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A. Osservazioni preliminari
Il termine pragmatica stato introdotto dal filosofo americano Ch. Morris (1901-
1979) che nella teoria generale dei segni o semiotica distingue tre diversi livelli di analisi:
- la semantica riguarda il rapporto dei segni con i referenti;
- la sintassi studia il rapporto dei segni tra loro;
- la pragmatica si occupa delle relazioni tra i segni e di chi li usa.
Come disciplina, la pragmatica si affermata soprattutto negli ultimi decenni nei Paesi
anglosassoni e in Germania. La radice greca del nome, prgma, azione, indica loggetto
di studio di questa disciplina: lazione duso del linguaggio (in opposizione con lo studio
del sistema linguistico di cui si occupa la linguistica).
Infatti, la pragmatica nasce come una sorta di reazione allo strutturalismo e al
trasformazionalismo. I due maggiori rappresentanti di queste importanti correnti nella
storia della linguistica, de Saussure e Chomsky, hanno posto in secondo piano il fatto che
lo scambio comunicativo rappresenta la funzione primaria della lingua e che gli uomini,
quando comunicano fra loro, collaborano o si confrontano, e la loro interazione verbale
avviene in situazioni ben precise.
Si considerino i seguenti enunciati:
1) Ho da fare.
2) Mi sa/pu dire a che piano sono le confezioni per bambini?
3) Bellamico che sei!
Considerare questi tre enunciati in abstracto, senza tener conto della situazione in cui
sono stati pronunciati, non porterebbe a nessun significato vero e proprio. Se invece, si
considera che i suddetti enunciati sono tratti da una conversazione reale, si potr
determinare il senso che dipendente dalle circostanze in cui sono stati emessi. Per
esempio, (1) pu essere preceduto da un invito (al film/teatro o fare una passeggiata). In
queste condizioni, linterlocutore capirebbe che stato rifiutato senza che il locutore
usasse la negazione, marca tipica del rifiuto.
Lenunciato (2), pronunciato in un negozio non sar mai inteso come una domanda sulle
conoscenze/possibilit dellinterlocutore, bens come una domanda per ottenere
uninformazione. Lenunciato (3), avr sicuramente per linterlocutore un significato
ironico (opposto, quindi, a quello che esprimono le parole che lo costituiscono).
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Nel campo della comunicazione, il dialogo inteso come scambio comunicativo tra due
o pi persone al fine di scambiare idee e impressioni, di rafforzare un rapporto personale,
di compiere un tipo di azione richiesta, ordine, istruzione, contratto, promessa - occupa
una posizione preminente. Difatti, lo scambio comunicativo rappresenta la funzione
primaria della lingua. Il parlare da solo (il monologo) un evento riservato a situazioni
particolari quali il riflettere ad alta voce, il borbottare ecc. (sono iscrivibili in altre
tipologie la preghiera, il canto, il monologo teatrale).
Ritornando agli scambi dialogici, ricordiamo che con essi si esprimono con maggiore
o minore chiarezza varie attivit dinamiche della comunicazione interpersonale:
informazione, domanda, risposta, preghiera, saluto, allusione, comando, persuasione,
offesa, minaccia ecc. Inoltre, allinterno di uno scambio linguistico occorre distinguere tra
ci che detto ovvero esplicito e ci che sottinteso ovvero implicito. Occorre precisare
che spesso ci che il locutore dice differente di ci che lo stesso locatore vuole dire. Gli
esempi che possono illustrare questa affermazione sono vari. Ci soffermeremo sul
classico esempio tratto dal capitolo VI-o de I promessi sposi di Alessandro Manzoni:
(4) In che posso ubbidirla? disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della
sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo in cui erano proferite, voleva dire
chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole e sbrigati.
La domanda rivolta da don Rodrigo al padre cappuccino, fra Cristoforo,
lillustrazione della differenza tra il dire (In che posso ubbidirla?, disse don R) e il
voler dire ( voleva dire chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole e sbrigati.)
Le stesse situazioni appaiono nel linguaggio di ogni giorno. Ci soffermiamo sui seguenti
esempi:
(5) Dico (ad un amico): Fa freddo in questa stanza e voglio intendere: Per
favore, chiudi la finestra!
(6) Dico (chiedo ad un seccatore): Ma non dovevi dunque uscire? e il mio tono fa
capire che non si tratta di una domanda, ma di un incitamento ad andare via;
precisamente, voglio dire Lasciami in pace una buona volta!.
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- S / Certo / S, certamente / Sicuro / Come no ? Pensi forse che abbia cambiato
idea?
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L: S. Va bene: le sette e mezza, diciamo. Ciao, mi fa, chi si sente, come va? un
secolo che Laltra sera pensavo proprio a te: volevo chiamarti. Poi Insomma
tutte quelle storie l. Senti, faccio io, con gli amici non si fa cos: insomma che mi stai
.
MARIO: Occupata o non occupata Una telefonata, la poteva fare. Hai fatto bene a
dirglielo. Mah, insomma, Luisa ogni tanto scompare. Poi ricompare: scusa, sai, sono
stata qui, sono stata l. Vabb: ma, insomma, dico, si fa cos con gli amici?
2-o Corso
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Nata come reazione allo strutturalismo e trasformazionalismo (v. il corso
precedente) nel campo della linguistica e al positivismo logico nel campo della filosofia,
la pragmatica segna una svolta di prospettiva nella linguistica moderna. Nella letteratura
specializzata si considera che la nascita di questa disciplina legata a due grandi nomi
appartenenti al campo della filosofia: L. Wittgenstein, professore a Cambridge e J. Austin,
professore a Oxford. Autonomamente, i due studiosi sottolineano il ruolo fondamentale
delluso, contestando limportanza cruciale per la semantica delle condizioni di verit (i
rappresentanti del positivismo logico sostenevano che sono prive di senso minningless
tutte le proposizioni che non potevano essere verificate come vere o false).
diventata ormai nota la formulazione di Wittgenstein, filosofo e matematico,
meaning is use, senso significa uso. Secondo lo studioso austriaco, parlare una lingua fa
parte di unattivit e gli enunciati possono essere intesi/spiegati solo in base a questa
attivit.
Similmente, nella raccolta di conferenze pubblicata sotto il titolo How to do
things with words (Come fare cose con le parole), J. Austin, filosofo e linguista
inglese, sostiene che loggetto di studio della semantica latto del parlare e riconosce
che il senso condizionato dal contesto.
In Italia, la linguistica pragmatica o la pragmalinguistica si diffusa a partire dagli
anni Settanta, con le prime traduzioni dei lavori di Searle e Austin. Dalla moltitudine di
definizioni che sono state proposte per questa disciplina ancora incerta per molti aspetti
riteniamo quelle di Georgia Green (1) e Levinson (2) che cercano di identificare loggetto
di studio della pragmatica:
(1) la pragmatica lo studio di quei meccanismi che ci permettono di
comunicare pi di quanto diciamo. Lautrice precisa che parlare o
scrivere non possono essere identificate con comunicare. La
comunicazione presuppone necessariamente lesistenza di unintenzione
con cui viene performato un certo atto e il riconoscimento di tale
intenzione da parte dellinterlocutore.
(2) la pragmatica lo studio di quelle relazioni tra la lingua e il contesto che
sono grammaticalizzate o codificate nella struttura della lingua stessa.
Concludendo, diciamo che la pragmatica studia gli aspetti che riguardano il linguaggio
come azione cio il parlare come forma di un agire linguistico che si svolge allinterno di
una determinata situazione comunicativa e sociale.
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(3) a. Scommetto con te 10.000 $ che domani piove.
b. Battezzo questa nave Flounder H.M.S.
c. Dichiaro guerra allo Zanzibar.
d. Mi scuso.
e. Ti nomino senatore.
f. Faccio unobiezione.
g. Ti condanno a 10 anni di lavori forzati.
h. Ti lascio in eredit il mio Sansovino.
i. Ti do la mia parola donore.
j. Ti avverto che i trasgressori saranno puniti.
Gli enunciati a-j non possono essere giudicati veri o falsi. Infatti, se si cercasse di
applicare la prova vero/falso, ne risulterebbero delle stranezze come nei seguenti scambi
di battute:
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Pronunciando la sequenza:
(6) Apri la finestra!,
il locutore produce dei suoni (struttura fonetica), delle strutture morfosintattiche e
trasmette certi sensi lessicali e grammaticali. Oppure, le sequenze
(7) Mario ha una camicia nera o
(8) Questa casa semplice e assolata
consistono di fonemi organizzati di parole, le quali vengono organizzate a loro volta
secondo le regole della sintassi e in modo da esprimere un certo significato.
Nello stesso tempo, le stesse sequenze esprimono certe intenzioni dellemittente.
Esse possono essere diverse a seconda del contesto in cui sono pronunciate. Prendiamo
una ad una le tre sequenze sopraccitate:
- detta in una camera in cui fa troppo caldo o c bisogno di aria fresca o, ancora, si
trova qualcuno che sta male, (6) esprime un atto sollecitare qualcosa (il locutore al
collocutore);
- (7) pu essere, in particolari circostanze, un modo per individuare Mario fra pi
persone, pu equivalere cio a un gesto di indicazione (per esempio mi aiuta a
distinguere Mario da Carlo che ha la camicia bianca);
- (8), se pronunciata da un agente immobiliare, serve a persuadere allacquisto
linterlocutore.
Latto con cui lemittente associa al contenuto preposizionale (p) una forza
convenzionale (F) che esprime lintenzione con cui si performa un atto (nella fattispecie
sollecitare, individuare/distinguere, persuadere) rappresenta un atto illocutivo.
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locuzione per favore e la frase interrogativa. Tutti questi elementi di cui il parlante si
pu servire sono indicatori di forza allocutiva (IFi). Essi servono a facilitare a chi ascolta
il riconoscimento dellatto (affermazione, richiesta, comando, ecc.).
I. I performativi espliciti rendono chiara la forza illocutoria dellenunciato (il modo in cui
deve essere inteso lenunciato), ovvero quale atto illocutorio stiamo eseguendo nel
proferire quellenunciato.
(i) i verbi performativi devono essere in I-a persona sg., indicativo presente. Infatti, i
verbi performativi hanno come caratteristica lasimmetria tra la forma di I-a persona,
sing., ind. pres. lunica con valore performativo e tutte le altre forme del paradigma
con valore descrittivo - , asimmetria che non funziona per gli altri verbi. In un enunciato
come
(9) (Io) mangio una mela
luso del verbo mangiare in I-a persona singolare non suppone necessariamente cha
lazione sia fatta mentre in
(10) Prometto che ti porter il libro domani
Il verbo promettere usato alla stessa forma grammaticale indissolubilmente legato
alla realizzazione dellatto della promessa. Il verbo perde questa caratteristica se viene
usato ad un altro tempo o altra persona:
10 a. Ho promesso che ti porter il libro domani.
10 b. Carlo promette che porter il libro domani.
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pu valere Mi hanno ordinato di tornare a casa oppure Sto per andare a casa. La
decodifica affidata al contesto.
- avverbi:
(18) Possibilmente, mi richiama?
- predicati che reggono unintera proposizione:
(19) possibile che mi richiami?
Infine, altri segni non linguistici convenzionali sono usati come indicatori di forza
illocutiva. Per esempio, lenunciato (20) Signora!
pu avere i seguenti significati:
- se accompagnato da un inchino assume il significato di un atto di ossequio, o di
congedo;
- se pronunciato a bassa voce, a un funerale, ed accompagnato da una stretta di
mano prolungata e da unespressione facciale improntata a mestizia assume il
significato di un atto di condoglianza;
- se accompagnato dalla spinta dellavambraccio (noto gesto di scherno) diventa
un atto volgare di scherno, derisione, disprezzo.
Lanalisi pragmatica studia il parlare in quanto forma di agire linguistico allinterno di una data
situazione comunicativa e sociale.
Austin, nel 1962 (v. 2-o C, 2.0.) risolve la dicotomia tra enunciati performativi / constativi in una
teoria generale degli atti linguistici (ingl. speech act).
Atto linguistico unit di base della descrizione linguistico pragmatica; es.: una constatazione,
una richiesta, un consiglio, una promessa, un ringraziamento. Ci sono vari modi per compiere una
certa azione: ad es., per compiere una richiesta posso usare:
- modo imperativo: Chiudi la finestra!
- Una struttura sintattica allindicativo: Qui dentro si gela.
- Una struttura interrogativa: Ti dispiacerebbe chiudere la finestra?
Correlativamente, una stessa affermazione, ad esempio una frase al modo sintattico indicativo,
Fa tempo da cani pu servire a compiere atti linguistici diversi: una constatazione, un divieto,
un avvertimento, una scusa.
Per cogliere latto linguistico inteso dal parlante (lintenzione comunicativa) entrano in gioco
diversi tipi di indicatori:
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- lessicali (ad es. verbi performativi: promettere, consigliare, ecc.);
- sintattici (ad es. il modo e il tempo del verbo);
- prosodici ( lintonazione che mi permette di capire se un enunciato come Vieni una
supplica o un ordine);
- fattori contestuali e cotestuali, vale a dire le conoscenze condivise da interlocutori sulla
situazione comunicativa in cui si trovano
Atto locutorio (ingl. locutionary act) - latto del dire che ha un significato (meaning ). Latto
locutorio consiste nel proferimento di espressioni appartenenti a un certo lessico e assemblate
secondo una sintassi. Per definire il livello locutorio sono dunque chiamati in causa: fonetica,
lessico, morfosintassi, semantica, vale a dire tutti i livelli della descrizione grammaticale
tradizionale.
Austin privilegia il livello illocutorio dove entra in gioco la forza: un enunciato ha non solo un
significato ma anche una forza (Fi), una certa funzione comunicativa su cui gli interlocutori sono
chiamati a negoziare.
Atto illocutorio (ingl. illocutionary act) - latto linguistico, cos come inteso dalla teoria di
Austin (1962), cio il livello al quale al quale si opera un cambiamento del contesto e che precisa
in modo sostanziale lidea del linguaggio come azione.
Atto perlocutorio (ingl. perlocutionary act) - latto di produrre, attraverso il dire, degli effetti
sugli interlocutori, intenzionalmente o no. Vi sono atti illocutori a cui intrinsecamente associato
un determinato obiettivo perlocutorio: obbedire ordinare, mettere in guardia avvertire,
convincere dimostrare, ecc. Da un altro lato, vi sono classi di effetti a cui non si associa un atto
specifico: ad es. il sorprendere, il turbare, lirritare ecc.
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2. Costruite dei contesti in cui lenunciato Fa tempo da cani compi i seguenti atti
linguistici: constatazione, divieto, avvertimento, scusa.
3. Limperativo un modo usato per compiere un atto linguistico di:
a) dare un ordine, un comando: Vai via!; b) rimproverare: Vergognatevi!;
c) esortare, invitare, pregare qualcuno: Sta buono!, Vieni a cena da noi, stasera?, Ti
prego, abbi piet di me!.
3-o Corso
Nella lezione XII, lultima di Come fare cose con le parole, Austin propone cinque
classi di forza illocutoria:
- verdettivi (dallinglese verdictives derivato da verdict verdetto)
caratterizzati dallemissione di un verdetto: giudico, stimo, classifico,
assolvo, condanno, decreto, archivio, pronuncio (una sentenza) ecc.
- esercitivi, che consistono nellesercitare dei poteri, dei diritti, oppure
uninfluenza: ordino, raccomando, lascio in eredit, nomino, licenzio ecc.;
- commissivi (promissivi), caratterizzati dal fatto di promettere o di
assumersi un impegno: prometto, scommetto, garantisco, ho intenzione di
ecc.
- comportativi, sono riferiti agli atteggiamenti e al comportamento sociale:
scusarsi, congratularsi, sfidare, criticare ecc.
- espositivi, vengono usati in atti di esposizione che comportano
lillustrazione di opinioni, portare avanti discussioni, chiarificare usi e
riferimenti: affermo, deduco, nego, rimarco ecc.
Queste massime, molto generiche, non sono sempre applicabili. A volte, i partecipanti a
una conversazione sembrano violare alcune di queste massime: in qualche caso questa
violazione reale e allora la comunicazione corre il rischio di fallire; altre volte, invece,
la violazione solo apparente perch il parlante non usa il significato letterale e dice una
cosa volendo dire unaltra cosa. In tale situazione, il destinatario riesce a recuperare il
voler dire tramite le implicature conversazionali.
Per esempio, se uno mi dice
un libro riuscito, non ti pare? io posso rispondere, rispettando la massima della
quantit No / Assolutamente, no etc oppure, violando la stessa massima,
Effettivamente ha una bella copertina. Chi sente la seconda risposta immaginer chessa
non vada presa alla lettera e che lelogio della copertina sia un modo ironico per dire
Non sono daccordo, a me il libro non piaciuto. Nel contesto della nostra
conversazione, la mia frase implica necessariamente questo significato non detto; si
realizza ci che Grice chiama unimplicatura conversazionale.
Le implicature possono essere prodotte tramite unapparente violazione delle
quattro massime. In realt, tale violazione quasi presente nella nostra comunicazione
quotidiana.
Quando le massime non vengono rispettate, gli ascoltatori cercano ad un livello
pi profondo di calcolare, con un procedimento inferenziale, il significato inteso dal
parlante che Grice chiama significato occasionale.
Il meccanismo tramite il quale si possono inferire da un enunciato credenze / pensieri /
affermazioni viene definito implicatura. Limplicatura scatta nel caso in cui viene violata
una delle massime del principio di cooperazione.
Nellesempio citato da Levinson
A. Dov Carlo?
B. C una VW gialla davanti alla casa di Anna
B, nonostante lapparente incoerenza, ci sta dando una indicazione, che vale come
risposta, il pi cooperativa possibile, alla domanda a cui B non sa rispondere con
precisione; una parafrasi possibile della risposta sarebbe: non so dove si trovi Carlo, ma
vedo la sua auto davanti alla casa di Anna, ed quindi probabile che Carlo si trovi nella
casa di Anna.
Vediamo il modo in cui sono violate le restanti massime:
(in unaula scolastica)
A. Proust stato un grande campione automobilistico, vero professore?
B. Gi, e tu sei un grande esperto di letteratura francese.
(durante un pranzo)
A. Si pu sapere di che partito sei?
B. Ottimo questo risotto.
(recensione teatrale)
Dopo la prima mezzora gli spettatori si diedero a stiramenti mascellari abnormi e
incontenibili, comprensivi di profonde e lunghe inspirazioni a bocca spalancata.
- Nel primo caso, B viola la massima della qualit, dando una risposta palesemente
falsa, per far intendere ad A che ha detto una grande stupidaggine.
- Nel secondo caso, B viola la massima della relazione; egli usa una tattica elusiva,
con la quale comunica implicitamente ad A che non vuole rispondergli e che
preferisce cambiare discorso.
- Nel terzo caso, il recensore viola la massima di modo: sostituendo una lunga e
complicata perifrasi alla parola sbadigli, egli mira a ottenere una sorta di
amplificazione ironica della noia suscitata dallo spettacolo.
Seminario
I Spiega (costruendo vari contesti) i seguenti atti linguistici indiretti (cf. Searle):
1. Hai una sigaretta?
2. Le chiacchiere non fanno farina; La gatta frettolosa fece i gattini ciechi.
II. Stabilisci in quale classe di atti illocutori si iscrivono i seguenti enunciati:
1. Mi lamento perch mi mancano le scarpe mentre c chi senza piedi.
2. Dalle tue parole, deduco che parli di ferite ancora aperte.
3. Ti consiglio di seguire questo corso dimenticando tutto quello che sai.
4. Oh, papa, ti prego, ti supplico, dammi il permesso! Ti scongiuro! In fondo, si
tratta solo di una settimana. Perch non dovrei farlo?
III. Indica quali massime sono state (appar.) violate nei seguenti scambi di parole:
1. A. Teheran in Turchia, vero professore?
B. E Londra in America, suppongo.
2. A. Io penso proprio che la signora Bianchi sia un vecchio trombone, e tu?
B. Huh, bel tempo per essere marzo, vero?
3.A. Sai che ore sono?
B. Mah, gi passato il lattaio.
4. Giorgio: Ehi, Anna, giochiamo a palline?
Mamma: Come va coi compiti di scuola, Giorgio?
IV. Commenta in base alle massime di Grice i seguenti discorsi:
1. La Singer ha emesso una serie di suoni corrispondenti fedelmente alla partitura di
unaria di Rigoletto.
1. La Singer ha cantato unaria del Rigoletto.
2. Dopo la prima mezzora gli spettatori si diedero a stiramenti mascellari abno rmi e
incontenibili, comprensivi di profonde e lunghe inspirazioni a bocca spalancata.
(recensione teatrale)
2. .
3. Vai alla porta, gira la maniglia in senso orario finch possibile, poi tira piano verso
di te.
3. .
4. A. Portiamo qualcosa ai bambini.
B. Va bene, ma proibiti i GELATI.
5. La guerra la guerra // Una donna una donna // O Carlo viene o non viene.// Se lo fa
lo fa.
6. Nella I-a edizione de I promessi sposi del 1827, al cap. VII, Manzoni aveva scritto:
"Al mattino seguente Don Rodrigo si dest Don Rodrigo". Il tipografo, pensando a una
distrazione, compose: "Il mattino seguente Don Rodrigo si dest". Il Manzoni corresse
sulle bozze, reinserendo il secondo "Don Rodrigo". Questa volta, di nuovo non
comprendendo, il tipografo scrisse: "Al mattino seguente si dest Don Rodrigo". Manzoni
dovette riscrivere tutta la frase.
4-o corso
Presupposizioni pragmatiche
4.0. Il principio di cooperazione spiega com possibile lasciare non dette certe
cose in modo che la comunicazione non fallisca. Nello scambio comunicativo, lattivit di
implicitazione dellemittente viene correlata con lattivit deduttiva del ricevente. Nel
momento in cui il locutore decide di non dire tutto esplicitamente o di dare limpressione
di deviare il discorso (violando apparentemente le massime di Grice), egli si basa sulle
capacit deduttive dellinterlocutore. Nel corso precedente abbiamo definito le
implicature conversazionali come tipi particolari di inferenze pragmatiche (cf. 3.3). Tali
inferenze non si possono considerare semantiche (cio, pertinenti ai significati di parole,
sintagmi, frasi) perch si basano su ipotesi contestuali relative alla cooperazione dei
partecipanti in una conversazione.
Oltre alle implicature conversazionali nellinterpretazione degli enunciati
intervengono delle deduzioni latenti, cio delle ipotesi basate su informazioni
appartenenti al fondo di conoscenze comuni dei partecipanti allo scambio comunicativo.
In questo ambito si iscrivono le presupposizioni. Allinizio studiate dai filosofi, le
presupposizioni sono entrate nella sfera di studio della linguistica negli anni 70.
II. Verbi non fattivi verbi che reggono subordinate sempre false:
9. Ho sognato che ero sulla luna.
Non sono sulla luna.
10. Si immagina di essere direttore.
Non direttore.
11. Altri predicati non fattivi: fingere, simulare, pretendere (che).
5-o Corso
Teorie della comunicazione.
Si consideri:
(3) Pippo e Paola sono sposati.
Per costruire un'ipotesi appropriata sul contenuto esplicito di (3) necessario
sviluppare inferenzialmente il suo significato linguistico in questa direzione:
(3) Pippo e Paola sono sposati --> l'uno all'altra.
Confrontiamo:
(4) Paola non ha niente da mettersi.
(4) Paola non ha una gonna appropriata all'occasione da mettersi.
(4) Stasera Paola non ha una gonna appropriata all'occasione da mettersi.
Data la definizione sopra, (4) pi esplicito di (4) che , a sua volta, pi
esplicito di (4).
Si consideri:
(5) Paola: Vuoi un grappino?
Pippo: L'alcool mi fa star male