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Fenomenologia del 'serial killer' e dell'omicidio seriale http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/devianza/massaro/cap1.

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Capitolo 1
Fenomenologia del serial killer e dell'omicidio seriale
1. Chi sono i serial killer
Killer (da to kill, uccidere) indica, letteralmente, l'uccisore, l'assassino; tale termine, impostosi nel
linguaggio comune, andato assumendo il significato pi specifico di chi uccide per mandato altrui:
un tempo si sarebbe chiamato sicario. Killer dunque un soggetto che esercita il mestiere di
assassino, ad esempio l'uomo di mafia; una sorta, dunque, di specialista dell'omicidio, professionista
o dilettante che sia. Del resto la cronaca nera, di questi tempi, prodiga di episodi del genere.

In questa sede, in ogni modo, non degli assassini "a pagamento" che si vuole parlare, ma dei serial
killer, gli autori cio di "omicidi in serie", che sono un'altra cosa. A questo punto occorre fare un'altra
precisazione. Con il termine serial killer non si vuole indicare neppure chi compie semplicemente pi
omicidi, chi uccide pi persone in uno stesso momento (pluriomicidi) o in tempi successivi (assassini
recidivi), alla stregua del significato che si imposto nel linguaggio comune e dei media; costoro non
sono in senso stretto serial killer. Gli assassini seriali sono altra cosa e chi "del mestiere", cio chi si
occupa di criminologia e di psicopatologia forense (1), ha, tradizionalmente, usato questo termine per
indicare soltanto coloro che hanno ucciso pi persone in momenti successivi, per il ripetersi di una
particolare motivazione: "la distruttiva e sadica associazione di sesso e morte". Quest'ultimo un
binomio esplosivo, niente di meglio per suscitare in tanti curiosit, per alimentare morbosi interessi o
per scatenare fantasie proibite. L'uccidere per sesso o facendo sesso dunque ci che,
tradizionalmente, ha definito il serial killer, anche se, come vedremo, questa soltanto una delle
motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale. Del resto, i pi moderni ed innovativi
studi relativi all'omicidio seriale, hanno dimostrato come questo sia un fenomeno molto pi
complesso.

Il termine serial killer piuttosto recente, ma il fenomeno risalente nel tempo: gli assassini seriali ci
sono sempre stati, anche se l'omicidio seriale non veniva riconosciuto e definito come tale ed anche
se pu sembrare un fenomeno dei nostri tempi visto che, oggi, se ne sente parlare cos di frequente.
Certamente gli imperatori Nerone e Caligola erano degli assassini seriali in piena regola: uccidevano
per il solo gusto di sperimentare nuove emozioni, quando erano annoiati dalla monotonia della vita
quotidiana. Intorno al XV secolo, stato documentato il caso del maresciallo di Francia Gilles de
Rais. Si stima che, dal 1432 al 1440, egli abbia ucciso circa ottocento bambini usandoli come vittime
sacrificali a causa del suo interesse per la magia nera; prima degli omicidi, alimentava le sue fantasie
perverse con l'assunzione di alcool e droghe, che incrementavano il suo stato di eccitazione e di
delirio; poi torturava le vittime e le faceva decapitare assistendo alla loro agonia. Si pu affermare
che, questo caso, segna l'inizio, in epoca moderna, dell'omicidio seriale di natura sessuale e
delirante, non legato alla conquista del potere politico o a guerre in atto. Un altro caso storico quello
della contessa ungherese Elisabeth Bathory, la quale, all'inizio del XVI secolo, venne condannata per
aver ucciso circa seicentocinquanta giovani donne, allo scopo di fare il bagno nel loro sangue.

Nell'Ottocento, vi furono vari casi accertati di cui abbiamo notizia, dei quali i pi eclatanti furono

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quello di Jack "lo Squartatore" (verificatosi nel 1888 nel quartiere di White Chapel a Londra) e
dell'italiano Vincenzo Verzeni (accaduto intorno al 1870 nel Pavese) e sottoposto da Lombroso a
perizia psichiatrica, anche se, purtroppo, quasi nulla di quell'indagine giunto fino a noi. (2)

Nel XX secolo, le prime tracce di quello che, solo pi tardi, verr denominato omicidio seriale
sessuale le troviamo in Psychopatia Sexualis di Richard von Krafft-Ebing (3), il quale definisce
"uccisione per libidine" quel particolare tipo di omicidio in cui l'uccisione della vittima contribuisce
direttamente alla stimolazione del piacere sessuale; questa categoria trova corrispondenza nella
definizione di lust murderer di Holmes e De Burger, i quali parlano di assassino per libidine (appunto
lust murderer), quando l'eccitazione e la gratificazione sessuale si verificano al momento dell'atto
omicida. (4)

In questo secolo, il problema dell'omicidio seriale diventato particolarmente evidente, sia a causa di
un notevole incremento numerico degli assassini seriali, sia a causa della maggiore attenzione
prestata dai mass media a casi di questo genere. Fino all'inizio degli anni '80, il termine serial killer
non esisteva e questo tipo di criminale veniva genericamente definito multiple killer (assassino
multiplo). Sotto questa denominazione erano raggruppati tutti gli assassini che uccidevano pi di una
vittima, senza per operare alcuna distinzione fra i diversi eventi delittuosi. L'espressione serial killer
venne coniata negli Stati Uniti e, precisamente, dagli agenti dell'F.B.I.; la paternit di questo termine
non casuale, dato che gli Stati Uniti sono il paese che presenta il numero pi alto di assassini seriali
nel mondo. La definizione data dall'F.B.I., che tuttavia si rivela minimalistica e piuttosto asettica, la
seguente: "un serial killer un soggetto che uccide pi persone, generalmente pi di due, in tempi e
luoghi diversi, senza che sia immediatamente chiaro il perch, anche se lo sfondo sessuale del
delitto quasi sempre riconoscibile". (5)

Non deve perci stupire che, generalmente, si identifichi il serial killer con l'omicida sadico che
rapisce le sue vittime e le uccide secondo un rituale di ferocia, che pu prevedere ogni genere di
sevizie, torture e violenze sessuali pre o post mortem, compresi fenomeni di cannibalismo,
vampirismo e necrofilia. Occorre, per, avvisare che il legame sesso-violenza si un movente
fondamentale del meccanismo psicodinamico dell'assassino seriale, ma altres soltanto una parte,
seppur la pi consistente, dell'ampio ventaglio di motivazioni alla base del comportamento omicidiario
seriale.

1.1. Definizione di serial killer


Molti sono gli autori che, in questi ultimi anni, hanno affrontato l'argomento serial killer e che, di
conseguenza, hanno approfondito la definizione e la descrizione degli assassini seriali. Ho ritenuto
perci opportuno, in questa sede, riportare soltanto le definizioni che hanno apportato effettivamente
un contributo importante per la migliore comprensione del "fenomeno serial killer".

Fino all'inizio degli anni '80, come abbiamo visto, si parlava genericamente di "omicidio multiplo",
quando ci si trovava di fronte ad un unico assassino che uccideva pi di una vittima ed per merito
dell'F.B.I. che si comincia a parlare di serial killer. Gli assassini multipli, ad eccezione di quelli che
uccidono due vittime nello stesso tempo e in un solo luogo ("double killer") oppure tre vittime nelle
stesse condizioni ("triple killer"), sono suddivisi dall'F.B.I. in tre categorie:

a. mass murderer ("assassino di massa"). Uccide quattro o pi vittime nello stesso luogo e in un
unico evento; di solito il soggetto non conosce le proprie vittime e la scelta per lo pi casuale;
b. spree killer ("assassino compulsivo"). Uccide due o pi vittime in luoghi diversi ed in uno
spazio di tempo molto breve; questi delitti spesso hanno un'unica causa scatenante e sono tra
loro concatenati; anche in questo caso, il soggetto non conosce le sue vittime e, dato che non
nasconde le sue tracce, viene catturato facilmente;
c. serial killer. Uccide tre o pi vittime, in luoghi diversi e con un periodo di "intervallo emotivo"
("cooling off time") fra un omicidio e l'altro; in ciascun evento delittuoso, il soggetto pu

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uccidere pi di una vittima; pu colpire a caso oppure sceglierla accuratamente; spesso ritiene
di essere invincibile e che non verr mai catturato. (6)

Newton fa notare che il difetto principale della tassonomia creata dall'F.B.I. di non specificare la
lunghezza del periodo di "cooling off" tra un omicidio e l'altro, affinch si possa parlare di assassino
seriale piuttosto che di omicidio compulsivo o di massa; inoltre rimangono esclusi dalla definizione
tutti gli assassini che vengono catturati dopo il secondo omicidio, ma che, se liberi, avrebbero
continuato ad uccidere. (7)

Un importante passo avanti in materia di definizioni stato compiuto da De Luca, che ha proposto
una definizione molto pi adatta a rappresentare la complessit di un fenomeno come l'omicidio
seriale:

L'assassino seriale un soggetto che mette in atto personalmente due o pi azioni


omicidiarie separate tra loro oppure esercita un qualche tipo di influenza psicologica
affinch altre persone commettano azioni omicidiarie al suo posto. Per parlare di
assassino seriale, necessario che il soggetto mostri una chiara volont di uccidere,
anche se poi gli omicidi non si compiono e le vittime sopravvivono: l'elemento centrale
la "ripetitivit dell'azione omicidiaria". L'intervallo che separa le azioni omicidiarie pu
andare da qualche ora a interi anni e le vittime coinvolte in ogni singolo episodio
possono essere pi di una. L'assassino seriale agisce preferibilmente da solo, ma pu
agire anche in coppia o come membro di un gruppo. Le motivazioni sono varie, ma c'
sempre una componente psicologica interna al soggetto che lo spinge al comportamento
omicidiario ripetitivo. In alcuni casi, vanno considerati assassini seriali anche i soggetti
che uccidono nell'ambito della criminalit organizzata, i terroristi, i soldati. (8)

I vantaggi di questa definizione, per la comprensione di un fenomeno cos complesso, sono


numerosi. Innanzi tutto viene considerato serial killer chiunque commetta anche solo due azioni
omicidiarie (e non tre come richiesto dall'F.B.I.), perch queste sono sufficienti a stabilire il circuito
ripetitivo patologico, ed elimina l'ambigua categoria dello spree killer; un assassino seriale anche
chi commette un omicidio ogni ora; la sua unica particolarit che tutte le fasi dell'omicidio seriale si
consumano in un arco di tempo estremamente rapido. Oltre a ci, tale definizione si rivela
particolarmente utile perch parla di "azioni omicidiarie", in quanto, per classificare un soggetto nella
categoria degli assassini seriali, importante la sua intenzione, non il risultato pratico.

La novit pi importante di questa definizione l'introduzione di un nuovo tipo di assassino seriale: il


serial killer "per induzione". A volte, una persona pu esercitare un grado di influenza su altri individui
talmente forte da indurli a commettere omicidi in sua vece; materialmente, il soggetto in questione
non compie alcun crimine, moralmente il vero responsabile della serie omicidiaria. In questo caso
sono da considerare assassini seriali, pur con un diverso grado di responsabilit, sia l'istigatore sia
l'esecutore materiale degli omicidi.

Un'altra questione controversa l'ambito di applicabilit della categoria degli omicidi seriali: se si
considera soltanto il numero delle vittime, anche il killer di mafia o il terrorista diventano assassini
seriali, se si prendono in considerazione, invece, le motivazioni che spingono ad uccidere, sono
fenomeni distinti. Possono avere, per, dei punti in comune e la differenza minima quando anche il
killer su commissione o il terrorista hanno dei motivi psicologici per entrare a far parte di un tale
gruppo. Fondamentalmente, questi ultimi entrano a far parte di una "sottocultura criminale estesa",
mentre l'assassino seriale classico conduce una guerra solitaria contro la societ. Anche gli assassini
seriali che agiscono in gruppo, in realt, uccidono spinti da un bisogno psicologico personale, il
bisogno di sentirsi realizzati attraverso il controllo del potere; il gruppo rappresenta una copertura nel
quale il soggetto si sente pi protetto; ed proprio in esso che un soggetto con caratteristiche da
assassino seriale pu raggiungere uno status elevato manifestando quella patologia che, invece, lo
relegherebbe ai margini della societ convenzionale.

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Altri autori hanno approfondito la definizione, creando delle sottocategorie in base al tipo di
motivazione dei delitti, alla indicazione della scena dell'omicidio e ad altri aspetti. Lunde considera gli
individui che commettono pi di un omicidio quasi sempre malati mentali, rispetto a chi compie un
omicidio singolo. Divide gli assassini seriali in due categorie: gli schizofrenici paranoici, caratterizzati
da un comportamento aggressivo e sospettoso, da allucinazioni (spesso uditive) e da illusioni di
grandezza e/o di persecuzione ed i sadici sessuali, che uccidono, torturano e/o mutilano le vittime per
raggiungere l'eccitazione e il piacere sessuale; questi, in particolare, deumanizzano le vittime
considerandoli oggetti. (9)

Hickey definisce assassino seriale chiunque uccida, mostrando premeditazione, tre o pi vittime in un
periodo di giorni, mesi o anni. Secondo il grado di mobilit mostrato dagli assassini, distingue tre
categorie:

1. assassini seriali "itineranti", soggetti che spesso coprono distanze enormi ogni anno,
uccidendo vittime in diversi Stati;
2. assassini seriali "locali", che cercano vittime nello stesso Stato in cui hanno compiuto il primo
omicidio;
3. assassini seriali "stazionari", soggetti che non lasciano mai la loro casa e il posto d'impiego; le
vittime risiedono nella stessa struttura o vengono catturate ogni volta nello stesso posto. (10)

Ressler, Burgess, Douglas, invece, introducono un'importante distinzione nell'ambito della definizione
coniata dall'F.B.I., cio quella tra comportamento organizzato e disorganizzato, distinzione utile
soprattutto dal punto di vista pratico dell'investigazione. Il serial killer organizzato pianifica con cura i
propri delitti, scegliendo un tipo particolare di vittima che, in qualche modo, ha un legame simbolico
con lui. Il serial killer disorganizzato, al contrario, agisce per un impulso improvviso che lo porta a
uccidere vittime scelte casualmente, senza preoccuparsi di coprire tutte le sue tracce; di
conseguenza, molto pi facile da catturare. (11)

Alcuni autori, come Holmes e De Burger, hanno definito quelli che, secondo loro, sono gli elementi
caratteristici dell'omicidio seriale: (12)

1. l'elemento centrale la ripetizione dell'omicidio; l'assassino seriale continua ad uccidere finch


non viene fermato; il periodo in cui avvengono gli omicidi pu estendersi per molti mesi o anni;
2. l'omicidio seriale avviene "uno contro uno", tranne rare eccezioni;
3. di solito, fra l'assassino e la sua vittima non c' alcun tipo di relazione oppure, se c',
superficiale;
4. l'assassino seriale prova "l'impulso ad uccidere"; gli omicidi seriali non sono crimini di passione
n originati da una provocazione della vittima;
5. negli omicidi seriali, mancano, tipicamente, motivi evidenti.

Wilson e Seaman, riprendendo gli studi dello psicologo Albert Maslow, definiscono la "teoria dei
bisogni progressivi". Facendo riferimento ai quattro livelli della gerarchia dei bisogni di Maslow, essi
sostengono che le persone inizialmente uccidevano spinte dalla povert e dalla fame; verso la met
dell'Ottocento, uccidevano per lo pi per tutelare la propria sicurezza domestica; una volta soddisfatti
questi bisogni, la persona sente il bisogno di gratificazione emozionale e sessuale, da qui la nascita
dell'omicidio a sfondo sessuale; infine, una volta che si sono garantiti cibo, rifugio e gratificazioni
emotive, si uccide per un bisogno di autostima, per ottenere rispetto. questo il caso dell'omicidio
seriale; l'insicurezza e la mancanza di un'identit precisa, vengono prepotentemente ad opprimere il
soggetto, costringendolo a ripetere il comportamento omicidiario nella speranza di affermare il proprio
s. (13)

Per finire, Simon analizza in particolare gli assassini seriali sessuali, affermando che in essi agiscono
in maniera conscia quegli impulsi antisociali che le persone normali tengono relegati nella loro parte
inconscia, e li paragona ai tossicodipendenti: anche il serial killer ha bisogno di dosi sempre pi

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frequenti per raggiungere lo stesso grado di eccitazione emozionale. (14)

Queste definizioni di omicidio seriale non mostrano molta eterogeneit tra loro e, soprattutto, gli
autori non indicano il campione di riferimento per cui non possibile fare confronti adeguati. Per
contro, c' accordo tra quasi tutti gli autori indicati nell'escludere dalla definizione di omicidio seriale,
gli omicidi di matrice terroristica, quelli politici e quelli compiuti nel corso di guerre (gli unici che
ammettono l'esistenza di queste forme atipiche di omicidio seriale sono Lester, Dietz e De Luca).
Oltre a ci, alcuni autori (Ressler, Burgess, Douglas e Holmes, De Burger) tendono erroneamente ad
enfatizzare l'assenza di relazioni con le vittime ed il fatto che l'omicidio seriale sia una situazione di
"uno contro uno"; cos facendo, essi vengono praticamente a negare l'esistenza dell'omicidio seriale
compiuto da donne (ritenuto, invece, un dato certo da parte di tutti i restanti studiosi del fenomeno),
dato che la quasi totalit di esse uccide persone con le quali ha una relazione molto stretta. Questi
autori non considerano, inoltre, che non affatto raro imbattersi in coppie o gruppi che compiono
omicidi seriali e che, in alcuni paesi (Ungheria e Messico), questa la modalit operativa prevalente.

Pochi, inoltre, sono gli autori che pongono a due omicidi il limite minimo per poter parlare di serial
killer; la stragrande maggioranza, sulla scorta delle indicazioni dell'F.B.I., comincia a parlare di
omicidio seriale solo dopo il terzo omicidio, senza considerare che il processo psicologico che porta
al comportamento omicidiario seriale si gi instaurato dopo due omicidi e che il soggetto pu
essere catturato prima della commissione del terzo delitto.

1.2. Nuove prospettive per un'analisi contemporanea dell'omicidio seriale


Negli ultimi anni, si nota una tendenza da parte degli studiosi di questo fenomeno a cercare di
analizzare l'omicidio seriale seguendo nuove strade che permettano di fornire una migliore
comprensione della personalit degli assassini seriali.

Negli anni '80 e nella prima met dei '90, la preoccupazione maggiore era quella di trovare delle
categorie in cui definire e classificare un comportamento che, pur essendo sempre esistito, non era
mai stato riconosciuto e studiato in maniera approfondita. Allo stato attuale, ci si accorti, invece,
che non basta stabilire se un serial killer "organizzato" o "disorganizzato", ma bisogna considerare
altre variabili, proprio perch si tratta di un comportamento complesso, in cui entrano in gioco una
moltitudine di fattori.

Nella sua definizione, De Luca, come abbiamo visto, include nella categoria di omicidio seriale alcuni
casi particolari di mafiosi, terroristi e soldati che uccidono, appunto, in serie, spinti da una
motivazione psicologica personale. Generalmente, infatti, si tende a considerare veramente serial
killer solo quel soggetto in cui presente una componente sessuale che lo spinge ad agire in tal
modo. Gi nel 1995, del resto, lo psichiatra americano David Lester faceva notare come le tipologie
proposte fossero principalmente orientate all'omicidio seriale sessuale, trascurando di analizzare altre
categorie ritenute meno interessanti dall'opinione pubblica. Le categorie innovative considerate da
Lester sono:

1. gli assassini seriali tra i criminali nazisti


2. gli assassini della criminalit organizzata
3. i terroristi
4. gli assassini seriali nelle bande giovanili.

Secondo questo psichiatra, impossibile costruire un vero profilo del serial killer senza approfondire
lo studio di tali categorie.

Un altro autore che ha cercato di analizzare in maniera pi approfondita questo fenomeno il


sociologo americano Joseph Fisher, il quale analizza i mutamenti che avvengono in una comunit
che si accorge improvvisamente di accogliere un assassino seriale. L'approccio da questa

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prospettiva particolarmente interessante ed attuale (se ne parler pi approfonditamente nel cap. 2,


par. 8), dato che analizza il ruolo tutt'altro che marginale rivestito dai mezzi di comunicazione
nell'incrementare uno stato di panico sociale attraverso un'informazione puntata al sensazionalismo.
Quando, in una comunit, si verifica un caso di omicidio seriale, l'elemento centrale che attira
l'opinione pubblica la figura dell'assassino e tutto ci che la riguarda (vita, personalit, abitudini,
ecc.), mentre ben poca attenzione riceve la societ che deve assorbire l'impatto di un crimine cos
devastante.

La tesi di Richard Tithecott, invece, che il serial killer una delle pi potenti icone della cultura
americana, qualcosa che ripugna, ma attrae allo stesso tempo. Le storie e le immagini con le quali
vengono descritti gli omicidi seriali, sia reali che di fantasia, sono indicatori importanti della cultura di
riferimento, dei valori, dei desideri e delle angosce di essa. La costruzione sociale del serial killer,
secondo questo autore, una figura tipica del mondo americano; Tithecott sostiene che , in qualche
modo, la societ, con le sue contraddizioni e la sua competitivit a favorire il verificarsi di
comportamenti omicidiari seriali. Sintomatico , senza dubbio, il morboso interesse dei media
riguardo al "fenomeno serial killer", che pu spingere soggetti frustrati dalla vita quotidiana ed in
cerca di affermazione del proprio Io, a uccidere barbaramente molte vittime per dimostrare qualcosa
a se stesso e agli altri e per ricevere l'attenzione dei media, consolidando cos la propria autostima.

Sul terreno classificatorio e descrittivo, Holmes e De Burger differenziano, invece, l'omicidio seriale
dalla strage, anch'essa una diramazione dell'omicidio plurimo. Gli elementi che caratterizzano
l'omicidio seriale sono tre: (15)

a. ripetitivit compulsiva
b. rapporto diretto con vittima sconosciuta
c. assenza di motivazioni evidenti e ben definite.

Particolarmente interessante la sezione dedicata alle problematiche principali dell'investigazione in


un caso di omicidio seriale, dove viene ribadito che necessaria una preparazione specifica per
affrontare un caso del genere, che presenta delle peculiarit rispetto ad un normale caso di omicidio.

Leyton, infine, sottolinea come ci sia una mancanza assoluta di dati credibili, nazionali e
internazionali; asserisce, inoltre, che sia necessario creare una banca-dati internazionale realmente
attendibile, ma che tale obiettivo assai difficile per una scarsa collaborazione multinazionale.
Quest'autore mette in dubbio anche il fatto che il serial killer sia egli stesso vittima di abusi infantili,
dato che non c', secondo la sua opinione, una verifica statistica solida sulle notizie biografiche
raccolte. Ritiene anche che sia ancora aperta la questione relativa all'importanza del ruolo di squilibri
ormonali, biologici e chimici nella costruzione della personalit omicida, dato che la ricerca non ha
prodotto alcun risultato conclusivo.

2. Gli assassini seriali nel mondo: tabelle e statistiche


Quanto diffuso il fenomeno del serial killer? Quante vittime ha causato? Queste sono le principali
questioni da affrontare in questa sede.

Per quanto possa sembrare strano, fino a pochissimi anni fa non esistevano studi approfonditi e
sistematici sull'argomento e le varie statistiche effettuate erano tra loro discordanti. Sono stati
pubblicati validi saggi su casi specifici, ma una visione d'insieme del fenomeno ancora non era stata
elaborata.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il Paese maggiormente interessato dal fenomeno, cifre fantasiose
sono state evocate da scrittori e giornalisti, che hanno indicato la presenza di parecchie migliaia di
serial killer attivi, che avrebbero massacrato all'incirca settemila persone; purtroppo l'Uniform Crime
Reports del Dipartimento di Giustizia, che ogni anno pubblica le statistiche dei crimini avvenuti negli

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Stati Uniti, non fa menzione diretta degli assassini seriali e delle loro vittime. Gli agenti dell'F.B.I. che
si occupano di questo fenomeno stimano, in maniera ufficiosa, che, negli Stati Uniti, vi siano dai
trentacinque ai cento serial killer attivi.

Una pi completa ricerca in tal senso stata avviata soltanto ultimamente e necessita di una
premessa. Innanzi tutto, preferibile prendere in considerazione, ai fini di una migliore comprensione
del fenomeno, la variabile "assassino seriale" anzich quella di "omicidio seriale"; questo perch,
all'interno di quella che, a prima vista, pu sembrare un'unica serie omicidiaria, ci possono essere
due o pi assassini che agiscono indipendentemente, ma con modalit esecutive simili. L'altra
possibilit di creare un errore statistico utilizzando la variabile "omicidio seriale" che un assassino
catturato confessi anche delitti non commessi da lui o che taccia su altri delitti che lo vedono
colpevole, ma attribuibili ad altra serie omicidiaria.

Un altro problema di metodo riguarda l'esatta indicazione delle vittime di omicidio seriale, perch
molti assassini seriali tendono, una volta catturati, a dichiarare di aver ucciso pi vittime di quante
non sia vero, per far acquistare importanza alla loro figura; altri, per posticipare il processo o
un'eventuale esecuzione, tendono a rivelare il nome di una nuova vittima ad intervalli periodici, cos
da ritardare le indagini e da rinnovare l'interesse dei mass media nei loro confronti. Infine, come per
altri reati, anche le statistiche dell'omicidio seriale devono tenere presente il problema costituito dal
"numero oscuro".

Conclusa questa indispensabile premessa sui molti problemi di metodo passiamo ora ad analizzare i
dati riscontrati. Questi dimostrano che il fenomeno non cos limitato come sembrerebbe, o come si
vorrebbe far credere, specialmente se consideriamo che ogni serial killer ha causato in media
quattro, cinque vittime. Il nostro paese si colloca al terzo posto, dopo gli Stati Uniti (che d i natali al
55% degli assassini seriali presenti su scala mondiale) ed il Regno Unito (6%) nella triste graduatoria
delle nazioni colpite da questa forma di criminalit (nonostante che la percentuale di assassini seriali
nel nostro paese si attesti soltanto intorno al 5% presenti nel mondo). (16)

Per quanto riguarda la tipologia degli assassini seriali, la maggioranza di loro agisce individualmente
(72% circa), mentre i serial killer che agiscono in coppia o in gruppo si attestano su percentuali minori
(rispettivamente 12 e 16%); da notare che in Italia gli assassini seriali che agiscono in gruppo sono,
in percentuale, meno presenti (intorno all'8%). Relativamente, invece, al sesso, la stragrande
maggioranza degli assassini seriali sono uomini (84%). Rispetto al delinquente comune, che
normalmente utilizza un'arma da fuoco, nel serial killer la percentuale di chi impiega questo mezzo di
offesa si abbassa: si nota (nonostante che, anche in queste ipotesi l'arma da fuoco sia il mezzo
offensivo pi utilizzato), una certa predilezione per il contatto con la vittima; questo ci dimostrato
dalla ampia percentuale di strangolamenti, soffocamenti, annegamenti e dal massiccio uso di armi
bianche. da sottolineare che le donne rispetto agli uomini prediligono l'uso di sostanze venefiche
come mezzo di offesa (66% circa). (17)

Il serial killer , in sostanza, un uomo giovane: al momento del suo primo delitto ha, in media,
ventinove anni. generalmente un soggetto di razza bianca (per l'83% dei casi), che, se
eterosessuale, attacca di preferenza le donne (55% circa). Uccide le sue vittime in un territorio ben
definito, una citt o uno Stato, nelle vicinanze del luogo in cui abita nel 63% dei casi. nomade nel
29% dei casi e pu assassinare una persona in diversi Stati. Infine, pu uccidere in casa propria o sul
posto di lavoro, nell'8% dei casi per gli uomini, nel 29% dei casi per le donne. (18)

2.1. Il "numero oscuro" e casi recenti irrisolti di omicidio seriale


Il "numero oscuro" rappresenta quella quota di casi che, in ogni tipo di reato, non vengono registrati
dalle agenzie di controllo e, quindi, non finiscono nelle statistiche ufficiali, perch non sono stati
denunciati dalla vittima, non vengono scoperti oppure c' un indiziato che non viene condannato. In
alcuni tipi di reato, il "numero oscuro" pi basso che in altri. L'omicidio, ad esempio, un reato che

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provoca un forte impatto sociale e sollecita un'investigazione particolarmente approfondita: per


questo motivo uno dei reati con il "numero oscuro" pi basso. Nell'omicidio seriale, probabilmente,
quest'ultimo ancora pi basso, perch, in questo caso, l'assassino, invece di compiere un gesto
isolato, esegue diverse azioni in un intervallo di tempo pi o meno lungo e, anche se pianifica con
cura ogni azione, pi facile che, a lungo andare, possa commettere un errore che lo faccia scoprire.

Fra le numerose persone che scompaiono ogni anno, sicuramente alcune sono vittime di assassini
seriali che ancora non sono stati identificati. Del resto, con l'accresciuta mobilit che si avuta in
questo secolo, gli assassini hanno imparato a spostarsi da un luogo ad un altro per compiere i propri
crimini; cos due omicidi commessi a distanza di centinaia di chilometri possono essere opera di
un'unica persona, senza che la polizia riesca a collegarli ed a trovare il colpevole. Il problema
amplificato al massimo negli Stati Uniti, dove il territorio cos vasto che quasi impossibile che la
polizia pensi a collegare omicidi avvenuti in vari Stati.

In diversi casi, le agenzie di controllo sono riuscite a identificare una serie omicidiaria, senza per
identificare il colpevole. Anche qui, bisogna procedere con attenzione perch esiste il problema dei
"copycat serial murder" ("omicidi seriali per imitazione"): un soggetto, che dimostra di avere una
personalit instabile ed un'identit non ben definita, seguendo un caso di omicidio seriale attraverso i
resoconti dei mass media, pu identificarsi a tal punto con l'ignoto assassino da decidere di ripeterne
le gesta; quindi, in quella che apparentemente sembra essere un'unica serie, ci sono, in realt, due
assassini che agiscono indipendentemente e separatamente.

Le serie interrotte bruscamente vanno a accrescere i ranghi del "numero oscuro", perch spesso la
polizia non riesce a collegare gli omicidi tra loro. Quando un assassino seriale cessa
improvvisamente la serie omicidiaria, si possono formulare quattro ipotesi:

1. l'assassino seriale morto (spesso suicida);


2. il serial killer viene arrestato per un altro crimine che non ha niente a che vedere con la serie
omicidiaria (che quindi s'interrompe) ed costretto a scontare una lunga pena detentiva;
3. l'assassino seriale cambia zona di operazione a causa di un trasferimento lavorativo, di motivi
personali oppure perch si sente braccato e decide di uccidere in un'altra citt; in questo caso
pu modificare il proprio modus operandi, facendo in modo che le due serie di omicidi non
vengano collegate;
4. la compulsione che spinge l'assassino seriale ad uccidere pu interrompersi perch avviene
un cambiamento nella sua vita ed il soggetto rivive gli omicidi solo nella sua immaginazione o
investe l'energia aggressiva in altre attivit per lui estremamente gratificanti (quest'ultima
ipotesi estremamente rara).

Per alcuni paesi del mondo impossibile avere un quadro completo del fenomeno dell'omicidio
seriale, perch, oltre al problema del "numero oscuro", si aggiunge quello della scarsit di
informazioni riportate dai mass media. Per quanto riguarda gli Stati Uniti e i paesi dell'Europa
occidentale, le fonti di informazione sono piuttosto ampie. Il discorso pi complicato per gli Stati
dell'Europa orientale e, soprattutto, per i paesi dell'ex Unione Sovietica. Solo negli ultimi anni, con il
crollo dei regimi comunisti, si cominciato ad avere notizie attendibili sulla situazione della criminalit
in quei paesi.

Una quantit particolarmente rilevante di omicidi seriali che vanno a ricadere nel "numero oscuro"
data dagli assassini seriali che agiscono in ospedali o case di cura. Ci sono vari casi di omicidio
seriale avvenuti in questi luoghi in cui non si riusciti a trovare il responsabile. A volte, pur avendo
forti sospetti su una o pi persone, molto difficile provarne l'effettiva colpevolezza perch non
esistono prove concrete o testimoni oculari degli omicidi. Se l'imputato non confessa e gli indizi
raccolti non sono sufficienti, il processo terminer inevitabilmente con l'assoluzione. In alcuni casi,
quando gli omicidi seriali sono commessi da minorenni, i mezzi d'informazione, spontaneamente o su
invito dell'autorit giudiziaria, possono decidere di omettere il nome per proteggere l'autore del reato

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o la sua famiglia, per cui, anche questi casi, sono difficili da inserire in una statistica ufficiale.

Nonostante gli indubbi progressi registrati nel campo dell'investigazione nei casi di omicidio seriale,
ancora oggi la maggior parte dei serial killer vengono scoperti per puro caso, grazie a controlli casuali
oppure perch vengono fermati in relazione ad altri reati che nulla hanno a che vedere con la catena
degli omicidi. In ogni parte del mondo, esistono assassini seriali che sono riusciti a sfuggire alla
cattura, grazie al livello elevato dell'organizzazione degli omicidi e, in alcuni casi, a limiti delle forze
dell'ordine nell'affrontare il caso dal punto di vista pi appropriato. Questo perch molti inquirenti
sono, spesso, scettici sulla possibilit di trovarsi di fronte ad un caso di omicidio seriale e per il
mancato coordinamento tra gli investigatori.

Dai primi anni '70, in Texas, sono state uccise o sono scomparse trentadue donne e, secondo la
polizia, c' in attivit pi di un serial killer. L'ultima vittima stata rinvenuta nel 1999 e gli unici
elementi comuni a tutti gli omicidi sono, appunto, la scelta delle vittime, tutte donne basse, magre, coi
capelli castani e il luogo d'azione raccolto nell'arco di pochi chilometri. A partire dal 1995, pi di
venti prostitute sono sparite nel nulla a Vancouver, in Canada, e la polizia ha fornito tutte le prostitute
un cellulare, nella speranza che riescano a segnalare tempestivamente la presenza di un maniaco.
Dal 1999 ad oggi, a Denver (Colorado) sono stati uccisi sette vagabondi e su tutti i cadaveri
l'assassino si accanito selvaggiamente. La polizia convinta che si aggiri per la citt un serial killer
"missionario" che si lanciato in una crociata il cui scopo sarebbe quello di annientare tutti gli "esseri
inferiori".

2.2. La "Banca Dati Europea sui Serial Killer" (E.S.KI.DA.B. 2000)


Abbiamo in precedenza notato come la maggior parte degli assassini seriali opera negli Stati Uniti
(quasi il 60%), ma anche vero che, subito dopo, ci sono tutti Stati europei, Inghilterra, Italia,
Germania, Francia e paesi dell'ex Unione Sovietica.

La sigla E.S.KI.DA.B. 2000 sta per European Serial Killer Data Bank 2000, ovvero una banca dati
europea sui serial killer aggiornata al 2000. Per i paesi europei in cui presente una percentuale
significativa di assassini seriali, viene effettuata un'analisi mirata ad individuare le caratteristiche
distintive di ogni nazione, raffrontandole con il campione americano per evidenziare similitudini e
differenze. In generale, l'omicidio seriale pi frequente nei paesi dell'Europa settentrionale, mentre
negli Stati dell'area mediterranea i casi sono numericamente inferiori. Anche in nazioni mediterranee
come Italia e Francia, l'omicidio seriale concentrato prevalentemente nelle zone settentrionali, a
conferma del fatto che esiste un rapporto inversamente proporzionale fra omicidio seriale e omicidio
passionale.

Nelle nazioni pi industrializzate, quelle appunto ai primi posti per numero di omicidi seriali, il grado di
alienazione molto alto, le famiglie sono sempre pi disgregate e i rapporti sociali sempre pi
frammentati. Tutto questo porta l'individuo a sentirsi pi solo e la competitivit sfrenata, che una
costante di quei paesi estremamente sviluppati, diventa insopportabile per chi non ha capacit
adeguate di affermarsi. Non a caso le grandi metropoli sono i luoghi prediletti dagli assassini seriali
europei; in ognuna di queste citt ci sono stati diversi serial killer e la stessa cosa avviene negli Stati
Uniti. La grande citt permette una mimetizzazione migliore ed proprio in questo tipo di ambiente
che pi pesante il grado di alienazione vissuto dal soggetto. Gli assassini seriali europei, inoltre,
tendono ad essere molto pi sedentari di quelli americani, che si spostano con estrema facilit da
uno stato all'altro.

Anche il fattore immigrazione praticamente nullo e la quasi totalit dei serial killer della stessa
nazionalit del paese dove vengono commessi gli omicidi.

3. Meccanismi psicologici e classificazione dell'omicidio seriale

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Nel corso degli anni gli studiosi che si sono occupati del fenomeno dell'omicidio seriale hanno cercato
di spiegare le cause che lo originano. A seconda delle diverse correnti teoriche, sono state avanzate
spiegazioni che tendono, alternativamente, a chiamare in causa fattori di natura organica o di natura
sociale, ma nessuna di queste riuscita a rispondere a due domande fondamentali:

1. perch alcuni individui diventano assassini seriali?


2. perch, tra tutti i tipi di comportamento deviante, alcuni soggetti scelgono proprio questo?

Comunque sia, gli autori che si sono occupati di questo argomento concordano tutti su un punto, cio
l'importanza della presenza di esperienze traumatiche nell'infanzia e nell'adolescenza degli assassini
seriali. Bisogna per notare che molti bambini traumatizzati durante l'infanzia e molti adolescenti
cresciuti in condizioni di emarginazione e di abbandono, non diventano assassini seriali, preferendo
invece mettere in atto altre modalit comportamentali, devianti o meno. Perch, allora, alcuni
diventano proprio dei serial killer?

Probabilmente la prospettiva teorica che fornisce una spiegazione migliore quella basata sul
modello sistemico- relazionale; secondo tale spiegazione, l'individuo, tenuto conto delle sue
caratteristiche innate, che hanno la loro importanza, subisce tuttavia l'influenza dei sistemi nei quali
inserito e delle relazioni che ha instaurato con gli altri nell'ambiente.

Secondo questa teoria, gli assassini seriali sono il prodotto della famiglia di provenienza e del
sistema di pensiero genitoriale ed a questo elemento si unisce la personalit individuale ed eventuali
caratteristiche fisiologiche particolari. Quando poi le relazioni diventano negative e disgreganti, non
tengono pi insieme il sistema dell'assassino seriale, che quindi va a pezzi ed il soggetto perde cos il
senso della realt. L'azione omicidiaria ricompone temporaneamente il sistema del soggetto, fino a
quando altre relazioni negative non ne compromettono nuovamente l'esistenza. In quest'ottica, il
comportamento omicidiario seriale pu essere visto come la risultante di tre fattori (individuale, socio-
ambientale, relazionale), che si intrecciano tra loro, con importanza diversa da soggetto a soggetto. Il
fattore individuale include tutte le caratteristiche personali dell'assassino seriale. Il fattore socio-
ambientale comprende tutte le componenti sociali che possono influenzare il comportamento di un
assassino seriale. Il fattore relazionale una sintesi dei due fattori, il loro punto d'incontro; questo
fattore una misura del grado di scambio esistente tra individuo e ambiente e del modo in cui il
soggetto si rapporta agli altri.

In questo campo, si nota la tendenza di molti autori, primi tra tutti gli esperti dell'F.B.I., a considerare
assassini seriali solo quei soggetti i cui omicidi sono, in qualche modo, collegati a turbe di natura
sessuale. In realt, una spiegazione unica per tutti gli assassini seriali non esiste, in quanto le
motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale possono essere molteplici.

Per quanto riguarda la tassonomia degli omicidi seriali dobbiamo precisare che esistono pi modi di
classificazione degli stessi. La principale modalit di ripartizione dell'omicidio seriale quella relativa
al movente, in cui si mette a fuoco il motivo che ha spinto il soggetto verso la condotta omicidiaria
seriale; in secondo luogo, possibile effettuare una classificazione dell'omicidio seriale in relazione al
numero di persone che uccidono: infatti, alcuni serial killer agiscono individualmente, altri in coppia o
in gruppo oppure possono compiere alcuni omicidi singolarmente ed altri in coppia o in gruppo (si
parla di omicidi seriali in numero variabile). Un altro criterio di classificazione riguarda il grado di
pianificazione dell'omicidio: il comportamento omicidiario pu oscillare tra una pianificazione assoluta
di tutti gli aspetti del delitto ed una totale assenza di organizzazione, oppure l'assassino seriale pu
pianificare soltanto alcuni momenti, ritenuti pi importanti nella realizzazione del proprio rituale.
Infine, alcuni autori hanno individuato varie fasi all'interno della condotta omicidiaria seriale.

3.1. Classificazione dell'omicidio seriale basata sul movente


Relativamente alla tassonomia dell'omicidio seriale, il punto di riferimento rimane la classificazione

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operata dal Crime Classification Manual, il manuale di ripartizione del crimine violento creato dagli
agenti dell'F.B.I. (19) Secondo questo modello classificatorio, le cause che spiegano i diversi tipi di
omicidio sono interpretabili in base a vari fattori; il fattore primario quello principalmente
responsabile del comportamento omicidiario seriale, mentre quello secondario ha un ruolo causativo
di minore importanza. , comunque, necessario sottolineare come il comportamento omicidiario
seriale sempre il risultato della mescolanza tra i vari fattori.

I criteri in base ai quali classificare l'omicidio seriale in relazione al movente sono i seguenti:

1. omicidio seriale per guadagno personale. In questa categoria di omicidio seriale, l'assassino
commette una serie di delitti prevalentemente allo scopo di entrare in possesso di un'eredit o per
incassare polizze di assicurazione stipulate sulla vita delle vittime. Solitamente esiste una
relazione ben precisa tra assassino e vittima. In questi casi, quindi, l'omicida sceglie le sue vittime
in base al guadagno che pu ricavare dalla loro morte: questo serial killer vive dei proventi dei
suoi omicidi. I pi frequenti sono gli omicidi seriali in ambito coniugale. questa una delle
categorie in cui le donne assassine sono in numero maggiore e si tratta, in genere, di persone che
hanno una vita privata insoddisfacente e nessun lavoro oppure uno scarsamente retribuito.

In questo tipo di omicidi seriali, il fattore principale dato dalla motivazione individuale del
soggetto, dalla ricerca della soddisfazione di una serie di bisogni personali, che assumono, per lui,
importanza prioritaria rispetto a considerazioni di ordine morale.

In secondo luogo la relazione tra assassino e vittima completamente distorta, dato che il
soggetto deve operare un profondo processo di depersonalizzazione delle vittime che gli consenta
di privarle delle qualit umane, trasformandole in semplici oggetti. Gli assassini seriali di questa
categoria sono dei sociopatici puri in quanto sono privi di qualsiasi sentimento empatico nei
confronti del prossimo.

un tipo di assassino seriale estremamente sedentario, non ama la pubblicit, perch il suo
obiettivo quello di vivere una vita serena e agiata. In questa categoria di serial killer rientra il
francese Henry Landru, che uccise diverse donne depresse dalla solitudine che, ben liete di
accettare le sue attenzioni, gli affidarono tutti i loro beni;

2. omicidio seriale situazionale. Gli omicidi seriali di questo tipo non sono premeditati ma vengono
compiuti nell'atto di commettere un altro reato oppure mentre il soggetto sta cercando di mettersi
in fuga dopo il reato stesso. Gli omicidi sono causati da un impulso improvviso oppure dal panico
o da uno stato confusionale in cui si viene a trovare il criminale che viene colto sul fatto. Gli
omicidi non trovano giustificazione concreta nel contesto situazionale, in quanto le vittime non
rappresentano un potenziale pericolo per l'assassino: in questi casi si prova un desiderio di
uccidere proprio del soggetto, che si ripete in ogni situazione analoga.

Gli omicidi sono compiuti con armi da fuoco e le vittime sono casuali, scelte sul luogo in cui si
trova anche l'assassino. Il fattore predominante dato da un "corto circuito" nella mente del
criminale che si determina per la presenza improvvisa nel primo contesto di reato di un testimone
o di un potenziale ostacolo. Per quanto riguarda il fattore individuale, di solito, si tratta di persone
impulsive, con scarso controllo della propria aggressivit ed emotivit e che difettano del
necessario sangue freddo per affrontare una situazione di stress acuto ed improvviso.

Un esempio tipico di assassino seriale rientrante in questa categoria quello di Francis Crowley, il
quale, nel 1931, fece una serie di rapine per provare di essere un "vero duro", durante le quali
uccise un possibile testimone, una donna che gli aveva opposto resistenza ed un poliziotto che lo
aveva fermato per un normale controllo di documenti;

3. omicidio seriale motivato da erotomania. In questo tipo di omicidio seriale, la causa scatenante
data da una particolare fissazione dell'assassino, appunto l'erotomania (uno stato di permanente

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eccitazione sessuale, localizzata soprattutto a livello psichico). L'assassino vagheggia un amore


idealizzato, che lo porta a ritenere inadeguati tutti i suoi amanti. Gli esempi di omicidio seriale di
questo tipo sono piuttosto rari e messi in atto prevalentemente da donne.

Il fattore trainante di tipo individuale, per uno stato di insoddisfazione emozionale che porta il
soggetto a rifugiarsi in un mondo fantastico. Per quanto riguarda il fattore relazionale, queste
donne non trovano soddisfacenti i rapporti emotivi con i compagni, che le costringono ad una vita
piatta e squallida spesso a causa del loro comportamento violento.

Un caso emblematico quello di Nannie Ross, che uccise i suoi tre mariti, la madre, le sorelle e i
figli; quando venne arrestata, disse di aver ucciso perch cercava il "vero amore";

4. omicidio seriale provocato da una conflitto. Questo tipo di omicidio si verifica quando, a seguito di
una lite tra due persone, una perde il controllo ed uccide l'altra; la stessa sequenza si verifica in
diverse occasioni.

Il fattore principale in questo caso di tipo relazionale, cio la risultante di un'interazione negativa,
di durata variabile, tra l'autore e la vittima. Come fattore secondario, si fa riferimento alla
personalit dell'individuo, generalmente violento, con scarso controllo dei propri impulsi
aggressivi, di umore instabile. Prevalentemente, l'omicidio seriale motivato da un conflitto
commesso da uomini, anche se esistono casi in cui l'assassino donna; anche questo tipo di
omicidio, come l'omicidio seriale situazionale, non premeditato.

Emblematico, a tal proposito, il caso di Jack Henry Abbott, il quale uccideva quando era in preda
ad attacchi di rabbia e gli bastava il pi piccolo pretesto; analogamente, alcuni delitti compiuti da
Donato Bilancia possono essere ricondotti in questa categoria (vedi pi approfonditamente cap. 4,
par. 2);

5. omicidio seriale per vendetta simbolica. In queste ipotesi, l'assassino uccide una serie di vittime
contro le quali vuole vendicarsi, perch pensa di aver subito un grave torto e lo ingigantisce fino a
farlo diventare insostenibile, in maniera del tutto irrazionale. Il serial killer uccide per dei soggetti
che, personalmente, non gli hanno fatto nulla ma che rappresentano un'autorit che lui vuole
punire per un comportamento che ritiene scorretto nei suoi confronti.

Anche in questo tipo di omicidio seriale il fattore relazionale prevalente; l'assassinio ha origine
nella distorsione della relazione tra due soggetti, nella quale un soggetto convinto di aver subito
un danno irreparabile; il secondo soggetto rappresenta solo la proiezione del vero nemico
dell'assassino, che invece irraggiungibile.

Secondariamente, necessario che l'assassino abbia un certo tipo di personalit, che sia
incapace cio di tollerare le frustrazioni e le sconfitte e con delle spiccate reazioni paranoiche. In
questi casi, a differenza dell'omicidio seriale provocato da un conflitto, il rapporto con le vittime
inesistente ed esse sono il capro espiatorio sul quale si indirizza la rabbia e l'aggressivit
accumulata dall'assassino. La vittima diventa il tramite inconsapevole, simbolico, del messaggio
dell'assassino.

In questa tipologia di omicidio seriale rientra il caso di Unabomber, che da 1978 al 1996 ha
spedito una serie di pacchi bomba a professori universitari ed a dirigenti di compagnie aeree,
uccidendo tre persone e ferendone ventitr.

Molte volte, l'assassino desidera vendicarsi di una o pi donne che egli ritiene responsabili del suo
fallimento come uomo. Uccidendo donne scelte a caso, egli si prende la sua vendetta contro tutte
loro, riaffermando cos la propria superiorit di uomo. Di solito si tratta di individui cresciuti da una
madre tirannica, dominante, che ha avuto l'effetto di castrare la mascolinit del figlio;

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6. omicidio seriale con movente irrazionale. il tipo di omicidio seriale tipico dei soggetti
schizofrenici paranoici, secondo Lunde.

L'omicidio sembra essere motivato da un movente irrazionale, conosciuto solo dalla mente
dell'assassino.

In questi casi il primo fattore da considerare quello individuale, dato che, per gli assassini seriali
psicotici, gli omicidi sono dettati esclusivamente dal loro stato psichico. Le vittime di solito sono
scelte a caso e possono essere estremamente eterogenee come et, classe sociale, sesso. La
giustificazione preferita da questi serial killer quella di udire delle voci, che ordinano di
commettere gli omicidi. Un esempio classico di assassino seriale di questa categoria quello di
Joseph Kallinger, il quale sosteneva che una testa decapitata di nome "Charlie" gli ordinasse di
uccidere ragazzi, mutilandone i genitali. Il fattore secondario di tipo socio-ambientale; di solito,
questi individui gi da piccoli mostrano segni premonitori della loro evoluzione psicotica.

A volte, gli assassini seriali sostengono di non essere responsabili degli omicidi, perch questi
sono compiuti da un'altra personalit che loro non sono in grado di controllare. Ad esempio,
Kenneth Bianchi ingann diversi psichiatri che lo avevano esaminato, simulando un "disturbo di
personalit multipla" (DPM) ed accusando degli omicidi un certo "Steve";

7. omicidio seriale motivato da estremismo. L'assassino seriale che compie questo tipo di omicidio
motivato dalla fede in una serie di idee basate su un particolare sistema politico, religioso e
sociale. Questo tipo di assassino pu agire da solo, ma pi spesso, fa parte di un gruppo. Si
distinguono quattro sottogruppi:

a. omicidio seriale causato da estremismo politico: l'assassino seriale uccide diversi


rappresentanti del governo o persone di cui, comunque, non condivide le opinioni politiche;
b. omicidio seriale causato da estremismo religioso: in questo caso, l'assassino seriale mostra
una fede smisurata in un sistema di credenze basato su agenti sovrannaturali o su un capo
carismatico che esercita il suo influsso psicologico per far compiere al soggetto una serie di
omicidi; spesso questo assassino, quando agisce da solo, presenta anche una forma di
psicosi che lo porta ad avere allucinazioni auditive e/o visive, per cui convinto di ricevere
l'ordine di uccidere "direttamente da Dio";
c. omicidio seriale causato da estremismo socioeconomico: l'assassino seriale uccide persone
appartenenti ad un certo gruppo etnico, sociale o religioso, verso cui prova un'intensa
ostilit. In questa categoria rientra il gruppo denominato "La Legione Nera", un
organizzazione che combatteva contro neri, ebrei cattolici, comunisti e anarchici, che tra il
1933 e il 1936, nel Michigan (USA), uccisero pi di cinquanta persone;
d. omicidio seriale causato da estremismo paramilitare: questo assassino seriale uccide le
proprie vittime come se fossero "bersagli" da eliminare. Ogni azione diventa una "missione
speciale" e l'assassino si equipaggia di conseguenza. il caso di Arrigo Candela, una
guardia giurata, la cui passione erano le armi e le tecniche di sopravvivenza; nel paese in
cui viveva (in provincia di Torino), era considerato una "macchietta", perch spesso
passava intere notti in campagna, in uniforme e armato di tutto punto, esercitandosi a "fare
il Rambo". Fra il 1991 e il 1992, commise tre omicidi, semplicemente per dimostrare di
essere un "duro";

8. omicidio seriale per eutanasia. In questo caso l'assassino seriale sceglie come vittime persone
che, secondo lui, stanno soffrendo ingiustamente: convinto che sia suo dovere alleviare le
sofferenze del prossimo, anche se, nella maggior parte delle volte, il vero motivo la sensazione
di potere e controllo che l'assassino ottiene dal suo delitto. I casi di omicidio seriale di questo
genere sono piuttosto numerosi e vedono coinvolti come colpevoli sia uomini che donne,
soprattutto personale sanitario. Gli omicidi sono commessi in modo da far pensare ad una morte
naturale: tra i metodi pi usati c' l'iniezione di sostanze tossiche o velenose ed il soffocamento.

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molto difficile scoprire questo tipo di omicidio seriale, in quanto i sintomi provati dalle vittime
sono compatibili con un decesso per cause naturali. A ci si aggiunge il fatto che, spesso, gli
ospedali e le case di cura sono interessate a tenere nascosto un tasso di mortalit elevato tra i
pazienti per paura di uno scandalo o di perdere clienti. Generalmente si arriva ad una conclusione
positiva del caso solo se il sospettato si decide a confessare;

9. omicidio seriale per il controllo del potere. In questo caso, il soggetto sceglie l'omicidio come
attivit che gli permette di manifestare il suo bisogno di onnipotenza. Spesso si tratta di omicidi
seriali particolarmente brutali nell'esecuzione, in cui l'assassino provoca un notevole grado di
sofferenza alla vittima.

Questo tipo di omicidi seriale si divide in tre sottocategorie:

a. omicidio seriale per essere al centro dell'attenzione: l'assassino seriale crea


volontariamente una situazione di pericolo per le vittime e, in seguito, tenta, inutilmente, di
salvarle allo scopo di assumere un atteggiamento da eroe. Questo tipo di omicidio viene di
solito attuato da donne che mettono in pericolo la vita dei propri figli o di altri bambini
(infermiere, baby-sitter, ecc.);
b. omicidio seriale sadico: questo serial killer si distingue per il piacere che prova nell'uccidere;
l'assassino seriale uccide le vittime solo dopo averle torturate a lungo. In questo caso il
piacere principale sta nell'infliggere alle vittime il massimo dolore fisico e psicologico,
pratica che permette al serial killer di sentirsi onnipotente. L'assassino, cio, deriva la sua
soddisfazione dalle reazioni di dolore della vittima;
c. omicidio seriale "missionario": questo tipo di serial killer sente di dover compiere una
missione, in questo caso, eliminare un certo gruppo di persone, perch ritiene che non
siano degne di vivere e questo compito gli procura un piacere molto intenso. Questo
assassino seriale, pur non soffrendo di una psicosi, spesso condizionato da personali
convinzioni sostenute da alcune percezioni di tipo paranoide. Un caso emblematico di
assassino seriale rientrante in questa categoria quello di Gaspare Zinnanti, che nel 1999
uccise due tossicodipendenti a Milano allo scopo di "ripulire il mondo da tali soggetti".

In questi casi fattori individuali si compenetrano con quelli socio-ambientali; si tratta, infatti, di
soggetti che non hanno un senso dell'identit ben preciso, che si sentono inadeguate e che hanno
un bisogno prioritario di sentirsi importanti, bisogno che non pu essere realizzato in nessun'altra
sfera della vita sociale; per cui il potere esercitato sulla vittima la loro possibilit di rivincita sulla
societ nella quale non riescono ad inserirsi in modo vincente;

10. omicidio seriale sessuale. Questo tipo di omicidio seriale implica un elemento sessuale che sta
alla base delle azioni che conducono alla morte della vittima. Il genere di atto sessuale e il suo
significato simbolico variano a seconda della personalit dell'assassino ed i serial killer sessuali
vengono identificati perch nell'acting out delle proprie fantasie lasciano una firma caratteristica
sul corpo delle vittime e sugli altri elementi della scena del delitto.

Anche qui, in genere, si possono distinguere due sottogruppi:

a. omicidio seriale sessuale sadico: in questo caso, l'assassino ottiene la gratificazione


sessuale infliggendo grandi sofferenze alle vittime. Lo stupro, quando c', particolarmente
violento e accompagnato da percosse e/o torture di vario genere;
b. omicidio seriale sessuale necrofilo: l'esatto opposto del precedente; l'assassino uccide le
vittime nel modo pi veloce possibile e, generalmente, con una metodica non lesiva dei
tessuti corporei, perch gli interessa avere accanto a s un corpo inanimato intatto. A
distanza di alcuni giorni dall'omicidio, l'assassino pu decidere di sezionare il cadavere per
conservarne alcune parti (feticismo) e disfarsi del resto.

Si tratta di soggetti spesso provenienti da ambienti familiari traumatizzanti soprattutto per quello

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che riguarda la sfera sessuale. Sono individui che possono aver subito abusi e violenze sessuali o
un'educazione troppo severa e repressiva, in cui stato loro insegnato che "il sesso peccato".
Tutti questi elementi vengono per filtrati dalla singola personalit di ogni individuo. L'omicidio a
sfondo sessuale un modo per l'assassino per raggiungere la gratificazione sessuale e la
ripetizione dell'atto omicidiario gli permette di rivivere all'infinito il piacere che ha provato la prima
volta;

11. omicidio seriale a movente misto. Ci sono diversi casi di omicidio seriale in cui il movente varia da
un delitto all'altro. Le vittime possono essere alternativamente persone del nucleo familiare,
conoscenti o sconosciuti. Questi omicidi, spesso, proprio a causa della variabilit del movente,
sono scarsamente pianificati.

Il fattore individuale predominante, in quanto il soggetto sembra spinto ad uccidere da un suo


bisogno interno, indipendentemente dal fatto che il movente giustifichi l'omicidio o meno.

Di solito, comunque, si tratta di soggetti che, al momento del primo omicidio, hanno gi una
carriera criminale alle spalle, per cui l'omicidio l'ultima tappa di un processo di devianza ben
consolidato dall'ambiente nel quale sono inseriti.

3.2. Classificazione dell'omicidio seriale in base al numero di soggetti che


uccidono
In letteratura, quando si parla di serial killer, in genere, si pensa ad una specie di "lupo solitario", cio
ad una persona che vive e commette i suoi crimini in completa solitudine. Nella realt, per, questo
quadro non sempre veritiero, perch quasi un terzo degli assassini seriali nel mondo uccide in
coppia o in gruppo.

In relazione al numero di persone coinvolte nell'azione omicidiaria si possono distinguere quattro


categorie:

1. omicidio seriale individuale. l'omicidio seriale classico, quello pi pubblicizzato e meglio


studiato, anche perch la categoria in cui rientrano tutti i casi pi famosi. Questo assassino il
"predatore solitario" che tende la trappola alle sue vittime, colpisce e sparisce nel nulla;
inafferrabile proprio perch non lascia tracce dietro di s e, di solito, non ha alcun legame con le
vittime che permetta di risalire alla sua identit: spesso vive da solo ed uccide da solo e, se non
commette qualche errore, molto difficile che venga catturato.

La caratteristica principale di questi assassini quella di avere una vita immaginativa molto ricca,
che va a compensare la carenza di stimoli ricevuti dal mondo esterno. Sono soggetti che
provengono quasi sempre da "famiglie multiproblematiche" e, durante l'infanzia, sono stati
prevalentemente dei bambini introversi e con gravi problemi ad instaurare dei legami con gli altri
coetanei. La loro solitudine li porta a sviluppare maggiormente un mondo di fantasia che, col
passare degli anni, diventa quello nel quale preferiscono vivere.

Attraverso l'omicidio, il soggetto vuole trasferire le sue fantasie nella realt, operazione che gli
procura una soddisfazione solo transitoria, perch, dopo un certo periodo di tempo (il periodo di
intervallo emotivo), si accorge di non essere riuscito a cambiare sostanzialmente la realt in cui
vive e, cos, deve compiere un nuovo omicidio ed un altro ancora per provare almeno una
soddisfazione transitoria, in un processo che diventa senza fine.

Andando avanti con gli omicidi, il periodo di soddisfazione diventa sempre pi breve ed il soggetto
ha bisogno di intensificare la frequenza degli omicidi; si nota anche, una progressiva
brutalizzazione della vittima, in quanto l'assassino, che dopo ogni omicidio diventa sempre pi
sicuro di s, cerca degli stimoli nuovi in quella che possiamo chiamare "sindrome di assuefazione

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omicidiaria".

In questi casi lo stato mentale particolare in cui si viene a trovare il soggetto (erotomania, psicosi,
ecc.) lo spinge a mettere in atto il comportamento omicidiario seriale alla ricerca della
soddisfazione del suo mondo immaginario.

Il "mondo perfetto" vagheggiato dall'assassino seriale non pu essere condiviso con altri, perch il
soggetto non sopporterebbe il rischio che questo venisse sminuito da altre persone, per cui
difende gelosamente il suo mondo interno dagli sguardi estranei;

2. omicidio seriale in coppia. In questo caso, abbiamo due individui che compiono insieme l'omicidio
seriale. Si parla di coppia assassina anche quando, in realt, uno solo dei soggetti a
commettere concretamente l'omicidio, mentre l'altro assiste al fatto e aiuta poi a disporre il
cadavere, nel caso in cui vogliano lanciare qualche messaggio particolare agli inquirenti.

Le coppie sono sempre formate da un soggetto con personalit dominante e da uno con
personalit sottomessa. Il soggetto dominante, che nelle coppie uomo/donna quasi sempre
l'uomo, pianifica l'azione omicidiaria e la metterebbe in atto anche senza la presenza dell'altro.
Spesso si tratta di un individuo fortemente manipolatorio e con un disturbo antisociale della
personalit, che lo porta ad utilizzare il prossimo per ottenere i suoi scopi; frequentemente, ha gi
dei precedenti penali.

L'altro membro della coppia un soggetto passivo, che non in grado di opporre resistenza alla
volont del dominante. Si tratta di persona che, probabilmente, non sarebbe mai diventata un
serial killer senza l'incontro con il partner.

Praticamente, si verifica quello che Wilson e Seaman hanno chiamato "follia a due" (20): due
individui si incontrano, scoprono d avere molti punti in comune e nasce un'empatia immediata; da
questo momento, si sviluppa una miscela esplosiva il cui risultato finale l'omicidio seriale;

3. omicidio seriale di gruppo. Il fenomeno degli omicidi seriali commessi da gruppi organizzati
richiama, invece, uno dei temi pi inquietanti di questo fine secolo: il bisogno patologico di fedi e
verit assolute, capaci di arginare quel grande male che la solitudine.

In questa categoria compendiamo tutti gli omicidi seriali commessi da gruppi di tre o pi persone,
in cui abbiamo forme patologiche di associazionismo, di dedizione assoluta a credi religiosi,
culture esoteriche o movimenti politici, ispirati spesso ad una visione del mondo dominata dal
male e dall'ingiustizia. Gli omicidi di questo tipo possono essere compiuti effettivamente da tutti i
membri del gruppo, oppure ci pu essere un soggetto deputato a portare a termine l'azione
omicidiaria, mentre gli altri si rendono complici, non facendo nulla, di fatto, per impedire le
uccisioni.

Ci possono essere diversi tipi di gruppo coinvolti negli omicidi seriali. Vediamoli in dettaglio:

a. gruppo criminale semplice: un gruppo prevalentemente di piccole dimensioni. Si tratta di


soggetti soprattutto di sesso maschile, che stanno insieme al solo scopo di compiere azioni
criminali, senza essere spinti da alcuna ideologia comune. In questa categoria rientrano le
bande giovanili, formate da ragazzi minorenni o poco pi che maggiorenni che uccidono in
modo seriale per il solo gusto di farlo. Sono, invece, estremamente rari i gruppi criminali
semplici composti da sole donne.

La definizione di gruppo criminale semplice serve appunto per distinguere queste formazioni
dalla criminalit organizzata e dai gruppi terroristici, all'interno dei quali, comunque, possono
esserci degli assassini seriali;

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b. gruppo razzista: un gruppo generalmente di media numerosit, di solito organizzato su basi


paramilitari; la gerarchia del gruppo molto rigida e gli omicidi sono motivati da un odio
profondo nei confronti di particolari gruppi etnici; l'esempio classico quello del Ku Klux Klan,
un gruppo composto da fanatici bianchi operante negli Stati Uniti meridionali;

c. setta religiosa. La pericolosit delle sette religiose sta nel fatto che, oltre agli omicidi seriali
commettono omicidi di massa, a volte mascherati da suicidi collettivi. In essa spesso si verifica
l'omicidio seriale "per induzione": il capo carismatico della setta non compie personalmente gli
omicidi, ma istiga i seguaci a farli, creando delle vere e proprie "squadre della morte". Spesso,
i leader di questi culti possono manifestare tratti di personalit borderline, specialmente nel
momento della crisi. Gli elementi di questa sono:

la tendenza a dividere il mondo in buoni e cattivi


un quadro di relazioni interpersonali instabili ma intense
rapidi cambiamenti d'umore
rabbia intensa e mal controllata
in situazioni di stress, rottura temporanea del contatto con la realt o ideazione
paranoide transitoria;

4. omicidio seriale in numero variabile. A volte, gli assassini seriali commettono alcuni omicidi
individualmente, altri in coppia e altri ancora in gruppo.

Il caso pi importante di omicidio seriale di questo tipo quello che vede coinvolto il dottor Morris
Bolber; negli Stati Uniti, durante gli anni della Depressione, ide un piano criminoso
particolarmente efficace: aiutato da due cugini, che avevano il compito di sedurre alcune donne
suggerendo loro di stipulare una polizza di assicurazione sulla vita dei mariti, uccideva con vari
metodi i suoi pazienti, intascando i premi; ad essi si un, poi, Carina Favato, una donna d'origine
italiana, che aveva gi ucciso tre dei suoi mariti e si era messa a tempo pieno a fare la
"consulente matrimoniale", avvelenando i mariti scomodi dietro pingue compenso.

3.3. Classificazione modale dell'omicidio seriale


Gli omicidi seriali sono molto diversi tra loro, non soltanto per il numero di soggetti che uccidono, per
il movente che li origina o per il tipo di vittima coinvolto, ma anche per le modalit esecutive con le
quali vengono commessi.

La schematizzazione delle fasi esecutive descritta da Lavorino utile da questo punto di vista e
prevede varie fasi: (21)

1. immaginazione e decisione dell'omicidio


2. progettazione e organizzazione
3. predisposizione per entrare nell'ambito della vittima
4. preparazione della scena del crimine, dei mezzi, degli strumenti e delle opportunit
5. impossessamento della vittima tramite blitz, sotterfugio o trappola
6. esecuzione del piano omicida e attuazione dell'uccisione
7. interventi sulla vittima del tipo prestabilito, del tipo inconscio e del tipo simbolico
8. attuazione di overkilling e afterkilling
9. attuazione dello staging e dell'autocopertura
10. presa di distanza dall'omicidio e dalla scena del crimine.

In relazione alle modalit in base alle quali viene eseguito l'omicidio seriale, possiamo distinguere:

1. serial killer organizzati e disorganizzati. Questa classificazione relativa alle modalit esecutive
degli assassini seriali, seppur riduttiva e, per molti aspetti, riconducibile alle altre modalit

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presentate (vedi le classificazioni seguenti), rappresenta il sistema tradizionalmente utilizzato, in


particolar modo dagli agenti dell'F.B.I., per distinguere i serial killer in relazione al modo in cui essi
agiscono. Vediamola nel dettaglio.

I serial killer organizzati pianificano con meticolosit i propri delitti, selezionano le vittime meno
rischiose e le conducono sul luogo del delitto; per lo pi si tratta di psicopatici, inguaribili, con un
alto quoziente d'intelligenza; lasciano pochissime tracce dietro di s, ad eccezione di quando
praticano un rituale, come nel caso in cui mordano le proprie vittime; molto spesso portano con s
un kit con l'occorrente: una corda, del nastro adesivo, delle manette, dei guanti, dei vestiti di
ricambio, un'arma da fuoco, un coltello ... Generalmente si tratta di soggetti molto socievoli e
capaci di integrarsi alla perfezione senza destare sospetti, hanno un buon impiego, inferiore per
a quello cui potrebbero aspirare, sono competenti sessualmente, hanno ricevuto una disciplina
severa durante l'infanzia, vivono con un partner o hanno famiglia propria.

Spesso sono soggetti che non amano la societ ma non se ne isolano manifestamente; sono soliti
fantasticare soprattutto prima di aver commesso il primo omicidio, ma quando uccidono lo fanno
con premeditazione, sono meticolosi e dimostrano grande autocontrollo al momento del crimine;
le vittime sono sconosciuti scelti sulla base di un tipo determinato; sono soliti legare la propria
vittima e, dopo l'uccisione, nascondere o sotterrare il cadavere oppure portarlo in posti diversi
dalla scena del crimine. L'omicida organizzato, anche nell'assalto sessuale, segue un piano
preordinato, che prevede il raggiungimento della soddisfazione sessuale prima di eliminare la
propria vittima e, per questo, pu infierire e torturare cercando di uccidere molto lentamente.

I serial killer disorganizzati, invece, non agiscono secondo piani preordinati e sono per lo pi degli
immaturi, meno esperti e meno intelligenti, commettono pi errori. Hanno un'intelligenza inferiore
alla media e un'appartenenza ad una classe sociale subalterna, una famiglia non ricca ma
neanche necessariamente povera. Quasi sempre questi soggetti sono disoccupati o impiegati in
lavori precari, figli di genitori anch'essi senza occupazione stabile. Hanno subito un'educazione
particolarmente rigida durante l'infanzia, sono sessualmente incompetenti, vivono da soli o con i
genitori in una localit molto spesso vicina al luogo dove avviene il primo omicidio.

Gli assassini seriali disorganizzati rifiutano manifestamente la societ, hanno una tendenza
all'ansia al momento del crimine, commettono delitti spontanei con vittime sconosciute, anche se
in certi casi possono conoscere la vittima; compiono atti di libidine post-mortem e lasciano il
cadavere sul luogo del misfatto.

Le violenze sul cadavere, come il depezzamento, lo squartamento, l'eviscerazione, vengono fatte


per spersonalizzare la vittima e renderla irriconoscibile, soprattutto nel caso in cui questa sia
conosciuta dall'aggressore.

Questi soggetti non si preoccupano di un'eventuale cattura, ma commettono il crimine partendo


da un'allucinazione ed il luogo dell'omicidio, dal quale spesso non rimuovono il cadavere,
generalmente riflette questo disordine mentale. Inoltre, il pi delle volte, non organizzano il delitto,
che dovuto all'impulso del momento: vedono qualcuno per strada e decidono di attaccarlo. Le
sue armi sono pezzi di legno, sassi, pietre, pezzi di mobili al posto di armi e coltelli; se l'assassino
intelligente ma inesperto, tenter, dopo il crimine, di nascondere la tracce, ma se al suo primo
delitto commetter inevitabilmente degli errori;

2. omicidio seriale a pianificazione totale. In questo tipo di omicidio seriale, l'assassino non lascia
nulla al caso, ma organizza in ogni dettaglio l'azione esecutiva, quindi corrisponde per larga parte
alla categoria di serial killer organizzato coniata dall'F.B.I.

La pianificazione investe tutte le fasi dell'omicidio seriale:

a. la scelta delle vittime

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b. la preparazione e l'esecuzione degli omicidi


c. la disposizione dei cadaveri.

In realt, difficile trovare un assassino seriale di questo tipo, perch qualche dettaglio sfugge
sempre al suo controllo. Si nota, poi, una tendenza progressiva a pianificare i delitti sempre meno,
man mano che si va avanti nella serie omicidiaria, perch l'assassino agisce in maniera
maggiormente compulsiva, diventa prioritario il suo bisogno di uccidere ancora, senza curarsi pi
di eventuali imprudenze.

Gli assassini seriali che agiscono per guadagno personale sono i pi organizzati in assoluto,
perch il loro obiettivo di vivere con quello che ricavano dagli omicidi e la loro capacit
organizzativa non offuscata da impulsi sessuali che possono fargli perdere il controllo;

3. omicidio seriale a pianificazione parziale. L'assassino seriale di questo tipo non organizza tutte le
fasi dell'omicidio, ma soltanto quella che per lui ha la maggiore importanza simbolica. Alcuni
assassini seriali scelgono con molta cura le vittime; per fare questo, sono capaci di seguirle per
intere settimane, studiandone le abitudini e gli orari. Altri assassini seriali non sono interessati ad
un tipo particolare di vittima, mentre di vitale importanza che tutta l'azione omicidiaria sia
organizzata nei minimi dettagli. Per questi assassini fondamentale la "ritualit dell'azione
omicidiaria", mentre la vittima scelta in base all'opportunit;

4. omicidio seriale a pianificazione zero. In questo caso, l'assassino esegue gli omicidi seguendo un
impulso momentaneo e senza preoccuparsi di organizzare l'azione. Uccide le vittime scelte a caso
e, indifferentemente, uomini, donne e bambini. Ricalca per molti aspetti la categoria di serial killer
disorganizzato precedentemente citata.

Secondo Lavorino, questo assassino seriale spinto ad uccidere da uno dei seguenti quattro
impulsi: (22)

a. la "voce di dentro": l'assassino si aggira in attesa che l'istinto omicida emerga


completamente, e, al momento giusto, colpisce senza preoccuparsi delle vie di fuga, degli
alibi o delle modalit esecutive. Obbedisce ad una sorta di "voce di dentro" che lo obbliga
ad uccidere, senza indicargli le modalit esecutive;
b. il "raptus omicida": l'assassino gi predisposto all'azione, ma necessario che si creino
quelle condizioni psico-ambientali ed oggettive che scatenano l'istinto omicida. In questa
tipologia rientra Luigi Chiatti (vedi cap. 4, par. 3): mentre giocava tranquillamente con dei
bambini, gli scattava improvvisamente il desiderio di ucciderli, senza curarsi minimamente
delle conseguenze;
c. la "trance assassina": l'assassino entra in un vortice omicida ed agisce avendo gi
predisposto, pi o meno a livello inconscio, una sorta di rituale. Dopo ogni omicidio ha dei
ricordi vaghi e confusi, come se avesse agito in trance;
d. "l'obbligo di uccidere": la spinta che subiscono alcuni sociopatici puri, le cosiddette "belve
assassine". Uccidono perch devono farlo. Tutte le altre motivazioni che, a prima vista,
possono essere alla base degli omicidi, in realt sono subordinate al bisogno impellente di
uccidere;

5. omicidio seriale a pianificazione mista. L'assassino esegue i vari omicidi della serie ognuno in
maniera peculiare; cos, pu succedere che, in uno stesso caso di omicidio seriale, alcune
uccisioni siano condotte in modo completamente organizzato, altre in maniera parziale, altre
ancora in modo disorganizzato. In tutti gli omicidi, anche se usa armi diverse, l'assassino lascia
sempre la sua "firma";

6. omicidio seriale a pianificazione fasica. Alcuni assassini seriali invece di pianificare tutte le fasi
esecutive del progetto omicida (oppure nessuna), ne pianificano solo qualcuna, mentre le altre
vengono agite d'istinto, per caso o con improvvisazione, cos gli omicidi hanno un andamento

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incoerente e consequenziale.

Mentre nell'omicidio seriale a pianificazione mista le differenze di pianificazione si verificano tra un


omicidio e l'altro, nell'omicidio seriale a pianificazione fasica le differenze sono all'interno di ogni
singolo omicidio appunto nelle varie fasi esecutive.

3.4. Classificazione relativa alle componenti psicodinamiche e


comportamentali comuni a tutti i serial killer
Pur tenendo conto delle notevoli difformit nel modo di agire e nel movente alla base del
comportamento omicidiario seriale, tuttavia utile indicare gli elementi comuni alla maggioranza dei
serial killer. Trattasi di varie componenti, non sempre presenti in toto in tutti gli assassini seriali, ma
che si notano nella stragrande maggioranza dei casi, con prevalenza di una o dell'altra a seconda del
singolo evento omicidiario. L'assassino seriale che uccide per il piacere di uccidere , spesso, una
persona all'apparenza del tutto normale, generalmente timido e molto riservato. Dietro questa
facciata si nasconde una personalit fredda, cinica, incapace di empatia, manipolatrice, solitaria ed
isolata. L'unico tratto caratteristico lo sguardo di chi nasconde un segreto inconfessabile e la
consapevolezza di provare piacere solo nel dare la morte di suoi simili, eccitandosi nel ricordo dei
delitti compiuti.

Vi sono alcune costanti psicobiografiche: infanzia difficile, violenza subita nella fase prepuberale o
puberale, scarsa comunicabilit, disturbi della personalit. Tutti quanti i serial killer sentono la loro
esistenza come negativa e degradata, vivono forti sensi di inferiorit fisica e psichica, sociale e
sessuale. Si sentono insicuri, rifiutati e disperatamente soli e compensano queste mancanze con un
forte narcisismo e uno sfrenato bisogno di protagonismo. Si sdoppiano in una vita pubblica
convenzionale e in una vita segreta perversa e ricchissima di fantasie sadiche, ma, col passare del
tempo, quest'ultima che prevale. Possono racchiudere nella sua personalit complessa tutte le
perversioni, dal sadismo alla necrofilia, ma nessuna di queste lo caratterizza in modo assoluto.

Tutto ci determina la ripetitivit dell'omicidio; dal momento in cui passa dalla fantasia alla pratica e,
cio, dopo aver provato piacere nel dare la morte, non riesce pi a fermare l'istinto; altri elementi
comuni sono, inoltre, l'assenza di motivazioni evidenti e di relazioni con le vittime (quantomeno per
quanto riguarda l'omicidio seriale maschile), che vede non come persone ma come cose, degli
oggetti da utilizzare per soddisfare la propria deviazione; una finalit di tipo edonistico o di tipo
fanatico, un legame pi o meno netto con la sessualit ed infine la presenza frequente, ma non
assoluta, di diverse forme di patologia mentale.

3.5. Classificazione delle fasi dell'omicidio seriale


Joel Norris, psicologo americano, autore di un fondamentale studio sui serial killer, sostiene che essi
sono dei soggetti fisicamente e psicologicamente danneggiati in modo irreparabile; danni
all'ipotalamo, se sono il risultato di ripetuti traumi alla testa o difetti di nascita, possono destabilizzare
il sistema ormonale ed alterare la capacit del cervello di misurare le emozioni.

Scrive Norris: "se con il termine sano s'intende la capacit di esercitare un controllo volontario sulle
proprie azioni, questi individui non possono in nessuna caso esser definiti sani. Eredit biologica ed
ambiente sono un fatto ineluttabile". (23)

Il punto di vista di Norris che il serial killer passa attraverso delle fasi: (24)

1. fase aurorale, in cui si manifestano fantasie compulsive dove l'omicida un motore biologico
guidato da un istinto primario nella soddisfazione dei propri intimi desideri;
2. fase di puntamento, in cui si manifestano comportamenti di tipo paraniode; nel cervello

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dell'assassino seriale avviene una sorta di incendio neuronale, che provoca una turbolenza
delle memorie e delle emozioni primarie nella recezione dei dati sensoriali;
3. fase della seduzione, in cui avviene l'approccio con la vittima;
4. fase della cattura, in cui il serial killer riesce a avere il controllo della vittima e pu realizzare i
suoi scopi;
5. fase omicidiaria; quella c' il sollievo orgasmico provocato dall'intrappolare ed uccidere la
vittima;
6. fase totemica caratterizzata dall'asportazione degli organi, da atti di cannibalismo cui segue,
immancabilmente, la depressione;
7. fase depressiva; quando l'assassino seriale legger sui giornali di aver ucciso un padre di
famiglia, prover un atroce senso di colpa; tuttavia non cercher affatto ammenda attraverso la
costituzione alle forze dell'ordine, ma continuer a fuggire. Resta quindi in una solitudine buia,
perversa e lacerante e si rifugia in quelle fantasie primarie che sono alla base delle sue gesta.
La notte non dorme e riflette, non riesce pi a dimenticare quella persona moribonda, i rantoli,
il sangue che scorre (debriefing). Lentamente scivola in una sorta di ambivalenza fatta di
orrore e piacere ed ecco diffondersi la nostalgia della morte; i sentimenti ed i ricordi non si
possono pi negare n trascurare; qualsiasi cosa faccia per uscire da questa esperienza, gli
ripropone il desiderio spasmodico di continuare ad uccidere. Per cui, a differenza di altri
criminale, il serial killer si muove in un vissuto irrefrenabile di pulsioni omicide.

La riabilitazione, per Norris, impossibile.

4. Forme atipiche di omicidio seriale


Analizzando l'ampia casistica internazionale, appare evidente come sia riduttivo parlare di serial killer
solo quando ci si trova in presenza di omicidi a sfondo sessuale (come invece sostiene gran parte
degli studiosi del fenomeno). Esistono, infatti, delle forme ibride di omicidio che, apparentemente,
non sembrano aver niente a che fare con l'omicidio seriale, mentre, esaminandole pi a fondo
possono avere degli elementi in comune con questo. Ci riferiamo a quegli omicidi che avvengono
all'interno di organizzazioni criminali, sia di stampo mafioso che di altro genere, o nell'ambito di azioni
di guerra.

Nelle organizzazioni criminali, si possono nascondere dei soggetti psicopatici che uccidono non
soltanto per ordine dei capi, ma anche per soddisfare una propria esigenza interna. In questo caso, i
serial killer canalizzano la propria pulsione omicida all'interno di una struttura organizzata che accetta
l'omicidio come mezzo legittimo per raggiungere certi obiettivi. In una situazione del genere, si
verifica un vantaggio. Il serial killer che agisce per conto proprio deve nascondersi da tutti e non pu
comunicare a nessuno le proprie fantasie, escluso da tutta la societ; l'assassino seriale che fa
parte di una struttura criminale non isolato, appartiene a una sottocultura che lo protegge e gli
riconosce un certo grado di importanza. Lo svantaggio dato dal fatto che il soggetto non pu
soddisfare le proprie fantasie di morte autonomamente, perci deve essere in grado di esercitare un
certo controllo sulle sue pulsioni. Del resto, uno dei motivi principali per cui la maggior parte degli
assassini seriali agisce individualmente proprio l'incapacit di addomesticare le proprie pulsioni.
Infatti, diversi elementi che vengono considerati tipici dell'omicidio seriale classico, come la violenza
sessuale, le torture e lo smembramento, si riscontrano anche in omicidi commessi da bande o da
organizzazioni criminali.

In Italia, all'interno della criminalit organizzata, si nota, negli ultimi anni, un aumento notevole del
tasso di violenza di alcuni omicidi, con un elevato grado di overkilling. Questi omicidi sono
indubbiamente di stampo mafioso, ma sono attuati con crudelt tale da manifestare una funzione
"dimostrativa". evidente che, per commettere questi omicidi, vengono scelti soggetti che mostrano
di avere una predisposizione particolare per uccidere sadicamente. Uno degli esempi pi evidenti di
sicari mafiosi con caratteristiche di personalit simili a quelle degli assassini seriali, quello di "Joey",

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un assassino della mafia americana che ha ammesso di aver ucciso trentotto persone. "Joey" ha
scritto un'autobiografia, quindi sono disponibili delle informazioni approfondite sulla sua vita; egli
sostiene che uccidere lo diverte, lo gratifica in modo particolare la conturbante sensazione di potere
che prova in qualit di sicario, il senso di onnipotenza che lo pervade quando deve decidere se il
"bersaglio" deve vivere o morire. Si tratta di un tipo di sensazione comune alla maggioranza dei serial
killer, soprattutto di quelli che vengono considerati assassini seriali tradizionali che uccidono per una
motivazione sessuale. Nonostante le similitudini, "Joey" non diventa un classico serial killer perch
cresce in una sottocultura criminale che lo assorbe completamente e indirizza i suoi istinti psicopatici
in modo tale che essi gli permettano di acquisire prestigio nell'ambito della sottocultura stessa.

Del resto, il criminologo canadese Robert Ratner considera l'omicidio seriale come omicidio
ideologico, ideologia che sta anche alla base della filosofia terroristica: sia il serial killer che il
terrorista sono degli elementi di rottura dell'ordine sociale costituito e le loro azioni tendono al
sovvertimento della societ che non vuole accettare le loro richieste.

Secondo molti autori (in particolare De Luca) possibile inserire alcuni assassini di guerra nella
categoria degli assassini seriali. indubbiamente vero che molti soldati hanno commesso crimini di
guerra tra i quali si sono verificati degli omicidi seriali, ma ben pochi sono stati riconosciuti come tali.
De Luca sostiene che, molte volte, la condotta di alcuni soldati del tutto paragonabile a quella dei
serial killer. (25) Del resto, abbiamo molte notizie di militari che hanno ucciso decine di persone dopo
averle torturate barbaramente o, nel caso in cui le vittime sono donne, dopo aver abusato di loro.
Questo comportamento del tutto assimilabile a quello degli assassini seriali, quando la spinta
all'omicidio data da un fattore psicologico personale e quello dello stato di guerra solo un pretesto
ed una copertura per dare sfogo ai propri istinti di morte.

Un'altra forma atipica di omicidio seriale l'omicidio rituale seriale. una forma di omicidio seriale
scarsamente studiata, perch riguarda principalmente la cultura africana, ben lontana dai parametri
della nostra cultura occidentale. Barresi definisce come omicidio rituale un "omicidio attuato da un
soggetto che uccide una o pi persone, dette vittime sacrificali, per offrirle in sacrificio ad un'entit
soprannaturale in cambio di vantaggi spirituali o profitti terreni". (26)

Presso diverse etnie del continente africano persiste l'abitudine dell'assassinio rituale, in cui vengono
commessi degli omicidi semplicemente per "ingraziarsi gli spiriti". Quel che certo che, in Africa, la
stregoneria ancora molto diffusa ed associata a pratiche di antropofagia, dato che il consumo di
carne umana presenta delle implicazioni di ordine magico. Particolarmente pericolosi sono i riti
caraibici che subiscono deformazioni venendo a contatto con le sette sataniche e che creano una
nuova forma di culto pi violento e sanguinario, in cui trova spazio l'omicidio rituale seriale. Queste
forme di satanismo ibrido sono diffuse soprattutto negli Stati Uniti, nei ghetti di citt come Miami o
New Orleans, nutrite di migliaia di immigrati provenienti dai paesi centroamericani e dalle isole,
rappresentanti delle classi pi povere e arretrate dei rispettivi paesi.

Altra figura atipica di omicidio seriale quella legata al satanismo contemporaneo. Nella maggior
parte dei casi in cui un serial killer spiega i propri delitti con il satanismo, si tratta di una semplice
giustificazione, dato che molto probabile che ci si trovi di fronte un caso di pseudosatanismo: il
soggetto una sorta di satanista autodidatta, ma non fa parte di nessun gruppo organizzato. In molti
casi, sono soggetti con problemi psichici, pi precisamente sono affetti da "ebefrenia sistematica",
una forma clinica della schizofrenia paranoide che, nei soggetti adulti, pu provocare deliri di tipo
persecutorio o di tipo allucinatorio tardivo, che si concretano in allucinazioni auditive che possono
sfociare in condotte devianti. Holmes chiama un soggetto di questo tipo "serial killer allucinato" (27),
cio uno psicotico che soffre di un grave distacco dalla realt che pu spingerlo a credere di essere
costretto ad agire in un certo modo da entit demoniache. Questi soggetti, che facciano parte o meno
di una setta, seguono comunque un loro rituale del quale fanno parte diverse perversioni sessuali:

1. antropofagia e necrofagia

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2. necrofilia
3. necromania
4. necrosadismo
5. vampirismo.

L'omicidio rituale di fondamentale importanza nelle credenze sataniste, dato che l'atto diventa
propiziatorio per ingraziarsi la divinit infernale allo scopo di ricevere determinati vantaggi.
Chiaramente, i profitti non si manifestano dopo il sacrificio e il soggetto costretto a ripetere
l'omicidio ingraziante con modalit seriale, nella convinzione che gli omicidi precedenti non siano
sufficienti a soddisfare l'entit maligna.

5. La donna serial killer


raro trovare degli studi sull'omicidio commesso da donne e sono ancora pi rare le ricerche
sull'omicidio seriale commesso da queste.

Come abbiamo visto, alcuni autori che si sono occupati di quest'argomento (Ressler, Burgess,
Douglas e Holmes, De Burger), sono propensi, erroneamente, a credere che non esistano donne
serial killer, soprattutto se si considera assassino seriale soltanto chi uccide con un movente
sessuale, manifestando una o pi perversioni (caratteristica, questa, tipica degli individui di sesso
maschile). In particolar modo il movimento femminista, soprattutto la sua frangia pi radicale, nega
qualsiasi possibilit che ci possano essere serial killer donne. L'argomento principale a sostegno di
questa teoria che gli assassini seriali sono il prodotto della societ patriarcale. Cameron e Frazer
sostengono che "solo gli uomini sono dei cacciatori compulsivi guidati dal bisogno di uccidere". (28)
La "criminologia femminista" tende ad analizzare solamente i casi in cui gli uomini uccidono
sadicamente le donne, mentre alcuni autori parlano addirittura di "terrorismo sessuale". Questa
corrente va ad aggiungersi a tutti gli studiosi di sesso maschile che tendono a sottostimare l'entit
dell'omicidio seriale femminile. In molti casi, infatti, se la donna non uccide con un elemento di
sadismo, non viene considerata serial killer. Segrave ritiene, infatti, che sia pi giusto parlare di
"assassine multiple", perch negli omicidi commessi da donne non presente la componente sadica
tipicamente maschile. (29)

Anche gli autori che ammettono la presenza femminile in questo tipo di omicidio, la considerano una
percentuale minima: a seconda degli autori, vengono stimate dal 5% al 15% (quota che riteniamo pi
attendibile) di donne assassine seriali rispetto al numero complessivo di serial killer.

Relativamente a questo argomento necessario effettuare una premessa. un dato di fatto che la
sessualit riguarda indifferentemente uomini e donne e coinvolge questioni anche apparentemente al
di fuori della sfera sessuale. Come ricordano molti autori, stato Freud ad insegnarci che la storia
sessuale di un uomo ci offre le chiavi per aprire le porte della sua vita, poich nel suo modo di
vivere la sessualit che sono impresse le tracce del suo modo di essere nel mondo. La dimensione
della corporeit, cambia a seconda del fatto di essere uomini o donne; sappiamo che gli uomini
presentano, rispetto alle donne, la maggior parte delle devianze sessuali, almeno nelle forme pi
estreme e questo pu essere attribuibile ad una presunta maggiore vulnerabilit dell'uomo riguardo
alla propria identit di genere, cos come ad un minor controllo delle pulsioni sessuali.

Il connubio tra comportamento omicidiario e pulsioni sessuali perverse differisce a seconda del
genere: la psicoanalisi e la biologia ci insegnano come diverse siano le istanze del desiderio tra
uomini e donne. Del resto, il comportamento delle donne serial killer sembra avere connotazioni
differenti ed essere fenomeno meno dipendente da problematiche riguardanti la sfera sessuale.

Di solito, il grado di aggressivit sadica inferiore nelle assassine, forse a causa dell'acculturazione
delle donne, che scoraggia le manifestazioni violente, e della relativa assenza dell'ormone maschile
legato all'aggressivit, il testosterone. Di fatto, l'esperienza ci porta ad affermare che le donne sono

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pi inclini ad interiorizzare i fattori scatenanti lo stress. Invece di prendersela con gli altri, tendono a
punirsi mediante l'alcolismo, l'assunzione di droghe, la prostituzione, il suicidio. Del resto, tra i serial
killer, quelli sessuali formano una sottocategoria specifica. Non tutti gli assassini seriali sono, perci,
serial killer sessuali. Alcuni uccidono per ragioni diverse dal sesso: per denaro, gelosia, vendetta,
potere o dominio. proprio in questa cerchia di motivazioni che pu essere ricondotta la causa
scatenante del comportamento omicidiario seriale femminile. Per cui, possiamo asserire che la
maggior parte delle donne sia estranea all'esperienza di fantasie omicide sessualmente sadiche,
mentre agisce per motivazioni economiche o di potere.

Relativamente alle modalit d'azione, raramente le donne serial killer fanno a pezzi i cadaveri; di
solito optano per l'uccisione mediante sostanze venefiche e strangolamento, per ragioni di forza fisica
ma non soltanto. Sono astute, adescano con grande abilit e seduzione, ma poi diventano glaciali e
spietate. La donna serial killer tende, inoltre, a crearsi un alibi inattaccabile e nega fino all'ultimo i suoi
delitti. L'occupazione prevalente delle assassine seriali sembra essere quella di casalinga, seguita da
professioni quali l'infermiera, la domestica, la cameriera.

Come detto, la percentuale di assassine seriali relativamente bassa, ma destinata ad aumentare,


proprio perch le donne svolgono oggi attivit pi mobili e saltuarie. Inoltre, dato che il loro potere
aumentato sia sul lavoro sia nella vita privata, avremo un numero sempre maggiore di assassine
seriali che cedono ad una motivazione di controllo del potere, anche se con caratteri meno violenti
rispetto all'uomo.

5.1. Differenze tra omicidio seriale maschile e femminile


Le assassine seriali, spesso, riescono a portare avanti per anni e anni la catena di omicidi e, dal
punto di vista investigativo, sono ancora pi difficili da scoprire e catturare dei loro corrispettivi
maschili. Il tempo medio di durata di un omicidio seriale commesso da una donna di otto anni, il
doppio di quello maschile. La scelta delle armi, l'accurata selezione delle vittime e una pianificazione
metodica dei delitti volta a simulare una morte naturale, sono tutti elementi che, combinati con una
forte resistenza culturale e sociale che nega l'esistenza dell'omicidio seriale femminile, sono alla base
di questa loro maggiore longevit.

Per quanto riguarda l'arma usata, sono rarissime le ipotesi nel quale vengono usate metodiche quali
percosse o uso di armi bianche, in poche parole metodiche che implicano contatto fisico con la
vittima. L'arma preferita dalle donne il veleno, perch un'arma discreta, silenziosa e che, se usata
bene, non lascia tracce e permette di far considerare la morte della vittima come un decesso da
intossicazione. Ci sono poi armi specifiche per ogni contesto in cui avvengono gli omicidi; ad
esempio, in ospedale, logico che venga praticata l'iniezione di sostanze letali, dato che quella di
fare le iniezioni un'attivit di routine ospedaliera destinata a passare inosservata.

Mentre gli uomini scelgono generalmente delle vittime con le quali non c' nessun tipo di relazione, le
donne selezionano soprattutto vittime con le quali hanno qualche tipo di rapporto. Proprio per questo
motivo, le assassine seriali raramente sono coinvolte in omicidi a sfondo sessuale, che, invece,
rappresenta una motivazione fondamentale della controparte maschile. Oltre a ci, i maschi sono pi
o meno distribuiti tra stanziali e mobili, le donne, invece, sono quasi esclusivamente stabili dal punto
di vista geografico, cio tendono ad uccidere sempre nello stesso luogo e forse questa differenza
dovuta al tradizionale accentramento delle attivit femminili intorno alla casa e alla famiglia. Le donne
che mostrano una maggiore mobilit sono quelle che uccidono in coppia o in gruppo, che decidono
appunto di seguire il maschio nei suoi spostamenti. Le assassine seriali, di solito, non infieriscono sui
cadaveri con manifestazioni di overkilling, mutilazioni, smembramenti o aggressioni sessuali. Alcune
donne fanno eccezione e i loro omicidi possono raggiungere notevoli livelli di brutalit che li
avvicinano a quelli maschili. In Italia, Leonarda Cianciulli tagliava a pezzi i corpi delle donne che
aveva appena ucciso e, con alcune parti, fabbricava delle saponette e dei dolcetti da offrire agli ospiti.

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(30) In effetti, analizzando alcuni casi di omicidio seriale femminile tra i pi recenti, si nota l'uso di
modalit pi violente, anche se l'arma preferita rimane il veleno.

Pur dovendo sempre fare i conti con i problemi connessi con il "numero oscuro", ci sembra corretto
affermare che, in quei paesi in cui la figura femminile ancora massicciamente sottomessa al
dominio maschile (ad esempio nei paesi arabi), difficilmente ci possono essere casi di donne che
uccidono serialmente.

Le donne che uccidono individualmente non torturano le vittime prima di ucciderle e non si gratificano
sessualmente alle loro sofferenze. Le vittime scelte dalle assassine seriali hanno, generalmente, un
qualche grado di relazione con loro: sono mariti, amanti, genitori, figli, parenti e conoscenti e vengono
uccisi prevalentemente con modalit sedentarie, cio nella stessa casa dell'assassina, in case di
cura, ospedali e altri luoghi chiusi. Non si notano comportamenti predatori nei confronti delle vittime,
ad eccezione delle donne che uccidono in coppia con un uomo. Le donne che uccidono in gruppo, di
norma, ne fanno parte come membri passivi e sono sottomesse alla volont di un leader maschile.

Esaminando la casistica internazionale, si nota come la maggioranza delle storie di vita delle
assassine seriali presentino molti elementi in comune. Esattamente come gli uomini, la maggior parte
delle donne serial killer sono cresciute in "famiglie multiproblematiche" e quasi tutte hanno subito una
qualche forma di abuso durante l'infanzia. Un'altra caratteristica abbastanza comune lo svilupparsi
di una sessualit precoce e molto intensa, accompagnata ad una personalit aggressiva, violenta e
bisognosa di dominare gli altri.

Numericamente non sono molte, per le assassine seriali sono altrettanto pericolose degli uomini,
perch hanno una capacit di manipolazione di gran lunga superiore. Non un caso che,
mediamente, la donna continui ad uccidere per un tempo pi lungo rispetto all'uomo, e ci dovuto al
fatto che, spesso, uccide le sue vittime mediante un avvelenamento progressivo che fa classificare le
morti come naturali.

5.2. Classificazione dell'omicidio seriale femminile


La classificazione di Kelleher senza dubbio la pi completa nel descrivere l'omicidio seriale
femminile: l'autore in questione ha analizzato cinquanta assassine seriali e ha riscontrato che le
tipologie pi frequenti sono la "vedova nera" e l'assassina in gruppo. Le categorie in base alle quali
Kelleher ha suddiviso la donna serial killer sono le seguenti: (31)

1. la vedova nera: si tratta di una donna che uccide sistematicamente i mariti, gli amanti o altri
membri della famiglia. Pu uccidere anche vittime al di fuori dell'ambito familiare. la pi attenta e
metodica delle assassine e i motivi degli omicidi possono essere diversi, ma, spesso, c' un
interesse economico. La "vedova nera" tipica inizia ad uccidere in et matura, molto intelligente,
manipolativa, estremamente organizzata e paziente. Gli omicidi sono, di solito, perpetrati in un
periodo di tempo molto lungo ed difficile che venga sospettata;

2. l'angelo della morte: una donna che uccide sistematicamente le persone che sono affidate alle
sue cure o delle quali, comunque, si deve occupare per qualche motivo. Le motivazione di questi
omicidi sono diverse, ma la spinta principale sembra essere il suo Io onnipotente e il suo bisogno
di dominio. ossessionata dal bisogno di controllare le vite delle persone di cui si occupa.

"L'angelo della morte" uccide sovente negli ospedali e nelle case di cura, attaccando i pazienti di
cui si occupa, i deboli e gli indifesi. Purtroppo, ci si accorge dell'esistenza di una serie omicidiaria
di questo tipo solo dopo moltissimi omicidi, anche perch le amministrazioni ospedaliere non
pensano che ci possa essere un serial killer all'interno delle loro strutture. Se l'assassina si sposta
da un ospedale all'altro, diventa quasi impossibile identificare lo schema omicida o focalizzare
l'attenzione su un determinato sospetto, dato che, di solito, si tratta di una persona stimata dai

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superiori, dai colleghi e dalle potenziali vittime;

3. la predatrice sessuale: il tipo pi raro di assassina seriale, agisce da sola e sceglie le proprie
vittime in base al sesso. Il movente principale di questi delitti quindi di natura sessuale.
Probabilmente, col passare degli anni, questa tipologia di assassine seriali destinata ad
aumentare e ci sar un progressivo avvicinamento delle modalit femminili a quelle maschili,
fenomeno che, in qualche misura, gi avviato;

4. la vendicatrice: uccide sistematicamente le vittime per motivi di gelosia o di vendetta. Di solito


uccide i membri della sua stessa famiglia ed motivata da un incontenibile senso di rifiuto e di
abbandono.

L'omicidio seriale per vendetta piuttosto raro nelle donne, ma anche in generale, perch, la
condotta vendicativa, solitamente, viene esercitata senza misura e in un unico episodio. Per fare
in modo che la vendetta sia il motore di una serie omicidiaria, l'intensit emozionale della
compulsione dev'essere preservata attraverso i vari periodi di intervallo emotivo tra un omicidio e
l'altro.

La condizione psicologica dell'assassino seriale deve essere, quindi, di tipo profondamente


patologico e, almeno in qualche misura, gestibile, per evitare che interferisca con la pianificazione
degli omicidi;

5. l'assassina per profitto: uccide sistematicamente le vittime durante la commissione di altre attivit
criminali oppure per un guadagno economico, agisce da sola e non assimilabile alla "vedova
nera".

Le due caratteristiche che la differenziano da questa sono:

a. deve chiaramente uccidere per un guadagno economico


b. deve concentrare l'energia distruttiva su vittime estranee alla sua famiglia.

un'omicida molto organizzata, piena di risorse e difficile da catturare;

6. l'assassina in gruppo: uccide con altre donne o con uomini e i suoi omicidi, in genere, sono i pi
brutali e di natura sessuale, anche se i motivi possono essere diversi ed anche possibile che la
donna non uccida personalmente, ma abbia un ruolo accessorio che, per, non diminuisce la sua
responsabilit;

7. l'assassina psicotica: soffre di una psicosi ed uccide in risposta ad un delirio interiore


accompagnato da allucinazioni. Gli omicidi sono commessi in modo casuale, senza movente
chiaro ed in presenza di effettivi disturbi psicologici nell'assassina.

5.3. La donna che uccide in coppia con un uomo


Roy Hazelwood, agente speciale dell'F.B.I., ha intervistato quindici donne che sono state in relazione
con dei sadici sessuali coinvolti in stupri e omicidi seriali. (32) Tutte quante provenivano dalla
borghesia media e medio-alta, avevano un'intelligenza media e svolgevano un lavoro rispettabile.
Dopo essersi lasciate trascinare nella "follia a due", tutte hanno preso a bere o drogarsi e, una volta
arrestate, sono andate in trattamento psichiatrico.

I dati di Hazelwood mostrano quanto possa essere pervasiva in tutti gli strati della personalit di un
certo tipo di donna l'influenza di un sadico dotato di una personalit "dominante". Si tratta, in genere,
di donne che hanno un'autostima molto bassa e una mancanza di sicurezza che le rende fragili e
vulnerabili. Proprio per questo motivo vengono attratte da una figura maschile carismatica, che
mostra una sicurezza di s che sfocia nella sfrontatezza.

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Hazelwood nota che tutte le donne da lui intervistate hanno subito abusi sessuali, emozionali e fisici
estremamente gravi e tutte sono passate attraverso lo stesso processo di trasformazione che le ha
fatte diventare delle appendici compiacenti del loro compagno sadico sessuale. Non tutte le donne
che uccidono in coppia sono, per, cos passive e plagiabili dal loro compagno. Alcune, dopo un po'
di tempo, provano un reale piacere nell'uccidere, come accadde a Carol Bundy, la quale, dopo esser
stata trascinata dal compagno nelle sue ossessioni sadiche ebbe a dichiarare: " divertente uccidere
le persone, penso che se mi dovessero liberare, probabilmente lo farei di nuovo".

Nelle coppie uomo/donna, si verificato solo un caso in cui la donna era la personalit dominante,
quello di Martha Beck e Raymond Fernandez, verificatosi in California a met degli anni '80, in cui
l'uomo sub la forte personalit della donna che lo indusse a compiere insieme a lei i propri omicidi.

5.4. "Complesso di Medea" e "sindrome di Munchausen per procura"


Il "complesso di Medea" e la "sindrome di Munchausen per procura" sono comportamenti accomunati
dal fatto che entrambi riguardano l'infanticidio e il figlicidio, o comunque reati di aggressione violenta
contro minori, compiuti quasi esclusivamente da donne. Entrambi i comportamenti, se ripetuti nel
tempo, possono dar luogo a casi di omicidio seriale. Il primo prende il nome dal mito greco di Medea
che uccise i suoi due figli per vendicarsi del tradimento subito dal coniuge. Alcune donne, poste in
una situazione di stress emotivo con il compagno, utilizzano i figli per scaricare la loro aggressivit,
arrivando addirittura ad ucciderli, allo scopo di far del male all'altro coniuge. La madre, in crisi
psicotica, soffre di un delirio di onnipotenza materna e si autonomina giudice di vita e di morte,
uccidendo il figlio per non farlo soffrire; in questo modo, si rimpossessa completamente dei figli,
estromettendo il padre. Il secondo comportamento patologico deriva il suo nome dal barone di
Munchausen, un personaggio letterario che intratteneva i suoi ospiti raccontando avventure
impossibili. Il primo studioso ad usare questa espressione fu il dottor Asher, nel 1951, utilizzandola
per descrivere le persone che si rivolgono insistentemente e inutilmente a medici, lamentando
continuamente dei disturbi che, in realt, sono inesistenti, fino al punto di riportare conseguenze
dannose a causa dei ripetuti accertamenti o addirittura dei numerosi interventi chirurgici.

Nel 1977, il pediatra Roy Meadows il primo ad utilizzare il termine "sindrome di Munchausen per
procura", descrivendo la situazione nella quale uno o entrambi i genitori inventano sintomi nei propri
figli o addirittura procurano loro disturbi e poi li sottopongono ad una serie di esami ed interventi che
raggiungono il risultato di danneggiarli. Meadows analizz personalmente diversi casi e, in ogni
circostanza, era la madre a provocare i sintomi e la met di loro possedeva capacit infermieristiche
apprese in qualche corso. Gran parte delle madri aveva, in precedenza, sofferto a sua volta della
"sindrome". Meadows verific anche che, in tutti i casi, il padre era l'elemento passivo della coppia e,
spesso, era presente una notevole discrepanza, sia a livello intellettuale che sociale tra i coniugi, con
la donna di livello pi elevato.

6. Vittimologia dell'omicidio seriale


Gli studi classici di criminologia in tema di omicidio hanno incentrato la loro attenzione soprattutto
sulla personalit e sulle caratteristiche dell'autore di questo reato, mentre solo piuttosto recentemente
emersa la necessit di prendere in esame anche le caratteristiche della vittima.

Spesso gli assassini seriali scelgono un tipo particolare di vittima, che diventa l'obiettivo costante dei
loro attacchi; mentre, in altri casi, non ci sono significati simbolici particolari associati alla scelta delle
vittime e lo scopo principale dell'assassino indirizzato verso l'atto di uccidere in s. A seconda del
tipo di vittima, l'omicidio seriale assume caratteristiche ben precise. Vediamole nel dettaglio:

1. Omicidio seriale di uomini. Non questo un tipo di omicidio seriale molto frequente, dato che
questa vittima pu causare molti problemi all'assassino, in quanto capace di opporre una

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notevole resistenza fisica. la preda elettiva nell'omicidio seriale motivato da erotomania, data la
particolarit di questo tipo di omicidio seriale (solo donne serial killer), e degli assassini seriali
omosessuali. Questi ultimi scelgono come vittime altri omosessuali. Spesso gli assassini seriali
omosessuali mostrano segni evidenti di necrofilia, piuttosto che di sadismo; il cadavere della
vittima di turno viene conservato anche per diversi giorni dall'assassino che pu indulgere in
pratiche sessuali indirette o complete.

I serial killer omosessuali egodistonici esprimono negli omicidi la rabbia che li pervade perch non
accettano la loro condizione. In questo caso abbiamo due quadri diversi:

a. l'assassino, messo a confronto in maniera improvvisa con un lato della sua personalit che
non accetta, si ribella e uccide chi ha turbato la sua pace fittizia; successivamente, si
presentano altre occasioni in cui il conflitto si ripropone e il soggetto mette in atto la
modalit di reazione gi impiegata nel primo caso; in questo modo, si instaura il circolo
vizioso dell'omicidio seriale;
b. l'assassino, non accettando la sua omosessualit di fondo, improvvisamente si sente
investito da una "missione", quella di "ripulire" il mondo da tutti gli omosessuali; in questo
modo il soggetto uccide ripetutamente, anche se in maniera simbolica, la parte di s che
non accetta.

Il 14% degli assassini seriali che agisce in coppia formato da coppie omosessuali di sesso
maschile. In questo caso, uno dei due membri della coppia (il recessivo) ha il compito di adescare
la vittima e di portarla nel luogo in cui l'altro membro (il dominante) potr uccidere a suo
piacimento. (33)

2. Omicidio seriale di donne. Le donne sono le vittime pi frequenti degli omicidio seriali.
Preferibilmente, l'assassino seriale sceglie o ragazze molto giovani o donne piuttosto anziane, per
avere un vantaggio fisico che gli permetta di sopraffare la vittima. Negli omicidi seriali per il
controllo del potere e in quelli sessuali la vittima per eccellenza, mentre l'assassino sempre di
sesso maschile. Il serial killer gioca sul fattore sorpresa per catturare la sua vittima e spesso usa
tecniche seduttive e manipolative per conquistarne la fiducia. Abbiamo due quadri fondamentali:

a. l'assassino seriale sessualmente inadeguato e questa situazione si trasforma in


frustrazione che, ad un certo punto diventa insopportabile: attraverso la cattura e l'uccisione
della vittima, il soggetto riafferma la propria virilit; la donna l'oggetto amato e temuto allo
stesso tempo, perch capace di annullare completamente l'autostima del soggetto,
mettendo a nudo i suoi problemi. La figura femminile, quindi, va distrutta, perch con la sua
scomparsa l'omicida recupera la stima di se stesso; la soddisfazione conseguita
dall'omicidio per di breve durata, per cui il serial killer deve ripetere l'azione omicidiaria
all'infinito;
b. l'assassino ipersessuato, ha una sessualit prepotente che lo spinge ad aver pi rapporti
al giorno. In questo caso, l'omicidio seriale rappresenta l'ultima tappa di una carriera
criminale caratterizzata da molestie sessuali, aggressione e stupro seriale. L'uccisione
rappresenta il completamento della violenza sessuale e anche un mezzo per eliminare un
testimone di reato.

Fra le donne, ci sono alcune categorie caratterizzate da una maggior "predisposizione


vittimogena", perch per l'assassino seriale simboleggiano l'universo femminile che lui vuole
distruggere.

Molti assassini seriali non ce l'hanno con un tipo di donna in particolare, ma con la donna in
generale. Qualsiasi et essa abbia, una figura capace di suscitare sentimenti negativi che
l'assassino non e i grado di sopportare. In questo caso, le vittime sono scelte in base alla
loro appartenenza al genere femminile.

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Un esempio di assassino seriale di questo tipo quello del russo Serghei Kashinzev. Era
un vagabondo, rimasto storpio a causa di una poliomielite infantile, che non era mai riuscito
ad avere rapporti normali con le donne; fino a quando non venne arrestato, uccise un
numero imprecisato di donne: alla polizia afferm che odiava tutte le donne con ferocia
ossessiva e che il suo desiderio era di sterminarne quante pi gli era possibile.

Marco Bergamo, secondo Ponti, Fornari e Bruno, era giunto alla perversione estrema:
uccidere per godimento. Dopo il primo assassinio ha scoperto che uccidendo appagava il
suo piacere e nello stesso tempo distruggeva l'oggetto temuto ed odiato: la donna. Per
Bergamo uccidere rappresentava l'estrema perversione sadica, la modalit pi forte per
possedere una donna.

La prostituta la vittima per eccellenza dell'assassino seriale e, dal punto di vista logistico,
la pi facile da avvicinare. Gli elementi principali che fanno della prostituta la vittima ideale
del serial killer sono i seguenti:

a. la prostituta abituata ad essere avvicinata da uomini sconosciuti, senza diventare


diffidente;
b. disposta a seguire il cliente di turno in un posto isolato per consumare il rapporto;
c. quando una prostituta sparisce o viene ritrovato il suo cadavere, spesso si pensa che
sia stata uccisa dal protettore o comunque da qualcuno collegato all'ambiente della
prostituzione;
d. a meno che l'assassino seriale non sia un cliente abituale, non possibile collegarlo
alla morte della prostituta, se non lui stesso a confessare;
e. rappresenta il simbolo massimo del peccato e questo pu far scattare dei
meccanismi psicologici violenti al potenziale assassino seriale.

Accanto a questi motivi di opportunit, ce ne sono altri di carattere psicologico che fanno
della prostituta la vittima ideale dell'assassino seriale.

Il serial killer che prende di mira questo tipo di vittime, di solito, un soggetto disturbato
nella sfera sessuale. Questo disturbo, piuttosto che ad un problema biologico, dovuto
all'incapacit del soggetto ad avere una relazione affettiva duratura con una donna. Petiziol
sostiene che il compenso, in cambio di una prestazione sessuale, esclude ogni sforzo
personale di conquista, dato che non sono necessarie manovre particolari di seduzione e
non c' bisogno di stabilire una relazione duratura. (34)

Spesso, questi assassini seriali sono frequentatori abituali di prostitute: con alcune riescono
ad avere un rapporto sessuale normale, mentre, in altre circostanze, l'incontro finisce in
omicidio. Gli assassini seriali, infatti, sono individui che hanno un senso di autostima molto
basso e con le donne si sentono dei perdenti. La prostituta permette loro di affermare la
propria superiorit. Ma se anche con loro il rapporto non si consuma, scatta la violenza
omicida.

La donna anziana. Questa tipologia di vittima si trova abbastanza frequentemente negli


omicidi seriali. In questa categoria vanno incluse anche le donne di mezza et,
sopprimendo le quali probabile che l'assassino uccida ripetutamente e simbolicamente la
madre con la quale ha avuto un rapporto traumatico durante l'infanzia; si tratta,
generalmente, di soggetti che hanno avuto una madre dominante ed oppressiva e, in
questo caso, l'assassino non solo non riuscito a risolvere il suo complesso di Edipo, ma
anche rimasto indissolubilmente legato alla figura materna, per cui ha bisogno di
richiamarla nel momentaneo rapporto stabilito con la vittima; i ruoli, per, sono invertiti e il
figlio, questa volta, pu prendere il sopravvento e la sua rivincita.

Se le vittime sono anziane o molto vecchie probabile che l'assassino, come nel caso

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dell'uccisione di bambini, sia semplicemente alla ricerca di un soggetto sessuale poco


impegnativo; si tratta di soggetti altamente insicuri delle proprie capacit sessuali, per i
quali la donna dell'et giusta un obiettivo che impaurisce e suscita angoscia.

La studentessa. Questa una tipologia di vittima specifica soltanto degli Stati Uniti. La
struttura universitaria americana prevede una visibilit massima degli studenti, che
diventano un obiettivo piuttosto facile da avvicinare non solo per un interno, ma anche per
soggetti estranei al mondo universitario. La vulnerabilit di questo tipo di vittima data dal
fatto che gli studenti, nei campus universitari, vivono da soli o con altri compagni e non c'
la sorveglianza dei genitori.

Gli assassini seriali che prendono di mira questo obiettivo sono fondamentalmente pi
sicuri di s rispetto a quelli che attaccano le prostitute. L'assassino si sente molto
intelligente ed convinto di poter competere con successo con l'intelligenza della vittima;
comunque sia, l'assassino si cautela scegliendo ragazze molto giovani, con una
predominanza caratteriale dell'emotivit sulla razionalit. La "fase di cattura" sempre
molto elaborata e il serial killer fa ricorso a stratagemmi per avvicinarsi alla vittima e
coglierla di sorpresa; ad esempio, Ted Bundy, un assassino seriale americano che agiva in
California negli anni '80, andava in giro con un braccio fasciato e legato al collo per dare
un'impressione di vulnerabilit alle sue vittime.

Il fatto di "andare a caccia" di una vittima appartenente ad una classe sociale pi elevata
dalla sua, eccita enormemente l'assassino seriale e, pi lunga la serie, pi aumenta il suo
senso di onnipotenza;

3. Omicidio seriale di bambini. Questo tipo di omicidio seriale si divide in due importanti categorie:
l'omicidio seriale motivato da pedofilia e l'infanticidio seriale.

I bambini sono delle vittime ideali in quanto non hanno la capacit di controllare l'ambiente che li
circonda e sono facilmente influenzabili e manipolabili da un adulto. Il serial killer che vuole
adescare un bambino si presenta con un aspetto rassicurante e a volte pu farsi vedere vestito da
poliziotto o da prete o comunque sfruttare una delle tante figure per le quali viene insegnato ad
avere rispetto.

Per quanto riguarda l'omicidio seriale motivato da pedofilia, l'assassino sempre un soggetto che
rimane fissato ad una sessualit immatura. Il bambino , infatti, un partner meno impegnativo
dell'adulto, perch pu opporre una resistenza molto modesta. Spesso l'omicidio preceduto da
molestie sessuali o da veri e propri atti di violenza, mentre l'uccisione pu avere la funzione di
eliminare un possibile testimone. In alcuni paesi, sono le stesse condizioni ambientali ed
economiche a favorire la scelta dei bambini come vittime da parte degli assassini. In Russia il
mercato per pedofili e trafficanti di minori particolarmente florido, perch, dopo il crollo delle
strutture sovietiche, migliaia di fanciulli abbandonati o fuggiti da orfanotrofi vagabondano nelle
strade delle grandi citt e possono essere facilmente adescati.

Per infanticidio seriale, invece, si intende l'uccisione di bambini con i quali l'assassino non ha un
legame di sangue diretto. In questa tipologia rientrano tutti i casi di infermiera e baby-sitter che
uccidono bambini e neonati a loro affidati. Si parla, invece, di figlicidio seriale quando sono i
genitori stessi (prevalentemente la madre) a uccidere in serie i propri figli.

L'infanticidio seriale avviene soprattutto negli ospedali, rientra nella categoria dell'omicidio seriale
per il controllo del potere e vede coinvolto personale sanitario affetto da "sindrome di Munchausen
per procura". Il figlicidio seriale pu, invece, essere provocato da una psicosi puerperale.
Sandford e Hines (35) la descrivono come una condizione che, normalmente, dura solo poche
settimane dopo il parto; per alcune madri il disturbo pi grave e pu durare pi a lungo, facendo
entrare in uno stato depressivo o provocando un grave disturbo d'ansia. A questo punto le

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fantasie di uccidere i propri figli possono insinuarsi nella mente della donna;

4. Omicidio seriale di massa. un tipo particolare di omicidio seriale che ha molte caratteristiche in
comune con il mass murder. In questo caso, il soggetto non sceglie sempre una vittima o una
coppia, ma pu uccidere diverse persone nella stessa azione omicidiaria. Viene classificato come
omicidio seriale, perch, l'elemento centrale dato dalla ripetitivit dell'azione omicidiaria;
l'assassino seriale uccide pi persone contemporaneamente perch, cos facendo, si sente
ancora pi onnipotente e ci gli procura una soddisfazione maggiore.

L'omicidio seriale di massa si differenzia dall'omicidio di massa "classico", in quanto quest'ultimo


una sorta di "suicidio allargato": l'assassino, con l'azione omicidiaria singola, porta a termine la
sua missione di rivendicazione verso la societ e non ha pi nulla da dire, tant' che,
generalmente, si suicida o si lascia catturare dalla polizia. L'assassino seriale di massa, non vuole
farsi catturare n farsi uccidere, per cui pianifica con cura le vie di fuga; l'uccisione di pi persone
simultaneamente gli porta, infatti, una soddisfazione pi intensa.

Generalmente, in questi casi, non c' un contatto fisico tra assassino e vittima; quello che importa
all'autore del reato di aver il controllo assoluto della scena, per cui vengono usate armi da fuoco,
che garantiscono il massimo risultato distruttivo nel minor tempo possibile. All'interno di
quest'ottica, un caso particolarmente esemplificativo quello degli omicidi compiuti dalla setta
guidata da Charles Manson, "La Famiglia": il 9 agosto 1969, Manson ed i suoi seguaci (che
avevano gi compiuto almeno sette omicidi con modalit seriale) decidono di mandare un
messaggio dirompente alla buona societ americana, e compiendo una strage nella villa
dell'attrice Sharon Tate (uccidono cinque persone), fanno capire che la loro mano pu arrivare
ovunque;

5. Omicidio seriale di coppie. In alcuni casi, l'assassino seriale prende di mira come vittima
d'elezione non un individuo singolo, ma una coppia, formata da un uomo e una donna,
generalmente in macchina e in atteggiamento di intimit fisica. Lo scopo dell'assassino quello di
punire la coppia, di cancellare la relazione uomo-donna che, per lui, impossibile da sopportare.
Si tratta di soggetti con gravissimi problemi relazionali, che non riescono ad aver alcun tipo di
rapporto con la donna (si tratta sempre di assassini seriali di sesso maschile) e che vivono
completamente isolati in un loro mondo fantastico. L'uccisione delle coppie una sorta di vendetta
dettata dall'invidia e dalla rabbia verso un piacere che gli precluso.

Nonostante il fatto che la rabbia dell'assassino sia centrata sulla coppia, generalmente, si nota
una maggiore aggressivit nei confronti della figura femminile. Per conservare in ogni modo il
controllo della situazione, l'assassino, di solito, utilizza subito un'arma da fuoco per uccidere le
vittime, cominciando dal maschio, cio l'elemento potenzialmente pi pericoloso, per passare poi
alla femmina, sulla quale il soggetto si accanisce con un arma bianca, infliggendo pugnalate
ripetute e mutilazioni di vario tipo.

Il caso pi famoso quello del "mostro di Firenze", un assassino seriale che per pi di vent'anni
ha ucciso coppiette appartate in macchina nella campagna fiorentina; le armi utilizzate sono una
Beretta calibro 22 e un'arma da taglio con la quale l'assassino infieriva soprattutto sulla vittima di
sesso femminile, praticando mutilazioni di varia entit;

6. Omicidio seriale a vittimologia mista. Alcuni assassini seriali hanno un bisogno di uccidere che va
al di l del tipo di vittima scelto. Questi serial killer possono uccidere indifferentemente vittime di
sesso e di et diverse, in quanto la centralit del loro impulso l'omicidio in s per s. Il piacere di
uccidere pi forte di qualsiasi altra considerazione e la vittima non investita di un particolare
simbolismo psicologico.

Un caso emblematico quello di James Edward Woods; egli non ha un tipo di vittima preferita, n
una particolare preferenza sessuale. Nella sua ventennale attivit omicidiaria ha molestato,

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aggredito, stuprato, mutilato e ucciso vittime a caso e, una volta arrestato, ha candidamente
dichiarato: "Sono un mostro. Ci sono i demoni dentro di me".

Note
1. G. Ponti e U. Fornari, Il fascino del male, Raffaello Cortina Editore, Milano, pp. 5-14.

2. Questo caso permise a Lombroso di elaborare la teoria sull'atavismo, ma egli non scrisse una
parola su Verzeni. Ne parla, invece la figlia Gina nella biografia che dedic al padre.

3. R. von Krafft-Ebing, Psychopatia sexualis, Homerus, Bologna 1971.

4. R. Holmes, J. De Burger, Serial Murder, Sage, Newbury Park 1988.

5. J. Douglas, et. al., Crime Classification Manual, Lexington Books, New York 1992.

6. J. Douglas et al., op. cit.

7. M. Newton, Serial Slaughter, Loompanics, Washington 1992.

8. R. De Luca, Anatomia del Serial Killer 2000, Giuffr, Milano 2001.

9. D. Lunde, Murder and Madness, San Francisco Book Company, San Francisco 1975.

10. E.W. Hickey, Serial Murder: An Elusive Phenomenon, Praeger, New York 1990.

11. R., Ressler, A. Burgess, J. Douglas, Sexual Homicide Patterns and Motives, Simon & Schuster,
Londra 1988.

12. R. Holmes, J. De Burger, Serial Murder, Sage, Newbury Park 1988.

13. C. Wilson, D. Seaman, The Serial Killers: A Study in the Psychology of Violence, True Crime,
Londra 1990.

14. R. Simon, I Buoni lo sognano, i Cattivi lo fanno, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996.

15. R. Holmes, J. De Burger, op. cit.

16. De Luca, op. cit., pp. 65-75.

17. Ibidem.

18. Ivi.

19. R. Ressler, et al., Crime Classification Manual, Lexington Books, New York 1992.

20. C. Wilson, D. Seaman, op. cit.

21. C. Lavorino, Analisi investigativa sull'omicidio seriale, Detective and Crime, Roma 2000.

22. C. Lavorino, I Serial Killer: il movente, la vittima e l'azione omicidiaria, in Detective & Crime, 1993
n.1-2, pp. 48-51.

23. J. Norris, Serial Killers, Anchor Books, New York 1988.

24. Ibidem.

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25. R. De Luca, op. cit., p. 192.

26. F. Barresi, Demonomanie ed omicidi rituali seriali nel satanismo contemporaneo, Convegno "Gli
dei morti sono diventati malattie", Roma 4-5 Marzo 2000.

27. R.M. Holmes, Serial Murder, Sage, Newbury Park 1998.

28. J. Cluff, et. al., Feminist Perspective on Serial Murder, in Homicide Studies, 1,3, 1997.

29. J. Cluff, et. al. op. cit., p. 295.

30. E. Catania, Morire d'orrore. Cent'anni di Serial Killer raccontati come in un romanzo, Gli Specchi
Marsilio, Venezia 1998, p. 225-242.

31. M.D. Kelleher, Murder Most Rare: The Female Serial Killer, Praeger, Westport 1998.

32. R. Hazelwood, The Lust Murderer, in F.B.I. Law Enforcement Bullettin, 49/4, pp. 18-22.

33. M. Newton, op. cit.

34. A. Petiziol, La Prostituta, Edizioni Nazionali, Roma 1963.

35. J. Sandford, S. Hines, Dying Dreams, Pocket Book, New York 1993.

L'altro diritto - Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalit - ISSN 1827-0565

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