di Stato.
35
seconda metà del ’700, visse il barone Delera 34, uomo di vasta AVS FM, corrispondenza, PC.
36
cultura, arredi opulenti e molti viaggi, immerso nella ricerca R. VERRIER, La Mère Loge Écos-
saise de France a l’Orient de Marseille,
esoterica del tempo, iniziato nel 1772 alla Massoneria misti- 1751-1914, Marsiglia, 1950.
ca, occultista ed ermetica della Mère-Loge Écossaise all’Oriente 37
Sesto grado del sistema masso-
di Marsiglia 35, gemmata dalla Loggia avignonese Saint-Jean nico-religioso elaborato da Dom
d’Écosse. Questa Loggia, storicamente importantissima e Pernety.
dura rivale della nascente Grande Loge de France, dal 1773 38
Oggi tragico condominio.
Grand Orient de France 36, aveva Tempio in un superbo palaz- 39
La Boccia d’Oro, singolare villa
zo marsigliese con affreschi simili, per tipologia e modalità ancora esistente in strada Cantamer-
pittorica, a quelli di Palazzo Rebuffo, anche se diversamen- la 5.
40
te mediati. Ridotta a cascina, è tuttora esi-
stente, ma ogni troublant riferimento
Il Chevalier de la Clef d’or 37 Delera fece della sua casa di alla dangereuse Franc-maçonnerie e le
Vigone 38 e della sua Vigna di Moncalieri 39 un crocevia d’in- emblematiche iconografie massoniche
contri coltivati nell’entourage delle Logge fiorite intorno all’al- del primo piano scomparvero nei lavo-
ri del 1803, quando la Loggia ritornò
chimista benedettino Dom Antoine Pernety e al suo Cercle ad essere semplice abitazione. Questa
des Illuminés di Avignone. Delera ebbe Loggia in un’altra sua proprietà fu venduta dagli eredi Delera
proprietà non lontana da Villafranca, a Polonghera 40, alla cui a Gaspar Niger d’Oulx, interdit pour
installazione fu invitato con grandi onori il conte Tadeusz cause d’imbécilité, con atto del 14 luglio
1813. Uno dei suoi tutori fu Francesco
Leszczy Grabianka 41, staroste polonais et Chevalier du Soleil 42. Gaetano Antonielli, avo paterno del-
Il Maestro che aveva affrescato le case Delera con le simbo- l’attuale proprietaria di Palazzo Re-
logie e nei modi di Marsiglia, lavorò agli affreschi immersi buffo di San Michele, AANT.
nell’esoterismo avignonese della proprietà di Polonghera, 41
AVS FM. Grabianka, personag-
identici nello svolgimento tematico e cromatico a quelli di gio di spicco della Massoneria esote-
rico-mistica europea di fine ’700, fon-
Palazzo Rebuffo di San Michele, il cui proprietario del momen- datore degli Illuminés de Berlin, fu il
to, Carlo, era legato al Delera non solo per incarichi milita- ponte tra Dom Pernety ed un altro
ri e politici paralleli a Corte, ma anche da coincidenze intel- benedettino, il teologo visionario sve-
lettuali che furono l’origine comune degli impianti pittorici dese Emmanuel Swedenborg, fonda-
tore degli Illuminati di Stoccolma e più
delle loro case. E di Carlo Rebuffo possiamo anche cogliere in genere dell’École Mystique du Nord.
il grado iniziatico, Rose-croix, svelato dall’allegoria ancora 42
Ultimo grado del sistema mas-
intatta di un suo boudoir appartato dallo sguardo profano sonico-religioso di Dom Pernety, poi
famigliare, il Cabinet des Roses. ripreso dal Rito Scozzese Rettificato.
Storia di una famiglia, Palazzo Rebuffo di San Michele
scandisce la sua vita in una dimensione che non promette più
gioie, dove crepuscolo e memoria di sfarzi non lontani vivo-
no insieme senza interrompere la cadenza del trascorrere del
tempo.

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