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LA PITTURA FILOSOFIA ,
UNE DEFINITION SANS PRECEDENT
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Lonard de Vinci, Libro di pittura, d. Carlo Pedretti, Carlo Vecce, Florence, Giunti,
1995, chap. [9]-[10], f. 4r, p. 136 : Come la pittura abbraccia le superficie, figure e colori
de corpi naturali, e la filosofia sol sestende nelle lor virt naturali.
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Salvatore Battaglia, Grande Dizionario storico della lingua italiana, Turin, UTET, 1968,
vol. V, ad vocem : Filosofia naturale o filosofia senzaltro (nei tempi in cui predominava
sulle altre partizioni della filosofia) : denominazione tradizionale del complesso delle
scienze naturali . Citations : Collenuccio ( Le conclusioni di filosofia naturale li furono
notissime ) ; Leonardo ; Tasso : Navighiam dunque de la naturale a la divina filosofia, se
pur questa non pi tosto una maniera di volo ; Torricelli : Forse lantica filosofia ha
determinato che laria sia naturalmente e grave e leggiera perch alle volte sale ed alle volte
discende ; B. Croce : Tratta [Lucrezio] le materie fisiche con istile niente diverso da
quello con cui di sarebbero insegnate in una scuola latina di filosofia naturale .
3
Leon Battista Alberti, La peinture, d. Thomas Golsenne et Bertrand Prvost, revue par
Yves Hersant, Paris, Editions du Seuil, 2004, livre I, Rudiments , chap. 1, p. 43.
4 Vinci, Libro di pittura, p. 131-132 : Nissuna umana investigazione si p dimandare vera
scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni. E se tu dirai che le scienzie,
che principiano e finiscano nella mente, abbiano verit, questo non si concede, ma si nega
per molte ragioni : e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienzia, sanza la
quale nulla d di s certezza .
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son tour, lartiste dnigre ainsi ceux qui mprisent la peinture, quil
dfinit de manire premptoire comme une invention subtile , tant
donn quelle exige une observation aigu de la nature do elle tire une
vision densemble, linstar de la spculation philosophique. On dirait,
dune part, que Lonard avait sous les yeux le grand Livre de la nature ,
dautre part, quil sest nourri de la lecture du volumineux ouvrage quil
appelle Plinio7, savoir lHistoire naturelle de Pline lAncien. Prsent dans
sa bibliothque depuis ses annes milanaises (1495-1497), cet ouvrage est la
traduction en langue vulgaire par Cristoforo Landino, rcemment imprime
Venise (N. Janson, 1476).
La ddicace de louvrage au Serenissimo Ferdinando re di Napoli 8
fut ajoute par Landino qui souhaitait tablir un parallle avec la lettre
ddicatoire que Pline ddia Csar Vespasien, le futur empereur Titus (en
79 ap. J.-C.). Dans le prambule de sa traduction de ce texte capital de
lAntiquit latine, considr par Dionisotti comme le volgarizzamento le
plus important de son sicle9, Landino fait lloge de la connaissance de la
nature en des termes levs. Lhomme qui en saisit le fonctionnement
prouve une vritable volupt , puisque le dsir de connaissance llve
de sa misrable condition terrestre. Citons un passage qui a pu trouver en
Lonard un lecteur trs rceptif10, o Landino liste les raisons pour
entreprendre ltude de la nature :
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Perch essendo gli animi nostri per loro natura di tanta celerit quanta n
mia n altra lingua exprimere non poterebbe, [n] essendo altro cibo che
gli pasca et nutrisca, se non la cognitione, chi non vede che nessuna pi
grata cosa pu a lloro adivenire, che haver vera scientia di tutte le cose ?
11
Ibid. : In nessuna chosa, Serenissimo et invictissimo Re Ferdinando, pi cupida la
mente humana : che di potere con sua cognitione et con summa libert penetrare per tutte le
parte di questa universale machina, la quale per ladmirabile suo ornamento da greci
cosmos, da latini mondo nominata.
12
Sur cette question, voir Gabriele Baroncini, Note sulla formazione del lessico della
metafora Machina Mundi , Nuncius, IV, fasc. 2 (1989), 3-30, en particulier p. 13-14. Le
passage en question de Lucrce est le suivant : Titus Lucretius Carus, De rerum / Lucrce,
La naissance des choses, d. Bernard Combeaud, prf. Michal Onfray, [Bordeaux], Mollat,
2015, p. 329-331 : Una dies dabit exitio multosque per annos / sustentata ruet moles et
machina mundi ; Un seul jour en verra consommer la ruine, / Et, si longtemps quelle
ait tenu, seffondrer la machine (Ch. V, v. 95-96). Voir aussi Romano Nanni, Lucrezio :
"un ennesimo candidato per la filosofia di Leonardo" , Giornale critico della filosofia
italiana, 2011, vol. 7, no3, p. 463-491.
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Il pittore che ritrae per pratica e giudizio docchio sanza ragione come
lo specchio, che in s imita tutte le a s contrapposte cose, sanza
cognizione desse.
15
Ibid.
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La science de la peinture dpasse la philosophie dans la mesure o le peintre
complte sa facult dobservation par son imagination, selon linterprtation de Leonid M.
Batkin, Leonardo da Vinci, Bari, Laterza, 1988, p. 65 : La natura la capacit di una
creazione inesauribile e varia ; la eguaglia in questo, ed in grado di superarla, la scienza
della pittura, che alle cose osservate puo aggiungere quelle immaginate.
17
Vinci, Libro di pittura, p. 171-172. Voir entre autres, sur ce passage, le commentaire
dEugenio Garin, Universalit di Leonardo , Scienza e vita civile nel Rinascimento
italiano, Bari, Laterza, 87-107, en particulier p. 89.
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La deit chha la scienza del pittore fa che la mente del pittore si trasmuta
in una similitudine di mente divina ; imper che con libera potest
discorre alla generazione di diverse essenzie di varii animali, piante,
frutti, paesi, campagne, ruine di monti, loghi paurosi e spaventevoli, che
danno terrore alli loro risguardatori, et anchora lochi piacevoli, suavi e
dilettevoli di fioriti prati con varii colori, piegati da suave onde, dalli
suavi moti di venti, riguardando dietro al vento che da loro si fugge [].
La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze, 1961, p. 388-401). Enfin,
P. Barocchi (d.), Scritti darte del Cinquecento, vol. I, p. 76, n. 3) interprte plutt ce
passage comme une inversion en sens positif de la thorie platonicienne de limitation.
22
Vinci, Libro di pittura, p. 148 : Ma la deit della scienza della pittura considera le
opere cos umane come divine .
23
Vinci, Libro di pittura, p. 178-179, trad. A. Chastel, Lonard de Vinci. Trait de la
peinture, Paris, Calmann-Lvy, 2003, p. 116 (cest nous qui soulignons).
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24
L. M. Batkin, Leonardo, p. 65 : Luniversale compariva soltanto come questi stessi casi
singoli, come una sempre nuova prosecuzione dellenumerazione. [] ; voir aussi p. 79
et chap. X Elogio dellocchio , p. 95-101.
25
C. Vecce renvoie ce propos la fascination de Lonard pour les traditions hermtique
et alchimique, qui permettent dexpliquer les causes profondes des phnomnes naturels,
les ragioni seminali dont il parle, et ajoute ce qui suit : nel tentativo di fermare
lessenza del reale, pi che la superficie fenomenica, con laiuto della pittura (C. Vecce,
Introduzione , Scritti, p. 7).
26
L. M. Batkin, Leonardo, p. 65.
27
Le thme des plantes mdicinales et de leur proprit soignante, parfois magique, fait
galement lobjet dautres livres que Lonard possdait dans sa bibliothque, comme celui
indiqu sous le nom Alberto Magno ou Secreti dAlberto Magno , probablement un
volume du Pseudo Alberto Magno, Libro delle virt delle erbe e pietre quale fece Alberto
Magno vulgare... insieme con il trattato degli secreti de la natura umana, Venezia, 1486,
cest--dire la traduction en langue vulgaire du Liber aggregationis seu Liber secretorum
Alberti Magni de virtutibus herbarum, lapidum et animalium quorumdam. Cf. C. Vecce, I
libri di Leonardo , p. 255-256 et R. Descendre, La biblioteca di Leonardo , p. 592-595.
28
Plinio, Historia naturale, Prohemio , c. [I], aa ii.
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Ibid. : Vede onde sieno li venti, onde le piove. Intendivi una vehementissima et
atrocissima battaglia tral freddo el caldo, tra lhumido et l seccho. Cogniosce qual forza
el baleno, qual el tuono, qual la saecta produca. N gli incognito per qual cagione nella
fredda stagione la neve, nella calda la grandine si congeli. Da poi lascia il perturbato aere,
et ariva al lucido et sereno. Trapassa lelemento del fuocho, non senza summo stupore di
miracoli di quello. Et quando pi innalza magior velocit prendendo, contempla la natura et
propriet del corpo lunare, la velocit di Mercurio, la benignit di Venere. Cogniosce el
sole essere veramente el cuore del mondo ; et temperatore et governatore di tutti li pianetti
et moti celesti []
30
Ibid.
31
Vinci, Libro di pittura, p. 160-170 : Ancora se vorrai montare allaltezza dun edifizio,
converratti salire a grado a grado, altramenti fia impossibile pervenire alla sua altezza. E
cos dico a te, il quale la natura volge a questarte : se vogli avere vera notizia delle forme
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delle cose, [cominciati] alle particule di quella, e non andare alla seconda, se prima non hai
bene nella memoria e nella pratica la prima .
32
Ibid., l. II, cap. 38.
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[] fiumi discendenti con li empiti de gran diluvii dalli alti monti, che si
cacciano inanti le deradicate piante, miste co sassi, radici, terra e
schiuma, cacciandosi inanzi ci che si contrapone alla sua ruina; et il
mare con le sue procelle contende essa zuffa co li venti, che con quella
combatteno, levandosi in alto co le superbe onde, onde e cade, e di
quelle ruinando sopra del vento, che percote le sue base; e loro
richiudendo e incarcerando sotto di s, quello straccia e divide,
mischiandolo con le sue turbide schiume, co quello sfoga larrabbiata
sua ira, et alcuna volta superata dai venti si fugge dal mare scorrendo per
lalte ripe delli vicini promontorii, dove, superate le cime de monti,
discende nelle opposite valli, e parte se ne mischia in isc[hiu]ma predata
dal furore de venti, e parte ne fugge dalli venti ricadendo in pioggia
sopra del mare, e parte ne discende ruinosamente delli alti promontori,
cacciandosi inanzi ci che soppone alla sua ruina, e spesso si scontra
nella sopravegnente onda, e con quella urtandosi si leva l cielo,
empiendo laria di confusa e schiumosa nebbia, la quale ripercossa dai
venti nelle sponde de promontorii genera oscuri nuvoli, li quali si fan
preda del vento suo vincitore.
33
Vinci, Libro di pittura, p. 178-179.
34
Ernst Gombrich, Leonardos Method of Working out Compositions , Norm and Form.
Studies in the Art of Renaissance, Londres, New York, Phaidon, 1966, p. 58-63, en
particulier p. 63 : The famous passage in the Trattato strangely called Piacere del pittore
exemplifies la deit, cha la scientia del pittore by a verbal orgy of destructive fury in
which the elements seem to return to their primeval mixture .
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La peinture est donc la plus noble des sciences puisque elle permet de
prenniser les rsultats des observations faites daprs nature35. Que ce soit
par limage ou par la parole, la tendance analytique figurare et
descrivere , dans le mme temps, les phnomnes naturels, donne
Leonard une aura de grand philosophe .
Cest ainsi que le dfinit le roi Franois Ier dans ses dernires annes
de vie Amboise36. Cette image de lartiste en tant que philosophe fut
dailleurs alimente, toute sa vie durant, par Lonard lui-mme (entre autres
par ses autoportraits, ou bien par le port dune courte tunique rose, tel que
lun de ses premiers biographes latteste37). Nanmoins, chez un peintre, un
tel dvouement pour lcriture, comme forme denregistrement de tous les
phnomnes observs, surprenait de manire ngative ses contemporains,
mme les plus savants dentre eux. Quelques annes peine aprs la mort
de Lonard, en effet, Baldassarre Castiglione voque dans le Livre du
Courtisan la grandeur et, en mme temps, le gaspillage dintelligence de
lartiste de Vinci, qui excelle pourtant dans la peinture, sans mme avoir
besoin de prciser le nom de lhomme en question :
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comme on le sait, pour un philosophe naturel , lequel finit par tre proche
de lhrsie, comme on peut le lire dans la Torrentiniana (1550)38 :
Venni tanto alla fine indiabolato nelle scienzie che quasi nella eresia
cadei, dove fui per non stimare pi dilla filosofia la religione cristiana.
Malgr les apparences, le ton de cette biographie quelque peu fantaisiste est
plutt de lordre de lloge. Lattrait de Lomazzo pour les sciences occultes
le conduit voir dun bon il ce philosophe naturel dont il reprend
abondamment les crits40.
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Anna SCONZA
Universit Sorbonne Nouvelle Paris 3
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Cf. avec la lecture problmatique de ce portrait donne par Daniel Arasse, Lonard de
Vinci. Le rythme du monde, Paris, Hazan, 2011, p. 28-33, en particulier p. 29.
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