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Corso di Laurea Magistrale in Letterature e Civilt Moderne

Corso di Letterature Comparate, Prof.ssa Enrica Salvaneschi

Sara Sorrentino

Assurdo, suicidio e solidariet umana in Leopardi e Camus

Il presente elaborato si propone di approfondire una suggestione nata dalla lettura ravvicinata di
alcune opere di Giacomo Leopardi e Albert Camus, ovvero unaffinit di visione nel proporre una
soluzione allinfelicit umana e nellaffrontare il tema del suicidio. Prima di prendere in esame i
testi, sono necessarie alcune precisazioni preliminari.
Innanzi tutto, la finalit di questo lavoro non vuole certamente essere quella di ipotizzare o
sostenere un influsso certo e diretto della poetica leopardiana sullopera di Camus.
Di tale influsso, infatti, non vi nessuna testimonianza certa; lintervista condotta da Giovanni
Battista Angioletti a Camus nella trasmissione radiofonica LApprodo, citata da Irene Beccarini
nel suo articolo Leopardi e Camus: il tempo dellamicizia 1 per la rivista on-line Dialeghestai,
nella quale il pensatore francese avrebbe dichiarato un rapporto di fratellanza intellettuale con
Leopardi, non ha infatti trovato nella mia ricerca nessun riscontro bibliografico.
In secondo luogo, la presente ricerca, non vuole in alcun modo sottovalutare lampiezza della
distanza tra i due, ampiezza che tale da richiedere, da parte di chi volesse affrontare uno studio
comparativo pi completo, di allargare il campo danalisi alla totalit della produzione sia delluno
che dellaltro.
Ci che qui ci si propone , in maniera ben pi circoscritta, di prendere in esame alcune opere in
cui queste tematiche emergono in maniera particolarmente significativa, e presentano assonanze pi
evidenti. Si tratta, in particolare, per quanto riguarda Leopardi, del Dialogo di Plotino e Porfirio,
contenuto nelle Operette morali, de La ginestra e di alcuni riferimenti allo Zibaldone. Tra le opere
camusiane, invece, verranno specialmente prese in considerazione Il mito di Sisifo e La peste.
Da quanto detto dunque il presente studio aderisce al primo modello di sovranazionalit tra
quelli teorizzati da Claudio Guilln in Luno e il Molteplice; la relazione genetica tra i due, lo si
gi detto, non provata concretamente ma potrebbe pur sempre essere facilmente ipotizzata: che

1
Irene Beccarini, Leopardi e Camus: il tempo ultimo dellamicizia, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia
[in linea], anno 15, disponibile su http://mondodomani.org/dialegesthai/ib02.htm
1
Camus non si sia confrontato con Leopardi, sebbene il suo nome non si trovi nei Taccuini
dellautore, non sembra essere possibile.

1. Silenzio e assurdo

Allinizio del Dialogo di Plotino e Porfirio2, dopo varie sollecitazioni, Porfirio confessa a
Plotino lintenzione di uccidersi, accettando di parlarne con lamico:

Se ti piace che noi ci ponghiamo a ragionare sopra questa materia; bench lanimo mio ci ripugna
molto, perch queste tali deliberazioni pare che si compiacciano di un silenzio altissimo, e che la
mente in cos fatti pensieri ami di essere solitaria e ristretta in se medesima pi che mai. 3

Questo silenzio altissimo si ritrova frequentemente in Leopardi come necessario preludio agli
eventi assoluti. Si pensi a quello infinito silenzio 4 che ne Linfinito accompagna il rivelarsi
dellessere e delleterno, oppure al silenzio del meriggio in La vita solitaria5, quando non si ode una
foglia muoversi o cicala cantare, uccello volare, ed ancora al silenzio nudo e alla quiete
altissima.6 che regneranno quando del mondo non rimarr nulla, alla fine del Cantico del gallo
silvestre.

In una riflessione raccolta nello Zibaldone del 27 giugno 1820, Leopardi scrive che Il silenzio
il linguaggio di tutte le forti passioni, dellamore (anche nei momenti dolci), dellira, della
maraviglia, del timore, ecc..7. In unottica di confronto con lopera di Camus prezioso richiamare
alla mente il saggio Le vent a Djmila; qui lo scrittore racconta:

Lorsque je suis all Djmila, il y avait du vent et du soleil, mais cest une autre histoire. Ce quil faut
dire dabord, cest quil y rgnait un grand silence lourd et sans flure quelque chose comme lquilibre
dune balance. [] Et lon se trouve l, concentr, mis en face des pierres et du silence, mesure que le jour
avance et que le montagnes grandissent en devenant violettes. 8

2
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio in Giacomo Leopardi, Operette morali, Napoli, Guida editori, 1988,
pp. 461-490.
3
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit. p. 464.
4
Giacomo Leopardi, Linfinito in Giacomo Leopardi, Canti, Milano, Garzanti, 1999, v.10, pp.119-120.
5
Giacomo Leopardi, La vita solitaria in Giacomo Leopardi, Canti, cit., pp. 139-147.
6
Giacomo Leopardi, Il cantico del gallo silvestre in Giacomo Leopardi, Operette Morali, cit., p. 404.
7
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 142
8
Albert Camus, Le vent a Djmila in Noces suivi de Lt, Paris, Gallimard, 1977, pp. 23-24.
2
Quando sono andato a Djemila, cera vento e sole, ma questa unaltra storia. Prima bisogna dire che vi regnava un grande
silenzio pesante e senza incrinature-qualcosa come lequilibrio di una bilancia. [] E ci si trova l, raccolti, messi di fronte
alle pietre e al silenzio, man mano che il giorno avanza e le montagne singrandiscono diventando viola. 9

Anche qui il silenzio, e in questo caso anche il vento, preannunciano un evento assoluto, la presa
di coscienza, da parte delluomo, del proprio presente.
Ne Il Mito di Sisifo presente la stessa assenza di suono che in questo caso anche assenza di
risposte: Labsurde nait de cette confrontation entre lappel humain et le silence draisonnable du
monde.10. Lo stesso silence du cur11 che Camus immagina ci sia nellanimo di chi decide di
porre fine alla propria vita.
Un silenzio irragionevole che porta al sentimento dellassurdo e alla possibilit concreta del
suicidio, la stessa possibilit che si presenta ad uno dei due protagonisti delloperetta morale
Dialogo di Plotino e di Porfirio.

Assurdo, agg. (superl. assurdssimo.)


Ci che in contrasto con levidenza logica; intrinsecamente contraddittorio; privo di ogni fondamento nella
ragione e nel senso comune.

Voce dotta, lat. absurdus, in origine stonato (da ab- e surdus). 12

Risalendo al lemma latino surdus, a, um si noti come alla prima traduzione in sordo seguano quelle
traslate in insensibile, silenzioso, muto.
Allassurdo teorizzato da Camus corrisponde la sordit della natura leopardiana; la condizione
umana un absurdum, ovvero dissonante, stonata: laspirazione umana alla felicit incontra solo
il silenzio della natura che, sorda alla domanda delluomo, non risponde.

2. Il suicidio come penultima parola

Fin dalle prima battute del dialogo, Porfirio presenta le sue argomentazioni a favore della
ragionevolezza e dellutilit del suicidio alle quali risponde Plotino, teso certamente alla
comprensione ma anche alla contraddizione dellamico. importante sottolineare come lintenzione
di togliersi la vita da parte di Porfirio nasca non da un dolore lancinante bens da una costante
9
Albert Camus, Il vento a Djemila in Albert Camus, Saggi letterari, Milano, Bompiani, 1966, pp. 73-74.
10
Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, Paris, Gallimard, 1975, p. 44. Lassurdo nasce dal confronto fra il richiamo
umano e il silenzio irragionevole del mondo, Albert Camus, Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 2010, p. 28.
11
Un geste comme celui-ci se prpare dans le silence du cur au mme titre quune grande uvre. Albert Camus, Le
mythe de Sisyphe, cit., p.16. Un gesto come questo si prepara nel silenzio del cuore, allo stesso modo che una grande
opera, Albert Camus, Il mito di Sisifo, cit., p. 8.
12
Salvatore Battaglia, LEI, Grande dizionario della Lingua italiana, I volume, Unione tipografica-Editrice torinese,
1980, p. 784.
3
sensazione di tedio, di noia nei confronti della vita e della sua insensatezza; ad un tratto la vanit
della vita gli si pone dinanzi ed egli non pu fare a meno di prenderne atto e trarre le sue
conseguenze. Il suo ragionamento presenta di nuovo e sinteticamente i temi fondamentali della
prima speculazione leopardiana: la superiorit degli inganni sulla ragione, la vanit del tutto, la noia
che sentimento del nulla.
Questi argomenti portati da Porfirio a spiegazione della sua decisione di porre fine alla sua vita
sono assai vicini a quelli portati da Camus nella prima parte del Mito di Sisifo; la ripetizione della
vita quotidiana procede indefessa fino a quando alluomo che ne il protagonista viene da chiedersi
il perch ed allora tout commence dans cette lassitude teinte dtonnement 13. Il primo
interrogativo cruciale che troviamo nel primo capitolo Un ragionamento assurdo lo stesso che sta
alla base del confronto tra Plotino e Porfirio: necessario morire volontariamente o c
unalternativa nonostante tutto?
La noia di cui parla Porfirio uno strumento conoscitivo privilegiato, ci fa intuire, vedere,
toccare la struttura profonda del reale, conosciuta solo concettualmente dalla ragione; solo la noia
non mai vanit, non inganno; mai non fondata sul falso 14, in essa risiede ci che di reale ha la
vita umana.
Questa noia presenta evidenti analogie con il sentimento dellassurdo di cui parla Camus; dal
tedio, dalla frustrazione si giunge ad un sentire nuovo in cui il mondo che ci circonda estraneo
alluomo, la sua vera densit si rivela per la prima volta, le scene del mondo, travisate dalla finzione
e dalle illusioni, ritornano ad essere ci che sono veramente e per questo ci sfuggono.
Plotino, poco dopo linizio del dialogo, in risposta alla prima argomentazione dellamico cita
Platone15 e la sua sentenza contro la liceit del suicidio.

13
Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, cit., p. 27. Tutto comincia in una stanchezza colorata di stupore Albert Camus,
Il mito di Sisifo, cit., p. 16.
14
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit., p. 465.
15
Linvettiva di Porfirio contro Platone in realt diretta contro la concezione della vita oltre la morte proposta dal
Cristianesimo, come risulta chiaro dal seguente rimando con lo Zibaldone: Le speranze che d alluomo il
Cristianesimo sono pur troppo poco atte a consolare linfelice e il travagliato in questo mondo, a dar riposo allanimo di
chi si trova impediti quaggi i suoi desideri, ributtato al mondo, perseguitato o disprezzato dagli uomini, chiuso ladito
ai piaceri, alle comodit, alle utilit, agli onori temporali, inimicato dalla fortuna. La promessa e laspettativa di una
felicit grandissima e somma ed intiera bens, ma 1 che luomo non pu comprendere n immaginare n pur concepire
o congetturare in niun modo di che natura sia, nemmen per approssimazione, 2 chegli sa bene di non poter mai n
concepire n immagine n averne veruna idea finch gli durer questa vita 3 chegli sa espressamente esser di natura
affatto diversa ed aliena da quella che in questo mondo ei desidera, da quella che quaggi gli negata, da quella il cui
desiderio e la cui privazione forma il soggetto e la causa della sua infelicit; una tal promessa, dico, e una tale
espettativa ben poco atta a consolare in questa vita linfelice e lo sfortunato, a placare e sospendere i suoi desiderii, a
compensare quaggi le sue privazioni. Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, [3497], Milano, Garzanti,1991, vol. II,
p. 1826. Questo risulta ancor pi chiaro dalla chiosa di questinvettiva nella quale Porfirio afferma: Queste cose io
direi, se credessi che Platone fosse stato autore o inventore di quelle dottrine, che io so benissimo che non fu. Giacomo
Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit. p. 472.
4
Subito, con guizzo polemico, Porfirio lo interrompe, pregandolo di accantonare le dottrine e le
fantasie del filosofo poich: Altra cosa lodare, comentare, difender certe opinioni nelle scuole e
nei libri; ed altra seguitarle nelluso pratico16.

Dello stesso avviso Camus quando afferma

Cest un lieu commun de comparer les thories philosophiques et la conduite de ceux qui les
professent. Mais il faut bien dire que parmi les penseurs qui refusrent un sens la vie, aucun, sauf
Kirilov qui appartient la littrature, Peregrinos qui nait de la lgende et Jules Lequier qui relve de
lhypothse, naccorda sa logique jusqu refuser cette vie. On cite souvent, pour en rire,
Schopenhauer qui faisait lloge du suicide davant une table bien garnie. 17

luogo comune confrontare le teorie filosofiche con la condotta di coloro che la professano; ma bisogna pur dire che per i
pensatori che negarono un senso alla vita, nessuno tranne Krillov che appartiene alla letteratura, Peregrino che nasce dalla
leggenda e Jules Lequier che fa parte dellipotesi, accett la propria logica con tale coerenza da rifiutare la vita. Si cita
spesso, per riderne, Schopenauer, che faceva lelogio del suicidio davanti ad una tavola ben fornita 18.

Dunque in entrambe le opere il tentativo messo in atto quello di parlare delluomo non come
categoria astratta, ma come individuo concreto messo dinanzi al pensiero del suicidio; riguardo ad
una questione cos essenziale, che per Camus lunico interrogativo filosofico serio 19, entrambi i
testi presentano una scelta ben precisa, quella di partire da un approccio modesto ed intimo,
applicando quello che Camus definisce un pensiero logico che non permetta di indugiare in
sfumature, contraddizioni e ipotesi psicologiche.
Nella breve prefazione di Camus al Mito di Sisifo egli presenta il suo saggio come una
descrizione di una malattia spirituale, un mal de lesprit20. Non forse la stessa via nella quale si
16
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit., p. 466
17
Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, cit., p. 20.
18
Albert Camus, Il mito di Sisifo, cit., p. 11.
19
Il ny a quun problme philosophique vraiment srieux: cest le suicide. Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, cit.,
p.15.
20
Si veda, in unottica di un semplice confronto, una pagina tragica e autobiografica che Leopardi raccolse nello
Zibaldone: Noi che non riconosciamo n fortuna, n destino, n forza alcuna di necessit personificata che ci
costringa, non abbiamo altra persona da rivolgere lodio e il furore(se siamo magnanimi, e costanti, e incapaci di
cedere) fuori di noi stessi; e quindi concepiamo contro la nostra persona un odio veramente micidiale, come del pi
feroce e capitale nemico, e ci compiaciamo nellidea della morte volontaria, dello strazio di noi stessi, della medesima
infelicit che ci opprime, e che arriviamo a desiderarci anche maggiore, come nellidea della vendetta, contro un
oggetto di odio e di rabbia insomma. Io ogni volta che mi persuadeva della necessit e perpetuit del mio stato infelice e
che volgendomi disperatamente e freneticamente per ogni dove, non trovava rimedio possibile n speranza nessuna; in
luogo di cedere, o di consolarmi con la considerazione dellimpossibile, e della necessit indipendente da me, concepiva
un odio furioso di me stesso, giacch linfelicit chio odiava non risiedeva se non in me stesso; io dunque ero il solo
soggetto possibile dellodio, non avendo n riconoscendo esternamente altra persona colla quale potessi irritarmi de
miei mali, e quindi altro soggetto capace di essere odiato per questo motivo. Concepiva un desiderio ardente di
vendicarmi sopra me stesso e colla mia vita della mia necessaria infelicit inseparabile dallesistenza mia, e provava una
gioia feroce ma somma nellidea di suicidio. Limmobilit delle cose contrastando colla immobilit mia; nellurto, non
essendo io capace di cedere, ammolirmi e piegare; molto meno le cose; la vittima di questa battaglia non poteva essere
se non io. Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, cit., [505-506], vol. I, p. 361.
5
immette Porfirio quando dichiara che non solo il suo corpo ma anche il suo spirito sono fiaccati da
questo sentimento della vanit del tutto?
Al centro del Mito di Sisifo vi la lacerazione tragica delluomo che vive nel solo mondo
possibile per lui senza per poterne cogliere il senso profondo; lassurdo la coscienza di una
frattura tra il mondo e luomo; si potrebbe tentare di creare un senso ma dopo la scoperta
dellassurdo ogni pretesa di senso diviene poco plausibile. 21 Altro tentativo potrebbe essere quello di
accogliere una prospettiva religiosa, ma per Camus lunica risposta soddisfacente non pu che
mantenersi in una dimensione umana; lurgenza quella di sapere se sia possibile vivere soltanto
con ci che si sa: a chi dice che lintelligenza dovrebbe saper sacrificare il proprio orgoglio e che la
ragione dovrebbe chinarsi, egli risponde che conoscere i limiti della ragione non significa negarli
fino a quel punto. Posto che lassurdo sia lo stato metafisico delluomo cosciente, questa condizione
non pu condurre a Dio.22

Kierkgaard peut crier, averter: Si lhomme navait pas de conscience ternelle, si, au fond de
toutes choses, il ny avait quune puissance sauvage et bouillonnante, produisant toutes
choses, le grand et le futile, dans le tourbillon dobscures passions, si le vide sans fond que
rien ne peut combler se cachait sous le choses, que serait donc le vie, sinon le dsespoir? Ce
cri na pas de quoi arrter lhomme absurde. Chercher ce qui est vrai nest pas chercher ce qui
est souhaitable. Si pour chapper la question angoisse: Que serait donc la vie? il faut

21
Non ho mai con pi forza sentita la discordanza assoluta degli elementi de quali formata la presente condizione
umana forzata a temere per la sua vita e a proccurare in tutti i modi di conservarla, proprio allora che l pi grave, e
che facilmente si risolverebbe a privarsene di sua volont (ma non per forza daltre cagioni). E vidi come sia vero ed
evidente che (se non vogliamo supporre la natura tanto savia e coerente in tutto il resto, che lanalogia uno de
fondamenti della filosofia moderna e che anche della stessa nostra cognizione e discorso, affatto pazza e contraddittoria
nella sua principale opera) luomo non doveva per nessun conto accorgersi della sua assoluta e necessaria infelicit in
questa vita, ma solamente delle accidentali (come i fanciulli e le bestie): e lessersene accorto contro natura, ripugna ai
suoi principi costituenti comuni anche a tutti gli altri esseri (come dire lamor della vita), e turba lordine delle cose
(poich spinge infatti al suicidio la cosa pi contro natura che si possa immaginare) Giacomo Leopardi, Zibaldone di
pensieri, cit., [66], vol. I, p. 87.
22
Tout la joie silencieuse de Sisyphe est l. Son destin lui appartient. Son rocher est sa chose. De mme, lhomme
absurde, quand il contemple son tourment, fait taire toutes les idoles. Dans lunivers soudain rendu son silence, les
mille petites voix merveilles de la terre slvent. Appels inconscientes et secrets, invitations des tous le visages, ils
sont lenvers ncessaire et le prix de la victoire. Il ny a pas de soleil sans ombre, et il faut connaitre la nuit. Lhomme
absurde dit oui et son effort naura plus de cesse. Sil y a un destin personnel, il ny a point de destine suprieure ou du
moins il nen est quune dont il juge quelle est fatale et mprisable. Pour le reste, il se sait le maitre de ses jours. []
Ainsi, persuad de lorigine tout humaine de tout ce qui est humain, aveugle qui dsire voir et qui sait que la nuit na
pas de fin, il est toujours en marche, Le rocher roule encore. Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, cit., p.165-166.
Tutta la silenziosa gioia di Sisifo sta in questo. Il destino gli appartiene, il macigno cosa sua. Parimente, luomo assurdo, quando
contempla il suo tormento, fa tacere tutti gli idoli. Nelluniverso improvvisamente restituito al silenzio, si alzano le mille lievi voci
attonite della terra. Richiami incoscienti e segreti, inviti di tutti i volti sono il necessario rovescio e il prezzo della vittoria. Non v
sole senza ombra, e bisogna conoscere la notte. Se luomo assurdo dice di s, il suo sforzo non avr pi tregua. Se vi un destino
personale, non esiste un fato superiore o, almeno, ve n soltanto uno che luomo giudica fatale e disprezzabile. Per il resto egli sa di
essere padrone dei propri giorni. [] Cos persuaso dellorigine esclusivamente umana di tutto ci che umano, cieco che desidera
vedere e che sa che la notte non ha fine, egli sempre in cammino. Albert Camus, Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 2010, cit., p.
120.
6
comme lane se nourrir des roses de lillusion, plutt que de se rsigner au mensonge, lesprit
absurde prfre adopter sans trembler la rponse de Kierkegaard : le dsespoir.23

Kierkegaard pu gridare, avvertire: Se luomo non avesse una coscienza eterna, se, in fondo ad ogni cosa, non ci fosse
altro che una potenza selvaggia in ebollizione, che producesse tutto, il grande e il futile, nel turbine di oscure passioni, se il
vuoto senza fondo , che nulla pu colmare, si nascondesse sotto le cose, che sarebbe dunque la vita, se non disperazione?
Questo grido non pu fermare luomo. Cercare ci che vero, non significa cercare ci che desiderabile. Se per fuggire
allangosciata domanda: Che cosa sarebbe dunque la vita? si deve, come lasino, nutrirsi delle rose dellillusione,
piuttosto che rassegnarsi alla menzogna, lo spirito assurdo preferisce adottare senza tremare, la risposta di Kierkegaard. la
disperazione24.

Camus esprime molto chiaramente come il suo ragionamento voglia essere fedele allevidenza
che lo ha suscitato e come questa evidenza non possa che essere quella dellassurdo, senza
scappatoie trascendenti. Ci che avviene in questo secondo capitolo, Le suicide philosophique,
coinvolge il lettore in una divagazione intima condotta dallautore volta a ricreare un tempo di
osmosi finalizzato a fissare alcune evidenze dalle quali non si prescinder pi nel corso della
trattazione.
Al medesimo punto si giunge anche alla fine dellinvettiva di Porfirio contro Platone. Porfirio
riflette sullinfelicit che la natura ha dato in eredit alluomo, ma dichiara anche che il peso di essa
pi facile da sopportare grazie alla possibilit, concessa dalla natura stessa, di porre fine alla
propria esistenza. La religione, ritenendolo peccato, alimenta la paura nei confronti di ci che
invece andrebbe visto come rimedio alle sofferenze, ovvero la morte, e cos facendo essa ci
condanna irrimediabilmente.25
Porfirio, ma poi anche Leopardi in vari passi dello Zibaldone, attribuisce alla religione, la
responsabilit di togliere ogni possibilit di scelta, relegando luomo ad una totale condizione di
23
Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, cit., p. 61.
24
Albert Camus, Mito di Sisifo, cit., p. 39-40.
25
Si noti come nel passo dello Zibaldone qui riportato si ritrovi praticamente tutta largomentazione di Porfirio
delloperetta : Noi desideriamo bene spesso la morte, e ardentemente, e come unico evidente e calcolato rimedio delle
nostre infelicit, in maniera che noi la desideriamo spesso, e con piena ragione, e siamo costretti a desiderarla e
considerarla come il sommo nostro bene. Ora stando cos le cose ed essendo noi ridotti a questo punto, e non per errore
ma per forza di verit, qual maggior miseria che il trovarsi impediti di morire e di conseguire quel bene che siccome
sommo, cos daltra parte sarebbe intieramente in nostra mano; impediti dico, o dalla Religione, o dallinespugnabile,
invincibile, inesorabile, inevitabile incertezza della nostra origine, destino, ultimo fine, e di quello che ci possa attendere
dopo la morte? Io so bene che la natura ripugna con tutte le sue forze al suicidio, so che questo rompe gravemente tutte
le di lei leggi pi gravemente che qualunque altra colpa umana; ma da che la natura del tutto alterata, da che la nostra
vita ha cessato di essere naturale, da che la felicit che la natura ci aveva destinata fuggita per sempre, e noi siam fatti
incurabilmente felici, da che quel desiderio della morte , che non dovevamo mai, secondo natura, neppure concepire, in
dispetto della natura, e per forza di ragione, s anzi impossessato di noi. [] La nostra natura, il nostro fato ci fa
miseri, ma non ci toglie, anzi ci lascia nelle mani il finir la miseria quando ci piaccia. Lidea della religione ce lo vieta, e
ce lo vieta inesorabilmente, e irrimediabilmente; perch nata una volta questidea nella mente nostra, come accertarsi
che sia falsa? E anche nel menomo dubbio come arrischiare linfinito contro il finito? [] Cos possiamo dire che oggi
in ultima analisi la cagione dellinfelicit delluomo misero, ma non istupido e codardo, lidea della Religione, e che
questa, se non vera, finalmente il pi gran male delluomo, e il sommo danno che gli abbiano fatto le sue disgraziate
ricerche e ragionamenti e meditazioni o i suoi pregiudizi. Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, cit., [814-815],
vol. I, p. 200.
7
passivit o costringendolo a tornare a nutrirsi delle rose dellillusione di cui Camus parlava qui
sopra.

3. La solidariet come inizio

Porfirio ha dunque scoperto, come luomo del Mito di Sisifo, il sentimento dellassurdo, e fino
allintervento di Plotino, egli rimarr convinto della liceit del suicidio che non verr invece
approvata da Camus. Egli compie solo il primo passo, ovvero la percezione dellassurdo, convinto
di essere legittimato dalla natura stessa a voltargli le spalle, volendo porre fine alla sua esistenza e
decidendo di non convivere con esso dopo averlo scoperto.
Camus nella seconda parte de Il mito di Sisifo si pone come fine quello di scardinare questa
posizione a cui egli stesso giunto dopo aver interrogato la tematica dellassurdo; il suicidio
equivarrebbe allaccettazione dei propri limiti, la stessa accettazione alla quale la religione e alcune
filosofie aspiravano a portare luomo. In tal modo si risolverebbe lassurdo solo perch lo si
trascinerebbe nella morte; chi rifiuta di accondiscendere alle dottrine religiose e alle loro promesse
di consolazione deve imparare a portare il peso dellassurdo da solo, senza appoggiarsi alla logica
della rinuncia insita nellestrema decisione del suicidio.
Arriviamo ora alla parte risolutiva dellOperetta, affidata alla perorazione di Plotino; per questa
parte non esiste la possibilit, come invece per la pars destruens affidata a Porfirio, di trovare
riscontri con le pagine dello Zibaldone. La forma del dialogo delloperetta non dunque estrinseca
rispetto al contenuto ma rispecchia la presenza di un confronto tra due posizioni contrastanti anche
se condivise, luna e laltra, in tempi e contesti diversi, dallautore.
Plotino decide di non addurre ulteriori argomenti contro la liceit e la ragionevolezza del
suicidio; piuttosto, argomenta la sua tesi con lelencazione di alcuni elementi concreti indicando con
forza differenti aspetti che si devono prendere in considerazione, quali la pietas nei confronti dei
familiari e degli amici ma soprattutto la necessit di una solidariet umana e cosmica dinanzi al
comune destino di dolore e di infelicit a cui sono assoggettate tutte le creature. In questo nuovo
orizzonte concettuale il suicida, afferma Plotino, apparir dunque come profondamente egoista e
ostinatamente noncurante del dolore che arrecher con il suo atto e che andr ad aumentare la
sofferenza di cui gi la terra ricolma.

Viviamo Porfirio mio, e confrontiamoci insieme: non ricusiamo di portare quella parte che il
destino ci ha stabilita, dei mali della nostra specie. S bene attendiamoci a tenerci compagnia lun
laltro; e andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente, per compiere nel
miglior modo questa fatica della vita. La quale senza alcun fallo sar breve. E quando la morte

8
verr, allora non ci dorremo: e anche in quellultimo tempo gli amici e i compagni ci
conforteranno: e ci rallegrer il pensiero che , poi che saremo spenti, essi molte volte ci
ricorderanno e ci ameranno ancora.26

gi presente qui, nelloperetta, risalente al 1827, il tema della solidariet che ritroviamo, nel
1836, ne La Ginestra; allozio e alla noia Leopardi contrappone loperare umano, lenergia e la
solidariet contro la natura ostile, da combattere su un piano concreto, rifuggendo da soluzioni
teoriche o finalistiche. Al centro di questo componimento leopardiano vi sempre e comunque
luomo, di cui egli condanna le cadute nel provvidenzialismo, per esaltarne invece la volont di
contrastare i tradimenti della natura e della falsa ragione. La solidariet umana citata ne La Ginestra
realizzabile solo attraverso una coscienza attiva dei propri limiti da parte delluomo; solo cos sar
possibile poggiare le basi per costruire una realt diversa non pi fondata sulla superbia e la
menzogna di chi odia ed inganna laltro, ma sulla verit e sul rifiuto della rassegnazione. Leopardi
non dissocia mai il suo destino del singolo quello dellumanit poich nella dolorosa coscienza
della comune fragilit che egli vede lunica via di salvezza.
La natura sorda nei confronti delle rimostranze delluomo e Leopardi nei confronti del silenzio
nel quale luomo lasciato decide di riconoscere la freddezza e la superiorit della natura e di
giocarla a favore delluomo. Invece di scaricare la loro infelicit nella spirale delle vendette, invece
di odiarsi tra di loro, gli uomini potrebbero forse stringersi in una guerra comune contro la natura:

Nobil natura quella


che a sollevar sardisce
gli occhi mortali incontra
al comun fato, e che con franca lingua,
nulla al ver detraendo,
confessa il male che ci fu dato in sorte,
e il basso stato e frale;
quella che grande e forte
mostra se nel soffrir, n gli odii e lire
fraterne, ancor pi gravi
dogni altro danno, accresce
26
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit., p 489.
Uno dei riferimenti nello Zibaldone pi affine al finale del Dialogo tra Plotino e Porfirio, risale al 5 febbraio 1821 :
[]luomo dico il quale senza odiarsi, solamente considera se stesso e la vita sua come inutile, prova una
compiacenza e una soddisfazione, una (ma leggerissima) consolazione, nel trovare dove adoprare se stesso e la vita, che
altrimenti non servirebbe pi a nulla; e luso qualunque di se stesso e della vita, gittata gi come cose inutilissima,
sebbene a lui non giovi nulla, sebbene egli non sia pi capace dillusioni, n di credersi buono a gran cose; tuttavia lo
conforta, rappresentandolo a se stesso, come alquanto meno inutile; o se non altro (e piuttosto) col pensiero di avere
almeno adoprato, e non gittato affatto, quellavanzo di esistenza, e di forza viva e materiale. Giacomo Leopardi,
Zibaldone di pensieri, cit., [616-617], vol. I, p. 413.
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alle miserie sue luomo incolpando
del suo dolor, ma d la colpa a quella
che veramente rea, che de mortali
Madre di parto e di voler matrigna.
Costei chiama inimica; e incontro a questa
congiunta esser pensando, siccome il vero, ed ordinata in pria
lumana compagnia,
tutti fra s confederati estima
gli uomini, e tutti abbraccia
con vero amor, porgendo
valida e pronta ed aspettando aita
negli alterni perigli e nelle angosce
della guerra comune.27

la stessa umana compagnia di cui si percepisce la necessit ne La peste di Camus : la citt


di Orano, colpita da unepidemia terribile, certamente un punto dosservazione perfetto per
analizzare luomo in una situazione estrema, costretto tra la paura del contagio, e quindi dellaltro,
la morte, e la disgregazione di una societ che fino ad allora viveva indisturbata.
Dopo lennesimo decesso a causa della peste il lettore assiste ad un confronto significativo di
gran parte dellopera : il dottor Rieux, uno dei protagonisti del romanzo che trova nella sua
professione la realizzazione di s, si scaglia contro laccettazione della morte, vista come
espiazione, proposta dal gesuita Padre Paneloux.

Pourquoi mavoir parl avec cette colre? Dit une voix derrire lui. Pour moi aussi, ce spectacle
tait insupportable. Rieux se retourna vers Paneloux: Cest vrai, dit-il. Pardonnez-moi. Mais la
fatigue est une folie. Et il y a des heures dans cette ville o je ne sens plus que ma rvolte.

Je comprends murmura Paneloux. Cela est rvoltant parce que cela passe notre mesure. Mais peut-
tre devons-nous aimer ce que nous ne pouvons pas comprendre.

Rieux se redressa dun seul coup. Il regardait Paneloux, avec tout la force et la passion dont il tait
capable, et secouait la tte.

Non, mon pre, dit-il. Je me fais une autre ide de lamour. Et je refuserai jusqu la mort daimer
cette cration o des enfants son torturs.

Sur le visage de Paneloux, une ombre bouleverse passa. Ah! Docteur, dit-il avec tristesse, je viens de
comprendre ce quon appelle la grace.
27
Giacomo Leopardi, La ginestra, in Giacomo Leopardi, Canti, cit., vv. 111-135, pp. 312-314.
10
Mais Rieuz stait laiss aller de nouveau sur son banc. Du fond de sa fatigue revenue, il rpondit
avec plus de douceur: Cest ce que je nai pas, je le sais. Mais je ne veux pas discuter cela avec vous.
Nous travaillons ensemble pour quelque chose qui nous runit au-del des blasphmes et des prires.
Cela seul est important28

Perch avermi parlato con tanta collera? disse una voce dietro di lui. Anche per me, lo spettacolo era insopportabile.

Rieux si volt verso Paneloux: vero, disse, mi scusi. Ma la stanchezza fa impazzire. Ci sono ore, in questa citt, che
non sento se non la mia rivolta.

Capisco, mormor Paneloux. rivoltante in quanto supera la nostra misura. Ma forse dobbiamo amare quello che non
possiamo capire.

Rieux si alz di scatto; guardava Paneloux con tutta la forza e la passione di cui era capace, e scuoteva la testa. No, Padre,
disse, io mi faccio unaltra idea dellamore; e mi rifiuter sino alla morte di amare questa creazione dove i bambini sono
torturati.

Sul viso di Paneloux, pass unombra di turbamento. Dottore, fece con tristezza, ora ho capito quello che chiamano la
grazia. Ma Rieux sera di nuovo lasciato andare sulla panca. Dal fondo della sua ritornata stanchezza, rispose pi
dolcemente: quello che non ho, lo so bene. Ma non voglio discuterne con lei. Noi lavoriamo insieme per qualcosa che
riunisce oltre le bestemmie e le preghiere. Questo solo importante. 29

Leopardi e Camus si intersecano: pur muovendo da sensibilit diverse, approdano alla


convinzione che nessun dio ci pu salvare e che lunica forma di salvezza risiede nella solidariet
tra tutti gli uomini. Lassurdo per Camus, la natura sorda e linfelicit delluomo per Leopardi
rappresentano per entrambi, non conclusioni, ma punti di partenza dai quali iniziare a tramutare in
solidariet la fragile finitezza delluomo nei confronti della natura o del mondo.
Dinanzi allo spettacolo di ingiusta infelicit ingiusta, che troviamo nelle pagine di Leopardi e
Camus, necessaria una compassione che non sia solo vagamente sentimentale ma concreta e
operosa; la stessa compassione del medico Rieux de La peste, la stessa che spinge il giornalista
Tarrou a restare ad Orano perch Cette histoire nous concerne tous 30 , la compassione che ha

28
Albert Camus, La Peste, in Albert Camus, uvre compltes, II 1944-1948, Paris, Gallimard, 2008, pp. 184-185.
29
Albert Camus, La peste, cit. , pp. 168-169.
30
Albert Camus, La peste, cit., p. 208.
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portato Plotino a non guardare con indifferenza 31 lamico Porfirio, a chiedergli le ragioni del suo
turbamento per poi esortarlo a darsi mano e soccorso scambievolmente32.

31
Mais il faudrait savoir si le jour mme un ami du dsespr ne lui a pas parl sur un ton indiffrent. Celui-l est le
coupable. Car cela peut suffire prcipiter toutes les rancurs et toutes les lassitudes encore en suspension.Albert
Camus, Le mythe de Sisyphe, cit., p. 2
Ma bisognerebbe sapere se, quello stesso giorno, un amico di quel disperato non gli abbia parlato in tono indifferente. In tal caso,
quegli il colpevole poich il suo atteggiamento pu bastare a far precipitare tutti i rancori e la stanchezza ancora sospesi Albert
Camus, Il mito di Sisifo, cit., p 9.
32
Giacomo Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio, cit., p 489
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Bibliografia

Giacomo Leopardi, Operette morali, Napoli, Guida editori, 1988.


Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, Milano, Garzanti,1991.
Giacomo Leopardi, Canti, Milano, Garzanti, 1999.
Cesare Luporini, Decifrare Leopardi, Napoli, Macchiaroli editore, 1998.
Franco Cassano, Oltre il nulla, Studio su Giacomo Leopardi, Roma, Laterza, 2003.

Albert Camus, Le mythe de Sisyphe, Paris, Gallimard, 1975.

Albert Camus, Le vent a Djmila in Noces suivi de Lt, Paris, Gallimard, 1977.

Albert Camus, uvre compltes, II 1944-1948, Paris, Gallimard, 2008.


Albert Camus, Saggi letterari, Milano, Bompiani,1966.
Albert Camus, Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 2010.
Albert Camus, La peste, Milano, Bompiani, 2010.
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torinese, 1980, p. 784

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Luigi Capitano, Lassurdo e la rivolta. Camus alla luce di Leopardi in Dialeghestai. Rivista telematica di
filosofia [in linea], anno 12, 2010, disponibile su http://mondodomani.org/dialegesthai/lca01.htm
Irene Beccarini, Leopardi e Camus: il tempo ultimo dellamicizia in Dialeghestai. Rivista telematica di
filosofia [in linea], anno 15, 2013, disponibile su http://mondodomani.org/dialegesthai/ib02.htm

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