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ANNALI DEL FRIULI
OSSIA

RACCOLTA DELLE COSE STORICHE

APPARTENENTI A QUESTA REGIONE

COMPILATI

Voi. 1.
Contenente i Calli dall'anno 614 avanti Cristo all'anno 1000 dell'era volgar.

UDINE 1858
TIP. TROMBETTI - MURER
Z. niMl'IMXM EDITORE.

2^< ~h~- /oh.


Propriet letteraria.
AI FRIULANI

&f/u vevo den/etnen/o, & tnaaaeoie d/ieia*tze

dotte deteeYe tnae detn/tte atee code /u caie . etceo ' amano

<c? /tate e ca/ao a/fe//o tu Setta e*t cut macaete, no dededeiaSo

e dedeeto Ja maaaeoi aeotta/toddew& a aeeedfo nod/to riett&,

C/odAa o/aStea e meo, dee et anetne aenaet, de veat en~

atane e e cuote ve*i<uceee. atei itaauecjc.a de/iode&eone e e

ct4!v>, e dei tutiea/etace<!k de Setietto, ecOfieceu non edecxwtao aa

a /"tu. at/fo/eaede, com. e Sia iemt/tejUtte* atandeode deane

< d/otea ; /e i ceee memore tnefatano detn/iie caie accecate,

e ceicae de iaccoa&te dieeae-n&rnen/e, onde modaie a n

dfie ea etate ed/eine aua*t/o eddo mete/e /a tecoiaanza e cam-

nuiMUottt aeetelaur. t^/vwoere/tetano, eatave, 6s vecen? eft


en ceee

a/e aomene ea e /emAe (a Staw/deto, acte aeeaa /teto dotte


ene ig e aianefe&ea ;Ae4cne'ac<ew mjjaioMJtj&iSeziLa a >
arit

mo dtna&caie, ctkt/anza, coiaaato e amo4&Sitoy <wiS emt-

fuxttnen: docta/t. && C/oe dunaue, o fatatane, attaen-

66 dt attedia caia a/'ata, to aedeco z/iiedenfe a*bacco/ta

aeMecode node, da meeYa come tnea/to ZoSeva. zZ/eA/w

aua& atxxtYai/a aentanamente attate azwio di detona w&n-

Sa\ e come a/fed/a/o ai aace/ue/ondo jenttmentb cu dama e

ai a/*etib cne C^tAic^cdda ttvode'te cottnazionate /

otauceco di 'TTuuua-wo
AL GENTILE LETTORE

Prestare l' opera propria, qualunque siasi, al santo scopo di


cooperare con que' generosi che a pr de' nostri connazionali
dedicaronsi costantemente, al certo atto di patria carit.
Quindi con tale intendimento anch' io porto, come posso, la
mia pietra al grande ediflzio della Storia nostra.
Eccoti, o gentile lettore, un lavoro di molti anni, che non
saprei dirti come m' abbia bastato l' animo a condurre innanzi.
Non mestieri eh' io accenni le lunghe noje e le molte fatiche
che lo accompagnarono; perch conoscendo quanto ci manca e
come discordi sono gli scrittori nostri, potrai agevolmente da
te medesimo pensarlo. Ho cercato disporlo in ordine cronolo
gico, onde rendere pi facile P ordinamento dei fatti ; e v' inse
riva quanto ho creduto necessario a far conoscere tutto quello
che pu servire allo sviluppo dell' interessante quadro della
Storia Friulana. Perci, nella scarsezza de' nostri documenti,
particolarmente per quest' epoca prima, mi fu d' uopo attingere
a quelle fonti da cui aver si potessero i caratteri occorrevoli a
conoscere i Popoli, le leggi, le religioni, gli usi e costumi, la
morale ed altro di quelle Nazioni che dominarono, o sotto qual
siasi rapporto ebbero influenza sul nostro Friuli; nonch la co
noscenza di quelle cause che furono motrici a render prospere
od avverse le sorti degli avi nostri. Quindi troverai (massima
mente per i primi tempi, in cui essendo meno ricca di fatti la
storia particolare del Friuli, conveniva illustrarla con quelli della
generale) molti articoli sull' argomento tratti da varii accreditati
autori : troverai pure delle cose che ti parranno minute, ma
convinto che alcune volte anco queste servono alla cognizione
delle maggiori, mi parve di non ommetterle.
Il mio desiderio nel raccogliere queste Memorie Friulane,
oltre quello di presentarti riuniti, per quanto mi era possibile,
la maggior parte dei fatti de' nostri Padri, fu pur anche di sol
levare da pesante fatica queir ingegno che un giorno volesse
assumere il grave incarico di tessere la Storia della Patria. Se
si avverasse questo mio desiderio, avrei ottenuto il vero fine
a cui sono dirette le mie fatiche.
cenni
SUGLI

ANTICHI ABITATORI

DEL NOSTRO FRIULI.

Crediamo necessario di far precedere, a questa nostra Rac


colta delle Cose Storiche del Friuli, alcuni cenni sugli an
tichi abitatori di esso, perch possano servire come d' in
troduzione alla medesima. Avremmo desiderato invero di
poter cronologicamente trattare anche quest'antichissima parte
delle cose nostre : ma scarseggiando le fonti, bisogn accon
tentarsi di accennare in complesso quel tanto, che dalle
commcmlcvoli fatiche degli altri ci venne fallo di riunire. '
Speriamo per, che questo sunto potr esser allo a dare una
qualche utile nozione su quo' nostri antenati.

Fra i primi abitatori del nostro suolo si presentano gli


Euganei, poscia i Veneti antichi; e vediamo in secoli
posteriori confondersi il glorioso titolo de' primi con quello ai_ mo, i/niig
de* secondi a). Fino da' tempi i pi remoti, e prima *.*$?"' Ll
dell' arrivo di Antenore, i Veneti, che si devono considerare
come una delle pi vecchie Nazioni d' Italia b), avevano sta- J;}1^,1. fj,n*j
bile dimora ned' eslrema parte dell' Adriatico, n mai furono
espulsi e) ; ed erano riconosciuti per Popolo illustre moli' in- vj?iw/p"r<
nanzi ancora alla Romana potenza d). I confini del loro (1j poihjo i.b. n.
territorio toccavano a scllenlrione le Alpi, a levante il li
mavo, a mozzogiorno le paludi Veronesi, indi il l'o lino al
1
2
mare, abbracciando una delle regioni pi fertili e deliziose
v?"w"a,ioic' d'Italia a). La loro vita pastorale occupavali nella" coltura
dell' ovile, si ne' monti che al piano, in cui vedeansi grandi
w vigilo eco!* Praler'e alternate da selve; e le lane de' Veneti erano ri-
rVp?1onT'il: cercatissime b). Un dialetto dell'Italiano antico formava la
#*?* "" 'oro lingua e); e pi anziani de' vicini Insubri, Cenomani
e Boi, non avevano questa comune con essi, bench acco
di?'i^'ioo W" sfumassero vestire a foggia loro d). Gibavansi usualmente
di una specie d' intriso di farro pesto e sale con acqua, in
r) siimii
in p. 11. e. s. t. cambio del rpane. di erano
e),
Nel correr degli anni, cangiala la vita pastorale, accre
sciuta la popolazione, mirabile per belle forme, aumentala
f) FULVI, e. sop. la civilt, li vediamo r possessori di ricche e commercianti
gtywB.TS, Cllta fj# (i) l> ubert del suolo favori 1' agricol
tura, e rispettata e coltivala produsse abbastanza e vini
?! mcp"'n. sop' grani, cio : miglio, spelta, orzo, panico g), con infiniti
alberi gbiandiferi a mantenimento delle sterminate mandre
v? iF,pa2, la Tuli, di porci da essi nutrite li). Famigerati nell' arte di allevar
cavalli crescevano generose razze, i di cui puledri stimati
' per la loro velocit, venivano ricercali da molli. E non
altra ragione forse potremo cercare degli onori divini cui i
Veneti erano soliti tributare a Diomede, domatore di cavalli,
del quale eroe riporta la favola, aver egli terminato i suoi
p! im^'ubc. s! giorni appo loro ed ivi conseguita l' apoteosi i). (2) La

(i) Este, Adria, Asolo, Padova, Oderzo, Vicenza, Belluno, Feltre,


Concordia, Ceneta. Plinio nomina altre citt de' Veneti nel nostro
Friuli, di gi perite al suo tempo, e sono : Atina e Celina ; della
prima non si ha notizia, ma la seconda dovrebbe essere stata vicina
al rovinoso torrente, ora chiamalo Celina, presso il mont e dentro
terra situata. Nei dintorni, ove sta la nostra distrutta Aquileja, c-
ranvi altre tre citt de' Veneti cio: Tramini, Palsazio e Pellaon,
I) ritingi, e. rop
forse atterrate dai feroci Popoli circonvicini moli' innanzi alla venuta
v i p.'Iiiaiia i'ix de' Galli nella Venezia 1).
(2)
(2) L'
L' antico
antico tempio
tempio didi Diomede, che le Storie ci riportano essere
slato ove ora esiste la chiesa
chi di S. Giovanni di Duino, pu servire
a persuaderci di quanto qui asserisce il Micali
3
caccia pur anco fu costatile occupazione dei Veneti a). ?!VMw.Ven'ec'
probabile che la vicinanza ed i bisogni sociali aprissero
tra questo Popolo e le vicine Colonie Toscane, dopo 1* inva
sione Etnisca (a cui i Veneti non soggiacquero forse per la
topografica loro posizione) alcune comunicazioni : non ebbero
per mai corrispondenza con il mezzod dell' Italia ; e la loro
storia, come quella di tutte le altre Nazioni che tennero la
parte superiore di essa, pu considerarsi puramente dome
stica e locale, sino a che la guerra e le conquiste non
istabilirono nuove convenienze, col propagare in pi largo
spazio le usanze e g' interessi reciproci dei Popoli. L' in
vasione dei Galli, dalla quale si salvarono, educ a sveglia
tezza r ingegno dei Veneti, che seppero trarre profitto
con accortezza dei vantaggi della loro situazione. Ma la
forza dei costumi e l' amore dei palrii luoghi non concessero
ad essi di dimostrare I' energica loro attivit al di fuori
dei proprii confini: e forse possiamo attribuire a questa
cagione, che soli fra g' Itali fossero essi, che non lottarono
coi Romani per la libert, nemmeno ne' momenti in cui la
rera politica, il vantaggio e V onore nazionale avrebberlo ri-
rhincfn K> b) Mkalf. L'Il. ce.
cniesio d;. y'ip. waiiaioi
Le guerre tra questi primi abitatori erano continue, e la
permanente agitazione veniva mantenuta dalla volont dei
Popoli, che giravano costantemente in cerca di quiete o di pane.
Di rado erano crudeli: e siccome facili in essi ad accendersi
le ire, altrettanto estinguevansi facilmente. Consistevano le
guerre per Io pi nel manomettere le messi, nel far prigionieri,
che terminala la guerra ritornavano ai patrii lari e): avendo &"!!!: a."1''
unicamente per iscopo la difesa, o la vendetta, e premio della
vittoria il bottino, la riparazione dei torti, o un tributo d). Wv^gV'1''
Ristretti in numerose aggregazioni, stabilite per l' affinit
di una comune origine, o d' altre locali convenienze , pone
vano \\ maggiore interesse nel custodire i confini (che per
lo pi erano naturali, cio un monte, od un fiume) e la si
4
curczza della comune. indipendenza, che aveva per oggetto il
mantenimento della libert e la civile eguaglianza : e il go
verno guidavasi a modo di repubblica, per cui risiedendo nel
Popolo la podest legislativa, egli riteneva la parte pi impor-
2n*jl'SK' tante di esso a). Vennero in seguilo le alleanze di guerra, le
quali non accaddero che dietro accordo volontario di pi
citt, o comunit, per reciproca difesa dei terrilorii, o per
l'ingrandimento di essi: ed ognuno aveva diritto ai vantaggi
della vittoria, conforme al principio delle leghe federative;
sistema ben accetto a queste popolazioni, in cui la libert
era gelosamente custodita, semplici i costumi, uniformi g' in
teressi, e 1' arte della guerra principalissima, ma, in seguito
allo sviluppo delle idee, accompagnala gloriosamente dalla
M".Ticiiara giustizia e dall'umanit b).
In ogni cilt la somma del governo risiedeva in un Se
nato, ai di cui membri apparteneva il ministero della Re
ligione e degli ufficii civili, interpretando le leggi divine ed
umane. Governavano gli ottimati, e la plebe signoreggiata
dai patrizii e sommessa alla Religione, era nello stato di non
poter far valere i suoi diritti al governo della repubblica:
per al Popolo restando sempre il diritto di suffragio, man
tenne nelle citt un'autorit legale, rimanendo solo in ogni
v1 u v'ti afra m". luogo distinti i patrizii dai plebei e).
La Religione (alla quale erano consacrate pur anco le cime
'!i*a,jw0cni: de' monti e dei colli, le selve, i fiumi, le terme ed altro d)),
come sempre, assicurava.Ia durala dell'ordine politico, ed a
mezzo di essa inculcavansi efficacemente le naturali e civili
obbligazioni della societ, cio 1' amor patrio, il coraggio pub
blico, i sacrifizii di maggior necessit; in fine quelle virl
che sostengono e difendono gli Stati. Perci il regola
mento delle adunanze, il potere di convocarle, la scelta delle
deliberazioni, erano prerogativa essenziale de' ministri del sa
cerdozio, fondala sugli auspicii. La Religione in tutto a-
veva parte : le paci, le alleanze, 1' edificazione delle mura delle

<
n
eitl, il silo delle porte, il pomerio, la distribuzione delle
Trii delle Curie, delle Centurie, gli ordini militari, i fune
rali erauo tutte cose fatte sacre dalla Religione ed avevano
le loro cerimonie. Merc questo felice accordo della Reli
gione colle leggi e coi costumi, mantenevasi la base fonda-
_ , j || .... a) Virali. l.'Mal. pr.
mentale delie citta aj. . n p. 77 aiu io.-;.
I statali di questo Popolo vcrlivano: sulla propriet, sui
malriinonii, sul diritto dei genitori, sulla successione, sulla tutela
e sai diritti dei creditori. La facolt di giudicare era da prima
risenala ai Capi, cio ai Generali, ai Giudici ed ai Ponte
fici del Popolo ; ma poscia vi fu specialmente provveduto, e
troviamo i Pretori ministri di giustizia secondo la legge e 1' e-
l'iil decidere le cause civili e criminali, e in qualche luogo
i Liberti, che cambiavansi ad anno b). i>) ina e. f.
La vita civile basavasi sopra le leggi agrarie: quindi il
diritto di propriet era efficacemente assicuralo, e promosse
wniTano l' industria e la coltura de' campi. Anche a ci
wa provvisto la Religione, facendo che Giove avesse fissali
i termini a' confini dei campi, rendendoli sacri : e vi erano
delle leggi apposite per il proprietario, le quali lo autorizzavano
J poter liberamente disporre delle sue sostanze. Altre leggi
connubii provvedevano e facevano sacre le nozze e invio
labile il matrimonio; e solenni erano le cerimonie e gli au-
spini. La podest padronale era in vigore; ma i servi non
Tennero mai barbaramente degradati con vile oppressione.
E diffatli essi convivevano, si cibavano, e lavoravano co'
padroni, che traltavanli con dolcezza ed equit; perch la
N'aziona era laboriosa e frugale, ed i costumi bastavano
a mantenere la fedelt dei servi. Perci i costumi e la
morale di questo Popolo erano piuttosto l' effetto di savie
istituzioni, che di leggi scritte, 0 promulgate. Tutta la loro
politica economia si occupava ad inculcare in ogni classe
' osservanza degli ordini su cui riposava il gran disegno della
pubblica tranquillit e della conservazione dello Stalo : e lati
e
si mantennero a lungo. Ma la decadenza e la perdila di questi
nostri antenati fu poscia prodotta da nuove e poco sagge in
troduzioni, dal rilassamento degli ordini antichi e dal disprezzo
dei costumi de' maggiori, che pi di ogn' altra cosa accele
rarono la caduta di questo Popolo; il quale laborioso, costu-
luTni'S'j. mato e sagace lasci di s buona memoria alla posterit a).
AMILI DEL FRIULI
OSSIA

RACCOLTA DELLE COSE STORICHE


APPARTENENTI

A QUESTA REGIONE.

Epoca I.
Il dominio dei Romani in Friuli.

Eneti e Trojani, sotto la condotta di Antenore, sbarcano


a) Strattono lili. 13
alle foci del fiume Timavo nell' ultimo seno dell' Adriatico a). pag. 903.
Giapide conduttore degli Ettolii, pochi anni dopo Antenore,
approda alle rive del Timavo, occupa la contrada situata
alla sinistra sponda e le d il suo nome, chiamandola Gi- b) Animimi Slor.
unt. dpIFriuli race,
pidia b) (1). ms. Plrona parto
cron. pag. 1.
GI4 av. Cr. Tarquinio Prisco re. Sotto questo vennero
i Galli in Italia ; e si vuole da alcuni che i Carni sin d' al
lora si stabilissero nelle nostre Alpi, e fossero Galli d' ori
gine e). e) Della Bona. Slr.
c;ioii. pag. 1
599 av. Cr. I Veneti fino dall' anno di Roma \ 65 abita
vano nell' ultimo seno dell' Adriatico, in confine degli Etru-

(1) Giapidi o lapidi Popoli Questi, a detta di Strabone, disnab. iib.ivo.


fi erano un miscuglio ili Galli e tli Illirii, potenti e numerosi a segno mm- v" p-3U-
che. debellati i Carni e g' Istri dai Romani, resistettero alle armi loro,
finch Augusto Cesare li ridusse all' ubbidienza. Il paese della Ja-
pidia, secondo Strabone, cominciava dall' altissimo monte. Albin,
ultimo delle Alpi ; avea per confini verso mezzod il mare, a levante
I fiume Tedanio. ora denominato Zermagna, a ponente il monte Al
ino. Alla parte boreale non si bunno precisi termini de' suoi e) non. j. moti,
rnnfini
toQuni o\e;. ni'll'Arolieop.
ino Trie-
v.ip.jscn.
8
sciti ; tempo in cui le Galliche Nazioni vennero in Italia, e
umm. cii.T't" ci sotto il regno di Tarquinio Prisco a).
400 av. Cr. Celebre mandra di cavalli sul Carso, nelle
vicinanze del Timavo, istituita da Dionigi il vecchio tiran
no di Sicilia, secondo Strabone. Questi ci avverte pure
dei due boschi dedicati I' uno a Diana Etolica, 1' altro a
Giunone Ergiva, e del Tempio di Diomede, presso il Tima-
l>) Della Iona. Str. ,N
cron. pag. 3 VO DJ.

594 av. Cr. I Galli Cenomani, stazionati tra la Senna e


la Loira, entrano in Italia circa l'anno di Roma 500 sotto
la condotta di Elitorio, e s' impadroniscono del Bresciano,
pa/T11111 c' "" Cremonese, Mantovano e Carniola e).
I Veneti, fino dal tempo in cui i Galli Senoni, sotto Brenno,
incendiarono Roma (cos Polibio) erano alleati de' Romani.
Essi invasero le terre dei Galli, appunto quando questi de-
dumonini, e. . vastavano quella citta d)
I Veneti e gli Aquilejesi, come alleati di Roma, spediscono
in di lei soccorso un corpo di truppe contro i Cartaginesi
e) Aniontai, e. . condotti da Annibale, e ci nella seconda .guerra punica e).
Silio Italico, cantando questa guerra, ci viene ammaestrando
su ci con il seguente verso: Nec non cum Va:netis Aqui-
'jre1"'- leja perfurit armis . f) (I).

(1) Convien porre riflesso a ci che scrive il poeta Silio Ita


lico, ove cant della seconda guerra punica, cominciata nel 218
av. Cr. e terminata nel 201: e questo in quel suo verso del libro
8 : Nec non cum Vsnelis Aquileja perfurit armis perch da esso
apprendiamo primo: che i Veneti ed Aquilejesi a quest'epoca erano
di gi alleati dei Romani; secondo: che Aquileja dovea pur essere in
allora citt di qualche possanza e considerazione, tostoch era in
istato di spedir soccorso di genti armate. Quindi, appoggiati a Silio
Italico, che oltre essere rinomato poeta fu pur anche lodevole sto
rico , e siccome console in Roma avea potuto da' pubblici docu
menti trarre esatta contezza de' fatti, noi non sentiremo con Stra
bone, che nel libro V la dice fondata dai Romani; mentre le storie
poco ci riportano che essi siansi occupati intorno ad Aquileja, prima
della spedizione della loro colonia ivi mandata. Ma diremo invece:
9
ni. 550 av. Cr. I Celti (Gallo-Carni) che abitavano all'Adria
tico spediscono ad Alessandro in Babilonia un' ambasciata,
(fa per richiederlo di sua amicizia Strabone VII a). ^'w-T S''
m 304 a. Cr.I Veneti riportano una vittoria contro a' Greci,
mr condotti da Cleonio Spartano, i quali sbarcati alle spiagge della
i fi Venezia, saccheggiavano il paese nell' anno di Roma 450 b). 5&.lclSyl7P^i"u
ai' GTIslri, in tutto il tempo che dur la seconda guerra
punica, fecero man bassa sul territorio Aquilejese e). Jj/S'1*!1 e' ''
fji- 227 av. Cr. Neil' anno di Roma 527 i Veneti fanno lega
>i coi Galli Cisalpini a cagione della legge di Cajo Flaminio
Ite, tribuno della plebe, per la quale i Romani passarono a di*
ridere le terre nel paese dei Galli d). $tTnial e*'
[,-.-. 22G av. Cr. I Veneti, adescati dalle lusinghe de' Roma-
f ni, che loro spedirono appositi ambasciatori, ripassano nell'anno <o mimo m>.
^ diRoma 528 al loro partito, sottraendosi dalla Lega Cisalpina e). l&a^Vtc SSi. 3
223 av. Cr. La Venezia passa sotto il dominio Romano
Dell'anno di Roma 551; cosi c'informa Paolo Manuzio; cio
nell'anno che dai Romani furono vinti tutti i Galli Cisalpini,
fl| essendo Consoli M. C. Marcello e Gneo Cornelio Scipione f). Ut"*" ' * *
Il Manuzio non fa parola che i Veneti fossero soggiogati
dai Romani: quindi motivo di credere, eh' essi siano pas
sali a buoni patti sotto questi dominatori.
217 av. Cr. I Veneti, con tutte le altre genti socie, si die
dero al partito di Annibale, dopo la funesta giornata di Canne
Mi 537 di Roma g). US""**-

ebe que' dominatori (i Romani) ampliassero questa citt, e l'au


mentassero di popolazione Vedi Rampoldi, cronologia universale
P*r le date Liruti, notizie del Friuli voi. I pag. 56, e 189 Lad-
'at Dizionario storico Antonini, storia antica del Friuli ras.
W prof. Pirona pag. 2.
I conflu della Venezia prima della dedizione al dominio
Roma erano: a settentrione la sommit delle Alpi, a levante il
ivo e l' Adriatico; a mezzod il Po e la foce dell' Olio; a pnente
'"""ne Cbiesio h). ^"S^ta.^'
10
21 G av. Cr. I Romani nell' anno di Roma 538 spediscono
un Pretore in Aquileja con un' armata contro i Galli Carni.
D. Postumio Albino, che era stalo eletto a quel posto,
al Lirlo Anto-
llllli DIS. Cit
cit. p. 3.
resta ucciso in una battaglia, come abbiamo da Livio a).
206 av. Cr. La Venezia, circa gli anni di Roma 548, era
gi sommessa nuovamente ai Romani : n essa ebbe parte
b) 1 .il In liti. 32
Anlimml e. 8. p. 6. nella sedizione della Cisalpina b).
202 av. Cr. I Romani cominciarono a porre le loro
magistrature nelle citt Italiche, bench comunemente si
ritenga nell' anno 435 di Roma. Queste magistrature e-
rano Prefetti, che oggid equivalerebbero a un Commis
r) Micall. L'Italia
te. voi. V pag. 131 sario e). .
187 av. Cr. Via Emilia. La strada da Roma a Rimini
sino a Bologna, e da Bologna sino ad Aquileja, nell' anno di
Roma 567 viene fatta lastricare dai Romani, essendo Con
soli M. E. Lepido, e C. F. Cetego; e fu detta Emilia, perch
d) Vaironi! e Slrab.
Anloulnl Bis. cit.
pag. i.
al Console Emilio tocc a presiedervi d).
186 av. Cr. I Galli, in numero di dodici mila, sotto il
consolato di Spurio Postumio Albino, nell' anno di Roma 568,
invadono la Venezia e vi fabbricano un forte 12 miglia lungi
e) Livio Tlb. 39.
Antonini e. s. p. 4.
I) Paolo Fb-tulario. d' Aquileja ; ma tre anni dopo furono scacciali dai Romani e)
Osservazioni intor
no allo notizie di
Oniona, voi. unic.
sendovi Pretore Lucio Giulio f).
pag. 96.
183 av. Cr. Nell'anno di Roma 571 il Senato Romano
segna il decreto, col quale stabilisce di accrescere Aquileja
e di condurvi una colonia militare, onde farla citt di con
fine a freno degl'Islri. Ci successe sotto il Consolato
g) Livio Anto
nini, e. sop. p. i. di Q. Fabio Labeone e nel secondo di M. C. Marcello g).
n) Mattai Wescm-
bi*ll Comm. In Insta 181 av. Cr. Colonia spedila in Aquileja nel 573 h) di
ecc. voi. un. p. 52.
Roma, essendo Consoli P. C. Celejo e M. Bebio Panfilo, con
sistente in tre mila pedoni e quanti cenlurioni e cavalieri
si addicevano al detto numero. Essa venne condotta dai
Ire Triumviri P. Scipione Nasica, C. Flaminio e L. M. Ac-
cidino. Il Senato ordin: fossero consegnali 50 jugeri di
terra ad ogni pedone, 100 ad ogni centurione e 150 ad
4.
ogni cavaliere: porzione che super di mollo quanto accoslu- muniti m dei
..... rriull v. P.189-1H0
omasi in allora a). -Antonini mi.cn.
178 a?. Cr. Manlio Volsone Console Romano nell'anno
di Roma 576 muove col suo esercito contro gl'Istri; e par
titosi d'Aquileja, post i suoi alloggiamenti presso il lago del b) Anton, m^^.
limavo, oggi creduto quello di Pietra-rossa b). H:Tp.iwei
178 av. Cr. Gli Aquilejesi infestali dagl' Istri vengono
sostenuti dai Romani, che noli' anno di Roma 576 spedirono
il Console Gianio con un esercito onde reprimerli. Questi,
dopo molte fatiche, li sconfsse, ed assedi Neazio, loro prin-
.: i ,,< _ . \ e) LItIo Antonl-
opate atta, ove eransi ritirati e). me. . m- 4es
170 av. Cr. In rinforzo della Colonia Aquilejese nell'anno
di Roma 584 spediscono i Romani 1500 famiglie sotto i
Triumviri F. Annio Lusco, P. Decio Subulo e M. Cornelio
d) Livio Anto
Cetego d). nini e. 8. pag. 3.

150 av. .Cr. Gl'Istri ed i Giapidi vengono sottomessi da


C.Sempronio Tuditano nell'anno di Roma 658 e) (I). e)W.-Gruter. Plinio 1 il. 3 0.
p.29

(I) Istri; loro costumi I costumi degli antichi Popoli dcl-


)' L'Ira non furono dissimili da quelli delle altre genti, e particolar-
me de' Celli e de' Germani, e si crede avessero partecipato di que'
dei N'orici, e de' Friulani. Abitavano le foreste, delle quali l' Istria
abbonda, ed altri nelle spelonche, o vicino a un fonte, senza case, e
lo con qualche capanna costrutta di legno e coperta di frondi; in
cb con le loro pecore ed armenti avevano comune 1' albergo, il letto
e il cibo. Cosi i Colchi che vennero ad abitar l'Istria. In seguilo,
difesa da' nemici e dalle fiere, circondarono di fossa le selve e
diedero miglioramento alle loro capanne, rendendole pi solide e
meglio riparate ; preferendo per sempre le spelonche. Cominciarono
poscia ad unire le abitazioni da cui ebbero principio i villaggi, che da
loro chiamaronsi borghi; n vi ricordo che sino al tempo de' Romani
questi Popoli edificassero citt, o castella, le prime delle quali, non
gi Del piano ed in sulla spiaggia del mare, ma sulle cime dei monti
costruirono, per il costante timore di nuovo diluvio. incerto, se
gl'Istri prima di divenir soggetti ai Romani avessero tempj, o se,
per la vicinanza de' Greci, a loro imitazione ne edificassero ai-
cono: ma pare verosimile che al modo degli altri Popoli essi ado
rassero i tronchi e le pietre. Assoggettati dai Romani , ricevet
tero con le leggi di quei dominanti anche il culto de' loro Dei : e
fu allora che fabbricarono tempj e luoghi sacri per venerarli Per
12
11G av. Cr. I Galli Carni vengono sottomessi dal Console
a) Ormer Istor. M. Emilio Scauro nell' anno di Roma 658. Erano collimanti
odi', di Amsler. n.
col territorio Aquilejese e abitarono le Alpi Comiche a).
H3 av. Cr. I Cimbri si sostengono presso Noreja contro
SB*T,"r" il Console C. Carbone b).
HO av. Cr. La legge Giulia nell' anno di Roma G44 fu
emanata dal Console Lucio Giulio Cesare. In forza di essa
viene resa comune la cittadinanza Romana a tulli que'
Popoli, che nella guerra sociale, che in allora durava,
eransi tenuli fedeli a Roma. Sul principio questo privile
gio si estese tra il Rubicone ed il Po; poscia anche di
<OArfon.nH.clt. q(] dd p0 sin{) a,p A,pi cj _ ^

Ai Veneti ed ai Galli fu stabilito di accordare la cit


tadinanza , fino dal tempo che i Romani la concessero
agi1 Itali , e di chiamarli tutti Italiani e Romani , col

<ij Mom tcsctto cui quelle chiese vetuste, effe lutto giorno si vedono sovra la cima
neirAreheot!"- de' monti, probabile fossero anticamente tempj dei gentili, rimasli
/."wT"'^"^ tra que' molti che i cristiani ed il tempo distrussero dj.
(1) Le Alpi orientali. La parte orientale della catena di
montagne chiamate con speciale nome Alpi, venne distinta coi nomi
di Alpi Rezie, Nonch e Gamiche; e quest'ultime, perch pi pros
sime al piano del nostro Friuli, anticamente chiamaronsi Venete,
ed anche Giulie, dal nome di Giulio Gesare. Esse sono quelle ap
punto che terminano verso il Timav'o e da levante e da greco chiu
dono il Friuli Rezie diconsi quelle che presero il nome dai Po-
{ioli Reti che le abitarono e comprendono oggigiorno il Feltrino, il
lellunese ed altri luoghi situali nel Veneto ; nonch i Vescovati di
Trento, di Bressanone, parte del Tirolo ed altro. Queste al set
tentrione ed a levante si congiungono alle Noriche ; al mezzod alle
Carniche Noriche diconsi quelle che dipartendosi dalle Re-
zie, lungo la valle di Pusteria si estendono verso levante e colle
loro sommit dividono il Norico dal paese Carnico a cui stanno
di prospetto Carniche le altre, che incominciando dalle Re
zie sono situate al di qua delle Noriche: e che dalle Tonti del 'ra
gliamento e dalle sorgenti del Savo e del Nalisone prolungarsi
lino a quelle del Fornitone, ora Risano, e del Neuporlo or detto Lu-
o^Anlonlnl e. s. bjaza )_
43
concedere loro dopo qualche tempo pur anche il Jus La
a)Anloninirus. CU.
tin a) (i). pa- 6-

M Comune Romano il padre in sua casa era magistrato


e sacerdote. Pochi ricchi essendo in possesso della piena
cittadinanza, venivano circondati da una turba di schiavi, alle
cui mani abbandonavano lutti i servigi: mentre gli uomini
ili maggior diritto, stando radunati nella citt, lasciavano le
campagne ai soli servi. Siccome poi questa Repubblica,
o Comune Romano, era aristocratico, cosi la politica tendeva
al costante ingrandimento della casta privilegiata, escludendo

(1) Romana Cittadinanza Quando, dopo la guerra Ita


lica, o sociale, fu estesa la Romana cittadinanza a lutti gl'Itali, che giu
stamente la pretendevano, ogni citl fu ascritta ad una delle Trib,
nelle quali era diviso e compreso il Popolo Romano, e ci successe
oegli anni 88 avanti Cristo. Questo diritto conteneva in s l' au
torit della generale convocazione di tutti i cittadini, nota col nome
di Comizj, divisi in Trib; il numero delle quali coli' andar dei
tempi giunse a 55, denominate, o da famiglie o da' luoghi. Gli I-'
Jalici ascritti alla cittadinanza votavano ne' Comizj, in quella Trib
io cui era ascritta la loro Patria. Le Trib dividevansi in rustiche
fi orbane; ma quest' ultime non erano che quattro, ed infinitamente
Mo stimate delle prime, perch composte della feccia di Roma e bJFilfasi.SagRlom-
pr.i i Veneti primi
dtjli artieri b). Le 35 Trib Romane distinguevansi coi seguenti ni. I pag. 12.
nomi: la Palatina, la Suburana, la Collina, 1' Esquilina, la Romilia,
1 Emilia, la Crustumina. la Cornelia, la Fabia, la Galeria, la Lemonia,
la Mentina o Menenia, l' Ocriculana, la Papiria, la Pollia, la Pupilla,
I) Pupinia, la Sergia, la Veientina, la Voltinia, la Claudia, la Stel
lina, la Troroentina, 1' Arnense, la Sabatina, la Pomptina, la Publia,
'a Meda, la Scaptia, l' Oufeutina, la Falcriiia, l' rniense, la Teren-
tina, la Velina, la Quirina. In antichi autori, ed iscrizioni ne tro
viamo i nomi d' altre, cio, Pinaria, Sapinia, Camilla, Cestia, Cluenlia e) Chambers Dta.
w. e). U Jus Latino consisteva nell'aver il diritto nei Comizj di dare universale.
d)WesembecjCnm.
il suffragio dopo i Romani d); nonch di partecipare alla cittadinanza in lai. Jurls p. SO.
Romana e di arrivare alle cariche, quando nel proprio paese aves e) nubbl iii'iim. di
sero esercitato qualche magistratura e). I Latini, fra i cittadini di anlicn. I. Hip. 155.
Roma ed i forestieri, tenevano il posto medio, sino a che tutti gli
Italiani furono chiamati a parte della cittadinanza, conservando le
proprie leggi ed esenzione da tributi; e nelle rassegne de' Censori
'si soli, per legge, avevano il diritto di essere ascritti : per cui nel
Lazio affluiva la maggior parte d' Italia, onde poter ottenere per frode
f ; Cani il SI. unir.
tale ascrizione f ). Bac..lVr.icSl.
li
le inferiori. E nella Comunit non vi aveva parie propria*
mente che F Ordo, ossia le famiglie Senatorie scritte nel*
Y Album, e nelle quali per eredit tramandavasi il potere e
l' amministrazione, in modo, che estinguendosi una, 1' Ordine
medesimo sceglieva, fra le pi cospicue della citt, quella
'liSftS cue dovesse empierne il vuoto a).
Le montagne del Friuli passarono in potere dei Romani
dopo il piano di questa provincia, cio nelf anno 110, o 120
av. Ci\, ossia 60, o 70 anni dopo dedotta la Colonia in A*
ansT-sr? qu'.eja b).
85 av. Cr. Pompeo Slrabone, che da alcuni si crede es
sere stalo a questi tempi Proconsole (1) nella Venezia,
in tempo che si trovava con un esercito al mare Adriatico
(2). - - viene richiamato a Roma nell' anno G69 per difenderla
cjippuno. ne' tumulti civili e). (3).
59 av. Cr. -*- Trieste Questa citl, che un tempo ap*
kLVdeiFM.VS! parleneva al Ducato Friulano d), trasse la sua origine dai
Carni Celtici, o Carnuti. Giulio Cesare la fece Colonia
e) punio 1.3 e ut. Romana e) nell'anno di Roma 695, ed appartenne alla Trib
Pupinia. Il suo nome che deriva dal Celtico, significa em-

(1) Pretore Romano in Friuli Il Friuli, eh' era la prima


parte d'Italia componente la vasta Provincia della Gallia Transpa
dana, siccome provincia dell' Impero Romano fu governata da uu
particolare Pretore fino dall' anno di Roma 558, ossia 216 anni av.
Cr.; il quale per lo pi risiedendo in Aquileja, dopo fatta colonia
t)Lir.NotdeiFt. Romana, dava onoranza alla provincia Aquilejese, che cosi da Livio
voi. i pag. u. e da allri ai den0UQinava m allora il Friuli f ) : ed era paese tutto
mooa v. un. p. Ul HOIliailO g).

(2) Duumviri Romani Navali Furono creati qualche tem


po prima dell' anno 575 di Roma. Erano magistrali che avevano
l' incombenza di guardare con venti navi le spiaggia dell' Adria
tico dalla pirateria degli Istri.
h; Berteli Antico.
u Aquile* p. Sii.
(3) l Musaici chiamali Lilhustrata cominciarono sotto Siila h),
. V ,/ .... '
quindi intorno a quest epoca.

"V
15
porio a). Questo castello o citt viene situala da Slra- ?.' "*" Sb&:
bone nel mezzo della spiaggia marittima degl' Istri, distin
guendola da Tergesta, vico, ossia villaggio, ch'egli pone fra
i gioghi alpini de' Carni, presso ad un fiume, il quale da esso
dipartendosi, dopo il corso di mille stadii mette nel Danu
bio b) (1). b) Stratone llb. 7.
54 av. Cr. Cesare, circa l' anno di Roma 700, conduce
tre. legioni (2) in Aquileja, per poi passar con esse nell'Il-
hrio, dove le pose a quartiere d' inverno e). er*ntoninims.cit.
51 av. Cr. I Giapidi, uniti coi Taurisci e coi Salasi, sac
cheggiano Trieste (Appiano) d). lSSW.".slr-
Forogiulio. Nell'occasione, in cui Cesare svernava le sue
tre legioni in Aquileja, stabili un nuovo Foro, ossia mercato, in
Forogiolio per comodo di quegli abitanti, e gli diede il di lui
nome, che in seguilo si eslese a tutta la provincia Aquilejese.
Sped in essa citt altres una colonia Romana (3) per
popolarla ed accrescerla, e per assicurar P Italia a quella
parte contro le straniere Nazioni, nonch per aumentarvi il

(!) Secondo . il Nicoletti ed il Borio] i Trieste fu ascritto alla e.<;?-p. Mimici.


_ .,v. ' n , ....
fh\
.V Borluli
Trib Pobhua e). Ant.d'Aq.pag.u.
(2) Legioni Romane al tempo della Repubblica consistevano
in 4000 pedoni, in 60 centurioni e in 500 cavalieri f ); numero che rj Lipsie
venne aumentato coli' andar dei tempi.
(Ti) Le Colonie Romane erano formate da coloni venuti da
Roma, che sostenuti dalle armi della metropoli piantavansi sopra il ter- K) canl op_ ^
ritorto conquistato per tenere i vinti in soggezione g). Esse con- J?G(JJBJyJSrt
sideravansi nella citt (Roma) come cosa intrinseca h) ed avevano ;)''"};'* r,'f'
vul. Ili pag 216.
il diritto de' voti, ma non avean parte negli uffizj od onori della
Repubblica i). Due specie di colonie vi erano tra i Romani, al- ijchambcrsniiou
U1IV.
enne mandate o fondate dal Senato; ed altre militari, eh' eran com
poste di vecchi soldati, cagionevoli ed inabili, a cui provvedevasi in
Ul modo, assegnando loro delle terre in compenso dei servigi pre
stali. Le colonie Romane possedevano pur anche il Jus QuirUium,
eh' la stessa cosa che la cittadinanza Romana, perch esso la com
prendeva in s I). I^uV'im"
O
a) paoin Diacono
SI. ite Longobardi
commercio VCi).
/
Quivi
>
egli
D
tenne 1pur anche dei Conventi
- ua . ci.. Ciuridici a) (2).
49 av. Cr. Cesare, ottenuta in Roma la dittatura, confe
risce a tutta la Gallia Cisalpina V intero diritto della citta
dinanza Romana ; e ci negli anni di Roma 705. La con
cesse pur anche interamente ai Transpadani, in ricompensa
d' averlo soccorso in qualit d' ausiliari nella seguita guerra
civile. Questa la vera epoca in cui Forogiulio , Con
cordia (5), Pola ed Aquile ja divennero colonie Romane.
Quest'ultima per, come abbiamo veduto, era divenuta Co-
SH^** Ionia Latina (4) fino dall'anno di Roma 573 b).
Circa l'anno di Roma 705, essendo venuto Cesare in A-

(1) Commercio del Friuli in quesl' epoca L' ubertoso


suolo della Provincia Aquilejese, e particolarmente il territorio d'Aqui-
leja, producendo abbondanza di vino, olio ed altri generi, provvedeva
g' Istri, i Carni, i Giapidi e i Pannoni, popoli Illirici, i quali concorre
vano in folla, per la via di terra, in Aquileja, trasportando sui carri que
I) Stratone Ili). V ste merci e lasciando in cambio schiavi, pecore, pelli ed altri og
|Wg. 328. getti simili e). Commerciava pur esso con i Popoli della Mesia e
dell' Italia, che recavano cera, mele, ferro, pece e quantit di for
maggi, ed altro: ed molto verosimile, ebe i Taurisci vi avessero
portato dell'oro; perch nel Norico eranvi delle miniere di questo
metallo, mentre i fiumi che da quo' luoghi scorrevano somministra
dJSlrab. I.IVp.317
vano arena d' oro d).
(2) Conventi giuridici, ojusdicere in convento, era assemblea
del Popolo d'una provincia Romana, intimata dal Proconsole, o dal Pro
pretore in un tal giorno e nella tal citt. I Governatori, poco dopo
arrivati nella provincia, avean per uso di percorrere le diverse citt,
e indicar l' Assemblea in una di esse. Ivi si pubblicavano gli or
dini del Senato, o del Popolo Romano, e si giudicavano le cause
civili o criminali senza appellazione. Faceansi per lo pi d' in
e) RuMil Mi. eli. verno e in una citt militare o fortificata, per comodo del magi
tom. IV p. 91 e 95 strato che viaggiava con molto seguito e).

ytc?.nm ? (3) Concordia. Questa citt era ascritta alla Trib Claudia f).
(4) Colonie I, sitino si chiamavano cosi ; perch i Coloni Ro
mani, che andavano a popolare altre regioni, perdevano il Jus Quirlium,
cio la piena cittadinanza Romana, ed acquistavano la cittadinanza
'oi.'i'ple. w'ciiiil e denominazione del paese che popolavano g).
17
quileja, apri una strada per passare dal Friuli nella Gallia
per le Alpi Giulie, cosi delle dal di lui nome. Si serv di
essa per condurre nella Gallia le cinque legioni (1)
eoe lev d' Aquileja.
Per assicurare tale strada in quelle inospili situazioni,
fond, a non grande distanza dal Monte Croce, una citt, cui
diede il nome di Giulio Gamico, nome che col tempo si
caBgi in quello di Zuglio a) (2). ^pT^':"1'
41 av. Cr. La Gallia Cisalpina nell'anno di Roma 713,
io (una della legge di Ottaviano, viene dichiarata libera, come
era gi slata prima della guerra Cimbrica b). b) Antonini ivi.
55 av. Cr. Augusto nell'anno di Roma 719, intraprende
la guerra contro i Giapidi, e dopo essersi reso padrone di
Terpono ed Auropeno, assedia Metello, altra loro citt prin
cipale, e la prende; ma rimasto gravemente ferito nella gamba
destra, si fa condurre in Aquileja, ove per curarsi si trat
tiene alcun tempo e). SJEW!:
34 av. Cr. Augusto, dopo aver preso Promoua, nell'anno
di Roma 720, portossi all' assedio di Seltovia capitale della
Libnrnia, ed essendo ivi rimasto ferito in un ginocchio, ri
torn in Aquileja, ove si trattenne sino alla sua guarigio iJ) Svrtonio nella
vita d'Augusto ed
ne d). Appiano AICK-amlr.

(1) Di queste cinque legioni tre, come fu detto, passarono 1' in


terno vicino ad Aquileja, le altre due vennero da Cesare coscritte e) Creare de Bello
io Italia e). gu. iib.i cap. vi.
(2) Giulio Cantico era Municipio in origine; ebbe poscia la
cittadinanza romana a cui fu ascritto, e posto a votare nella Trib
Velina. La sua situazione era appunto ove ora Zuglio nella
Carnia, essendo in questo le reliquie di Giulio Cantico. Ragguardevole
fu esso nella costituzione civile dell' Impero Romano. Ne' tempi
Ji Cristo fu pure distinto nella gerarchia ecclesiastica, avendo suoi
"Vovi sufiraganei alla Chiesa Aquilejese. Di tre di questi vi si
conservarono i nomi e sono : Massenzio, Fidenzio ed Amatore ; a-
'e'a pur anche il suo Capitolo nella Chiesa di S. Pietro, con una
conveniente Prepositura, che ancora sussisteva nel secolo passato f). l/fi-'^aluS
18
Plinio Mb. iv 2T, Nn 'ung' dal Timavo e dalle terme di Monfalcone vi
IH'Ila Bona. Slr. . . j. ,
od. pag. s. era una tintoria di porpora a).
26 av. Cr. Morte di Cajo Cornelio Gallo cittadino di Fo-
rogiulio (nato in Cividale nell'anno 68 av. Cr. ) uomo dei
pi distinti de' suoi tempi. Egli fu celebre poeta, gran
capitano e savissimo politico. Augusto, col titolo di Pre
fetto Augustale, lo destin Governatore della provincia del
l' Egitto, una delle maggiori cariche dell' impero. Si dipor
t egregiamente in tanto grave impegno: ma si crede che
Valerio Largo, invidiando la di lui grandezza, lo calunniasse .
ad Augusto, e che ci fosse la cagione del suo suicidio ;
Not'S'iTdsM Percn di fatto egli si uccise di propria mano in Egitto nel-
$& b" Y anno 43 dell' et sua, e 728 di Roma b).
H av. Cr. Augusto imperatore viene in Aquileja nell'anno
wmep"i>.1*nsn- m Roma 745, come ei fece per alcuni anni. Erode re
<;lus. Miivinlic ani. li /-* j , , i \
jud. ni., io cap. -,. della Giudea si porta ivi per ritrovarlo e).
7 av. Cr. Compartimento dell' Italia fatto da Augusto in
undici regioni. La decima regione era la Venezia, che arri-
c!o,'al,ras,r vava dal Po alle Alpi nostre d).
L' imperatore Tiberio venne a dimorare pure parecchie
volle in Aquileja; e quivi Giulia sua moglie, figlia di Au
gusto, sgravossi di un Aglio maschio, che ancor bambino
l! Ifffl faSf" mori in questa citt e).
Adriatici lidi I lidi Adriatici del nostro Friuli a' tempi
dei Romani, ed anche prima, erano coperti di grossi luoghi,
di numeroso popolo, e resi a coltura; di modo che ove ora
si ravvisano delle paludi, dovevano esservi case e buoni e
fertili campi, se abbiamo a prestar fede alle antiche memorie
. che ci sono tuttavia rimaste. Alla comparsa delle barbare
Nazioni, essi luoghi cambiarono d'aspetto; poich abbandonali
dai loro abitanti, postisi in sicuro nelle lagune, restarono
distrutti e deserti. Credesi pure, con buon fondamento,
clic il mare non poco si allontanasse da questi sili, per le
19
alterazioni cagionate dalle torbide de' fiumi e de' torrenti;
e pi di tulio per mancanza delle necessarie riparazioni a). Jg""'^**.'*'

Anni dell' Era Volgare.

\" I Sacerdoti Augustali furono istituiti dall' impera


tore Tiberio in onore di Augusto nell' anno 767 di Roma &^T"G.,'fc
lo collegio di essi fu posto anche in Aquileja b) (1). diuof.'d'Aq.p.
14 Anno della morte di Augusto avvenuta in Nola nella
Campania il 19 agosto. Dal Formione (fiume Risano) viene
il confine d* Italia esteso sino all'Arsa (in Istria). Vogliono
gli scrittori delle cose di Trieste, che verso questo tempo
fossero stali assegnati in governo a Trieste i Calali, Gami
abitanti nella vallata della Piuca. I Subocrini si ritengono
per abitanti del Carso e). ^ZFi**"'
44 S. Pietro Pontefice Romano 1 ebbe di sde anni
m . m- in j\ d) Ind. cronol. del
24 mesi 5 e giorni 12 d). nanna.
46 S. Marco Evangelista viene mandalo da S. Pietro,
circa 1' anno 46 di Cristo, in Aquileja, ove annunzi la fede
cristiana, e si trattenne fino al 48; indi pass in Roma, con-
ducendo seco S. Ermacora, gi eletto Vescovo dai cristiani
d" Aquileja, per esservi ordinato e ricevere il velo ed il ha- 5? n 'o i^liiS;
1 * , , p, M. E. A. Col. 3 e 13
colo pastorale da S. Pietro* e nel 49 si port in Ales- j^i^e?!; S'.
o ' ! I l- n Stor. del fillrlarchi
sanarla e), scrisse il codice degli Evangelii in Aqui- d'Alexandria.
,--.,,.,. ,. ,,..,,., . . f) ertoli Anlich.
leja f), bench altri vogliano eh egli abbialo scritto prima ^uBcLmcoi.
in Roma e poi 1
in Aquileja
J
e). Mori nell' anno 62 di
c/
nSmioKpi.'H'e
di Muoiano p. 81.
Cristo h). Lasci alla Chiesa Aquilejese, da lui consacrala, SldiX^'iTa

(I) Sci virato era un nome con cui venivano chiamali i Sacer
doti Augustali i ). wa r" c' '
'20
il suo codice degli Evangelii, che di propria mano ivi scrisse
ili lingua latina (1) presso una cappelletti, che tuttod si
tiene in reverenza; essendo rimasta costante tradizione di
^ruJaSv'!i.P: questo fatto fino ad ora a).
Circa r anno di Cristo 48 Claudio imperatore Romano a-
bolisce in Italia le Prefetture, sostituendo i Questori. Esse
avevano l'incombenza sopra il danaro pubblico; indi diede
ai Questori anche fuori di Roma una tal cura, invece degli
s.MtDee7.pn9."' Arconti a cui era prima devoluta b).
Eufemia, Dorolea, Tecla ed Erasma, sotto Nerone, e prima
di S. Ermacora, subirono il martirio in Aquile ja, e furono i
voi. ii. pag. ai. Protomartiri Aquilejesi e).
57 Lino, Toscano da Volterra, 2 Pontefice Romano.
d^rguoecnm.d.1 Sedette anni il, mesi 3 e giorni 12 d).
S. Ermacora primo Vescovo Aquilejese, eletto dai cristiani
d' Aquileja e destinato da S. Marco Evangelista a quella
e) S. Fiorano Fond-
Chiesa, viene da lui condotto a Roma per essere ordinalo,
ui.ciMY.7ip!n2o! e ricevere il bacolo pastorale da S. Pietro, come ottenne e).
(2) Nacque iq Aquileja ed ivi subi il martrio unila-
nB;jl|Ant.p"4. mente a Fortunato il 12 luglio nel 70 di Cristo f). Sedette
v!rSrodAq ""' anni 20 g). Alcuno riporta per esser egli slato eletto al
fgS'if?ei!" Vescovado nell'anno 43 h).
68 Cleto, 3 Pontefice Romano, sedette 9 anni, 4 mesi
e 26 giorni. NB. Sappia il lettore che il Platina nelle Vile
de' Papi pone Cleto prima di Clemente, mentre nell* indice
cronologico fa seguire quello a questo; e qui noi ci siamo

(1) Rendiamo attento il lettore: che S. Gerolamo e S. Agostino


n Zanetti uh Re- ci ammaestrano, aver S. Marco scritto in greco, e non latinamente
Sul'iTm il suo Vangelo i).
(2) Da S. Ermacora a S. Ilario le storie non ci danno i nomi
de' Vescovi della Chiesa Aquilejese, perch i tempi ed il volere de-
gl' imperatori, non v' dubbio, si frapposero alla trasmissione disi
importanti nozioni.

r' \
21
temili alla vita per il numero ordinale, all' indice per la da
rata delta sede. Avvertiamo per, essere discordi i Cronisti
sulla serie cronologica de' primi Papi, si nella progressione,
che nel tempo della loro sede a). ajpiat.vhpj.i
1 ' _ l'api e suo luci. cr.
69 Antonio primo da Tolosa, del partito di Vespasiano
contro Vitellio, persuase 1' esercito illirico a calare per le
Alpi in Italia ; sorprese Aquileja, ove fu accolto con festa
Aitino, Este, Padova, Vicenza e Verona furono in quell' in
10 Ontii SIot. ini.
contro sorprese b). Aquileja poi, Concordia, Opitergio (1 v.luriV Ann.p. 171 -Mnra-
d'Iljlia.

(1) Opitergio (ora Oderzo), citt situata tra la Livenza e la Piave,


negli antichi tempi romani, e vivendo Plinio, era in molla riputa
zione. Fu Colonia Romana, come alcuni vogliono, nella provincia
della Venezia. Lo stato suo era florido e di grande estimazione,
per cui nelle storie di que' tempi trovasi rinomata, e particolarmente
per il suo porto. L' origine di questa cilt ci ignota ; sappia
mo per essere stata ragguardevole per popolazione e per diritti
sotto la Repubblica Romana, e ascritta a quella ciltadinanza, se non
prima, almeno quando Cesare la concesse alle citt della Gallia
Transpadana. Aveva un insigne Municipio co' suoi Magistrati ad-
fcUi alla giurisdizione civile, il collegio dei Seviri, il Sacerdozio
dtfli Augustali e forze navali; i suoi soldati di mare si resero
celebri per essersi sacrificati tra loro un migliajo, onde conser
tarsi fedeli a Cesare, anzich arrendersi alla milizia di Pompeo.
Opitergio vien distintamente nominata da Strabone, da Tolomeo, da
Plinio, da Cesare, da Livio, da Tacilo, da Ammiano Marcellino e da
molli altri accreditati storici antichi. Siccome ogni cilt, cosi que
sta aveva il suo territorio, il quale estendevasi dal mare sino allo
Alpi, donde nasce la Livenza. Nelle guerre civili tra Cesare e
Pompeo la fazione di quest' ultimo ridusse Oderzo a mal partito
distruggendola in gran parte: ma 'da Giulio Cesare t'istaurata, fu
forse a migliore sialo ridotta. Neil' avversa fortuna fu compa
gna ad Aquileja e ad Aitino; poich nell'invasione di Aitila sudi
la stessa sorle. Per si pensa che i suoi abitanti, rimpatriati dalle
isole vicine al tempo di Teodorico re de' Goti, la riparassero in
modo, che servisse poscia di residenza ad alcuni Governatori Ro
mani dell'Impero d'Oriente. Prima, della met del secolo VII fu
questa citt assediata da Rotaci re de' Longobardi, presa a forza e
distrutta; ma venne ancora ristorata dalla diligenza de' suoi cittadini:
per Grimoaldo, parimente re Longobardo, in punizione del tradimento
ivi praticalo dal Patrizio Gregorio, Greco Governatore della mede
sima, nell' uccisione dei due suoi fratelli, prese Oderzo, e la spian
22
a) Uniti Noi. ce.
ed Allino si dichiararono per Vespasiano, e ricevettero pre
voi. Il pag. ':)
sidio dai suoi generali Antonio I ed Arrio Varo a).
69 Le legioni di Ottone imperatore Romano, tosto
successa la di lui morte, vennero in Aquileja, la saccheg
giarono, e con essa la nostra provincia e derubarono la
b) l.irali e. I.T.II
pae. W Muratori
Ann. d'Italia.
zecca Aquilejese b).
Vespasiano acclamalo Imperatore Romano in Aquileja dalle
r) Ecchard St.Hom.
v. Ili p. 315 Li-
rati C S. T. U p. 41
armate e).
77 S. Clemente I, Pontefice Romano, ebbe anni 6, mesi
il Platina. Indice
cronologico
5 giorni 3 di sede di.
84 S. Anacleto, Pontefice Romano, sedette anni i 2, mesi
e) detto i, giorni 9 e)
96 Evaristo Ebreo di Betlemme, 6 Pontefice Romano,
1) detto sedette anni i3 e mesi 3 f).
105 La flotta aquilejese istituita da Trajano con sta
zione in Grado (cio alle Acque Gradale) e giurisdizione dalle
foci dell' Adige sino a quella dell' Arsa. Trajano fa ricostruire
il tempio di Beleno in Aquileja eh' era slato distrutto dalle
fiamme. Concede agli Aquilejesi il diritto alle cariche mu
t) nella Bonastr.
cren. ec. pag. 8 nicipali g).
Aquileja e la nostra provincia fu convertita alla cristiana
h) l.lruli Noi. ec.
voi. II pag. Iti Religione (1) prima del LXX anno dopo Cristo h).

fino dalle fondamenta, e per togliere anco la memoria di essa, divise


il suo territorio, assegnandone parte al Trivigian, parte al Friuli e il
rimanente al Cenedese, e ci circa 1' anno 670. Ora 1' Oderzo di oggi
giorno venne pi tardi fatto costruire 15 miglia dentro ferra, lungi
i ) l. ir oli Vite ec.
v. I p. xi aliami dal mare, in miglior aria e sul fiume Montegano, con gli avanzi stessi
detto Not. ec. dell' antico Opitergio i ).
. I |i. aia allatti

(1) Religione nella Venezia (in Friuli) sotto il dominio romano


fino alla venuta di Alboino re- de' Longobardi. noto ad ognuno
come il culto che seguivasi sotto l' Impero di Roma era quello dei
Gentili. Quivi offrivasi incenso alle seguenti Divinit : Cupido ,
Bacco, Beleno, Bona, Giove tonante. Diana, Silvano, Plutone, Pro-
1 1 Antonini St. ec.
p. Malia Si in ili. serpina, Bellona, Iside, Serapide, Feronia, ai Dei Lari, alle Parche,
s. Plorano od. e.
pac a. alla Speranza e a moli' altri Numi I ). La Religione Cristiana, che

w Il
23
109 Alessandro Pontefice Romano fu il settimo in que
ai Platina. Indice
sta dignit ed ebbe di sede anni 8, mesi 6 e giorni 19 a). cronol.
117 Adriano Imperatore in questo tempo divide la
Gallta Cisalpina in 47 Provincie. Allora rest separato dal
la provincia aquilejese Giulio Gamico, e fu compreso nella
seconda Rezia. Gi ci fatto noto anche per Massenzio
vescovo di quel luogo; perch nella supplica degli scismatici
aquilejesi all' Imperatore Maurizio, bench suffraganeo d'A-
qnileja, egli si sottoscrive Vescovo della seconda Rezia b). b) Antonini nu. clt
pag. IO in Sue.
117 Sisto I 8 Pontefice Romano regn anni 9, mesi
10 e giorni 25 e). cj Platina e. s.
127 Telesforo 9 Pontefice Romano, ebbe IO anni,
8 mesi e 28 giorni di sede d). d) detta

138 Iginio Greco Ateniese 10" Pontefice Romano se


dette anni 4 e). e) della

142 Pio I undecimo Pontefice Romano nacque in A-


quileja e fu figlio di Rufino. Ascese al papato nell' epoca se
pali e sedette anni 11, mesi 4 e giorni 3: zelantissimo
pr la religione di Cristo mori martire in Roma V 11 di

and sottenlrando poco a poco al Gentilesimo, ne' primi secoli della


Chiesa soffr molle persecuzioni. Costantino Analmente le diede pace,
entrando nella medesima, ed essa divenne la dominante nell' Impero
Romano. Siccome allora lasciava piuttosto speranze di temporali van
taggi, cosi moltissimi seguitarono: ma l'unione della di lei santit alla
depravazione de' pagani costumi sliguravala nella sua osservanza.
Quindi i cristiani non praticarono pi g' insegnamenti del Vangelo
come ne' tre primi secoli ; anzi, oltre ai rimasugli dell' idolatria,
l' eresia di Ario trionfava da per tutto sotto l' impero di Costanzo
e sotto quello di Valentiniano III. La Chiesa d' Aquileja, istituita
da S. Marco, fu retta poco dopo da S. Ermagora e dai vescovi che
seguilaronlo ..fJ; , e ai tempi
r di Costantino fu lecito ai Pastori istruire i*ag.
n Antonini
-, , i ....... .W alla ,iic.m>s
i fedeli a tutto loro agio e con la voce e con gli scritti nei dogmi
della loro fede: e la Cristiana Religione giov molto al migliora
mento della morale, ai costumi, e a togliere le tenebre dell' igno
ranza in ,cui erano
- -
i pi illustri filosofi nelle
i si a-
cose di maggior impor- rifila
*) Traboschi sior.
g).\ leti. Ioni. Ilp.
tanza, ne tre primi secoli del Cristianesimo wciima
24
a) Platina viieM.
pag. ri < *
luglio e venne sepolto in Valicano presso S. Pietro a) (1).
Ermete, soprannominato il Pastore, nacque nella citt d'A-
tjuileja nel secolo II. Fu fratello ili Pio I Pontefice Romano e-
mor qualche mese prima di lui nell'anno 161 (2). Vieno
lil Uniti Vito ce.
tul. I cap. 111. consideralo come uomo di dottrina pel secolo in cui visse b).
150 La cristiana Religione, sotto l'imperatore Antonino
e) Antonini iro.cit.
l'.ih'. IO in fine. Pio, si pratic e profess liberamente e).
152 Aniceto, di Umisia villaggio di Soria, 12 Ponte
d) Platina. Indice
tionolog.
fice Romano, sedette anni 9, mesi 8 e giorni 24 d).
163 Concordio Soler, da Fundi, 15 Pontefice di Roma
t- ; dello
sedette anni 7, mesi 11, giorni 18 e).
fJF.o-hant.SI.Rom.
167 Marcomanni Popoli, loro irruzione nel Friuli, ove
vul. IV pag. 130 -
Uniti Noi. ecc. v. pongono lutto a ferro e fuoco f).
Il ag. 56
167 Battaglia data dagl' Imperatori Marco Aurelio e
Lucio Vero ai Popoli Marcomanni e Quadi accampati nelle vici
l) Ei'chard t. sop. nanze di Aquileja, sui quali ne riportarono grande vittoria g).
167 Peste terribile in Aquileja e nell' Italia. Questo
morbo, chi lo dice venuto dall' Etiopia o dall'Egitto, e chi
dal paese de' Parli, portalo dalle milizie di Lucio Vero
in Italia. Fra i luoghi pi desolali fu annoverala Aquileja,
ove non solo furono di passaggio le truppe appestate, ma
vi rimasero durante lo spazio di assai mesi. Tale pesti

li) Su questo Papa dissentono moltissimo gli storici, tanto ri


guardo all' epoca dell' assunzione al Pontificalo, quanto alla durata
del medesimo, perch: Rampoldi nella sua Cronol. tiniv. lo segua
assunto nel 141 di Cristo e gli d Ili anni di sede; Cant, nella sua
Stor. Univ. voi. Cronologia, lo pone Papa dall'anno 156 al 165;
Muratori, Annali d' Italia, dal 142 al 150, dandogli 8 anni di Papato ;
dall' Index Chronologicus Pontificium Roraanorum lo si fa creato
nel 158 con 9 anni, 5 mesi, e giorni 27 di sede. In tanta diffe
renza noi ci siamo attenuti al Platina come autore di credito ; e
perch essendosi occupalo particolarmente delle Vite de" Papi, deve
ritenersi abbia svolto l'argomento con tutta diligenza.
(2) Non si comprende come, in tanta discordanza di epoche sul
Papato di Pio 1 da noi riportata, abbia qui poluto il Liruti assegnare
V anno 161 per la morte di Ermete.
25
lenza, che dur pi anni, fece lacrimevoli e miserandi scempi
in Italia; per cui le campagne rimasero prive di agricoltori,
te citt e le castella spopolale, e le spine ed i boschi creb
a) Ercbard SI. K.
bero su varie contrade. Il morbo si riprodusse anche da t' IV p. 131. -S.
Fiorano Fond. ec.
fi a veni' anni a). p. irnic 157

469 Marco Aurelio e Lucio Vero, che Irovavansi in


Aquileja, ove avean divisalo di attendere la primavera, a ca
gione della peste partirono per Roma, e ci nel mese di
dicembre. In questo viaggio Lucio Vero muore di apoplessia
b) Uniti Noi. re.
sulla via militare Emilia (I) tra Concordia ed Aitino b). y. Il p. 99 Murai.
Ann. d'Italia.

(I) Strade Romane in Friuli Anche il Friuli conia


molti avanzi di vie militari romane. Una di queste percorreva da Aitino
per Concordia in Aquileja e dirigevasi a Costantinopoli. D' Aquileja se
ne staccavano parecchie, alcune dirette verso la Germania, come quella
del Monte-Croce nella Carnia, aperta da' Romani, onde comunicare
eoo la via che dalla Germania metteva a Tolmezzo, Venzone, Ge
mala, Udine ed Aquileja. Altre, attraversando vaste regioni, pene
travano Ano al Mar Nero. La via Poslumia passava forse per il
frinii, poich di questo nome parecchi tronchi esistevano pure da due
o tre secoli fa ; e Torse per lo spazio di 36 miglia dritta e buona
rimane ancora da Codroipo a Gorizia. La Flaminia, cosi delta
perche costrutta sotto Cajo Flaminio, pensasi sia quella, che poco
sopra la bassa regione, pel corso di circa 1G miglia, senza per
correre alcuno de' nostri villaggi, stendesi verso Aquileja, assai
comoda, e dritta percorre da Codroipo a Palma ; la quale, perch in
nalzata ad arte sopra il piano circonvicino, dicesi comunemente Stra-
dalla. Altro pezzo della medesima trovasi pi sotto il villaggio di
Scodovacca e a lato al muro Gemino, e per 6 miglia batte una retta
linea da Scodovacca in Aquileja e) La v a Altinate, che cosi ere- c)ani.Fistola rio Grog.
pag. ! e 21.
desi essere stata chiamata da' Romani quella che da Aitino per A-
quileja conduceva in Oriente. La via Acuzia era la seconda strada,
che avendo principio ad Aitino (tuli' ora esistente al nord di quella
citt e che pu ritenersi almeno in parte per continuazione dell' Ai-
tinaie) conduceva in Aquileja e progrediva verso settentrione: mentre
la prima piegando a levante manteneva la comunicazione tra Aitino
e la Germania senza prender il giro d' Aquileja d). La via Emilia (fatta J) f'JJ'^SJ &
cominciare dal Console M. Emilio Lepido nel 522 di Roma ossia
252 anni av. Cr.) percorreva da Rimini per Bologna ad Aquileja;
lambendo le radici delle Alpi, e facendo il giro delle paludi; met
teva nella via Flaminia, e per 1' Umbria e Toscana giungeva a
Roma. Della via Gemina rimangono ancora le vestigia nel lastri-
20
170 In Aquileja risiedettero quasi continuamente gl'im
peratori Romani, per 5 o 0 anni che dur la guerra contro
a) Uniti Noi. eoe. i Popoli Quadi, Sarmali e Vandali detti Marcomanni a). Aqui
toI. li pag. <s
leja (1) in questi tempi era gi pervenuta presso al colmo
io Antonini ms. cu. della sua grandezza b).

cato che in qualche luogo vedesi spuntare nel basso del fosso che
separa la strada dai campi. Si pu ritenere che venisse cosi chia
mata per essere contigua al muro Gemino il' Aquileja ; quando non
si volesse supporre che fossero state due vie, una di qua e 1' altra
al di l di questo muro, come queir antica da Roma ad Ostia, che
per esser molto frequentata fu, come osserva l'Alberti, divisa in due
da un corso di pietre alquanto pi alte, per una delle quali si andava
e per 1' altra veniasi, schivando l' incontrarsi. La via Gemina quindi,
semplice o doppia eh' ella fosse, doveva sboccare nella via Emilia.
Secondo il Della Bona (Stren. cronol. not. Geogr. pag. 11) la via Ge
mina, ossia doppia, con un ramo presso le fonti del Timavo a-
vrebbe condotto a Trieste e nell' Istria, mentre 1' altro ramo pas
sando 1' Isonzo presso la Mainizza, proseguendo verso Vipacco ,
avrebbe messo a traverso le Alpi per la Hrussizza nella Panno-
nia. Di altre due vie veggonsi le traccie: una quella che da A-
quileja si dirige a S. Egidio, e dai rimasugli di lastricato tuli' ora
sussistenti dicesi pedrata; la quale nelle Carte Capitolari di quat
e) Melchior Gioia. tro secoli fa nominavasi Appia, e fu costruita nel 442 di Roma e).
Stai. voi. I pag. X
E l' altra che da Aquileja si dirige verso la Belligna e principia
dopo il fiume che scorre entro la citt, il quale si vuole sia il Na-
tissa Un' altra via antica e rotabile vi era pure d' Aquileja a
d) Bertoli Ant.d'A. Grado d).
pag. IO, 9 e 201

(1) Aquileja, situata nel Friuli vicino al mare Adriatico, distante


9 leghe all' ovest da Trieste, 23 al nord-est da Venezia ; longitu
dine 31-5', latitudine 45-55' era considerata la pi ricca e la pi
e) BiKurkner Db. mercantile citt di tutta l' Italia e). Assai cose furono dette, e da
GeograOca
molli, intorno all' origine ed alla grandezza di questa nostra citt ;
ma noi procurando di seguire le pi precise, comincieremo col dire
la sua origine esserci ignota. Strabone la vuole di fondazione Ro
mana'; ma Silio Italico ci lascia supporre l'orse non esser tale, (ve
dasi a pag. 10 di quest' opera) Non v' dubbio per essere slata
dai Romani aggrandita, ed aumentata di popolazione negli anni 181
av. Cr. con la .colonia Latina da essi ivi spedita, e col rinforzo di
1500 famiglie mandatele undici anni dopo. Aquileja, la pi gran
de citt dopo Roma, unico e ricchissimo emporio di tutto 1' Occi
dente, era un' antica e doppia colonia Romana. Aveva un porto di
mare capace di flotta, ed eccetto Roma era la sola che avesse
pubblica zecca. Fu citt libera, n mai soggetta ad alcun' altra,
27
70 Marco Aurelio viene batluto da' Popoli Quadi, Sar-
mati e Vandali nei dintorni d' Aquileja (1) la quale cilt

a) Limili Mot. ecc.


e sempre metropoli nella sua provincia, ossia nella decima Regione voi. I pag. SI e S2
<f Italia a) Da alcuni si vuole ascritta alla Trib Velina b), da li) Gianr." op. cil.
toI. Ili pag. 5-
altri alla Trib Mezia e). Ne' primi tempi del cristianesimo era Bertoll Ani. d'Aq.
pag. S e 130
riputata una delle pi amene, magnifiche e popolate citt dell' Im e) Filini Sagg. oc-
pero Romano, piena di giardini, d' acquedotti, di fontane d) con voi. I pag. Ai
un campidoglio e), un ampio anfiteatro, con terme e bagni pub d) S. Fior. Fondai,
ec. pag. 16 alla 19
blici f), mura forti, alte e torreggiate in pi parti, che secondo e) Muli, del Torre
qualche autore giravano 18 miglia all' intorno g), al detto di altri . Ven. An.p. 315
f) Beri. Ani. d'Aq.
solamente 12 h) , contando una popolazione di 120000, a 150000 p. 17 e 251 Anton.
persone i). Conteneva anche un celebre Senato o Collegio di De St.anl. pag. 288
g)ll Cand.ecl ilBprl.
curioni, col nome di Ordine splendidissimo ; il Magistrato dei Qua- e. sopr. pag. 364
fuor tiri juri dicendo 1); un Collegio degli Augustali in). Era sede h) Madritlo Apotog.
Sl.d'Aq. pag. 10
per lo pi del Pretore Romano, che essendo la prima dignit dava I ) Fiorano e aop.
onore alla citt e provincia Aquilejese n). Spessissimo in essa dimora pag. 16 alla 19.
I) dello ItI
rono g' imperatori romani ne' bassi tempi e vi stanziarouole legio m) Antonini SI ani.
ni o). Il suo grande commercio abbracciava oltre l' Italia, l' Illirio, pag. 283.
nj Lirutl e. a. v- 1
la Gallia e la Germania, anche la Grecia, Fenicia, Siria ed Egitto p). pag. is
Questa cilt si mantenne sino negli ultimi suoi tempi florida e ricca, o) Filiali e. a. t. I
pag. 308.
anche quando l' Italia era gi quasi tutta rovinata q) ma sciagurata p) S. Fior. e. aop.
mente uell' anno 452 di Cristo dalla struggitrice mano degli Unni pag. 16 alla 19
q) Filiasi, e. sop.
la barbaramente atterrata, n di essa pi rimane che la memoria T. I p. 308-30
della sua passala grandezza.
(1) Governo pubblico in Aquileja al tempo de' Romani
Aquileja internamente governavasi come le citt libere della Ve
nezia e dell'Italia: cio, reggevasi da s sola, creava i propri Magistrati
e regolatasi con le leggi romane. Per succedeva spessissimo, che per
occasione di guerra, o di qualche importante affare, si portasse ivi
il Magistrato Romano (un Preside) con imperio, cio con militare
comando; ed allora assolutamente in quella regione comandava, e
disponeva' di quelle cose ancora che dal Senato Romano dipendeva
no. Quando poi successe la divisione dell' Italia, falla da Costantino,
, la Venezia form una provincia, e come nelle altre, fu anche in
questa mandato un Governatore con nome di Consolare o di Corret
tore o di Preside. Allorch le colouie entrarono nella cittadinanza
Romana, ebbero voto ne' Comizj e furono tulle dislintamentc ascritte
a qualche Trib, Aquileja era della Velina, ed in essa come nelle
altre trovavansi due ordini di persone cio: Decurioni e Plebe. I
Decurioni erano le principali famiglie , avevano insegne ed orna
menti distinti, e in loro mano stava la somma del governo. Vi
era per un terzo ceto di persone, che stavano tra i curiali e la
plebe e dicevansi Cavalieri ed avevano il cavallo dal Pubblico e
per facolt erano appunto lo slato di mezzo tra i due ceti sopra
28
sarebbe pure stata presa, se le cure di Marco Aurelio, che ivi
a) Bernard, storia
Romana si ritrovava, non l' avessero difesa a).
170 Marco Aurelio vince i popoli Quadi, Sarmali e
li) Ecchanl c. sop.
Vandali, che infestavano Aquileja' (1) e la provincia b)

citati. Questi Cavalieri talvolta sostenevano tolte le dignit della


citt, le quali non davansi solamente ai Decurioni; eccettuato il Duum
virato riservato ad essi particolarmente. Il Magistrato de' Duum
viri Quinquennali era il primo della citt, a cui era concesso lo splen
dore de' fasci. In Aquileja il maggiore magistrato aveva il titolo
di Console. Dopo questo, pare ebe si distinguesse quello della giu
dicatura, che consisteva in Duumviri, due personaggi, oppure in
quattro ; e in Aquileja ve n'erano quattro. Le citt (die si chiama
vano anche Repubbliche) possedevano fondi e capitali, riscuotevano!
imposte e gabelle, ed avevano erario pubblico. I Magistrati delle
citt tenevano il diritto di far imprigionare, ossia avevano il misto
impero; e le citt libere avean anche quello dell'ultimo supplizio,
cio di condannare alla morte, il quale jus era . anche da Aquileja
posseduto. Questa citt era soggetta soltanto al Romano Senato nei
casi di tradimento, di congiura, di venefzio. d' assassinio. Vi erano
in Aquileja, come nelle altre citt della Venezia, Edili, Questori,
Tribuni della plebe e tutti quegli ordini di Magistrature che si ri
trovavano in Roma: essendoch ogni citt libera era un piccolo si
mulacro della capitale. I Popoli Veneti, ed altri ancora, non solo
pe' diritti acquistati in tempo della Repubblica Romana, potevano,
al pari dei veri Romani, ottenere qualunque ufficio e dignit ; ma
per lo spedienle immaginato d' Augusto, potevano da casa loro dar
i voti per 1' elezione dei Magistrati che si creavano in Roma. E ci
lacerasi in questo modo: intorno al determinato giorno in cui si
dovevano tenere nella capitale, Roma, i Comizj, si congregavano (
Decurioni delle altre citt, e raccolti i voti si mandavano a Roma
suggellati, per conferirli coi suffragi del Popolo Romano. Dur
quest'uso fin a tanto che si abolirono i Comizj di Roma, e che Ti
berio trasfer dal Campo Marzio al Senato l' elezione dei Consolr.
Aquileja, come citt libera, oltre al diritto dei snffragr, avendo otte
nuto la piena Cittadinanza Romana (consistente net jus degli onori,
come dice Tacito) godeva pur anche quello, che i suoi Cittadini e-
r)nioninims cu rano falt' capaci di poter sostenere in Roma stessa le principali
p.w,aw.3Mcaoi Magistrature e).

(1) Aquileja, rome viene qualificala da vari autori?


Giuliano la chiama: Emporium opulcntnm: Erodiano la dice: Italia*,
quoddam ad mare sitimi Emporium; Strabone la nomina: geminili
29
e li obbliga ad effettuare la loro ritirala nella Panno-
Lia - (2).
170 (3) Il medico Galeno, nell'inverno seguente all'anno
3 ) Palladio Stor. del
della morte di Lucio Vero, fermossi in Aquileja a) (4) ove B-pETiTi
, . _ ,. i . i , b) tirati Noi. oli.
scrisse vane opere b). Fu egli antecedentemente chiamalo oi. n..M.
in questa citt dai due predetti imperatori ad oggetto di
preservare la loro salute; ed ivi dimor tutti quegli anni che

Bliricararo Emporiiim ; Pomponio Mela le d espressamente l' ag-


|inolo di ricca, dicendo: Natiso non procul a mari di lem allingit r) Madrtsio.Apolcig.
Aquilejaiu e); Erodiano la distingue cosi: Maximam Italia? Urbem; ec. pag. 3K.
Procopio: prajilivitum atque immensam Civitalem magnitudine
insignem, et civium frequentia ; Luitprando: Urbem magnam, atque
immensum in moduin frequentem; Sabelico: alterum post Romam
in Italia lumen ; Volfango Lazio : Roma; acmulam Urbem ; Pancirolo:
primam post Romam in Italia: P. Filippo Ferrari: Roma excepta,
primariam ; il Cardinal Noris: Urbem, Roma excepta, omnium Itali- d) Madnsio e. sop.
rarum primam : Baronio, Ughelli, Tommasini ; alterum Romam ). pag. 31.
II Territorio d' Aquile,} dopo i tempi di Augusto, era
chioso dai seguenti conlini: il Timavo ad oriente; le Alpi a selten- e) Anlonlni ms.cil.
Irione; il Tagliamento all'occidente; e l'Adriatico a mezzod e). pag. B e m

() Proi incie. Sotto g' Imperatopi Romani erano obbli-


plt. con legge espressa, a devolversi ai tribunali del Vicario di
Roma in quanto alle appellazioni, perch questi erano superiori a
quelli delle Provincie: cio a quelle appellazioni che Ulpiuno defi
nisce : Ab inferiori ad superioretn Judicem provocatio e come tali an- H) Madrisio e. sop.
Aan di sua natura ai Vicarj suddetti di Roma e d'Italia f] pag. 110 e 111.
gj Cos la chiama.
Previ nei
r r .. i
Auuilcjcse
TI \
chiamos3 il Friuli, dopo
r
che Aquileja ronotiM ed 'iin
S. Fiorano, lond.
lu falla Colonia Romana g). ec. pag. 83.

(3) Da quest' epoca al 238 niun fatto potemmo raccogliere dalle


Cronache nostre. Quale ne sia la ragione ci ignota; ma ci pare,
e ce ne duole, che non la mancanza di fatti, bens le vicende de'
tempi averci lasciata una tale lacuna.

[i) Aqiiileja godette quattro singolari prerogative , cui altra


citt in Italia, fuor di Roma, non vant mai, cio : di essere citt
libera, di aver celebre porto di mare, una zecca pubblica e di es
sere qualificala in moneta : Felix Aquileja Hor. Rom. I. ( Horreum
ti) I.lrillr Noi. Cit
Romani Imperii h). sol. li pag. i.
50
dur la guerra Marcomanica (1) e particolarmente negli
pag. 6s,63 e 64 inverni aj.
171 Abbondio Eleutero, Greco da Nicopoli, 14 Pon-
J!0noi,oigi,,""ce tefice Romano. Sedette anni 15 e giorni 15 b)
189 Vittore Africano, 15 Pontefice di Roma, sedette
e) delio anni 12, mesi 1, giorni 28 e).
198 Abbondio Zefirino 16 Pontefice Romano, sedette
aj detto anni 20 e giorni 17 d).
217 Tutti i sudditi dell' impero sono dichiarali ciltadi-
e) Dellapag.
cronol. Bona9 Str- *"
ni c/-
pi

218 Domizio Calisto, Romano, 17 Pontefice di Roma,


n piatiu e. aopra sedette anni 5, mesi 1 giorni 15 f).
225 Urbano, Romano, 18 Pontefice di Roma, sedette
) detto anni 7, mesi 7 e giorni 5 g).
251 Calfurnio Poliziano Romano, 19 Pontefice di Ro-
b) detto ma, sedette anni 5, mesi 5 e giorni 2 b).
256 Antero, Greco, Pontefice Romano 20, sedette
i) delio mesi 1, giorni 14 i).
257 Fabio, Romano, 21" Pontefice di Roma, sedette
i jdetto anni 14 e giorni 11 I).
258 Massimino imperatore, unitamente a suo figlio,
marciando coli' esercito contro Aquileja, giunge al fiume I-
sonzo nel giugno o luglio di quest' anno; e trovato demolito
dagli Aquilejesi il ponte di pietra, vi forma un ponte artifi
ciale, mediante i vasi di legno con cui conducevansi le

(1) *larcomaiini e Quad. Onde far la guerra ai Romani si


collegarouo co' Narsci, Ermunduri, Svevi, Sarmati, Latringi, Buri,
Victovali, Sosibi, Sicoboti, Rosolarli, Bastami, Alani, Peucini, Costo-
boci ed altri barbari T oltramonte. Questa guerra, che rec danni
mj Limti e. sopra incalcolabili 'alla Provincia Aquilejese (al nostro Friuli) dur da cin-
. ii p. b, 56 e 62 qUe a sei anni m) Secondo quello che scrive Ammiano Marcellino,
nel lib. 29 cap. 6, erano i Marcomanni arrivati nella provincia Aqui
lejese, e avevano in quest' anno 169 distrutto Opitergio, e Luciano
crooiog.plg.,t' ci narra: quod parum abfu il quin urbs (Aquileja) caperelur n).
i
uve nella cilt. (I) Ci fallo, passa coli' esercito e
siringe d' assedio Aquileja a). (2). Que' cilladini op- <T3) It.Muratori.
anno 238
Ann.

poogouo valorosa resistenza, e uomini, donne, fanciulli, tulli


ri cooperano, gettando dalle mura anche bitumi accesi per
abbruciare le macchine nemiche b). Le donne Aquilejesi si >) Codiano m> . n
troicamente diportaronsi, che recisero sin le chiome per far
le corde mancanti agli archi de' loro guerrieri e). Ammutina- ii&peMMin
lisi poi i soldati nemici, trucidarono Massimino ed il fi
glio sotto le mura d' Aquileja, e cosi ebbe fine quell'assedio d). u>aa

(1) Questo ponte artificiale fu formato con delle botti ossia, con 'AS^^nM.
que' vasi di legno come sopra fu dello e) inventati da' Friulani, $,]* Ullere
come congettura Zanon f). voi. ui pig. n"

(2) Selve e boschi in questi secoli in Friuli. La via che


prese Massimino nella sua spedizione contro Aquileja fu quella della
linea da Adelsberg verso Duino. Quel pianoro era boscoso assai, a
tale che Massimino faceva esplorare le foltissime selve, ed altro,
onde ripararsi dall' insidie che potevano essergli tese. Gl'indigeni
stessi, antichi Popoli, che que' siti abitavano, aveansi a gran fatica
potuto aprire dei sentieri: e ci accadeva alle prime decadi del IV
secolo di Cristo. Da questo si pu dedurre, che anche il nostro
Frinii, specialmente la parte della Venezia verso Aquileja con
finante col Carso, e lungo l' Isonzo, fosse egualmente piena di boschi :
di che n' prova l' immensa selva dal Conte Variento ceduta a Popone g) Filini Sk- eft
Pat. d' Aquileja. Filiasi g) riporta essere stato tutto pieno di selve quel t. I p. MI e VCK.
>uolo della Venezia, laddove ritiratesi le acque e colmate le palu
di ne restava asciutto il terreno; come foltissima selva stava alle
foci ed alle sorgenti del Timavo, e coperte di selve erano la Ja-
pidia e la Liburnia. Le nostre selve vennero rispettate dai Roma
ni, i quali, anche nella floridezza del loro dominio, non erano mai
distruttori di esse, anzi le tenevano in venerazione. I Barbari, in
vasori d' Italia, lungi dal portar disavvantaggio ai boschi, facendo riu
nire le popolazioni nelle cilt e castella, lasciando pi selvaggio il
paese, davano incremento alla maggior vegetazione di essi. Questi
Barbari poi avevano altre occupazioni e ben altri desiderii da quello
di distruggere le foreste di un paese nel quale non fissavano di h) Rosselli nell'Ar-
ebeog. Triest.vol.
mora h). Una selva o bosco di platani stava anticamente poco Ili pag. 6 e 7
lungi d' Aquileja ed era consacrata a Diomede ; perch gli antichi
a'eano costume di render onore agli Dei ed agli Eroi entro all' o- c, Filiasi. Sag. ec-
scnril delle selve i ). toI. I pag. SU
32
Erodiano nel lib. Vili ci descrive la coltura della provin
cia d' Aquileja in questo tempo dicendo: disposti sono gli
alberi ad uguali distanze, e accoppiate sono loro le viti, e
rappresentano un giulivo teatro, sicch sembra tutta quella
TOSft.*SS.f" regione adorna di corone frondeggianti a).
238 Massimo Pupieno imperatore venne in Aquileja,
ove gli furono aperte le porle ricevendolo con plauso. Pochi
d'iu1iTAnmnm d vi si ferm, indi ritorn a Roma b). Aquileja in questo
e; untori e. s. tempo era citt di molto riguardo e) (1).
251 Cornelio, Romano, 22 Pontefice di Roma, sedette
SLSSi,"e' anni 2 mesi 2 e Siorni 2 d)-
252 Novaziano, Romano, sed nello scisma contro Come-
e) detto Ho e).
253 Lucio, Romano, 23 Pontefice di Roma, sedette
i) detto anni 1, mesi 3, giorni 9 f).
255 Stefano, Romano, 24 Pontefice di Roma, sedette
f)aelw anni 2, mesi 1, giorni 24 g).
257 Sisto II, 25 Pontefice di Roma, sedette anni 1,
b) detto mesi 10, giorni 23 h\
260 Dionigio Greco monaco, 26 Pontefice Romano,
u detto sedette anni 10, mesi 5, giorni 5 i).

(1) La citt d' Aquileja aveva il tesoro pubblico, o erario,


ossia tesoro della provincia. Oltre il dinaro che raccoglievasi dai
tributi, si metteva in Aquileja qualche cosa di pi, cio il tesoro
1 1 Madrtsio. ami. particolare della provincia I) Gl'Imperatori Romani elio
ec.fol.uii.plg.41 1, _ t i . ~ ... . .-.
dimorarono in Aquileja furono i seguenti : Augusto, Tiberio,
Vespasiano, Marco Aurelio, Lucio Vero. Diocleziano e Costantino.
Ma Augusto principalmente, che allettato dalla piacevolezza del clima
e dall' amenit del paese, vi si era fermato il primo, e con pi
genio degli altri, 1' aveva ricolmata di privilegi, munita di fortifica
zioni ed abbellita di fabbriche, a grado di essere chiamato Aquile-
jensium Restitutor et Conditor. Siccome Citt Metropoli, sotto
i Romani Imperatori, avea la residenza del Governatore della pro
vincia, il Tribunale supremo, come ogn' altra citt di tal grado; vi
era il concorso d" un' intera Nazione, ed il gi detto tesoro pubblico
pUmhi&'wT' cne vi si custodiva con le milizie che lo guardavano in).
53
270 Claudio II, chiamalo Quinlillo, fratello dell' impe
ratore e dimorante in Aquileja, alla morie del fratello nel
270 renne crealo imperatore con approvazione del Senato:
ma le armate, avendo proclamato Aureliano, Quinlillo, dopo a) o..n,. si. unir.
17 giorni, fu trucidalo dall'esercito, o si uccise a). '<a> *'[>
271 Aureliano imperatore, portandosi nella Pannonia,
passa col suo seguito per Aquileja b). (1) pVl's0"'"' c"'

11) Amore degli sturili e Ielle belle arti in Aquileja


Deprmi secoli dell'Era volgare Riguardo a ci diremo conte
dia il Tiraboschi di altri luoghi : certo non solo i frequenti
rggi, ma il villeggiare che i Romani facevano in queste pro-
tincie (Napoli, Brindisi, Suessa, Benevento) ne' primi secoli di
Cristo, molto doveva concorrere a mantenervi quel!' amore degli
- studi! e delle belle arti, onde liu da' tempi pi antichi erano esse ciTimbNchisior.
famose e) Diremo adunque: se i viaggi continui e le vii- JSjjTaea1' u*'" '" "
legnature de' Romani influirono su que' luoghi in tal modo; quanto
maggiormente i viaggi degli stessi impelatoli e le loro dimore in
Aqoiteja, insieme a grandi di quell' Impero ed a .molti Romani, con
corsero ne' primi secoli dell' Era volgare a mantenere l' amore
fcgli studii e delle belle arti in questa nostra Aquileja e ne' suoi
falerni !

Scienze in Italia dall' Era volgare sino al termine della do


minazione Romana G' Italiani si occuparono della Fisica e
delle scienze naturali, ma con cognizioni empiriche, staccate, senza
sostegno di scienze esatte, e mancanti delle macchine atte a far sco
perte, come fecero i moderni. Le loro raccolte di Storia Natu-
i"ale uon erano n diligenti, n dirette a scientiOco intento. Nella
Geografia, poco coltivata sotto i primi Cesari, d) si distinsero io^i^li'leiii*
con Tolomuieo, che fiori verso il 138, il quale fond scientificamente
questa scienza. Tenevano a vile le Matematiche, perch pie-
starano servizio alle arti meccaniche e). La Filosofia, sotto le v.v p. m aiu m
scuole Stoica ed Epicurea, egoistica e mancante di dottrina, che am
morzava ogni attivit e reputava un vizio la carit, spegnendo ogni
riscere d'amore, e il cui punto pi sublime consisteva nel suicidio f>Can,u c. wr,
f], dai tempi di Augusto Uno a quelli di Adriano fortunatamente is- i" '"
fu poco coltivata. Nei tempi poi degli Antonini e de' seguenti
imperatori la Filosofia fu abbandonata dai Romani, e trattala dai
Greci, e quasi dimenticala sotto gli ultimi imperatori s). La Sto- n'iL'illSi .,' 'JJ
. '. , , , , ,? ' . ' . p. 169 2* 101 e lOO
" 1 slorici del secolo I e 11 scrissero sentenziosamente, con
affettala precisione, e spesso con inintelligibile oscurit. Poscia, fi-
u a Costantino, la Storia soggiacque alle vicende degli altri studii, e
3
7A
271 Felice Romano, 27 Pontefice di Roma, sedette
t) Platina. Ind. cr. anni 4 e mesi 5 a).
' 274 S. Ilario, nativo della Pannonia, venne eletto ve
h I Antonini ras. cit.
pag. 11. scovo d'Aquileja circa questo tempo bj. Dopo aver seduto
e) Tesoro Aquil. anni 10 sotto Domiziano imperatore e Reronio prefello d'Aqui
Rerum Forojul. . I
n 30 p. ~t Are. del
Co. Glov. Alt. di leja e), subi il martirio, unitamente a Felice, Larzio, Taziano
Gorizia
e Dionisio nel luogo detto Ponte, nel silo presentemente della
Mauizza, 12 o 14 miglia sopra Aquileja, sulle rive dell'I
il] Rubefc M E. A.
sonzo, vicino alla strada postale per Gorizia : nel qual luogo
Col.36-Llruli Noi.
ce. i. Il p. eli esisteva un ponte fallo costruire dai Romani d).

circa 1' eloquenza, portando essa l' impronta dei tempi, si pre
senta con disordine e confusione. Da quest' imperatore Ano alla
i ti b od i rov'na dell' Impero Romano, essa non ebbe n chiarezza, n dili-
p.i3s!3n3i8ei56 genza, n esaltezza e). Medicina. Sotto i primi Cesari i suoi
cultori non avevano altro scopo che di oscurare la gloria de' loro
rivali e d' innalzarsi sulle loro rovine. Sotto i seguenti non vi fu
alcuno, che in essa si acquistasse gran nome, quantunque in Roma
fosse venuto e vi dimorasse Galeno, nativo di Pergamo. La me
dicina fu esercitata dai Cristiani dei primi tempi ; e sotto g' im
peratori che abbracciarono il Cristianesimo vennero falle delle
t) Tirai., e. in leggi in suo favore con assai pi saggezza di quello ch'era stato
,1.211 413 339 essi fall0 sotto gl'imperatori gentili f). E qui, prima di dar ter
mine a quest' articolo, diremo, che innanzi alla met del II secolo
le scienze ebbero provvide cure da Antonio Pio, e anteriormente da
Vespasiano. Questi assegn pubblici stipendii in Roma ai professori
di Retorica e di altre scienze: quegli anche in tutte le provincia
dell' Impero accord loro e stipendii e onori. Fiss egli il numero
de' professori che nelle scienze aver dovessero le citt; cio,, nelle
minori, 5 medici, 3 sofisti o retori e 3 grammatici; nelle maggiori
7 medici, 4 retori e 4 grammatici; nelle massime 10 medici, 5
retori e 5 grammalici, esentandoli da vari pubblici servigi: cosi
pure i filosofi, de' quali non fissavasi un numero determinato. Nelle
Gallie e nella Cisalpina (Lombardia), dopo Roma, maggiormente che
il Tirabosch e. i. 'n altri luoghi d'Italia, fiorirono in questi secoli e relori, e poeti
pa6. m efj eruditi g).

Leggi in Italia dall' Era volgare sino al termine della do


minazione Romana Fu Adriano che fece 1' editto perpetuo, con
cui toglieva nella giurisprudenza il diritto che avevano i pretori di
pubblicar nuove leggi: cosa che recava grandissima confusione nel-
V amministrare la giustizia. Ognuno di essi alle antiche ne aggiun-
35
Ti Eulichiano, Toscano da Luna, 28 Pontefice Ro
mano, sedette anni 8, mesi G e giorni 4 a). )rijiim.ind.cr<m.
280 Paolo, cittadino di Concordia, nacque circa il 280.
Visse pi di un cenlinajo d' anni e mori verso la fine del IV
secolo nella citt nativa. Fu uomo dotto, e stimatissimo:
ima si ha per memoria delle sue opere; ma si sa essere
stalo conoscente di S. Girolamo e suo corrispondente nelle
, ,, , . b) Linili. Vile ec.
lettere b). * i p. i*.

gen di nuove ; e spesso ancora, dopo aver pubblicalo una legge


io sol principio della Pretura, un'altra allessa contraria intimavane
dopo alcun tempo; dal che ne sortiva variet ed incertezza ne' giu
dizi!, a tale che i Romani appena sapevano secondo qual legge do e) T'imboschi Slor.
vessero essere giudicali e). Questo editto perpetuo conteneva, a ec. lom. Il p. *3S.
legge permanente, la raccolta delle migliori decisioni de' vecchi d) Millot ist. gen.
pan. ani. voi. VI
editti dei pretori antichi d). Le leggi Romane poi venivano in ge pag. 373.
nerale: sul conservar illesa la propriet, sul render pronta 1' am-
e) Millotlcom.'wp.
Bintstrazione della giustizia, e sulla condotta dei magistrati e) In v. VI pag. 37*374
particolare eranvi delle leggi che abolivano la delazione ; ma quesle f ) Millol com. *op.
voi. VII pag. 220
Mairoiisi sotto Costantino f ); altre contro i pagani e gli eretici g); ^"vS"?.'*'
ti alcune a vantaggio della Religione e del Clero, a favore del
Cristianesimo h); e pi tardi ve n' erano pure a sollievo del Popolo h)deit.ivipag w
per riforma dei costumi i). ijdeu. m^m vm

Arti liberiti! in Italia dall' Era volgare sino al termine
della dominazione Romana Poco amici delle arti furono alcuni
imperatori Romani, cio: Tiberio, Caligola, Claudio. Nerone per le
favori, e Vespasiano e Tito le protessero insieme alle lettere ; pi
ancora Trajano ed Adriano le colmarono del loro favore, cui lar
girono del pari agli artisti. Ci non per tanto sotto g' imperatori
decaddero le arti, bench vi fosse gran copia di pittori, di scultori
e di architetti ; e ne fu il motivo la mancanza di stimoli e di a-
Dor di novit. Sotto il regno degli Antonini fiorirono le Arti feli-
remente ; ma poscia cominciarono a deperire, quantunque Severo
facesse ogni sforzo per sostenerle e dar loro progredimento : e da
Gallieno in poi vennero ad estrema rovina; e bench in que' tempi
si fossero fatti molti lavori d' arte in scoltura, pittura ed architettura,
risentivano essi, quasi tutti, di quella barbarie che le condizioni ge
nerali cominciavano a spargere in Roma. A prova di ci, basta vedere
le medaglie da Gallieno fino a Costantino, che fanno conoscere la roz-
ttaa degli artefici di quell' et, tanto diversa dalla finezza di quella di i) Tirirhi <. ..
Augusto I). Sotto gli imperatori cristiani si lasci d'aver in pregio ^m.hi'so?27'
gli antichi monumenti; ina quantunque le Arti, del pari che le Scienze,
56
283 Cajo da Salona in Dalmazia, 29 Pontefice di Ro
ti riaun..ind.c>n. ma> sedelte anni 12, mesi 4, giorni 6 a)
283 o 284 Grisogono II, dalmata di origine, ven
ne eletto vescovo di -Aquileja, e poco tempo dopo fu de
collalo, correndo la persecuzione dei cristiani sotto Dio-
vgigmw.m. deziano b) (1) (2). Riscontrasi ancora un altro

si accostassero a gran passo verso la loro estrema rovina, pur esse


mai non mancarono in Italia. In quesl' et 1* uso d' innalzar statue
a personaggi famosi eia frequentissimo. Fu anche istituito un ma
gistrato per la conservazione de' monumenti antichi, chiamato Cen
tuno nilenlium rerum, il cui nome fu poi cambiato in quello di
Tribuno e poscia di Conte. Spettava a lui nella notte l'aggirarsi
per la citt con alcuni soldati, onde vigilare che non fossero atterrate,
n rovinate le statue. Lo zelo non ben guidato di alcuni cristiani,
diede motivo ad Onorio di pubblicare una legge con cui vietava :
che sotto pretesto di atterrare g' Idoli e i Tempii, non si atterras
sero le statue, che servivano di ornamento a' pubblici edifizii. Fu
rono quindi anche in questo tempo in pregio le arti; ma non fu
ri Tireuschi stor, ron coltivate felicemente, e il gusto di esse and sempre pi depra-
di.i.iip.48o86, vandosi. Per l'architettura fioriva ancora e).

(1) Sotto Diocleziano e Massimiano s'introdussero delle gravi


Imposte, dm si stabilirono anche nella Venezia; le quali non
consistevano in dinaro, ma in vettovaglie. Le molte tasse, o pen
sioni che si addossarono a questa regione della Venezia, ebbero o-
rigine dalle molte armale che g' imperatori erano obbligati a tenere
nella Cisalpina; dimorandovi essi medesimi frequentemente, onde
frenare le Nazioni barbare che a questa parte minacciavano d' in
di ntonu o. r. vadere l' Italia. Queste tasse durarono presso a poco sullo stesso me-
ps io todo, fino a che Costantino divenne padrone dell' Italia d).

(2) Diocleziano imperatore fu personalmente in Aquileja, e quivi


fece soffrir il martirio a parecchi cristiani, cousegn alle lamme tutti
iLHJjj! s a m i libri e le memorie delle Chiese di Cristo e), e sacrific al Sole ed
ij.% "le m'iti a Mercurio f). Vi si port pure in altri incontri.

Agricoltura; suo stato in Italia dall' Era volgare sino alla


line della dominazione Romana 1 patrizii tenevano la maggior
parte dei terreni cui facevano lavorare dagli schiavi: e il peculio
tratto dallo schiavo, per il permesso risparmio, colando ad interesse
mille loro inani, rcndevali ad un tempo proprielurii, agricoli e bau
37
Grisogono cliiamalo Bisantino, al quale il Tesoro d' Aqui-
leji d 10 anni di sede, e lo fa successore di S. Ilario,
ponendo la sua elezione nel 274 a). Diremo per non cs- Jgfis"1"' ""' r"'
serri nulla di preciso intorno ai tempi di loro assunzione al
vescovato.
284 San Servolo di Trieste sub il martirio in que-
l' ,r ,.. U\ >) Liruli fot. eli.
$1 epoca bj. TOi. u w. n

ch'ieri ; di modo che il territorio da essi posseduto sembrava una


federariooe di piccoli regni. Le guerre civili, cacciati dai fondi i veri
proprieiarii, sostituirono i veterani soldati, che mal pratici massai
presto ipotecando i fondi tornarono alla miseria. Le campagne per
ci inselvatichite caddero in mano del fisco o dei danarosi; e ne
successero i latifondi, ossia pochi ricchi e immensit di miserabili.
Poscia i nuovi padroni, immersi nel lusso, non pensavano che a
godere le loro grandi ricchezze, affittando i beni per quinquennio
i lavoratori nati liberi, che coltivavanli a spesa e pericolo, pagando
perlopi in dinaro, e variatamente secondo il numero degli schiavi
d'era dotato il campo, e con l'incertezza della vendita delle der
rate, inceppata da tante circostanze di monopolii, di distribuzioni
granile per munificenza degl'imperatori, e dai tesori delle vittorie,
che gettali improvvisamente in circolazione, alteravano a capriccio i
J>fzi dei generi al mercato. Pi tardi, difficoltate sempre pi le
affittanze de' terreni ad affittaioli liberi e garanti, venne introdotto
nuovo metodo di economia rurale, mutando lo schiavo in colono
errile, col diritto di menar moglie, tener figliuoli e disporre del
suo peculio, purch pagasse un annuo canone: ma aumentando
Maggiormente la sproporzione tra' poveri e ricchi, a motivo del
l'orribile sistema di finanze, introdotto per i bisogni dello Stato,
nacque timore che il proprietario vendesse gli schiavi, e si stabili,
eoe il colono restasse con la sua discendenza affisso alla gleba; la
'Itisi cosa ribad la schiavit e produsse disuguaglianza nella distri'
fazione de' lavoratori, per cui le campagne in certi luoghi erano r rinll, s( un)t
coltivate, negli altri abbandonate e). N a rinvigorire l'agricoltura v.vp. aooiiinwi
valsero le leggi emanate a suo favore, perch troppo era scaduta <i) Gbc. ubii nj
oell* pubblica opinione d). Il Friuli per era assai fertile di vini ^."ioo111'" T
anche nel li secolo, e si squisiti che trasportavansi nelle cantine
imperiali. Furono i Friulani di que' tempi che inventarono le botti
di legno, come vi sono ragionevoli congetture: ed avranno al certo
avuti anco de' torcoli: ma per qual ragione siano stati questi ab'
bandonati, ed introdotta la pratica d' ammostare co' piedi, non
d'attribuirsi che alle miserie cagionate dai Barbari a questa pro
vincia
"ucla eh \ r) 'Zanon,.
tl. Ili pas.Lettere
Il
38
284 Sotto l'Imperatore Caro (1) succedette un
qualche fatto nella Venezia, per cui ivi fu mandalo Giuliano
mnlZM ,m' c"' Valente come Magistrato Correttore a)
296 Marcellino Romano, 30 Pontefice di Roma, se-
b) nauni. md. cr. dette anni 7, mesi 9 e giorni 26 b).

(1) Quest'imperatore si pretende discenda da Avo, che era cit


tadino d* Aquileja. Nei due anni del suo impero, dal 282 al 284, ri
ri Uniti Noi. del
tornando a Roma, pass per Aquileja sua patria, ove si ferm per
Frmii ni. ii p. 89. pochi momenti e). Il citato Liruli dice anzi ch'egli vi pass nel 282.
Costumi in Friuli sotto la dominazione Romana
Nei primi tempi una colonia mandata dai Romani in Aquileja, pochi
anni dopo accresciuta con nuova spedizione di 1500 famiglie ; po
scia le lunghe dimore in essa fatte dagl' imperatori e dall' immensa
corte che accompagnavali e da tanti nobili e ricchi di quell' Impero ;
i radicali e grandiosi lavori da loro ordinati ed eseguili in Aquileja,
in Forogiulio; l'erezione di Giulio Gamico, le molte e magniGche
vie, la spessa fermata delle Legioni Romane, e. finalmente la Lapi
daria, monumento incontrastabile, ci rendono prova non dubbia, che
i costumi Friulani in questi secoli dovettero essere affatto Romani.
Verremo perci qui descrivendo qualche particolarit dei medesimi.
E.e Vesti Queste erano per lo pi di lana, e furono : la
Tunica, o tonaca, che cingevasi alla vita con una ciutura. Era
stretta e corta; in principio le sole donne adoperavano con le ma
niche, e dopo caduta la Repubblica anche gli uomini. Usavasi pure
la Subucula (camicia), parimente di lana; e solo molto pi tar
di s' accostum portarla di lino. La Toga, pure di lana, di color na
turale, ossia bianchiccio, fu una specie di sopravveste ampia e sciolta,
che serviva ad avvolgere tutta la persona, e pi o meno lunga e fina
secondo il gusto, la qualit ed il lusso di chi la portava. ssa tli-
stinguevasi in Pretesta, Virile, Candida, Trabea, Stola e Palla. La
Pretesta era una toga comune, cinta nell'estremit da un lembo
di porpora, usata dai magistrati maggiori, dai sacerdoti, e in certi
casi anche dai senatori : ma era distintamente 1' abito proprio dei
giovanetti fino all' et di 17 anni, e delle fanciulle sino a che si
maritavano. La Virile, detta anche pura, essendo tutta d' un co
lore, e senza alcun fregio; e libera, perch assumevasi dai giovanetti
quando deponevano la pretesta in tal giorno che solennizzavasi dalle
famiglie con banchetto, al quale invitavansi i parenti e gli amici. La
Trabea, che alcuni confondono con la Clamide, specie di toga
che ebbe tre usi diversi , servendo d' ornamento agli dei, ai re ed
agli auguri. La prima era tutta di porpora; la seconda in parte

,
39
503 Quirino vescovo di Aquileja venne ucciso in que-
i) Pinvmo. Cronol.
sto lempo a). Ecckistica.
503 Fortunato vescovo di Aquileja fu eletto in que-
sl' epoca b). b) dono iti

porporina ed in parte bianca; la terza di porpora e croco, ossia


scarlatto. La Stola era una specie di tonaca con le maniche ; la
qnale giungeva sino ai piedi e apparteneva alle sole femmine. Le
persone di qualit la portavano bianca, e circondata in fondo da un
(regio di porpora. La stola delle donne volgari solea essere negra :
le donne infami comparivano in pubblico abbigliate di colore e il
loro abito era propriamente la toga. La Palla, detta anche pat
ita, era una lunga sopravveste, o manto, che dalle spalle scendeva
ondeggiante sul suolo, ed era ;il>ii,\> di gala per le donne di distin
se. La Candida, era una toga diversa dalla comune, perch
arer il lustro, ossia risplendente, e apparteneva a que' cittadini
the ambivano le magistrature. La Sordida, era una toga comune,
ma verrina e sudicia, con cui i rei e i loro attenenti cercavano di
muovere i giudici a .compassione. Alluper vasi pure in tempo di
pubblica calamit, o per quella di qualche cittadino di merito sin
golare. La Pulla, toga di color nero o grigio scuro, che usavasi
in occasione di privato lutto. Penula e Lacerna furono una
spttie di mantelli s per la pioggia che per il freddo. Il primo era
pi luogo e si portava in campagna, il secondo in citt. Fu usato
anebe dai soldati, e comunemente era di lana. Gl'imperatori lo a-
wano di porpora. La Piet era una toga di porpora e ricamata
io oro, come pure la toga Palmata, che da alcuni chiamasi lu-
*; con la differenza che il ricamo della seconda rappresentava
delle foglie di palma. L' una e 1' altra erano insegna di vincitori,
piando entravano in Roma con la pompa del trionfo. La veste
Trirlinaria fu destinata precisamente per i conviti ; era per or
dinario di color bianco, particolarmente ne' giorni di banchetti so
lenni. La Veste della Milizia comunemente era il Sajo,
io una specie di casacca che giungeva a mezza vita. In tempo di
guerra portavasi anche in Roma. Altre vesti militari erano pure il
Paludamento, la Clamide, la Lena. Il primo era un manto
di porpora, o cremisino, fregiato di ricami d' oro, cui i generali di
armata vestivano nelle spedizioni militari, e talvolta anche i Legati
ed i Tribuni. Poco diversa dal Paludamento era la Clamide, anzi
wn quello il pi delle volte viene confusa. La Lena fu un certo
tabarro grossolano e peloso, poco differente dalla Lacerna, e serviva ^"S'jJ''"^,^
allo stesso uso : portavasi anche in citt nella stagione d' inverno e). *>isii amichi jmu.

Le Scarpe dette Caleei, o Solem furono di due sorta ; le


une al disopra erano di pelle, che stendevasi fino a mezza gamba,
' 40
304 Marcello Romano, 31 Pontefice di Roma, setlelle
.) puiim ind. cr. annj 5f mesi 5^ gjorm- 21 aj.
Secondo il Muratori, ne' suoi Annali d' Italia, il Papa Mar-

coprendola d' ogni intorno a guisa de' nostri stivaletti. Le allre, in


vece della pelle, avevano attaccate da' ambi i lati delle coreggutole
di una certa larghezza, che facendo varii giri sulla gamba, s' incro
cicchiavano per pi riprese senza coprirla intieramente. Essendo per
queste di pelle grossolana e non preparata, si portavano dal basso
b) Compendio clt.
Popolo e da' contadini. Il colore delle scarpe era comunemente nero
p.ia. 209 per gli uomini, e bianco per le femmine b). Bench le scarpe fos
sero comunemente di pelli concie, se ne lavoravano ancora di tulle
le materie alte a renderle pi leggiere e pi arrendevoli : n ba
st che si caricassero di gemme, quando il lusso divenne smodato,
ma si voleva il Pedule (ossia il calzare colle coregginole) d' oro
massiccio. Le cortigiane adopravanle di color rosso. Col tempo gli
>ni"\'i"|iMi'::s-i imperatori furono si gelosi di questo colore, che avendolo riservato
ri Ilio! Slor. di. a s soli, lo permisero alle donne e lo proibirono agli uomini e).

Il Cappello, Plens, aveva la forma di un berretto ed era


riserbato ai Liberti che lo prendevano nell' atto di essere posti in
libert. Gli altri cittadini andavano generalmente con la testa sco
perta, servendosi della toga per ripararsi dall' intemperie. Le donne,
invece del cappello, portavano la Mitra, cio una specie di berretta
d! Compendio CH.
pag. 210 alta, aperta al disopra, e da cui pendevano alcune bende d).
L'uso di radersi la Darli presso i Romani cominci nel V
secolo di Roma ; e d' allora in poi crebbe la vaghezza e la cura di
nutrire la Chioma. Le donne si distribuivano i capegli in varie
trecce, alle quali davano diverse figure, avvolgendole ancora con una
o pi bende. Anche 1' oro e le gemme ebbero luogo fra gli orna
menti donneschi, s riguardo al capo, che ai pendenti delle orecchie
e del collo. I Romani portavano Anello *V oro, e secondo le
loro facolt lo arricchivano anche di gemme ; e ne avevano di pi
pesanti per l' inverno, e di pi leggieri per I' estate. Portavasi nel dito
anullare della mano manca, ed adoperavasi per sigillare le scrit
ture; al qual fine veniva fornito d' una pietra preziosa con qual
f> Compendio e. s.
che incisione atta a lasciare la convenevole impronta sulla carta, o
pag. 210 alla 212 sulle tavolette incerate e).
Il CiboNe' primi tempi veniva da loro preso due volle al gior
no; cio ad una certa ora della mattina, in cui facevano colazioue, e
verso sera allorch pranzavano. Poscia cibaronsi fino cinque volle al
giorno ; cio la mattina con la colazione, consistente in pane, frulla e
cose simili; verso il mezzod con il pranzo che era assai frugale; poco
41
cello entr in sede nell' anno 508, dopo essere siala lungo
tempo vacante la cattedra di S. Pietri).
307 Aquileja era citt ricca di fabbricati grandiosi;

tempo dopo succedeva la merenda, che nella qualit de' cibi era quasi
mile alta colazione. Presso a sera imbandivasi la cena, e la notte era
destinata alla commessaziune, o voglinm dire gozzoviglia riservata agli
sregolati ed ingordi. Per la colazione e la merenda erano usate dai
giovani e da coloro che impiegavansi in faticosi mestieri ; comuni a
timi furono il pranzo e la cena. Nel principio i Romani cenavano
stando a sedere; ma introdotto il lusso asiatico, fu costume di sdrajarsi
in certi letti simili a' nostri canap, i quali presso i ricchi erano fre
giati d" avorio e di preziosi metalli e coperti di porpora o di altro
panno lavorato a ricamo. Cresciuto il lusso, i tettucci tenevansi diversi
secondo le diverse stagioni. La loro grandezza era per due, tre o quat
tro persone, rare volte per un maggior numero. I Convitati vi stavano
ano dopo 1' altro, col dorso sostenuto da guanciali, il rapo alquanto
elevalo, il rimanente del corpo disteso in lungo ed appoggiati sul go
mito sinistro. Se i Ietti contenevano due persone, il luogo pi ono
revole rputavasi il primo o superiore; se tre, quello di mezzo; se
quattro, il pi vicino al primo. La Cena comprendeva tre portate.
Nella prima ponevansi dinanzi ai convitati delle ova, delle more, dei
fratti di mare ed altri si fatti cibi. Nella seconda venivano le vi
vande pi sostanziose e pi Inule, come carni, pesce, volatili ecc.
Vlla lerza pomi, uva, dolci ecc. In questa facevansi delle libazioni
affi Dei Lari col versar un po' di vino in terra, o sulla tavola. I ricchi
preparavate alla cena col lavarsi nel bagno e vestendo 1' abito de
stinalo per la mensa. Levavansi le scarpe e prendevano certe pan
tofole, cui in tempo del convito lasciavano in terra vicino al letto
sa cui giacevano e ripigliavano nel levarsi da tavola. I convitali di
riguardo avevano la libert di condur seco alcuni compagni, che
h dissero Umbra. Era costume che il convitante offrisse a' suoi
commensali una porzione di ci che vi era di meglio nella seconda
mensa 'portata) onde sei recassero a casa. Nei conviti di solennit
gl'invitati portavano il capo cinto. d'una ghirlanda di fiori, e i ca-
pegli unti di odoroso unguento. Tali conviti si facevano ordinaria
mente di notte e duravano talvolta sino a giorno. Il Sale riputa-
vasi presso i Romani cosa sacra, e rilenevasi imminenle qualche di
sgrazia, e profanata la mensa, se sovr' essa fossesi dimenticato di
porlo. Lo stesso avveniva quando lasciavamo sulla tavola, o si ad
dormentavano prima di averlo riposto. Il Vino era tenuto in molta
riputazione, e ne avevano di varie sorta, tenendo per in molto pre
gio il pi vecchio. Conservavano diligentemente in vasi ben chiusi,
annotandovi il nome d' uno de' consoli, sotto i quali era stato infuso,
o qualche celebre avvenimento. Oltre ci, per maturare il vino nuovo,
42
perch in essa rilrovavansi un sontuoso e singolare palazzo
per g' imperai ori, degli anfiteatri, de' teatri, un circo, e
JliLHwNracil' molle piazze per gli spettacoli di corse e giuochi a).

io tenevano esposto al fumo del camino. Finalmente nei solenni e


lieti conviti il sopraintendente alle libazioni era eletto fra i convi-
_
b) Compendio cu.
. tali, e chiamava.ii
, .
il, . re, del
..
banchetto ; veniva estratto a sorte a
. .. .. ' . . .
fig. sii iia i. mezzo del giuoco dei dadi, o degli aliossi b).

Le Mozze Lo sposo, prima delle nozze, inandava alla sua


fidanzata un anello di ferro; le donne, che le acconciavano il capo,
partivano le sue chiome col ferro d' una picca, per ricordarle dover
essa dar alla, luce guerrieri; le era posta sul capo una ghirlanda
di verbena colta da lei medesima, ed allontanandosi dalla casa pa
terna, doveva mostrar di cedere alla violenza. Cinque giovani, chia
mati paraninfi, erano incaricati di levamela. Camminava 1' uno avanti
di lei innalzando la face d' imene, sempre fatta di biancospino; e
quel che le veniva dietro recava le gioje ed i ninnoli, che avevano
trastullato la sua infanzia. La cerimonia del Matrimonio consi
steva nel porre sul collo di coloro che si congiungevano un sim
bolico giogo, donde deriv la parola conjugium. Giunta la donna alla
casa del marito, le si presentava il fuoco e 1' acqua, come per mo
strarle, eh' era essa partecipe della sorte dello sposo; e dopo la
festa si gettavano noci ai fanciulli, come ad indicare che si abban
donavano i giuochi della puerizia. Eranvi tre guise di matrimonio;
per confarreazione, od uso dello stesso pane, per coempzione, o
ci Cauli) Sior. eli. compra
* ,. scambievole,
. . . ,e *per coabitazione d' un anno, senza interni
voi. Reiig. p. tu. zione di tre giorni e).

La lascila Dopo la nascita d' un fanciullo, alcune donne


s' affrettavano ad erigere un altare alla dea Natio, altre l' ornavano di
ghirlande di papaveri, simbolo della riproduzione degli esseri. Re
cavasi il neonato a' piedi di suo padre, che aveva il diritto di togliergli,
o di lasciargli la vita ; presentavasi ai clienti, o ai servi. Il domani, a
constatar la sua nascita, deponevasi una moneta nel tempio di Giu
di cjuii coi n none-Lucina; il nono giorno era inscritto nei registri della trib, e
v>s- m. gli si dava il suo primo nome d).

Le Feste Erano consacrati alle religiose solennit certi


giorni di riposo: e tutti i membri d'ogni Curia erano obbligali ad
assistere ai sacrifizio Le principali feste eran le Ferali, o feste dei
defunti ; le Caristic, o feste di famiglia; le Liberali, o feste di
Bacco ; le Saturnali, durante le quali gli schiavi erano servili
dai loro padroni ; le Ilari, o feste canterale alla gioja, ai gran
pag?*n. tom mp' giuochi, od escrcizii del circo e).
45
507 Costantino Imperatore fece le sue nozze con Fau
sta nella grande e bella Aquileja a). Ci rilevasi anche dal }0ilu"wNilu'

I Fonerai! Le cerimonie per i defunti erano le seguenti.


Giunto 1" infermo agli estremi, gli si schieravano all' intorno i con
giunti, come per riceverne lo spirito; ed uno di essi gli chiudeva
gli occhi tosto spirato: poscia chiamavano ad alta voce replicata-
mente 1' estinto. Indi collocavasi il cadavere sul suolo, e veniva la
vato con acqua calda, asperso d' unguenti, vestito della veste di sua
condizione o dignit, e deposto sopra un letto siili' entrata della
casa, coi piedi volti verso la strada. Solevasi pure in tal occasione
collocare dinanzi al palagio dei grandi un cipresso, albero consecrato
a Plotone. Neil' ottavo di dopo la morte trasportavasi il cadavere
di alcuni parenti, accompagnato dagli altri in abito di duolo, pre
cedalo dall' insegne proprie della sua dignit e dalle immagini degli
antenati, non che da un' ordinaria comitiva dei vari ministri dei
funerali (cio, il EJbitinarius, che vendevate cose necessarie ai
funerali ; il Pollinclor, servo del Libitinario, a cui appartenevasi
l'ungere il cadavere dopo ch'era stato lavato; il Praeeo, ossia
banditore, che con solenne forma invitava il Popolo al funerale ; i
Vespillone, ministri inferiori destinati a trasportare e seppellire
i cadaveri; Ustores, o 1Jstarii, quelli che abbruciavano i ca
daveri delle persone volgari, ed addobbavano con ricchi tappeti e
eoo 1 insegne delle dignit avute quelli de' grandi prima che
fosse appiccato il fuoco alla pira, il che si faceva da' pi stretti
congiunti con la faccia rivolta alla parte opposta ; le Praeflcae,
donne prezzolate per piangere, gridare e far altri contrassegni di do
lore, intuonando anche lugubri cantici, specialmente in tempo delle
esequie ; il Vesignator, primario ufficiale dei funerali, che oltre
al rimanente, ordinava la marcia funebre, e veniva in essa prece
dalo dallo stuolo degli altri ministri vestiti a lutto) ed altre persone
con faci e strumenti musicali. e seguito dai liberti e dal Popolo. Se
il defunto era personaggio distinto, recitatasi in sua lode nel Foro
1 orazione funebre da uno de' pi prossimi parenti. Giunti alla se
poltura, e terminate 1' esequie intorno al feretro, o al rogo, racco-
glievansi nell' urna le reliquie dell' abbruciato cadavere ; dopo di che
il sacerdote
sa spruzzava
- it i d'\ acqua
ri per i treJ volte gli astanti
il con li
asper DIdi i.omniMHim
Comnonillo cu
OH.
sono di rami d olivo b). Prima pero di porre sulla pira il cada- pie. m alia ni.
vere, gli veniva tagliato un dito, che doveva separatamente seppellirsi;
gli si aprivano gli occhi, come per mostrargli il cielo, gli si met
teva in bocca un obolo, e dato fuoco alla pira, venivano col de
funto abbruciati tutti gli oggetti che egli amalo avea e). Seguita 1' a- Ji^w. *' ""'*
toertione, una delle prefiche licenziava la comitiva con la solita for-
oU ilicel. Allora i congiunti e gli amici dell' estinto gli davano
a gran voce un replicato addio ; indi seppellivasi il cadavere, o le
sue ceneri. I funerali de' principi e de' pi distinti magistrati so
44
panegirico dell' anonimo Aquilejesc recitalo da lui pubblica
si Anton, mi. eli. . ,. ,
nb- i( mente dinanzi agli sposi a).

levano onorarsi con lo spettacolo de' gladiatori; e nella milizia con


la corsa di uno stuolo d' armali a cavalla. Oltre alle vittime, di va
rie specie, immolale innanzi al rogo, gettavansi in esso dai circo
stanti diversi aromi ed altri donativi tosto che cravi stalo attaccato
il fuoco. Neil' esequie de' grandi alle volte distribuivansi al Popolo
de* commestibili, fra cui anche delle carni. Quello che qui si
disse lin' ora sui solenni riti dei funerali, praticatasi per i ricchi ;
mentre le persone volgari accostumavasi farle portare alla sepol-
igCoiiPa1ia0i3i"' tura da quattro ignobili ministri detti Vespillones b). Monumenti,
Monumentum o MonimeiUum detto a monendo, ammonendoci i mo
numenti sepolcrali e ricordandoci non solo 1' altrui, ma anco la no
stra mortalit. Ne' primi tempi era uso di fare i sepolcri nelle caso,
e poscia si accostum di farli ne' campi fuori delle citl, onde gua
rentire maggiormente la sanit. II monumento era per legge posta
in luogo incolto; e venne stabilito che il lavoro della coltura non
fosse praticato sovra esso, acciocch non recasse danno con i fetidi
effluvii alla salute de' viventi: ed era perci determinato apposita
mente lo spazio sacro in cui doveva esser posto il sepolcro. Sulle
vie solevano gli antichi Aquilejesi porre i loro monumenti, al modo
dei Romani, onde il passeggiero, vedendo quelle lapidi o tumuli, accor-
??7w fh'oi1' dasse un ricordo, una lacrima, od un saluto alle ceneri ivi sepolte e).
Giuochi e Spettacoli Per gli spettacoli aveasi una smo
dala passione ; specialmente per i sanguinosi combattimenti, hi cui la
destrezza, la forza, il coraggio mostrando il gusto della Nazione, otte
nevano premii ed applausi universali. Eranvi de' giuochi che davansi
regolarmente nel corso dell' anno; ve n' erano pure degli straordinari,
e si chiamavano volivi, tendenli ad ottenere felice esito ad un' impresa,
od a placare gli Dei ne' tempi di calamit. Per questi la spesa veniva-
sostenuta dal governo e faceasi moderatamente. In quanto ai primi,
essendo dati dalle Magistrature, erano sontuosi e vi s' impiegavano
delle somme enormi. Innanzi che avessero laogo questi giuochi, ve
nivano ornate le stpade e le piazze con stoffe preziose, statue e quadri
lungo la via che doveva percorrere la solenne processione che pre-
cedevali; alla quale processione intervenivano i pontefici, i sacerdoti,
gli auguri e tutti quelli che aveano qualche ufficio ne' tempii, ed
. ognuno in abito da cerimonia, e portavansi in pompa le immagini
e le statue degli Dei. Succedevano poi i Giuochi, eh' erano le
corse, i combattilncnti, e le rappresentazioni dram
matiche, in cui vedevasi sfarzosa magnificenza ne' carri, ne' cavalli,
ne' premii destinati ai vincitori, nel numero degli atleti, de' gladia
tori, de' leoni, orsi, tigri, pantere, elefanti e d'ogni sorte d'animali
rari, come pure nulle ricompense che davansi agli attori, ai poeti,
45
309 Massenzio Cesare Augusto, fa coniare moneta in
a) Linitl Noi. ec
Aquileja a) (1). voi. Il pag. 164.
ZW Eusebio, Pontefice Romano, succede a Marcello
b) Muratori limali
e siede solo 4 mesi e mezzo b). d' Italia.

310 Melchiade, Pontefice Romano, termina i suoi gior


ni sul principio del 314 e). e) Muraioli e. top.

312 Costantino imperatore venne col suo esercito dalle


Gallie in Italia contro Massenzio imperatore, intim la resa
alla citt d" Aquileja, (2) e quo' cittadini, dopo qual
d) Nasario nel suo
che resistenza, si sottomisero d). Paueginco

ai musici. Anche i privati che aspiravano alle dignit davano giuochi


e spettacoli al Popolo, essendo questo uno de' mezzi migliori onde e) Milk*. SI. geo.
farsi via alle magistrature e). Vi erano pure i giuochi dome- T.VIp. 143alla US
siici; cio quello della dama, dei dadi, della palla, della trottola,
del troco, il tirar le palle entro un circolo, la mosca cieca ed
altri. I dadi, eh' erano, due o tre, lanciavano colla mano o* col
frittilo sopra 1' alveo. Il fritillo era un bossolo quadrato o cilindrico
ili legno, di corno, o ti' avorio, e 1' alveo dicevasi la tavola. I dadi
erano di osso, di legno e talora di gemme, di cristallo, di piombo.
Il troco era un circolo con inserti vri anelli, che facevasi girare 0 Canili. SI. un.
mediante un elatere o chiave f) . arca. p. U5446

(1) La Zecca; in Aquileja era gi stabilita all'epoca di Co


stantino Imperatore, e fu introdotta nei tempi dell' alto Impe- giLimu.c-namo.
ro g). Le Monete pi antiche romane furono di rame: a queste nota pag. s.
poi succedettero, in diversi tempi, quelle <l' argento e il' oro, nonch
di no composto di varii metalli. Denominavansi Asse, moneta di
rame del peso di 12 oncie, che suddividevasi in iricns la terza
parte, in quadrai la quarta, in sextans la sesta; il Danaro,
moneta d' argento che valeva 10 assi, che dividevasi in quinarius
mezzo danaro, in sextertius quarto di danaro, e in teruncitis
la quarantesima
r. , t ..
parte

del danaro;
ii
1' Amureus,
i
moneta
i i
d'oro
ti
detta
i-^
.,_ ..
n) Compendio cu.
Nolidus che sotto g imperatori valeva 17 danari, ed altri vogliono 25 pag. ss-bi.
hi.' .Dicevasi
|
ancher Aureusi. nummus, che corrispondeva al nostro scudo,
o nonno d oro . i). * i) Muratori e. wp.
ossia ducato, ano n.
(2) Ne' tempi in cui fioriva la grande Aquileja, il suolo Friulano
era molto ubertoso di ulivi. I colli del contado di Gorizia e quelli
di Rosaxzo erano i siti in cui pi abbondavano. Pi tardi si face
va uso di essi anche per dispensarne i rami nella Domenica delle
l'alme (come tutto giorno); ed accosluinavasi porli nei cimiteri 1). "oi'Tpag.1'".
46
312 Nell'istituzione dell'Impero Romano in Oriente
fatta da Costantino, il tributo territoriale divenne il maggiore,
e cominci dal 512, anno della vittoria di Costantino. Esso
si stabiliva di 45 in 15 anni, periodo dello quindi indzio'
r,) Balbo- RI. d'Il.
>ol un. pai 9 ne a) (1).
314 Silvestro, Pontefice Romano, creato in quest'anno,
bl Muntorl. Ann.
d'itili*. succede a Melchiade e muore nell'ultimo di dell'anno 355 b).
e) limi I Noi. co.
tol II pag. 93. 514 Teodoro, vescovo d'Aquileja e). Il Tesoro aqui-
lejese gli d 11 anni di sede, e non lo nomina Teodoro, ma
Teodosio. Egli per nel 514 al concilio d'Arles, tenuto per
ordine di Costantino contro i Donatisti, si sottoscrive: Teo
doro Vescovo d'Aquileja, superiore spirituale sopra la Dal
mazia. Questo santo era Trace d'origine, ed ebbe nell'an
ri) Antonini m
pai- l. tico Norico (2) alcune chiese suffraganee d). Era in
e) Detto (t sede prima del 514 e).
544 Il titolo di Metropolita Ecclesiastico ebbe prin
cipio in Aquileja in questo tempo ; mentre col fatto prin
cipi nel secolo III ; venendo poi incontrastabilmente da tulli
iVp.iMunSji'ssJ: accordalo a S. Valeriano Vescovo Aquilejese nel IV secolo f ).
Ed a comprovazione che questo titolo apparteneva ai vescovi
d'Aquileja nel 514, troviamo l'accennata sottoscrizione del
vescovo S. Teodoro.

(1) Costantino imperatore pot anche prima della vittoria intro


durre l' uso di tali indizioni; per fuor di dubbio che le nuove
indizioni cominciavano il loro corso nel di 1 di settembre, oppure
nel di 24 il" esso mese. Quest' uso per molti secoli dur in Oc
cidente; prevalse poi quello della Curia Romana, che da qualche se
fi) Muratori e. io, colo in qua conta dal 1 di gennaio la novella indizione g).
anno 313.

(2) II Norico Non ignoto che il Norico, comprendendo in


s la Carintia, dove tuttavia sussistono le miniere di frro, veni
va ad essere vicino e sopra Aquileja; e Solva, nella Carintia, era
citt famosa del Norico Mediterraneo, chiamala anticamente Flavium
) Berloli.Anl.ee.
pag. lei Solvente e fu colonia Romana li). Due erano i Norici, cio Riporense
pig"!0" c "p' e Mediterraneo i ). Il Norico antico era quel paese che oggid chia-
UH!.';'pS,-3.n masi Baviera e Tirolo 1).
47
315 Costantino imperatore, ritornando dalla Pannonia,
passa per Aquileja, ove trattenutosi, emana una legge nel di
18 luglio a) diretta ai Consoli, Pretori e Tribuni della Plebe
Romana; la quale poi soltanto alli 5 settembre fu recitala
b) Muratoti. Ina.
nei Senato da Yeltio Rufino prefello della citt b). aa&o 315.

318 Sotto l'imperatore Costantino godettero i cristiani


tranquillissima pace, e s'accrebbero in numero. Allora ven-
. . . . , , , ,. . . . e) Muratori e. top.
nero eretti sontuosi tempj e cinese al vero Iddio e). Anche mosw.
il Friuli ebbe...una lpace-
di circa 30 anni durante il di lui d) Uniti. Noi. ecc.
tegiio d) (1). toi. n pi* i*.
519 L' imperatore Costantino, nel giugno o luglio di
quest'anno, emana delle leggi in Aquileja. Provvido principe,
tendeva maisempre al benessere de' suoi sudditi, mentre
ritrovasi ebe le leggi da lui pubblicate tendevano ad infre
nare 1* imposture degli auguri e degl' indovini, tenuti in som
mo credito dai gentili, e cosi dannosi alla societ; a pro
muovere la piet, la pace, l' umanit col migliorare la coli
amone de" servi, reprimere gli accusatori, togliere le pa
stinale, e provvedere al mantenimento delle strade, degli
. e j i i ,. , e) Muratori e. top
artefici, e de sponsali ed altro e). anno 3.
519 - Agapito vescovo e cittadino di Aquileja, sedette
anm. 13 . .. f ) Uniti come sop.
tj. ni.up.ios e ieri.
320 Costantino imperatore, portandosi dall' Illirico Del
l' Italia, passa per Aquileja nel mese d'aprile, ed ivi pub- ?)r.0tbof.cbn>n.-
,,..,..* Muratori come top.
blica alcune leggi g) (2). annone.

(1) Bcneflri Alcuni Duchi e Conti vennero spedili, sotto


Costantino imperatore, lungo i confini onde difenderli. A questi, sic
come alle loro truppe, furono assegnate le terre limitrofe dei bar
bari, col diritto di poterle trasmettere ai loro eredi, purch portas
sero le armi: e queste terre uominavansi Benelcii. Molti autori h) MHkit. St. eoe
hanno creduto vedere in ci l' origine de' feudi h). .{rfv7ip~i5SEd.Be.
(2) Le leggi benefiche di Costantino continuavano a felicitare i
Popoli. In quesl' epoca infren con esse il rigore de' creditori, i
quali impadronivansi de' beni dei debitori, ordinando fossero rila-
48
321 Costantino imperatore pubblica una legge in A-
quileja contro la magia, che usavasi a danno della vita e
della pudicizia altrui; lasciando per la libert di valersi dei
rimedii superstiziosi, onde curare le malattie, conservare i
beni della terra, o ad altri usi che noti recavano danno a
a) Cod. Teodos. da
nuleflciis llb. 3. chi si fosse a).
521 Co legge di Costantino imperatore fu conceduto
di poter donare per testamento alla Chiesa qual parte si
b) Miiint St. citila
voi. VU pag. 137. volesse dei propri beni b).
328 La sede dell'Impero trasferita a Bisanzio, che
rlIVIIa Bona St.ec.
PK. 11.
due anni pi tardi viene chiamala Costantinopoli e).-
Benedetto, d'origine romana, fu vescovo d'Aquileja.
Successe ad Agapito, come credesi, nel 332, e pare che
d) Urtili. Noi. oc
toI. Il pag. 103. abbia seduto anni 10 d) (1).
336 L' imperatore Costantino, portandosi a Boma per
celebrare i Vicennali del suo Auguslale Impero con solennit,
e) Gotbofredus In
Cbron. passa per Aquileja e quivi si trattiene circa due mesi e).
336 Marco, Pontefice Bomano, fu creato nel gennajo
f ) Muratori. Ann.
d'Italia. di quest'anno, e sedette soli 8 mesi e giorni 20 fj.
556 La divisione dell'Impero Bomano venne fatta in

sciali, qualora il debito venisse pagato in contanti. Stabili privilegi


per chi prendeva moglie, acciocch aumentasse la popolazione. Statiti
che i debitori del fisco non fossero imprigionati nelle segrete, ma
ove da ognuno si potessero vedere, n venissero flagellati, n e-
sposli ad altri supplizii, creati dall' insolenza e dalla crudelt de'
giudici. Corresse la dissolutezza de' costumi e lo sprezzo dell' onest,
fissando pene per il ratto delle vergini, reso comune fra' Romani,
stendendole alle stesse fanciulle, privandole della paterna eredit. Per
frenare la libidine delle donne che proslituivansi agli schiavi, impose
a quelle, la pena di morte, a questi il rogo, privando i figli della suc
cessione e delle dignit. Sollev i detenuti per delitti, ordinando si
desse fine ai processi criminali con la maggior diligenza, fissando
la pena di morte ai ministri delle carceri, che per speranza di gua
dagno, o pel gi ricevuto dai nemici loro, li molestassero; minac
>) Muratori don.
anno 320. ciando della sua indignazione 1 magistrali g).
(1) Vedi nota a pag. FO.
49
quest'anno dall'imperatore Costantino nel modo seguente.
Al suo primogenito Costantino lasci lutto il Paese al di l
delle Alpi, cio le Gallie coli' Alpi Cozie, le Spagne, la Mau
ritania Tingitana e la Bretagna. A Costanzo secondogenito
assegn lutto l' Oriente, la Tracia e Costantinopoli coli' E-
gitlo, meno la porzione gi data ad Annibaliano suo nipote;
cio il Ponto, la Cappadocia e l'Armenia minore. A Costan
te terzogenito diede l'Italia (I) l'Africa e l'Illirico. A
Dalmaziano, altro suo nipote, la Ripa Gotica, ossia verosi
milmente la Dacia nuova, e la Mesia inferiore a). "'ttlSas.*'1"'
357 Giulio, Pontefice Romano, succede a Marco e
moore ai 42 d'aprile dell'anno 352 b). t) deiu a. *n.
340 Costantino II venne ucciso dai soldati di suo fra
tello Costante vicino ad Aquileja, o in essa citt; ed il suo
cadavere fu gettalo nel fiume Alsa o Ausa olio miprlia di- .,
<5C) Liruti. Noi. cit.
stante e). In quest'incontro devast egli orribilmente col JoLf'crwTunw].
ferro e col fuoco la nostra Provincia facendo pretese sulP I-
tatia, non contento della divisione paterna; motivo per cui
mosse l' esercito contro Costante, e minacci d' assedio A-
quileja; ma vinto, ebbe fine miserando, come fu detto d). Ji'-'jg,'8- "i"
Fortunaziano vescovo di Aquileja trasse i natali in Fo-
rogiulio, (S. Girolamo per lo fa di nazione o di origine A-
fricano; e il Dandolo, di genitori Africani, ma nato in Fo-
rogiulio) venne eletto alla cattedra Aquilejese circa l'anno
544, e dopo il vescovo Benedetto: fu uomo di dottrina
considerevole. Si crede abbia seduto anni 20 e sia morlo
verso l" anno 364. Fu costretto a separarsi dalla comunione

(i) ** Venezia, nella divisione dell'Impero falla daCostantino,


divenne Provincia ed occup il primo posto per merito e grandezza
ira le 17 in cui fu divisa la Diocesi d' Italia. Ebbe la citt di Aqui
leja per metropoli, alla quale erano soggette le altre citt. I suoi
-Titilli estendevansi in lunghezza dal Po alle Alpi, in larghezza dal
l' Adda all' antico Illirico, e crebbe dipnoi per l' aggiunta dell' Istria. <0 Madri. Apoi.
e dilatossi sino alla Pannonia e). S' waiiS .""
I
50
di S. Atanasio e sottoscrisse l di lui condanna. Scrisse al
ai unni. iw. cu. cuni commentar sopra i Vangeli, ed ai Vangeli stessi, da
v'iljl. 1051096110 ....... . .. , s /l\
TOideiucaVliveC0' 'Ul "1VIS1 ,n capi, sovrappose gli argomenti a) {*)
547 _ Valente vescovo di Mursa nella Pannonia inferio
re, compagno nell'errore ad Ursacio vescovo ariano, ten
tando occupar sede maggiore, aspir a quella d' Aquileja al
lora vacante; ed ottenuta col una fazione, mosse sedizioso
tumulto popolare, nel quale certo vescovo Vittore, non po
tendo sottrarsi dalla calca, rimase calpestato e mor tre gior
ni dopo. Quest'atto fu riprovato dal Concilio, e venne Va-
SWw**- lente condannato b).
548 S. Atanasio vescovo d'Alessandria era in questo
tempo ospite in Aquileja, e credesi abbia qui dimorato due
anni. Fu egli chiamato con lettere dall' imperatore Costante,
ch'era desideroso di convocare in questa citt un Concilio,
mediante il quale fosse dato fine alla persecuzione degli A-
riani contro S. Atanasio, da loro deposto dalla sede e fatto
esiliare, perch temevanlo, siccome il pi franco, il pi va
loroso oppugnatore dell' arianismo. Ma non trovata uniformila
di volere nel fratello Costanzo, per le mene degli Ariani,
rimase ineffellualo il Concilio. Essendo poi, per affari di stato,
parlilo d' Aquileja l'imperatore, mand lettere ad Atanasio
e) uniti. noi. ni. per Costanzo, favorevoli a riporlo in sede;, e perci parli egli,
. Il p. 110 jalla il* r r * , \
id'i wa-w"' il & vescovo, d' Aquileja, e si diresse alla volta di lioma o;.

(1) Non essendovi certezza intorno alla data dell'elezione di


questo prelato, come certo ch'egli era in sede nel 347, cosi pare
debba essere succeduta. nel detto anno, e dopo il fatto di Valente
vescovo di Mursa in appresso da noi descritto. Ora non indicandoci
le cronache alcun vescovo Aquilejese tra Benedetto e Forlunaziano,
e vedendo accennata nel 547 la vacanza di questa sede, siamo gui
dati a credere, ch'essa rimanesse in tale stato per la morte di Be
nedetto: dal che rileverebbesi aver questi seduto circa anni 15, e
non 10 come fu detto, combinando cos maggior avvicinamento agli
anni 20 assegnatigli dal Dandolo, i quali pure, per error di copista,
,tengonsi per esagerati.
51
348 Sotto il vescovo Fortunaziano, in quest'epoca,
magnificamente venne rifabbricala la Chiesa d'Aquileja a), JWwn'i?11-
In essa solennemente celebravansi le sacre Sinassi, o con
venti ecclesiastici, noncb le pubbliche pie collette, e v'in
tervenivano Io stesso imperatore Costante e S. Atanasio b). wi. P*. ."*'
Il luogo ove fu questa Chiesa, ora detto Belligna ; perch
aranti
, ,. ebe eli
r, , Apostoli
r ve la fondassero, era quivi
* un tempio
* e) Nldllettl. Palr.
dedicato a Beleno e). B.P^olwec' fasc
551 Magnenzio usurpatore perde sulla Drava una for
male battaglia contro Costanzo imperatore, poi si ritir a
riparo in Aquileia; dove il verno e la lentezza del nemico <ii canti, st un*.
gu permisero di afforzarsi d). ^hvrdp^orir.om
552 Liberio, Pontefice Romano, creato a' d 21 giu
gno, muore ai 24 settembre dell' anno 566 e). d'na?,<,ri' 4nn
552 Costanzo mosse nuovo esercito contro F usurpa
tore Magnenzio eh' era in Aquileja, prese anzi lutto un forte
e ben munito castello sulle Alpi Ciulie, credulo dall' usurpa
tore inespugnabile per la guarnigione ivi da lui lasciala , e
eie Marcellino racconta essergli caduto in mano per ma
neggio. Perci, vedendo Magnenzio sconcertale le sue dispo
sizioni, rilirossi d' Aquileja lasciando libera l' Italia a Costanzo.
Di quello che poi avvenne in queste contrade poco si sa f). ')&" no sei
S. Eliodoro vescovo d' Aitino fiori nel secolo IV. Era
cittadino di Aquileja nobile e ricco. Nacque circa il 540;
intervenne al Concilio d'Aquileja, come verr dello, e fu
monaco in quella citt. Era compagno e coetaneo di S. Gi
rolamo e di Rufino, e col primo fece il viaggio in Oriente ;
dimor nella Siria Calcide, ove rilrovavasi ancora nel 572;
indi ritorn in patria. Educ ne' costumi e nelle scienze il
wo nipote Nepoziano. Non havvi alcun dato sull' epoca della
a morte, ma si credo vivesse oltre i 60 anni. Fu dotto
ifcHe lettere greche e Ialine, e lasci un' opera intitolala :
ttruiione per la vita monastica g). Joi^.'/'''
555 Felice, Pontefice Romano In qucsl' anno il
Vi
clero di Roma venne sforzato ad eleggere un altro Ponte
fice, che fu il predetto Felice, attesoch Liberio, ricu
sando con altri vescovi di soscrivere i cinque decreti, venne
dall'imperatore Costanzo mandato in esilio. Disputasi per
a) Muratori, Ann.
tal. anno 353 fra gli eruditi se questo Felice sia o meno vero papa a).
SCO - Giovino generale di Giuliano Cesare devasta con
le sue armate i contorni di Aquileja, i villaggi e la Provin
li) I.iruli.Not.ecc, cia nostra, indi assedia quella citt, la quale valorosamente
v. 11 p. iQ6 ii ns
r- Ammiano Marc, si difende b).
ne' liii. XXI e xxil
Nepoziano, cittadino e monaco d' Aquileja, nipote di
S. Eliodoro, nacque in questa citt circa il 360. Fatto prete
della Chiesa d'Aitino nel 596, mor in quell'anno. Era di
costumi integerrimi, ed amante delle lettere, di cui fu assai
studioso. Ebbe relazione con S. Girolamo, che oi lasci ri
ci Llruli. Vile eco. cordanza della dottrina ed erudizione di lui e).
voi. I p. 82 alla 88
561 Aquileja si rende all' armata di Giuliano impera
dj Linili. Noi. ecc. tore, che invano con lungo assedio cerc impadronirsene:
v' lln.VH alla 177
Mlllot. Stor. eli.
voi. VII pag. iti.
tanto era forte e munita d).
564 Colonne di confine con iscrizione in onore di
Valenliniano, delle quali una venne ritrovata in tempi mo
derni all' Adda, un' altra alle Chiese verso il Tirolo, la terza
e) Della Bona Slr.
crouol. pag. li. a S. Giorgio di Aquileja e).
565 Valenliniano imperatore , visitando alcune citt
d'Italia, viene in Aquileja e vi pubblica delle leggi. In que
f ) Antonini mg. cit. sto tempo era consolare della Venezia Floriano f) (!)

(1) Consolari, sotto g' imperatori Romani, erano Magistrati


nelle provincie e tra questi i pi considerati. Pare che abbiano a-
vuto origine sino dal tempo dell' Impero di Adriano. Erano essi ben
diversi da quelli che veuivan chiamati Viri Consulares per esser
stati antecedentemente insigniti della dignit del Consolato; mentre
i Consolari portavano tal nome senza mai aver occupato il posto
di Consoli ; essendo soliti ricever l' insegne della loro Magistratura
unicamente dal principe. Governavano essi le provincie, e solevauo
rV'K' Manali avere la loro residenza nella citt capitale delle medesime g).

.).)
566 Damaso, Pontefice Romano, crealo in quest' anno
ai Muralo
muore alli 11 dicembre del 384 a). d' nulla.

369 Valeriano vescovo d' Aquileja era uno de' pi


h) Muratori <". <op
insigni prelati dell' Occidente b). Sotto di lui si accrebbe la lum. 11 pag. 496.

giurisdizione della Chiesa quilejese (i), per l'aggiunta di


e) Liruii. Noi. ecc.
alcune provinole Illiriche e). Egli era di Nazione Gallica e voi. Il pag. 121.

successe nella sede a Fortunaziano (cosi S. Girolamo). Purg


il suo gregge dall' infezione ariana, che sotto il suo prede
il) Animimi mi. rlt.
cessore si era sparsa nella Diocesi d). patf. 20.

Consolari comzi!, consularia comitia I Comizi! erano


nn adunanza del Popolo Romano, che si faceva nel Comitium, o nel
Campo Marzio, per 1' elezione de' magistrati, o per deliberare sopra
gli affari importanti della Repubblica. V erano alcuni giorni fissi e
destinati per tali assemblee, chiamati dies comitiales, segnati con una
e nel calendario di Giulio Cesare. Le adunanze comiziali, tenute
per l'elezione de' cousoli, erano chiamate Comitia Consularia; cosi
gli altri Comizii prendeano nomi da quella dignit, o carica che
doveasi creare, sia tribuno, o pontefice, o edile. V erano Ire specie
di Comitia, cio Curiata, Centuriata, e Tributa : distinte cosi per la
manieri onde il Popolo dava i voti, cio per Curie o Parrocchie, per
Trib, o per Centurie. Tra Comitia e Concilia vi la differenza, che
sei primi tutto il Popolo era convocato, ne' secondi solamente una
parte. Il Comitium, od il luogo dove si tenevano ordinariamente
i Comizii, era una loggia o sala grande nel Foro Romano; per lungo
tempo fu aperta nella sommit, per la qual cagione le assemblee
venivano spesso interrotte dall' intemperie: fu perla prima volta
coperta adatto nel tempo della seconda guerra Punica. I consoli
e) Chamhcrs. Hi/Io
ed i tribuni non erano creati nel Comitium, ma nel Campo Marzio e). narlo universale.

(1) 11 Sinodo Costantinopolitano dell'anno 381, nella lettera da


t) Mad risto. Ano).
esso diretta a Damaso, nomina S. Valeriano tra gli altri pi insigni ecc. p. ISO Raro -
metropolitani f); e chiese suffraganee erangli quelle dell' Istria, ? ni. li, Croti. unlv.
epoca del sinodo*
del Norico, della Pannonia, della Venezia, con la Comense, 1' Augii-
stana e quella di Sirmio g). g) Antonini e. rop.
pag. 'i'i-

I Bagni di Monfalcone (di cui Plinio dice : h) < contra Ti* li! Plinio libro II
<mu. 109.
mavum amnem insula parva in mari est cum fontibus calidis qui
pariter rum aestu maris crescimi, minunturque) pare, e non
senza fondamento, siano stati conosciuti e trattati anche negli an
tichi tempi, e che sotto i Romani vi concorressero g' infermi.
54
S. Girolamo, che da qualche tempo risiedeva in Aqui-
f^K Icja, parte per l'Egitto e la Tehaide verso l'anno 5G9 a).
Florenzio, monaco Aquilejese, era amico di Rufino e di
S. Eliodoro, dei quali fu coetaneo. Ebhe commercio episto
lare con S. Girolamo. Si crede eh' egli fosse di nobile e
ricca famiglia, per il largo giovamento che procur con le
sue sostanze a' bisognosi ; e eh' egli passasse lungo tempo
in Gerusalemme, o ne' luoghi vicini, ove avesse fondato un
ricovero per que' molti cristiani che col si portavano. Fu
erudito ed appassionalo nello studio delle Sacre Carle, e
molti codici interessanti egli possedeva su tale oggetto.
Nulla per sappiamo intorno alle sue opere, n sull* epoche
l'iTsb""': de,,a nasc'la e de"a raorle di lui b).
Bonoso, monaco d' Aquileja, nobile di nascila ed istrutto
nelle sacre e profane lettere, fu compagno di S. Girolamo,
di Rufino e di Florenzio; e col primo venne educalo in Roma
solto g' insegnamenti di Donalo. Resliluilosi alla patria, fece
il viaggio nelle Gallie con S. Girolamo, dopo un anno ritor
nando con lui in Aquileja; indi rilirossi ad austera vila in un'i
sola, n si sa se vicino ad Aquileja, o ai lidi della Croazia.
ivi. i pai. ss-n.*- La patria di questo dotto monaco fu quella di S. Girolamo e).
Grisogono, monaco e cittadino d' Aquileja, pass tutta
la sua vita nel monastero di questa citl. Fu di esemplari
costumi ed amico a S. Eliodoro, a Rufino e a S. Girolamo.
Quesl' ultimo, nel 573, dalla Siria Calcide scrivevagli una
lettera, probabilmente col mezzo di S. Eliodoro. Era molla la
stima eh' egli faceva di Grisogono, e strettissima tra loro
1" amicizia. Fu dolio ed accreditalo ne' studii sacri ; venne

Secondo 1' abate Birrini i ruderi che si sono dissotterrati presso


lii"'!^!; .iT'Jf- nuesta ...
sullo sialo del Ti- * .
termale _dimostrano
. .
che col vi era concorso
-.,. * i-
di ammalali ,d).
i
maio op. p. s e 9. INel principio del secolo XVIIl i Bagni di Monfalcone sono stati
rifabbricali per cura di molti di que' terrieri e particolarmente di
iW?* medico e).

tLi*
dello ad un vescovato, ma per la preferenza data ad altra
persona non Io consegui. Nulla ci rimane intorno alle sue
opere, n sull'epoca della sua nascita; ci nolo per che
egit ancora viveva nel 401 a). ^iM'97Vai/wi'.
j'O Rufino prete d' Aquileja riceve il battesimo (1)
tparte da quella citt per l1 Egitto, animato dall'esempio di

(t) L'antico Battistero per immersione esisteva in Aquileja nella


lea detta dei Pagani b). Il Battesimo I primi fedeli erano ^gBm"A"te<:'
battezzati ne' fiumi o in qualche catacomba; dappoi si eressero bat
tista presso le acque, accanto alle chiese parrocchiali, e talora furo
no congiunti a quelle per via di portici, come riscontrasi in Aqui
leja. Facevansi fabbriche a tal uopo di forma ottagona ed anche qua
drata, o rotonda, o a croce, con colonne di valore, a varii ordini
di architettura, con gallerie in alto ed una cappella coli' immagine
del Battista o di S. Pietro battezzante. Nel mezzo appunto era la
'asta, a cui andavasi comunemente per sette gradini, indicanti i
W dello Spirito Santo, e dentro eravi un gradino sul quale sede-
Tw o inginocchiavansi i candidati. Entravano essi decentemente
trad, come si continu fino al 1140; e perci istituivansi diaconesse
a servizio delle donne, alle quali fabbricavansi battisteri distinti. Il
Catecumeno veniva sottoposto a lunghe prove. Mutato il nome,
osserwa la corrugale continenza, il digiuno quaresimale ed altre
^oetue, era esorcizzato, sette volte scrutinato sulla fede; indi a
P< scalzi, fatta la professione, spiegato il Simbolo, cantato il Pater,
'niu dichiarato competente. La domenica delle palme e il gioved
santo gli erano lavati i piedi : al sabato, il vescovo digiuno e ve
stito di bianco lo battezzava pubblicamente. Dopo mondato nel ba-
fo, rivolto ad pccidente, faceva le rinunzie, ed unto il petto e gli
ieri, professava la sua credenza, poi entrava nell' acqua. Allora i
ministri in bianchi arredi gli sommergevano tre volte il capo, e il
'escono gli versava sopra ' acqua, colla formola rituale, indi lo ba-
?*'a: un altro sacerdote gli ungeva la testa col sacro crisma, gli
""poneva il velo bianco, e talora lo cingeva di fiori, di mirto o di
palma, indi gli lavava i piedi, che alcuni neofiti portavano scalzi per
No giorni. Avuta poi dal vescovo una candela, riceveva il corpo e
sangue di Cristo, e i bambini il sangue soltanto : poi latte e miele
e dieci silique (queste chi le reputa monete, chi carrube, chi altro,
<* figure di monete di cera; e forse erano agnus-dei). Recitavasi
?wa il principio del vangelo di S. Giovanni, e il notajo registrava
'I neofito. A tutto assistevano i padrini, garanti della fede e della
condotta di esso ; e talora erano molti per uno solo, tal' altra un
s,,'o per molti. Le vergini levavano al fonte gli orfanelli da esse
5G
San Girolamo di cui era amicissimo. Trasse egli i natali
dalla nobilissima famiglia Tarania circa il 550 nella citt di
Concordia, come ci assicura Palladio vescoro di Elenopoli.
Cresciuto in et, portossi a fare i suoi sludii in Aquileja,
ove divenne condiscepolo del dottore S. Girolamo, con cui
per ebbe delle differenze: ma non egli 1' eretico Rufino,

adottati. Il battezzato per otto giorni schivava solazzi e conversa


zioni, assisteva alla messa, al sermone, alla comunione; portava una
benda sulla fronte per coprir il crisma: scorso quel tempo, depo
neva la veste bianca, ripigliava i calzari ed era benedetto. Solo a
.i) Canlii. Stor. un. pasqua e a pentecoste facevasi questa cerimonia a). Il diritto di
t. Vip. dalla 3
battezzare nei primi tempi dei cristiani apparteneva prima a' vescovi,
poi a' preti e a' diaconi ancora; bench per decoro ed onor della
b) S. Fiorano. Food,
tee. p. M-95. chiesa non senza l' autorit del loro vescovo b).

Religiose cristiane, costumi de' loro vestiti nel IV secolo


ed altro Questo termine di religiose comprendeva quattro stati
cio: Vergini consacrale a Dio; Vergini non consacrate, o devote;
Vedove; e Religiose propriamente dette.
I. La Vergine consacrata a Dio era quella, alla quale per
mano del vescovo pubblicamente imponevasi il velo ; una volta di
color rosso o purpureo, poscia di color nero: e questa per ordinario
era chiamata virgo Dei, virgo sacrala Deo, ancilla Dei, Sponsa Chrisli.
n talvolta le si risparmiava il nome di Religiosa.
II. La Vergine non consacrata non veniva velata dal vescovo, ma
aveva proposto di conservare la sua verginit, o aveva fatto voto senza
solennit e chiaraavasi virgo devola, devota Deo puella': portava veste
di lana nera, e una coperta di testa particolare chiamata Mitra. An
che queste vergini chiamavansi col vocabolo di Religiose.
HI. Le Vedove venivano ammesse e tra le velate e consacrate, e
tra le devote. Tonaca nera, scarpe vili, cingolo di lana e velo al
capo era il loro vestito. Anco queste erano chiamate Religiose, oltre
il vocabolo che dinotava lo stato a cui appartenevano.
IV. Religiose, era il titolo proprio alla quarta specie di mi
nor perfezione di stato. Distinguevansi esse dalle secolari per la
veste di lana nera che usavano portare. Erano ammesse a questo
e) Uniti. V'Ite eli.
lui. I pag. 92-93. stato colle vergini anche le maritate e).

Abiti Ecclesiastici Il Sacrificio che prima consumavasi


bencb lo si abbia creduto, essendo la Siria patria di que
sto. Fece faticoso viaggio e hinga dimora in Oriente e
mor nel 410. Fu padre della Storia Santa nella Chiesa La
tina, uomo di somma piet e di alta dottrina: ed abbiamo di !""!/!?^
lui molte opere accreditate a). -l-ww.wiW
* ' degli uomini IH.
370 Il porto d'Aquileja era frequentatissimo di navi-

privatamente dal vescovo o dal sacerdote nelle prigioni dei martiri,


o salta loro tomba, e sino in camere particolari, non altri assi-
sistendovi che il diacono, dappoi si celebrava solennemente con tutti
i Tescovi e sacerdoti, e con tutto il clero se si poteva : e trovossi ne
cessario d' introdurre a decuro delle chiese i vasi d' oro e d'argento.
Gli ecclesiastici dapprima non vestivano altrimenti de' laici ; ed a-
bito consueto de' cristiani era il mantello filosofico sopra la tunica,
quale con poca variet conservasi oggi dai sacerdoti. Coli' invasione
de' barbari fu smesso l' antico vestimento, e solo gli ecclesiastici
serbarono traccia di esso, per cui trovaronsi addobbati diversamente
dalla connine de' cittadini. 1 vescovi gi nel quarto secolo coprivano
il capo di un berretto o Mitra, ma non prima del Vili fu usata
la mitra alta e bipuntata, n prima del X i pontefici portarono la
Tiara, che era semplice e liscia, finch Alessandro III vi cinse
w corona, a cui Bonifacio Vili ne aggiunse un' altra, e Urbano V
la lena. L' Anello, che distingueva i cavalieri romani, dovette
passar presto come segno di ecclesiastica dignit. Il Pastorale,
figura del vincastro onde il pastore guida i suoi armenti, risale ai
primi tempi, di legno e in forma di gruccia, quale conservasi dai
prelati greci, o ritorto in cima, liscio al mezzo e acuto al calcio.
Il Pallio, ornamento a foggia delle pianete moderne fu ristretto
ad una striscia segnata di croci per distintivo degli arcivescovi.
Anche la Stola forse rappresenta la sopravveste chiamata con quel
nome. L' Orario era un fazzoletto bianco col quale si cingeva il
collo, acciocch il sudore non deturpasse il vestimento, e a tal fine
gli ecclesiastici l' adottarono nelle sacre funzioni. Il Manipolo
viene dalla salvietta che portava al braccio chi serviva alle sacre
mense. La Casula o dalmatica la penula antica con una
specie di tasca quadrata pendente dalla cintura e tutta chiusa in
tondo. Quando al lino sostituirono i fili d' oro, e s' aggravarono di
gemme e ricami, troppo pesante riusciva al sacerdote il tenerla rial
zata sul braccio, talch venne fissa ai lati, e formossene la pianeta.
L' uso che ancora si conserva di alzare questa, allorch il sacerdote
eleva V ostia, inutile vestigio del servizio che V accolito allora pre- b. Cntl slor ,,
stava per necessit b). *.vp.6isaiia65o:
58
gli () orientali, e particolarmente di quelli d'Alessandria
a) Ltratl. Noi. eli.
\oi. ii pag. ii4. e_ dell
Jll * P_:_ _N
Atnca a).

Niceta cittadino d' Aquileja nacque in questa cill, fu


suddiacono e monaco in quel monastero sotto la direzione
del detto vescovo S. Valeriano. Ebbe amicizia con S. Giro
lamo, parti con esso per l'Oriente nel 370, in et non lon
tana di 30 anni, visit Gerusalemme e pertossi air eremo:
ma non chiamato a quella vita, ritorn in Aquileja. Fu fatto
vescovo della Dacia, allora importantissima e vasta Diocesi,
conlenente la Schiavonia, la Bosnia, la Servia, la Bulgaria, la Un
gheria, la Valacchia, la Transilvania e la Moldavia; con popolazio
ni di Dardani, Bessi, Daci, Geti e Scili, genti feroci e barbare :
e risiedeva nella citt di Romaziana, sita al di qua del Danu-

(1) Navigli antichi Le fuste dicevansi Myoperones; i bri


gantini Perones; le picciole fregate Catascopia Prosumice, o Ltmunculi;
le peschereccie Horiw; i piccioli burchielli Lembi; le barche de' fi-
nanziarii Hippaggia; le marchiane Damence; i battelli Scaphee; la
piatta Puris; la barca grossa Faselhis; le grandi navi Circerus; le
galere poi chiamaronsi con pi nomi secondo gli ordini di remi che
portavano, cio Bireme, Trireme, Quadrireme, ecc.; le Zattere Ratei
o Schedia; le picciole barche da fiume Cimba:; le gondole ambular,
b) canoni. Piana 'e nav' ('a car'c0 Onerane; le barche con cui navigavansi i fiumi
aiaro?'6 l>a8 m dentri b). Non pare che le navi da guerra avessero pi d'una vela
per albero. Le galere avevano in mezzo al ponte un albero con vela
quadrata ; e lo abbassavano qualvolta il veuto le costringesse andar
a remi, o quando s' allestissero a battaglia. I vascelli di trasporto,
viaggiando solo a vele, dovevano moltiplicarle per offrire maggior
superficie ai venti. Tre stavano all' albero di mezzo, due ai minori
di poppa e di prora. Per conoscere donde spirava il vento, servi
vate, come noi, di banderuole, o pennoncelli sospesi ad un' astie-
ciuola (stelide) Altre, simili alle nostre fiamme fpterigia) stavano
in vetta agli alberi. I vascelli erano calafatati con stoppa e sparto,
e fuori spalmati con cera, pece e resina ; talora avevano la carena
rivestita con lamine di piombo, attaccate con chiodi di rame. Le
ncore, invenzione degli Etruschi, dapprima erano un sasso forato,
che gettavasi al mare, indi si fecero in ferro con un dente solo; poi
con due. I vascelli si ammanavano con molte ncore, la pi grossa
delle quali chiama vasi sacra, e la pi piccola unca: che avevano la
e) carni, sior.nn. loro grippia (niigiiiaj e i loro cavi (aiuhoravia) detti orai da Livio,
n"m. m-W relinacula da Ovidio, rudente* da Plauto e).
59
bio, non mollo lontana da Scupi. La missione affidala a Ni-
eeta richiedeva fortezza d' animo, menle elevata e bont di
more; e tali qualit egli ebbe unite a grande dottrina e santit
di costumi. Non vi nulla di positivo riguardo alle epoche
della sua uascita e della sua morte: si crede per che non
messe oltre l'anno 420, e che cessasse di vivere in et
ottuagenaria. L' unica opera che di lui si conosca quella
De Bono Psalmodiw. Il nome di questo grande uomo e le
soe opere Tengono facilmente confuse con quelle di Nicea,
cittadino e vescovo d'Aquileja. Egli, Niceta, fu il primo ve
scovo che nella Dacia fosse mandalo a piantare la vigna del
signore a;, mi. ip. xexi.
570 Nella Chiesa Aquilejese s'introduce un proprio
simbolo di fede che fu per secoli conservalo. Principiava :
Credo in Deum Patrem omnipotenlem' invisibilem et impas-
tiouem D . Cr0 Bag ,2.
370 In quest' epoca tanta era l' avarizia degli ecclesia
stici Romani, che giunse all' eccesso, procurando essi, sotto
titolo di devozione, la roba altrui a proprio profitto; e S.
Girolamo di un tale abuso in pi luoghi ne fa menzione,
(/olendosi, non gi della legge che allora fu emanata per
inibirlo, ma del clero, che merilossela con far commercio
della Religione e) (1). fSSiUt

(i) Perseenzion dei cristiani La I fa quella di Ge-


rasalemme. La II sotto Nerone; la quale cominciata nuli' anno 64,
dur fino al 68. La IH sotto Domiziano dal 90 al 96. La IV sotto
Trajano dal 97 al 116. La V sotto Adriano dal 118 al 129. La VI
sotto Antonino il Pio dal 158 al 155. La VII sotto Marco Aurelio
dal 161 al 174. L* Vili sotto Severo dal 199 al '211. La IX sotto
Hassimino dal 255 al 258. La X sotto Decio dal 249 al 251. 1/ XI
sotto Valusiano e Gallieno che dur tre anni e mezzo. La XII sotto
Aureliano dal 275 al 275. La XIII fu la pi crudele di tutte, sotto
Diocleziano dal 505 al 510; dal suo collega Massimiano rinnovata
l'anno 511; e da Licinio continuata nelle provincie a lui soggetto
sino al 515. La XIV stata in Persia sotto il regno di Sapore II
60
371 S. Valeriano interviene al sinodo congregato in
Roma da Papa Damaso contro Ursncio e Valente, capi della
setta ariana, ed in cui fu condannalo Aussenzio di Mila-
j) Antonini m..cft. ) _ (ty

373 I Marcomanni ed i Quadi, Popoli barbari, inva


sero il Friuli, n giov alla nostra provincia la difesa che
Primicerio Marico tent al passo delle Alpi Giulie; mentre
essi vennero per la strada non impedita dell' Isonzo che per
veniva da Lubiana. Assediarono Aquileja in vendetta dell' uc
cisione fatta a tradimento del loro re Gabinio; devastarono
i contorni e la provincia, distrussero la citt di Oderzo ed
Wm. altre citt b). .

I' anno 345. La XV sotto Giuliano nell* anno 562. La XVI sotto Va-
v! v MMala'se: lente dal 566 al 578 e); e fu l'ultima, e successe appunto nel
perodo a cui fu posta questa nota.
(1) Studio sacro in Af uilcja Sotto il vescovo S. \>-
i!'i!i"Taop' ariano era riputatissimo, e S. Girolamo lo loda molto d). L' istituto
della vita monastica dall' Oriente fu portato in Occidente da S. A-
tanasio, e forse da lui il primo monastero in Italia ebbe origine in
Aquileja, quando esule dalla sua chiesa <!' Alessandria dimor quivi
due anni ricettato dal nostro vescovo Fortunaziano. In questo mo
nastero aveva luogo lo studio di cui facciamo parola e in esso gli
allievi venivano ammaestrati nelle scienze religiose e nell' istruzione
cristiana. Attendevano essi allo studio de' Santi Padri e delle sacre
carte, e ad acquistare perfezione ne' costumi, sotto la direzione di
Cromazio, di Eusebio, di Giovino; e ne sortirono dotti e celebri
tomm^*' uom'n' Per scienza e santit e).
Educazione sotto i Romani Nei tempi della Repulr
blica, l'educazione dell' infanzia era affidata interamente alle madri,
che oltre a nutrire i figli da per s stesse, insegnavano loro la lin
gua nativa ed istillavano in essi i primi semi delle sociali virt.
L'uso di provvederli di estranee nutrici, e di abbandonarli all' altrui
direzione, non ebbe luogo se non dopo che 1' affetto e la tenerezza
materna vennero superate dall' amor dei piaceri e dalla mollezza.
Dopo i selle anni circa venivano educali nello spirito e nel corpo :
nel primo, con gli studii delle lettere, dei costumi, delle leggi e del
governo, insinuando loro le massime di religione e di virt, la sog
gezione a' genitori, I' amor della patria e della libert, e lo zelo pei'
61
375 Valentiniano imperatore muore nel d 17 novem
bre di quesl' anno. Eccessive imposte, fatte esigere con ri
gore, esose vie adoperate per accumular dinaro, e mancanza
di clemenza e carit verso i suoi Popoli, gli attirarono 1' odio
generale. E da osservarsi, che da treni' anni addietro di que
sl' epoca, le gravezze de' sudditi dell'Impero Romano ven
nero accresciute del doppio a). S'itMamoriJ7s.n"'
379 Graziano imperatore, ne' primi di luglio, ritor
nando dalla citt di Sirmio per portarsi nelle Gallie, passa
. ... , , b) Gothof. Cbron.
per Aquileja b). cid. n.
380 Graziano imperatore, saputo gravemente amma
lalo Teodosio, e temendo le conseguenze della di lui morte,
parte da Trevigi e viene in Aquileja ne' primi di marzo, e
quivi, avute nuove favorevoli intorno alla salute di quel mo

le leggi: nel 'secondo cogli esercizii della lotta, dell'equitazione, 2S8*ffivffii


della corsa, del nuoto ecc. e). Smesso anche l'uso di affidare i Bom.p.iwaiiaim
fanciulli a qualche onesta matrona che ne coltivasse l' ingegno e il *
cuore, davansi invece a greche fantesche o a schiavi. Restati in
colli fino a' sette anni, mettevano ad imparare il greco, poi il latino
sotto grammatici, che insegnavano non a leggere e scrivere soltanto,
ma ad intendere i poeti per quanto riguarda la forma, ad esercitarsi
in composizioncelle; intanto che altri maestri li addestravano al ballo,
alla musica, alla geometria, reputate necessarie all' oratore. La mi
tologia greca costituiva la base dell' istruzione de' grammatici, che
futilmente tenevansi all' insegnamento de' nomi degli dei, degli eroi,
al quantitativo delle cose loro appartenenti e all' epoca delle na
scite ecc. Da costoro passavano i giovinetti ai retori, gente venale,
ignara della filosofia e delle leggi, ben altri da quegl' insigni oratori
a cui il padre di Cicerone e d' Ortensio commettevano i loro figli
da coltivare coli' esempio ancor pi che coi precetti. Questi invece
al pesante ed enfatico ingegno de' Romani mal s' ingegnavano di
innestare il puerile e parolaio de' Greci. In costoro era comune il
prurito d' arringare, d'. improvvisare, di disputare, ove beato chi pi
valesse di polmoni, e quello di parer eruditi, avviluppare con argo
menti capziosi, sofisticare i classici sulla erudizione o sulla verit;
della filosofia fare un giuoco di sottigliezze; della storia un' accoz
zaglia di particolarit, che adulteravano perfino il vero; della logica
mia schermaglia d' argomentazioni per mutare in vero il falso ; e vi vp.atta*-
della morale un' ostentazione di virt esagerate d). Im.'irSg.si-m
62
narca, si ferma sino alla fine di giugno ; poscia portasi a Sir-
i) Colhof. Chrou.
Cod. Ih. iii io, donde ordina tenersi un concilio in Aquileja a).
381 Teodosio imperatore, ne' primi di maggio ritro-
vavasi in Aquileja, verso il fine di settembre in Trevigi, e
sullo spirare dell'anno nuovamente in Aquileja: e ci racco-
b) Golhof. e. sopra gliesi da iilcune leggi da lui pubblicale b).
381 S. Valeriano vescovo d' Aquileja consacra in ve
e) Antonini ras. clt.
pag. -. scovo di Trento S. Vigilio e).
d) Uniti. Noi. cit.
v! Il p. 133-151-
Hubels M.E.A.Col.
381 Concilio Aquilejese tenuto addi 5 settembre del
St- Delta Bona St. l' anno qui detto d). A questo concilio, che non fu ecumenico,
Crou. pag. l'2.
intervennero 32 vescovi, singolari per scienza e virt, dall'Africa,
dalle Gallie e dall'Italia; ed alla presidenza stavano S. Va
e) Urlili. Vite ecc.
voi. I pag. 73. leriano vescovo d' Aquileja e S. Ambrogio e) (1). Fu
convocato per ordine di Graziano imperatore, ad istanza de
gli ariani Palladio e Secondiano. Ivi questi due campioni
dell' amnistilo intendevano giustificar s medesimi, e dimo
strar chiaramente, esser eglino impegnalissimi per la cattolica
religione ; ma furono confutati con tanta forza, che senten
f ) Uniti e. f. t. I
dosi vinti, e conosciuta da Palladio la condanna che contro
p. 13 detto Noi.
re. v. 11 p. 133-131 di lui da quel consesso ecclesiastico stavasi per pronun
- ertoli. Antich.
(l'Aq. pag. 127. ciare, si appell al giudizio civile f).
384 Valentiniano li imperatore, dopo accaduta la morte
di Graziano, venne da Milano (2) in Aquileja, e nel
g) Gotbof. e. sopra
l'anno appresso pubblic alcune leggi g).

(1) I vescovi che intervennero a questo Concilio furono i se


guenti: Eusebio di Bologna, Limenio di Vercelli, Sabino di Piacen/.a,
Abbondanzio di Trento, Filastro di Brescia, Bassiano di Lodi, Elio
doro d' Aitino, Evenzio di Ticino, Esuperanzio di Tortona, Diogene
di Genova, Anemio di Sirmio, Massimo di Eniona, Felice di Zara,
Costanzo Sciziense, Teodoro Octodurense, Domino Grazianopolita-
no, Amanzio Niciense. I legati mandati da que' delle Gallie furono :
h) Hnboisc. s. col.
Costantio Arausico, Giusto di Lione ; dall' Africa, Felice, e Numidio;
I-M. ed altri nove, de' quali le storie non ci trasmisero i nomi h).

(2) In questi tempi, e prima ancora, il vescovo della sede di


63
384 Il vescovo di Verona, come pure gli altri vescovi
della Venezia, coli' assenso del Pontefice, divengono suffra
a) Antonini mg. cil.
gasti di quello d' Aquileja a). pag. sa.

385 Siricio, Pontefice Romano, eletto nel gennaio del


bl Muratori.
l'anno presente, mor nel di 2G novembre del 598 b). d'Italia.

587 Massimino tiranno, assedia Aquileja, e si pu


congetturare che essa resistesse fino all' anno seguen
e) Muratori e. sop.
te cj (1). anno ;tS7.

Milito e quello della sede d' Aquileja, e scambievolmente quando


manata uno di essi quello che rimaneva, aveva il diritto di consa
crare il nuovo vescovo eletto alla sede che ne era priva d).

(1J Fortificazioni antiche Queste consistevano in alte


e forti mura, costrutte di grandi pietre, disposte per piani orizzontali
e fiancheggiale da eminenti torri, distanti lo une dalle altre quanto
comportava il tiro delle armi da lanciare. Ma essendo il modo Fon
damentale della difesa quello di tener lontano con ogni sorta di
svitamento, e ferir di tiauco gli assalitori, di qui che a bello
studio le mura si facevano tortuose, e similmente le strade che can
terano alle porte della terra, le quali eran doppie per maggior
fe; e di pi fortificate con saracinesche. Ciascuna citt inoltre
ami dentro il suo cerchio una rocca, collocata nel sito pi elevato,
eie poteva servire di sicuro ricovero dopo 1' espugnazione del primo
recinto. Lo scopo degl' ingegneri, essendo in allora 1' arte offensiva
solo intenta a scalzar le mura e farle rovinar col mezzo de' cunicoli,
era quello di tener lontano V effetto di quesf arte, applicandosi sem
pre nei disegni delle loro costruzioni a seguitar le sinuosit naturali
fcl monte, non tanto per piantar le muraglie sul vivo del sasso, e
a' capo dei precipizii, quanto perch il nemico entrando in quelle
erette rimanesse oppresso dal numero dei difensori e dalle armi da e) Mirali. L' Italia
lanciare e). Le fortezze, o citt ad uso di fortezze, dai Romani ai e.v.lll p.tta ili.
tempi della Repubblica, e dagli altri, accostumavansi fabbricare di
"ir non molto esteso anche dopo quell' epoca: che poscia, cambiate
r ) Antonini e. sop.
le circostanze di varie di queste citt, si accrebbero con le borgate f ). pag. '*'..

Fabbriche antiche Molte di esse venivano innalzate


'ori delle mura delle citt, e particolarmente i tempii degli dei
ano esterni; uso che i Romani appresero dagli Etruschi g). Le vie capava
elle citt soleano farsi ristrette, meno alcune principali, e tortuose
a modo di presentare una rete labirintica di angusti viottoli sboc
canti su piazze grandiose circondate da portici. Le case faceansi
folto alte e poco ventilate h). hM.^n.i e. *>P.
64
388 S. Ambrogio ritrovavasi in Aquileja ad oggetto
di consacrare Cromazio in vescovo di quella citt, ed ivi
scrisse quella bella sua lettera all' imperatore Teodosio a
*il^lHUp.'wo-i3l., Milano, piena di zelo, di saviezza e di gravit a). Con essa
cerc fargli rivocare 1' editto da lui emanato contro il vescovo
di Calliuico ed alcuni monaci, che impediti dagli eretici in certa
solenne processione, in vendetta, aveano a quelli incendialo
un tempio: condannando il primo a riedificarlo a proprie
b) Orti- Stor.Eccl. j' i \
ii. v pag. n. spese, i secondi a severa punizione b).
388 Gromazio, vescovo e cittadino d' Aquileja, fa con
sacrato da S. Ambrogio nel 388 o 389, sedette anni 18,
mesi 9 e mori alti 2 dicembre del 407. Egli era vescovo
metropolitano ed uomo di somma dottrina, e piet. Gli am
maestramenti, che sotto la di lui direzione riceveva ne' studii
sacri il clero d' Aquileja, si nelle scienze religiose che nel-
l' esemplarit della vita, procurarono al vescovo ed al celo
gli alti elogi che furongli falli da S. Girolamo; cio Aqui-
p!&numi3 lejenses clerici quasi chorus angelorum habenlur e). Come
prete peror nel Concilio d' Aquileja l' anno 381 con grande
energia contro l' ariano Palladio e lo confuse. Ebbe corri
spondenza letteraria con S. Gregorio, fu amico d S. Giro
lamo e particolarmente di Rufino, e cerc comporre le diffe
renze Ira que' due grandi uomini. Di somma autorit fu
presso l' imperatore Onorio, e giov molto all' amico suo S.

Campagne e strade sotto i Romani, loro stato dif


ferente da quello d' oggid Essendo in allora la vita sociale con
centrata ne' municipii, le campagne n' erano prive. Dalle citt u-
scivano i solerti proprietarii a vigilare la coltura de' campi che fa-
ceano lavorare da buon numero di schiavi; e quella popofazione,
che oggid troviamo sparsa dappertutto, in abitazioni isolate ed in
villaggi, era un fatto ad essi ignoto. Grandi strade in allora l'a
ccano capo soltanto alle citt, e quella rete di picciole che in oggi
il) r.mrni. SI. Gen.
s' incrocicchia in ogni verso era sconosciuta. Tra gli antichi nulla
delia ci.' m Eor.,' vi fu di somigliante a quell'infinito numero di castelli, di villaggi.
Sia t. iS'p2". di chiese, di monumenti dispersi pel paese dal medio Evo in poi d).
Giovanni Crisostomo. In unione a suo fratello Eusebio am
maestr Rufino ne' dogmi cattolici. Abbiamo di lui 48 omelie
che trattano sopra il Vangelo di S. )iatleo, egregiamente
dettate e molto sapienti a). Fu pure padrino del gi detto Jif.'Vap?1. wo
Bufino b). h) Bcrloll. Ani. di
Aq. pag. W.
388 Taziano, che ritro^avasi in Aquileja, viene chia
mato in Costantinopoli a fungere qual successore del de-
fnnlo Ciliegio, la carica di prefetto del Pretorio d1 Oriente
(1) Era egli personaggio di singolare valore e perito nella
guerra e). r) Muratori Ann.
d'il. anno 3X8.
388 Massimo imperatore venne con la sua armata
io iquilej a e s'impossess di essa e di Emona d) (2) Jjjyirati. Noi. ere.
p. 180-1.
Arendo presentilo che Teodosio imperatore preparavasi alla
guerra contro di lui, fortific lutti i passi delle Alpi Giulie,
per le quali dall' Illirio si entra in Italia e). N certo della J^S*""
via che quegli avrebbe battuto, spedi grandiosa flotta, sotto
il comando di Andragazio suo generale, a custodire quella
f) Muratori Ann.
di mare f ). d'it. anno m.

588 - Teodosio imperatore, muove 1' esercito (3)

(i) Prefetto del Pretorio era il capo, o duce delle coorti g) Chamliers. Di
pretoriane destinate alla guardia dell' imperatore g). Comodo elev zionario Unir ere.
questa dignit a prima dell' Impero, unendo al militare comando
della stessa un' autorit civile, cio di ministro di Stato e preside del
Consiglio del principe li). h) Cant. Si. un.
Rac. T.Vp. CT.

(2) Emona dagli antichi, come vogliono molti, fu detta la citt i) Nlcoletll Palr.
Bert.T.H p.* lento
ora chiamata Lubiana i). Secondo il Bertoh Emona fu credula Citta- Are. trieit. v. I
p.49 Fislulario.
nuova nell' Istria. O. su Gemona v.
unico |u,j. 1W.
(5) Eserciti dei Romani La fonte del potere e della
ricchezza Romana erano le armi; talch severissima era la militare
disciplina, e dottrina suprema quella della guerra. La Legione, cosi
detta dal riempirsi d' uomini eletti, si compose prima di 4200, poi
li 12800 uomini; e ciascun console ne levava due. Ogni cittadino, sano
di sua persona, era tenuto alla milizia, se non avesse compiuto 46 anni,
o fatte 16 campagne a piedi, o 10 a cavallo, (u battaglia, i legionarii
stavano disposti in 5 divisioni : primi erano gli astati, indi i principi,
5
6C
contro Massimo tiranno verso Aquileja per la via di terra.
Minore di forze, ma avvalorato dalla fede, vince le di lu
armate ai fiumi Sava e Drava, cala ad Emona, che, o non
ben difesa, o per preceduta intelligenza, aperte le porte, lo
accoglie magnificamente; e a rapide marcie giunge alle mura
d' Aquileja, ove Massimo erasi rinserrato. Vi pone V assedio,
che fu di breve durata, perch o a mezzo di vigoroso assalto,
o in altro modo, poco dopo vi entr la sua armata e s'im
possess del tiranno. Questi, spogliato delle insegne e degli
ornamenti imperiali, e con le mani legate, venne condotto
dinanzi a Teodosio, da cui acremente ripreso per la sua
tirannide e per aver dato a credere essersi usurpato l'Im
pero col di lui assenso, fu condannato al taglio della testa.
Sentenza eh' ebbe esecuzione tre miglia fuori d' Aquileja
nel giorno 28 luglio, o piuttosto nel di 27 agosto di quel
a) Muratori. Ann.
d'Hai, anno 5ss. l'anno a).

poscia i triarii o pilani, in fine i rorarii e gli acccnsi; e ciascuna divisio


ne comprendeva quindici manipoli, due dei quali formavano la centuria,
e trenta di queste la coorte. I manipoli delle due prime linee si
componevano di 120 uomini, di 60 quei della terza : la coorte ne
contava trenta di fronte, dieci di profondit. Armi erano le treccie,
le frombole e il tremendo pilo, giavellotto lungo sette piedi, lan
ciato il quale, colla spada risolvevansi le battaglie. I triarii adopra-
vano un giavellotto alquanto pi lungo, e lancia e sciabola erano
pure le armi offensive della cavalleria: riparavansi con l'elmo, la co
razza e un leggero scudo. Nerbo degli eserciti era la fanteria ; la caval
leria, sebbene formasse talvolta un corpo separato, per lo pi non servi
che a fiancheggiare i pedoni, e la minore abilit dei Romani in
W Canili. Sl.nnlT.
nac. t. IV p. MS.
questa, rese loro difficili le vittorie contro i Numidi e i Parti b).
I rorarii , frombolieri ed arcieri iniziavano la mischia , poi ,
corisumati i projettili, ritiravansi a lato della legione, ed allora gli
astati giocavano de' giavellotti, e mentre i nemici attendevano a li
berarne gli scudi ove s' erano confitti, essi gli assalivano colle spade.
Che se trovavano valida resistenza, subentravano freschi i principi,
da ultimo i triarii. Gli acccnsi componevano il battaglione di de
r.) Canln come s. posito e). L' arruolamento alla milizia aveva luogo nell' et di 17 anni
pap. .
ii) Canln r. sopra compiti, e la capitolazione ne durava 28 d).
f. un. Guerra p.'jo.
Di rado gli eserciti Romani oltrepassavano i 40000 uomini : n
C7
388 Teodosio imperatore, dopo la morie di Massimo,
si trattenne in Aquilcja e vi riordin le cose sconvolte del
l' Impero occidentale. Con suo editto, datato da quella
citt nel 22 settembre, abol tutti gli alti di Massimo a) a)ub.vop.it.
fiottar. In cbr.
Ib. "

e le elezioni di ministri ed ufficiali da lui fatte, riducendo


Je cose al primo loro stato, e ritornando l' Impero d' Occi
dente a Yalenliniano, clic con Giustina sua madre trovavasi
in Aquileja presente a tulli quesli falli: solo riservandosi
parte nel governo di esso, lino a che VaLenliniano fosse ti) Antonini mi. ni.
p. SII Urtili Noi.
giunto all' et di governarlo da s b). ce. . Il p. 184.
389 In quesf anno, secondo il Baronio, Teodosio im
peratore eman l'editto, col quale ordin fossero infranti
talli g' idoli e demoliti i loro tempii ; e ci riporta, che in
quest'occasione fu distrutto il tempio <l" Iside esistente in
e) Bertoli. Ani. di
Aquileja e). Aq. . I p. li.
591 Teodosio e Valenliniano si portano in Aquileja,

al tempo della Repubblica, u quando, sotto g' imperatori, Roma (lu


minava tutto il mondo, ebbero pi di 400,000 guerrieri. I soldati
romani portavano seco, oltre il vivere, i pali per formare la trincea : e
ogni qualvolta si fermavano, immediatamente munivano il campo con
un terrapieno di forma quadrata ed una fossa dieci piedi profonda. Nel
mezzo dell' accampamento tendevasi il padiglione del capitano (prato-
num). attorno disponevansi gli ufficiali, indi i restanti guerrieri, e dal
centro partivano quattro strade rette Ano alle porte schiuse nella trincea.
Gelosamente si celavano i consigli del generale, non meno ai soldati
ebe al nemico. Nelle marcie procedevano in colonne ; ma se teme
vano un attacco, ordinavansi in linea, togliendosi nel centro i ba
gagli. U soldato romano faceva 20, o 24 miglia in cinque ore, con
tutto il suo fardaggio e i pali, del peso in tutto di 60 libbre d). <1) Carni. Si. lini.
Rii-.v.iv p.l;i-i.
Sotto g' imperatori per, l' esercito aveva mutato si nel fondo
che nelle forme : n le legioni conservarono la salda lor massa,
l' armatura robusta e l' irreparabile pilo. Ad alcuni paesi iinponevasi
di offrire truppe, che si esercitavano con la disciplina romana, ma
nelle armi cui erano avvezzi ciascuno secondo la patria e 1' educa
zione. Inoltre ogni legione si menava appresso un treno di 10 grandi
macchine militari e 55 minori, da avventare proiettili, olire 1' occor
ricanti] romosop.
rente per piantare un campo e). v. V p. m-m.
08
ove pubblicano una legge, avendone un'altra pubblicata an
B) \niunhtims. eli.
PUB. 25. che in Concordia a) (1).
594 Eugenio, usurpatore dell' Impero Romano, occupa
con le sue milizie le Alpi Giulie e vi fa molte fortificazioni.
Alcune statue d' oro, o dorate, fece porre sopra i vicini colli
o monti, rappresentanti Giove fulminante, Marte, la dea Vit
toria, consacrate con varie superstizioni a danno di Toodosio
imperatore, che marciava coli' esercito a grandi giornate con
l>) Muratori. Ann.
iinnu :i Uruli.
Noi. ce. T. Il p. 187,
tro di lui b) (2).
394 Teodosio imperatore scende con la sua armata
dalle Alpi Giulie, e forzati i passi di difesa posti dall'usur
patore Eugenio, gli presenta la battaglia nel piano sotto
l'Alpi, vicino al fiume Frigido, ora dello Vipacco ; ma egli
n' ha la peggio. Il giorno seguente rinnova 1' atlacco e
r) Minatori iti
Lumi f\nt. ec. voi.
vince. Condottogli Eugenio da' suoi stessi soldati, gli fa ta
Il pag.lsallal91.
i! : Climi], st. ri.].-,
gliare la lesta e). Questo fatto accadde alti 6 settembre del
v Vip. 232 Eoli.
SI.Rom.v.Vp.396
t-Panv. Cruii.Eccl.
l' anno 394 d). '

(1) Concordia, detta anche Giulia Concordia, situata alle rivo


del limno Lemene, o Romazio, era un' antica citt del Friuli. Della
sua origine non vi sono notizie certe: si congettura, per che nel
tempo in cui i Romani cominciarono ad abitare la nostra provincia,
avesse principio la sua popolazione, ivi chiamata dall' opportunit
del suo porto. Fu colonia Romana, ascritta a quella cittadinanza,
e posta a votare nella nobilissima Trib Claudia. Aveva il suo Se
nato, i decurioni, ossia l' Orda splendidissimus, il pretore, il duum
virato, l'edile, il questore ed il tribuno della plebe; nonch il ma
gistrato dei seviri, ed i cavalieri onorati di cavallo dal pubblico.
11 tempo in cui essa divenne colonia, pare sia quello del Triumvi
rato di Augusto. Celebre era poi la sua pubblica fabbrica d'ar-
) uniti noi. > m' sagittarie, prescelte per la finissima tempra che quegli artefici
. i'p.sasana'212; sapeano dar loro e). Quest' antica ed illustre citt, compagna nella
sventura alla grande Aquileja. fu vittima del furore degli Unni, co
me diremo.
(2) Intorno all' anno presente, ravvivata con energica forza dal
tiranno Eugenio, la morente idolatria fece l'ultimo sforzo contro
XUm. ' sopr' la trionfante religione di Cristo f).
09
594 L' imperatore Teodosio, dopo vinto Eugenio, si
trattenne iu Aquileja, ove era venuto pur anche S. Ambrogio:
al I.irnli. Noi. et.
indi assieme passarono a Milano a). TOl. Il por;, ni.

395 Divisione dell' Impero Romano fatta da Teodosio


ai suoi due figli Arcadio ed Onorio ; assegnando al primo
l'Impero d'Oriente, al secondo quello d' Occidente b) (I). LTvip.1:
598 Anastasio, Pontefice Romano, succede a Siricio,
e muore addi 14 dicembre del 401 e). e) Muratori Ann.
d1 Italia.
Il prete Rufino, dopo 1' anno 398, ritorn in Aquileja
dalla lunga sua dimora nell'Egitto d). d) Hulrcls M. E. A.
Sol. 107.
Circa 1' anno 400, Rufino prete d' Aquileja scrisse la
sua prima apologia e). e) Urtili e., srtpra
voi. Il pag. ||3.
400 L' imperatore Onorio viene in Aquileja e quivi
pubblica alcune leggi f) (2). I ) De veterani* Co
llie. Tl'OuVrs.
400 I Goti entrano- in Italia sotto la condotta del loro

(1) Si comprendeva nell'Impero d'Occidente l'Italia, che suddi-


videvasi in Gallia cisalpina ed in Italia propria. La Gallia cisalpina,
che avea per capitale Milano, era composta della Liguria, della Ve
nezia, della Carnia e dell' Istria gV Spettavano pure all'Occidente Jdil'^veK31
la Rezia (parte della Svizzera e del
et Tirolo), la Vindelicia (la Baviera),
il Norico (la Carintia), la Pannonia (fra il Danubio e l' Inn, la Drava li i Della Bona. Str.
e la Sava), la Liburnia (la Croazia e la Dalmazia) h). Ci firmi, pag. 12.

(2) Avvocati delle chiese, difensori, od economi Nel-


1' anno 400 venne proibito agli ecclesiastici d' ingerirsi nelle cose
temporali. Da quesf epoca ebbero principio primamente gli economi
che agivano per essi, poscia fu cangialo questo nome e sostituito
quello di difensori; ed in ultimo venne usato quello di avvocati.
Questi venivano scelti a piacere dagli ecclesiastici medesimi i). Le TCiLif'p.?. Iiir*
avvocane delle chiese furono istituite per buon fine, cio per la
custodia che i principi ed i signori pi potenti tenevano de' vesco
vadi e delle badie sottraendo i beni dalla violenza de' nobili confi
nanti; e quest'uffzio, con voce barbara, fu detto Mundibundo.
Ma coli' andar del tempo gli avvocati divennero gli usurpatori ed i
tiranni delle chiese, onde riputavasi opera santa Io spogliarsi di
tale diritto per amor di Dio 1). La voe Mundibundo vale protezione, i)*gjjii.An.,Affr
e muuburgo, mundburgo, inalidimmo, mundiburdo, mundio, o unni- '"'
diburdi suona lo stesso m). miRnM*. m. t. <
' col/ ICS;
70
re Alarico, discendente dall' illustro stirpe de' Baiti, e di
Radagaiso re degli Unni. Danno il sacco al territorio d'A-
a) r, i annone . SI. di
quileja, indi si ritirano, conducendo seco le spoglie predale
Napoli r. I p. 91
Antonini mi. Clt. e gran numero d' infelici prigioni a).
Pg. 3*.
401 Innocenzo I, Pontefice Romano, fu creato a' d 21
b| Muratori. Ano.
l'Italia. dicembre e mori ai 12 marzo dell'anno 417 b).
402 Alarico re de' Goti ritorna in Italia e d il gua
sto alla Venezia ; poscia, battuto dall' esercito d' Onorio gui
dalo da Stilicone, chiede pace, che gli viene accordala a
ri Antonini nu. I condizione di lasciar tosto l' Italia e di restituire ai Romani i
pjM-M-MillotSt
feori'MiT prigionieri e).
pag. 402.
Letterati Friulani che fiorirono nel secolo IV: Fortu-
naziano vescovo d'Aquileja, il monaco Grisogono, Valeriano
vescovo d' Aquileja, Nepoziano monaco, Rufino, Eliodoro ve
scovo d'Aitino, Niceta, Cromazio vescovo d'Aquileja, Paolo
di Concordia e Florenzio monaco.
404 Radagaiso con uno stuolo di barbari composto di
Unni, Goti (1) Sarmati ed altre Nazioni, situale al di

(1) Goti Il nome di Goti fu dagli scrittori Romani usalo come


sinonimo del pi antico nome di Geti, Popolo che viveva diggi sulle
rive del Danubio presso il Mar Nero ai tempi di Augusto. Gli scrit
tori Greci considerano i Geti, o Goti, come una trib Scitica. L' ori
gine dei Goti molto oscura ed intralciata. Il pi probabile pare
eh' ei fossero antichissimi abitatori della Scandinavia, e che di l
passassero a popolare le isole del Baltico e le spiaggie vicine, indi
mandassero in Germania colonie, le quali si estesero sul Mar Nero
dalle foci del Danubio a quelle del Don; e che finalmente in queste
nuove dimore e' fossero conosciuti col nome di Geti, e talora presi
per Sciti. Checch ne sia, il nome Gotico mai non venne meno
nella Svezia e vi dura tuli' ora. I Goti orientali furono detti O-
strogotJ, gli occidentali Visigoti. Avvertasi, che sotto il nome
T m generale di Goti venivano in quella spedizione una moltitudine di
mi. xl pajfii'w.' altri barbari d). I Goti coltivatori delle fertili pianure al nord del
Danubio e del Mar Nero erano pi inciviliti che gli altri Popoli di
origine germanica, e cominciavano ad inoltrarsi di buon passo nelle
arti sociali. Lavoravano i campi, coltivavano le arti, ripulivano
il linguaggio, raccoglievano le tradizioni, o cantate, o forse scritte
71
l del Danubio, in numero di pi di 200,000, passa per il
Friuli e lo danneggia gravemente. Questa sua venuta in Ita
lia, nella quale vinse in battaglia Sliliconc, forse fu diretta
a vendicare la rotta che Alarico ricevette dai Romani, o me
glio ad impadronirsi di Roma, onde depredare i tesori che
a) Mura. Ann. d'It.
essa possedeva a). Nel 405 poi fu rotto ed assediato sulle anno 4U Ranip.
Cronac. universale.
balze di Fiesole, e costretto alla resa, fu decollalo b). li, Mun. anno 103.

407 Agostino vescovo di Aquileja eletto in quest' anno, e) Liniii No, ecc.
v. Il p. 1-J3 l'Jt 197.
era Beneventano e sedette anni 19 e). Per i vescovi d' Aquileja Panviiio. Crun.
Ecclesiastica.
che succedettero ad Agostino, della cui elezione non si ha

in lettere Unniche (Runico, termine applicato al linguaggio ed alle


lettere degli antichi Goti, Danesi e u' altre Nazioni settentrionali.
Chambers Dizionario Universale vedi Runico) ov' era serbata memo
ria delle migrazioni e delle antiche imprese loro; teueano colla
Grecia un profittevole commercio, col cui favore il cristianesimo
penetrava fra loro ; ed adottando cognizioni pi elevate e costumi
pi miti, nulla per avevano perduto del loro coraggio e dell' amore
per la libert d). I Goti che stabilironsi in Ispagna chiamaronsi TiTxupa8,l!r,!
Visigoti; quelli che rimasero in l'annoimi ebbero il nome di
Ostrogoti. In Ispagna dominarono 310 anni e). I Balli erano la jK^nVin.'
schiatta reale, eroica, semi-divina de' Visigoti; gli Amali quella de
gli Ostrogoti f). Wi'SkWE-
Gli Unni, affini degli Avari e degli Ungari: che con la lingua
di questi ultimi si spiegano i loro nomi proprii, unico avanzo del
loro parlare. Ne' primi secoli dell' era nostra abitavano essi pi a
mezzod che non ora, e in tempi anteriori stendevansi fino alle rive
dell' Eusino, confusi con tanti altri Popoli nella vaga denominazione
di Sciti. Cui li colloca sulla cosla occidentale del Caspio fra gli
Sili, i Caspii e gli Albanesi ; e chi sulle due rive del Boriitene fra
i Bastami e i Rosolani. Erano essi noti assai prima che nel 57G
piombassero sulle Nazioni indo-germaniche, occupando dal Mar Nero
al Danubio, dilagandosi poi per le proviucie dell' Impero Romano.
Lasciando le favole, che ci dipingono gli Unni figli di demonii, ne
somiglianti ad uomini se non perch favellavano, diremo con Alluma
no Marcellino: esser di una ferocia senza pari; nati appena, solca
tasi loro il viso con un ferro rovente, perch nou mettessero barba,
sicch somigliavano ad eunuchi; tarchiati del resto, vigorose mem
bra, grosse leste, spalle tozze, tanto da scambiarli per bestie ritte
Mille zampe. Vivevano a maniera di selvaggi, sapendo, non che al
tro, neppur cuocer le vivande, ma pascendosi di radici crude o della
72
l'epoca precisa e che scendono sino all'anno 444, diremo
( basali all' antica cronologia dei Patriarchi d' Aquileja ci
tata dal de Rubcis nel fine della sua opera M. E. A.)
che ad Agostino successe Adelfo, eletto circa l'anno 426;
il quale sedette anni 9 e mor verso I' anno 454 ed era
nato in Aitino. Massimo subentr ad Adelfo e si ritiene aver
a) Llnitl.Not. eli. ,. , , n \
ig. 198. egli seduto anni (J a).
407 Gli Aquilejcsi, onde porsi a riparo dalle frequenti

carne d' animali, frollita col tenerla fra la sella ed il cavallo. I pri
gionieri di guerra coltivavano i loro campi e curavano gli armenti ;
n case, n capanne abitavano, considerando ogni ricinto di mura
come un sepolcro, e credendosi mal sicuri sotto un tetto. Abituati
dall' infanzia a freddo, a fame, a sete, spesso mutavano dimora,
trasportando sopra carri tratti da buoi V intera loro famiglia, e le
donne che vi cucivano gli abiti pei mariti, e nutrivano i fanciulli.
Vestivano tele o pelli di martoro, non deponendole finch non ca
devano a pezzi. Elmo in testa, ai piedi uose di becco, e scarpe
tanto rozze da impacciare il passo; onde non ismontavano quasi
mai da' cavalli, standovi di e notte, or cavalcioni, or seduti ; su quelli
mangiavano, radunavansi a Consiglio, bevevano, dormivano abban
donandosi sul collo della cavalcatura. Sul nemico piombavano ur
lando spaventosamente, e se trovavano resistenza, sguizzavano in
dietro, poi come lampi tornavano all' attacco, abbattendo checch si
opponeva. Correndo di carriera, o fuggendo, avventavano freccie colla
punta di osso, dure e micidiali quanto il ferro; da vicino combat
tevano colla scimitarra in una mano, neh' altra un laccio per ac
calappiare il nemico: e nessuno potea ferire colpo prima che un
cavaliero di famiglia privilegiala non n' avesse dato l' esempio. Le
donne talora combatteano anch' esse. Da un secolo erano arrivati
in Europa, eppure non aveano per anco idea dell' arte dello scri
bi oanti. si. onir. vere b).
t. Vip. 89 alla 338 ;

Sarmati; gente Scitica, che dapprima abitavano al di l del


Tanai, poscia si estesero da esso alle montagne della Transilvania
da un lato, e dall' altro verso la foce della Vistola. Erano bruni,
grossi, bassotti, di complessione umida e floscia, poco fecondi. Va
gavano sui cavalli, e le donne e i figliuoli sopra carri coperti di pelli,
spingendo innanzi gli armenti, vivendo di latte, carni, paste e mi
glio, talora del sangue de' loro ronzini. In mancanza di ferro, co
privano l' armadura di ugne e di corno, e nelle battaglie, ove a
piedi non valevano punto, menavansi dietro due o tre cavalli per
saltare all' altro quando 1' uno fosse spossato, e oltre la freccia e
73
invasioni dei barbari, cominciano a fabbricarsi un asilo nella
Ticina Isola. di Grado a) (1). a^montni nn.cn.
408 Rufino, unitamente a S. Melania, dama romana,
si pone in viaggio per la Palestina; ma giunto in Sicilia,
e sopravvenutogli grave incomodo, dimette il pensiero di pro
gredire pi oltre; e dopo due anni di fermata col, ivi
muore b) verso l'anno 410, forse ai 44 di giugno, come si b) detto m
rroil.
creue e;.r"'{ *)
vii,Uniti,
^g.fot.,eiieco.
408 Alarico con grosso esercito passa dalla Pannenia
nel Norico ed arriva sino ad Emona. Manda ambasciatori ad
Onorio in Ravenna a chiedere pagamento dei pretesi suoi
credili per essersi fermato nelF Epiro a requisizione di Sti
licene, ed il risarcimento delle spese per aver condotto il
suo esercito nel Norico: cos e' informa Zosimo. Convien dire
ch'egli non ottenesse il suo intento, pereb dopo qualche
tempo spedisce nuovamente i suoi ambasciatoti, esibendo la
pace ad Onorio, e la sua ritirala in Pannonia, quando, gli fosse
pagalo
r
il dinaro richiesto d):
'
ma non ascoltato dall' impe-
r
<"pag.Antonini e. reo.
34 alla 38.
ratore, muove a danno dell' Italia ; e lasciatesi alle spalle
AgoiJeja, Concordia ed Aitino, si avanza sino alle mura di
Roma e). Ivi raggiunto da Alaulfo suo cognato, il quale, # i*"* 'm""'
bench battuto nella Venezia dalle genti di Onorio, re
cagli soccorso, ed insieme assediano Roma f), e fanno ^sraffiwT

la lancia, avventavano certi lacci corsoi, coi quali accalappiavano il ,


nemico: costringevano anche le donne a combattere; ed ignominiosa
era quella, che non avesse ucciso un nemico. Al dio della guerra,
simboleggiato in una spada, sacrificavano destrieri e uomini g). !!??! vi p.'w.
(1) Grado Castello, o citt eretta dagli Aquilejesi ne" tempi
del Tescovo Agostino per ripararsi dall' incursioni de' barbari. Dalle
Acque dette Gradate fu chiamato Grado. Cosi il Dandolo, Rubeis
M. E. A col 117; Liruti Hot. del Friuli voi. Il pag. 196; Zanetti
del Regno de' Longobardi lib. I pag. 31. Grado Tu porto di Aqui-
leia, e la flotta, che da questa citt denominavasi Aquileiese, slan-
ziava in esso. u). ,ii. i |g. m.
74
provare a quella citt orribile fame e fiera mortalit; per cui
trattatosi 1' accordo, vengono pagale ad Alarico 5000 libbre
a] Muratori. Ann.
d II. anno 408. d' oro, e 30,000 d' argento, e 1' esercito suo si rilira a).
408 I Veneti, intimoriti dalle terribili devastazioni dei
barbari, si ritirano nel fondo dell' Adriatico in certe isole poco
lontane dal Continente. In una di queste, chiamala Rialto, o
Rivo-Alto, che serviva a questi tempi di porlo alla citt di
Padova, viene fabbricata una chiesa che si dedica a S. Gia
como, o Jacopo, con alcune case all' intorno, ed in tal modo
b) Antonini I
pag. 39.
le si d forma di citt b) (1).
412 Ataulfo, andando a fondare il regno de' Visigoti
r) Uniti. Noi. ecc.
toI. Il pag. 226.
nelle Gallie, passa con i suoi barbari per il Friuli e) seco
d) Muratori. Ann.
anno 409 pel fatto
conducendo Aitalo gi prefetto di Roma, e proclamalo im
Mascou. Del fatti
del Tedeac p. 374. peratore d).
417 Zosimo, Pontefice Romano, succede a Innocenzo I
e) Muratori. Ann. e muore a' d 2G dicembre del 418 e).
418 Bonifacio I, Pontefice Romano, succede a Zosimo
nel d 29 dicembre, e muore nel giorno 4 settembre del
f) detto 422 f).
422 Celestino, Pontefice Romano, viene eletto a' d
() dette 10 settembre e muore nel giorno 19 luglio dell'anno 432 g).

(1) Intorno a questa data riportataci dall'Antonini, per la fon


dazione di Venezia (cui varii istorici fissano all'eccidio di Aqui-
leja fatto da Attila) se non precisamente all' anno stesso, molli
autori combinano seco lui nel riferire che al periodo della calata
hJftiriciPallatliltpr.
ror.llb.Xpag. 76. dei Goti in Italia, i Popoli della Venezia ripararonsi nelle Isole del
I ) Teatro univ, t. l' Estuario; e ne prova non dubbia 1' erezione di Grado. Anzi al
Vili pag. KJ.
1 J Brouckner- Db.
geog.T.llp. 459.
cuno riporta l'origine di Venezia all'anno 410 b); chi al 421 i);
Marcolini in Ma-
kcou.Dp fatti ecc.
altri alla venuta dei Goti, ed a quella di Kadagaiso 1); e Cant
p. 138-1.19 -Filiali. stesso, bench la ponga alla gi detta epoca di Attila, pure asserisce,
Sag.v. Hp. 106-107
che al frangersi dell' Impero Romano, i Popoli Veneti erano padroni
delle Isole della Venezia, che poi alla venuta de' Goti, e forse
maggiormente al sopraggiungere de' Longobardi, nuova gente accor
in) Cant. SI. unir reva col per sottrarsi alla servit m). In tanta differenza noi ab
Bue. t. Vili p. 331.
biamo creduto di non omettere questa data portataci dall' Antonini, .
onde il lettore ne faccia quel conto che creder.
75
422 Muore S. Girolamo a). a^f'
423 In sul finire di qucsl' anno, Giovanni primicerio
de' notai si fece proclamare imperatore in Ravenna, e pro
cur presso Teodosio la conferma di tale dignit ; ma non
T ottenne: anzi l'imperatore armossi contro di lui, onde de
porlo dall' usurpalo imperio. Ci saputo, Giovanni spedi nella
Pannonia Ezio suo maggiordomo con molto oro, acciocch
chiedesse ajulo agli Unni, concertando, che all' arrivo del
l' armala di Teodosio avessero ad attaccarla alle spalle, men-
tr' esso sarebbegli venuto di fronte b). <n*an1ia'in'
424 Teodosio II imperatore, riunita poderosa armata
e datone il comando ad Ardaburio e ad Aspare di lui
figlio, la spedi in Italia. Venne con esso Placidia sua zia
e il di lei figlio Yalentiniano in tenera et. Giunta l' ar
mata in Tessalonica, separossi, e la fanteria imbarcata con
Ardaburio fece vela alla volta di Ravenna, ma sbattuta
la flotta da fiera tempesta, si disperse, e il generale con
due galere trasportato al lido fu preso dal tiranno e fallo
prigione. Aspare all'incontro, con la cavalleria, passata la
Pannonia e l'Illirico, sorprese Salona nella Dalmazia e la .
prese a forza. Poscia con Placidia e Valenliniano sollecito
progred, giunse inaspettalo su Aquileja, allora citt delie
pi grandi ed illustri d'Italia, e se ne impadronrc). ej*no.
425 Non tard Aspare a portarsi con l' armata in
Ravenna a liberazione del padre (che per lettere segrete
avvertivalo aver egli maneggiato per impadronirsi di quella
citt), nell'aprile di quest'anno, e dopo un breve attacco,
fece prigione il tiranno, che per tradimento de' proprii uf
ficiali, compri da Ardaburio, cadde nell' inganno. Incatenalo,
lo si condusse in Aquileja, ove su d'un somaro guidato in
giro pel circo, fu fatto ludibrio del popolo, e mozzatagli la
mano destra, venne decapitato sul patibolo d). <i) ietto anno m.
425 Ezio, tre giorni dopo che fu ucciso il tiranno,
non sapendolo morto, giunse con 60,000 Unni presso Aquileja
76
in di lui soccorso, ed attaccata fiera battaglia coli' esercito di
Aspare, si vers molto sangue dall' una e dall' altra parte.
Ma conosciuta da Ezio la fine di Giovanni, tratt 1' accordo
con Placidia e Valentiniano, e P ottenne e fu da essi creato
conte. Poscia con grosse somme d' oro licenzi gli Unni,
3'itMMrar5Ann' che ritornarono l dond' erano venuti a).
425 - Si trattenne Valentiniano con Placidia in Aqui-
leja alcun tempo, a pubblic quivi quattro leggi, una nel 17
luglio, e le altre alli 4 e 6 agosto, e 7 ottobre. Vertivnno
queste sull' obbligo della restituzione, al ceto ecclesiastico
ed ai luoghi sacri, di tutti i privilegi, diritti ed immunit con
cessi da' suoi antecessori. Bandivano i Manichei e gli eretici
scismatici, e pi rigorosamente l' idolatria e superstizione del
paganesimo (1): cui per attirarsi la benevolenza ge
nerale aveva fomentata Giovanni l' usurpatore colla conces-
b) Urtili. Not. ecc. j 1 pi i, i \
T.iip.sauiuHo. sione del libero culto b).
426 Adelfo, vescovo di Aquileja, viene elettri circa
questo tempo. Nacque in Aitino e fu discepolo di S. Elio*
doro vescovo di quella citt. Grisologo in un suo sermone
{"-!! ms-c"' ' '0(*a mo'to Per umilt, sapere, onore e ricchezza e).
432 Sisto IH, venne crealo Pontefice Romano, e suc
cesse a Celestino. La sua morte, secondo il Padre Pagi, ae
di Muratori e. wp. cadde nel d li d'agosto dell'anno 440 d).
454 Intorno a quesl' epoca Massimo succede ad Adelfo
pa-*1in'nl c" sop' De"a sede Aquilejese e).
438 Le leggi romane vennero raccolte dall' imperatore
l^JSf'iS"*)!11' Teodosio li in un codice che porta il di lui nome f).
440 S. Leone, Pontefice Romano, venne crealo a' d

() V ultimo imperatore romano idolatra fu Giuliano che mori


nel 363, dopo il quale l' idolatria si ridusse a poco a poco al Senato
di Roma, alla statua della Vittoria, ivi serbata per qualche tempo
ancora, ed agli abitatori rimasti pi rozzi, men progressivi nelle ter
si <ietto pag. so. ricciuole, ne' pagi, onde furono detti pagani g).
77
ll* settembre, e fu dello il Grande. Secondo il Padre Pagi
egli mor a' di 4 novembre dell1 anno 461 a). aj Muratori. Ann.
444 Gianuario, ossia Gennaro, vescovo d'Aquileja nacque
in Pola nelP Istria e successe a Massimo b). Era in sede diggi Jj'}gta,l"-<*
io questo tempo; ma deve essere sialo elelto poco prima;
sedette un po' pi d' anni 7 e mor nel 451 e). II Dandolo toim"'^:00'
gli assegna anni 8 di sede, perch lo fa elelto nel 443. Se
guendo il de Rubeis nella cronaca antica dell' insigne Capi
tolo di Cividale, lo vediamo nominato sotto il 444. I tempi
detta sede di Gianuario furono travagliatissimi per la Chiesa,
a cagione dell' eresie de' Pelagiani e Manichei che la infe
stavano (1). d) detto pag. SO.
447 Il Pontefice S. Leone scrisse una lettera a Gia
nuario vescovo di Aquileja, ed a Settimio vescovo di Aitino, C)iic>m. uranio
. . , ne' suol Ann. U
contro i Pelagiani che nella Venezia ergevano il capo e). SlsiorlpWSl!
451 Secondo, vescovo di Aquileja, successe a Gianua
rio, era Salico d'origine, tenne la prelatura anni 3 e mori t
nel 454 f). Alla venuta degli Unni lasci la citt d'Aqui- j&Fn>r3*
leja e si rifugi nell'isola di Grado g) (1). $P*u!nlll,c,,op"
S. Colomba, vergine e monaca Aquilejese, in et di
30 anni, fugge in questi tempi da Aquileja per il timore
della venuta di Attila, si ricovera in Osoppo (2) ove

(1) opinione che gli Aquilejesi prima che Attila stringesse


ti' assedio la loro citt fortificassero Grado e trasportassero ivi tutte
le cose preziose, e le reliquie de' santi h). t(M?vJigLM.er*

(2) Osoppo Castello del Friuli, lontano da Udine miglia 16


dalla parte di nord-ovest, che troviamo singolarmente nominato nelle
nostre storie: esisteva diggi a quest' epoca. Esso collocato in mez
zo a vasta pianura sulla cima di un monte formato di viva roc
cia, la di cui sommit presenta un piano regolare, che si estende
quanto si allunga il monte; e nel centro avvi fonte perenne di pu
rissima acqua. Nella sua parte settentrionale veggonsi ancora de'
volli antichissimi che sporgono dagli scavi praticati ; scorgonsi le
vestigia di alcuni' sotterranei falli a scalpello nel vivo masso; e vi
stanno pur anche incavale nel macigno le sepolture in cui pone
78
mor nel 453, come si pu vedere da una lapide ancora
pltT-lliritlisot: esistente col nella piccola chiesa ad essa dedicata, portante
T. Il p. 909-210- ,,,,._
5"p'.8Ea 'a data delli 6 Agosto di quell'anno a).
451 .Ritiratosi Attila vrso l'Illirico, dopo la spavente
vole rotta ricevuta nelle Gallie da Ezio generale de' Romani
e da Teodorico re de' Goti, in cui perdette 180,000 de'
suoi, fu pure di l fatto sloggiare dall' esercito di Marziano
imperatore d'Oriente, e dovette ridursi nelle parli superiori
della Venezia, cio in questa nostra provincia, ove rimase

b) smuralo, mcc. vans' * cadaveri dei personaggi pi riguardevoli. Molte lapide ro-
deiiec<Ke<ienFrT. mane quivi esistenti ci fanno accorti essere stato abitato da quei
cast am. uri Frinii dominatori; e ne daremo i cenni della sua storia nel seguito di
h!ic'I!': m's"'i'ifuiio! questa Raccolta, agli articoli delle epoche ad esso spettanti b).

Oltre Osoppo, antichissimi castelli friulani erano pure


Cornioli*, ilcmaso ora Niinis, Artenia ora Artegna, Rcu-
nia ora Ragogna, Glemona ora Genuina, lbligiiie ora Bilirs
o Billerio. Il Liruli ci riporta che Ragogna e varii altri castelli,
"i! i[JigViw.cl1' prim' ancora della met del secolo VI esistevano in Friuli e) e sono
certamente i qui notati; mentre niun altro tra i nostri castelli pu
vantare come essi un' antichit si remota. Dall' anno 4P2, in cui
vediamo nominarsi Osoppo, si scorge non esservi distanza rimarche
vole sino all' epoca innanzi alla met del secolo VI segnata dal
Liruti per l' esistenza di varii castelli nel suolo Friulano. Sappiamo
pur anche essere stato questo un periodo miserando per la nostra
provincia, il quale difficilmente pu avere dato tempo alla forma
zione di quest' opere grandiose e solidamente costrutte. E ci nota
una sola erezione di tali lavori accaduta intorno a quest' epoca, ed
la Rocca di Monfalcone fatta costruire dal re Teodorico. Ora, se
la storia ci ha lasciato memoria di essa, quale la ragione per
cui non fece parola dei gi detti castelli, se fossero stati eretti circa
a quel tempo? Il tacere degli storici anteriormente e dopo questo
periodo, il nominarli soltanto all' epoca dei Longobardi, il loro ac-
. cennare al Insogno di rinforzo dei medesimi castelli, mentre nulla
parlano per la fortificazione della rocca di Monfalcone; ci lascia
congetturare eh' essi fossero ben pi antichi di quella. Perci cre
diamo di non andar errati dicendo: che questi castelli sussistessero
diggi nel 452, ed aver quindi avuto luogo la loro fondazione sotto il
dominio Romano. Il Palladio dice pure, che Odoacre dalla rotta
ricevuta da Teodorico sarebbesi ricovrato ne' vicini castelli, ma che
paripM.siij.,!C' noi fece, perch trovavansi ruinosi per i passati furori di guerra d).
79
a quartieri d'inverno, attendendo gli ordinali rinforzi, per
poscia uscire in campo nella primavera del 452 come f-
_ _i ,> a) Uniti. Noi. rit.
Ce a) (1 j. voi. U puf. SB.
452 Nella primavera di quest' anno Attila re degli
Unni, con immenso esercito, composto di svariale popola
zioni, Gepidi, Ostrogoti, Marcomanni, Svevi, Quadi, Eruli,
Turcilingi, o Rugi ed altre, oltre i suoi Unni b), venne in SUISSui!'
Friuli per la parte della Gorizia ed assedi Aquileja, allora
citl delle pi riguardeveli, forti e popolate d' Italia. Se por-
Tassi riflesso a queste orde di barbari che sommavano a c)7jnettl MKeg
circa 700,000 uomini e), seguitanti un feroce guerriero, ^''"f,":
sfrenale ed aventi fermo progetto di manomettere, ovunque
passassero, e uomini e cose, si potr formarsi un'idea del
l' orribile desolazione di questa provincia ; ma non per cos
tremenda quanto i falli ce la presentano. Tre mesi (altri
vogliono Ire anni) tenne stretta d'assedio Aquileja, pri
ma Ira le citt d'Italia- a provare il furore di que' bar
bari: ma gli Aqmlejesi mostrarono ai Popoli fortezza d'a
nimo, valore e coraggio, e non cedettero che alla forza,
dopo aver fatta pagare a prezzo di migliaja di vile ne
miche la presa della loro citt. Orrida strage accompagn
f entrala degli Unni in Aquileja , perch gran parte di
<]ue' noslri antenati fu trucidata, molla condotta in ischiavi-
l, e il ferro ed il fuoco distrussero questa citt, illustre
per ogni conio, celebre per le tante resistenze fatte a ""'J""^^,
potenti nemici d). Seguironla nella disavventura Concordia, SSmea?.'*11
Opilergio e) ed Aitino, nonch molti villaggi e castella dalle ejLiniuiTip.m.

(1) Di questo fatto il Muratori ne' suoi Annali d'Italia non ne


parta; ma dice invece, che Attila dall'Italia ritirato svern nella
Pannonia, ed ivi attese i rinforzi. N in altri storici mi riusc leg
gere quanto qui scrive il Liruti. Per, essendo interessante questa
notizia, ho credulo di doverla accennare: ne faccia poi il lettore
il conto che crede.
80
&gFn<L' * alpi alla laguna e)(i)(2). Gli atti eroici che accompagna-
no ordinariamente le catastrofi dei Popoli dimostraronsi pure
ir) Llrnll. Not. cil.
>ul. Il lag. 216. in Aquileja: perch una nobilissima matrona, di nome Dugna b),
di singolare bellezza e pudica, ali1 entrata di que1 barbari,
onde non veder oltraggiala la sua onest, gettossi da un' alta
torre nel fiume Natissa che scorreva sotto le mura d' Aquileja,
SMiMam'r52Ann' ove stava situata la sua casa e). Cosi pure fece Onoria al-
dvoi'.lu%?.n!B6op' tra avvenente matrona Aquilejese d).
455 Bernero I di Strasoldo dalla Franconia provincia
della Germania venne in Friuli, ed allora con scritture auten-
fi M*. del co. Bice, .-ir . ..... ,
di sin, p. 403 (3) tiene tu nominato nobilissimo e potente e).
454 Nicea, o Nicola, vescovo d' Aquileja, elello sotto
la data segnata, era di origine greco, sedette circa 31 o 52
0^VHp"liTft anm e s> crede mancato a vivi nel 485 f ) (4).

lunucoMiop. (d t Citta(1in .di Concordia si rifugiarono nell'isola di Caprulc


PMu'w's'e ora Caorle g) e fondarono quivi una nuova citt h).
Marcantonio Nicoletti nel suo Patriarcato di Raimondo della Tor
re fase. D a pag. 75 dice: Si legge nell'istorie nostre, che quando
Attila, infame peste di quel secolo, insuperbito per li felici suc-
cessi, con tutte le forze sue assalt Aquileja, Foresto d' Este,
principe maggiore d' ogni invidia, et allora quasi solo veramente
italiano per la libert d' Italia animosamente and con una banda
di 500 cavalli per difenderla e liberarla dall' ingiurie de' barbari.
Et avendo congiunto con questi cavalli altri soldati, tra quali fu-
rono: Argo della citt del Friuli, Federico et Alano di Gorizia,
Roberto di Monfalcone, e Romano di Venzone combatt quasi con
un numero inGnito di nemici ecc. mortogli sotto il cavallo maiid
a Dio valorosamente l'anima nel mezzo del campo nemico l'anno
di Cristo 452. Lasciamo al Nicoletti la malleveria di questo
riportalo.
I ) ILlibciv M. E. K.
KtelctaricLMito (2) Forogiulio castello, ora Cividale del Friuli, fu pure distrutto
K.oWmI da Alti,a' ossia kg' Unn'. i" questo tempo i).
Marnano pag. 103.
(3) Questo Manoscritto fu autenticato da Giulio Cesare Flamio. e
Antonio Savorgnano notari imperiali, essendo legalizzate le loro firme
da Antonio conte di Rabatla ambasciatore Cesareo e_;da Federico
Lantieri capitano di Gorizia.
(4) Si vuole che Nicela facesse costruire nel 456 la chiesa di
81
455 Guerra, fame, confusione e disordine affliggono 1' I-
. ! % ) Pillasi. Stt-KX.
lalia a}. wl u pai. 119.
458 S. Leone Papa dirige sua lettera a Niceta ve-
scoto di Aquileja, nella quale, sulla domanda fattagli da questo
nostro prelato, determina : I" che dovessero ritornare a' pri
mi mariti quelle donne che, credendoli morti, erano passate
ad altre nozze; 11 che venisse usata indulgenza e misericordia
con quelli che tratti in ischiavit avevano partecipato de-
gl" Idolotiti, sacrificato agi' idoli e ricevuto nuovo battesimo
fagli Ariani, per salvare la vita. Ordinava pure a Niceta, che
di questa lettera mandasse copia a tulli i vescovi della sua
provincia suoi suffraganei h). ) uniti, noi. .
' D / v.llp. itisi, alla 21 (.
461 Ilario, Pontefice Romano, succede a S. Leone il
Grande. Ei mori nel giorno 21 febhrajo dell' anno 468 e). S'iiaS"0"' AM'
463 Gli Alani Popoli barbari, guidati da Biorgore 0
Biorgo loro re, danneggiano il Friuli. Nel principio dell' anno
successivo vengono sconfini vicino a Bergamo da Ricimero ^np^'^
capitano
1 dell'imperatore
r Severo d)1 \(1).
J ..... "is-caSli.sior8
un.Racv.Vlp.3S7.
468 Simplicio, Pontefice Romano, negli ultimi di fob-
brajo, o ne' primi di marzo, succede a Ilario. Ei mori santo
a' di 2 marzo del 483 e). e) Muratori e. op.
473 Gli Ostrogoti, Popoli barbari, sotto Vuidemiro, 0
...... * r-, i- 1 1 P\ f ) detto. Anno r
Modemiro, loro re entrano in Friuli e lo devastano f). g|" ps-
476 Odoacre, radunati sotto le sue bandiere Eruli,

S. Eufemia nell' isola di Grado, che tutt' ora esiste g). Vedrassi ?ro!Si!,pa7u,i.slr-
per in appresso, che la costruzione della chiesa suddetta viene
da altri attribuita al Patriarca Elia.
(1) Gli Alani abitavano alla destra del Tanai; e lo storico
Marcellino crede che i veri Alani siano i Massageti degli antichi.
Procopio assegna loro il paese tra il monte Caucaso e le porle Caspie.
Erano grandi di statura e ben conformati, educatori di cavalli e
quasi sempre su di essi ; conducevano nei carri le donne, i figliuoli
e gli arnesi. Liberi e di condizione eguale, crudeli in guerra, e
superstiziosi predicevano il futuro a mezzo di frasche d'alberi, ed ) Maou. 1* lam
aveano in disprezzo la morte b). pesisi l'ili '.ni'
G
82
Rugj, Skirri e Turzelingi, Popoli guerrieri e selvaggi, origi
nari! della Pomeriana (Pomerania), i quali avevano preso sog
giorno nei dintorni di Vienna d'Austria, abbandona le rive
?i!,u"wSn'bb' del Danubio, e guadagnato il Norico,- viene in Italia a). Passa
per il Friuli e lo danneggia gravemente, in specialit la por-
viiLiwilif.C0, zine sotto le Alpi b). Prnde Pavia e fa decapitare Oreste
padre dell' imperatore Romolo Momillo. Questo giovinetto

Prima di chiudere quest' epoca del dominio Romano in Friuli,


faremo parola di qualche altro costume da noi fino ad ora non accen-
c) Aniomni ito. cit. nato. I bagni pubblici, per cui aveasi passione singolare sotto
SS". M?p7nesw.' i Romani, esistevano anche in Aquileja e). Furono istituiti ad uso
dei cittadini poveri, anzich pe' ricchi, che avevano hagni proprii
nelle case loro. Tuttavia persone d' ogni classe vi concorrevano in
folla, come a luogo favorito per conversare ed oziare, venendo in
trodotte mediante viglietto d' ingresso, dopo pagato il quoto relativo.
Dalle magnifiche e complicate Terme di Roma sembra che differis
sero, per modificazioni, le architetture dei bagni pubblici di tutte
le citt dell'Impero: ci nulla meno i fabbricati erano grandiosi,
con giardini, portici, trattoria, teatro e librarie. Avevano essi V apo-
dyterium, o sito da spogliarsi, posto all' ingresso de' bagni ; stanza
in cui deponevansi le vesti ad uncini affissi nel muro, all' ingiro
della quale eranvi de' sedili a comodit degli oziosi; ed i bagnanti
ricevevano, o da' proprii schiavi o da quelli che servivano al bagno, e
secondo la loro condizione, un' ampia veste. Passavano indi nel te
pidario, edilizio rotondo e di pulitezza singolare, con sedili di bronzo
all'intorno coperti di morbidi cuscini, deliziosamente riscaldato da
alcuni fornelli mov'ibili ; ma particolarmente dal calore che uscendo
dal laconico girava sotto il pavimento. Coloro che solevano bagnarsi,
spogliatisi, godevano per qualche tempo di queir ambiente artificiale,
e la stanza era fregiata con lusso di ricche decorazioni, pilline ed
altro. Da questa alcuni passavano al sudatorio, che paragonar si po
trebbe ai nostri bagni a vapore, e di l entravano poscia nel bagno
caldo ; altri pi avvezzi a queir operazione e forti abbastanza per
soltoporsi a quel lieve incomodo, a dirittura entravano nel calidario,
u bagno di acqua tiepida olezzante di profumi. Anche i bagni di
acqua fredda accostumaronsi ; ma questi nell" 80 di Cristo erano da
qualche tempo gi fuori di moda. Uscita la persona dal bagno, veniva,
o da' suoi schiavi o da quelli che servivano i pubblici bagni, tolto
ad essa il sudore con una specie di raschiatoio. Raffreddatasi al
quanto, passava nel bagno d' acqua, nel quale eransi sparsi in gran
copia i profumi, ed una pioggia d' acqua fredda, che veniva dalla
parte opposta della stanza, le irrorava la testa e le membra. Avvi
luppatasi poscia in una veste leggera, ritornava nel tepidario. Allora
83
monarca, non osando resistere a tante spaventevoli truppe, si
rende egli stesso al campo di Odoacre, deponendo le armi e la
corona ai piedi del vincitore ; il quale atto e Y innocenza di
Momillo, mossero Odoacre a concedergli in dono la vita, non
per la libert a), assegnandogli G000 monete d' oro all'anno 'ol- " w- n."
erilegandolo nella fortezza di Luculliano sul delizioso promon
torio di Miseno b). In tal guisa nell' anno 47G di Cristo, tolto ^vu/b^'m:

avevano principio veramente i piaceri e le stravaganze de' bagni:


gli schiavi con guastartene (piccoli vasi con piede a collo stretto)
4' ore, d' alabastro e di cristallo tempestate di gemme e contenenti
i fra squisiti unguenti venuti da tutti i paesi del mondo, ungevano
e stropicciavano i loro padroni. La quantit di queste composizioni
untuose adoperate dagli antichi per asciugare la pelle e togliere il
prurito, presso i ricchi, erano innumerevoli. Una dolce musica esc
lamasi nell' adiacente stanza ; e coloro che usavano il bagno con
moderazione, rinfrescati e ristorati da queir armonia conversavano
eoo latto il brio ' uomini che si sentivano come ringiovaniti. Tante
annoditi ne' pubblici bagni erano riunite, che molli de' voluttuosi ni
pulenti passavano la loro vita nei medesimi uscendo dall' istituto gionUd^Vornei1?.
atta sua chiusura, a notte, e rientrandovi di buon mattino tosto cftu'V.'uniJ.'T
fr leniva aperto e). &Vk?K'
Altari e sacri arredi de' Gentili Altari ve n'erano
i stanili, ed altri di circostanza, eretti in qualunque luogo si fosse.
M questi erano quelli che in numero di tre soleano alzarsi per or-
fede' consoli in campo Marzio presso una sponda del Tevere,
ra occasione de' giuochi secolari. La materia con cui formavansi gli
'l'ari era ora il legno, ora la pietra ed anche i frondosi rami e
spiigli congegnati insieme ; n avevano determinata figura, perch
ven'erano di ovali, di rotondi ed anche di quadrati. Ne' giorni
solenni fregiavansi con le foglie di quelle piante che appartenevano
a divinit di cui celebravasi la festa, comprese tutte sotto il ge-
Mneo termine di verbena. Servivano gli altari, oltre all' uso de' sa-
^ficii, anche a raffermare i giuramenti, ed erano inviolabile asilo
per chiunque vi si fosse rifugiato, ancorch reo di grave delitto.Ar-
* sacri I pi comuni tra questi erano; 1" Acerra, specie
* 'aso o cassetta contenente incenso ed altri profumi che abbru-
C|aansi siili' altare. Siiiipulum, o simpusium, a sumcndo, picciolo
''so a lungo manico, che serviva per ordinario a gustare il vino
nerto agli dei. Capis, vaso pi grande e per 1' uso medesimo.
aterra.-, vaso con largo e piano labbro, in cui ricevevasi il sangue
Ila vittima. Gnitus, vaso a lungo collo e stretto, col quale spar
gasi il vino a goccia a goccia. Olla extaris, specie di caldaja,
84
da Odoacre il trono a Romolo Momillo, da altri dello Augu
a) VUller. SI. iiniv.
stolo, fin l'Impero d'Occidente, 1229 anni dopo la fonda
cccik. 87. zione di Roma a). Da qui ha principio il Medio Evo.
470 L'Aquilejese provincia, ossia il nostro Friuli, sim
b)nelLiruii.Dcii mo-
voi. un. p. J.
a qucsl'
l
epoca
l
fu sempre
r
b)' sotto il dominio dell'Imperi

Romano (1).

nella quale in certi sacrifci! cuocevansi le viscere degli animali im


molati, dette in latino exta. Tripns, tripode, arredo di., metallo
poggiante su tre sostegni, sul quale ponevasi l' incensiere, la caldaja
ecc. Candelahrnm, su cui in generale venivano poste lucerne
da olio. Sccespita. lungo coltello con cui scannavansi le vittime
ed estraevansi le interiora. Securis, la scure adoperata per ferirle
SiiSe'n^dqii prima di scannarle. Malleus, martello, destinato in certe occasioni
ulII'pI'ia.iilf'iaV. a percuotere il capo della vittima e).
(I) Governo Romano in Friuli Questa nostra pro
vincia Aquilejese gi dall' anno 216 av. Cr. era governata da' Ro
mani; e si pu accertare che fino ni tempo di Teodorico re de'
Goti dur il loro governo in Friuli : perch, quantunque caduto
I* Impero Romano in Occidente e passata 1" Italia sotto Odoacre,
questi non ebbe tempo di mutare il sistema, n il governo; e Teo
dorico nou ebbe il cuore di farlo, ma volle reggere i Popoli col
medesimo governo, meno pochissime introduzioni da lui fatte. Quindi
conserv magistrati, nomi e la stessa distribuzione di provincie:
perci il prefetto ;!el pretorio, i consoli, i senatori, i patrizii, i conso
lari, i correttori, i presidi, i questori, aggiungendo soltanto i conti, cui
nelle minori citt inviava a render sollecita la giustizia : e per altre
occorrenze pubbliche anche con nome e mansione differente cio: di
canonicarii, possessori, difensori, curiali, lucristani, specialmente pel
nostro Friuli e per l'Istria; i (piali sotto il consolare della Venezia,
TOi.ipw.B-u?' presiedevano alla reggenza de' Friulani d). Dappoich Costantino divise
l' Italia, il governo delle provjncie fu appoggiato a presidi, duci, conti,
w^w.'"!1"1"* correttori e consolari e). E sotto gli ultimi imperatori i governatori
uLtanamptar%uIc; de^e Provincie erano intitolali Duces f).

IHoncte coniate nella zecca in Aqnileja al tempo


dei Romani A. Q. Aquilejw Gonstantini Magni, Constantii. . . A. Q-
0. R. Aqnileja: Obsignata-Tlieodosii Magni; A. Q. PS. Aqttileja Pe
cunia Signala. Gratiani et Valentiniani Jan; AQ. S. Aquile/m Signala.
Costantini Junioris, et Constanti!; AQ. P. Aquilejas Percossa Gonslanlini
M., et Gonstantini ./. P. AQ. Percussa Aquilejus Constanlini M., S.
M. AQ. Signala Moneta Aquilcjw. Cunstanlii, Gratiani. Archadii, ci
jnMrf* e. *.p. Valentiniani g).
85

EPILO GO

Noi vediamo in quest' epoca un Popolo antichissimo, che


dalla vita pastorale gradatamente ascende ali1 agricola e com
merciante e fassi grande e ricco. Religioso e morale, vanta
mia civilt, che sopra eque istituzioni ha fondamento, e
con saggia educazione aspira alle grandi virt sociali. Avve
duto ed energico , tratta la guerra , da umanit non dis
giunta, e conserva per varii secoli, anche allato di con
quistatori potenti, il proprio sialo. Solo preponderanti circo-,
stanze, prodotte dalla variazione de' tempi, dall'introduzione di
notila non saggiamente calcolate, tolsero vita alle antiche
comunanze, e diedero luogo alla decadenza di questo Popolo,
io cui ravvisiamo i vetusti antenati nostri, e del quale le
storie ci lasciarono buona memoria.
Dedicatosi ai Romani, lo vediamo assumere l' impronta del
carattere, dei costumi e delle leggi di quei conquistatori ;
e seguire con essi le fasi dell' incremento e decremen
to della loro morale, de' loro gusti, della loro civilt. Ma
l'aumento del commercio lo do velie solamente al suo ge
nio, alla sua attivit, come mantenne ferma I' impronta
dell' avvedutezza, del coraggio e della forza d' animo ; perch
carattere proprio alla natura di questo Popolo, distinto nella
guerra, forte nella sventura, fedele a' suoi giuramenti, sino
a sacrificarsi anzich divenire spergiuro.
Un' ra novella chiama i Popoli a nuove e sublimi cre
denze, e ne succede lotta tremenda, in cui le passioni del
l' uomo, sostenute da insana religione, deificate ed aventi
80
culto antichissimo basato sul cuore umano, presentano ter
ribile ed ostinata resistenza alla nuova e sana religione,
che fondata sulla carit toglie la sregolatezza e l' ingiustizia
di quelle : lotta che i nostri padri, siccome molti Popoli,
provarono fortemente al cuore, e cui il fanatismo travolse
in orribili stragi, che ebbero line soltanto dopo alcuni secoli,
e quando furono cancellate le potenti impressioni degli an
tichi errori, e si die luogo alla ragione.
In un tale periodo, che abbraccia gran parte di quest' e-
poca, vediamo nella nostra provincia l' ara del paganesimo
allato all' altare del Dio fatto uomo; i sacerdoti ed aruspici
gentili sacrificare ai lor dei, mentre i vescovi e i preti cri
stiani innalzano 1' ostia di pace ad espiazione dei peccali
degli uomini. Qui uno spettacolo di gladiatori pugnanti tra
loro, o in lotta sanguinosa con fiere ; col martiri che la-
sciano la vita ne' tormenti per la fede di Cristo. Da un lato
elevarsi religione divina, fondamento inconcusso del venturo
benessere sociale dei Popoli; dall'altro il paganesimo che
lo scardina e distrugge. Per in questa si lunga serie di
anni, sbattuti da s fieri contrasti, scorgiamo la grandezza
de' nostri padri giungere all'apice maggiore: perch quivi
citt magnifica tra le prime d' Italia, dimora di parecchi im
peratori Romani, svolgimento delle grandi cure dell' Impero,
vivo commercio, fiorita agricoltura, castelli forti, ville amene
e popolate, sviluppo intellettuale, sostenute le arti, eret
te pubbliche vie, tempii, luoghi pii. Perci ricchezze ed
agi, ma uniti al non ben spento barbarismo di que' se
coli, perch, e ci duole il dirlo, sappiamo aver vita la
schiavit ed essere dannata alla gleba gran parte della
popolazione. Troviamo energicamente in vigore il militare
coraggio, per cui in guerra tante vittorie riportale, tanli
assalii inviltamenle respinti ; ove singolari prove di fortezza
d' animo, di amor patrio e di magnanimit dimostransi.
Un'epoca cosi singolarmente distinta ci presenta virt
87
eroiche e peregrine, vizii enormi e delitti orrendi. In sul
principio robustezza di governo, saggia educazione, modera
tezza ne' piaceri, moralit di costumi; poscia afGevolimento,
in fine debolezza nelle leggi, ne' magistrati, educazione cor
rotta, lusso smodato, mollezza effeminata, degradazione ed
avvilimento: per cui accaddero depredazioni di barbari, ti
mori orribili, stragi, devastazioni, schiavit, e per ultimo ro
vina e conquista totale del nostro Friuli fatta dai barbari.
Pochi de' nostri, veramente grandi rimasero in cosi vile
deiezione generale; ma tanto pi mirabili, in quanto non ad
altri che a s soli dovettero la propria elevatezza. E questi,
siccome seme di futura grandezza, furono preservati dalla
Provvidenza, che ne' suoi profondi arcani fssa la sorte dei
Popoli; come vedremo, ne' secoli che verranno, innalzarsi
questo Popolo da s medesimo a stato indipendente, al
quale pi d' ogni altro cooperarono la virt e dottrina del
suo Clero e la preponderanza della Cristiana Religione.
89

EPOCA II.

IL FRIULI SOTTO I BARBARI

OSSIA

gli Ertili, i Goti ed i Longobardi.

476 Il Friuli in quest' anno, dopo circa selle secoli


di dominazione romana, passa per conquista sotto il gover- a)Llrati Not e&
no di Odoacre a), re guerriero, figlio di Edika, gi duce kwii^JrEd&r
de' Rogi, conduttore di barbari, venuti seco lui per la chiesta riportati.
ed accordata ricompensa, a modo di tutti gli altri barbari,
del terzo delle terre d'Italia, della quale divenne padrone
regnando su tutta. Ebbe da Nipote, altro imperatore d' Oc
cidente, superstite in Dalmazia, il grande titolo di patrizio ;
mand in Costantinopoli, all' imperatore Zenone, gli orna
menti imperiali, col detto, bastare ormai un imperatore;
u vest la porpora. Vendic la morte di Nipote, ma ag
giunse la Dalmazia al suo regno, o patriziato. Non mut il
governo, serb in Roma i consoli ed il senato, nelle citt
i governi municipali, le curie (1); tutto il governo

(1) Governi Municipali -Questi ne* primi tempi regge- ,


unsi eoa leggi e magistrati propri! l>j. Dai Romani furono ridotti unir, t. v p. w.
a nulla pi che all'amministrazione civile; e tali erano appunto a
quest' epoca. I barbari, non per generosa indulgenza, ma per igno
ranza, non distrussero ogni forma di governo comunale, lasciando
cosi alla stirpe vinta qualche aspetto di paesano reggimento, ristretto
e precario quanto doveva essere sotto una brutale oppressione.
Tassarsi fra loro per conservare un ponte, una via; eleggere chi ri
scuotesse le gravezze imposte dal vincitore; congregarsi per nomi-
90
romano allato al barbarico (i). N, oltre alle prime occa
sioni della conquista, ed al pigliar il terzo delle terre, sem
bra eh' egli incrudelisse, predasse o tiranneggiasse. Tutto
alBalbo.Slor.d'lt.
vii. unlc. pag. 68. questo ne' 10 primi anni, e fu lodato a).
483 Felice DI, Romano, Parroco del titolo di Facciola,
uomo di eminenti virt, fu creato Pontefice di Roma, e suc
cesse a S. Simplicio. Mor egli nel giorno 24 febbrajo del
li) Muratori. Ann.
d'Italia. 492 b).

nare i parrochi e i vescovi; e qualche altro atto di simigliantc im


e) Canio. Stor. un.
portanza, erano per avventura i soli diritti rimasti alla costituzione
Hac.v.lp. 332-333. cittadina e). La forma di questi governi municipali consisteva in
un' adunanza popolare, in un consiglio pi ristretto detto Ordo dei
decuriones o patres, in due o pi magistrati esecutivi, per lo pi
annui, detti duumviri, triumviri ecc. oltre parecchi tribuni ed ufl-
ij) Bali c..p,. ciali inferiori d).
Curia, ne' primi tempi presso i Romani denotava la decima
e) Chambcrs. Dli.
univurttlc. porzione d' una Trib e). Le Curie presero un tal nome dalla
greca voce Kyria adoperata dagli Ateniesi a significare la radunanza
del Popolo, convocato ad oggetto di prendere qualche pubblica de
terminazione. Le Curie vennero cosi dette anche per la cura che
avevano delle cose sacre, o de' pubblici affari e facevano le loro
f) Compendio eli.
voi. un. pag. il. radunanze ne' comizii f ). Adoperossi il nome di Curia per dinotare
pur anche un luogo di giustizia, un tribunale, una raccolta di giu-
t) flumben e. s. dici, che ora dicesi Corte g).

(1) Governo dei barbari Le costituzioni di questi Po


poli divisi in aristocrazia e democrazia ce le rappresenta Tacito
maravigliosamente in quel detto: che delle cose minori deliberavano
i principi, delle maggiori prima i principi, poi tutti, cio 1' assem
blea universale della gente. E questa 1' origine indubitata di quelle
assemblee, di que' parlamenti moderni, che tra varie vicende si
serbarono, mutarono, si spensero, risuscitarono quasi da per tutto
oramai; con la notevole differenza che non aveva vita in allora la
rappresentazione di pochi deputati eletti da molti elettori,- la quale
non sorse se non dai Comuni. Ognuno assisteva allora per conto suo,
e chi non veniva non era rappresentato. Queste assemblee tenevansi
tra' banchetti (mahl), e cos dissersi in loro lingua Malli ; e in la
tino barbaro poi, or generalmente Concilia, or Piacila dalle deli
berazioni ivi piaciute a tutti, or campi di maggio, o di marzo, dal
l' epoca delle annue convocazioni. Siccome accostumavano, divisero
91
485 Marcelliano, vescovo di Aquileja, fu eletto in que
st'anno; era d'origine Tessalico e successe a Niceta. Dopo
quattro anni di sede, si trasferi in Grado, mantenne tra il
mo Popolo costantemente la fede di Cristo, e sedette anni
49 ai (i)
" / \lJ- )
tuo Cronico.
""idolo nel

Il monastero della Belligna venne fatto costruire dal

il loro territorio in gau fiat, comitato! ital. contado), e a capo


Ma trib che 1' occupava fu un magistrato, capitano in guerra, giu
dice in pace, chiamato graf (comes, conte). Nei giudizii il graf era
assistito ora da alcuni notevoli della trib schoefle fiat, ed ital. sca
tta,'; ora, per la veriticazione del fatto principalmente, da certi gna-
ranii, or detti giurali, che si chiamavano rachimburgi. Le pene, po
che corporali, eran quasi tutte multe imposte al condannato, in pro
fitto, parte del conte e del re, parte dell' offeso, e cbiamavansi Wi-
dergeld, Widrigild, o compensazioni. 11 gau dividevasi in parecchi
iiwrfc fiat, marche, vici) e questi erano abitati poi per lo pi dalle
fare o trib, il capo (furo, baro, barone) in mezzo nel suo castello
(hof. curtis, corte), e gli altri sparsamente all' intorno. Del resto
l'ordine civile subordinato al militare; il graf per lo pi capo di
mille, aveva talora sotto s parecchi di -tali capi detti tungini; il
migTiajo diviso in centinaia (hundreda) ciascuna delle quali aveva
i capo lo schulteis (lai. sclmldacius, scultelus, cenlenarius) ; il cen-
tiajja diviso in decurie, ciascuna delle quali aveva un capo lo tehnter
fiat, iecanus). Ma se queste migliaja, centinaja e decurie fossero di
fare o trib, di famiglie o case, ovvero solamente di militi (heere-
man, arimanni, exercitales, mililes) io noi saprei dir qui, n so che
il sappia con certezza nessuno. Ancora in parecchie delle genti, tra
cai i Longobardi, la decuria non era di 10, ma di 12; onde che il
centinaio era di 144; e il migliajo di 1728. Ad ogni modo e all'in
grosso, per quanto si pu dire in tanta variet e mutabilit di genti
e d'usanze, questo fu quello che si pu chiamare l'ordinamento . fc|ta .. rn
costituzionale consueto dei barbari all' epoca della loro invasione b). roi.uii.pag.u-sL
(1) Liruli asserisce sbagliare il Dandolo negli anni della sede
di questo nostro vescovo, e appoggiato a documenti gli assegna anni
15, Not. del Friuli voi. Il pag. 217. Rubeis M. E. A. col. 162
fa accadere la sua morte all' anno 500 e combina coi 15 anni
di sede riportati dal Liruti. Rubeis stesso col. 157 dice, che si desi
dera la data precisa dell' elezione di Marcelliano, quantunque il Dan
dolo lo ponga appunto nel 485. Si attribuisce a questo prelato la
erezione della chiesa antica parrocchiale di Monfalcone, ora detta la
Madonna Marcelliana. Cosi ci avverte il Della Bona a pag. 15 della
sua Strenna Cronologica.
92
vescovo Marcelliano poco distante dalla citt d' Aquileja, coi
rimasugli di un antico tempio, dai pagani dedicato al dio
Beleno, onde servisse a proprio suo uso, e per P educazione
de' suoi chierici, e Io dot di rendile, e lo orn di reliquie
di Santi. Questo monastero poi, soltanto al tempo di Mas-
Jx'he*~ senz' patriarca d' Aquileja, che lo fece restaurare, fu da
tou!^i"T?4e.d0 'ui concesso per uso di monaci a).
485 Si pu congetturare che in questi tempi, e fino dal
principio del regno di Odoacre, l' Italia, e con essa il nostro
Friuli, godesse vera quiete; mentre le storie non ci ripor
tano avvenimenti di sorte: n per fatti di guerra, n per
mal governo de' Popoli, n per lagnanze della Chiesa; es
sendo tali le forze di Odoacre, che le genti confinanti sta
vano a dovere, non osando oltraggiare gl'Italiani, n tentar
d'i"a,S?.82*8s: fortuna contro di lui b).
487 Odoacre con le sue armate, tra le quali i Popoli
Italiani, passa nel paese de' Rugi, vince Feleto loro re, ap
pellato anche Fava, cui poi fece uccidere; devasta quel
territorio, fa esterminio della Nazione e conduce in Italia
gran numero di prigionieri. Ma Federigo figlio di Fava, ritor
nato ne' suoi domimi, e dato sospetto di nuovi movimenti,
viene attaccato da Onutfo fratello di Odoacre, e costretto
a prender la fuga, ricorre a Teodorico re de' Goti (Ostrogoti)
suo parente, allora in Citt-Nova nella Mesia ; particolarit
da annotarsi, perch da ci prese motivo, o pretesto, Teo-
cj Delio. Anno 7. dorico, di muover guerra ad Odoacre, come vedrassi e).
489 Teodorico degli Amali, detto anche Teoderico, re
degli Ostrogoti, gi statico ed educato nella corte greca,
poi a vicenda capitano ed avversario di essa; un misto di
barbaro e incivilito, un ambizioso, un grand' uomo. Mosso o
dall'ambizione, o dalle sollecitazioni di Federigo re de' Rugi,
o da concessione dell'imperatore d' Orieute, onde liberarsi
di lui, nell'anno precedente a questo, s'incammin alla volta
d' Italia contro Odoacre, con tulli i suoi Goti guerrieri,
05
vecchi, fanciulli, donne, armenti, carri e masserizie; guerreg
gi per via e s' ingross u" altre genti, pass 1' Alpi Cantiche
a) Balbo.Slor.dll.
e giunse all' Isonzo a), nella primavera di quest' anno, po voi. un. pag, <9.

stando il suo accampamento nel sito detto al Ponte (1)


(cos chiamalo perch ivi un tempo fu un ponte di pietre
quadrale, opera bella e vetusta falla erigere dagli antichi im
peratori romani): mentre Odoacre, informalo delle di lui
mosse, allendevalo con potente esercito all' opposta parte del
fiume. Ma ottenuto da Teodorico e sue genti il guado, bench
fieramente contrastatogli dal nemico, attacc sanguinosa bat b) Muratori. Ann.
d II. anno 489 1.1-
taglia, io cui la peggio tocc ad Odoacre, che salvatosi con ruli.IVot.ec.v.llp.
301 alla 306- Bu-
bels. II. E. A. e. 37
fa fuga, ritirossi in Verona b). Questo fallo accadde nel di Bampoldl. Cron.
C) Balbo. St. d'Hai.
27 marzo di quest' anno e) (2). TOl. un. pag. 69.
Neil' occasione della guerra di Teodorico contro Odoacre
incominciarono i vescovi a fortificar castella, perch entro d) Millol.stor. un.
parie ani. voi. VOI
vi si ricoverassero i fedeli d). pag 109.

(1) Enrico Palladio, Iter. Foro-Jul. a pag. 48 e 119 dice: che que
sto ponte di pielre quadrate fu costruito siili' Isonzo, e con un solo
arco, nel sito della Maruzza, vicino a Gradisca, circa 1' anno 167
innanzi Cristo; e fu fatto atterrare nel 237 o 238 dell' era volgare,
da Crispo, che in allora comandava in Aquileja per g' imperatori
romani ; onde maggiormente difendere quella citt dall' invasione di
Massimino. L' Abate Birrini, nel suo opuscolo Indagini sullo stato
del Timao a pag. 29 asserisce , che il ponte di pietre quadrate in
dicato, non sia gi quello del sito della Manizza; ma bens l'altro
ponte sul terreno delle basse di Ronchi di Monfalcone, ove si sup
pone che anlichissimamente passasse I' acqua dell' Isonzo, nel quale
anche al giorno d' oggi scavando si trovano le pietre quadrate de
lti' interrati piloni ili esso ponte ; e che quello della Manizza poi fu
fitto costruire da Costantino imperatore dopo 1' auno 315 dell' era
nostra. Da ci rilevasi essere stati due ponti siili' Isonzo, e bench
ambedue antichi, quello di Rouchi certamente di maggiore antichit.

(2) Bench qui, seguendo il Balbo, abbiamo Gssato il giorno di


questa batlagUa; avvertiamo per che il Liruli lo segna altrimenti,
cio il 1 d" aprile ; il Muratori espone invece essere difficolt di
cj Muralori Op. cil.
iudica rio e).
1)4
Veruca, ossia Rocca di Monfalcone, di cui ancora si
vedono i rimasugli, situata sovra il monte di quella terra,
a) I.imtl. *ot. eli. fu fatta costruire da Teodorico nel 490, o 492 per difendere
t. Il p. 307-Eiir.
Palladio Ber. For.
pag.H-ISFrane.
dall' incursioni l' Italia ; che per la via che sotto vi passa
ValladioSt.es. par.
1 pag. 13-14. avrebbero i barbari, come per lo innanzi, potuto invaderla a).
Secondo alcuni per posta in dubbio questa erezione.
492 Giuslinopoli, oggi Capodistria. fu fabbricata dagl' I-
striani intorno a questi tempi, onde porsi a riparo dagli Schia-
voni, Nazione barbara che dalla Dalmazia pass ad invadere
P Istria. Il nome di Giuslinopoli le fu dato in onore dell' im
b) Antonini ms. clt.
pag. 53.
peratore Giustino b) (1). Cosi il Dandolo.
492 Gelasio, Pontefice Romano, crealo nel di 1 marzo
e) Muratori. Ami.
il' Italia. e morto ai 19 novembre del 496 e).
Circa questi tempi, gli Schiavoni (2) comin
ciarono ad infestare tulio il golfo Adriatico con la pirateria.
Ma i Veneziani armarono tosto contro, ed ebbero favorevoli
d) Antonini e. eop.
pag. 53. successi d).
493 Pace in Friuli sotto il regno de' Goti dal 495
e) i.lniii. Noi. ecc.
toI. Il pag. 309 al 535, spazio di oltre 40 anni e).

cui. IC3-H.' (1) Ginstinnpol, ora Capodistria Secondo il de Rubeis f )


per parrebbe fosse stata fondata piuttosto sotto T imperatore Giu
stino II dal 565 al 578; anzich nel tempo di Giustino I che im
per dal 518 al 527; mentre in allora, regnando Teodorico, non
giscbuniebencar- l)are avesse dovuto denominarsi Giuslinopoli, come dicesi venir
noaatom,i"Iaar hI chiamala in onore di Giustino. Il Schnleben dice: Egida, castello
pag. 3i3?" par' restaurato nel 570 e detto Giustinopoli g).

(2) Neppure questi Popoli Schiavoni ci venne fatto di ritro


varli nominati innanzi all' anno 500 circa di Cristo, in cui fon
li) Itamnnlili. Cren
universale
darono il regno di Polonia h). Se qui I' Antonini, sotto questi
Schiavoni, voglia indicarci i barbari che intorno a quest' epoca in
festarono l'Istria; in allora potremmo, arguire che ci avesse egli
cmrt!'' M' E- A' desunto dal Dandolo i) grave ed antico cronologo: altrimenti con
viene che diciamo, esserci affatto ignota la fonte a cui egli attinse.
Per anche per questo fatto pare abbiasi a ritenere 1' epoca dell'im
peratore Giustino II, come fu detto qui sopra, e non quella ili
Giustino I.
95
494 Il Friuli, e l'Italia sotto il regime di Teodorico a) Muratori. Ann.
d' 11. anno 491.
a) (1). Questo nostro Friuli all'epoca di Teodorico
abbondava di boschi di eccellente legname da costruzione ; e
per di lui ordine, dato a suoi curiali di Forogiulio (dividale)
venivano tagliali, verso pagamento, poscia per il fiume Alsa o
Ausa, non lungi d'Aquileja, erano trasportati nelle altre Pro
vincie. Servirono essi anche a restaurare la rovinata fabbrica
dei bagni d' Apono, ora Abano, sotto la direzione dell' ar
li) Uniti. Noi. (il.
chitetto Aloisio per comando di Teodorico b). voi. il pag. 305-306.

Le poste vennero istituite in Friuli per ordine di Teo-


dorico in questi tempi e furono dette Mansioni. Nel luogo
della Manizza, vicino a Gradisca, presso al fiume Isonzo
(2) fu fatto rifabbricare un sontuoso locale per posta; in
ricordanza della di lui vittoria ivi riportata contro Odoacre.
1 soprastanti a queste poste, o mansioni, dicevansi Lucri-
e) Linili e. !
stani e). lag. 306-907.

(1) 11 (governo di Teodoric in Italia Questo come


quello di Odoacre fu misto, duplice, de' Goti e de' Romani. Serbati
alcuni, cacciati i pi de' barbari precedenti, il loro terzo di terre pass
ai barbari nuovi. I Romani, cio g' Italiani, non par che ne patis
sero; sembra anzi in tutto migliorata la loro condizione, accresciuta
la loro ingerenza. Fu in ciascuna delle grandi citt, aboliti allora o
prima i duumviri, posto un graf goto a governare e giudicare i Goti,
un comes romano i Romani. Del resto leggi e grandi raccomanda-
iwi di esser buoni co' Romani, di vestire, cadrsi, vivere alla ro
mana; monumenti antichi di tutta Italia, que' di Roma principal
mente visitati dal re, fatti serbare, restaurare, altri nuovi, a Ravenna
particolarmente, edificati, papi e vescovi rispettati; rispettata dal re,
e da' suoi barbari tulli ariani, la religione nazionale italiana, che d) Ball. SI. ti' li.
fu dall' origine e sempre la cattolica ti). voi. unico pag. 70.

(2) Isonzo Fiume del Friuli detto in latino Sontius, il quale


percorre lo spazio di oltre 40 miglia italiane dalla sua sorgente alla
'"ce; nasce nelle Alpi Cantiche e scaricasi nell' Adriatico con
due bocche formami la cos della Isola Morosina: il pi grande
dopo il Tagliamento. Questo fiume sotto un tal nome si conosce
e) Anionini tra. eli.
"eli' istorie soltauto dal tempo di Attila in poi e). pag. 245-216.
96
496 Anastasio, Pontefice Romano, fu creato a' di 24
novembre, e fu il li di questo nome. Mori egli nel giorno 17
a) Muratori. Ann.
J Italia. novembre del 498 a).
498 Simmaco, Pontefice Romano, creato nel di 22 no
li) detto. vembre, moriva nel giorno 19 luglio dell'anno 514. b).
Circa l' anno 500 Marcellino successe a Marcelliano
nella sede Aquilejese. Fu d' origine Romano, zelante per la
fede cattolica, e da Grado spesso pass in Aquileja e nella
provincia onde raffermar nella credenza i suoi Popoli. Inter
venne al IV Sinodo convocalo in Roma dal papa Simmaco,
e chiamato palmare dal luogo ove fu radunato. Fu egli,
questo prelato, che restaur non mediocremente la citt di
Aquileja dalle devastazioni di Attila, e ci nel tempo di
e) Liruli. Not. eli. Anastasio I imperatore d' Oriente. Le cronache gli assegnano
v. Il p. 9.43 alla 8
-RulK'K. M. E. A.
col. 162-103. 15 anni di sede e).
502 Molte famiglie in quest' anno vennero ad abitare
ri! Marrani. NiCO-
lettl. Costumi eco. in Friuli da varie provincie ed in ispecialit dalla celebre
m. v. A p. 16 tergo
-Palladio SI. ecc.
parte I pag. 1*. citt di Ravenna d).
502 La Famiglia di Varmo da Ravenna venne in Friuli
e) Marrani. Nicol.
e.J. pag. 16 tergo.
in questo tempo e) (1).

(1) Signori di Varmo Quelli di sopra e quelli di sotto;


l' una e I' altra di queste famiglie di Varmo hanno avuto una stessa
origine coi signori di Pers e coi nobili di S. Daniele nel Friuli,
quantunque abbiano gli stemmi diversi: portando 1' arma rossa e
d' argento Varmo di sopra, S. Daniele azzurra, e d' argento Pers e
Varmo di sotto. #I Varmo vennero da Ravenna innanzi al tempo dei
Longobardi. Le cronache antiche dei signori di Strasoldo raccontano,
che siano discesi da S. Eustachio martire, posciuch un nipote di
esso per nome Felice nato dal figliuolo Agapito dopo il martirio del
padre e dell' avo, essendo fanciullo fu trasportato da Flavio suo
parente da Roma a Ravenna. Di Felice fu pronipote un altro Aga
pito, che fatto patriarca d' Aquileja, ridusse la sua famiglia ad aiu
r; M. Guerra (li. tare in queste parti, ove fabbric i castelli di Varmo e S. Daniele f ).
w. . 1 p. XEI rns.
A noi sembra doversi far uso di sana critica prima di accettare per
vero quanto qui ci riportano le cronache antiche delli signori di
Strasoldo siili' origine di questa famiglia, che vedremo figurare fra
tuia delle principali del Friuli.
97
508 Teodorico esenta dai tributi il Popolo d' Arles,
Delia quarta indizione, in premio della sua fedelt, e de'
danni palili dai Franchi. Manda grani dall' Italia nelle Gallie
a mantenimento dell'esercito, senza, aggravare quella Pro
a) Muratori. Ann.
vincia afflitta per le passate calamit a). d' 1 1. inno MS.

509 Il re Teodorico ordinava al prefetto del pretorio,


che per tutta Italia si facesse compra di legna, come cipressi
e pini, e specialmente che fossero tagliati gli alberi lungo le
rive del Po, ove sapeasi esservene molli, e ci per costruzione
di 100O Dromoni(1). Ordina va pure fossero queste navi ap
prontate in tutto punto nel porto di Ravenna per il 1 3 giugno
di quell'anno. Tale flotta aveva per iscopo, oltre che d'infrenare
l'audacia di Anastasio Augusto, se tentasse con armala navate
saccheggiare le spiagge d' Italia come neh" anno precedente,
quello pur anche di essere pronta contro chi volesse mole
starlo dal lato di mare. Comandava ancora fosse sgombro il
corso del Mincio, dell'Olio, del Serchio, del Tevere, dell'Arno
b) Muratori. Ann.
dalle siepi poste dai pescatori b). d' II. ami 509.

510 La Basilica di Parenzo nell'Istria fu fabbricata nel


e) Canlii. SI. unir.
510 per cura del vescovo Eufrasio, con molli musaici e). Rao. vii p. 513.

511 Un esercito di Gepidi venne assoldato da Teo


dorico e per la via della Venezia spedilo nelle Gallie ad
oggetto di presidiarle. E rimarchevole la paga settimanale fis
sala da Teodorico a questi soldati, cio tre soldi d' oro per
cadauno : moneta poco diversa dai scudi d' oro d' oggidi,
d) Muratori, e. .
anno 511Anloniai
ossiano zecchini d). nu. cu. pag XI.

514 Ormisda, Pontefice Romano, fu consacrato nel di


e) Muratori.
27 luglio e mori nel 523 a' 6 agosto e). d'IUilui.

516 Il genio di Teodorico per le fabbriche diede vita


ad ediOzii grandiosi nelle principali citt ed anche in altre

{I) Uromoii! navi lungbo e veloci da trasporlo, cosi de


nominate ,-ou voce greca. Dovevano essere legni grossi, mentre ca
dauno portava molti remi, senza che si vedessero i rematovi f). 1 ) Dolio anno 5>r).

7
98
minori d'Italia. Il suo governo fece fiorire la mercatura ed
il commercio, per cui in Italia affluivano volonterosi i mer
calanti stranieri. La propriet era guarentita a tale, clie nelle
campagne l' oro e 1' argento, come nelle murate citt, slava
sicuro ; e l' abbondanza in questo periodo fu s grande, che
per un soldo, ossia scudo d' oro, aveansi GO moggia di fru
mento (doveva in allora essere il moggio ben diverso dal
nostro); cosi valevano pure 30 anfore di vino, delle quali ognu
na conteneva 3 moggia. E pure da considerare come in tutta
Italia non chiudevansi mai le porte delle citt in quel tempo,
sicch era libera ai cittadini, di notte e di giorno, 1' entrata
a) Muratori. Ann,
d'Hai, anno 316. e l' uscita senza timore de' malviventi a).
Morto Marcellino vescovo d' Aquileja, gli successe Ste
li) Llnili.Not.'clK
fano di origine milanese nel 521 e sedette anni 42, mesi
rag. SH8 Rubels.
N. E. A. col. 161. 3, giorni 45: cosi il Dandolo b) (4). Questo prelato
ebbe per il primo il titolo di Patriarca tra i vescovi della
gWiff-* sede Aquilejese e) (2j.

(1) Qui il Dandolo non presenta quell' esattezza cui siamo soliti
riscontrale nella sua Cronaca, mentre essa non combina con s
medesima. I 15 anni di sede gi indicati a Marcellino ci dimostrano
incompatibile la data dell' anno 521 per l'elezione di Stefano; ma
non la si pu emendare per mancanza di antichi documenti.
(2) Il titolo di Patriarca fu dato ai vescovi d' Aquileja
>1) Cappelletti. Le circa l' anno 552 o 534. Ebbe principio un tale titolo sotto il
Chiese il' tu. Vili
p.:w-loRobe ine.
s. col. I!H Llrutl
regno de" Goti, i quali avevano costume di chiamare i loro vescovi
e. s. p. 233-2S1. Patriarchi d). Il Fontanini lo poue pure circa questo tempo, o poco
e) l'ontanlnl nis. prima e). In forza dell'editto promulgato dal re Atalarico, in uno
de Cune. Tiid.p.i'J.
degli anni che passarono dal 532 al 534, con cui venne stabilito
intorno alle spese di lite per 1" elezione delle dignit ecclesiastiche;
cio, trattandosi del Romano Pontefice, non pi di 5000 soldi, 2000
per quelle degli altri patriarchi, arcivescovi e metropolitani , e 500
per quelle de' vescovati minori. Perci essendo qui disegnati sotto
1) Muratori Ann.
l' II. -unti 33*2. il nome di patriarchi anche gli arcivescovi e metropolitani f), ve
diamo chiaramente che questo titolo era in allora di gi usalo ; ne
quindi egli nacque per cagione dello scisma Aquilejese, come Ai
creduto e riportalo da molli e dolti uomini, essendo questo acca
t) l.lrull. Noi. ce, duto in epoca posteriore g). Altri per dicono, che Paci" patriarca
v. Il p.Zii-i.--..
li) Cappelloni e. s.
. Mll p (II. d' Aquileja fosse il primo ad appropriarselo li).
99
523 Tempi tristi in Italia dal 525 al 52G. Neil' anuo
523 Giustino imperatore perseguit gli ariani, e Tcodorico
re d'Italia, a rappresaglia, perseguit i cattolici. Quindi ire,
sospetti reciproci tra Goti ed Italiani. Finalmente in agosto
del 326 Teodorico fulmin un decreto per dar le chiese dei
cattolici agli ariani ; ma mori prima del di fissato all' esc-
,.,. \ il Balbo. Stor. d'Il.
giumento a). ri. un. hb- n.
525 Giovanni Pontefice, Romano di nascita, fu eletto
Bel di 15 agosto, e mori, per quanto credesi, a' 18 mag-
' i i - n> i \ ' Muratoci Ann.
glO del 020 b). d* Italia.

524 Dice la cronaca istriana, che ad interposizione


dell'imperatore Giustino, assenziente il re Teodorico, veni-
tsoo in quest' anno istituiti i vescovati di Trieste, di Capo-
distria, di Citt-nuova, di Parenzo, di Cissa, di Pola e di
Pedena e). Ci per non sembra concordare con quanto de- aoDol'.'pagl'*1^
serissimo sotto la data del 525 al 52G.
524 Frugifero, vescovo di Trieste d). dj detto trip, n-
526 Teodorico re d'Italia muore in quest'anno e) e ViKSfflm*
gli succede Atalarico f). unKeWLCron;
526 Felice, IV di questo nome, Pontefice Romano,
succede a Giovanni, e credesi mancasse di vita nel settembre,
0 Dell' Ottobre del 550 g). g) Muratoci. Ann.
Lorenzo, dello Mauro, vescovo di Aquileja, successe
a Stefano. Era di Pola nell'Istria; fu eletto nel 554, sedette
anni 4 e mesi 5. Cosi il Dandolo. Di questo Lorenzo le
li) ItliliiMi. M. E. A.
altre cronache non ne parlano h). coi*iia^i.!cu*r
col. 1M ) Uniti.
Not.cc. T. Il p.*W>.
2!) L' imperatore Giustiniano, fatte raccogliere e com
pre Dell' anno precedente le leggi e decisioni antiche, da
"'("anni, Leonzio, Foca e da altri patrizii e primarii uffi-
i ) Balbo e. . ti. 90
Cia" della sua corte, le pubblica in un nuovo codice i ). ^u,r5"c-*'pra
aO Il Pontefice Romano Bonifazio II succede a Fe
lice IV. Mori secondo alcuni nel 551, e secondo altri ai 17
olloWe del 552 I). dm
oj- Giovanni li, Pontefice Romano, succede a Doni

.
100
fazio II ; e sedette sino al 27 maggio del 555 in cai
al Muratori. Ann. ,,.; \
d- nana. mori aj.
554 Massenzio vescovo di Aquileja, eletto nel 554, ebbe
anni 4 e mesi 5 di sede. I Dittici Cividalesi, monumento
ragguardevole, lo fanno successore di Stefano, in luogo di
Lorenzo o Mauro, del quale non parlano, e gli assegnano
voiM^'rar0' l'epoca stessa di elezione e di sede b) (1).
554 Teodato sposo di Amalasunta, figlia di Teodorico,
-uuTk.'s'p.os: proclamato re d'Italia e regna 2 anni e). Questi ordin
al canonicato, ossia esattore de' tributi nella Venezia, di la-
sciare esenti dalle imposte per quell' anno tutti coloro che in
ragione della scorreria de' Svevi fatta nella Venezia sotto il
suo regno, ne avessero sofferto un danno. Circa questi tem
pi, e forse per la slessa cagione, scarseggiando la nostra
provincia di biade, vino ed altri prodotti, ed avendo i
Forogiuliesi mandato Agostino loro legato, ecclesiastico di
molto inerito , a rappresentare alla corte tale disgrazia,
venne ordinato fosse restituito lutto il frumento ed il
vino si alla citt di Concordia, che a quelle di Aquileja e
A) Ar-'niiinlm*. cil.
pay. 3.V5G. Forogiulio d) (2).
554 L'imperatore Giustiniano, in questo tempo, alle
leggi Romane fa seguire un' aggiunta intitolata Novelle, ed

(1) Questi due vescovi <]' Aquileja, Lorenzo e Massenzio, qui


riportali in un' epoca stessa e con l' eguale durata di sede, pre
sentano un' assurdit storica. Noi non diremo positivamente, bench
il Liruti lo assicuri, quale di questi due nomi, che in sostanza non
possono rappresentare clic una persona sola, appartenga a quel
prelato, che nella sede Aquilcjese fu intermedio a Stefano e Mace
donio ; ma pare che debba essere quello di Massenzio.
(2) Riguardo a quest' articolo dell' Antonini, avvertiamo non com
binare con que' pochissimi autori che parlano su di ci; nullameno.
siccome anco quelli o non assegnano date, o non precisano il re
gnante sotto cui accaddero i falli, ci siamo determinali a seguir lui
anzich allri.
dOl
ea ristretto dello Institutioni: come nell'anno precedente
pubblicava il Digesto o Pandette a) (4). JSw'!!'
535 Agapito, Pontefice Romano, succede a Giovanni
U muore nel di 22 Aprile del 536 b). S'iwS!""1 Ann
536 Vitige re d'Italia, regna sei anni; e muore nel
ci Bamnokli. Ci un.
542 e) (2). UlIIVOtKlk'.

536 Silverio Pontefice Romano, credesi eletto ' nel d


8 giugno del 556. Muore nel giorno 20 giugno del 558 d) utaion e. s.

536 Alcuni monaci venuti dalle Indie portano a Co


stantinopoli delle uova di bachi da seta, onde in tempi pi
Unii, cio verso il line di questo secolo, s' introdusse nella
provincia di Aquileja e nel resto d' Italia l' arte di allevarli
e di trarne la seta e). &JFM: 8,r
538 Gravissima carestia in tutta Italia, e pi ancora
nell'Istria e .Dalmazia, per cui si soffriva orrendamente. Pro
copio, eh' era presente a questi guai, scrive essere slata
Toce costante che fossero in queir anno morti di fame 50,000
aratidini nel solo Piceno, e pi nella Dalmazia ed Istria ;
c die fatti snaturatissimi succedettero f ). \;> Muratori. Ann.
> d il. auitu WS.

(1) Il Corpus .3 ii ri* GusJincanco, essendo voluminoso,


Mi s'adattava alla poca coltura delle et seguenti, ne al poco e
rapedto uso che ne aveano a fare i miseri Italiani, soggetti e poco
""p che schiavi di barbari ; ondech essi usarono varii ristretti
Ilio* via via, e principalnieule quello fallo fare da Alarico pe" Goti
i Spagna. La legislazione Romana, sapientissima ed elegantissima
M particolari, era tutta imperiale ed assoluta nel principe, tutta
ciecameule obbediente e quasi adorante ne' suddili ; pagana per tre
quarti, cristiana qua e l per aggiunta, ella mollo contribu alle
pretensioni di monarchia universale e di dispotismo civile ed ec--
desiastico degli imperatori, onde sorsero poi tante questioni in
m ' secoli che seguirono g), S,^/^
(2) In questo tempo cominciarono le guerre de' Greci contro i
W e durarono circa 17 anni: periodo nel quale l'Italia ebbe or-
"Mi danni e molle delle sue citt provarono sorte infelice; ma
"luna tra esse quanto Napoli e Milano, le quali, dopo lungo assedio
Manie ireuieuda, ebbero saccheggio e strage memoranda. Anche i h)*m Ini m. ril.
Riunii ed Franchi predarono in allora l' Italia h). H'i. *unnu
- Muratori
jX
02
558 Vigilio, Pontefice Romano, succede a Silverio e
muore sul principio dell' anno 555, secondo il Pagi, a dello
fggm. Ann. j; ^ ^ 554 ^
538 Leggesi nella cronaca istriana del D. Kandler, che
Vitige re dei Goti esigesse in quesl' anno dagli Istriani i
generi che dovevano, per costituzione provinciale, pagare alla
crool'3 Bonai6S,r' Pcrs0|fc del principe h).
559 Macedonio, patriarca d' Aquileja, creato in que
sl' anno, di nazione Macedone, uomo di vita pia ed integer
rima e per dottrina stimatissimo. Sedette anni 48, e mori
nel 557. Quantunque riporti il Dandolo, eh' egli fosse in
volto nello scisma successo per la condanna dei tre capi
toli, fatta da papa Vigilio, del concilio Calcedonese , Mace-
$up7an &'!: donio certamente non v'ebbe parte alcuna e). Secondo il Ber-
toli per Io scisma Aquilejese principi sotto questo patriar-
fiaK.ASMusM9o! ca d); ma noi, appoggiati al Liruli diremo, aver avuto prin
cipio soltanto nell' anno 557, quando il patriarca Paolino
e) Uniti e. s. t. Il ' ..... . .
?2MRiia'sui".B' convoco il sinodo scismatico in Aquileja e).>
540 Alcuni luoghi della Venezia, dopo la resa di Ra-
,.,,,, ,
f ) Antonini ms. eli.
venna,' mandano legati

a Belisario e si danno alla devozione
KnoMS.lorl- dell'Impero f).
540 Ildibado, detto anche Ildibaldo, uno de' primarii tra'
,..,
e) Muratori irl
Goti, venne da essi proclamato
1
re d'Italia;' ma fu ucciso
JffSSJptf.'1- nell1 anno seguente g) per vendetta privala.
541 Vitalio, ufficiale di Giustiniano, che comandava in
Trevigi, riunita quanta gente poteva, olire ad un corpo di
Eruli che seco militava, tent battaglia coli' armala di Ildi
bado ; ma rest totalmente disfallo, ed ebbe ventura di sal
ii) Murai. imo mi. vare la vita per la bont del suo cavallo h). La perdila di
questa battaglia fu cagione che la Venezia dovette nuova-
p^n55 ' c* *p* mente assoggettarsi agli Ostrogoti i).
541 Tolila, chiamato Baduilla o Baduella, figlio d'un
fratello dell'ucciso re Ildibado, fu fatto re d'Italia; e bench
giovinetto, era personaggio di gran cuore e di non minore
105
a) Murai, anno MI.
prudenza a). Regn circa dieci anni e mori nel 552 b). li) Rampoldi. Cron.
543 Una peste terribile devasta in quest' anno tutta
I Italia e) (1). e) Huiat. annosi:!.

Circa il 545 gli Slavi o Wcndi invadono la Carintia, e


occupano il tratto a oriente della Drava e della Sava, di
struggendo ivi il cristianesimo d). Restava in quell' occasione d)nohcnaucrp.i.
distrulla la chiesa episcopale di Tiburnia e). 2ron)M>"i6Rlr'
548 Teodeberto re de' Francbi, fatta calare in Italia
n'armala, s'impadron delle alpi Gozie, di alcuni luoghi
della Liguria, e della maggior parte della Venezia f) in ispe- omini. anno w-
cialit verso i monti g). SoiTi^ik'0'
548 Neil' occasione della guerra de' Franchi, durante
la sede del nostro patriarca Macedonio, alcuni vescovi Fran
chi osarono impossessarsi delle tre chiese Beconcnse, di
Tiburnia e d'Augusta soggette alla metropoli d' Aquileja h). jjMW! ** e. .
552 Narsete, generale di Giustiniano, si porla in Italia
contro Tolila, e conduce la sua armata sino a Ravenna per
i lidi dell' Adriatico. Du ci rilevasi, che dopo la scenGtta di
Vilalio, la Venezia inferiore marittima erasi tuli' ora mante-
nula sotto la devozione dell'Impero
Greco,* ovvero ritornata I) Antonini m.rlt.
in quest' ultimi tempi i). I Franchi per padroneggiavano Im'i!?.*!*.
l'alio Friuli 1). ' iWWH*-
552 Tolila re de' Goti, venuto ne' dintorni di Gub
bio, a battaglia con i Greci guidati da Narsete, dopo es
sere stalo de' primi e degli ultimi nel combattimento, muore
ferito nella fuga m). "ff^i"-
552 Teja vien proclamalo re d' Italia in Pavia. Era egli
ano de' capitani principali de' Goti, e fu degno successore
di Tolila n). njiwoius.-i-Ti

fi) Ebbe essa origine in Egitto, si diffuse in ogni parte dell' 0-


n*ate, e percorrendo quasi tutto il mondo conosciuto, dur circa 0) Anton, e..
ji anni o). In Italia restarono si deserte intere citt, da non ve- - Mural- an" 5,:|-
fersi che cani per le vie ed armenti senza guida alla campagna p). ic?!1." vm pnr
553 In una grande battaglia alle falde del Vesuvio
Teja pugna da prode contro l'esercito di Narsete; ma pi
felice di Totila, muore sul campo, dopo aver scambiato 1' un
*ii",uBio,*,'dw' ^P l'a''ro parecchi scudi carichi di aste nemiche a). Fini
con esso il regno de' Goti in Italia, dopo aver durato per
panimi ni mi., ii. lo spazio di G4 anni b). Nobile e forte schiatta per vero
dire fu quella dei Goti, e pi che niun' altra barbara mite
agi' Italiani, onde non merit il mal nome che le rest nella
storia, fatta e rifatta poi sempre coi pregiudizii romani im-
)Bittc...p.ii. periali e) (1).
555 Leutari e Buccellino duci degli Alamanni, gente
idolatra, conosciuto che Teodebaldo re de' Franchi non ac
consentiva a soccorrere i Goti Transpadani, che a lui ricor
sero per liberarsi dai Greci, assunsero essi l'impresa. Per
ci, adunato un esercito di 75,000 tra Alamanni e Franchi,
9Ju52faFl' vennero in Italia d) (2).
554 Nulla opponevasi al poderoso esercito dei duci

(1) 11 Muratori pone all' anno 555 la fine del regno de' Goti
e) Detto anno 53.1. in Italia e) mentre a noi sembra che a quest' epoca sia successa
soltanto la cacciata dell' ultimo rimasuglio di essi.
(2J Franchi, loro armatura Descrive Agatia l' arma
tura de' Franchi, se pur non vuol dire degli Alamanni. Essi qua
si tutti erano fanteria. Non usavano archi, frecce, dardi o lionde.
Al lato destro portavano lo scudo, al sinistro la spada. Presso di
loro non era in uso 1' usbergo, o sia la lorica ; pochissimi porta
vano celata in testa; nudi fino alla cintura, da cui poscia scende
vano calzoni fino a' piedi, fatti di tela di lino, oppure di cuojo.
Portavano anche accette con ferro da due parli aguzzo, e degli an
ioni, specie di alabarde coli' asta di legno, ma quasi tutta coperta
di ferro e non molto lunga, nella cui punta era un acuto ferro con
varie punte, ossieno uncini, che guardavano al basso, e simili agli
ami. Di questi angoni si servivano per lanciarli contro il nemico,
quando erano a tiro. Se colpivano il corpo, ancorch il colpo non
fosse mortale, non se ne poteva sbrigar 1' uomo ferito per cagione
degli uncini. Se li ficcavano negli Scudi, non e' era verso di staccarli,
n di valersi pi d' essi, ed intanto trovandosi disarmato il corpo
t) Dotto anno 554. del ii cinico, o colla scure o con altra asta il finivano l'I
405
Alamanni e Franchi, essendo i Greci assai minori di forze,
e dirisi in molli presidii. Passati quindi dalla Liguria verso
Roma lasciarono le funeste traccie della loro barbarie, per
ch rapirono i vasi sacri, spogliarono i tempii, molti ne di
strussero, altri ne guastarono, e spietatamente trucidarono le
a) Muratori. Ann.
genti della campagna a). Pi che la guerra, 1' intempc- u" II. anuo 351.

rania e le malattie logorarono quest' esercito ; onde Narsele


nella primavera dell' anno stesso pot sconfiggere Buccel-
lino presso Gasilino, mentre Leutari e i suoi perivano sul
Beaaco, presi da paura e da furore, che fu attribuito all' onta
fatta alle cose sacre b). b) Cant. St. unir.
Ilice, t. VII p. 151.
554 Narsele governa l' Italia dalle Alpi alla Calabria
J>*r 15 anni (il Balbo dice per 12 e il Millot per 13 anni).
Eunuco educato al fuso ed ai ginecei, aveva saputo in corpo
affralito serbar un'anima vigorosa; impar nel palazzo l'arte
d inGugersi e di persuadere; fece maravigliare Giustiniano
to' virili suoi concetti, si distinse nelle ambascierie e nella
guerra, tanto da parer degno d'emulare Belisario; e seppe
ispirare terrore ai nemici, e rispetto a' suoi e) (1). e) Detto ItI p. 15*.

(I) Governo di IWarsete in Italia Egli al sommo e sotto


lui un prefetto del pretorio, ambedue probabilmente risiedevano in
Ravenna. Di rettori ed altri governatori di provincie non cenno.
'erosimilmente i ducili continuarono ad essere lutto in ciascuna
folle citt, con territorii pi o meno fatti a caso dalla guerra Sotto
css' i giudici, governatori civili, capi de' corpi municipali, ma nou
letti (]a essi, anzi dati talor forse dai ducili, certo sovente da' \e-
*<'). e perci chiamali dativi. I membri di questi corpi non eran
pi detti decurioni, ma indeterminatamente principali, od anche con-
K, nome vecchio, significazione nuova di magistrali meno potenti
e pi numerosi. Non probabile che il terzo barbarico delle terre
* restituito ai padroni antichi Italiani; ma dovette essere iuca-
Wrato, od anzi distribuito, o preso dai duchi ed altri Greci. Non
11 cenno nella prammatica del 554, cui Giustiniano gran proinul-
lor di leggi fece a riordinar Italia, e che non riordin nulla. Del
"sto, da questa e da tutta la storia vedesi, che fu un governo da
fjnoieri lontani, peggiore sempre di quello de' stranieri stanziatiti.
* 'I pessimo o almeno il pi vergognoso fu, che non seppero nem-
"^n difendere la conquista da stranieri nuovi il). La nostra provincia il) Tullio. SI. ci' II.
\ul. un. pai:. 71-75.
106
555 Pelagio, Pontefice Romano, credesi creato nel-
1' aprile di quest' anno e mor a1 di 5 marzo dell' anno
a) Muratori. Ann.
d'Usila. 5G0a) (1).
557 Paolino, o Paolo, Romano di nascita, fu eletto
patriarca d'Aquileja dal Clero, dal Popolo e dai vescovi
della provincia Aquilejese. Si crede venisse ordinato e con
sacrato a quella prelatura da Vitale vescovo di Milano ;
e nella Chiesa nostra fu egli il primo patriarca scismati
co. Per timore de' Longobardi, nel 568, rifuggiossi con
parte del suo Popolo in Grado, portando seco le sacre
spoglie de' Santi, l'intiero tesoro e gli ornamenti preziosi
b) Llrall. Hot. cri.
T.llp.2f7alla271.
RillMls. M.E. A.
della chiesa d'Aquileja; ed ivi mor nell'anno 569 dopo 12
Col. 203 21.1 214 221
226. anni di sede b).
e) Palladio. St.del 557 Narsete migliora la citt d'Aquileja, facendo ri-
Friuli pari. I n. 18
Valvasone. Cron.
d'Aq. ms. ClconJ
staurare molti edificii, erigere alcune torri, e riedificando
Madrisio. Apologia
d'Aquileja pag. 13. parte delle sue mura e).
557 Sinodo scismatico in Aquileja, detto anche Istria
no. I vescovi della Liguria, quelli della Venezia e dell' Istria,

in quest'epoca form parie d'uno dei dieciotto Esarcati, in cui


dopo Giustiniano fu partito l' Impero Greco. E Narsete cerc porvi
qualche ordine, e resuscitare le spopolate citt col raccogliere i fuor
usciti delle passate terribili circostanze. Per i quindici anni della
dominazione greca avevano colla fiscale oppressione incancrenite le
d) Canili. SI. e. B.
piaghe della nostra patria, cui peste e carestia tolsero fino i ristori
t. VII p. 152 e lffit. della pace d). Morto Giustiniano nel 565, e succedutogli Giustino molto
da meno, questi richiam Narsete; dicesi perch non mandava da
nari in corte; ondech forse debbesi all'eunuco la lode di non a-
verci voluto spogliare del tutto. E dicesi fosse richiamato con quelle
parole vituperose della nuova imperatrice : che tornasse a far filar
f) Dalho. SI. d'Il.
lane nel gineceo ed adiratosi egli perci, chiamasse i Longobardi
Tol. miic. pag- 75. in Italia e).

(1) Qui non ben sicara la cronologia Pontificia, dice il Mu


ratori, non sapendo bene se il papa Vigilio antecessore di Pelagio
morisse nel 554 o nel 555, n in qual giorno seguisse precisamente
>u,c-sop- la sua consacrazione f).
107
furono convocati dal patriarca d' Aquileja Paolino. Ivi, propo
stili condanna dei tre capitoli del concilio Calcedonese(1),
falla Del Costantinopolitano, venne rifiutata, e i capitoli furono
confermati, bench il concilio Costantinopolitano fosse stato
approvalo dalla Sede Apostolica a). Con ci il nostro prelato, ) L,n- rapace,
fallosi capo di partito, trasse seco gran parte de' vescovi
rcini, e fu turbata anche questa provincia dalle dispule di
religione, che durarono lungo tempo b) (2). omi^^*."'
559 Nel luglio ed agosto di quesl' anno tutto 1' 0-
ienle ed Occidente, dice il padre Mabillon, fu stranamente
alilo dalle inuondazioni del mare, dalle tempeste, dai
iranuoti e dalla pestilenza e). #itMKo,r53aAnn'
560 Giovanni III, Pontefice Romano, dopo tre o quat
tro mesi di sede vacante, successe a Pelagio e mor a' d
lo luglio del 573 d). d)D.o.
564 Venanzio Fortunato, distinto tra' letterali del se
colo TI, dopo aver fatti i suoi studii in Ravenna, dove le
tuone lettere erano ancora in onore, sentendosi liberato da una
pwt malattia d' occhi per intercessione di S. Martino vesco
vo ili Tours, pass in questo tempo dall' Italia nella Gallia a
aerare il sepolcro di quel santo, e fiss soggiorno nella citt
di foitiers. Fu carissimo alla regina e monaca S. Radegon-
to. Miime amalo dai vescovi di col e riverito da tulli per la
sua virt ed il suo sapere. Le sue opere in prosa e in versi
sono di gran lume per la storia delle Gallie in questi tem
pi e). Questo santo ed illustre letterato trasse i natali circa ) D" ,nn '

(1) I tre Capitoli Sotto questo nome intendevasi I." gli


ritti di Teodoro Mopsuestano; IL' quelli che Teodoro vescovo di
Gr aveva fatto per confinare gli anatematismi di S. Cirillo Ales-
iJndrino contro Nestorio; III.* una leUera che Ibas vescovo di E- n ncrgier. ni*, di
fessa aveva scritto ad un Persiano chiamato Maris f). tmi edisi.Ecci.
voi. Il I;. 130.

U) Da questo sinodo scismatico ebbe principio il clamoroso sci-


m* Aquilcjese, come fu detto.
108
il 540 nella provincia Aquilejese in un luogo dello Duplavile,
ora S. Salvadore, (1) in riva al Piave, e non lungi da
a) Uniti. Vile ecc.
Ceneda. Fatto vescovo di Poiliers dopo il 17 novembre del
voi. I cap. XII.
b) Canni. SI. unir, 595, successe al vescovo Plalone a). Il Cant pone la sua
cronol. pag. 521.
e) Zanetti un. eli.
T. un. p. 163Ll-
morie nel 609, b) (2) bencb altri la pongano nel 000 e).
ruii come sopra.
5G6 Peste orribile che afflige e quasi deserta la sola
Italia. L' anno preciso non ci noto ; ma Paolo Diacono la
pone circa questi tempi. Tania fu la strage de' Popoli, che
in molli luoghi restarono disabitalc affatto le campagne, n
il) Muratori. Ann.
d' 11. anno 566. vi era chi mietesse le messi, n chi raccogliesse le uve d).
e) Fillasi. I Vcn. ec,
voi. Il rag. 126. Essa infier specialmente nella Liguria e nella Venezia e).
f) Palladio. St.clt.
pari. I pag. 19.
Palladio porta f), che fu desolatoria in Friuli e chiamossi
dell' anguinaia, o, con voce greca, del bubone (5).

(1) II Viviani nella sua traduzione della Storia dei fatti de' Lon
gobardi di Paolo Diacono, dice : Duplavile ora chiamasi Valdobbia-
dene. Per molli illustri scrittori ritengono che il Duplavile sia il
S. Salvadore.
(2) Opere di Venanzio FortunatoScrisse sette vite di santi, voltando
anche in esametri quella di S. Martino fatta da Sulpizio Severo; lettere
teologiche in prosa e 249 componimenti in versi di vario metro per
chiese erette o dedicale, o a nome di Gregorio di Tours, o dirette
a lui e ad altre persone. Dove poetizza, -mostrasi frivolo per lo pi e di
color roseo, fra l' immensa seriet ed importanza di quei tempi. Lo
fanno autore del Simbolo di Sani' Atanasio, del quale diede una spie
gazione. G' inni suoi sono buoni per il tempo eJ armoniosi, con mo
vimento d'immaginazione; mentre la prosa disabbellita da antitesi
e da cadenze rimale. Quando Radegonda ottenne da Giustino impe
ratore un pezzo della vera croce, egli compose il Vexilla regis pru-
deuut ed una elegia disposta in forma di croce, che comincia : Crux
K) Canili. SI. link. mihi certa salus, crux est quam semper adoro g).
R.v.Vll.p.lS3-ll.

(5) Questo morbo aveva principio nell' anguinagle degli uomini


ed in altre parti pi delicate, manifestandosi con alcune glandole a
modo di noci e di datteri, che erano seguitate dall' ardor intollera
Ili Taoio Diacono. bile delle febbri ; cosicch in tre giorni V ammalalo era morto. Che
Stor. ilu' Mintoli.
Ho. Il cap. IV. se per caso taluno passava i tre di, poteva aver speranza di vivere b).
L' Italia in quel tempoafflilta da quest'orrendo malore, spaventata
dalla venuta de' Longobardi era immersa in ubbie, superstizioni e
I ) l.lnill. Noi. ce.
Toi.iiing.no-m. timori terribili i).
109
568 I Longobardi, con tulta la loro Nazione, uomini,
donne, vecchi e fanciulli, carriaggi ed altro, invadono l' Ita a) Muratori. Ann.
il' Hai. ainui l'ifiS
Filisi I Vcn. ecc.
lia, guidali da Alboino, nella primavera di quest' anno a). Tol. Il pag. Vi",.
Varii Popoli dalla Germania e dalla Scizia accorsero loro
compagni alle fatiche ed alla preda; Gepidi, Bulgari, Sarmali,
Bavari ed altri e principalmente 20,000 Sassoni con mogli
e figliuoli b). Batterono la via delle alpi Venete, e dal Mon h) Canili. SI. unir.
R. v.Vll p. 158-1W.
reale (forse Monte Maggiore presso Cividale del Friuli) ca
larono nella Venezia, ove Aquileja, diroccata da Attila, non ci Filianl.c.s. pag.
127 Cant e. .
poteva opporsi loro e). Forogiulio si rese senza resistenza; pag. 159.
d Fillasi. e. sopra
cosi Treviso, Ceneda, Belluno e Feltre d) (1). TOl. li pag. 1?!.

(I) 1 Longobardi che dominarono 1' Italia, gente corag e) Canlii. SI. un.
giosa e guerresca e), non si vuole siano degli stessi cui Strabone Baco. t. VII p. 153.
e Tacito annoverano tra le genti Germane. Secondo Paolo Dia-
wo, i Longobardi o Longobardi in origine furono Goti, o meglio
Gepidi; che questi non sempre si sanno distinguere da quelli.
tennero detti alcune volte anche Winili, ossia vagabondi. Su tali
wgini per haxvi confusione, perch queste genti barbare, prive di
rittori e di storici, mutando assai volte luogo e condizione, usan
ti modo antico, linguaggi semplici, espressivi, e soprannomi va
ri* secondo gli eventi, o le circostanze, fecero si che gli storici
"lini e Greci, ignari dei paesi, de' costumi e della favella de' Bar-
rari, forse prendessero alle volte i soprannomi per nomi di Popoli
' li moltiplicassero e confondessero senza volerlo. Checch sia il
,(Jr", i Longobardi, come gli altri barbari del nord europeo, nei
tempi antichi abitarono la Scizia o Tartaria, indi passarono in Eu
ropa e fissaronsi ora al Baltico, ora al Danubio. Il loro nome comu
nemente suolsi dedurre dalle lunghe barbe che accostumavano porta
re- essendo detti perci Lang-Bacrt. Erano essi idolatri, vestivano pelli
ed abiti di lino a varii colori, radevano la nuca, e due treccie di
"pelli dividevano sulla fronte, che poi lungo 1' orecchio portavano
Pallenti: insomma erano brutte figure, di genio feroce, di costumi
I ) Filiali e. sopri
'"atto burberi e rozzi f ). Tenevano le gambe ravvolte in una sin- t. Il pag. l-X-W.
"olar foggia di usatti, e in piede calzari sparati quasi fino alla som-
Mia del pollice e allacciati con stringhe di cuojo, finch sostituirono
?ji stivali. Forse il sudiciume manteneva tra loro una malattia, qual
*"a si fosse, indicata col nome di lebbra; e chi n' era infetto veniva
espulso di casa e di citt, considerato per morto, interdetto non solo
di disporre de' proprii beni, ma fin dall' usarne al puro manlenimen-
g Canili e sopri
,0 ?) Avanti i dodici anni non permettevano le nozze alle donne pag. 36G-367.
e "vanti i quattordici ai maschi ; e iu generale proibivansi fra et
HO
a!Potonimn.PI. 568 Forogiulio (Cividale) vion preso da' Longobardi
ce. lib. Ilcap. IX
Uniti. Noi. eo. voi.
Il pag. 319.
sotto la condotta di Alboino loro re, diecsi in aprile a). Fo
rogiulio in questi tempi aveva la preminenza su questa nostra
regione, ed era subentrato nel grado di primazia goduto gi
I.) Limi) e. sopra
toI. 1 pag. S6. dalla illustre e grande Aquileja b). Da esso poi prese il
e) Muratori. Ann.
il' It. anno 368. nome la provincia stessa e) (1).
568 Il ducalo del Friuli venne istituito in quest' epoca
d) Lfratl e. opra
voi. Il pag- 31'J. da Alboino re de' Longobardi d). I suoi confini nel piano
eslenderonsi dalla Livenza all'Isonzo, e dall' Adriatico al
Monte Croce nella Carnia; ne' monti abbracciarono il No-
rico-medilerraneo, die ora fa parte della Garintia, piegando
anebe verso l' Adriatico fino al Medalino, monte dell' Istria
e) Palladio. SI. ec.
pari. 1 pag. . bagnalo da quel mare e). Alboino nomin a primo duca il suo
nipote Gisulfo, (2) grande scudiere, (dello Marpabis iu

sproporzionate. Contralte, pi non si scindevano. Per quanto il ma


rito bazzicasse altre donne, la moglie non poteva dargli querela, tua
f) Canto. SI. uni.
se ella avesse peccato, era abbandonata alla vendetta del consorte come
Bac. vol.Vllp.3TJ. il seduttore f). Adoravano essi Freya e Odino, e come tutti i se-
g) Detto ni p. 135. guaci del culto di questo, avevano una nobilt d' origiue divina g).
Convien dire che non si dilettassero gran fatto di caccia, poich ncs-
h) Detto ivi p. a sima legge stanziarono in proposito h).
(1) Il Friuli comincia a chiamarsi Austria in questo secolo
I ) Bulicis. M. E. k.
col. 7. e furono i Longobardi che cos lo nominarono i) distinguendo essi
la parte orientale del loro regno con questo nome, l' occidentale
1 ) Sanflorann. Forai. con quello di Neustria 1 ). 1/ Austria de' Longobardi abbracciava
ec. voi. un. pag. 83.
m) Muratori e. sop.
inno 7'Jl. la provincia della Venezia ed il Friuli ni).
(2) Alcuni accreditati autori pongono Grasolfo a primo duca del
Friuli, anzich Gisulfo; allontanandosi da Paolo Diacono per quel
ut fertur da lui posto nella narrativa della creazione di Gisulfo a
quella dignit, e pi ancora per la lettera di Romano Esarca di
Ravenna diretta a Childeberto re de' Franchi nel 590; dalla quale
rilevasi, che a queir epoca il duca Gisulfo era in giovanile et, per
cui ne verrebbe che nel 5G8, anno dell' istituzione del Forogiuliese
Ducato, non poteva esser egli, Gisulfo, quel Vir per omnia idoneus,
n) Unill e. opra prescelto a quel governo, come scrive il Diacono. Il Liruti n) con
pag. 3 alla 322.
traddice a quest' opposizione e tiene fermo essere Gisulfo il primo
duca del Friuli, e con esso concordano gli scrittori nostri. Noi
non entreremo a stabilire chi in tale differenza colga nel vero; ma
ili
lingua loro) uomo abilissimo in ogni cosa, affidandogli la
citta Forogiuliana e tutto il territorio della medesima, cui
questi govern (1) sino al Gli cio per circa 43 anni.
A di lui richiesta Alboino concessegli quelle Fare , cio

ci pare ebe 1' allontanarsi dal Diacono sia entrare in un laberin-


lo, la di cui uscita Tassi molto diflcile. E in prova di ci propo- aizancin.nciiiiMi.
niamo a lettura il Zanetti medesimo, sostenitore di Grasolfo a), onde ik aw'o 3*iL' '
si posa avere convincimento sulla difficolt a cui noi accenniamo.
(1) Governo dei duchi Longobardi Mentre i duchi
istituiti da Longino erano magistrati civili e militari per ammini
strare il paese secondo le leggi comuni, i trenta o trentasci duchi
Longobardi dominavano, quanto a ragione civile, come donni e pa
droni sul paese occupato, non dipendendo dal re se non ne' delitti
politici e negli affari comuni. Pari fra s di grado, forse in egual
numero in origine di famiglie Longobarde e suddite, poteano de'
loro possessi far ogni voglia ; al morto succedeva il pi prossimo
erede, purch in et maggiore. V" aveano pi tigli? governavano in
sieme. Nasceva disputa fra varii successori ? la decidevano gli eser
citili ilei duca, cio i liberi, senza che il re intervenisse altrimenti
che come giudice supremo della Nazione.
\l duca appartenevano le terre cui avesse conquistato sopra il
nemico, sempre per sotto 1' alto dominio del re, che poteva anche
rotarne la restituzione. Per tali acquisti taluno s* ingrand, fino
a Mitrarsi affatto alla balla del re.
Dipendevano dal duca gli scultasci o centenaria che reggevano
qualche vico, menavano la gente in guerra e profferivano i giudizii.
A questi erano subordinati i decani, capi di dieci o dodici fare, u-
lioni formate per 1' amministrazione, per la guerra e forse, per la
reciproca guarentigia ne' delitti b). Con questo nuovo regime rove h) Canili. St.uniT.
B. y.VII p. 168-167.
sciarono essi in Friuli il governo che trovarono, ed era a foggia
romana, cangiando confini e dignit e). f) Urtili. Noi. ecc.
voi. I pag. SC-
Diritto longobardo Bench stanziati, i Longobardi non
potevano mai smettere il sistema militare, cinti com' erano da nemici;
onde exertus designava la Nazione, ed excrcitalis il libero longobardo,
ossia alla teutonica, arimanno, heermann. Tutti questi alla chiamata
del re dovevano prendere le armi, pena venti soldi, neppure eccettuati i
vescovi. Conseguente era il divieto di mutare .domicilio, foss' anche
entro i conlini del Regno, se non colla propria far, in con minaccia di
pena capitale, quasi fosse un disertare dal proprio reggimento. Tutti
poteano interveire all' adunanza nazionale ove principali discutevano
e deliberavano sui pubblici interessi. Nessuna distinzione fra' liberi d). dl Canio r. nonra
voi. VII pag. 167.
Propriet Non confondasi per quest' ordine col feudale,
e, duchi, arimanni leticano in libero assoluto possesso le terre; e
H2
generazioni o famiglie, che trov di scegliere a suo piaci
mento ; per cui col consenso del re rimasero ad abitar seco
le principali prosapie dei Longobardi: (1) ottenendo pur
anche dalla generosit d'Alboino alcune mandre di generose
a)P,inlo Diacono SI.
cit. imi. IX hi. 11. cavalle a).

]' obbligo del militare non traevano da queste, ma dalla loro qua
lit di liberi; sicch non sarebbe cessato neppure perdendo quelle.
Se il re o il duca affidava un fondo proprio a qualche dipendente,
era prezzo di servigio, non ragione feudale. Talvolta il proprietario
concedeva ad alcuno, vita durante, l' onore, cio il diritto di gover
nare una terra di suo dominio, lasciandogliene godere i fondi ; ma
sebbene il benefiziato fosse tenuto alla fedelt ed a servir coli' anni
al concedente, la condizione sua non differiva da quella de' gaslalili
e degli ordinarli uffizioli dell' esercito. In fine duchi, sculdasci, de
b) Cant. SI. univ.
cani possedevano le terre come ufhziali della Nazione, o vogliam
Rac. t. VII p. 168. dire dell' esercito longobardo b).
Gastaldi Ai poderi della regia camera, che molli erano,
soprintendevano gaslaldi, l'ornili anche d' autorit giudiziale e mili
tare sopra i Romani, e probabilmente anche sopra gli n ri monili a-
bitanli nella citt a loro commessa. Si dice citt, perch alcune ve
ramente formavano parte de' possessi regii; nelle altre pu argo
mentarsi che il gastaldo assicurasse le ragioni dei liberi e i privi
e) canni, e. s. ivi legi riservati a qusti allorch pattuirono la resa e).
Giudizi! Primo diritto e fondamento degli altri, fra i Lon
gobardi come fra gli altri germanici, era la faida, cio il poter fare
vendetta de' proprii o degli oltraggi di parenti e collegati. Come il
governo prese consistenza, tent sostituire l' azione giuridica per
guarentir la propriet e la vita, onde s' introdussero tribunali; ma
questi pure, come tutto il resto, ordinati alla militare, semplici,
spicciativi. Qualunque litigio nascesse fra i membri della centuria
o della decania, discutevasi avanti al capo, che ne riscuoteva le
multe. Negli affari pi rilevanti 1' assemblea della centina giudicava
sotto la presidenza delio sculdascio, o per non raccoglierli tutti,
scieglievasi una thecina di buoni uomini, cio perfetti Longobardi, che
sotto giuramento esaminavano il fatto, rimettendo al magistrato la
applicazione della legge. D' ufficio non si procedeva se non nei casi
in cui il fisco partecipasse alla multa; negli altri voleasi l' istanza del
ri) Canto, iv '. p.i-
1GX-IM. l' offeso o del suo crede d).
(1) Pier Paolo Locntello dice: per questo crederci io che gran
parte della nobilt che oggidi trovasi in Cividale discendesse, o da
ri Pie Pani l.ofii-
lello. Conim. delle quo' Romani che non furono distrutti dai Longobardi, o da Lon-
cmrilicividaloni*.
Plroupart. Ilp.17. gobardi che furono conservali dai Franchi e).
Ilo
568 I Longobardi (I) non s'impadroniscono della
Venezia marittima, ma essa diviene teatro di lunghe e strug-
gitaci contese, trovandosi divisa tra due genti. I Greci, sotto
l'esarcato di Longino, essendo padroni dei mare, facilmente
mantennero pi a lungo la difesa de' luoghi marittimi, ed
perci che in essa non posero piede i barbari (2) e
ir.
Concordia, Oderzo ed Aitino furono immuni dal loro furore a). Sifu"^^
568 Nel cominciar dell' inverno di quesl' auno, cadde
tanta neve nel piano della nostra provincia quanta ne pu
cadere sulla cima de' monti; e nell'annata i prodotti furono
, , . , -, ...... ) Paolo Diacono.
abbondanti a segno da non ricordarne di maggiori b). u cap*s-*" "u
569 A tquesl' epoca erano gi introdotti in Italia i
monasteri per monache di S. Benedetto, ed avevano le loro
i ! i \ e) Muratori. Ann.
abbauesse e). <rn. anm> sta.
569 Probino, patriarca scismatico d' Aquilcja, successe
a Paolo. Egli era Beneventano, fu ordinato in Roma, e in
quest' epoca venne eletto dal Clero e Popolo eh' erasi ri-
foggialo in Grado alla prelatura Aquilejesc. Dopo un anno
e olio mesi di sede fini di vivere in Grado e quivi fu se
polto; cosi il Dandolo, ma Paolo Diacono gli assegna un ^"^J",^
amo solo di sede e lo dice morto in Aquileja d) (5). SteS."*"**

(1) 1 Longobardi, loro condotta riguardo alle scienze ed


alle arti Essi, nemici di ogni coltura abbruciarono in Italia le
librerie, e con quelle i parli de' pi begl' ingegni; atterrarono le
fabbriche antiche meritevoli per forma, costose per materia, sep- ,
pelliroDO le memorie e le leggi romane ; introdussero nuovi alfabeti,
nuove costituzioni, nuovi nomi a' magistrali, nuove Torme di edi- &*utonSto
fizii; essi infine in niun conto tennero i cultori delle lettere, anzi C'^Vil3^ V.
avvilironli disprezzandoli e). mie ak. 3. "
(2) In quest' epoca crebbe assaissimo il concorso degli abitanti
nelle lagune, e quivi aumentala la Societ dei Veneti form il nuovo
Popolo de' Veneziani. Anche la popolazione di Grado, gi da molli
anni introdotta in quel!' estuario, si fece maggiormente numerosa f). ^u^'iST
(3) Parebbe qui doversi seguire il Diacono, siccome la scorta
114
570 Una carestia orribile provavasi in tutta Italia, uni-
3^'afm'in!' 'a,nenlc a spaventosa epizoozia di animali bovini a).
571 Elia, patriarca scismatico d' Aquilcja, ecclesiastico
di ottima condotta e per molta scienza reputato, di nazio
ne greco, fu eletto in quest' anno da que' vescovi suffraga
ne! che allora si ritrovavano in Grado, e dal Clero e Popolo
che in quella ed altre isole dalla terraferma eransi ivi
rifuggiati (1) Risiedeva in Grado a cagione delle inva-
oiplraulisn: sioni che i barbari facevano in Aquilcja b). Sedette anni 15;
mor nel 586 e venne sepolto in Grado nella chiesa di S. ,
lari, i m. m. hulemia e).
573 Alboino re de' Longobardi viene scannato; suo
k ; v.avu'p: 161-02: cede Clefi, che fu assassinalo dopo 18 mesi d), e resta un
interregno di 10 anni, in cui governano i 35, o 30 duchi
e) Panili Dincnnn
iik. u cap. xxm Longobardi e)
574 Benedetto 1, Pontefice Romano, dopo 10 mesi e
5 giorni di sede vacante, succede a Giovanni III e muore
fij uraln. e. f. ne| di 30 lglio dell'anno 578 f)
575 Terribili devastazioni succedevano in Italia; la
quale era per la maggior parte occupala dai Longobardi. Vi
si spogliavano le chiese, si uccidevano i sacerdoti, si distrug
M l'aoln Diae.r. i.
gevano le citt e si spegnevano i Popoli g) (2). Nonper-

migliore di que' tempi: pure l'essersi il Dandolo allontanato da Ini,


ci lascia supporre, eh' egli, grave cronologo, non 1' abbia fatto sema
l'ondate ragioni. .

) Liruii. soi. ai, (1) Anche gran parte della nobilt Aquileiese si trasport col
'"' '""">' ' col patriarca Elia h) '

(2) Le crudelt usate dai Longobardi verso i Popoli d' Italia, e


contro le chiese e sacerdoti cattolici, non accaddero soltanto per
esser eglino barbari e feroci, ma ancora per la diversit di Reli
gione, essendo la maggior parte ariani; mentre alcuni tra essi, e
molti ausiliarii venuti seco loro, seguivano lutt' ora il gentilesimo; e
iMuraMri.c.s. maggiormente poi per la guerra, orribile in allora, resasi pi ina-
aimo 5-8. sprita per la trovata resistenza ne' luoghi forti d' Italia i ).
115
tanto ri furono delle provincie eh' essi non trattarono s cru
delmente, perch ubbidienti e divenute loro proprie, e sono
Ja Venezia, la Liguria, la Toscana, l'Umbria ed altre ancora a). i,ii.Sior!f.lin'
575 Intorno a quest' epoca, la chiesa di S. Eufemia
di Grado ed il palazzo patriarcale vennero falli costruire
da Elia *patriarca Aquileiese.
* Cosi il Dandolo nel suo ero- iSK-pitaii:
SI ce.
if parl.lp.2i
nari I 94
Si.
Capwrllclli. U'
oico b). ch.ec.v. VUlp.Sl*
578 Pelagio II, Pontefice Romano, viene ordinato papa
nel di 50 di luglio; e muore nel giorno 8 febbrajo del
e) Muratori C. .
l'anno 590 e).
d) Il'-lla Bona.Slr.
579 Severo, vescovo di Trieste d). cruuol. jag. 17.

579 Nel giorno 5 novembre di quest' anno Elia pa


triarca d'Aquileja, coli' assenso del pontefice Pelagio li, che
ri sped il prete Lorenzo suo legalo, convoc nella chiesa
di S. Eufemia in Grado un sinodo (I) de' suoi vescovi
suflraganei, al quale ben 20 di essi intervennero (2),
non compreso il patriarca, il legalo apostolico e varii altri
sacerdoti. In esso fu proposta ed accordata la traslazione in
Grado della sede Aquilejese, onde renderla pi sicura nelle

(l Meno il dotto padre de Rubeis, che impugna e nega aver


afuto vita questo simulo Gradense, gli Storici nostri Friulani con
cordi lo riportano; anzi il giudizioso conte Beretta dimostra con
sana critica, non esservi nulla che possa dar motivo a ricredere
nelle note cronologiche, nello stile e nelle soscrizioui del testo
del gi detto sinodo, riportatoci dal Dandolo. L' erudito Liruti poi,
che prende a difendere contro il de Rubeis la verit del fatto, svol
ge la questione con forti argomenti a suo vantaggio. Quindi noi
noo ci siamo permessi di ommettere nella presente Raccolta Cro
nologica questo sinodo di Grado, quantunque ci professiamo am
miratori del vasto sapere del padre de Rubeis.
(2) Vescovi che intervennero a questo sinodo: Marciano di Oderzo,
Leoniano Tiborniense, Pietro di Aitino, Vindemio di Ceneda, Ber
golo di Pavia, Giovanni di Celeja, Clarissimo di Concordia, Pietro
di Eniona, Adriano di Pola, Massenzio Giuliense, Severo Trigesimo
(di Trieste), Solazio di Verona, Giovanni di Parenzo, Arouc Aven
tino, Ingenuo della Rezia li, Agnello di Trento, Vigilio Caravacense,
<*i Rubata e. =. col
Kouleio di Feltre, Marciano di Pedena e).
MG
triste vicende di que' tempi, e fu letto l'assenso e confer
ma medesima contenuta nelle lettere del pontefice ivi esibite
dal suo legato. Venne fatta menzione, protestando loro fede
ed ubbidienza ai quattro Concilii ecumenici di Nicea, Efeso,
Costantinopoli e Calcedonia, secondo la formola accordala
in universale da papa Pelagio: si tacque sui tre capitoli, e
fu determinato, che da quest' epoca la sede metropolitana
d'Aquileja dovesse stabilirsi in Grado, citt che in allora
a) l.iruli. Noi. ril.
v. Il p. Ballassi
venne chiamata Nuova-Aquileja a).
-Palladio. Si. <x.
S. Pietro, chiesa e convento in un' isoletta vicino a
pari. I pai!- )

Grado, era per vergini (io penso esser quello che ancora si
chiama S. Pietro d' Oro, di cui la torre ed i ruderi vedonsi
presentemente) e fu fatto costruire dal patriarca Elia coi ri
masugli di un antico tempio dedicato dai gentili all'idolo
Beleno, particolare divinit degli Aquilejesi, e da essi eretto
SSKS su que' lidi b). Dandolo poi porta aver Elia convertilo il
dUIWbK tempio stesso nel convento suddetto e).
m-m- I Longobardi fino al 583 o 584 usarono in Italia il
modo barbaro di trarre il terzo non in terre separale, ma
in fruiti pagabili da' conquistati, ridotti cosi a servit ter
ritoriale, e poco meno che personale. Stanziativi^ poscia
piegaronsi a modo pi mite; cio vollero il terzo, non pi
in fruiti, ma in terre, per cui molti Italiani rimasero terri
torialmente liberi. Ad ogni modo, civilmente e politicamente,
sotto questi barbari, essi divennero pi servi che non sotto

%i2:-l a* Goti d). .


584 Barhana, isola aderente a Grado. La chiesa
dicala alla Vergine Maria, ed il convento per monaci ven-
MS.V nero falli costruire in quest'anno dal patriarca Elia; e tu e
SII denominata dal nome del suo primo abate detto Barbano ej.
585 (i) Il castello chiamato Alle due Torri, situato no

(1) 585 In questo tempo la lingua latina comincia a non p' cs


K:!?:0"- sere la volgare In Italia f).
117
long d'Aquileja, e clic poscia fu detto Strassolilo, (1)
tenne edificato in questo tempo coi ruderi della' citt di
a) milaitln. Ri.ee.
Aquileja per difesa da nuove incursioni a). pan. i |iap. '&.

585 Autari re dei Longobardi figlio di Clefi, regna


ti) RampoUi Cut).
arai 4 e muore nel 590 b). unlv.

586 (2) Severo patriarca scismatico d'Aquileja suc


cesse ad Elia e ili eletto in quest' anno. Egli era da Ra rlRubrii. M. E. A.
col. 255 e -Pal
venna, sedette anni 21 e giorni 31 e mori nel G07 e). la (lluc.s. |*.:16Li-
ruii.N.Y.Illp.:ieis.
587 Il patriarca d' Aquileja Severo viene colto im
provvisamente, armala mano, in Grado da Smaragdo esarca
di Ravenna ; il quale impossessatosi di lui e dei vescovi
Serero di Trieste, Giovanni di Parenzo, e Vindemio di Ce-
oeda, con violenza li condusse in Ravenna e ve li tenne
(!) Muratori Ann.
per un anno d). d It. anno 387.

(1) Perch posseduto dai discendenti di Bernero di Strassau.


(2j Sotto quest' anno 58C il padre Pagi porta avere il papa
Pelagio scritto una lettera ad Elia Arcivescovo d' Aquileja e suoi
suflragaiei per rimuoverli dallo scisma. 11 Muratori per pare che.
la ponga nel 584. Quale che si sia il vero, per certo che essa
non ottenne l'intento; che anzi Elia co' suoi vescovi dell'Istria ve
dendo esser loro indirizzate preghiere dal ponteGce, insuperbirono
maggiormente e spedirono risposta a Roma per loro messi, ordinando
di Dulia aggiungere a voce a quanto conteneva la lettera. Tuttavia
ilppa nuovamente scrisse a quei vescovi scismatici; ma indurati,
tennero fermo nella loro opinione. E Paolo Diacono ci fa sapere, che
Elia non volle accettare i tre capitoli del concilio Calcedonese co
me condannati nel V Concilio, dicendo, che gli arcivescovi di Aqui
leja non voleano comunicare con quelli che aveanli condannati e). e) Detto. Anno SW.
Pelagio per si volse a Smaragdo esarca di Ravenna, onde mettere
a dovere Elia arcivescovo d' Aquileja e capo de' scismatici in Italia.
Quegli vess non poco 1' ostinato prelato, minacciandolo ancora di
maggiori disgusti; perlocch Elia ricorse all' imperatore, pregandolo
pazientasse sino a che l'ossero ritolte a' Longobardi le citt di re
sidenza de' suoi suffraganei; mentre allora seco loro recherebbesi in
Costantinopoli, per dar fine a quella divisione secondo il giudizio di
lui. Per cui Maurizio Augusto ordin a Smaragdo di non mole
stare alcuno di que' vescovi per questo motivo. In tale stato era
lo scisma d' Aquileja, quando avvenne la morte dell' arcivescovo, ossia
patriarca EU a f). fi nel lo. Annotti.
MS
588 Passa per il Friuli, sollo la condotta di Evino
duca di Trento, 1' esercito spedito dal re Autari contro 1' I-
stria, sulla quale, saccheggiata ed incendiata, fece grosso bot
tino. Nel ritorno prese un'isola delta Amarina nelle parli
di Monfalcone, in Friuli (1). Questa spedizione ebbe luo
go, perch la provincia dell'Istria mantenevasi tutt' ora fe
dele all'Impero Greco: e tale fu il terrore degl' Istriani, che
al Muralori. Ann.
furono obbligali, onde togliersi quel flagello, a cacciarlo a
ii'n Limi !i88-Pal-
laiJio pari. 1 p. 38. forza d' oro, ollenendo la pace, ossia una tregua d' un anno a).

588 A Severo prelato Aquilejese e suoi suffraganti,


detenuti sotto vigile guardia in Ravenna, tocc provare molli
disagi, e minaccie d' esilio, sino a che s' indussero ad ac
cettare il quinto Concilio generale, e a comunicare con Gio
vanni arcivescovo cattolico di Ravenna; ed allora ottennero
la libert. Ma tornati a Grado, n il Popolo n gli altri
m a*"1 c" ' vescovi vollero riceverli b).
588 Nella terra di Marano, in Friuli, situala sul lido
dell'Adriatico, si convoc un sinodo scismatico (2) dai

(1) Su che fonti appoggi il Palladio la presa di quesl' isola noi


e) Paulo Diacono.
noi sappiamo. Sarebbe forse uno scambio colla Comacina del lago
11 -il 1:1'. Iti cap.
MV||,
di Como riportata da Paolo Diacono? e).
(2) Intorno a questo sinodo scismatico hannovi varie opinioni snl-
r interpretare il testo riguardo al luogo ove fu convocato, nonch
confusione sulle particolarit e sull' accordarsi de' vescovi che v" in
tervennero. In quanto al luogo, venne esso interpretato: Maniaco, Ma
riano, Marano, dicendolo anche sinodo Maranense, da Eniona, ossia
Citt-Nova, terra dell' Istria. Per i migliori critici pensano, che debba
il) Villani IraJ.cit.
vi. I pag. 156-1:77.
leggersi Marano d). Circa ai vescovi poi, le parole di Paolo Diacono
non lasciano ben intendere se si accordarono in quel Concilio. Pare
che abiurassero lo scisma i seguenti: il vescovo di Aitino, quello di Con
cordia, di Sabione, di Trento, di Verona, di Vicenza, di Trevigi, di
Feltre, di Asolo, di Belluno; e che con Severo patriarca, il quale di
fendeva i tre capitoli del concilio Calcedouese, avessero comunione
Severo vescovo di Trieste, Giovanni di Parenzo e Vindeniio di Ce-
neda. Ma ci non sussiste, perch sappiamo che furono poscia pi
che mai pertinaci nello scisma i vescovi di Sabione, di Belluno, di Con
f) auralori e. s. cordia, di Trento, di Verona, di Vicenza e di Trevigi e).
110
rescovi della Venezia sotto la diocesi d' Aquileja a), al quale vi^p^Mi6,
inleirennero i seguenti: Pietro d'Aitino, Chiarissimo di Con
cordia, Ingenuino di Sabione, Agnello di Trento, Juniorc di
Verona, Oronzio ili Vicenza, Ruslico di Trevigi, Fontejo di
Fellre, Agnello di Asolo e Lorenzo di Belluno, e furono
dieci b). In esso il patriarca Severo esibi la confessione e b) Dello luogo cit.
detestazione del suo errore commesso in Ravenna comu
nicando coi condannatori dei tre capitoli e), e ritrattossi in e).1 II.Muratori.
anno 'XX
Ann.

iscritta, protestando di rimaner fermo ne' primi sentimenti ;


l*r cui que' vescovi nuovamente lo ricevettero nella loro
ttiifflUica comunione d). H) Limili e. sopra
voi. Il paK. 1M
>$S Nel novembre di quest' anno le provincie della
Wia e della Liguria, anzi tutte le regioni d' Italia, furono
innondate da tale un diluvio, accompagnato da orrendi tuoni,
r!ie dopo P universale credesi non esservi ricordo d' uno mag
are. I fiumi ed i torrenti travolsero seco assaissimi poderi
f fille, con disfacimento delle strade e de' campi e ne nac- e) Paolo Diacono
iue grande mortalit d' uomini ed animali e). E i Longo op. rll. lilt. Ili f.1).
XXIII Muratori i'.
sop. uiuiu 3'J.
bardi dominatori dell' alta Venezia, sapendo danneggiala la
parte bassa della medesima, eh' era in possesso dei Greci,
non curarono pi di chiudere gli aperti argini de' fiumi, ac-
'iocch maggiormente fosse devastata. E forse la decadenza
'ii varii luoghi della bassa Venezia ebbe principio da tale
ento: quindi il basso Padovano, il Polesine e tutto il mar
gine della laguna n' ebbero danni gravissimi f ). I ) Filiali. Sue. or.
voi. Ilpag. 12-'-l30.
590 Teodolinda sposa Agilulfo, duca di Torino, a palio
cta si facesse cristiano g) (1). oj KampoMi. Cro
no! universale-

(I) Agilulfo fu il primo de' Longobardi che ad istanza dulia sposa


*ticesse cristiano. Il di lui esempio venne seguito dai trentasei
!*ui Longobardi in Italia. Teodolinda fu la quarta regina il di cui
indente sul cuore dello sposo abbia fatto nascere in que' tempi
"sudditi una religiosa rivoluzione li), conducendo i Longobardi, N^resco Nicol, m*.
^ ariauismo che professavano alla fede cattolica i ). w " i'a"'" Mar*,
tergou 36,
120
590 Ad accrescere le calamit d' Italia sopraggiunsc
in quest'anno ferissima pestilenza, che priv di vita iniiii-
merabile moltitudine di persone, infierendo particolarmente
in Roma; e vittima della medesima fu pure papa Pelagio li,
a) Murai uri. Ann
d'it. anno 590. morto alli 8 febbrajo a).
590 Gregorio I, cio il Magno, Pontefice Romano,
succede a Pelagio li e muore nel giorno 12 marzo del
b) Dolio l'anno 604 b).
590 Da una lettera di S. Gregorio papa, diretta a tutti
i vescovi d' Italia, sappiamo che il re Aulari nella solennit
pasquale di quest' anno eman quel!' empio editto con cui
proibiva che si battezzassero nella fede cattolica i figliuoli
e) Dello de' Longobardi e).
591 Agilulfo duca di Torino, gi cognato di Autari,
uomo gagliardo e bellicoso e si per 1' aspetto che per l'animo
attissimo al reggimento del principato, sul cominciar del no
vembre dell'anno precedente fu nominalo alla real dignit;
ma poscia nel mese di maggio di quest'anno, unitisi in as
semblea i Longobardi, fu egli dall' assenso universale confer
iti Paolo
i. ni e.Dlap. SI. mato , re in. Milano
.... d).. (1).
...
ed. xxxv.
591 Grave siccit afflige V Italia, perch dal gennajo al
settembre di quest' anno non cadde pioggia, e fu scarsissimo
il raccolto. Anche le locuste guastarono fortemente il terri
torio di Trento, divorando la foglia degli alberi e le erbe

Le altre tre furono: Clotilde in Francia, Ingolda nella Spagna e Berta


'SSSSH1 cron- neir Inghilterra e).

I) Dello (I) Rampoldi f) lo fa coronato in Monza con la corona d'oro


cerchiata internamente di ferro, ordinata da Teodolinda; la quale po
scia ebbe il nome di corona ferrea ; bench il Muratori ci dica : chi
scrive che egli fu coronato in Milano con la corona ferrea non
rf Muratori e. aop. assistito da documento o testimonianza alcuna dell' antichit g)- "
anno Vii. Liruti poi ci avvisa essere stato nel maggio del 591 pubblicamente
acclamato re Agilulfo, e coronato all' uso Longobardo con la tradi-
wiMiMlBifu z'one dell' asta o lancia h).

121
de" prati, lasciando per intatti i grani. Questo flagello si
riprodusse anche nell' anno seguente a). a) Muratori. Ann.
d'it. anno 591.
591 Peste terribile in Italia, specialmente in Ravenna
e neir Istria, cbe attacc pur anche la citt di Narni b). An bj Detto
e) Paolo Mac. St.
che a Grado infier orribilmente e). Il Liruli la chiama pe clt.ro>. lVeap.IV.

sle inguinaria d). d) Llruti. Piot.'ec.


voi. Il pag. 3SH.
591 0 in questo, o nel seguente anno, Arigiso, o Ari
chi succede a Zoltone nel Ducato di Benevento, ed man
dato a quella dignit dal re Agilulfo. Arichi nacque in Fo
rogiulio e fu avo dello storico Paolo Diacono, ed aio dei e) Paolo Diac. e. .
lib. IVcap. U 3
figliuoli di Gisolfo duca Forogiuliese a cui era parente e) Muratori e. Bop.
anno 592.
D papa Gregorio scrisse a lui un' epistola, con la quale rac
comandavagli volesse dar soccorso al suddiacono Sabino in
combenzato di far tagliare, dalle parli de' Bricci, alcune travi
f ) Paolo Diac. e. a.
che doveano servire per le chiese de' beali Pietro e Paolo f ). lib. IV cap. io.

596 Neil' anno presente vengono condotti per la prima


Tolta in Italia alcuni cavalli selvatici, e bufali (1), che g) Paolo Diac . e. i.
lib IV eap. XI
furono oggetto di maraviglia agi' Italiani g). Muratone s. anno

597 La guerra Ira' Longobardi e Greci, ossia sud


diti del Romano Impero, durava tuttavia in Italia; ed es-
seoo confusi i confini delle due diverse giurisdizioni,
thu diffcile che vi succedessero delle ostilit fra le
farti. Mantennero i Greci sino a quesf epoca il loro do
minio non solo nell'Esarcato di Ravenna e Ducalo Roma-

(1) Ai tempi di Strabone, come osserva il Gibbon b) erasi per- j'1jJ0}*on "*
-il ; v la razza dei cavitili della Venezia, ond' che mancavano al
l'Italia questi quadrupedi al tempo della venuta dei Longobardi.
Questa la cagione, per cui Alboino lasci a G istillo in Friuli pa
recchie man dre di generose cavalle (vedi sopra a pag. 112). Una
di queste mandre si ha contezza essere stata collocata presso i colli
di Butrio, ora Burri, non lungi da Cividale e da Udine. In seguito i
Longobardi introdussero anco i cavalli selvatici qui nominati. Quanto
ai bufali, pe' quali facevano le maraviglie g' Italiani, probabile che
Paolo, per errore inveterato, abbia dato il nome di bubalus all' urvs.
o toro selvaggio del settentrione, e cui i Germani dicono Urochs i ). liu uSTH? u&
122
no (1) ma in Cremona, Padova e particolarmente in
altre citt marittime. N si pu intendere come i Longobardi,
pi poderosi de' Greci, non formassero il blocco o 1' assedio
a) Muratori. Ann. * * . . , . .
d ii. anno 597. fa queste citta, che tanto intcrnavansi ne loro Stali a).
599 Fra il re Agilolfo, o Agilulfo, e Callinico esarca
t) Detto. Anno 599. di Ravenna fu finalmente conchiusa la pace b). Moltissimo
cooper ad ottenerla l'instancabile paciere, il papa Gregorio
I, grande per virt, pi grande per la sua viva carit verso
i Popoli sofferenti. Fu egli che preg Agilolfo, acciocch or
dinasse a' suoi duchi non guastassero la pace fatta, ma fosse
conservata fedelmente. Sappiamo ancora, che in questi tempi
il re Longobardo non molestava i cattolici; anzi i vescovi
aveano convenevole libert di esercitare il loro ministero, e
e) Detto comunicare colla sede Romana e).
599 Il vescovato e chiesa Capritana, o Caprulana, o
di Caorle ebbero la loro origine circa questo tempo. Di ci
ne rende consapevoli S. Gregorio con le due sue lettere di
rette una a Callinico, l' altra a Mariuiano vescovo di Ravenna.
A quesl' ultimo egli scrive, che venuti a lui il vicedomino
od il difensore della chiesa di Caorle narrarongli, esser
giunto dalla Pannonia in un castello chiamato Nuove, non
lungi da Caorle, certo Giovanni vescovo ed aver quivi fissato
residenza. Ma violentemente caccialo dal Popolo, altro in
vece sua fu ordinato, coli' obbligo di risiedere, non nel castello
delle Nuove, ma nell' isola Capritana, cio Caorle, soggetta

(1) Nelle citt Italiane tuli' ora soggette all' impero Greco vi
doveva essere in quest' epoca il visconte e di conseguenza il conte.
Il nome di visconte si trova adoperato in questi secoli; e nell'anno
598 lo sappiamo usato, come vedesi in Mauro visconte di Terracina.
Tale titolo, o dignit, dur molti secoli dopo che i governatori di
una citt erano appellali Comites, conti. Il visconte fungeva la mansione
di loro luogotenente e chiamavasi perci vicecomes, che in italiano
fu detto viceconte e poscia visconte; cos pure usavasi in Francia.
I Longobardi, bench dassero ai loro governatori il nome di giu-
<i) Detto. Aimo 598. dici, pure alcune volte li chiamavano conti d).
123
alla Tasta in allora diocesi d' Aquileja. Questi, siccome suf-
fraganeo Aquilejese, venne persuaso ad entrare nello scisma,
dal qual errore per ravvedutosi, ricorse all' esarca, onde ot
tenere la sua riunione alla chiesa Romana; ci eh' ei fece.
Ma non fermo, ricade nel partilo contrario e si allontan dal-
l' isola. Questa ragione spinse il Popolo di Gaorle ad inviare
al pontefice i sunnominati coli' incarico di chiedere li prov
vedesse di un vescovo. Perci io vi dico, seguita il santo
pontefice a Mariniano, se il vescovo assentatosi ama ritor-
wre, semprecch viva nelF unit della Chiesa Cattolica, re
stituitelo alla sua sede ; nel caso contrario, createne un altro
cattolico,
.
che risieda in quell'
*
isola, cui io IO
pongo sotto la vo- a)T'lluniti, noi. cu.
p.Mdaiianoo
slra giurisdizione sino a che durer lo scisma Aquilejese a). wJu&ia'!ii.A
600 Gli Sciavi, ossia Schiavi (1) o Schiavimi, che
avevauo gi comincialo ad entrare in Italia, minacciano

(I) Questi Sciavi, o Slavi, che con Cant noi diremo gli Slavi
Aali del mai- Nero, nel 527 compaiono a settentrione della Dacia,
toste al modo degli altri barbari infestarono la Mesia e l' Illiria,
'Incordo forse co' Bulgari, nel 5(i8; soggiogati poi dagli Avari, do-
'rtlero seguirne le imprese, sino a che questi rimasero sconftti
'unum a Costantinopoli, nel 626. Gli Sfcvi diedero mano ai Romani;
< cacciati i loro antichi signori dalle rive della Sava, piantaronsi
all'interna Illiria, consenziente Eraclio. Avvezzi a vivere sotto ca
tarie, o in grotte, distruggevamo quante citt occupassero, e le
mine di Scardona, Naroua, Solona, Epidauro rimasero monumenti
di loro Terit.
Le tradizioni ci presentano gli Slavi per gente tranquilla, tutta
lavoro e casa, che "fissava dimora tosto che nel passaggio trovasse
conveniente luogo, inoffensiva a' vicini, industre sui campi, ed ospi
tale a segno, che qualora partivano per un viaggio, lasciavano la porla
schiusa, legna sul focolare, provvigione nella dispensa: belli del resto
quanto robusti e mirabilmente snelli del corpo. Eppure dai loro
fotti ci appajono tremendi guerrieri, e gente fiera, che convertita la
stiva e la ronca in lancie e spade, divennero formidabili ai vicini,
malevoli, scaltriti, crudeli. Dopo la battaglia piaceansi di torturar il
Prigioniero, dilettandosi degli spasimi di esso ; dopo il mercato assa
livano il merciajolo, togliendogli per forza il danaro datogli per patti.
Tiranni domestici, nessuna pena infliggevano all' uccisore d' una don
na; il marito concavasi nel letto, mentre le mogli giacevano nude
124
Solona citt dell'Istria, il di cui vescovo era Massimo Que
sti barbari, gi impadroniti di buona parte deU" illino, rico
noscevano per loro signore Cacano re degli Avari, o almeno
dipendevano molto da lui. Con esso, per assicurarsi da' ne
mici esterni, Agilulfo conchiusc pace in Milano a mezzo dei
di lui ambasciatori ; onde poter battere g' interni, come fece,
contro Zangrulfo duca di Verona, Gaidolfo duca di Bergamo
l Muratori. Ann.
il'II. anno 600, e Vernecausio in Pavia cui vinse e pun a).
600 La peste affligge Ravenna e la spiaggia dell'A
b) Detto driatico b).
601 Padova viene assediata da Agilolfo re de' Longo
bardi, in vendetta del rapimento praticato in Parma, quan
tunque sussistesse la pace o tregua fatta tra i Longobardi ed
i Greci, dall' esarca Callinico delle persone di Godescalco e
sua moglie, di lui figlia. Forte difesa present la citt e
lungamente sostenne l'assedio; ma dovette cedere, e bench
e) Detto. Anno COI. innocente, fu incendiata, e vennero atterrate le sue mura e].
dj Detto. Annoimi. 601 La peste infierisce crudelmente in Verona d).
In questo tempo ritornarono dalla Pannonia, ossia Un
gheria, gli ambasciatori Longobardi che aveano confermata

all' intorno sul pavimento; e quando egli moriva dovevano uccidersi o


bruciarsi con esso; uso che in Polonia continu fin al X secolo e
in Russia anche pi tardi.
La loro religione tiene anch' essa delle asiatiche; e la luce e le
tenebre vi simboleggiano il bene e il male, per modo che bianco
(bielo) significa glorioso, favorevole: nero (cerno), crudele, pericoloso.
Dall' ente supremo Zvantervith ( aspetto santo) o tiglava (trinit), o
dispensiero della luce, dipendono minori deit, parte nere, parte
bianche; queste benefiche pei loro consigli, malefiche quelle per
magica potenza e sinistre suggestioni: e idoli e sacerdoti e tempii
avevano nelle citt e nelle foreste. Veneravano anche la natura, e
fonti e quercie sacre interrogavano.
La loro lingua, bench da alcuni per il cumulo di consonanti
offerto dagli scritti loro siano indotti a crederla stranamente dura,
soavissima, pieghevole all' accento della passione, maschia e soda,
e) Canili. SI. nniT.
R.t.viib. ti a 16. popolare e forbita, e ricchissima nella sua grammatica e).
125
la pace con Cacano re degli Unni chiamati Avari (1).
Venne pure seco loro un di lui ambasciatore incaricalo di
passare in Francia, per indurre quel re a mantenere la pace
co' Longobardi, stante la lega difensiva fatta dagli Avari con
essi. Tale era la forza di Cacano che imponeva all' impera-
tore, ed esigeva rispetto anche dai re di Francia. a). a] Muratori. Ann.
d lt. anno GOL
601 Agilulfo incendia gli antichissimi bagni d'Abano,
e guasta le insigni fabbriche col innalzate dai Romani e
b) Fillasl. sa*, ec.
ristaurate da Teodorico b). voi. Il >ag. 110.
li D'i Il forte castello di Monselice nel Padovano, cre
dulo inespugnabile perch fondato su di un' erta rupe, e che
lino a questi tempi erasi mantenuto all' ubbidienza dell' Im
pero, venne in potere de' Longobardi, probabilmente dopo ci Murai, e. f. anno
602 Za netti. Rei.
un ostinato blocco d). do' Long. pag. 167.

602 L' Istria, provincia che si mantenne costantemente


fedele al Greco Impero, venne invasa da' Longobardi, i
(piali in unione agli Avari venuti dalla Pannonia, ed agli
StUvi calali dall' Illirico, devastarono quelle contrade con sae
d) Murai, e. *. anno
tta ed incendii e). mi Uniti Noi.
di. t. u p. m-sa.
605 In quest' anno Gaidoaldo duca di Trenlo e Ci-

(I) GIS Avari, spossessati delle loro terre Uraliane dai Tu-Kiu,
sorti dagli avanzi degli Yung-nu, nel 550 passarono il Volga ; e le
lue loro trib degli Uar e dei Kunni, indicate per lo pi col
Dome comune Uarkoniti, penetrarono in Europa, assumendo il te
muto nome di Avari. Accostatisi nel 557 alle falde del Caucaso,
utile terre degli Alani e de' Circassi, si diressero, col mezzo de'
'oro ambasciatori, all' imperatore Giustiniano in Costantinopoli, of
frendogli di porsi a suo servizio per difendere e distruggere i
nemici del Romano Impero, chiedendo in guiderdone sussidii e pos
sessioni. Non ardi Giustiniano rifiutarli, anzi carichi di doni li ri
mand, slimolandoli contro i nemici dell'Impero; onde, passato il
Tanai e il Ilorislene, penetrarono nel cuore della Germania, e s' as-
sisero siili' Elba e sul Danubio. Quando la loro ambascieria si pre
not in Costantinopoli, come fu detto, que' cittadini uscirono ad
ammirarne le strane forme, e quei capegli cascanti in lunghe treccie
sulle spalle, e annodali con nastri e). LSTit+&
126
sulfo duca di Forogiulio, gi disgiunti per lo innanzi dai
ni, vrap. xxvii?. l'alleanza d'Agilulfo, furono da esso richiamati alla pace a).
Neil' inverno precedente all' anno della morte di S.
Gregorio papa il freddo fu si forte in Italia, che dissecc le
viti, e nella state seguente il caldo si eccessivo, che inaridi
li) Muratori. Ann.
quasi
1
tutte le messi ; e le poche

rimaste furono consunte
Kg.S^Two: dalla voracit de' topi e dal vento brucione b).
C04 Firmino vescovo di Trieste scismatico ritorna in
quest' anno alla comunione cattolica per esortazione del papa
e] Bolla Bona. SI. n mj s
cfonoi.pag. 20. Gregorio Magno e).
604 Muore in quest'anno, ai 12 marzo, il pontefice
d)Mur. e. s. an.SO.
S. Gregorio,
D'I
e l' Italia perde in lui un uomo Ogrande 1per
v^MiVin note: scienza e virt, e per doli <T animo e di cuore singolari d).
e)pia|ina.vnee. q|j succede Sabiniano nel di 1 settembre e) (1).
604 Sabiniano, Pontefice di Roma, successe a Grego
rio I il Magno, e credesi consacrato addi 13 settembre e
rj Muratori e sop. mor nel giorno 22 febbrajo del 606 f).
604 Pace, o tregua fatta in questo tempo tra V esarca
Smeraldo ed i Longobardi per la durata d' un anno, eh' ebbe
g) Detto. Anno mi. il suo principio nel mese di novembre g).
605 Nel novembre dell' anno presente termin la tre
gua tra i Greci e i Longobardi ; ma 1' esarca Smeraldo, tro
vandosi in difficili circostanze, tratt nuovamente per la con
ferma di essa, e l'ottenne per un anno ancora; per col-
b) Delio. Anno 603. 1' Csboi'SO di dodici mila Solili il" (ITO 11).
606 Gisulfo duca del Friuli nel lungo suo governo, rifor
malo il desolato paese, riedific particolarmente Castel Venere,
pari.YpaM.0 ' che poscia fu chiamato S. Vito olire il Tagliamenlo i) (2).

(1) Si vuole ebe Sabiniano abbia ordinato fossero distinte le ore


per dire nelle
1' officio nelle chiese, e di continuo
fosse siintrodotto
tenessero1' leuso
lampade
Ui*im'pag!cio9; accese medesime 1) nonch delle
uiiiv.v. un. p. si campane wj.
(2) Per la verit di questo riportato ne lasciamo la mallevali
al Palladio da cui lo trassimo.
127
607 Bonifazio, III gi eletto Pontefice Romano, fu con
sacrato nell' anno suddetto e in questo pur anche cess di
, . a) Muratori. Ann.
vivere ai. d'iuiia.
607 Di?isione della chiesa d' Aquileja in due patriar
cati, accaduta a cagione dello scisma b) (I) Successa la TOi.u?pai,Vo:
morte del patriarca Severo (2) i Longobardi dominatori
del Friuli vedeano di mal occhio il benessere de' Veneti
nell' estuario, e sollecitarono i vescovi scismatici a porsi sot
to la loro prolezione. AH' incontro T esarca di Ravenna avea
per iscopo di eleggere un patriarca, che mettesse fine allo
scisma; perci in Grado fu eletto Gandiano o Candidiano a
quella dignit. Protestarono que' vescovi contro la fatta ele-
one, e coli' assenso del re e di Gisulfo duca del Friuli,
elessero in loro patriarca Giovanni abate, che portossi a
risiedere in Aquileja, allora in qualche modo rifabbricala e). ?0''m pig?5i.ec'
Cosi successe la divisione della chiesa Aquilejese, restando
a quella di Grado patriarca ortodosso, a quella d' Aquileja
scismatico. Questo fatto fu sorgente d' un odio implacabile

(1) Accreditati autori pongono sotto V anno G06 la divisione di


questa chiesa. Noi per, vedendo i migliori scrittori nostri, e quei
medesimi che abbiamo contro, essere concordi nel fissare 1' anno
586 per l'elezione del patriarca Severo; osservando che niuno si
oppone riguardo agli anni 21 di sua sede riportatici dal Dandolo;
e riscontrando nell' indice cronologico dei patriarchi Aquilejesi, po
sto nell' appendice all' opera M. E. A del padre de Rubeis, fissato
l'anno 607 per l'elezione dei due patriarchi contemporanei, suc
cessori a Severo, epoca che concorda pienamente cogli anni dell' e-
lezione e della sede di questo patriarca e che fissa il vero anno
delia divisione, della detta chiesa, fummo indotti ed abbiamo cre
duto nostro dovere di annotarla, appoggiati anche a varii autori
delle cose nostre, sotto 1' anno 607.
(2) da osservarsi a questo luogo, che alcuni cronologisti fanno
succedere a Severo il patriarca Marciano. Cosi si nota nella cronica
l'I bandolo, e nella storia ms. de' patriarchi di Grado di Giacomo
Yalvasone. Ma il Muratori, colla scorta di altri dotti uomini, esclude
Marciano dal patriarcato di Grado d). &.Yj?j!ai.TS.
128
che dur pi secoli Ira gli abitatori del continente e quelli
iffwflif delle isole, fomentato dai due prelati rivali a).
607 Giovanni abate patriarca d' Aquileja, scismatico,
fu eletto in questo tempo, come dissimo, sedette anni 12
iUM%?.Vn' e mor m Aquileja nel 619 b).
607 Candidiano, o Candiano, patriarca ortodosso di
Grado, venne eletto in quest' epoca, come fu detto. Era Ri-
minese e nativo della terra di Candiano. Sedette anni 5, e
e) Detto Iti. IIIOI' circa il 612 C).
608 Bonifazio IV, Pontefice Romano, dopo 10 mesi
ed alcuni giorni di sede vacante, addi 25 agosto fu assunto
nella sedia di S. Pietro e venne a morte nel di 7 di mag-
Vana"0''" Ann' S' dell'anno 615 d).
611 Smeraldo esarca di Ravenna venne richiamalo a
Costantinopoli da Eraclio imperatore, e sostituitogli Giovanni
Lemigio Patrizio. Credesi ci succedesse, o perch consi
deralo creatura di Foca, o perdio riconosciuto abbisognare
in Italia d' un uffiziale di sua maggior confidenza. Il nuovo
esarca, falla residenza in Ravenna, tratt tosto di pace o
tregua d'un anno col re Agilulfo, e l'ottenne a dinaro: solo
n.ezzo rimasto all' indebolito Impero Greco contro la potenza
e) Detto. Anno 6u. Longobarda, onde assicurar quivi la quiete delle sue citt e).
611 Gli Avari, o Unni, popoli barbari, infidi alleati
{uHr!fc5:"ii'p.IB de' Longobardi, sotto la condotta di Cacano loro re muovono
TOi.aviiW ra!' ad una terribile invasione nel Friuli f), e vi entrano dalla
g) Palladio. SI. eli. , j ti n \
pan. ipag. . parte della Gorizia g).
611 Gisulfo primo duca del Friuli, dopo 43 anni di
governo e residenza in Forogiulio, sentendo in quest' anno
avvicinarsi la spaventevole venuta degli Avari, ordin che
tutte le castella del suo ducalo fossero fortificate, acciocch
servissero di rifugio anche agli abitatori della campagna, che
fiJ;'S;,c-fTl11 vi si ripararono h). Paolo Diacono nomina fra queste Cor-
mona, Nomaso, Osoppo, Artenia, Reunia, Ghemona ed Ibli-
gene (vedasi in quest' opera a pag. 78). Egli, il duca, riuniti
129
intanto tutti que' Longobardi che gli fu possibile, coraggioso
si port ad affrontare i nemici ed attacc battaglia. Pu
gnarono da prodi i Longobardi, ma sopraffatti da forze mag
giori, quasi tutti, con Gisulfo, caddero spenti sul campo.
Dopo la vittoria, infierirono quo' barbari sul territorio Friu
lano con saccheggi ed incendii, e posero assedio al Foro di JJjp2JJJ-t|f!L
Giulio, oggid Cividale del Friuli a) (1). up*: "' T'

(1) Intorno all' origine di Forofriulio, ora Cividale del Friu bJNIeolctti.Daeato
del Fr. t. uh. p. G
li, nulla diremo , perch non s' hanno fatti pienamente prova ms. Cron. di tur.
Varcatone di Ma
li b). certo per , eh' esso il vecchio Forogiulio descritto niaco ms.
sella Geografia di Tolommeo con topografica precisione, indicandolo e) Nlrolctti e. sop.
appunto sotto a' monti alle rive del Natisone ove tuli' ora sussiste e). pag. 6.
Che Giulio Cesare fosse quegli che v* introdusse il Foro o Mercato
e gli desse il nome, un fatto storico gi da noi riportato; ma che
egli ne sia stato 1' edificatore, non lo possiamo asserire ; anzi col
Nicolelti e con altri siamo condotti a credere, che prima di Giulio
d) Detto pag. 7-8.
Cesare questa citt avesse principio d). Di Ila ili il Biondo da Forl e) Il Biondo. L'I
e) porta: esser quella citt che nel 185 avanti Cristo fabbricarono talia illustrata.
i Galli nella provincia della Venezia non molto lungi d' Aquleja. ti Plinio lib. Ili
E PUaio dice f) che lontano 12 miglia d' Aquileja fu disfatta una citt cap. XIX.
i H. Claudio Marcello, contro la volont del Senato. Lo stesso suo
nome, die procede da origine celtica, ci lascia luogo a congetturare g) Vlvlanl. Traditi,
tssere stata probabilmente edificata da' Galli g). Pier Paolo Loca- eli. noi. I pag. mi.
telh poi nel suo Commentario delle cose di Civirial del Friuli li) li) Ms. Pinma pan.
11 pag. 16.
a merle aver essa citt appartenuto alla Repubblica Romana,
iodi per successione a quegli imperatori. Checch ne sia di vero
''! ci, noi sappiamo che noli' anno i'.l avanti Cristo fu da Giulio
Cesar* aggregala alla cittadinanza dei Romani, e divenne colonia
Romana ( vedasi a pag. 10 di quest' opera) ascritta alla Trib
Seapzja i ). Poche citt invero ebbero, come questa, tanto svariate I ) Urlili e. sopra
voi. 1 pag. 212.
denominazioni, perch sino al termine dell' Vili secolo fu chia
mata Forum Julii. Sotto Carlo Magno cominci a nominarsi Ci
nta* Forojuliana, Oppidum Forijulii, e Caslrum Forojuliensp. Dopo
Carlo Maguo Cividale continu a dirsi Civilas Forojuliana. A' tempi
di Carlo il Grasso i sapuli la nominavano Forum Julii. Anche nel
1015 si chiamava Civilas Fori Julii. Per verso il 1195 si trova
nominala Civilas Austria, e Austria Civitas, ed anche Civilas Fori
Imiti qua dicitur Austria. In qualche instrumento viene chiamala so
lamente Civitas; ma allora era capo di lutto il paese, o provincia.
Dalla quale denominazione poi per abbrevialura di lingua, come ac
costumano i Friulani, si form Civitat e Cividal, che in seguito la I ) Fonlanlni. Delle
dolcezza della lingua Italiana mut in Cividale 1 ). .Maaiadcp.au.21.
Questa citt, secondo le antiche cronache friulane, fra le quali
9
130
OH Cacano co' suoi Avari assedia Forogiulio, o divi
dale, alla di cui difesa, dopo l'accaduta morte del duca Gi-
sulfo, stava Romilda di lui moglie, che ivi erasi rinchiusa
coi proprii figli: ma come dall'alto degli spaldi vide il Ca
cano, lasciva od ambiziosa, pens acquistarsene 1' amore col
tradimento, e sped esibendogli la citt e tutto, s' e' le pro
mettesse sposarla. Promise egli; ottenne la citt, che mand
a sterminio, e men schiavi gli abitanti, cui poscia, non
mantenendo la fede data di depositarli sui confini della Pan-
nonia, fece uccidere tutti, meno le donne ed i fanciulli,

iviTianLTradu*. una reputatissima scritta da Jacopo Valvasone di Maniaco, fu di-


cit. voi. i pag. strutta tre volte a); e Nicol Ciancino ci riporta le due prime, cio
!\nt^iuVJ;!,7M!,''|quella degli Unni, e quella degli Ostrogoti, indi la dice ordinata da
&nlrfun.'pl'iw! Alboino re de' Longobardi b). Da ci rilevansi precisamente le tre
accennate distruzioni, quando vi si aggiunga la pi terribile di tutte,
quella degli Avari. Dalle due prime non sembra per che questa
citt venisse totalmente atterrata, ma che conservasse sino a que-
st' ultima distruzione la sua forma Romana; divenendo poscia affat
to Longobarda. La moltitudine di gente poi ivi raccolta e ricove
rata, all' occasione dell' assedio fattole da Cacano, ci lascia sup-
Juiv"Urg. 23i!p' porre aver essa avuto un' importanza ed una vastit considerevole e).
Siccome citt e colonia Romana, Forogiulio fu decorata di tutte
le magistrature e dignit religiose, civili e militari volute dalle
leggi e dalle costumanze di que' dominatori: perci (ed i monumenti
lapidarli tutt' ora esistenti ce lo comprovano) sappiamo aver essa
avuto il magistrato principale, de' Quatuorviri juridicendo, un col
legio di sacerdoti, dal quale veniva eletto il pontefice quinquennale,
altro collegio di sacerdoti Augustali e de' Seviri, il Flamine Augii-
stale, l'ordine de' cavalieri Equo publieo ornati, equites; ed essendo
Forogiulio colonia militare, non v' dubbio aver avuto l' ordine dei
decurioni o senatori, ai quali per lo pi si conferivano le prefetture
'li^UTauim.' civ''i e militari d). Molto qui potrebbesi dire sulla storica rino
manza di quest' antichissima citt, sui decorosi tregi che la distin
sero per dignit religiose e civili, molto sui pregevoli documenti ch'ella
possiede, sulla lunga residenza patriarcale in essa, siili' istituzione e
merito della sua insigne collegiata, sugli antichi suoi monasteri, sulle
persone distinte per scienze e virt, sulle sue istituzioni civili, sul
valore militare, ed altro ad essa spettante: ma ci riserviamo nel
seguito di questa nostra raccolta, a riportare tutto quello che ci si
render possibile di raccorre, disponendo gli oggetti alle loro epo'
che relative.
31
a) ViTiaiii. Trattar,
che furono divisi fra que' barbari a); poi, come ebbe pos cit. voi. i pag. i.

seduta Romilda una Dotte, l' abbandon alla brutalit di do


dici suoi, indi la f' impalare dicendo: Ben ti stia un tal
marito . Assai diverse le costei figliuole si sottrassero alla
libidine nemica fingendosi puzzolenti b) (1). b) Cant Slor. un.
B.Y.YUp.H3-m.
611 Ritornarono gli Avari a' paesi loro, senza pensare
a fissar piede in Italia; n si sa se '1 facessero, o per op
posizione praticata loro dal re de' Longobardi, o per loro
volont, nulla dicendone le storie e). e) Muratori. Ann.
a' li. anno 611.

fi) I figli di Gisulfo, primo duca del Friuli e di Romilda sua


moglie, erano Tasone, Cacone, Rodoaldo, Grimoaldo, e questi due
ultimi ancor fanciulli. Inteso il maligno disegno degli Avari, imm
urano tosto su' cavalli, pensando alla fuga; ma uno di loro, dubi
tando che il fratello Grimoaldo, perch piccino, non potesse tenersi
fermo sul corridore, deliber d' ammazzarlo, anzich cadesse in schia
vit. Neil' atto che sollev la lancia per ferirlo, il fanciullo piangendo
esclam: Ah! non mi pungere, che so ben reggermi sul cavallo. E
V altro allora allungata la mano, lo prese per un braccio e lo pose
salta groppa ignuda del cavallo, per cui pot fuggire assieme co'
sani fratelli. Veduto ci gli Avari, prestamente g' inseguirono; ma
elossimi gli altri, il solo Grimoaldo fu colto da un di coloro, il
?wJe vedutolo in tenera et e bello di forme, con occhi raggianti
e Monda capigliatura, sparsa sugli omeri, non deguossi d' ucciderlo,
ma volle serbarlo ad uso di servitore. Riconducendolo esultante agli
alloggiamenti, cruccia vasi il fanciullctto di esser fatto prigione, e
reno d* ardimento, sguainata la picciola sua spada, colpi nella testa
Avaro che seco il traea e lo fece capitombolare da cavallo. Allora
Grimoaldo, dato volta al suo destriero, fuggi di galoppo e si ricongiunse
ai fratelli; e raccontata loro la sua liberazione e la morte dell' ini il) Paolo Miao. Op.
mico, lutti d'inenarrabile allegrezza furon ricolmi d). clt. I.IVc.XXXMll
Le figlie poi di Gisulfo e Romilda erano quattro, una delle quali
chiamavasi Appa ed una Gaila, delle altre due non si sanno i nomi.
Queste non la disonest della madre ma 1' amor della castit se
guitando, per non esser violate dagli Avari, si ascosero sotto la
fascia, fra le mammelle, carni di polli crude, che dal calore putre
fatte esalavano un fetidissimo odore; sicch gli Avari accostandole,
n potendo soffrir quel fetore, che credeano naturale, le fuggivano
bestemmiando e dicendo che tutte le Longobarde eran marcie. Esse
poi, vendute in diverse provincie, hanno ottenuto nozze quali alla
nobilt loro si convenivano; essendo che una di loro, per quanto
si dice, divenne moglie del re degli Alemanni, e l'altra del re di
ci Dello. Trail. VI.
Baviera e). MIlIV.ll'.ill-itt.
i52
Pare che a qucsl' anno appartenga l' irruzione . degli
Sciavi falta nell'Istria, soggetta all'Impero Greco, dove ta
gliarono a pezzi le truppe Cesaree e commisero orrendi
d'it.niL "' saccheggi a). Liruti poi riporta, che nell'anno 6H, o circa,
viuu'pag?'00' gli Schiavi continuavano a distruggere la flagellala Istria b).
612 Morto Gisulfo duca Forogiuliese, i suoi figliuoli
Tasone e Cacone presero il governo di quel Ducato (1)
cj unni e. s.p. . circa quest'anno e). Questi al loro tempo possedettero la
regione degli Schiavi che chiamasi Zelia (2) fino al
luogo detto Medaria. Quindi fino al tempo del duca Ratchi i
cKupwfs: medesimi Schiavi pagarono un tributo ai duchi Forogiuliani d).
612 Epifanio patriarca di Grado successe in questo
^ paolo ntac.^ib. tempo a Candiano. Era per l' innanzi primicerio .(5) dei
iiiraio6?xc"'To1' notai. Sedette anni uno e mori circa il 613 e).
612 In Italia l'esarca Giovanni ottenne dal re Agilolfo
f ) muratori e. sop. n p . I . i e \
aiMooii tosse contermala la tregua anche per un anno t).
612 L'Italia godeva sotto il re Agilolfo una pace in-
g) Beno. vidiabile g).

(1) Le Dncce Longobarde si nominavano dalle citt e non


ehc.S,TatpDM: dalle provincie h).

(2) Zelia Altri Aglia, e Cagelia. Tolommeo la chiama Celia


(lib. 2. 14). Plinio Celeja (lib. 5. 24J. Ora detta contea di Cilla, ed
situata nella Slina alla sinistra della Sava, quaranta miglia di-
mSSItTp'I! stante da Lubiana, verso Levante i ). Il Liruti per asserisce che
questa Zeglia, o Zelia, sia la latinamente detta Vallis Julia conl-
nante col Ducato del Friuli e a cui si va per la strada di Giulio o
Zuglio, distante ben cento miglia dalla Stiria e dalla contea di
nuupag!: c"' Cilla 1 ). Anche lo storico Marcantonio Nicoletta nel suo ms. 11 Du-
' cato del Friuli, pag. 83, dice esser la Zeglia parte della Germania
vicina alle alpi Giulie, e perci detta Giulia, e corrottamente Zeglia
da un lumie del medesimo nome.
(5) Primiccrins, primo di qualunque ordine Suppongono
alcuni che 1' origine di questa voce sia da prima cera, significando
il primo personaggio iscritto nella tavola cerata. Vedi questa ed al-
"olYpas.' sb!op' tre opinioni nel Dul'resne alla detta voce va).
613 Seguita l'Italia a godere la pace per la tregua
che ad anno si andava confermando tra' Greci e Longo
bardi; e sappiamo che quelli (o l'esarca di Ravenna) pa
gavano annualmente ai Longobardi un tributo di tre centi-
naja d'oro, somma che accostavasi a 14400 doble a). d'iKraei^""'
613" Durava tuttavia in Milano, nella Venezia e in altri
luoghi, lo scisma fra i cattolici, accettando i pi di essi il
quinto concilio generale, ed altri rigettandolo. E premendo
il re A gii olio che fosse lolla questa discordia, per ordine suo
S. Colombano scrisse lettera al papa Bonifacio IV, supplican-
. , , i-i% bl Detto- anelli
dolo interponesse la sua autorit onde cessasse lo scisma b). J^Si.1' u,lic"
6l Cipriano patriarca di Grado successe ad Epifanio.
En di Pola nell' Istria. Fu creato circa quest' epoca, e dopo
a*er seduto anni 15, mor in Grado, e venne sepolto nella
chiesa di S. Eufemia cattedrale di queir isola l' anno 628 e). >i. ni w- '" '
613 0 in questo o nell'anno seguente, il re Agone,
ossia Agilolfo, spedi ambasciatori a Clotario re de' Franchi,
tre nobili Longobardi, Agiolfo, Pompeo e Gautone; onde a-
bolire l'annuo tributo di 12000 soldi d'oro, che sino dal
tempo de' duchi pagavano i Longobardi ai Franchi. Seppero
essi, con un regalo di 1000 soldi d'oro per cadauno, gua
dagnare i tre ministri di quel re ; e fatta offerta, che fu
accettata , di pagare in una volta la somma di 56000
soldi d* oro, posero fine al tributo. In quest' occasione fu pure
stipulato un trattato di pace ed amicizia perpetua tra i Fran
chi ed i Longobardi d). aJW"-
615 Agilolfo re de' Longobardi, detto anche Agone,
pervenuto alla regia dignit nel novembre del 590 ; muore
m questo tempo dopo 25 anni di regno. Principe di gran
nlore, di molla prudenza, che am la pace pi che la
prerra, e si rese singolarmente glorioso, perch fu il primo
tea i re Longobardi ad abbracciare la cattolica religione; il
cbt valse non poco a richiamare dall' arianismo la Nazione
Longobarda e). e)De"9
134
615 Adoloaldo figlio di Agilulfo succede al padre nel
regno Longobardo: nato nel 60*2, e proclamato re nel 604,
tuttavia in et incapace a reggere i Popoli, perci abbiso-
9Lumiitm' gnevo'e della tutela di sua madre Teodelinda a).
615 Grandi tremuoti si fecero sentire in Italia, e vi
si aggiunse ancora il fetente morbo 'della lebbra. Non sa-
prebbesi dire, se questo malore fossevi incognito per {'in
nanzi, ovvero raro; ma sappiamo che ne' secoli susse
guenti continu con forza in tult' Italia e fuori, in modo che
poche citt Italiane erano prive di lazzaretti per raccogliere
gl'infelici affetti di questa malattia s ributtante ed attacca-
"i1*"0 Uccia b) (1).
Diodato, Deusdedit, sessantesimo Pontefice di Roma, oc-
eul"" mm "5 cuPa 'a se^e ^a' ^9 novembre 615 agli 8 novembre 618 e).
616 In questi tempi l'Italia godeva un'invidiabile pace,
mantenuta da Teodelinda, che nella minorit del figlio non
amava la guerra, e dall' esarca di Ravenna, che vedendo
l' Impero d' Oriente sconvolto dai Persiani, non trovava il
<j) dciio imo 616. suo conto a far movimenti d).
616 In quest'anno, o nel precedente, successe in Ra
venna una rivoluzione , in cui caddero uccisi 1' esarca
Giovanni Lemigio e tutti i giudici che seco avea condotti
nella venuta all'Esarcato. I Ravennati procedettero ad un tal
fatto, o per la superbia di Lemigio e mali trattamenti da
lui usati, o per gli esorbitanti aggravii loro imposti. Infor

mi) A questo luogo crediamo pure di dover accennare altra ma


lattia, che peggiore della gi detta afflisse per molto tempo l'Italia,
l' elefantiasi. Questo era un morbo, le di cui reliquie per lungo
spazio si mantennero in Italia e vi duravano ancora uel secolo VII;
n da maravigliarsi se anche in Aquileja potesse esistervi, aven
do essa commercio con tanti paesi da quel male imbrattati. Que
sto morbo a differenza della lebbra eh' una scabrezza esteriore
che diftondesi, a fior di pelle e che fa crosta peggio che scabbia ,
flli vofut;' s> *nterna ass!U P' ne"a carne rosicando e serpeggia a guisa i
ruuu.cu- tui. unic \
pag. 7 alla 81. Cancro Cj.
135
raatone Eraclio, sped losto in Ravenna 1' eunuco Eleuterio,
patrzio ed esarca, il quale sollecitamente attirato rigoroso pro
cesso contro gli uccisori di Giovanni, mand molti alla scure.
E qui convien dire, che g* Italiani trovavansi a condizione ,, Muni(or,. Ann.
ben migliore sotto i Longobardi che sotto i Greci a). FiuaVsgg.2!!.
616 Tasone e Cacone duchi del Friuli, circa questo
tempo (1) vengono uccisi a tradimento in Opitergio
(2) ora Oderzo, per ordine di Gregorio patrizio che co
mandava in quella citt, allora spellante all'Impero Greco.
Dest invidia la loro crescente grandezza, e Gregorio con
artifiziose e larghe promesse, in ispccialit di lasciarsi erede
Tasone per la grata ricordanza dell' avuta amicizia col padre,
li sedusse a recarsi col. Ma giuntivi, furono chiuse le porte,
ed assalili a furor di popolo e' vennero falli a pezzi; non per
senza aver prima venduta ben cara la loro vita, siccome
prodi quali erano. Il capo di Tasone fu portato a Gregorio, il
quale, a mantenimento della promessa fatta, gli tagli i primi
peli della barba (3) essendo inviolabile consuetudine tra

(1) Discordano gli storici intorno all' epoca di questo fatto, po-
radolo alcuni nell' anno 655, altri nel GI circa. Noi ci siamo de
terminati a seguire quest' ultimi, perch sembrano combinare con
Paolo Diacono. Anche il Nicoletti b) pare voglia accennare a quest' e- Jag'.'s'!"1 ms' c"'
poca. Rendiamo perci attento il lettore, onde ne faccia queir uso che
creder meglio.

(2) Opitergio, siccome la pi popolata citt, e ragguardevole pel


soo porto, era in quest' epoca residenza del governatore dell' Im
pero il' Oriente, che ancora signoreggiava alcune citt del nostro
Ll ~\ e) Uniti. Not. ecc.
litorale e). ,0i. i pag. m.

(5) Adriano Valesio nelle note al Berengario spiega difesamente


questo rito di radere ai giovanetti la prima volta la barba ; che pra-
ucavasi eziandio dagli antichi cristiani. I parenti e gli amici condu-
cevano in chiesa il giovinetto, dove era raso per mano del sacerdote
ed anca del vescovo, i quali intanto recitavano un' allusiva orazione.
I grandi poi sceglievano qualche personaggio di alta dignit per lo
stesso ufiizio; onde intendevasi che colui il quale recideva la prima
barba ad un giovane, lo prendesse per figlio adottivo d). cliVn.u'igrai:
156
a)Nler>lcttlm.eit.
pa*. 83-X4Uniti. i Longobardi di raffermare e irrevocabilmente stabilire sol
Noi. ce. t. 111. 30
e 31Palladio. SI.
oc. pari. Ip. i'J-.'W.
tanto colla solennit di quest' allo 1' elezione d' un erede a).
616 Grasulfo fratello a Gisulfo duca del Friuli fu co
li) Llroli e. s. voi.
Ili pag. 31. stituito in quest' anno a presidente del Ducalo b) e succes
e) Molse. SI. dei
[lominli slrail.ln II.
voi. DI rag. 151.
sore di Tasone e Cacone e).
616 Grimoaldo e Rodoaldo figli di Gisulfo duca del
Friuli, per non essere soggetti al regime del loro zio Gra
sulfo, fuggono nuovamente, e per la via di mare riparano in
Benevento. Quivi furono accolli con vivo affetto ed adottati
per figli da Arida Forogiulicse, duca Beneventano loro ajo
d) Paolo Mae. I. IV
p. YLILlrutl e. s.
voi. Ili pag. 31-3-2. e parente d).
616 Agrestino, monaco Lussoniese, predica in Aquileja
c) Palladio e. . p.
1 p. 49Zanetti op.
cil. Tol.un. p.S86.
il Manicheismo e) (1).
616 In questi tempi nel Regno Longobardo ammini-
stravasi con rettitudine la giustizia, ed esigevansi dai Popoli
le sole contribuzioni necessarie al sostegno dello Stato e del
r 1 Zanetti e., voi.
unic. pag. 218.
reale decoro f). Anche la cattolica religione, a cui profes-
savasi credenza, veniva onorata nel culto esterno, seguitando
gj Cantii. SI. unir.
v. Vlldinac.p.172
Zanetti cs.p.220. 1' erezioni di chiese, di monasteri e di luoghi pii g).
619 Marziano, patriarca scismatico d' Aquileja, successe
h) Urtiti e. I. toI.
Ili pag. 8.
a Giovanni nel 619, sedette anni 9 e mor l'anno 628 h). Fu
molto amato da Arioaldo re de' Longobardi, da cui ottenne
i ) Palladio pari. I
pag. Si favori ed accrescimento di autorit nel suo Patriarcato i).
619 Bonifazio V successe nel Papato a Deusdedit nel
1 ) Muratori Ann.
d:ll.aiinl6|-.li.'l'.-ii. 25 dicembre e mor alli 22 oltobre dell'anno 625 1).
619 Eleuterio patrizio ed esarca di Ravenna, bench

(1) Riconosciuto che la data qui fissata dal Palladio a questo


fatto non combina coiranno 620 circa, assegnatogli dal Muratori,
m) Zanelli e. sop. dal Zanetti m) e da altri , ci facciamo dovere di avvertirne il lettore
pag. 221-228.
a sua direzione; ed accenniamo che il Muratori non parla di Mani
cheismo. Soltanto dice, che Agrestino aftezionossi allo scisma Aqui-
lejese, e che scrisse lettera piena di riprensioni e di veleno al santo
n) Muratori e. sop.
anno 6.
abate di Bobio Aliala n). E noi diremo esservi dell' incertezza sul
preciso anno in cui accadde il fatto.
437
eunuco, pens farsi signore d'Italia ed imperatore, e forse
lo stato delle cose d' Oriente ve lo determinava. Cominci
la ribellione in Ravenna, e prima che Bonifazio V fosse ordi
nato pontefice, si diresse coli' esercito alla volta di Roma
per ottenerne l'intento. Ma giunto alla terra di Luciuolo,
che credesi posta fra Gubbio e Cagli, i soldati ravveduti del
loro errore lo uccisero, e la sua testa fu inviata, entro un
sacco, a Costantinopoli. Ad Eleuterio successe noli' Esarcato
di Ravenna Isacco di nazione Armena a). Smi-uLio w.
619 Nell'anno precedente fu gran terremuoto in Roma,
indi una peste, o forte epidemia, che trasse al sepolcro non
poca parte del Popolo b). ) Detto. Annosi*
621 In quest'epoca i Ducati e le Contee sotto i Lon
gobardi erano piuttosto Governi che Feudi (1) come

(1) I Feudi Le prime istituzioni feudali in Italia vengono


attribuite ai Longobardi. I Fendi semplici censitali, che pagan
dosi alla corte del duca, si dissero anche affitti di corte , si vogliono
fosii storici Friulani istituiti da Gisulfo primo duca del Friuli: e secon- _
4o4 Sartori, sembra fossero da lui imposti ai Friulani in riconosci
mento dell' alto dominio che per diritto di guerra avevavi sopra acqui
stato, togliendo norma dai benefizii militari de' Romani, eh' erano
soggetti a tributo. Questi fitti o corrisponsioni continuarono ad esser
pagati anche a' patriarchi, che successero ai Longobardi nel dominio
del Friuli ; e vuoisi (lasser l' annua rendita di 200mila zecchini d' oro; fe^ee^'onic!
che. cessati i patriarchi, seguitaronsi a pagare al Veneto Governo e), w- *' "
Sotto il regime dei 3G duchi Longobardi, crudele interregno di
10 anni, la maggior parte de' pubblicisti riconoscono 1' essenza, per
cosi dire, de' feudi introdotta in Italia; perch rassodati e reso il
loro potere ereditario, distribuirono come cosa propria le terre
ai loro aderenti, amici e clienti, esercitarono ogni sorta di sovrano
diritto, ed a guisa di re conferirono i benefizii dietro il giura
mento di fedelt detto il vassallaggio, e l' omaggio richiesto
dalla natura stessa del feudo d). ^a^.0- !opra
I benefizii, che in allora si videro apparire per la prima volta,
erano specie di propriet territoriale opposta a quella dell' allodio,
che vale bene libero, conferita in usufrutto a titolo di ricompensa,
per la quale il possessore era tenuto verso il signore all' adempi
mento di obblighi e servigi detcrminati e). ejDctiop.too-iot.
Fino a Carlo Magno la feudalit non ebbe regolare ordinamento.
Era un'istituzione fluttuante: e sebbene i codici de' Visigoti e de'
138
oggid, n i figliuoli potevano pretendere la successione in
essi. Se vi succedevano (cosa che cominci comunemente a
praticarsi qualora i figli erano capaci di governo, n aveano
demeriti) ci proveniva da mera grazia ed arbitrio del re
) Muratori Ann
d' It. anno 621. sovrano a).
625 Onorio I, Pontefice di Roma, dall'ottobre o no-
b)D.uo annoi vembre dei 623 aip oltobre del 638 b).
625 Adoloaldo, dopo IO anni di regno, voltato il cer
vello, impazzi: perci fu cacciato dai Longobardi (1) e in
suo luogo venne sostituito Arioaldo ; ma dei fatti di questo
^^w'Si re a noi non giunse alcuna notizia e).
625 Diviene re d'Italia Arioaldo, anteriormente duca
di Torino, marito a Gundeberga, figlia degli amati Agilulfo
e Teodelinda, che cadutale in sospetto fu chiusa in una
d) Bali, st. dit. torre ; giustificala
Yol.un.'pag.Hl. D
poi
r
e liberata per
r
un combattimento sin-
S SniMv.cap' go'are d). Arioaldo mori dopo 12 anni di regno e).
628 Rimaste vacanti, per la morte dei loro prelati,
le sedi d'Aquileja e di Grado, a quest'ultima fu eletto For
tunato, nativo di Pola ; e ci per maneggio de' Longobardi,
quantunque quell' isola fosse soggetta al Greco imperatore.
Questi, egualmente che i patriarchi d'Aquileja, teneva per il
quinto Concilio generale. Scoperto scismatico, il clero Gra-
dese ed i vescovi dell' Istria, fedeli alla Chiesa Romana, gli
si sollevarono contro : quindi, vedendosi mal sicuro, e temendo
d'esser fatto prigione dall'esarca di Ravenna, spogliata la

Longobardi contenessero parecchie disposizioni sui feudi, erano esse


per molto lontane dall' aver un carattere preciso; anzi potean dirsi
fluori. si. ecc. feudi privati e parziaU f)

(i) Secondo il Muratori, la disgrazia di Adoloaldo avvenne dopo


la morte di sua madre Teodolinda, che il Rampoldi pone nel 624 e
di cui il Diacono non ne fa alcun cenno. La causa della espulsione di
questo giovane re ignota agli storici, se pur non si volessero avere
Sl.noioT.'ipTsi'. per buone le fole spacciato da certi cronachisti g).
439
chiesa di Grado di lutti i suoi vasi ed arredi preziosi, come
pure varie chiese parrocchiali e parecchi spedali dell'Istria, fug
gi col rapilo tesoro a Gormona, Cormons, (1) castello del

(1) Il Castello di Cormons Uno do' pi antichi ino-


munenti che ricordi il nostro Friuli certamente il Castello di Cor
mons. Era posto sopra la grossa terra che porta lo stesso nome,
su ti' uno de' pi elevati colli della nostra provincia, su cui tutt'ora
se ne vedono i rimasugli all' altezza di 274 metri sopra il livello
del mare, appunto su queir ordine di colline che estendonsi fin quasi
alla fiorente Gorizia.
Nulla pu dirsi intorno alla sua fondazione, perch le storie non
ne fanno parola; mentre all'incontro ne affastellano tante sull'eti
mologia del suo nome da non poterne precisare la vera. Egli per
certo, che oltre a 12 secoli addietro trovasi nominato nella storia di
questa provincia: cio nel Gli dell'era volgare, quando Gisulfo pri
mo duca del Friuli lo fece fortificare assieme ad altri castelli del
suolo Friulano, acciocch potessero in esso rifuggiarsi dalla fiera
incursione degli Avari gli antichi abitatori di quo' contorni, come
fecero.
Da questo fatto chiaramente si conosce aver avuto il castello di
Coraons vita anteriore alla dominazione longobardica: e quindi ri
tengalo dover esso appartenere al numero di que' varii castelli, che
estmno nella nostra patria prima della met del secolo VI. N ci
parrebbe andar lungi dal vero chi ponesse la sua esistenza a' tempi
dell'Impero Romano.
La topografica posizione, la forte e grandiosa sua forma, lo re
sero uno dei pi importanti castelli della nostra provincia; per cui
lo scorgiamo scelto, per oltre un secolo, cio dal 628 al 737. all' in
teressante oggetto di guarentire la sicurezza di quella sede, che ve
dremo divenire la dominatrice del Friuli, servendo di riparo alla
residenza di sette patriarchi Aquilejesi da Fortunato a Calisto. Dopo
quest' epoca si luminosa, che costituisce la maggiore sua gloria, a-
Tendogli formalo una rinomanza storica da gareggiare co' principali
luoghi del Friuli, lo vedremo passare sotto un cosi lungo silenzio
da non ricordarlo per cinque secoli. E quantunque seguiremo i pa
triarchi <1' Aquileja nei loro passi al principato temporale del Friuli,
e li scorgeremo giungere al loro apice nel 1024, nulla ci verr fatto
di poter dire di lui. Per, e crediamo di non errare, potrassi fon
datamente dedurre, che a quest' epoca siasi da fissare il vero pas
saggio del castello di Cormons sotto il dominio de' patriarchi Aqui
lejesi: mentre ci cade in pensiero, che anteriormente potesse essere
di regia ragione, anzich di patriarcale diritto.
440
Friuli sotto il dominio Longobardo. Quivi con tale bottino,
forse resosi meritevole presso quei scismatici, lo sappiamo
fatto da essi capo della sede Aquilejese allora vacante, come
si disse, per la morte di Marziano. Sedette anni 20 o 21,

Tra i fatti di maggior importanza, riguardo al castello di cui


scriviamo, non v' dubbio sarebbe da poter riportare quello del
quando e come accadesse il suo passaggio dal dominio dei pa
triarchi al potere dei conti di Gorizia. Ma niun dato, ninna me
moria ci riportano gli storici nostri ; quindi siamo costretti a tacere
ove avremmo desiderato parlare. Nullameno parrebbe che un tal
fatto avvenisse nel secolo XIII, allorch cresciuti in potenza i conti
Goriziani, li vedremo lottare costantemente co' patriarchi, onde man
tenere o riconquistare alternativamente il possesso di si importante
castello, che poi da oltre la met del secolo stesso si trover
fermo in possesso di que' conti fino all' estinzione della loro prin
cipesca famiglia. Dopo ci lo vedremo passare sotto la dominazione
dell'imperiale Casa d'Austria, per convenzioni da essa anterior
mente stipulate con que' conti; e sostenere molti fatti di guerra
contro la Veneta Repubblica, e divenir soggetto a prese, e riprese
degli Austriaci e de' Veneti sino alla sua atterrazioue fatta dall' ar
mata Veneziana nell'anno 1511.
Siccome castello di sovrano dominio, Io si vedr essere munito
e guardato per comando del principe, ponendosi sotto i patriarchi,
alla di lui custodia una persona nobile a tempo indeterminato a vo
lere del sovrano, coli' obbligo del giuramento di custodirlo fedelmente
ad onore del patriarca contro ognuno, tenerlo pronto ed aperto alla per-
*oiTuiic"pg.qMl sona di lui e de' suoi nunzii e restituirlo tosto che fossegli ricercato a).
Sotto i conti Goriziani aflilavasi egualmente ad un nobile fedele e di
stinto, che rinunziava poi la custodia a mani del conte, e venivagli
sostituito nuovo soggetto. Nel seguito di questa raccolta verr detto
come alcune illustri famiglie tenessero feudo d' abitanza in questo
castello e tra esse i Dorimbergo, gli Ungrispacb, i Castelnuovo, gli
Sbruglio, i Ribisini ed altre ancora.
Finalmente nel suo lungo periodo Io vedremo seguire pur esso
le fasi de' tempi, ed essere con essi il pi delle volte sede di pre
potenza e di barbarismo; quando forse in poche altre riparo all'in
nocenza oppressa e ricetto alla sventura. De' primi fatti, cosi noi fosse,
ne abbiamo i tristi dati che ce Io ricordano, perch e sotterranei e
trabocchelli vi esistono ancora, e sott' uno di questi parecchi scheletri
umani, non molto, dissolterraronsi ; mentre de' secondi si deside
rano tutt'ora le memorie che lo comprovino.
441
e fu egli il primo Ira i prelati cT Aquileja a trasferire la re- ^{{^,,]|Vm
sidenza patriarcale nel castello di Cormons a) (1). *.%??3ii5i!
G28 Primigenio, patriarca di Grado, ortodosso, eletto
in questo tempo da papa Onorio I, fu uomo cattolico e buon
pastore. Egli era della corte del pontefice e dell' ordine de'
suddiaconi regionarii. Venne sovvenuto dall'imperatore Era
clio con molto dinaro e regalato della cattedra lavorata in
avorio, usala dall' evangelista S. Marco quando era vescovo in
Alessandria. Questo patriarca, nato in Arezzo, fu per il primo
insignito del pallio arcivescovile. Sedette anni 20, mesi 5, i'iHpWSV!!:
giorni 7, e mori nel 648 b). A Primigenio si attribuisce la si-m. p"t' p'
traslazione de' corpi di S. Errnacora e Fortunato dai confini
$ Aquileja all' isola di Grado e). Il Palladio poi riporta: Sotto o*-
lo slesso Primogerio, che anche con tal nome fu chiamato
'jji'slo patriarca, furono di nuovo trasportati a Grado i corpi
de1 Santi Eruiagora vescovo d' Aquileja, e Fortunato martiri,
melatigli da una donna Aquilejese nomata Alessandra, e
aascosti con gran venerazione nella chiesa maggiore di quella

(1) Riguardo al tempo in cui la sede Aquilejese fu occupata da


Fortuuato e dai tre suoi successori, qui sotto nominati, lino all' e-
poca certa nella quale sedeva il patriarca Pietro, riscontriamo uno
spazio di 70 anni, cio dal G28 al 698. Nelle nostre cronache e negli
autori che parlano della sedi; patriarcale in questo periodo, non avvi
eniua precisione. Secondo il Liruti troviamo avere anni 9 di sede For-
itinjio; 14 Felice; 10 Giovanni II e 10 Giovanni III: ma ripartite in .
tal modo queste sedi, vi rimane un vuoto .di 27 anni e). Secondo il fri pi, itv. *
Cappelletti poi sappiamo aver seduto 20, o 21 anno Fortunato; 14 Fe
lice; 17 Giovanni II e 18 Giovanni III, riparto che ci d precisamente
completo lo spazio degli anni 70 surriferito f). Quindi, in mancanza ii!vXw,-'.
di documenti che comprovino le precise epoche delle elezioni e
ielle morti di questi quattro patriarchi, noi seguiremo il Cappelletti
aoiicli gli altri.

(2) A' tempi di Primigenio, il patriarca di Grado era vescovo pur


anche, delle isole circonvicine, con 1' unione delle quali a poco a poco
si componeva e prendeva aumento la nobilissima citt di Venezia g). ',)inottSi?r'c'M?'
142
La morte di Arioaldo re de' Longobardi pare sia ac
caduta nel 636, dopo 12 anni di regno; per, secondo il
Muratori, esiste un' antichissima cronichelta, da lui data in
luce nelle Antichit Italiane, che dice aver egli regnato sol-
VXSfair tanto 10 anni a).
636 Rotari duca di Brescia, ossia Crotario o Grotario,
venne da Cundeberga (1) vedova di Arioaldo, col voto
de' suoi sudditi, scelto a marito e fatto re de' Longobardi.
Scendeva egli dalla nobile stirpe di Arado, e lo accenna da s
medesimo, essendo cura particolare de' Longobardi l' aver
in pregio quella che chiamasi nobilt di sangue. Fu di setta
ariana, principe di gran valore, ed amante della giustizia ;
nonch il primo raccoglitore delle leggi Longobardiche. Re
to Detto anno KK in r i \
Km. gno anni lo e mesi 4 b).
637 Rotari co' suoi fatti di rigore e di sangue contro
i nobili Longobardi, che contrastalo aveano la sua elezione,
o mostraronsi pertinaci a non riconoscerlo per re, si rese
e) Detto mio sn. temuto, e rimise in vigore la decaduta disciplina militare e).
637 Circa questi tempi Dagoberto re de' Franchi de-

(1) Giudizi! di Dio Il Muratori, accennando la liberazione


della regina Gtindeberga, che pare esser succeduta nel 628, rac
conta: essendo stata proposta la prova del Giudizio di Dio onde
riconoscere se essa fosse innocente o rea, fu scelto il duello, che
successe tra il difensore ed il suo accusatore, in cui morto questo,
Gundeberga fu liberata dalla carcere. In que' tempi d' ignoranza,
seguita il Muratori, erano pur troppo in uso non solo i duelli, ma
anche le prove dell' acqua fredda o bollente, e della croce e de'
vomeri infuocati ed altre ancora; coli' intima persuasione che Dio,
protettore dell' innocenza, fosse tenuto a dimostrare la falsit del-
d) Detto anno 63i l'imputato delitto, usando miracolo a salvezza dell' innocente d).
ejTiraboschi.stor. Questa superstiziosa e barbara maniera di provare l'innocenza fu
ton'i'iuMg %."*'' introdotta in Italia dai Longobardi e); e la Chiesa ne' tempi di cui
parliamo ammetteva tali superstizioni, anzi aveva preci e riti appo-
f) nano, sior.ee. siti, che precedevano la prova di questi Giudizii ili Dio f). E qui
.2ip.M9aiia3w. Cl pare p0ter asserire, che il fatto del Giudizio di Dio per la libe
razione di Gundeberga possa contarsi tra i primi atti di tale super
stizione usati in Italia.
145
pillava uomini ilolli alla compilazione ed ordinamento delle
leggi de' Franchi, degli Alamanni e de' Bojari, oggid Ba
varesi, Popoli a lui soggetti. Queste leggi principiate da Teo
dorico figlio di Clodoveo il grande, migliorate da Cliildo-
berto II e Clptario II, furono perfezionate da questo re Da-
goberto I a). Interessa il conoscere V origine di queste leggi d'i"a'^rKn*im'
e seguirne il loro incremento, perch u' tempi che ver
ranno le vedremo essere usate anco in Italia.
638 Neil* ottobre di quest' anno muore il Papa Ono
rio I E qui si vuol rammentare, dice il Muratori, che a
questo pontefice dovuta la gloria di aver estinto per
< qualche tempo Io scisma della chiesa di Aquilcja, almeno
iteli" Istria, con aver finalmente que' vescovi accettata la
condanna dei tre capitoli, e il Concilio quinto generale, ed
esser tornati all' obbedienza della sede Apostolica . Se
guila poi : certo nondimeno, che non dur questa unione,
perch al Concilio Romano dell' anno G79 non intervenne
to' suoi suffraganti il vescovo d' Aquileja, ma solamente
Agatone vescovo di Grado, che s' intitolava vescovo d' A-
qttileja b). ) Detto anno MS.
640 Finalmente Severino di nazione Romano fu con
sacrato pontefice nel d 28 maggio; ma dopo due mesi e
due giorni mor il primo di agosto di quest' anno, lasciando
fama di zelante e caritatevole papa. Gli successe, dopo quasi
cinque mesi di sede vacante, Giovanni IY d' origine Dal
mata e). 0) Detto inno 610.
641 Eraclio imperatore muore nel marzo di quest' an
no; il Pagi pretende nel d undecimo di febbrajo; e gli suc
cedono i suoi figli Eraclio Costantino e Eracleona , nati,
quello da Eudossia, questo da Martina sua seconda moglie;
e da lui egualmente dichiarati, con testamento, successori
al trono, con ordine ad entrambi di onorare Martina qual
madre ed imperatrice. Ma Eraclio neppur quattro mesi so
pravvisse al padre, e si disse morto di veleno datogli dalla
144
matrigna e da Pirro patriarca di Costantinopoli ; quella per
ch voleva solo al trono suo figlio, questo perch Icmevalo
contrario in punti di religione, da esso patriarca sostenuti
^juSnoiit""" siccome gran difensore del monotelismo a). Per a tanto
delitto non fu larda la pena. Sollevossi il Popolo, ed Era-
cleona e Martina, dopo aver dovuto creare Augusto il figlio
dell' estinto e vederlo coronato, deposti dal trono e mutilali,
essa nella lingua egli nel naso, furono cacciati in esilio. E
Pirro spaventato dalla popolare sommossa, lasciate le sacre
vesli e rinunziala la dignit, prese la fuga; e fu eletto in
ti Deuo suo luogo Paolo patriarca b).
641 Opitergio, ora Oderzo, citt posta fra Forogiufio
e Tarvisio, che sino allora non era caduta in mano de'
MtwfromH>p Longobardi, fu presa e distrulla dal re Rolari e). Liruli
dice esser questa la seconda distruzione della citt di 0-
W8L* derzo d)-(l).
641 Morto Arichi duca di Benevento, dopo aver tenuto
il ducato per anni 50 (la di lui morte, dal Muratori ne' suoi
Annali d'Italia, viene posla nel 641) Ajone suo figliuolo fu
fatto duca de' Sanniti, a cui Rodoaldo e Grimoaldo come a
ilaM6!ac'w'" maggior fratello in tutlo ubbidirono e). Era egli di mente
inetta a regger i Popoli, perch avendolo il padre per l'in*

(1) Opitergio o Oderzo venne fallo smantellare e distruggere


dalle fondamenta dal re Rotali in vendetta dell' assassinamento de'
Uil'm'pag"'.'"" nostri duchi Tasone e Cacone f). 11 Muratori non ne dice il perch.
Secondo il Dandolo in quest' anno 641 Magno vescovo di Opi
tergio, uomo santo, sarebbesi ritirato con il suo Popolo in un' isola
della Venezia per fuggire dai Longobardi, ed avrebbe fondato una
citt col nome di Eraclea, fissandovi la sua dimora coli' autorit
del papa Severino e del patriarca di Grado Primigenio. II Muratori
per non ammette l'epoca segnata, e ritiene che Eraclea fosse fon
data prima di queir anno : ma non indica il tempo in cui ci suc-
IniwMi0'1 *" sop' cedesse g). Caduto Oderzo, con altre citt, in mano de' Longobardi^
fu in tale occasione che i Popoli di terra ferma concorsero iu folla
nel centro delle lagune, e castella, e citt, e borgate furono quivi
h) Filiali. Sap. ec. ,,iiu h\
voi. u rag. in. eielle nj.
145
nanzi inviato a Pavia, onde render omaggio a Rolari , nel
viaggio volle visitar l' esarca e vedere le grandezze di Raven
na. Ora comunemente fu credulo, che i Greci in tale occasio
ne gli dessero una bevanda, per cui alle volte rimaneva privo
di senno, e d' allora in poi non fu pi sano di mente. Quindi
Arichi prima di morire raccomand al Popolo Rodoaldo e
Grimoaldo tgli di Gisolfo, o Gisulfo, gi duca del Friuli,
dicendoli pi idonei al governo che non suo figlio a). Da ci il $EwEkw!t'
Muratori ne deduce, che l' elezione di que' duchi dipendesse
dal Popolo, e la conferma dal re.
642 Essendo rotta la tregua fra i Romani e' Longo
bardi, come abbiamo veduto, e continuando Rolari le sue
conquiste, Isacco esarca di Ravenna un la maggior truppa
possibile, onde assalire i Longobardi ed opporsi ai loro pro
gressi : ma attaccala battaglia presso il fiume Panaro, ne
ebbe la peggio, restando estinti 8000 Romani e fugati gli
altri b). '') Uclin anno M2-
642 Muore in quest' anno il papa Giovanni IV, degno
Mode per la sua singolare carit, la quale si estese anche
sull'Istria e Dalmazia, riscattando con somme di danaro, a
E'fo di Martino abate, molli di quegli abitanti condotti
gi in ischiavit dagli Schiavoni, i quali con varie scorrerie
"evano infestalo quelle provincie. Anzi da credere, che la
Dalmazia in questo tempo, se non tutta, almeno in parte ad
essi soggiacesse e). ) wiio.
642 Teodoro, greco d' origine, viene creato pontefice
nel d 24 novembre e succede a Giovanni IV d). djuciio.
642 Rodoaldo, figlio di Gisolfo gi duca del Friuli,
"Mio il duca Ajone iu quest'anno, viene proclamato duca
di Benevento e). e] Dono.
643 Rotari re de' Longobardi vedendo prevalere 1' op
pressione de' forti sopra i deboli, a cagione del difetto
so sistema che luti' ora durava nel Regno, cio di go
mmarsi con leggi non iscritte, ossia piuttosto con usi e
in
14G
consuetudini che con leggi, ide di raccogliere ed ordinare
queste usanze. Perci, col consiglio e consenso de' grandi,
dei giudici e dell' esercito, presi in esame tali usi e consue
tudini, qual nuovo Solone, togliendo in essi il superfluo, e-
mondando il vizioso, sostituendo il mancante, li ridusse in
un codice di leggi scritte cui intitol editto; il quale poscia
d'iuPuS tu."' servi siccome base della legislazione longobardica a) (1).

( I ) Legislazione longobardaIl codice di Rotari fu com


posto sulle prime di 390 ordinanze; in processo di tempo venne au
mentato di 193 articoli. Questa legislazione, che puniva di morte il
furto e l'adulterio, fu men severa per riguardo agli omicidii. Il grande
vassallo, per cui opera o istigazione accadesse la morte d' un uomo
libero, non poteva essere citato ai tribunali, se quella uccisione gli
era stata comandata dal re : tanta si fu la fiducia di quei Popoli
nella giustizia del loro capo! Chiunque avesse chiamato il nemico
negli Stati, o abbandonata la patria, o favorita l' altrui migrazione,
non isfuggiva la pena capitale. Se un gran vassallo si faceva reo di
trame contro il re, la legge lo dichiarava esposto a perdere la vita.
Varia era la gravezza delle pene, secondo i luoghi ove le colpe veni
vano commesse: perch un medesimo delitto poteva essere assog
gettato ad un' ammenda di 40 soldi, o di 900 soldi, o alla morte,
secondo che era stato commesso in una chiesa, nell' assemblea del
Popolo, o nel palagio reale. Le leggi militari punivano coli' estremo
supplizio chi concitava 1' esercito contro il capo, o i soldati a tra
scurare i proprii doveri, o abbandonava nella mischia i suoi fratelli
d' armi. Mentre il generale eletto dalla Nazione regolava ogni mili
tar movimento, era uffizio del gastaldo, nominato dal re, 1' ammi
nistrare la giustizia, e il curare il buon ordine interno dell' esercito:
TOMi'lSg.nwn! queste due autorit sorvegliavansi reciprocamente b).
Le leggi dei Longobardi, concedendo loro molti privilegi so
pra i Romani domiciliati nel Regno, posero fra' due Popoli alcu
ne distinzioni gravose ai secondi ; onde il seduttore di una schia
va longobarda pagava un' ammenda tripla di quella cui soggiaceva chi
subornata avesse una schiava romana. Ogni donna era per legge
affidata, o alla tutela speciale di qualche cittadino, o immediatamente
a quella del principe. L' uomo libero, che prendeva in moglie una
schiava, condaunavasi a capitale supplizio, se prima d' incontrare le
spfoporzionalc nozze, non la purificava con certe formalit, per le
quali intendevasi rigenerata. Non fu fatta distinzione fra lo schiavo
e l' animale domestico ; onde l' aver percossa una giumenta pre
gnante, o una schiava incinta, assoggettava il colpevole alla mede
sima ammenda, che poi era doppia per chi strappava la coda a un
147
644 Isacco esarca di Ravenna si crede morto in que
st'anno, e successogli Teodoro patrizio eunuco chiamato Cai-
liopa. Altri vogliono, che Giovanni Calliopa succedesse ad
a) Muratori. Ann.
bacco a). il' lui. anno li.

645 L' Italia in questo tempo godeva una quiete mi


rabile a cagione della pace, o tregua, stabilita fra i Romani

-.avallo. Gli uomini liberi si dividevano in baroni, uomini di medio


cre condizione, e affrancati (aldiones). Si suddivisero questi in ful-
jreti, uomini cbo solamente potevano disporre della propria persona,
e amond, i quali avevano in oltre facolt di possedere e usare a
la grado delle cose possedute. Grandi vantaggi conced la legge
figli nati di nozze legittime, e contratte fra persone d' ugual con
dizione {fulbornet, proporzionale): se per unico era il tglio legit
timo, i naturali avevano diritto ad un terzo della paterna eredit.
Nella classe degli schiavi venivano distinti i domestici (ministeriales) ai
quali era stata data qualche educazione; i fattori di campagna (massa
ro); i lavoratori (rusticani). Uffzio degli ultimi era la coltivazione dei
terreni e la cura delle mandrie. I buoi, le pecore, le capre, i ma-
jali avevano custodi separati per ciascuna specie, dei quali custodi
altri erano maestri, altri novizii (discipuli.) Gli schiavi domestici go
vernavano i cigni, i falcoui, i daini, animali tutti allevali nei recinti b) Mtlller. SI. unii,
dei signori b). vi. Upag. 111-118.
I legislatori longobardi nulla stabilivano per riguardo alla co
stituzione politica del loro paese; studiandosi, non v' ha dubbio,
che le leggi proteggitrici delle persone e degli averi dei cittadini
oon dipendessero dalla forma del governo. La monarchia longo
barda era elettiva e). e) Detto pag. 118.
Al falsatore di monete, o di carte, amputavasi la mano. Era spesso
introdotto il giuramento per prova decisiva in cause civili e crimi
nali. L' accusata d' adulterio purgavasi con dodici sacramentali ( 12
persone che giuravano la sua innocenza ) e il marito la riceveva. d) Canili. SI. univ.
Ila,- v, MI, [. .Siti
tra ammessa la prova del duello. Permessi i doni ai magistrati, 317 Dello U'gbl.
parche il re ne avesse la sua parte d). nag. 331.
Alcune di queste leggi attestano la cognizione del diritto romano:
come il peculio castrense e semiscastrensc del tglio di famiglia;
I" emancipazione degli schiavi in difesa ; la prescrizione di tren-
t anni per legittimare la propriet e i diritti ; !' impedire la vendila
V lumi di minori, fuorch in estrema necessit e autorizzati dal
o) Dello nacc. o[.
podice e). VII pai!. 317.
Con frequenti ordini era provveduto all' onest femminile. Chi per
wrada tentava una libera, componeva, ossia pagava un' ammenda di
'WO soldi; altrettanto chi sforzava una donna a sposarlo; ed era iiiul-
*lo chi tardava due anni a menarla dopo gli sponsali. Gli adulteri
148
e' Longobardi; ed il credito di Molari teneva in dovere gli
S- ii"aauo e*?." Unni, gli Avari e gli Scliiavoni a).
645 Platone patrizio si crede succedesse nclP Esar
ti) Bello.
calo di Ravenna a Giovanni Calliopa b).
647 Muore dopo cinque anni di governo Rodoaldo
duca di Benevento, a cui per elezione del Popolo Lougo-

potevano essere uccisi dall' oltraggiato, qualora non fossero stali


puniti dalla legge. Francheggiavano la peccatrice il consenso o il
comando del marito. Chi diceva meretrice, o strega, ad una libera,
era ritenuto scellerato, e doveva giurare con venti testitnonii averlo
fatto per impeto di collera, e doveva compensare con venti soldi,
o sostenere il suo detto col duello, nel quale soccombendo doveva
pagar la multa impostagli dal giudice. Non era ammesso a cariche
chi nasceva da nozze disuguali. I pupilli dovevano affidarsi agli a-
ci Canili.:
'vu'p.'mtSm! gnati o cognati, e i nobili all' immediata tutela del re e).
I tgli erano chiamati in eguale porzione all' eredit del padre, che
aveva piena podest su loro, ma non poteva privameli, salvo se l' a-
vessero battuto, minacciato nella vita, o se avessero tentato la ma
trigna. Se non vi erano figli, succedevano i parenti fin al settimo grado,
senza distinzione di sesso, escluso sempre il fisco. Le femmine par
tecipavano del pari all' eredit, n si conoscevano fedecommessi. Te
stamenti non usavansi, e chi in mancanza di prole voleva disporre di
sue facolt, doveva farlo per contratto (thinx). La sorte d' alcun figlio
poteva esser dal padre migliorata di un terzo, se ne avesse due,
d' un quarto se tre, e cosi in proporzione ; ma ci non aveva luogo
coi nati da secondo letto, viva la madre. Poteva anche prediligere
,1) Dello pas. 318. |a figlia ,1).
Insieme per a leggi provvide altre ne appajono improntate di
barbarie e d'ignoranza. Rotari riprovala credenza alle streghe; ma
proibisce ai campioni, quando combattono, il recar addosso erbe, od
altri maletizii. La pena di morte si prodigava agli schiavi, mentre i
liberi potevano ricomprarsi a danaro sino dell' omicidio premeditato,
e dell' invasione armata. Nelle composizioni, ossiano ammende, fu
posto divario anche fra l' Italiano e il Longobardo, fra l' uomo e
la donna. Chi uccideva un aldio altrui pagava sei soldi ; per un servo,
o un ministeriale pratico di casa, soldi cinquanta; per un servo
rustico, sedici; per un servo bifolco, venti; pel porcajo che avesse
sotto di s due o tre allievi, soldi cinquanta : per g' inferiori, venti
cinque. La vita d'un servo redimevasi per quaranta soldi d'oro, mentre
duecento ne valeva quella del libero. Tre soldi scontavano 1' aborto
procuralo ad una cavalla, o ad una serva; indifferenza naturale l dove
la multa compensi il danno del padrone, non 1' offesa recala alla
c)DciioMi8-3t. societ o all' umanit e).
149
bardo Ai sostituito Grimoaldo suo fratello, uomo bellicoso e
i) Muratori. Ann.
di gran senno, figlio di Gisolfo gi duca del Frinii a). d Itili, aiiiiu 617.

648 Massimo, patriarca di Grado, ortodosso, succede


a Primigenio. Era dalmata di nazione, uomo di- scienza e
piet considerevoli. Chiamalo in Roma dal papa Martino
I, nel G49, intervenne al concilio Laterancnsc, ivi celebralo

La composizione era la pena pi generale ; ma poich spesso il


reo non avea di clic pagarla, ne furono sostituite delle altre, come le
prigioni sotterranee, il tondere, marchiar con ferro rovente, flagel
lare. Delle multe un terzo toccava ai giudici, e doppie erano quelle b) Canili. SI. nnlT.
pagate per sentenza del re b). Race. v. vii p. dio.
Sebbene fosse alla vendetta privata sostituita l' azione dei tribu
nali, questi, come tutto il resto, furono ordinati alla militare, sem
plici, spicciativi. Nei litigi nati in casi civili, semplicissime erano le
forinole proposte. Ognuno doveva comparir in persona, tranne gli
orfani, le vedove, e cbi facesse constare della propria insufficienza;
ai quali, permettente il re, deputavasi un avvocato. Prove positive
fornivano g' istromenti scritti, l' asserzione dei testimonii giurati, e
b prescrizione. Se non ne risultasse lume, spesso rimettevasi la
cassa al duello e). e) Dello p. 3(9-).
11 falso testimonio condannavasi ad un compenso, di cui il prin-
tipt toccava met, met la parte lesa; e se fosse stato impotente a
pagarlo, davasi schiavo all' offeso. Sotto Rota ri la prescrizione era di
aqae anni; Grimoaldo la prolung a trenta, e varie modificazioni
fi s' introdussero dappoi.
A quattro giorni era ristretto il tempo per terminare le liti in
prima istanza, a sei in seconda, a dodici per recarle al supremo giu
dizio del re. Difettavano queste leggi nella troppa ristrettezza dei
fissati termini per le liti, nell' essere mal determinate le competenze
de' vani tribunali, nella soverchia frequenza dei ricorsi al re e nel
non aver fissato un termine, dopo il quale fosse imposto silenzio ai
litiganti d). d) Dello p.XH>-:BI.
Quanto ai criminali, l'arresto del reo si faceva dai decani o
saltarli, che lo traducevano allo scuhlascio, e questi lo consegnava
al giudice. Il malfattore scoperto in casa poteva esser arrestalo da
chicchcfosse ed anche ucciso. Se alcuno avesse legato un libero senza
ordine del re, o senza buona ragione, doveva dargli due parti del prezzo
di sua vita. Il giudice interrogava il reo: se non purgavasi, lo con
dannava. Non v' menzione di sevizia di pene, se non che ai falsarli,
come si disse. Il ladro pel primo furto subiva due o tre anni di
carcere sotterraneo, e se non aveva di che compensare, veniva con
segnato al derubato, che ne facesse il suo talento; al secondo il
giudice lo tosava, lo batteva e lo marchiava in fronte e in faccia;
150
> contro i Monotelili, in cui fu condannato I1 errore di quegli
eretici. Massimo pure sottoscrisse quella condanna, parl a
favore del quinto Concilio generale e contro i tre capitoli
del Calcedonese (i) Tenne questa prelatura anni 20 e
lmMws^ mo" nel 668 in Grado, ove fu sepolto nella chiesa di S.
l)eisM.F..A.Col.303. n c >
- Muraioli Aim. ^uremia a).
d'Hai, anno 619. '
648 Costante imperatore, verso la fine di quest' anno,
pubblica il suo Tipo consistente in un editto, nel quale, col
prelesto di quetare le turbolenze insorte nella Chiesa di Dio
per la controversia intorno alle due volont di Ges Cristo,
comand clic a niuno, da li innanzi, fosse lecito disputare
su quest' argomento, n sostenere una o due volont ed o-
perazioni, sotto pena ai vescovi, cherici, monaci e laici, di
anraTis"' c 80p' perdere le loro dignit se non ubbidivano b).
G49 Muore il papa Teodoro nel di 13 di maggio, dopo
aver sostenuto con energica dignit la dottrina della Chiesa,

al terzo lo vendeva fuori di provincia. singolare che il furto non


*!*vuY>i: s' redimesse, ma si l'omicidio ci.
La donna rissosa veniva decalvata e frustata pel vicinato. I beni
de' condannati passavano ai figliuoli. La negligenza de' giudici era
punita, ora con multe da dividersi tra il fisco e la parte danneggiata,
ora coli' obbligo di saldare del suo al chieditorc il credilo per cui
aveva portato istanza. Le leggi longobarde durarono in vigore pi
che tutte le altre barbare, sicch fin nel 1451 trovansi professioni
di legge longobarda. Il Canili per crede soltanto per rispetto alla
a) Detio pag.358. natura di certi possedimenti d).
Gli abitanti delle citt erano gravati di doppia imposta, cio una
e) dciio pig. ra. tassa diretta (salutes) ed una sull' industria e).

(1) singolare, che tanto il Liruti, quanto il de Rubeis, riportino,


appoggiati al Dandolo: che Massimo patriarca di Grado abbia fon
dato il monastero di Barbana, dopo ch'essi medesimi, attingendo alla
stessa fonte, ci additarono il patriarca Elia per fondatore di quel
cenobio. Non v' dubbio quindi, che o nell'uno o nell' altro luogo
havvi errore nello scritto del cronista veneto. 11 Palladio per asse
gna ad Elia questa fondazione, e nulla dice che possa appartenere
a Massimo; cosi pure il Cappelletti recente storico delle chiese
d'Italia. Perci noi riterremo fermo il gi detto a pag. 116 n
attribuiremo a Massimo 1' erezione di quel monastero.
151
ed ha per successore Martino da Todi, che si crede consa
crato nel giorno quinto di luglio a). Questo papa Teodoro ^iKnoswI"
fa il primo ad esser qualificato sommo pontefice, e V ultimo
die i vescovi d' Occidente chiamarono fratello b). &M!pcsS:
649 Felice patriarca di Aquileja, scismatico, succede a -
Fortunato in questo tempo e). Nei 14 anni della sua sede clSTvm'pli':
il Frinii prov una pace singolare d). plr??^^.011'
649 Olimpio, cameriere dell' imperatore Costante, fu
inviato esarca in Italia. Teneva egli incombenza di portar
seco il Tipo gi pubblicato, onde farlo approvare e soscri-
vere dai vescovi d' Italia e dai sudditi dell' Impero, e per
suadere 1' esercito ad accettarlo. Che se presso quest' ulti
mo avesse sortito l' intento, s'impossessasse del papa Martino;
se no, dissimulasse sino a che sufficiente esercito rendesse
possibile ci che la persuasiva e le minaccie non ottenessero.
Giunto in Roma, trov che celebravasi il Concilio Latera-
nense. Us tutti i mezzi, sino a procurare uno scisma, onde
adempire la sua missione. Ma trovato fermezza nel pontefice .
e m' prelati, fedelt ad essi nel Popolo Romano, tornarono
vuoti i suoi maneggi, e continu l' anatema profferito contro
;i f - i \ e) Muratori e. sop
il iipo imperiale e). anno e.
652 La morte di Rotari re de' Longobardi accadde
in quest'anno; e tuttoch di setta ariana, venne seppellito
presso la basilica di S. Giovanni Battista in Monza f). rj Detto anno k.
652 Teodoro Calliopa, esarca di Ravenna per la se
conda volta, vi dura sino al 666 g). fi^i'A0
652 Rodoaldo figlio del re Rotari fu fatto successore
al padre nel regno Longobardo h); ma vi dur pochi me- d\t"T\v'PAroT.
si i) (diconsi VI) perch venne ucciso dal marito di una Uu^pag'-g'."'
donna, alla quale egli aveva usata violenza 1). Un*"8!ric',op'
655 Ariberlo, di Nazione bavara, e cattolico, figlio del
duca Gundoaldo, fratello della buona regina Teodelinda, fu
dai Longobardi eletto a loro re, e successore a Rodoaldo.
E qui d" annotare, come lo scettro longobardo pass a mani
152
di un individuo bavarese e di religione cattolica; la qual
cosa ci lascia supporre, che la maggior parte dei Longo
i Muratori. -\ un
ii' Hai. anno a. bardi avesse gi abbraccialo il catlolicismo a).
654 Eugenio, di nascita romano, commendevole per
carattere e per costumi, nel d 8 settembre di quest'anno
venne creato pontefice (1) vivente tult'ora il papa Mar
tino I, deposto ed esiliato nella Crimea dall'imperatore Co
li) Dello anno 631. stantino, detto Costante, b).
G57 Vitaliano, nativo di Segna nella Campania, alti
30 luglio di quest' anno successe ad Eugenio nella sede pon
tificia, rimasta vacante un mese e 29 giorni dopo la morte
e) Detto anno (37. del suo antecessore, accaduta nel di primo di giugno e).
6G1 Muore in quest' epoca Ariberto re de' Longobardi,
nel nono anno del suo regno, ed sepolto nella chiesa di
S. Salvatore da lui fabbricala fuori della porta occidentale
il) Detto anno 661. di Pavia d). Di questo re non si ha altro, se non che fu
gran fondatore di chiese, e che lasci, con esempio unico
e) Balbo. SI. il' li.
vul. un. pag. 81-83. ne' Longobardi, diviso il regno tra i due giovani suoi figli e)
Berlarido, o Pertanto, e Godeberto, o Gundeberlo, asse
gnando a ciascuno la sua parte; per cui questi risiedette
in Pavia, quegli in Milano. Ma tale divisione diede luogo
f ) Muratori (i. sop. in seguilo a gravi dissensioni tra loro f).
anno 661.
6G1 Morto in quest' anno Grasolfo duca del Friuli,
g) Llrull. Not. eli.
:illpJ3.-Rubcls
M. E. A. apponi!. Agone succede nel Ducato g) (2).

nam M| Cmn (1) Eugenio fu il terzo vscovo nominato a Roma dal sovrano
uinv!"1vpun.'p.'in! senza consultare la volont del Popolo b).

(2) Il Muratori pone questo fatto nel 651, e dice: non si sa in


qual anno accadessero le mutazioni di governo nei Ducati del Friuli
e di Spolcti. Solamente abbiamo da Paolo Diacono, che regnando
Costante imperatore, da lui appellato Costantino, nipote d' Eraclio
Augusto, venne a morte Grasolfo duca del Friuli, zio paterno di
Grimoaldo duca di Benevento, e che in quel Ducato succedette A-
gone ecc. Poi continua: ignoto per altro il tempo in cui il sud
detto Agone diede principio al suo governo del Friuli ecc.: indi
153
662 Cresciute grandemente le differenze fra i due fra
telli Bertarido e Godeberto, vennero alle mani per volersi
detronizzare: anzi quest' ultimo appoggiossi a Grimoaldo
duca di Benevento, promettendogli in moglie una sua sorella,
se gli desse ajuto. Non fu tardo il Beneventano a cogliere
la favorevole occasione d' impadronirsi del Begno Longobardo,
e raccolta poderosa armata, ed attivati maneggi onde ot
tenere l'intento, recossi a Pavia. Ivi abboccatosi con Go
deberto, abbracciandolo, il senti coperto della lorica, (1)

seguita: ma giacch noi seppe Paolo Diacono, n pur si pu esigere a, ,,, Ann.
che io lo sappia a). Non v' dubbio che senza una guida sicura diui.umowi.
non si pu chiarire questo punto della storia nostra; pure, facendo
riflesso all' anno 661 riportato dal Sigonio e dal de Rubeis per la Kf.,%",^0-
morte di Grasolfo e riscontrando che il Nicoletti b), il Palladio e), j^'f1-.^ ec-
e il Cidonio d), segnano breve il Ducato di Agone successore di <f) zanraroiocyiio-
r ir ,.' i, nnm < IMO. Allliq. CWIlal.
wasolfo, la di cui morte viene posta sotto 1 anno 663, contessiamo fot. r.un. p. \*a.
di non poter combinare la detta brevit sostenuta dai citati autori,
con la data 051 assegnata dal chiarissimo Muratori. Quindi ci siamo
terminati a seguire l' opinione dei pi. ponendo questo fatto nel
W. mzich nel 651, allontanandoci in ci dal dottissimo Modenese,
cui sapere per altro ci fu e sar sempre una delle scorte
per questa nostra raccolta.
(t) Armi ed armature sotto i Longobardi e i barbari in
Italia Le offensive erano la spada, il giavellotto, l'alabarda, la
ww; per difensive il solo scudo e). Il Muratori poi nella disser- ?0|T?v"!Iig.nioers
kaone XXVI porta: per anch'essi ebbero spade, sciabole, fionde,
dardi, mazze, lancie, archi e saette, loriche, scudi, clini, corazze,
-tali e il resto dell' armatura che anticamente si usava. Usavano
inche tende e padiglioni, e quasi tutti g' istrumenti da espugnare
otti e fortezze adoperati dai Greci e dai Romani f). ci'i.lom.'Tp. S:
La legge longobarda imponeva che il soldato fosse coperto di
Jnmdura pesante, caschetto. collana, corazza, stivaletti di ferro, largo
scudo e che dovesse combattere con lancia, spada, stocco, ascia, cui
N la cavalleria abbandon. Nel capitolare dell' 815 9 viene or
dinalo che il pedone abbia lancia, scudo, arco con due corde di ! cani*, si. unir.
ambio e dodici freccie g). Sotto i Longobardi ogni libero era ob- jLg*us? T- MVI'
Migato alla milizia, e ogni duca o gastaldo doveva condurre all' e-
rcito i suoi dipendenti, potendo per lasciare a casa sei fra quelli
ce possedessero cavallo, servendosi di questi cavalli pei trasporti;
e dieci di bassa condizione, perch tre giorni per settimana lavo
rer le terre del signore h). Mneiiop.2n-2ifi.
154
per cui, toltone pretesto, trasse la spada e l' uccise : dopo di
che occup il Regno. Berlarido, sentita la Gne del fratello, si
diede alla fuga e lasciossi addietro la moglie Rodelinda e il
picciolo Cuniberto suo figlio, i quali caddero prigioni e ven
nero esiliati a Benevento da Grimoaldo; il quale fattosi pro
clamare re de' Longobardi, nella Dieta di Pavia, onde as
sodarsi sul trono, volle in moglie la sorella di Godeberto,
promessale per patti da esso cosi infedelmente adempiti.
Dell'infelice Godeberto rimase un figlio, chiamato Ragim-
berlo o Ragumberlo, fanciullo di poca et, che da1 fedeli
servi di quel re fu posto a salvamento e segretamente al-
d'iKM'""' levato; e del quale non se ne cur punto Grimoaldo a). E
qui giova, che la storia riporti l'abborrito nome dell'infa
me maneggiatore di si vile tradimento, che cost la vita
a Godeberto, la perdita del regno ad ambi i figli di Ari-
berto, e una macchia incancellabile al nome di Grimoaldo.
Questi fu Garihaldo duca di Torino, il quale spedito dal suo
re a chiedere ajulo al Beneventano, propose invece al medesimo
che s' impossessasse del Regno Longobardo, e ne diresse le
trame onde ottenerne l' intento. Ma dopo consumati tanti mi
sfatti, non ne god il frutto il fellone; perch da un pa-
toi. Si pu. In. reute di Godeberto, in una chiesa di Torino, venne ucciso b).
663. Costante imperatore giunge in Italia, egli il solo
tra' greci monarchi che vi venisse, ma a nulla fu buono,
i^sg1:.1'" se non a spogliarla e). Assedi Benevento, e per tema di
Grimoaldo, se ne parti alla volta di Napoli, battuto per via
sul fiume Calore da Micola conte di Capua. Arrivato in Roma
il mercordi 5 luglio, fu accollo magnificamente dal papa
Vitaliano e dal clero. Vi si trattenne 12 giorni, poscia si di
resse nuovamente a Napoli, indi a Reggio di Calabria, dopo
aver tolto a Roma tutti i bronzi che la ornavano, fino le
tegole di metallo che coprivano la chiesa di S. Maria ai
ann'fS!0- Tcffm Martiri, cio la Rotonda d).
nniT. v.Xllp. 363. '
663 La morte di Agone duca del Friuli successe in
155
quest anno a). Fu egli il quarto de nostri duchi, e il suo ^"Ifi^A8^"'^
breve governo viene gradevolmente ricordato, perch dur
costante la pace. Dal di lui nome la casa sua fu chiamata
Agonia, o di Agone, e per oltre due secoli si mantenne florida
in Forogiulio, ora Gividale, sino ai giorni di Paolo Diacono,
che volle ricordarla nella storia de' Longobardi b). SIsTm^pV
665 Lupo, o Lupone, uomo ambizioso e di pessimo
talento, marito a Ermilenda, venne dal re Grimoaldo fatto
faci del Friuli e successe ad Agone. Tosto che fu entrato
m (pel governo, si diresse al saccheggio di Grado, isola lut-
l ora soggetta al greco dominio. Portatosi col con un corpo
cavalleria, battendo una strada costruita anticamente dalla
parte del mare, poich ebbe saccheggiata la citt, rap e
seco trasport i tesori della chiesa Aquilejese. In quel torno,
assedialo Benevento dall' imperatore Costante, il re Longo
bardo dovendo recarsi in soccorso del figlio, lasci il duca
Cupone a custode del reale palazzo in Pavia. Questi, rite
nuta disuguale la lotta, suppose perdente Grimoaldo; perci c. Viao mc m
i diede all' abuso di potere, e insolentemente vess quella rwf$it?7ou
. It, , r ili-. P-M9- Detto Noi.
u nel! assenza del re. Ma sapendolo di ritorno, e conscio k"'A.^. mT*
talle male sue azioni, pass in Forogiulio e ribellossi a SJf'npln-ff
r . ' r D netti op. cu. y.nn.
urimnaliln r\
"imudlUO C;. p.
li,388
eli.-p.Niroldli
88-89.

663 Giovanni II, patriarca scismatico d'Aquileja, suc


cede io quest' anno a Felice, ed occupa la sede sino al 680 d). ^.Tvlu'^.^:
664 Lupo duca del Friuli si ritira in Forogiulio a ri
paro dello sdegno di Grimoaldo, e si ribella contro di lui. Que
sto re, volcudo scansare la guerra civile, e trarne vendetta,
inneggi secretamente con re Cacano degli Avari, acciocch
'rinata mano entrasse nella Ducea e punisse il ribelle. Non
M Cacano a prestarsi a ci, e mosse poderoso esercito
u volta del Friuli. Per Lupo, co' suoi Forogiuliesi, nulla
emendo lo scontro, attacc ardimentoso, in un luogo detto
'rame, la pugna, nella quale per tre giorni la sorte si mo-
l"J favorevole al valore friulano, in guisa che nel terzo
156
di, rotto l'immenso esercito di Cacano, riportava il duca ricco
bottino. Ma nella quarta giornata si grande fu la massa e
l' impeto de' nemici al novello attacco, che i Friulani, sopraf
fatti dal numero, presero la fuga. Non cosi Lupo, che a
quella preferendo la morte, dopo prodigi di valore, cadde
estinto sul campo. I fuggitivi ripararonsi ne' castelli pi
forti abbandonando la campagna al furore di que' barbari,
che saccheggiarono ed incendiarono gran parte del nostro
Friuli. Intanto Grimoaldo, ottenuto P intento, ordinava all'A
varo cessasse di danneggiare pi oltre quel Ducato e si ri
tirasse; ma Cacano davagli risposta breve e risoluta: aver
conquistato il Friuli, volerlo tenere. Perci il re Longobardo
trov necessario di usare la forza onde cacciarlo, e raccolta
buona parte delle sue truppe, accampossi di fronte al nemico.
Col, venuti a lui alcuni ambasciatori dell' Avaro, li tratten
ne qualche giorno, e frattanto, con singolare stratagemma,
fece loro parer grande il poco suo esercito, mostrando ogni
d un continuo passare di truppe, che per mentili abiti ed
armi differenti sembrando altre, erano sempre le stesse. Qtiin-
fKv'xxlxx di, sorpresi della sterminala grandezza dell' esercito Longo-
e XXI - Nlcolettl ... . ,,.,., /-.
-urllif'Ki9?: bardo, si partirono, lenendo ordine di dover dire a Cacano,
Muratori. Ann. diT.
anno wr>Palladio.
levasse il campo l
e tornasse d'ond'era venuto, o verrebbe
knetifopi'cu^oT cacciato a forza. Il che eseguirono; e l'Avaro, avvertilo del
un. |. MI alla mi . n r> >
ctibTs"m'e'a' Periclt rilirossi nella Pannoma a).
G64 Bertarido, profugo in Ungheria, trovossi coslrclio
a partire da col per ordine del re, a cui Grimoaldo avea
dichiarato la guerra se il tenesse. Nella dura circostanza,
ei volse i suoi passi all' Italia e si die in braccio al nemi
co. Grimoaldo lo accolse, lo provvide e gli giur sicurt.
Cadutogli poscia in sospetto, per le dimostrazioni di affet
to fattegli da' cittadini, n' ebbe gelosia e timore, che si ac
crebbe per la calunnia, e divenuto sleale, medit la per
dila di quell'infelice. Ma sventala la trama per l'accortezza
del fedele Unulfo, e per l' affetto del proprio cameriere, fuggi
157
Gertarido e riparossi in Francia. Caduti in mano del re i
complici della fuga, e sentito il parere de' grandi, che dan-
naranli a morte, egli, diverso da questi, li grazi non solo,
aia quo ne prese a suo servigio, 1' altro colm di doni. Dopo
alcun tempo richiestili dello stalo loro, seppe il re ascoltare
con calma la risposta: cio amar meglio morire col profugo,
'he non vivere altrove nelle delizie; e lungi dal dimostrarsene
offeso, accord loro seguissero Bertarido e seco portassero
il buono e il meglio de' doni avuti. Questi alti magnanimi,
che stanno a paragone con quelli de' pi illustri Romani,
renderebbero degno Grimoaldo de' maggiori elogi : ma l' as- ,, p,,,, ,<.. ,,.
assinio di Godeberto, e l' usurpato trono, macchia che MSri.'Ann.diT.
* r anno 66 Zanem
oscura ogni sua grandezza a). aSia'ii "' pag'
664 Successa la morte di Lupo duca del Friuli, Var-
iifl'riilo suo figlio volle tentare la successione a quel Ducato;
ma temendo le forze di Grimoaldo, rifuggissi presso la
baione Schiava in Carnunlo, che corrottamente chiamavano
l iraniano, ora Carinlia. Ritornalo poscia alla testa degli
Sttfi, volendo con la forza riacquistare il Ducalo, i Fo- bipaok.uiac.iib.
..... -i i, Vcsp. XXIl-Bu-
ropofiesi gli vennero contro e 1 uccisero presso il castello j^B^1]^
JiAemas (1) posto in vicinanza di Forogiulio b) (2). ?5S.ant- "^ *

(1) lemaso, ora Nimis, castello che stava posto fra i due
torrenti Torre e Corno, o Cornapo; nove miglia a ponente di Civi- oiviTianiirad.cii.
Me e). Di questo antico castello niuna memoria ci venne fatto di ^'^.Tujufil
raccogliere, se non la sua denominazione ed il sito ove era posto;
nonch aver esso servito di riparo ai Forogiuliesi neh" invasione de
si Avari l' anno 6H.

(2) Abbiamo posto questo fatto sotto 1' anno 6C4, appoggiati e. so -palldio p.
^ de Rubeis, al Palladio ed allo Schnleben d): per il Mu- if.fl^mp'IS!
"lori ne' suoi Annali d' Italia lo annota nel 666, confessando di
in averne 1' epoca certa. Il Zanetti poi e) lo crede succeduto e- 'li^m^'1'
^niente nel 66C, adducendo essere troppo breve lo spazio di un
ma per 1' elfettuanicnlo dei fatti accaduti dalla rivolta di Lupo alla
morie di Varnefrido. Noi confessiamo di non vedere la diflicolt ri
portala dal Zanetti, e troviamo invece esser questi falli di tale na-
m
So*?- "tiiii 664 Veltari da Vicenza, uomo benigno, viene costi-
pag.%.1 tuito duca del Friuli e vi governa dolcemente a).
9StmmT' 665 Grave pestilenza in quest'anno afflige l'Italia b).
666 Gregorio esarca di Ravenna succede a Teodoro
t,aft
crwi.
Calliopa nell'Esarcato e).
667 Circa questi tempi il re Grimoaldo diede in mo
glie a suo figlio Romoaldo duca di Benevento, Teoderada
figliuola di Lupo gi duca del Friuli, da cui ebbe Grimoal
di Paolo Dlac. Uh.
do II, e Gisolfo, che poscia
r
furono duchi di Benevento, ed
SffliffiB; Anelli ossia Arigiso d) (4).
667 Opilergio, ora Oderzo, bench citt gi dipen
dente dal dominio Longobardo, viene dal re Grimoaldo falla
distruggere fino dalle fondamenta, in vendetta del tradimen
to ivi praticato nella morte de' suoi fratelli Tasone e Ca
ci taratori c.sop. cone e); ed acciocch non restasse memoria di essa, ne
m.raii.Not.M.v. divide anco il suo territorio, assegnandone parte a Cividal
bKv*c!mvm di Friuli, parte a Trivigi, e parte a Ceneda f). Distrusse
pure Forumpopilii, ora Forlimpopoli, dipendente dai Greci,
perche que' cittadini aveanlo travagliato nel suo passaggio
per Benevento ed aveano pi volte maltrattalo i suoi mes
si. (2) Fu nel sabbato santo, che Grimoaldo piom-

tura, da collegarsi rapidamente nella loro successione, e quindi a-


ver potuto effettuarsi nello spazio assegnato dagli autori a cui
noi abbiamo attinto, e tanto pi in quanto sappiamo essere costume
pag^n^Niottl ^ei barba" il non dilazionare la vendetta. E qui dobbiamo aggiun-
ms.cit.Y.un.p.iB. gere esservi degli autori ebe riportano g): aver dato mano a Var-
nefrido nella sua mozione al possesso del Ducato Friulano, oltre gli
Schiavi, anche varii fuorusciti Opitergini ; ma di ci nulla dicendone
il Diacono, non sapremmo indicare la fonte da cui trassero la notizia.

(1) Il Zanetti vuole che sia un anacronismo del Diacono quello di


far seguire il maritaggio di Teodrada e Romoaldo dopo la morte di Lupo
b) Zanetti op.eit. duca del Friuli, e porla fosse gi avvenuto nel 6C2, cio l'anno innan-
toi. un. pag. a.' zi all' assedio di Benevento h). Il Muratori per nulla dice su questo.

(2) Per messi, missi, ne' tempi barbarici intendevansi gli aniba-
loiViiupMlr4o;ct' sciatori, come si ha nelle leggi de' Franchi ed altrove i).
159
li su quella citt, appunto nel tempo, in cui secondo il co
starne il' allora, si amministrava ai fanciulli il solenne bat
tesimo nella chiesa maggiore (1) e trasse barbara
vendetta di Opitergio affogando nel sacro fonte sino i diaconi
battezzanti, e disfacendo talmente la citt, che a' tempi del ^ Pa0io me ub.
Diacono era ancor quasi vuota d'abitatori a) (2). vifr-M"^
068 Stefano II patriarca ortodosso, in questo tempo
successe a Massimo nella sede patriarcale di Grado. Era di
Faremo nell'Istria; sedette anni 5 mesi 2 e manc di vita
nel 673 b). Ebbe sepoltura nella cappella di S. Giovanni in ^FsfSffi*'
Grado, fabbricata da lui nella chiesa di S. Eufemia e). JW0 "^ '
668 Sulla fine del settembre di quest' anno l'imperatore
Costantino, detto Costante, essendo in Siracusa, venne ucciso
nel bagno; perch le sue azioni aveangli attirato l'odio
universale de' Popoli. Mecezio si fece proclamare successore
l trono, mentre Costantino Pogonato, primogenito di Costante,
dal padre dichiarato imperatore sino dal 654, assunse
i. i- i i ,^ d) Muraioli. Ann.
le redini del governo dj. **
W>8 Il re Grimoaldo aggiunge delle leggi al codice di
Ritiri, cio, la prescrizione treutennaria, colla quale veniva
.Mentita la libert e la propriet ; frena 1' abuso de' duelli
H giudizio di Dio, smodatamente attivati presso i Longo
bardi; ed ammette il giuramento, o il combattimento a giu
stificazione della donna accusata d'infedelt, o di attentato
alla vita del marito e). ' DcUo-

(1) Nella Chiesa primitiva accostumavasi amministrare solennemente


d battesimo in soli due sabbati dell'anno, cio in quello che pre
levala Pasqua, e in quello della Pentecoste. Nella Chiesa Greca
K e in qualche altro luogo, fu introdotto 1' uso di amministrarlo
^ebe nel giorno dell' Epifania. A' tempi del Diacono quindi tro-
mnio questo metodo ancora in uso e vediamo praticarlo anche f, aBettl ,.
toi diaconi f). i. un.p.a&a*;

(2) Questo fatto ci ajuta maggiormente a rilevare il carattere di


^imoaldo.
160
S. Michele Arcangelo, antica Abazia in Ccrvignano, si
crede fondala verso il 668. Era essa situata in un luogo
chiamato un tempo Gerveniana o Serviana, ora Cervignano,
posto sul fiume Ausa, a 3 o 4 miglia da Aquileja, e clic
atteso il suo commercio gode qualche considerazione in Friuli.
Ivi presentemente non si trova vestigio di quest' Abazia,
quando che non fosse il titolare della chiesa parrocchiale,
ora S. Michiele. La sua fondazione credesi fatta dal re Gri-
moaklo, quindi dopo la met del secolo VII, e prima del-
?ffi^'ia% l'Abazia di Sesto a) (1).
668 Romoaldo duca di Benevento, morto l' imperatore
Costante, in vendetta dell' assedio contro di lui sostenuto,
s'impossessa a forza di Taranto e di Brindisi co1 loro ter-
MnS!E'M!!n' ritorii, ed accresce il suo Ducato b).
669 Costantino Pogonato, con poderosa flotta compo
sta di genti fatte venire dall' Istria, dall' Italia, dalla Sardegna
e dall' Africa, prende Siracusa, e vi fa trucidare 1' usurpatore
cj ceno anno 660. Mecezio, indi ritorna a Costantinopoli e).
670 Gli Schiavi, o Schiavoni, dominatori della vicina
Carinlia, avendo inteso che Vettari duca del Friuli erasi
portato in Pavia, unironsi onde assaltare il castello dei Fo-
rogiuliani, Cividale, e si accamparono nel luogo detto Bro-

(1) Cervenana, o Serviana (Cervignano) Abazia o mo


nastero di San Michele Arcangelo A questa e al suo abate, nel
912 il re Berengario, sotto la data di Pavia, conferma tutto ci che
possedeva per donazioni di principi e privati, conoscendo che i do
cumenti comprovanti erano stati abbruciati nelle incursioni degli
Ungheri, detti in allora Pagaui, accadute dall' anno 900 ni 911
Intorno poi all' origine di questo monastero e sua antichit ci som
ministra congettura la carta di fondazione dell' abazia di Sesto, e-
stesa nell' anno 762, nelle cui soscrizioni leggesi la firma di Orso
{irete e monaco dell' Arcangelo Michele, che ad istanza di Erfone
a sottoscrisse; oltrech in line della stessa trovasi ricordato, che la
terza delle quattro copie della medesima viene consegnata alla
custodia di Vittoriano abate del monastero del S. xVrcangelo Mi
ti) Uniti e. opra clielc di
dGl
os. (i) Ritornato poi inaspettatamente il duca ed avu
to F annunzio della loro venuta, prese seco venticinque uomini
e marci loro contro. Quelli, vedendolo venire con si poco
numero, motteggiaronlo dicendo : ecco il patriarca che viene
coi chierici contro di noi. Ma Vettari, avvicinatosi al ponte
del Natisone (2) oltre il quale erano essi attendali, e
levatosi l'elmo, fu tosto riconosciuto dagli Schiavi, per cui
atterriti, e divulgalo nel campo il suo nome, pensarono pi
alla fuga clic alla battaglia. Allora il duca venuto loro sopra
coi pochi soldati che aveva, ne fece cotanta strage, che di ) paui me. m.
sOOO appena alcuni poterono salvarsi a) (3). SinS'ra." "'""'
670 0 1' ignoranza aveva fondalo solido piede in Ita
lia a questi tempi, o le guerre civili furono cagione della

(1) Broxas, di cui nulla seppero n il Cluverio, ne gli altri geo


grafi, ood pu esser altro che il luogo detto ora dagli Schiavi, Brixa
oBrischa, e ancor pi volgarmente Brischis. Sta alla destra del
Salisene, sei miglia sopra Cividale. Mini petto a questo sito, sull' altra
r'" I fiume, veggonsi i frammenti di un antico castello, e nei
^toii si trovarono recentemente parecchie armi barbare ed os
asi A. uomini e di cavalli; le quali cose tutte insieme si accor
dati illustrare perfettamente la descrizione del nostro autore.
l'i presso, nel seno del monte, v' una grotta profondissima, en-
':" la quale fu eretta una chiesa in onore di S. Giovanni, che chia- b) vii Lini lui. cit.
"asi S. Giovanni dell' Antro b). yi. u pag. 36

,'-! L' incertezza del Cluverio intorno al luogo del castello di


frwas fece malamente congetturare, che il ponte del Natisone fosse
1 ' antico ponte romano in vicinanza di Terzo nel basso Friuli ; ma
-ti'lu il testo dello storico, il ponte da esso indicato non poteva
Ksere distante dal Castello di Broxas, perci, considerato anche at-
"almenle il corso del Natisone, si vede chiaro non poter essere
resto che il ponte pure antichissimo posto fra Cividale e S. Pietro
gli Schiavi, un miglio distante da quest' ultimo luogo. quello il
untine estremo che divide la Schiavouia dal Friuli, e dove, anche
I di d' oggi, passano tutti gli Schiavi di quelle alpi per discendere
all'Italia e). e) Delti, t. Il p. ;r.

. ''<) L' esagerazione usala dal Diacono nel riferire questo macello
(>s smodata, che non occorre avvertire il lettore sulla poca ve
nta dell' esposto,
il
102
perdila di gran copia d'antiche memorie: perch qui, non
un leggendario, non una vita de' vescovi e degli ottimi mo
naci Italiani: e se non fossero rimasti que' pochi lumi che
raccolse il Diacono, saremmo tutt' ora al huio intorno alle
J it'S0u%*n'1- cose nostre di quest'epoca a).
671 Il re Grimoaldo in quest' anno, essendo nove giorni
eh' erasi fatto aprire la vena, stando nei suo palazzo e vo
lendo colpire una colomba, tir d' arco con forza, per cui
spezzatasi la vena, mori dopo nove anni di regno. Fu prin
cipe che non ebbe la benevolenza de' sudditi, perch te
muto da tutti, e vendicativo, si mantenne sul trono pi col
rigore che coli1 amore ; e perch i Longobardi non gli sep
pero mai perdonare I' usurpo dell' altrui corona. A rincontro
era uomo gagliardissimo di membra, ardilo nell' imprese e
di un' avvedutezza singolare; portava folta barba ed era cal
vo di testa. Si ritiene fosse di religione cattolica, perch fu
sepolto nella basilica del Bealo Ambrogio da esso fabbricala
in Pavia. Si sparse anche il grido, che i medici propinassero
a Grimoaldo il veleno nelle medicine, e cos lo privassero
li) Paolo Ptiic. lib
v cau. xxxui tostamente di vita b). Rimase di lui, e della figlia del re
Ariberlo sua moglie, un figliuolo, chiamato Garibaldo, in te
ri Muratori e. sop
anno 611. nera et; il quale fu proclamalo re de' Longobardi e) e regn
rr-pla- tre mesi d).

Costumi ed, usi sotto i longobardi


Compre e vendite Pi spesso che i Franchi facevano
essi atto scritto delle vendite, specificandovi la cosa alienata e il
prezzo, aggiungendovi la guarentigia sotto la penale del doppio ; ma
f) Canili. SI. unir.
llacv.Vlln.136l. non di rado usavano i simboli della tradizione (I' impossessare) e).
Di questi simboli faremo parola all' articolo sui costumi ed usi dei
Franchi.
Eiaiincchild Singolare fra loro era il Launechild, compen
so che il donalo dava al donatore ; una veste, un pallio, un anello
d' oro, un cavallo, un pajo di guanti, o danaro, di che ricorrono e-
empii Cn al XIH secolo; poi sul finire, in luogo della veste, non
facevasi clic porgerne il lembo al donatore. Rotari ordin che se il
103
671 Berlarido, sapula la morie di Grimoaldo, venne
di Francia, dove esulava, cacci il nipote Garibaldo dopo
Ire mesi di regno, e regn egli questa volta 1 7 anni ;
pio, mansueto, gran fondatore di monasteri, del resto ozioso
a). Alla sua venuta mand tosto a Benevento, e richiam a) Rullio. SI. (I* II.
voi. un. pan;. 88.
li moglie Rodelinda e il figliuolo suo Cuniberto b). Berla- b) Paolo Dino llli.
V cap. XXXIII.
rido, educalo alla scuola dell' avversa fortuna, fu compassio
ci Muratori. Ami.
nevole, umile ed amatore del povero e). d* 11. anno CTI.

donalo fosse chiesto dal donatore a provare d' aver corrisposto il


JUKchild, giurasse averlo dato; se no restituisse il Fcrquido,
ivi l'equivalente. Liutprando dichiar insussistente la donazione
ma il Launechild, e la tingazione (donazione solenne) eccettuati
ti) Canlii. SI. unir.
i doni a chiese o luoghi pii come redenzione dell' anima d). Rac. v. VII |.. .I.
Superstizione e Idolatria Essi credevano, che certe
donne ingojassero gli uomini, di che il legislatore Rotari, li rim
provera e). Professavano la legge di Cristo, ma ritenevano tuttavia e)pag.Di-tio JS.
rome *ip.

'lei riti gentileschi, come lungamente pur anche fecero i Popoli


Franchi. Cio, aveano in uso di adorare la vipera, di cui ciascuno
in teneva l' immagine in casa. Riguardavano per cosa sacra un
qualche albero, a cui pare che facessero do' sacrifizii o de' voti.
Attaccavano anche a' suoi rami un pezzo di cuojo, e correndo a
cavallo a briglia sciolta gittavano all' indietro dei dardi a quel cuojo,
i beato chi ne poteva staccare un pezzetto : egli sei mangiava con
t ) Muraioli e. .op.
gran divozione f ). anno 663.
Tutela l soli liberi entrando nell' esercito, donne, fanciulli,
wi non dipendevano dai capi militari, ma restavano sottomessi
il pi prossimo parente, o al signore che ne era tutore e ga
nn*. Mundio chiamavasi dai Longobardi si fatta prolezione,
tumulilo chi ne era esente, Jtlundwal chi ne aveva il diritto
spra altri II Mundualdo era obbligato a difendere e proieg-
we il suo tutelato, e chiedere per lui soddisfazione, come godeva
- ammende che fossero a questo dovute g). gJCanluv. s.p.a*.
Condizione della Donna Era perpetua la dipendenza delia
^nna h), n usciva mai dal mundio; era tutelala dal padre, dallo ni. h) Muratori. Pi*s.
TOl. III.
*. o dal fratello sinch in capelli ( (turche alle fanciulle non si
*wrciavano le chiome fino al matrimonio) i). Il Mundualdo ven- IJCanlc s.p.aw.
""> la donna al marito, che ne diveniva tutore ed erede ; se ve-
*<>, passava sotto la tutela del pi prossimo di lui parente I); i ) dciio pa. 21.
Ire chiamavasi la donna soggetta a tutela sotto un inuudualdo m) Moki1. Slor. dei
ivlanque m). Dote propriamente non era costituita, ma ne lenr- ilominii slrdii.in II.
Tol. MI pati. ISG.
' vece il Faderilo, il Mciiu e il Morghcngcuio. Il pri-
siguilica eredit paterna (vater-erde) i; davasi dal genitore e dai
104
072 Nel di 27 Gennaro muore il Pontefice Vitaliano,
dopo aver governalo lodevolmente la Chiesa di Dio per 14
anni e mezzo; e gli succede ai 22 aprile Adeodato di
nazione Romano, gi monaco nel monastero di S. Erasmo
a! Muratori, Ann.
d' II. imnu 672. sul monte Celio a).
073 Agatone di Giustinopoli nell' Istria, ortodosso, fu
eletto a patriarca di Grado, successe a Stefano II e sedette
li) Rubcn.il. E. A.
cui. :t03 e 309. anni 12 b). Invitato dal papa Agatone in Roma al Concilio

fratelli a piacer loro alla sposa per quetarla d'ogni pretensione al


retaggio. Il Mefo (medio, met) era un libero dono che il marito
faceva alla donna avanti le nozze, consistente per lo pi in campi
o servi, diverso dal limitili, prezzo stipulato per ottenere la tu
tela della donna, e che davasi al immdualdo. Questo talora giungeva
sino a venti soldi; ma Liutprando limitollo a tre, mentre egli me
desimo restrinse il Mcfio a 400 dinari pei giudici ed altri magnali,
500 pei nobili, per gli altri quel di meno che volessero. 11 Morghen-
gehio (Morgeng;ab) o dono mattutino, facevasi dallo sposo do
po la prima notte, e fu istituito per render la fanciulla pi gelosa di
custodire quelle primizie che ne la rendessero meritevole. Ma poich
i primi trasporti recavano taluni a donare fin l' intera facolt, e
questa restava alla donna se sopravviveva, Liutprando volle che lo
sposo non potesse obbligare pi d' un quarto dell' aver suo, come
e) Canili. SI. unir.
B.T.viip.jH-ra. vietava il far altri regali oltre i predetti e). Qualora la donna non
avesse avuti parenti consanguinei, o dopo vedova si fosse riscossa
dalla tutela col restituire met della dote, o il tutore 1' avesse accu
sata d' impudicizia, o voluto costringerla a nozze ingrate, o prima
de' dodici anni, o attentalo alla vita e all' onore di essa, o chiama
tala strega, ponevasi sotto il mundio del re, il cui gastaldo perce
piva il prezzo in caso si maritasse, o porzione dell' eredit se mo
risse. Perch poi il muudualdo non abusasse della debolezza del
sesso, era legge che quando una donna vendesse alcun suo posse
dimento coli' assenso del marito, intervenissero al contralto due o
d) ueiio p. 288-289. tre parenti di essa per impedire ogni frode, ogni violenza d. Pare
che le Fanciulle andassero coi capegli sciolti sulle spalle, ma
cJi.voMpag.236; verosimilmente con qualche nastro legati al fluire del capo e).
f ) Delio pag 237- C(l usavano portare camiciuole di lino strette alla vita f).
Manomissione de' servi o schiavi Questa era di due sorla;
la prima quando uno dichiarato Amund, cio fuor di ogni tu
tela del padrone; l'altra quand' Q'ulfreal, cio disobbligato
soltanto de' servigi di corpo; il primo andava sciolto affatto, l'altro
restava obbligato verso il padrone come verso fratello e parenti,
talch quegli ne diventava crede. Essendo le armi segno di libert.
iti lenulo nel G79 conlro i Monolcliti, intervenne co' suoi
sufTraganci. La sottoscrizione di questo patriarca a quell' atto
solenne, che sta esposta cosi: Sanctae Aquilejensis Ecclese
Episcopi, e la consimile di Massimo suo antecessore, oltre
ad essere singolare, fu pure sorgente di molti abbagli a'
scrittori di conto; per cui vennero confusi i prelati di Grado
con quelli d" Aquileja e supposta l' estinzione dello scisma
, , . . a) Lirnli. Noi. eli.
che luti ora sussisteva a). ' f- i-n.

anticamente affrancavasi lo schiavo, o servo, dai Longobardi col


consegnargli una freccia e sussurrargli alcune parole patrie al-
V orecchio. Ito tari introdusse la formalit romana di rimettere 1' A-
mand ad un' altra persona che lo conducesse sopra un crocicchio
e dicessegli Va per la via che vuoi . Il re poteva render libero
uno per Impans. Altre volte infine non faceasi che alleggerire la
serrila, rendendolo aldio, al che non occorreva se non la scritta.
Minia legge tornava a servit il liberto ingrato; ma per ovviare a
ci, Astolfo permise che il patrono potesse tutta la vita riserbarsi
i servigi del liberto. Altri s' emancipavano entrando nel clero o in
un convento, ove, almeno secondo la regola di san Benedetto, non
rao per nulla distinti dai liberi. Il legislatore talvolta prescrisse
wte cautele e limiti nell' ammetter agli ordini gli schiavi. Soltanto
dopo la cerimonia dell'emancipazione l'uomo acquistava piena pro-
prati di s stesso; ma anche allora, se moriva senza credi, gli
cedeva l'antico mondualdo b). h)CvM'' o^aT
1 Mobili godevano libert, propriet, giurisdizione; gli Ari- ,T ' '*
anni libert e propriet; i Ccnsuarii la sola libert, senza
obbligo di militare, ma venivano alienati col fondo stesso su cui
wevano e). C) nono pg. mk
1 Tributarli I coloni tributaria, o censuali, che non ba
stando a tutelare da s la propria libert, cercavano la protezione
Monsignore, cedendogli i proprii beni, salvo d' usarne pagando un
censo e prestando al loro padrone alcuni servigi di corpo od atti
di rispetto, legali sovente a non maritarsi fuor dalle tenute del signo-
"' e questi erano a cui essi dovevano omaggio e fedelt, li forniva
talvolta, non della terra soltanto, ma anche degli strumenti rurali, del
bestiame, e d' ogni occorrente ; onde venne che potesse alla morte
jrcl massaro, prelevare alcuno de' suoi mobili, o qualche capo di
bestiame d). d)Deitop.2s:-2w
Gli Scialavi, o servi erano, o per nascita, o per degra-
jzione. Chi nasceva da schiavo, o schiava, tale rimaneva: il li-
kro lo diveniva per obnoxiazione volontaria o forzata. Volontaria,
>e vendevasi per aver il necessario alla vita o ai vizii, od oiferivasi
don
073 Sembra , che in questi tempi , nel mese di
marzo, si mirasse nel ciclo un1 inusitata cometa, la quale
costernando i Popoli rec tal terrore, che cominciossi a te
li mori a., mere il finimondo a).
UM. anno Q-ft. '
674 Il pacifico governo del re Bertarido faceva pro
vare all'Italia una mirabile quiete. Egli, in pace coi Romani,

a monastero o chiesa (oblali): forzata, quando, non essendo in grado


di pagare un' ammenda, abbandonavasi all' arbitrio degli offesi, o di
chi gli prestava la somma; e cosi il vinto nelle guerre, o chi cor
rompeva il sangue con basse nozze. Vi erano anche i Ministe
riali, o servi domestici e varii di grado secondo il padrone, quindi
pi ragguardevoli quei delle chiese (ecclesiastici) e del re (fiscalini)
ai quali ultimi era permesso di divenire conti di distretto; talch
anche persone libere si ponevano a servizio del re, e formossi la
classe dei Ministeriali liberi, e tra questi correva una tal
quale gradazione, e il primo di loro chiamato maggiordomo, diri
geva pure l'amministrazione dei beni del padrone. Gli schiavi in
alcuni rispetti erano cose, in altri persone. Nei contratti intorno ai
poderi entravano come cose, come persone l ove aveano il diritto
di possedere il civanzo de' frutti, dopo pagato il censo, di accre
scere il peculio, di ereditare, di comprare e talvolta di avere anche
schiavi proprii, ma tutto per privilegio. Il valore de' servi era in
iiicantiVSMin^ proporzione dell' abilit b).
p' Coloni I veri coloni, condannati alla gleba, erano affatto
privi della libert. Tale generazione avea pi d'ogn' altra sofferto nelle
invasioni; venivano saccheggiati, portati via, per cui la condizione loro
peggior, mentre quella de' schiavi immegliavasi, sicch vennero a
confondersi con questi. Generalmente dovevano al padrone tre gior
nate per settimana ; ma la prepotenza, comune in quel tempo,
cj netto pag. a, gli aggravava assai di pi e).
Giuochi A riserva de' giuochi militari, de' quali si dilet
tava molto la Nazione Longobarda, altri indarno se ne cercherebbero
%. wulpag.% m quell3 gente. Pare eh' essi consistessero in finte battaglie d), nella
scherma, nel maneggio delle armi, in cavalcare, scagliar aste, dardi
e saette, opporre lo scudo ai colpi nemici ed assuefarsi ad ogni as
salto che potesse, o nelle private tenzoni, o nelle pubbliche guerre,
e) Detto v. i p. 9. accadere e).
La l*cna lei battere era usata sotto i Longobardi. Gli
uomini liberi erano battuti con bastoni, i servi col flagello, ossia
t j Detto pag. so. colla sferza T).
Eredit Sotto questi dominatori non esistevano primo
geniture, maggioraschi e fideicommissi ; essi vennero ne' secoli
0 Detto pag. M5. posteriori g). In quanto a eredit vedasi a pag. 148 di questa Race
167
non attendeva che a reggere con giustizia e soavit i suoi
Popoli, ed a promuovere, come principe cattolico, nuovi esempii
di piet : ed hassi fondamento di credere che in quesl' e-
poca il resto de' Longobardi ariani si inducesse al grembo
della vera Chiesa a). a) Mumior Ann.
111. annu
a 61 i.
676 Nel d 26 giugno termin i suoi giorni il papa

Sponsali Nello sposalizio usavasi dar 1' anello, aulici is-


suao costume, e sembra che si adoperasse per coprire gli sposi
i velo, il quale veniva sostenuto negli angoli da quattro uomini.
Questo velo dicevasi anche pallium. In oltre, per mano de' sacer
doti, si mettevano in capo ad essi le corone di Dori elevale a guisa
torri. Accoslumavasi pure, come oggid, dagli sposi il darsi la
mano destra per segno del reciproco possesso e della fedelt e
concordia che doveva regnare tra loro. La pena stabilita da Astolfo
re de' Longobardi contro chi si permetteva di lordare h comitiva
dello sposalizio, ci fa conoscere come le maritate venissero condotte
b) Muratori: 1)1".
eoo pompa solenne alla casa del marito b). Oli. v. I p. 238-239.
Caccia I Longobardi, ed i Franchi, ponevano la loro glo
ria nell' uso delle armi e nella bravura, siccome ancora la prin-
(ipal ricreazione e divertimento nella caccia. Tenevano essi, perch
Popoli settentrionali, 1' antico uso ed istituto del cacciare quale il
pi chiaro e nobile trattenimento; e non solo i re ed i grandi, ma
io stesso volgo degli uomini liberi lo praticava; e tanta era l' inclina-
rione a ci, che i cherici e vescovi stessi non se ne sapevano astene
re. Perci molti Concilii vietarono questa usanza alle persone sacre.
I re poi erano si perduti dietro tale esercizio, che anche in tempo
di guerra attendevano a cacciare. La caccia passava per eredit ne'
figli e nipoti, e trovasi appunto per questa ragione non di rado men
zionata nelle leggi de' Longobardi. A questo fine, tenevano gli anti
chi re boschi e selve, ove richiudevano le fiere, circondandole parte
di muro, parte di pali o fosse e). Il Cant per ci riporta: con- c)t>oti.)p..ios-m.
mcii dire, che i Longobardi non si dilettassero gran fatto della
caccia, poich nessuna legge stanziarono in proposito . Noi pure
riteniamo che i Franchi avessero maggior trasporlo per essa ; ma
col Muratori diremo tuttavia che si occupassero non poco della
medesima anche i Longobardi.
Gli uccisori come redimevansi? Rifuggiati in una chiesa, sot-
trieransi alla pena con far la seguente penitenza imposta dai
preti. Cio, cinti di legami di ferro e mezzo nudi, oppure in altro
abito da penitenti, dovevano andare in pellegrinaggio ai luoghi dove
riposavano i corpi de' pi rinomati Santi. Bastava questo per sod
disfare alla chiesa e al re. Cos fece 1' uccisore di Grimoaldo pria
cip* di Beueveulo d). djn.-itop.xFi-s
108
Adeodato, pontefice lodevole per animo benigno ed umilia,
caritatevole co' poveri, liberale col clero, al quale diede la
Roga, regalo solito a farsi da' pontefici nell' assunzione, ma da
lui accresciuto grandemente (1) Ebbe a successore nel
$ iimmih> papato Dono, di nazione Romano, e figlio di Maurizio; il quale
"'i^'pSgfm si crede consacrato nel di primo novembre di quesl' anno a).

La codardia fu temuta e disprezzata dai Longobardi. La spa


da era un sacrosanto arnese per questo Popolo, perch poneva la
sua maggior gloria nel valore, e ciascuno amava di esser bravo, o
almeno di goderne il concetto. Cosi alto poggiava allora questa pre
tensione, che niun' ingiuria sorpassava quella di chiamare una per
sona col termine Argo,, che' suonava poltrone o codardo. Le leggi
bl Muratori, fl'm.
stesse avevano dovuto provvedere, onde evitarne le tristi conseguen
cil. voi. I pag. 308. ze, affiggendo grave multa a chi lo adoperasse b).
I conuubii criminosi praticavansi sotto i Longobardi, per
cui Luitprando proibivali con apposita legge, come con altra prov
<) Canio. SI. unir. vedeva contro i mezzani ed i mariti che vendevano le proprie don
Ilac. v. VII p.173. ne; nonch riguardo alle monache che pretendevano marito e).
I funerali. Da alcune leggi longobarde contro gli spogliatoli
de' sepolcri si deduce, che fosse fra essi in uso il seppellire i ca
daveri de' ricchi con grandi ornamenti e molto oro. Le persone di
ri) Muratori. Dlss.
e. s. pag. :lin. bassa sfera portavansi alla sepoltura vestite co' loro soliti abiti d).
Quando poi alcuno in qualche lontana parte, o in guerra, o in qua
lunque altra siasi maniera fosse morto, i suoi consanguinei acco
stumavano piantare una pertica fra i loro sepolcri, in cima della
3uale mettevano una colomba fatta di legno rivolta dove era morto
loro diletto: e ci, affinch si potesse sapere da qual parte ripo
e) Paolo inai', lib.
V rap. XXXIV. sasse il defunto. Questo luogo si chiamava alle pertiche e).
Le faide dicevansi le nimicizie private Queste erano in uso
presso i Longobardi, ma venivano vietate, allorch le offese ed in
giurie non poteano chiamarsi gravi. Per metter freno a tali picciole
guerre, il re ordinava che il reo potesse riscattarsi dall' ira de' ne
mici coli' esibire loro danaro, e questo era tassato. Per, se il reo
si rifiutava di darlo, o 1' offeso non 1' accettava, interponevasi il re, ad
f) Muratori. DlM.
et. pag. 311-314.
oggetto di ovviare che" le discordie non precipitassero in eccessi f).
Talora l' intero burg, o la far era responsabile in solido delle colpe
de' suoi soci e partecipe delle multe, e quindi armavasi per so
fi Canto, e. sopra
pag. 331.
stenerli g).
(1) Questo papa Adeodato fu il primo che nelle sue lettere us
la forinola salulem et apostolicam benediclionem, ed il primo che dat
le sue lettere cogli anni del suo pontificato, ed introdusse la co-
SLVTSXl'pluS: stumanza di suggellarle col piombo h).
G9
676 Neil' estale di quest' anno, e dopo la morte del
papa Adeodato, tante furono le pioggie e s stranamente di
rotte, ed accompagnate da spessi fulmini, che a ricordanza di
ijue" virenti nulla ebbesi di consimile. Ne venne la morte di
molti uomini ed animali; e la durata di esse fu tale, che non
si pot battere il grano, ed i legumi tornarono a nascere nei
Campi a). a) Muratori. Ann.
tra mi <T II. inno 676.
6/8 Teodoro II, esarca di Ravenna, succede a Gre
gorio
"
nell'Esarcato e vi dura sino al G87 b).I m canti st. nnir.
Cr. V. XII p. 287.
678 Chiuse i suoi giorni nel di H di aprile il papa
Dono, uomo di molla piet ; ed ascese al soglio pontifcio
il monaco Agatone Siciliano, personaggio fornito di rare
Urli] C. e) Marolorl e. iod.
eia anno ***"
678 Cuniberto figlio del re Bertarido venne dal padre
associalo al trono d' Italia, dopo convocata la Diela generale
d avutone il consenso de' Popoli dj. d) ""o "p-
678 A Veltari successe Laudari nel Ducato del Friuli , _
e dar breve tempo e). Fu detto anche Laudaro f ). Il Ni- '^u'uTv^.
ttti dice: Laundhari nella cill ducale dal consenso
1 anime di lutti gli ordini ottenne l'insegne della Du-
* chea Forogiuliense g) e il suo governo fu pacifico e K)NHieiiiiiu cu.
lodevole.
678 Rodoaldo fu creato duca del Friuli dopo Laudari
^o parente, di cui non si sa la morte. Questi per dimo
iala indole benigna avrebbe avuto pacifico governo; ma
I insidie de' suoi lo travagliarono fortemente, a segno che
m Ansfrido di Reunia, o Ragogna, gli fu tolta la Ducea.
" usurpatore per venne severamente punito dal re Curii-
tato h) come vedrassi. -nSuc.^:
679 Nel marted di Pasqua a' di 5 aprile di quest' an-
". il papa Agatone convoc in Roma il pi celebre e pi
numeroso tra i Concilii che furono tenuti contro i Monote-
'lu'>in cui fu esposta la credenza della Sede Apostolica e
d> tulle le chiese d' Occidente intorno alle due nature unite
no
ma non confuse in Cristo, e alle due volont distinte ma
non discordi. A questo intervennero 125 vescovi d'Italia e
a) Muratori Ann. Sicilia, tra i quali anche Agatone patriarca di Grado co1 suoi
d'll.annoS79-U- * . .
rntiiNot.cii.T.iu suflraganei, come fu detto a pag. 165 a).
679 Lo slato delle buone lettere era depresso in I-
talia dopo l' occupazione fatta da' Longobardi, e V ignoranza
b) Muratori e. sop. faceva rimarchevoli progressi b) (1).
SLDel)?J,<5J,s,r' 680 Gaudenzio vescovo di Trieste e).
cron. pag. la. /
680 Giovanni III, patriarca scismatico d' Aquileja suc
cede in quest' anno a Giovanni II nella sede patriarcale A-
S.W?Sft.? quilejese d).
680 Orrida pestilenza afflisse le citt di Roma e di
Pavia, per cui gli abitanti di quest' ultima fuggiti alla cam
pagna ed ai monti lasciarono spopolata la citt; e nelle
ani",o?ric'sop' piazze di Pavia crebbero l'erbe e).
680 Pare, che Alachi duca di Trento turbasse in
quest' anno la pace che godevasi sotto il regno di Berta-
rido e Cuniberto : perch insorta, e vinta coli' armi , la
contesa tra lui e il conte o governatore della Baviera, i di
cui confini estendevansi allora sino a Bolzano nel Tirolo,
insuperbi, e cozzatala col suo re si fortific in Trento, ove
assediato da Berlarido diede rotta al di lui esercito e lo
costrinse alla fuga. Cuniberto che lo amava, seppe nullame-
no ottenergli perdono, poscia anche il ducalo di Brescia.
Ma Berlarido, cui l' esperienza avea ammaestrato, diceva al

(1) Stato Ielle Scienze sotto i Longobardi Della Fisi


ca e studii naturali non eravi quasi notizia, cosi pure della
Geografia. Le Matematiche erano in uno stato infelice, e se
vi fu qualche coltivatore di esse, venne creduto mago, perch que
sta scienza fu confusa coli' Astrologia. La Filosofia fu trascu
rata del tutto; la Storia egualmente, e meno alcune vite di Santi
e la cronaca di qualche monastero, non si trova autore che la tratti.
La Medicina non fu curata e non si ha notizia di chi si distin-
cKnr.nf.v-. guesse in essa f).
171
figlio: tu vuoi covare la serpe nel seno; e verificossi il
detto, come si vedr a). d^*MuorAnn'
682 Muore in quest' anno il papa Agatone che vie
ne annoverato fra' Santi. Vac per pi mesi la Sede A-
postolica, e finalmente Leone II, Siciliano d' origine, nel
17 agosto venne creato pontefice e consacrato da tre ve
scovi, come accostumavasi anche po' papi antecedenti. Fu
breve il suo papato, essendo passato tra' beati ai 3 lu
glio del 683. Era uomo addottrinato ed amatore de' po
veri b). b) Dello anno 082-
683 La monastica disciplina fiorisce in Francia, Inghil
terra ed Irlanda, e a quell'esempio si rinnova in Italia e) (1). cj Dotto annosa
684 Benedetto II, prete Romano, fu eletto pontefice
e si crede consacrato il 26 giugno. Fu persona dotta, cari
tatevole e fornita di molle virt d). <i) etto inorai.
685 Cristoforo, patriarca ortodosso di Grado, successe
ad Agatone in quest' anno, o piuttosto nel 683. Era nativo
della citt di Pola ne 11" Istria ; fu prelato amante della carit
e solerte per l' erezione di templi e luoghi pii. Sedette anni
32 e mor nel 715 o 717 in Grado, e fu sepolto nella
chiesa di S. Giovanni Evangelista ej. c'iTmm't!?.
685 Muore il pio imperatore Costantino Pogonato, os
sia Barbato, e gli succede suo figlio Giustiniano II, erede
dell'Impero, ma non delle virt del padre f). nnora5ortc"'"p'
685 Il papa Benedetto II cess di vivere il di 7

(i) Monasteri! Vestito d' una badessa del tempo di S. ,,, Muratori. di.
Adelmo, vissuto intorno l'anno 680 g) Vestiva questa una sot- fL^*** T0'"
tona, subuccula, di tela fina di color violetto, di sopra una tunica
di scarlatto a maniche larghe e una cuffia di seta vergata; scarpe
i" piedi di ptlle rossa; capelli arricciati coi ferri le cascavano
slla fronte e sulle tempia; e un soggolo, assicurato sopra il
c?po con nastri, scendcvale attorno al seno', poi dietro ondeg
giava fin a terra; le unghie aveva tagliate a punta, sicch parevano
artigli di falco li). fc^'vi:
172
maggio di quest' anno, e venne posto nel numero de' Sanli.
Giovanni V, d'origine Siria, subentr al papato. Era uomo
di fermezza singolare, scienziato e moderatissimo nelle sue
a) Muratri. Ann. Q,;ftn; a\
d' II. anno 685. aZIOHl aj.
686 Morto a di 2 d' agosto il papa Giovanni V, fu
eletto a pontefice (1) dopo due mesi e 18 giorni, il
prete Conone, Trace di nascita, venerabile vecchio, religioso,
b) Detto anno 686. verace, di aurea semplicit e di quieti costumi b).
687 Mancato Teodoro nell' Esarcato di Ravenna, gli
successe in quella dignit Giovanni patrizio, di soprannome
e) Dello anno 687. Platyn e).
687 Mori il papa Conone nel giorno 21 settembre, e
dj Detto. fu eletto a pontefice il prete Sergio nato in Palermo d).
688 11 re Bertarido cessa di vivere in quest' an
no: cos Paolo Diacono. Il Muratori poi, per non discor
dare con esso, pone la morte di questo re sotto la data
segnata ; ma a cagione d' un diploma da lui veduto soggiunge:
perci pare quasi certo che Bertarido prima del novem-
e) Detto anno ss. bre dell'anno 686 fosse mancato di vita e). Successegli
Ui^rlU."- suo figliuolo Cuniberto f).
690 Alachi duca di Trento e di Brescia, fellone al
suo re Cuniberto, portossi co' suoi al ponte della Livenza,
48 miglia distante da Cividale, in aspettazione delle milizie
Forogiuliesi che alla spicciolala si portavano in ajulo del re;
e facevate giurare di non combattere contro di lui. Nulla-
meno nella battaglia che Cuniberto ebbe con esso verso

(1) Elezioni de' Papi In questi tempi non solo il clero,


ma anche il Popolo ed i militi, ossia l' ordine uobile e militare,
si in Roma che nelle altre citt accostumava concorrere all'elezio
ni Muratri c.son. ne del sacro pastore s). Riunivansi i ceti in apposito luogo e no-
minavano il pastore ; se v insorgeva differenza, veniva appianai
a mezzo di pacieri.
175
Como, egli, il duca, rest morto sul campo nel silo detto
hi Coronata a) (1). #%&**
695 Quantunque nella guerra fra il re Cuniberto e
l'usurpatore Alaclii, il Ducato del Friuli avesse avuto molta
parte, pure il Diacono non fa menzione che vi si fosse involto
Rodoaldo duca di questa contrada b). Dice per, che dopo bj Detto armo 6w.
quella guerra, trovandosi questo duca, lontano da Foro-Giulio,
Ansfrido venne dal Castello di Ragogna (2) e senza ac-
consenlimeulo del re usurp quel Ducalo. Ci saputosi da Ro
doaldo, riparossi in Istria, dove montata una nave, salp per
Ravenna, e di l portossi in Ticino (Pavia) al re Cuniberto e), vi r*fiuc' llb-
693 L' ambizioso Ansfrido, non pago di possedere l' u-
stirpalo Ducato Forogiuliese, medit d' impossessarsi del trono
Longobardo ed attiv la rivolta contro Cuniberto; ma cattu
rato in Verona, fu condotto dinanzi al re, che fattigli ca
vare gli occhi, lo condann all' esiglio d). ") "etto.
693 Dopo questi fatti, il Ducato del Friuli venne dato
in governo ad Adone, o Aldone fratello di Rodoaldo, il quale
lo resse per un anno e sette mesi col solo titolo di conser
vatore del luogo: n si sa perch Rodoaldo ne restasse e-
e) DettoMuratori
seluso e). come sopra.

(i) A questa pugna non intervenne 1' esercito de' Friulani atteso
il fatto giuramento: ma tosto che fu attaccata, ritorn al proprio flpaoloDte Dtac. Iib.
|>aese f). Vcap.xix

(2) Ragogna, o Reunia, castello posto ne' monti alle rive


^l 'ragliamnto 16 miglia distante da Udine dalla parte di N. 0.
Di questo , come degli altri antichissimi castelli del Friuli , ci
ignota 1" origine; certo per eh' esso appartenne al nume
ro di quelli che sussistevano nella nostra provincia innanzi alla
met del secolo VI, e sappiamo che servi di riparo ai Forogiuliesi
nella terribile venuta degli Avari l'anno 611. Nel seguito poi di
questo nostro lavoro, alle epoche relative, daremo que' pochi cen
ni eh' abbiamo potuto raccogliere intorno ad esso. Avvertiamo
per, che ci accadr ritornare su quest' argomento quando, nel II
diurne della presente Raccolta, faremo parola della famiglia di
"agogna.
474
694 La semplice credulit, figlia dell' ignoranza, re
gnava in questi tempi sotto i Longobardi in Italia, e non
solo nel volgo, ma nel sovrano e ne' grandi; e ben poco
ci volea in allora a far credere sovrannaturali gli eventi di
a) Muratori. Ann. , %
.r . anno cu. natura a).
695 Circa questo tempo, morto in Forogiulio Aldone,
o Adone, governatore del Friuli e gi prefetto del palazzo,
fu crealo duca Ferdolfo, nativo dalle parli della Liguria,
%acTvi7.xxiv uomo altero e lubrico di lingua b).
695 La condotta di Giustiniano II imperatore gli pro
cura l'odio de' sudditi, per cui detronizzalo e mutilato nel
naso, venne caccialo in esiglio in Ghersena citt della Crimea
da Leonzio suo generale, che fu anche proclamato impe
lo Moric,0,' ratore e).
696 Tranquilla pace godevasi in Italia sotto il buon
il) Dello anno 696. re Cuniberto d).
697 Ragione delle controversie che spesso avea co'
Longobardi la popolazione delle isole, ond' era composta
la Venezia, Cristoforo patriarca di Grado co' vescovi suoi
suffraganei, il clero, i tribuni, i nobili e la plebe crearono
nella citt d'Eraclea il primo loro Doge, che fu Paoluccio;
dando, gli autorit di convocare il consiglio, di costituire tri
buni della milizia e giudici per le cause, oltre ad altri alti di
governo per quel Popolo, gi in allora cresciuto di mollo
e) Detto anno 697. per le genti di terra-ferma ivi concorse e). '
698 Pietro, patriarca scismatico d'Aquileja, era in sede
in questo tempo. Nulla dicendo le cronache di altri patriar
chi scismatici fra Giovanni III e Pielro, pare che questi a
quello succedesse ; ma 1' anno preciso ci ignoto. Ci non
dimeno gli si assegnano 15 anni di sede, e lo si fa morto nel
f ) HuM. M. E. A. .,,,.., . i, ri, . ~ ,
NoVTmVa)-!! '"' Ab)uro lo scisma e si riun alla Chiesa Romana fj.
698 Lettere, loro condizione infelice. In questi tempi
1* Italia non aveva n scuole, n maestri; solo qualch' igno
rante grammatico insegnava nelle citt un cattivo Ialino, e
175
cosi faceano per lo pi i parroclii nelle ville. Negli strumenti
d'allora riscontratisi molti sollecismi e barbarismi, senza
che si possa penetrare in ebe stato fosse la lingua volgare
de' Popoli Italiani. Rarissimi erano coloro ebe scrivessero
libri; e per gran tempo niuno fu che registrasse gli avve
nimenti e la storia del suo secolo, a tale, che se quella
scritta da Paolo Diacono non ci fosse rimasta, V Italia igno
rerebbe la storia di que' tempi a) (1). tiiX'm-
698 In questo tempo fu fatto un sinodo in Aquileja,
il quale per l' ignoranza della fede rifiut di riconoscere
il quinto Concilio universale, Gnch istruito dalle salutari
ammonizioni del beato pontefice Sergio , deliber di ac
consentirvi insieme colle altre chiese di Cristo b). Con vixivc",'b-
ci si estinse affatto il clamoroso scisma Aquilejese e), ma SWu'kgV''
rimasero i due patriarchi d1 Aquileja e di Grado d). ffiLSeST* c""op'
698 Lo scisma clamoroso Aquilejese termin nel 698
sotto il patriarca Pietro, essendo comincialo formalmente nel
377, quando Paolino patriarca convoc il sinodo scismatico c)mu>eis.M.E.A.
1 l . . , ... . ,r> . COl.310e3-LI-
m Aquileja; sicch la sua durata fu di circa 140 anni e). JS"^'1 TOl
698 L'imperatore Leonzio detronizzato da Absimaro
che gli fa mozzare il naso, indi relegato in un monastero tj nampoidi. crai.
. .. _ eli. v. un. p. 190
della Dalmazia in luogo detto Delmato f). Motori e ..anno
700 Muore Cuniberto re de Longobardi, sovrano a-
malo da tutti. Era egli leggiadro, buono e prode, e marito
kI Ermclinda Anglo-Sassone. Gli succede Liutberlo suo fi
gliuolo ancor fanciullo g). ^Plv?
701 Ragimberto duca di Torino, figliuolo del re Go-
deberto, con poderosa armata venne alla volta di Pavia, onde
detronizzare Liulberto. Ansprando tutore di questo giovine

(I) Linguaggio longobardo I Longobardi parlavano


ti tedesco, e si accostavano nel loro linguaggio pi all'antico sas- b) Filippo Mou. si.
>... _u - i\ dei doni, slr in li.
"ne che non ali antico idioma teutonico li). voi. iiiptg.i;;.
176
re, spalleggialo con ogni forza da Kulan duca di Bergamo,
lo incontra ne' dintorni di Novara ; ma data la battaglia, fu
perdente, e salvossi colla fuga assieme a Liulberto. Ragim-
berlo quindi s' impadron di Pavia e del Irono Longobardo;
ma dur poco, perch moriva prima dello spirare dell' anno,
lasciando il regno ad Ariberlo II suo figlio che seguilo a
S'u.'Sm'joi. ' disputarlo con Liutberto a).
701 Cess di vivere il papa Sergio il d 7 settem
bre (cos crede il Pagi) e venne annoveralo fra' Santi. Fu
liberale verso le chiese e mollo dilat la fede di Cristo,
specialmente nella Germania. Subentr al papato Giovanni
VI, di nazione Greca, consacrato nel d 28 ottobre di que-
m Detw. st' anno b).
702 L'imperatore Tiberio Absimaro manda esarca in
e) Detto anno im. Italia Teofilalo patrizio e gentiluomo della sua camera e).
702 Liulberto, appoggiato da Ansprando suo ajo, cerca
con ogni possa di ricuperare il perduto regno ; ed Ottone,
Tazone e Molari, duchi di varie citt, lo spalleggiano. Por
tatisi con T armata solto Pavia, successe battaglia, nella quale
Liulberto cadde nelle mani di Ariberlo, che poscia lo fece
affogare in un bagno ; ed Ansprando riparossi nella furie
dj Delio. is0|a del [ago di Como d).
703 Il re Ariberto mosse contro l' isola di Como, ma
Ansprando non attese lo scontro, e colla fuga salvossi per
la Rezia in Baviera, ove venne accollo cortesemente. L' ira
di Ariberlo piomb sopra la di lui famiglia e' suoi parenti,
e Sigibrando suo figlio, Teoderata sua moglie e la figlia
Arona o Aurona furono crudelmente trattati. Al primo ven
nero cavati gli occhi, alle altre recisi il naso e I1 orecchie.
Il solo Liutprando figlio minore fu salvo, perch giovinetto,
e rimandato al padre, per cui si sollev quel cuore oppres-
ej Detto amo 703. so da tanta sventura e).
705 Il pontefice Giovanni VI muore ai 9 gennajo di
quest' anno, e viene eletto Giovanni VII, Greco d' origine,
177
erodilo ed eloquente, il quale fu consacralo il d primo
di mvnn a\ Win 'ori. tan.
ni marzo a). # u. anno 703.
705 L* imperatore Giustiniano II, gi rilegato nella
Crimea, si procura la fuga e ricupera il trono. La disav
ventura non lo ammans, ma Io inaspri, e le crudelt da lui
commesse sono tali da farne orrore b). u Detto.
705 Ferdolfo, duca del Friuli, uomo vanaglorioso, a-
ugnando la gloria di vincere gli Schiavi, rec grave danno
a s ed a' Forogiuliesi. Maneggi con alcuni di quella Na-
aone, onde facessero delle scorrerie sul territorio Friulano
e l'ottenne. Piombarono quindi gli Schiavi sulle greggi e sui
pastori che pasceanle ne' loro confini e trasportarono grosso
bottino. A reprimere tanta audacia il rettore del luogo,
0 Sculdais, uomo nobile e valoroso, si pose ad inse
rirli, ma non li pot raggiungere. Nel ritorno gli si
fece contro Ferdolfo, che domandogli, che ne fosse avvenuto
di que' predoni: a cui rispondeva Argait, che cos quegli
chiamavasi, essere fuggiti. Sdegnato il duca, proruppe: qual
prodezza mai potresti fare tu, cui viene da Arga il nome di
Argait ? e l' altro, valorosissimo qual era, punto da tanta
ingiuria, rispondevagli : voglia Dio che n io n tu, 0 Fer
dolfo, esciamo da questa vita prima che gli altri conoscano
chi di noi due pi meriti il nome d' Arga ( che in quella
lingua suonava poltrone 0 codardo). E poich ebbersi dette
queste villane parole, avvenne che dopo non molli giorni
ritornasse pi ingrossato l' esercito degli Schiavi, gi prepara
lo dai premii dati loro da Ferdolfo. Ed avendo piantato sulla
pi alla cima del monte gli alloggiamenti, onde si rendesse
difficile 1' accostarsi a loro, sopraggiunse il duca Ferdulfo e cir
cuito quell' accampamento disponeva l' attacco. Allora Argait,
ili cui parlammo, volse parola al duca dicendo : ricordali che
lo. mi dicesti poltrone e da nulla, e che con vile parola mi
chiamasti Arga. Or dunque Tira di Dio cada sopra quello
Ji noi che V ultimo s' accoster a questi Schiavi. Ci dello,
12
178
volse il cavallo per la scoscesa erta del monte e si spinse
contro il nemico. Ferdollb, tenendo a vile Tessere da meno di
quello, seguilollo in que' dirupi e cosi fece F esercito. Ma
inoltratisi, furono bersaglio de' nemici, che pi con le pietre
che con F armi quasi tutti li uccisero. E quivi sciaguratamen
te, per una vana contesa, morirono Ferdulfo e lo Sculdais,
con tanti uomini valorosi, e peri con essi tutta la nobilt
Friulana (1) Il solo Munichi Longobardo, il quale fu
padre di Pietro duca del Friuli, e di Orso duca di Ceneda,
pot salvarsi con lo scampo, per cui ottenere giovogli ardire
e sorte: perch, precipitato da cavallo, gli fu addosso uno
Schiavo, che gli leg le mani con una fune; ma egli, cosi
legalo, lolla all' assalitore la lancia e percossolo, gettossi
n) Paolo Diac Ilb. , ,. . , _
cip xxiv. pe dirupi e fuggi a) (2).
705 (5) Il Ducalo del Friuli in questi tempi sembra

(1) La Nobilt del Friuli La vecchia nobilt del Friuli,


ritiene lo storico Marcantonio Nicoletti, essere molto pi illustre e
celebre di quello che comunemente si pensa, e ci perch le no
zioni di essa ci mancano a ragione dell' ignoranza, la quale regnan
do in que' tempi, tese un velo sulle azioni della medesima. Per
sappiamo che di quest' antica friulana nobilt alcuni membri suc
cessero alla Ducea, alcuni ascesero al Regno Longobardo, e fu essa
bi umidii, cost. cagione che l' Italia ritornasse quasi all' antico splendore dell' Im-
i-leg.
voi. A ile'Forl.
pag. 18. ma. nBPn
Pero L\
DJ.
(2) Il Liruti ritiene successo questo fatto ne' dintorni di Giulio
Carnico e riporta eh' essa citt fosse in tale incontro affatto dis-
e) Liruti. Not.ece. trutta e il suo vescovo Fidenzio si rifuggisse in Forogiulio. Lo
e'benV'iir^M" Schnleben poi lo dice accaduto intorno ad Emona, ora Lubiana e).
Nulla per ne dice il Diacono riguardo al sito ove avvenisse.
Non segnando epoca il Diacono a questo fatto, noi l' abbiamo
d) Limti. Not. cit. posto sotto l' anno 705, seguendo il Sigonio e lo Schnleben. 11 Mu-
s"ili'ff"cbSi!c!mp! ratori stesso accusa l' incertezza delle date riguardo ai duchi del
Si'S^nrfrali Friuli e lo pone nel 700. Il Liruti poi lo crede accaduto, o sul
c.TV ii |ii8. ss> finire del secolo VII, o sul principio dell' Vili d).
(5) Avvertiamo il lettore di aver qui posto l' anno 705, anzi
ch il 700 assegnalo dal Muratori; e ci per tenere l'ordine de'
179
non abbracciasse altre cill, e che alla sola di Forogiulio,
oggid Cividale del Friuli, si restringesse.a) Qui per troviamo d'it"^'
di osservare quanto viene annotato (1).
705 (2) Successa la morte di Ferdulfo, o Ferdolfo,
fa creato duca del Friuli Corvolo, ma dur poco tempo ;
poich avendo offeso il re, gli fu levato il governo e ven
dergli cavali gli occhi b) (3). vi Paolo noe. Iib.
cap. XXV.

705 - Pemmone fu crealo duca del Friuli circa que


sto tempo. Era uomo di molto ingegno e cittadino di Belluno,
donde parli per sedizione da lui ivi suscitata. Fu figlio a
Bellione e discendente dalla nobile famiglia Remona, delta
poi della Pietra. Ebbe a moglie Ratberga, non bella ma
saggia donna (cui il Palladio vuole sorella di Corvolo duca
del Friuli, ed il Muratori, stando al senso del Diacono,
dice contadina di nascita ) che sollecit il marito a lasciarla
e a prendere altra moglie pi conveniente al decoro di tanto
duca. Ma egli, saggio, stimavala e se la tenne; ebbe da lei
tre figli, cio Ralchis, Ratcait ed Aristulfo, o Astolfo, che

h secondo il Sigonio e lo Scbdnleben. L' alterazione di questa


ita poi torna affatto indifferente, stante l' oggetto eh' essa tratta.

(1) A ci che qui espone il Muratori ci pare di dover dire, che


e Aquileja e Concordia, bench decadute come ci noto, tut-
Mji in allora portavano il nome di citt ed appartenevano alla
Ducea Forogiuliese, ci che pure credesi di Giulio Carnico. Circa poi il
territorio di questo Ducato, convien dire fosse esteso ; mentre anco
li parte del circondario d' Opitergio, assegnato dal re Rotari al
Fwogmlio, ce lo comprova.

(2) Anche per questa data abbiamo seguito lo Schnleben ed il


Sigonio.
(3) 11 Nicoletti dice, che Corvolo fu fedele ed inclinato al re
uiilprando, che la calunnia fu cagione dell' infelice sorte che gli
cadde; e che il re ne avesse pentimento della condanna precipi-
kta su qnest' infelice, e ne facesse severa punizione de' calunnia-
[ri
In;'
e). Non sappiamo
rr. ....
in vero d'onde
, ,
abbia
, ..
ci tratto
j
il Nicoletti. ms.
ONcoIcih nuca;.
cil. ii. 100-101,
"Diacono non ci da il nome del re; e Lmtprando non occupava
a quesf epoca il trono.
180
JiSxvK&jfc poscia divennero uomini valorosissimi, ed elevarono a gran
?&^ loria dell'umilt della madre a).
Wnorla. _ Pcmmone duca dei Friuli nel principio del suo go-
verno raccolse i figliuoli di tulli i nobili morti nella batta
glia contro gli Scbiavi, e li aliment assieme co' suoi, nel
lo stesso modo che se fossero stati da lui medesimo gene-
MB:* rati b) (4).
707 Pass ad altra vita il papa Giovanni VII il di
:iin.Tnlw%f'm' 17 ottobre, e rest vacante la sede per tre mesi e).
708 Sisinnio, nato in Soria, uomo di petto e solerte
per la conservazione di Roma, fu creato papa ; ma podagroso
mori, avendo tenuto soltanto venti giorni il pontificato. Nel
d 25 marzo gli successe Costantino, anch' egli della Sona,
d) Detto mne io, pontefice di rara mansuetudine e di singolare bont d).
709 Un pacifico e buon governo godevano in questo
,, domo anm, 7. tempo i Popoli d'Italia sotto il regime longobardo e).
710 _ Giovanni patrizio, soprannominato Ilizocopo, sue-
tj nono annoilo. ceo<e a Teofilato nell' Esarcato f).
711 All'imperatore Giustiniano II, per nuova rivolta
de' suoi Popoli, venne da un colpo di sciabola tagliata la
testa. Fu egli cattivo figlio di ottimo padre; sedotto dallo
spirilo di vendetta, procurossi la propria rovina: ma la sua
morte liber l' umanit d' un crudele monarca. Successe a
g) Delio annoili, lui il nuovo imperatore Filippico g).
7H Sereno, patriarca d'Aquileja, uomo semplice e
tulio dedito al servizio di Cristo, succede in questo tempo
a Pietro nel reggimento della chiesa Aquilejese (2)

(1) Sarebbe desiderabile, che questo duca avesse lasciato in re-


uoUfJ'SI'p.iS: taggio una tale virt ai posteri illustri del paese da^ui governato n).
(-2) Sotto Sereno patriarca, il pontefice Gregorio li separ i due
Patriarcati d' Aquileja e di Grado, e ci per togliere ogni contesa
tra loro; concedendo a quello di Aquileja i vescovi suffragane! di
181
Ebbe la sua residenza nel castello di Cormons, siccome i
suoi antecessori da Fortunato in poi. Ad istanza di Luil-
prando re de' Longobardi, il pontefice Gregorio II gli con
cesse il pallio arcivescovile della chiesa d' Aquileja vecchia
(cosi detta per distinguerla da quella di Grado chiamata
Aquileja nuova ) non prima a que' vescovi accordato. Mor ,, Paoll) Dac llh
. w^ . - i, min mIm J , VIC.XXXIN 0 XI.V
egli nel Forogiulio circa Fanno 71 G o 717, avendo tenuto -rui,poile.a.c.
la sede 5 o 6 anni a) (1). PWKillJ
,i A i* i i li n ! un pats. KK.
/12 Ansprando, dopo 9 anni eh era in bando nella Ba
lera, ottenne da quel re, Teudeberlo, un grosso esercito,
e passato in Italia pugn con Ariberlo II. Accadde che que
sto re, volendo fuggire in Francia, caricossi d' oro, e pas
sando a nuoto il Ticino, nella notte che segu quella balla-
glia, affog per il peso del metallo. Allora Ansprando fu
proclamato re de' Longobardi; ma regn soltanto tre mesi.
Era uomo eccellente e di singolare saggezza b) (2). *} S^vv."1'
712 Luitprando, giovane di grandi speranze, succede
nel trono Longobardo ad Ansprando suo padre e regna anni
"I. Fu egli che diede il nome al piede statuario, oggid
chiamalo piede Liprando e). <) netto- namn.
... ,,. ri... . , , ,. Cnm.T. un.p.W3.
/13 L imperatore tilippico seguace del monotelismo,

lena-ferma sino al Mincio, a quello di Grado i Vescovi dell'Istria, pa^^^t ^


di Caorle, di Torcello e di Cliioggia d). pani i p. M-za-
Per doglianze di Donato patriarca di Grado, de' vescovi dell'I- "*" " "
stra suoi suffragatici, e del duca di Venezia, il pontefice Gregorio
'1 scrisse una forte lettera al patriarca d' Aquileja Sereno, ordinan
dogli di non estendere la sua autorit oltre i confini longobardi; $ Kn%<r":
Salir ne scrisse ai ricorrenti e): ma sulle date delle medesime p^l'^i.c"',,'UI1'
dissentono gli storici. /

(1) Intorno agli anni dell' elezione e della durata di questo pa


triarca discordano gli storici. Noi per abbiamo seguito il Diacono;
wh il Muratori dica mancarci V anno preciso della sua morte f ). LLnTrai0'' c sop'

(2) In questi tempi, sotto i Longobardi in Italia, il Popolo ra


mmollissimo le pelliccio g). M netto annoili.
182
per congiura di alcuni senalorijnella vigilia della Pentecoste,
venne deposto da Ruffo, primo cavallerizzo, e privato della
vista, ma lascialo vivere. Artemio, col nome di Anastasio,
fu eletto e coronato imperatore. Fu uomo versatissirao negli
a) Muratori. Ann.
.IMI. anno 713. affari, e dotto e zelante della vera dottrina della Chiesa a).
713 Luilprando, o Liutprando, re de' Longobardi, unita
mente a tutti i giudici, ossia conti o governatori delle citt, non
ch co' suoi fedeli e col Popolo, aggiunge delle nuove leggi
a quelle di Rotari e di Grimoaldo. E qui d' annotare come
in allora non si stabilissero n si pubblicassero leggi senza
li) Dello.
la Dieta del Regno e l'approvazione de'. Popoli b).
715 Pass a miglior vita il pontefice Costantino nel
d 8 aprile di quest' anno, lasciando di s gloriosa memoria.
Gli successe Gregorio II Romano di nascita, ordinato papa
il 19 maggio; uomo dotto, di costumi eccellenti e di animo
e) Detto anno "15. fermo e).
e) Della Rona.Slr.
cron. pag. ti. 715 Gregorio vescovo di Trieste dj.
715 Paoluccio, duca di Venezia, procur a s ed al
suo Popolo r amist di Liutprando re de' Longobardi, ed
ottenne diploma in cui concedeansi ai Veneti varie esenzioni
nel Regno Longobardo, ed indicavansi pur anche i confini
di Eraclea, ossia Cittanova, posta fra l' uno e l' altro domi
e) Muratori e. sop.
anno 715. nio, dalla Piave maggiore alla Piavicella e) . (1).
Il Vescovato di Mantova, per sollecitazione del re Liut
prando, venne dal pontefice Gregorio II levato al metropo
litano di Ravenna e passalo sotto la dipendenza della Chiesa
r ) Palladio. SI. eli.
pari. I pag. 68.
Aquilejese, retta dal patriarca Sereno f).
716 > L'imperatore Artemio, chiamalo Anastasio, for
nito di doli alle a formare la felicit de' suoi sudditi, venne
costretto a deporre la corona e si fece monaco. Ci successe

(1) certo che le isole componenti Venezia erano escluse dal


I > Moratori e. sop. Regno de' Longobardi gj.
anno 715.
183
per rivolta delle truppe, clic proclamarono al trono Teodosio,
esattore delle pubbliche gabelle, il quale releg a Salonichi
il deposto sovrano a). !*i2'm'. Min.
<f;it. anno "Vi.
Calisto patriarca d' quileja, coli' assenso del re Liut-
prando, ascese a quella prelatura circa il 716 o 717. Era b)nm.c*..M.F..A.
Arcidiacono della Chiesa Trevigiana e personaggio insigne b). v^p!^' '"''
Non si conosce l'anno della sua morte; per l'elezione di
Sigualdo suo successore essendo accaduta circa il 762, ci
rende consapevoli esser egli mancato a' vivi in quel tempo :
sicch avrebbe seduto anni 45, 0 poco pi ne) (-1).-l e)TOl.llliog.es.
unni. noi. ni.
/17 Gli Schiavi in grosso numero infestano il piano
del Friuli e si accampano in un luogo detto Lauriano, (Lau-
riana); ma assalili dal duca Pemmone col suo esercito, nel
quale eravi gran numero della giovent da lui fatta allevare,
furono rotti e ricacciati nelle loro contrade d). (2) De' ^^^m.011'
Longobardi il solo vecchio Sigualdo rest morto, perch im
prudentemente volle esporsi ne' tre replicati assalti, quan
tunque ammonito dal duca a frenare l' impeto suo, mosso dal
desiderio di vendicare la morte de' suoi due figli avvenuta

(1) molta l'incertezza delle epoche riguardo a questo patriar- 0) Ura(l m c)t
ta. Il Liruti lo fa ascendere alla sede nel 726 e), il Muratori nel Toi.iiipa'g.soes.
723 f), il Palladio nel 729 g); n il Diacono ci fa parola del- annoda0' e'sop'
l'anno h). In questo nodo intricato ci siamo appigliati alla crono- nart.aVapaK. <68SI>'
logia de' patriarchi Aquilejesi posta nell'appendice all'opera del viwploxiv' "b"
de Rubeis M. E. A.

(2) Questo fatto, riportato dal Diacono senza data, ma di seguito


all'elezione di Calisto a patriarca d' quileja, c'induce ad attenerci
al Palladio, che lo fissa nel 717. epoca da noi seguita per 1' eie-
rione di Calisto. N ci troviamo discordare col Diacono stesso,
perch i giovani allevati da Pemmone, che presero parte a que
sta pugna, se voglionsi considerare dell' et di 5, 06 anni quan
do successe il fatto della morte di Ferdulfo e de' loro padri nel
'05, li troveremo avere a questo tempo 17 0 18 anni; e quindi
afti a poter far parte della milizia, tanto pi in quanto i costumi
li quel Popolo, affatto guerriero, faceva si che s'iniziassero per tem
po > giovani ai militari esercizii.
m
nel fallo di Ferdulfo. Perniinone, poich ebbe ucciso gran
quantit di nemici, temendo perdere alcuno de' suoi nella
mischia, stipul la pace cogli Schiavi; e da quel tempo
costoro cominciarono oguor pi a paventare delle armi de'
v^ptoxLvc' "b- Friulani a) (1).
717 i Coli' intervento ed assenso de' primati e del Po
polo, Liutprando, anco in quest' anno, fece nuova aggiunta
alle leggi Longobarde; e i Popoli sotto quel regime gode
vano invidiabile pace, perch la giustizia era amministrala
li) Muratori Ann
d' li. anno IH. con vigore b).
717 Muore Paoluccio Anafesto primo duca di Venezia,
e) Sito* Gk. Carlo.
dopo aver tenuto per 20 anni il dominio, e viene eletto a
ms. delle famiglie
Veneziane Mura- suo successore Marcello Tegagliano d'Eraclea e).
lori e. sop.
Donato patriarca di Grado successe a Cristoforo nel
715 o nel 717, ebbe delle differenze con Sereno patriarca
d'Aquileja, sedette circa anni IO e mor nel 727 o 729 e
il) Palladio. SI. eli.
Rari. I p. 65 e fu fu sepolto nella chiesa di S. Eufemia in Grado dj (2)
ubeis. M.E.A.C.36
11 Palladio lo pone patriarca nel 717: noi per confessiamo
non esservi precisione riguardo all' epoca di sua elezione e
della sua prelatura. Il Muratori, appoggiato al Dandolo, pone
e) Muniorl e. sop.
anno 725. la sua morte nell' anno 725 e).
720 Costantino Copronimo nel giorno di Pasqua il

(1) Laurlana Di questo luogo non si ha notizia partico


lare, l'or similitudine, di nome si potrebbe credere essere il villag
gio che oggi chiamasi La variano; ma essendo esso posto alla parte
meridionale della citt di Udine, non pu supporsi che tanto innan
zi fossero iti gli Schiavi, mentre il duca Pemmone risiedeva nel
M&Ti* Forogiulio f).
(2) Da alcuno si vuole che Donato patriarca fosse della famiglia
Gradenigo: noi non Io asseriremo. Troviamo per, ebe questa
famiglia proveniente d' Aquileja, facesse fabbricare la chiesa di Gra
do, e che sia stata una tra le dodici elettrici del primo doge di
g)siros e. sopra Venezia g). Il Palladio pure ci riporta che i Gradenigo eressero in
h) palladio e. sop. Grado un cospicuo tempio dedicalo a S. Giovanni li).
185
31 marzo, venne dall'imperatore Leone Isauro, suo padre,
a) Muratori. Ann.
associato all'Impero e fatto coronare Augusto a). d'it. anno 1
ZanotlioiKCit. voi.
un. pag. 529.
721 Essendo mancanti le leggi de' Longobardi sui
contratti, sulle successioni, e su molti altri oggetti; n vo
lendo essi adattarsi alle leggi imperiali, con cui lasciavano
si guidasse la Nazione Italiana a loro soggetta ; il re Liut-
praodo aggiunse in quest'anno undici nuove leggi alle pre
cedenti b) (1). b) Muratori e. sop.
anno 721.
721 Gregorio II celebra in Roma un Concilio, in cui
sotto pena di scomunica furono proibiti i matrimonii con
persone consacrale a Dio, o che doveano conservare la castit,
perch i mariti di lor consenso avevano preso gli ordini dei
presbiterato, o diaconato e). e) Detto.

722 Il corpo delle leggi longobarde venne accre


sciuto in questo tempo dal re Liulprando con ventiquattro
nuove leggi; dalle quali si conosce chiaramente, che i de
creti fatti nel Concilio Romano sui matrimonii illeciti, l' anno
antecedente, dovettero essergli slati comunicati da quel pon
tefice d) (2). d) Dello anno 722.

(!) Contenevano: che ai contratti delle donne dovessero inter


venire i loro parenti e il giudice. Essendo sotto i Romani proibito
si servi lo sposare donne libere, perch la libert era una specie
'li nobilt, e di questa i Longobardi facendone gran conto, fu ac
rilato dalla legge il farne vendetta di tali matrimonii; ma se non
fse praticata entro Io spazio di un anno, si la donna che lo schiavo
divenissero servi del re e del suo fisco. Fu provveduto alla negli
genza de' giudici nella spedizione delle cause, nonch ad altri
^colamenti per l' amministrazione della giustizia e per l' indennit
fe' Popoli e). ci Detto anno 721

(2) Con queste nuove leggi proibivansi i Matrimoni! illc-


*ni; cio era vietato alle fanciulle, o donne che avessero preso l' a-
l*to monastico, il tornare al secolo e maritarsi, ancorch non fossero
'Ole consacrale dal sacerdote (forse in allora prendendo l' abi
to seguiva un qualche voto di castit ; perch altrimenti questa
legge sarebbe stata ben durai sotto varie penali nel caso che mancas-
Kro: cosi pure contro chi le avesse sposate ed i mundoaldi o lu
18G
723 Il dominio dei re Longobardi arrivava in questi
tempi fino al castello ossia alla citt di Magia nella Germania.
d)itManrraAnn" Sarebbe da vedere, se questo luogo fosse situato nel Tirolo a).
724 Gl'Iconoclasti, distruttori delle immagini, si fan
no numerosi in Oriente sotto la protezione dell'imperatore
SraJiSB: Leone Isauro b)-
La chiesa di S. Giovanni Battista in Forogiulio, ora
chiamata di S. Martino, oltre il fiume Natisone, era sotto
il duca Pemmone in istato di ruina ; sicch egli, prima
delle differenze avute con Calisto patriarca, la fece re
staurare, e la decor di un altare di marmo con iscrizioni e
bassirilievi, sovrapponendovi ricca e bella croce d'oro. Le rozze
iscrizioni in barbaro latino ci fanno accorti che il detto duca
restaur questa chiesa, (1) e che il di lui figlio Ralchis

tori eh' avessero dato 1' assenso per tali nozze. Queste leggi veni
vano anche contro chi sposava delle parenti, o rapiva le altrui don
ne. Provvedevano riguardo a' servi, o schiavi fuggitivi, onde fos
sero presi, fissando pene ai ministri di giustizia, se trascuravano l'arre-
, sto e I" avviso a' padroni. Questi servi, che noi chiamiamo schiavi,
erano in uso presso i Longobardi, come in addietro presso i Greci
ed i Romani. Se ne servivauo per far lavorare le terre e pe' servigi
di casa e de' negozii. Restavano sotto il loro dominio tutti i figliuoli
e discendenti dei medesimi, ed a misura del buon servigio da essi
prestato a' padroni, venivano fatti liberi; e specialmente ci prati cava si
verso i meritevoli, allorch i padroni discreti e pii venivano a morte.
Non v' dubbio essere stato per i padroni utile e comodo l'avere il co
mando su gente cosi soggetta, che non poteva staccarsi dal servigio
sotto rigorosissime pene, e il far proprio ogni guadagno de' servi, dando
loro soltanto il vitto e vestito, e lasciando ad essi solo un qualche pe
culio. Ma grave incomodit doveva esser pur anche il tener dietro a
costoro, se maltrattati fuggivano da' padroni, e il dover render conto alla
nnoTa ' ' S0p' giustizia de' loro eccessi e soddisfare pe' misfatti che commettevano e).

(1) Stato delle Arti sotto i Longobardi in Italia Le orti


aveano infelice stato. La rozzezza di tali conquistatori non per
metteva amore, n gusto per le arti. Di pi, le aspre e continue
guerre produssero ad un tempo duo effetti funesti, cio smarrimento
di gran copia di lavori eccellenti, che destavano ammirazione ed
emulazione ; minorazione del numero degli artefici, perch quasi ces
sate le speranze degli onori e de' premii, per la scarsezza di muni
187
cooper anche nel dono di quell'altare. A benefcio della ai HiiIipi-. M.K A.
COU19-M0-331-M8
medesima influ pure Ralberga moglie di Pemmone a). I.irill Noi. .eli.
vul.lllpas.m-tiS
724 Liutprando pubblica in quest' anno il sesto libro
delle sue leggi, e ci nel principio di marzo ; nel qual
tempo dovevano forse tenersi le Diete del Regno, men
tre vediamo succedersi le varie emanazioni di queste leg

Scema ne* principi, venne meno la gara del meglio. Pur troppo in
questo periodo perirono i monumenti per rovine ed incendii; e la
rozzezza de' Longobardi non fu meno dannosa all' Italia che l' in
gordigia dei Greci. I Longobardi per avvivarono lo studio delle
belle arti e particolarmente 1' Architettura, ma lo fecero conio
poterono. Non vi fu quasi alcuno dei loro re, che non facesse in
nalzare un qualche edifzio, cio fnonastcrii, chiese e palazzi ; ma la
loro architettura, mancante di proporzioni, di buone regolarit nel dise
b) TiralxKchl. Rlor.
gno e' di buon gusto, ci dimostra andar essa tutto giorno peggiorando b). ec.t. Ili p.U> 15.1
Questi dominatori non recarono seco io Italia un sistema d'arte,
n architetti; anzi se alcuno ne troviamo mentovato, di nome Ita
liano: e i natii lavoravano secondo i tipi che avevano sott' occhio ;
ma nel lungo tempo che i Longobardi dominarono l' Italia, mai non
s'avvisa alcun progresso, talch i loro edifizii del 600 poco variano
da quelli del XI secolo, quando fecero luogo ai Normanni, Popolo
tarilo progressivo. Le leggi longobarde parlano replicatamente dei
Magistri comaciui, muratori comaschi. L' esterna distribu
zione delle fabbriche, particolarmente delle facciate, lo stile dei ca
pitelli con figure d'uomini e d'animali stranissimi, i pilastri di rin
forzo, le esili colonne prolungate dal pavimento fino al sommo del
l' edilizio, passando da un piano all' altro senza interruzione di archi,
di travature o cornici, mostrano un far nuovo d' architettura, somi
gliante alle costruzioni usitate alla fine dell' Impero Romano in Oc
cidente, che poi divenne generale. Le torri longobardiche tenevano
del fare ciclopico. Quelle di Ascoli, che si vedono ancora, hanno
nna porta quadrala a cui sovrasta un frontone triangolare forato an
e) Canlii. SI. nnlT.
ch' esso e). cosa nota, che i Longobardi fabbricavano general R.V.VIlp. WfieMK
aiuais. Slor. di.
mente in legno d). Sotto di essi esercitavasi la Scultura, ma voi. Ili pag. 311.
rozza ed informe. La Pittura non si estinse in Italia nemmeno
in questi tempi; cosi neppure i lavori a Mosaico: ed ambedue questi
rami delle arli furono fatti sussistere per opera de' pontefici e de' ve
scovi, che g' impiegarono neh" ornamento delle chiese e degli edi
fizii proprii. E di ci ai papi, particolarmente riguardo alla pittura,
devono gl'Italiani l'obbligo loro; n si dimentichi pure la coope
razione prestata dai monasteri! e dalle abazie. I Longobardi stessi,
nelle provincie in cui dominavano, davano esercizio alla pittura;
e Teodolinda nel suo palazzo in Monza fece dipingere alcune im-
188
g in quel torno. Cerilo e due sono le da lui pubblicate
a) II.
<]' Muratori. Ann.
anno Hi. in quest' anno a) (1).
726 L' imperatore Leone Isauro emana V editto, che
vieta il culto delle sacre immagini, e ordina che vengano tolte
da tutti i luoghi soggetti all' Impero Romano, chiamando i-
b) netto anno 7w. dolatria il venerarle b).
72G Mancato di vita Marcello duca di Venezia, venne
sostituito in suo luogo Orseolo, ovvero Orso Ipato, uno de'
nobili della citt d'Eraclea, personaggio di grande prudenza
e valore; ma che fu ucciso nel 737, undici anni dopo lu
c&t0"slT0Sop- sua elezione e).
727 Paolo patrizio fu inviato esarca in Italia coli' in

prese de' Longobardi: come pare si crede che essi osassero di far
dipingere i loro ritratti; mq si questa, come le arti tutte, venne
di Tiraboschi ator. infelicemente trattata nel tempo della dominazione Longobarda d).
cft.l.uip.imiBS
Fabbriche al tempo de' Longobardi in Italia In esse usa-
vasi molta rozzezza, e purch le case bastassero a contenere chi
v' avea da abitare, e fossero lavorale con forte muro, scala e tetto,
c't.'Exxiv.'*' con 'e necessarie camere, il muratore aveva fatto il suo dovere e).
Nelle riparazioni delle citt usavano essi circondarle di nobili, so
lide, mura e torri con varie porte e con fortificazioni d' ogni sorte
xi rag ira'*' a'zate contro il nemico f). Molte case anco nelle citt erano co
perte di assicelle di legno, fermate con chiodi, o di paglia; abbon
ai "tT^KJjsB aauaov' Pero anche quelle fatte con calce e mattoni g).
(1) Venivano esse leggi intrno a varii oggetti, cio: sulla sn-
perstizione, perch tra i Longobardi, bench la Nazione avesse
abiurato l'arianismo e seguitasse la religione cattolica, nullaineno
eranvi non pochi che conservavano le superstizioni del paganesimo.
Ricorrevano questi agli indovini, agli aruspici, ed aveano qualche
albero appellato da loro Santo, o Santivo, dove venivano fatti de'
sacrifizi!, nonch delle fontane ebe adoravano. Perci Liutprando,
re cattolico, proib sotto rigorose pene tali superstizioni, bandi gli
indovini ed incantatori, incaricando i ministri di giustizia a vigilare
su ci. Proibivano il monacarsi alle vedove prima che fos.e
passato l' anno dopo la morte del marito, quando non ne avessero
ottenuto licenza dal re. Disapprovavano il duello, pel cosi detto Giu
dizio di Dio, consuetudine radicata ne' Longobardi come presso gli
V iranno'11"1' a'tl' PPh settentrionali h).
189
carico di procurare la morte del pontefice Gregorio II, per
ch contrario agli alti di Leone Isauro, apertamente in guer-
i. ,. I- \ a) Muratori. Imi.
ra eoo la religione cattolica a). d'u.annoTmc'K
728 Ucciso l' esarca Paolo, in un conflitto successo
ira i partili dell' imperatore e del pontefice, subentr nel*
l'esarcato Eulichio patrizio eunuco, gi slato per l' addietro
ia quella dignit b). Detto anno m
728 Lo stalo d'Italia in questo tempo era torbido,
tumultuoso, per vertenze di religione tra il greco imperato
re ed il pontefice di Roma. I maneggi de' Greci astuti, con
tinui, il papa, vigilante e sagace, forti i partiti, le opinioni,
altre vacillanti, altre ferme, ed i fatti resoluti : ma superava
il pontefice ; e se da lui non frenali i Popoli, inculcando i
doveri verso il sovrano, l' Impero Greco avrebbe perduta
l'Italia e) ({). o) Detto.

(1) Popoli Italiani di terra-ferma, loro condizione e stato


ne' secoli Vili, IX e X Erano questi inchiodati a quel suolo in
cui nacquero, da cui ne ritraevano con larghi sudori scarsa ricom-
jiensa e un pane stentato; menavano una vita monotona, le loro
idee erano ristrette, grette le abitudini, simpatie che non si allarga
vano oltre il campicello, e quel bisogno radicandosi, assumeva forma
ili alte Ilo. Erano inerti, avvezzi a sudar per altrui; dignit personale
non avevano, non prestigio di libert ; la tirannide non li scuoteva,
bevano i signori di mezzo a questo Popolo agricoltore un colale
spirito il* indipendenza che non era .libert, avevano alterezza che
loro veniva dall' abbiezione di coloro che li attorniavano d). TOi*?v^w0*wcl''
Comniereio sotto i Longobardi in Italia Non v' dubbio
non esservi tempo in cui non siavi stato tra i Popoli Italiani ed i
regni confinanti, specialmente colle Nazioni orientali, un qualche
commercio. Imperciocch dall' Oriente si portavano gli aromi e varie
tele e panni e bambagia ed altro che qui non poteasi sperare. L' l-
flia poi inviava ne' paesi settentrionali vino, olio e diverse mani
fatture. Come fosse esercitata la mercatura sotto i Longobardi, non
' pu conoscere per la scarsezza di memorie. Per essi portavansi
alle ere di Parigi, ove negoziavano con Sassoni, Provenzali, Spa-
guuoli ed altre genti Franche e). Trovasi pure che nel secolo VIII Stomi.Vii mh!
i Veneziani facessero l' inumano ed abbominevole commercio di
schiavi; e sembra verosimile che essi avanzassero gli altri Popoli
190
729 Morto Donalo patriarca di Grado, Pietro vescovo
di Pola per intrusione s'impossess di quella dignit; ma dal
pontefice venne dichiarato indegno dell' una e dell' altra sede,
sebbene poscia per preghiere del Clero e de' Popoli della
Venezia e dell' Istria fosse restituito al suo Vescovato. Ascese
al Patriarcato di Grado Antonio monaco Benedettino abaie
di S. Trinit di Brondolo nella diocesi di Chioggia, che mor
nel 749, dopo aver seduto quasi 20 anni, e fu sepolto nella
a) Palladio St. eli. i- j- o
iiart.ipog.n. chiesa di S. e e
Eufemia a).\
751 Cess di vivere il papa Gregorio II il di H
febbrajo di quest' anno. Fu gran pontefice e gran principe, ed
il primo tra i papi ad essere indipendente. Gli successe Gre
gorio III pochi giorni dopo. Egli era di Nazione Siriaca, uo-
b) Muratori Ami mo dotto, esemplare per virt, amatore del povero e riscat-
f-rSi% tatore degli schiavi b) (1).

& "uffft Sfa ne'la mercatura per la via di mare e). Egli certo poi, che in qoe'
tempi la commissione, eh' la forma pi consueta d' oggi giorno,
non accostumavasi ; mancavano le poste e la corrispondenza non
concatenavasi, n i fabbricatori affidavano merci a negozianti da ven
d) Cantu. Si. unir.
dere

a conto.. : e la mercatura
. i\
doveva essere esercitata rpersonalmente
toi. xui m- o a mezzo di commessi d).
Agricoltura sotto i Longobardi in Italia Poche memo
rie abbiamo intorno a quest' interessante oggetto. Il Muratori pero
ce ne d qualche cenno. Ripiena di boschi e paludi era l'Italia,
particolarmente vicino ai fiumi del Regno Longobardo; e le torbide
che questi trascinavano seco forinavan delle prominenze in que' din
torni, sulle quali veniva eretta da' villani una qualche capanna co
perta di canne palustri o di paglia, ad oggetto di fermarvisi per la
pesca, e d' arare porzione di quel terreno tosto asciugato. Non ab
bondavano i contadini come oggid, mentre non solo ne' monti, ma
anche nel piano troppo frequenti erano le selve. In varie parti per
le campagne trovavausi coltivate e fertili, per le popolazioni che i
tempi di pace avevano richiamate nelle citt e ne' villaggi; e le
quali eransi occupate ad arginare i fiumi, a seccare le paludi ed a
sradicare i boschi. Coltivavansi in allora quasi tutti que' grani e
legumi che noi usiamo, nonch" le viti e gli ulivi; e le terre venivano
S!ssMjSIo'xiv: affittale o concesse a livello e).

() Al tempo di questi pontefici e del re Liutprando sursero in


m
731 Giovanni I vescovo di Trieste a). ftS*'
732 Il papa Gregorio III con sua lettera invita Anto
nino, o Antonio, patriarca di Grado ed i suoi vescovi suf-
hganei al Concilio ch'ebbe luogo in Roma b). >) Detto m-
732 Antonio patriarca di Grado e Giovanni arcivescovo
ili Ravenna intervennero al Concilio tenuto in Roma sotto que-
si' epoca dal papa Gregorio III, contro g' iconoclasti, nel
quale fu scagliata la scomunica su chiunque deponesse, di
struggesse, profanasse, o bestemmiasse le sacre immagini.
Novantatre vescovi d' Italia formarono l' unione di questo
Concilio, e tra essi, i principali furono il patriarca Gradese
e liI arcivescovo v,Ravennate
.
e).* C) Muratori. Ann.
<nt. anno m
734 Il pontefice Gregorio III, con sua lettera scritta in
ijuest'anno a Calisto patriarca d' Aquileja, ordinavagli resti
tuisse al Patriarcato di Grado certe tenute, o isole, chia
mate Centenarie, e Massioni, concesse dai prelati Gradesi al
monastero di Barbana e da lui per lo innanzi abusivamente
tolte, le quali

tosto restitu d).' Il Palladio ci riporta

pur

ijiMM-urii
Hot voi. Ul p. 60.
"lidie, essersi Calisto portalo in Grado e aver saccheggiata
quell'isola e). Gli altri storici per non sappiamo che parlino pw- tv-V"'
li questo fatto.
734 Tornado, famiglia Aquilejese, passa in questo
tempo in Venezia, e fu ascritta fra le nobili. Si eslinse nel
I85 f ). '> "e"0 PM. 69-
734 Barbarigo, famiglia da Trieste, portossi ad abi
tare in Venezia e fece parte di quella nobilt g). Detto.
736 Il re Liutprando fu attaccato, in quest' anno, da
grave malattia, per cui i Longobardi, temendo morisse, nu
trono la Dieta, e di comune consenso elessero a loro re

Italia le prime citt e i primi papi indipendenti, non meno che i


Comuni di quattro secoli dopo, e si viddero le prime loro Confede
razioni: ma vi surse puranehe il primo ricorso de' papi ai Franchi, h)BilU)0 S1 d,
nuoti stranieri, fatto da Gregorio IH b). v.un. p.Kaiuw:
192
Ilprando, ossia Ildebrando, di lui nipote : ma risanatosi, Lini-
prando ebbe a male un tal alto; per, prudente siccome egli
era, accett per collega il nipote, e cominciossi ad annotare
^iu^otk^ negli atti gli anni di regno anco d' Ilprando a).
736 Obelerii, famiglia Aquilejese, passa in questo tem
po, in Venezia ove nobilmente vivendo si eslinse neh" anno
LI Palladio. SI. cil. 001 i.\
part. I pag. 69. Boi D).
La famiglia Pipino d' Aquileja dopo l'anno 734 por-
tossi ad abitare in Venezia, fu ascritta tra le nobili e si e-
e) Dono. stinse nel 4225 e).
737 Per civile discordia insorta fra i Veneti, rest
ucciso Orso loro duca, n potendosi accordare sulla nuova
elezione, fu convenuto dare ad anno il governo ad un mae
stro de1 militi, generale d' armala; e Domenico Leone venne
mE?m? *" "*' il primo nominato a quella carica d).
737 Amatore, vescovo di Giulio Carnico, ora Zuglio
nella Gamia, successore a Fidenzio risiedeva in Forogiulio,
coli1 assenso di que' duchi come fece il suo antecessore ; ma
intorno a questo tempo fu da Calisto patriarca d' Aquileja
e) Uniti. Noi. voi. .in > . . ii j-
ia rswa scacciato dalla sua abitazione, e dalla citta o castello di
tfgtBr- "b- Forogiulio e).
737 Calisto patriarca, non potendo abitare in Aquileja,
come i suoi antecessori da Fortunato in poi, per le scor
rerie de' sudditi del Greco Impero dimoranti nelle isole della
Venezia e dell'Istria, stavasi in Gormone, ora Gormons, o
suo castello. Spiacendo per a lui, chiaro per nobilt, che
fosse stato scello quel luogo per residenza de' patriarchi,
anzich Forogiulio ; e vedendo nella sua diocesi un vescovo
abitare nella citt col duca e co' Longobardi, mentre egli,
patriarca, doveva vivere in luogo inferiore e tra la plebe,
colla occasione che il duca Penimene era assente dalla citt,
ri paolo Mac. b. portossi in Forogiulio, cacci il vescovo Amatore, si sta-
w'riTs'-LinTti bili nella sua abitazione, e fiss in tal modo la residenza
Noi v.llIp.lM-124
ctkwSwm.' K-A" patriarcale Aquilejese in quella citt f).
195
757 Al duca Pemmoue spiacque il fatto del patriarca
Calisto contro il vescovo Amatore, e riuniti molli nobili Lon
gobardi prese il patriarca, e condottolo al castello Ponzio,
(I) posto sopra il mare, voleva fosse precipitato
nelle acque. Tuttavia noi fece ; ma ivi Io tenne imprigionalo,
facendogli provare per qualche tempo l' amaro pane del
a) Paolo Diac. lib.
dolore a). VI. e. 1.1Murai.
ami. (l'IUiiuoTn
737 Il re Liutprando, saputo il contegno del duca
Pemmone verso il patriarca Calisto, adirossi fortemente, e
toltogli il Ducato, Io diede al di lui tglio Rateili. Deliber
quindi Pemmone di fuggire co' suoi nella patria degli Schiavi;
ma Rateili suo figlio il trattenne, e colle preghiere intercesse
presso il re il di lui perdono, e lo torn nella grazia reale.
Onde Pemmone, sulla fede datagli che non gli sarebbe fallo
alena danno, si diresse al re con tutti quo' Longobardi coi
quali avea preso consiglio. Allora Liutprando, sedendo in
tribunale, e concedendo a Rateili Pemmone e gli altri due
figliuoli Ratcait ed Arislulfo, comand si mettessero dietro
al suo seggio, poscia ordin che fossero catturati tulli coloro
che a Pemmone aveano aderito. Inasprito per ci Arislulfo,
n polendo frenarsi, sguainata la spada, volle ferire il re;
lo trattenne Ralchi, e furono quindi imprigionali per lungo
tempo tutli que' Longobardi, meno Tasemar, o Ersemaro,
il quale con la spada, bench inseguito da molli, si difese;
e rifugiatosi nella, basilica di S. Michele, ebbe l' impunit
dall'indulgenza del re b). b) Detti e. sopra

737 Ratchis, figlio di Pemmone, fu fallo duca del


Friuli e). Sul principio del suo governo, cio nel 757 o 758, <) Muratori e. son.

(t) Dai contrassegni del sito qui dati da Paolo Diacono si deduce
chiaramente essere questo 1' antico castello l'unno, lauto celebrato da
<l) Vivimi traci, olt.
Plinio. Deduco dunque per certo, che Ponzio, Ponlium, sia orrore mi II \ag. in.
'togli amanuensi, e che si debba leggere Pucinum A), Pucinio, che i) \irolcml traccici
V'r. p. 76. nis. eli.
c"si diiamavasi anticamente la Rocca di Prosccco e), Zarton. Leti. TOl.
111. p. 104.
io
194
non volendo i Popoli Schiavi pagare a lui il tributo loro
imposto da Penamene e da' suoi antecessori, mosse guei-
.) imiti, km. cu. ra ad essi, li vinse pi volte, e devast e saccheggi la
sol. Ili pap:. 11C. .,, r, i lt m ,'
p^ioS!""150"' regione da loro abitala a), cio la Carniola b). Il Muratori
i'j Muratori. Ann. * >- c\ \
a1 II. anno 139. pone CIO liei 10\f C).
757 Liberato il patriarca Calisto dalla sua prigionia,
ritorn in Forogiulio, e fece ivi fabbricare la chiesa e bat
tistero di S. Giovanni (ci attesta la cronaca de' patriarchi
o) Dctio anno 737. d' Aquileja) d). 11 Liruli poi espone, che restituitosi Calisto
in Forogiulio, dopoch fu uscito dal carcere, fece erigere
una sontuosa chiesa, ed alla medesima congiunse quella di S.
Giambattista ove stava il battistero per immersione, all' uso
ci E" a' Duc' di tuie' tempi. Anche il Nicoletti e) riporta: Et in grazia
de' Longobardi innalz due chiese, 1' una alla Vergine, e
l'altra a S. Giovanni Callista, con un baltisterio di mar-
mo di olio angoli et archi di composilura barbara . Fece
pur anche costruire il palazzo (1) per s e successori
presso la gran chiesa da lui fondata; il quale dur pi se
coli, e venne atterrato nel 1555 per ivi innalzare il nuovo

(1) Il Palazzo patriarcale di C;i listo in Cividale fu Tatto


fabbricare dal detto patriarca dopo l' anno 737. Era sontuoso e
conteneva ben 80 stanze, gran parte lavorate a mosaico, oltre la
magnifica sala che servi poscia ad uso de' Parlamenti generali,
e die fu decorata con tutte le insegne dell' antica nobilt. Avea
coiti e giardini, e nelle prime eravi una fontana che usciva da eie-
ga/ile vaso di marmo, la quale fu restaurata nel 1293, e le sue
scuderie stavano di rimpelto al duomo ora esistente. Un pozzo pro
fondo apparteneva a quella fabbrica. Esso stato chiuso pnr oltre
dm; secoli; e nel 24 aprile del 1785, in occasione che rinnovavansi i
selciati della citt, venne scoperto; ed quello che attualmente si
adopera aduso pubblico, e trovasi situato dietro il presbiterio del duomo
di Cividale. Quest' antico palazzo di Calisto fu ampliato da Gregorio
Monlelongo patriarca d' Aquileja ; e la sua situazione era precisa
mente ove sta ora il pubblico palazzo della pretura. Venne alter-
i,i'iiecosck!ii civ^: rato ne" anno 1555, perch minacciava rovina. Conteneva esso nel
Mi\m F p' Mt,r suo 'nlerno anche le prigioni per il clero f). Lo Slurolo, da cui
abbiamo tratto questi cenni, appoggia il fatto riferito alle opere del
INicoletti e del Locatello.
195
palazzo pretorio, tult' ora esistente come verr a suo luogo
a) Liruli. Hot. cil.
discorso a) (a). . Ili p. 62 alla 65-

L' antico battistero per immersione, tuli' ora esistente


nel duomo di Cividale, di forma ottangolare, tulio in marmo,
chiuso da sei Iati e da due aperto, l'uno per il battezzante,
l'altro per il catecumeno, opera Longobarda delle pi sin
golari ed insigni. Fu fatto costruire dal patriarca Calisto,
dopo il fatto accaduto tra lui e Pemmone duca del Friuli.
Lo contornano varie iscrizioni dettate in barbaro latino, cui
noi ommelliamo per brevit, e pereb riportale da varii
scrittori nostri. Questo battistero fu rinnovato da Sigualdo b) mibeis.M.E. A.
col. 321 - Urlili.
patriarca d' Aquile ja successore a Calisto b). Nol.Y. Ip. 225-926.
- v. Ili l>. G2-63.

La chiesa di S. Giovanni in Cividale fu ornala bella


mente da Calisto patriarca, dopo le differenze da lui avute
c) Rulli'* M.E. A.
col duca Pemmone e) (2). cui. 321-322.
Il castello de' duchi Longobardi esisteva in Cividale.
Intorno ad esso dice il Nicoletti : ritenersi per certezza
< infallibile che il convento di S. Francesco alle rive pen
denti del Nalisone sia fondato sulle mine del castello
ducale d) Il fabbricato del convento e la chiesa dedicata |W",*c,t
a quel Santo esistono tuttora.
738 Felice Cornicola, in quest'anno maestro de' mi
liti, governa Venezia. Uomo umile e pacifico, che rimise la

(i) Da quanto qui fu detto, risulta essere state a quel tempo


in Cividale due chiese dedicate a S. Giovanni, una molto antica, la
quale, per essere in istato di rovina, fu restaurata dal duca Pem
mone, ed era posta oltre il fiume Natisone, ove oggid esisti*,
la chiesa di S. Martino; 1' altra fabbricata dal patriarca Calisto nelle.
ir-inanze della magnifica chiesa collegiale ora sussistente in quella
citt.

(2) Da ci che si disse riguardo a queste chiese, ci pare, che il


"II' ornamento qui indicalo spetti alla nuova chiesa di S. Giovanni,
Telia da questo patriarca, anzich all' antica fatta restaurare da
Pemmone: mentre non da dubitarsi, che essendo egli il fondatore,
siasi data cura di ornarla decorosamente e bellamente.
11)0
concordia tra quel Popolo, ed ottenue clic Diodalo, figlio
dell' ucciso duca Orso, fosse liberato dall' esilio e se no
ai Minatori. Ann. M ...
n'it. ani.,, 738. tornasse in patria a).
739 In questi 4empi colava ogni di nelle chiese e u' mo
nasteri una gran quantit di stabili, pr redemptione aniimv
mcw. E perch la brama d' ingrandire l' origine delle citt
e delle famiglie pass talvolta anche ne' monaci, per dare
maggior rinomanza alla fondazione de' loro monasteri, spac-
\>> ceno anno -a, ciarono per gran personaggi i fondatori dei medesimi b).
759 Il re Liutprando, giunto in Oderzo, citt della
Marca Trivigiana, riparala in parte dalle passate rovine, com
pose le differenze insorte tra Giovanni conte (1) e Va
lentino vescovo di Geneda. Vertivano esse riguardo a molli
beni e castella conferiti dai re Longobardi ai vescovi di
Ccncda, nel territorio posto tra i fiumi Livenza e Piave ; e
da quo' vescovi investiti ad altri vassalli, onde difendessero

fi) Conti li Ccncda La famiglia dei conti di Cencda


il' origine Longobarda , si mantenuta sempre in Friuli tra le
prime, e da essi provennero i conti di Prata, ed i conti di
Porca e Brag;ncpa, cosi denominati dagli altri castelli, cui
ora abitano. Nel generale Parlamento fra i feudatarii hanno in
ogni tempo conservato il primo luogo. Essi conti di Ceneda con
cessero la giurisdizione al vescovo di quella citt: poscia inve
stirono della medesima i signori da Camino, che si fecero molto
iiPaiiaiim pan i Sra,,di e potenti. Esercitarono 1' avvocazia della chiesa cattedrale di
pag. i6-7i. Concordia ed ebbero molte altre prerogative e). Altri poi riporta, essere
oscura l' origine della famiglia de' conti Porcia e Prata per la re-
-V,,V 'i,.'''';'''.,'mnl mola sua antichit; saperla Gorente a' tempi de' Longobardi . ned essere
mni':V',r' .il'w'in improbabile, che con essi venisse dalla Germania, e credersi pro-
ai'lo'iii"" '' WJ' vomrc dai Geldiasicambri d). Quale si sia il vero, per certo,
eh' essa una delle pi antiche ed illustri famiglie d' Italia, singo
larmente distinti) nelle dignit ecclesiastiche, civili e militari, nelle
scienze e nelle lettere. Essa porla due slemmi, uno bianco; e rosso
n porca ra.Giroi. ed il pi antico; l'altro co' gigli d'oro accordatole dal re di
'o?Viicpag?'73.!'' Francia e). Lo stipite poi di questa famiglia ci si presenta nel conte
Giovanni qui sopra indicato, a cui nel 731), per determinazione del
re Liutprando, venne concessa l' investitura di tanti castelli e beni,
alla quale da altri si aggiunge, che dallo stesso re nell' anno me
li Kmnimoe.sop. desimo l'osse egli investito dol feudo di conto della citt di Ceneda f ).
197
il Vescovato. Al tempo di tale quistione parte ili essi beni
erano posseduti da quel conte, e particolarmente i castelli e
cortine (i) di Zumellc, Valmarino, Serravalle, Frcgogna
CorJignano, Cavolano, Forminica e Reggenzuolo ; e perci
nacque quel litigio, che fu agitato anche innanzi al patriarca
Calisto, ma non deciso. Determin quindi il re Liutprando,
che il vescovo rinnovasse al conte l'investitura de' medesi
mi beni, mantenendo in tal modo le ragioni e dell' uno e
dell' altro. Si celebr il 3 aprile I* istrumcnlo dell'accordo,
scritto per mano di Filippo gran cancelliere del re a). a) Pallailiu pari. I
psg. 70.
739 Diodalo, figlio del duca Orso, in compenso del
l'ingiurie e de' danni in addietro sofferti, venne crealo in
quest'anno maestro de' militi, cio governatore di Venezia b). ^ Murainri Ann.
740 Liutprando re de' Longobardi (2) mosse col

(I) Corti e cortine Col nome di corti, dice il Muratori, signi


ficavano gli antichi un aggregato di poderi, che formava un' intiera vil
la, con chiesa dove si amministravano Sacramenti al Popolo. Sovente
in esse corti si trovava anche il castello. E continuando, l'autore slesso
dice: Ne' vecchi tempi per corti intendevasi 1' unione di molli po
deri, anzi un castello; di modo che molte terre e castella de' no
stri tempi erano allora appellate corti, ed alle volte anche terre di $ "p.Tjo'c *&
riguardo comprendevansi otto tale denominazione e). -Dolio Ann. anno
10!.

\) I Popoli Italiani soggetti ai Longobardi quando divennero


territorialmente liberi? Sotto Liutprando essi possedettero terre,
mentre prima in dubbio se ci fosse; e quindi nell'epoca di
<l) tallio, si. ir li.
questo re essi furono territorialmente liberi d). voi. un. pas. tu.

Linguaggio usato dai Popoli d' Italia al tempo de' Lon


gobardi Il Latino era il linguaggio eh' essi usavano : cosi ci ri r>) Paolo Dinr. lili.
vraip XXIX-Mn
portano il Diacono ed il Muratori e). Se poi nel parlare del Popolo JS'porsjc,SM' " "
riscontravasi qualche voce latina alterata, essa proveniva dalla cat
tiva sua pronuncia, per la distanza in cui ritrovavasi dalla genie
colla, o per condizione, o per sito. Ed infatti se cost avesse esi
stito a' tempi de' Longobardi un linguaggio volgare italico, come
da alcuni si vuole, questi dominatori sarebbersi certamente servili
di quello per pubblicare le proprie leggi, anzich usare il latino,
quanto pur si voglia guasto e corrotto, come fecero nei loro codici.
l'i pi ; se pel corso di parecchi secoli furono in Italia quasi del
198
suo esercito contro Spoleto e Benevento, donde passando
nella Pentapoli, mentre dirigevasi dalla citt di Fano al
Foro Sempronio ( Fossombrone ) gli Spoletani congiuntisi
ai Romani in una selva, che sta a mezzo del cammino,
danneggiarono grandemente il suo esercito. Allora il re pose
nella retroguardia Rateili duca del Friuli ed Astolfo suo
fratello colle genti Forogiuliane. Ma sopra di loro precipi
tati gli Spoletani ed i Romani ne ferirono parecchi : se non
che Rateili con suo fratello ed alcuni altri valorosissimi,
sostenendo tutto il peso di quella battaglia, e fortemente
combattendo, uccisi molti nemici, salvarono s ed i loro, ec
cetto alcuni pochi feriti. Avanzatosi un gagliardissimo Spo
etano, detto Bertone, chiamando fortemente per nome Rat-
chi, lutto armato gli venne sopra. Ma Ratchi con un colpo
lo gett da cavallo. E mentre i suoi stavano li per ucciderlo,
egli colla solita sua piet volle lasciarlo fuggire. Onde co
stui colle mani e coi piedi strascinandosi carpone, entrato
nella selva, scamp. D' altra parte essendo sopra un certo ponte
venuti alle spalle di Astolfo due fortissimi Spoletani, egli rivol
ta la punta della lancia e feritone uno all' indietro, Io tra-
ajvwanitrad.cit.
liti, vi cao. lvi, balz nell'acqua.
Poi subitamente scagliatosi
o contro Pal
Muratori Ann.
d'It. anno HI tro, P uccise e Io sommerse col suo compagno nel fiume a).
740 Gioviano, o Giuliano ipato, cio console imperiale,
uomo nobile e cospicuo per molte virt, fu governatore di
b) Muratori e. sop
anno 740. Venezia in quest' anno b).
741 Muore l'imperatore Leone Isauro ai 18 giugno,
lasciando un abbominevole nome, per la guerra da lui intra
presa contro le sacre immagini. L'Impero rimane a suo

tallo estirpate le lettere e sepolti nelle tenebre tulli i latini scrit


tori, da chi dunque appresero i Longobardi, se non dal Popolo par
to yiviam e, mg. ]anle a redigere in latino le predette leggi e) ? Ci non pertanto, se
pag. a . ^^^ esisteva un volgare italico comune, opiniamo che esistessero
parecchi volgari, da cui ebbero origine gli attuali dialetti.
499
figlio Costantino Copronimo, principe peggiore e pi crudele
del padre. Egli in sul principio per corse pericolo di
perdere e vita e trono, per sollevazione di Arlabasdo suo
cognato che fu proclamato imperatore. Per cui si rese fuggitivo
io allora, poi ripresa lena venne alla volta di Costantinopoli
ed ebbe uno scontro col suo rivale; ma non tenendosi ivi si-
n .... |, . , a) Muratori. Ann.
coro, nlirossi a svernare nella citta u Arnoria a). d'imi, anno ni.
741 Il papa Gregorio III cess di vivere sulla fine del
novembre di quest'anno: ottimo pontefice, la di cui piet e
munificenza lo fecero desiderato. Dopo quattro giorni di
$ede vacante, fu assunto al pontificalo Zaccaria di nazione
Greco, uomo di tutta bont, amatore del Clero e del Popo
lo, clemente e liberale anebe co' suoi nemici b). iijdcuo.
741 Giovanni Fabriciaco fu fatto maestro de' militi e
governatore di Venezia, ma non pot compiere l' anno di
suo governo, pereb i Veneziani lo deposero e gli cavarono
gli occhi e). e)*110-
742 Nella citt di Terni, appartenente al Ducato di
Spoleto, successe un abboccamento tra il pontefice Zacca
ria ed il re Liutprando. Questi, per la dolce e commovente
eloquenza del papa, non solo restitu le quattro citt, due anni
innanzi occupate, facendogliene donazione in iscritto : ma con*
cedette lutto ci che gli fu chiesto da Zaccaria, cio ridon alla
Chiesa il cos detto Patrimonio, ossia i poderi della Sabina,
treni' anni avanti stati tolti, e i patrimonii di Narni, d' Osi-
roo, d'Ancona e di Numana, con la Valle chiamala Grande
nel territorio di Sutri; e don tulli i prigionieri falli nelle
Provincie Romane e in Ravenna. In questa circostanza il re
Liutprando conferm pure la pace col Ducato Romano per 20
anni avvenire d). Il Dalbo dice essere stata conchiusa una djDeiiomiwiw.
tregua di 20 anni tra il re Liutprando dall' una, ed il papa
e le citt Italiane dall' altra, continuala per 5 anni da Rai-
chi duca del Friuli e re d' Italia, ma poscia rotta da lui nel 749 e). <) "mim. si. a-n.
r ' voi. un. pag. 83.
742 Artabasdo, o Artabaso, dominante in Costantino-
200
poli, dichiar imperatore e collega Niceforo suo figliuolo e
d'iia",anio -."' lo fece coronare dal patriarca Anastasio a).
742 Coli' elezione di nuovo duca cangiarono i Veneti
il loro governo eh' era ad anno, perch incomodo e dannoso
al Popolo. Venne posto in quella dignit Deusdedit figlio
dell'ucciso duca Orso, insignito dall'imperatore di Costan
te Detto. tinopoli col titolo d' ipato, ossia di console imperiale b).
743 L' imperatore Costantino Copronimo il di 2 no
vembre vinse Arlabaso o Artabasdo, e Niceta o Niceforo di
lui figlio; e fattili acciecare, li fece sugli asini condurre a
cj Detto ma. 7i3. scherno per il circo, colla faccia volta alla coda e).
743 11 re Liutprando riun gran corpi di truppe
per battere l' Esarcato di Ravenna e la Pentapoli, dipenden
ti dall' Impero Greco, mentre i suoi capitani aveano gi espu
gnale varie citt: per cui Eulichio, patrizio ed esarca, si
volse al pontefice, e quest' uomo di pace intervenne tosto
presso Liutprando, ma nulla ottenendo, cerc personalmente
di muovere il re, acciocch non opprimesse 1' esarca e resti
tuisse le citt tolte. Ottenne fossero restituiti due terzi de'
territori!, riservandosene un terzo il re per sua guarentigia
sino al ritorno degli ambasciatori da lui spedili in Costan-
i) netto. tinopoli d).
744 La morie del re Liutprando successe in questo
anno, se pure non accaduta nel precedente. Mor egli dopo
31 anno e 7 mesi di regno senza discendenza. Uomo pio,
sagace, amalor di pace, potente in guerra, clemente, casto,
limosiniere, buon parlatore, legislatore, e bench illetterato,
e) Detto .inno "it,
e WPaulo niar . da eguagliarsi ai filosofi e).
liti. VI cap. l.VIII.
744 Ildebrando re de' Longobardi, nipote a Liutpran
do, (1) rest al governo del Regno per selle mesi; ma

(1) La memoria del re Luitprando ed Ilprando fu conservata in


un arco, di opera Longobarda, steso a terra nel duomo di Cividalc
201
essendo in odio a' Popoli, po' vizii suoi, gli fu tolto lo
.il Muratori. Ann.
scettro che venne conferito a Ralchis, o Rachis duca del Friuli a). il' Itili, anno "41.

744 Rachis figlio di Pemmone duca del Friuli, e duca


ei medesimo, prima del settembre di quest'anno fu creato
re de' Longobardi, succedendo ad Ildebrando e regn 6 anni.
Si fece monaco in Monte Cassino circa il 750. Ebbe a mo
glie Tassia, ed ebbe una figlia di nome Rolrade, o Ratrade;
le quali ad esempio di lui, circa il tempo medesimo, si fe
ltro monache nel monastero di Piombariola da esse fondato, b) DelloHampol-
ili Cnm. univ.v. un.
p. 196LInill. Noi.
Rachis fu uomo valoroso e ragguardevole b). ec. toI. in p. iti

744 II papa Zaccaria, tosto che seppe 1' assunzione


Jet duca Rachis al trono Longobardo, raccomandossi a lui
per la pace d'Italia ed ottenne una tregua di 20 anni e). e) Muratori C. un.

744 Anselmo, .il Santo, viene crealo duca del Friuli.


Govern il Ducato per 5 o 6 anni, indi fatto monaco, fond
nel luogo chiamato Fanano 22 miglia lungi da Modena, un
monastero con un ospizio, o xenodochio, ove riceveva ed
alloggiava i viaggiatori; perch in que' tempi non accoslu-
mavansi alloggi da soldo. Mori nel marzo dell' anno 803 e il) Llroll. Noi. eli.
t. Ili n. 131-lWeSW
fu fratello a Gisellrutle consorte d'Astolfo d). (4) Il Palladio nari. I.
p. TO 6 93-M.
monastero di Fanano venne eretto circa il 750 e). e) Muratori. Ann.
d'ilal. inno ISO.
745 La tregua falla dal re Rachis coi Greci lascia
tranquillila all' Italia in quest' anno f). f) Detto Anno 715.

'luminello alla porta del cimitero, ma quesl' arco non si trova pi.
fw esisteva ai tempi di Pier Paolo Locatello, nel secolo XVI, a-
'endone egli lasciato questo cenno g), gjsiirtoii.Ant.ee.

(1) S. Anselmo duca del Friuli, e fondatore del monastero di


Fanano, fu poscia autore e primo abate dell' insigne monastero di h) Mralor|. c, t
Rantola parimente situato nel ducato di Modena h). Il Muratori "<> ?
<i riporta pur anche essere successa la morte di S. Anselmo nel
$03 ed aver egli fondato altri monaslerii, per cui sotto la sua di
rczine trova valisi ben 1144 monaci, senza i novizii. Il qui accen
nato monastero di INonantola, per monaci di S. Benedetto, venne iiuroiie. .toi.
Walo da questo nostro duca S. Anselmo nel 752 i ). S.l.'f7L
202
745 Il re Racliis fa compilare da valenti giureconsulti
jlMM.prt.1 ,e ,eggi de, Regno Long0i,ar(lo a).
745 A gravi calamit furono sottoposti V Occidente e
F Oriente, per la terribile pestilenza che secondo Teofane (in
Chronog. ) ebbe principio in Sicilia e Calabria, pass in Gre
cia e giunse in Costantinopoli, con strage incredibile de' Po-
d'iu""ino"'7i6,In' poli, continuando anche alcun anno dopo b).
74G Nel d primo di marzo il re Rachis pubblic nuo
ve leggi coli' aggiungerle all' editto,* cio alle altre dei re
Longobardi. Nella quinta veniva proibito sotto pena della
vita a chiunque lo spedire messi a Roma, Ravenna, Spoleto,
Renevento, in Francia, Raviera, Alemagna, Grecia ed Avaria,
cio nella Pannonia, ossia Ungheria, allora abitala dagli Unni
e) Detto. Avari : e ci per gelosia di stato e). *
748 I Veneziani in questi tempi, particolarmente il
Popolo della citt di Venezia, attendevano alla mercatura na
vigando e trafficando nell' Oriente e nell' Africa. Furono essi
che intorno a quest' epoca comprarono in Roma un gran
numero di servi, ossia schiavi cristiani d' ambi i sessi, per
venderli in Africa ai Saraceni. Ma il buon pontefice Zacca
ria proibi tosto l' infame traffico, restitu ai mercanti Vene
ti Denomino 7is. zjanj j[ prezz0 esborsato, e rese liberi quegli infelici d).
749 Iu quest' anno fu rotta la tregua accordala dal
re Rachis alle citt italiane dipendenti dal Greco Impero.
Per colpa di chi ignoto, (1) ma sappiamo che quel re
si port all' assedio di Perugia, minacciando le citt della
Penlapoli, delle quali pare che alcuna fosse da lui occupata.
A quest'alto il pontefice Zaccaria, con parte del suo Clero
e coi pi ragguardevoli Romani, portossi a Perugia, e co' doni
e colla sua eloquenza plac il re e lo indusse a levare l'as-

riPun!1.'1' 0) Il Balbo e) la dice rotta da Rachis, come abbiamo riportato


a pag. 199.
203
dio. Non basta: tanta fu l'influenza della cristiana parola
di Zaccaria, che Rachis lasci il trono e si fece monaco a). d^SPnSi'jt"'
749 Astolfo fratello di Rachis venne fatto re de' Lon
gobardi, ed ai 4 di luglio di qucsl' anno occupava gi il
Irono ) oj dciw.
749 La famiglia Vardadadio Aquilejese pass ad ahi-
lare in Venezia, ove si estinse l'anno 1329 e). <=) wamo. su ec.
749 In Italia in questi tempi eravi una grande smania
di monacarsi d).
<i)Tol.s". st. SS.
un. pag. <r h.
749 Emiliano, patriarca di Grado, successe ad Antonio.
Egli era della Romagna ed arcidiacono Gradese. Sedette anni
' mori nel 757 e fu tumulato nella chiesa di S. Eufemia
ui uriuu ej. i pari. I pag. Wel*.
750 Pi che in altri tempi dilatavasi in Italia in que
sto [orno l'ordine monastico di S. Renedctto f). In*1mric',Bp'
750 Dagli storici e cronologi, in quest' anno, comin-
ciossi a contare cogli anni dell'era volgare g) (1). Siwf^fSS'p^TaS:
751 L' imperatore Costantino Copronimo, a cui nel-
I anno precedente era nato un figlio, che fu nominalo
Leone, nel giorno della Pentecoste di quest' anno lo dichia
r Angusto e collega nell' Impero, e lo fece coronare da A-
naslasio falso patriarca di Costantinopoli h). niraroif10' sop"
751 Pietro figlio di Mutichio, o Munichio, e fratello di
Orso duca di Ccneda, venne fatto in questo tempo duca del ii?!xx}'p!"wi
frinii e successe a S. Anselmo i). (2) Di questo Pietro erompa."'

(1) La carta. Neil' anno 750 dell' era volgare pare si comm
esse a trovare una carta fatta con cotone pesto e ridotto come
"a pasta. Chiamavasi Carta bombicina, ed era adoperata nel.' Im- , Mot S|0r dL
ptro orientale 1 ). voi. ni pi kb.

(2) Nella serie dei duchi del Friuli posta nell' Appendico del
l' opera M. E. A. del de Rubeis, di seguito a S. Anselmo riscon
tai i nomi di Aristolfo o Astolfo, e quello d' Irprando: ma non
trovando niun' epoca, n alcun indizio del loro reggimento in quel
Ducato, nulla possiamo dire di essi.
204
duca del Friuli ci ignota l'epoca della morie; ma sap
piamo aver egli concorso co' suoi Friulani ncll' esercito Lon
gobardo alla presa di Ravenna fatta dal re Astolfo; ed alle
j)Nicoieuims.cn. ostilit da quello attivate contro il Ducato Romano a).
L'ambizioso Astolfo re de' Longobardi nel 751, o 752,
desideroso di accrescere il suo Regno con ci che ancor
restava in Italia ai Greci imperatori, ostilmente invase l'E
sarcato di Ravenna ed occup quella citt; dirigendo poscia
le sue armi contro il Ducato Romano e le citt a quello
spettanti. Fu un inconsideralo passo l' impresa d' Astolfo
contro il Ducato Romano ; perche necessit lo sviluppo della
crescente influenza papale, che ricorse per appoggio a' po
tenti e trovollo in Francia ; per cui ebbe principio la deca
denza del Regno Longobardo, che vedremo durare ancora
icrr Per pchi anni- b) (*)
752 L'ottimo papa Zaccaria pass a miglior vita il
di 14 marzo, lasciando di s buona memoria. Venne dello
pontefice Stefano prete; ma nel terzo giorno dopo, non es
sendo ancora consacralo, mor. A quesli il Baronio ed il
Panvino diedero il nome di Stefano II ; ma il Sigonio e gli
altri moderni, con pi ragione, perch non consacrato, lo
escludono dal catalogo de' papi. Da li a dodici giorni altro
Stefano di Nazione Romana fu dal Clero e dal Popolo eletto
pontefice, e venne consacrato. Riserbarono a questo, gli altri
vecchi storici, il nome di Stefano II ; e noi col Platina lo
SuSfJiSu?' diremo Stefano III detto II e). Fu uomo di grande merito per
t) Muratori e sop. virt, piet e singolare fermezza d) (2).

(1) Su questo fatto, che viene collocato nel 752 dal Muratori,
egli ci avverte: poter appartenere non senza fondamento all'anno
precedente, e ci appoggiato alle note di un diploma del re Astolfo,
dal quale rilevasi che ai 4 luglio del 751 egli signoreggiava lla-
c)Dito. venna e che Eulicuio, ultimo degli csarchi, era fuggito e).
(2) Il papa Stefano III, detto li, fu il primo che introdusse 1" uso
uniY"Tl*u^p?'m: di farsi portare sulle palle dagli uomini nelle solenni cerimonie I ).
205
I,' Istria in sino a questi tempi dipendente dal Greco
Impero, venne presa da Astolfo re de' Longobardi nel 751
o 752, sicch a quell' Impero non rimasero in Italia, che le
lajune di Venezia, Roma, Napoli con altre citt di quella a) ma, si. r n.
. . 0. ... . ... tol. un. pae. 83-86.
manna, e la Sicilia a) (1).- JnRSom"-
752 Fine dell'Esarcato di Ravenna, il quale, per so
stenere con barbaro fasto e greca fede un vano simulacro
Ji Romano Impero, tribol l' Italia per 184 anni. E con ci
i Greci cessarono di dominare in Roma b). IL^T^'m*!:
752 Il papa Stefano HI, detto II, vedendo i passi del
i! Astolfo innoltrarsi a danni del Ducalo Romano, sped a
lui ambasciatori forniti di eloquenza e di regali per ottenere
la pace, la quale fu conchiusa e giurata per 40 anni. (2)-*-
Non dur essa per neppur 4 mesi, perch Astolfo, rompendo
la Tede data, infest nuovamente i Romani, minacci il papa
e pretese un soldo d' oro a testa da ogni persona di quel
Ducato, protestando di voler sottomettere Roma al Regno suo:
per cui nuovi ambasciatori gli mandava il pontefice, onde pr-
turare la pace; ma nulla ottennero e). e) Muratori e. *.
752 Non picciolo numero di monasteri fondaronsi in
Italia in questi tempi d). <<) Detto.
752 Lo sconsigliato imperatore Costantino Copronimo
iutieri al massimo grado contro le sacre immagini e). e) netto.
753 Continuando le violenze di Astolfo contro il Du
calo Romano, il pontefice in ogni modo cercava ajuto dal
greco imperatore, adopcravasi presso Astolfo, il quale

(1) Il Liruti asserisce non essere mai stata l'Istria in potere


'i Longobardi f ); non appoggia per il suo detto n a documnti Uu p!'iSi ii
i* ad autori.

(2) Da quanto' fu detto finora vediamo, clic quantunque i Greci


imperatori tenessero in Itoma i loro ministri, nullameno la prin-
r'I'ale autorit del governo stava in mano de' ponlcGci, che ne reg
imano la citt ed il Ducalo g). t) Muratori e. sop.
206
viemmaggiormenle inaspriva e minacciava, ed implor il
divino soccorso ; ma tulio in vano. Allora ricorse in Francia
e trov appoggio, perch invilato a quella corte, partiva,
il 14 agosto, accompagnato dalle lagrime e dalle benedizioni
del Popolo. Giunto in Parigi, .coron in re di Francia Pi
pino e i supi due figli Carlo e Garlomano, ed ottenne che
^Sto^: i Francesi movessero guerra ad Astolfo a) (1).
754 Astolfo re de' Longobardi, pertinace nel rifiutare
le trattative di accomodamento riguardo al Ducalo Romano
proposte da Pipino re di Francia e dal pontefice, acceler
la calata de' Franchi in Italia. Sapulo poi essere gi ai
confini del Regno alcuni corpi di truppe francesi, fece aprire
la chiuse e portossi ad assalirle ; ma quelle, bench minori di
numero, furono maggiori di forza, e vinsero. Astolfo con
pericolo di vita appena pot salvarsi fuggendo, e ritira-
tosi in Pavia, vi si fortific. Ma giunto il potente esercito di-
.Pipino, strinse vigorosamente d'assedio quella citt: ed al
lora lo sconsigliato re de' Longobardi, vedendosi a mal par
tilo, segretamente mosse parola di pace, ed a mezzo del
l' ottimo papa, che volea la di lui correzione non la rovina,
pol ottenerla; sotto la condizione per, con giuramen
to, di restituire Ravenna e le altre citt occupate, dando
ostaggi al re di Francia per la promessa data. Ci seguito,
Pipino rientr ne' suoi Stali, ed il pontefice si restitu in
t) Detto. ann.iM. Roma b).
755 Lo sleale e non giudizioso Astolfo, anzich adem
piere le promesse falle, irruppe nuovamente in sul princi
piare dell' anno, se pure non fu nel giugno, contro il Ducalo
, Romano; assedi Roma e la torment con assalti, ne de
vast i contorni, ed asport i corpi de' Santi che giacevano

(1) In tale circostanza sappiamo aver il papa intavolato il trattalo,


che Ravenna col suo Esarcato fosse donata alla chiesa Romana,
e) Detto, anzich restituita all' Impero e).
207
nelle chiese fuori della citt. Il papa Stefano III, detto II,
invi tosto i suoi legati in Francia a partecipare a Pipino il
procedere di Astolfo e l' infelice condizione di Roma. Ma
tardando il soccorso, peggiorava lo slato della citt; ed il
pontefice scrisse una lettera in nome di S. Pietro al re, a'
suoi figli ed alla Nazione Francese, nella quale si finge, che
l'Apostolo li chiami alla difesa di Roma, promettendo loro
il paradiso se vi accorressero, minacciandoli dell' inferno se
mancassero. Pipino, riunito perci un forte esercito, mosse alla
volta d'Italia; ed Astolfo lasci Roma e marci ai confi
ni del Regno per opporsi ai Francesi. Ma questi, passale le
alpi, assediarono nuovamente Pavia ; e sulla fine dell' anno
Astolfo fu costretto a conchiudere una pace vergognosa, per
ch dovette chiedere perdono, restituire tulle le citt .al
papa, aggiungendovi Gomacchio (che siccome non inchiusa
per lo innanzi nell' Esarcalo, dovea appartenere a' Longo
bardi) e pagare grossa somma di danaro a). Altri voglio- JiRS'is,''
no ancora fosse obbligalo a cedere a Pipino un terzo del
tesoro regio, ed a contribuirgli un annuo tributo di 12000 li) Balbo. SI. d'It.
-.SO-Cantii. Slor.
soldi d'oro b). Ek!CT.VUp.M2.

755 Anche V imperatore Costantino Copronimo sped


ambasciatori al re di Francia onde muoverlo contro Astolfo,
e procurare la restituzione dell' Esarcato al Romano Impero;
ma prevenuti dal pontefice, ebbero risposta da Pipino: aver
fallo dono di quella contrada a S. Pielro, cio alla Chiesa
Romana, n egli cangiare la parola data. Poscia, essendo
Pipino ritornato in Francia, Fultrado abate del monastero
di S. Dionisio diede, a nome dello stesso re, il solenne e
perpetuo possesso di si grandiosa donazione in iscritlo al
pontefice, deponendo sufi' altare di S. Pielro in Roma le
chiavi delle citt donate e) (1). e) Muratori e. p

(t) Dominio temporale lei papi In questo tempo e


i>ile principio ebbe la dominazione temporale dei papi ebe come
206
vieuimaggiormenle inaspriva e minacciava^
divino soccorso ; ma tulio in vano. Allorr ^
e trov appoggio, perch invitato a
.
il 44 agosto, accompagnato dalle lag'^ "
del Popolo. Giunto in Parigi, .coror|
pino e i suoi due Agli Carlo e^ e
S'iIIm: i Francesi movessero guerra a*"! f %%\%
754 Astolfo re de' Lor^| * * \ I
le traltalive di accomodami I ' % &* %
proposte da Pipino re di* f^ ' &-?.&
f*l
la calata de' Franchi $ ^.
conflni del Regno alci | 5 a ^ s> ^
la chiuse e portoss / g: g a a. . ^
numero, furono jf '-g *' *
pericolo di vii?:;^i y - >
losi in Pavia, j^ f
Pipino, strir/:, ?
lora lo se/*
lito, seg:
1' ottii^'
pot
lo
1
fi .a sovranit
.untino fece a papa
..innate possessioni. Gi
-, ventitre patrimoni! in Italia,
. esercitavano qualche atto di bovi
t) bciio. ann.' 0 giurisdizione. Questa donazione di Pi-
u i principi della terra d), e conteneva le se-
svenila. Rimini, Pesaro, Fano, Cesena, Sinigaglia, Jesi
,>oli, Forl, Castel Sussubio, Montefeltro, Acerraggio, Mont<
.o, Serra, Castel San Mariano, Bobro, Urbino, Cagli, Luceolo
jubbio, Comacchio, e Narni; non Roma, die di nome reggevas
sotto l' imperatore, di fatto da se sotto al papa e sotto il re franco
. s.p-80. patrizio coli' ambiguo nome di Repubblica romana e). Seguita poi i
Muratori: questo a mio credere il primo esempio di dominii tenv
porali con giurisdizione dati alle chiese e a' acri pastori, del quale
approfittarono in seguito gradatamente le altre chiese, procurandosi
,) Muratori C.sop. simjij signorie f).

) muli Noi. cit.


voi. Ili pag. 118. (I) Desiderio, dice il Liruti g), non fu duca dell' Istria come li

r*
209
bbc grandi difficolt a superare, perch
onaco, prclcndcva nuovamente al Re-
".orse al pontefice, promettendo d'a-
\ restituzione di alcuue citt non
Il papa energicamente intromes-
%
are al chiostro, ottenne fosse
3
Longobardi la guerra civile:
a) Muratori. Ann.
II' anno susseguente a). d1 Hai. anno T56.

*% 'calo di Venezia, venne


^^ osto in quella dignit
%\% di due tribuni da e-
li) Dello

de' Longobardi,
"74 Carlo-Magno
'a corona ed
e) Llrnli. Noi. CU.
T. Ili p. ltt-1-13-
Uuraloricomcsop.
III, del
inca, par-
. di lui fratello,
.aio il contrario partito,
oriio, col nome di Paolo I. Tosto
egli ed il Popolo Romano fermi nella
ri) Muratori e. sop.
-.usa tra lui ed il fratello suo predecessore d). anno 157.

.oiliano patriarca di Grado successe ad Emi


e) Palladio. Steli,
gra Lucchese e prolonotario dello slesso Emiliano e). nari. I pag. 71.

jwlelte poco, n si ha V epoca della sua morte.

qualifica il Dandolo, e forse nemmeno ili Toscana, come alili lo vo-


?liono: per questo nostro autore non adduce storico appoggio che
astenga il suo dello.
i) Rampolrii. Cron.
(1) Il llauipoldi f). con allri, pone questo fatto nel 75G, ma il uni v . \ . un. p. I9K.
'inni g) cori delle ragioni lo (issa nel 757. Di egual parere pure K) Lindi e. solici
nag. US alla Ili.
'| Muratori li); quindi seguendo questi autori abbiamo assegnalo li) Miir.-iiori o. stop-
anno Tifi.
' >noo 757 al principio del regno di Desiderio ; per avveniamo
mancarci nelle storie la precisione su ci.
14
208
755 Deusdedit doge di Venezia, mentre era per eri
gere fortissimo castello al porlo del Brenta, venne ucciso
dal Popolo per congiura mossa da Galla, uomo scellerato,
Huralorl Ann. il 1ua'e portatosi a Malamocco occup la sede ducale ; ma
d lui. anno 755. yj jurQ p0CQ> come gj yefa^ gj

756- Mor in quest'anno Astolfo re de' Longobardi,


dicesi per una caduta di cavallo cacciando. Fu egli uno di
quegli uomini che avventali alle cose facili, avviliti dalle dif-
' ficili, pajono mandali apposta da Dio quando vuol perdere i
Regni. Nullameno, bench perdute le conquiste e divenuto
b) Balbo, si. crii, tributario, trasmise al successore intiero ne' limiti antichi il
'' ""'''"'" Regno Longobardo b): per snervato dall'annuo tributo, dal
contatto di potenti nemici, che potean esser mossi a farne
conquista, e dalla decadenza nella pubblica opinione.
756 L' elezione del successore di Astolfo, che mor
senza figli maschi, diede motivo a forti discussioni nella Dieta
c)Deuopag.tn- de' principi Longobardi; e Desiderio, allora duca dell'Istria
ia.tig.iH. e da altri credulo duca di Brescia e di Toscana e) (1)

capi della Chiesa non avevano posseduto fin allora veruna sovranit
un sogno di tarda composizione il dono che Costantino fece a papa
Silvestro; ma vero che i papi aveano sterminate possessioni. Ci*
al tempo di Gregorio Magno contavano ventitre patrimonii in Italia,
e varii in altri luoghi, su' quali esercitavano qualche atto di sovra
nit; e sui coloni aveano giurisdizione. Questa donazione di Pi-
. i?viii"pRo-$o pino per li colloc fra i principi della terra d), e couleneva lo se
guenti citt: Ravenna, Rimini, Pesaro, Fano, Cesena, Sinigaglia, Jesi,
Forlimpopoli, Forl, Castel Sussubio, Montefeltro, Acerraggio, Monte
Lucaro, Serra, Castel San Mariano, Robro, Urbino, Cagli, Luceolo.
Gubbio, Comacchio, e Narni; non Roma, che di nome reggevasi
sotto l' imperatore, di fatto da s sotto al papa e sotto il re franco
e) Balbo e. .p. 86. patrizio coli' ambiguo nome di Repubblica romana e). Seguita poi il
Muratori: questo a mio credere il primo esempio di domimi tem
porali con giurisdizione dati alle chiese e a' .sacri pastori, del quale
approfittarono in seguito gradatamente le altre chiese, procurandosi
r) Muratori e. sop. simili signorie f).

JuiI'iiu^h"' (1) Desiderio, dice il Liruti g), non fu duca dell' Istria come lo
209
aspirando al trono, ebbe grandi difficolt a superare, perch
Riieliis gi re, indi monaco, pretendeva nuovamente al Re-
jno. Perci Desiderio ricorse al pontefice, promettendo d'a
derire a' suoi voleri, e la restituzione di alcune citt non
anco adempita da Astolfo. Il papa energicamente intromes
sosi, obblig Rachis a ritornare al chiostro, ottenne fosse
latto re Desiderio, e scans tra' Longobardi la guerra civile:
a) Muratori. Ann.
ma tutto ci dovette succedere nell' anno susseguente a). d' Hai. anno 156.
756 Galla, usurpatore del Ducato di Venezia, venne
orbato e cacciato dal Popolo; e fu posto in quella dignit
Domenico Monegario, coli' introduzione di due tribuni da e-
leggersi ad anno b). b) Dello.

757 li) Desiderio proclamalo re de' Longobardi,


succede ad Astolfo e regna 18 anni. Nel 774 Carlo-Magno
suo genero lo fa prigione in Pa^ia e gli toglie la corona ed
e) Liruli. Noi. cit.
il Regno e) come si vedr. T.lll p. IM-IW-
Muralori come Hip.
757 Mori il 24 aprile il pontefice Stefano HI, del
lo II, benemerito a' Romani ed alla Sede Apostolica, par
ticolarmente nel temporale. Paolo diacono di lui fratello,
tipo 35 giorni di sede vacante, superalo il contrario partito,
tenne consacralo papa il 29 maggio, col nome di Paolo I. Tosto
comunic al re Pipino esser egli ed il Popolo Romano fermi nella
A) Muratori e. sop.
lega di pace gi conchiusa tra lui ed il fratello suo predecessore d). anno 157.

757 Vitelliano patriarca di Grado successe ad Emi


r) Palladio. SI. eli.
liano. Era Lucchese e prolonotario delio slesso Emiliano e). pari. I pag. li.

Sedette poco, n si ha l' epoca della sua morte.

'palifica il Dandolo, e forse nemmeno di Toscana, come altri lo vo


cino: per questo nostro autore non adduce storico appoggio che
tenga il suo detto.
(I) U Rampoldi f). con altri, pone questo fatto nel 75G, ina il ui^T^'p0:
wuti g) con delle ragioni lo fissa nel 757. Di egual parere pure ^gL m'aita li
jj Muratori li); quindi seguendo questi autori abbiamo assegnato jjj^"^0" c- "*
'simo 757 al principio del regno di Desiderio; per avvertiamo
bacarci nelle storie la precisione su ci.
14

v
210
758 Il re Desiderio non mantiene la parola data della
restituzione di alcune citt al pontefice Stefano: per cui il
suo successore Paolo I si rivolge al re di Francia. Muove
anche grossa armata contro i duchi di Spoleto e Benevento,
i quali, datisi a Pipino, oratigli divenuti ribelli. Passa per le
citt della Pentapoli ed a ferro e a fuoco devasta i raccolti
e le sostanze di quegli abitanti, e cosi de' Ducati suddetti;
imprigiona il duca Spoletino ed assedia in Otranto quello
di Benevento. Poscia maneggia perch il Greco imperatore
spedisca un esercito in Italia, promettendo unirsi a lui per
ricuperargli Ravenna. Si abbocca col pontefice in Roma, ove
pregato di restituire a S. Pietro le citt d' Imola, Bologna.
Osimo ed Ancona, accampa pretesa fossergli prima rimessi gli
ostaggi Longobardi eh' erano in Francia: indi fa delle scor
rerie sul territorio Romano 'e minaccia il Pontefice. - In tale
stato erano le cose in Italia, per cui il papa Paolo I ricorse
nuovamente alla Francia, acciocch con la forza obbligasse
S'iuTSm tT' il re Desiderio al dover suo a).
Giovanni da Trieste, precettore di grammatica, fu fal
lo patriarca di Grado e successe a Vitelliano nel 758 o 759.
iwrt!l!*p.,)'Hc %'. Lo vedremo poi dopo 44 anni di sede aver fine miserando b).
La Famiglia de' Discovertini Aquilejese, nel 758 o
759, si porta ad abitare in Venezia, e viene aggregata a quella
d netto pag. il. nobilt. Si estinse nel 1437 e).
La famiglia Aoldi Aquilejese, V anno 758 o 759 passa
a domiciliare in Venezia e viene aggregata a quella nobilt.
d) Detto tri. g esiinse neI 1432 d).
759 Continuano le doglianze del papa Paolo I al re
di Francia contro Desiderio, e le sollecitazioni onde sia ri
chiamalo al dovere. Pipino per non sped armate in Italia,
bens invi suoi messi per trattare col re Longobardo; e
le trattative efieltuaronsi in gran parte nell'anno sussc-
e (Muratori e. sop. mintilo p"\
anno 159 gULIIU, L). _

i)f.roii.
nciiapile.nona.
*v,
str. 759 Giovanni II vescovo di Trieste f).
*
211
760 Paolo, diacono di Aquileja, fioriva in questo tem
po. Nacque in Forogiulio, o Cividale del Friuli, circa il 720,
da Varnefrido e Teodelinda Longobardi di quella citt;
d'una famiglia agiata secondo que' tempi e quattro et pri
ma stabilita col. Fu accreditato nelle scienze civili ed ec
clesiastiche ed uno dei maggiori ingegni del suo tempo.
Era addetto al ministero sotto il re Rachis; e come si crede
siche sotto Astolfo. Fu intimo consigliere del re Desiderio
e suo cancelliere, e venne tradotto con quest' ultimo prigio
niero in Francia. Ivi acquist la benevolenza di Carlo-Magno,
aa cadutogli in sospetto, venne esiliato nelle isole Diomedee,
ora Tremili, nel!' Adriatico. Fuggi a Benevento, ove venne a-
micuevolmente accolto da Arichi e da sua moglie Adelperga,
figlia ii Desiderio. Allora si fece monaco in Monte Cassino. La
sci molle opere, tra cui la storia de' Longobardi, interes
sante perch unica. Trasse i primi rudimenti delle lellere,
e come credibile nella sua slessa cilt, alla scuola di Fla-
... . . , . ... a) I.inili. Noi. iil.
"ano, il quale a que giorni v insegnava grammatica a). v.wp.ioeaiiaii.
fo pure discepolo di Pietro da Pisa, grammatico famoso,
' di un certo Felice. Paolo Diacono tent pi volle di ri
stabilire 1" indipendenza della sua Nazione dai Franchi. Pare
Ae s' immischiasse in una congiura ordita contro Carlo-
Sagno. Accusato e trailo in faccia ai tribunati, protest non
avergli le sventure della Patria mutali i sentimenti. I giudi
ci lo condannarono a perdere gli occhi e le mani ; ma Carlo-
Magno gli fece grazia dicendo: dove troveremo noi una mano
me quella per scrivere la storia b)? II Diacono, nel Conci- in^OT?!:
'io Lateranense congregalo dal pontefice Stefano III inter
ine col titolo di consigliere del re Desiderio e di Sigualdo
filriarca d' Aquileja, e fu tra quelli che posero in iscritto
terminazioni..... . /-.
di quella universale .
Congregazione e). (1
,,
) <") Martelli. Vila
auira?l063>c<i'e^*:

(I) Questo dotto ed illustre scrittore, le di cui virt lo resero


212
La morte di Paolo si crede successa il 15 aprile dell'anno
a) l,M uh. Noi. ('il.
Vili. Ili pOK. Iti. 709 a).
7G0 Le differenze tra il pontefice Paolo 1 ed il re
Desiderio vengono composte a mezzo di Remedio, e d' Au-
lario duca, inviali da Pipino a trattare; i quali assieme coi
messi di Desiderio si portano per le citt a fine di liqui
b) Muratori. Ann.
u"!lul. anno ~W. dare le Giustizie (1) della Chiesa Romana b).
Godevasi tranquillit in Friuli sotto il patriarca d' Aquileja
Calisto e Giovanni patriarca di Grado: perch il secolare dominio

venerabile, fu uno di quegl' ingegni, che superiori al loro secolo, de


stano l' ammirazione de' contemporanei, ottengono la slima de' po
steri. Egli, reputatissimo per bont di cuore e per doti d'animo,
am costantemente la propria Nazione, nulla ommeltendo per la sua
gloria ; e seppe mostrare il vero carattere dell' uomo grande, cio
fermezza e coraggio nella sventura.
Vuoisi da alcuno, eh' egli sia stato de' primi istruttori di Carlo
e ) Tiralwsrhi. Stnr.
ni voi. Ili p. Hi. Magno e). Le opere che Paolo ci lasci sono le seguenti ; 1. Storia
de' vescovi di Pavia; 2. Vite de' vescovi di Metz; 5. Vita di S. Ar
nolfo vescovo di Metz; 4. Omeliario o Lezionario; 5. Omelia sopra la
vita ed atti di S. Benedetto; C. Due poemetti sulla vita e miracoli
di S. Benedetto; 7. Due poemetti sulle vite di S. Scolastica e di S.
Mauro; 8. Vita di S. Gregorio Magno; 9. Vita di S. Cipriano vescovo
e martire, vita di S. Germano patriarca di Costantinopoli, vita di
S. Pietro di Damasco; 10. De vita et miraculis Patrum Emerilcntium;
11. Sylloge Chronologica; 12. Discorsi sopra i Vangeli; 13. Commen
tario sulla regola di S. Benedetto; 14. Inni sacri; 15. Inno pel mar
tire S. Mercurio; 1G. Inno sull' Assunzione della B. V. che comincia
Quii possit ampio fumine praepotens ecc. 17. Inuo sopra S. Gio.
Ballista che comincia Ut queant laxis resonare fibris ecc. 18.
Epitalio sul sepolcro d' Ildegarda moglie di Carlo-Magno; 19. Epilalio
sopra la tomba di Botaido figlia di Pipino; 20. EpitaGo sui sepolcri
di Adelciile ed lldcgarde figlie di Carlo-Magno; 21. Epilafio sopra il
sepolcro d'Arichi duca di Benevento; 22. Continuazione di Eutropio da
Valentino e Valente fino a Giustiniano; 25. De Gestis Longobardorum
lib. VI; 24. Compendio dei venti libri De Vcrborwn significatione <i\
ri) Yiviani Irai), cri.
S. Pompeo Festo; 25. De Caroli Magni majoribus et de rebus Pipi'
*; "i'| 'ix'1 '' ""' et Caroli Magni; 20. Epistola ad Abalem Thcudemarum d).
m j ila lxi

(1) Sotto il nome di giustizie; inlendonsi b>:ni patrimoniali ed


rj Muratoli e. mp. allodiali, non gi luoghi giurisdizionali e).
213
era rollo placidamente, dopo le gravi turbolenze militari
trascorse; e le cose ecclesiastiche procedevano felicemente
a) Palladi" si CU.
a vantaggio della cattolica religione a). pari. I pag. li.

761 A' Greci stava a cuore il perduto Esarcato, e


nutrendo la brama di riaverlo, essi posero in alto tutta
la finezza de' loro raggiri : per cui il pontefice Paolo I ed
il re Desiderio, tra' quali sembra fossero quetali i litigi, sta
bilirono un abboccamento in Ravenna, onde concertare il modo
li) Muratori. Ano.
d' opporsi alla malizia loro b). d'Hai, anno "61.
Pare che circa questi tempi sia avvenuta la morte del
patriarca Aquilejese Calisto. Il Palladio ci lasci intorno a
lui queste parole: Nel lungo corso durante cui resse il Patriar
cato, sop le turbolenze gravissime del medesimo, orn la sua
chiesa con molte reliquie di Santi per l' addietro smarrite,
port la sede patriarcale in Forogiulio, come fu detto; ed ivi
termin i suoi giorni santamente e gloriosamente impie
gali e) (1). e) Palladio e. sop.

Sigualdo, patriarca d' Aquileja, cittadino Forogiuliese,


cospicuo per nobilt, perch appartenente alla discendenza
del re Grimoaldo, era gi in sede nell' anno 7G2, vi dur il) RiuVis.M.E.A.
rol.MiWi iSi*
coloni. Vita er. nis.
rca anni 14 e mori verso il 776 d). (2) Per sugge c.it.patf.2 Urtili
lolla inuiici. |i. lin.
stione del re Desiderio usurp le prerogative del Patriarcato
Cradese, consacrando i vescovi dell' Istria, come gi sottoposti
alla sua obbedienza, non curando le lagnanze di Giovanni d) Mpololtl pc. n.
fil p ter. Palladio
patriarca di Grado, n V emenda comandata dal pontefice e). n. 71-75 Platini!
Vile cc.v.un.p. 182.

(t) Avvertiamo il lettore aver qui dovuto, per la storica verit,


alterare l' asserto del Palladio, sostituendo la citt di Forogiulio
'quella di Udine dn lui indicata, ed ommelteiido gli anni dello sede,
perch appoggiati a quanto dissimo a pag. 185, troviamo differenza
nel numero.

(2) Intorno agli anni dell' elezione, della sede e della morte di
luesto patriarca, le memorie storiche non ci presentano precisione;
Per le date che abbiamo qui indicato ci parvero le pi esatte.
214
762 Il papa scrisse al re Pipino, facendogli conoscere
come i Greci fossero in movimento e minacciassero di ostilmen
te procedere contro Ravenna ed il Ducato Romano: per cui se
gli raccomandava, disponesse Desiderio a soccorrerlo, e co
mandasse a' Popoli di Spoleto, di Benevento e di Toscana
ftiff.wm' facessero egualmente a) (1).
762 L' imperatore Costantino Copronimo seguita la per
secuzione delle sacre immagini e di chi difendeale, particolar
mente contro i monaci, sino a proibire che nessuno abbrac
ciasse rislituto monastico. 11 papa procura con ogni modo siano
w Detto. rimesse in venerazione, ma i suoi mezzi riescono inutili b).
Sesto, abbazia per monaci di S. Benedetto, con chiesa
dedicata alla Vergine, al Ballista e all'Apostolo Pietro, fu
fondata dai tre fratelli Longobardi Erfone, Anto o Anione, e
Marco, signori de' principali del Friuli e tgli diPillrude moglie
a Pietro duca Friulano. Quest' abbazia ebbe le sue fondamenta
nel loro castello di Sesto, situato sulle rive del picciolo fiume,
un tempo chiamato Ebdago, ora Beghena, non lontano dal
castello di Cordovalo, 6 miglia a levante da Concordia e sotto
quella Diocesi. Fu essa dolala con ampio patrimonio, per
ch, con carta di donazione dell' anno 762, lasciarono i
fondatori tutte le rendite che possedevano in pi di 30
ville sparse nella provincia, e intorno a Seslo tutto il ter
ritorio dal Tagliamento alla Livenza, che oggid contiene
oltre 22 villaggi, e molti altri luoghi nella parte montuosa
del Friuli. L' abbazia di Sesto crebbe poscia in tanta possanza,
per larghe donazioni avute, che contava possesso e signo
ria su pi di 50 castella, senza altri beni, diritti e do
mimi: per cui, non mollo dopo il 1155, essa non riconosceva
che il dominio dell' imperatore, dal quale avea ottenuto la
piena libert ed immunit temporale; come nello spirituale,

(I) Il Muratori assegna a questo scritto l'anno 762, ma ci ag


e) netto. giunge se pur non fu nell' antecedente e).
215
che la sola dipendenza
*
dalla Sede Apostolica
r.
a). L'...
abate di p'SVev.v"'
291Dello Vile rit.
Sesto (i) aveva sotto la sua direzione ed amministrazio- m.,e?'abooTrsb'.'s'
ne anche il monastero di Salto b).> (2) \ t
A suo tempo r
),H- n,:.
voi. II! P3g. 60.
iedrassi in seguito l' incremento di quest' abbazia.
Salto, monastero per monache di S. Benedetto, egual
mente che quello di Sesto, venne fondato dai tre figli di
Piltrade Erfone, Anto o Antone, e Marco, sulle rive del
torrente Torre nella loro corte, o castello di Salto, circa
G miglia distante da Forogiulio, ove oggid esiste piccola
villetta chiamata Salto. Questo monastero da essi eretto pel
ritiro della loro madre, e provveduto riccamente nel 762 con
la slessa carta di donazione con cui dottarono 1' abbazia di
Sesto, cio con la met de1 beni in essa indicati, fu poscia
trasferito in Forogiulio sotto il titolo di monastero di S.
Maria in Valle, tuttora esistente in quella citt e) (5) ^ffife!"^:
col nome di Monastero Maggiore.

( 1 ) Neil' anno 762 Silvestro fu il primo abate di Sesto d). <i) cappelloni, op.
' ' ' CU. voi. IX p. SJ.

(2) L* abate di Sesto veniva eletto dai monaci di quel con


vento, e solo nel caso di discordanza la superiorit e decisio
ne del patriarca d' Aquileja prevaleva. Da quest' abate dipendeva
il monastero di Salto, da cui col consenso del detto patriarca ve
niva eletta la badessa; e su questa e sulle monache avea l'abate
ispezione e presidenza, presentando con ci in Friuli l'esempio
d'una doppia abbazia in due separati monasterii, l'uno per monaci
l'altro per monache, sotto un solo abate ad ambidue presidente.
In quanto al vivere secondo la regola che professavano e 1' uno e
l'altro di questi conventi, s generalmente che individualmente ap
partenevano alla spirituale giurisdizione del patriarca Aquilejese, sino
a che non fu disposto altrimenti e). vuTAWi: S

(3) Della vita monastica e sua influenza al tempo de'


Longobardi in Italia Fino al IX secolo quasi tutti i monasteri
^Europa seguirono la regola di S. Benedetto f). Questa conteneva ^^"viV-S'
'3 capitoli, di cui 9 sui doveri morali e generali; \7> sui doveri re
nosi; 29 sulla disciplina, sui falli, e sulle pene ecc.; 10 sull' ammini
strazione interna; 12 su varii soggetti, come i viaggi, l' ospitalit ecc.:
cio 9 capitoli di codice morale; 13 di codice religioso; 29 di pe-
216
764 Nel gennnjo e febbrajo di quest' anno il freddo
fu rigidissimo in Oriente ed in Occidente, a segno che i fiumi
ftu. m wT' agghiacciarono e sul mare di Costantinopoli si carreggiava a).
764 Congiuratosi il Popolo Veneziano, cacci dal go
verno il duca Domenico Monegario e lo priv degli occhi.
A quella dignit venne in Malamocco proclamato Maurizio
nobile d'Eraclea, distinto per le sue imprese, e perch sep
pe poscia restituire la concordia e la pace fra i discordi
') "etto. cittadini b).
765 Essendo seguita in Roma una grande traslazione di
corpi santi per lo zelo di papa Paolo I, furono con pi fer
vore in quesl' anno dai Franchi e dai Tedeschi fatte

ti. Ta?p! sn'im'. naie; *0 di politico e). La regola prescriveva il lavoro di mano a
certe ore del giortio, e l;i pi fiorita agricoltura vodeasi ne' dintorni
de' conventi, i piali erano per lo pi isolali; a certe altre la pia
lettura e la preghiera, che se povert ne< essilava, diminuivasi per
dar luogo al lavoro. Era determinato chi avesse ad obbedire e a
comandare; chi copiar libri, chi predicare, chi vigilare il granajo,
la vendemmia, la cucina, chi accogliere i pellegrini o visitare g' in
fermi, chi intuonare salmi, chi far la scuola. Ne' primi tempi i mo
naci Benedettini vestivano abito quale accostumavasi nel paese ; ma
poscia ne adottarono uno nero e sciolto, a maniche larghe e gran
di, con cappuccio sul capo che terminava in una punta al di
dietro. In sul principio non usavano chiese nel monastero, e le
domeniche ascoltavano messa alla parrocchia : sotto i Longobardi
.il nrnio n sa- Per0 c' e nof0 cne ess' 'e aveano, e tra le altre ne una prova
!'.^g'ik<m" 1* abbazia di Sesto in Friuli d).
I conventi in quei tempi, contro quello che oggi ci figuriamo, di
venivano centri di attivit e asili della libert. Dicono : erano for-
se braccia sottratte al lavoro . Erano forse braccia, io dico, tolte
al delitto e all' assassinio ; e gi gran cosa dee parere l' incatenare
le passioni e spegnere il vizio in tempi in cui non v' avea prigioni,
ergastoli, polizia e l' altro corredo de' Popoli colti, n si credea ne
cessario che il governo intervenisse in tulio, su tutto. Il mondo
non aveva ricoveri, non unione o sicurezza: dove convenire, dove
discutere tranquillainenlc? dove meditare sopra di s e degli alni?
Ed ecco i monasteri offrivano una vita tutta sociale, tutta operosa
per isvolgcre l' intelletto, propagare le idee, discutere, ineditare, i-
struire. Mentre da per tulio regnavano la prepotenza e le spade, cia
scun monastero gelosamente conservava una costituzione sua parli
217
istanze alla Sede Romana per ottenere e corpi e reliquie
di santi; ed appunto in questi tempi gli Annali Ecclesiastici
a ) Muratori. Ann.
annotano alcune strepitose traslazioni a). d'Hai, anno 765.

766 Maurizio vescovo di Trieste b). li) Della Bona.str.


cron. l'ali. 83.
767 Mori il papa Paolo I a' di 29 giugno; e fu uomo me
ritevole per pie ed illustri azioni. Venne introdotto nella se
de pontificia il laico Costantino, fratello a Tolone duca o
governatore di Nepi; il* quale a forza volle fosse eletto e
consacrato, come successe. Tenne questo intruso un anno e
e) Monitori e. sop.
un mese il Pontificalo, ma poscia venne espulso e). anno 7C7.

708 Il falso pontefice Costantino fu cacciato merc


Cristoforo primicerio e Sergio sacellario, i quali ricorsero al
re Desiderio; e venne eletto al Papato Stefano IV detto III,
d) Ucito anno TSB
prete di S. Cecilia, che fu consacrato il 7 agosto d). Platina. Vite cu.
voi. un. pag. 132

colare od eleggeva i proprii superiori ed ufficiali, senza impaccio


di re o baroni; ad esse comunanze molli aspiravano partecipare
senza affatto legarvisi, come i ibrasticri in antico invocavano la cit
tadinanza di Roma; e borghesi e signori oflrivansi al convento (olitali);
faceansi registrare nel ruolo di quello per godere delle preci nella
vita spirituale e dei privilegi nella temporale; e morendo voleano aver
indosso l' abito di quel!' ordine, ed essere sepolti nella chiesa o nel
cimitero de' monaci. Le poche cognizioni di quest' epoca perpetua
rono ne' chiostri e da essi uscirono utili invenzioni. I monaci vi-
veano sobrii, ospitali, e il loro esempio valea a mitigare la ferocia
e) Canili, si. uni
di que' barbari tempi e). .v.1p.t05a0Z

I lliiiiicipii sotto il dominio Longobardico non erano per lo


meno protetti da leggi scritte, quantunque pnja che veramente
esistessero. Infatti i doveri di essi si cominciavano a notare nelle leggi
longobardiche, vedendosi in una legge di Lotario, che al Popolo ap
parteneva il risarcimento delle strade, dei ponti e talvolta anche
del palazzo regio ; lo che manifesta che i inunicipii dovevano godere
di bni stabili e che il prodotto d'imposte e di dazii era a loro
vantaggio, e che avevano tuttavia magistrali ed adunanze generali,
e ci nel IX secolo- ancora f). r ) Mnltf. Stor. di.
voi. Ili pag. 418.

Monete Longobarde Il soldo de' Longobardi non si


sa se fosse d' oro o d' argento, reale o ideale. Reale era il Tre-
uiissi.v terza parte del soldo. Forse erano quelle rozze moneto
218
708 Pipino re di Francia mori ai 24 settembre di
quest'anno; fu principe glorioso, avveduto e di fermo carattere.
Lasci diviso il suo Regno tra i due suoi figli Carlo, che
a) Muratori. Ann.
d'ilal. anno 16. poscia fu detto Magno, e Carlomanno a).
770 Desiderata, o Ermengarda, figlia a Desiderio re
de' Longobardi, per maneggio di Bertrada o Berla moglie
del re Pipino, divenne sposa di Carlo-Magno suo figlio: ma
questa infelice fanciulla dovea attestare colle sue sventure
che i Regni non si maritano, mentre neh" anno seguente
venne da lui ripudiata e rimandata al padre, per isposarc
b) Detto an.770-77t
Canti. St. un. R.
. Vili p. 3193323.
Ildegonda o Ildegarda b).

con S. Michele da una parte, e dall' altra il busto del re, che si
e) Canti e. sonni trovano ne' musei, ma tanto logore che non si pu valutarne il
toI. VII pag. 283. peso. Delle migliori nessuna eccede la met d' uno zecchino e). Il
Liruti asserisce che monete ile' re Longobardi, le quali avessero corso
in Friuli, non ne vide alcuna; ma sapersi esser fatta da loro co
niare moneta in oro, argento e rame seguendo la consuetudine e
l'esempio delle imperiali romane de' bassi tempi, simile all' in
circa alla costantinopolitana d' allora. Quella in oro chiamavasi Soldo,
che dividevano in Semissis ossia la met, e in Tremissis ossia un
terzo. I Tremissis suddividevano in 8 monete d' oro dette Silique,
delle quali ognuna valea la vigesima quarta parte del soldo. Per
le monete poi in argento ed iti rame, nonch riguardo al peso di
d) Llroll. nello mo quelle d' oro, egli non espone che congetture, le quali noi ommettia-
nete tv. toI. unte,
pag. 13 alla 17. mo : ma chi amasse saperle potr leggere 1' opera sua d).
Paravcredi e Veredi suona pubblico aggravio; per il quale
erano tenuti gli uomini delle provinole di somministrar cavalli, tanto
da cavalcare che da soma, per condurre i bagagli, allorch il re
e la sua corte, e i messi regi o conti ed altri pubblici ministri,
passavano per il paese. Sotto i re Goti, Longobardi e Franchi dur
e) Muratori. Disi,
cil.v.lp. ~" quest' uso, e a spese de' sudditi e).
IMansionatico Era questo un aggravio, accostumato an
che ne II' ottavo secolo, che si sosteneva dai sudditi, concorren
do a contribuire le vettovaglie all' esercito regio mentre ritrovavasi
ri Nlcolettl. Vita
di S. Paolino ms. in quartiere. Tale aggravio venne poscia chiamato Stanzia ().
Stratone Sotto il regno de' Longobardi era questo un
uffzio, che consisteva nel servir il suo signore nel salir a cavallo e nel
guidar questo perla briglia, ovunque gli andasse a grado di portarsi. Que
s) Zanetti. Op. eli.
voi. un. pag. 31. st'uffzio si chiamava auche alle volte Equislralore o Protostratorc g)
219
771 - Muore repentinamente ii re Carlomanno in que
sto tempo. Il di lui fratello Carlo-Magno usurpa i suoi Slati ;
e la vedova regina Gilberga, coi due figli superstiti, si ri
para presso il re Desiderio, per timore che il cognato non
Ann.
cercasse privarli della' patema eredit a). S'ilfifuSom!
771 Irene, moglie di Leone IV Augusto, diede alla luce
ud figlio, che fu nominalo Costantino e divenne poscia im
peratore d' Oriente b). b) Deito.
772 Anselberga, figlia del re Desiderio, fondatrice e
badessa del monastero di S. Giulia di Brescia, chiede a Si-
gualdo patriarca d' Aquileja l'immunit da qualunque eccle
siastica servit pel suo convento, il potere di far ordinare
da qual vescovo gli paresse i chierici ad esso servienti, ed
il diritto di eleggere la propria abbadessa dal corpo di quel
l'istituto senza intervento di alcun' altra autorit. E' tutto
ci accordavale Sigualdo col diploma H ottobre del 772
in Ticino, ossia Pavia, mentre trovavasi alla corte del re
Desiderio e di Adelchisio e)' (1).v '
ciLjraii.Noi.cn.
Tot- Ili pag. 81-82.
772 Il re de' Longobardi nelF epoca segnata, perso
nalmente affligeva il Clero ed il Popolo dell'Istria; e face
va che que' vescovi dipendessero dal patriarca d' Aquileja,
Sigualdo, per la loro ordinazione; mentre pe' canoni erano sog
getti a quello di Grado. Per ci Giovanni patriarca Gradese
si rivolse a papa Stefano IV, dello III, il quale scrisse a quei ve-

La Venezia, cio quella ch'era soggetta al dominio greco,


durante il regno de' Longobardi si dovette abbandonare a s stessa
ed era retta da un duca, o da un capo delle milizie, magister mi-
d) Molsi. Stor.clt.
litom d). Il duca veniva eletto a vita dal Popolo, senza abolire i Jui"^"!?1,
wmizii n il pubblico voto e). Jfixpo ?"
(1) Intorno a questo tempo, mentre non erano trascorsi do
dici anni dalla fondazione del monastero l Sesto, il re
Adelchisio, figlio di Desiderio, don a quest'abbazia cento staja di
segala e cinquanta porci, che annualmente pagavano quei di Sacco
'a Trivigiaua alla camera regia, e gran tratti di terra con ronchi
selve in Cermasles, in Rivarotla e Biberos f). J!tmi!" mfn
220
scovi; ma infruttuosamente, stando essi costanti all'unione
de' Longobardi. Questo grave danno recato alla chiesa di
Grado, e la intollerabile prepotenza longobarda nell' Istria,
mosse Maurizio doge di Venezia e console imperiale a man
dare ambasciatori al pontefice, onde ottenere pi efficaci ri-
medii a favore del patriarca di Grado: ma per la morte del
a) Muratori. Ann.
d'iul. anno TU. papa la loro spedizione non ebbe effetto in allora a).
772 Il pontefice Stefano IV, detto III, muore nel prin
cipio di febbrajo, e gli succede Adriano I, distinto per virt
b) Detto. e figlio a Teodolo console e duca b) (1).
772 Il re Desiderio, saputa 1' elezione del papa Adria
no I, invia ambasciatori per confermar pace ed amicizia seco-
lui. Ma il pontefice chiedeva loro: qual fidanza si potesse
prestare ad un principe, che prometteva con giuramento e
non teneva la parola; indi rammemorava gli atti inumani
commessi per suggestione di Desiderio contro Cristoforo o
Sergio primati della Chiesa ; e la di lui risposta data ai
messi del papa Stefano chiedenti la restituzione delle Giu
e) Dello. stizie che spellavano alla Chiesa Romana e).
772 Il re de' Longobardi occupa Faenza, il Ducalo
di Ferrara e Comacchio, luoghi donati a S. Pietro dal ro
Pipino e da' suoi figli. Lagnavasi il papa, e lo esortava alla
restituzione ; ma Desiderio rispondevagli : voler prima abboc
camento secolui. Il motivo era d' indurre il pontefice
ad ungere e riconoscere per re i figli di Carlomanno, dei
quali egli, Desiderio, erasi fallo difensore: palrocinio che fu
causa di sua rovina. Nulla ottenne dal papa, perch a
questi troppo stava a cuore di non spiacere a Carlo-Ma
gno unico suo sostegno. Perci, inasprito Desiderio, ir
ruppe nuovamente contro gli Slati della Chiesa Romana,
entr coli' esercito nel territorio di Sinigaglia, di Montefeltro,

il) Canili. St. unir.


Hac. . Vili p W3. (1) Il Cand lo dice duca di Roma d).
221
d'Urbino e di Gubbio, dove furono commessi saccheggi, incen-
a) Muratori. Ann.
dii ed omicidii, e s'intern sino ai confini di Roma stessa a). il' lui. anno 772.

Sconsigliato procedere, consimile a quello di Astolfo, a cui


diede si dura lezione Pipino re de' Franchi, che avrebbe
pure dovuto ammaestrare Desiderio, se da saggio considerava
le tendenze e la potenza di Carlo, e gli elementi eterogenei
eh' esistevano nello Slato suo, per il cattivo sistema politico
del Regno Longobardo (1).

(1) Il Sistema politico de' Longobardi puossi considerare


come una Federazione sotto un re elettivo capo della Nazione; a
formar la quale dignit, sotto Autari, i Duchi Longobardi, in gene
rale Assemblea, accordaronsi di dare met delle loro entrate: ma
in altre cose questi duchi agivano da sovrani ne' loro Ducati, fa
cendo guerre e conquiste per proprio conto. Le leggi e gli atti del re
abbisognavano della sanzione del Popolo o dell' esercito, vocaboli
che si usavano come sinonimi. Il re era il supremo giudice, il coman
dante supremo, ma non era il legislatore assoluto. G' Italiani, ossia i
natiti conquistati, e formanti parte del Regno Longobardo, erano ri
guardati come una schiatta di vinti; non del tutto come g' Iloti di
Sparla, ma non possedevano diritti politici, n i diritti civili de'
conquistatori ; non voce nell' Assemblea de' dominanti, n appello
contro i capricci de' signori Longobardi. Vivevano tra loro secondo
la legge romana, ma ne' litigi co' Longobardi venivano giudicati
da' giudici e dalle leggi di que' conquistatori. Debole quindi era
il sistema politico de' Longobardi, prima per il loro re elettivo , poi
perch lo Stato era diviso tra tanti duchi quasi indipendenti ; quindi
perch esso stabiliva un' inferiorit avvilitiva tra loro e i natii coltivatori
del suolo; in fine perch i re Longobardi mai non seppero o vollero
accordarsi lealmente colla gerarchia di Roma, il cui potere veniva
sempre pi crescendo tra g' Italiani, si nel dominio de' Longobardi
che nelle altre parti d' Italia. I papi di fatto erano la tutela e la
speranza dell' oppressa popolazione Italiana ; e ci contribuisce a
spiegare la facilit con cui Carlo-Magno distrusse in Italia la do
minazione Longobarda. I Longobardi non pagavano imposizioni; le
pagavano g' Italiani, onde questi erano gli aggravati, vale a dire
li) Timi rn ini. v. XIII
g" imposti b). ng. 132-133.

Il Longobardo lineato lei Frinii, come quelli di Spoleto


e di Benevento, era Ducato sovrano con debole vincolo di dipendenza
dal Regno, e forse con solo omaggio al re. Esso ha una storia sua
propria, n termin con la conquista del Regno de' Longobardi fatta
da Carlo-Magno ; perch sappiamo Berengario essere duca del Friuli
222
773 Tulli i nembi s' accumulavano contro a alla
reggia di Pavia, fatta refugio de' nemici di Carlo-Magno.
a) Balbo. St. d" II- S' aggiunse l' imprudenza, che sembra stoltezza, di Deside
voi. un. pag. in.
b) Muratori. Ann.
il' lui. anno 773. rio a), come abbiamo veduto. Il papa ricorse a Carlo b), ne
questi si fece aspettare. Tenne il campo di marzo in Ginevra;
e quindi, diviso l' esercito in due e mandata per il Gran San
Bernardo 1' una parte, di cui non si sa altro, egli stesso
coli' esercito principale scese per la via gi solita del Mon-
cenisio e della Novalesa; e venne alle solite chiuse, tra il
monte Caprasio e il Pircheriano. Ivi erano, dietro le for
tificazioni innalzate a sbarra, il vecchio Desiderio e il gio
vane e prode Adelchi fi g i u o I suo, re egli pure associato al
padre. Combattessi molte volte; Adelchi a cavallo colla maz
za d'armi facea prodezze, macello di Franchi. Dicesi Car
lo-Magno trattasse gi d'accordi, od anche d'indietreggiare;
quando, fosse per cenno d' un giullare, o d' un diacono di
Ravenna mandatovi apposta, o per tradimento d' alcuni in
fami Longobardi, o meglio per perspicacia di Carlo-Magno;
ad ogni modo ei metteva una schiera per le gole laterali e
non guardale di Giaveno, intorno al Pirchiriano, e cosi pren
deva alle spalle i Longobardi, che se ne spaventarono e fug
girono sbaragliali. Chiusersi i due re e i grandi in Pavia e
Verona, e Carlo-Magno assedi la prima fin dal giugno, e
e) Balbo c. s. nag.
tn-st. prese la seconda al fine dell' anno 773 e).
774 Ritornato Carlo-Magno dinanzi a Pavia, cui, por

nel 888. Dopo questo non riscontriamo pi duchi; e sembra che


TOiTxupag'TiS: 1' autorit loro si trasportasse ne' patriarchi d' Aquileja d). Sembra
ancora che il Ducato del Friuli, a' tempi di Rodgando ultimo suo
duca Longobardo, fosse d' un' estensione ragguardevole, e che ab
bracciasse anche la Marca Trevigiana (parrebbe meglio detto citt
e) Cbambers. Diz
e territorio Trivigiano, anzich Marca; mentre le Marche non fu
uni, t. V p. 238. rono anteriori a Carlo-Magno istitutore di esse e), parte della Li-
burnia e s' internasse molto nella Carintia e nella Carniola confinanti
tjLiraii. noi.li.cu. col
vi. Ili pag. "" Friuli
1,,u" fi.>'
223
Utosi a Rom.i (1) lasciava stretta d'assedio, la prese a) Balbo. SI. d'Il.
voi. un. pag. SS.
finalmente nel maggio o giugno di quesl' anno a), e s' im
padron del Regno Longobardo in Italia, (2) il quale avea
durato circa 206 anni, con la non interrotta successione di 2G re
b) l.lnill. Noi. cit.
bj. (5) j- Desiderio ed Ansa, re e regina spogliati, furono voi. Ili pag. Ito.

mandali in Francia, dove vissero in pie opere e forse mo


naci ; Adelchi, o Adelgiso, si rifuggi in Costantinopoli, prese il
nome greco di Teodoro, e tornato da venturiero in Italia, fu
famoso nelle fiabe del medio evo, e fallo illustre a' di no
stri dal Manzoni e). e) Balbo e. sopra.

(1) Mentre Carlo-Magno visitava le chiese di Roma, i di lui sol


dati scorrevano vittoriosi I' alta Italia, empiendola di concussioni e
di stragi , commettendo ogni abbominio, mentre pure si davano per di Ramponi. Cren.
difensori della Chiesa e liberatori il" Italia d). unir. pag. 199-200.

(2) L' abate Anselmo, gi duca del Friuli, poi santo, probabile
fosse uno di quelli che agevolarono a Carlo-Magno la conquista del
Regno Longobardo, maneggiando presso i suoi congiunti e le fazioni
contrarie al re Desiderio, essendo slato da questo caccialo in esilio, e) Doratori. Ann.
perch contrario alla sua ascesa al trono e). d' Hai. anno 774.

(5) Cosi cadde, con poca gloria come aveva signoreggiato, la


Nazione Longobarda. La quale tenutasi, finch domin, pi che le
altre barbare diverse, divisa dagl' Italiani, si mescol, si confuse
con essi nella comune servit. Distrutta l' esistenza politica indi
pendente, non distrutte n cacciate le schiatte di lei, molte leggi,
molte usanze ne rimasero per parecchi secoli, mollo sangue nelle
vene, molle parole nella lingua e ne' dialetti di quasi tutta Italia
fino ad oggi. E u rimane il nome ad una grande e ricca provincia
t ) Balbo C sopra.
Italiana f).
Costituzione dell' Italia Neil' ottavo secolo le grandi
citt dell' Italia erano governate dai duchi. Presiedevano questi ai
tribunali, composti di vescovi, abati, conti, cavalieri e signori. Giu
dicavano le cause personali giusta la legge della Nazione a cui ap
parteneva l'accusato; tutte l'altre, che riguardavano beni immobili,
presero a norma le costituzioni della provincia, ove gli stessi beni p) Miller 5h unir,
voi. Il pag. 163.
m trovavano situati g).
224

EPILOGO

Nel riassumere le vicende del Popolo Friulano, in que-


st' epoca seconda lo troviamo primo tra gF Italiani a provare i
terribili effetti delle orride incursioni e conquiste dei barbari,
l' espulsione de' primi fatta da altri barbari, l' introduzione
di altri ancora, e la loro prepotente dominazione con un
governo di violenza. Questo Popolo, spogliato de' suoi mo
numenti e delle sue grandezze, inceppato dalla confusione
delle leggi, interrotto nelle proprie costumanze, influenzato
alla demoralizzazione e alla barbarie; viveva, ne' primi e
lunghi periodi delle invasioni di queste genti barbare, una
vita orribile, accompagnata dalla perdita di persone e di cose
carissime, e dei diritti pi sacri. Pi tardi, cadeva in un'a
patia compassionevole, gravissima tra le sventure di un Po
polo ; nullameno conserv una certa energia personale sua
propria, ed il carattere di civilt, per quanto lo comporta
vano que' tempi di efferata barbarie: e meno le perso
nali virt ed i propri! difetti, non ebbe n merito n biasimo
nelle glorie e nei vizii de' conquistatori ; ma, migliore di essi,
influ ad incivilirli. E tutto ci durava (se si eccettuano al
cuni periodi di lucido intervallo sotto qualche re o duca
meno barbaro) sino a che la civilt de' vinti rese civili i
vincitori, e le schiatte fornicatisi in una.
In parecchi periodi della terribile epoca, a cui accenniamo suc
cessero in Friuli ripetute e tremende lotte di guerra, nelle quali
i nostri mostrarono valore; accaddero distruzioni di citt e
di castella, con dispersione di Popolo, alternale da molti anni di
pace. Successero mutazioni di governi; v'ebbero gravezze, e
gravezze esorbitanti, fu prezzolata la giustizia, non v' era sicu
rezza personale, n propriet guarentita; dominando una viva
fede, s'eressero tempii e monasteri, e non per tanto i dispareri
di religione, erano molli, nonch pregiudicale le coscienze ed
eccessiva la superstizione ; niuno sviluppo inlellelluale, quasi
scomparse le scienze, avvilite le arli, l' agricoltura ed il
commercio. Non era visla, n scopo di associazione, tutto
individuatila, ognuno a s, nulla alla Nazione, perch essa
non avea n rappresentanza, n nome, divenuta interamente
schiava e senza speranze. Lo dignit, g' impieghi, i lucri
agli invasori; le gravezze, le servit a' Friulani.
La sola gerarchia ecclesiastica veniva distinta, perch as
sociala ad una potenza cui i barbari non seppero, n pote
vano distruggere ; ma anco questa intorbidata da lolle dis
dicevoli, e da uno scisma <hc la degradava.
Le nuove istituzioni, le nuove leggi, le diverse costu
manze, i mutali bisogni, ci presentano il nostro Popolo sol In
un aspetto ben differente da quello di prima. Troviamo quin
di la di lui vita ridursi, nell' epoca presente, alla sola fa
miglia; perci il sentimento per essa divenir vivo ed ener
gico, il pensiero interamente vlto alle cure domestiche, la
donna assumere una maggiore importanza, i figli formare le
uniche speranze : e malgrado la prepotenza e gli svariali
capricci de' padroni, svilupparsi tra essi, i servi ed i di
pendenti coltivatori del suolo, una reciproca tendenza sorla
dalle abitudini e dai bisogni.
A lutto ci diede vita il sentimento della propria perso
nalit, mosso dalle tristi circostanze de' tempi. Sapea l' in
dividuo nulla poter fondare sulla Nazione, ma tulio dover
ripetere da s stesso; e tale conoscenza svilupp il senti-
mento del valore individuale. Ora, se per attivarsi abbisogn
15
226
d' appoggiarsi alla violenza ed alla forza, anzich al vero
ed al giusto; fu per questo il solo, I1 indispensabile mezzo alto
a tener vivo il coraggio di un Popolo oppresso e ad elevarlo
a stato migliore. E se tale sentimento lo scorgiamo se
mente di molli e gravi mali alla societ, sino a che non fu
guidato da un equo e ragionevole sistema, lo vedremo po
scia divenire principio alla liberazione dei Popoli ed al loro
incivilimento.
227

EPOCA III.
I FRANCHI
OSSA

il Friuli sotto Carlo-Magno


e suoi successori.

774 Terminalo il Regno de' Longobardi in Italia, so


pravviveva per il loro nome, perch Carlo s' intitol re de'
Longobardi ; e sebbene nella prima calata ei recasse 1 soliti
guai della guerra, presto fren l'impelo brutale de' suoi
guerrieri: n conducendo seco una gente nuova, gli fu me
stieri spogliare gli antichi possessori a), come neppure mut #.^vi%sJ13k
i durili lil >) B81 Sl- d'n>
774 Rodgando, Roticauso, o Rodogaiso Longobardo
duca del Friuli successo a Pietro nel Ducato, credesi sotto
il re Desiderio o forse a' tempi d'Astolfo, fu confermato 6j unni. km. a.
duca dal re Carlo-Magno e) (I). rofa M E A
775 L' imperatore Costantino Copronimo, nella sua
spedizione contro i Bulgari, giunto con la flotta solto il ca
stello di Strongilo, vi muore il 14 settembre, lasciando ab
ominevole memoria di s per la persecuzione falta alle
sacre immagini. Rest successore nel!' Impero Leone IV suo
figlio marito d' Irene d). tra,tUr

CI) Reggeva questo duca con podest quasi illimitata il Ducato


nel Friuli, regione di alta importanza, per poco che si voglia con
siderare ch'essa era la chiave d'Italia per i Popoli Slavi e). "> "?.'?'''",."'
228
775 Il Papa Adriano I diresse sua lettera a Carlo-
Magno, nella quale rendevalo avvertito: aver penetrato clic
Ildebrando duca di Spoleto, Arigiso duca d Benevento,
Rodgando duca del 'Friuli, e Reginaldo duca di Chiusi
aveano tramala una congiura con Adelgiso, o Adelchi figlio
di Desiderio, e fissalo che questi nel prossimo marzo ve
nisse con flotta Greca onde assalire Roma e rimettere
il Regno de' Longobardi in Italia. Quindi egli, il pon
tefice, chiedeva pronto ajuto a Carlo, e lo invitava a
a) Muratori. Ann.
d'Hai, uno 775. Roma a).
776 Carlo-Magno, pressato dal pontefice, ritorna in
Italia, per moli di sollevazione che quivi manifeslaronsi; ne'
quali Rodgando o Rndgauso duca del Friuli figurava innanzi
agli altri. Contro costui diresse Carlo il suo esercito, pugn
e vinse. E siccome il duca, perii primo, scosse l'obbedien
b) Dello anno 77*
Molse Slor. eli.
za al nuovo signore, pag il fio sotto la scure della mal tentala
voi. Ili pag. mi.
r) Nicolctti. Il Due. intrapresa b) nella citt ducale unitamente a Felice suo fra
del Pr. ms. T. mi.
p. 111-11* Dello tello, ed ai ribelli Goticauso e Guiselperlo e) (1).
vita di S. Paol. n.
aut. p. 4 a tergo.
77G Il re Carlo-Magno, essendo in Forogiulio, fece co
noscenza col nostro dottissimo S. Paolino, allora ivi precet
tore pubblico di letteratura, h que' tempi chiamalo gram
d) Uniti. Noi. eit. matico d) (2).
voi i pag. l.
776 Il Ducato del Friuli, dopo la sconfitta e la morte
del ribelle Rodgando, venne ridotto a nuovo modo di reggi
mento dal re Carlo-Magno. Ci egli fece in Forogiulio, al
lora capitale del Friuli, istituendo uua Prefettura o Presi-

(1) Le mogli di questi ribelli furono Gorimberga, Beralda, e


Brunicbilda, le quali, avuta da Carlo la vita in dono, vissero ritirate
nel servigio di Dio; ma Lupone figlio di Felice, condotto in Francia,
e) nkoi. vita e. . mori prigione e).
(2) Il Muratori riporta al 781 la conoscenza di S. Paolino con
Carlo-Magno, e pone in dubbio l' anno 776 per la sua elezione a
patriarca. Noi per, stando appoggiati al De Rubeis, al Liruti ed al
Nicoletli, 1' abbiamo posta nel 776.
229
deiua, o Marca, (i) alla cui direzione pose un duca,
o marchese; e in ogni cilt slabili un conle, che quella go
a) l.iruh Sul .il.
vernasse ed il suo terrilorio. Questi duchi e conti vennero . Ili p. 119 - Ru-
bels. M. E. A. col.
36i e MGMuratori
scelti di Nazione francese a). Impose, cosi si crede, alcune Diss. T.lp. SWJ.

leggi necessarie al paese, alcune lev perch soverchie e


barbare, moder la strettezza de' servi, raccomand calda-
mente le chiese, ed ordin il Parlamento Friulano (2)
come faceasi in Francia, e dal quale dipendeva la somma
li) Niooleui. VII*
di tutto il governo b). di S.l'aol. ms.cil.
pag. fi tergo.
776 Il Ducato del Friuli venne unito da Carlo-Magno
al Regno di Francia e) e gli aggiunse la Sliria e la Ca e) Detto p. 9 tergo.

nnila d). d) Detto ivi.

776 Carlo-Magno, dopo vinto Rodgando duca ribelle,


prescelse a patriarca d' Aquileja il nostro S. Paolino, es
sendo seguila intorno a questo tempo la morte del patriarca
e) l.iruli. Neil. eli.
Sigualdo e). toI 111 rag. ts-tn.
776 S. Paolino patriarca d' Aquileja venne eletto a
questa dignit nell' anno segnalo. E tradizione eh' egli

(1) La Marca del Friuli, stabilita da Carlo-Magno, non lo


fu tanto per tener questa Contrada pi fortemente sotto la sua sog
gezione, quanto per tutelare con altre Marche l' Italia dall' irruzione
degli Arabi. Questa Marca era stata unita alla Carintia. La Croazia e la
Dalmazia dei Franchi veniva governata da un principe slavo, vassallo
di Carlo-Magno, subordinato al duca o al conte margravio del Friu
li. I contini di queste due Provincie si estendevano dalle coste del
Golfo Adriatico nella Liburnia e nella Giapidia degli antichi, dalle
montagne della Carinola e del Porto di Fiume lino verso il fiume
f) Mots.Slor. oit.
Celina f). Anche il Muratori ci riporta: Solamente dappoich . Ili p. 313 l 317.
Carlo-Magno conquist il Regno d' Italia fu da lui istituita la Marca
del Friuli e al governatore di essa conferito il titolo di duca e poi
di marchese . Abbracciava essa le circonvicine citt, acciocch colle
loro forze potesse quel principe resistere ai Greci, Slavi ed Avari
confinanti al Friuli. Fu poi col tempo appellata anche Marca di Trevigi,
e marca di Verona, perch in quella citt fissarono i marchesi la loro
resilienza; e per renderla pi forte, fu aggiunto anche il Ducato della
Ci Muratori Dm.
Carintia g). Cil. . I p. 38-3.

(2) Intorno al Parlamento Friulano faremo parola al secolo XI.


'230
fosse d'origine friulano e nativo della villa di Premariacco;
sebbene si desiderino ancora i documenti che ci comprovino.
Fu uomo di lettere (1) e per costumi e santit cospicuo.
Intervenne in Francia nel 789 al Concilio d' Aquisgrana, e
vi figur non solo come patriarca d' Aquileja, ma v' ebbe il pri
mo luogo come legalo apostolico, e si pu dire cbe egli
diresse quel Concilio, che fu quasi opera sua. Fu anche nel
792 al Concilio di Uatisbona, e nel 794 a quello di Francfort,
ove 500 vescovi si convocarono, e cbe fu detto grande e ple
nario Concilio, in cui figur molto la dottrina e santit del
patriarca Paolino. Egli, dopo la vittoria riportata da Carlo-
Magno sulla Sassonia, si rec col e predic energicamente
la fede di Cristo. Al suo ritorno nel Patriarcato, dimor per
alquanti mesi nella Carintia ed ivi fece egualmente, impar
tendo anche il battesimo a molti individui. Questo patriarca,
dopo il Concilio di Francfort, accompagn Carlo-Magno a
Parigi; ed ivi con Paolo Diacono e con altri dotti ajut a
dar forma e leggi allo Studio di Parigi, che successe pe' suoi
lavori scientifici nel luogo di quello d'Atene. Paolino successore
di Sigualdo nel seggio Patriarcale d' Aquileja, sedette anni 26 e
mor nel 802 in Forogiulio citt di sua residenza, ove venne
sepolto nella cappella di S. Paolino, che da lui prese il nome,
ed apparteneva al palazzo patriarcale antico di Calisto. Le sue
ossa riposano in un'arca di marmo, e con decreto del 1578
verniero deposte nell' aitar maggiore della chiesa della col
legiata di Cividale; indi nel 1716 furono traslocate come in
deposilo all' aliare di S. Donato della chiesa medesima. Poscia

(1) Le Opere di S. Paolino sono: Il libro di Esortazione


al nostro duca Enrico scritto nell' anno 795 e che venne erroneamente
attribuito a S. Agostino, ossia: De salutaribus Documenlis, cbe cosi
chiamasi in latino. Compose degli Inni, cio: Petrus beativi calenarum
laqueos; e la seconda parte: 0 Petrus, Petra Ecclesia; altro: Felix per
omues, Festina mundi cardines. S. Paolino fu un oratore de' pi ec-
i' uap^'v'!'1' celienti de' suoi tempi, e poeta sacro assai considerato a).
231
nel 1734 riconosciute solennemente, e lattane memoria, nel a RubeU. M. E. A.
CL 385 e 387-Ll-
di 26 gennaio vennero collocale sotto il coro di quella col rull. Not.ec. t. II.
p. 8*-89 105-1061
legiata iiell' altare intitolalo della Piet, ove tuli' ora esistono. Llrutl Noi. eli.
T. I. pag. 2X3-218.
NicolMti. Viti
S. Paolino flu i suoi giorni agli 11 gennajo del 802 come ce. bis. p. 10, SO a
4!>Muratori. Ann.
fa detto a). d'Hai, anno 802

776 Carlo-Magno, subito dopo punito il ribelle Rod-


gaudo duca del Friuli, si rec in Aquileja, ove venne in
contrato dal patriarca Paolino, dal Clero e dagli amba
sciatori di tutta la provincia. Ivi, coni1 era suo costume,
b) Nlooletti. e. 9.
rese grazie a Dio per la vittoria riportata b). ma. pag. 5 tergo.
776 Ritrovandosi Carlo-Magno in Forpgiulio, ove si
trattenne dal 14 aprile al 17 giugno e), volle in un giorno e) Llruli. Noi. ec.
voi. Ili pag. 86.
di festa, dopo la messa, divertirsi cacciando; e perci portossi
co' suoi cortigiani ne' boschi di quo' contorni. Il tempo era
freddo e di pioggia e Carlo avea indossato la sua pelliccia
di pecora, mentre i grandi ed i nobili del suo seguilo ve
stivano gli abiti pi sontuosi e le pi delicate pelliccie (1)
Ritornali dulia caccia, il re si pose, ad un gran fuoco, e con
esso i suoi cortigiani, onde riscaldarsi ed asciugarsi. Allora
i|ue' begli abili e quelle morbide pelliccie molli d' acqua e
gi laceri dai bosco, finirono di guastarsi. Nel mattino se-

(1) Mercatura press i Veneziani I Veneziani pi


die le altre genti tendevano alla mercatura. Neil' anno 776 giunsero
alcuni de' loro mercanti in Pavia nel mese innanzi al fatto della
caccia su esposto, ed aveano portato dal Levante gran copia di
galanterie, e specialmente stoffe, tele ricamate e pelli fine. Ivi i
uobili della corte di Carlo-Magno comprarono da quelli gli abiti e
(e pelliccie sontuose di cui lem ino parola d). Le pelliccie erano molto # ^rmm
Muratori. m
Ann.

in uso in Italia in questo tempo, come lo furono per pi secoli e). c) Dcito.
Continuavano pure l' inumano iranico di schiavi conducendoli sino
alla costa settentrionale dell' Africa, sede in allora de' Saraceni.
Erano quegl' iufelici, branchi di prigionieri da guerra che dalle con
trade slave, germaniche ed anche dall' interno dell' Italia si slrap-
farauo, e che, per cavarne maggior prezzo, secondando le voglie
'le' couiiiiiltenti, mutilavansi rendendoli eunuchi. Involavano alle volte
auebe gli uomini liberi e i loro figli f). l.'nSg.M:
guenlc ordinava Carlo si presentassero tulli quei nobili cac
ciatori eoa le vesti adoperate il giorno innanzi, e chiese loro
quale abito fosse pi ulile e prezioso; il suo che costavagli
ai liruu. Noi.cit. un soldo, ed era rimasto bianco ed illeso, oppure i loro,
v. Hip. 1W-H9-
ra kua'i "' comPn. a SI caro prezzo, e che , 11 .. i
am a nulla pi valevano a).
77G Marcario, o Marquard, duca o marchese del Friuli,
si imi .m. k. \. venne istituito da Carlo-Magno nell'anno 776, e successe a
cui Dtti ed appeiiil. ... . , "
tamii, si. unir. Ko(lllrnilflo l I 1 1 l
voi. Vili pag. 3S9. D<"'UU V) yij.

776 Lavariano, villaggio nel Friuli, fu donalo da Carlo-


Magno a S. Paolino il 17 giugno, con tutti i beni godu
ti e posseduti per l' innanzi da Valdando figlio d' Iimnonu
(2) signore di quel luogo, e situali in Friuli, e devo
luti al fisco per esser egli stato ribelle assieme col duca Rod-
gando : con la condizione per, che mancando S. Paolino,
?ii! lrp?Niwc" restassero que' beni alla Chiesa e) da lui governata.
777 1 Veneziani, in ricompensa del buon governo di
Maurizio loro doge, dichiarano il di lui figlio Giovanni col
lega nel Ducato e suo successore. Questo fu il primo caso
in cui Venezia avesse due dogi ad un tempo ; ma che fu
uuiiu"morl c *>|1' poscia ripetuto e produsse perniciosi effetti d).
e) Uniti. Noi. eli.
778 11 castello di Forni situato nella Carnia venne
Fii'i'.'iion^Vranfc donato all' Abbazia di Sesto in Friuli da un duca detto Mas-
Livi, iiiiiriscr.se- .. _ i .,, il a . . ,.
Anaiunu1 Te5C0V0 silone o Masselhone e) con la villa posta nelle Alpi dulie o

(i) II Liruti crede, che un certo Masselliti fosse successo a Rod-


gantlo nel Ducalo del Friuli; e ci egli dice esser comprovato da
fi unni noi ce un 3tl ('' donazione a favore della batlia di Sesto fatto dal detto
v. hi. i5i m. duca Massellione sotto la data 778 f). Altri ritengono che que
ir) Florio, dui. sui- sto Massillone fosse duca della Carnia ed avesse residenza in
Amliiro-si'iroto Giulio Gamico g). Nel primo caso a noi sembra che il Massellione
ms. v. c. p. ti. (jUj nominato sia uno scambio, per errore di copista, con Tassillone
tinca di Baviera fondatore di molti monasteri e dotatore de' mede
simi, principe il di cui Stato confinava col Ducato Forogiuliese.
Nel secondo poi non ci noto che la Carnia abbia mai avuto duca;
come sappiamo che Giulio Carnico iu que' tempi giaceva rumato.
h) Modelli. VHa
icrg"* i,ul-p-3 (2) H Nicoletta lo nomina Vualdando di Mimoiie Longobardo h).
235
Carniche, con lutli i diritti, rendile, masnada, e miniere
,. a) Llrnti. Noi. eli.
dj ferro e di rame a). ^ EaSfc
Bealo era abate dell'Abbazia di Sesto in questo tempo . b). PS."ei co.an-
1 . Ho Frangipane.
778 Carlo-Magno con due eserciti passa i Pirenei e
guerreggia contro i Saraceni in Ispagna, s' impadronisce di
Pamplona e d' altre citt e vi si rinforza nel suo dominio.
Ritornando verso Francia, ed essendo le sue truppe sulle
cime de' Pirenei e ne' passi stretti d' una valle, vengono
attaccale da una fiera imboscala di Guasconi e rimane di
sfalla la retroguardia, in cui eranvi i suoi paladini ed alcuni
reggimenti Longobardi e). SfiuSSim"
778 La regina Ildegarde moglie a Carlo-Magno diede
alla luce due figli, cio Lotario e Lodovico; il primo mor
da li a due anni, il secondo Io vedremo re d' Aquitania e po
scia imperatore d). djDeuow.
778 Pini, famiglia di Caorle, si trasferisce in Venezia.
Fu ascritta a quella nobilt e si estinse l'anno 1288 e). JtflTpSlWS'.
778 Trivigiano, famiglia d' Aquileja, passa a Venezia
e viene aggregala a quella nobilt. Pare che di essa si for
massero due rami, porcile sappiamo avere due armi od in
segne, una colle bende azzurre e d' oro con la sbarra rossa,
l'altra con bende negre e d' oro con sbarra vermiglia f). ijneiiohi.
779 L' Istria in questo tempo dovea, almeno in parte,
essere ritornala in potere de' Greci, mentre a Maurizio ve
scovo di quella provincia, per sospetto che egli meditasse
tradirla a Carlo-Magno, furono cavati gli ocebi. Quesl' in
felice, recatosi a Roma, fu dal papa rimandalo e raccoman
dato a Marcano duca del Friuli, nonch a Carlo, onde fosse
restituito alla sua chiesa g). llXrm!it **
780 Accadde in quest'anno la morte del greco impe
ratore Leone IV, persecutore delle sacre immagini non meno
che il padre. Ebbe a successore Costantino suo figliuolo,
giovanetto di dieci anni , per cui Irene di lui madre ne as
sunse la tutela II). ) Dello inno 7W.
254
781 1/ Italia in quesl' anno godeva tranquilli-
a) Muratori, ino.
la, a). (l.
...
e nai. judo "si.
781 Beato, abate di Sesto, ottiene dal re Carlo-Magno
il diploma di conferma della donazione fatta a quell1 Abbazia
da Adelcliisio, e gi da noi menzionata in questa Raccolta
li) l.inlli. Noi Cil. a ,Virr 99D li)
vii. Ili pag 71. a Pao- Z4U ")
783 Muore la regina Ildegarde nel di ultimo d' aprili;,
in et di 2C anni, lasciando tre figlie e Ire figli. I nomi di

(1) Stato Ielle lettere in Italia In questo tempo trova-


vansi le lettere involte in una somma ignoranza. Eccettuata Roma, ove
sempre furono in credito, e Benevento che sotto Arigiso le coltivava,
in quasi tutte. le altre citt, meno una tintura di grammatica, di cui i
pai rothi erano maestri nelle castella e qualche altro nelle citt, le
e; Muraionc ho scienze e le belle arti giacevauo in un miserabile stato e).

I Franchi Questi non erano una nuova Nazione venuta


dalla Palude Meotide, o da qualsiasi altro paese, per stabilirsi
nella Germania, ma bens erano una lega o confederazione di
varie Nazioni germaniche, unite contro i Romani per non cader
sotto la loro soggezione, e che si conoscevano fino dal primo
secolo dell' ra volgare sotto il nome di Ingavoni o Istevoni. 11
nome di Franchi suona fiero, intrepido, orgoglioso, crudele; e
sotto esso si comprendono que' Popoli che furono conosciuti in
remoti tempi, cio gli Attuarli, i Cimavi, i Urutleri, i Salii, i
Frisii, i Cauci, gli Amsivarii e i Catti. I limiti della Francia pri
mitiva chiamata Teutonica, o orientalo, sono difficili a stabilirsi
in modo positivo. Pure credono i geografi poter dimostrare, che
confinassero a settentrione coli' oceano, ad occidente coli' oceano e
col Meno, e all'oriente col Wesero: che fossero propinqui a loro
d) ws sior.eH. dal lato di mezzogiorno gli Alemanni, dal lato di levante i Turingi
hip. 195 aii i ja qUeUo di settentrione i Sassoni ed i Frisii d). I Franchi erano
coraggiosi sino alla ferocia, arditi sino alla temerit, scarsi di fede,
larghi il' ospitalit. Parlavano una lingua teutonica; erano colossali di
statura; capelli rossi aveauo raccolti sulla fronte; rasi la uuca e il viso,
eccetto alcuni pennacchi di barba ben pettinala; occhi glauchi colla
pupilla bianca e scintillante; indossavano tuniche di pelo che da
vano appena al ginocchio, strette alla vita da un largo cingolo,
donde pendeva pesante spada ; ampio scudo proteggeva il loro cor
po, e si compiacevano di rotare e lanciare le francischc, accer
tando ove colpirebbero e di quanto penetrerebbero nel corpo del ne
mico, sul quale talora avventavansi a salti. Sono il Popolo che, fra
gli altri barbari, conserv pi lungo il dominio e pi polente, oc
235
questi: erano Carlo primogenito destinalo a re di Francia, Pi
pino re iT Italia, e Lodovico re d' Aquilania. Carlo-Magno tu
sconsolato per questa perdita, ma nullameno, tanta era
la sua incontinenza, che non mollo dopo pass ad altre noz-
n , \ a) Muratori. Ann.
ze sposando r astraila a). nui. nuora.
787 Maurizio, doge di Venezia, cessa di vivere, e Gio-

cupando il primo luogo Tra i Regni sorti dalla distruzione dell' Im


pero, conservandolo sotto i Carolingi, poi ricuperandolo ai tempi b)Cinttl.Si.imiT
moderni b). Essi soli ricevettero il cristianesimo dalla Chiesa Latina, me. v vi .'m-m
cio nella sua forma compiuta, nella sua sublime poesia. Posti al
settentrione della Francia, nell' angolo maestrale dell' Europa, i
Franchi tennero forte contro i Sassoni pagani, ultimi venuti dalla
Germania, e contro i Visigoti ariani, e finalmente contro i Saraceni,
tutti nemici della divinit di Ges Cristo. Non senza ragione dunque
ire francesi portarono il nome di figli primogeniti della Chiesa e). ?i.ui n'issa ras'
Costumi ed usi lei Franchi Portavano calzari
dorali, con legacci tricolori; le cosce ravvolte in fasce a scac
chi, e soli' esse dei lini d' un solo colore, variati con opera artifi
ciosissima; quindi la camicia glizzina, e di sopra il pendaglio delia
spaila ; in l.ie un pallio bianco, o verde quadrilungo, io modo che,
posto addosso, dietro ed avanti dava sino al piede, ai lati sino al
ginocchio. Nella destra un bastone col pome d' oro o d' argento ce
sellato, e con un terribile calzuolo. Trovasi pure che portassero
scarpe di cuojo rosso, a cui per certe correggiuole di pelle era attac
cata una suola di legno, e che aguzzandosi secondo I' ordine delle
dita, vi si adattavano cosi a sesto, che la destra non potea servire
al pie sinistro ;i due quartieri del tomajo non erano cuciti che al
calcagno, sul davanti tagliati a sghembo verso la parte superiore,
dove si veniva a legare al piede. L' arte di lavorar calze co' ferri
era sconosciuta. Usavano calzoni e pollicele. Quelle di volpe, d' a-
gnello, d' ariete furono abbandonate alla plebe, cercando invece le
grigie e vaje e bianche spoglie degli zibellini, delle martore e del
l' armellino. Il nome di superpelliceum dato alla cotta, accenna al
l'uso de' preti di portare pelliccie, del che rimangono tracce nelle
almuzie prelatizie e nella cappa magna d). t!vu|J&.w3B!
Capigliatura Poca o nessuna barba aveauo i Franchi, e
spesso i mustacchi soltanto, e raccorcie le chiome, lasciando la
gran zazzera come distintivo ai re della prima razza ; quei della
seconda la tagliavano in tondo. II primo radersi era una solennit
a cui assisteva un padrino; e obbrobrioso ripulavasi il costringervi e)0ei,B vo, v
altri e). ib. an.
23G
vanni suo figlio, gi collega nella ducale dignit, continua da
s solo a reggere que' Popoli, tenendo la sua residenza in
Malamocco; ma Fu ben differente dal padre si nelle parole
SMSBSE-m"- che ne' fatti a).
787 Carlo-Magno condusse da Roma in Francia parec
chi cantanti da chiesa, onde col insegnassero il canto Gre-

Oli sponsali tra i Franchi accordavansi col bevere i fidan


zali dalla coppa stessa; e il padre presentando al futuro la sposa,
diceva: Ti d mia figlia, perch sia tua dunna e tua felicit, per
custodire le lue chiavi, e partecipare al letto e ai beni tuoi; in
nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo; e gli a-
stanti rispondevano: Cosi sia . La domenica seguente essa era
presentata ai parenti futuri, ove i due amanti facevano la bella do
menica, liberamente favellando. La mattina delle nozze, lo sposo
co' suoi veniva dalla fanciulla, ove eransi raccolti congiunti e amici;
bussava iteratamele alla chiusa porta, e quivi succedeva un dialogo
ritmico fra que' di dentro e gli avveniticci, finche compariva la sposa;
e 1' amante la cingeva col simbolico nastro. Essa non si spiccava
dalla casa paterna senz' avere, come Sacontala, carezzato i buoi
ed i cavalli, dato beccare 1' ultima volta al pollame, salutate le ca
mere e gli attrezzi, memori della tranquillit e delle indefinite in
quietudini verginali; poi col doppio corteo s'avviava alla casa del
marito. Gli uomini per lo pi erano a cavallo armali e con la spada
ignuda, per difenderla dai rivali, e da quelli che mal comportassero
di vedere una bella fanciulla uscire dal paese e dalla far.
Il sacerdote, che appi dell' altare benediceva i consorti, gettava
fiori sul loro capo; ed essi deponevano siili' altare I' oblazione del
pane e del vino. Poi tutti recavansi alla cappella della Vergine Ma
dre, succeduta alla dea Nealennia che, nell' et pagana, riscuoteva
gli omaggi delle spose, e che era rappresentata col velo sul viso,
un cane allato, e reggendo un canestro di fruita. Col i parenti ri
cevevano all' altare una conocchia benedetta, e la porgevano alla
sposa che ne traeva qualche filo, ad indicare il lavoro cui sentitasi
destinala.
Reduci alla magione, trovavano turba di convitati ; bancheltavasi,
e allo sparecchio le fanciulle presentavano alla sposa un mazzolino
e un piccione, poi s' inluonava l' inno maritale. Condotti gli sposi
al talamo, beveasi alla prosperit di quelle nozze; poi avuta la be
nedizione dai genitori, la sposa riceveva il bacio e un voto da tutti
gli astanti.
Al domani, in abito di duolo, assistevano ad una messa di suf
fragi pei parenti defunti, associando la letizia col pianto, le giuje
ACvnp.373a'i75: della generazione colla meditazione severa delle tombe b).
237
goriano. Cos pure trasse dalla stessa citt alcuni maestri
di grammatica e di abaco, che poi dilatarono per la Francia
lo studio delle lettere a). S^iRS; to."'
788 Gli Unni, o Avari, radunali due eserciti, invadono
con uno la Bojaria, o Baviera, con l' altro si portano a de
predare il Friuli. A questi oppose Carlo-Magno due altri

La caccia Fra gli spassi, il grandissimo era la caccia del


l'orso e del cinghiale, esercizio di forze e simulacro di guerra.
Gran pregio annettevano i Franchi Salici a questo divertimento;
mentre rilevasi dalle loro leggi venir fissata l' enorme multa di
mille ottocento danari a chi uccideva un falcone. La caccia con que-
sii animali fu poi per tutta Europa estesa dai Normanni b). Vedasi n.T.vup.'as?8ss.
in questa Raccolta a pag. 167.
Vopisco ci dipinge i Franchi con tetri colori. Per lui nessuna
Nazione fu mai pi sleale, n pi pronta a farsi beile della data
fede e dei giuramenti ; nel che s' accordano con esso Procopio e
Salviano, quantunque 1* ultimo renda laude alla loro cortesia. Tutto
al contrario S. Bernardo encomia il religioso rigore con cui osser
vavano i loro giuramenti. Non v' per alcuno che non affermi pe
ricolosa la loro vicinanza. Eginardo storico di Carlo-Magno sembra
averne rilevato il carattere con quelle parole: Io eleggerei vo- Jj !iml,nf SSSF
lentieri un Franco per amico, non inai per vicino e). ?ii!ui %g. sa0'"
Durante la pace, non avendo i Franchi altra professione che
l'agricoltura e il governo degli armenti, i vincitori di Vitichindo a
costo di sudori dirompevano le sterili glebe del nord, e difendeva
no le loro mandrie dalla voracit delle fiere. Con que' costumi cia
scuno bastava a s stesso. Non vi era la perfezione della nostra
industria, ma ogni Franco, individualmente preso, sapeva condursi
meglio che ciascuno di noi. Il nostro secolo ha una pi grande va
riet di idee; essi avevano altitudine a maggior numero di cose.
Pu dirsi eh' essi possedevano ci che veramente costituisce la li
bert personale, la cui base s' appoggia a due punti : abbisognare
del minor numero di cose possibile, ed esser atti ad eseguirne il
numero parimenti maggiore d). "n'^'no""

Governo e leggi dei Franchi Essi adottarono il


reggimento monarchico, quantunque non si credessero obbligati a
rispettare il diritto della successione ereditaria. L' istituzione della
legge Salica una prova che i capi delle principali trib Franche
solevano talvolta congregarsi e decidere del comune interesse. Sif
fatta legge fu prima corretta da Clodoveo, poscia pubblicata dal re
bagoberto. I Merovingi permisero a ciascuna delle conquistale Na-
238
eserciti, che falla grande strage di (pie' barbari, li vinsero
"ii110!1' e '* cacciarono da ambedue quelle provincie a). Il Balbo
pure ci riporta : Ebbesi a respingere poi un' invasione di
) aJto^- ^n- Unni-Avari dalla Baviera e dal Friuli b).
e; nella Bona. st. 788 Fortunato degli Anlinori vescovo di Trieste e).
cron. pag. 25.
Pipino re d' Italia, nel 789, o 790 caccia i Greci dal-
T.'mT'iMess. '' Istr'a e conquista quella provincia d) (1).
790 L' imperatore Costantino, figlio d' Irene, si libera
dalla tutela della madre e governa da s l' Impero d' 0-
ftSRS&JT "ente e)
791 Enrico, o Errico, duca e marchione, o marchese

zioni, anzi ad ogni famiglia di conservare le sue antiche istituzioni.


Gli stessi Romani non furono esclusi da tale privilegio, e nelle
contestazioni tra individui di Nazione diversa V accusatore doveva
m"!!0^6*' semPre trattare la sua causa dinanzi al tribunale del reo f).
''*"'"' La ferocia de' Franchi, naturalmente vendicativi, determin col
danaro il valore del sangue profuso. Quello degli Antrustioni, che
rappresentavano 1' ordine pi distinto tra i Franchi, valutossi 601)
monete d'oro; quello di un nobile provinciale 300. L'uccisione di
un Franco di media condizione ne costava 200. Un Romano si po
teva assassinare francamente per 100 ed anche per 50. I capi della
Nazione sufficientemente ignoranti sostenevano il carico di giudici.
L' accusato poteva giustificarsi producendo un certo numero di te
stimonio i quali deponessero in favore della sua innocenza. Tale nume
ro esigevasi proporzionato alla gravit del delitto, G2 testimonii ba
stavano per l'assoluzione d'un assassinio; ma quando si sospetti)
della fede d' una regale consorte, non ci vollero meno di 500 testi
monii, perch la prole venisse riguardata come legittima. Nei giiulizii
l' autorit pi decisiva direnne quella dei duelli, introdotti nella
gj Detto m. Gallia dai Borgognoni g).

fi) Il Liruti asserisce aver i Longobardi danneggiata e mole-


h) Lira e. mra slata l' Istria, ma mai signoreggiata prima di questo tempo h). 11 Mu-
w- ratorj p0j ce ia (iimost,ra riconquistata dal re Pipino, probabilmente
nell' anno 788 unitamente alla Liburnia, ed aver fallo parte nella
nm'vlu* c' sop" spedizione contro gli Unni, anche il duca dell'Istria i) ('Vedasi in
questa Raccolta a pag. 205 e 235) che secondo il de Rubeis
sappiamo nominarsi Giovanni, ed essere stato assunto a quella
Uib!m'"i''e"a' Ducea da Carlo-Magno I).
239
(1) del Friuli, succede a Marcano. Era di chiara pro
genie e valente guerriero. Nacque in Strasburgo, o Argentina
sul Reno. Combatt contro gli Unni e ne riport vittorie e
ricco bottino. Fu amicissimo di S. Paolino patriarca d' A-
quileja, e mori combattendo contro gli Unni nel 799: cosi a)'Riil><>is.M.E.A.
col. 362 e 369 1.1-
si crede a). Alcuni pensano per, che sia stato ucciso a tra rutl. Noi. Oli. T. Ili
pag.157. 159 e 160.
dimento in Tarsatico citt marittima della Liburnia b). b) Unii! e. sopra
toI. HI pax. 61.
Nlcolelll Due. del
791 Enrico duca del Friuli nel settembre di quesl' an Fr.ms.cll- p. 121.

no co' suoi Friulani e colle milizie mandate da Pipino, ac


compagnato pur anco da S. Paolino patriarca d' Aquileja,
diede battaglia agli Unni, e ne fece orrido macello e) (2). e) l.imli c- sopra
T.III pag.l58-l!W.
792 Carlo-Magno accorda al Clero d' Aquileja il di-
rillo di poter eleggere il suo prelato; edagli abitatori delle
terre della chiesa Aquilejese P immunit (3) e franchi-

(1) Conti, ciuchi, marchesi Sotto Carlo-Magno, conti


si dicevano quelli che governavano una citt ed il suo territorio, duchi
quelli che reggevano un' intera provincia, ove molte citt, pi conti,
ed altri luoghi cospicui si trovavano da essi dipendenti. Marchese poi
altro non vuol dire, se non comandante un corpo di milizie, la di
cai mansione era di custodire e difendere i contini di una provincia.
Poteva quindi il titolo di marchese combinarsi si con un duca come
con un conte, quando o 1' uno o 1' altro di questi avesse presie
duto alla difesa di un paese di confine; perch allora avendo per
ispezione apposita la custodia de' confini, ne veniva di conseguenza
d) Muratori. Dlss.
che fosse chiamato marchese d). Clt. Iodi. I p. fi-is.

(2) Il Nicoletti annota, che anco i Friulani sotto il valoroso loro


duca Enrico cooperarono alla vittoria contro i Sassoni riportata dalle
armate di Carlo-Magno e). In questo fatto il Nicoletti pone il nome e) Medici II. VII
cil. nu. pag. 10.
del Duca Enrico, che in queir epoca contro quei barbari non sap
piamo essere stato in tale dignit. Per avvertiamo, che questo no
stro autore, n ci noto su quale appoggio, fa succedere Enrico
al ribelle Rodgando nel Ducato del Friuli, n fa parola del duca
Marcano; sicch i fatti accaduti sotto questo pare vengono da lui a
luello attribuiti f). f|).Nicoleltl.niDuc.
ce. ms- v. un. p. 113

(3) L* immunit La concessione delle immunit fino dai


primi tempi del dominio franco in Italia, fu la via con la quale
si cerc scemare la potenza dei conti, accrescendo all' opposito quella
dei vescovi e dei monasteri, dei quali Carlo-Magno voleva cattivarsi
240
gi da qualunque gravezza verso la Camera reale; meno quando
Carlo od i suoi figli venissero in Italia e accadesse guerra
in Friuli. Questo privilegio fu dato in Ratisbona il 4 ago*
^uiE'WSSinS: st0 dell'anno segnato, a contemplazione del patriarca S.
cletti.' Vita clf. Dni:nn -i
me. ani. pag. 15-16. rSOIMO a).
792 Le famiglie d'Aquileja: Giulii, Leucari, Giusi,
Lugnani, Barbati, Borselli, e da Concordia quella dei Co
stantini, partono dalle loro citt, si trasferiscono in Venezia,
e vengono ascritte a quella nobilt. Ivi tutte si estinsero,
wrr 1awg re'"" trattone i Ghisi cos ci riporta nel suo tempo il Palladio b).
793 Fiera carestia afflige l' Italia e si estende anche
<") Muratori. Ann. n tt< \
d'ini, anno 783. alla l' rancia Cj.
794 S. Paolino patriarca d'Aquileja, celebrando messa
o salmeggiando nel coro della chiesa d' Aquisgrana, vide
avanzarsi tre personaggi, e passatogli innanzi il primo, cinese

per ogni modo l' animo. Consisteva questo diritto nel far libero in
gran parte dalla giurisdizione del conte quel territorio che al ve
scovo o al monastero spettava, ed in questo 1' autorit del conte
si ristringeva alle sole cause criminali di maggior rilievo. Per
Carlo-Magno neh" 803 dava facolt al conte di ciascuna provincia di
poter reclamare dal vescovo o dall' aliate un reo che si fosse rifu
giato nel territorio immune per giudicarlo. Il territorio che godeva
di questi diritti era esso slesso chiamato immunit. I diritti ebe
altrove esercitavansi dal eonte, nelle immunit ecclesiastiche si
esercitavano da un giudice particolare, che prendeva nome gene
rale di avvocato. Eleggevasi a quest' officio un uomo libero di buon
nome, laico e non chierico, e capace cosi di prestar giuramento
per la Chiesa, e di rappresentare e patrocinare al cospetto del
conte, sedente in tribunale, quegli uomini che, compresi nel terri
torio immune, vi fossero tradotti per le cause gi dette, e riserbale
V.StmlSk, alla giurisdizione del conte d).
Nelle immunit di maggiore estensione questi due uffizii erano
commessi a persone differenti: nel qual caso a colui, che invece del
vescovo o dell' abate esercitasse la giurisdizione del conte, veniva dato
il nome di Vicetlomiuo o Visilomiii. (vicedominus). Pretesero
alcuni che al vicedomino o vicario del vescovo o dell' abate, fosse
dato anche il nome di visconte proprio del vicario del conte; ma
questa conghieltura appare distrutta dalle parole dell' infaticabile
Muratori.
241
ad un chierico chi fosse? Ebbe in risposta: Carlo primogenito
di Carlo-Magno; ed il patriarca si tacque, e quegli pass ol
ire. Poscia, con comitiva di cortigiani, venne Pipino; ed il
nostro prelato, sapulo esser egli il re d' Italia, lo onor ca
vandosi il berretto ; e quegli senza fermarsi progred. Per
ultimo avanzatosi Lodovico re d' Aquitania, inginocchiossi
all'altare e divolamente preg. Udito il di lui nome, S. Pao
lino alzossi dalla sedia, corse ad abbracciarlo, e quel prin
cipe riverentemente corrisposegli. Recatosi poi il patriarca
all'udienza di Carlo-Magno, gli fu chiesto da quel monarca
quale fosse il motivo per cui crasi egli dimostrato cosi
parziale verso il terzo suo figlio. Perch, rispondevagli
S. Paolino, se Dio vuole che uno di questi abbia a succe
dervi nelP Impero, Lodovico certamente il pi adattato.
E cosi successe come egli predisse a). SiEuESl; m?'
794 Muore la regina Faslrada, donna crudele, Fran
ca di nazione; e Carlo-Magno nell' anno stesso passa a
nuove nozze con un1 Alemanna di nome Liulgarda, da cui
non ebbe figli b). m Detto.
795 Avenluradi famiglia Aquilejese si trasferisce in

Ogni territorio, il quale era immune da qualunque giurisdizione


esterna, ed era direttamente soggetto al vescovo, chiamavasi Corp
anto. o Corpi santi, secondo eli' era maggiore il numero delle
immunit. Da tutti gli antichi documenti storici apparisce come il
Santo protettore di alcun luogo, ed al quale era dedicata alcuna chiesa
monaslerio, venisse considerato come vero padrone e signore dei
tani e degli innumerevoli servi della sua Chiesa; laddove ai tempi
"ostri, secondo lo spirito della giurisprudenza romana e della ra
gione, il dominio si tiene essere non presso il santo, ma pres30 la
chiesa medesima, la quale perci in questo vieue ad essere consi
derata siccome persona civile. Quindi ogni lesione dei beni della
chiesa lenevasi siccome un' offesa direttamente fatta ni Santo ni ((itale
era consacrata, e le possessioni ed i vassalli della chiesa dicevausi
possessori e vassalli del Santo. Onesto il motivo per cui i coulini
lei beni delle chiese erano segnati appunto con pilastri e con tet-
'oiui. sui quali era effigiala la immagine del Sauto tutelare, che
'liede origine al suindicato nome di Corpo santo e). vV'iTi.js'Vt"
10
24'2
riiwuiD pani Venezia e viene ascritta a quella nobilt. Si estinse nel IH 8 a).
795 Cessa di vivere il papa Adriano I nel d del san
to Natale : prudente ed insigne pontefice, ascritto fra' Santi
e benedetto nella memoria de' posteri ; perch liberale colla
Chiesa, a cui accrebbe il dominio temporale, soccorrevole
coli' indigenza, e ristauratore di Roma. Successe nel Papato
Leone III eletto nel giorno di S. Stefano e consacrato il d
'liKm' seguente. Uomo pio ed amatore del povero b).
796 Enrico duca del Friuli co' suoi Friulani pugna
contro gli Unni, assedia Ringo loro capitale, se ne impos
sessa, e trasporta seco il ricco tesoro ivi ammassato da
que' barbari in varii tempi cou le rapite spoglie de' vi
cini. Reduce, trasporta in Aquisgrana la maggior parte di
quello e ne fa consegna a Carlo-Magno, che lo distribuisce
riurau.Mi.di. a" suoi baroni cherici e laici, e molta parte ne invia in dono
Sw,M"Ci0''' a' Romano pontefice e) (1).
79G Concilio tenuto nella citt di Forogiulio, convo
calo dal patriarca S. Paolino nella chiesa maggiore dedicala
alla Vergine Maria, che in allora faceva le veci della metro
poli Aquilejese; al quale intervennero i vescovi e prelati
'al patriarca suflraganei. Furono confermati nel medesimo
i dogmi cattolici riguardo ai misteri della SS. Trinit e
dell'Incarnazione; fu stabilita la riforma de' costumi del clero;
si provvide all'autorit del metropolitano sopra i suoi suf
fragane! ; si trailo soli' inviolabilit de' matrimonii ; si stabili
la chiusura dei monasteri per le sacre vergini, e sopra le

(1) Il Muratori pone questo fatto nel 795, non per positiva-
niente; e noi, seguendo varii autori, lo abbiamo Ossalo al 796. Il Li-
roti poi asserisce Carlo-Magno aver disposto del tesoro di Ringo
anche a vantaggio delle metropolitane del suo vasto Impero, tra le
quali furono comprese le nostre due 1' Aquilejese o Forogiuliese, e la
Gradcse. Su ci parlano gli altri storici, ma in diverso modo; cio
die la munificenza di quel monarca le beneficasse alla sua morte,
non gi con parte del predetto tesoro, bens con le proprie prezio
se suppellettili.
243
fesle fu ordinato dovessero cominciare all' ora di vcspero,
o quando suonava il segno, del quale ancora se ne tiene
costumanza ne' nostri villaggi. Fu pure fssalo ordinamento
ai I.irull. Noi. M.
sul pngar le decime (1) o primizie. Il nome de' pre Tijl.llln.9fia5-
Bubcb. M. E. A.
col. 3ff7Muratori.
lati che sedettero in questo Concilio, ignoto a). Ann. anno 196.

796 Lodovico re d' Aquitania, terzo figlio di Carlo-Ma


glio, prende in moglie Ermeugarda figliuola d' Ingrammo
conte o duca, nipote di Crodegano vescovo di Metz. Anche
Pipino re d' Italia, gi in et di ventun' anno, era in questi
tempi ammogliato: ma gli storici non ci conservarono il no
me di quella regina b). li) Muratori e wp

797 Il Greco imperatore Costantino era venuto in o-


dio a molli, perch sino dal genuajo del 795, sacrilegamente
avea ripudiala Maria sua moglie legittima, (2) sfor

(l Le Decime ancora al tempo di S. Paolino patriarca d'Aqui-


leja venivano percepite pur anche dai soldati; e ci per una legge
dei Longobardi, che sotto il titolo di decima obbligava ad alloggiare
e cibare i soldati ; del qual obbligo erano gravati miche i sacerdoti e). C) Nlcolelll. Vita
cll.ms.p.lt tergo.
(2) Il matrimonio in questi tempi non aveva ancora fon
damenti stabili a sacrosanti come oggid, e un' amante veniva riguar
data siccome legittima consorte, ancorch 1' uomo che le professava
affetto fosse ammogliato. Carlo-Magno aveva contratto nove matrimo-
Qii, e ninno erasi levato a fargliene rimprovero. Non cosi tacque la
Chiesa sotto il pontefice Nicol nel 865, che dopo un processo di 15
anni costrinse Lotario II a riprendere la sua prima moglie Teulherga.
Da Carlo-Magno a Lotario II i tempi erano veramente mutali d). di Mono. SI.OII.T.
Ili pag. 380-381.

Alcune lefjjji di Carlo-.llagno in Italia, che si credono pub


blicate dopo 1' anno 787 noi, non avendo precisione nella da
to, le esponiamo prima che spiri quest' Vili secolo, e sono: 1. Vie
ne comandato, che chiunque tiene spedali per pellegrini debba farne
huon governo: altrimenti il vescovo ne abbia cura. II. proibito ai
kiei il tener parrocchiali. III. Siccome abitavano iu Italia varie Na-
iioui, cio Longobardi, Francesi. Bavaresi, viene ordinato siano tulli
giudicati secondo la loro legge. Dal che riscontrasi essersi quivi gi
introdotta e pra.icata la variet delle leggi. IV. Ntlle composizioni dei
tei la terza partii dei danaro dovuta ai conti, ossia governatori
*klle cilt, gli altri due terzi al regio fisco. V. Viene proibito ai conli
I obbligare ad alcun loro privalo servigio gli uomini liberi.VI. 1 servi
fuggitivi devono ritornare, ed essere restituiti ai loro padroni e). animTto.0,'c" wp'
244
zandola a farsi monaca; indi nell' agosto di quell'anno sposa
va pubblicamente Teodata cameriera della deposta Augusta, di
cui perdutamente erasi innamoralo. I monaci perci gli si sca
gliarono contro ed influirono a render V imperatore maggior
mente odiato. Egli, inasprito, ne esiliava i capi, e rendevasi
ancor pi detestalo. La di lui madre Irene, donna oltre ogni
dire ambiziosa, colta occasione dello sconvolgimento, si fece
ceulro della congiura contro il figlio ; il quale essendo preso e
privato dagli occhi nel di 15 maggio di quest' anno, essa nuo
vamente imper, richiamando i monaci esiliati e ponendo pace
' iiTaluw *7n"' nella chiesa di Costantinopoli a). Ma la tranquillit e l'or
dine ristaurato, non toglie ad essa l' orrido nome di snatu
rata madre.
798 S. Paolino, patriarca d' Aquileja, (1) essen
do persona di molta riputazione, fu dall' abate Alenino (chia
mato anche Fiacco Albino) sollecitato a scrivere, siccome
lui, in difesa della dottrina della Chiesa, confutando lo scrit
to maligno di Felice vescovo d'Urgel; locch egli fece in
tre libri, a cui aggiunse in versi un simbolo o regola
b) nmio ann. 79. della fede b).
798 Godevasi pace in Italia in questo tempo, e il Ro
mano pontefice impiegava le arti alla rinnovazione delle
cj Peno. chiese di Roma e).
799 Enrico duca del Friuli, valoroso ed intrepido guer
.1) Bi.li.'kM E. A. riero, muore combattendo contro irli
D . Unni
. . ; (2)
\ ' altri
SVrliT.nlVe per vogliono a tradimento m Tarsalica citta marillima del-
iwg.'T. """ la Liburnia, come abbiamo detlo d).-

(\) Questo patriarca ebbe gravissima questione per diritti di giu


risdizione sulla Carinlia coli' Arcivescovo di Salisburgo. Su questa
lite scrissero parecchi storici, e In dissero Unita nel 798, ma invece
rUcl'i'sMM. Ia vedremo continuata sino all' 811 e).
(-2) Gli Unni ai tempi di Carlo-Magno mantennero per 50 anni
la guerra insolentemente contro i Francesi, e ne prov molli danni
245
799 Contro il pontefice Leone HI si congiur in Ro
ma da alcuni infami, per renderlo muto e privo di vista. Ai
25 aprile, facendo egli la solenne processione delle litanie
maggiori, fu assalito da una scellerata banda di armati, i di
cui capi erano Pasquale primicerio e Campulo sacellario; i
quali sacrilegamente lo atterrarono, cercarono mutilarlo e
lasciarono intriso nel proprio sangue. Fu soccorso e posto in
sicuro, poscia difeso dal duca di Benevento. Part alla volta

anche il nostro Friuli, bench difeso bravamente da Enrico duca


Forogiulcse, sostenuto dai Friulani e dai Franchi a). Congetturano cu. un. p. i a ss
l'Eccardo ed il de Hubeis, che questo Enrico potesse essere lo
slesso, che Unrnco, oppure padre di Unnico conte, il cui figlio ve-
rardo a suo
. tempo
.. ' varassi reggere
oo la, ,Marca del Friuli,' ed essere hi
. , Muratori.
, , Ann.
.
stalo padre di Berengario imperatore b). <> imi. anno twi.

Lo spirito cavalleresco Verso il 700 questo spirilo s' in


trodusse in Europa ad imitazione de' musulmani di Spagna e de'
semidei della Grecia. Le persone che vollero imitare quo' semidei,
furono chiamali dal loro modo di vivere cavalieri erranti. Surti al
modo slesso, aveano non diversi costumi : reprimevano essi i
malandrini, difendevano le donne e rapivanle, uccidevano e ruba
vano non in diversa maniera da quella che in tempi a noi pi vi
cini usarono Cartouche in Francia, Angiolino del Duca a Napoli, ed
il Fatutto a Milano, i quali toglievano mille scudi ad un ricco per ci namnoi.ii. e.
dividerne dieci con mille poveri e). m'i-sm"'1"1 ''"*

Aldi, Aldioni o Aldiani (Liti, Leti o Leudi in Francia) era


no mezzi servi e mezzi liberi, sicch la loro dipendenza consisteva in
poche decime da pagarsi al signore e nell' offrirgli qualche servigio
personale ). vi: ?w '";si.!.
Liberi uomini, Buoni nomini, RacBlmfcurghi ,
Arimaiiiii pajono appartenere alla classe delle genti d' arme ve
nate al tempo della conquista; erano anch'essi coloni e non ave
vano titolo di nobili, in ci differendo dai vassalli e valvassori ; pos
sedevano piccole terre allodiali e coltivavano anche altri terreni di
signori loro superiori senza averne abbiezione; pare anche secondo
il Du-Cange, che essi dovessero porsi sotto la protezione d' alcuno,
n fosse loro permesso vivere a seconda delle loro voglie. L'uomo
libero doveva recarsi alla guerra col suo signore; serviva a piedi e
a cavallo, ed in questo solo caso chiamavasi Milite. Una grave ar
240
li Paderbona, onde abboccarsi con Carlo-Magno; ivi fa ac
colto con ogni magnificenza e venera/ione, indi ritorn
^ Muratori Ann. trionfante in Roma a).
d' II. anno 799. '
799 Cadolao, marcinone o marchese del Friuli, suo
i>eiTiE-A cesse ad Enrico in questo tempo, e fu valoroso. Govern
SiLi.t?27?iu c>rca veni' anni il Ducato, e mori noi 819 b). Il ISicolelti
pag. XJ6.' .
poi nel suo manoscritto intitolalo il Ducalo del Friuli a
pag. 113 ci riporta: die Cadbolo ovvero Caditoi alo, fran
cese d' origini; successore ad Enrico nella Ducea del Friuli,

matura completa copriva lui ed il cavallo; armava la deslra di lan


cia, o di spaila, o di stocco, o di azza, e tutte queste armi doveva
cingere o sospendere all' .licione della sella ; aveva pur sempre due
cavalli, uno dei quali serviva a condurlo da un luogo all' altro ; v' era
poi il cavallo di battaglia e questo era il pi addestralo ed il mi
gliore: quindi il modo traslato d'inforcare il cavallo di battaglia, per
accingersi alla pugna. Era permesso ai Liberi di potersi trasferire
da un luogo all'altro, ma nel dominio del re, ed una legge riportata
dal Muratori ce lo dice: Migrare quo voluerinl, altamen intra domi-
vii. I pag. U%. mum ch

La Popolazione ilei Friuli^'nel SOO di Cristo era


l^aot'p.'wiw comPosta dl Longobardi. Romani (Italiani), Goti ed Avari d).
Rosazzo, ora abbazia in Friuli L' abbazia di S. Pietro di
Rosazzo situata sopra un colle amenissiuio verso levante alla sinistra
del fiume Natisone, discosta da dividale circa 6 miglia. Essa
ebbe i suoi principii verso 1' auno 800 di Cristo, sotto 1' Eremita
Alemanno, ebe fra que' boschi ritirossi e vi costru un oratorio e una
cella. La santit della di lui vita coli' andar de' tempi resasi nota e la
piet de' fedeli convertirono tutto ci in un monastero per canonici
di S. Agostino, cretto nel 958 o 967; i quali amoti da Uldarico o
Voldarico patriarca d' Aquileja, furono sostituiti i monaci di S. Be
nedetto, a cui vennero dati e redditi e privilegi e giurisdizioni, ac
cresciuti possia da Pellegrino patriarca Aquilcjese, nonch dai conti
di Gorizia loro benefattori.
Nel 1120 ritrovasi Gaudenzio abate di Rosazzo, che fu discepolo
di beato Geroldo primo padre di questo convento, e giov molto al
detto monastero. Fu egli, che nel monumento de' duchi situato in
quel chiostro, seppell la madre di Enrico duca d' Austria, Iledricli,
e Demolii conlesse di Gorizia. Nel 1200 circa, fu fabbricalo in Rosazzo
1' ospitale di S. Egidio, con la dotazione di molti beni a ricovero de'
247
(autore citalo Vita di S. Paolino Patriarca pag. 35 tergo) si
crede fosse slato ' un animo crudele ed implacabile ; men
tre in una Dieta tenuta nella citt d'Aquisgrana Linderisio
duca della Pannonia inferiore gli diede accusa di crudelt
appresso Lodovico Pio imperatore, ma questa per non fu
ammessa. Non pertanto Cadliolato, forse in pena de' suoi de
meriti (seguita il Nicoletli) da fatale ma subitanea ed im-
provvisa frza soprappreso si spogli infelicemente dell' a-

poveri e de' leprosi, istituito da Pellegrino patriarca d' Aquileja con


picciola chiesa dedicala a quel santo. Nel l'28G Corrado abbate del mo
nastero di Rosazjo accrebbe quel convento e di celle e di statuti circa
il vivere di que" monaci. Monsignor Guerra nel suo Ozio Forogiuliexn
ci riporta essere stato distrutto dagli Ungheri questo convento; ma
non vi pone la data. Correndo 1' anno 1305. Giovanni abbate rinnov
in gran parte il fabbricato di questo monastero, che gi nel 1573
spettava al temporale dominio della Comunit di Cividale, come sap
piamo da molte definizioni della stessa sidle armi d.i guerra, quali
bombarde, balestre ed altro occorrevoli alla difesa del medesimo.
Devastato poi il Friuli dalle guerre, e caduta la mimasi ica di
sciplina, il convento di Rosa/zo fu cangiato in commenda dal papa
Martino V e nel 1423 fu da lui nominato in primo abbate e commen
datario il cardinale Colonna suo nipote. Sotto Pietro Dandolo, IV
commendatario nel .1496, furono confermali i predetti privilegi. Nel
secolo XV, infierendo la guerra, qnest' abbazia venne in parie ab
bruciata, e Matteo Giberto, VII commendatario, la riedific. An/i nel
1530 ritrovasi che il detto Giberto, il quale era vescovo di Verona,
ordinava appunto a Venceslao Bojani eli Cividale, che faceva pur di
lui conto, eseguisse la fabbrica stabilita in itosa/.zo, e fosse questa
condotta a segno tale da poter fare sufficiente mostra di s alla gente
che la festa di S. Pietro concorreva aita fiera in tal luogo. a) valvassino. Om.
r.uorr.1. Ol. F'ir.
t. xxvi n. :m -
L'abbazia di Rosazzo fu di diritto pontificio sino all'anno 1752, Rilh'i". ME.A.enl.
indi di diritto regio all' arcivescovo di Udine in perpetuo conferita ; rsCTi- HG<i Sllirolo.
Dello coso del Fr.
e l'anno 1763 fu eretta al titolo di marchesato sotto il dominio TOl. A ovul. Fp.is.
della Repubblica Veneta a). La ricca donazione che venne fatta al 312 Limi I. TNot.
T. IV p. 97-38.
monastero di Rosazzo dal patriarca Voldarico, verr annotata alla
sua epoca relativa 1095, cosi quella di Marquardo duca di Carinlia,
ed altro che. la risguarda. A' giorni dello storico Palladio qnest' ab b) Palladio. SI. oli.
bazia era officiata da' padri di S. Domenico b). pari. I pag. 171.

L Idioma romanzo comincia ad essere posto in uso in Ita


lia persiuo
r
negli

alti pubblici,
l '
e ci verso l'anno 800 di Cristo e),
J
e) animili, e.
unir. v. tip. p. 40ii.
248
nima nell'809. Et la Ducca per ordine di Lodovico pass
a Baldcrico come dirassi. Il Palladio pur anche su que-
si' argomento ci narra, che fatta da Carlo-Magno in Tersaco
la vendetta contro gli uccisori del nostro duca Enrico, ri
condusse il suo esercito in Friuli, e fermatosi alcuui giorni
in Udine ( leggasi Forogiulio, ora Cividale), provvide quivi
all'ottimo governo della provincia. Elesse ad Enrico per
successore nel Ducalo Cadolaco di nazione Francese, ebe
aveva militalo sotto le insegne del morto duca; guerriero
d'ingegno e di valore singolare, molto amato da Carlo, ed
^rt^M-Sk0"- ai Forogiuliesi assai gradito a).
I letterati Friulani che fiorirono nel secolo Vili furono
Paolo Diacono Aquilejese e S. Paolino patriarca d' Aquileja.
800 La regina Liulgarde, moglie a Carlo-Magno, mal
ferma di sua salute, muore nella citt di Tours, mentre accom-
Muiniowo!1' pagnava il marito che avea intrapreso il viaggio d'Italia b).
800 Carlo-Magno venne iti Italia per punirvi i per
secutori del papa Leone III e vendicare la morte di Enrico
duca del Friuli; e pare non senza passar di concerto col
<) Detto. pontefice, ond' essere coronalo imperalore e).
800 Giunse in Roma il re Carlo-Magno il 24 no
vembre, e nel giorno del S. Natale, nella Basilica Vaticana
dopo la messa solenne, fu dal pontefice Leone III coronato
imperatore de' Romani, ed unto coli' olio sacro in unione
al re Pipino di lui figliuolo in mezzo alle acclamazioni del
d) octto. Clero e del Popolo d).
800 I molivi per cui il pontefice, il Senato ed il
Popolo Romano determinarousi ad incoronare imperatore il
re Carlo-Magno furono: I. perch una donna reggeva
allora sotto il titolo d' imperatrice, e quindi volcano essi
riprendere l'antico loro diritto ed eleggersi un imperatore;
II. perch i Greci non il bene, ma il male sludiavansi
fare ai Romani; III. perch la dignit imperiale, anzich
il titolo di patrizio, portava una specie di diritto, almeno di
249
enore, se non di giurisdizione, sui re e Regni d' Occi-
a) Muratori. Ann.
dente a). d'itai.mnow.
800 Carlo-Magno, essendo in Roma noli' inverno di
quest'anno, applicossi, siccome. era suo costume, a stabilire
il buon governo de' Popoli, togliendo gli abusi introdotti e
formando alcuni Capitolari, ossia Leggi (i) che servis
sero al Regno d' Ralia come giunte al Codice de' Lon
gobardi b); e riform con nuovi statuii le cose ecclesias- dwKiInlno m"'
liebe e). e) Nlcoletti.Vita ili
S. Paol. ms. p.:n.

(I) Legnai li Carlo-Slagno in Italia Queste leggi aveano


per iscopo di revocare alla pubblica podest gli elementi elio eranselc
sottratti, le propriet pubbliche e le private, gli uomini liberi ed i
servi. Il legislatore lasci pertanto ad ogni Nazione componente la
Popolazione d' Italia le sue leggi, modificandole e supplendovi con
disposizioni opportune.
Sui connubi! e divorzi! fu provveduto, onde toglierne la fa
cilit si perniciosa alla moralit pubblica e alla privata.
Sulla Religione. Venne inibita la venerazione de' Martiri di
dubbia memoria. Fu decretalo che nessuno credesse non essere lecito
di piegare Dio in tutte tre le lingue (e qui pare che 1' autore voglia
alludere alle lingue latina, francese ed alemanna); la predica al
basso Popolo sia falla intelligibile; e vengano minacciate le stolte
e inumane superstizioni. Pei Sassoni poi statu: non doversi cre
dere esservi streghe o stregoni, n abbruciare individui creduti tali,
n mangiare, o darne mangiare la carne, sotto pena di morte.
Sulla mendicit Siccome 1' aristocrazia veniva usurpando
i beni de' liberi e persino le pensioni vitalizie concesse dal re ai
vassalli, ed i poveri lagnavansi de' frequenti bandi di guerra e de'
servigi personali imposti dai conti anche a dispetto delle leggi; i
quali riducendoli a miseria costringevali a darsi colla roba e la vita
ai signori per ottener trattamento pi dolce, e diventar servidori:
perch i poveri tornassero a carico di que' tali che gli aveano falli,
obbliga ciascuno a mantenere quelli che nacquero sul benefizio suo,
proibendo la mendicit. \
Stili 'inumano traffico di solila.! Ordina vengano
cacciati dalle sue provincie e dal territorio papale lutti i mercadanli
d) Canili. Slnr. rll.
Veneti A). B. v. VIII|>.:K8-38U

Leggi repressile e penali. I compensi vennero accre


sciuti, atteso l' aumento delle ricchezze e delle accuse. Sugli schiavi
250
801 L' ospitale di S. Giovanni, eretto dal duca Rodai-
do nella citt del Friuli, con tulle le sue adiacenze; lo
spedale di S. Maria in Organo presso le mura di Verona;
e la chiesa di S. Lorenzo di Buja in Friuli con ogni sua
pertinenza, vengono donali o concessi da Carlo-Magno al
patriarca S. Paolino ed alla Chiesa Aquilejese. Con lo slesso di
ploma quel monarca esenta lutti i luoghi e le ville, gi appar
tenenti alla Chiesa d'Aquileja, dalla giurisdizione de' giudici
secolari; cosicch questi non possano pi oltre ne giudicare,

mitig le pene e stabili che nessuno perisse se non in forza della


legge. Sui Sassoni, per oggetto di politica, prodigava la morte
statuendo che fossero ad essa soggetti per ogni violazione di ordine,
per ogni pratica idolatra. Infren gli attentati de' nobili, proibeudo
le unioni che col nome di gilde stringevano fra s, talvolta sotto
aspetto di devozione e carit. Ai liberi fu vietato legarsi per giu
ramento ad altri che al re e al signor loro naturale, per utilit di
a) Canili, SI. nnlv. anello :\)

Procedura Criminale. La procedura criminale poco dif


feriva dalla civile Pubbliche le aeeuse, e ciascuno poteva
denunziar i delitti e domandarne il castigo. L" inquisizione
non era data senza accusatore, di cui prima esaminavasi la con
dotta ; anzi non era ascoltalo, se il delitto non constasse, e non
n' esistesse il corpo. I masnadieri poteansi arrestare senza
forma di processo, ed ogni cittadino dover dar mano a la cattura.
La cauzione era ammessa; e chi la prestava non era tenuto a
Errgione, nemmeno per ordine del re, fuorch in casi di violenza,
a condanna non avea luogo, se non convinto il reo: nel caso
dubbio rimetleasi alla giustizia Divina. Il delitto dovea essere
provato o per confessione del reo, o per prove testimoniali. I ghin
dici non poteano essere scelti da classe inferiore all' imputato, cosi
i tcstimonii ed i congiurati. Testimoni! voleansi 72 contro un
vescovo, 40 contro un sacerdote e pi o meno contro i laici, se
condo il grado. Spesso il giuramento bastava loro a far uno
innocente o reo: e perci richiedevansi probi e del vicinato e do-
veano deporre digiuni. I duelli giudiziari! inibiti. Armi in
tempo di pace era proibito portarne. Il giudice dovea saper a me
moria la legge, il conte che presiedeva alla giustizia non poteasi
divagare alle caccie. Lo spergiuro e falsificatore d' un do
cumento erano soggetti al taglio della destra. Il visconte che
perdonasse, o facesse grazia ad un condannalo, era soggetto a subire
la pena a quello dovuta.
251
u condannare, n esigere pubbliche gravezze, ma ci spetti ;? {-1V-s-
solamenle al patriarca a). (i) A contemplazione dei uim-in-in-
ineriti di questo patriarca, Carlo-Magno concesse al Patriar
cato d'Aquileja tutte le amplissime giurisdizioni spirituali, che
lungo il Savo e la Mura, furono fino alla caduta del Pa
triarcato suddetto governale sotto la legge canonica dagli
arcidiaconi patriarcali; concessegli pur anche molle pre
minenze temporali nel Friuli, nell' Istria e nella Germa
h)Nlcolelll. Vita di
nia b) (2). S.PoLp. 39 tergo.

Vennero conservate le penali dei vani popoli, le lordalio, il


prezzo del sangue: anzi furono rese obbligatorie le composizioni coll'in-
fliggere l' esiglio o la prigione a chi vi si ricusasse; talch il diritto pri
valo della vendetta rimase trasferito nella societ. Oltre il riguardo
alle consuetudini, Carlo-Magno forse fu costretto a conservarle,
perch essendo le composizioni gran parte delle entrate del fisco, 1* a-
e) Cint. SI. nnrf.
bolirle avrebbe scomposto l' ordine delle finanze e). K.T. Vif
Vili p.391-392

Amministrazione del Regno sotto Carlo-Magno L'I


talia, siccome gli altri Regni dell' Impero, fu divisa in varie Legazioni
(missatica), dette talora bucali, e ciascuna in Contadi, rispondendo
per lo pi alla divisione ecclesiastica.
Non vi furono pi maggiordomi. Venne ristretta la potenza
IICtnlo/SI.unlT.
dei duchi collo istituire i conti d). ilac. t. V .375.

I conti serbavano gli stessi poteri pubblici come sotto i Me


rovingi; erano capi militari e civili del loro distretto, non distinti fra s
che per l'ampiezza di quello; la preminenza de' margraiii o
coati della frontiera, nasceva unicamente dalle forze maggiori richie-

(1) La Podest temporale de' patriarchi d' Aquileja in


Friuli cominci in questo tempo, cio nell' 801 o 802 con la con
cessione surriferita. Questi furono i principi], dopo i quali a tanta
grandezza e podest vennero i nostri prelati: anzi il Linai preten e) Llrall. Noi. eli.
de che da tale epoca i patriarchi d' Aquileja cominciassero ad essere Tlll.lll |W1! 101
Wrolptti VII! di S.
principi e signori temporali di una parte del Friuli e). Ptol. nu. p. Il ter.

(2) Rendiamo attento il lettore che questa data 801 non del
tulio comprovata: nullameno 1' abbiamo posta avendola accennata il
Liruli; per come lui avvertiamo, che i fatti qui annotali potreb
bero essere accaduti in altra data, e forse sotto l' anno 802.
252
802 Nieeforo patrizio e logotetn generale, nomo avaro
e tiranno, si fa proclamare imperatore di Costantinopoli;
rinserra Irene nel palazzo, e con arte ricavatogli ove fosse
il tesoro, in ricompensa la esili in un monastero di Lesbo,
8^SuXK>'r- oggid Metelino, ove nell'anno seguente mori a).
802 Grado viene preso e saccheggiato dai Veneziani,
i quali fatto prigione il patriarca Giovanni, l' uccisero col
precipitarlo d' un1 alta torre. Ci successe perch questo pa
triarca rifiutossi di consacrare Cristoforo Dannalo in vescovo

ste dalla loro posizione. Tale carica, non ereditaria e talvolta neppur
vitalizia, obbligava a fedelt verso il re, ad usare giustizia verso i sud
diti a tenor delle leggi e delle costumanze, a punire i malfattori, pro
leggere gli orfani le vedove, ed a riscuotere le tasse debite al fisco. Di
retta giurisdizione nini ;i vini no essi che sulla citt di loro residenza,
presiedevano ai placiti de' liberi e degli scabini; dirigendo
la procedura e raccogliendo i voti di questi, i quali erano veri giudici;
esponevano il fallo in discussione e le prove; indicavano il tenor
della legge seguita dai contendenti; e definivano la questione che i
giudici doveano risolvere; udita poi la decisione di questi, profferi
vano la sentenza e ne procacciavano I* adempimento. Adunque so
stenevano le funzioni del pubblico ministero e del presidente: ina
il giudizio restava agli seabini eletti dal Popolo fra' proprielarii
del paese, Franchi o Romani, equivalenti ai decurioni degli antichi
i vh'p'.otmw Municipii: che se fossero trovati indegni, il conte li deponeva b).
Molto sminuzzata era la giurisdizione, giacch sotto le leggi ger
maniche pu dirsi che ciascun ufficiale pubblico ne avesse una par
ticella, fin agi' intendenti dei beni regii. Nelle citt e nelle borgate
v' erano vicari! ; nelle campagne centenari! e decani, costi
tuiti sopra un maggiore o minor numero; ma qualora si trattasse
della libert e della propriet de' cittadini, ai conti era serbata la
sentenza. Chi avesse voluto potea richiamarsi, secondo le cause e le per
sone, o alla corte del conte palatino per le meno importanti, o al
re od al suo consiglio ; infine le pi rilevanti recavansi all' Assem-
o neiio P. 3WOT. blea generale e).
Carlo, volendo che la regia autorit fosse presente a lutto, diede
maggior regola, importanza e generalit ai messi regi!, legati
del trono. Ne sceglieva per lo pi due per provincia fra i vescovi,
e gli abati, i conti o i duchi (misti majnres) perch accompagnati
da altri inferiori (missi minores) avessero la suprema ispezione del
l' amministrazione pubblica, la razione d' un messo regio consisteva
253
di Castello di Venezia, bench il principe e doge Giovanni
Galliajo,
*
nonch _ I' imperatore
r
Niceforo gliene
D
avessero fatto )d' lui.
Muratori. Ann.
anno SOI
istanza a). Altri poi dicono essere accaduta 1' uccisione jS^V-^
di questo patriarca per aver egli ripreso il doge Giovanni "' p- 103-
e il doge Maurizio di lui figlio sulle molle loro iniquit bj. bj Muratori e. op.
802 Sinodo provinciale convocato in Aitino da S. Pao-

ordinariamente in quaranta pani, lue prosciutti, un porcellino o un


agnello, quattro polli, venti ova, nove staja di vino, due misure di
cervogia, due moggia di giano. Principale loro incarico era di ren
dere giustizia, o procurare la rendessero i pubblici ufficiali, i conti,
gli avvocati, i centenari!, gli scalimi; e far ragione dei richiami che
contro di questi fossero recali. A lai uopo scorreano quattro volte
l'anno la loro missatica, convocando ai piacili i vescovi, abbati e
conti di quella legazione, gli avvocati ecclesiaslici, vassalli e cente
e) Canili. St. unir.
nari!, ed alcuni scabini e probi viri e). R.t.VUIp.377.

Assemblee provinciali In queste esaminavansi dapprima


gli affari ecclesiastici, poi la condotta degli uftziali pubblici, indi
gli altri negozii: rivedevansi le sentenze delle curie o dei tribunali
inferiori, se mai fosse negata giustizia ; si bilanciava 1' amministra
tone de' beneGzii e delle ville regie, e si riceveva il giuramento
de' giovani cittadini. Ivi pure pubblicavansi le nuove leggi ed regola
menti; e veniva proposto ci che convenisse fare o correggerejiel meglio
del paese, onde i messi ne recassero contezza al re. Come nelle anti
che Assemblee di Germania, i messi o i conti proponevano e il Popolo
nominava i visconti, gli avvocati, gli scabini, gli selliteli, i nodari. Alle
Assemblee poteva comparire ogni possidente, buon rimedio all' ambi
zione dei leudi; se non che coli' accumularsi delle ricchezze in mano
de' pochi, diminuivasi l'importanza degli uomini, venendo un solo gen
tiluomo a rappresentare i tanti spropriati. La classe dei nobili
tra composta dei grandi dell' Impero, ecclesiastici o secolari, posses
sori de' pi larghi allodii. Seguiva la seconda classe dei minori
proprietarii liberi ; nella terza erano i liberti ([rilassi) che fin
alla quarta generazione non godevano la pienezza dei diritti civili,e che
-li antichi loro padroni dovevano prestazioni e servigi. Gli schia
vi rimanevano senza diritti civili, ma non senza personale liber
ta; e fra essi con lavatisi i liti che aveano un possesso, e solo
doveano al signore un censo e alcuni servigi; i lasci che lavora
lo pel padrone, ma che serbavano le proprie economie; i coloni
0 contadini, e i servi proprii, attaccali gli uni e gli altri alla gleba, il; CanlSI. in.it.
sebbene a condizioni differenti d). B.v. Vili. p. 378- 379

Assemblee generali Tali Assemblee venivano radunate da


254
lino patriarca d' Aquileja, che a presiederlo venne da Roma,
ove in allora ritrovavasi. Cos ci riporta il Palladio : ma
i paliamo stor.dfi il Lirut pone in dubbio, che questo Concilio sia stalo con-
Frlu. par. I. p. 96. ... . > .. i i it
Uniti. No), clt. gregato dal detto patriarca a), dicendo che nelle tre copie
T.IH.p.103-104.
della carta di questa sinodica, come la chiama l'autore in
dicato, ritrovasi incertezza, dice egli; perch in una, la so-

Carlo-Magno frequentemente, e forse due volte ciascun anno, unni' au


tunno in cui si preparavano le materie da trattare, nell' altra pi so
lenne che aprivasi in maggio. Se da principio, come dicemmo, o-
gni libero e proprietario di un allodio aveva diritto d' assistervi,
col dilatarsi dell' Impero riusc difficile a tutti, impossibile a molti
il valicare le Alpi e i Pirenei per recarsi sul Reno e sulla Mosa.
Presto dunque non vi comparvero che i grandi vassalli della corona,
cio i signori laici ed i prelati, i conti e i magistrati. Di questi
convien dunque intendere, allorch si parla del Popolo che v' inter
veniva e che approvava ripetendo tre volte placet; poich non
vediamo che la moltitudine vi fosse rappresentala, se Don dai ve
scovi eletti dal Popolo, e dagli scalimi, dodici dei quali ne doveva
condurre ciascun conte. Ci che ne riferisce Incmaro arcive
scovo di Reims, ci darebbe indizio che le Assemblee fossero una
mera formalit, dai membri slessi creduta un peso ; e clic Carlo-
Magno vi esponesse i capitolari gi da lui stabiliti, ina per pura
notizia e perch non dicessero di venire indarno. La proposizione
dunque, o come ora diciamo l' iniziativa, era serbata all' imperatore;
quantunque probabile sia, che g!' intervenuti potessero proporre
quanto credevano opportuno, e domandare 1' abrogazione di ci ebe
spiacesse. Comunicata la legge, discutevasi, a norma dell' importanza,
linch il principe, vedute le deliberazioni, decideva secondo la sapienza
ricevuta da Dio. La Dieta dunque Consiglio e nulla pi ; sebbene
le l'orinole con cui si pubblicavano le leggi, diano a credere necessaria
al loro vigore l' approvazione del Popolo e dei grandi, come pure
ad ordinare 1' armamento generale dei liberi, oltre il decidere delle
cause maggiori, e massime dei casi di alto tradimento, secondo
l' istituto germanico. Accettata che fosse una legge, il cancelliere
ne dava copia ai messi regii e agli arcivescovi, perch la pubbli
cassero nelle Assemblee provinciali. Le unioni si tenevano all' aria
aperta, se il tempo consentiva ; altrimenti in edifizii, ove quelli che
avevano voce rimanevano distinti dalla folla. L' imperatore intanto
riceveva i doni che, per antichissima consuetudine, vi si recavano; sa
lutava le persone pi ragguardevoli, discorreva con coloro che in altri
tempi non vedeva, interveniva alle commissioni particolari ogniqual
volta vi fosse desiderato, trattenendosi come da pari a pari sulle pio
255
prascriUa chiama re Carlo-Magno, nell' allra soltanto impe-
ntore; e nella terza vaticana, non havvi vestigio del nome
della citt d'Aitino, come non v' memoria che si sappia
di questo Concilio a). W&5T
Orso patriarca d' Aquileja, dopo la morte di S. Paolino
a?renuta nell'-802, (i) successe verso questo tempo nella

poste che v" erano dibattute quanto a lungo si volesse, e stando i


laici separati dagli ecclesiastici. Specialmente approfittava Carlo delle
Assemblee per aver contezza del paese donde ciascuno veniva, se il
Popolo vi stesse di mala voglia e irrequieto, e perch, come si
comportassero i magistrati, quale la natura dei paesi confinanti. A-
dunque le Assemblee d" allora non avevano a fare colle Camere le
gislative de' nostri tempi; atteso che riunivansi quando e dove il
re volesse, discutevano le proposte di esso, da esso aspettavano la
sanzione; inculi* egli, anima di tutto, si valeva di quelle come d' ef
ficace mezzo di governo, per ottenere notizie, trasmettere ordini,
impegnar i signori a sostenere leggi, state almeno in apparenza prof- t,) carni. st. unir.
ferite da loro b). r.(t. vuip.jw
1 capitolari Da questo concorso dell' imperatore coi ba
roni e cogli ecclesiastici qui sopra esposto uscirono le leggi co
nosciute sotto il nome di capitolari, perch in capitoli divise. Er
rerebbe grossolanamente chi assimilasse i capitolari a un codice
qualsivoglia di gente barbara o colta. Vanno sotto quel generico
nome le antiche leggi nazionali rivedute, e le nuove fatte o nelle
Assemblee generali, o da soli ecclesiastici, o da laici soli, o dal solo
imperatore; alcuni estratti di questi pubblicati per luoghi e circo
stanze particolari ; atti di concilii ; brani di canonica giurisprudenza ;
giudizii e decreti sopra casi speciali, che poteano poi servire di
nonna al diritto. Alcuni sono istruzioni che Carlo dava a' suoi com
missari! nello spedirli a sindacare; o risposte alle costoro inchieste,
o a conti e vescovi sopra le difficolt insorte nell' amministrazio
ne; altri sono semplici alti politici, come nomine, raccomandazio
ni, grazie;
mestica e). o di amministrazione economica vuoi pubblicaF o do- ,Tl w

(1) Alcuni autori, e con essi il Liruti ed il Nicolelti, pongono


el 804 la morte del patriarca Paolino ; noi per basati al Mura
tori ed al de Rubeis abbiamo creduto doverla Cssare all' anno 802.
Prima poi di chiudere i fatti di quest' anno annotiamo quello che
avremmo desiderato potere scrivere in serie cronologica (cio un fat
to per noi interessante, riportato dal Nicoletta sotto quest' epoca)
250
sede Aquilejese. Dovrebbe aver seduto circa 8 anni; pure
le cronache non gliene assegnano che 5, e mori intorno al
l' 810 o 811. Fu sepolto nel duomo della citt di Gividale,
e di ci ne prova la lapide del suo monumento che an-
!?* Abpeirt: cora s' ede a). (1) Anch' egli reclam i suoi diritti
y cappelletti. u> metropolitici sulle chiese d' Istria b).
803 Venne conchiuso trattato di pace tra l' impera
tore Niceforo, col mezzo de' suoi ambasciatori, e Carlo-Magno:
nel quale trattalo furono fissati i confini dei loro possessi in
Italia, restando a Carlo Roma col Ducalo Romano e lutto il
Regno de' Longobardi, ossia d'Italia, coli' Istria, Liburnia e
Dalmazia. Venezia poi colle isole adiacenti rest esclusa, e
ai Muraiori. Ann. Grado rimase sotto la DO/
d" Hai. anno 03.
greca giurisdizione a).
803 Fortunato da Trieste, secondo di questo nome,

se le principali circostanze clic lo compongono si combinassero con


gli avvenimenti generali del 802 e fossero accennale da altri: ed
il seguente. Gli Unni nel HI anno dell' Impero di Carlo-Magno,
cio nel 802, quantunque fortemente riparate le strette delle Alpi,
le superano e scendono nel piano del Friuli, incrudeliscono contro
ogni sesso ed .et ed incendiano quasi tutte le chiese. Il patriarca
S. Paolino, pieno di cordoglio per si barbarici fatti, ritirasi nella citt
del Friuli, Cividale, e ricorre a Carlo-Magno dimostrandogli il danno
solverlo dalla Chiesa Aquilejese: per cui il pio e generoso monarca,
col consenso del papa Leone III, in risarcimento concede alla no
stra Chiesa 6 vescovati, cio di Concordia di Cencda, e nell' Istria
quelli di Citlanova, di Rovigno, di Pedeua e di Tarsalo, i quali gi
r) Niruieiii vita <ii per antiche ragioni appartenevano alla consacrazione della Chiesa
&%? * d'Aquileja e).
(I) Anche riguardo all'elezione di Orso patriarca Aquilejese dis
sentono gli storici, e ci in conseguenza della discordanza che
sussiste sull' epoca della morte del suo antecessore S. Paolino. Ai-
tenendoci al de Rubeis ed alla serie cronologica de' patriarchi Aqui-
lejesi posta nell' appendice alla sua opera M. E. A. noi 1' abbiamo
segnata sotto V anno 802. Il Palladio invece pone quivi, anzich Orso,
un Urbano patriarca che confessiamo non sapere donde egli l' ab
bia tratto. Il Liruli poi ci avverte aver Orso patriarca avuto delle
dissensioni colla Diocesi di Salzburgo al contine della sua Diocesi
con quella.
257
parente dell'ucciso patriarca Giovanni, fu dello patriarca di
Grado, e venne insignito del pallio da papa Leone HI. Poco
stette fermo nella sua sede questo prelato, perch meditando
randella dell' iniquit slata commessa verso il suo anteces
sore, congiur contro i dogi di Venezia: ma scoperto, fuggi
da Grado e ritirossi in Francia solto la protezione di Carlo-
Magno, ove lo sappiamo abbate del monastero di Moyens Moti-
tiert nella provincia di Berry a). Secondo il Palladio poi, 5m" uliSi" oT
mori egli nel 824 dopo 21 anno di sede, e fu nipote del
patriarca Giovanni suo antecessore b). p^ipl'iuiSS:
S. Agata, chiesa in Grado, atterrata dal mare, venne
nuovamente eretta dal patriarca Fortunato li e). ejociioivi pania.
S. Pellegrino, chiesa in Grado, distrutta da quegli abi
tanti per tema de' Francesi, fu rinnovata dal patriarca For
tunato II, il quale orn pur anche la sua cattedrale di molle
reliquie e di ricchi addobbi d). d) amo w.
803 In quest' anno, dopo tanle rivolte e lunghe guer
re, fu data pace alla Sassonia. Promisero i Sassoni d' abban
donare il paganesimo, e d'abbracciare la cristiana religione:
n Carlo-Magno impose loro alcun tributo; ma obbligolli a
pagar la decima pel mantenimento del Clero, e all' obbedien
za de' conli, ossia dai giudici e messi eh' egli inviava al loro
governo, lasciando per ad essi le proprie leggi e) (1). e) mori* **.

({) In Italia s' introduce in questo secolo, e il Muratori Io an


nota nel 803, il costume o abuso il' impossessarsi de' Benefizii
ecclesiastici o secolari; in Francia vi esisteva anteriormente (). n; vno
Benefizi! da Beneficium (vedasi breve cenno anche a pag. 47).
I Romani chiamavano Beneficia le terre distribuite ai soldati vete
rani per ricompensarli. I Benefizii erano, a quanto pare, terre stac
cate dai possessi regi e concedute ai cortigiani e favoriti dei re
> guiderdone dei servigi resi. I benefizii non chiedevano omaggio
da prestare, non erano in origine ereditarli, n pagavano tributi;
< varia per 1' opinione che si ha sulla loro durata. Sostengono al
enai che fossero rivocabili a piacere del principe; altri che confe
riti a vita, addivenissero poscia ereditarii ne' maschi e talor nelle
n
'258
804 Fuggiaschi molli nobili Veneziani in Trevigi, gi
ilalP anno anteceJente, per tema dei dogi, quivi tennero se
creta intelligenza coi rimasti in Venezia, e per loro con
siglio fu eletto doge Obelerio tribuno : locch inleso da-
g* indegni dogi Giovanni e Maurizio, salvaronsi con la fuga,
questi in Francia, quegli in Mantova. Obelerio fu accolto
dal Popolo solennemente e intronizzalo in Malamocco, dove
allora dovea esservi la principale residenza di que' dogi. Da
l a non mollo ottenne pure dal Popolo fosse Beato suo
fratello assunto a eguale dignit e dichiarato suo collega
a) Muratori. Ann.
ci' Hai. .111110 KM. nel ducalo a).
I>) Della Bona. SI.
crai. nag. SS.
804 Leone vescovo di Trieste b).

femmine coli' andar del tempo. A noi pare che veramente fossero
rivocabili in principio; poi, salvo il caso di fede mancata o di de
litto qualunque, fossero a vita reversibili in altri, ma che final
mente la cresciuta preponderanza dei signori sulla regia autorit li
mutasse in possessi ereditarii od in feudi. Cosi il Benefizio intorno
al Xt secolo si chiam Feudo, e siccome i Bcnefizii si davano di pre
ferenza ai vassi o nobili che servivano in corte, o combattevano
presso il re, principi, vescovi, e grandi baroni, col tempo la parola
Vasso e 1 assalto signific beneficiario o feudatario. Sappiamo che
anche il Clero eh' ebbe terre le cambi in BeneOzii per entrar nel-
c) Mois stor cu '* ord'ne politico: poi mut i Benefizii in Feudi per entrar nel-
v. i nag- a-aii! 1' ordine feudale e). Benefizii cbiauiaronsi pur anche le cariche, le
dignit, le collette, le elemosine, le decime e le prestazioni d' ogni
genere. Benefizii in Friuli ve n* erano sino dal tempo di Carlo-
?ii?'iTS.I7f: *" Magno, e il diploma 21 dicembre 8H ce lo comprova d). Vedi a
pag. 2G6.
1/ Erilianiin Era questa un' istituzione Francica, per la
quale ogni uomo libero, sotto il regime di quella Nazione, era te
nuto a prestare il servigio militare. Carlo-Magno impose l' obbligo
del servigio militare, come dissimo, ad ogni uomo libero, ai posses
sori di allodii, o di henelzii; e quest' obbligo fu regolato in ragione
dei loro possedimenti. Anche i possedimenti ecclesiastici vi anda
vano soggetti. Chiunque negava di servire era multalo di 60 soldi,
mentre sotto Botati la multa non era che di 20; e se per caso non
li avesse avuti cadeva sotto la servit del re fino a tanto che avesse
pagato, od altri per lui, questa somma. Chi avviatosi all' esercito
disertava, incorreva nella pena di morte e nella confisca di tutti i
804 La oill di Mantova venne decorata in quesl' an
no di vescovato dal pontefice Leone III, il quale essendo iv
rre Gregorio primo vescovo di quella citt a) (1). dMiT'Inin' Ann.
d'Ila!, anno Mi.
804 Il papa Leone III nel Concilio di Aquisgrana ot
tenne dall' imperatore Carlo-Magno, che le chiese dell' Istria,
sulle quali S. Paolino patriarca d' Aquileja aveva accampalo
i suoi diritti metropolitici, fossero restituite alla sede patriar
cale di Grado, alla quale aveano appartenuto sino dai tempi
della divisione delle due sedi b). ^ mT'ix'p.u1:
805 Giovanni duca dell'Istria, gi mandalo a quel
governo da Carlo-Magno, aggravava di esorbitanti imposi-

sooi beni. Quesf obbligo di seguitar l'esercito, a cagione delle guerre


lontane di Carlo-Magno, serviva a gettar nella miseria tutta una
famiglia, e per le spese necessarie a preparatisi, e per l'abban
dono tingi' interessi comuni. Il soldato era tenuto a procacciarsi
lutte 1' armi, le quali consistevano in una lancia ed uno scudo, o
in un arco e due corde con dodici frecce. Di pi dovea portare seco
provvigione di viveri bastevoli lino a che avesse raggiunto 1' esercito :
poich si davano tre mesi di viveri al soldato, ma soltanto dopo
il passo della Loira quando marciava verso i Pirenei e la Spagna,
e dopo il passo del Reno quando marciava verso 1' Elba o contro
> Sassoni. Ogni possessore di tre inansi, o anche di un numero mag
giore, era obbligato a seguitar I' Eribanno in persona; i possessori di
un manso o di due si associavano per Tornire d' armatura e di
tutto l' occorrente uno dei loro, di modo tale che tre inansi riuniti
insieme dovessero sempre mandare all' esercito un cavaliero. I po-
wi che non avevano terre, ma possedevano solo beni mobili del
valore di cinque soldi, dovevano associarsi in sei per armare e mail
er all'esercito un uomo che avesse le qualit e le bisogne occor
renti. Carlo-Magno per nel 805 proib ai vescovi ed agli ab
bati di anda'e in persona alla guerra co' loro armigeri, come per
lo innanzi facevano: con la condizione che mandassero i loro uo
mini ben armati sotto gli ordini di capi la nomina de' quali ri
servasi V imperatore e). Simpatia Sa

(1) Facciamo osservare che a pag. 182 abbiamo gi riportato,


^poggiati al Palladio, essere il Vescovato di Mantova divenuto suf-
faganeo della Chiesa d' Aquileja ancora sotto Sereno patriarca. Co-
me poi ci si possa combinare con quanto qui espone il Muratori,
nl sappiamo. Certo quesl' autore medesimo, bench asserisca non
essersi scoperto fin' ora vescovo di Mantova pi antico del nominato
'200
zioni il Popolo a lui soggetto; per cui esso fece ricorso a
quel monarca. A prenderne ispezione col mandava Carlo i
suoi messi imperiali Ivone prete, Cadolaco nostro duca del
Friuli, ed Ajone parimente conte Friulano. Questi convoca
rono ivi una Dieta de' principali ecclesiastici e secolari della
provincia; tra i quali, per quanto in essa possedeva, v'interven
ne anche Fortunato patriarca di Grado, esule dalla sua patria.
V' erano poi i vescovi di quelle citt Teodoro, Lione, Slau-
razio, Stefano e Lorenzo e censessantadue signori Istriani.
Informati i messi imperiali di quanto pagava l' Istria sotto
g' imperatori greci, decisero, che le nuove imposte del duca
Giovanni fossero abolite, e nulla venisse contribuito di pi
a) riniti. Noi. eli.
di quanto contribu vasi sotto i Greci; somma questa che non
liilKiSi oltrepassava annualmente le 354 marche a).
806 Carlo-Magno divide fra' suoi tre figli la vasta
sua Monarchia. Concede a Lodovico terzogenito tutto il trat
to di paese meridionale posto fra i confini d' Italia e di Spa
gna. A Pipino suo secondo figlio tocc il Regno d' Italia col-
P Istria e la Dalmazia, e parte dell' Alemagna, cio quasi
tutta la Baviera, provincia di grande estensione, ed un tratto
della Pannouia e Schiavonia. A Carlo primogenito lutto il
rimanente della Francia espresso coi nomi d' Austria e di
Neuslria, e quasi tutta la Borgogna colla Valle d'Aosta, la
naLinno 808."' Turiiigia, la Sassonia, la Frisia e la Svevia b).
806 Fortunato patriarca di Grado, gi fuggito in Fran
cia, ritorn in Istria. Sappiamo aver egli fatta istanza a Car
lo-Magno per venir ad abitare in Pola e governar quella

Gregorio, si fa maraviglia e seguita dicendo: rimane sempre un


motivo di stupore cqpie una si illustre citt cominciasse cosi tar-
di ad aver questo decoro, e senza sapersi chi dianzi la governasse
o) Mito anno mi. nello spirituale e). Dallti quali parole pare debba dirsi, essere
pur egli in dubbio su questa notizia risguardante 1' origine del Ve
scovato di Mantova.
261
chiesa vacante. Su ci Carlo ne scrisse al papa, che rispon-
devagli : Aderire, semprecch il patriarca, quando accadesse
fosse rimesso nella sua sede di Grado , lasciasse intatti
e liberi tutti i beni e diritti della chiesa di I'ola in la
tore del vescovo che a quella potesse esser eletto. Sog
giungeva poi, aver informazione non buona di questo pa
triarca e quale di persona mal provveduta di costumi eccle
siastici a). a) Muratori. nn.
d'Hai, anno 806.
80G Ne' regolamenti che Carlo-Magno fece in Italia
fo anco quello della zecca, cio il privilegio e diritto di bat
ter moneta (). Per il Ducalo del Friuli essa aveva il

(1) La moneta usata sullo Carlo-Magno e l' Impuro Francico


ili Italia era la seguente. 11 snido d' oro, corrispondente sotto
li prima stirpe dei Carolingi a 40 denari d' argento, pesava grani 85
ed era di 3(17 maggiore dello zecchino veneziano: equivalerebbc og
gid ad austriache L. 15 centesimi 7 2(4 circa. Il fremisse, cio
la terza parte del soldo d' oro, in oggi equivalente ad austriache
L5.2 1/2. Il soldo ti' argento, ridotto da Carlo-Magno nel
l'anno 801 a 20 per libbra, anzich a 22 come prima, pesava 77
carati de' nostri, ed era composto di 12 danari ed ammontava,
equiparato al valore di oggid, ad austr. L. 3. 37 2(4 ossia a mezzo
scudo della croce veneziano. Il danaro d' argento, eh' era la
dodicesima parte del soldo, pesava carati 6 1|2 circa corrispondente
ad austr. I. , cent. 28. La lira, moneta ideale contenente o equiva
lente a 20 soldi, ovvero a 20 danari d' argento. Due qualit di lire
ideali si usavano, una di soldi d'argento, l'altra di danari dello
stesso metallo, questa 12 volte minore di quella, ma facilmente pi
b) Uniti. Delta mo
adoperala nel commercio e ne' contratti, perch la pi comoda b). neta, un. p|S3a27
Il C.ml poi ci riporta, che la lira e il soldo non erano monete
effettive, ma solo i danari. Dice pur anche, che una lira d' ar
gento era un marco e mezzo, cio 78 lire d' oggi. Avendo riguardo
alla lega, viene ragguagliala la lira di Carlo-Magno a lire 72 e). e) Canta. SI. uni?.,
Rac. v. Vili p. m.

Modo di stimare il danaro del tempo di Carlo-Magno.


12 paui da libbra valevano 1 danaro ; I moggio di frumento 12 ,
danari; scudo e lancia, un bue o sei moggia 2 soldi; una veste
semplice, o cinque buoi, o trenta moggia 10 soldi; una spada, o
un pugnale, Ire buoi e mezzo, ossia venlun moggia 7 soldi ; una
corazza, sei buoi, o treulasei moggia 12 soldi ; un elmo, tre buoi,
o dieciolto moggia t> soldi d). d) Dello Iti.
262
suo luogo iti Trevigi. In questo secolo, o nei seguente, anche
Sniii!"uno so?."- i dogi di Venezia cominciarono a coniare moneta a).
807 Le minacele o controversie mosse da Pipino re
d' Italia, che sempre tendeva a nuovi acquisti, e forse ma
neggi segreti di Fortunato patriarca di Grado, eh' erasi dalo
in braccio a' Francesi, facevano durare ed accrescevano le
dissensioni gi insorte tra il Popolo di Venezia e le citt
marittime della Dalmazia. La corte di Costantinopoli, vigile
su' suoi diritti in quelle parti, spedi Nicela patrizio con un'ar
mata navale che si ferm in Venezia. Quivi stando il greco
comandante tratt di tregua col re Pipino e la conchiuse
sino al mese d' agosto, dopo di che si restitu a CoStanti-
li) licito anno W7. nopoll 11).

807 Al patriarca Fortunato riusc finalmente di far


ritorno alla sua chiesa di Grado, dopo aver placato lo sde
gno de1 suoi compalriolti; ma giunta in soccorso de' Vene
ziani la ilolla greca, questo patriarca nuovamente scapp in
e) Dem. ivi. Francia per timore di quella e).
807 Pietro abbate di Sesto, il primo di questo nome
SWWSta lra ^ue6,i abbali d)-
807 Nel di 4 di luglio, giorno di giovedi, indizione
,h C(j(!ire
, di|iloni.
, XV Pietro Diacono fa donazione delle cose sue site nel Vico
l'^ruoL"""'"' o Porgo Leproso e in Pertica a Pietro abbate di Sesto e).
807. Niceta patrizio presenta ad Obelerio doge di Vene
zia la patente di spalarlo imperiale. Il doge Bealo suo fra
tello per consiglio de' Veneziani ritorna in .Costantinopoli col
patrizio Nicola seco conduceudo Cristoforo vescovo di Oli-
vola ( di Venezia ) e Felice tribuno banditi da col perch
creduli del partilo de' Franchi. Bealo fu ricevuto onorevol
mente dall' imperatore INiceforo, ed essendo sialo decoralo
(lei titolo d' ipato, se ne ritorn lieto in patria. Ambedue
poi questi dogi ottennero dal Popolo, che Valentino lor ter-
fivtiTiiori
ami wi(,
c.rop. zo fratello fosse anch' egli
o
costituito doge
o
f)./
808 Carlo-Magno ordinava in quest'almo si cosimi-
203
sero molle uavi e si tenessero pronte in tulli i fiu
mi della sua Monarchia che mettevano in mare, onde
opporsi quando che fosse alle incursioni de' Normanni;
(i) avendo questi gi negli anni addietro comin
ciato ad infestare colle loro navi armale i litorali della
al Muratori. Ann.
Francia a). il' lui. anno so*.
809 Alipat famiglia d' Aquilejn trasferi nell' anno pre
sente la sua dimora in Venezia, dove ascese alla carica tri
b) Palladio, si. ril.
bunizia, e si eslinse nel 1249 b). pari. I pag. ivi.

809 Fece gran rumore la teologica quistione, mossa da


mi monaco in Gerusalemme, sul procedere dello Spirilo Santo
non solo dal Padre, ina anche dal Figlio. Su questa fu te
nuto un Concilio in Aquisgraua, e venne rimessa la decisione
al pontefice Romano, che gravemente occupossene; ma non
accord che il Filioque fosse aggiunto al simbolo della Fede,

fi) 1 Normanni Sotto questo nome, significante uomini del


Nord, venivano allora indicati i Danesi e gli Svedesi, ed da credersi
lutti gli abitanti verso il Baltico, e parte probabilmente anche della
Russia. Si diedero que' barbari alla pirateria scorrendo i mari della
Gran Bretagna, e nella Germania e Gallia; e trovando solletico a quel
l'infame mestiere tuttod aumentavano le loro forze, in modo, che
essendo in poco numero sulle prime scorrerie, arrivarono poscia a
formar delle flotte formidabili, pel concorso di quelle settentrionali
azioni, che tornavano sempre cariche di spoglie e di ricchezze ai
loro poveri e freddi paesi e) procacciando con ci venture e glia- ') Muratori e. top.
J'gno. Geli o tempeste non gli arrestano; approdati, la prima selva
lie scontrano colle ascie convertono in flotta, e la rimorchiano su
pei limili ignoti; trovano ponti, chiuse, naturali ostacoli? pigliatisi
" barche sulle spalle e passano oltre. All' ardimento univano la
scaltrezza, conquistatori e cavillosi come gli antichi Romani, cava
lieri e scribi, rasi come preti e ai preti amici; rubando a vicenda
' Iraflicando, esibendo il loro valore a chi pi pagava, pronti a vol-
tar I' armi contro quello per cui aveauo combattuto, od a farsi un do
minio del paese eh' erano stali chiesti a difendere. Cosi l'alti per
due secoli minacciarono 1' Europa, indi piantarono memorabili Re
gni. Migrazione diversa dalle precedenti, giacche non tramutarsi
mi Popolo intero come si suole per terra, ma pochi guerrieri e
senza donne sposando quelle dei vinti, che ai figliuoli insegnavano
h propria favella d). &*"% Sl '""
261
onde non irritare i Greci, die dissentivano dalla sentenza
^owi'.u della Chiesa Latina a) (1).
809 Da Costantinopoli fu spedita una flotta sotto il
comando di Paolo; la quale venne prima nella Dalmazia,
indi svern alla citt di Venezia. Tent essa la presa di
Comacchio, ma respinta e messa in rotta dalla guarnigione
ivi posta da Pipino, fu costretta a salvarsi in Venezia, per
cui quel comandante tratt di pace col re Pipino, come se
soltanto a tale oggetto fosse slato spedito col dal Greco
imperatore, ma fu tergiversala da Obelerio doge di Venezia
e suoi fratelli, che tramarono anche insidie contro Paolo,
L Delio m. il quale slim meglio partirsene da que' sili li).
810 Pipino re d'Italia, desideroso di aggiungere al
suo dominio anche Venezia, e mal soddisfatto di quei dogi,
con potente flotta muove guerra contro quella cill, se ne
impossessa, ed i dogi a lui si rendono. (2) Indi volto alle

(1) Abbiamo riportalo il fatto di questa teologica questione, ac


ciocch alcuno pi fortunato di noi possa, rintracciando, rinvenire
documento da cui apparisca aver essa fatto impressione anco in Friuli,
come probabile.

(2) Con tale racconto non concordano le storie venete. Il Dan


dolo parla di questo fatto come di cosa accaduta nell' ottavo anno
dell' impero di Carlo-Magno, quando certo che successe nell' anno
decimo. Secondo lui, Brondolo, Chioggia, Pelestrina e Malamocco
vennero in potere di Pipino. Ritiratisi perci i Veneziani nell' Isola
di Rialto fecero fronte, n quel re avea modo di penetrare col;
mentre pare secondo il Dandolo, che i Franchi si recassero ai
luoghi suddetti per la diga che separa dal mare la laguna di Ve
nezia. Se per vero, come ci raccontano gli antichi annalisti, che
Pipino assali Venezia dalla parte di mare e di terra, pur mestieri
eh' egli fosse munito di navi. E di fatto le avea, e n' prova essere
queste state da lui spedite contro la Dalmazia. Ma forse era man
cante di tali barche delle quali se ne potesse far uso nelle la
gune. Comunque sia, seguita il Dandolo, avea Pipino fatto costruire
un ponte di barche su cui dispose buona banda d' armali per as
salire Rialto: ma fosse che i Veneziani, od i venti repentinamente
insorti scompigliassero quel ponte, rimasero sconfitti i Franchi, e
265
citt marittime della Dalmazia avrebbele conquistale, se non
si fosse ritirato per la notizia, clic Paolo governatore della
Cefalonia ( probabilmente quel medesimo di cui s' parlalo
nell'anno antecedente) era diretto in soccorso dei Dalmati
a) Muratori. Ann.
con flotta greca a). o" Hai. anno 810.

810 Cadolaco duca del Friuli, in sul principio della


guerra di Pipino contro i Veneziani, assale con bande friu
lane e franche i confini de' Veneti nelle paludi eh' estende-
vansi verso la nostra provincia, dove successero varii con
flitti, che furono i primi cimenti militari fra queste due bel
ti) Palladio. SI. eli.
licose Nazioni b). (1). pari. I pag. 104.

810 Sorpreso da grave malattia, muore in Milano Pipino


re d'Italia nel lunedi 8 luglio in et di 33 o 34 anni. Fu
valoroso ed ambizioso principe, sotto il cui regime per I' I-
lalia godette e giustizia e pace. Il suo corpo venne trasfe
rito in Verona ed ebbe sepoltura nella basilica di S. Zenone,
ch'egli avea fatto riedificare unitamente a quell'insigne mo
nastero e) (2). e) Muratori c.wp.

costretti a ritirarsi; per dopo aver incendiati luoghi a cui po


terono giungere ; cio sino alla chiesa di S. Michiele. Non a
noi possibile oggid chiarire questi fatti, i quali forse vennero esal
tali dagli slorici Francesi per dar gloria maggiore alla loro Nazione d). d> Dell '*'

(1) Nel 810 cominciano a diffondersi in Europa le cifre delle


quali noi oggid ci serviamo nei conteggi aritmetici : ci provennero
esse dagli Arabi stabiliti in Ispagna ed in alcune isole del mare
interno e). e) Ramponi- Cron.
unlv. t. un. p. 303

(2) Da una lettera di Carlo-Magno diretta al di lui figlio Pipino


re d Italia rileviamo gli abusi che molte pubbliche autorit com
mettevano in quel tempo. Essa cosi si esprime: Aver inteso che
alcuni duchi d' Italia, e i loro cortigiani, i gastaldi, i vicarii, i cen
tenari ed altri pubblici ministri, siccome ancora i falconieri e cac
ciatori della corte, recavano degli indebiti aggravii al Popolo e agli
ecclesiastici, prendendo stanza nelle loro case, e valendosi de' loro
avalli, e delle loro caini, con obbligar per forza gli uomini a la
vorar ne' campi loro, ed esiger anche contribuzioni di carne e di
260
810 .N ioduro imperatore, udito della guerra mossa da
Pipino ai Veneziani e della presa della loro citt, spedi Arsacio
spalano suo ambasciatore a quel re. Ma trovatolo morto, Arsa
cio pass neir ottobre in Aquisgrana e tratt con Carlo-Magno.
Vennero accolte le proposizioni di pace (1) ohe poscia
si effettu : nella quale obbligaronsi i Veneziani a pagare
annualmente ai re d'Italia da l innanzi una somma di da-
a) Muratori. Ann. . /n.
il' IUI. anno 810. liarO 3) (2).
811 Massenzio patriarca d'Aquileja successe ad Orso
verso quest' anno. Fu uomo d' alla dottrina, zelante per la
sua Chiesa e tenne la residenza in Forogiulio. Ide il risiali-
ro della metropolitana Aquilejese, ed ottenne a tale oggetto
dall'imperatore Carlo-Magno, nel 21 dicembre 811, a van
taggio di questa chiesa, il diploma di donazione di tulli
que' beni che Rodgando duca, e Felice suo fratello pos
sedettero nel territorio e citt d' Aquileja (5). Alcuni

vino, e commettere altre avanie. Per raccomandargli, se ci vero,


di porci rimedio in tutte le forme. Lettera veramente degna di cosi
b) nullo m. insigne monarca b).

(1) Il Palladio riporta aver trattato questa pace Fortunato pa


triarca di Grado. A noi per non venne fatto di rinvenire in altri
autori quanto egli asserisce.
(2) Il Liruti contrario a quanto, sotto quest' anno, qui ripor
tano gli storici Francesi. Asserisce egli, che il re Pipino non fu
mai in possesso dell' isole che compongono Venezia, n personal
mente, n a mezzo de' suoi capitani ; che la restituzione di quel-
l' isola a' Veneziani fatta da Carlo-Magno, e l'obbligo dell' annuo
tributo fu da essi adotto per accrescere gloria al loro re Fran
cese ; che per, se i Veneti si assoggettarono ad una contribuzione,
non lo fu se non per esser liberi nel loro commercio in Italia, n
Sl'uipSg.M^Ml: mai a titolo di soggezione o sudditanza e).
(3) I Feudi sotto Carlo -Magano e suoi successori in
Friuli (Il diploma 21 deceinbre 811 succitato degno d'osser
vazione, perch presenta la pi chiara ed antica memoria che noi
m?m. 'ol' '" abbiamo del primitivo costume de' nostri Feudi d). ) Fendo, Fcii-
dum nel latino de' bassi tempi, par che tragga la sua etimologia da
'267
riportano non esservi traccia eh' esso patriarca abbia effet a) Mroletti. Fair,
l'ertoldo di Moravia
tualo i suoi progettati ristami : ma il IS'icolelli a) ci avvisa fase. Bms. a litui; r.
pag. 40 a 42.
aver lui fallo l'istaurare la chiesa Aquilejcsc, situala nel
luogo di Bellcno (come fu detto a pag. 51), abbandonala
e ridotta cadente per le sofferte terribili incursioni de' bar b) l.lrull. Noi. eli.
bari b). Varii autori attribuiscono a Massenzio 1' erezione v. HI p. I6t alla tOT
-Rubeis. M. E. k.
col. 4(14-403.
dell'abbazia, o monastero della Beligna: ma noi, appoggiali

fides, latino corrottamente pronunciato, o fee gallico, fede. Femio


era un* estensione di terreno cui il possessore feudatario aveva di
ritto di usufruttuare per concessione del principe, o il' altro signore
superiore, ul quale in concambio doveva prestar servigio, dare ar
migeri in caso di guerra per un certo tempo determinato, e eh' e-
gli stesso doveva capitanare. Dal canto suo il principe gli prometteva
protezione e tutela in ogni circostanza; quindi una relazione com
pensativi! fra loro, che si toglievano le terre al vassallo se mancava
di fede al signore, si toglieva a questi la signoria su quelle man
cando all' altro. Conferendo un feudo, tre erano le cerimonie che
si praticavano: omaggio, fedelt, investitura, e delle quali
0) Mohv. Slor. eli.
ne parleremo e). toI. I pag. 252.
Fino a Carlo-Magno la Feudalit non ebbe regolare ordina
mento. Era un' istituzione fluttuante, e sebbene i codici de' Visigoti
e de' Longobardi contenessero parecchie disposizioni' sui feudi, era
per mollo lontana dall' aver un carattere preciso, e questi poleano
dirsi privati e parziali d). d) Sartori. Slor de'
feudi v. un. p. 29.
AH' epoca di Carlo-Magno tra i popoli Italiani ed i Franchi non
v' era altra differenza se non la maggiore estensione del feudale si
stema in questi che in quelli. Fu Carlo-Magno che ne' provvedi
menti da lui usati per assicurarsi il reame d' Italia ne adott uno dei
pi importanti, cio quello di estendere maggiormente il sistema feu
dale all' uso di Francia. Perci riparti i territorii dietro i loro confini
naturali formandone dei distretti. Diede il governo de' castelli e del
le citt a gentiluomini col titolo di conti e capitani, quello de'
confini ad altri che dissersi marchesi, come gi abbiamo osservato.
Dovevano questi uffiziali, nonch il duca, primaria dignit, prestare
vassattaggio al re; a patto per che dove senza prole morissero, i
loro feudi e governi passassero non gi al re, ma s in altri feu-
dalarii. N ai soli individui si concedevano questi feudali diritti, e
questi reggimenti ; ma ancora a chiese, citt, monasterii, i cui capi
erano pure eletti a conti, a marchesi o a semplici feudatarii giusta
'importanza del loro territorio e). c;i Delio p. n-ai.
Opera di Carlo-Magno fu pure di distribuire da per lutto i be-
TOfuii o feudi a' suoi gasinoti o fedeli, che con nome esclusivo
'2(58
al de Rubeis ed a Mons. Del Torre,' la riteniamo l'alia dal
patriarca Marcelliano (tocche dissimo a pag. 91 e 92), essendo
soltanto rislaurala da Massenzio. Questo patriarca si crede
abbia seduto anni 26 o 27, che morisse nel 837, o 838 nella
citt di sua residenza e fosse sepolto nella chiesa di quella
i) Liruli. Noi. di. r-^ll- \
voi. ih p 106-1-J-. Collegiata a).
811 Il confine fra le Diocesi d' Aquileja e di Salzbur-
go, a' tempi della morie di Orso patriarca Aquilejese, fu il

chiamaronsi ora bassi, vassi, vassalli, che divisero poi quelle terre
in simil modo ad uomini loro detti quindi vassalli vassallorum o
valvassori, i quali poi suddivisero ancora le terre a valvassini via
via minori, senza che sia possibile determinare a quanti gradi scen-
ifSj'iSgl'iJj.11" desse tale sminuzzamento b).
In tempo di pace i duchi non avevano debito che di lealt; i
marchesi, i conti, i feudatarii, le citt, le chiese, i monaslerii dove
vano inoltre fornire certa quantit di biade, traini, stanze a misura
dei bisogni del re ne' suoi viaggi e permanenza in Lombardia. In
guerra poi si i duchi che gli altri sunnominati, erano obbligati in
proporzione delle loro forze a prestare, oltre al proprio personale
Sh'in^iug0"' servigio, delle milizie fisse e de' cavalieri a tutto loro carico e).
Miglior Carlo-Magno la condizione dei Popoli diminuen
do i balzelli ed assoggettandoli a leggi fisse, e non arbitrarie come
sotto gli antichi feudalarii; alto non solo di giustizia ma di politi
ca, legando in tal guisa e Popolo, e Clero, e Nobilt al sovra
no. Mentre cosi rialzava il Popolo ed abbassava i grandi, pensava
alla buona amministrazione della giustizia, divenula sotto la tirannia
de' conti e signori il flagello del Popolo, tanto pi in quanto clicca
si d' esercitarla all' ombra della legge. Sostenne il contratto fen
dale, stabilendo delitto di fellonia il mancare ai patti in esso
convenuti, primo dei quali era il non abusare dei reali diritti com
messi alla fede dei vassalli, e non in assoluta propriet e dominio
n) Delio w. trasfusi d).
A freno de' feudatari! istitu questo monarca una specie di tri
bunale composto di alcuni individui che si chiamavano inviati
reali, o messi regi; e con ci apri al Popolo un asilo contro la
e) nello pag. 33. prepotenza de' grandi e).
In Italia la suprema podest legislativa risiedeva nel re e nel
gran Consiglio della Nazione (Assemblea generale); il potere ese
cutivo soltanto nel re. Polea, oltre le ordinarie, comandare straordi
narie convocazioni, intimare il servigio ai baroni ed ai vassalli. Que
sti al bisogno conduce va no i loro dipendenti, e cosi i vescovi e gli
abbati; ed i conti anche gli altri uomini liberi che possedevano terre
allodiali. Era principio fondamentale, che quelli che slavano sotto
269
(lume Drava, cos stabilito da Carlo-Magno con la sentenza
16 maggio di quest'anno; onde togliere ulteriori dissensioni
. i v ) l.lnill. Vile ol
ir loro a). 'oi. i pjg. 6.
8ii Tre eserciti vennero ordinali da Carlo -Magno
contro gli Unni e gli Schiavi. Uno di questi fu affidalo al co
mando del nostro duca Cadolaco, che esperto in quella guer
ra, assieme co' suoi Friulani batt pi volte quo' barbari, e

la podest militare di qualcheduno lo fossero pure sotto la sua


giurisdizione. Il diritto di condurre alla guerra e quello di ammi
nistrare la giustizia furono dunque una parte integrante del feudo,
perch lucrativa dal lato del feudatario. Tale era l' ordinamento
feudale dato all' Italia da Carlo-Magno. Sistema che in s racchiude
germi di debolezza per 1' esorbitante favore accordato agli eccle
siastici, sicch a poco a poco sfasciossi lasciando luogo all'anarchia b). Jj' ^'Taaliir
Sotto Luigi il Buono Gglio di Carlo-Magno, principe debole, umi
lialo dai preti, disprezzato dai grandi, i potenti feudatarii, i duchi,
i comi, tutti i grandi uffziali della corona confusero le propriet
loro concesse ed ammovibili coi loro proprii patrimonii, come pure
le cariche di cui erano investiti. E Carlo il Calvo, dopo la battaglia
ili Fontenoi fu forzato nella celebre adunanza di Querey-Oise, anno
877, ad autorizzare un tale abuso dichiarando gli uffzii ed i fendi
ereditarli. E cosi la seconda rivoluzione riguardo ai feudi fu in
tieramente consumata. D' allora In indipendenza dei grandi
feudatarii fu illimitala e vantavansi di non dipendere che da Dio
e dalla loro spada. I vassalli del conte non erano pi quelli del re ;
e i benefizi! annessi alle contee non furono pi dipendenti
dalla corona. La sovranit non fu che un puro titolo, e 1' usurpa
zione della corona fatta da Ugo Capeto a pregiudizio di Carlo il
Semplice non dest la pi picciola commozione e). 0j Detto pag. x>.
L' Italia governata da principi Francesi sub le stesse rivolu
zioni. In Germania per queste ebbero luogo pi tardi d). <i) Detto hi.
L" Omajjjjio (una delle cerimonie dell' infeudare) esprimeva
la sommessione e la lealt del vassallo inverso il signore ; e ci si
addimostrava cingendosi la spada e gli speroni, tenendosi col capo
scoperto, colle ginocchia piegate ed impalmando le mani con quelle
del signore o del re, come assecuranza di volerlo fedelmente e leal
mente servire colla vita e coli' onore; un bacio chiudeva la ceri
monia e^I e)vul.Mone. Slor. cit.
I pag. 52.
La Fedelt Cuna delle cerimonie dell' infeudare) dichiara vasi
con giuramento, ed era questo indispensabilmente voluto dagli sta
tuti. A far ci no.i era sempre necessaria la funzione formale, po
tendosi ottenere lo stesso per lettera o per procura. Anche gli ec
270
li costrinse a chieder paco a quelle condizioni che sarebbero
loro imposte da Carlo-Magno, a cui in Aquisgrana trasmise
^n^rsi?*' i principi capi degli Avari e degli Schiavi a).
811 I Veneziani mediante Ebersafio apocrisario im
periale ottennero, che Obelerio e Bealo, loro elogi, fossero
esclusi dalla dignit e dalla patria, mentre Valentino loro
terzo fratello, in ragione della sua giovanile et, pot rima
nere in Venezia, ma spoglio della ducale autorit. Perci il

clesiastici, cui si davano terre a titolo di feudi, erano tenuti a que


h) MokA. Slor. cit.
sto giuramento,
n.P 1,1
e le forinole non differivano molto da quelle usate
toi. i pg. m. nell omaggio b).
Investitura Fendale Questa era propria od impropria.
Intendevasi per investitura propria la consegna delle terre, e ci
facevasi colla presenza del signore concedente o di un delegato;
investitura impropria era un modo simbolico e consisteva nel pre
sentare una zolla erbosa, un sasso, un ramoscello ed altra cosa
secondo le diverse costumanze dei luoghi e la natura del feudo e).
<) uciio |iag. mi. Vedi anche a pag. 271.
Feudi o terre della Corona, erano fondi che dovevano
sostenere la dignit ed alimentare la magnificenza del trono. Qual
che volta crauo vaste provincie e monarchie che i giuristi imperiali
appellavano nel loro linguaggio ordinario feudi della corona; talora
essendo terre di qualche estensione sparse qua e l peli' Italia ed
altrove, si chiamavano terre del Osco, e liscalini quei coloni che
ii) ixito pag. sa ne dipendevano d).
Il Feudalismo Che questo fosse dai barbari della Ger
mania introdotto in Italia come da quelli che prima la invasero a
quei tempi, non debbe revocarsi in dubbio. Divenuti nelle loro
invasioni possessori di terreni fertili ed ubertosi, peusarono a trai"
proGlto dall' agricoltura, e sentirono la necessit di tener conto di
quella, per render pi certa la loro sussistenza; quindi, appena presa
stanza in quel punto o in queir altro, si spartirono con maggiore
o minore improntitudine i terreni dei vinti, dettando leggi, e talora
ben dure, agli antichi possessori, costringendone gli schiavi coloni a
lavorar per loro conto. Moltissimi in Italia, infiniti in tutta l' Eu
ropa furono i feudi che si andarono stabilendo. I disordini del si
stema feudale unitamente alla corruttela del gusto e dei costumi di
cui son causa, essendo andati progredendo per un lungo corso i
anni, sembrano avviati all' eccesso verso il line del XI secolo. Da
quel!" ra dobbiamo datare il ritorno di un governo e di costu
e) Dello pag . 2S9
e 2)6. mi diametralmente opposti allo stato di prima ci. L' ordinamento

'
271
Popolo elesse in nuovo dogo Angelo Parliciaco, chiamato ila
altri Participazio, nato in Eraclea. La sede ducale, sino a
questo tempo ferma in Malaraocco, venne trasferita in Rialto,
e il novello doge ivi fabbric il palazzo ducale, esistente
ancora a' tempi del Dandolo. E la citt di Venezia veniva
in allora chiamala dal Popolo anche Rialto, e dal clero Oli-

feudale dopo
K
la morte., di Carlo il Grosso scrollava,
, . ' , , i tir \
sfasciava, rove^ a) Moiri. Slor.elt.
sciava ogni cosa, e ci sul finire del secolo IX a). voi. iu pag. tot.
In fondazioni inferiori , ossia sotto-infeudazioni. . Dai
benefizii divenuti ereditarii e convertiti in feudi staccarono spesso i
possessori alcune porzioni che trasferirono in alni col titolo di
Sotto-infeudazioni. Consigli da principio queste trasmissioni
l' ambizione e l' orgoglio, poi la necessit di attendere alle guerre. I
olio-infeudati giurarono ai primi vassalli colle stesse forinole di
lealt e di omaggio come al principe. Queste alienazioni di feudo
non potevano per farsi dal vassallo senza il beneplacito del signore.
Le leggi di Lotario II, di Federico I e di Ruggero in Sicilia s' oc
cupano di questo divieto. Secondo le leggi di Francia, il signore ad
ogni alienazione fatta da un vassallo, aveva diritto di ripigliare il
feudo al prezzo di compra, o pretendere una certa porzione del
valore quasi tassa che a lui fosse dovuta per il mutato possessore.
In Inghilterra le sotto-infeudazioni, perch dannose ni sovrani che
perdevano i diritti di successione, ed altri vantaggi di signoria, fu
rono annullale dalla Magna Citarla b). b) Detto ..i p.Bi.
Vassalli investiti di Feudi I doveri dei vassalli investiti
consistevano, oltre a pagare certe tasse ordinarie ed altre straordina
rie, che si dissero Aiuti, anche nel non divulgare i fatti del signore,
nel manifestargli le insidie che si tramassero contro di lui, nel
non offenderne il letto, la dama, la famiglia in tempo di pace; nel
seguirlo in tempo di guerra iu ogni ventura guerriera a proprie
spese or per venti, or per quaranta giorni, secondo l' estensione
dei feudo, a prestargli il cavallo se venisse a perdere il suo, a non
abbandonarlo per qual si fosse causa, a darsi per istatico in sua
vece, se mai egli venisse ad incappar in mano dei nemici e). c) De" * 2i5
Oltre a quello che abbiamo riportato sotto 1' articolo Investi
tura (Vedi a pag. 270), diremo, che 1' investiture de' Feudi
davansi con varii simboli, cio colla tradizione d' un bastone, di
una coppa d' oro, di un ramo d' albero, ed altre simili cose, che
si mettevano nelle mani dui nuovo vassallo. Ma allorch si trattava
de' maggiori fendi, davansi queste per lanceam el confanonum, nella
qual congiuntura il vassallo prestava il giuramento di fedelt che ,,, ,., Ann.
tuttavia si pratica d). . i i'pJJmh xi
272
vola o Castello, perch il vescovo di essa abitava nella parie
a) Muntort. Ann
d' lui. uno SII. cosi denominala a).
811 Carlo-Magno in sul principio di quest'anno, se
pur non fu sul fine del precedente, rimanda a Costantino
poli l'ambasciatore di Niceforo, e seco lui invia col i suoi
ambasciatori, cio Aitone o Azzo vescovo di Basilea, Ugo
conte di Tours, e Aione ossia Agione Longobardo del Friuli ;
(1) perch quel saggio monarca distribuiva gl'impieghi
yi onorevoli della corte e del Regno non solo a' suoi, ma
b) Detto Irl.
anche a' Longobardi ed agi' Italiani b).
811 Malfermo in salute, l'imperatore Carlo-Magno fece
nell' anno presente una specie di testamento contenente il
modo di dividere i suoi tesori in limosine alle chiese (2)

(1) Gio. Francesco Palladio scrive: Agone di Slrasoldo conte


e) Palladio. St. eli.
nel Friuli che fu uno di que' primi conti che dallo stesso Carlo
pari. I p. 101-105. pochi anni prima furono creati nella provincia e) . Confessiamo
che ci sarebbe interessante il poter conoscere la fonte da cui egli
attinse si importante notizia; ma mancandoci questa, n facendo
parola di ci alcuno de' celebri autori delle cose nostre, dobbiamo
qui annotarla, mentre avremmo desideralo di poterla riportare nel
testo.
(2) La Chiesa al tempo di Carlo-Magno L'im
mensa potenza del Clero sovra l' opinione, acquistata coi tanti be-
nefizii recati nel barbarico scompiglio, anzich adombrare il saggio
monarca Carlo-Magno, fu da lui diretta ad incivilire ed unificare.
Mentre egli colla spada sospendeva l' irruente barbarie, doveano i
missionari usar la parola a mansuefar i rozzi confinanti, ed ispi
rare la venerazione verso il Capo della Chiesa, ed impedire lo sfin-
camento della societ e dei costumi.
Nessuno pi di lui moslrossi generoso di beni temporali al Clero
e d pie fondazioni ; ad ogni chiesa attribu un manso immune di
ogni imposizione e servigio. Assicur e rese obbligatoria la decima
pei nuovi convertiti sotto minaccia di scomunica, impinguando con
ci il Clero pi che non potesse con veruna dotazione. Conforman
dosi ad un decreto di papa Gelasio, ordin che il fruito della de
cima fosse equamente partito fra il vescovo, i sacerdoti e le fab
briche di ciascuna Diocesi e i poveri, cio gli ospizi!. Erano questi
amministrati e serviti dalla disinteressata carit del Clero; onde il
crescere de' beni ecclesiastici riusciva allora in pr de' poveretti.
275
ed a'po veri. Quindi buona porzione dell'oro, delle gemme e delle
vest fu divisa in ventuna parte destinate alle chiese metropolita
ne della sua Monarchia. Fra queste ve n' erano cinque in Italia ;
cio : Roma, Ravenna, Milano, Forogiulio, perch in questa a-
bita va allora il patriarca d' Aquileja, e Grado a). J'uSii!'
811. Un inverno straordinariamente freddo si prov
in Italia in quesl' anno b). u> Detto.

Pose rimedio alle triste arti con cui alcuni traevano i beni alle
chiese, o li disperdevano a vantaggio delle proprie famiglie, o li
volgevano a destinazione diversa della primitiva. Provvide che i
[>i \ <> i non donassero a scapito degli eredi ; imped d'assegnare a'
bici i patrimonii ecclesiastici, se non a titolo precario, e questi
pare a palio che gli utenti pagassero doppia decima, e con
servassero i monumenti del culto.
Protettori ufficiali delle chiese furono costituiti i conti, per cui
istanza vediamo confermati o resi i diritti ad una quantit di mo-
aasterii. Anche dei messi regii uno per lo pi era ecclesiastico,
siccome richiedevano le attribuzioni politiche assegnale da Carlo a
ciascun vescovo.
Andando la Giurisdizione annessa al possedimento delle
terre, il Clero la esercit sui possedimenti suoi non altrimenti che
i vassalli u' loro feudi; e perci alle donazioni solevasi annet
tere l' immunit, per la quale verun giudice regio sopra i domimi
ecclesiastici potesse fare alto d' autorit.
Carlo assod la Giurisdizione Canonica estendendola fi
no ai casi di sangue ; nessun cherico poteva essere sostenuto senza
avvisarne il suo diocesano; ai vescovi spettava l'inquisizione anche
dei gravi delitti commessi nelle loro diocesi. Gli avvocati delle chiese
almeno una volta l'anno tenevano placito in una delle citt da quel
le dipendenti, e vi rendevano giustizia assistiti da probi uomini.
Per tale Giurisdizione venne la Chiesa a penetrar pi sempre
nell' interno delle famiglie per le cause di matrimoni! e di testa
mento; e ad aumentar grandemente di possessi, attesoch molli
secolari le sottoponevano i proprii beni onde godere di quella. Impe
rocch quando i codici erano dettatura de' barbari, ed applicali da
gente rozza e passionala, pareva un oro il diritto canonico, e i
Tribunali 1 escorili, regolari nelle forme, stabili nel diritto,
iure vano di lunga mano le corti dei conti, pi ignoranti e corrotti.
Ma poich a questo modo il (riero restava sciolto quasi da ogni
iHpendeu/.a verso lo Slato. Carlo-Magno con ispeciali raccomanda
zioni frenava I' eccedere della concessione generale. Nel Concilio di
Francofone fu dato ti' appellarsi dalle curie vescovili al re, sebbene
18
274
811 Niceforo imperatore, indegno dell' augusta dignit,
venne ucciso iu una battaglia contro i Bulgari il 25 luglio.
Il 2 ottobre gli successe il buon Michele Curopalala, ottimo
d\i."no'ji,.n- "e' costumi e ragguardevole per insigni virt a).
812 Carlo-Magno, gi avanzato negli anni e con sa
lute mal ferma e desideroso di trasmettere al figlio Lodovico
pacifica e senza nemici la Monarchia, accolse gli ambascia-

poco vi si attendesse. Carlo limit il diritto dell' asilo sacro, ne


gandolo agli assassini; se un reo fuggisse sopra terre ecclesiasti
che per sottrarsi alla giurisdizione secolare, impose fosse mandato
fuori, altrimenti il conte lo arrestasse di forza ; e il vescovo che si
opponesse pagava un' ammenda.
Nel Clero per si era allentato il rigore e guasta la disciplina
coli' introdursi delle ricchezze, coli' entrarvi persone di famiglie illu
stri e potenti, e coll'otlenersi le dignit non per zelo e merito ma per
bottega; e i re, avvocando 1' elezione dei vescovi, preferivano spesso
g' intriganti e chi avesse pi danaro ed arte di spenderlo. Questo
sconcio non isfuggl a Carlo che, se sulle prime destinava a talento i
prelati, sul line del suo regno formalmente torn agli ecclesiastici e al
Popolo la scelta del vescovo, sebbene ai comizii di quelli soles
sero presiedere i regi commissario Pure la simonia guastava le
elezioni popolari come avea fatto le principesche.
La gerarchia erasi scompigliata sotto i Merovingi e lo spirito
<l' indipendenza, precursore e compagno del feudalismo, s' introdu
ceva ben anche nella Chiesa. I vescovi s' erano sottratti ai metro
politi, aveano preso a disporre assolutamente delle entrate, ed esteso
la giurisdizione a scapito del Clero inferiore. Entrati poi nelle Assem
blee nazionali, vi acquistarono predominio merc la santit del carattere
e la maggiore dottrina. Acquistato potere nelle citt, trassero a s
gli avanzi del governo municipale, mentre i vasti possessi e 1' estesa
giurisdizione gli eguagliava ai magnati secolari.
Scelti cosi, cosi occupati, concepivano pensieri secolareschi: viag
giare, menar caccie strepitose, ostentare iu pompe, mescersi agli
interessi mondani, brigar alla corte, e con ci profanare i misteri
e trascorrere a sacrileghe confidenze.
Facilmente l' esempio scendeva ai dipendenti ; e i Concilii o i
prelati movono spesso fervorose querele contro i traviamenti ile'
monaci e de' preti, ai quali si opponevano rimedii da' privati e
dal pubblico, dall' autorit civile e dalla religiosa.
Riforme Iucinaro di Reims, Eraldo di Tours, Riculfo di
Soissons dettarono regole al Clero, rammentando il dovere di smi
nuzzare la parola di Dio, di traliggere i vizii. insinuare la virt, inse
gnare a tulli il simbolo della fede e l'orazione dominicale. Pren-
275
lori di Michele nuovo imperatore de' Greci, e stabil pace
con quel monarca. Trailo pur anche col re di Cordova la
pace 'da quello richiesta, e cosi fece col duca di Benevento :
ma con questi a condizione dell'annuo tributo di 25 mila
a) Muratori. Ann.
soldi d' oro, che da li a due anni fu diminuito a). iV ita), anno 812.

812 Darmero, famiglia del Cadore, pass ad abitare in


Venezia, ove fu ascritta a quella nobilt e si estinse nell'an
no 1523 b). SWf *'
812 I Saraceni(1) di Spagna e d'Africa dispongono

lino in cura le vedove, gli orfani, gii stranieri; evitino ogni


commercio con donne; non trascorrano facilini;!. ti; a scomunicare
altrui, non corrano il paese trafficando, non si traforino nelle case;
'ivano sobrii, non portino armi, non facciansi appaltatori, non usino
taverne, non lascino vender vino nelle chiese, pena le sferzate e la
scomunica; cantino come si dee il Gloria, il Sanctus, il Kyrie elei-
">n, i salmi; abbiano scuole e libri scritti correttamente; anzi, per
ispirare augusta idea del ministero, sdii raccomandate le vesti de
ttoti; nessuno porti negli nflizii quelle che usa abitualmente; i
vasi sacri sieno d' argento, e ogni cosa pulita.
.Mia riforma del Clero volgeasi pure Carlo, procurando intro
durre nella vita religiosa 1' ordine e I' operosit che avea recalo nel
governo temporale. Pertanto ai Messi luminici ordinava di esa
minare se nascessero lamenti contro vescovi od abbati'; se questi vi
vessero conforme i canoni ; come li; chiese fossero tenute; se v' a-
'esse alcun disordine che il vescovo non bastasse a correggere. Ai
vescovi stessi poi chiedeva zelante cooperazione. I Concilii furono il
rimedio principale che Carlo-Magno oppose al rilassamento della
disciplina, sostenendo i canoni ecclesiastici col braccio secolare. 1
decreti di riforma in essi pronunziati ci rivelano i costumi e gli
abusi lei Clero. Ivi troviamo fin proibito ai sacerdoti di trovarsi
soli con altre donne che la propria madre ; rinfacciata spesso la
sensualit, vietati i solazzi secolareschi, il fasto, le clamorose cac
ciagioni, la milizia. Per gola de' lauti patrimonii brigavasi di trarre
sacerdoti i giovani doviziosi ; altri vi entravano per sottrarsi alla
milizia ; onde Carlo-Magno all' una cosa e all' altra si oppose. I
provvedimenti presi ne' varii Concilii fanno sentire il contrasto fra
l'intenzione del legislatore e la corruttela de' governali, se conti-
poa la predica, se i minimi atti vi sono regolati da prescrizioni, .iTiiiimiuoi,, ar-
'dizio di una societ novella, come di bambini, de' quali ogni passo JJlIn.si'.'iS'v'.RlI?'
ha bisogno della materna direzione e). So" i!" wl!" I"8-

(1) I Saraecui, o Saracini Gli Arabi, che con altro nome


'276
grandiosa flotta per iscorrere a' danni d' Italia. Perci Carlo-
Magno, non avendo per Y innanzi provveduto al governo di
essa, vi spedi in re, sentita la Dieta generale, Bernardo suo
nipote Tiglio di Pipino, affidandolo ai consigli di Walla uomo
a) Minatoli. Ann.
d Hai anno 812. di gran senno e di esperienza a).
813 Rotaldo vescovo di Verona cede a Massenzio pa
b) Uniti. >ol. cu.
triarca ti" Aquileja la giurisdizione del capitolo della chiesa
t. MI p. ir.-IW-
Rlltieis. M.I'.V col. di S. Giorgio di quella citt, per cui quei canonici passano
4111 -tKi l.inili.
^iloui'io1.11"8- soll 'a superiorit del Patriarcato aquilejese b) (1).

c) Zanetti iM Ben.
vennero poscia chiamati Saraceni e), appena stanziati nelP Africa si
diedero a tribolare l' Italia. E le cronologie che mettono all' anno
G52 la morte di Maometto, e nel 662 la rovina di Cartagine ope
rata dagli Arabi, segnano pure al 669 la prima loro discesa in Si
cilia. Trascorse poi un secolo e mezzo, nel quale periodo spi tra
d) Traini unlT. v.
V pag. Ita. vagliarono la Sardegna e la Corsica d). Questi Popoli dividonsi in
due principali classi, cio in stanziati e coltivatori, in nomadi e
pastori. Gli ultimi sono predatori per indole e per antichissimo a-
e) nulo voi. I pag.
bito; n possedono che alcune mandre e le armi loro, colle quali
SO*. mettono a tributo i Popoli vicini e le carovane e). Focosi come il loro
cavallo, sobrii come il cammello, superstiziosi, sanguinarli, generosi ed
ingordi di storie e di avventure. Religione la vendetta che tra
passa in eredit, e vile chi perdona ; talvolta accettano il compenso
del sangue, pi spesso puniscono l' innocente pel reo. A queste rap
presaglie d luogo fra' privati il minimo insulto recalo ad un onore
delicatissimo. Come senza piet nella vendetta, cosi sono senza li
miti nella riconoscenza; e il servo al padrone, il figlio al padre, il
dipendente al capo professano cieca sommissione. L' ospitalit e la
sobriet sono loro caratteristiche, come la predilezione e le cure
per il loro cavallo e per il loro cammello. Oziosi, gravi, solinghi, se
si uniscono diventano vivaci, ballonzani, armeggiano, improvvisano;
sono probi e fedeli alle promesse, e possedono una lingua armo
niosa e poetica. Ogni uomo pu menare di molte donne, bench
generalmente si accontentino di una o due al pi,- che possono ri
pudiare a talento. 11 nome di Saracini, secondo la varia pronuncia,
f I rjnlii. St. imlr. significa orientali, adri o palafrenieri. Probabilmente erano gli abi
Rar rol. Vili dalla
pag. " alla 11. tanti Sciatta o del deserto Sahara f).
fr# (1) Il Liruti riporta, che Massenzio patriarca d' Aquileja nel 813
recttssi in Verona a consacrare la chiesa di S. Giorgio di quella
citt, e che in tale incontro Rotaldo vescovo di col gli fece
cessione della superiorit del Capitolo di canonici di quella chiesa.
277
813 Leone Armeno Tiene proclamalo imperatore di
Costantinopoli, e Michele co' suoi figli astretto ad ab
bracciare la vita monastica a). d"^,mU?n'
813. I Mori di Spagua, corsari di professione, invadono
l'Isola di Corsica ed esportano grandiosa preda. Ma Ermin-
gardo conte di Ampuria, attesili al varco sotto Majorica, ri-

In altro luogo poi b), e nell'anno stesso, parla di tale cessione; 01!')'^!!:!)!'''
Dia la dice del Capitolo di S. Maria in Organo di Verona. Non pare
probabile clic di due Capitoli abbia in allora fatto cessione il ve
scovo Rotaldo, bensi di uno; e noi basali al documento inserito
nell'opera del de Rubeis, M. E. A. col. 404 e 405, abbiamo ripor
talo quella del Capitolo della chiesa di S. Giorgio e non altrimenti.
I Canonici Fin dai primi tempi alle cattedrali erano ad
detti sacerdoti che formavano un Collegio; vivendo coi beni della
chiesa, ed assistendo il vescovo nei misteri e nei sinodi. Nel Con
cilio di Laodicca del 5G4 si trovano nominali i salmisti canonici,
detti cosi dal canone o catalogo su cui erano registrali. Nel secolo
IV S. Eusebio radun il suo Clero in casa e mensa comune con
regole di vita austera. Il pi aulico esempio eh' io sappia fra uoi
in Como, che aveva canonici nell'803, e nell' 824 S. Giovanni di
Firenze. A Milano s' introdussero solo nel XI secolo, quando si sper
con questo far riparo al concubinato. Le tavole su cui scrivevansi
i nomi de' canonici erano cerale; e da ci il titolo di primicerius,
seeundocerius ec. San Crodegango vescovo di Metz sottopose il Clero
della sua cattedrale ad una regola che prescriveva il vivere comune
in una casa attigua alla chiesa cou voto d' obbedienza all' arcidia
cono; compartendo le ore fra lo studio e la preghiera, e ci nel 760.
Questi sono i canonici, i quali sebbene se ne possa trovare vestigio an
tecedente come abbiamo detto, pure allora soltanto ebbero regola
definita, col salmeggiare in comune, e accoppiando la monastica
forma al vivere secolare. SI ben ne parve a Carlo-Magno, che nel
Concilio d' Aquisgriua le' raccogliere quanto crasi scritto per meglio
dirigere quelle convenienze, le quali ben presto si dilatarono in
Italia ed altrove ; e cosi durarono lin al XII secolo, quando, per
evitare i nati scandali, cessarono dal vitto comune, e ciascuno abitan
do nella canonica riceveva una particolare prebenda. Perch non
faccia meraviglia che il Clero libero si sottomettesse senza contra
lto a nuovi rigori, convien ricordare che i beni delle chiese erano
amministrali dal vescovo, il (piale distribuir a ciascun sacerdote
la porzione che credeva; e poich, cogli spiriti secolareschi intro
dottisi, talvolta i vescovi trascuravano il loro Clero fin a lasciarlo
mancare delle prime necessit, volentieri fu accolla un' istituzione
che assicurava un vivere convenevole ed anche agiato e). S!?v!i'p?i.ni'ii
278
prende ad essi olio delle loro navi, per cui 500 Corsi pri
gionieri su queste ottengono la libert. Inaspriti i Mori, si
vendicano su Civita-vecchia, allora Cento Celle, e su Nizza di
Provenza che rimangono desolate dal loro furore: poscia ten
tano uno sbarco in Sardegna, ma respinti sono costretti alla
"iMlranuosr fuga con la morte di molti dei loro a).
815 Carlo-Magno, convocata in Aquisgrana una Dieta
generale, conferisce, assenziente quella, il titolo d' impera
tore al figlio Lodovico, e lo dichiara suo collega nell'Im
pero e nei Regni. Fu quindi fra liete acclamazioni coronato
con la corona d' oro , che il padre ordinogli prendesse dal-
bj Detto. l'altare e se la ponesse in capo b).
814 L'imperatore Carlo-Magno, nel giorno di sabato
28 gennajo, in et di 71 anno, dopo aver languito alcuni
mesi, spir. I posteri unanimi a dargli nome di Magno, mille
anni di storia empiuti delle cose bene e male creale da lui,
le voci del Popolo, e la poesia che lo cantano fanno di que
e) nono inno 8U
sto monarca tali lodi vere, che farebbon tacere anche uno
rouS'wi storico retore o panegirista e).
814 Lodovico imperatore figlio di Carlo-Magno, detto
dagli uni il Pio, dagli altri meglio il Bonario, incominci a ini-
d)Mk> e. . pag. periar solo su lutto l'Impero, tranne l'Italia eh' era di Ber-
S!"tC'p!'. nardo re d), e regn anni 26 e). Dando adempimento all' ulti
ma volont del padre conferm le giurisdizioni che da Carlo
e antecedenti sovrani erano slate concesse a' monaci di S.
UJt^Sfw.0*" Benedetto, fra le quali fu in Friuli il castello di Sesto f).
814 L'Italia sotto il re Bernardo godeva ottimo go
verno ; al cui ben essere cooperavano i consigli di Adalardo
abbate di Corbeja, e di Walla suo fratello, discendenti diilla
famiglia imperiale, perch pronipoti di Carlo Martello. Ma
i maligni screditarono il re ed i suoi consiglieri presso Lo
dovico il Bonario ; per cui perseguitali, ritirossi l' abbate al
suo monastero di Corbeja, Walla si f' monaco nel medesi-
i5lBllfrt*'**' mo d) e Bernardo vedremo aver line miserando.
279
810 Il papa Leone III cessa di vivere I' 14 giu
gno o in quel torno; fu gran erettore di chiese e targo be-
nefattore delle medesime. In questo pi che in altro sfog
giava, in que' tempi la divozione dei cristiani. Gli succes
se Stefano V, detto IV, diacono della chiesa Romana, uomo
pio e di vita veramente ecclesiastica a). d'ii"!'^ **.
817 Il pontefice Stefano V, detto IV, muore nel di 24
gennajo, e viene eletto al papato Pasquale, Romano di
nascita, le di cui virt Io resero degno di lode. Fu egli con
sacrato nel giorno 25 del mese stesso b). bjDwioimionn.
817 Le controversie pe' confini della Dalmazia cre
scevano tra i due imperatori d' Occidente e d' Oriente, per
cui il Greco sped Niceforo suo inviato in Aquisgrana. Que
sti dovette attendere col la venula di Cadolaco duca o mar
chese (1) della Marca del Friuli (che comprendeva anche
la Lihurnia, l'Istria e la Dalmazia Francese) al quale spellava
la cura di que' confini, e che Lodovico imperatore voleva
presente. Giunto, e conosciuta necessaria l'ispezione dei sili.
In Cadolaco col greco ambascialore inviato in Dalmazia uni
tamente ad Albigario nipote di Unroco ( probabilmente uno
dogli antenati di Berengario re d' Italia ), ed ivi accomoda
rono pacificamente quelle vertenze, accordandosi ne' confini
gi stabiliti per lo innanzi, cio restando la Dalmazia marit
tima all'imperatore d'Oriente, la mediterranea a quello d'Oc-
. , . e) Dello iviLiruil
adente e). nlm' TUl' '" v'
817 Siccone, nobile Friulano e della citt di Foro-
giulio, era in quest' epoca principe di Benevento e di Na
poli d). Fu figliuolo di Siccardo e di Avola. Il padre in- ^^'":iC-
corse nello sdegno del re Pipino, e partitosi dal Friuli

(i) Marchese La dignit ile' marchesi fu istituita ua-


gl' imperatori Franchi dopo 1' anno 800, e la pi mitica memoria di
e*si sale forse all'anno 815 e). l",*}1;"^
280
ulla volta di Spoleto, colla moglie e col figlio, ivi se ne mori ;
e Siccone e sua madre fermaronsi col. Poscia nell' 81 7 fu
fallo principe con corona, scettro e clamide regale, qual so
vrano di Benevento ; Principato in cui si distinse sopra tutti
i suoi antecessori, otto de' quali furono di sangue Friulano.
Fu egli che diede la forma e costituzione al Regno di Na
poli, che tempo dopo si fond ; e che aggiunse per il primo
al Ducato di Benevento il Ducalo di Napoli, della qual cosa
non poca gloria ne deriva alla nostra Provincia. Si vuole
eh' egli e Radelchi conte di Conza fossero gli uccisori del
l' infermo Grimoaldo duca di Benevento, ingratamente cor
ti ui!b' rispondendo agli avuti henefizii a).
817 Bernardo re d'Italia, inasprito pe' sospetti che
Lodovico nutriva contro di lui, mal consiglialo sui creduti
suoi diritti alla corona dell'Impero; n considerando che la
sua nascita soffriva eccezioni, e che le sue forze non erano da
cimentarsi col monarca Francese ; riunisce armali, e medila
la rivolta, alla quale quasi tutte le citt d' Italia diedero ma
no. Prevenuto l' imperatore Lodovico, raduna potente esercito
e marcia tosto alla volta de' rivoltosi. Bernardo conobbe
troppo tardi il fallace suo passo ; le truppe giornalmente di-
sertavangli, ed egli abbandonalo fu costretto ricorrere alla
clemenza dell' irritato sovrano. Deposte le armi, portossi con
molti suoi complici ai di lui piedi nella citt di Ghalons in
Borgogna; cosi gli storici Francesi. Ma una cronichella lon
gobarda porta essere stato l' infelice Bernardo fraudolente-
menle chiamato in Francia dall' imperatrice Erroengarda,
e che sul giuramento datogli di sicurt egli vi si rec, ma
che tradito venne fallo prigione assieme ai complici della
ft.".HMn- sua congiura bj.
818 Dalo fine al processo del re Bernardo e de' suoi
complici, fu profferita contro i secolari sentenza di morte, che
dall' imperatore venne commutata nella perdita degli occhi.
Sull'infelice Bernardo, e su Beginerio conte di palazzo (di
281
cesi per commissione di Ermengarda imperatrice ) fu si bar
baramente eseguila, che pe' dolori della medesima, dopo tre
giorni spirarono. Vacante per ci il Regno d' Italia, fu gover
al Muratori. Ann.
nato da' ministri imperiali a). d'Hai, anno 818.
818 L'imperatrice Ermengarda, moglie a Lodovico il
Bonario, attaccata tre di da violenta febbre, mori. Se vero
eh' essa abbia cooperalo alla morte del re Bernardo, la pena
al certo non tard a raggiungerla b). b) Dello.

818 Lindevito duca della Pannonia inferiore, macchi-


naudo innovazioni, spedi ambasciatori all' imperatore Lodovico
ad accusare Cadolaco, conte e marchese del Friuli, tac
ciandolo d' essere crudele, insolente ed ingiusto, e promo
tore di risse e di discordie ; ma gli accusatori non fecero
breccia. Perci Lindevito, dato mano alle armi, si ribell e). e) Dello.

818 Varnero II di Slrasoldo, per mano di Fortunato


notajo e cancelliere d'Aquileja fece estendere nell' anno pre
d)Ms. pad. 4M ilei
sente T albero genealogico di sua famiglia da Varnero I in conte Ricciardo dt
Stra-ioldo ulta au
poi, contenente la serie di undici et d) (1). tenticit del quale
V. a pag. no.;

(1 ) Famiglia dei Conti di Slrasoldo Questa famiglia venne


dalla Francouia iu Friuli verso la met del secolo V ed una delle pi
antiche famiglie nostre, e tra le prime che alcune storie annotano e) Stor. di Pietro
Messia Palladio
controdis tinta da cognome. Strassau o Strasoldo fu detta dal V sino pari. I p. 5 Doe.
di-N'Arch. dei comi
al XVI secolo, poscia Strasoldo e). Slrasoldo.
Rainhaldo di Strassau, il primo ad essere nominato, nel 448 lo
si dice legato di Ezio nell' esercito dell'imperatore Valentiuiano, ed
aver egli dopo la morte di quel generale assunto il comando delle trup f ) Mewfa. Vlla ili
Valcnl. imp.Pal
pe, e pugnato contro Attila f). Ma lo stipite di questa famiglia lo ladio e s.
troviamo in Cerner I che nel 453 fermossi in Friuli e cou auten
tici documenti fu ritenuto di alta e potente nobilt g). I suoi nipoti g) Ms. eli. e. sop.
poscia nel 585 fecero erigere in questa provincia il castello chia
mato alle Due Torri, che indi fu detto di Slrasoldo li): e si vuole bJPallad.cs.p.SR.
che anche Buouamaro ed Agone di Strasoldo abbiano decorato la
famiglia, quegli nelle armi, combattendo distintamente contro gli
Avari nell' esercito di Pipino re d' Italia, questi nella diplomazia I) ritraiamo Fcrr.
Notare Palladio
qual conte nel Friuli e come inviato di Carlo-Magno a Niceforo im e. Kop. pag. 104.
peratore di Costantinopoli i ) : mentre nel 062 1' imperatore Ottoni Anton lo Noiaro del
la citt il- Aurina.
li Grande dichiar libera nel suo Impero la famiglia Strasoldo I ). I il'.illdil .-.vp.US
282
819 Cadolaco marchese o duca del Friuli, ritornalo
dalla Pniinonia, ove per ordine di Lodovico imperatore erasi
portato coli' esercito contro il ribelle duca Lindevito, senza
w Muimon. Ann. avervi fatto alcun che di notevole, sorpreso da febbre, cess
d'IMI. anno 819 *
iu pg. ss, ni vivere a).

Tutto questo riportano gli autori ed i fonti da noi citati, a cui ri


volgiamo il lettore per la verit dell' esposto.
Quesl' illustre ed antica famiglia, segnalata nella carriera delle
armi, celebre nella diplomazia, distinta nella gerarchia ecclesiastica,
fu ed ornamento del nostro Friuli, ed una di quelle che tra le
principali d' Italia si distinguono. Ricca e potente, la vedremo farsi
centro d' influenza sotto i patriarchi Aquile]esi negli ultimi secoli
del medio-evo ed essere motrice di gl'avi fatti ora favorevoli, ora
bienni, muti net- avversi alla Patria nostra. La vedremo fatta cittadina di Udine nel-
Guem. d' Homls' l'anno 1300 h), occupare nel Parlamento Friulano l'ottavo posto
e) croma Momi- lra ' feudatarii; e nel 1387 il 10 luglio venir decorata in gran
eoa neii'o. f.t.ip. parte di que' privilegi che tuli' ora possiede e). Sino dal 15 feb-
brajo 1260 essa tiene investiture de' patriarchi d'Aquileja, e l'ul
tima conta la data 11 giugno 1357. Anche dall' imperiale casa
(])Ms.StrajoMoCrt
<1' Austria ebbe in Friuli delle investiture, e furono tra le prime che
pag. 4, sa e 716. quella dinastia rilasci nella provincia nostra d).
L' esleso possesso di questa famiglia su . molti luoghi e ter
re del Friuli ed altrove, la resero grande anche ne' beni di fortuna;
per cui, quantunque divisa in varii rami, si sostiene tati' ora con
molto decoro.
I beni da essa posseduti erano i seguenti. Nella Carintia il ca
stello di Aichelberg avuto in pegno dai conti di Gorizia, in unione
alla valle di Gayl con diversi beni. Da Massimiliano imperatore ebbe
in pugno Cormons con le ville soggette, in dono Coilroipo, Castel-
nuovo, il Contado di Belgrado e Fraforiano, Zuins, Fornelli, Pre-
set, Chiarmacis, il territorio di Monfalcone con la terra e rocca,
i castelli di Slrasoldo con le ville soggette che sono 12. Villes,
Villa Vicentina ( allora tutta bosco, ceduta dagli antenati Slrasoldo
ai signori Gorgo, per un censo che pagano oggid a questa fami
glia); Rosazzo con il castello, Villanova di Fara e la Grotta, Sof-
fumbergo con le ville soggette, Nusdorf, Medea, Corona e Moraro
nel Contado di Gorizia; e in Gorizia la casa avuta dai conti di
quella citt con molti beni; Lavariano, Chiasottis, Fara, antichissimo
) e wp par Contado, Volzana, Cestigna ed altri beni avuti anticamente dalla
1)7-418. ' S. Chiesa d' Aquileja. Il castello di Duino ricevuto in pegno e),
per ultimo diremo che sotto 90 villani possedeva essa i suoi beni.
Riserviamo poi alle epoche relative il far cenno pi dettagliato su
gi' individui, sui ineriti e sulle prerogative degli Slrasoldo.
283
819 Balderico, di nazione Francica, viene fallo mar
chese o duca del Friuli succedendo a Cadolaco. Pi
tolte pugn nella Pannonia , per ordine del monarca
francese, contro que' Popoli inquieti, e ne riporlo delle
viatorie. Resse la Marca o la Ducea per 10 anni ; ma per
la dimostrala infingardaggine nella guerra contro i Bulgari fu
spoglialo della dignit sua dall'imperatore Lodovico, e ci ^Ju"'-^^
neh" 828 a). SK.L-
819 Balderico duca o marchese del Friuli, visitando
la Carintia, provincia sottoposta al suo governo, scontrossi
eoi duca Lindevilo sul fiume Orava ; e bench Balderico
seco conducesse picciola brigata, pure si coraggiosamente lo
assali, che lo costrinse a ritirarsi nella Pannonia, con non
poca strage di que' barbari b). '\wn>Z*nn'

Serv, illuni e coloni, loro stato al tempo del Feudalismo.


Erano essi quella porzione disgraziata dell' umana razza nella
quale siamo costretti ad imbatterci pur troppo e in quasi tutte le
Nazioni. I servi obbligati al suolo o alla gleba vogliono essere di
sunii dai servi d' altrui nella persona, ossia schiavi. Pare che i
tolti in guerra e che non poteano riscattarsi, fossero ridotti in schia
rito. I Germani avevano portato seco l' idea e il principio della
schiavit, ma invadendo l' Italia ve la trovarono forse peggiore ; essi
poi non dovevano ignorarlo poich nelle vicende della guerra eb
bero pur troppo a sentirne pi d' una volta il peso e gli slrazii.
I servi ed i villani dovevano star fissi ed incatenati quasi alla
terra del sire. La fuga poteva chiamare sovr' essi spietati ed estremi
supplicii ; e alla per fine, ove sarebbon eglino fuggiti, se tutte le terre
starano in mano di arroganti signori non del loro pi miti o pi
uoiani? Dovevano costoro coltivare i terreni, segare le legna, ri-
staurare le strade, piegarsi ai servigi pi umili a volont ed a ca
priccio del padrone. Non tutti per erano a ci tenuti. Ve n' avea
d'aria certa classe ebe doveano soltanto pagare ogni anno una somma,
la quale non poteva essere lieve ; ci che per avventura giovava a quei
teudatarii o valvassori, i quali volevano contar sicuramente sopra
un capitale senza inquietudine, e senza sindacato. Questo nome di
servi scomparve poi dopo poco la formazione dei Comuni e dal
l' obbligo che avevano di far taglia ai padroni si chiamarono ta
gliabili. La quantit della taglia aveva un limite nella compassione
Pi Moii. Slnr.cit
tai signori; e questa era sempre vinta dall'avarizia e). wil. I pag. 2:i.
284
819 Il duca Lindevito muove un'incursione sulla Dal
mazia, ma Borna, duca di quella provincia, gli si oppone,
e poi abbandonalo dalle sue truppe, a stento pu salvarsi.
Perci Lindevito incendi e saccheggi molla parte della
Dalmazia. Nullameno Borna tenne fermo nelle fortezze, e oon
buon corpo d'armali molest alla spicciolala ed indefessa
mente l'esercito nemico, a tale che fu obbligato a lasciare
il paese, dopo aver perduto ben 3000 uomini, pi che 300
dMuKnrosiT' cavalli, e grosso bottino a).
819 L' imperatore Lodovico, ad istanza di Fortunato
patriarca di Grado, concede al Popolo dell' Istria il diritlo
di poter eleggere i suoi governatori, vescovi, abbati, tribuni
ed altri uffiziali, siccome per lo innanzi era stalo accordato
kjDeuo. da Carlo-Magno b).
820 L' imperatore Leone Armeno venne trucidalo
nella chiesa di Costantinopoli il di del S. Natale; furono falli
eunuchi i suoi figliuoli e cacciali in un monastero; e Michele
Balbo, dal patibolo a cui era condannalo dallo stesso Leone,
fu assunto al trono. Uomo macchiato di vizii era Balbo e
e) Detto uno, indegno di quella sublime dignit e).
820 I Popoli Carniolici fecero la pace coi Friulani, e si
riassoggettarono a Balderico duca o marchesa del Friuli; co
s pur anche parte dei Popoli Cariulii. 1 Carniolici confinanti
d) Detto - Liratl
con la nostra rprovincia abitavano al di qua
*
e al di l del
Nt.rt..,oi.mp. fiume Sava d) (1).
820 Dall' imperatore Lodovico, in quesl' anno, fu dato

(1) SI il Muratori che il Liruti riportano pure essere successa


questa pace Ira i Friulani e i Carniolici nel ritorno che Balderico
nostro duca fece dalla Pannonia inferiore, ove, contro il duca Lin
devito capitan l' esercito Italiano, penetrato col per la Carinlia,
ed uno dei tre spediti da Lodovico imperatore, i quali eserciti dopo
) Muratori e. .- aver energicamente combattuto trionfarono, e posero a ferro e a
m^g/m-Sa/' fuoco quasi tutta quella contrada e).
285
al Regno ri' Italia un re, se pur non avvenne nel preceden
te, e questo fu Lotario imperatore a). d^iSTSSo'iaf*"
820 L' imperatore Lodovico il Pio conferma li 27
dicembre di quest' anno, che la Carniola debba slare sot
to la giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato d' Aquileja b). creK?lpg!l.'s,r'
82) Fortunato patriarca di Grado circa questi tempi
fu da Tiberio suo prete accusato d' infedelt presso l' impe
ratore Lodovico, quasi esorlasse il duca Lindevi'.o a persi
stere nella rivolta, e gli spedisse artieri pel rislauro e la for
tificazione delle sue castella. Perci venne chiamato alla cor
te. Mosti-ossi pronto all' ubbidienza, e part tosto per l' Istria;
poscia fngendo portarsi a Grado, ed occultando il suo di
segno agli stessi suoi domestici, all'improvviso segretamente
ioibarcossi, e si diresse a Zara nella Dalmazia, ove rivelato
a Giovanni, greco governatore col, il perch della sua fuga,
ebbe prolezione, e per la via di mare fu spedito a Costan
tinopoli e). Sl?ric-,op-
821 Angelo Particiaco, doge di Venezia, saputo esse
re assunto al trono di Costantinopoli Michele Balbo, gli spe
disce ambasciatore Angelo di Giustiniano suo figliuolo, ma
rito a Romana nobile donna ; il quale giunto col, infermossi,
e mori pochi giorni dopo d). jDetto.
822 In quest' anno, per ordine di Lodovico impera
tore, il nostro marchese o duca Balricrico condusse dall'Ita
lia nella Pannonia un fiorilo esercito contro Lindevito duca
della medesima ; il quale costantemente ritirandosi fugg la
battaglia, e propose la pace ad ogni condizione. Ma passato
nella Dalmazia, ove il duca Lindemusto, o Ludcmoslo, cugino
di Borna, governava , fu da lui ucciso, non senza motivo,
nell' anno seguente 823. Cos ebbe fine questa guerra che
cost tanlo sangue
e_ tante sciagure
D alla Pannonia; e Bai- e), ..
Detto anno (84
derico co' nostri Friulani pot godere non breve quiete e). ^Ti'p!.!:
823 Lotario imperatore nel giorno di Pasqua, 5 aprile
dell' anno presente, viene da papa Pasquale in Roma in
286
coronato imperatore. Da qui prese principio una delle epo
che degli anni dell' imperatore Lotario, che di poi fu la pi
d'iKSa- usata in Italia ed altrove a).
823 Massenzio patriarca d'Aquileja, come metropolita,
consacra solennemente Erulfo in vescovo di Mantova, calle-
EoiLli^K.vsaLcc' drale sufjfraganea della chiesa Aquilejese b).
825 L' imperatore Lodovico continua col mezzo dei
suoi messi a togliere gli abusi ed a rendere giustizia ai Po
poli ; cos Lotario imperatore per ordine del padre adem-
cj Muratori e. op. piva in Italia questo sacro dovere e).
824 Il pontefice Pasquale muore in quest' anno. Fu
pto e compassionevole uomo, riscaltalore degli schiavi cristia
ni, munificente verso le chiese e caritatevole co' poveri.
Successe nel Papato Eugenio II gi arciprete di Santa Sa-
d) Detto anno 824. bina d).
824 Lodovico imperatore costretto ad intraprendere
la guerra contro g' inquieti Popoli della Bretagna minore.
Oltre quaranta giorni dur la devastazione di que' siti e a
tale che si sottomisero quegli abitanti, e diedero ostaggi per
ejDetto sicurezza delle promesse e) ().
824 Fortunato patriarca di Grado, nell' occasione che
i legati del greco imperatore Michele Balbo nel mese di no
vembre si portavano in Roano all' udienza dell' imperatore
Lodovico per confermar la pace fra l' uno e I' altro Impero,
recossi egli pure col, desideroso di essere rimesso nella
grazia di quel sovrano. Nulla dissero gli ambasciatori a di
lui vantaggio, ma da s medesimo parl a sua discolpa; ed

(1) In quest' epoca, secondo gli abusi d' allora, che durarono
anche gran tempo dopo, i vescovi, gli abbati, ed altri ecclesiastici
che avevano de' vassalli erano obbligati ad intervenire con le armi
alla guerra; quantunque i pontelici ed i Concilii movessero forti
lagnanze, e Carlo-Magno avesse promesso di esentarli dalla mede-
f) Detto. sima f).
'287
il monarca lo rimise al ponleiice Nomano siccome giudice
competente per lui. Il Dandolo poi porla, die questo pa
triarca dopo un1 instabile vita mor in Francia; lasciando per
testamento alla Chiesa di Grado molti ricchi arredi acqui
stali nelle sue varie vicende a). 5'iolllnno sa'"'
824 Venerio, nato in Rialto, successe a Fortunato nel
Patriarcato Cradese, e fu egli che rifabbric in Grado molte
chiese cadenti per la loro antichit h) (1). t) Detto.
825 Gli ambasciatori de' Bulgari recaronsi in Aqui-
sgrana presso V imperatore Lodovico, onde por fine alle di
spute de' confini fra la loro Nazione ed i Franchi. Da ci
pare che i termini del dominio Franco si estendessero ben
olire nella Pannolini, mentre giungevano sino alla Bulgaria.
Tuttavia potrebbe essere che que' Popoli occupassero al
lora pi vasto paese che la Bulgaria moderna da noi conosciu
ta, e potessero anche siffatte liti essere accadute dalla parte
della Schiavonia. Rispose 1' imperatore con sue lettere al re
de' Bulgari, n successe in allora alcun accordo fra loro e). e) Detto inno sb.
825 Circa questi tempi, cosi il Dandolo, i dogi di
Venezia spedirono Giusto prete loro legalo, unitamente a
Pietro diacono di Venerio patriarca di Grado, agi' imperatori
Lodovico e Lotario, ed ottennero la conferma delle esenzio
ni de' beni spettanti alla Chiesa Gradese nel Regno d' Italia d). ) <>
826 A Balderico duca o marchese del Friuli, e a
Geroldo conte della Carinlia, fu da Lodovico imperatore in
viato Bertrico conte di palazzo, con ordine d' informarsi se
la sparsa nuova della morte del re de' Bulgari fosse vera ;
ma la si trov falsa e). e) netto un *

(1) Il Palladio, dopo Fortunato, segna l' elezione di un Giovanni,


ma dice aver egli rinunziato, ed essere successo Venerio. Scrive an
che aver il patriarca Fortunato eretta di nuovo la chiesa di S. A-
gata in Grado atterrata dal mare, e rinnovata quella di S. Pellegrino
distrutta da' Gradesi per tema de' Franchi f). {Amo?10 part
288
820 In quesl' anno il nostro duca o marchese Balde-
rico intervenne alla Dieta d' Ingeleiin presso il Reno, radu
nala dall' imperatore Lodovico, a cui comunic nulla aver
potuto penetrare sulle intenzioni de' Bulgari. In tale incon
tro Balderico condusse seco alla corte imperiale Giorgio
prete Veneziano fabbricatore di organi, che da Lodovico
d'iuiu?ilTO>Bn- m manu>alo in Aquisgrana, acciocch uno ve ne costruisse
l.iruii. Not. clt. v. ^| \ /i\
III pag 212-233. COKI 3J (1).

827 Muore nel mese di agosto il papa Eugenio li,


di cui poche memorie ci rimasero per l' incuria di que'
tempi. A suo successore fu eletto Valentino diacono o ar
cidiacono, uomo il' insigni virt ; ma non scorso il mese,
tesso di vivere, lasciando desiderio di s. Fatta nuova ele-

(1) Organo 1/ invenzione di questo grande ed armonioso


istrumento mollo antica, bench lo sappiamo poco usalo prima del
Vili secolo. Pare sia sialo tollo dai Greci. Vilruvio ce lo descrive
bi eia ben ni ue' decimo suo libro. L'imperatore Giuliano ha un epigramma in
u.iiv v vip.79-80.' sua lode, e San Girolamo ne parla b); e cosi Cassioiloro che
li pag. 'aa^Mo.T- accuratamente lo descrive e). Lo si vede in Francia per la prima
ti l i Db. vo'la ne"' anno 757 spedito in dono da Copronimo Greco impera
to!, un. pag.' 270. loie al re Pipino d). Anche Costantino Michele don un organo a
Carlo-Magno; e da' Francesi si considera come cosa straordinaria,
che sotto quel principe uno ve ne avesse nella chiesa di Verona.
Si tace interamente che quella invenzione era realmente italiana,
e che un prete Veronese port quel!' artifizio in Germania, ed e-
segui, d' online di Carlo-Magno medesimo, il primo organo in Aqui
sgrana. Dubbio rimane dunque ancora, se dall' Oriente passasse
quell' artifizio in Europa, come i Francesi asseriscono, o' se ila qual
che Italiano fabbricato fosse quello strumento ad imitazione di quelli
dell' Oriente ; e certo soltanto non essere noto quale ne fosse
anche noli' Oriente l' inventore. Gli organi erano comuni in Italia
nel XI e nel XII secolo, e nelle chiese di Francia non se ne co
minci a far uso se non che nell' anno 1250, dopo S. Tom
maso d' Aquino, e forse portata fu col queir arte dall' Italia.
In appresso g' Italiani singolarmente si diedero a migliorare ed
estendere in ogni modo queir arte, e costruirono a gara organi ma-
ravigliosi, tra' quali celebre fu per alcuni secoli quello di Trento,
consumalo dalle fiamme, e ristabilito o rinnovalo recentemente dai
__ .
rrTcalrn unir. T.
fratelli
,.
Sciassi
, ,.
di Bergamo,
. \
i quali portala hanno quesl' urte al pi
via w. tu. alto grado di perfezione e).

^
289
zione, ascese al trono Pontificio Gregorio IV parroco, ossia
cardinale di S. Marco, personaggio pio, caritatevole, e for
nito di molli pregi a). SfittSiS*-
827 Mancalo a' vivi in quest' anno Angelo Particiaco
o Parlicipazio doge di Venezia, Giustiniano suo figlio, molto
tempo prima dichiaralo doge, continu a governare, ed
ottenne dal Greco imperatore Michele Balbo il titolo di con
sole imperiale b). *) >*ii-
827 Massenzio patriarca d' Aquileja, bramando ridurre
all' antica obbedienza della sua Chiesa quella di Grado e le
altre da lui dipendenti, appoggiato da papa Eugenio e dai
regnanti augusti, ottenne fosse convocato in quest'anno un
Concilio, o Sinodo, di molti vescovi nella citt di Mantova.
Ivi, discusso sulle differenze di primazia Ira i patriarchi iF A-
quileja e di Grado, ebbe sentenza quale egli desiderava,
cio essere il Patriarcato Aquilejese V antico ed il metropo
litano, matrice la Chiesa di questo, filiale la Gradese, fosse
deposto Venerio patriarca di Grado, e divenissero soggetti
alla Chiesa d' Aquileja tutti i vescovi dell'Istria e). (1) '.gTwwm:
Ma dopo lutto ci continu egualmente a sussistere il Pa
triarcato di Grado d). ) ir' .
828 La Monarchia Francese non pi retta da un
Carlo-Magno sentiva gli effetti della sua decadenza. In Ca
talogna l'armala imperiale inviata contro i Mori compor
tassi vergognosamente. Altrettanto quella d'Italia, nella Pan-
nonia o Carintia, diretta contro i Bulgari, i quali danneg
giarono gran tratto di paese di ragione dell' imperatore sen
za resistenza, senza conlraslo. Perci il monarca Lodovico
nel febbrajo di quest'anno tenne in Aquisgrana grande Dieta

(1) Il Liruti e) pone in dubbio questo Sinodo Mantovano pil ha e)tjraii.Nr.i.rfi.


per falsi i documenti che lo comprovano: noi per appoggiali al v ''
grava de Rubeis ed all' immortale Muratori lo abbiamo riportato.
19
290
e cass gli uffzi ali che aveano mancato al loro dovere.
Tale pena cadde pur anche sul nostro duca o marche
se Balderico, e la Marca del Friuli (1) eh' egli
solo governava , fu divisa in quattro contee , ossia quat
tro governi di citt ; le quali probabilmente furono (di
vidale del Friuli, Trevigi, Padova e Vicenza, se pure fra
nuLnaoH* queste non fu compresa Verona a). Secondo Liruti abbrac
ciava questa divisione il Friuli , 1" Istria, la Carinola e la
kWfcr Carintia b) (2).
828 La traslazione del Corpo di S. Marco Evange
li Muratori r.,P. lista da Alessandria a Venezia si fece in quest'anno e). -
828 L' imperatore Michele Balbo chiede forze nava
li (3) a Giustiniano doge di Venezia per opporsi ai
Saraceni che invadevano la Sicilia. Furono queste spedite,
<i) netto. ma riuscirono inutili d).
829 Siccome incerto l' anno in cui Lotario impe
ratore provvide al buon andamento delle pubbliche scuole
grandemente decadute, noi .seguendo il Muratori riporterei

(1) Da ci scorgiamo, che prima di quest'epoca era stata formala


la Marca del Friuli, e che per l' indicato avvenimento cess
d'avere un duca o marchese, e venne divisa in quattro parti: ma
non andr molto che la vedremo risorgere come prima. Riguardo
ai Marchesi della Marca Friulana sembra potersi conget
turare che risiedessero in Trevigi, mentre sappiamo esser quivi la
e) netto. zecca dell' imperatore e)

(2) Pensa il Liruti che al marchese o duca Balderico succedesse


nel governo un certo conte Unroco o Enrico figlio del prode En
rico duca del Friuli, e fosse ivi istituito da Lodovico imperatore ;
e che poscia a lui seguisse nel regime S. Everardo suo figliuolo:
ma di ci non havvi nulla di certo. Dice anche essere quesl' Unroco
o Enrico quegli che diede origine alla nobile terra di Sacilc e
ilnitaw*,' fond ivi la chiesa di s- Nicol 0-
(3) Le forze navali degl' imperatori d' Occidente in quest' epoca
iti ami eran0 veramente trascurate; perci insolentivano cotanto i Saraceni
di Spagna, d'Africa e di Seria g).
'201
ino qui aver questo sovrano con un suo capitolar e slabililo
IX scuole in Italia, fra le quali una in Forogiulio : (1)
a cui per quella legge concorrer dovevano i giovani delle :il muratori. Ann.
d'Hai, anno KW-
citt del Friuli e dell' Istria a). Canili. Slor. iiniv.
Rao. y.IX iug.18*.
829 Muore Giustiniano Parliciaco o Pnrlicipazio doge
li Venezia e lascia molli legali a luoghi pii, con un fondo
considerevole per l' erezione d' una chiesa in onoro di S.
Marco Evangelista. E Giovanni suo fratello, gi collega nel
Dogato, continu nel governo de' Veneziani b). li) Muralun e lup.

850 Monastero di S. Maria in Valle nella citt di


Forogiulio, nominato di poi monastero maggiore, passa
in quest'anno sotto la superiorit spirituale di Massen
zio patriarca d' Aquilcja, per il diploma rilascialo a suo
favore da Lodovico imperatore e da Lotario Augusto III <) Uniti. Noi. di.
v. IH p IfcM'.n-
RuMi. M. K. A.
novembre 830 e) (2). COI. 110 e ili.

(1) Il Liriili asserisce che questa scuola fosse allora gi mi


tica in Cividale; perci essere stata dall' imperatore Lotario neh' 82,
o 824, confermala d), non stabilita da lui' il)l.lrulir. s. p.lKG

Maestri l scuola in questo tempo in Italia Essi non


insegnavano che la (rammatica, la quale per abbracciava un
vasto campo; cio, oltre la lingua latina, versava intorno alle lima
ne lettere, alla spiegazione degli antichi scrittori e poeti Ialini, con
qualche tintura delle Sacre Scritture, colla giunta talvolta del com
puto sulle lunazioni, ed altre simili cognizioni. Ci narrarono delle
fole coloro che spacciarono universit di arti e scienze in que' tempi
come oggid, facendone istitutore Carlo-Magno. Era fortuna in quei
secoli rozzi il poter avere un buon maestro. Le scuole di cui par
liamo trovavansi allora in molli monasteri di monaci ed in alcune
citt. Anche i vescovi talora insegnavano, ed i parrochi de' villaggi
erano tenuti ad ammaestrare nelle lettere i giovanetti e). . e) Muraioli e. siip

(2) Il Monastero li S Maria in Valle nella citt di


Forogiulio, per monache di S. Benedetto, venne fatto edificare da'
principi Longobardi vicino alla basilica di San Giovanni entro le
f jnnl.i'k U.R A.
mura della citt, in luogo che chiamasi Valle f). Su questo Ceno col. ilo.
bio, la di cui epoca di fondazione ci ignota, ma che noi crediamo
pi antico di quello di Salto, sentasi quanto riporta il Nicolelli:
Hebbe opinione la passata et, che questo monasterio, overo da
Elfo, Marco et Antonio nobilissimi Longobardi, col consenso di
292
850 Lupo, o Luponc, abbate di Sesto, portatosi in Man
tova all' imperatore Lotario ottenne, il 12 marzo, il di
ploma concedente a lui e suoi successori I' immunit
da qualunque gravezza fiscale, e giudice pubblico; cosi
che esso e tulli gli abitanti e terre dell' abbazia, in
qualunque luogo situate, non avessero ad esser soggette ad
alcun giudizio, n pagare qualsiasi imposta neppure di Pa
rata (i) Fodero e Mansionatico o altra sorte; ma egli

Desiderio e d' Adelgiso Re di quella Nazione fosse stato fondato


e sotto l' istituto di Sa' Benedetto accomodato a Perlrude loro
madre, Donna di santissima vita, o pur (il che pi credibile)
dai Re Longobardi, i quali con celeste intenzione levando l' o-
nore all' inferno, e dando la gloria al cielo accesero i lumi a
Cliristo nella Chiesiola interna, gi tempio degli Idoli, notabile
per struttura antica di marmi, dove erano sepolte le ceneri d' u-
na coborte Romana valorosamente morta contea Barbari descritta
in parte in un sasso che fin oggid si vede nel pavimento. Si
< govern per molti anni sotto la protezione Reale, litiche caduto
il Regno de' Longobardi alla Corona di Francia, Lodovico, e Lo-
thario, Imperadori Francesi co' speranza d' una sempiterna re-
muneratione appresso Dio lo posero alla podest spirituale di
Massentio Patriarca nel 830.
< Dopo questi, Berengario il primo, che essendo Duca di Friuli
solo fra infiniti Italiani con altissimo oggetto s' affatig restituire
alNieololtim (II. all' Italia l' imperio, ampli questo snero luogo, cosi donandogli
fase. Bp. 48-1" ter. un palazzo vicino detto Gastaldnga a) (e volle che il monastero
di Salto fosse trasportato nella Citt d' Austria, Cividale, e fu chia
MMorw. Guerra Ot.
mato Monastero in Valle, perch situalo nel luogo che si nominava
Kor.T.lp.JI8e530 Valle, ovvero Gaslahlaga d) ) come negli anni di Cristo 1058 Go-
topoldo Patriarca, illustre non meno per umilt di spirito che per
singolarit di opere, gli aggiunse alla facolt altri beni. In seguito
i patriarchi successori e molti nobili Friulani li diedero preminenze
giurisdizionali ed ampie rendite. Gli stessi Sommi Pontefici li con
cessero larghissimi indulti prendendolo sotto la speciale loro pode
r ) Mmlelll e. aop.
pag. ti tergo. st e) come vedremo.
(1) Parata o Parato era un censo che i sudditi corri
fi! Pallaillo.St.cll.
pan. I pag. 86. spondevano al re quando faceva viaggio d).
Forici*.- Fodcrum o Fodrum. Pensa il Du-Cange che il nome
di Foderi importi solamente il foraggio per i cavalli: ma si esten
deva di pi questo peso, perch ne' secoli susseguenti al secolo
Vili, ne' quali fu maggiormente in uso la parola Fodcrum o Fodrum,
ci Muratori. Pi*.
ct.TOI. I.pas- 113. s'intendeva il vitto per i soldati e). Il Foriero era una soma di
293
e gli abitanti fossero immediatamente sotto la prolezione e
difesa dell' imperatore, rinunziando anche a qualunque jus-
patronalo o ingerenza, die esso imperatore o suoi succes
sori potessero avere in occasione dell1 elezione di nuovo
abbate: n dovessero pagar nulla al suo lsco a). &Hh,!<w-!m:
Pu essere che nell' anno 830 accadesse ci che nar
ra il Dandolo, cio ohe Obelerio gi doge deposto di Ve
nezia furtivamente ritornalo si fortificasse nell1 isola appel
lala Vigilia; il che penetrato dal regnante doge Giovanni,
colf esercito assedi queir isola. Ma que' di Malamocco, es-
seudo Obelerio loro concittadino, passarono \ di lui campo
abbandonando Giovanni : per la qual cosa qucsli si diresse
su Malamocco, ed espugnatolo I1 incendi. Tornato poscia con
tro Obelerio s' impadron di lui e lo fece decapitare b). d'ini"';!"'
833 Al Patriarcato Aquilejese vengono accordali varii
privilegi col diploma rilasciato in quest' anno al patriarca
Massenzio da Lodovico imperatore e da Lotario augusto. Con
esso furono confermati alla Chiusa de' patriarchi d'Aquileja
lutti i privilegi stali concessi da Carlo-Magno : ma pi espres
samente venne stabilita V esenzione dalla giurisdizione de'
messi e giudici imperiali, ai quali fu vietato per qualunque
ttolo T esercizio della loro autorit sulle persone e sulle cose,
e sugli abitanti stanziali sopra le terre ed i domimi del patriar
ca e della sua Chiesa in qualsiasi modo acquistala : colla

frumento, o ridotto per istima in danaro, che pagavano i Popoli al


re nella sua venuta in Italia e), Fodrum o Foderum, era nn aggravio pin*" pjj.".0"
cio 1' obbligo di alimentare i soldati, e Un lo stesso imperatore e
lulta la sua corte, quando passava pel paese. Abbracciava il iodio
audio foraggio e biada per i cavalli. A pagare queir aggravio erano
temili non meno gli ecclesiastici, che i secolari ; ed anche i beni
dei Romani pontefici andavano soggetti a questa gravezza. Fu ac
cordata l'esenzione per a molli vescovi ed abbati: e pare ezian
dio che i vescovi esentati raccogliessero poi esso fodro dai sudditi
e se 1' appropriassero d). lnlri wc est annoine militaris qua ad hi. T"ap?SSo!
vicluin militum, vel equorum prmlabalur e). n,im. ' K k'
l291
proibizione Ji erigere tribunale ed esigere imposte di qualsiasi
a) ip.
Uniti.inaila
Noi. eli.
1% ..., N
borie aj /I\
(j.
T. Hit

833 Sicone principe di Benevento, nostro Friulano,


dopo 15 anni di regno muore in quest'anno, o forse nel
precedente. Fu lodato per aver egli difeso il Ducato Be
neventano dall' ira de' Francesi, assediato Napoli (2)
e reso tributario quel Popolo, eretta forte citt nel monte
Triffisco, non lungi da Capila, e un sontuoso tempio per
riporre il corpo di S. Gennaro vescovo e martire, decoran
dolo di molli doni d'oro e d'argento. A Sicone successe
nel Principato Sicardo suo figlio, gi dichiarato suo collega
e al dire di Erchemperto anch' esso divoratore de' suoi
SMlrSm"- sudditi b).
833 I Saraceni Africani, barbari corsari, gi impos
sessali di quasi tutta la Sicilia, faceano delle funeste scor
rerie su tulio il litorale del Mediterraneo, a di cui ri
paro il vigilante papa Gregorio IV fece fabbricare una
nuova e forte citt (3) nel sito d' Ostia, con ordine, di
r) Dello. denominarla Gregoriopoli e).
834 Nelle gravi e dannose dissensioni procurale a
Lodovico imperatore da' suoi ligli, e particolarmente da Lo
tario, uno fra gli ambasciatori spedili dal padre a queslo

(1) Principi e signori della maggior parte del Friuli potevano


veramente chiamarsi in quest' epoca i Patriarchi il' Aquileja,
e bench noi fossero per dignit se non posteriormente, lo erano
di l'alio, e tanta grandezza la dovevano alle larghe donazioni ed ai
privilegi loro concessi da Carlo-Magno, da Lodovico, da Lotario e da
varii altri principi e re. Quindi sino dall' epoca del patriarca S. Paolino
.i uniti e. sopra, pare clic giustamente potesse loro convenire il titolo di principi d).

(2) Negli assedii in quest' epoca atloperavansi per abbattere le


o) Duraturi e. op. mura delle citt arieti e manfani e).

(5) Le Fortezze fabbricale in quesiti tempo costruivansi con


alte e grosse mura, con porte ben lorlilicate, troniere e pelriere,
i) netto. e con buona fossa all' intorno f).
295
onde consigliarlo alla pace ed al filiale rispetto, In Beren
gario uomo saggio e parente suo; il quale secondo I' Eccar-
do era figliuolo di Unroco conte e fratello di Eberardo mar
chese del Friuli. Questo Berengario viene chiamato dal Te-
gano: duca fedele e saggio; il quale seiido mancato di vita
nell'anno seguente, fu assai pianto dallo stesso imperatore
e da' suoi tgli a). ^T
835 Massenzio patriarca d' Aquileja, appoggialo dal
l'imperatore Lotario, obblig i vescovi dell' Istria a rico
noscerlo per metropolitano, sottraendoli cos al patriarca di
Grado, quantunque il pontefice Gregorio IV lo ammonisse a
desistere da tale novit b). i>) dmiouuoml
835 Giovanni doge di Venezia viene cacciato da quel
la citt da alcuni principali di essa ; si ritira in Francia e
ricorre all' imperatore Lodovico. Caroso tribuno, figlio di
Bonizio, pure tribuno, occupa il Dogato per sei mesi; poscia
privato degli occhi viene mandalo in esiglio, e Giovanni ritorna
al suo governo e). <) De-
836 S. Everardo, o Eberardo, marchese del Friuli,
reggeva gi la Marca in quest' anno. Era uomo di virt ,
e di pura coscienza, di allo lignaggio, talch Lodovico il
Pio imperatore diedegli a consorte Gisla o Gisella sua fi
gliuola e sorella dell' imperatore Lotario. Da questa ebbe
quattro figli, e tre figlie. I figli sono Unroco, Berengario,
Adalardo e Bodolfo. I due primi occuparono il Ducato del
Friuli, il terzo fu conte di Nemours, e 1' ultimo monaco ed
abbate. I nomi delle figlie sono Egeltrude, Giuditta, Ed
vige moglie l'ultima di < Illune duca di Sassonia, madre di Arrigo
re di Germania, il quale ebbe a figlio Ottone il Grande im
peratore. Everardo fu compadre dell' Imperatore Lodovico II
e mori nell 868, o 809 d) (I). Il Sassone Gottsclialk K^ai'"**:

(1J S. Eberardo, o Everardo discendeva dalla famiglia medesima


di Gisulfo duca del Friuli e). &*i1ii!Tis?'"
'2%
monaco del monastero di Fulda, nel suo viaggio che fece
per Roma, si ferm presso Eberardo marchese del Friuli
e disput con esso e con Notingo vescovo di Brescia. Que-
fi^.'fxp.'m: sto Sassone sosteneva la predestinazione a).
I Popoli Schiavi fino al tempo del marchese Everardo
mollo scorsero e danneggiarono il Friuli.
Andrea patriarca d' Aquileja successe a Massenzio circa
b)nubeis.M.E.A. l'anno 837. I dittici Cividalesi gli assegnano 10 anni di sede;
appendice Urlili. l Iti t,
I anno n847,
tm
o c\848
trt l *
Noi. v. in p. n. cosicene verrebbe ad esser morto circa b).
837 Le chiuse dell' Alpi vengono fatte fortificarli con
sodissime mura da Lotario imperatore per opporsi alle cre-
S1", snn' dule mosse del padre contro di lui e).
837 Giovanni doge di Venezia, per congiura ordita
. contro di lui, fu preso nella Chiesa di S. Pietro il giorno
della sua festa, e tagliatigli la barba ed i capelli, venne e-
silialo in Grado, nella di cui chiesa fu a forza ordinalo
cherico, e col nelT esilio chiuse anche i suoi giorni. In
sua vece il Popolo elesse nel seggio ducale Pietro Trailo-
nico di Pola, il quale non mollo dopo ottenne che Giovanni suo
d) Ddio. > (g|i0 fosse dichiarato collega nel Ducato d).
e) Palladio. M.cli.
837 La famiglia. Arimomli,. Aquilejese
.... ....
pass ad abitare
l
pan. i p. US-m. m Venezia, e In ascritta a quella nobilt e).
839 Gli Schiavi per la parte di terra infestavano i
t; lidio mp. in. confini del Friuli, per quella di mare depredavano f). Anche
il Muratori riporta : Circa questi tempi Pietro doge di Ve
nezia desiderando torre agli Schiavoni, abitanti della Dal
mazia, l'infame mestiere della pirateria, arm una flotta,
mosse contro ad essi e pot conchiudere col loro principe
p) Muratori e. sop. .. . , >
annoto. ^ un trattalo di pace g).
839 Teofilo imperatore de' Greci crea spalano ini-
,,. penale Pietro doge di Venezia e gli chiede gagliarda flotta
per far fronte ai Saraceni. Sessanta navi armarono i Vene
ziani e passati a Taranto furono battuti dagl' infedeli, e pres-
>' |'|" soch tutti rimasero morii o prigionieri li).
297
859 Sicardo principe di Benevento, uomo macchiato
di molli vizii d' incontinenza e d' avarizia, aggravava forte
mente i suoi Popoli. Oltre ci le condanne e le morti fatte
da lui eseguire lo resero odioso a lutti; per cui, successa
congiura, venne ucciso con pi ferite da Adalferio: e in
sua vece fu eletto Radelchi o Radelgiso di buoni e dolci
_,.i., \ ) Muratori. Ann.
COSlUmi a). d'iui. anno 8.
840 Muore di cordoglio l'imperatore Lodovico il Bo
nario il 20 giugno in et di quasi 64 anni, ed se
polto nella basilica di S. Arnolfo di Metz b). Fu buono, ) iwu> nno mo.
religioso, ma debole sovrano e sfortunato padre. Lasci lo
Stato alle dispule dei figli, per cui Lotario si dichiar im
peratore, Carlo il Calvo occup le Gallio, e Lodovico s'im-
padroni della Germania o sia dell' Auslrasia e). un?.^Vwi:
840 Siconolfo fratello di Sicardo gi principe di Be
nevento venne liberalo dalle carceri di Taranto, e fallo
principe di Salerno. La sua liberazione accadde nel modo
seguente. Alcuni scaltri Salernitani ed Amalfitani si fin
sero mercatanti e portaronsi a Taranto per vendere mer
ci: quando in sul far della sera trovatisi appositamente vi
cino alle carceri, chiesero ad alla voce chi volesse dar loro
alloggio per la notte: (1) glielo esibirono i carce
rieri, n essi furono tardi ad accettarlo. Crapulalo , riusci
loro di ubbriacare que' cuslodi e di vederli presi dal sonno,
per cui poterono, i finti mercanti, penetrare nella prigione
e liberare Siconolfo d). 1W0 "

(1) In questi tempi erano poco usati i pubblici alberghi,


perci frequentissimi trovavansi gli Spedali, Xenodocchi od o-
spizii per alloggi de' Pellegrini tanto nelle citt che fuori, e par
ticolarmente ne' passaggi de' monti e de' fiumi: mentre le osterie
od alberghi si accostumati oggid erano allora cose rare. Per
pochi monasteri! di monaci, o canonici regolari contavansi a quel
tempo, elio non avessero tali caritatevoli alberghi; per nulla dire
di tanti altri istituii per g' infermi, pe' fanciulli esposti, ne' vec
chi ed altri poverelli e). SnJV^'oT
298
840 Iu quest'epoca e castella (1) e fortilizi! sorge
vano dall' un lato all' altro dell' Italia ; ogni viaggio che intra-
prendevasi aveva sembianza di oste che movesse a battaglia,
a) Moine. Slor. CU.
ni. Ili pag. ra.
niuno disarmato; le armi a vantaggio personale portate a).
841 L'isola di Gaorle viene saccheggiata dai Popoli
Schiavi, i quali rapironle lutto ci che avea di ricco e
hi Palladio. SI. CU.
lori. I pag. 114. di buono b).
842 1 re Lodovico e Carlo, figli dell' estinto imperatore
Lodovico il Pio, fanno lega tra loro contro il fratello Lotario
imperatore, e la confermano in Argentina, ossia Strasburgo,
sul Reno con giuramento fatto da uno di essi in lingua te
desca, dall' altro in lingua romanza (2) come sappiamo
e) Muratali. Ann.
il1 Hai. anno 81* dai documenti riportatici dallo storico Nitardo e).

() Castelli Questa voce venne a noi dai Romani che posero


loro tal nome volendoli indicare quasi piccioli alloggiamenti. Questi
d) Ammir. Scipione castelli erano fortezze poste anche per assicurare le citt beneme
Din. su Tacilo lili.
19 pag. 461. rite; ed i Romani, oltre le colonie, avevano anche i castelli d). A'
tempi di Gisull'o primo duca del Friuli esistevano in questa nostra
provincia dei castelli, i quali furono fortificati dai Longobardi per
e) Corio Bernard. la venula degli Avari; ma che que' barbari derubarono, arsero e
Storie Mllau. pan.
I pag. 27.
distrussero e). Vedi a pag. 78 e 128. Sotto Carlo il Calvo, dopo la
met del secolo IX, a difesa contro le orde Normanne si fabbricarono
ri MoM c.s. vili
pag. IM.
iu Italia numerosi castelli f). Fondavansi questi in luogo isolato, e
la maggior parte in cima a nude roccie alpestri, a cui per cagion
della via era malagevole l' andata : mentre un tortuoso e stretto
sentiero ripido e sassoso conduceva l ove torreggiava il castello,
costruito di viva pietra, munito di spalti, torri, feritoie, saracine
g) Dello T.lp. 238. sche, ponti levatoi e porte ferrate g). Tutti i castelli che eb
bero la loro origine in questo periodo spettavano al solo re o im
peratore, poich a privati non era accordato 1' averne ; e se alcuno
h ) Muraioli. Dim.
eli. voi. I pag. 119. n' ebbero, fu per licenza del principe sovrano h). Alla met del se
colo X daremo maggiori particolarit intorno a' castelli.

(2) La Uugua Romania era lin da questo tempo la lin


gua volgare francese; questa accoslavasi pi alla nostra italiana di
quello che faccia oggid, come si pu rilevare dal giuramento pre-
slato iu quest' anno in lingua romanza da uno dei due tgli di Lo
dovico il Pio imperatore, cio Lodovico e Carlo, quando iu Stra
sburgo strinsero lega tra loro contro il fratello Lolario, come di
cemmo, e che ci venne conservalo dallo storico Nitardo. Sarebbe desi-
299
842 Tedilo imperatore de' Greci muore e lascia il
trono n suo figlio Michele eh' era in et di tre anni; il quale
caduto in grave malattia, i monaci ne presero occasione per
promuovere col la restituzione delle sacre immagini, pro
mettendo la sua guarigione: ed essendo didatti avvenuta, furono
rimesse alla venerazione de' fedeli con giubilo de' cattolici a). mmi1!" st-
842 Pietro doge di Venezia ottenne da Lotario im
peratore la conferma delle esenzioni de' beni goduti dai
Veneziani nel Regno d'Italia b). natio.
845 Lodovico II figlio primogenito di Lotario augusto
viene dichiaralo dal padre re d'Italia: cosi riportano varii
autori ; ma il Muratori per principia a numerare gli anni
ilei suo regno dall'anno susseguente e). * ej nati am su.
844 Fin di vivere in quest' anno il 25 genuajo
il papa Gregorio IV largitore di doni verso i sacri tempii ;
e gli successe Sergio l uomo prudente e fermo, consa
crato alli 10 febbrajo d). ai* .
844 Lodovico li venne incoronato in Roma dal papa
Sergio a re de' Longobardi, ossia d' Italia, ponendogli in
capo preziosa corona (1) e la spada regale al fianco,
e ci nella basilica Vaticana il giorno 15 di giugno e). }*.

derabile che ci fosse rimasto un pezzo simile della lngua nostra 1-


taliana di que' tempi, per conoscere in che stato si trovasse in allo
ra; ma Un oggid nulla di ci si veduto, perch tutte le scritture che
restano sono in lingua latina, mischiata non di meno a molti sole
cismi e barbarismi. I Tedeschi e g' Inglesi hanno interi opuscoli
nella loro lingua di que' secoli. Nulla ne ha l'Italia f). Seguita il fj nano, annoisi*.
giuramento. Pro Deo amur et pr Christian poblo et nostro coin-
mun salvament dist di en avant, in quant Deus savie et podir
me dunat, si salvari co cist meon fradre Karlo et in adjudba et
in cadhuna cosa, si cum houi per dreil son fradre salvar dist,
ino quid il ini altres fazed ; et ab Ludher imi plaid nunquam ,) &,,. st.cniT.
prendrai, qui meon voi cist meon fradre Karlo in dammi sit g). nctoi. nipig. si
(1) Da ci rileviamo non essere per anco introdotto I' uso della
l'orona Ferrea, n la coronazione del Reguo d'Italia in Mi- ) Mnr.iori e. >op.
lano, Monza e Pavia h). nnos.
roo
844 In quesl' epoca spogliavansi in Italia i sneri tem
pii, e lo si faceva e dai principi e da altri ; tal (ine toccava
a) Muratori. Ann
Oliai, anno SU. allora ai doni largiti dai fedeli ! a).
844 11 pontefice Sergio II in quesl' anno, o forse nel
seguente, scrisse lettera ad Andrea patriarca d' Aquileja e
a Venerio patriarca di Grado, esorlandoli a desistere dalle
scambievoli discordie circa la loro giurisdizione, ed a ri
mettere il giudizio al Concilio, che tra non molto sarebbesi
radunato ; ed a cui egli medesimo coli' imperatore Lotario
cUcTx'p'i. avrebbe presieduto b).
844 e 845 Lotario e Lodovico concedono ai vescovi
di Trieste la giurisdizione sali' agro del distretto di Trieste
e) Della Bona. St.
troll, pag. 30. da Opchina a Lotiche e).
845 L' Italia godette in quesl' anno molta quiete ; se
non che potrebbe dubitarsi che tuttavia continuasse o si
riaccendesse la guerra tra Siconolfo e Radelgiso principi di
d) Muratori c. sop.
anuo 5. Benevento. Certamente poi seguit contro dei Saraceni d).
847 Il papa Sergio li muore il 27 gennajo, e 15
giorni dopo, o forse prima, fu ordinalo pontefice Leone IV
e) ueno anno n. prete cardinale de' Santi Quattro Coronati e).

Ecclesiastici; loro procedere intorno alla met del secolo IX


In questi tempi, essi da cui dovrebbe uscire il buon esempio di fedo
e di carit convertivano in pr della loro famiglia i beni della Chiesa.
N la slessa Chiesa Romana pare andasse pura da disordini, avve
gnach avesse anch' ella a patire delle soverchierie dei potenti ; ar
rogo che gli scismi nelle elezioni la sconvolgevano e se non vi fos
f ) WoM.SIor. cil.
sero caldamente adoperati g' imperatori, chi sa a quanti maggiori
tI 111 pag. 410. mali non sarebbe essa andata soggetta f).

(1) In Leone IV, nativo di Roma, viveva il coraggio de' primi


tempi di quella citt in allora abbandonata si dai Greci imperatori,
che da quelli de' Franchi. Nel difendere Roma egli moslrossi degno
di comandarvi da sovrano; questo fu un titolo maggiore che le
dubbie donazioni di Costantino, di Pipino e di Carlo-Magno. Vinti
Eoi i nemici del nome cristiano, impieg egli i prigionieri a Alli
li) Il jiupolili. Crini. neare le nuove mura all' intorno del Vaticano, borgo che poi dal
unir. toI. un. piig.
suo nome fu chiamato citt Leonina g).
501
847 Venerio patriarca di Grado non molto dopo la
morie del papa Sergio II mori e Di sepolto nella chiesa di
S. Eufemia, e successegli Vittore Veneto figlio di Bello
Aucitiaco o Berenleno. Da Leone sommo pontefice egli eb
be il pallio pontificio a). a) Palladio. SI. ni.
par. I pag. US.
847 Da quest' anno sino all' 865 Lupo o Lupone fu
abbate di Sesto b). li) Cappelletti Le
eh. ec. t. IX p. 88.
Venanzio patriarca di Aquileja successe ad Andrea
(1) intorno T847 o 848; sedette anni 3 e mori circa l'an
e) Urtili. Noi. Ali.
no 850 e). TI. Ul jp. 198-199.
848 Il monaco Gotescalco, sostenitore della divina
predestinazione, erasi reso nolo per le famose controversie
da lui sostentile su tale oggetto contro Rabano Mauro ar
civescovo di Magonza. Venne egli in quest' anno in Italia,
e fcrmossi pur anche presso Eberardo nostro duca, ossia
d) Muratori. Ann.
marchese del Friuli d). d'Hai, anno 818.
849 I Mori e Saraceni, non frenali dai crisliani nelle
loro scorrerie di mare, impunemente infestavano ovunque i
lidi del Mediterraneo commettendo orribili crudelt ej. e) Detto anno 819.

850 Teulimaro o Teodomaro patriarca di Aquileja


successe a Venanzio, ed era in sede in quest' anno. Mor
circa 1' 871 dopo aver seduto quasi 21 anno f ). f I Llruti e. sop-a
t. Hip. 199 alla 904.
850 Lodovico II figlio di Lotario venne incoronalo
imperatore in Roma dal pontefice Leone IV g). K) Muratori e. sop.
anno 830.
850 Concilio tentilo in Ticino, ossia Pavia, ne' primi
mesi dell' anno segnalo. Esso fu presieduto da ngilber-
lo arcivescovo di Milano , Teulimaro patriarca d' Aquileja,
e Giuseppe vescovo , probabilmente d' Ivrea ; e v' inter
venne anche 1' imperatore Lodovico II. Fecero que' ve-

(1) Di questi due patriarchi, cio Andrea e Venanzio, le cronache


non indicano che i nomi e la durata della sede, lasciandoci
affatto al buio intorno al tempo delta loro elezione e della loro
morte.
302
scovi alcuni (Increti lodevoli ed utili sulla disciplina eccle
siastica, e T imperatore form cinque capitoli riguardanti il
tMn- buon governo dell' Italia a) (1).
855 Il il luglio cess di vivere V insigne ponte
fice Leone IV e venne annoveralo fra' Santi. A lui suc
cesse nel papato Benedetto III cardinale del titolo di San
t) Detto no 855. Calisto consacralo il 24 settembre b) (2).
855 Teulimaro patriarca d' Aquileja, appoggiato al fa
vore di Everardo conte o marchese del Friuli, ottenne dal
l'imperatore Lodovico II il diploma datato da Pavia il 50 ot
tobre 855, indizione III anno V del suo impero; con cui,
in correlazione al sinodo di Mantova ( ove fu minuta
mente discusso l' argomento della primazia tra il patriarca
d' Aquileja e quello di Grado e pronuncialo a favore del
l' Aquilejese), concesse ampia conferma a lui e suo Pa
ri Rubeis. m. e. a. Inarcato della dignit
rol.lM IIjUO- .
di metropolita
r
perpetuamente sovra i
r r
ff'iiep.i'8(1i33 vescovi e le chiese dell Istria e).
855 L' imperatore Lotario, attaccato da lenta malattia,

(1) Ci siamo determinati a riportare in questa nostra raccolta


un solo dei due Sinodi Ticinesi accennali da vani autori, ed
quello dell' 850, ommettendo l' altro dell' 855, convocali ambedue in
una stessa epoca dell' anno, cio a primi mesi, ed aventi lo scopo
medesimo, noncli alla presidenza le persone stesse, meno un certo
Andrea che lo si vuole nell' 855 patriarca d' Aquileja. Ci abbiamo
fatto anche appoggiati al Muratori, il quale su questo Andrea dice
esser errore, quando non si ammetta un Andrea II patriarca d' A-
quileja, locch le storie non dicono, od errore nell' anno di que
sto Sinodo 855. Didatti non credibile che due sinodi Ticinesi
siano successi in si breve spazio di tempo; meno poi affatto simili
come essi ci vengono descritti; per cui non v' dubbio esistervi
erronea l' indicazione del Sinodo del 855.

(2) Alcuni cronologi fanno succedere a Leone IV la papessa alla


quale fu dato il nome di Giovanni VII, diceria volgare opportuna a celie
e scandalo, ma insussistente alla critica. Il Pontefice Benedetto III
s' intitolava Vicario ili S. Pietro, titolo a cui dopo il secolo "X. Ili
b2cCSuxVSw: que,1 s> surrog di Vicario li c Cristo d).
303
prevede vicino il suo fine ; perci convocala una Dieta
de' suoi baroni divise i Regni fra i tre legittimi di lui
figli. Al primogenito Lodovico II, gi dichiarato imperatore,
conferm il dominio d' Italia, a Lotario II lasci il Regno
situalo fra il Reno e la Mosa, ossia la Francia di mezzo;
a Carlo il Regno di Provenza. Poscia ritiratosi nel cele
bre monastero di Pruni nella Diocesi di Treveri, e preso
l'abilo monastico, dopo 6 giorni mori. Principe dotalo di
virl ma minori dei vizii , saggio in morte, non cos in
il \ /J\ ') Muratori. Ann.
Vita a) (1). d' IMI. anno 55.
856 Pietro doge di Venezia spedisce a Mantova Deus-
dedit suo legalo all' imperatore Lodovico II ed ottiene la
conferma dei privilegi e delle esenzioni de' beni, che il
Clero ed il Popolo di Venezia possedevano nel Regno d' Italia.
Poscia l' imperatore pass a Venezia con l' imperatrice A'n-
gilberga sua moglie, e venne magnificamente incontrato ed
accolto dai dogi Pietro e Giovanni suo figlio; anzi in con
trassegno di pace e di amorevolezza, tenne egli al sacro
fonie un figliuolo dello stesso doge Giovanni b). r.) nono anno sss.
~ Morto Vittore patriarca di Grado nell'856 sepolto
nella chiesa di S. Eufemia, gli fu sostituito ncll" anno stesso
Vitale Badoaro e). ^TroV1,
857 Principio dello scisma de' Greci colla Chiesa La
tina, e ci per 1' elezione di Fozio a Patriarca di Coslan-
linmw.i; Ai d) Muratori e. op.
linopoll 0). anno 857.
857 I Normanni flagellano gravemente la Francia por
tando la desolazione in Parigi, Tours, Blois, Roano, Beau-

(Ij Fu questo monarca, al credere ilei Muratori, il primo ari


introdurre 0 dilatare in Italia I' abuso, molto prima cominciato in
Francia, di dare in commenda i monasteri! di monaci e di
monache ai vescovi, ad altri ecclesiastici, alle imperatrici, alle prin
cipesse reali, e sino ai secolari di corte 0 della milizia: abuso che
dur dippoi, ed accrebbesi smisuratamente e). e) r*no anno ira.
304
vais ed altre citt ; e una parte di essi, per la via di mare
] Muratori. Ann.
u ili. anno *.-. gmnse anche a' danni dell'Italia a).
858 Muore I' 8 aprile 1' ottimo pontefice Bene
detto HI, e gli succede nel Pontificalo Nicol I, nobile di
nascila; ma pi ancora per le sue virt, clic lo resero uno
de' pi ragguardevoli papi che s' abbia avuto la Chiesa di Dio.
La sua consacrazione avvenne nella basilica Vaticana il gior-
neuo no M8. no 27 aprile b).
858 Eberardo conte, che puossi credere senza errore
il medesimo che in questi tempi era duca o marchese del
Friuli, in unione a Nolingo vescovo di Brescia, venne man
dato ambasciatore in Ulma dall' imperatore Lodovico, al di
lui zio Lodovico re di Germania, dal quale, avuta udienza,
furono rimandati. Nulla per ci lasciarono le storie intorno
e) Deiu>. alla loro missione e).
859 Un freddo intenso agghiaccia interagente per pi
n51T.lSndpCSo: giorni il mare Adriatico d). Il Muratori per pone nell' 860
questo fiero inverno, e dice che a Venezia convenne portare
coi carri e co' cavalli le merci e le provvigioni, che nel
piano seccaronsi le vili, che gel nelle botti il vino e la neve
jiMu^oncop. cadde fuQr dj misura ^

860 Lodovico II imperatore guerreggia valorosamente


sl.d-ul0,7n.p1!l? nel Friuli contro gl'invadenti Schiavoui f).
862 In quasi tutta l' Italia godevasi buona pace, solo
i disordini delle Chiese d' Oriente, cagionali dall' intrusione
di Fozio alia sede patriarcale di Costantinopoli, davano gravi
i^'g^cMo. cure a quella di Roma g).
864 Mori a Pietro doge di Venezia il figlio Giovan
ni, ed egli medesimo vecchio venerando, per congiura di
varii nobili fu ucciso mentre celebrava la festa di S. Zucche-
ria nella chiesa dedicata a quel Santo. Venne eletto al Dogato
Orso Participazio, che unitamente al Popolo vendic la morte
del suo innocente predecessore. Orso crealo poscia prolospatario
da Basilio imperatore de' Greci ( e ci dopo o nell' anno
non
867 j ebbe anche in dono nella circostanza medesima dodici
grosse campane a) (1). eSFSL*?-
865 Non tacque ia Chiesa, come fece per Carlo-Ma
gno negli anni andati, perch in questo tempo, dopo un
processo di 45 anni, Nicol I pontefice costrinse Lotario II
a riprender la sua prima moglie Teuthcrga ed a cacciare
da s la sua druda Gualdrada b). . io w <mr. <.
' t. ni p. :tsu-:(si.
865 L' imperatore Lodovico II, essendo nel villaggio
di S. Canciano in Friuli, rilascia un diploma d'immunit a
Lupo abbate di Sesto e). ?0upVMi.riL
867 Chiuse i suoi giorni il 13 settembre il grande
papa Nicol I, in cui la Chiesa Cattolica perdette uno
de' pi dotti e zelanti ponlefici. I vescovi, il Clero, i no
bili ed il Popolo elessero a di lui successore Adriano II ,
prete cardinale del titolo di S. Marco ; il quale fu tosto
portato al palazzo Laleranesc fra gli applausi dell' intera
citt dj- (2). ^"sr" ""
867 Michele imperatore de' Greci il 2-1 settembre
venne ucciso dalle guardie, e sali al trono Basilio Mace
done, uomo di umile nascila, ma ricco di molte virt.
Questi cacci I' intruso patriarca Fozio e restitu nel seggio
patriarcale, con giubilo della Chiesa, il suo vero pastore S.
Ignazio e). e) l0.
867 Un editto rigoroso venne emanato in quest'anno
il.i Lodovico li imperatore, col quale ordinava in tutta Italia

(IJ Se credesi al Dandolo, allora soltanto cominciarono i Greci


ad usar le rampane; e da altro autore dicesi pure, die un tem
po presso i Greci cristiani non erano in uso, e che la loro inven
zione viene comunemente attribuita ai L&tini. certo per die an
che ne' secoli del paganesimo crai) vi de' campanelli, ma non gi
campane come oggid f). r] Detto anno mi.

(2) In allora solcano succedere de' disordini nelle sedi vacuili,


e prevalendo le fazioni, venivano cacciali in esilio non pochi ec
clesiastici g). g) Dello anno S67.
20
506
la spedizione mililare per la guerra contro i Saraceni, che
a ) Muratori Ann.
ili. anno wa-wr;. fieramente desolavano il Ducalo Beneventano a) (1).

Sembra che all' anno 8G7, o 8G8 debba riferirsi il


testamento di S. Eberardo, fallo nel suo castello di Museslre
situalo nel Contado di Trivigi, a favore dei quattro suoi figli.
In esso egli lascia al primogenito Unroco,- gi suo coadiu
tore nel Dncalo o Marca del Friuli, tutto ci che di pro
prio possedeva in Lombardia, cio in Italia, e in Alema-
gna, meno Balguinel ; a Berengario il castello di Anaspio,
eccettuala Grecina, ed il castello d' Miniamo nelf Asbania;
Dello anno n. ad Adalardo il castello di Gisonio e Canfnio e Grecina; fi-
t* Llrutl. Mot.
S.TOi!upfc nalmente all'abbate Bodolfo la Villa di Vilry e Mosruca b).
868 Pare non abbiasi a porre in dubbio che l' impe
ratore Lodovico II imprendesse in quest' anno, contro i Sara
ceni, l' assedio o il blocco di Bari, e guastasse col le messi
nelle loro campagne. Prese pure Madera e la incendi, co
me anche impossessossi di Venosa e Canosa, nelle quali
r.) Muratori 0. sop. IqSC forte presidio C.
anno Nifi. I /
Neil' 868, o ne' primi mesi dell' 869, Unroco figlio
di S. Eberardo succede al padre nella- Ducea o Marca del
j ^urut^wp. Friuli, nella quale cragli coadiutore d).
869 L' imperatore Lodovico II tratta con la Corte
d' Oriente, onde ottenerne soccorso navale per liberare dai
^gjori e. sop. Saraceni il mezzodi dell'Italia e).

(i) Conteneva quest' eilitto, che chiunque possedesse tanti mo


bili da pagare la pena pecuniaria il' un omicidio era tenuto a far
parte dell' armata. I poveri, purch avessero per il valore di 10
soldi, dovessero far guardia alle loro patrie ed a' lidi del mare; citi
possedeva meno di 10 soldi fosse esente. Se uno avesse molti figli il
da meno restasse per il padre, gli altri all'armala. Due fratelli indivisi
fossero soggetti ambedue a marciare. Se tre, il pi inutile era c-
sentc. I conti e gastaldi non aver diritto di esentare alt-uno eccello
uno per loro servizio, due per le loro mogli. Se contraffacenti, per
dessero la dignit. Se gli abbati e le badesse non inviassero all' ar
mata tutti i loro vassalli, avessero cgual pena, ed i vassalli perdes
f) Dello anno W6. sero il feudo e gli allodii ().
307
Intorno a qucst' anno 8G9, o forse ncll' antecedente, la
famiglia Balbi d' Aquileja, anteriormente della Balubani, e le
famiglie Bonci e Barbari da Trieslc, prima cbiamate Man-
ganeri, vengono in Venezia ricevute fra quella nobilt a). J Jap!0in: '""
809 Avvicinandosi il verno, Lodovico II si ritir dal
l'assedio di Bari, ma collo alle spalle da' Saraceni, questi
gli tolsero pi ebe 2000 cavalli, con cui portaronsi al S.
Mirinole del monte Gargano, diedero il sacco a quel con
vento, e fecero prigioni tutti que' eberici ed altri divoti
ch'ivi trovavansi b). tiffSEiAr
870 Lodovico re di Germania, figlio a Lodovico il
Pio, divide con suo fratello Carlo il Calvo gli Stati di Lo
tario re di Lorena loro fratello, morto Dell' 869. Fu questo
Lodovico clic fond veramente il Regno Germanico con quel
la grand' estensione, clic sin quasi a giorni nostri durata:
Regno che fu poi maggiormente nobilitalo col passare in
esso l' Impero Romano e). ci netto nn. scs-
871 La citt di Bari fu presa dalle armi cristiane, ed
i Saraceni vennero finalmente snidati da col d). oj Detto anno ni.
871 L' imperatore Lodovico II si duole che la flotta
de' Greci, posta a guardia del golfo Adriatico, e capitanala
da Miccia patrizio, abbia saccheggialo molte terre della Scbia-
vonia Francese, col prelesto che que' Popoli avessero spo
glialo i legali pontifcii, nel loro ritorno da Costantinopoli,
quantunque condoni da legni Greci : e chiede a Basilio im
peratore d' Oriente l'emenda di un tal fatto e) (1). e) Detto.
Lupo, o Lupone, patriarca d' Aquileja venne in seguilo
a Teulimaro, e ci circa T871. Sedette anni 3 e mori verso
F 874. Fu protetto dall'imperatore Lodovico II f). V-jaH*.' n<;
**.'eli.

(1) Da ci n* fatto conoscere, clic tuttavia l' Istria e almeno


qualche parte dulie citt marittime della Dalmazia dipendevano dal
l' imperatore d'Occidente g). $> ffi"r m
508
872 Fin di vivere il papa Adriano II, uomo non alto
per T eia ed il carattere suo a sostenere la parte assuntasi
dal magnanimo di lui predecessore. (1) Gli successe
> ) cami. st. e. Giovanni Vili arcidiacono della Chiesa Romana, che fu con-
MnM.iuLit- sacralo u 14 dicembre di quest anno a).
873 All' estinto Vitale patriarca di Grado, che fu se-
pollo nella chiesa di S. Agata di quella citt, venne sosti
tuito Piclro Martano diacono Veneto, il quale prima rifiut,
!ruiaiaS. nsl"' ma poscia accett. Fu prelato di vila esemplare e dolio b).
875 Muore Lodovico II imperatore il 12 agosto, nel
territorio di Brescia, e trasportalo a Milano viene tumu
lalo nella chiesa di S. Ambrogio. Fu principe giusto e
buono, sovvenitore dell' indigenza e proiettore degli orfani e
annoUS7x" C' 8P" t'e"e Vedove e).
875 Nel principio di settembre radunossi in Pavia la
gran Dieta dei principi Italiani, cio dei duchi, marchesi e
conli, (2) a cui intervenne pur anche la vedova impe-

(1) Il potere tic' pontefici, gi portato all' apice dal papa


Nicol I, era giunio a tanto che vedevansi in questo tempo i re ob
bligati a sottomettersi alla loro decisione negli affari ecclesiastici :
come successe a Lotario II per lo scioglimento del suo matrimonio
onde sposare Gualdrada, che dovette assoggettarsi alla contraria de
cisione pronunciata dal pontefice. La qual cosa piacque ai Popoli,
perdio seppero sussistere una potenza superiore a cui ricorrere cou
rt) canid. si. cu. Ir la prepotenza dei grandi d).
(2) La nobilt tutta in quest' epoca operava in Italia sic
come fosse del tutto indipendente. Consideravano i conti, i ve
scovi, gli abbati e tulli gli altri nobili, le contrade che erano loro
affidate siccome loro dominio, siccome assoluta propriet ; e ben
ch le avessero avute in principio dalla munificenza dei re per
amministrarle , i privilegi che u' ottennero poi fece ci a loro
dimenticare. I privilegi diventarono 1' oggetto principale , l' uffi
cio della carica un accessorio. E questo principio si consoli
d allorquando, morto Luigi II, l' Italia fu lasciala affalto a se
stessa. Sotto Carlo il Calvo i re spogliati dei loro possedimenti ri
masero poveri, e quanto avesse ad essere il loro potere in quello
stato noi non veggiamo. In quest' epoca e nelle epoche posteriori
509
mirice Angilberga. Deliberarono fosse offerto il Regno ai
due figli di Lodovico il Bonario, cio a Lodovico re di Ger
mania, ed a Carlo il Calvo re di Francia; per senza che
l'uno ne sapesse dell'altro a). $!8fiEi*g'
875 Carlo il Calvo re di Francia, Carlo e Carloman-
no figli di Lodovico re di Germania accorrono alla succes
sione dell'Impero e del Regno d'Italia b): ma il primo pre- Joul^'oa^'m'
viene i secondi, e maneggia in Pavia per esser eletto e). e) Muratori e. sop.
875 Berengario di Ebcrardo, che doveva gi essere
succeduto nel governo del Ducalo o Marca del Friuli per
la morte di Unroco suo fratello, accompagna Carlo il Grosso,
figlio di Lodovico re ili Germania, nella sua venula in Italia
per la successione a quel Regno: e le truppe di questo no
stro duca, (i) passate nel Bergamasco, commettono gravi
disordini per incendii e per sfrenata libidine d) (2). dj dciio w.

gli officiali dello Stato die sotto nome di duchi, di conti, di mar
chesi o margravii conducevano le forze annate, o facevano la giu
stizia, o percepivano le entrate del re, o tutelavano i contini,
ottennero che questi loro titoli, i quali esprimevano pubbliche man
sioni, funzioni, si tramandassero con le l'unzioni stesse ed i luoghi
dove si esercitavano nei loro figli, e cosi diventarono possedimenti
di famiglia. Ne furono pochi quelli che per non stare a chiederli
al sovrano li tolsero da s, e in quel disordinameulo universale si
arrogarono diritti che niuuo poteva o voleva loro impugnare. Altri
conservarono eziandio il titolo, dopo aver perduto il posto, o lo
presero prima di averlo ottenuto; e cosi si vide un maggior numero
di titolali che di ufficiali realmente in funzione. E i re che final
mente non avevano altro da dare, e nulla potevano ritogliere, non
furono pi obbediti da questi vassalli, poich n timore, n spe
ranza li faceva pender da loro. Carlo il Calvo nell'anno della sua
morte aveva approvata 1' eredit delle contee, e quella dei
fendi esisteva gi. I conti Uno allora magistrati ammovibili si
fecero sovrani ereditarli, ciascuno nel suo distretto, nella provincia
die amministrava e). ni
ili pa?. SS)-7-
WS-103.
(I) Neil' 875 questo Berengario nostro duca, si uni anche con f ) MurntnrI e. s op.
Carloinanno contro Carlo il Calvo f). Smio'st;.'
(*2) Non veramente chiaro come passassero le cose in quesli
movimenti per la successione dell' Impero e del Ilegno d' Italia, al
310
875 Valperto patriarca d' Aquilcja, successore di Lupo
o Lupone, era in sede in questo tempo, avendo pur egli
accompagnato V imperatore Carlo il Calvo per la sua inco
ronazione in Roma avvenuta nell' anno 875. Valperto era
uomo zelantissimo per i diritti della sua Chiesa, e le pro-
ai Uniti. Nnl. cit. , . ci i c\n etri
uH.niu.aB, 211, cui-o ed ottenne molti vantaggi. Sedette anni 26, o 27 a) e
bi i^i.pciioiti. i.e mori non prima
eh. ce. v. IX p. 139. r
del 902 b).
' ,
La Chiesa e Vescovato di Como a tempi di Valperto
e) Rilhcis. Jl. B. A. patriarca dipendevano dalla sede Patriarcale Aquilejese e).
cui. (SI.
875 Carlo il Calvo re di Francia, dopo aver con gran
di promesse lusingato il giovane Carlomanno, tenuto abboc
camento seco lui sul fiume Brenta e conchiuso una tregua
sino al maggio, ottenne si ritirasse in Germania, ed egli
pass a Roma, ove fu incoronato imperatore dal papa Gio
vanni Vili, nel giorno del S. Natale, dopo eh' ebbe fatto molli
<i} Muratoti. Ann.
il4 Ila! unno 875. doni alla Chiesa di S. Pietro d).
876 Nel febbraio di quest' anno, dopo il ritorno da
Roma , P imperatore Carlo il Calvo convoc in Pavia la
Dieta del Regno d' Italia, a cui intervennero dieciotlo vescovi,
a capo dei quali era Ansperlo arcivescovo di Milano, dieci
conti e Bosone fratello di Richilda imperatrice. Questi so
lennemente elessero in re d'Italia l'imperatore Carlo il
e) Dello anno S"8. Calvo e) (1).
876 Muore Lodovico re di Germania, lasciando super-
sliti i tre suoi figli Carlomanno, Lodovico II e Carlo chia
mato il Crosso. Le virt di questo re resero benedetta la

tesa la discordanza degli annali che ce le riportano; mentre i sto


rici francesi, cercano far trionfare la propria causa, e cos del pari
f) Dello anno 875. g1 storC tedeschi f).
(1) Da questo fatto rileviamo come anche i magnati del Regno
d Italia cominciarono ad eleggere i loro re; cosa costantemente prati
cala sotto i re Longobardi, ma a quanto pare smessa sotto i prece
dono anno 876 denti imperatori Francesi g).
311
sua memoria; e la Germania, oltre a questi meriti maggiori
d' ogn' altro, gli tenuta ancora per aver egli t'ondato quel
vasto Regno a). Stt'^
87C A Berengario di Eberardo in questo tempo Car
lo il Calvo imperatore rinnov I' antico titolo, e eli conce- 'JSlflSfiUSfiJS:
dette la dignit e la podest di duca del Friuli b). iStm V-twT' '
87G .Bosone duca della Lombardia venne lasciato in
qualit di vicer in Italia dall' imperatore Carlo il Calvo ; ma
pass poscia al governo della Provenza e). C) Muratori e. aop.
87t I tre figli di Lodovico re di Germania dividono
tra loro l' eredit paterna. A Carlomanuo tocc la Baviera
la Pannonia, la Carintia, la Scbiavonia e la Moravia ; a Lo
dovico la Francia Orientale, la Turingia, la Sassonia, la
Frisia e una parte del Regno di Lorena ; a Carlo il
Grosso l' Alemagna, cio la Svevia, con alcune citt della
Lorena d). d) doko.
87G Pirati Narenlani scorrono le coste dell' Istria e
distruggono Citlanova, Spar, Rovigno (cron. Islr.) e) ctouc'^3BoS.' st'
877 Berengario, duca o marebese del Friuli, ebe nel-
I' 875 abbiamo veduto appoggiare il partito di Carlomanno
contro Carlo il Calvo, scorgendo aver prevaluto in que' con
trasti la fortuna di questo, ed esser divenuto imperatore e
re d' Italia, cangi modi e strinse amicizia col duca Bosone
a cui erano affidati il governo e la difesa della Lombardia e
dal quale dipendevano le cose d' Italia. Fu Berengario, clic
passata secreta intelligenza con questo duca (onde non atti
rarsi l' odio de' re Germani e di Angilberga vedova impe
ratrice) lasci che Bosone, dopo aver fatto morire di veleno
la propria moglie, effettuasse il rapimento di Ermengarda
figlia di Lodovico II imperatore, e stretta parente a Beren
gario, presso cui erasi ricovrata alla morte del padre f). i^S"m1r' ' sop'
877 Il pontefice Giovanni Vili sollecita caldamente
f imperatore Carlo il Calvo onde spedisca un' armata a di
fendere dai Saraceni il Ducato Romano nel quale aveano
512
gi reso deserta la Campania e la Sabinia, e scorreano sino
dMuKauno 7."' nello vicinanze (li Roma a).
877 Adalardo vescovo di Verona, avendo chiesto iti
benefizio o commenda, all' imperatore, il monastero di No-
mintola , appartenente alla Sede Apostolica , se ne impos
sessa a danno della Corte Romana ed a danno di que'
monaci ( disordine tale anco in Italia aveva principiato a
prodursi ) e viene scomunicato da papa Giovanni Vili. Lo
stesso Pontefice d notizia ad Anspcrlo, arcivescovo di Mi
lano, a Valperto patriarca d' Aquilcja ed al Clero di Verona
i.) Deito. della scomunica scagliata contro quel vescovo b).
877 Il pontefice Giovanni Vili nell' agosto di quesf an
no tenne un numeroso Concilio in Ravenna, a cui interven
nero 130 vescovi. In esso furono falli 18 canoni, e diessi
fine alla controversia insorta tra Orso doge di Venezia e
Pietro patriarca di Grado, perch questi ricusava eleggere in
vescovo di Torcello Domenico abbate del monastero di Ai
tino, bench richiesto dal doge; e si determin che non fosse
P abbate consacralo sino a che vivesse il patriarca, ma go-
e) miio desse le rendite del Vescovato e).
877 I Saraceni con navale armala giungono sotto Gra
do (ed la prima loro incursione su questi nostri lidi ), dan
no parecchi assalii a quella citt, che vengono valorosamente
respinti; ma Orso doge di Venezia spedi losto col, con
buona fiotta, Giovanni suo figlio; per cui allotti allarmisi que'
<t) uciio. predoni, e si diressero a Comacchio che saccheggiarono d).
877 Il doge e Popolo Veneziano pongono riparo al
l' inumano traffico degli schiavi fatto da' loro mercanti (i quali
comprando quest'infelici dai corsari, o Saraceni o SchiavOni,
vendeanli poscia anco agi' infedeli ) pubblicando un rigoroso
divieto, la contravvenzione del quale assoggettava il delin
e) Dello.
quente a gravi pene e).
877 Giovanni figlio di Orso doge di Venezia veline
i) Dono. 'ult0 co"cga al padre in quella dignit f)
313
877 Muore avvelenalo l'imperatore Carlo il Calvo il
io ottobre. Resta un interregno di 7 anni. Carlo il Crosso aJRampnldl. Cron.
univ. v. un p. 212
pretende all' Impero a) (I). Muratori auuo
ST7
878 Il pontefice Giovanni Vili, oltre ad altre lettere
dirette a' regnanti di Francia e Germania, scrisse anche a
Giovanni arcivescovo di Ravenna e a Berengario duca o
marchese del Friuli, narrando i molti e gravi insulti rice
vuti in Roma da Lamberto ed Adalberto, questo duca di
Toscana, quello di Spoleti (commissionati dal re Carlomanno
a dissuadere il papa dall' appoggiare ingiustamente il parlilo
de' re Franchi a danno de' re Germani); e gli annunzia a-
verli scomunicati. Prega poscia Berengario a far conoscere
li) Muratori, e. son.
al re Carlomanno tali eccessi b). anno 878.

878 Lodovico Balbo figlio a Carlo il Calvo viene inco


ronato re di Francia dal pontefice Giovanni Vili nella citt
di Troyes in Sciampagna e). C) Dotto.

879 Fra il Pontefice Giovanni Vili ed Ansperto arci


vescovo di Milano successe lotta sul diritto d' elezione del re
d' Italia, per cui il papa scomunic I' arcivescovo. Ma la fer
mezza di Ansperto e le sue ragioni resero vuote le pretese
del pontefice; e sembra credibile che l'elezione si eseguisse
dai vescovi e primati del Regno senza la di lui dipendenza,
mentre ci - nolo che da l a non mollo si accordarono tra
loro d). ci) Dotto anno 819.

879 Carlo it Grosso fu eletto e riconosciuto re d'I


talia sul fine d' ottobre o sul principio di novembre dell' anno
presente e); e Cesare Balbo lo dice associato dal fratello e) Dono.
f) Balbo. Stor. eli.
Carlomanno al Regno d'Italia f). voi. uu. pag. 103.

(1) Secondo il Balbo ed il Muratori g) l'interregno dell'Impero ^ml^'iFiui"


non fu che di 3 anni, e non di 7 come asserisce il Rampoldi. Circa
all' avvelenamento suddetto, gli storici nolano che Carlo il Calvo
fu avvelenato dal suo medico ebreo chiamato Sedecia. Ci eh'
indubitahilu, 1' Europa era allora talmente ignorante, che i re stessi
erano obbligati a servirsi de' medici arabi o giudei h). uni^l!'*c5B;
314
879 Podest sovrana e dominio temporale fu pure
accordato ai patriarchi d'Aquilcja da Carlomanno re d' Italia
col diploma rilasciato al patriarca Valperto I' 8 maggio di
quesl' anno, con cui vengono riconfermali tulli i privilegi e
le donazioni largiti dagli antecedenti imperatori al Patriar
cato. Perci con decreto imperiale si aboliscono in Friuli le
dignit di duca, marchese e conte, nonch quella de' messi
imperiali, e specialmente le pubbliche gravezze, erbatico,
tiiup.'aS'e'a. parata, fodero e mansionalico a) (1).
Circa questo tempo Valperto patriarca d' Aquilcja si
pose in comunicazione epistolare con Fozio patriarca di Co
stantinopoli, forse per indurlo ad abbandonare le false sue
dottrine. Anzi dalla lettera di questi a Valperto, in cui
difende i suoi principii, rilevasi avergli il nostro patriarca
spedito dotta persona, alla quale lo scaltro prelato Costan-
AecT.ixp.i3e- tnopolitano tributa encomii onorevoli b).
880 Il patriarca Valperto ebbe grave controversia
colla Repubblica Veneta per le sue pretensioni sulla Chiesa
di Grado: ed era per decidersi colle armi, ma il doge Orso
Partecipazio vi pose accomodamento; e si venne ad un trat
tato, per cui la Repubblica concedeva al patriarca Aquilejesc
la libert del commercio e P apertura del porto di Pilo,
purch promettesse di non pi molestare la Chiesa di Grado,
ed accordasse ai Veneziani, nei luoghi del suo dominio, l'e
senzione da qualunque gabella nei loro traffici. (2) Val
e) Detto p. 131 perto
r vi acconsent, e le due Chiese rimasero in pace
r per
r
wli/ai.0"- p- oltre mezzo secolo e).

(i) Erbatico era un' imposta per la pastura delle pecore e


v"nfpagt.0iii!.lt' queste gravava l' armento di un decimo d).

(2) Il commercio in Italia in quest'epoca III Essendo


migliorata la condizione de' Popoli Italiani sotto il regime de' Fran
chi, il commercio vi deve aver avuto un incremento maggiore: ma
tacendo le storie, nulla possiamo aggiungere a quanto dissimo su
315
880 Muore Carlomanno re d' Italia e di Baviera il
22 marzo ; fu dotalo di qualit distinte e di molle virt.
Non ebbe prole legittima, ma lasci il giovane figlio Arnolfo
a lui nato da Ludsvinda sua concubina; al quale dallo zio
Lodovico II re di Germania fu lasciala la Carinlia, gi con
a) Muratori. Ann.
cedutagli dal padre a). d'ibi, anuo 8SO.

tale argomento nell' epoca II, (V. pag. 189). Ci noto soltanto, che
i nostri Friulani, come ne' secoli passati, commerciavano co' Vene
ziani; che l'apertura del porto di Pilo accenna al loro commercio
per la parte di mare, siccome da quella di terra lo faceano con la
Carintin e con la Germania. Gli oggetti poi che a' esportavano
erano, grani, olio, vino, lane e legna ; e s' introducevano stoffe, aro
mi, sale, pelli, ferro ed altro.
L' agricoltura in Italia in quest' epoca III Miglior for
tuna e maggior quiete godettero g' Italiani sotto il dominio de' Fran
chi, di quello che a' tempi de' Longobardi; per cui credesi aumen
tasse la popolazione nelle citt e nelle ville, e la fertilit nelle col 1)1 Muratori. Din.
tivale campagne b). Ninna particolarit intorno a quest'arte necessaria Clt. .Ip.B0
1 p. 0-231.
ci fu dato di raccorre in aggiunta a quanto da noi fu detto nell'e-
fioca li (V. pag. 190) ; ma rileniamo aver essa progredito, come
a vedremo decadere sotto i Berengario Soltanto annotiamo, che
l'albero Moro o Gelso, era coltivato in Italia; non sappiamo
per se con esso nulrivansi i bachi da seta e). c)Dello. DIss.XXV.

Stato Ielle Arti in Italia in quest' epoca III Furono


i pontelici romani, che siccome ne' precedenti, anche in questo se
colo promossero e protessero le arti. Leone HI fu quello che col
loc molte finestre di vetro ornate di varii colori, e ne offri forse
il primo esempio. Stefano IV, detto V, lo imit; e Sergio II nel
porticato a pi archi da lui fatto erigere davanti la chiesa di S. d) Tllllbosohi. LMt.
IUI. T. Ili p. 970
Salvadore fece eseguire delle pitture d). Carlo -Magno attiv alla Zi
1' Architettura e le Arti, e I' antica magnificenza Italiana lo
eccit ad imitarla, per cui vennero erette sontuose fabbriche, le
quali ottennero la lode de' posteri. E dove egli stesso non oper,
ispirava altrui, e faceva che abbati e conti favorissero gli artisti;
i quali per lo pi si traevano d' Italia (donde talvolta anche le opere
antiche) quando faceansi erezioni in altre parti della sua vasta Mo e) Canth. St. unir.
narchia e). L' Architettura adoperavasi non solo a munire i palaz Il.io. voi. Vili |<ag.
139-140.
zotti, ove ciascun barone ricoverava l' indipendente sua prepotenza;
ma anche in lavori di bellezza: mentre Ausperto arcivescovo di Mi
lano fece fabbricare col 1' atrio di S. Ambrogio di bella struttura,
con archi tondi e sorgenti dai pilastri, che tiene della maest se
non dell' eleganza romana. A l'ola d' Istria Lodovico II alz la cat-
316
880 Carlo il Grosso re d' Italia in quesf anno, il pri
mo del suo regno, essendo in Ravenna, rinnova la lega per
a) Muratori. Ann. un quinquennio Ira i suoi sudditi Italiani ed i Veneziani a).
d' Ital. anno SBO.
881 Il re d'Italia, Carlo il Grosso, venne incoronalo
bj Dotto anno ssi.
imperatore in Roma, dal pontefice Giovanni Vili b) (1).
881 Cessa di vivere Orso doge di Venezia, principe
lodalo per sapienza e piet ed amante della pace. Sodo il
suo regime s' ingrand la citt ; perch si fabbric in allora

tedrale giusta le forme do' primi tempi cristiani e senza le irre


golarit del VII e Vili secolo. La Pittura ed i lavori a Mu
saico erano rozzi mentre le ligure laccatisi con occhi spiritati, mani
stecchite, piedi in punta, altitudini assiderate. Nella pittura si ado
per anche 1' olio, ma quello di linseine meno facile ad essiccare, sic
ch v'era maggior difficolt nel dipingere: e solo pi tardi Giovanni
da Bruges, che si dice inventore della scoperta della pittura ad olio,
forse non vi surrog a quello che 1' olio di noce e di papavero, o
ie Canta.
.,. o.St. unlv. vi. aggiunse

un i.essiccante.
ii
Esercitavasi
\
anche 1' Arte del Fon-
Boc.rot. txp. 51 dcre, se non altro nelle campane e).
Le Fabbriche Mollo pi semplici si facevano in Italia gli
edifizii dopo l' invasione de' barbari, e la maggior parte delle case
non avevano che il piano a terra, e si chiamavano sale, e so-
lariate quelle che alzavansi a pi d' un solaio. Alcune erano co
di DetioiTi Bis Perle a' tegole, molte di assicelle di legno o di paglia d).
Stato delle scienze in Italia in quest' epoca III Della
fisica e degli studii naturali appena si trovano nozioni; egual
mente della Cacografia. Le Matematiche furono poco colti
vate, e se vi fu alcuno che se ne occupasse, lo si tenne per mago,
perch vennero ammalgumate coll'aslrologia. Alla Filosofia pochis
simi s' applicarono, e difficilmente si trova chi possa chiamarsi filo
sofo. Fu trattata la Storia, ma in rozzo e barbaro stile; nullameno
essa ci tramand assai importanti notizie sulle vicende di que' tempi.
e)Tiraba>chi..stor. La Medicina fu coltivata e sostenuta da' monaci e).
CU. Y.lll 0 iv.

(1) notevole la Corniola dell' elezione di Carlo Calvo Noi


dice Giovanni Vili negli atti dei concilio 887 noi l' abbiamo e-
letto con giustizia, ed approvato col consenso e il voto de' ve-
scovi fratelli nostri e degli altri ministri della santa Chiesa ro-
> inaila, dell' illustre Senato, di lutto il Popolo Romano, e dell' or-
dine de' cittadini, e secondo 1' antico costume I' abbiamo solen-
f) Canl . IX. p. Demente elevato all'Impero, e decorato del titolo d'Augusto f).
317
quella parte che chiamasi Dorsoduro : e per opera sua eb
bero (ine le controversie tra i patriarchi d' Aquileja e quelli
di Grado. Lasci successore Giovanni suo primogenito gi
collrga nel Dogato a). ai Muraioli. Ann.
il'llal. anno SII.
882 Nel di 20 gennajo venne a morte Lodovico II
re di Germani;), e l' imperatore Carlo il Grosso di lui fra-

Stoffe e Vesti usate in questi tempi e ne' posteriori in


Italia.
Le Tele Usavansi le tele di lino e di bambagia come nei
secoli anteriori : se si accostumasse anche la tela di canape co
me oggid, non sappiamo indicarlo. 11 bucherarne era sorta di tela IO Muratori. Dlis.
sottile e preziosa la quale veniva dall' Oriente b). XXV.

I Drappi, ossiano stoffe di seta, di lana e di ricamo I pi


delicati lavori in questo genere ornavano le chiese e decoravano le
solenni funzioni, e distinguevansi co' nomi seguenti. La Blatta era
di seta, di colore vermiglio o cronico proveniente da Costantinopoli;
il velo tirio pure di seta, e quello di Spagna. Stofle d se
ta con filo l'oro fraimnisto. Pezzi di stoffa d'oro che
a guisa di bottoncini si cucivano sovr' altra tela; e stoffe o tele
ricamate (il cui lavoro, a ricamo, fatto a mezzo dell' ago era an
che per l' innanzi molto praticato) generi che servivano pure per le
vesti dei re, de' nobili e dei ricchi. Cosi il semiale, zcndale o
zendado sorte di velame di seta; nonch il taffett, forse non
diverso dal zenitale; e lo sciamito stoffa di seta ordinaria, e
forse quello che ora chiamasi velluto e). e) Dello iti.

I Panni, cio 1' Alessandrino cosi detto perch veniva da


Alessandria: il babilonese proveniente da Baldach, preziosissimo,
composto di un tessuto di seta a filo d' oro e chiamavasi balda-
cliiiio; il fiistaneum, cio panno di bambagia; e quello di scar
tai; il camnieloto, eaniinelato o cammellino panno
di lana intessuto co' peli di cammello e di certe capre; il triblatum
che sembra fosse un panno a triplicata tintura o a tre colori. Ed
altri panni che venivano dalla Socia, Crecia, Persia e Costantinopoli.
Eravi pure il barracano, oggi giorno conosciuto, n si compren
de perch cosi detto, forse per esser formato allora di barre o liste
di vario colore, oppure perch sia parola arabica ti). il) Dello ivi.

Le pelli erano quelle di zibelino, di arntellino, di mar


tore, che venivano pregiale molto; quelle di vajo le quali sembra
fossero di varii colori e forse naturali o artificiali. Si usavano
delle pelli rosse, ma queste venivano tinte. Eranvi delle pelli

i w
318
ai Muratori. Ann. le" gli successe ; riunendo cosi, oltre Italia, anche lulla Ger-
d' Hai. anno (8 .. ... ,
Balbo, sior. unir, mailUI SOllO II SUO doillllllO a),
v. un. p. 103. '
882 Il papa Giovanni Vili muore in qucsl' anno il
w Muraiori e. sop. 15 o 16 di dicembre, ri si crede per morie naturale b).
anno Si. I '
Pontefice pi debole de! suo antecessore, si lasci illudere
da Fozio patriarca, e smuovere in punti di disciplina : inlri-

grigie come quelle dei zibellini ovvero cenerine; Danrhe come


quelle dogli armellini, n si sa a qual sorla d' animali apparte
nessero. Accostiimavansi anche le pelli di camoscio, ed erano
apprezzate. Presso il volgo poi famigliarmenle usqvansi quelle di
ri Mnralnri. llss. pecora, di agnello, di castrato e di volpi e). Coperte nobili
XXV. ecc.
da letto per il verno pare si formassero di pelli di qualche bestiuola.
Le vesti la uomo In Italia anticamente tutte le vesli
chiamavansi Raubas ci Roba. Il pallium, ossia mantello o tabarro
senza maniche. Il tabarro con cappuccio. I eabani, oggid ga-
bani e barillotli. I birrlii, vesti di color rosso, talvolta di panno
prezioso, ma per lo pi ordinario, a cui solevasi attaccare il cap
puccio. Halantlrana, ossia palandrane, veste significante un gab
bano, cio mantello colle maniche. I cappueci erano molto in
uso non meno tra i nobili, che tra i plebei. Nel verno accostumavansi
le schiattite di lana, cosi dette perch lavorate in Schiavonia,
ed avevano i peli nel dritto e nel rovescio. La erosna mantello
per lo pi formato di pelli anche di volpe. Le mestruclic vesti
di pelli preziose di animali selvatici. Le pcllarde erano vesli
cosi chiamale dalle pelli. Tenivano usate anche le vesli di fu
stagno, di scartato, con fodere di varii peli, di seiamito, di
barracano. In quesl' epoca le pelli portavansi col pelo al difuori;
pi tardi, le vedremo usate al didentro.
I prelati portavano i vestili con pelli di zibelino e di martore.
I preti facevano uso anch'essi delle pelliccie; erano per obbligali
ad entrare in coro con la cotta e coperti il capo col cappuccio;
dj Dello Iti. ed uscendo in pubblico doveano sempre portare la colta e la stola d).
Le vesti la donna La sottana era veste propria delle
donne e portavasi sopra le altr,e vesti, essa scendeva sino ai fianchi
o al ginocchio. La socca che dai fianchi giungeva sino ai piedi.
Neil' estremit delle vesti usavansi liste, orlature, guarni
zioni o frange. Usavano mantelli e pelliccie, ed anche il
cappuccio: nonch ornamenti d'oro, anelli, monilli, spille, col
lane, vesti ricamate, e formate dei drappi, o panni, o pelli gi
0)!,nnzhil>Menlnl. dette
. d).
J, La mgiubba, il giubbone, il giubbetto
,, .-. 1 j o g-ub-

Vocaiwiuirio iiciia barello erano vesti corte portate sotto-vestito si da donna che
or? "al p m' a da uomo. La gamurra veste da donna contadinesca per nozze e).
319
ganle e passionato, mal giudic la moralit delle azioni,
prodig scomuniche, e convert le penitenze in pellegrinag
gi n). Ebbe a successore Martino II, ossia Marino I che ii&'toiMV'-
sedette soltanto 17 mesi, (il Cant Io dice Toscano); era di
nazione Francese b) ed arcidiacono della Chiesa Romana: voY^pg^sx'
ma altri lo vogliono vescovo, ne si sa di qual luogo. Era

La calzatura Ne' piedi usavansi gli zoccoli, sorta di calza


tura che facilmente ponevasi e deponevasi ; anche scarpe con punta
smodatamente appuntita. Facevasi uso delle zanche, le quali copriva
no tanto il piede che la gamba, ed erano calzctti, stivaletti, o
borzacchini 1' uno il' un colore e l' altro d' un altro, che veni
vano portati anche dalle persone nobili : si portavano pure stiva
li grossi ma particolarmente usavasi fasciar le gambe con
tela di lino chiamata tibiale sovr' essa aggiravansi delle fasuie,
poi con picciole corregge tirate dissopra serravansi queste e quella ;
n sin oltre il secolo XI si us miglior modo di coprire le gambe, r) Muratori.
e le calze a gucchia furono inventate ne' secoli susseguenti e). XXV. eo.

Il capo coprivasi in quest' epoca con cappello, berretto,


o cappuccio; i preti porlavan berretto.
Ne'giorni festivi accostumavasi d'andar pi nobilmente vestiti d)- <>! wh M-

Le citt fi' Italia Nello stato di disordine, in che erano


i Popoli e le citt d'Italia, surse in tutti quasi un pensiero una
nime instintivo di salvezza ; le citt perci si dettero ad ordinarsi,
si ricinsero di muraglie, invocandone il privilegio dai re o dagli im
peratori dai quali dipendevano; e gi nel IX e nel X secolo quasi
tutte in forza di un diploma imperiale erano vallate e murate. Cosi
ristoralo il sentimento della loro importanza a poco a poco si
elessero magistrati fra i loro concittadini, si dettero un reggimento
e] Mote. Slor. CU.
municipale, siccome vedremo sotto gli Ottoni e). TOl. IV pag. 169.

I Feudatari! nel IX e nel X secolo afforzavano gagliarda


mente le loro borgate e le loro castella. Questi non potendo
godere di alto dominio mirarono a farsi indipendenti, e con aperta
audacia lo osarono, mentre tulli i vincoli sociali erano spezzali f). rj Deiio mg. no.
L' Italia nel secolo IX. Essa contava il suo periodo
pi infelice. Questo periodo ni cerio non pu ad alcun allro para
gonarsi per calamit di Popoli, per debolezza di principi, per ob
brobriosa ignoranza universale. La mancanza assoluta di valore mi
litare apparve segno certo della distruzione d' ogni sociale virt,
dell' amore di patria, dell'amor proprio; mostr gli uomini vittime
320
personaggio riputalissimo e venne impiegato in importanti
legazioni da' suoi antecessori, come pure fu fermo e dichia-
5\R'sMLn' ral oppositore a Fozio patriarca a).
882 Pietro patriarca di Grado muore in Venezia in
sul fiore dell'et; e fu lungamente pianto dal Popolo. Nel
l'anno seguente succede in quella sede Vittore II Parlicipa-
zio, o Badoaro, figlio di Orso, allora pievano di S. Silvestro
SLWStW" in Ve"ezia b) (1).
883 Giovanni doge di Venezia, a mezzo de' suoi am
basciatori, impetr dall' imperatore Carlo il Grosso la rin
novazione de' privilegi. Questo sovrano ritrovavasi allora in
Mantova, essendo venuto in Italia nel maggio, chiamatovi dal
JnKmossr' pontefice Marino onde abboccarsi seco lui e) (2).

rassegnate di tutti i nemici, di tutte le vicende. Le scorrerie dei


Normanni, le stragi che impunemente menavano costoro per lutto
TOi"m pag. b!"' Occidente, ne fanno miserevole testimonianza d).
Il Battesimo Nel secolo IX accostumavasi nella Chiesa
Aquilejese di ricevere il battesimo in et adulta; perch sussisteva
tutt* ora nel nostro Popolo la perniciosa cautela di ritardarlo onde
conservare con maggior facilit la grazia di questo Sacramento: co
stume che quivi dur in alcuni sino al secolo XI. Nudameli
si introdusse allora anche il saggio metodo di recare i bambini
al Sacro Fonte, resi accorti i genitori dagli accidenti di morte ini-
ffi.e.i preveduta e). .
T. I. p. 251-253.

(\) L'Indizione Era grave ostacolo per la cronologia di


questi tempi 1' uso vario che facevasi in allora delle indizioni, che la
maggior parte mutava nel settembre, quando altri davano prin
cipio alle medesime soltanto coli' introdursi dell' anno. Cosi ne' se
coli seguenti alcuni cominciarono l'anno nostro volgare, non
gi nel primo di geuuajo, ma nel marzo dell'anno precedente chiamato
ab lncamatione, locch specialmente fu usalo dai Pisani. Altri, e
fra questi i Fiorentini, davano principio all' anno ab lncamatione
nel marzo seguente; alcuni in fine dalla Circoncisione, ed altri dal
MKmosJr- Natale precedente, f).
(2) II Papato Nel fine del IX secolo il Papato colla sua
duplice corona, col suo duplice impero agiva potentcmcnie e con
883 Al patriarca di Grado ed a tulli i vescovi, alle cinese
ed ai monasteri dipendenti da questo metropolita, l' imperatore
Carlo il Grosso concede justitiam requirendam de suis rebus
in annos legales, secundum quod Ravennas habet Ecclwsia a). d-'iSSo m!1
880 Berengario duca del Friuli, che in questo tempo tro-
wasi alla corte dell' imperatore Carlo il Grosso, suo consan
guineo (perch Berengario fu figlio di Gisela zia di Carlo il Gros-
so)..... . ,
b), ebbe incombenza di,. ,togliere
.. . .. ,. .
a Guido il Ducalo di.. 0apo- >*>
tipetto anni 877 e

leto. Guido posto al bando dell' Impero perch accusato di fel


lonia, ricusava inoltre di restituire alla Chiesa Bomana quanto
areale tolto ; anzi forse alle iniquit commesse ne aggiungeva
di nuove. Mossosi quindi Berengario con forte armala s' impos
sess d' una parte di quel Ducato, e lo avrebbe conquistalo
intieramente, se la peste non s' introduceva nel suo esercito :
contagio che dilatossi per tutta Italia, e giunse pur anche
alla corle dell'imperatore. Perci Berengario fu obbligato a
ritirarsi ed a desistere dalla ben incominciala impresa e). <) ncno.
883 La peste affligge lulta Italia d). ")*-
884 Il pontefice Marino mori iti quest' anno, probabil
mente nel mese di maggio, e gli fu loslo sostituito Adriano
III di nazione Bomana e) (1). <" "e"0 ann0 >

vero prestigio sugli animi dei Popoli e dei governanti; re vinti e


Popoli turbolenti ne imploravano a braccia tese il soccorso, ne ri
conoscevano la onnipotente supremazia. I poteri, le leggi, i pubblici
atti, lo spirilo degli uomini, le guerre stesse risultavano dall' azione
religiosa. Era facile a prevedersi die la reazione civile non avrebbe f) Mols Sl0r clt
tardato mollo a scoppiare f). voi. ili pag. sci! '

i
(i) Al nana1 11.Adriano
1
III 1 s'attribuisce

nn decreto die esclude
t* \ w t
, . . . .
p) Canti! Pt. uni*.
1 imperatore
ili. .
dall
-
elezione
,
de
j
pontefici
i\
e); il Muratori pero lo pone
*
tue. v. ix p. 2.17.
h) Muratori. Ann.
111 dubbio, ne vi presta credenza li). d'iui. anno sst.
Placiti, in -.
Ialino Placis, vocabolo cosi detto,. dal placitar le. ilei
') i*ni rcr.
cause -\
...
1). 1I piacili

Reiterali erano una sorte di giudizio . ,r . . Friuli .(liii-rra
in cui neio.F.v.viip.91.
si amministrava al Popolo la giustizia e si decidevano le liti. A une
nti era invitato tulio il Popolo, perdio ivi si portavano le cause e
le accuse si esaminavano, si ponderavano e si decidevano. Quivi e-
'21

( 1
522
885 V imperatore Carlo il Grosso, attesa la morto
immatura di Carlomanno re di Francia successa nel prece
dente anno, viene scello dai primati Francesi a loro re.
Cos questo monarca riuni in s l' intera Monarchia di Carlo
Magno; ma fu ben lungi dal possedere la mente ed il va-
a) Muratori. Ann. i j#
d'iui. anno W5. lore di quel1 sommo a).\

885 Mori il papa Adriano III mentre recavasi alla gran


dieta di Vormazia e fu sepolto noli" insigne badia di Nonan-
loia. Ebbe a successore Stefano VI, detto V, prete cardinale
de' Santi Quattro Coronali ; personaggio di rare virt e della
t>) Detto. prima nobilt romana b).
886 Berengario duca del Friuli ebbe in quesl' anno
grave discordia con Liulvardo vescovo di Vercelli arcican-
celliere dell'Impero, a segno che il nostro duca con uno
stuolo d'armali entr in Vercelli e diede il sacco al palazzo
episcopale. Ne fu il motivo quanto esponiamo: era Liulvardo
uomo di bassa estrazione, ma ambizioso e pervenuto a tale
possanza, che pi dello stesso imperatore lo si lemea. Per
<cui fece egli rapire molle fanciulle delle pi nobili d' Ale-
magna e d' Ilaliu onde maritarle a' suoi parenti. E giunse
poi a lanta lemeril da far levare a forza dal monastero

rano pronti gli avversarli, e se I' accusato abbisognava di altri do


cumenti o testimonii prestava sicurt e giuramento di presentarli
nel venturo primo placito, ove si risolveva inalterabilmente la
quistione. A questi placiti erano obbligati d'intervenire non- solo
i secolari, ma gli ecclesiastici ancora, non avendo avuto luogo che
per breve tempo la legge di Carlo -Magno che esentavali. Quan
do i messi regii innalzavano tribunale o placiti, intervenivano anche
per onore i vescovi, i marchesi e conti ed altri minori giudici. Quivi
i conti precedevano i vescovi senza controversie. Ne' placiti veniva
amministrata la giustizia, come dicemmo, al Popolo, e non solo i
regii messi, i conti e marchesi e giudici minori si tenevano ad ono-
,..,_.,
e) Muratori. Disi.
re di sedere e giudicare in essi..';. ma talvolta anche gli stessi, re
xxxi saii'AM. it. ed, imperatori
. . . P . ., ..
e),. fcranvi
.
si compiacevano di ci praticare anche i
Placiti di cristianit, ossia la giurisdizione o tribunale sopra
?! v b?*' "*' le controversie ecclesiastiche e spirituali d).
523
di Sanla Giulia di Brescia, una figliuola di Unroco conte,
gi duca del Friuli e fratello a Berengario per darla in
..... aj Muratori. Ann.
moglie ad un suo nipote a). ntai. anno*.
886 Basilio imperatore de' Greci cessa di vivere in
quest' anno. Fu principe glorioso per imprese, e virt, ma
biasimato perch ripose Fozio nella sede patriarcale. Lasci
successore nell'Impero Leone suo primogenito, gi dichia
rato collega ed Augusto, e siccome saggio e dotto, fu chia
malo il sapiente b). b) netto.
886 Gravi inondazioni prov l' Italia in quest' anno e). rj dcuo.
887 Berengario duca del Friuli nel!' aprile di que
st' anno porlossi in Wibelinga alla corte dell' imperatore, e
seppe destramente sedare lo sdegno di quel monarca per il
fallo di Vercelli da lui violentemente commesso a danno
del vescovo Liutvardo; col quale pur anche pacificossi me
diante magnifici doni d). oj netto an n.
887 Giovanni doge di Venezia resosi infermo accorda
al Popolo che possa eleggersi nuovo doge, bench Orso di
lui fratello fosse gi suo collega nel Dogato. Venne eletto
nel di 17 aprile Pietro Candiano uomo di senno ed esperio
nulla guerra ; ma mori egli in un fatto d' armi contro gli
Schiavimi nel settembre di quest' anno. Perci il doge Gio
vanni ripigli il governo, e sopravvisse sei mesi e tredici
giorni e). e) netto.
887 Nel novembre dell' anno presente ( quando P in
dizione cominciala in settembre segnava gi l' anno 888)
alla Dieta generale convocata in Tribuna, preparata anterior
mente la rivolta, fu deposto l'imperatore Carlo il Grosso,
e proclamalo re di Germania il giovane Arnolfo figlio natu
rale di Garlomanno f ). Gli Stati di questo debole monarca, rj netto.
detronizzato per i maneggi del suo primo ministro Liutvardo
vescovo di Vercelli, furono divisi in quattro parti : ad Ar
nolfo, o Arnoldo, tocc la Germania ; la Francia ad Eudo,
o Odone ; Guido di Spoleto e Berengario ebbero l' Italia ; e
524
la Borgogna Transjurana tocc a Rodolfo. P Carlo il Grosso
venne confinalo in un meschino villaggio in seno alla mi-
:i) Rampolli!. Cron. . .
unir. . un. p. 214. seria a).
888 Muore di cordoglio l' infelice e deposto impera
tore Carlo il Grosso, e ci iM2 gennajo, o nel d se
b) Muratori, km.
guente .; . ed il , suo, , corpo

portato al monastero di Augia
r,r
d'Hai. im 888. venne ivi sepolto L) (\).

(I) Alla morie di questo imperatore ebbero principio in Occi


dente innumerevoli mali e vi durarono lungo tempo, particolarmente
in Italia. Sotto il reggimento de' Carolingi la Lombardia e le vicine
Provincie godettero un'invidiabile pace per oltre un secolo: ma in
trodotta la discordia e la guerra, crebbe da 11 innanzi V ignoranza e
la barbarie; e ci eh' peggio ancora vi s' introdusse ne' Popoli e
nel Clero la sfrenatezza de' costumi, in guisa che vedremo il secolo
venturo essere un secolo di ferro e divenire queste contrade preda
e) Detta de' vizii e d' ogni calamit e).
* S'sra'i erano portici eretti da popolani e da gentiluomini per
intrattenervisi a conversare o a convito. Verso la fine del IX secolo
si comincia a trovar fatta menzione de' Seggi nelle citt. In seguito
(l)Mols*. stor. crt. ne" Seggi si pass a trattare affari pubblici, e crebbero in conside
voi. V pag. 316. razione, e ne avevano i nobili ed i popolani d) .
I Titoli d' Illustrissimo, Nobilissimo, lolius nobilita-
tis compos, sono de' pi onorifici rispetto ai tempi vicini al IX se
colo, perch si davano ai re ed agli altri sovrani , ai dogi di Ve
nezia ecc. Nessun altro titolo fu pi splendido presso i Franchi ;
e) ArchcoKrato Tr.
se ne insignivano i re stessi nei loro diplomi. Lo port Carlo-Magno
toI. Ili pag. 319. e dopo lui altri imperatori e re di Germania e) .
r ) Cant. St. unir. II lineato tiri Friuli Al cadere de' Carolingi il Duca
Geogr. toI. XXV
pag. 873. del Friuli estendeva il suo possesso sino a Mantova f).
525

EPILOGO

Neil" epoca seconda abbiamo veduto il bisogno d' ordine


essere stato principio d'incivilimento; ora vedremo come
questo siasi sviluppalo a vantaggio del benessere civile e
morale del nostro Popolo.
La grandezza della Ducea, o Marca Friulana, la sua topo
grafica posizione, il posto interessante cui la vediamo occu
pare nelle vicende d' Italia, per poco ebe si consideri essere
questa la via delle invasioni delle genti settentrionali, ci guida
no a riflettere sull' importanza del Popolo Friulano nell' epoca
presente.
Esso, dal governo Longobardo passalo a quello de' Fran
tili, il cui sistema retto da Carlo-Magno avea per iscopo lo
incivilimento de' Popoli, acquist nuove idee, nuove simpa
tie, mulo bisogni , godelte molti anni di pace, intraprese e
sostenne parecchie guerre, tendenti costantemente a respin
gere la barbarie, ed a porre riparo all' invasione di nuovi
Popoli stranieri. Perci gli Unni, gli Slavi, i Carniolici pro
varono pi volte il ferro friulano e indietreggiarono dinanzi
alla possanza de' nostri duchi, ed al valore del Popolo no
stro. Fu questo valore che ritard all' Italia settentrionale
nuove invasioni di nordiche genti, ed impedi la ruina dei
rimasti monumenti, rendendo distinto il nome Friulano.
Il nuovo reggime, diretto a unificare 1' amministrazione,
a render solerle l' esercizio della giustizia, a togliere ci
che nel sistema anteriore vi avea di anarchico, di grello
e d'incoerente, guid questo Popolo ad uno stalo migliore:
52G
ma la inorale influenza , (alloro principale dell' incivilimento
de' Popoli, venne inceppala nel suo progresso dalle attivale
forze suddette; e il reggime introdotto non raggiunse il fine
a cui fu diretto , perch le forze della societ si supposero
maggiori, e migliore la condizione delle monti di quello che
realmente esse fossero.
Perci l' impulso del bisogno d' ordine diede sviluppo mag
giore ri Feudalismo, sistema interno di confederazioni, che
non togliendo I' indipendenza dell' individuo lasciava luogo
all' isolamento delle persone ragguardevoli e potenti in seno
alle loro famiglie, a' loro servi, a' loro scherani. Si videro in
allora sorgere quegli innumerevoli castelli di cui tuttod ci
rimangono le vestigia ; e quella gerarchia di servigi e di
diritti fra le persone guerriere di quel tempo, che appunto
cosliluiscono il sistema feudale, giovevole ai grandi, gravoso
ai Popoli. Da questo principio la nobilt coi privilegi e col-
1' immunit, che mano a mano otteneva da' sovrani, crebbe
gradatamente a tale possanza, che sul finire dell' epoca pre
sente la vediamo, per la debolezza de' regnanti, rendersi
preponderante e progredire al colmo della prepotenza e
della forza, come ci accadr di doverlo indicare nell' epo
che venture. A tanto disordine i Popoli per cercarono un
riparo noli' unione accordata e protetta da concessioni so
vrane ; perci cominciarono a circuire di mura ed a vallare
le citt, e si accinsero a darsi una lai qual forma di pro
prio reggimento.
Accennale cosi le condizioni dell' epoca presente sotto i
riguardi dell'influenza del governo, della possanza de' duchi,
del valore Friulano e dell' incremento del feudalismo , ac
cenneremo ora al potere de' patriarchi Forogiuliesi, non mi
nore al certo d' ogni altro che fra noi sorgesse.
I pregi di questi prelati ci si presentano tali da costituirli
grandi per virl, per dottrina e per possanza. Il loro esem
pio fermo, religioso, guerriero ; la loro dignit ecclesiastica
327
e la podest temporale in continuo incremento per munifi
cenze sovrane, formavano una duplice e polente forza, che
agendo sulle coscienze e sulle cose, mantenne il coraggio
del Popolo, introdusse utili riforme, rafferm le credenze,
oper riparazioni di tempii e luoghi pii, fece erezioni di
ospizii, diede eccitamento alle arti , all' agricoltura, al com
mercio, e diradando la barbarie giov, per quanto poteasi
in que' tempi , allo sviluppo civile e morale del Popolo
Friulano.
Tale grandezza de' patriarchi Forogiuliesi rifulse a gloria
nostra e prepar la via air indipendenza Friulana. E se nel
principio di quest' epoca vediamo la loro possanza essere
minore di quella de1 nostri duchi o marchesi, sulla fine
gareggiava con essa, e la vedremo poscia ne' secoli ven
turi farsi sovrana assoluta di lutto il Friuli.
329

EPOCA IV.

IL FRIULI SOTTO I BERENGARII E GLI OTTONI.

888 Berengario duca del Friuli, mosso dalle istanze


dei baroni del Regno, non per di quelli di Spoleto e Ca
merino ed altri, passa a Pavia nel gennajo o febbrajo di
quest'anno e viene incoronalo a re d'Italia da Anselmo
arcivescovo di Milano a). (1) Il Balbo lo dice incoro- S'iui""'1"'-
... , r , , . ,, b) Ball. SI. uulv.
nato in Milano nel tebbrajo b). v.un.p.u>3.
888 Arnolfo re di Germania con polente armata si
dispone a calare in Italia per conquistarne la corona. Ma Be
rengario, onde conservarsela, dicesi 1' abbia vilmente rico
nosciuta in feudo dallo stesso Arnolfo cj (2). j *<> m-
888 Adalberto abbate di Sesto, il 21 marzo, chie
de al re Berengario la conferma delle immunit e preroga
tive della sua Abbazia ; le quali con diploma rilascialo da
Mantova sotto la data segnata furono da questo re confer-
mi J\ d) Llrull. Not. OH.
male d J. voi. m p. ts.

(1) In quest'epoca possiamo credere si cominciasse a usare la Co


rona FerreaBattista
di San Giovanni conservata tutto giorno,
di Monza, dice il ne'
e si celebre Muratori,
tempi nella Basilica
seguenti e). V. iuiraaiu
Muralor) sw"'
Ann

(2) Il Liruti ci riporta aver Berengario inviati ad Arnolfo in que-


st' incontro alcuni de' suoi pi fidi Friulani, e che poscia egli me
desimo si portasse in Trento ; ove reso omaggio a quel re, lo persua
desse con modi convincenti a ritornarsene, ed a lasciargli libero ci f. Ljrul| No| cl|
che possedeva in Italia, meno le ville ed i palazzi imperiali I). toi.uip.nuis.'
530
888 Guido duca di Spoleto dispula armala mano la
corona d'Ilalia a Berengario, (I) e sul Bresciano
succede fiera battaglia fra questi due competitori ; ma vi re-
diu!!ln0iiro8ss"" sia perdente lo Spolelano a).
888 Arnolfo re di Germania nel suo ritorno dalla
spedizione contro Berengario passa per il Friuli e si porta
in Carintia, molestalo da forte epizoozia, che recagli terri-
bj Deiio. bile perdita di cavalli b).
888 Venne a morte in quest'anno Giovanni doge di
Venezia, e fu eletto al Dogato Pietro tribuno uomo di bont
considerevole; crealo poscia protospalario da Leone impe
ci Detto. ratore di Costantinopoli e).
888 Il valoroso Walfredo venne costituito duca e mar
chese del Friuli in quest' anno da Berengario re d' Italia. Ei
luTWX. ' moriva nell'896 d) (2).
889 Berengario re d' Italia costretto a sostenere una
seconda battaglia contro Guido duca di Spoleto che gli con
trasta la corona. Questa successe non gi nel Bresciano,
bens, per quanto si pu congetturare, alla Trebbia sul Pia
centino. Grave fu il conflitto, e cost molto sangue all' una
ed all' altra parie ; ma Guido rest vincitore. Nullameno Be
rengario non fu espulso d'Italia, perch tenne fermo il Bu

fi) Diritto di eleggere ed incoronare 1 re d'Italia


nel IX secolo I signori di Lombardia e 1' arcivescovo di Milano
si mantennero nell' antico diritto di elezione del re, quantunque lo
e) Mone. stor. cu. contrastassero loro i Pontefici. Essi perci elessero ed incoronarono
oliu pigia Berengario con la Corona di Ferro e).

(2) Non sappiamo invero combinare il qui esposto dal Liruti, con
quanto asseriscono il Mois ed il Muratori, come riporteremo anche
rj Delio nag.i. alla sua epoca f), cio aver Arnolfo re di Germania nel 895 dato
il Ducato del Friuli ad uri Gualfredo, il quale erasi ribellato n Be
rengario , e che questi lo reggesse per poco, venendo a morie
*hell'89t.
551
calo del Friuli e fece la sua residenza in Verona. (I)
Molti condottieri d' armi, e tra essi alcuni vescovi (2)
accorsero in ajuto di Berengario co' loro armigeri e forma
rono parte del suo esercito, cio un Gualfredo, ch'era o fu
poscia creato marchese del Friuli e conduceva seco 5000
Friulani ; Uriroco e due suoi fratelli figli a Suppone fu duca
di Spoleto; Leutone e Bernardo fratelli; un Alberico; in
fine un Bonifazio , un Berardo , un Azzo feroce, ed un 01-
rico, che era o fu poi marchese e signoreggiava presso l' A-
drialico, de' quali non sapremmo per indicare le citt o
i . . a) Muratori. Ann.
luoghi a cui appartenessero a). <mJ. annosa.
889 Circa a questi tempi cominciarono a conoscersi in
Germania ed in Italia gli Ungri, o vogliam dire gli Ungheri,
Nazione barbara e crudele, da cui tra breve vedremo deso
lata l'infelice Italia b) (5). bj Detto.

(1) Anche Marca Veronese fu chiomata la Marca del Friu


li, e venne cosi detta (come vedremo nel 005) perch Berengario
prima di essere re avea fissata la sua residenza in Verona e). e) Detto anno 905.
f;2") Sussisteva tuttavia in questo secolo I' abuso che i vescovi
vestissero armi e si portassero alla guerra; come qui ce lo
indica il fatto, quantunque siano taciuti i nomi d). d) Detto anno te.
(5) Gli Ungheri popoli della Siberia Gli Uzi abitatori
della Siberia meridionale avevano costretto i Petcnencgui a di
sertare le antiche loro dimore a pie' dei monti tirali ; i Petchenegui
misero allora in moto i loro vicini i Magiari, e questi risalirono i
grandi fiumi della Russia fino a Kiovia. Respinti dai Russi, si vol
sero in seguito a libeccio, valicarono i monti Carpali e scesero fino
nelle pianure d' una parte della Pannonia, occupale allora dalle re
liquie di parecchie Nazioni settentrionali, le quali avevano probabil
mente una origine comune con essi. Alcune trib d' Avari si con
giunsero a loro. I Magiari furono detti da que' Popoli viciui ti
gri o Ongri (Ongari, Ungheri) ci che signific nel loro lin
guaggio forestieri. Neil' anno 889 si affacciarono alla Germania.
Arpado capo degli Ungheri, il primo che di essi sia conosciuto, li
avea negli ultimi tempi condotti in Pannonia ( anno 897 ), dove di
stribu loro le terre conquistale sulle rive della Teiss in contrada
quasi deserta. Questo Popolo, come gli Sciti, non aveva altro domi-
352
889 In quest'anno, stando in Pavia Guido duca di
Spoleto, gi divenuto possessore della Lombardia, radun una
gran Dieta di vescovi delle citt a lui soggette e si fece
S^ukmm'wsI11' solennemente eleggere re d' Italia a).
891 Guido re d'Italia recatosi a Roma, ottenne di
essere crealo ed incoronalo imperatore de' Romani nel di
bj Delio anno 891. 21 febbrajo di quesl' anno dal pontefice Stefano VI detto V b).
891 Muore nell'anno preseute il buon papa Stefano

cilio fuorch quello dei carri coperti nei quali chiudeva le mogli ed i
figli; combatteva su piccioli cavalli infaticabili e sobrii; andava arma
to alla leggera con archi e freccie, e non era meno formulabile quan
do fuggiva che quando assaliva, e superava, s' possibile a dirsi,
gli slessi Normanni in ferocia e crudelt. Facea la guerra scorraz
zando il paese a piccioli drappelli di cavalleria leggera, senza darsi
uiai un pensiero di difendersi alle spalle, o di assicurarsi la comu
nicazione col grosso dell' esercito. Non si dava briga neppure di ti
rarsi dietro vettovaglie, o foraggi, di cui si provvedeva con la pi
audace violenza dovunque capitava. La rapidit delle sue mosse (la
vagli infinito vantaggio sulla cavalleria pesante dei gentiluomini e
sulle milizie a piedi delle citt ; e siccome era suo scopo precipuo
il rubare, non il combattere, cosi evitava per quanto poteva lo scon
tro coli' inimico. Non avendo altra patria che il suo accampamento,
invece che ritirarsi al cospetto di forze superiori, avanzava il nemico
in celerit e si portava a rovistare le provincie, le quali avrebbero
dovuto contrastare. N i re in Italia, u i grandi signori avevano
perduto un palmo di terreno; ma intanto di mezzo ai loro Stali un
nemico, che mai potevano raggiungere, saccheggiava ora I' una ora
Soi!"i!*p.s5; Sai ' a'lia lulte 'e Provincie In tal modo V Italia in sul nascere del
ei. ' secolo X era afflitta da questi Popoli e).
Gli Uomini di Masnada erano i soldati o scherani del
feudatario Ciascun d' essi possedeva qualche pezzo di terra e
retribuiva un canone o fruito in denaro o in prodotti al suo signo-
re, coli' obbligo sempre di seguirlo alla guerra, che ordinariamente
sts. lw " "' non lo vincolava per pi d'un mese, o quaranta giorni d). Masna
da, secondo il Fontanini, chiamavasi quella gente di condizione ser
vile, che nasceva o si propagava ne' Mansi , e dicevasi Mas nata,
cio nata ne' Mansi I Mansi dagli scrittori dell' et barbara
furono delti Mussa? , e oggid massari sono detti i coloni, o sian
villici, nome proveniente dai Longobardi Le llasnate adunque
.,
oi _,.,,
Fonlanlnf. -,,
Stor. erano
.,->razze di servi
\ tenute da' lpadroni ne' loro poderi
r sotto la cu
eh. v. uu. p. g e 7. stodia dei coloni e).
333
VI dello V e gli succede nel seggio pontificale Formoso ve
scovo di Porto, dotto ma ambizioso pontefice a). SV. udowi.
891 Pietro doge di Venezia invi a Pavia i suoi amba
sciatori a Guido imperatore e vi ottenne la conferma de' privi
legi goduti dai dogi Veneti sotto gli antecedenti imperatori b). i>) Detto.
892 Il papa Formoso, ad istanza di Guido impera
tore, dichiara collega nell' Impero Lamberto giovane figlio
di quel sovrano, e ci nel febbrajo, o prima del 4 marzo
di quest'anno C). e) Delio anno891
892 Una guerra accanila continuava pi che mai tra
Guido e Berengario in Italia d) (1). djoeito.
893 Peggiorando le cose di Berengario contro Guido,
egli ricorse al re Arnolfo, assoggettandosi pienamente al
medesimo. Perci il Bavaro spediva in Italia poderoso eser
cito sotto il comando di Zventebaldo suo bastardo, che uni
to a Berengario assedi Guido in Pavia. Ma ivi Zventebaldo
temporeggi; e, o fosse compro dall'oro dello Spolelano, o

(1) Fortificazioni A cagione delle funeste dissensioni tra


Guido e Berengario, i Popoli Italiani cominciarono a fortificare
le loi*o Citt e le Castella: mentre prima, per la pace si
lungamente conservata sotto i Carolingi, i pi vivevano alla Spartana.
In Modena il vescovo Leodoino fece fare parecchie fortificazioni alle
porte, e nuovi bastioni, ben provveduti d' armi per difesa de'
cittadini e). A riparo poi dalle orde degli Ungheri o Magiari, o) Detto.
nell' epoca presente (anno 90(i), in tulle parti d' Italia con solleci
tudine si cingevano i sili pi esposti di castella e. di torri, si- cer
chiavano di solide mura le citt ed i borghi e le ville, e non fuwi
picciolo signore che nelle sue terre non avesse un Castello guar
italo da saracinesche, da feritoje, da ponti levatoi e da ogni ma
niera di munimento. Anche ne' secoli barbari erano murate le citt;
ma sotto i Franchi le mura erano state per la maggior parte di
roccate. Quelle mura che d' ora innanzi si rifabbricano colla con
cessione dei re, difesero ad un tempo le citt contro i nemici esterni
e resero i loro corpi municipali pi potenti in ragione appunto del
la cresciuta apparenza delle citt stesse. Una volta che le citt
Italiane ricevettero la facolt di fortificarsi, 1' ordine cominci a
porsi al coperto della forza brutale, e le franchigie ottenute furono
eroicamente difese colle armi e coi luoghi muniti e vigilati da pelli n Jf["* fjjJ'vSo
cittadini f). ;. p'
3.-4
richiamato da Arnolfo, a nuli' altro valse, che a raffrenare
alquanto i progressi di Guido. Poscia allontanatosi, rest Be
rengario a mal partilo, a segno che and supplice alla corte
d' Arnolfo, ed ottenne scendesse in Italia , dopo avergli pro
posto, che prendesse possesso di quel Regno, ch'egli poscia
d^To'nnossT' come vassallo avrehhe riconosciuto dalla sua mano a).
894 Arnolfo re di Germania, accompagnato da Beren
gario, se in sul fine dell' anno precedente non scese in Ita
lia con grosso esercito, lo fece al certo sul principio di
questo. Quindi prendeva Bergamo, uccideva, mutava couli e
marchesi e facevasi incoronar esso re d' Italia. Poi prendeva
Ivrea e moveva per la Borgogna contro Rodolfo alleato di
K'^g Guido imperatore; ma respinto di l, e respinto o nojalo
Mno"!or'csop' d' Italia, tornava in Germania b).
894 Accadde in quest' anno, dopo il 12 dicembre, la
e) Min-mori e. sop. ,. ,, . . , . *.
anno 891. morte di Guido imperatore e); e cosi rimaneva 1 Italia con
un imperatore Lamberto succeduto al padre, e con tre re
,i) Bau e. sop. competitori, il medesimo Lamberto, Arnolfo e Berengario dj.
895 Il re Arnolfo ridiscende in Italia coli' esercito nel
Sm"i?ar"!' sop" mese di settembre, chiamalo dal pontefice Formoso e) (1)
0 Balbo e. sop.e spoglia intieramente Berengario del regno e de' contadi f).
895 Il Ducato del Friuli venne dato da Arnolfo re di
Germania ad un Gualfredo, il quale erasi ribellato a Beren
gario; ma egli lo resse per poco, sendo venuto a morte nel-
fiiioTK-'T' P anno seguente 896 g).
890 Arnolfo re di Germania muove a Roma coli' eser
cito, la prende e si fa incoronare imperatore circa il maggio
di quest'anno da Formoso papa; poscia, attaccato dicesi da

(1) Formoso fu il primo vescovo che passasse da una sede mi


nore ad una maggiore ; ma il suo successore Stefano VII volle pu
nire sul suo cadavere questa trasgressione de' canoni, poich fal-
i.) Bamn.ii.ii cron. tolo disolterrare e rivestire degli abiti pontificali, lo analemizz e
iml\ v mi p.'ili- . - ,, . , . i il i_\
m. lo fece gettar nel Tevere con una pietra al collo n).
paralisi , affretta il ritorno in Davicra per la via di Trento
unii j- , \ a* Muratori. Arni.
sulla (ine del mese indicato a). ritai. anno.
896 Manc di vita in quesl' anno il patriarca di Gra
do (clic noi crediamo Vittore II Partecipazio), e gli suc
cesse il di Ini Fratello uterino Giorgio, figlio a Gregorio An-
11 -i 'i i\n i i \ ,11 ) Paltadlo. 8t. I.
dreardo veneziano, che mori nel DUI b) (1). part.ipmeus.
896 Berengario re d' Italia, mancato di vita in que
sti tempi Gualfredo duca e marchese del Friuli, che ri
bellatosi a lui s' era dato ad Arnolfo, ritorn in possesso di
Verona e del Ducalo Friulano ed estese il suo dominio
sino all' Adda : con che si pu credere che Brescia e Ber
gamo venissero pur anche alla di lui obbedienza e). <=) rato* c.op.
896 Muore il papa Formoso per cordoglio, o forse con
mozzo violento, essendo egli incorso nell' odio della maggior
parte del Popolo , ed anche di Lamberto imperatore per la
fatta incoronazione di Arnolfo. Dopo tre giorni di sede va
cante ebbe a successore Bonifazio VI; pontefice effimero, che
non dur nel pontificato pi che 15 giorni e mori di po
dagra. Gli successe Stefano VII dello VI, il quale sappiamo
reggere gi il pontificalo nell' agosto di quesl' anno d), ed dj Detto.
aver avuto fine miserando, ma meritato come vedremo.
896 Segui in quest' anno concordia e pace fra Lam
berto imperatore e il re Berengario a mezzo di un congresso
tenuto in Pavia : ma poscia Lamberto pi volle cerc prete
sto di rompere i palli stabilitivi e di rinnovare la discordia e), e) Detto ani n.
897 Il papa Stefano VII dello VI (2) muore in

fi) Avvertiamo che il qui esposto dal Palladio non ci sembra


combinare- coti quanto riporta il Dandolo, cio, che Romano papa
marnili il pallio arcivescovile a Vitale II patriarca di Grado, nel tem
po del suo breve pontificato di 4 mesi, di gi in sede nell' oltobYe
del 897 , come diremo a pag. 536.
(2) Fu egli che dopo otto mesi di papato commise I' eccesso
da noi riportato nella Nota a pagina 554 , il quale render mai
carcere strangolato per congiura orditagli contro a cagione
dell' iniquit da lui praticata contro il cadavere del pontefice
Formoso.
Ebbe a successore Romano, che gi sedeva sulla cat
tedra di San Pietro nell' ottobre di quesl' anno; ma che
mor dopo 4 mesi di pontificalo. Fu egli, che secondo il
Dandolo, mand il pallio arciepiscopale a Vitale II patriarca
a) Muratori. Ann. J; p__ j_ %
d' Hai. anno 897. (Il li HI il 0 il).

898 Passato a miglior vita dopo 4 mesi di pontificato,


per quanto si crede, il papa Romano, fu eletto in suo luogo
Teodoro II , uomo per virt distinto , ma che non tenne la
sede oltre a venti giorni. Quindi si venne a nuova elezione,
nella qnale una parte del Popolo elesse Sergio prete; per
avendo maggior possanza il partilo contrario, rest non solo
bj dciio ni 898. eletto ma consacrato Giovanni IX b) (I).
898 In quest' anno e ne' due precedenti godette pace
e) dciio. I' Italia, e le campagne fruttarono buone messi e).
898 Muore Lamberto imperatore, secondo alcuni cac
ciando nel bosco di Marengo per caduta da cavallo; secondo
altri, e pi verisimilmenle, per mano di Ugo figlio di Ma-

sempre detestabile la sua memoria : e per cui pag egli ben tosto
il fio della sua crudele empiet; mentre tre mesi di poi, balzato dal
Ram Crm trono e gettato carico di catene in oscura prigione , alcuni giorni
'nnrf.Tlun.p. SSl dopo vi fu strangolato d).

(1) L' elezione ile' papi in questo tempo Nel territorio


ruminili i nobili e la gerarchia ecclesiastica, i membri principali
della quale appartenevano quasi tutti a nobil prosapia, erano quelli
che davano i pontefici a Roma e che governavano e mettevano sos-
sopra la citt ed il territorio, secondo che le due fazioni avessero
ugual forza. N queste fazioni dismettevano mai, facendosi del sacro
ministero del pontificato ora scopo ora istrumeuto, secoudo che pi
loro giovava. Le fazioni dei nobili disponevano del seggio di San
Pietro a loro voglia, e se la morte non giungeva col suo corso na
turale a farne scendere chi v' era stato fatto salire, la violenza e il
i. e, .. delitto si toglievano lo scellerato incarico. Erano queste le misere
. ni p. ansi, condizioni della Chiesa negli ultimi anni del IX secolo e).
3."7
ginfre<lo conte di Milano, a cui egli avea fallo decapitare il
padre siccome ribelle. Lamberto fu sovrano dotalo di eccel
a) Muratori Ann.
lenti qualit e dava di s belle speranze a). d'uaKin". ."
898 Berengario re d' Italia, successa la morte di Lam
berto imperatore, pass tosto a Pavia, ove senza opposizione
venne ricevuto, e si assoggettarono a lui pur anche tulle le
citt gi signoreggiate da Lamberto b). t>) nono.
899 Cessa di vivere in sulla line di quest'anno Arnolfo re
r> r c) nello anno R99.
di Germania e); e finalmente Berengario resta solo re d Italia d). Hi-^m'm'-
La prima incursione degli Ungberi in Italia accadde o
nell' 899, o nel 900. Circa la met di marzo e) entrativi per aen,S"r"""'"
le Alpi Friulane in turba immensa (I) devastarono
sino a Pavia; ma il re Berengario mosse contro loro, li scon
fisse e talmente gli avvilupp tra' fiumi orni' inlcrrolla In
pianura Lombarda, clic giunti al Brenta, non trovando via
di scampo, mandarono offrendo di abbandonare tulio il bol
lino ed i prigionieri, purch fossero lasciali partire. Berenga
rio, confidando sterminarli, neg; ma quelli dalla disperazione
resi pi coraggiosi, combatterono, vinsero e dispersi i mal
uniti Italiani, senza ostacolo desolarono il paese f). Je^iVi-s!1,
Lodovico re di Provenza figlio di Bosone e d'Ermen-
garda, circa 1' anno 900 venne con un' armata in Italia, chia
mato dal parlilo opposto a Berengario, a capo dei quale fu
Adalberto marchese d' Ivrea, bench marito a Cisla figlia di
Berengario stesso. Ma conosciuto che il re d' Italia con eser
cito maggiore moveagli contro, secretamene tratt la pace; la
quale fu conchiusa a condizione, che Lodovico si obbligasse
con giuramento a non scendere pi in Italia per qualsiasi
istauza che da nemici di Berengario gli potesse esser fatta g). H^mS" cmf'

(1) Il Liruti ci riporta, che gli Ungberi entrati in Friuli passa


rono per i territorii d' Aquileja, di Concordia, di Aitino e di Pado- h) Llmll m
va h); ed il Zanetti ci avverte aver questi barbari distrutta la oi. ninig..
Citt li Otlrrzo nell' anno 809 quando calarono in Italia i). ?". r':wf
22
338
900 La morie del papa Giovanni IX pare sia successa
in quest' anno, e ci prima del mese di settembre. Fu egli
saggio e pio uomo, ma eletto al governo della Chiesa di Dio
in tempi assai burrascosi, i quali pi ancora peggiorarono
Sem dopo. Nel papato gli fu successore Benedetto IV a).
900 Lodovico figlio di Arnolfo, ancor giovinetto, venne
i> ) dciio amo Me. dai vosco vi della Germania eletto a loro re b).
Circa I' anno 901 (dice il Limiti) (1) chiamalo
da principi Italiani e da Adelberlo marchese di Toscana, Lo
dovico re di Provenza venne armala mano in Italia, contro
Som*.' '' le promesse ed i palli stabiliti con Berengario e). A mezzo di
una grande Dieta, tenuta in Pavia, fu creato re d' Italia. Fu
egli che cacci Berengario dal Regno Italico, per cui questi
ritirossi in Baviera presso il giovine Lodovico re di Germa-
il) Muratori c.jop. J\ /Q-.
anni 900, HO e 902. Ol U) [I).

(1) Rendiamo allento il lettore non esservi concordanza Ira gli


storici riguardo all' anno di questa venula in Italia di Lodovico re
e) Delio anno 905. di Provenza. 11 Muratori per la comprova accaduta nel 905 e).
(2) Il Secoli lire-lino dell' Era Volgare fu detto Secolo
li Ferro per 1' Italia, perch pieno d'iniquit per la smodata
f) Delio anno 901. corruzione de' costumi, si ne' secolari che negli ecclesiastici I'). hi
que' tempi turbolenti le Citt furono abbandonate ai masnadieri
che scorrevano 1' Europa da un capo all' altro ; i Feudatari!
rinchiusi nei loro Castelli taglieggiavano chi loro passava vicino,
e quindi vieppi conici inoss il Genio Cavalleresco surto
quasi da un secolo e mezzo, per cui non pi decidevansi le civili
e criminali processare che con de' Paladini e colla punta della
spada. 11 dritto del pi forte formava le azioni de' magnanimi ca
valieri, i quali ingerirsi volevano in ogni contesa civile, ecclesiasti
ca e dome. lira. Le Anni erano benedette dai preli, i quali face
vano giurare ai paladini che non avevano fatto venni patto col dc-
... ... __ umilio, e che le loro
K) Ramponi. Cron. ,,
armi non . erano incantate.
. _
La .rprepotente
* .
forza
.. , _
uniT.v. un.D.7. va sempre unita alla somma ignoranza g). In quel secolo di tene
bre per I' Europa, l' ignoranza era tale che i pi dotti predicavano
la line del inumiti, e lutti lo credevano. Lo scibile consisteva nello
stendere cronache, i di cui autori, tutti monaci, interessati erano a
divulgarle. Leggerle infatti non si possono senza nausearsi; il la
tino in esse usato talmente barbaro, che appena vi si trovano le
bj Detto. antiche desinenze b).
901 Lodovico re di Provenza e d' Italia fu coronalo
imperatore in Roma dal pontefice Benedetto IV nel fehbrajo
j- ., \ a) Muratori Ann.
di quesl anno u). d'iui. inno ani.
901 Adalmano era in questo tempo vescovo di Con-
i- l \ b) Muratori. D!s.
coruia bj. c(tv.ip.Ki).
901 Il Marchesato di Verona e del Friuli, che di mezzo
a tante convulsioni era rimasto Fedele a Berengario, in que
sl* epoca rifuggilo in Baviera presso il re di Germania, gli fu
tolto da Luigi re di Provenza dello d'allora in poi Luigi Ili;
e venne da lui dato a Siceberto
D
o Sigisfredo

conte Palatino di i. m ni?! mi'"-
Muratori Ann. (111.
Lombardia e), cio conte del Palazzo e di Milano d) (I). ^Muratori e .,*.
902 Avvenuta la morte di Valperto patriarca non prima
di qusl' anno e), gli successe nella sede Aquilejese Federico, cq.S.Tixp.'iw*
che alcuni vogliono figlio naturale di Carlo il Calvo impera
tore; ma altri, raen lungi dal vero, Friulano di cospicua no
bilt . Mirabilmente govern la sua Chiesa , fu valente nelle
armi e fug gli Ungheri nelle loro incursioni in Friuli con
molla perizia e militare coraggio. Ottenne da Berengario la
donazione del Castello di Pozzuolo nel Friuli col territorio di
o miglio air intorno, e con la giurisdizione e dominio, cosi
come il Conte o Marchese lenealo per I' innanzi; ed ebbe
dallo slesso pur anche la conferma, per la Chiesa d' Aqui-
leja, di lutto ci che principi e privali aveano dato alla me
desima, e particolarmente di quanto donavagli lui stesso, Fe
derico, di sua ragione sud' eredit paterna e materna e de'
congiunti suoi f ). Fu egli che port alla Chiesa primaria di tMV^ii'cz;":
Cividale, che serviagli di Cattedrale, i corpi de' Ss. martiri
Donato e Compagni g) . Si crede morisse circa il 922 , ma wp.cp.pf'io. ft

(1) Conte del Palazzo. Ancora sotto i Longobardi la prin


cipale dignit dopo la regale era considerala quella di Conte del
Palazzo, perch a lui in ultima istanza si riferivano tutte le cause
del Regno; stendendosi perci la di lui autorit anche nelle citt
delle Marche lei "Friuli, della Toscana, e di Spoleto:
ma non gi al bucalo di Benevento h). ) Muratori e. op.
340
su ci non v' nulla di preciso. Il giorno poi della sua morie
2'ilW^ cognito e fu il 23 febbrajo a).
902 Il re Berengario, consapevole dell'andamento delle
cose d' Italia a mezzo de' suoi fidi, e particolarmente per
Adelardo vescovo di Verona , che sollecilollo a ritornare ,
giunse una notte con grossa brigata d' armati alle mura di
Verona, vi fu introdotto, e sull' albeggiare diede alle armi.
Rifuggissi il re Lodovico in una Chiesa; ma scoperto, venne
condotto a Berengario, il quale gli rinfacci la mancala fede
per il rollo giuramento di non scendere pi in Italia, e se
condo alcuni lo fece acciecare, accordandogli per la vita e
libero ritorno in Provenza. Altri dice che sopraffatto da forze
maggiori ei si ritirasse nel suo Regno. Ci fallo, non fu dif-
M'iS'sos1"1' fi''e a Berengario il riacquislo dell' Italia, come successe nel
2fV.^V& luglio di quesl' anno b).
903 Muore il papa Renedclto IV pio e saggio ponte
fice. Dopo lui ascese al soglio pontificio Leone V; ma tra
scorsi due mesi, venne caccialo e imprigionalo da Cristoforo
cjntitoannom suo prete che occup il papato e) (1).
903 L' imperatore diede 1' Istria al patriarca d' Aqui-
d)M v.Totimuwini 'eJa c0' Ducato del Friuli; ed i marchesi dell' Istria cornili-
m'.m! Tr y,v ciarono in quest' epoca le loro prerogative d) (2).

(1) In sul finire ilei secolo IX, se non prima, incominciano a


mostrarsi alcuni papi barcheggiami tra le bruite vicende il' Italia, e
parteggiami tra le bruttissime di Roma, e tra i potenti e tristi cit
tadini che vi gareggiavano. E cosi dal fine del secolo indicato a
tutto il X e mezzo I' XI succedettersi poi , con poche eccezioni,
e) Balbo. SI. d' 11.
i peggiori papi che sieno stali mai, finch non li vedremo corretti
i. e.' 05. e ravviati da parecchi santi e da uno grandissimo e).
(2) Quanto (fui riporta il Tommasini non ci pare possa aver
luogo in quist' epoca : primamente, perch l' imperatore allora
regnante, Lodovico III, espulso da Berengario, non imperava su
questa parte settentrionale d' Italia ; in secondo luogo perch col
riacquisto di essa fatto da Berengario nel 902 non sembra che uel
Sii
904 L* intruso pnpa Cristoforo venne cacciato .lai Irono
Pontificio, e fu dello e consacralo Sergio prete, quel mede
simo che ih'U' anno 898 vedemmo in concorrenza del papa
G- iv i t \ a) Voratori. Ann.
lovanni IX essere eletto ma non consacralo a). d' mi. anno wi.
905 Grimaldo ossia Grimoaldo marcliese reggeva in
questi tempi la Marca dei Friuli, chiamala anche Veronese;
perch Berengario prima d' esser re avea fissala la sua re
sidenza in Verona b). ) netto anno va.
905 Gli Ungheri dopo cinque anni ritornano; e tagliali
a pezzi ventimila guerrieri, opposti loro da Berengario, sfogano
la loro cupidigia contro Padova, Treviso, Brescia. Berengario
mal obbedito non pot frenare quella furia che con doni, pa
gando fin dieci moggia di danari d'argento, (I) al
qual fine obblig tulli, fin i lallanli a dar un danaro per e) lrtJI Sl m[,
testa e) (2). 8 ";'^-:
In quest' arino 905, o nel precedente, morto Vitale II
patriarca di Grado e tumulato nella chiesa di S. Eufemia,
fu assunto a quella dignit Domenico Tribuno, decimoseslo
figlio del doge Veneto d). ' Iwr'ing. I."'
Nel 907 o 908 cess di vivere il patriarca di Grado
Domenico Tribuno, e subentr in quella sede, il venelo Gio
vanni Gradenigo e). ej Detto.

905 altri che lui quivi reggess*?. Riguardo poi all' Istria diremo,
che se quo* marchesi cominciarono in quesl.' anno le loro preroga
tive, non pare che essa fosse passata sotto il dominio del patriar
ca d'Aquileja; a meno che non ve li avesse questo istituiti. Su di
ci nulla ci lasciarono le storie. -
(1) Liulprando ci fa intendere eh' egli allora alterasse le mo-
note mescendovi molto rame f). n cam c.op.n.
(2) Avvertiamo il lettore che il latto delle dicci moggia di danari
e I' imposizione del denaro qui riportata, il Muratori lo dice pra
ticato da Berengario marchese d' Ivrea iteli* anno 947 ; e nulla di
ci attribuisce nel 905 al primo Berengario, che fu poi anche im
peratore.
542
908 - 5 agosto - Con diploma di questa data il re
Berengario concede alla chiesa vescovile di Ceneda il Porlo
I Vcrci. Della Bo- o .. Il I \
aa.str.cron.pM ih Sei inno sulla Livenza a).
909 II re Berengario accorda a Risinda badessa della
Pusterla di Pavia di fabbricare delle castella nelle tenute del
suo monastero a riparo delle incursioni degli Unghcri. Anche
Adalberto vescovo di Bergamo ottenne di poter fortificare
quella citt minacciala da que' barbari. E sotto lo stesso re,
e per eguale ragione, i canonici di Verona concedeltero fa-
\Siumom'' colla di eseguire delle fortificazioni al castello di Cerela b).
910 Anselmo Glorioso conte di Verona ( filius bona?
memoria; (1) Waldariensis Francorum genere) ad i-
slanza di Boriila moglie di Berengario ottenne una corte in
dono da questo re, con diploma rilasciato da Pavia nel di
o Delio inno io.' 27 luglio dell' anno presente e).
910 Muore il patriarca di Grado, e in sua vece ebbe
il) Palladio. Sl.cil. , , . . ,, . ,,
iMn i p. ho. la dignit Lorenzo Maslalilio dj.
910 Gli Ungheri diedero grave rotta all' armata di Lo
dovico re di GeVmania, e sostenuti da fortuna e dalla loro
fierezza irrompevano in ogni luogo. Ma Berengario continuava
IL'tio"' ' "*' a conservarseli amici, e con ci difendeva l'Italia e).
wp. lag. a. ' 9H Taurino vescovo di Trieste f).
911 Manc di vita nel maggio di quesf anno Leone
il Saggio imperatore de' Greci, ed ebbe a successori nell' im
:' ! Malori, r'. sop.
pero Alessandro suo fratello e*" Costantino Porfirogenilo suo
ui!iii. figlio jn puerile et gj.
911 Cessa di vivere il giovane e nubile Lodovico re
di Germania, e a quel Irono viene eletto Corrado duca della
h) Deuo. Francia orientale h).

(I) Bouie Memoria; Nel medioevo tutti quei nomi che


, avevano la giunta di Bona? memoria!: come filius bona: memoria
I Vm.t Slor. fri. , , | ... \
v. in p. un. Andreas ex. erano nobili i ).
343
911 Muore il papa Sergio III e gli succede noi Ponti
ficato Auaslasio HI a). ^iSTM"-
911 27 giugno Il re Berengario dona a Taurino ve
scovo di Trieste il castello di Vermo b). cKrsir>
912 Merc il saggio governo del re Berengario conti
nu in questi tempi la quiete e la pace nel cuor dell' Italia;
perch sapeva rendersi benevoli i formidabili Unglicri e trat
tenerli dal loro ritorno in Italia e). Sin'o'SwT' e sop'
912 Chiuse i suoi giorni Rodolfo I re di Borgogna e
venne al governo di quel Regno Rodolfo li suo figliuolo; clic
vedremo scendere in Italia da mi a pochi anni d). d) Detto.
912 Pi che prima diedersi in questi tempi, per difesa
dagli Ungheri, a fabbricare fortezze, rocche, torri e castella
ben munite e in tal copia, specialmente in Lombardia, che
nel secolo susseguente vedeasi in queste contrade una selva
di questi luoghi forti; ed ogni signorotto, nonch i marchesi,
conti ed altri potenti n' era provveduto e) (1). e) Detto.
912 Muore Pietro Tribuno doge di Venezia, dopo aver
pacificamente governalo ventitr anni ed altrettanti giorni il
Dogato ; ed il Popolo elegge in sua vece Orso li Parlicipa-
zio soprannominato Paurela. Questi invi tosto Pietro suo fi
glio al greco imperatore onde rendergli nota la sua promo
zione, e questi ebbe col distinta accoglienza, regali ed onori,

(1) E (|h, siccome della Lombardia, avremmo desiderato che


anche del Friuli fossero rimaste memorie intorno alla fondazione
dei castelli. Nulla per ci fu dato di rinvenire su tale interes
sante argomento, meno quello che dicemmo degli antichi castelli
Friulani. Non per infondato il congetturare (vigeudo le stesse
ragioni, e forse in maggior grado che per la Lombardia , cio del
limore degli Ungheri, e del reggime dipendente dallo stesso re di
sposto ad accordare la fondazione dei medesimi) che anche iti Friuli
si erigessero molli castelli in questo tempo, e che aumentassero
l>iii nel secolo seguente a ili numero grandioso, come sappiamo
aver avolo luogo nella nostra l'atria.
La Corte del Ducalo, Curie Ducali, significava il palazzo ove
solevano abitare i duchi, o Corte lineale, che vuol dire lo stesso f). t ) Dette uno 9.
.144
venendo anche elevato al grado di prolospalario. Ma ritornan
do in pallia, fu preso armala mano in sui confini della Croazia
da Michele duca di Schiavonia, derubalo e consegnalo a Si
meone re de' Bulgari. Ed Orso per riavere il figlio fu co
stello a riscattarlo con grandiosi doni inviali a quel re col
mezzo di Domenico arcidiacono di Malamocco, che per late
!i\iiaMU!n' missione ebbe poi il vescovato di quella Chiesa a).
013 Il papa Anastasio 111 chiude i suoi giorni circa
la met di ottobre di quest' anno, e viene dello alia sede
b) neiio anno 9U. pontifcia Laiidoiie, di cui il nome soltanto ci rimase b). *
914 Il pontefice Landone viene a morte in questo
tempo, ed a lui succede Giovanni X dianzi arcivescovo di
Ravenna; il quale gi il 19 maggio di quest'anno fu eletto
e consacralo. Questo pontefice fu distailo per bella melile
r) Dclto anno Mi. ed Olii 1110 CUOI'C C).
915 11 papa Giovanni X invia ambasciatori al re Be
rengario onde esorlarlo a venire in soccorso dello Sialo Ro
mano minaccialo da' Saraceni, promettendogli in ricompensa
la corona dell' Impero. Si muove Berengario alla volta di
Roma, e nel di del Santo Natale da credersi che sia col
slato coronalo imperatore. Nullameno il panegirista di que
sto re differisce la sua incoronazione alla Pasqua dell' anno
d) ivi io anno 9i5. seguente d).
918 Corrado I re di Germania principe valoroso, pru
derne e pio, muore prima del Santo Natale di quesl' alino,
o Delio anno aia. v gli succede Arrigo I' Uccellatore e).
919 I Popoli della Lombardia, circa questi tempi era-
i) Detto aunooia. no in continua apprensione della venula degli Ungheri fj.
920 Non so io dire (cosi si esprime il Muratori), se
Odelrico, il quale sosteneva ancora il grado di conio del
*) Dei anno m Sacro Palazzo, fosse marchese del Friuli, oppure di Milano gj.
920 L' imperatore Berengario, in primi voli, era con
giunto in matrimonio con Boriila, probabilmente figlia di
Suppone gi duca di Spoleto, la quale viveva ancora nel
545
910; ma che Cu lolla dal mollilo col veleno, clic pare es
sergli sialo da lo per la sua infedelt. Berengario pass quin
di a seconde nozze con Anna, siccome riscontrasi in que-
,* ..... | . . . a) Muratori. Ann.
si anno aver egli gi incontralo late matrimonio a). u'uai. annuir.
921 Il Castello di Pozzuolo (luogo antichissimo nel
Friuli distante d' Aquileja 16 miglia, e 5 da Udine, mento
valo dal geografo Ravennate col uome di Puteoli) con un mi
glio di lerrilorio all' intorno, fu donato in quest'epoca a m Bertoii. Aniich.
Federico patriarca d' Aquileja da Berengario imperatore b). uriV^'cit.'.
921 Berengario imperatore accorda a Pietro sacer
dote di poter fortificare il castello di Savorgnano da esso jjU^ffJjflJSS
edificato e) e ci con merli, propugnacoli, bertesche e fos- dnSS2SK't.ciL
sa d). Questo Pietro sacerdote d Aquileja, uomo di conto e ^^ " E- kMU
di stima e cappellano del nostro duca Berengario , ottenne
pur anche dallo slesso imperatore la giurisdizione del detto
castello di Savorgnano o Saboruiano (1) ad istanza di
Grimaldo duca o marchese del Friuli e). ?! m!''s e
921 Gli Ungheri orrendamente infestano la Moravia e
la Boemia, e vi uccidono il duca di quella contrada. Poscia
invadono la Croazia, e passalo il castello di Leopoli, hanno
a fronte i duchi Golifredo ed Ardo col patriarca d' Aquileja
(che secondo i conti dell' Ughelli, dice il Muratori, dovrebbe
essere Orso ; e che noi invece riteniamo Federico o il suo
successore) i quali attaccano battaglia seco loro: ma con
isforluna, perch quo' duchi vi lasciano la vita, ed il pa
triarca merc la velocit del suo cavallo pu salvarsi. Pra
ticalo eh' ebbero que' barbari un sacco generale sulla Croazia
e sulla Sliria, carichi di bollino ritornarono nella Pannouia f). 'almamoric' ">p"
921 Da 17 anni addietro fino a quesl' epoca respir
sotto Berengario l'Italia settentrionale g). ?.' E!*: io6edittz

(1) Questa (unitamente a quella del Castello di Pozzuolo) per


quanto si sappia, la pi aulica giurisdizione, che di lai sorla di
feudi si l'accia menzione ne' castelli del Friuli li). in mmi e. tira.
346
922 Il Regno Italico sellciilrioiiale fu alia liue sper
duto da alcuni di quegli scellerati marchesi ( Adalberto mar
chese d'Ivrea genero di Bereugario, Odelrico marchese e
d!iu"ar2!ro,s*nn" conte del sacro palazzo e Gilberto polente e valoroso conte a),)
ai quali non giovava aver tranquillit, n re. Chiamano Ro
dolfo II re della Borgogna transjurana, cognato di Bonifazio
di Toscana principale tra essi; lo traggono in Italia, e lo iti-
V. m%: wi. cU" coronano re in Pavia b).
Secondo le nostre cronache ed i dittici circa il 922,
o nelP anno antecedente, Leone patriarca d' Aquilcja succe
dette a Federico. Credesi per che prima del 928 egli sia
stalo ucciso da certo Rodaldo longobardo, perch oppone-
S'inT-m-ii?-' vas' all'usurpo che questi faceva dei beni che alla Chiesa
ira!" bArol- d' Aquilcja appartenevano e).
922 Il Friuli venne preso armata mano con la mag
gior parte d'Italia da Rodolfo re di Borgogna, chiamato da
un parlilo polente ad impossessarsi di essa. Egli tenne quo-
'!mraP!rci'- sta sua conquista tino all'anno 926 d). (I).
922 Gli Ungheri scendono in lUlia, probabilmente chia
mati da Berengario a suo sostegno contro Rodolfo II, s'irti-
anro1"' c" sp' padroniscoiio di molle castella o la depredano e).
922 Mancato di vita il patriarca di Grado, e sepolto
nella chiesa di S. Eufemia, fu assunto a quella dignit Ma-
I) Palladio. SI. clt. ri . p \
pan. i pag. i3. nno Coniarmi f ).
923 Berengario imperatore ragunava in quest' anno
un esercita nel suo Ducalo del Friuli onde far fronte a Ro
dolfo dell'Alta Borgogna, chiamato in Italia, come fu dello,
V. iu p.'4M.or" * <lai complici della congiura contro di lui g).
923 L' imperatore Berengario, adunate le maggiori forze

(1) Dissente il Muratori su quanto qui riporta il Lini li riguardo


al Friuli, esponendo Perci Rodolfo dovette contentarsi delle coii-
.,.
li) Muratori
, e sop.
quiste
*
f8tte. senza
.
turbare
, ~
Berengario nel . possesso
- P -, . .. I
di Verona, e
annuiti. conscguentemente nel Ducato ilei Friuli li)
347
possibili, idilli la sorte d' una decisiva battaglia contro il suo
emulo Rodolfo II re di Borgogna. A Firenzuola tra Piacenza
e Borgo S. Donnino le due armate vennero all'attacco, ma
tocc la peggio a Berengario, per cui fu costretto a rifug-
giarsi in Verona. Il conflitto fu fiero, terribile ; detestabile
poi, mentre per le varie fazioni si videro snaturatamente pu
gnare uno contro l'altro padri, figli, fratelli; e' lauta fu la
strage, se presliam fede allo storico Liutprando, ebe pochi
uomini d'armi rimasero in Italia a). $i*\!lwomn'
924 Gli Unglieri, richiamali da Berengario, ad oggetto
di sostenere il crollante suo trono, vennero in Italia nel
febbnijo di quest' anno e furono da lui spinti verso Pavia.
I danni, g' incendii e le crudelt da loro commesse lasciamo
immaginarli al lettore ; diremo soltanto che Pavia fu intera
mente distrutta. Questi barbari poscia carichi di boltino, an
zich ritornare per il Friuli alle loro terre, come pretende
Liutprando, passarono per le Alpi in Francia b). >) mh umm.
924 L'indegno procedere di Berengario per la richiamata
degli Ungheri, o forse altro motivo, allontan da lui l'affetto
di molli suoi fidi Veronesi e gli fu tramala contro una congiura.
Scoperta dall' imperatore e conosciuto a capo di essa Flam-
berlo suo compadre, lo chiam e ricordali i benefica a lui
falli, gliene promise di maggiori, purch gli si conservasse
fedele ; e generoso lo licenzi donandogli una lazza d' oro.
Ma P ingrato e sleale Flamberto affrett invece co' suoi com
plici il progettalo regicidio ; e nel marzo di quest' anno, por
tatosi Berengario in una chiesa di Verona al tocco della
campana del mattutino notturno, come era suo costume, vide
poco dopo entrare Flamberto con una mano di sgherri, a
cui egli vollosi contro, onde sapere ci che volessero, trafitto
da varii colpi di spada cadde morto e) (1). cjDeiio.

(I) Questo miserabile Une ebbe l'imperatore Berengario, il quale,


secondo alcuni, lasci lai l'ama di giustizia e di piet che venne ri-
548
924 Morto Berengario, e gi liscili gli Ungheri dalla
Lombardia, il re Rodolfo torn lieto in Italia, e senza con-
d'iia'.ranuoiMn' trasto ebbe quasi lutto il Regno sotto il suo dominio a).
925 Orso Participazio doge di Venezia sped a Rodolfo
re il' Ralia i suoi ambasciatori Domenico vescovo di Mala-
monco e Stefano Caloprino, ed ottenne la conferma di tutte
T esenzioni e libert concedute al Popolo di Venezia dagli
antichi re ed imperatori, dichiarando inoltre essere antico
) dciio anno ws. diritto dei dogi veneziani il coniare o battere moneta b). (1)
925 Imellruda, figlia di Grimaldo e moglie ad Alberto,
cod!*S" Frail^ij! don nel giorno 22 dicembre (e chi vuole in novembre e)
di quest'anno 925 Indizione XIII) la corte o castello di Dauta
situato nel territorio di Ccneda, all' Abbazia di Sesto con
v! mW'- c"- lerre, acque, dazii ed altri diritti d).
925 Ermengarda sorella di Guido marchese di Tosca
na e di Ugo conte o marchese di Provenza, moglie ad A-
dalberto marchese d' Ivrea, donna, il cui nome, fallo infame
dalle storie contemporanee, passa nella nostra a malgrado
,) Manieri. e. a, nostro, era prepolente presso il re Rodolfo; ma costei strin-
s"ncu.i.'un.?a!(: g pratiche per suo fratello Ugo e), onde farlo re d'Italia.
ri Bali e. top. 926 Fuggito il re Rodolfo nella sua Borgogna f), Ugo
marchese e duca di Provenza, uomo accorlo e singolarmen
te finto, viene in Italia ed ricevuto e credulo da principi
italiani e dal pontefice di Roma come un ristoratore del
Regno Italico. Sbarc a Pisa, indi porlossi in Pavia ove
fu eletto re, e poscia incoronato in Milano dall' arcivescovo

verito per Santo ; secondo altri, fu egli che fino dalle prime fece
vassalla la corona u" Italia, che dal principio al line Tu il pi gran
Rao ?Tx' sf- chiamatore e soffritore d'ogni sorla di stranieri. Alcuni moderni
Daiiwo.9op.Yio7. poi ne fecero un eroe il' indipendenza Italiana g).
(1) DifTatti antichissimo il diritto di battere moneta ne' dogi
di Venezia ; e dagli atti di questo secolo ricavasi essere gi in uso
( sor' la
juiio'sb0"' Moneta
conceduto un Veneta, ne sussistere
tale privilegio, che Berengario
come fu scritlo II ahliia
e si vuole da alcunoloro
li).
349
Lamberto, circa il mese di giugno di quesl' anno a), ed oc- 3l5ui0nr^m
cupo lullo il Regno b). Sitm*
92G Ugo d'Arles marclicse o duca di Provenza e) C) Muratori e.*.,
vince i Musulmani di Frassineto, e poi li trasporta nella Marca
Trevigiana onde respingere gli Ungaresi die sovente veniva-
do a saccheggiare I Italia d). uni. ?.n.p.s.
928 Il papa Giovanni X nulla ommetleva onde tener
fermi i suoi diritti ed abbassare In prepotenza di Marozia
e del di lei marito Guido duca di Toscana, che cercavano
usurpargli il governo di Roma: ma questa dissensione per
ebbe fine sacrilego. Entrali questi due polenti co1 loro sgher
ri nel palazzo laleranese, trucidarono sotto gli occhi del pon
tefice il di lui fratello Pietro, e poste le mani intorno a lui
slesso, lo cacciarono in prigione, ove mori di cordoglio, o
soffocalo. Fu assunto al trono pontificio Leone VI eletto e
consacralo nel giugno di quest'anno; il quale non dur pi
di sette mesi e cinque giorni e). M8m4.0>"p'
928 Orso li patriarca d' Aquilcja successe a Leone
in questa dignit, ed era in sede nell' epoca segnala. Ebbe
(gli delle concessioni e dei privilegi dal re Ugonc e dal suo
figlio Lotario. Tenne il seggio patriarcale circa tre anni, e
venne a morte nella Citt d' Austria ( Cividule ) intorno al
ll-i r\ f) Uniti. Noi. rlt.
901 t ). v. in p. sso-au.
928 Il re Ugone, da Verona nel di 13 febbrajo di
'Illesi' anno, ad istanza di Orso II patriarca d' Aquilcja, con
cede un diploma d' immediala protezione ed immunit alla
badia di Gazo o Gajo posta sul Veronese g) colla chiesa di r) netto p. a.
S. Maria in Organo, ed il castello di Suregada siluato in
quella Marca, co' suoi abitanti, onori e privilegi h) (1). 5"".?.' *' A'

(1) Stato l' Italia in questi tempi Quivi le Arti, le Scienze


e la Civilt ila gran tempo n'erano bandite. L'ignoranza regnava da
ler tutto, e grande. I laici e gli ecclesiastici per la maggior parte non
350
ajoeibBona.str. 929 ll;ul:ililo vescovo di Trieste a).
Croi, p. .CI. /

929 Al pontefice Leone VI, che fu anch' egli carce


rato e mor prigione, successe nel papato Stefano Vili dello
d-iLMMm"1' VM' di cui niuna memoria ci rimase b) (i).

possedevano libri, troppo cari in allora perch manoscritti: ed anche


presso i monaci, quantunque in molti luoghi usassero trascriverli,
dominava 1' ignoranza. Il non sapere ed il vizio smodatamente
cresciuto, aumentarono la corruzione de' costumi, e ne soffri la Reli
gione stessa, divenula per cosi dire materiale. Pochi leggevano, po^
chi spiegavano le divine Scritture, e il non essere trasmessa ai
Popoli la parola di verit, lasciava campo ai vizii ed alla supersti
zione di accrescersi grandemente. La stessa d,scintilla monastica vi
decadde, e singolarmente per 1* ingordigia de' principi che fruivano le
rendite de' monasteri o li davano in commenda ad abbati secolari di
corrotto esempio. I vescovi pure e gli stessi ponletici, anzich edi
ficare distruggevano, e per l' introdotta simonia, e per V abuso di
vestir armi e guerreggiare, e per tanti altri disordini di questi bar-
cj iviio annom. bari tempi e).
(1) Superstizione in Italia nel sceolo X A que
st'epoca gi amuleti a collana, erbe, fiori, pietre si credevano atti
a rimuovere incantesimi, malie, sortilegi, nembi e tempeste; erede-
vasi ai sogni ed agli indovini, avevasi culto idolatrico per alberi,
vipere, serpenti, incantatori e stregoni: e questa stolta credenza,
questi strani pregiudizii, cui vuoisi aggiungere quella peste dei
duelli come manifestazione del giudizio di Dio, abbrutivano il Po
polo il' Italia, e gli facevano sempre pi sentire il peso della sua
condizione. A ci inducevanlo alcuni monaci avidi, e quella parte
del Clero che delle cose terrene pi che delle superne si mostrava
sciaguratamente sollecita. Perch infervorarono il Popolo in prati-
tiche esterne, vendevangli a caro prezzo reliquie ed immagini per
dinaro a modo di tassa, seguitando le consuetudini barbariche, as
solvendo i suoi delitti, consigliandolo a lunghi e disastrosi pelle
grinaggi, voti, e pi che altro a donazioni il' ogni suo avere ai
conventi ed alle chiese; alimentando in quelle anime inetrculosc, e
facilmente impressionabili, paure ed ubbie di finimondo, fissandone
con falsa interpretazione dell'Apocalisse l'epoca all'anno mille, in-
r! m'^ torc"' ventando leggende mostruosamente strane e falsi miracoli d).

A rimanilo, Armanno; Arimanni o Armanni, erano persone


immediatamente soggette ai conti ed alli sculdasci, cio ai giudici.
Queste persone non appartenevano al ceto servile. Il loro ufficio
era di militare e custodire le castella sotto i conti ed altri regii
ministri. Sotto Carlo il Grosso ed Odone gli Armanni venivano
551
951 Lotario figlio di Ugone re d'Italia verso la fine
di mnggio di quesl' anno viene associalo al Irono italico a), 5^[Ra wiT'
951 Cessa di vivere il papa Stefano Vili detto VII,
e gli succede nel pontificalo Giovanni XI figlio di Maro-
*a !>) b) Dello.
951 Ugone ed il figlio Lotario ambidue re d' Italia nel
di 17 ottobre disposero del castello di Muggia o Muglia nel
l'Istria, di regia propriet, concedendolo con lutto il suo ter
ritorio in giurisdizione e dominio assoluto di Orso II patriar
ca d'Aquileja e suoi successori in quella sede; come pure
gli diedero in dono il fiume Nalissa e) ed in conseguenza ?!mTw>""'
tolti i diritti di navigazione, di pesca, di mulini ed altri di
sirail genere d). iMx%Loe
951 Intorno a quesl' anno Lupo II patriarca d' Aqui
lina succede ad Orso II. Fu zelante per la sua Chiesa, ma
volendo dominare su quella di Grado, anche dopo la ponti
ficia decisione, ebbe delle ostilit con la Repubblica di
Venezia ; per cui un' armata di mare di questa infe
stava i porti del Patriarcato nel Friuli, e costrinse Lupo
i chieder pace col mezzo dello slesso Marino patriarca di
l.nnlo, anche a condizioni onerose. Le cronache patriarcali
(1) assegnano 9 anni di sede a questo patriarca, ma

chiamati liberi; erano insomma persone di guerra ed obbligate a


premier le armi per servigio del padrone. In Friuli vi furono dei
Nobili che mantennero il .In* Armatila? col quale avevano fa
colt d' investir simil gente per essere da loro serviti nelle guerre; p) Fomaninl. Delle
cos i signori d'Artegna, cosi i signori del'ortis e) ed altri. Masnade p.'-n.

(1) Le Cronache nostre Patriarcali Nel secolo X co


minciarono a scriversi le Cronache Patriarcali, che dal Liruli vengono
denominate: La l Aquilejcse, la II Cividalcse, e la IH Udinese. Fino
al X secolo si possono quasi con certezza ritenere opera di un solo
autore, che si suppone uno dei canonici del Capitolo d' Aquileja:
ma le storie non ce ne parlano. In seguito poi, perch continuate
'la alcuno itegli individui di quelle Collegiate, vennero chiamate co
me sopra abbiamo dello f). [\ l'p""^."-
55'2
alcuni Tulli ad esso spellanti, provano essere su ci in er-
a) tirati. noi. cu. rore; e dobbiamo invece supporre aver scdulo 19 unni, ed
r'ui1cisp'm..(?oI esser accaduta la sua morte nel 950 a).
466.
932 Winlero a (juesl' epoca faceva da s come vero
marchese dell'Istria e padrone di essa; nullauieno egli me-
!r i''l66.IVot' c"' desimo confessa di dipendere dai comandi del re Ugonc b).
952 Il doge di Venezia Orso Participazio si fa mona
co, e al Dogalo viene eletto Pietro Candiano li figlio a Pie
tro I. Questo doge fu saggio e valoroso, ed accrebbe non po
co la potenza de'Veneziani, assoggettando parecebi Popoli con
finanti e facendo lega con altri. Egli spedi tosto Pietro suo
figlio alla corte di Costantinopoli con molli regali e vi ol-
cJ]S"3nmm.n' tenne da quegli augusti la dignit di protospalario e).
Il re Ugone circa il- 934, onde cattivarsi I' amicizia di
Berengario il giovane marchese d'Ivrea, potente signore, e
pronipote del Cu imperatore Berengario, gli diede il Friuli con
in moglie Vuilla (o Willa) figlia di Bosone marchese di To-
?.'iililJ"U.' "*' scana fratello del re Ugone d).
934 Arnoldo duca di Baviera e di Garintia, chiamalo,
cala in Italia per la valle di Trento e s' impossessa di Ve

li Commercio le' Veneziani in quost' epoca. Dove gli


altri Popoli accorreano per devozione, i Veneti andavano a piantare
mercati ; istituirono fiere nella loro citt e a Pavia, a Roma, altrove,
spacciandovi merci <l" Oriente, schiavi, reliquie, tulio, purch vi fosse
da vantaggiare. Conoscevano il lusso degli Arabi e ne compravano
le manifatture, ingegnandosi emularli; non polendo speculare su ter
reni, compravano armenti, e !i mandavano a pascolare sulle Alpi del
Friuli e dell' Istria. Inoltre prendeano in appalto le gabelle
d'altri paesi, per poterne svantaggiare i loro emuli; trassero a s
tulle Ih saline del litorale, o cavandole per proprio conto, o ri
levandone il prodotto, come facevano del sai minerale di Germania,
e Croazia ; costrinsero un re di Ungheria a chiuder le sue, e puni
vano rigorosamente chi usasse sai forastiere. Accrebbero le loro
navi per tutela e commercio e dominarono il Mediterraneo; e le
costruzioni e le leggi loro dirigevano ad alta prosperila mercantile,
a) canili,
Rao. si. unir, allettando i forestieri
l. IXp.*7J- , . con \ rprivilegi,
mantenendo sicurezza, buona
ra moneta, pronta giustizia e).
O'O

rona, le di cui porte vengongli aperte daMilone conte della


citt, e dn Haterio vescovo, creduti de' principali che ve lo
chiamassero: ma sopraftalto dalle maggiori forze del re
Ugone, se ne torna in Baviera coli' idea di ricalare in altro
momento e con pi fiorilo esercito a). , S-'iKiro' <w.n'
935 Il commercio de' Veneziani era angariato dai pirati
dell' Istria, e massimamente dai Narentini che spingevansi fin
Ira le loro isole. Una volta, sapendo che il giorno della can-
delara facevansi le nozze di cospicue fanciulle, le assalsero e le
rapirono assieme coi doni; ma Pietro Candiano, il cui padre
era morto guerreggiandoli, assal que' corsari e ricuper le
donne e il bottino. Il fatto si solennizz con perpetua festa,
io cui la Repubblica dava la dote ad alcune fanciulle, che re
cavano le donora entro ai-selle. I cassellieri avevano fornito
il maggior numero di barche, e non chiesero altro guider
done, se non che il doge venisse ogni anno alla loro par
rocchia il giorno della loro festa. Ma e se piovesse? Vi
darem cappelli. E se avessi sete? Vi darem da bere.
Perci anche dopo cessala la cerimonia degli sposalizii, il
curalo andava incontro al doge, presentandogli cappelli di
paglia e malvasia. Tradizioni poetiche, che Venezia antica
custodiva gelosamente b). L?,nVP!ra!T-
956 Muore lo sfortunato papa Giovanni XI, n si sa
se di morte naturale, o altrimenti, e viene assunto al trono
ponluicio Leone VII e). fuios.
956 In sul principio di luglio di quesl' anno manc
di vita Arrigo re di Germania distinto per imprese e per
virt. A lui successe suo figlio Ottone il Grande, principe
maggiore del padre, e di cui avremo a parlare nel seguilo
di questa raccolta d). d)Dcuo.
957 Gli Ungheri continuano le loro scorrerie in Ita
lia, commettendo saccheggi, incendii ed altre crudelt e fa
cendo molli prigioni e). e) iwio ni in.
957 Rodolfo II re di Borgogna , che fu gi re d' Ila
23
554
lia, cessa di vivere, e lascia dopo di s Corrado suo figlio,
che gli succede nel Regno, ed una figlia di nome Adelaide,
a) Muntoli. Ann. , .
u'iui anno 937. che vedremo regina d -Italia
..
a)..
Il re Ugone nel 938, o meglio nel 957, prende in mo
glie Berla vedova di Rodolfo li re di Borgogna, e stabilisco
il matrimonio del re Lotario suo figlio con Adelaide di Bor
gogna, donna singolarmente distinta e di cui le storie ne
b) dciio inno a. celebrano le gesta b).
939 Il doge Pietro Candiano II, uomo di gran vaglia
e prudenza, muore in quest'anno. Egli, fra le altre sue im
prese, avea indotto la citt di Giustinopoli, oggid Capodi-
stria, a pagar censo a quella di Venezia (che io credo sia
le 100 anfore di vino che i Giustinopolitani, sotto questo
Siptan0""' Codico doge, promisero pagargli annualmente e) ). E perch Win-
tero marchese d' Istria avea imposto delle insolile gabelle
ed altre gravezze a que' Veneziani che possedevano beni
nel!' Istria, questo doge eman un edillo che proibiva a' suoi
sudditi di portarsi col e agi' Istriani di venire in Venezia.
Ma Winlero ed i suoi Popoli implorarono la mediazione di
Marino patriarca di Grado presso il doge ; e lascialo luogo
a' primi patti, furono sopite le differenze. Al dogalo venne
poscia eletto Pietro Badoero, che si dice figlio di Orso Par-
licipazio, volendosi che fossero una stessa casa quella dei
d) Muntone.*. parlecjpazj fi que||a ^ Badoe,.j d) (1).

939 Cessa di vivere il papa Leone VII ; e in lui la


Chiesa perde un pio e zelante pontefice. Ebbe a successore
e) Detto. Stefano IX detto VIII e).
940 Berengario marchese d' Ivrea, avvertito secrela-
menle dal giovane Lotario re d'Italia, che Ugone suo pa
dre avea deliberalo di farlo acciecare, se ne fugg presso Er-

(1) Le Unite In questo tempo era costume in Italia ed in


riLireti retiamo- Friuli, come pure in Francia, di pagare le multe in oro od argento
neiaT.uJi.pw. a libbre, ossia in peso, e non gi in moneta f).
inanno duca ili Svevia (I) : e Willa di lui moglie,
bench incinta e vicina al parlo, per altra via mandnlla in
Germania ; la quale ebbe tanta vigoria e coraggio da valicare
a piedi quelle aspre montagne. Dal duca Ermanno poi fu
Berengario presentato ad Ottone re di Germania die lo ac
colse ed onor distintamente; e magnammo, seppe rifiutare
le offerte del re Ugone, il quale con del danaro cercava in
durlo ad allontanare quel profugo e da negargli appoggio, ri
spondendogli : Non bisognargli le altrui ricchezze, ri poter
negare protezione a chi gliela chiedeva a). ?ii"Ili!Hi'9Mm'
In questi tempi g' imperatori e re d' Italia poco cu-
ravansi di avere armale navali, o vi attendevano, e nelle oc
correnze doveano rivolgersi ad altri potenti , per lo pi ai
Greci b). (2) > l" ""> "
942 Il re Ugone e Lotario suo figlio, con diploma
rilasciato dalla fortezza o castello di Garda, confermano alla
Chiesa di Padova tutti i beni ad essa spettanti, e ci ad i-
slanza di Adeverlo vescovo della medesima e). <; mio nno a.
942 Il papa Stefano IX, detto VIII, muore in qucsl.' an
no, e gli succede nel papato Marino II di nazione Romano,
gi in sede nel 21 gennajo del 945 ; il quale erroneamente
fu chiamato Martino d). .in.it,,
942 Chiude i suoi giorni Pietro Badoero doge di Ve
nezia, ed a quella dignit viene assunto Pietro Candiano III e), e) neno
943 Il patriarca d' Aquileja Lupo II rinnova le sopite
questioni sulla Chiesa di Grado, assalisce coli' armi quella

(!) Ermanno di Franconia primo Conte Palatino. Da ci


forni os si il Principato sotto il titolo di Palatinato tlcl Reno f). uim'v.^n p.'Sy
(2) Intorno al territorio che negli anni che seguono ha formato la
Contea, tli Gorizia, il Della Bona nella sua Strenna Cronologica
a pag. 35 dice : Non ci dato di determinare I" epoca precisa in
cui venisse occupato dai duchi di Baviera o della Carintia: ma si
pu ritenere con molla probabilit che i paesi all' Isonzo fossero
occupati gi nella prima met del secolo X, n pi restituiti all' Italia.
**+> fi

citt (1) e la riduce a mal partito. Ma il doge di Ve


nezia Pietro Candiano III, senza intraprendere la guerra e
contrappone, valido mezzo contro il patriarca suddetto, vieta
ai Veneziani il commercio col Friuli e in ispecialit quello
del sale e di tulli gli allri generi di prima necessit, e
P ingresso ai Friulani nelle Venete lagune. Lagnaronsi di
ci fortemente i nostri , e Lupo fu costretto a ricorrere
ni patriarca di Grado da lui molestato onde ottenere la

fi) Grado Su questa citt di storiche reminiscenze, e la di


cui origine abbiamo gi veduto a pagina 73 ( bench alcuno creda
che a quell' epoca venisse aumentato soltanto il vecchio suo fabbri
cato ) daremo qui alcuni cenni. Essa situata in un' isoiella che
porta lo stesso nome sulla costa del Friuli nello Stato Veneto, poche
aiBnuckner Bit. m'8^a distante d' Aquileja, e 06 al N. E. da Venezia, long, oi 10,
geogr. ' latti. 45 52 a). Grado negli antichi tempi era circondata da alle torri
e forti mura, e conteneva un numero grande di chiese, delle quali
vi sussiste ancora quella di S. Eufemia che conta oltre dodici se
coli e mezzo ; monumento venerando e con cui pochi possono ga
reggiare per antichit. Questa citt servi di residenza e di riparo
anche ai vescovi d' Aquileja venuti dopo Agostino, ed a varii pa
triarchi e cittadini aquilejesi, come pure agli abitanti del litorale
Friulano. Nel tempo dello scisma d' Aquileja fu essa rimarchevole
per la lotta che sostenne contro i patriarchi aquilejesi, e per le
guerre continue de' Greci, da cui dipendeva, contro i Goti e Lon
gobardi. Conviene arguire che Grado non fosse picciola citt, mentre
sappiamo che ben 50 delle sue famiglie nobili passarono a dimorare
in Rialto. Si crede che anche i Franchi nel principio del IX secolo
la molestassero e I' occupassero. Faceva essa il suo commercio in
ogni luogo del Regno de' Franchi, ed ottenne da Carlo-Magno dei
privilegi per mercanteggiare. Fu assalita dai Saraceni nella loro
prima incursione sui lidi adriatici; ma essi trovarono coraggio e fer
mezza ne' Gradesi, che coli' appoggio de' Veneziani li fugarono. In
torno alla line del secolo X Grado era ridotta a deplorabile stato,
e fu fatta pienamente riedificare dal Doge Orseolo li. Popone pa
triarca d' Aquileja la saccheggi due volle; e venne i-istaurata alla
meglio dal doge Ottone Orseolo. Anche sotto il doge Contarini verso
la met del XI secolo , Grado fu di nuovo rifabbricala : ma per
mai risorse come prima. E da quell'epoca and sempre decadendo,
e tocc I ultimo crollo sulla (ine del secolo XIV , come vedremo,
maltrattata fieramente dai Genovesi, a segno che non vi risiedettero
>ui Fv?nJ'u "Iffi PIU 8U slessi suo' patriarchi, i quali stabilironsi in Venezia: e Grado
v. iip.no alia ni. si ridusse quasi spopolata e solinga b).
357 i) Cappellani. M
pace colla Repubblica Venda a), come vedremo nell' anno iii-fw1- *' lx p
seguente.
9-45 Berengario marchese d'Ivrea maneggia presso Ot
tone re di Germania contro Ugo re d'Italia, ma nulla ottiene.
Per un certo Amedeo, personaggio destro e singolarmente
accorto, sollecitava Berengario a volgere le sue speranze ai
principi d' Italia, scontenti di Ugo per le sue continue vessa
zioni; mentre egli per lo pi conferiva le cariche e le dignit
ecclesiastiche a' suoi bastardi, esiliava i nobili italiani, ed a-
spratnenle governava i Popoli. Anzi Amedeo medesimo si
offerse di scandagliare gli animi di questi principi. Perci tra
vestitasi da romeo (I) si uni a' poveri pellegrini che

(1) Romeo a questi tempi volea dire pellegrino, ossia uomo b) MoW Sl(ir Cll
clic andava pellegrinando b). tot in pag. mi. '
Il Clero in Italia nel secolo X Invano avrebbe voluto
il Clero di que' tempi corrottissimi pretendere quel rispetto e quella
riverenza che gli aveauo meritato nei secoli precedenti le sue virt
evangeliche, i suoi sacrifzii, la sua santit, l' esempio d' una vita
pia, operosa, spesa tutta a pr dell'oppresso, del soverchiato. Qual
rispetto infatti meritavano uomini di arrogante tempera, nei quali i
Popoli erano avvezzi da lungo tempo a tener vlto incessantemente
lo sguardo siccome in coloro che dovevano ammaestrarli con la di
sciplina e pi coli' esempio! Prelati dissoluti, vescovi ambiziosi di
mentichi del sublime ministero cui s' erano consacrati, avevano in
vaso con violenza le cariche ecclesiastiche, e a luti' altro tenevano
I animo inteso che alle pratiche o cure paciiiche e solenni della
Religione di cui erano ministri ; uomini cui Dio aveva dato intere
popolazioni da reggere, da confortare .in mezzo a tanti pericoli, a
tante sventure, che solo miravano a soddisfare laide e sozze passio
ni ; uomini che il ben pubblico sempre agli interessi personali ed
egoistici posponevano e). n!""1" * n *'
I Vrscini in Italia nel secolo X erano potentissimi,
e venivauo rispettati pi che noi fossero le gerarchie civili, e ci
per l' indole del loro ministero. Erano polenti [ter privilegi e dona
zioni, ebbero carica di conti, e come tali conducevauo armigeri alla
guerra scambiando il pastorale con la spada d); e la loro podest djDciiup. ios-ito.
era ili lauto ingrandita e cosi influente, che quasi tulle le faccende
e tulle le risoluzioni dei principi e delle Nazioni dipendevano da
loro e). In sul unire di questo secolo, perche salili a inusitata p- pai. ms.
558
per devozione recavansi a Roma, e si abbocc con assai
vescovi, conti e nobili polenti d' Italia. La vigile sorveglianza
di Ugo scoperse questa mena, egli diede severi ordini, special
mente alle chiuse delle Alpi, per l'arrosto di Amedeo; ma
questi mutando modi e vestiti, e tingendo di vario colore i
capegli e la bella barba che allora accoslumavasi, seppe
t'uggirgli di mano, e riporlo a Berengario la descrittiva dello
'm!a!!u6m"' sialo degli animi degl' Italiani a suo favore a), per cui nel
945 vedremo Berengario ritornare- in Italia.
944 Nel di 13 marzo di quest' anno ebbero fine le
differenze di cui abbiamo parlato nell' anno precedente, e
venne conchiusa pace Ira il doge di Venezia Pietro Candia-

lenza, si comportavano non di rado tirannicamente e voleano il Po


polo in mille modi angariato e manomesso, ed erano in guerra e
combattimenti contro i Comuni. E veramente fu sistema di Ottone
il Grande, e i suoi successori lo imitarono, di aftidare ai vescovi il
reggimento delle citt, e molti prelati ebbero marchesati, ducali e
contee. Dai tempi di questi dominatori Gno pi olire, i vescovi ten
nero le parli principali nel governo d" Italia, e li vediamo aderenti
b) MoM. sior. cu. alla famiglia imperiale, e sostener guerre private o fra loro o coi
t.(iv p. ili, suo 8jgnorj vicjni per cause di giurisdizione temporale b).

1 Castelli d'Italia in quest'epoca Accennato il


luogo ove erigevansi ( come dissimo a pagina 298 ) aggiungeremo,
che il Castello slaudo posto fra umili casipole ergevasi come un
ribaldo in mezzo ad una turba servile. Aveva esso torri rotonde o
poligone coronale di merli e con veroni sporgenti. Una grossa, ma
pi elevata u con finestre dischiuse ai quatlro venti, era destinala
alla sentinella, che colla campana e col corno annunziava la punta
del giorno, onde i villici sorgessero al lavoro, o 1' accostarsi de' ne
mici, acciocch la gente d'arme s'allestisse alla difesa. Accadeva
l'urlo o ammazzamento ? alzava un grido, ed ogni uomo doveva ri
peterlo di vicino in vicino, aftinch il reo non potesse trovare im
punit nel feudo limitrofo. Coli' arte rendevasi impraticabile l' ac
cesso ai Castelli, e fosse e antemurali e palizzate e contraforti, e
triboli seminali pel contorno, e saracinesche e ponti levatoi, come .
abbiamo detto, angusti e senza sponde, e caditoje sospese da ca
tene, e porte sotterranee e trabocchetti vi si facevano. Teschi di
cinghiali e di lupi, od aquilotti contini sulle imposte ferrate, corna
di cervi e caprioli nell' atrio indicavano i divertimenti del castella
no. Internamente eravi architettato ogui cosa, non per comodo a
359
no III da una parie, e Lupo li patriarca d' Aquileja co' suoi
fedeli e vassalli dall' altra : assoggettandosi il patriarca ad
una penale di 50 libbre d' oro ogni qual volta avesse violalo ^cy^*?'^
il giuramento di alleanza co' Veneziani a). Hm^Ti"!!
944 Il re Ugoue, vedendo malmenala l' Italia dalle ri
petute scorrerie degli Itiglieli, slabili pace seco loro, com
prandola con dieci moggia di denari (se pure non esage
razione dello storico Liutprando); per cui mie' barbari si
obbligarono ad uscire d'ilalia e a non ritornarvi pi, dando
ostaggi per la promessa. Diretti da Ugone verso la Spagna,
incammiuarousi per col, ma non progredirono per i patimenti
e I" asprezza del viaggio, e pugnalata la guida, ricomparvero
i.i- , i i \ b) Muratori. Ano.
in Italia, poscia passarono in Ungheria b). d'ini, inno mi.

leggiadria, ina per la fona e sicurezza. Camerotti capaci e tua! ri


parali contenenti annullilo, lancioni, la barde, mazze ferrate pen
denti fra gli stemmi rilevali, con cantinate (non gi camini, che in
questo tempo non accosluuiavansi ) che in allora servivano ad uso
di camino. Nel Castello era vi (pianto occorresse al vitto e alla bat
taglia, cio cucina, pollajo, ardii vii, prigioni, arsenale, scuderie: ma
in ogni cosa un lusso pi costoso che delicato. L' interno di esso
divideva! in varii appartamenti, e le dame avevano il proprio. Le
imbandigioni delle tavole, che erano in gran (piantila, trovavansi
riboccanti di carni e di vini, con animali colli interi. Neil' arsenale
abbondavano le spade, scudi, elmi, mazze, martelli, lancioni, bale
stre, banderuole, morioui, usberghi, schinieri, gorgiere, targhe, pai- ricanta, si. uni.
vesi; ogn'arma insomma di ferro, rame, conio, cuojo e). aos: p
La %ita rasici luna in quesl' epoca Il castellano che
uiuii legame congiungeva alia societ, isolalo da tulli, solitario colla
moglie e coi figli, burbero, sospettoso, non aveva altra idea, che
quella della propria forza. Educalo dalla burbanza del padre e dalla
MHiniiissione dei servi, apprese tutto essergli lecito e svilupp quin
di ima bizzarra vigoria di carattere, non soltanto liero, pertiilo, scan
daloso, ma stravagante, capriccioso, e repugnaiile ad ogni progresso.
Iliuforzare maggiormente il castello, il cavallo, I' armadura, era n-
nico affare del castellano; e trovandosi invulnerabile ai colpi della
ciurma, che sollo a' suoi cadeva senza riparo, acquistava no valore
temerario e prepotente. Dal suo castello piombava a rapire la mo
glie e le tiglio del villano, che non si (legnava sedurre, spogliava i
viandanti o li taglieggiava, ed era sempre pronto alla battaglia ed
alla preda. Nullaiueno ozioso, perch scarico di quelle regolari oc-
300
945 Berengario marchese d' Ivrea, sospiralo dagli Ita
liani, perch speravano d'avere in lui un liberatore dal tirati-
a) Muratori. Ann.
d-'iuLaEIo ai' nico governo del re Ugo a), discende dalla Svevia, in Italia
con poche truppe per la via di Trento, trova disposti tutti
biBaito stor e 8M animi aperte tutte le porte, giunge a Milano, e lasciali-
'V"' m' m do regnare di nome Ugo e Lotario governa egli b).
946 Il pontefice Marino II cessa di vivere in quest'ali-
aiiuo"^ C",p' no ed ha per successore Agapito II di nazione Romana e).
946 Berengario marchese d' Ivrea, quantunque in que
sto tempo non avesse il titolo o la dignit di re d' Italia,
pure con maggior autorit la governava, di quello che il fa-
d) Liruti. Noi. cit. it i . i\
T.iiip.zKs. cessero Ugone e Lotario d).

cupazioni, che possono riempiere la vita, avventuravasi ad imprese,


0 camii si unir a cacc'e; a saccheggi, a pellegrinaggi; e tutto ci onde trarsi da
H'jr. v. ii ii. su.' quell' ozio senza pace e). Nella sua vita domestica egli era le
gato pi che altri, e pi de' tempi anteriori, ai sentimenti di fa
miglia che dovevano in lui assodarsi per brutale eh' ei fosse. Il pri
mogenito destinalo a succedere al paterno dominio veniva educato
in modo da lusingare l'orgoglio domestico; la moglie restava a rap
presentare il marito, mentre egli usciva a guerre od avventure, ed
a mantenere in sua assenza la difesa e 1' onore del castello. Cosi
generavasi la famiglia, o nelle donne fecondavansi i sentimenti di
niello mg. !i coraggj0) di elevatezza, di pensiero, e di diguit personale f). Que
ste nel loro appaiamento occupavansi pur anche a metter la penna
a' bolzoni, le corde agli archi, ad allestir dardi, ad ornare cimieri. La
famiglia raccoglievasi poi intorno alle cantinate a giuocar agli scac
chi o a' dadi, a ricamare, toccar l'arpa, udire le novelle o la canzo
ne accompagnata dal liuto o dalla mandola. Talora in mezzo al
pranzo o ai giuochi udivasi il rintocco del battifredo; subito all'er
ta ; le armi da baia divenivano da senno; s'affacciavano alle feri
tile, ai merli, ai barbacani; alzavasi il ponte, calavansi le saraci
nesche; si battevano; e respinto 1' assalto, tornavano al pranzo, ai
giuochi, alla conversazione. Il castellano invece di soldo concedeva
a' suoi servi, a' suoi cagnotti, il diritto di estorcere e soverchiare ;
nuova gradazione di tirannia, che faceva sempre maggiore la di
stanza fra quei del castello e della pianura : i quali concepivano
una riverenza ereditaria per cotesto capo che tutto poteva, che li
I!1 n "ioV- salvava da altri nemici : mentre bersagliati da quel capriccio del-
Teairo univ t vii [ individuo che" pesa immediatamente sull'individuo, maledicevano
io e li.'' p una poteuza a cui non osavano resistere g).
501
940 Il re Ugo, sapendosi disprezzato dagli Italiani, e
scaltro, pacilicossi con Berengario, e raccomandatogli Lotario
suo iiglio, ritorn in Provenza portando seco gl'immensi suoi
., - n . ,. ...... . fi Muratori Ann.
tesori: ne il 19 maggio egli ora pi in Italia a). u' mi. nu m.
947 Ugo re muore in Provenza ell' anno presente
ai 24 aprile b) e cos regnano in Italia i giovanetti Lotario i,j Detto m m.
e Adelaide, e governa Berengario e). ?! Slip nE* *"'
947 Circa questi tempi la Lombardia fu corsa e de
predala con un copioso esercito da Tassi re degli Ungberi,
il quale indietreggi soltanto a forza d' oro datogli da Be
rengario marchese d' Ivrea, e non gi del proprio, ma rac
colto dalle chiese e dal povero Popolo, avendo imposto la
lassa di un danaro d' argento per persona, non esclusi nep
pure i lattanti. A lauta somma d' argento uni del rame
e fece battere dieci moggia di denari, co1 quali soddisfece
all' accordo stabilito cogli Ungheri ; e per s, da buon mas-
sajo, ritenne quello' che avea tolto alle chiese d). Vedi amnM7?rt "' **'
in questa Race, a pag. 541.
948 Giovanni III vescovo di Trieste e). S.W"" s,r'
948 Arrigo di Baviera viene in Friuli colle sue truppe,
prende Aquileja con altri luoghi, passa a Pavia saccheggiando
questa parte d'Italia; e vinti due volle gli Ungheri, carico [l r.01-
di preda ritorna in Baviera f). <
949 Si dice che Daniele David ebreo di Gorizia abbia
dato dinaro al vescovo triestino perch si difendesse coulro le
genti del duca di Carintia. Viene per posto in dubbio tale do
cumento. Ala se questo sospetto, sembrano per probabili
le circostanze che lo accompagnano, cio che i duchi di
Carintia per opporsi agli Ungheri si avanzassero in allora
... k) Della Bona e s.
in queste nostre parti g). p. ".
950 Muore Lotario re d' Italia nel venerd 22 novem
bre di quesl' anno, in sul liore dell' et, e dicesi per veleno
procuratogli da Berengario marchese d'Ivrea. Fu principe
dotalo di ottimi costumi, deguo di regnare, ma infelice h). iLK?" e'"p'
362
950 Berengario marchese d' Ivrea, che chiameremo
d' ora in poi Berengario II, e Adalberto suo figlio, nel giorno
di domenica 15 dicembre di quest'anno, nella chiesa mag
giore di Pavia dedicala all'Arcangelo Michele, furono inco-
S'iurSSA- conati re d' Italia a).
Engelfredo patriarca d' Aquileja successe u Lupo II,
non prima certamente dell'anno 944, e probabilmente qualche
anno pi tardi. Di questo Engelfredo non altro si sa, tran
ne che nel 950 era in sede , ed otteneva molle immunit
e privilegi dal re Berengario II (I) che ne otte
neva pure da Ottone I nel 9C2, e che nell' anno appresso
...ti) cappelletti.
. ,Le interveniva in Roma ad un conciliabolo ivi convocato da
cfcd it. t. ix p. qUesi0 monarca contro il papa Giovanni XII h). Conciliabolo,
o sinodo ingiusto, in cui fu detronizzato quel pontefice e posto
illegittimamente sul trono papale Leone Vili. Ma prima che
Engelfredo sancisse con la sua soscrizionc queir allo indegno,
e) lh-ui. noi. ot. mor repentinamente in Roma. Quindi avrebbe seduto nella
-R,iM8.M.E.A. calle(jra aquilejese circa anni 13 e) (2)
951 Contro la regina Adelaide, vedova del re Lotario,
giovanotta di 19 in 20 anni, saggia, pia e bella, tirannica-

HK'iS (1) Il re Berengario 11 regn quindici anni d) Egli e


sua moglie Guilla, non ultima causa della sua estrema mina. che.
gli Italiani detestavano pi del marito per la sua stemperata cupi
digia, furono con le figlie loro trasportati in Germania, verso il 964,
e) mok st ctt t {'ove Berengario finiva nel 966 a Baniberga una vita tempestosa e
in pag. 7J. ' ' tribolata e).
Il Governo Fendale Questo era fondato sullo spirito
di guerra e sull' oppressione de' Popoli : perci chi non era soldato
era schiavo, infelice ed oppresso. Le arti e le scienze, che si ali
mentano nella tranquillit e nella paCe, sparirono dalle grandi so-
f;H,im|.(jiiin\wp ciet, ed il Popolo abbrutiva nell'ignoranza, nell' ozio e nei viziti).
(>) Scuole in Italia nel X secolo Aitone vescovo
di Vercelli scriveva intorno al 950, che i preti tenevano scuole a-
perte anche nei borghi e nei paeselli, e che tanti fanciulli vi si am
maestravano quanti ne fossero loro affidali; e il Muratori ci avverte,
rVoi'. ' wp'" che scuole non mancavauo neppure in questo secolo in Italia g).
563
mente si volgono il re Berengario e sua moglie Willa, usando
violenza onde sposasse Adalberto loro figlio. Non vi assente
Adelaide ed cacciata prigione nel castello di Garda. A
mezzo ilei prete Martino l'ugge da col, si nasconde in una
palude, vicina a morir d' inedia, un pescatore le d soc
corso. Raccolta poi da Azzo signore di Canossa, e condotta
a quel castello, n' salva e dignitosamente trattata; poscia
diventa sposa ad Ottone il Grande re di Germania a). 5'iuifa^Sd mi."'
951 Ottone il Grande re di Germania cala in Italia
senza opposizione, entra in Pavia, sposa la giovane Adelaide
vedova di Lotario, e s'intitola re d'Italia b). tj Detto
951 Gli Ungheri passano per l' Italia e giungono in
Aquitania, ove fermatisi la state, la rendono desolata con
orrende crudelt; poscia ripassando per l'Italia ritornano nella
Pannonia, lasciando ovunque le traccie della loro barbarie e). <0 Detto.
952 Il re d' Italia Berengario li colf appoggio di Cor
rado duca di Lorena recasi in Germania presso Ottone il
Grande onde procurare accomodamento alle cose sue. Tre
giorni dovette attendere I' udienza, ed avutala ritorn in Ita
lia colla risposta : Intervenisse alla dieta d'Augusta. Portatosi
quindi col Berengario con Adalberto suo figlio, il re Ottone
deliber seguitasse ad essere re il' Italia unitamente al figlio,
riconoscendo questo Regno da lui in feudo e giurando fedelt
e vassallaggio. Segui il giuramento pubblico, solenne in fac
cia a tutta la corte ed all' armala d) (I). dj Detto anno 952.
952 Ottone il Grande re di Germania separa dal Begno
d'Italia le Marche di Verona e d'Aquileja. Primo esempio
che queste Marche, per l' innanzi unite sempre al Begno I-
talico, fossero assegnate a principi ollremontani cio a duchi

(1) Da qui fliln: principio il Diritto dei re li Germa


nia opra l'Italia E fin d'allora succedette mutazione ri
marchevole, perch Olluiie il Grande riserv a s le Marche di
Veruna e dMquileja, di cui dispose a suo talento e). e; netto.
364
bavaresi, poscia a quo' di Cariutia: mentre in qucsi' anno
l unni. noi. cil vennero date ad Arrigo duca di Baviera, uomo crudele ed
-ruK.m.e.a.'
Appendice. Mu-
ambizioso, e fratello ad Ottone il Grande. Cosi Arrigo O
divenne
S'iejTia1"' marchese del Friuli, e si crede succedesse a Grimaldo a) (1).
953 Il re Berengario incolpava i vescovi, i conti e gli al
tri principi d'Italia delle sue sventure. Quindi, sapendo occupato
Ottone il Grande nelle interne turbolenze de' suoi Stali, volse
l' ira sua contro Azzo signore di Canossa, e spedi 1' esercito
d'iuf.luuo w)"' all'assedio di quel forte ed inespugnabile castello b).
954 Gli Ungheri, chiamati da Lodolfo duca d' Alema
nna o di Svevia, e da Corrado duca di Lorena, entrano nelle
guerre di Germania e vi periscono in gran numero ; per
e; imi.j ammusi, parie di essi ritornano per l'Italia a' paesi loro e).
954 Il re Berengario continua V assedio del castello
.i] neiio. di Canossa d).
955 Bono Sancarlino succede nella sede patriarcale di
piriallp"iMSI'CH' Grado, essendo morlo il patriarca Marino e)
955 Durava tuttora V assedio della rocca di Canossa
intrapreso da Berengario ; anzi egli medesimo v' intervenne.
Attedialo Azzo da si lunga prigionia, gli riusc di poler
spedire un suo messo ad Ottone il Grande, invocando il
di lui soccorso, rammentandogli le promesse fatte. Ma quel
re neppure in quesl' anno, per la guerra co' Schiavoni e per
la sterminata incursione degli Ungheri nella Germania, cui
u ""Si"1' ,op' valorosamente vinse e distrusse, pot venire in Italia (').
955 Cess di vivere Arrigo duca di Baviera e mar
chese del Friuli, principe che in ambizione e crudelt non
avea pari. Scrivono eh' egli fece castrare 1' arcivescovo d'A-

(1) La Contea del Friuli, bench nominata anche m'MI'21,


pure con formalit fu cosi detta soltanto nell' anno 952, avendo
in allora Ottone il Grande stabilita la dignit di Conte del
Friuli, e portandola a tanto apice da pareggiarsi a duchi e marche
si, perch eguale negli onori e nel potere. La residenza di questo
ui*i1J'lh"' conte fu dall'imperatore medesimo fissata nella citt di Forogiulio g).
5cr>
quileja, e cavar gli ocelli a quello di Salisburgo. Lasci un
figlio dello Arrigo il Rissoso, a cui il re Ottone conferi il S' luiTlkm'J!""
Ducato a), e per conseguenza anche il Marchesato del Friuli b). "ii'". '. c"'
Circa questi tempi (955) il doge di Venezia Pietro
C-indiano HI ottenne dal Popolo fosse creato collega nel
Dogato Pietro uno de' suoi figli ; ma questi, sprezzando le
paterne ammonizioni, impugn le armi contro di lui. Stava
il figlio per soccombere alla fazione del padre, quando merc
F influenza del vecchio gli fu salva la vita : ma venne esi
lialo, con divieto di non essere pi mai doge di Venezia.
Ritiratosi Pietro presso Guido marchese di Spoleto figlio a
Derengario II, ottenne da quel re di poter trarre vendetta
de' Veneziani. Perci venne a Ravenna, e con delle navi
armale pred vicino al porlo di Primaro delle navi venete,
che cariche di merci dirigevansi a Fano. (Pare che questo
fatto lo riferisca il Dandolo all' anno 958, ma il Muratori
lo riporta intorno a questi tempi e) ). cloratori e.*.
956 Il papa Agapito li, uomo di singolari virt, cessa
di vivere in quesl' anno. Ottaviano figlio di Alberico patri
zio e gi successo al padre nella signoria di Roma, giovane
che forse non toccava il diecinovesimo anno, fu consigliato
ad occupare anche la Sede Pontificia ; e creato papa mut
il suo nome in quello di Giovanni XII d) (i). t) Detto ani ws.

(1) Fu questo il primo esempio, per quanto si crede, del can


giamento dei numi ncll' assunzione al Pontificato,
e l' introduzione di lale uso viene attribuito a questo papa e). e) netto.
Monasteri in Italia, che per lo innanzi la maggior parte
erano ricetto di virt e di piet, in questi tempi li vediamo divenuti
Sentine di vizii f). f ) Dotto anno MS.

Lo stato delle Chiese d' Italia nel scroio X


Le accuse contro i vescovi potevano essere date da chiunque, e
nella difesa dovevano essi, in mancanza di prove, prestare il giu
ramento od accettare il duello a mezzo di un loro campione. Nel-
1' elezione de' vescovi i principi Tacevano, contro le leggi canoni-
3G0
95G Grave pestilenza afflige la Germania; nullameno
Ottone il Grande spedisce un esercito in Italia sollo il co
mando di Lodolfo.o 1, itdl l'o suo figlio, onde liberare Azzo
assedialo nel castello di Canossa, che per la fame era
prossimo alla resa. Gli assediatili non attesero LodolCo, ma
sapendolo vicino levarono il campo e Canossa fu liberato.
Si crede che Litolfo conquistasse in allora parte della Lom-
^mIITo^' bardia, non gi tutta I' Italia come si vuole d' alcuno a).
957 Prosperavano in Italia le armate di Litolfo, quan
do per morte del duce, avvenuta si crede di veleno procuratogli
dal depresso re d'Italia, dovettero ripassare in Germania. Per
ci il re Berengario e suo figlio risorsero nuovamente e
b) Deuo anno 957. riacquistarono le citt perdute b).
959 Muore Pietro Candiano III doge di Venezia cari
co d'anni ed afflitto per la ribellione del figlio. Appena suc
cessa la di lui morie, i Veneziani eleggono a loro doge
quel medesimo Pietro IV, che prima aveano giuralo di non
e) Dciw annosi, ammettere pi al loro governo e).
959 L' aspro governo del re Berengario rendeva mal
contenti gli animi dogi* Italiani e specialmente dei vescovi.
Questi lagnavansi forte di lui, e si pu credere studiassero

che, prevalere la loro volont; quindi non il sapere e le virl, ma


le ricchezze e le aderenze erano i titoli alla medesima: dando cosi
le chiese, se non per danaro, bensi in pagamento di servila pre
state. Perci o inetti, o giovani inesperti, o uomini immeritevoli,
subito 1' esame che facevasi per sola formalit, vedeansi occupare i
vescovadi. Ecco qual era in questi tempi lo stato miserabile delle
H) Detto anno 958. Chiese d' Italia d).
Alla met del secolo X (950) in Italia s' introdusse ne' ricchi
l' uso di portar la spada al Dauco in qualunque luogo
<) RamnoMi cron. intervenissero, si presso agli amici, che ai tribunali, od alle chiese;
unir..un.p. K7. ej eran0 sempre armati come se andassero a combattere e).
Nel Concilio d' Angusta, ch'ebbe luogo subito dopo la mela del
secolo X (cio nel il.Vii. fn vietato agli ecclesiastici di
i netto. passare in seconde nozze f;.
nfi7
il mezzo li liberarsene. Ma Berengario, conosciuto di non po
tersi fidare de' prelati, volle obbligarli a dare degli ostaggi a). 3' m'im*.*'
960 Gli ambasciatori del pontefice e molli principi e
prelati d' Italia, tra questi Gualdone vescovo di Como, vanno
in Germania presso Ottone il Grande ad oggetto di sollecitarlo
a scendere contro Berengario ed acquistare non solo il Regno
d'Italia, ma la corona dell'Impero. Fu grato l'invilo ad Ottone
e preparossi energicamente per la venuta in Italia b). >) nato anno mo.
960 Il doge di Venezia Pielro Candiano IV, in unio-
no a Buono patriarca di Grado, ad altri vescovi ed al Popolo
Veneziano, rinnovano il divieto siili' inumano traffico de
gli schiavi ; e proibiscono pur anche di recar lettere di Ita
liani o Tedeschi a' Greci o al loro imperatore e). e) Detto.
961 Ottone il Grande, prima di passare in Italia, volle
assicurare la corona ad Ottone II suo primogenito, fanciullo
li sette anni. Quindi radunala in Vormazia la Dieta gene
rale del Regno, venne questi eletto a re di Germania, con
volo unanime de' baroni e del Popolo d). <i) netto anno ni.
961 Il re Ottone il Grande scese coli' esercito in Ita
lia per il Tirolo. Adalberto lo aspettava alle Chiuse d'Adige
con un* armala dicesi di 60 mila Italiani. Ma questi, avversi a
Berengario, domandavano ad Adalberto che si facesse da lui
lasciare il trono ; ciocch potrebbe accennare il figlio migliore
lei padre. Berengario ricus e l'esercito si sciolse. Ottone
venne a Pavia e a Milano ; e qui in Dieta deposti Berenga
rio e Adalberto e), fu eletto e riconosciuto a re d' Italia e T.JnVio.""lv'
coronato nella basilica di S. Ambrogio colla corona ferrea
da Valperto arcivescovo di Milano f). L^ST"-'0'"-
962 Ottone il Grande coli' esercito passa a Roma e
viene col incoronalo imperatore dal papa Giovanni XII pri
ma della pasqua di quesl' anno (1) Ritornalo a Pavia,
fa eleggere a re d'Italia Ottone II suo figlio g). o Detto am a.

(t) Cosi l'Impero romano vacante dopo la morte di Berengario


augusto pass ne' re di Germania h). ) Detto.
308
962 Chiiulonsi Berengario li in S. Leo, Adalberto in
un' isola del lago di Garda, Guido fratello di lui in una del
lago di Como, e Guilla in una del lago d' Orla. Ottone as
si Rilhn. SI. (ili. | - | i. \
. un. pag. no. sale gli uni dopo gli altri a).
965 Per mozioni falle dal pontefice Giovanni XII con
tro Ottone imperatore, questi ritorn coli' esercito in Roma,
e in sul principio di novembre di quest' anno fu quivi ra
dunalo un Concilio nella basilica di S. Pietro, a cui inter
vennero molli vescovi d' Italia e di Germania, molli cardi
nali, ed altri uffziali della Chiesa e del Popolo Romano; e
furono prodotte le accuse contro il papa Giovanni XII. Due
volte venne citato il pontefice a comparire e a giuslilicarsi.
Egli non si cur di farlo ; ma diede in risposta minaccie di
scomunica. Perci quel Concilio lo depose dal pontificato e
SMuSS.-m"- in suo luogo sostitu Leone Vili b), che fu il XVIII ariti-
e) RamnoMi. Cron. \
unir. t. un. p. 230. papa CJ.

963 Rodoaldo patriarca d' Aquileja successe ad En

ti Monastero o ItadSa di Sinuata, situalo poche mi


glia lontano dalle mine della citt di Concardia e da Porlogiuaro,
ne' secoli barbari seguiva la regola di San Benedetto: ma della sua
fondazione non si ha sicura memoria ; checche ne dica il Palladio
intorno ad. esso nella Parte I delle sue Storie all'anno 964. Noi
troviamo che nel 1211, 31 marzo, Volrico vescovo di Concordia con
cede a Richiero abbate di Sumaga la pieve di Quinto; e da quella
carta di concessione rilevasi, che dai vescovi di Concordia abbia a-
vuio quel monastero, se non la sua origine, almeno la maggior par
te de' suoi beni. Anzi la pieve suddetta fu data per il ristauro di
quel cadente monastero, ruinoso per antichit, per risarcimento ed
ingrandimento della chiesa, per sostentamento de' monaci e de' po
veri pellegrini che ivi accoglievansi ed alimenlavansi. La descrizio
ne dello stato di questa abbazia ci fa suppone che la sua fonda
zione fosse anteriore di pi secoli alla concessione del vescovo Vol
rico. e che almeno circa il IX secolo avesse avuto i suoi piincipii.
L'abbate di Sumaga ebbe costantemente luogo onorevole tra gli ec
clesiastici del Friuli, nonch 1' antico diritto di avvocazia sopra
luoghi e terre ad essa abbazia soggciti: e che nel 12'.li, 12 ago
sto, unitamente ad altre rendite, gli fu confermato da Giacomo
d) l.irnli. Noi. rll
v*. v p. Siam. (| Lngrispach vescovo di Concordia d).
569
gelfredo in quest' anno. Egli fu uomo di alla nobilt e di
molta dottrina, stimato assai presso le corti pontifcia e
imperiale. Ebbe il pallio arcivescovile da Leone Vili anti
papa, die con bolla del 15 dicembre 9C5 gli accompagnava
questo segno di giurisdizione , e stabiliva la Chiesa Aquile-
jese prima in Italia dopo la Romana, nonch il patriarca
il' Aquileja dover essere eletto dal Clero di quella Chiesa e
scelto fra g' individui del medesimo. Rodoaldo intervenne
al Sinodo di Ravenna convocate dal pontefice Giovanni XIII
nel 9G7 per la riforma della disciplina ecclesiastica. In questo
Sinodo fu egli, il nostro patriarca, non solo riconosciuto co
me vero aquilejcse patriarca, ma anche come prima dignit
ecclesiastica dopo quella del pontefice in Italia, e la sua
Chiesa fu riconfermata nell'altezza suprema a cui elevolla l'an
tipapa Leone Vili. Rodoaldo ottenne dagP imperatori Ottone
I e II grandi e molle concessioni; fu dal pontefice Giovan
ni XIII fallo arbitro della differenza Ira il vescovo di Ve
rona ed il capitolo di S. Maria in Organo ; venne istituito
messo e vicario imperiale da Ollone onde presiedesse ai
Conventi o Piacili generali per I' Italia : e pu dirsi, con
fondamento , che nessuno de' suoi antecessori abbia ac
cresciuto maggiormente i privilegi, le dignit ed i domimi
del Patriarcato d' Aquileja, che allora solamente signoreggi
lutto il Friuli. Ebbe circa 20 anni di sede, mori verso la
fine del 985 o sul principio del 984, e fu sepolto nel duo- > {jj1'^^-
mo di Cividale del Friuli, citt di sua residenza a). 5*Ini* u '*'
904 La Rocca di S. Leo capitol la resa, e Reren-
gario II e Willa sua moglie, presi per ordine dell' impera-
- n | v b) Muratori. Ann*
loro, lurono inviali prigioni a JJamberga b). d< iui. uu m.
904 Il papa Giovanni XII muore dopo una malattia
di olio giorni e libera cos la Chiesa da un tanto scandaloso
pontefice. Gli successe Renedello V cardinale diacono; ma
Ollone imperatore, inasprito per essersi falla l'elezione senza
suo consenso, assedia Roma, l' alfa ma e la molesta con le pe
24
570
iriere ci) olire macchine da guerra. Entrato nella citt, fa
convocare un Concilio, o Conciliabolo, a cui comparso Be
nedetto si spoglia delle insegne papali e consegna il pasto-
3\.9T rale a Leone Vili a).
964 Il doge di Venezia Pietro Candiano IV invia i
suoi ambasciatori all' imperatore Ottone il Grande, ed ot
tiene la conferma de1 soliti patii e privilegi spellanti al Cle-
w Detto. ro e Popolo di Venezia b).
964 Il Castello di Poleenigo nel. Friuli (I) sotto
il titolo di S. Martino con la giurisdizione del monte Ca
vallo da Cavillano sino al fiume Livenza, fu concesso in que-
si' anno dall' imperatore Ollonc alla citt di Belluno e a
e) Palladio, si. eli. lln| ..cont.^ \
pari. 1 p. 139. <]Uei VCSCOVO CJ.

965 Bodoaldo patriarca d' Aquileja con dodici vescovi


assistenti consacra in quest' anno la chiesa di Parenzo nel-
claWp:,i V Istria d) (2).

(1) Polemico castello situato sotto a' monti verso ponen-


cremonra.UMs>re dl te ove nasce il Livenza, lontano da Udine 32 miglia e); antichis
simo poich secondo il conte Girolamo Porzia nnlla sua Descri-
'! vm'pln'ifs"' zione della Patria del Friuli sussiste gi da oltre dicci Secoli f).

(2) Il vescovo Tommasini, secondo il voi. IV dell' Archeografo


triestino, pag. 220, pone questa consacrazione 1' 8 maggio del 961;
ma il Cappelletti con valide ragioni ci fa conoscere non essere ac
caduta che nell' anno 9G5, come ahbiamo indicato.
Coni! Rurali Al tempo di Ottone il Grande in Italia le
campagne erano in potere di questi conti rurali, che se non di di-
V rv moi1"' dl" ritto almeno di fatto, non dipendevano dai conti urbani g). Anche
il Muratori ci riporta, che i conti rurali erano signori di qualche
5mw"$!rlc'sopr' castello, ed esentali dalla giurisdizione dei conti delle citt li).
L' Italia sotto I' imperatore Ottone il Grande
Al giungere di Ottone erano mutale le condizioni d' Italia, e di
fronte alla nobilt franca e longobarda crescevano il Clero e le
Citt ; erano meno i feudi che i possessi allodiali, il eoiu-
inereio pi vivo, gli spirili pi svegliati. Nelle passate contese i
re aveano cercato amici col largir loro benelzii, i quali poi al ca
der del signore diventavano liberi possessi, e gli uomini abitanti su
lucili godevano dell' immunit al pari delle terre dipendenti da ve-
0/1
965 L'imperatore Ottone il Granile, dato buon ordine
agli affari d' Italia, ritorn in Germania seco conducendo lo
sfortunato papa Benedetto V, e affdavalo alla custodia di A-
dalago arcivescovo di Amburgo, ebe lo tratt onorevolmente a). 3'iiMamio9c5Ann'
965 Il pseudo pontefice Leone Vili, lasciato papa in
Roma da Ottone imperatore, chiude i suoi giorni prima che
morisse Benedetto V. Perci i Romani spedirono amba
sciatori all' imperatore Ottone onde riavere 1' esiliato Bene
detto ; ed era disposto quel monarca ad accordare , ma la
morte di questo papa, saggio e dotto, tronc ogni cosa. Fu
eletto in sua vece al pontificato Giovanni XIII b). to cito.
965 Adalberto figlio a Berengario li, avendo ancora un

scovi e da chiese. Vero che le scorrerie degli Ungheri ed altre


cause inducevano molti liberi a mettersi in vassallaggio dei
signori : ma se questo avveniva nella campagna, i cittadini si
trovavano abbastanza forti per resistere da s, onde il Comune
h-gii uomini liberi vi si manteneva. Nelle citt pertanto
si trovavano uomini dipendenti dal vescovo, altri dai signori, altri
dal re. Questi ultimi erano a governo de' conti, ma i vescovi
cresciuti in autorit fino ad eleggere essi soli il re d' Italia, e ad
esercitare diritti sovrani, come edificar mura e guidar battaglie,
per crescere giurisdizione lottavano con quei magistrati, che tende
vano a rendere patrimoniale la dignit. I re ne secondavano g' in
crementi, si per umiliare i conti emancipati con metter loro a petto
questi altri, di cui non temevano si rendesse ereditaria la potenza,
si per avere amici nelle Diete i vescovi che ornai n' erano il lut
to. Qui dunque come altrove la Societ era ordinata con un
re, baroni da lui dipendenti, altri minori soggetti a questi , liberi
Comuni sottoposti al conte, clero ed uomini immuni. La baro
nia fiera ed agguerrita, avida di gloria, di potenza, di dominii, a-
veva rinforzalo le castella, addestrava alle armi i vassalli, e mesce-
vasi nelle fazioni, imbaldanzendo negl' interregni e ne' contrasti.
Ma Ottone contrappose a questa il Clero ed i Comuni aumen
tando i loro poteri, e si videro molle citt signoreggiate dai vesco
vi, che avevano anche il grado di conte; sicch esse e i corpi santi,
cio il suburbano, dipendevano dalla giurisdizione del vescovo, ossia
dal Santo Patrono di ciascuna. Rimanevano dunque ai ve
scovi le citisi , ai signori la campagna, che perci chia-
inossi il Contado. Sotto la giurisdizione dei vescovi
sparivano le anteriori differenze tra longobardo, franco, italico, ted-
-<'.>. onde li abbiamo veduti alla Dieta di Pavia proclamare I' egua-
372
parlilo in Ilnlia, suscit movimenti di sollevazione in Lom
bardia. Ma Ollone imperatore sped col un' armala sollo il
comando di Biircardo duca d' Alemagna, il quale vcnulo a
battaglia sbaragli i sollevali, fug Adalberto, a cui nella pu
aj Muratori. Ann gna rimase morto il fratello Guido, e ritorn in Germania a).
il' Hai. anno 963.
9GG Rodoaldo patriarca d' Aquileja il 22 gennajo di
li) Tommaslnl. Ar-
quesl' anno dona Rovigno alla Chiesa di Pnrenzo nell' Istria,
no0j''i8l:*',Vp' caduta nella miseria per i danni recatile dagli Slavi b).
9GG Le mene di Adalberto figlio di Berengario li e
di qualche altro, i maltrattamenti de' Romani al pontefice
Giovanni XIII non lasciando tranquilla l' Italia trassero Ot
tone imperatore a ritornare coli' esercito in Lombardia, indi
SnnulSiTlc-90p' a Rma ove trovavasi in sulla fine di quest'anno e).

glinnza di tutti, sebbene si conservassero le antiche consuetudini per


certi modi di possesso e di contratti; e congregati i citta
dini !' og'iii stirpe, ne veniva un Comune degli uo
mini lilicri, vini- de' possessori. Ottone colle concessioni
d' immunit fece maturare le costituzioni municipali. Venuta poi la
lite delle investiture, 1' interno stesso delle citt e dei Comuni
and partilo fra l' imperatore ed i papi. Del resto Contadi e Mar
chesati duravano ancora, e nuovi se ne introdussero. 11 Ducato Lon
gobardo del Friuli and spezzato alla morte di Berengario; il mar
chese d' Ivrea dominava sul Piemonte ; conti e marchesi militari fu
rono posti a Treviso, Verona, Este, Modena ed altrove, i quali paesi
poi divennero Principati allorch Corrado dichiar ereditari! i feudi.
Aggiungausi le signorie ecclesiastiche, come il Patriarcato del
n) canni, st. unir. Friuli cretto in Principato da Ottone il Grande, e
|ac. t. ix p. ni l'Arcivescovato di Ravenna emulo della potenza papale d). Chiudere
mo questi cenni coli' esporre ci che Cesare Balbo quasi similmente
al Cant riporta nella sua Storia d'Italia sull'argomento. La politi
catici regnn di Ottone in Italia. Questa poggiava sulla mas
sima dividere per regnare. Quindi vennero scemati i grandi Ducali e
Marchesati, e divisi in Comitali, ed anche questi ridotti minori de
gli antichi, assegnandone certa quantit dei medesimi ai vescovi, alle
chiese vescovili, porzioni queste chiamate %Vciclibild o de' corpi
santi; sotto cui gli uomini godevano condizioni meno servili, e pi
o meno compiuta libert. Venne indebolita la potenza papaie, non
nel territorio, ina nell' essenza; mentre dalla pretensione, che pri
ma era poco pi che tale, si venne all' filetto di dirigere la loro
PI un.
Balbo. SI. eli. , .
i. in e in. elezione - \
e).
373
967 L' imperatore Ollone in Roma punisce crudelmente
a) Muratori, km
coloro che maltrattarono il pontefice Giovanni XIII a). iV Hai. alimi !Ki".

967 Concilio tenuto in Roma dal papa Giovanni XIII


io sul principio di quest' anno, al quale furono pure man
dali dal doge di Venezia Pietro Gandiano IV ambasciatori,
che presentarono i privilegi della chiesa di Grado, e fu de
cretato dal Concilio che fosse chiesa patriarcale e metro
poli di tutta la Venezia. Lo stesso imperatore Ottone le
conferm con un diploma i suoi privilegi b). uj Delio.
967 Concessione grandiosa fatta da Ottone il Grande
imperatore in Ravenna nel di 20 aprile al patriarca d' Aqui-
leja Rodoaldo. Concedevagli la superiorit ed il dominio su
quanto possedeva la ricca Radia di Sesto, e ci ad istanza

Le citta ti' Italia sotto gii Ottoni Nella tendenza


delle citt diretta al loro aflrancamento nel secolo X e ne' due se
coli anteriori, i tentativi non riusciti influirono sugli eventi succes
sivi e prepararono i risultali dell' epuca in cui regnarono in Italia
i tre Ottoni. Durante il regno di questi la maggior parte delle citt
si erano date a poco a poco un reggimento municipale fondato sulla
fiducia e sui suffragi del Popolo, e cosi cominciando a sorgere a
gran passi in potenza ed in indipendenza i Comuni, risurgeva in
Italia, con progresso che tiene del maraviglioso, la civilt quasi spen
ta, tornavano a rivivere le scienze e le lettere, le industrie, il com
mercio, le arti ai bisogni ed agli agi della vita pertinenti! Infatti
non era ai tempi di Ollone il Grande la prima volta in cui magi
strati popolari avessero governate le citt, imperocch con le leggi
longobarde elleno avevano avuto Sculdasci, avevano avuto Scalimi
con quelle dei Franchi; e quelli e questi avevano costituito il Con
siglio dei conti di ciascheduna citl, i quali rappresentavano la cit
tadinanza; ma allorquando Ottone 1 concesse agli abitatori delle citl
si dessero pi libera amministrazione, essi si studiarono di costi
tuirsi siili' esemplare della Repubblica Romana e delle sue colonie.
Crearono (lue consoli annui, i quali erano a capo della loro ammi
nistrazione, e questi entravano in carica col suffragio del Popolo.
Loro oflicio essenzialissimo era quello di render giustizia, ai loro
concittadini , n era in quei tempi troppo agevole impresa quella,
se si tolgono a considerare le coudizioni di piccoli Popoli che hanno
poche leggi e raramente mulauo, poche rendile, poche spese, e po
chi impieghi di distribuire. \" erano in que' tempi, in que' luoghi
gravi disordini da reprimere, delitti frequenti da punire, mimili dis-
H7i
di Liulprando vescovo di Cremona, sopra quanto il fisco
imperiale aveva confiscalo a quel Rodoaldo assassino del
patriarca d' Aquilcja Leone; sopra ci clic aveva goduto un
certo Annone per beneficio dell'imperatore Berengario in
vari luoghi del Friuli col castello di Farra ; pi il tratto di
questa Provincia tra il fiume Livenza, le Due Sorelle e la
strada degli Ungheri sino al mare, con tutte le terre, ca
stella e ville comprese in questi confini: il che trasferisce
dal suo dominio in quello del patriarca, onde non abbia al
cun comando duca o marchese , ma solamente il patriarca
V. !il!sw"nw' Rodoaldo. Concessione che contiene la maggior parte del
*."m. A' Friuli (1) avendo P estensione di circa 30 miglia a)

sidii fra cittadini e cittadini da comporre I consoli annui erano al


lora giudici e capitani ad mi tempo delle milizie, ed i consoli ave
vano quell' ingerenze stesse che avevano i duchi ed i conti per Io
innanzi. E se il re o l'imperatore convocavano I' eribanno o l'oste
per far una spedizione, i consoli marciavano alla testa de' cittadini,
h) Mols. Slor. Clt.
".'Tv'ifc twc'm e loro comandavano nei campi, come facevano i duchi ed i conti b).
L' Oreficeria Una professione che chiama vasi nobile nel
medio-evo era 1' oreficeria Fino dai tempi pi remoti pare che il
lavorio dei metalli nobili fosse esercitato presso i Germani da no
mini liberi e nobili. In Milano, in Pavia, ed in altre citt della Lom
bardia si trovano in alcuni documenti di questo tempo orefici ed
argentieri firmatisi come nobili e liberi Longobardi; dopo essi (echi
) dviio. vui iiin.
non conosce quanto rigorosa fosse l'etichetta degli ordini allora!)
100. si trovano firmati nobili e feudatarii e).
(1) Da questa concessione comprovato chiaramente quanto ri
porta il Cant (come dissimo a pag. 372) cio: che il Patriar
cato lei Friuli fu ridotto a Priucipato dall' imperato
re Ottone il Grande.
Le investiture feudali con giurisdizione, e col-
1' obbligo all' erede legittimo di chiedere al principe la rinvestita,
prestale, 1' omaggia di vassallo ed il giuramento di fedelt , nonch
col carico di servizio per lo pi militare, od altrimenti, ebbero prin
cipio in Friuli sotto l'imperatore Ottone il Grande; e meno qualche
differente consuetudine, aggiuntavi dai particolari costumi di questo
n Ilnil| c o epici Regno o provincia erano presso a poco simili a quelle di
pap. '. oggigiorno d).
575
9G7 Il Castello di Forra con le sue pertinenze, non
ch Paciano, Cerciano, Roncns, Preberdiaco, Aulianico, Fo-
liano, Mirione, luoghi nel Friuli, e lutti anteriormente pos
seduti da un certo Annone, che li ebbe iu beneGcio dal
l' imperatore Berengario, passano dal dominio imperiale al
Patriarcato d' Aquileja in quest' anno, per concessione di ) Limu.^otMi.
Ottone il Crondc imperatore a). Sfete*"^
967 Ottone II, chiamalo dal padre onde associarlo alla
corona dell' Impero, venHe in Italia per la valle di Trento,

Il Governo lei Friuli sotto -!i Ottoni. Esso


reggevasi da s medesimo per concessione sovrana: siccome per
quelle citt, luoghi o provinole che cosi governavansi usavano eleg
gere un capo a cui affidavano la suprema autorit col titolo di po
dest, capitano, console od altro; cosi usossi pure iu Friuli. I ca
stelli e le terre venivano concedute in feudo a quelli che aveano
prestato servigi al Regno od al re, e questi rimeritati furono detti
eudatarii, e gli abitanti de' luoghi investiti vassalli o fedeli. Questa
forma di governo su cui modellavasi gran parte d' Italia, riceveva
l'autorit dal re, oda' vescovi; e prestavasi il giuramento di fedelt
a quello od a questi, contribuendo al Regno iu occasione di guerra,
o gente, o cavallo, o tributo. Con tale norma si resse il Friuli. Le
citt e le terre ebbero i loro comandanti con titolo chi di po
dest, chi di capitano e chi di gastaldo. I castelli e le ville per
vennero sotto la giurisdizione dei benemeriti del principe investiti
a ragione di feudo. Ecco la sorte di governo con la (piale questa b) _ .. gI
Provincia si resse iu quest'epoca e sino quasi ai nostri giorni b): pan. i pag.'iii.
cosi scrive il Palladio.
Muovo online di nobilt istituito da Ottone il Grande
imperatore e re d'Italia Quest'ordine singolare perla sua novit
reudesi poi molto considerevole perch concesso da monarca indi
pendente e veramente sovrano. Fu culi che ai semplici benefizii
aggiuuse una rimarchevole giurisdizione e dominio sopra i luoghi
donde avevano a percepire le reudite ; ed in tal guisa furono da
lui ridotti questi benc&lzii allo stalo e condizione di feudi presso
a poco come oggigiorno. Perch questo monarca volle che i bene-
li/ii non fossero pi vilalizii e personali al benemerente ; ma che
il merito del padre passasse nei ligli e ne' loio discendenti, colla
condizione che ognuno di essi riconoscesse il benefizio (mancato il
suo autore) con novella investitura confermala dal principe al quale
dovesse prestare I' omaggi di vassallaggio ed il giuramento di fe
delt, nonch la servit con carico per lo pi militare od altrimenti.
370
atteso in Verona dall' imperatore Ottone, ove unitamente
celebrarono la festa di tutti i Santi; indi secolui passato a
Roma fu proclamato imperatore Augusto, e soleunemenle
d'iiall.ra,n0nr1o9ff?.n' coronalo dal ponteGce Giovanni XIII a).
908 Il patriarca d'Aquileja Rodoaldo nel di 14 mag
gio in Verona pronunzia sentenza a favore dell' immunit
b) Cappelletti. Le . - - v i
chec.v.ixp. 142. dei canonici di quella chiesa b).
908 Mancato a' vivi Bono patriarca di Grado , suc
cesse in quella prelatura Vitale III. Fu egli della famiglia
Sta. m Hi"' Barbolana Veneta della di poi Salamona e).

Aggiunse inoltre al beneficiato grado e posto di dignit e di no


bilt col dargli la sua rappresentanza, e col partecipargli parte del
suo cornando e podest nella giustizia distributiva e penale e col
concedergli diritto di superiorit sugli abitanti di quel tratto di paese,
porzione di provincia, o luogo conceduto in benefcio. Cos divenuti
ricebi e potenti questi beneficiali vollero, ad imitazione de' monarchi,
farsi anch' essi vassalli e fedeli con concessioni di simili bene-
lcii: e cosi pure fecero quelli che da questi vennero beneficiati; ma
perch in assai minori fortune, concedevano soltanto una casa, un
terreno ad annua corrisponsione e senz' altra prerogativa. Questi
beneficiati vengono distinti dai feudisti in due ordini : princi
pesco col titolo di duca, o marchese o simile; e gli altri due con
d) Urliti. Noi. ril.
titolo di nobilt privata chiamati gli uni capitani, gli altri valvassori;
Hip. mia 307. e gli ultimi nominati valvassini senza qualificazione di sorte d).
Letteratura del secolo X in Italia. Vi furono
studii di letteratura e singolarmente di poesia e di storia, ma quelle
e.) Tiraboschi lpii opere appena si possono leggere senza ridere della rozzezza de' loro
it.i.iiip.ssicSJt! autori e). I cronachisti per, per poveri che siano, han questo van-
n Bali* si .ni taggio sugli altri cattivi scrittori, di rimanere preziosi per i fatti
. mi. p.' ii6. ' serbali f ).
Il Liiigunjs^io usato in Italia in quest'epoca e fino al
XIII secolo era un latino misto di voci e di frasi straniere, poche
da prima, poi frequenti e per ultimo lanle, che oppressero e di
si Trabocchi e. . strussero per cosi dire la lingua latina, e una nuova ne fondarono
t. ii p si e a* per principii e leggi mollo diversa, come vedremo g).
Ornamenti Pontificali quando furono accordati agli abbati
de' monasteri. Nel 971 il papa accorda questi a Teodorico abbate
hitampoMi e. *" S- Vincenzo di Metz ; poscia indistintamente vennero permessi a
iinir'.T. un. p.jsi.' tutti i capi de' monasteri h).
577
909 Muore Vitale HI patriarca di Giudo e subentra in
quella dignit Vitale IV figlio di Pietro Candiano doge di
Vii .
a).\ a) Palladio. Si.cil.
enezia allora regnante pan. i pag. m.
971 Nel giorno 4 giugno il patriarca d' Aquileja Ro-
.doaldo tenne un piacilo in Verona in nome dell' imperatore
Ottone b) (1). aSRKtifc
971 In quest' anno ebbe luogo la pace tra I' impera
tore Ottone il Grande e Giovanni Tzemisce imperatore dei
Greci. Tra le condizioni della medesima vi fu, che il Greco
desse in moglie all' imperatore Ottone II la principessa Teo
fania figlia di Romano Juniore fu imperatore d' Oriente e). S'iia!'airo!>'!mn.n'
971 Il doge di Venezia Pietro Gandiauo IV, Vitale suo
figlio patriarca di Grado, Marino vescovo Olivoleuse (di Ve
nezia), e gli altri vescovi con il Clero e Popolo Veneziano,
per soddisfare all' imperatore di Costantinopoli, che pensava
ricuperare Gerusalemme dalle mani degl' infedeli, decretaro
no die niuno de' Veneziani osasse portar armi, ferro, le
gnami od altri militari attrezzi ai Saraceni, sotto la pena di
100 libbre d' oro, e che chi non potesse soddisfarla con da
naro fosse decapitato d). djuettu
972 La greca principessa Teofania fidanzata all' im
peratore Ottone II, giovane di spirito, faconda e di rara bel
lezza, giunge in Roma con accompagnamento magnifico e
grandi regali da dispensare alla corte cesarea. Nel giorno
14 aprile, I' ottava di pasqua, successero le nozze, per cui
grandiose feste vennero falle ; indi 1' imperatore Ottone I
con la nuora ed il figlio s' avviarono verso la Germania e). c)doh amiom.
972 Rodoaldo patriarca d' Aquileja nel di 15 luglio
affilia alcuni beni del Patriarcato aquilejese posti tra il fiu
me Adda e 1' Oglio ad Ambrogio vescovo di Bergamo per
anni 29 per I' annua pensione di 5 danari ti' argento mi-

I) Il Liniti (urne lucalo Placito nel 972. Notizie del Friuli


voi. Ili pag. 271.
578
JimSlntinf- lanesi, o 10 danari <T argento veneziani. Questi beni furono
Rubcli. M.E.A col. ... -II ro
ionv-Nioo- tenuti per lo innanzi da Luzzone o Livizzone vescovo di tre-
letti. Vita di Pool. '
t"rgco.-pifor;iap'iS mona (1) e' suoi successori a).
Frangipane. ' 972 Papa Giovanni XIII cessa di vivere il 6 settem
bre , e verso la fine di quesl' anno ha per successore Be
nedetto VI di nazione Romano. Vac la sede circa tre mesi,
perch fu atteso 1' assenso degl' imperatori , che in allora
S'iurS-sTt"' erano in Germania b).
973 Isola, piccola citt dell' Istria, con tulle le sue
pertinenze, diritti e privilegi, e libera da qualunque regia e
fw'diptoBoa- privata autorit, venne donata al Veneto Vitale Candiano dal-
5u7pTM'ra.'voL I' imperatore Ottone nel di 40 gennajo e).
.973 Muore 1' imperatore Ottone il Grande il 7 mag
gio in Miminleve, sorpreso d' apoplessia o da altro male re
pentino. Principe terrore de' barbari, propagatore della re
ligione, zelante della giustizia e per molle virt meritevole
del titolo di Grande, che gli fu dato dalle Nazioni. Al rcg-
girne dello Stato rest 1' imperatore Ottone li suo figlio del-
A) Muratori e. top. ., n ..
annotTO. tO il ROSSO d).

974 Bonifazio cardinale diacono, uomo scelleratissimo,


occupa il Pontificato romano, s' impossessa del papa Bene
detto VI, lo caccia prigione, e poco dopo lo fa strangolare.
Ma da li a un mes'e, espulso da Roma, passa a Costantino
poli, avendo prima spoglialo de' suoi tesori la basilica vati
cana. A Benedetto VI succede nel papato Dono li, del quale
e) Detto anno m. ninna memoria ci rimase e).

(l In questi tempi accostumavasi accorciare o stor


piare i nonii, cio : Atela, Adula, Adeligia, Adelagida, Adalasia,
Athelasia, Aldia, sono varie forme dui nome di Adelaide imperatrice;
Adelchi, Aldechisio, Adelgisio, Algiso, il nome del figlio di re De
siderio; Feban, Fava, Felelteo il re de' litigi. Obizo, Oherlo, Adal
berto, Alberto; Clodovco, Clodovico, Lodovico, Luigi; Cuniza e Cu
negonda; Adam e Amizine ecc.: sono identici f). Tale costume puro
Rdc^x'pfii?"' si trova usato pur anche prima e dopo quest' epoca.
379
974 Vitale patriarca di Grado, aveudo inviato Audoino
suo cappellano nunzio all' imperatore Ottone II, ottenne la
conferma de' privilegi della Chiesa Gradese, cio che l'osse
metropolitana nel suo territorio ed avesse tutte quelle im
munit e libert che Ottone I le concesse a). S'iuKaSno'm"'
975 Il pontefice Dono II chiuse i suoi giorni in que-
si' anno o sulla fine del precedente ; ma ' intorno a lui non
nulla di certo, nemmeno I' anno del suo pontificalo. Sap
piamo per essere eletto papa nel 975, se non prima, Be
nedetto VII vescovo di Sutri, nipote ad Alberico gi princi
pe o tiranno di Roma b). t>) ociio anno ra.
975 Ottone li imperatore ebbe guerra, si crede in
Lombardia, con Corrado ed Adalberto figliuoli del fu re Be
rengario. Acquetossi il primo per via il" accordo, ma il se
condo non depose mai le armi finch ebbe vita e) (I). e) Detto.
97G Enrico di Schyren della casa di Witlelsbach, mar
chese dell'Istria d). ciT?. T' Slt
97G Arrigo II duca di Baviera dello il Rissoso, vie
ne scomunicato, posto al bando dell' Impero e privalo del
Ducato, perch ribelle all' imperatore Odone li suo cugino.
Si ritira in Baviera presso il duca Boleslao II. L' imperato
re gli muove guerra e ne ha la peggio ; quindi si ritirano
le truppe imperiali , ma Ottone cova il desiderio della vcn-
j ,, \ e) Muratori e. top.
delta Cj. anno irjti.
976 Il Castello di Opilergio (ora Oderzo) per coman
do di Pietro IV Candiano doge di Venezia, viene incendiato
e devastato f). rj Detto.
97G Tragico fallo avvenne in Venezia in quesl' an
no. Pietro Candiano IV doge di quella citt, ripudiata la
moglie e costrettala a farsi monaca, passava ad altre nozze

(1) Le Torri private de' nobili Delle citt d' Italia non
ilillicile ila credersi possano aver avuto principio in questo tempo
1(75 g). *) "elio aunolTCJ.
380
con Gualdrada sorella di Ugo duca e marchese di Toscana,
che gli rec poderi e servi. Insuperbito, tratt con rigore il
Popolo ed i vicini. In quesl' anno scoppia congiura cunlro
di lui, si difende nel proprio palazzo; ma perch luogo furie
viene incendiato, e con esso si abbruciarono la chiesa di S.
Marco, altre chiese e pi di trecento case. Fuggeudo dal
l' incendio, preso dal Popolo e trucidato unitamente al
l' infante Pietro suo Gglio. Nel di 12 agosto venne eletto
5' iut; r' doge di Venezia Pietro Orseolo personaggio di rara piet a).
97t Sicardo conte ed il Popolo di Giuslinopoli (ora
Capodistria) stabiliscono pace e lega con Pietro Orseolo do
ti Beiu> g di Venezia b) (1).
977 Il deposto duca di Baviera Arrigo II occupa la cill
di Passavia. Vi accorre Ottone II imperatore, Io assedia col
cj Deiio anno 877. e lo costringe a sottomettersi al suo volere e) (2).
977 L' imperatore Ottone II conferma al patriarca Ro-
cron.p. w. '" ' doaldo il vescovato di Concordia d).
977 Rodoaldo patriarca d' Aquileja compra da Vitale
Candiano di Venezia il luogo nell' Istria chiamalo Isola con
tulle le sue pertinenze , ed ottiene da Ollone II imperatore
P. niT'raera: il 17 aprile di quesl' anno il diploma di conferma con do
lsi oLY.' c minio ed ampia sovranit sul dello luogo e suo territorio e).
978 Vitale patriarca di Grado, figlio dell' ucciso doge
di Venezia Pietro Candiano IV, passa in Sassonia e muove
querela presso Ollone l contro gli uccisori del padre. Duolsi
t j Muratori cm l' imperatore per il tragico caso, e trattiene il patriarca nella
a. srw. Palladio \
st e. p. i p. u*. sua corle i )
978 Il doge di Venezia Pietro Orseolo nella notte del

tJwm? CS0|>' tore (1) Da ci rilevasi,


per suoche l'Istria
d' Occidente sovrano g). tuttavia riconosceva I' impera-
(2) Mei diplomi Imperiali in quest* epoca non soleansi
ancora registrare i nobili testiinonii, mentre tale costume Tu intro-
h) uctio; anno.sn. dotto posteriormente b).
581
d primo settembre di quest' anno sccrclnmentc abbandona
e la famiglia e lo Slato; e portatosi noi convento di S. Mi
chele di Cusano in Guascogna, si fa monaco. Pass col 19
anni, e venuto a morte, fu annoverato fra' santi a). S^KSS'm"'
978 Nel dogato di Venezia a Pietro Orseolo successe
Vitale Candiano, fratello dell'ucciso doge Pietro IV b). bjDoito.
978 Vitale patriarca di Grado, dimorante nella Marca
di Verona, avuta notizia dell' elezione dello zio al dogato, ri
torna a Venezia. Ma siccome egli, il patriarca, avea disposto
Ottone II contro i Veneziani, perci fu dal doge invialo allo
slesso imperatore onde rimetterli nella sua grazia; il che
esegu felicemente e). cj Detto.
978 In questo tempo la contea di Lurn, presa a certo
Ilarlwico, venne dala ad Oltovino, il quale gi aveva le
contee di Pusterlbal e il pago (distretto, vallala) di Gorizia.
Pare perci che siffatti conferimenti dovessero riguardarsi
ancora come puri impieghi, e non fatti per titolo ereditario d). Kp1toma' Slr
978 Enrico duca di Baviera ribelle all' imperatore Ot
tone II fu preso ed esilialo, ed il Ducalo della Baviera venne
concesso ad Ottone duca di Svevia figlio a Litolfo primoge
nito dell'imperatore Ottone il Grande e). e) Muratori e on.
979 Vitale Candiano doge di Venezia mal fermo di
salute cade in grave malattia ; e quattro d innanzi la sua
morie fallosi portare al monastero di S. Ilario veste 1' abito
monastico, e fatla professione passa a miglior vita. (1)
In sua vece fu proclamalo doge Tribuno Memmo, uomo ricco
in inolio a quella dignil; mentre sotto il suo governo nac
que inimicizia fra le due pulenti famiglie Caloprini e Mo

ti) Era costume in questi tempi vestire l' abito monastico e


professare poco innanzi la morte, colla credenza di assicurare cosi
r eterna salute. E rimaneva tuttavia nel secolo decorso qualche ve
stigio di tale uso nell'abito religioso con cui molti, non meli buoni
che tristi, si facevano portare alla sepoltura; eleggendo cosi ci che
forse sprezzarono o derisero in vita f). fjDetio aonoa.
*
382
rosini, sostenuti i primi dal doge medesimo; per cui accad-
aVaran^o'm"' ^cr0 in Venezia sconcerti e scandali a).
980 Nacque all' imperatore Ottone II un figlio dall' im
peratrice Teofania, a cui fu posto il nome di Ottone IH e
b) dcuo anno wo. che divenne poi imperatore b\
980 L'imperatore Ottone II, nell' autunno di quest'anno,
cala in Italia, giunge a Pavia, si pacifica con la madre ; iodi
e) Delio. passa a Ravenna e).
981 Ottone II imperatore passa da Ravenna a Roma
indi' anno presente, indi in altre citt d' Italia, nelle quali
e conferme di privilegi e concessioni accorda a varii mona-
slcrii. Vi attende pure ad ammassar gente e preparativi per
d) Dcuo anno i. dar principio alla guerra contro i Greci d) (1).
Con diploma rilasciato da Ottone imperatore nell'anno
981 o 983 venne a Rodoaldo patriarca d'Aquileja confer
mata ampia sovranit, esclusa ogni dipendenza da ali.ro si
gnore, su tulli i beni, castelli, ville, abbazie, luoglii, privi
legi, onori ed allro posseduti in Friuli dal Patriarcato Aqui-
c) Unti. Noi. di. i .
v. ih p. 274 e 6. lejese ej.
La Pieve di S. Mauro, il Monte di Maniaco, S. Maria
del Mcrcandello, la corte di Versa, la corte di S. Vito, il
castello lntercisas sotto Cormons ed allro, furono lutti luo-
gbi donali al patriarca d'Aquileja Rodoaldo da uno de' due
roFra'c raf" A- primi Ottoni, con ogni loro pertinenza e diritto f) (2).
Non si ba per la data della donazione, n il preciso nome
dell' imperatore donante.

(1) G' imperatori in questo tempo quando dimoravano in Italia


abitavano fuori delle citt , e ci credasi per loro maggior sicu
rezza, e per quiete de' cittadini: perci facevano erigere in luogo
8'"'"*' apposito le loro abitazioni g).
(2) Avvertiamo aver qui poste di seguito queste due interes
santi notizie, perch le rileniamo riferirsi intorno a questi anni.
Avremmo desiderato invero di poterle indicare con precisione di
data ; ma ci mancano i fonti per poterlo fare.
585
982 Ottone duca di Baviera e di Svevia, figlio di Li-
tolfo, guerreggia in Italia nelle armate di suo zio 1' impera-
(ore Ottone II contro i Greci ed i Saraceni. Ei si trov pure
alla battaglia di Calabria s funesta alle truppe dell' impera
tore Ottone li, da cui per ne sorli illeso, ma ritornalo in
Germania mori in quesl' anno. Perci il Ducalo di Svevia
tocc a Corrado, e quello della Baviera pervenne nelF anno
seguente ad Arrigo figlio di Bertoldo, sendo tuli' ora prigione
il gi deposto Arrigo cugino germano dell' imperatore Ot-
ione il d). d<IU] ,n0 sa,
985 Una Dieta generale della Germania e d' Italia
venne riunita in Verona da Ottone II imperatore in que
st'anno, e ci nel mese di giugno. In essa Ottone III, fan
ciullo di circa 4 anni, fu eletto a re di Germania e d' Italia ;
vennero falle delle leggi (1) in aggiunta alle Longo-
bardiebe (mentre avea vita tuli' ora il costume die i re e
g' imperatori non promulgassero leggi senza saputa ed as
senso degli Siali), e trallossi sui mezzi di sostenere la guerra
che medilavasi intraprendere contro a' Greci e' Saraceni b). bjnetiojnnoss.
985 Ottone II imperatore in data di Verona agli H
di giugno dona a Bodoaldo patriarca d'Aquileja, ossia al
Patriarcato Aquilejese, in dominio e sovranit cinque nobili

(1) Le leggi che in allora vennero fatte vcrtivano intorno alle


farle , (itoli e giuramenti falsi Secondo le leggi an
teriori, qualora in una lite veniva prodotto uno strumento o testa
mento comprovante 1' acquisto di beni, e fosse stato rifiutato per
falso dalla parte contraria, a comprovarlo bastava, a chi I' avea al
legato, il giurare toccando i Ss. E\ augelli esser vero e legittimo, ed
otlenea tosto dai giudici la sentenza a favore. In tanto venerazione
aveasi il giuramento. Mn in questi tempi, abbondando i falsa
rli di earte e diplomi, nonch gli spergiuri, ed essendo quin
di peggiorala la condizione de' giusti acquirenti e possessori di beni,
trattossi perci nella Dieta di quest' anno di porre riparo a tale di
sordine. Ma il rimedio fu peggiore del male, perch vi si stabili, che
chiunque accusasse altrui di carte, titoli, o giuramenti falsi, la con
troversia avesse a decidersi col lucilo, ossia giudizio di Ilio e), n Delio.
384
, ... , ... ..
a) Meoletli. Palr.
e Il
popolati castelli del Friuli cio : Buga

o Buia,
*
Foga-

I^riiTra.- gna , Groagno, Udine e Braltam (che il Nicolctti chiama
DeitoLasuerracIv. . , . , , . i- ,
b)'iTmHl,S.tecrrt' Bracciano) a) con i loro abitanti e tre miglia di tcrrito-
?iii" M.'EeA.'>i.
T. IN |>. 271 e 271.-
Bulicrs M.E.A.Col.
rio per ciascheduno, ossia con tutte le ville, edifizii e
47.intnfl.eApperi(I. '
rBAut'w'w?*" popolazione compresi in que confini b) (1). Dona-

(1) Il 'a.siollo li Groagno, di cui ora non si vedono nep


pure le vestigia, era situato stili' ordine de' colli di Fngagna e nel
luogo ove fu edificata la chiesa di S. Margherita oggigiorno sussi-
Friil'pnrVc'/p.'iii! stenle, h quale venne eretta co' ruderi di questo castello e). Intor
no ad esso ninna memoria abbiamo potuto raccogliere.
Brattali, Bracciano (Brazzano), castello di cui ora non ci ri
mane che il nome, era posto su d' una collina dell' ordine di quelle
di Connons. Nel luogo ov' esso fu, venne co' suoi rimasugli edilicata
dj Dono. una chiesa in onore di S. Giorgio, tuttora sussistente d).
o) wrona. Dei cai. Castello e Citt d Udine Cenni Sull'origine di
"n.MslTupwrii Questo castello furono dette assai cose, mentre alcuni lo ritengono
ffitrnrioi"pa<Ma'r!lf m fondazione romana e), altri lo vogliono eretto dai Galli f);
Rer.For. pa^. t." certi asseriscono ,aver Attila col suo esercito fatta I' erezione o pra-
oprata1 st!<)dei>Fr; ticalo 1' ingrandimento del colle su cui esso poggia g) e fabbricalo
h)Ca!raoKriit.iti il castello li), che da taluno poi vuoisi ristaurato da Narsete
^sopl!'pVw.' >is'' generale dell' imperatore Giustiniano i); e finalmente ci si riporta
il,o<rtS"r Scita P,lr anc'le essere stato dedicato questo colle od eretto dai Longo-
Fr'll'llinl'tC'ic,,' %' bardi Per uso m 'oro pagana religione , ed aver in sulla cima in-
nciicioni'.IiMjai nalzato un altare dedicato al loro Dio Odio 1). Tutto ci ed altro
KIwsp-'m'ti" ancora, che qui si potrebbe aggiungere, ci dimostra ad evidenza il
buio in cui sta avvolta l'origine di questo castello. Ch' esso sia per
d' un' antichit considerevole ce lo attestano gli storici documenti
del Friuli, mentre lo si trova in essi nominato sino dal secolo X,
miMniii. noi ni. c'0^ ne' ^83, in cui Ottone li imperatore donavalo co' suoi abitanti
,RllleK.
iiip.K.io97i.-^
M.E.A.Col. a ,.Bodoaldn
.. . patriarca
' ...-* d' Aquileja
J in\ dominio
o- . e sovranit
. . con tre mi-
:.
TOeiweAppciHi. glia di circostante territorio ni). Si trova situato in un ampia
pianura distante dal mare miglia 22, dalle alpi pi vicine 7, e 4 dai
ni cleoni niusirsi co"'' a ran"' 30 . 54 di longitudine, e 46 . 4 di latitudine boreale
stai oc. p. a. ' n) e nel centro della ricca e considerevole citt di Udine. Quali
siano i fatti di questo castello prima del secolo X, e di poi sino a
che la citt stessa non assumesse una storica importanza , noi di
ci jncoiciii. pair- remo mancandoci le fonti. Nel secolo XI li lo sappiamo figurare colla
p.Yienjo Vii108' convocazione del Parlamento Friulano ivi fatta o), e con la residenza
p) nono Patriarcato '',;' patriarchi aquilcjesi, e di molte nobili famiglie nostre feudatarie,
"^''"""r'iuimon1- c'o : ' Costantini (Savorgnani, gli Andriotli , i Cuculimi, i Belloni,
*H?i%T!fj7 e'' ' Bosetti, 8" Orbili. Vecelli (Uccelli), i Benoni p); le quali, ci pare
ewte'r'so. '* ' lo abbiano abitato prima de' patriarchi, e forse alcune di esse possono
> 385
/urne che secondo il Liruli dovea estendersi a circa trenta
mirrili ol
miglia a) !\ V
[ij-, a) Llrall. Not. eli.
. uip. s.
983 L' imperatore Ottone II prima di partire da Ve
rona risveglia il pensiero contro i Veneziani per l' uccisione
del doge Pietro Candiano: non per tanto gli ambasciatori

(1) Con questa donazione pu dirsi non fondamento, che i pa


triarchi d' Aquiloja compirono di Tursi padroni interamente del Du
rato del Friuli li). bjoeiio.

appartenere per discendenza a quegli abilanli donati di gi al patriarca


Rodoaldo da Ottone II imperatore, come Iti dello. In seguilo altre
distinte famiglie friulane ebbero feudo d'ahilanza in esso castello delle
quali per brevit ommetliamo di parlarne. In sul principio del secolo
XIV (1508, 1310) venne in parte magnificamente ristaurato dal pa
triarca Ottobono e da alcuni de' suoi nobili, dando questi bella forma
alle abitanze che tenevano in esso, quegli fabbricando con spesa prin- R!,"fil,0,e,l,iv.p,Vr
i li im i.
ripesca la sala detta maggiore e). Che fosse dii- singolare
. i ,
grandezza non OIIoIkhw. l. Gp. 15
><<<"
v" dubbio, perch le molte abitanze e le due chiese che conteneva, una ^rB2n^r ^R'
dedicata a S. Maria, l'altra a S. Lorenzo, ce lo comprovano d). Nella <nsp. x'v v'. u.
prima vi stava la tomba de' Savorgnani, ed in ambedue un votivo e) N|M,c,n c. mpr.
altare dotalo da questa polente ed illustre famiglia, col diritto del- gi,,^,,10'^ r
V elezione de' due sacerdoti che doveano offiziarli e). Come sotto i ira e iti!
patriarchi , cosi al tempo del Veneto dominio figur il castello di
Udine e per la residenza di quel luogotenente e per le convocazioni
de' generali Parlamenti ivi tenute. E s' esso sub nel 1511 la triste
sorte di essere atterralo da orribile terremoto (mentre dopo eguale
sventura toccatagli nel 1348 veniva ricostrutto f)), lo si cominci a |^cln'' usl er-
rifabbricare per nel 1517 sul bel disegno di Giovanni Fontana ce
lebre architetto, essendo luogotenente del Friuli Jacopo Cornaro g). fitr^lV s**'
l'elio ed insigne monumento tuttora esistente , che onora in uno
I' artista che Io ide e la Provincia e la Repubblica Veneta, che ne
sostennero l' ingente spesa , per due terzi quella, questa per un
terzo. Ne' vecchi tempi, cio prima del 1511, il castello era formato
con due torrazzi in due recinti merlati e turriti, ed il nuovo fabbri
cato fu costrutto in gran parie coi ruderi del vecchio h). [i^'seV soprl
Intorno alla Ciu ili Udine nulla diremo sulla sua posizione
topografica, avendone gi fatto parola ne' cenni che abbiamo dato del
suo castello. In quanto poi alla sua origine ci pare esser cosa dif
ficile I' indicarla positivamente. Che essa per abbia avuto vita po
steriore al suo castello ci sembra un fatto che procede in correla
zione agli usi de' vecchi tempi, ne' quali, a quanto ricordano le sto
rie, i castelli erano il nucleo intorno a cui ergevansi gli abitali, indi
i recinti, poscia nuovi abitati ancora e nuovi recinti, che assumeva-
25
38G
spediti dal doge Memmo lo placano, ed ottengono la solita
d!Tmn' conferma de' palli a).
983 I Caloprini ed allri nobili Veneti, nemici de' Mo-
rosini, passano a Verona, e felloni alla patria, insinuano al
l' imperatore Ottone II il modo di sottoporre Venezia al suo

no forma di citt ; fatto che ravvisiamo avverarsi particolarmente


nella bella Udine, che secondo il Ciconj conta sei recinti eretti in
varie epoche, di due de'qnali, cio del quinto e del sesto, ci noto
.,___.
lli r.iennj. Strenna il tempo
.. ' . in. cui furono
,. n costrutti,
, ,\ toccando
,. ... ."quello
. l'anno
, . 1295,' que ' .
Fr. i856p.na76. sto il patriarcato di Bertrando b). Il Nicoletti pero riporta, che al
rito'SifrriuS Ms ''ett0 var" aulor' 'a c'lla di Udine ebbe il suo principio da Ro-
p is. ' doaldo patriarca d' Aquileja e) ; ed il De Rubeis asserisce che nel
Ji"jJ"- " K- A- 985 Udine nuli' altro era che castello d). Quando sia avvenuta l'e
rezione dei quattro primi recinti e delle interne sue fabbriche, non
ch del suo stagno, su cui fu detto molto , come de' suoi cinque
pozzi antichi, profondi G2 metri, non v' notizia ; si sa per che
I' acqua della roggia , delta di Udine , venne condotta nel secolo
XU intorno alla fossa della terra e per la villa di Grazzano ; e che
1' altra roggia detta posteriormente di Palma, fu dedotta soltanto in
nj ciconj. illustrai, sulla line del secolo XIII (1291) e). Prima della met di questo se
di, pag. 21. C0|Q ^ e precjsameme sono Perioldo patriarca d' Aquileja , vedremo
Udine essere scelta a residenza patriarcale e divenire cosi la capi
tale dello Sialo nostro, per cui eranvi quivi e principe e sua corte,
e ministri, e magistrati, e dimora ed aflluenza della pi distinta no
bilt friulana, nonch il commercio ed il concorso di tutta la Patria.
Fu questo patriarca, come diremo, che divise la citt in cinque bor
ghi, ed istitu in essa un Consiglio di 24 persone, dandole cosi una
!wTcitwiieMs qualche forma di governo, cosa che per lo innanzi non erasi prati-
prtt.Baccdel cala 0- Nel 1291 la si vei|r aumentare ne' suoi proventi colla
donazione dei dazii fattale da Raimondo della Torre patriarca d' A-
quileja, e venire dallo stesso migliorata coli' erezione della chiesa e
monastero de' Frali Minori di San Francesco, e col circondare ili
nuove mura i borghi Poscolle, Grazzano e Cussignacco, congiun-
gendoli col corpo della terra, aggiungendole nuovo rojale tratto dal
suP*Vai'Snrair'a ''urne Torre, mentre il vecchio ramo era poco pe' bisogni de' suoi
liei Friuli win). f. abitanti, e in sul Unire del suo patriarcato rassettare anche i cin-
clel (iucrra v. Ili '. . . . . . ' . . ., ,. _ .
rag. idi e 191 cpie suoi pozzi antichi g), che oggigiorno, meno quello di S. Cristo-
ii; ciconj e. sopra, foro, trovatisi otturali con pietre li). Le quattro parti in cui divide-
vasi questa citt, cio, Castello, Cortina, Terra, e villa di Grazzano.
vennero, come fu dtto, rinserrate nel 1291, ed i borghi superiori
ed inferiori vedremo venir aggiunti sul termine del secolo susse-
i ) Deito p. i. guenle, e compirsi le sue fosse soltanto nel 1480 i ).
Gi allo spirare del secolo XIII la troveremo aumentarsi di
popolazione (cos che solto il patriarcale dominio forse oltrepass
587
Impero: anzi Stefano Caloprino gli offre buona somma d'oro se
poscia avesse voluto dichiararlo doge. Accoglie Ottone l'offerta,
e tosto vieta a tulli i sudditi del suo Impero e del Regno di
vettovagliare Venezia, ed a Veneziani di por piede sulle terre
del suo Stalo. In quel movimento il Popolo di Capodargere

il numero di 12 mila abitanti) venendo in essa le seguenti famglie :


I Valeutini da Grado ; i Dardi, i Cataldini, e Nerli da Firenze ; i
Pavona, i Bernardigi, e i Porenzoni da Milano : i Tolomei da Siena :
e prima di queste, ne' primordii del secolo stesso, gli Albuzi, i .Mut
ilili od Ettorei , e gli Orzoni; in seguito i Rainoldi , i Ronconi, i
Pramperghi, i Candidi, ed i Savorgnani ; indi i Ravani da Mantova ,
i Ravagni da Arezzo , i Randi da Milano. E di poi da Firenze i Pon
zimi, i Bombeni, i Scarparia, i Manini. i Vanni o gli Onesti , i Ga-
jatti, i Cavalcanti, i Nani, i Brunelleschi, i Rartolini, i Rabatta, i Mar
chesini, i Melarghi, i Soldanieri, i Certaldi, gli Strozzi, gli Alberti,
i diianlini. i Ridoll, i Rini, i Francescani, e molte altre illustre e
distinte famiglie vennero in varii tempi da pi luoghi d* Italia , di
Francia e di Germania ec. le di cui denominazioni tralasciamo per
brevit.
Udine distinta oggid pe' suoi belli e grandiosi fabbricati si pub
blici che privati, per magnifiche chiese, per spaziose vie, per ampie
ed amene piazze fornite d' ogni sorta di merci e vettovaglie , con
tava pure sotio ai patriarchi 1' antico castello , il suo tempio mag
giore, e palagi e conventi, e chiese e spedali, e torri e piazze, se
condo il gusto di que' tempi e scuole pubbliche e confraternite ed.
altro.
Questa citt, come le altre friulane , sotto il dominio dei pa
triarchi reggevasi a comunit con leggi proprie (sancite dal princi
pe e in correlazione alle generali del Parlamento) e proprii magi
strali, col diritto di guerra, di pace, di leghe, di far tregue, ed al
tro ; con piena giurisdizione civile e criminale, con milizia e capi
tani; ricca e distinta pe' molti suoi nobili e potenti signori, per
giureconsulti, medici e notaj, per isvegliati e valorosi cittadini, e
borente mercatura, ed arti. Fattasi centro di viva influenza nel
nostro Friuli, la vedremo nei partiti da essa presi ora a favore
ora contro a' principi patriarchi, nelle sue guerre e nelle sue al
leanze colle citt e terre vicine e con varii principi, nelle sue lotte
interne , indi' energica difesa contro gli oppressori della Patria,
nei sacrifzii, nei maneggi, nelle esorbitanti spese sostenute, distin
guersi con quel!" importanza , che la rese illustre e ricca citt nel-
l' epoca dei patriarchi aquilejesi. Ed aggiungeremo ancora , che
oltre il buon governo per il benessere de' proprii cittadini le sue
cure per le pubbliche scuole a vantaggio della giovent, diede ad
essa distinti soggetti si negli sludii sucri che ne' profani.
r.88
si ribella .ti governo Veneziano, e passa a quello dell' impe
ratore; ed il vescovo di Belluno occupa alcuni beni del Ve
neto Dominio. Fu allora che il doge Tribuno Memmo fece
atterrare le case di que' ribelli ed imprigionare le loro mo
gli ed i figli. A mal partilo erano i Veneziani, ed avrebbero
toccato peggior condizione ancora, se la morte di Ottone II
d^iaTauTOSsi!"' non avesse prodotto grande cangiamento nelle cose d'Italia a).
985 t- Muore in Roma nel dicembre di quest' anno Ot
tone II imperatore, alcuni vogliono per afflizione d' animo,
altri per mal curala ferita. Fu principe di belle speranze
io ueiio. rapito nel fior dell' et b).
983 La morte del pontefice Benedetto VII verosimil
mente accadde in quest' anno, anzich nel seguente ; e a lui
successe nel papato Pietro vescovo di Pavia col nome di Gio-
e) i*uo. vanni XIV, prima arcicancelliere dell'imperatore Ottone II e).
Siro vuoisi succeduto a Rodoaldo nel patriarcato d'A-
quileja. Di questo per non v' nulla di cognito , e si
lia per ideale anche il nome. Non che Wolfango Lazio
che parli di lui ne' suoi commentarii della Repubblica Ro
mana, e nel libro de Migrationibus Gen. facendolo oriundo
Alali' illustre stirpe de' conti di Plejen; e nel 978 fondatore
del .Monastero di Beum presso Salzburgo, dandogli pure il
KV" merito per cui questi conti avessero l' avvocazia della chiesa
KW ' co' d' Aquileja fino da quel tempo d) (I).

Ora, se non ci paresse progredire tropp' olire continuando qui


ad indicare i falli che avremo ad annotare nel seguito della pre
sente Raccolta, daremmo un cenno sul florido suo stato anche
sotto il reggimi; della Veneta Repubblica , e dal quale ci verrebbe
il risultalo del costante suo progresso nelle scienze , nelle arti, e
nel commercio, onde raggiungere quel nome che oggigiorno essa
tiene nel numero di quelle citt che meritamente si distinguono ;
ma su ci diremo all' epoca relativa.
(1) Noi abbiamo voluto qui menzionare il predetto Siro, perch
il suo nome, oltre ad essere riportato da Wolfango Lazio, sta pure
posto nella serie dei patriarchi aquile jesi noli' appendice all' opera
del De Rubeis M. E. A.
580
984 Giovanni IV patriarca d' Aquileja successe a Bo-
doaldo. Era messo o commissario imperiale e nel 995 fu
mandalo dall' imperatore Ottone III al Piacilo o Convento
pubblico nel Contado di Vicenza. Ebbe varie donazioni .da
questo Ottone. Chiamatovi da Arrigo imperatore, si port in
Bamberga nel 1012, a consacrare, in unione ad altri ve
scovi, quella cattedrale, e diede il suo assenso per l' istitu
zione del Vescovado di Bamberga. Fece larga donazione al
suo Capitolo di S. Stefano di Ci virale, citt di sua residenza.
Tenne un Sinodo provinciale in Aquileja ed ebbe differenze
con Orsone patriarca di Grado sulle antiche pretese, e ci
circa il 1018 o 1019. Mor nel 1019 dopo aver seduto circa J| "iT"^:
. >. . -Rllliels. M. E. A.'
anni >> a). coi. i a *n.
984 Morto Ottone II imperatore, succedegli suo figlio
Ottone III fanciullo di 4 anni, gi eletto in Dieta a Verona
re di Germania e d' Italia, e probabilmente imperatore, e
governa Teofania sua madre per lui b). ' J! J.'p'/iS: dl'
984 Arrigo II duca di Baviera, figlio del primo Arrigo,
fuggito
DO
dal carcere e ritornato dall'esilio, usurpa
I
ad Ottone e), Muratori. Ann.
HI il regno di Germania e). riw.i-m
984 Il pontefice Giovanni XIV, dopo nove mesi di pa
pato, fin di vivere nel castello S. Angelo o di veleno o di
fame, per mano dello stesso Bonifazio, che fece strangolare
Benedetto VI; il quale, saputa la morte di Ottone II impe
ratore, erasi portalo sollecitamente in Boma. Quesl' iniquo
tiranno si assise nuovamente sul trono Pontificio ; ma non
vi dur pi che quattro mesi e undici giorni d). d) Detto.
985 Il pseudo papa Bonifazio, parricida di due ponte
fici, muore repentinamente in quesl' anno, e libera la terra
di un mostro. Era talmente in odio al Popolo, che ne tra
scin il cadavere per le vie di Boma; e dopo averlo trafitto
con mille colpi di lancia, lo lasci insepolto e). ojdcuo annooss.
985 Dopo la morte dell' intruso papa Bonifazio, si
trova un Giovanni Romano figliuolo a Roberto, al quale gli
ol)0
storici assegnano quattro mesi di pontificalo : a questo poi
fanno succedere Giovanni di nazione Romana figlio di Leone
prete. Ma fosse o meno papa per quattro mesi il figlio di
Roberto, bassi di certo che circa questi tempi, e verosimil
mente in quest' anno, fu eletto e consacralo papa Giovanni
XV, figlio di Leone ; e questi govern per molli anni la
;V,.Mr,o a**""' Chiesa di Dio a).
985 Arrigo II duca di Raviera. che nell' anno prece
dente usurpava il trono (A Germania al fanciullo Ottone III,
glielo restituisce e diviene uno dei sudditi pi fedeli di que
sto monarca. Perci egli fu rimesso nel Ducalo di Raviera,
e vedremo di poi essergli accordalo anche il Ducalo di Ca
io Detto. rinlia e la Marca di Verona b).
986 Da Verona nel giorno 10 aprile concede l' impe
ci nmna. indico ai calore Ottone a Renhoue vescovo di Concordia tutta la gi-
Fraiiiiiilii'e';100"10 risdizione tra il Livenza ed il Tagliamento e) (i).
987 A mezzo dell' imperatrice Adelaide i Calopriui no
bili Veneziani ottennero il ritorno in Venezia: ma i Morosini
loro nemici, colto il momento che i tre figli di Stefano Ca-
lopriuo venivano dal palazzo Ducale in una gondola, li Ini-
L5W c "* cidarono d) (2).

(1) Avvertiamo il lettore, che in quest'anno Ottone III non era


e) Detto anno sta ancora imperatore e) n tampoco trova vasi in Italia: quindi la con
cessione suaccennata non ci si presenta con la necessaria esattezza
slorica.
(2) La tila monastica Intorno a questi tempi crebbe
in Lombardia I' ordine monastico specialmente per la venuta in Pa
via di Majolo abbate di Clugni esemplare di santit. Questa vita era
in allora sommamente depressa, perch contavansi pochi monasteri
dove vi fiorisse regolare disciplina. Nella maggior parte de' monaci,
si ne' piccioli monasteri che nei grandi ridotti a commenda, vedeasi
deplorabile depravazione di costumi : nullamcno alle volte trovavansi
de' pii abbati e religiosi monaci; ma delle loro virt a vantaggi
de' Popoli poche memorie ci restarono. Ci che sappiamo egli ,
che gli abbati e monaci d' allora la maggior parte studiavansi di
acquistare tuttod nuovi beni, ed anche degli Stati, cio castella e
391
989 L' imperatrice Adelaide, bench in Pavia gover
nasse per il giovanetto Ottone IH i Popoli d' Italia, non vedea
n rispettala n temuta la sua autorit. Perci venne in Ita
lia I" Augusta Teofania, e con pi nerbo della suocera diede
miglior ordine agli affari del Regno a); poscia ritorn in dit.uaormn"'
Germania. Nella lunga assenza d' Italia del giovanetto Ot
tone III non si tent d'innalzare altro sovrano, perch l'ari
stocrazia era frenata dall' ingrandirsi dei Comuni, e la conlesa
andava non pi tra i grandi per la primazia politica, ma tra i
vescovi o i conti, e gli uomini liberi per la civile franchigia b). iL^ix'plV"'

ville: sappiamo che i potenti monasteri cercavano avere subordinati


a s i minori, e quanti ne potevano, o almeno celle e priorati nelle
varie citt o ne' loro contadi, nelle quali tenevano un priore e tal
volta de' monaci, che non soggetti al rigore disciplinare, menavano
vita gaudente. Giov assai a migliorare questa vita la venuta del
l' abbate di Clugnl (988) , perch oltre le riforme da lui fatte ad
alcuni vecchi monasteri, venne volont in molti di erigerne di nuovi,
ne' quali sul principio certo che vi fioriva e piet ed esempio.
In questo tempo pure fu fabbricato in Padova 1' insigne Mona
stero di S. (iustina. E a tal segno dilatossi 1' ordine mona
stico in Italia, che in Roma soltanto contavansi quaranta monasteri
di monaci e venti di monache, quasi tutti professanti la regola di c)Muraloric
S. Benedetto e) ano98.
Gli Estimatori pubblici nelle permute di beni delle
chiese in questo tempo erano in uso in molti luoghi, e questi per
ordine del governatore o conte della citt o del luogo andavano a
riconoscere il valore delle terre da permutarsi d). a) Detto anno 989.
Le Collegiate li canonici L' Istituto de' canonici in
questo tempo (088) erasi in Italia talmente dilatato, che in Roma ) **'? a **
soltanto contavansi sessanta collegiate e). I Capitoli istituiti nel- oi. iv nig. issi
1' et precedente per raccogliere a vita e mensa comune il Clero
secolare, ben presto furono emuli del vescovo di cui dovevano l'or
mare il consiglio, e che essi riguardarono come un loro pari; ar
rogandosi autorit nell* amministrazione della diocesi, nel nominare
i proprii membri, nel darsi statuti, nell' eleggere i beneficiati; for-
niossi insomma un' aristocrazia diocesana, che trasse anche a s la
nomina del vescovo e i patti da imporgli. Allentarono allora la di
sciplina, e smesso 1' abitare e il mangiar comune, presero ciascu
no una quaud'
sieme, porzione di beni
anche , restringendo
in ci la regola
non mettessero al salmeggiare
supplenti f). in sJ/fli'iV c Wl,,r''
990 Nel di iti giugno Ottone imperatore conferma al
patriarca Giovanni gli antichi diritti della sua sede Aquile-
aj Pirona. Indice al x ,t .
cod. dip. Fraugip. jese a) (1).

(1) Badisi a questa data , perch essa riporta Ottone IH col ti


tolo d' imperatore, mentre egli in quest' anno ancora non era tale.
I Comuni in Italia sul finire del secolo X Questi corn
ai *** si i' haltevano contro i vescovi, che tirannicamente angariavano e ma-
. ivpfYw"' c ' nomettevanli b), difendendo cos il principio della libert ed indipen
denza, che a poco a poco andarono poi procacciando a s stessi con
e) Muratori. Ann. una grande
D . mutazione
., delle cose
> d' Italia,' di cui a mano a mano
t'Hai, annodi.- ne ravviseremo il progresso e).
Intimante , Exenntc , modo di adoperarli onde rilevare le
date de' giorni di un mese. L' latrante sta per lutti i giorni dal
1 al 16 del mese, I' Exeuntc poi comincia dall' ultimo del mese
e retrocede fino al 16 ove termina l' Intrante, perci: Die XIII in
frante Maj, sar il giorno 13 maggio; e Die V exeuute Maj. sar il
il giorno 27 maggio ecc.
I Cognomi L' uso dei cognomi si fiss in Italia nel se
colo X; pi nel secolo XI ; e in gran copia nel XII: pure molte
famiglie volgari ne andarono prive anche dopo il 1400. I primi che
fra gli Italiani cominciassero a prevalersene pare fossero i Vene
ziani, e le famiglie de' loro dogi le troviamo controdistinte da co
gnome gi nel principio del secolo IX. Secondo il Dandolo (scrit
tore del 1550) a' tempi di Carlo-Magno ed anche prima fiorivano
tra* Veneziani famiglie distinte da cognomi : ma non pare questo
autore, quantunque aulico , prova sufficiente onde tenere per indu
bitato quanto egli ci riporta su tale argomento. Nudamene da ri
tenere che ninna citt possa paragonarsi co' Veneziani per pace in
terna ; e quindi aver potuto pi che altrove la nobilt mantenere e
propagare la sua stirpe per parecchi secoli. Ci nolo d' altronde
la loro stretta relazione coi Greci (anche a' tempi de' Longobardi e
de' Franchi) presso i quali sappiamo che non vennero mai meno i
cognomi. Poterono quindi i Veneziani imparare dai Greci 1' uso dei
medesimi, o conservarlo se appreso dai Latini. I Cognomi pre
sero origine onde contraddistinguere le persone di qualsiasi famiglia.
Perci cominciarono i nobili antichi a prendere il cognome o dal
feudo o signoria, o dal luogo del loro dominio, che dai padri si
tramandava ai figli e nipoli. Vi sono pure de' cognomi formati dal
nome proprio di qualche ascendente, del quale s' era di fama o
potente, i figli, i nipoti , e cosi i posteri valeansi per loro co
gnome. Provennero i cognomi anche lai soprannomi, nonch dalle
dignit godute, o dalle arti esercitate dai maggiori ; altri assaissimi
593
900 Varicnlo conte dell'Istria a) si ritiene esser quello c^u" s,r
slesso cbe pi lardi, nel 1001, nel diploma di Ottone III a
Giovanni IV patriarca d' Aquileja si trova nominalo.
991 L' imperatrice Teofania nel di 16 giugno del
l' anno presente muore a Quidelingeburg in Sassonia. Fu
donna alla al governo de' Popoli b). SiuSSUStti.*""-
991 Pietro vescovo di Trieste e). &.*?." c'
991 Il doge di Venezia Tribuno Memmo chiude i suoi
giorni in quest'anno: ma poco prima della sua morte fecesi
trasportare al monastero di S. Zaccheria, ove preso I' abito
monastico dopo sci giorni mor. Subentr nel Dogalo Pielro
Orseolo II principe di gran senno ed attivila; e sotto cui
Venezia crebbe grandemente in potenza e decoro d). ,ij Muratori ci.
992 Terribile carestia provossi per tutta Italia in que-
Sl' anno e), e) Detto anno m
992 Il doge di Venezia Pietro Orseolo II ottenne da
Basilio e Costantino imperatori d' Oriente la bolla d' oro
confermante tutte le libert ed esenzioni godute in addietro
dal Popolo di Venezia intuito l'Impero d'Oriente: ma par
ticolarmente ebbe cura di far confermare dal re Ottone III
i vecchi palli f). rj ocito.

derivarono dal possesso di qualche podere, dal castello, dalla casa,


da una piazza, da un tempio, da una via, fontina, valle, monte, o
da qualche segno posto ned' elmo, o nello scudo, o da qualche av- c/t ^"."-cuiili
venimentog). W^ ' x
E qui ci pare non fuor di luogo 1' esporre un parer nostro in
torno ad alcuni cognomi di famiglie Aquilejesi riportali da qualche
storico Friulano, e che trovatisi in opposizione a quanto asseriscono
il Muratori ed altri storici sul tempo dell' introduzione dei cognomi
in Italia, e diremo : se vero che molle famiglie Veneziane ebbero
cognomi prima del periodo anzidetto , e ci per il non interrotto
loro commercio co' Greci , o perch li conservarono se appresi dai
Latini , perch non potremo noi applicare ci anche alle famiglie
Aquilejesi tanto a contatto colle isole vicine al litorale, le quali pine
furono costantemente sotto il dominio Greco? Per me lo ritengo
possibile, e non lungi dal vero.
394
995 In quesl' anno la citl di Grado venne per intero
rifabbricala da Pielro Orseolo II il Grande, che la cinse di
nuove mura , e vicino alla Iorio occidentale innalz un
palazzo per propria dimora; e restaur pur anche tutte le
li veSprtaW chiese di questa citl, facendo nascondere sotterra i corpi
"ni. uVaV'a'.': de' Santi di quella cattedrale a).
993 Giovanni vescovo di Belluno, seguitando ad occu
pare parecchi beni e diritti de' Veneziani, n volendo cederli,
quantunque Ottone III ve lo sollecitasse con lettere ed am
bascerie , il doge Orseolo II proibi al suo Popolo ogni
commercio colla Marca di Trevigi. Questo provvedimento
bast a richiamare al dovere i Bellunesi, i quali vedendosi
privi del sale e di altre mcrcatanzie, domandarono pace a' Ve-
i.)Muraiori csop. neziaui, e l' ottennero allorch il re Ottone venne in Italia b).
993 Il duca Arrigo (padre del Santo Arrigo impera
tore) che in questo tempo non solo governava il Ducalo di
Baviera ma quello ancora della Carintia colla Marca di Ve
rona, tenne un Placito nella citt di Verona e giudic a fa
vore di Olberto vescovo di quella citt su certi beni usur
patigli da Teodaldo marchese. Ecco chi era governatore della
o) dciio. Marca di Verona in questi tempi e).
995 Arrigo II duca di Baviera e Carintia, che col ti
tolo di marchese reggeva la Marca di Verona, muore in
quest' anno, lasciando successore nel Ducato Arrigo suo f-
dj Delio anno 995. g|io, che poscia fu imperatore e Santo d).
995 Sinodo Veronese convocato nel di 23 novembre
da Giovanni IV patriarca d' Aquileja nella chiesa di S. Maria
antica di quella citt, onde decidere la vertenza tra il ve
scovo di Verona ed i chierici di S. Maria e S. Margherita.
e) BnbeB. m e a. Vi fu stabilito che quei chierici dovessero servire alle fini-
col. 1X1 e (Si. - ... . ili -i ....
HTaweaS.- Zl0ni "e' vescovo' bench soggetti al patriarca per giunsdi-
l'iruitn. Indico al :,. -\
Cod. dlp. Frangip. ZI0I1C C).

996 Ottone III nella primavera di quesl' anno scende


m",!6"rl'c''op' in Italia con un fiorilo esercito e si trattiene in Ravenna !',).
395
99G Muore il papa Giovanni XV ed Oltone gli fa so
stituire Brunonc suo parente e cappellano, die assunse il
d- ri tT \ ) Maralorl. Ann.
i Gregorio V a). ..
99G Ollone duca di Francouia padre del pontefice Gre
gorio V era in quest'anno marchese della Marca di Verona b). t>) Detto.
996 Il doge Pietro Orseolo li invia suo figlio Pietro in
Verona a rendere omaggio al re Ottone IH; nella quale circo
stanza ebbe l'onore di essere tenuto alla cresima da quel so
vrano, che gli cangi il nome in quello di Ottone, e regalato
ritorn al padre. Il doge sped pure a Ravenna i suoi am
basciatori allo slesso Ottone, ed ottenne il privilegio di un
porto e mercato di cui non bassi il nome e). c) DeUo
990 Oltone HI portatosi in Roma ebbe la corona del
l' Impero il 21 maggio di quest' anno : e fu pure incoronato
a re d' Italia con la corona ferrea , o nella sua venula co
st, o dopo la ricevuta corona imperiale : poscia indi' autunno
ritorn in Germania d). d) Dotte.
997 Partito d' Italia l' imperatore Ottone HI, i Romani
istigali da Cencio scacciano il papa Gregorio V, ed eleg
gono al trono pontificio Giovanni Filigalo vescovo di Pia- C) Rmpoi.n.cron.
. . unlv. t. un. p. 233
cenza e). eoo.
997 Le vicende di Roma, e particolarmente quelle
del papa Gregorio V, chiamano di nuovo l'imperatore Oltone
IH, e verso la fine di quest' anno scende in Italia per la
valle di Trento, nella quale citt ritrova vasi ai lo di-
. f ) Mur.il.iii e. son.
cembre f). m*n.
997 La potenza de' Veneziani crebbe di mollo in
quest' anno, perch insorta discordia dopo la morte di
Turpimiro re de' Croati Schiavoni, le citt marittime della
Dalmazia passarono per dedizione sotto il dominio Veneto.
E mentre prima non possedevano che la sola cill di Zara,
passalo col con buona Unita il valoroso doge Pietro Or
seolo li, vennero alla loro obbedienza Parcnzo, Pela, Ausere,
Veglia, Alba, Tiau, Spalalro, Curzola, Liesiua, Raglisi, con
396
altre citt ed isole; dopo di che trionfalmente ritornalo in
d'uKSm!1- Venezia cominci ad intitolarsi duca della Dalmazia a).
998 L' imperatore Ottone IH compone gli affari di
Cremona, visita da privalo Venezia, a cui lutti gli Ottoni
concedettero privilegi, ma in cui pur non regnavano; poi
viene a Roma e vi restaura Gregorio V, ed assediato e preso
Crescenzio in caslel Sani' Angelo, fa troncare il capo a lui ed
a dodici de' suoi partigiani, mentre l'Antipapa Giovanni era
b) Mito uno 998. gi deposto e svilaneggialo per Roma b).
999 Muore nel di 12 febbrajo il papa Gregorio V in
florida et, e forse di veleno; e gli succede nel papato il
2 aprile Gerberlo gi arcivescovo di Reims, poscia di Ra-
c) Dono nno 999. venna, che prese il nome di Silvestro II e). Di nazione Fran
cese, buon papa, precettore di Ottone III; e cosi gran lei-
toi^ww"* terato, rispetto all' et, che fu dello negromante d).
1000 L' anno mille (queir anno aspettato con grande
ansiet dall' ignorante Cristianit che credeva dovesse essere
del finimondo) Ottone IH imperatore va in Germania, nella
e) Mumiori e. top primavera riordina Dgli affari del Regno;
anno 1000. Balbo l
indi nell'estate ri-
s.m.T.un.p.m discende in Ua|ia e).
597

EPILOGO

La deplorabile condizione d' Italia nel secolo X, chia


malo secolo di ferro per gravi patimenti d' individui e per
ignoranza universale, ci dimostra quale fosse pur anche lo
slato del Friuli in questi tempi.
Essendosi sfasciato il reggime di Carlo-Magno, che avea
fondato una transizione fra la barbarie e la feudalit, eranvi
rimasti per i semi da lui gettati ; ma questi fruttarono in sen
so inverso de'suoi principi]', perch lungi dall'unificare, divisero.
Quindi nell' epoca presente le continue lotte per la co
rona d" Italia, le chiamale di esteri sovrani e di armate
genti, le incursioni terribili degli Ungheri, gl'incendii, le uc
cisioni, le rapine ed ogni malanno che trac seco la barba
rie e T accozzamento de' contrarli partiti, malmenavano i Po
poli. Perci timori, odii, vendette, solerte cura di riparo,
fondazioni di castelli, torri, mura di citt ed altro che va
lesse a salvezza personale ; e ci contro agli esteri e alle
intestine discordie. Neil' interno poi il governo feudale ba
salo sullo spirilo di guerra e sull1 oppressione de' Popoli,
che considerava soltanto il soldato, e voleva gli altri servi o
schiavi, lasciava luogo alla forza ed alla prepotenza, anzich
alla ragione ed alla giustizia, opprimendo il debole, mentre
al forte nulla imbrigliava 1' azione nell' abuso del potere
Ecco la condizione dcgP individui rapporto al lato materiale
hi quanto al morale, eravi depravazione di costumi ne' se
colari, corruttela ed interesse nel Clero, superstizione eccessi
*a ed ubbie di finimondo credute da molti, favorite dai tristi
398
Pure fra i mali s gravi di quest' epoca Iraluce uno
spirilo tendente a migliorare la condizione dell' uomo, e lo
ravvisiamo nella predominante idea dell' individualit. Questa
svilupp i sentimenti di elevatezza d' animo, di dignit per
sonale, di valore, di generosit, e diede vita ad alcuni alti
magnanimi ed umanissimi, che furono la semente di civilt
a cui avviaronsi fin d' allora le Popolazioni, onde migliorare
la sorte comune.
Nonpertanto fra le guerre e lo sfasciamento generale, il
Friuli, a mezzo del suo Patriarcato Aquilejese, tendeva a
rendersi indipendente; e le condizioni dei tempi ne solleci
tavano il fallo. La lolla de' signori contro il regio potere
dando vita agi' ingrandimenti de' benefcii e dell' immunit
ecclesiastiche, per concessioni sovrane, diede aumento alla
crescente potenza de' nostri patriarchi.
Qui, come altrove, il feudalismo divide i (emioni in tante
signorie quanti ne sono i possessi con leggi proprie e in
dipendenza, sotto nominale subordinazione ; ina trovandosi
gran parte di essi in mano de' patriarchi aquilejesi, prepon
derava la loro potenza nell' attrito interno de' movimenti
friulani.
Con tulio ci nel generale fermento, seguitando il Friuli
le sorti d' Italia, non gli era dato scansare le turbolenze, le
usurpazioni, le immoralit e i turpi atti. Intento a difendersi
nel suo territorio e ad assumere essere proprio, si oppone
alle nuove invasioni. La sua politica al di fuori consiste Del
l' assicurare i conlini e vincere le orde invaditrici ; all' inter
no nel lottare collo spirilo d' indipendenza de' suoi feudataria
Per, siccome il nostro Friuli, nelle interne vicende d' I-
(alia, presenta una qualche eccezione alla sorte comune, ci
mestieri considerarlo anche da quel lato. Non che il
movimento del generale scompiglio, i mali ed il carattere
dell' epoca noi comprendano anch' esso ; pure la potenza dei
nostri patriarchi, che molta parte del Friuli, sino dal pnn
599
cipio del secolo X governavano , e che sulla fine ne erano
principi di fatto se non di nome, dovette influire, non v'
dubbio, a scemarvi i tristi effetti della sorte infelice che af
flisse la Penisola. Essi, con la loro dignit ecclesiastica, la
loro condotta morale e la loro potenza, valsero mollo a mi
gliorare la sociale condizione del Popolo Friulano : mentre
P appoggio e le grandiose concessioni dei re e monarchi
Germani posero i patriarchi aquilejesi in istato di compa
rarsi co' pi grandi polenti d' Italia. E diilalli li vediamo in
questo tempo esercitare diritti sovrani, come li vedremo nel-
1' epoca ventura ottenere la nostra indipendenza , e fondare
lo Stato Friulano, sotto la loro sovranit ed il loro reggime
a gloria maggiore d' ogn' altra per noi Friulani.
INDICE
del volume primo.

362 e 363; poscia sposa di Ottone il


Grande 363.
Aliano, suoi bagni 95; rendono incen Adelbertn marchese di Toscana chia
diati 125. ma in Italia Lodovico re di Pro
Abati de'muti nsteri, quando ebbero gli venza 338.
ornamenti pontificali 376. Adalberto abbate di Sesto ottiene
Abilatori antichi del Friuli: cenni 1 la conferma de' privilegi della sua
alle fi. abbazia 329.
Abiti ecclesiastici 56 e 57. Adelfo vescovo di Aquileja 76.
Abilo monastico, quando accostumassi Adeodato pontefice 164; sua morte
vestirlo dai secolari poco prima di 1G7 e 168.
morire 381. Adeverto scoro di Padova ottiene
Abottdio EIntiero pontefice romanoZd. dal re Ugone e suo figlio la con
Allumilo Zefirino pontefice romano 30. ferma dei beni spettanti alla sua
Absimarr detronizza Leonzio impera Chiesa 355.
tore 175. Adoloaldo re de'Longobardi 134; im
Adalago arcivescovo d'Amburgo fatto pazzisce 138.
custode del relegato pontefice Bene Adone o Aldone governa il Ducato
detto V 371; come trattollo 371. del Friuli 173 ; sua morte 174.
Adulardo abate di Corbeia 278 ; per Adriano imperatore divide la lallia
seguitato 278. cisalpina in dieciaselle Provincie
Adalardo rescovo di Verona chiesto in 23.
commenda il monastero di Nontin- Adriano I pontefice 220; sua morte e
loia, se ne impossessa a danno detta suo elogio 242.
corte di lloma 31 2. Adriano li pontefice 305; sua morte
Adalberto marchese d'Ivrea 3.17. 308.
Adalberto vescovo di llergamo 342. Adriano III pontefice 321 ; a lui si
Adalberto figlio del re Berengario II attribuisce un decreto che esclude
e re d' Italia anch' egli 362 e 363 ; l' imperatore dall' elezione de' papi
con 60,000 Italiani attende alle chiu 321 ; sua morte 322.
se ii Adige l' esercito condotto da Adriatici lidi sotto i Romani e dopo
Ottone il Grande, ma questi sepa- di essi : cenni 18.
raronsi senza far colpo, e perch Adriatico ( spiagge dell' ) guardate da
367 ; riewe deposto nella Dieta di una flotta romana 14.
Milano 367; si ripara in un'isola Adriatico golfo, flotta dei Greci, a
del lago di Garda 368 : suoi moti guardia del medesimo 307.
di rivolta 371 e 372 ; viene battuto Agapito vescovo d'Aquileja 47.
e fugato 372 ; guerreggia in Lom Agapito pontefice 101.
bardia contro Ottone II 379. Agapito II pontefice 360; sua morte
Alleluiano reseoeo di Concordia 330. 365.
Adelaide di' Borgogna 35* ; vedova Agata (S.; chiesa di Grado 237 e 287.
del re Lotario , tue disarrrnture Agatone patriarca di Grado 164.
28
A(U
Agatone ponitore 169 ; suo concilio liani a ranlaygio di Berengario
in Roma 169; sua morte 171. maichese d' Ivrea: cenni 357.
AgilnUo falli) re d' Italia 120 ; ti Amministrazione del Regno d' haliti
dia coronali) .colla corona ferrea sotto Carlo-Magno 251 alle 255.
120; sua pace coll'esnrca Callinico Aiuole degli studi! e delle belle urli
122; suo morie 133. in Aquileja sotto i Romani 33.
Agone litica del. Friuli 152; sua morie Anni lidio sotto i Longobardi 1 03 e
li. 164.
Agonia famiglia di Forngiulio: cenni Anacleto pontefice romtum 22.
155. Anastasio imperatore 182; deposto
Agostino vescoro d'Aqnileja 71. 182.
Agostino leijnio de' ForogiuUesi al re Anastasio pontefice romano 69.
Teodato, ottenne turo la restituzio Anastasio 11 pontefice 90.
ne del tributo ili generi a cagione Anastasio HI pontefice 313; siih mor
della carestia ioo. ie 3 44.
Agrestino monaco predica in Aqui- Andrea patriarca a" Aquileja 29fi; a
leja il manicheismo 130. questo scrire sue lettere il papa Ser
Agricoltura sotto i Romani 36; sotto gio II, onde finisca le sue discordie
i Longobardi 100; sotto i Franchi col patriarca di Grado 3u0.
315. Angilberca moglie a Lodovico II im
Ajonc duca di Benevento iti; sua peratore :u3.
morie 145. Aniceto pontefice romano 24.
Ajone conte friulano mandato messo Anna seconda moglie dell'imperatore
imperiale ncW Isti in 200 ; spedilo Berengario 345.
ambasciatore a Costantinopoli 272. Anno, vario modo di cominciarlo in
Alarli i duca di Trento si ribella ul Italia 320.
re Ber lurido 170. Annone, possessore di molti luoghi
Alani popoli danneggiano il Friuli in Friuli 374 e 375.
81 ; cenni su loro 81. AnSKlberga figliti del re Desiderio fon
Abiuro re de' (ioli passa per il Friuli du il monastero di S. Giulia di
73; assedia Roma 73. Brescia 219; privilegio concessogli
Alberghi pubblici poco usati nel se da Sigualdo patriarca a" Aquileja
colo IX 297. 219.
Albigarin nipote di l'nroco 279. Anselmo (S.) duca del Friuli 201;
Alboino re de' Longobardi viene in fondatore del monastero di Noniin-
Italia 109; istituisce il Ducali) del loia ed alili ancora 201 ; proba
Fi tuli 110; sua morie 1 14. bili; ch'igti giocasse a Carlo-Magno
Alenino sollecita S. Paolino patriar per la conquista d' Italia 223.
ca d' Aquileja a scrii-ere in difesa Anselmo conte di Verona 342.
della dottrina di disio 244. Ansfrido di Hagogna usurpa la Dii-
Aldi. Aldi oui o Aldiani 2i. c.ea del Friuli 109 e 173.
Alessandro pontefice romano 23. A usurando tutore del re Umberto
A linaio, famiglia 203. 175; sua fuga col giovane re e per
Alpi, loro denomi nozione: cenni 12; ch 176; si batte con Ariberiot
Giulie 17; le chiuse delle, medesime, fugge nuovamente 176 ; si salca in
fortificale e da chi 2!><>. Baviera 176; pugna con Ariberlo
Aliali e sucri arredi de' dentili 83. II 181 ; diviene re de' Longobardi
Aitino prego e distrutto da Aitila 79. 181.
Amatolo rescoro di tiulio Cianico Aliter pontefice romano 30,
caccialo da Foroijuilio 192. Antonio 1 da Tolosa colle urtiteli'
Ambrogio iS.) mi Aquileja 02 e (54. sorprende Aquileja ed altre cill
Ambrogio wscoct> di Hergamu ricere della nostra Procincia 21.
beni in affittanza dui patriarca di Antonio patriarca di Grado 190 e
Aquileja 377. 191.
Amedeo esplora la volont degli Ita Aoldi, famiglia 210.
4or
.\(|iiilc| i , incerta sita origine 8 ; Armatura de' Fianchi 104; da' Lon
preture mandatovi dai Romani 10; gobardi 103.
colunia in essa spedila in; la quale Armi de' Longobardi 103; quelle per
itene accresciuta li; fatta coll abbattere fortezze nel secolo IX 294;
ina romana mentre prima era co quali usine in Italia nel secolo X
tonili Ialina 10; Auyusli) si trai 300.
tiene in ruta e perch 17; cenni su A rimi dii duca di Baviera e Corintia,
di essa 26; suo governo pubblico chiamalo vaia in Italia, s' impos
27; come tiene qualificata 28: suo sessa di Veruna, ma ritorna in Ba
territorio 29 ; sue prerogative 29 ; viera temendo le forze del re Lgo
saccheggiala dalle legioni di Ottone tte 302.
e derubata la sua zecca 22; si con Aiuoli. i pi/Ho di Carloinauno, ve-
verte alla cristiana lleliyione. 22; nryli lasciata la Cariatili 310;
peste terribile in essa 24; acca il proclamala re ili Germania 323; si
suo tesoro pubblico 32; imperatori dispone a calare ut Italia 32; pas
che risiedettero in essa 32; ricca sa per il Friuli e si porta in Ca-
di fabbricati 41 e 42 ; sua chiesa rinlia 330 ; viene in Italia e suoi
magniflatulente rifabbricata 51; si falli cos l 334; si fa incoronar? re,
rende vile armate d> Giuliano im indi torna in Germania 334; ridi-
peratore 52; presa da Aspare 70; sccnde in Italia e toglie il Regno a
distrutta da Attila 73 ; migliorala Berengario 334 ; d it Ducalo del
da Xarscle lui; presa da Alligo Friuli a Hualfredo 334; muove verso
di ita riera 361. Noma, la prend:, si fa incoi oliare
Aquiloji'si l'rocincia quando comin imperatore e torna ammalato in
ci a denominarsi cosi 14 e 20. Germania 334 e 330; sita morte 337.
Amiilcjesi soccorrono con urinale i Arredi meri de' Gentili 83.
Romani contro t Cartaginesi a; Arrigo C uccellatore re di Germania
infestali dagli Islri valgono sosie- 34 4; sua morie, suo elogio 303.
uitti dai Romani 11; loro eroismo Arrigo di Baviera passa per il Friuli,
mila difesa di Aquileja dall'assedio suoi fatti 361 ; gli vengono date le
di Mossimino 31 ; cosi pure contro Marche di l'erma e d' Aquileja 363
Aitila 79 e 80 e 30' ; diviene marchese del Friuli
A rubi, cenni su loro 275 e 270. 304 ; sua morie e cenni su Itti 304
Arabiche cifre cominciano a diffon e 300
dersi in Europa 265. Arrigo il Rissoso duca di Baviera e
Arconti, loro mansione abolita 20. marchese del Fri ui/305; scomunicalo
Ardo duca, sua morte 345 e privato del Ducalo, e perch 37;
Ai.'.-ni. suo fallo con l<'erdulfi duca cinto ed assoi/aetlalo da Ottone 11
del Friuli 177. 3o; viene esilialo 381 ; fuggilo da
Aulici in re de' Longobardi 101; sua prigione e. ritornalo dall'esilio u-
morte 152. .surpa a Ottone III il Regno di
A ri bei li II re de' Longobardi 170 ; Germania 380; diviene buon suddi
sua pugna contro Ansprando ibi ; to e gli restituisce il Regno, viene
sua morte 181. rimesso nel Duralo di Baviera e po
Arigiso, o Aricbi duca ili Benevento scia ottiene anche quello di Carinlia
121 e 130; sua morte 144. colla Morca di Verona 3oo ; nella
Arimanni sotto i Longobardi I(i5; si/Z quale citt tiene un /'tacilo 394 ;
io i Franchi 240. sud morie 304.
Aiiniaiiiio 300. Arrigo dura di Baviera figlio di Ber
Ai immilli famiglia 206. toldo 383.
Ariouldo re de' Longobardi 138; sua Ai'Ifibnsln proci'! j>h;/ii ini perii ime 199;
morte 142. dichiara suo collega S'infoio suo
Arislulfii ri Astolfo e li pianilo nomi figlio Hi'.i t 200; violo ed ftcciccato
che entrano nella serie dei duchi 200.
Longobardi in Friuli 203. Aiti liberali in Italia sotto i Roma
404
ni 35; ollu i Longobardi 186; sot
to i Franchi 315 e 316.
Aspare generale di Teodosio II pren Bachi da seta, loro introduzione in
de Aquiteja 75; fa prigione Primi Friuli 101.
cerio 75; si batte con Ezio 76. Badoari e Participazii era una fa
Assedio delle fortezze, quali armi a- miglia stessa 354.
doperavansi per abbattere le mura Bagni pubblici in Aquileja 82.
nel secolo IX 294 Balbi, famiglia 307.
Assemblee provinciali in Italia sot Balderico marchese o duca del Friuli
to Carlo Magno 253; e le generali, 283; balte nella Corintia il duca
cenni 253 e 254. Lindevito 283; conduce un esercito
Astolfo fratello di Ratchis viene fatto nella Pannonia contro il medesimo,
re de' Longobardi 203; invade l'E lo vince e lo costringe a chieder
sarcato e il Ducato romano 204 ; pace 285; cade in sospetto di favo
malmena guest' ultimo 205; ca rire il partilo de' bulgari 287; tV-
gione che ti papa chiama i Fran terviene .alla Dieta d' Ingeleim e
chi in Italia 206; danneggia mag conduce un Veneziano fabbricatore
giormente il Ducato romano ed as di organi alla corte imperiate 288;
sedia Roma 206 e 207 ; costretto gli tiene tolta la Marca del Friuli
a chiedere una pace vergognosa 207; e perch 290.
sua morie 208. Barba [lai qual costume usavasi nel
Atanasio (S.j in Aquileja 50. raderla la prima volta 135.
Ataulfo co' suoi barbari pussa per il Barbana Isola e Chiesa 116 e 150.
Friuli 74. Bai barigo famiglia lui.
Attila retrocede nell'Illirico 78; asse Bai bari famiglia 307.
dia Aquilija, la prende e distrugge Barbali famiglia 240.
70; cosi Concordia, Oderzo, Aitino Bari, citt tolta ai Saraceni dalle ar
ed altri luoghi '.'.). mi Cristiane 307.
Auguslali sacerdoti 19. Basilio Macedone imperatore de'Greci
Augusto viene in Aquileja, e perch 305; sua morte 323.
17 e 18; come chiamalo riguardo a Bassi, vasti, o vassalli 268.
questa citt 32. Battesimo per immersione 55; nella
Aulianico luogo in Friuli donato al Chiesa primitiva in the tempi del
patriarca d' Aquiteja 375. l' anno amministravasi 159; cenai
Aureliano imperatore passa per A- su questo, riguardo al secolo IX 320.
quileja 33. Battislerio di S. Giovanni in Citi-
Austria, quando cominci a chiamar dale e chiesa al detto Santo iti
si il Friuli 110. /abbricati dal patriarca Calisto 194.
Autari re de' Longobardi 117; suo Baviera, suoi confini sin dove estende-
empio editto 120. vansi ai tempi dei Longobardi 170;
Autorit, loro abusi anche sotto Car il suo Ducalo a chi concesso 381 ;
lo-Magno 265. e a chi passa 383.
Avari popoli, cenni su loro 125; en Beato abbate di Sesto 233; ottiene da
trano in Friuli , lo saccheggiano Carlo-Magno la conferma della do
ed incendiano 128 e 129; asiediano nazione falla da Adelchisio alla
Forogiulio, lo prendono e distrug sua Abbazia 234.
gono 129; gli Avari o Unni depre Beato fratello di Obelerio doge di
dano il Friuli 237. Venezia dichiaralo collega nel Do
Aventuradi, famiglia 241. gato 258; eiene decorato in Costan
Avvocali delle Chiese, cenni 69 ; di tinopoli del titolo di ipalo -26i;
quella d' Aquileja furono i conti di espulso dalla patria 270.
l'tejen 388. Belisario 102.
Az/o signore di Canossa 363; asse Belligna monastero 91.
dialo da Berengario II 364; libe Benedettini, monasteri, loro antichi
ralo r da chi 366. t in Italia 113.
405
Benedetto vescovo di Aquileju 48. 329; riconosce in feudo la corona
Benedetto i pontefice 114. W Italia da Arnolfo re di Germa
Benedetto ti pontefice 171; sua mor nia 329; questa corona gli viene
te 171. contrastata do Guido duca di Spo-
Benedetto III pontefice 302; sua mor letu e si bullono 330; si batte nuo
te 304. vamente e ne ha la peggio 330; sua
Benedetto IV pontefice 338; sua mor guerra accanila con Guido ; ri
te 340. corre al re Arnolfo 333 ; cne gli
Benedetto V pontefice 369 ; compare invia rinforzo , ma ci perde e va
al conciliabolo in Roma , e conse supplice a lui, promettendo ricono
gna il pastorale a Leone Vili 370; scere da quello il possesso del Regno
condotto in Germania e relegalo 333 e 334 ; invece gli viene tolto
ad Amburgo 371; san morte 371. dallo flesso 334 ; (orna in pos
Benedetto VI pontefice 378; suo mal sesso del Friuli e di Verona ed e-
trattamento, sua morte 379. stende il suo dominio sino all'Ad
Benedetto VII pontefice 379; sua mor da 335; sua pace con Lamberto
te 388. imperatore 335; l'Italia gli si as
Benefzii 47 e 137; cenni 257; benefi- soggetta 337 ; si batte contro gli
zii ecclesiastici, uso d'impossessarsi IJngheri venuti in Italia , i quali
dei medesimi 257. gli chiedono pace, ed egli la nega
Beniiune vescovo di Concordia ottie a danno d' Italia 337; vinto e cuc
ne tutta la giurisdizione tra il Li- ciato d' Italia si ritira in Baviera
verna ed il Tagliamento 390. 338; ritorna, e caccia ed accieca il
Bernardo figlio di Pipino viene fatto re Lodovico, e riacquista l' Italia
re d' Italia, sotto la direzione di 340; infligge grave imposizione per
Walla 276; perseguitalo da Lodo liberarla dagli Ungheri 341; si con
vico il fio 278 ; congiura e suo serta amici questi barbari a sal
movimento d'armi contro l' impe vezza d'Italia 342; muove a Roma,
ratore Lodovico 280 ; viene chia e perch 344; sita incoronazione a
malo in Francia, ove (alto pri imperatore 344; viene attaccato da
gione 280; lo si accieca e muore Rodolfo 11 346: chiama gli Unghe
280 e 281. ri in sostegno 346; battuto da Ro
Berengario figlio di Unroco conte e dolfo Il costretto a ripararsi in,
fratello di Eberardo marchese del Verona 346 e 347; raduna un eser
Friuli, sue incombenze di paciere cito nel suo Ducato del Friuli 346;
tra g' imperatori Lodovico ed il richiama gli Ungheri in appoggio
figlio Lotario 294 e 295. del suo trono crollante 347 ; viene
Berengario di Eberardo gi successo fatta congiura contro di lui 347 ;
nel governo del Friuli, accompagna sua morte e giudizio su lui 347.
con tue truppe Carlo il Grosso in Berengario il giocane marchese d'I
Italia 309; grati disordini com vrea 352; fugge presso Ermanno du
mettono le $ue truppe nel berga ca di Svevta, e perch 354 ; tiene
masco 309; si unisce con .Carlo- protetto da Ottone il Grande 355;
iiKiinii' contro Carlo il Calvo 309; maneggia per avere il di lui ap
gli tiene rinnovato il titolo di du poggio contro Ugo re d' Italia 357;
ca del Friuli 311; passa al parlilo un certo Amedeo lo consiglia a ri
di Carlo il Calvo 311 ; favorisce volgersi agi' Italiani e gli si offre
Bosone nel ratto di Erme.ngarda nella impresa 357; ritorna in Ita
311; il pontefice gli scrive una let lia e lascia regnare Ugone e il fi
tera 313; muove contro il Ducato glio, ma governa egli 360; fa riti
di Spoleto 321 ; sua discordia col rare gli Ungheri guidali da Tassi
vescovo di Vercelli, e perch 322; sua loro re a forza a" oro 36i ; tiene
pacificazione col medesimo 323; eb fatto re d' Italia 362; durala del
be i" Italia con Guido duca di Spo suo R'gno 362; riconosce in feudo
leto 323 ; incoronalo re d' ltaliu il Regno " Italia da Ottone ti
400
Grande 3G3; assedia il castello di Braltan ( Brazzano ) castello donai
Canossa 3<; si ritira da questo al patriarca d'Aquileja, cenni 384.
assedio per la remila dell' esercito Broxas, luogo o castello nel Friuli,
di Ottone guidato da Litolfo 366 ; ove situato 161.
perde parte della Lombardia 366 ; Bufali e cavalli selvatici quando in
ma per la morte di Litolfo la riac trodotti in Italia 121.
quista 366; odiato dagl'Italiani prr Buja (chiesa di) donata alla Chiesa
aspro suo governo 366; tiene de di Aquilija 250: castello di Buja
posto da Ottone il Granile, nella egualmente 384.
Dieta di Milano 367 ; chi udrai a Bulgari trattano coli' imperatore Lo
S. Leo 368; capitola e viene invia dovico pe' confini 287.
to prigione a Bamberga con la mo Buoni uomini 245.
glie Willa 369; ove finisce una vita Burcardo duca d' Alcmagna spedito
tempestosa e tribolata 362. con esercito in Italia da ()ltone il
Boriando re, sue differenze col fra Grande imperatore, e perch 372.
tello Godeberlo, e perch 153; sua
fuga 154; dall' Ungheria ritorna
in Italia e si d in mano al re
Grimoaldo 156; regna per la se Cacano re degli Arari entra in Friuli
conda volta 163 ; e governa paci 1-8; assedia Forogiulin 130; e lo
ficamente 166; tua morte 172. distrugge 130 ; fa morire Romilda
Merlila moglie di Berengario 342; 131 ; devasta nuovamente il Fritili
sua morte 314 e 345. ed uccide il duca Lupo 155; come
Bertrico conte di palazzo inviato viene fallo sloggiare dal Friuli 156.
presso il marchese del Friuli , e Cacone e Tassone duchi del Friuli 132;
presso il conte della Carinlia onde uccisi in Opilergio 135.
rilevare se favorivano il partito de' Cadolao o Ondulato dura del Friuli
Bulgari 287. 246; mandalo messo imperiale nell'I
Biorgo re degli Alani co' suoi barba stria 260; assale i confini de' Venezia
ri danneggia il Friuli 81. ni 205; capitana uno dei tre eserciti
Bonci, famiglia 307. di Carlo-Magno contro gli Unni e gli
IJunfe memorine, giunta eh' era segno Schiavi e li costringe alla pace 269;
di nobilt nel medio evo 342. mandato in Dalmazia alla rettifica
Bonifazio I pontefice 74. dei confini tra l'Impero d'Occidente
Bonifazio II pontefice 99. e quello d'Oriente 279; accusato da
Bonifazio III pontefice 127. Lindevito 281; sua morte 282.
Bonifazio IV pontefice 128. Cajo pontefice romano 36.
Bonifazio V pontefice, sua elezione e Calisto Uomizio pontefice romano 30.
sua morte 136. Calisto patriarca d'Aqui leja 183; tiene
Bonifazio VI pontefice 335. ordine dal pontefice di restituire al
Donila/in usurpa il Papato, sua scel Patriarcato di Grado alcuni beni
leratezza, viene espulso 378; usur abusivamente tolti e quali 191; cuc
pa nuovamente il Papato 389; sua cia da Forogiulio il vescovo Ama
morte 389. tore, vi fonda la sua residenza 192;
Bono Bancanico patriarca di Grado sua prigionia in Purcinu 19; ri
364; sua morte 376. torna in Forogiulio e vi erige fab
Borioso monaco d'Aquileja 54. briche grandiose 194; sua morte 213.
Borna duca delta Dalmazia, suoifatli Callinico esarca di Ravenna 122 e 124.
contro Lindevito 284. Callinpa esarca di Ravenna 147 e 151.
Borselli famiglia 240. Calloprini, famiglia veneziana, sua
Boschi net Friuli, eccellenti per fab inimicizia con quella de' Morosi ni
briche quando 95. 381; si rende fellone alla l'atrio 3ni;
Bosone dura della Lombardia lascia ritorna in Venezia , e tragico fine
to al governo d' Italia 311; rapisce di alcuni de suoi individui 390.
Ermcngarda 311. Campagne e strade sotto i Romani 64.
407
Campane, quando introdotte 305. torna in Italia, e perch 228 ; pu
C. indiano patriarca di Grado 128. nisce i ribelli 228 ; fa conoscenza
Canonici, cenni intorno ad esiti '277. in Forogiulio con S. Paolino 228;
Canio gregoriano , alcuni cantori da t reca in Aquileja -XM ; suo fatto
Roma in esso istrutti vengono con delle pelliccie in Purogiulio 231
dotti in Francia da Carlo Magno 232; riduce a nuovo regime il Du
236. calo del Friuli 228 e 229; va con
Caorle isola; riparansi in essa i Con- tro i Saraceni in Ispagna 233; con
cordiesi, e perch 80; suo vescovato duce cantori da chiesa e maestri
122; saccheggiala dagli Schiavi 298. d'abaco e di grammatica in Fran
Capitoli (i tre) del Concilio calcedo- cia 236; alcune sue leggi 243 , 249
nese 107. alle 251; torna in Italia, sue pu-
Capitoli di canonici: redi Collegiate. nizioni , e, si fa incoronare impe
Capitolari di Carlo Magno , ossiano ratore 248; suoi capitolari 255; sua
leggi 249 alte 255. donuzione alla Chiesa d' Aquileja
Ci pollisi ria: vedi Giustinopoli. 250 e 251; sua pace con Niceforo e
Carestia in Italia 11 e 114; e par con/ini dell' Italia 250 ; divide la
ticolarmente neir Istria e Dalma monarchia tra i suoi tre figli 260;
zia 101. ordina delle navi su tutti i fiumi
Carestia" nei Friuli 100. a riparo de' Normanni 262 ;. trat
Cariche salto Carlo Magno 251 e tative di pace co' Veneziani proposte
252. da Arsacio greco ambasciatore 260;
Carini ia, quislione sulla giurisdizio tnanda eserciti contro gli Unni e
ne di essa tra San Paolino pa gii Schiavi 209 ; suo testamento
triarca d' AquUeja ed il vescovo di 272 ; fa pace coli' imperatore dei
Salzburgo 244 ; la Corintia tocca Greci, col re di Cordova, e col duca
ad Arnolfo figlio di Catiomanno di Henevenlo 274 e 275; sua morte
315. 278.
Carlo il Calvo e Lodovico suo fratel Curlooianno figlio di Pipino , sua
lo figli di Lodovico il l'io fanno morie 219; la di lui moglie con i
lega contro il fratello Lotario 298; due figli si ripara presso il re De
Carlo il Calvo accorre alla succes siderio 219.
sione dell' Impero ed al Regno d'I Carlomanno figlio di Lodovico re di
talia 30<v viene incoronato impe Germania accorre alla successione
ratore 310; ed eletto a re d' Italia dell' Impero e del Regno a" Italia
310; muore avvelenalo 313. 309; ritorna in Germania 310; qual
Carlo il Grosso figlio di Lodovico re parte loccogli dello Slato paterno
d Germania accorre alla succes 311 ; lo si trova re a" Italia 315;
sione dell' Impero e del Regno d'I sua morte 315.
talia 309; qual parie toccoyli dello Carni (t) Galli 7, 9. 10, 12 e 14.
Slato paterno 311; pretende all'Im Carinola (tu) in possesso dei Galli
pero 313; fatto re <>' Italia 313 ; Cenomani 8 ; in ecclesiastico sotto
rinnova la lega tra' suoi sudditi il Patriarcato Aquilejese 285.
Italiani e i Veneziani 310; coro Carnioli popoli, fanno pace' co' Friu
nato imperatore 316; succede nel lani, e si assoggettano ut duca Bal-
Regno di Germania 317 e 31H; tie derico 284; ove ubilavano 284.
ne in Italia 320 ; diviene re di Caro imperatore, passa per Aquileja
Francia 3*2; deposto nella Dieta 38; era d'origine aquilejese 38.
in Triburia 323; divisione de' suoi Carla (introduzione o invenzione! 203.
Slati 323 ; muore di cordoglio 324. Castel Venere rislauralo quando e
Carlo-Muglio figlio di Pipino, suo da chi 120; e poscia chiamalo San
matrimonio 218; ripudia la prima Vito oltre il Tagliamenlo 120.
e sposa altra moglie 218; chiamato, Castellana, vita, nel secolo X in Ita
viene in Italia contro Desiderio lia, cenni 359.
222; e gli toglie il Regno 223 ; ri Castelli antichi del Friuli li; quan
40K
do i castelli cominciarono ad esse nella Carintia e nella Stiria 251 ;
re fortificati dai vescovi H3 ; cenni sua supremazia ottenuta sulla Chie
su d'essi 298 e 358; quando fabbri sa ili Grado 28; concessioni e con
cavano da n capo all' altro d' I- ferme accordatele dagli imperatori
talia 298; vengono fortificali e per Lodovico e Lotario 293; dichiarata
ch 333; vengono fortificati a ri prima in Italia dopo la Romana
paro dagli Unghen per concessione 369.
.sovrana 342 ; quando in Italia se Chiesa Un) a' tempi di Carlo-Magno:
ne fabbricarono molti 343 ; pri cenni 272 alle 275; sua condizione
ma giurisdizione de' medesimi in nel fine del secolo IX 336; e nel se
Friuli quale fu 345; loro stato nel colo X 365.
secolo X in Italia 358. Chiese cattoliche, aumento di esse sot
Castello de' duchi Longobardi in Ci- to i Longobardi 136; erezioni delle
v'aitile 195. medesime e donazioni a loro fatte
Castello Intercisa* sotto Cormont do 279; vennero spogliale quando e da
nato al patriarca d' Aquileja 382. chi 300.
Cattedra 'la) d' avorio di S. Marco Chiuse delle alpi fortificale e perch
evangelista , da lui usala in Ales 206.
sandria, viene regalata al patriar Cipriano patriarca di Grado 133.
ca di Grado e da chi 141. Cisalpina Gallia, dichiarata libe
Cavalleresco spirilo, cenni 245. ra 17.
Celestino pontefice 74 Citt antiche de' Veneti 2.
Cencio si fa capo di partito in Ro Citl antichissime sul suolo del Friu
ma e scaccia il pontefice Gregorio li 2.
V e fa eleggere altro papa 395. Citt indipendenti in Italia, quando
Ceneda {conti di) cenni 1U6; loro dif sursero le prime 190 e 191.
ferenze coi vescovi di quella citt e Citl italiane, loro stato nel secolo IX
come sopite 196 197. 319; vengono fortificale 333 ; cosi
Ceneda {Chiesa di) concessione fat pure per concessione sovrana e per--
tale 342. che 342; loro stato sotto gli Ottoni,
Cenomani Galli, s'impossessano di cenni 373.
alcuni luoghi ed anche della Car Cittadinanza romana concessa ai Po
riola 8. poli tra il Rubicone ed il Po 12;
Censuarii sotto i Longobardi 165. concessa ai transpadani e perch
Centenarie, beni del Patriarcato di 16; cenni su di essa 13; quando
Grado : vedi Mansioni. data a tutti gli Itali 13.
Cerci no luogo in Friuli donalo al Claudio imperatore abolisce le pre
patriarca a" Aquileja 375. fetture e sostituisce i questori 20.
Cerveniana: vedi Cervignano antica Claudio II imperatore detto Quintil-
Abbazia. lo si uccide in Aquileja e perch 33.
Cervignano, antica Abbazia di S. Mi- elemento I pontefice romano 22.
chiele Arcangelo 160 ; cenni su di CI culi io spartano capitano de' Greci
essa 160. battuto dai Veneti sulle spiaggie
Cesare con Ire legioni in Aquileja della Venezia 9.
15; concede alla Gallia la cittadi Clero, riforme di esso sotto Carlo-
nanza 16. Magno 274 ; suo conlegno nel se
Chiesa d' Aquileja da chi consacrata colo X 367.
19; magnificamente rifabbricala 51; Cielo pontefice romano 20.
accresciuta nella sua giurisdizione Codice teodosiano 76.
53; ti suo Clero ottiene il diritto Cognomi, cenni sii di essi 392.
di eleggersi il proprio pastore e gli I Collegiale di canonici, cenni 391.
abitatori delle sue terre l' immuni- j Coloni ha (S.y vergine e monaca d' A-
l 239; donazione fallale da Carlo- \ quilcja Ti.
Magno e conferma d'immunit 250 ! Colombano (S.) 133.
e 251; sua giurisdizione ecclesiastica \ Coloni (i) sotto t Longobardi 166;
409
coloni , servi e villani, loro italo Contee e Ducali sotto i Longobardi
al tempo del feudalismo 283. che cosa erano 137; quando ne fu
Cnlonia spedita dai Romani in Aqui- approdata V eredit 309.
leja 10; accresciuta 11. Conti, dignit sotto l' Impero Greco
Colonie Romane, cenni su d'esse 15. 122.
Colonie Latine, cenni sulle medesi Conti in Prudi 229 ; confi, duchi e
me in. marchesi sotto Carlo Magno 23'J.
Coinizii 53. Conti rurali, cenni 370.
Commenda (dar in) i monasteri; da Conventi giuridici che cosa erano 16.
chi fu introdotto quest'uso in Ita Cormons (castello di: cenni su d'esso
lia 303. 139.
Commercio in Friuli al tempo dei Cornelio pontefice romano 32.
Romani io; sotto i Longobardi 189; Corona ferrea di Monza 120, 299 e
sotto i Franchi 314. 329.
Commercio de' Veneziani 202; e loro Corona d' Italia infeudala dai re di
traffico de' schiavi 202 e 231; cenni Germania 329 e 334.
sul medesimo 352. Caroso tribuno occupa il Dogalo Ve
Como (/ Chiesa e vescovato di) di neziano, poscia viene accieeato
pendente dall' Aquilrjese 310. caccialo 295.
Comune Romano ((;. cenni su di Corpo Santo o Corpi Santi che cosa
esso 13. erano 241.
Comuni fi) in Italia sul finire del Corpus juris Giustinianeo 101.
secolo X 392. Corrado duca della Francia Orien
Concilio tenuto da S. Paolino in tale fatto re di Germania 312; sua
Forogiulio, quando e che cosa vi morte 344.
fu trattato 242. Corrado re di Borgogna 334.
Concilio di Mantova: in esso fu defi Co ri e del Ducato 343.
nito anche sulle vertenze, di prima Corti e Cortine, cenni su d'esse 197.
zia tra il patriarca d' Aquileja e di Curvolo duca del Friuli 179.
Grado a favore dell' Aquilejese 289. Coslant! imperatore pubblica il suo
Concilio di Ticino, ossia di Pavia 301. Tipo sulla qnistinne delle due vo
Concilio di' Ravenna: cenni 312; in lont in Ges Cristo 150; viene in
questo si risolsero pur anche le Italia e sua condotta cost 154;
differenze tra Pietro patriarca di sua morte 159.
Grado ed Orso doge di Venezia Sii. Costantini, famiglia 240.
Concordia colonia romana 10; a che Costantino imperatore , sue nozze in
trib ascritta 16; distrutta da At Aquileja 43; muove contro Massenzio
tila 7! e 80; il suo vescovo ottiene 45; passa per Aquileja 47 e 48; sua
tutta la giurisdizione tra il Li- divisione dell' Impero 48; sue leggi
venza e il Tagliamento 390 ; cenni quivi emanate 47 e 48.
m d' essa 68. Costantino Pogonato imperatore 159.
Confini dell' Impero d'Occidente e di sua venuta in Italia e perch 160;
quello d'Oriente in Italia a' tempi sua morte 171.
di Carlo Magno 256. Costantino Copronimo associato al
Conone pontefice 172; stia morte 172. trono 184 e, 185; diviene imperato
Consacrazione de' t'escori di Milano re 198; fugge 198; viene e fa accie-
e d'Aquiteja da chi facecasi 62 e 63. rare Artabasto e Niceforo 200; sua
Consolari 52; consolari comizii 53. morte 2-27.
Conlarini Marino patriarca di Gra Costantino figlio di Leone IV regna
do: vedi Marino Contarini. sotto la tutela della madre 233 ;
Come del Palazzo , cenni 339 ; conte impera salo 238 ; viene spogliato
palatino chi fu il primo 355. del trono ed accieeato -'tri.
Conte del Friuli da chi istituito 364. Costantino Porfirogcnito imperatore
Contea dei Friuli , cenni su di essa de' Greci in unione ad Alessandro
36*. suo zio 352.
20*
AH)
Costantino li dei-asta la Provincia Diocesi d'Aquileja, suoi confini con
aquilejcse 49; sua morie 49. quella di Salzburgo 268.
Costantino pontefice 180; muore 18-2. Diocleziano imperatore in Aquileja e
Costantino pseudo pontefice 217. sue crudelt 36; incendia le memo
Costanzo imperatore 49 alle 52. rie e libri delle chiese cristiane 36.
Costituzione (/' Italia nel secolo Vili Diodalo pontefice 134.
223. Diodato maestro de' militi governa
Costumi tu Friuli sotto i Romani i Veneziani 197; fatto duca o doge
38 alle 45; sotto i Longobardi, cen di Venezia 200; sua morte 208.
ni 162; costumi de' Franchi 235 Diomede, suo tempio in Friuli, ove 2.
alle 238. Dionisio pontefice romano 32.
Crescenzio, vedi Cencio. Diplomi imperiali nel secolo X : in
Criminale procedura sotto Carlo Ma essi non si usavano le firme de' no
gno in Italia 250. bili testimoni! 380.
Cristiani sotto Costantino godono pa Discoverlini, famiglia 210.
ce 47; persecuzioni a cui furono Dittatura ottenuta in Roma da Ce
soggetti 59. sare, quando 16.
Cristoforo patriarca di Grado 171. Divinit aquilejesi 22.
Cristoforo usurpa il Papato 340 ; Divisione dell' Impero romano fatta
tiene cacciato 341. da Costantino 48 e 49 ; fatta da
Cronache nostre patriarcali 351. Teodosio 6.
Cuniberto associato al trono d'Italia Divisione della Chiesa d'Aquileja da
169; diviene re 172; sua morte 175. quella di Grado 127.
Curia 90. Divisione dilla sua Monarchia fatta
da Carlo Magno 260.
Doge (il) di Venezia comincia ad in
titolarsi duca di Dalmazia 396.
Dagoberto re de' Franchi fa compi Domenico Leone, maestro de' militi
lare le leggi 142 ile' Veneziani 192.
Dalmazia sotto l' Impero d'Occidente, Domenico abbate del monastero d'Ai
a' tempi di Carlo Magno 256; in tino: viengli rifiutala dal patriar
vasa da Lindevilo 284 ; poscia di ca di Grado la elezione in vescovo
pende in parie dall' Impero d'Oc di Torcetto 312.
cidente 307; sua dedizione ai Ve Domenico Tribuno patriarca di Gra
neziani 395. do 341; sua morte 341.
Damaso pontefice romano 53. Dominio temporale de' papi 207.
Danaro, modo di stimarlo a' tempi Donna (la) tua condizione sotto i
di Carlo Magno 261. Longobardi 163.
Darmelo, famiglia 275. Donalo patriarca di Grado 184/ sua
Decime (/e) 243. morte 190.
Desiderio re de' Longobardi 208 e Donato (SJ e compagni: i corpi di
209; non ritorna le promesse citt questi santi martiri da chi portati
al pontefice, va contro Benevento e alla chiesa di Cicidale 339.
danneggia la Pentapoli 21 o; mo Donazioni alle chiese vengono per
lesta il Clero e il Popolo dell'Istria messe 48.
219; occupa citt e beni della Chie Dono pontefice 168; sna-morfe 169.
sa romana 220; gli viene tolto il Dono li pontefice 378; sua morte 379.
Regno da Carlo Magno 223; man Dole a' tempi de' Longobardi 163.
dato prigione in Francia colla mo Dromoni, erano navigli 97.
glie 223. Ducati () e te Contee sotto i Longo
Dieta in Pavia per l'elezione del nuo bardi erano piuttosto governi che
vo re a" Italia 308. feudi 137.
Digesto 101. Ducalo del Friuli da chi istituito
Diluvio, o grave inondazione nella 110; sua estensione 178 e 179; cen
Venezia e Liguria 119. ni su d' esso 221 ; sua importanza
411
227; ridotto a nuovo regime 22R; cano nell'ultimo seno dell'Adriati
viene unito al Regno di Francia co 7.
229; fin dove ettendevati 3-24; fu Engel fredo patriarca d'Aquileja 362.
dato a Gualfredo 334; forno in Enrico duca o marchese del Friuli
possesso di Berengario 335 ; vien 238; batte gli Unni 239; pugna con
dato a Sigeberto 339; i patriarchi tro i medesimi, assedia Ringo loro
d'Aquileja ne divengono interamen capitale, la prende, ne esporla i
te padroni .185. tesori in Aquisgrana 242 ; muore
Ducalo romano infestato dai Sara 244.
ceni 311 e 312. Epifanio patriarca di Grado 132.
Ducee longobarde, donde denomina- Epilogo delta prima epoca 85 alle
vansi 132. 87; della seconda 2-24 alle 226; della
Duchi, conti, marchesi sotto Carlo terza 325 alle 3-27; della quarta 397
Magno 239. alle 399.
Duumviri navali romani 14. Era volgare, quando gli storici co
minciarono a contare gli anni della
medesima, e cosi i cronologi 203.
Eraclea quando credesi fondala 144.
Eberardo o Everardo (S.) marchese i.i ,ii lenii,! imperatrice 143.
del Friuli 295; ospita il monaco Eraclio imperatore 141 ; 'sua morte
Golescalco 3oi; mandato ambascia 143.
tore in Ulma 304; fa il suo testa Eraclio Costantino imperatore 143.
mento 306. Erbatico cosa era 314.
Ecclesiastici, dovevano vestir armi e Mi ih, nino cenni su d'esso 258.
recarsi alla guerra 286 ; loro pro Ermacora (S ) primo vescovo d'Aqui
cedere sulla met del secolo IX 300; leja: cenni i e -20.
quando fu loro proibito di passare Ermanno di Franconia primo conte
a seconde nozze 366; loro avarizia palatino 355; presenta Ucrcngario
nel IV secolo 59. Il al re Ottone il Grande 355.
Edilio rigoroso di Lodovico 11 im Ermengarda moglie di Lodovico il
peratore risguardante la leva mi Fio imperatore chiama in Francia
litare 305 e 306. il re Bernardo 2no ; si crede abbia
Educazione sotto i Romani 60. cooperato alla di lui condanna 280
Egida, castello 94. e 281; sua morte 281.
Elefantiasi morbo 134. Ermengarda moglie di Adalberto mar
Eleiilcrio esarca 135; tratta di usur chese a" Ivrea, suo carattere e sua
pare l' Impero, ma ucciso 136 e influenza presso il re Rodolfo 348 ;
137. maneggia per il fratello Ugo onde
Elezione de' papi 172. farlo re d'Italia 348.
Elezione de' re d'Italia quando co Ermete chiamato il Pastore : cenni
minciarono a farla i magnali Ita su d' esso 24.
liani 310; differenze fra il pontefice Erode re delta Giudea viene in Aq iti
e l'arcivescovo di Milano per ci 313; li ja ad oggetto di ritrovare Augu
diritto di eleggerli ed incoronarli sto Imperatore 18.
nel secolo IX a chi spettava 33o. Eiulfo consacrato in vescovo di Man
Elia patriarca d'Aquileja 114; fa co tova e da chi 286.
struire la chiesa di S. Eufemia in Esarcato di Raienna, suo fine 205.
Grado 115; convoca un Sinodo in Eserciti de' Romani: cenni 65.
quella citt 115; fa erigere S. Pie Estimatori pubblici riguardo ai beni
tro d'Orio e barbami 118. delle chiese quando erano in uso
Eliodoro (S.) vescovo d'Aitino 51. 391.
Emilia (vta) 10. Euganei fra i primi abitatori del suolo
Emiliano patriarca di Grado 203. Friulano 1; loro nome si confonde
Emona 65. con quello de' Veneti 1.
Eneli e Trojani sotlo Antenore sbar Eugenio usurpatore dell' Impero 68.
112
Eugenio pontefice 152; sua morie 152. Feudo 267.
Eugenio li pontefice 280; sua morte Filippico imperatore 180; viene de
288. posto 181 e 18-2.
Eusebio pontefice romano 45. Finimondo /ubbie di) quando turba
Eutichiano pontefice romano 35. rono la quiete d'Italia 396 e 397.
Eutichio ultimo degli esarchi 204. Firmino vessavo di Trieste 126.
Evaristo pontefice romano 22. Florenzin monaco aquilejcse 54.
Evino duca di Trento 118. Flotta de' Greci a guardia del golfo
Evo-media suo principio 4. Adriatico 307.
Exeunle, Infrante; modo di adope Fodero [il] era una contribuzione:
rarlo nel rilevare i giorni del me cenni sulla medesima 292.
se nelle date cronologiche 392. Foliano luogo in Friuli donato al
Patriarcato d'Aquileja 375.
Formoso pontefice 333; sua morte 335;
suo cadavere come trattai 334.
Fabbriche antiche 63 e 3i0; al tem Forno castello nella Carnia donato
po de' Longobardi 188. aU' Abbazia di Sesto 232.
Fabio pontefice romano 30. Foro o mercato in Forogiulio isti
Faderfio 1C3. tuito da Cesare 15.
Fagagna castello donato al patriarca Forogiulit'Si milizie non combattono
d'Aquileja 384. contro il re Cuniberto nella batta
Faide [te) 108. glia datagli da Atachi 172 e 173.
Falsari! di carte, titoli e diplomi 383; Forogiulio, Sila erezione 15. diviene
Famiglie molle vengono ad abitare colonia romana 15 ; distrutto di
in Friuli 96. Attila 80; preso da Alboino HO;
Fa ira castello con le sue pertinenze sua preminenza nella Provincia
donato a Rodouldo patriarca a" A- ilo; comincia a eh amarsi Austria
quileja e da chi 37i. Ho; suoi cenni 129; preso e distrut
Fastraiia diviene moglie di Carlo- to dagli Acari 130 ; sua chiesa di
Magno 235; sua morte, suo carat S. Gl'oc Battista restaurata 180;
tere 841. Carlo-Magno fa qui conoscenza con
Fedelt, cerimonia dell'infeudare 269. S. Paolino 228; r* istituisce nuovo
Federico patriarca d' Aquileja 339 ; regime per il Friuli 228; concilio in
si balte contro gli Ingiuri sotto esso tenuto dal patriarca S. Pao
Leopoii, ma costretto a fuggire 345. lino 242; una parte de' tesori di
Felice pontefice romano 34. Carlo-Magno vengono da lui te
Felice II pontefice romano 51. stati alla chiesa metropoli lana di
Felice III pontefice romano 90. Forogiulio 273; sua pubblica scuo
Felice IV pontefice 9. la 290 e 291.
Felice patriarca iT Aquileja 151. Fortezze, nel secolo IX, come fabbri-
Felice Cornicola maestro di militi cavatisi, e quali armi adoperatati-
governa i Veneziani 195. si negli assedi! per abbattere te
Ferdolfo duca del Friuli 174; va con mura delle stesse 294; quando fab-
tro gli Schiavi 177; sua morte 178. bricaronsi molte in Italia e per
Ferquido 163. ch 343.
Feudale governo: cenni su d'esso 362. Fortificazioni antiche 63 i 333.
Feudalismo; cenni 370. Fortunato vescovo d'Aquileja 39.
Feudalit 267. Fortunato patriarca di Grado e po
Feudatarii (i) nei IX e X secolo 319; scia d' Aquilcja spoglia le chicu
loro contegno 338. gradese e dell'Istria e si ripara in
Feudi; cenni su d'essi 137 ; t feudi Cortnons 138 e 139.
sotto Carlo-Magno e suoi successo Fortunato degli Antinori vescovo di
ri 266 alle 271; quando sussisteva Trieste 238.
gi l'eredit dei feudi 309 ; feudi Fortunato da Trieste patriarca di
della corona 270. Grado 256 ; interviene alle Diel'
4J5
nell'Istria 26o; dalla Francia ove giato dagli Acari 129 e 156; infe
erasi ricoverato ritorna in Italia e stato dagli Schiavi 183; sua pace
perch 260; gli riesce di ritornare a tempo di Calisto patriarca 212;
alta sua sede di Grado, ma ripassa cenni sul suo Ducato 221 ; passa sot
in Francia per timore de'Ureci 262; to i Franchi 227; assoggettalo a
maneggia la pace tra Niccfaro im nuovo reagirne sotto Carlo Magno
peratore e Carlo-Magno 2C6; ottie 22; depredato dagli Unni- Acari
ne all' Istria il diritto di eleggere 237; sua popolazione nel principio
le sue magistrature 284; sua fuga del secolo IX come composta 246;
sotto i Greci e perch 285 ; sua danneggiato orribilmente dagliUnni
morte 286 e 287. 256; sua quiete sotto il duca Bal-
Forlunaziano vescovo d'Aquileja 49. derico dopo vinto Lindevito 285;
Fosio patriarca di Costantinopoli 303 scorso e danneggialo dagli Schiavi
alle 305. 296; infestalo ne' suoi confini di
Francesi chiamali in Italia dal pon terra dai medesimi 296 ; guerra qui
tefice contro il re Astolfo 205 alle vi sostenuta dall' imperatore Lodo
207; loro venula e pace vergognosa vico II contro gli Schiavi 304; Me
chiesta da quel re 207; tornano in ne invaso dagli Ungheresi 337; pre
Italia e ne divengono padroni 222. so armata mano da Rodolfo re di
Franchi : cenni su d' essi 234 ; loro Borgogna 346; in esso i' impera
costumi ed usi 234 alle 238 ; loro tore Berengario raduna un esercito
leggi da chi fatte compilare 142 e 346; infestato dai Veneti nei Porti
143; governo e leggi dei medesimi del suo patriarcato 351; dato a Be
237; la loro Monarchia sente gli rengario marchese d' Ivrea 352 ; il
effetti della sua decadenza 289. commercio veneto quivi vietato da
Frea 163. quel doge 356; possa sotto Arrigo
Freddo intenso 216, 273 e 304. duca di Baviera che ne diviene suo
Friulani sullo Cadolaco loro duca as marchese 364; nella sua maggior
salgono i confini de' Veneti, e fu parte passa in possesso del patriar
rono i primi cimenti militari fra cato d'Aquileja 374; suo governo
queste due bellicose nazioni 265; sotto gli Ottoni 375.
battono sotto lo stesso duca gli Un Frugifero vescovo di Trieste 99.
ni e gli Schiavi e ti costringono alla Fulfrcal 164.
pace 269 e 270; godono quiete sotto
BaUlcrico dopo vinto il duca Lin-
deviio 285; vendono vessati colla
proibizione del commercio de' Ve Gaidoaldo duca di Trento 125.
neti in Friuli, fatta dal doge ve Gallono in Aquileja 29.
neto e perch 356. Galla usurpa il dogato de' Veneziani
Friuli era compreso nella Gallia 208; orbato e cacciato dal Popolo
transpadana 14; saccheggiato dalle 209 ;
legioni di Ottone imperatore 22; Galli Cenomani *' impossessano di
fi converte al Cristianesimo 22; de varii luoghi, ed anche della Cor
vastato dai Marcomanni 24; quan niola 8.
do ti denomin Provincia Aquile- Galli Carni; contro essi i Romani
jese 29; possa dal dominio noma spediscono un' armala in Aquileja
no sotto Odoacre 88; gode pace 92; io; invadono la Venezia in numero
passa sotto leodorico re de' Goti di 12,000 e vi fondano un forte io;
e gode pace 94 e 95; suoi bo vengono soltomcssi dui Romani 12;
schi da fabbrica 95; molle fami loro situazione 12.
glie vengono a stabilirsi in esso 96; Gallia (la) Cisalpina e la Transpa
sua carestia 100 ; passa sotto i Lon dana ottengono la cittadinanza Ro
gobardi 109; la sua porzione set mana 16; la Cisalpina dichiarata
tentrionale padroneggiata da' Fran libera 17 ; viene divisa in dieciselle
chi 103; suo Ducalo 110; danneg Provincie, quando e da chi 23.
414
Gallo, Cajo Cornelio, cenni su di Giovanni IX pontefice 336; sua mor
esso 18. te 338.
Garibaldi) duca di Torino tradisce il Giovanni X pontefice 344; chiede soc
re Godeberto 154. corso a Berengario contro i Sara
Garibaldi) figlio di Grimoaldo fatto ceni 344; tiene fermo contro Ma-
re de' Longobardi 162. rozia e Guido duca di Toscana
Gaudenzio vescovo di Trieste 170. 349; viene imprigionato e sua mor
Gazo o Gajo {Badia di) sul Veronese, te 349.
immunit e protezione sovrana ac Giovanni XI pontefice 351; sua mor
cordatale 349. ie 353.
Gelasio pontefice romano 94. Giovanni XII pontefice 365; chiama
Germania {Regno di) da chi fondato Ottone il Grande in Italia 367; e
307; diritto de' suoi re sull" Italia lo incorona imperatore 367 ; eiene
3fi3; passa in loro l' Impero ro deposto 368; sua morte 369.
mano 367. Giovanni XIII pontefice 371; sua
Gerolamo (S.) parte per V Egitto 54. morte 378.
Geraldo conte della Corintia cade in Giovanni XIV pontefice 388 ; sua
sospetto di favorire il partito de' morte 389.
Bulgari 287. Giovanni XV pontefice figlio di Leo
Gepidi, esercito di essi viene man- ne 390; sua morte 395.
dato nelle Gallie 97. Giovanni pontefice figlio di Roberto
Giannuario vescovo di Aquileja 77. 389.
Giapido condutture degli Ettoli sbar Giovanni Filigato antipapa 395; co
ca alle spiaggie del Timavo, s' im me fu trattato 396.
possessa di quella contrada e le d Giovanni abbate patriarca d' Aquile
il suo nome 7. ja [ossia Giovanni I) 128.
Giapidi, cenni su d'essi 7; sottomessi Giovanni II patriarca d' Aquileja
dai Romania; guerra fatta loro da 155.
Cesare 17; loro citt capitale, ed Giovanni III patriarca a" Aquileja
altre citt 17; saccheggiano Trieste 170.
15. Giovanni IV patriarca d' Aquileja
Giapidia, da chi prese il suo nome 7. 389; ottiene la conferma degli an
Giorgio prete veneziano fabbricatore tichi diritti della sua Chiesa 392.
di organi 288. Giovanni da Trieste patriarca di
Giorgio Andreardo patriarca di Gra Grado 210; sue differenze col pa
do Zo. triarca di Aquileja 213 e 219; sua
Giovanni primicerio de" notai usur morte infelice 252.
patore dell'Impero 75; preso in Giovanni patriarca eletto di Grado,
Ravenna e decapitato in Aquileja 75. ma vi rinunzia 287.
Giovanni pontefice 99. Giovanni I vescovo di Trieste 191.
Giovanni II pontefice 99. Giovanni II vescovo di Trieste 2)0.
Giovanni III pontefice 107. Giovanni III vescovo di Trieste 361.
Giovanni IV pontefice 143; sua ca Giovanni vescovo di Belluno, sue de
rit, sua morte 145. ferenze co' Veneziani 394.
Giovanni V pontefice 172; sua morte Giovanni esarca di Ravenna 132.
172. Giovanni detto Platyn esarca di Ra
Giovanni VI pontefice 176; sua mor venna 472.
te 176. Giovanni detto Rizocopo esarca di
Giovanni VII pontefice 176; sua mor Ravenna 180.
te 180. Giovanni doge di Venezia, il primo
Giovanni Vili ponte/ice 308; solleci fra' dogi ad essere collega nel Do
ta Carlo il Calvo a difendere il gato 232; morto il padre regna solo
Ducato Romano invaso dai Sara 235 e 236; sua fuga 253.
ceni 311; sua morte e giudizio su Giovanni Partecipazio doge de' Ve
lui 318. neziani 291 ; riene cacciato 295;
415
ritorna al governo 295 ; congiura Giustizie, sotto questo nome che be
contro di lui, etiliato in Grado, ni $' intendevano 212.
lo si costringe a farsi chierico e Giusto prete, legato de' dogi di Ve-,
quivi muore 296. nezia agli imperatori Lodovico e
Giovanni fin li o di Orto doge di Ve Lotario, ottiene V esenzione dei
nezia associato al Dogato 312; re beni della Chiesa di Grado nel Re
tta successore al padre 317 ; sua gno d' Italia 287.
morte 330. Godeberto re de' Longobardi regna
Giovanni Fabriciaco maestro de' mi sulla met di quel Regno diviso da
liti governa i Veneziani 199. Ariberlo suo padre 152; differenza
Giovanni duca dell'Istria 238; man con suo fratello Bertarido 153; te
dalo a quel governo da Carlo Ma ne ucciso e da chi 153 e 154.
gno e sue estorsioni col 259. Golfo Adriatico, flotta de' Greci a
Giovanni (S.), chiesa in Cividalc da guardia del medesimo 307.
chi falla fabbricare 194; due chie Gorizia, territorio che in seguito
se dedicale a questo santo erano form la Contea, quando fu tolto
in Cividale, una fatta restaurare all' Italia 355 e 361; suo pago (di
da Pemmone, e V altra eretta da stretto, vallala) da chi tenuto 381.
Calisto 186, 194 e 195. Gotescalco monaco si trattiene con
Giovanni (S.) ospitale in Cividale Eberardo marchese del Friuli 301.
donalo alla Chiesa d' AquiUja 250. Goti (i) entrano in Italia 69, cenni
Gioviano Ipato governa iVenezianii9%. sui medesimi 70; loro guerre con
Giovino colle armate devasta t con tro i Greci loi.
torni d'Aquileja 52. Goti fredo duca, sua morte 345,
Giudizii di Dio, cenni su d'essi 142. Governi municipali 89.
Giulia moglie di Tiberio imperatore Governo romano in Friuli 84.
partorisce in Aquileja 18. Governo de' barbari 90 ; governo
Giuliano ultimo imperatore romano feudale, cenni su d' esso 362 ; go
idolatra 76. verno del' Friuli sotto gli Ottoni
Giulii famiglia 240. 375.
Giulio Comico, sua erezione 17; Gradenigo famiglia 184.
cenni" su d' esso 17 ; appartenente Gradenigo Giovanni patriarca di
alla seconda Rezia 23. Grado 341; sua morte 342.
Giulio pontefice romano 49. Grado, suoi principii 73; vi si pongono
Giurampnlo (il) 383. quivi in riparo i tesori della chie
Giurisdizione della Chiesa aquilejese sa d'Aquileja 77; aumenta di po
tiene accresciuta 53 ; quale la pri polazione 113; t Forogiuliesi et
ma giurisdizione de' castelli in toro patriarchi si riparano in esso
Friuli 345. 114; sua chiesa di S. Eufemia 81 e
Gius Latino 13. 115; afflitto dalla peste 1*1 ; sac
Giustino, usuili Giustiniano impera cheggiato dai Veneziani 252; resta
tore perseguila gli Ariani 99; fa sotto l' Impero Greco 256; Carlo
compilare le leggi 99; aggiunta Magno testa una parte de' suoi te
alle medesime 100. sori alla sua chiesa metropolitana
Giustiniano II imperatore 171 ; de 273; Fortunato 11 suo patriarca
ironizzato ed esilialo 174; ricu lascia a questa chiesa molti ricchi
pera il trono 177; sua morie e giu arredi 286 e 287 ; molte sue chiese
dizio intorno a lui 180. rifabbricate perch e da chi 287 ;
Giustiniano Partecipazio doge de' Lodovico e Lotario imperatori con
Veneziani, e primo collega al pa cedono alla sua Chiesa l' esenzione
dre nel Dogato 289 ; sua morte, de' suoi beni siti nel Regno d' 1-
suoi legati 291. talia 287 ; viene essa assoggettata
Giuslinopoli 94; sua origine 94; ri alla Chiesa Aquilejese 289 ; as
dotta a pagar censo a Venezia 354; saltalo da' Saraceni 312; pace
fa pace co' Veneziani 380. fra la sua Chiesa e quella d'Aqui
4IG
leja 314; nuove questioni fra le Gualfredo duca del Friuli, vedi Wal-
medesime 351; saccheggiato da Lu fredo.
po duca del Friuli 155; assalito Guerre de' Greci contro i Goti, loro
da Lupo II patriarca d' Aquileja principio 101.
355; cenni su d' esso 356; la sua Guido duca di Spoleto disputa ar
Chiesa fatta metropoli di tutta mala mano la corona d' Italia a
la Venezia 373; viene rifabbricato Berengario 330 ; lo vince in una
394. nuova battaglia 330; si fa eleggere
Grammatica f V insegnamento della) a re d" Italia 332; rime incorona
?uali sludii comprendeva nel secolo to imperatore 332; sua guerra ac
X in Italia 291. canita con Berengario 333 ; sua
Grasulfo presiede al Ducato del Friu morte 334.
li 136; sua morte 152. Guido duca ili Toscana , suo fatto
Gravezze de' sudditi quando accre contro il pontefice Giovanni A 349.
sciute sotto i Romani 6*1.
Greci battuti dai Veneti sulle spiag-
gie della Venezia 9 ; loro guerre
contro i Goti 101: cessano di do Iconoclasti 186 e 191.
minare in Roma 205. Idioma romn;(i 247; cenni su d'es
Gregorio I papa sente ai vescovi so 29.
a" Italia contro l'editto di Autori Idolatria de' Longobardi 163.
12o; sua morte 126. Iginio pontefice romano 23.
Gregorio II pontefice 182; sua morte Ignoranza (l'i e te guerre civili di
190; fu il primo papa indipendente sperdono in Italia le antiche me
190. morie 161 e 162.
Gregorio III pontefice 190; sua mor Diario (5.) vescovo d'Aquileja 34.
te 199. Ilaro o Ilario pontefice romano 81.
Gregorio IV pontefice 289; fa fabbri Ildegarde moglie di Carlo Magno
care la citt di Gregoriopoli nel d alla luce i suoi due figli Lota
sito a" Ostia 2-J4; sua morte 299. rio e Lodovico 233; muore e lascia
Gregorio V pontefice portava prima tre figlie e tre figli 234.
il nome di ISrunone, parente e cap Ildebuldo re d'Italia 102; vince Vi
pellano di Ottone 395; viene scac taliano generale di Giustiniano 102.
ciato 395; rimesso al Pontificato Ilprando o Ildebrando re de" Lon
396; sua morte 396. gobardi 192; resta al governo de'
Gregorio reseoro di Trieste 182. suoi popoli 200; viene spogliato del
Gregorio esarca di Ravenna 158. trono 201.
Grimaldi) duca o marchese del Friuli Illustrissimo, nobilissimo, [titoli di)
345. loro importanza nel secolo IX 324.
Grimoaldo figlio di Gisulfo duca del Imellruda figlia di Grimalda dona
Friuli fugge col fratello a Bene la corte di Daula all' Abbazia di
vento 136; dirige con lui quel Du Sesto 348
cato 145; rune fatto duca di Be Immagini sacre, viene vietato il loro
nevento 148 e 149; uccide Godcber- cullo e da chi 188 ; infierimento
to e diviene re de' Longobardi 153 contro le stesse 205; seguita la lo
e 151; come tratt egli col re Ber- ro persecuzione 2J4 ; viene rimesso
t arido 156 e 157; sua crudelt 158 il loro cullo 299.
e 159; aggiunge delle leggi al co Imperatori romani, loro residenze in
dice di Rotori 159; sua morte e in Aquileja 26 e 32.
cenni su lui 162. Imposte sotto i Romani nella Vene
Grisogono II rescovo d* Aquileja 36; zia 36.
e Grisogono Bisantino 37. Immunit, cenni su d' esse 239.
Grisogono monaco d' Aquileja 54. Impero {l'J romano passa nei re di
Groagno, casletto donato al Patriar Germania 367.
cato d' Aquileja 384; cenni 384. Indizione, suo principio 46 e 320.
417
Iufeuclazioni inferiori , otsia sotto renio, da chi consacrata 370 ; an
infeudazioni, cenni 271. cora sotto g' imperatori d' Occi
Innocenzo pontefice di Roma 70. dente 380.
Interrisas, castello sotto Cormons Italia afflitta da gravi malanni 81;
donato al patriarca d'Aquileja 382. suo (aio alla venula de' Longo
Intrante, !..ri-unte; modo di adoperar bardi 108; tristi suoi tempi sotto
lo nel rilevare nelle date i giorni Giustino e Teodorico, quando e per
a" un mese 392. ch 99; afflitta da celesti infortu
Investitura feudale 270; fon giuri nio 107; sua devastazione 114; sua
sdizione, quando ebbe principio in pace sotto Agilolfo 133; cosi sotto
Friuli 374. Teodolinda Vii; sua triste condi
Ipato [titolo di} 2oo. zione sotto i Greci 134 e 135; sua
Irene moglie dall' imperatore Leone pace sotto Rotori 147 ; e sotto Cu
IV d alla luce il figlio Costanti niberto 174; gode buon governo
no 219; regna 233; congiura contro sotto il reggime de' Longobardi 180;
il figlio 214; regna nuovamente 244. suo stato nel 728 189; desolata dalle
Irprando, nome che entra nella serie truppe di Carlo Magno 223; sua
dei duchi Longobardi in Friuli costituzione nel Vili secolo 223 ;
203. gode tranquillit 234; soffre gran
Isacco esarca di Ravenna 145; sua de carestia 240 ; prova tempi di
morte 147. pace e si rinnovano le chiese di
Isola, piccola citt dell'Istria donata Roma 244: sua amministrazione
a Vitate Candiano 378; comprata sotto Carlo Magno 251 alle 255;
da Rodoaldo -patriarca d'Aquileja suoi confini tra i due Imperi di
380. Occidente e di Oriente 256 ; soffre
Isonzo fiume 95. freddo intenso 257; gode buon go
Istituti per infermi, fanciulli esposti, verno sotto il re Bernardo 278 ;
vecchi e poveri, erano usati in I- ebbe a nuovo re Lotario poscia
talia nel secolo IX 297. imperatore 284 e 285; sua pace in
Islri fanno man bassa sul territorio torno alta met del secolo IX 300,
d'Aquileja 9; battuti dai Romani e dalla parte d mare desolala dai
sottomessi li; cenni imi loro anti Normanni 304 ; gode pace 304;
chi costumi 11- prova rigorosissima leva militare
Istria, infestata dall' esercito di Au- sotto l' imperatore Lodovico l 305
tari 118; invasa e danneggiata dai e 306; quando cominciarono ad e-
Longobardi, Siaci ed Acari 125 e leggerne i re i suoi magnati 310 ;
132; presa dal re Astolfo 205; af si cingono di mura e si ordinano
flitta nel suo Clero e Popolo da De le sue citt 319; suo stato nel se
siderio re de' Longobardi 219; in colo IX peggiore d' ogni altro 319;
parte appartiene a' Greci 233; con soffre per la venuta di Arnolfo 334;
quistata dal re Pipino 238 ; aveva sottoposta a tre re ed un impe
il suo duca 238; resta sotto l' Im ratore 334; gode qualche anno di
pero d' Occidente 256 ; estorsioni pace 336; viene invasa dagli Un
fattele dal suo duca Giovanni 259; gheri 337 e 341; erige castella e
Dieta per riparo alle medesime 260; fortifica citt per concessione so
sue chiese restituite alla giurisdi vrana a riparo degli Ungheri 342
zione del patriarca di Grado 259; e 343; gode pace nell'interno per
diritto di eleggere le sue magistra il reggime di Berengario 343 e
ture, da chi ottenutole e da chi 345; riperduta per cagione di al
concessole 284; vengono assoggettati cuni scellerati suoi marchesi 3*6;
i vescovi e le sue chiese al metro iene depredala dagli Ungheri 346;
polita aquilejese 302; dipendente che ritornano richiamali dall'impe
dall' imperatore d' Occidente 307; ratore Berengario 347; suo stalo nel
suo marchese 352 ; si pacifica coi secolo X 349 ; continua ad essere
Veneziani 35'i; sua chiesa di Pa infestata dagli Ungheri 353; afflil
li
418
ta nuovamente ai medesimi 363; di Legislazione Longobarda, cenni 146.
ritto dei re diGermania su d'essa 303; Letnigio esarca di Ravenna 128; sua
prora il ripassaggio degli Ungheri morte 134.
364; maltrattata dall' aspro gover Leone (S.) papa, sua lettera al ve
no di Berengario II 366; sua stato scovo a" Aquileja, e a quello di Ai
sotto l' imperatore Ottone il Gran tino 77.
de, cenni 37o; perch non alz al Leone II pontefice 171; sua morte 171.
tro sovrano nella lunga assenza Leone III pontefice 242; congiura con
del giovinetto Ottone III 391; grave tro di lui 245 ; si ripara presso
carestia patita 393. Carlo Magno 246; ritorna trion
Italiani, popoli di terra ferma, loro falmente in Roma 246 ; sua morte
stato e condizione nei secoli Vili, 279.
IX e X 189; quando divennero ter Leone IV pontefice, cenni intorno a
ritorialmente liberi 197. lui 300; sua morte 302.
Jus Quiritium, in che consisteva 15. Leone V pontefice 340.
Jus Zatti o Gius Latino, in che con Leone VI pontefice 349 ; sua morte
sisteva 13. 350.
Jus Armonia! che cosa era 351. Leone VII pontefice 353; sua morte
354.
Leone Vili antipapa 368, sua morte
371.
Lamberto figlio di Guido imperatore Leone patriarca d'Aquileja 346; tie
viene associato all' Impero 333; sua ne ucciso 346.
pace con Berengario 335; sua mor Leone vescovo di Tritste 258.
te 336. Leone Isauro imperatore associa il
Landone pontefice 314 ; sua morte figlio Costantino Copronimo 185 ;
314. sua morte 198.
Laudari duca del Friuli 169. Leone figlio dell' imperatore Copro
Latinecnild che cosa era 162. nimo viene associato all' Impero e
Laudano, Lauriana, luogo in Friuli coronato 203.
ove il duca Pemmone vinse gli Leone Armeno imperatore 277; tiene
Schiavi 183 e 184. trucidalo 284.
Lavai iano villaggio donato a S. Pao Leone IV imperatore marito ad Irene
lino patriarca d'Aquileja 23-2. regge l'Impero 227; sua morte 233.
Lazzaretti fabbricaronsi in Italia per Leone imperatore de' Greci, figlio di
cagione della lebbra 134. Basilio 323; sua morte 342.
Lebbra [la) affligge l'Italia, e ripari Leonzio imperatore 174; viene detro
per la medesima 134. nizzalo ed esiliato 175.
Leggi de' Longobardi raccolte e fatte Leproso, fico o borgo in Friuli, be
pubblicare da Rotori 145 e 146; ni in esso situati, donati all'Ab
aumentate da Liutprando, cenni bazia di Sesto 262
182, 184 e 185; viene pubblicato il Letterati Friulani del secolo IV 70 ;
TI libro delle medesime 187; cenni del secolo Fili 248.
188; fulle compilare dal re Rachis Letteratura nel secolo X in Italia
202; le pubblica, cenni 202. 376.
Leggi de* Franchi da chi fatte com Lettere, loro stato sotto i Longobar
pilare 142 e 143; alcune di Carlo di 170 e 174; e sotto altri 234.
Magno 243, 249, 250, e 251; leggi Leticai i famiglia 240.
repressive del medesimo 249 alle I.ciliari e Buccellino vengono in Italia
251. con esercito d'Alemanni 104.
Leggi in Italia sotto la dominazione Leva militare rigorosissima attivata
romana 34; di Costantino 47 e 48. da Lodovico 11 imperatore 305 e
Legioni romane di quanti militari 306.
erano composte 1 5; tre legioni con Levizzone vescovo di Cremona ebbe
dotte da Cesare in Aquileja 15. in affittanza beni del Patriarcato
419
d'Aquileja posti fra V Adda e, l' 0- matrimonio e con chi 243; dichia
lio 377. rato imperatore ed incoronalo 278;
Liberi uomini 245. detto il Pio ed il Bonario , regna
Liberio pontefice romano 51. solo, meno in Italia 278; suo buon
Libunii.i; Cesare assedia Scttovia sua governo 280; guerreggia e sottomette
capitale 17 ; resta sotto l' Impero i Brettoni 286 ; trattato male dai
d' Occidente 256. figli 294; muore di cordoglio 297;
Lidi adriatici, turo stato sotto i Ro e lascia io Stato tra le dispute dei
mani e poscia 18. figli 297.
Lidi (i) del Mediterraneo infestati or Lodovico II (t'ilo di Lotario im
ribilmente dai Saraceni 301. peratore viene fatto re d' Italia
Lindevilo duca della Pannonia , sue 299 ; incoronato in Roma a re dei
accuse contro Cadoluco all' impe Longobardi, ossia d' Italia 299 ;
ratore Lodovico 281; si ribella 281; tiene incoronato imperatore 301 ;
battuto nella Corintia da Balde- visita Venezia e tiene al santo fon
rico marchese o duca del Friuli te un figlio del doge 303 ; guerreg
283; invude la Dalmazia e la de gia in Friuli contro gli Schiavi
vasta, ma viene obbligalo a la 304; suo editto rigoroso per leva
sciarla 284; battuto dal marche militare 305; fa guerra contro i Sa
se Huldericn 284; ucciso 285, raceni 300; chiede appoggio ai treci
Linguaggio longobardo 175. per liberare dai Saraceni i Italia
Linguaggio usato dai Popoli d' Ita 300; sua morte 308.
lia al tempo dei Longobardi quale Lodovico re di Germania figlio di
era 197: e cosi dal secolo X al XI II Lodovico il Pio divide con Carlo
370. il Calvo lo Stalo di Lotario loro
Lino pontefice romano 20. fratello 307; fonda il Regno Ger
Lilhoslrata 14. manico 311; sua morte 3lo; suo
Liti, Ledi o Leudi in Francia che Stato diviso fra i tre suoi figli
cosa erano 245. 311.
Liulborto ancor fanciullo re d'Italia Lodovico figlio di Lodovico re di Ger
175; sotto la tutela di Ansprando mania, qual parte toccogli dello Sta
175; sua fuga con esso e perch I7(i; to paterno 311; sua morte 317.
pugna contro Ariberto e cade nelle Lodovico Balha figlio di Carlo il Cal
sue numi 176. vo viene incoronato a re di Fran
Liulgarda moglie di Carlo Magno cia 313.
241; sua morte 248. Lodovico re di* Protenra figlio di Bo-
Liulpnuido re de' Longobardi 181; sone chiamato in Italia viene ar
aumenta le leggi longobarde 182, mata mano contro Berengario, ma
184 185; guerreggia co' Beneven vinto retrocede 337; chiamato, scen
tani 107 e l us; ridmia al Papato il de in Italia, viene incoronalo re e
patrimonio 199; determina di con caccia Berengario 338; lo si inco
quistare l' Esarcato di Ravenna e rona imperatore 339; tiene cacciato
la l'i n la puli, ma il pontefice s in ed acciecato da Berengario 340.
terpone ed ottiene accomodamento Lodovico figlio di Arnolfo viene elet
2oo; sua morte 200. to a re di Germania 338; sua morte
Livenza, suo ponte, a cui Alachi at 342.
tende le truppe furogiuliesi e per Lombardia (la) diviene zeppa di ca
ch 172. stelli e perch 343; trovasi in con
Lncusle danneggiano il territorio di tinua apprensione degli L'ngheri
Trento 120. 344.
I. minilo o Litolfo figlio di Ottone il Longobardi, loro venuta in Italia
Grande mandato con esercito in 109; cenni intorno adesti 10; loro
Itali i e perch 36U; suoi falli 366; condotta intorno alle arti e lescien-
sud m>rle 366. ze 113; in qual modo riscuotevano
Lodovico figlio di Carlo Magno, suo il tributo dai Popoli soggetti HO e
V>0
136; governano con mitezza 136; Maestro de' militi, nuova dignit
turo Regno (liristi tra i figli di A- istituita in Venezia 192.
riberlu (unico esempio) 152; passa Magistrature romane nelle citt ita
no interamente alla Cattolica Re liane, quando incominciarono 10.
ligione 167; loro sistema politico Magnenzio battuto da Costanzo si
221; cenni sulla durata del loro ritira in Aquileja 51.
Regno ed altro 223; che cosa con Magno vescovo di Opitergio fonda E-
sertarono di straniero negli ultimi raclea 144.
tempi di loro dominazione in Ita Manganeri famiglia 307.
lia 223 Maniacc (il monte di) donalo al pa
Lorenzo detto Mauro vescovo d'Aqui- triarca a' Aquileja 382.
teja 99. Manomissione svita ti Regno de'Lon-
Lotario figlio di Lodovico il Pio vie gobardi 164.
ne fatto re d' Italia 284 e 285; co Mansi (() 332.
ronato imperatore 285; mtii dissa Mansioualico 218.
pori col padre 294; fortifica le chiu Mantova, suo Vescovato, diviene suf-
se delle Alpi e perch 296; divide il fraganco d' Aquileja 182; erezione di
suo Slato a' suoijre figli, sua mor questo Vescovado 259; consacrazio
te 302 e 303. ne di Erutfo suo vescovo 286.
Lotario 11 costretto dalla Chiesa a Marano (sinodo di) li*.
riprendere la sua prima moglie Marca (la) del Friuli da chi istituita
305; e cacciare Gualdrada 305. 229; cenni su d'essa 229; quali Pro
Lotario figlio di Ugone re a" Italia vincie comprendeva 279; rime diri
viene associato al trono 351; sua ga in quattro contee 290; chiamata
morte suo elogio 361. veronese e perch 331 ; viene sepa
Lucio Fero imperatore batte i Mar- rata dal trono a" Italia 363; asse
comanni e Qaadi nei dintorni di nnata a' principi oltramontani 363.
Aquileja 24; sua morte 25. Marca d' Aquileja separala dal irono
Lucio pontefice romano 32. d'Italia 363; assegnata a' principi
Lucio Giulio Pretore 10. oltramontani di Baviera, poscia di
Lugnani famiglia 210. Corintia 363 e 364.
Lupo o Lupone duca del Friuli 155; Marca Veronese 331; separata dal tro
sua condotta 155; si ritira in Fo- no d'Italia 363; assegnata a' prin
rogiulio 155; pugna contro Cacano cipi oltramontani 363: passa sotto
re degli Avari e muore 155 e 156. Arrigo II duca di Baviera e di Co
Lupo o Lupone abbate di Sesto ot rintia 363 e 364.
tiene concessioni alla sua Abbazia Marcano o Marquardo duca, o mar
da Lotario imperatore 292, ed al chese del Friuli 232.
tro 302 e 305. Marcel liana Madonna, chiesa in Mon-
Lupo o Lupone patriarca d'Aquileja falcone 91.
307. Marcelliano vescovo d'Aquileja 11.
Lupo 11 patriarca a" Aquileja 351; Marcellino pontefice romano 38.
sua lotta colla Repubblica Veneta Marcellino scoro d' Aquileja 96.
351; u pace onerosa 351 ; assale Marcello pontefice romano 40.
Grado 355; sua nuova pace co' Ve Marcello Tegagtiano doge di Venezia
neziani 358. 184; sua morte 188.
Marcbcse; dignit, da chi istituita
m 279.
Marchesi, duchi o conti sotto Carlo
Macedonio patriarca d" Aquileja 102. Magno 239.
Maestri di grammatica e di abaco Marco fS.) Evangelista 19; traslazio
dall' Italia condotti in Francia da ne del suo corpo 290.
Vario Magno 236; Maestri di scuo Marco (S.) chiesa di Venezia , ricco
la in Italia a' tempi di Lodovico il fondo, da chi lascialo per la sua
Pio, cenni su d' essi 291. erezione 291.

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421
M.uco Aurelio e Lucio Vero in A- Mastalitio Lorenzo patriarca di Gra
quiteja 25; fuggono per la peste 25; do 342; sua morte 346.
tiene Imitino da Quadi ed altri Po Mali tnmi i proibiti con persone con
poli 27; li vince 28. sacrate a Dio, o che doceano con
M.uco pontefice romano 48. servare castit 185.
MarcuRiamii Popoli dei-asiano HFria- Matrimonio a' tempi di Carlo Ma
li 24; battuti ne' dintorni d' Aqui- gno, cenni 243.
leja e da' chi 24; cenni su loro 30; Maurizio vescoeo dell'Istria mutilato
incadono il Friuli e lo decattano 60; dagli Istriani 233.
insediano Aquileja ed altre citt 60. Maurizio vescovo di Trieste 2i7.
Marino I pontefice 319; sua morte 321. Mauro [Pieve di S.) donata al pa
Marino li pontefice 355; erroneamente triarca d'Aquileja 382.
detto Martino 355; sua morte 360. Mecczio si fa proclamare imperatore
Marino Contarmi patriarca di Gra 159; sua morte 160.
do 346; paciere fra il patriarca di Medio-Eco, suo principio 84.
Aquileja e la Repubblica di Venezia Mclio 163.
3l; egualmente tra il marchese del Melcniade pontefice romano 45.
l' Istria e la Repubblica medesima Memo Tribuno doge di Venezia 381 ;
354; u morte 364. fa atterrare le case de" Calloprini
Marozia moglie di Guido duca di To e ne imprigiona le mogli e i figli
scana, suo fatto contro il pontefice 388; sua morte 393.
Giovanni X 349. Memorie antiche in gran copia perdu
Martino da Todi pontefice 151 ; esi te in Italia, quando e perch 161.
liato e deposto 152. Merci iiVI lo (S. Maria da) donata
Martino 11 pontefice 319; ossia Ma al patriarca d'Aquileja 382.
rino I pontefice 319; sua morte 321. Messi o Missi, che cosa erano ne'
Martino abbate 145. tempi barbari 158; Messi dominici
Marziano patriarca a"Aquileja 136. 275.
Magnala (uomini di) cenni 332. Metropolita, dignit ecclesiastiaca,
Masselliti o Massellione duca 232. quando ebbe principio in Aquileja
Massenzio vescovo di Giulio Carni- 46.
co 23. Michele Curopalata imperatore dei
Massenzio vescovo d' Aquileja 100. Greci 274; sua pace con Carlo Ma
Massenzio patriarca a" Aquileja 266; gno 274 e 275; viene costretto a farsi
consacra Erulfo in rescovo di Man monaco 277.
tova 286; ottiene la supremazia sul Michele Balbo imperatore 284; chie-
la Chiesa di Grado per definizione de ajutn ai Veneziani contro i Sa
del Concilio di Mantova 289 ; ob raceni 290.
bliga i vescovi dell'Istria a ricono Micliiele (S.) Arcangelo, Abbazia an
scerlo per metropolitano 205. tica in Cervignano 160.
Massenzio Cesare fa coniare moneta Michiele imperatore dei Greci figlio
in Aquileja 45. di Teofilo rimette il culto delle sa
Massiminn imperatore passa l'Isonzo cre immagini 299; viene ucciso 305.
ed assedia Aquileja 3o ; eroica di Militare leva fu attivata rigorosissi
fesa de' suoi cittadini 31. ma sotto Lodovico li imperatore
Massimo Pupieno imperatore in A- 305 e 306.
quileja 32. Milizie Forogiuliesi non combattono
Massimo tiranno assedia Aquileja 63; contro Cuniberto nella battaglia da
se ne impossessa 65; rinforza i passi tagli da Alachi 173.
delle Alpi 65; sua morte 66. Milone conte di Verona 353.
Massimo vescovo d'Aquileja 76. Ministeriali sotto t Longobardi 166.
Massioni e Centenarie beni del Pa Mirionu luogo in Friuli donalo al
triarcato di Grado, ordine a Cali Patriarcato d' Aquileja 375.
sto patriarca d' Aquileja di resti Monacarsi (smania di) quando in
tuirli 191. Italia 203.
4'22
Monarchia (la) di Carlo Magno di Multe (le) come pagavansi in Italia
visa fra' suoi tre figli 260. nel secolo X 354.
Monasteri Benedettini, loro antichit Miituliliiimlo 69.
in Italia 113. Mundio sotto i Longobardi 163.
Monasteri (erezioni di) sotto i Lon Mtindualdo sotto i Longobardi 163.
gobardi 136; non piccolo numero Mundwal sotto i Longobardi 163.
se ne fonda in Italia, quando 205; Muuichi lungobardo, il solo che sal
quando quivi cominciassi a darli vassi net fatto di Ferdolfa cogli
in commenda 303; quando diven Schiavi 178.
nero sentina di vizii 365; quando i Municipii sotto i Longobardi 217.
loro abbati ebbero gli ornamenti Musaici quando ebbero principio 14.
pontificali 376.
Monastero di S. Giulia di Brescia N
da chi fondato 219.
Monastero di S. Maria in Valle in N'arsolo viene in Italia 103; suo go
Cividale, passa sotto la dipendenza verno 105; migliora Aquileja 106.
spirituale di Massenzio patriarca Nat issa fiume, coi diritti su d' esso,
d'Aquileja 291; cenni su questo mo dato in dominio al patriarca d'A
nastero 291 e 292. quileja 351.
Monastica disciplina viene rinnovata Navali Duumviri romani 14.
171; vita monastica, sua influenza Navali forze (le) degl' Imperatori di
a' tempi de' Longobardi 215 e 216; Occidente trascurale 290.
abito monastico, costume di pren Navigli antichi 58.
derlo poco prima di morire, quan Neazio citt capitale degli Istri as
do usavasi 381 ; la vita monastica sediata dai Romani 11.
nel secolo X, cenni 390. Nomasti, ora Nimis, castello, cenni
Monastico ordine di S. Benedetto 157.
quando dita tossi maggiormente 203. Nopoziano monaco d'Aquileja 52.
Monegario Domenico doge di Vene Nicea o Niccta cescovo d'Aquileja 80;
zia 209; cacciato ed acciecato 216. lettera di S. Leone papa allo stesso 81.
Monete coniate in Aquileja sotto i Niceforo dichiaralo collega alt' Im
Romani 84. pero 200; vinto e acciecato 200.
Monete sotto i Longnbardi 217; sotto Niceforo patrizio luogotela generale
Carlo Magno 261; vengono alterate si fa proclamare imperatore 252;
da Berengario 341; antico diritto sua morte 274.
dei dogi veneti di coniare moneta Niceta patrizio con una flotta greca
343. si ferma in Venezia e tratta tregua
Monfalrone, sua Rocca detta Veruca col re Pipino 262.
94; suoi bagni 55. Nicol I pontefice 304; sua morte, suo
Monselice , preso dai Longobardi elogio 305.
125. Nobili sotto i Longobardi 165.
Montagne del Friuli quando passa Nobilissimo, Illustrissimo (titoli di);
rono in potere dei Romani 14. loro importanza nel secolo IX 324.
Monte Croce; strada fatta da Cesare Nobilt antica del Friuli, cenni 178;
vicino ad esso e perch 17. 'la nobilt come compvrtavasi nel
Mnrgliengebio o Morgengb 163. secolo IX, cenni 308; nuovo ordine
Mori di Spagna invadono la Corsica della medesima, quando e da chi
277. istituito 375.
Morosini famiglia veneziana, san ini Nomi, accorciamento e storpiamento
micizia con la famiglia Caloprina d" essi, quando accostumatasi 378.
381 e 38 2; trucida t figli di Ste Norico [tu 46.
fano 390. Normanni l'opali, cenni 263 ; flagel
M uggia o Muglia castello dell'Istria lano la Francia 303; e giungono
dato in dominio al Patriarca d'A in Italia 30 .
quileja 351. Novaziano pontefice romano J2.
423
304; sur differenze con Pietro pa
triarca di Grado 312; sua morte,
Obelerii famiglia 192. suo elogio 316.
Obrlerio Tribuno doge di Venezia Orso fratello di Giovanni doge di
258; riceve la patente di Spatario Venezia, suo collega nel Dogato 323.
imperiale 262; espulso dalli pa Orso II Participazio doge di Venezia
tria 270; decapitato e perch 293. 3i3; costretto a riscattare il proprio
Odoacre 82; tiene in Frtuli e lo de figlio 344; chiede ed ottiene dal re-
rrista 82 ; cenni su d'esso 89; guer Rodolfo la conferma de' solili pri
reggia contro i Rugi 92; battuto da vilegi 34; si fa monaco 352.
Teodorico all'Isonzo 93. Orso patriarca a' Aquileja 255.
Otberto vescovo di Verona, sue diffe Orso II patriarca d" Aquileja 349;
renze con Teobaldo marchese 394. ottiene in dominio il castello di
Olderioo conte di palazzo non si sa Muglia ti eli' Istria 351; e il fiume
se fosse marchese del Friuli o di Nalissa 351.
Milano 344. Osoppo castello, cenni su d' esso 77.
Olimpio esarca di Ravenna 151; lie Ospitale di S. Giovanni in Cividale
ti r ordine il' impossessarsi del papa donato da Carlo Magno alla chiesa
Martino 151. d' Aquileja 250.
Omaggio, cirimonia dell' infeudare Ospitale di S. Maria in Organo di
269. Verona donato alla chiesa di Aqui
Onorio imperatore in Aquileja 69. leja 250.
Onorio I pontefice I3h; sua morte 143. Ostrogoti sotto Vindemiro loro re
Opilergin fora Oderzo) cenni su questa danneggiano il Friuli 81.
citt 21; distrutta dai Marcomanni Ottone il Grande re di Germania 353;
00; distrutta da Attila 79; resi tiene in Italia, sposa Adelaide e si
denza di governatore greco 135; intitola re d' Italia 363; d in feudo
distrutta da Rotori 144; da Gri- a Berengario II il regno d' Italia
moaldo 158; distrutta dagli Ungheri 363; separa dal trono Italico le
337. Marche di Verona ed Aquileja 363;
Organi, loro invenzione, cenni 288. e U assegna a principi oltramontani
Organo C-S. Maria in) di Verona suo 363; distrugge gli Ungheri in Ger
ospitale donato alla Chiesa tXAqui mania 36*; guerreggia contro gli
leja 250; tmmuntt concessa alla Schiavoni 364; spedisce un esercito
chiesa di S. Maria in Organo 349. in Italia a soccorso di Azzo di Ca
Orificeria, arte nobile nel medio-evo, nossa assediato da Berengario II
cenni 374. 366; viene chiamalo in Italia dal
Ormisda pontefice Romano 97. papa e dai grondi 367; fa incoro
Orseolo Pietro doge di Venezia 380; nare a re di Germania suo figlio
abbraccia la vita monastica e di Ottone II 367; srende in Italia 367;
viene santo 380-381. netta Dieta di Milano fa deporre
Orseolo Pietro II doge di Venezia i re Berengario ed Adalberto 367;
393; ottenne grandi conferme 33; sua incoronazione in Milano con
suoi provvedimenti contro il vescovo la corona ferrea 367; passa a Roma
di Belluno e perch 394; Ottone III e viene incoronalo imperatore 367;
gli tiene a cresima un figlio in fa eleggere a re a" Italia Ottone II
Verona 395; gli accorda privilegio suo figlio 367 ; assale i rifuggiti re
e di che 395; si porta con una flotta deposti 368 ; ritorna a Roma e fa
in Dalmazia e questa viene alla deporre il papa Giovanni XII 368;
sua obbedienza, indi comincia ad manda prigione a Ramberga Be
intitolarsi duca di Dalmazia 395 e rengario II e sua moglie Willa 369;
396. assedia Roma e fa che si deponga
Orso o Orseo Ipato doge di Venezia il papa Benedetto V 369 e 370; or
188; viene ucciso 192. dinati gli affari d' Italia torna in
Orso Participazio doge di Venezia Germania, conduce seco il pontefice
424
Benedetta F e lo relega ad Amburgo Ollone duca di Scecia; gli viene dato
371; i sommovimenti lo richiamano il Ducalo di Baviera 381; guerreg
a Roma 372; punisce i facinorosi gia in Italia 383; sua morte 383.
373 ,' sua politila in Italia 37* ; Ollone duca di Franconia padre del
grande concessione da lui falla a pontefice Gregorio V era marchese
Rodoaldo patriarca a" Aquileja 373 delta Marca di Verona 395.
e 374; sua pace col greco impera
tore 377; ritorna in Germania 377;
sua morte 378.
Ollone ][ figlio di Ottone il Grande Pace fra Niceforo imperatore e Carlo
viene eletto a re di Germania 367; Magno 266.
cosi pure a re d' Italia 3B7; iene l'ariano luogo in Friuli donalo al
incoronato imperatore 375 e 376 ; Patriarcato d' Aquileja 375.
sposa la greca principessa Teofania Padova (la Chiesa di) ottiene dal re
377; e ritorna in Germania 377; Ugone la conferma de' suoi beni
governa l' impero e viene chiamato 355.
Ottone il Rosso 378; guerreggia in Paladini (t) 338.
Lombardia contro i figli del re He- Palatinato del Reno quando ebbe prin
rengario II 379; e contro Arrigo II cipio 35.j.
duca di Baviera 379; e lo assoggetta Palazzo di Calisto in Forogiulio [ora
380; viene in Italia 382; si prepara Ci fidale) cenni 194.
per la guerra contro i Greci 382 ; Palazzo ducale di Venezia eretto a
sua ampia conferma al patriarcato Rialto 271.
a" Aquileja della sovranit tempo Palazzo [conte del) cenni 339.
rale sui beni posseduti in Friuli Pandette 101.
382; riunisce una Dieta generale Paolino o Paolo patriarca d' Aquileja
in Verona e perch 383 ; sua gran 106.
diosa donazione al patriarcato d'A- PaolinofS.) patriarca a" Aquileja, cenni
guileja 383 e 38 i; gli viene offerto su lui 229 e 230; ed altro 239 e 240;
a" impossessarsi di Venezia e ne at concitio da lui tenuto in Forogiu
tiva i mezzi 386 e 387; sua morte 388. lio 242 ; viene sollecitato a scri
Ollone III , sua nascita 382; viene vere in difesa della dottrina di Cri'
eletto a re di Germania 383; suc sto 244; sue differenze per giuri
cede al padre e vi governa l' impe sdizione sulla Corintia col vescovo
ratrice Teofania 38; li viene usur di Salzburgo 244; suo sinodo in
pato il Regno di Germania e da Aitino 253; sua morie 255.
chi 389; conferma al patriarca di Paolo cittadino di Concordia 35.
Aquileja i diritti della sua Chiesa Paolo patrizio esarca di Ravenna 188;
392; scende in Italia con fiorilo sua morte 189.
esercito e si trattiene in Ravenna Paolo diacono pontefice 209; ricorre
394; fa porre llrunone nel seggio alla Francia contro il re Desiderio
pontificio 395; tiene alla cresima 210; sua morte 217.
un figlio del doge di Venezia e con Paolo diacono di Aquileja, cenni in
cessione da lui fatta ai Veneziani torno a lui 211; sue opere 212.
395; viene coronalo imperatore in Paul uccio primo doge di Venezia 174;
lloma 395; cosi pure a re a" Italia si procura l' amicizia del re Liut-
colla corona ferrea 395; ritorna in prando 182 ; sua morte 184.
Germania 395; ridiscende in Italia Papal (il) sua influenza nel secolo
per le vertenze di Roma 395; com IX 320.
pone gli affari di Cremona, visita Papessa (la) Giovanna, cenni 302.
Venezia, passa a Roma, assedia Cre l'api, loro elezione 172; indipendenti,
scenzio, lo prende e lo fa morire quando ne fu il primo 190 191 ;
co' suoi complici, e vi ripone in chi fra loro introdusse i uso di
sede Gregorio V 396; va a Gcrma* farsi portare a spalle d' uomo nelle
nia e ritorna in Italia 306. funzioni solenni 204 ; quando co
425
minciarono a prender* altro nome Verninone duca del Friuli 179; alleva
neW assunzione al Papato 365 ; la gli orfani de' nobili morti nel
maggior somma del governo in Ro fatto di Ferdulfo 180; butti: gli
ma e nel Ducato Romano, quando Schiavi 183; fa pace con essi 184;
era in loro mano 205; chiamano i restaura la chiesa di S. Giovanni
Francesi in Italia 206, 207 e 210 ; Battista in Forogiulio (Cividale)
loro dominio temporale, cenni 287; 186 ; fa prigione in .Fucino il pa
toro potere 308; cenni sulla loro ele triarca Calisto 193; viene deposto
zione 336; quando peggiorarono 340. dal seggio ducale 193.
Parlamento del Friuli, da chi vuoisi Persecuzioni a' cristiani 59.
istituito 220. Pertica ( varii beni situati in) ven
Parala o Parato che cosa era 202. gono donati all'abbazia di Ses/o 262.
Paraveredi e Veredi 218. Pertiche lolle, sotto i Longobardi, che
Parenzo [Ch'uso di) nell' Istria, da luogo era 168.
chi consacrata 370. Peste ! Aquileja ed in Italia 24,
Parie antica delle cose del Friuli 103, 108, 120, 121, 158, 170, 202 e
sino all'era volgare 7 alle 19. 321; affligge la spiaggia dell'Adria
Parlecipazii e Badoeri erano una fa tico 124; inperisce in Verona 124;
miglia stessa 354. peste in Germania 366.
Parliciaro o Participazio Angelo doge Pietra Rossa, lago vicino al Timavoit.
di Venezia 271 ; spedisce suo figlio Pietro iS.) /. pontefice di Roma 19.
ambasciatore a Costantinopoli 285; Pietro (5. d' Orio) chiesa in una iso-
u morte 289. letta vicino a Grado 116.
Pasquale Pontefice 279; sua morte, Pietro patriarca rf Aquileja 174.
suo elogio 286. Pietro vescovo di Pola usurpa la Sede
Patriarca (titolo di) quando dato ai patriarcale di Grado 190.
vescovi d' Aquileja 98. Pietro duca del Friuli 203.
Patriarchi d' Aquileja trasferiscono Pietro Diacono, sua donazione all'ab
loro sede nel castello di Cormons bazia di Sesto di beni o cose su
141 ; poscia in Forogiulio 192; di- situate net Vico o Borgo Leproso
vengono la prima dignit ecclesia in Pertica 262.
stica in Italia dopo quella del pon Pietro abbate di Sesto 262.
tefice 369; divengono padroni inte Pietro Tradonico doge di Venezia
ramente del Ducato del Friuli 385. 296; fa ottenere a suo figlio Gio
Patriarcati d' Aquileja e di Grado da vanni di essere collega nel Dogato
qual pontefice furono separati e con 296; arma contro gli Schiarimi per
finati 180. distorli dalla pirateria e fa pace
Patriarcato a" Aquileja, concessioni e col loro principe 296; creato spata-
conferme fattegli dayl' imperatori rio 296; ottiene da Lotario impe
Lodovico e Lotario 295 ; sua po ratore la conferma dell' esenzione
dest sovrana 314; infestato da' Ve dei beni goduti in Italia dai Ve
neziani ne' suoi porli di mare 351 ; neziani 299; cosi pure dall' impe
signoreggia tutto il Friuli 369 ; ratore Lodovico II 303; viene uc
tiene ridotto a Principato e da chi ciso 304.
372; suoi beni fra l'Adda e l'Oglio Pietro Murturio patriarca di Grado
377 ; ampia conferma di sovranit 308; sue differenze con. Orso doge
accordata ne' suoi beni in Friuli di Venezia 312; sua morte ed elo
382 ; ottiene grandiosa donazione gio 320.
383; diviene interamente padrone Pietro Candiano doge di Venezia 323;
del Ducato del Friuli 385. wiuore combattendo contro gli Schia
Pelagio pontefice romano 106. vini) 323.
Pelagio II pontefice 115. Pietro Candiano II doge di Venezia
Pellegrino (S.J Chiesa di Grado 257. 352; sua morte 354.
Pollicele, usavansi molto dal Popolo Pietro Candiano III doge di Venezia
al tempo dei Longobardi 181 e 231 355; inibisce il commercio ai Ve
27'
420
neziani in Friuli e perch 356; ot Podest temporale dei patriarchi di
tiene che sia lutto collega net Dogato Aquileja in Friuli e suo principio
Pietro suo figlio 365; sleale conte 251 ; quando poterono i patriarchi
gno di questo contro il padre 365; chiamarsi principi 294 ; ila chi vie
ita morte 366. ne loro accordala tale podest 314;
Pielro Va mi m ito IV, gi collega, vie conferma dei loro privilegi 314.
ne fatto doge di Venezia 366; rinno- Pola quando fu fatta colonia roma
ra il divieto del traffico degli schia na 16.
ri ai Veneziani 367 ; ottiene dal Polcenigo (castello di) nel Friuli con
l'imperatore Ottone i soliti privilegi cesso alla citt di Belluno e a quel
pe' Veneziani 370 ; ordina che niu- vescovo 370.
no porti armi, attrezzi di guerra Politica di Ottone il Grande in Ita
od altro a' Saraceni 377; sua tra lia 372.
gica fine 379 e 380. Poni e della Livenza ; tedi Licenza e
Pietro Tribuno doge di Venezia 330; suo ponte.
ottiene da Guido imperatore la Ponte di pietra stili' Isonzo ol .
conferma de' soliti privilegi 333 ; Pnnziano pontefice romano 30.
sua morte 343. Popolazione del Friuli sul principio
Pietro sacerdote fortifica, per con del secolo IX come composta 246.
cessione sovrana, il suo castello di Popoli Italiani di terraferma, loro
Savorgnano 345; ne ottiene la giu condizione e loro Stato ne' secoli
risdizione 345. Vili, IX e X 189.
Pielro Hadoero doge di Venezia 354; Porli del Patriarcato d' Aquileja in
sua morte 355. festati da' Veneziani 351.
Pielro Orseolo doge di Venezia: vedi Porlo d'Aquileja 57.
Orseolo Pietro. Porzia e Praia, vedi Ceneda (conti di).
Pielro Orseolo 11 doge di Venezia Poste quando istituite in Friuli 93.
393; ottiene grandi concessioni 393. Pozzuoli), castello donalo a Federico
Pielro vescovo di Trieste 393. patriarca d'Aquileja 345.
Pilo (porlo di\; ne viene concessa l'a Praia e Porzia: vedi Ceneda (conti ii.
pertura a Valperto patriarca a" A- Prebprdiaro, luogo in Friuli donato
qui eja 314. al Patriarcato d'Aquileja 375.
Pini famiglia 233. Pre fello del Pretorio 65.
Pio I pontefice romano era aquilejese, Prefetture abolite in Italia da Clau
cenni su d' esso 23. dio imperatore romano 20.
Pipino re di Francia 206; dona l'E Prescrizione trentennaria attivata
sarcato di Ravenna alla Chiesa Ro sotto i Longobardi in Italia 159.
mana 207; sua morte 218; lascia Pretore spedito dai Romani in Aqui
diriso il suo Stalo fra' due suoi fi leja con un'armata e perch io; ed
gli Carlo Magno e Carlomanno 218. altro 14; uno di questi dimorava in
Pipino re a" Italia, figlio di Carla Friuli e stanziava in Aquileja 14;
Magno, conquista l Istria e ne cac pretore romano in Friuli, cenni ti.
cia i Greci 238 ; sue minaccie e Pretore nella Venezia sotto i Roma
controversie contro i Veneziani 262; ni 10.
vince la flotta greca che gli propo Primicerio Marico contro i Marco-
ne la pace 264; con armata navale manni alle alpi 60.
va contro Venezia e se ne impos Primicerio: questo nome donde de
sessa 264; sita morte 265. riva 132.
Pipino famiglia 192. Primigenio patriarca di Grado l*t;
Piro patriarca di Costantinopoli 144. ha per il primo, tra que' patriar
Piacili, cenni su il' essi 321. chi, il pallio arcivescovile 141 ; i
Platone patrizio esarca di Ravenna sovvenuto e regalato da Eraclio im
148. peratore 141; fa trasportare i corpi
l'Icini (conti di) avvocati della Chie de' Santi Ermacora e Fortunato
sa d'Aquileja 388. 141.

\
427
Procedura criminale sotto Carlo Ma- Rodaldo uccisore di Leone patriarca
yno in Italia, cenni 250. d' Aquileja 346.
Proconsole nella Venezia 14. Rodgando duca del Friuli 227 ; si
Protomartiri W Aquileja quali sono ribella a Carlo Magno e viene uc
20. ciso 228.
Provincia aquilejese quando denomi Rodnaldo figlio di Gisulfo duca del
nassi il Friuli 29. Friuli fugge a Benevento 136; fatto
Provincie sotto i Romani, loro go duca di Benevento 145; sua morte
verno 29. 148.
Pucino castello 193. Rodoaldo figlio di Rotori diviene re
de' Longobardi, e sua morte 151.
Rodoaldo duca del Friuli 109 e 173.
(Inaili Popoli battuti intorno Aqui Rodoaldo patriarca d' Aquileja 368 e
leja e da chi 24 ; battono Marco 369; consacra la chiesa di l'arenzo
Aurelio 27. nell' Istria 370; e le dona Rovigno
Qncslori. loro istituzione 20. 372; grande concessione a lui fatta
Quirino vescovo d Aquileja 39. di beni, castelli, e luoghi in Friuli
da Ottone il Grande imperatore 373
374 e 375 ; in Verona sentenzia a
favore dell' immunit dei canonici
Rarbimbmgbi 245. di quella Chiesa 376 ; in nome di
Radagaiso co' suoi barbari passa per Ottone tiene un Placito in Verona
il Friuli 70. 377; affitta i beni del Patriarcato
Radaldo vescovo di Trieste 330. fra l' Adda e l'Oglio ad Ambrogio
Ragimberlo re de' Longobardi 175; vescovo di Bergamo 377; compra il
sua morte 176. luogo d' Isola nell'Istria 380; am
Ragngna, castello, cenni 173. * pia conferma di sovranit sui beni
Ratcbis duca del Friuli \9Z ; guer del Patriarcato in Friuli 382; gran
reggia con truppe forogiuliesi nella diosa donazione a lui fatta 383; gli
guerra di Liutprando contro i Be viene confermato il vescovato di
neventani e si distingue, e rosi A- Concordia 380.
ristolfo suo fratello 198 ; fatto re Rodolfo 1 re di Borgogna, sua- mor
de' Longobardi 201; sua tregua coi te 343.
Greci 201; fa compilare le leggi Rodolfo II re di Borgogna 343; chia
202; si fa monaco 203. mato in Italia e incoronato re a
Ralerio vescovo di Verona 353. Pavia 346; balte l' imperatore Be
Regi nei io ponte di palazzo, sua mor rengario 346 e, 347; morto il detto
te 280. imperatore ritorna in Italia e la
Regno de' Longobardi diviso fra i fi possiede quasi tutta 348 ; fugge in
gli del re Ariberto, unico esempio Borgogna 348; sua morte 353 e 354.
152; ma durata e numero de' suoi Roga che cosa era 168.
re 223. Romano pontefice 336; sua morte 336.
Religione nella Venezia sotto il do Romanzo idioma 247; cenni 298.
minio romano, cenni 22; olla cri- Romeo, che cosa vuol dire 357.
sliana si concerte Aquileja e la Romilda moglie a Gisulfo primo du
Provincia, quando 22; quando la ca del Friuli, sua azione, sua fine
Religione cristiana si pratic li 130 e 131.
beramente 24 ; la Religione cat Romoaldo figlio del re Grimoaldo
tolica onorata sotto i Longobardi 158 e 160.
136. Konras, luogo in Friuli donato al
Religiose cristiane, loro restiti 56. Patriarcato a"Aquileja 375.
Hisinda badessa della Pusterla di Ilosazzo Abbazia : cenni su d' essa
Pavia 3.2. 246.
Rocche, quando se ne fabbricarono ilntaldn, vescovo di Verona, cede a
molle in Italia, e perch 343. Massenzio patriarca d' Aquileja
428
la giurisdizione del capitolo della 161; scorrono e danneggiano mollo
chiesa di S. Giorgio di quella citta il Friuli 298 ; lo infestano ne'
'276. suoi confini dalla parte di terra
Rota ri re de' Longobardi 142; racco 296.
glie e pubblica le leggi longobarde Scienze in Italia sotto la domina
145 e 146; sua morte 151. zione romana 33 ; loro stalo sotto
Rovigno nell'Istria donalo alla Chie i Longobardi 170; sotto i Franchi,
sa di Parenzo 372. cenni 316.
Rufino, suo battesimo ed altro 55 alle Scisma aquitejese, suo principio 102;
57; $uo ritorno dall'Egitto 6i>; scrive da chi estinto in parte 143; tuo
la sua prima apologia 69; suo viag fine 175.
gio verso la Palestina 73; sua morte Scisma de' Greci colla Chiesa latina,
73. suo principio 303.
Sciavi (i Schiavi Popoli; vedi Schia
rimi.
Scuole in Italia, da chi stabilii e
Sabiniano pontefice 126. quante 290 e 291; eranci anche nei
Sarile (terra di) e sua chiesa di S. secolo X 362.
Nicol da chi fondata 290. Secolo (7; X, come chiamalo 338.
Salto (monastero dil sua fondazione Secondo, vescovo d'Aquileja 77.
e cenni su d'esso 215. Sede patriarcale aquilejese venne, tra
Salulem et apostolicam benedictio- sferita in Cormons 141; poscia in
ncm: questa formolo da chi fu in Forogiulio 192.
trodotta 168. Sede vacante pontificia, succedevano
Salzburgo (vescovo di), sue differenze disordini, quando 305.
col patriarca d'Aquileja S. Paoli Seggi, cosa erano 324.
no per giurisdizione sulla Corintia Seiviralo 19.
244. Selve e boschi in Friuli sotto i Ro
Santi; traslazione di corpi santi, mani 31.
quando se ne facevano molte 216 e Separazione dei due patriarcali d'A
217. quileja e di Grado e confinazione
Saraceni Popoli, si dispongono con dei medesimi 180.
gran flotta a venire in Italia 275; Sereno patriarca d'Aquileja 180.
cenni su loro 275 e 276; scorrono Sergio pontefice 172; u morte 176.
il Mediterraneo e lo infestano 294 Sergio II pontefice 299 ; sua lettera
e 301 ; fanno guerra con Lodo ai patriarchi d'Aquileja e di Grado
vico II 306; lo battono 307; "t'n- onde distorli dalle loro discordie
festano il Ducato Romano 311; as 300; sua morte 300.
salgono Grado e vengono respinti Sergio HI pontefice 341; sua morte
312. 343.
Sa rinati Popoli, cenni su loro 72. Servi o Schiavi sotto i Longobardi
Sassoni passano al cristianesimo 165.
257. Servi, villani, e coloni, loro stalo al
Savorgnano castello, da chi edificato tempo del feudalismo 283.
345; viene fortificalo e da chi 345. Serviana : tedi Cervignano antica
Schiavi o servi sotto i Longobardi 1 65; Abbazia.
il traffico inumano degli schiavi Servolo (S.), suo martirio 37.
era in costume presso t Veneziani Sesto (Abbazia di), sua fondazione
e viene dal doge inibito 312 e 367. 214; cenni su d'essa 214; dono fat
Scbiavoni Popoli 94; infestano l'A tole dal re Adelchisio 219 ; ti ca
driatico 94; Slavi o Schiavi Popoli, stello di Forno e la Villa gli ven
cenni su d' essi 103 e 123; tributa gono donati 232; donazione fattale
rli dei Friulani 132; diretti verso da Pietro diacono 262; giurisdizio
il castello di Forogiulio vengono ni confermatele dall'imperatore Lo
fugati ed uccisi da Vettori 160 e dovico il Pio 278 ; olitene conca
429
ioni ed immunit da Lotario im Soler Comordio pontefice romano 24.
piratore 292; e dal re Berengario Spada; quando cominciarono i ricchi
la conferma de' suoi privilegi ed d'Italia a portarla usualmente al
altro 329; riceve in dono la corte fianco 366.
di Dauta situata nel Cenedese 348; Spedali o xenodocchi od ospizi watt
i suoi estesi beni passano sotto il nel secolo IX in Italia 297.
dominio del patriarca d' Aquileja Spirito cavalleresco 245.
373. Stefano pontefice romano 32.
Settimio vescovo d'Aitino 77. Slefano prete pontefice, sua elezione
Sellovia capitale della Liburnia as e morte 204.
sediala da Cesare 17. Stefano II pontefice 204.
Severino pontefice 143; sua morte 143. Slefano III pontefice detto II 204;
Severo patriarca d' Aquileja 117; sua introduce il metodo di farsi por
detenzione in Ravenna 117; sua ri tare a spalle d' uomini nelle fun
conferma nello scisma 119 ; sua zioni solenni 204; ricorre all' ap
poggio di Francia contro il re
morte 127.
Se\ero, vescovo di Trieste U5. Astolfo 205 e 206; sua morte 209.
Sircardo, principe di Benevento 294; Slefano IV pontefice dello Iti 217;
congiurasi contro di lui e viene uc sua morte 220.
Slefano V pontefice detto IV 279; sua
ciso 297
Siccone, friulano principe di Bene morte 279.
vento 279; sua morte ed alcuni cenni Stefano VI pontefice detto F322; sua
su lui 294. morte 332 e 333.
Siconnlfo fratello di Sicardo princi Slefano VII pontefice detto VI 335;
suo fatto contro il cadavere del
pe di Benevento 297. papa Formoso 334; sua fine mise
Sigeberto; gli viene data la Marca di
Verona 339. randa 335 e 336.
Sigualdo patriarca d' Aquileja 213; Stefano Vili pontefice detto FU 350;
sue differente col patriarca di Gra sua morte 351.
do 213 e 219; sua morte 229. Slefano IX pontefice detto Vili 354;
Silverio pontefice 101. sua morte 355.
Silvestro pontefice romano 46. Slefano vescovo d' Aquileja 98.
Silvestro 11 pontefice 396 Slefano II patriarca di Grado 159.
Silvestro primo abbate di Sesto 215. Stilinone balle Alarico re dei Goti 70.
Simmaco pontefice romano 96 Strada o via fatta da Cesare per pas
Simplicio pontefice romano 81. sare dal Friuli nella Gallio, situa
Sinossi sacre, ossia conventi ecclesia ta vicino al monte Croce 17.
Strade romane in Friuli 25; strade e
stici 51. campagne sotto di essi 64.
Sinodo scismatico in Aquileja 106.
Sinodo in Aquileja a mezzo del quale Strasoldo Bernero I 80; castello di
termin lo scisma aquilejcse 175. Slrasoldo 116 e 117; cenni su que
Sinodo veronese convocato dal pa sta famiglia 281; Agone di Stra
triarca d' Aquileja Giovanni IV in soldo 272; redi Ajone conte friulano,
cui fu decisa la vertenza tra quel l'amer 11 fece estendere f albero
vescovo t i chierici di S. Maria in di questa famiglia 281.
Organo 394. Stralore 218
Siricio pontefice romano 63. Studio sacro in Aquileja 69
Siro patriarca d' Aquileja 388. Suffragane! cescoc della Chiesa di
Sisinio pontefice 180; sua morte 180. Aquileja 115.
Sistema politico de' Longobardi 221. Su maga (monastero o Badia di), cenni
Sislo I pontefice romano 23. 368.
Sisto II pontefice romano 32. Superstizione 163; nel secolo X , cenni
Sisto III pontefice romano 76. 360. ,
Smeraldo esarca di Ravenna, sua pa Suregada (castello di) nel Veronese
ce co' Longobardi 126 e 128. 349.
450
Teja re d' Italia 103 ; pugna contro
filarsele e muore 103.
Tassi re degli Ungheri incade la Lom Teologica quistione sul procedere dello
bardia, e Berengario II lo fa in Spirito Santo 263.
dietreggiare a forza d'oro 361. Tergesla non era Trieste 15.
Tasone e Cacone duchi del Friuli 132; Timi emuli in Italia 134; in Roma
vocisi in Opitergio 135. 137.
Taurino vescovo di Trieste 342,- do Teulimaro patriarca d" Aquileja 301;
nazione fattagli, e da chi, e di chi presiede al concilio di Ticino, ossia
343. Pavia 301; ottiene il diploma di
Telesfnro pontefice romano 23. metropolita sulle Chiese e vescovi
Teodeberto re de' Franchi *' impa dell'Istria 302.
dronisce di gran parte della Vene Tiberio imperatore dimora varie volle
zia 103. in Aquileja, e Giulia sua moglie
Teodolinda mantiene la pace in Ita partor quivi un figlio che bam
lia 134. bino mori in questa citt 18.
Teoderada figlia di Lupo duca del Tornado famiglia 191.
Friuli, sposa a Bomoaldo duca di Torri privale nelle citt, quando eb
Benevento 158. bero principio 379; quando se ne
Teodorico re de' Goti, sua battaglia fabbricarono molte in Italia e per
contro Odoacre all' Isonzo 93; suo ch 343.
governo 95; soccorre gli Arltanesi Tolila re d' Italia 102; sua morie
97; fa costruire una flotta 97; fa 103.
sgombrare i boschi sul margine dei Traffico di schiavi usalo da' Vene
fiumi 97; suo genio 97; perseguita ziani 202 ; proibito loro dai dogi
i Cristiani 9; sua morte 99. 312.
Teodoro pontefice 145; .tua morte 150. transpadana Gallia comprendeva il
Teodoro II pontefice 336; sua morte Friuli 14. ^.
336. Traslazioni di corpi santi, quando
Teodoro vescovo d'Aquileja 46. se ne facevano molte 216 e 217.
Teodoro patrizio detto Culliopa esar Trib romane, quante, e come deno
ca di Ravenna 147 e 151. minate 13.
Teodoro li esarca di Baccnna 169. Tribuni, elezioni di essi nel governo
Teodosio imperatore in Aquileja 62; veneziano 209.
muore contro Massimo, lo vince e Tributarli sotto i Longobardi 165.
fa uccidere 65 e 06; si trattiene in Tributo territoriale sotto Costantino
Aquileja 07; suo editto contro gli 46; tributo dell' esarca di Ravenna
idoli 67; va contro Eugenio 6S; lo o de' Greci a' Longobardi di tre
vince e si trattiene in Aquileja 68 centinaja d'oro 133; de' Longobardi
e 69. a' Franchi di dodici mila soldi d'oro
Teodosio II ei'enc in Italia contro 133.
Primicerio 75 ; lo fa prigione e lo Trieste, cenni su d'esso 14.
fa decapitare 75. Trivigiano famiglia 233.
Teodosio esattore pubblico proclama Trojani ed Eneli sotto Antenore sbar
to imperatore 183. cano nell' ultimo seno deli Adria
Teofania principessa greca sposa ad tico 7.
Ottone II imperatore 377; governa Tutela sotto i Longobardi 163.
l'Impero 389; viene in Italia e rior
dina gli affari del Regno 391; sua
morie 393.
Teofllato esarca di Ravenna 176. Udine castello donato al Patriarcato
Teofilo imperatore de' Greci creaspa- aquilejese , cenni su d" esso 384;
tario Pietro doge di Venezia, e gli sulla citt di Udine 385.
chiede ajuto contro i Saraceni 286; Uffizio, ore di recitarlo dai religiosi
sua morte 299. nelle chiese; da chi stabilite 126.

/
451
Ugo figlio di Maginfredo conte di Valfredo duca del Friuli 330; soccorre
Milano uccide i' imperatore Lam Berengario con 3000 Friulani 331;
berto 330 e 337. Arnolfo re gli d questo Ducato 334;
Ugo marchese e duca di Provenza suoi fatti, sua morte 334 e 335.
viene in Italia 348; incoronato Valentino fratello ad Obelerio e Beato,
re in Milano 348; rince i Musul- fatto doge anch' esso de' Veneziani
manni di Frassineto 349; prende [sicch v' erano tre dogi ad un tempo)
moglie 354; cerca disfarsi di Be 262; privato del dogato 270.
rengario marchese d' Ivrea 354; fa Valentino Diacono eletto pontefice,
pace cogli Ungheri a mezzo di de muore 288.
naro 359; abbandona l'Italia e ri Valente vescovo di Mursa cerca in
torna in Provenza 361; sua morte trodursi nella sede Aquilejese 50.
361. Valente Ariano 60.
Ulivi in Friuli 45. Valentiniano imperatore pubblicadelle
Ungberi 'gli) cominciano a conoscersi leggi in Aquileja 52; sua morte 61.
in Germania 331; cenni ut mede Valenlinia'iio W imperatore viene in
simi 331; loro prima invasione in Aquileja 62 e 67; trovasi ivi con
Italia 337; et tornano e depredano Teodosio 67; in unione a Placidia
Padova, Treviso e Brescia 341; dan sua madre emana delle leggi in
no rotta alle armate di Lodovico Aquileja contro l' Idolatria 76.
re di Germania ed irrompono in Valeriano vescovo di Aquileja 53.
ogni luogo 342; invadono la Mora Walla dirige il re Bernardo nel go
via, la Boemia, la Croazia e la verno dltalia-n^ perseguitato 278.
Stiria 345; scendono in Italia forse Valperto patriarca d' Aquileja 310;
chiamati da Berengario 346; e ri eiene informalo dal Pontefice Gio
chiamati dallo stesso vi ridiscen vanni Vili della scomunica sca
dono 347 ; loro tornata a danno gliata contro Adalardo cescovo di
d' Italia sotto tigone re, che fa pa Verona 312; podest sovrana accor
ce con loro a mezzo di dinaro 359; data a Valperto e patriarcato Aqui
invadono la Lombardia sotto il re lejese dal re Carlomanno 314; sua
Tassi e si ritirano a forza d' oro comunicazione epistolare con Fazio
361; chiamati entrano nelle guerre patriarca di Costantinopoli 314 :
di Germania 364; l'infestano 364; sue differenze con la Repubblica Ve
vengono distrutti e da chi 36*. neta per le sue prelese sulla chiesa
l'uni, cenni su d'essi 71; gli Unni di Grado, e accomodamento delle
Avari depredano il Friuli 237; man medesime 314; sua morie 339.
tengono la guerra per trenta anni Vardadadio, famiglia 203.
contro Carlo Magno, per cui ne Varino famiglia, cenni 96.
soffre molto anche il Friuli 244; Varnefrido figlio di Lupo duca del
danneggiano orribilmente il Friuli Friuli cerca d' impossessarsi del
256. Ducato e viene ucciso 157.
Unroco o Enrico conte 245. Vassalli investiti di feudi, loro do
Unroco figlio di S. Kverardo era veri 271.
coadiutore al padre nel Ducato o Vassi, Vassalli o Bassi 268; Valvas
Marca del Friuli 30t>; succede a lui sori, Valvassini 268.
nella Ducea o Marca del Friuli 306. Venanzio Fortunato; cenni su lui
(libano pontefice romano 30. 107 e 108.
Ursacio ariano 60. Venanzio patriarca d' Aquileja 301.
Venere (costei) ristaurato, da chi, po
scia detto S. Vito oltre Tagliamento
126.
Vara n Ir sede Pontificia, gravi di Venerio patriarca di Grado 287; il
sordini succedevano 305. papa Sergio II gli scrive perch fi
Valdandn figlio d' Imone Signore di nisca le sue discordie col patriarca
Lacariano 23-2. a" Aquileja 300; sua morte 30 1.
432
Veneti antichi, furono dei primi abi spirituale dal patriarca di Grado
tatori del nostro Friuli 1 ; tono 141; suo nuovo governo 192; viene
considerati come una delle pi vec cangiato 200; non entra nei confini
chie Nazioni d" Italia 1 ; loro di d" Italia dei due imperatori d' O-
mora nell' estrema parte dell' A- riente ed Occidente 256; visitala da
driatico prima dell' arrivo di An Ottone III imperatore 396 ; come
tenore 1; era Popolo illustre prima chiamata ai tempi di Carlo Ma
della potenza Romana ecc. 1; cenni gno 271 e 272.
su loro 1 alle 6; fino da quando abi Veredi e Paravedi 218.
tavano nell' ultimo seno dell'Adria Veronese Marca, fu chiamata cos
tico 7; sin da quando erano alleali la Marca del Friuli e perch 331;
de' Romani 8 ; li soccorrono con data a Sigeberto 339.
armali contro i Cartaginesi 8; vin Versa (corte di) donata al patriarca
cono i Greci alle spiuggie della Ve d' Aquileja 382.
nezia 9 ; fanno lega coi Galli Ci Vescovato di Mantova diviene suffra
salpini e perch 9 ; ritornano al gamo d' Aquileja 182.
partito de' Romuni 9 ; quando fu Vescovato di Concordia ottiene tutta
stabilito di chiamarli Italiani e di la giurisdizione tra la Livenza e
accordar loro la cittadinanza Ro Tagliamento 390.
mana 12. Vescovi di Giulio Carnico 17.
Veneti popoli (cio Veneziani) per ti Vescovi d' Aquileja da S. lirmacora
more dei barbari ritiransi a Rialto a S. Ilario non si conoscono e
74; le loro isole ottengono conces perch 20.
sioni dal re Luitprando 182; que Vescovi di Milano e d'Aqnileja da
ste isole erano escluse dal Regno chi facevansi consacrare 62 e 63.
Longobardo 1 82 ; loro commercio Vescovi dell'Istria, voglionsi soggetti
202; eleggono due tribuni 209; loro all' ordinazione del patriarca d'A-
stalo e governo 219; loro mercatura quileja, contro i diritti di quello
23); principiano ad ammettere due di Grado e da chi 219.
dogi 232 ; battuti dal re Pipino Vescovi quando vestivano armi e-por-
che s' impossessa di Venezia 264; tavansi alla guerra 331; ce/ini 331;
loro confini molestali da Friulani loro slato ed influenza in Italia
265; trasferiscono la sede ducale da nel secolo X 357.
Malamocco a Rialto 271 ; frenano Vescovi (ij della Venezia e quello di
i pirati Schiavoni 296; soccorrono Verona divengono suffraga nei di
i Greci contro i Saraceni 296; di quello d' Aquileja 63.
ritto antico de' loro dogi di battere Vescovo di Verona diviene suffragamo
moneta 34; si accresce la loro po d'Aqnileja 63.
tenza 352; ratto delle loro fanciulle Vescovo (ti) di Salzburgo, sue diffe
353. renze per giurisdizione sulla Ca-
Venezia (la) passa sotto il dominio rintia, col patriarca d'Aquileja S.
Romano 9; suoi confini 9; quando Paolino 244.
era gi sottomessa ai Romani io; Vescovo, i< primo che passasse da una
invasa dai Galli 10; proconsole sede minore ad una maggiore quale
romano in essa esistente 14; sue fu 334.
citt antiche 2; quale religione se Vespasiano acclamalo imperatore in
guiva essa sotto il dominio Romano, Aquileja e da chi 22.
cenni 22; diviene provincia ed ha Vesti, stoffe e pelli usate nel secolo
Aquileja per capitale 49; sotto gli IX in Italia, cenni 317 e 318; e cal
Ostrogoti 102; la sua parte marit zature 319.
tima non soggetta a Longobardi Vestila d'una badessa del secolo F//171.
113; suo stato 113. Veltari duca del Friuli 158; uccide
Venezia citt, suoi principii 74; au e fuga gli Schiavi 160 e 161.
menta di popolazione 113; le isole Viaggiare in Italia nel secolo IX pe
di cui composta dipendevano nello ricoloso, e come faceasi 2 8.
io3
Vicario di S. Pietro; quale fu il pri padre 380; ritorna a Venezia ed
mo tra i pontefici a intitolarti in inviato ad Ottone 381.
tal modo 302; sostituito poscia nel Vitale Candiano doge di Venezia 381;
secolo XIII da quello di vicario di sua morte 381.
Ges Cristo 302. Viteliano patriarca di Grado 209.
Vicedomino 240. Vilige re a" Italia 101.
Vigilio pontefice Romano 102. Vii (S. Corte di) donala al patriarca
Vigilio (S.) vescovo di Trento 62. di Aquileja 382.
Willa moglie di Berengario marchese, .Vittelsbacn Enrico di Schyren mar
d' Ivrea 355 ; fugge in Germania chese dell' Istria 379.
355 ; suo carattere 362. Vittore pontefice di Roma 30.
Villani servi e coloni al tempo del Vittore vescovo, sua morte 50.
feudalismo, loro stato 283. Vittore patriarca di Grado 301; sua
Vini in Friuli sotto i Romani 37. morte 303.
Winlero marchese dell' Istria 352; Vittore II patriarca di Grado 320;
molesta i Veneziani 354; ma co privilegio accordatogli per tutto il
stretto a chiedere pace 354. suo patriarcato dall' imperatore
Visconte, dignit sotto l'impero Greco Carlo il grosso 321; sua morte 335.
122. Wuerient o Variento conte dell'Istria
Vita Monastica, sua influenza al tem 393.
po de' Longobardi 215.
Vita Castellana nel secolo X in Italia
359.
Vitaliano pontefice 152; sua morte 164. Zacheria pontefice 19; sua morte 204.
Vitale Badoaro patriarca di Grado Zecca a" Aquileja derubata e da ehi 22;
303; sua morte 308. cenni su d' essa 45; la Zecca per il
Vitale 1 1 patriarca di Grado, da chi Friuli sotto Carlo Magno era in
ebbe il pallio 336; sua morte 341. Trivigi 261, 262 e 290.
Vitale III patriarca di Grado 376; Zufolino Abondio pontefice di Roma 30.
sua morte 377. Zeglla, cenni su di essa 132.
Vitale IV patriarca di Grado 377; Zosimo pontefice di Roma 74.
ottiene la conferma dei privilegi Zuglio, cenni sullo stesso 17.
della sua chiesa 379; passa presso Zventebaldo figlio di Arnolfore, man
Ottone II e muove querela contro dato in appoggio di Berengario, che
gli uccisori del doge di Venezia suo fece 333 e 334.

Fine dd primo volume.


432
Veneti antichi, furono dei primi abi spirituale dal patri
tatori del nostro Friuli 1 ; tono 141 ; suo nuoto jnr 3
considerati come una dette pi vec cangiato 200; OJ.^""
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de' Romani 8 ; li soccorrono con Az:- -z. e
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sioni dal re Luitprandr 3


2. e
p* e e
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Longobardo 1 82 ; Ir p -2. i.
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265; trasfv / j '/"
Malami.c i-
i pirati
i Uree''
ritto '
mor
te
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- pagavano in que' di
ed a negargli
, olia erezione Forogiulio, erezione del suo Foro
<
ye*c
**
*
,A a 8 6a
**"'
Errata corrige

Pag. Lin. Errori Correzioni


7 25 599 589
10 16 C. F. Cetego C. F. Nepote
11 16-17 138 638 129 625
22 24 Trivigian Trivigiano
26 39 a pag. 10 a pag. 8.
34 24 Antonio Pio Antonino Pio
f.3 6 Massimino Massimo
124 1 Solona Salona
148 8 Francheggiavano N francheggiavano
174 22 dando, gli autorit dandogli autorit
175 18 577 557
180 2 dell' umilt della madre l'umilt della madre
213 29 a pag.185 a pag. 183
229 24 Questa Marca era stata A questa Marca era stata unita
unita alla Carintia la Carintia
234 6 a pag. 220 a pagi 219
251 10 le lordalie le ordalie
276 55 adri ladri
282 3G che pagano oggid che pagavano in que' di
335 8 e da negargli ed a negargli
412 15 Forogiulio, sua erezione Forogiulio, erezione del suo Foro
ANNALI
DEL
AMALI DEL FRIULI
OSSIA

RACCOLTA DELLE COSE STORICHE


APPARTENENTI A QUESTA REGIONE

COMPILATI

Voi. II.
dall'anno 1001 dell'era Tolgarc all'anno IBI

.A.

UDINE 18 SS
TIP. TIlOMnKTTI - MURER
Z RAMPIMELI.! EDITORE.
Propriet letteraria.
EPOCA V.

IL FRIULI SOTTO I PATRIARCHI D'AQUILEJA

1001 Ottone III imperatore nel d 28 aprile dona


a Giovanni IV patriarca d' Aquileja met del castello Siili-
gano (Salcano) e met della villa chiamata Goriza, con tutto
ci che spettava a delta met tra i fiumi Isonzo e Vipao
ed Ortaona, od Ortona, sino alle alpi. Inoltre, tulle le ville
che sono in Friuli, tanto sotto il Patriarcato, quanto nel ter
ritorio del Vescovato di Concordia e dell' Abbazia di Sesto,
con ogni loro pertinenza, in estensione di due miglia per
ogni lato ; con tulio il dazio dell' erbatico, che pagavano
all' erario gli alpigiani e forestieri che venivano ai pascoli
del piano, per Ficaiia, Pielrafilta e Chiusa d'Avenzone. L'altra
met poi don ad un certo conte Vuerihen, che si crede
essere quel Varienlo nominalo pi sotto, conte della contea
del
. Friuli
. nel diploma
r 1028 dato dall'imperatore
* Corrado aiLIrall. Noi. del
al patriarca Popone a) - (1). ,'^Ir'K1.
1001 Variento col lilolo di conte reggeva la citt di EAcoimam
Forogiuiio b) (2). attrae
sul fine dell'opera.

(1) 11 secolo XI produsse una mutazione rimarchevole nel go


verno e ne' costumi ; e particolarmente ci dimostr le dissensioni fra il '
Sacerdozio e l' Impero, per cui sconcerti e scandali gravissimi suc
cessero in Italia e Germania e). Jl "^"anli. fwu

1 ribelli come prescntavansi a chiedere perdono.


Nel secolo XI, quando i nobili ribelli si assoggettavano a chiedere
personalmente perdono al signore o di una congiura o d'altro mis
fatto, ponevansi la spada al collo, siccome dichiarazione esser essi
meritevoli del taglio della testa. G' ignobili poi portavano la corda
al collo come meritevoli del supplizio della l'orca d). d) Muratori e p.

(2) Un Contado nel secolo XI signiGcava per lo pi una citt


col suo distretto e). e) netto.
1002 Muore l'imperatore Ollone III il 23 gennajo,
chi dice per veleno preparatogli da Stefania moglie di Cre
scenzio da lui fatto decapitare, e chi per febbre tifoidea.
Ottone III fu giovane d' indole nobilissima, fornito di belle
a) Muratori Ann. i , i, , < , . ...
d'nai. anno io*, doli (I oiiinio e di sapere, perci compianto da tulli a).
1002 Ottone duca di Carinlia, in questo tempo era
b) Delio. marchese di Verona e di Trevigi b).
1002 Arduino marchese d'Ivrea, maneggiossi per es
sere eletto e coronalo re d' Italia, e lo fu in l'avia il di
e) Dono. j5 febbrajo e).
1002 Arrigo IH duca di Baviera venne incoronalo re
<j) Detto. di Germania nel d 2G maggio d) (I).
1002 Ernesto figlio di Leopoldo marchese d' Austria,
e) mosc su del con a'lr' grant'' delle soldatesche di Arrigo, guidale da Ot-
JTv p'mo1!1 "" Ione duca di Carinlia, venne per le alpi in Ilalia e).
0LI Olineiia Bona. sir.
. ji. il.
\ 003 Corrado marchese dell'Istria f).'
1005 Muore agli 11 di maggio il papa Silvestro II,
uomo invero ambizioso ma per tra i pi distiuli del suo
8' ifaraal!nu wa. tempo, ed al quale le lettere in Italia devono assai g). Gli
successe nel seggio pontificio Giovanni XVII, che sedette ap
pena 5 mesi; a cui tenne dietro Giovanni XVIII soprannominato
Fasniio, che si crede ordinato a' 26 dicembre di questo
h) Muraioli e. sopr. 011110 h) (2).

I nonii dell'avo o tic* parenti accostumavasi nel secolo XI


i) Delio an. looi. porli a nepoti, non meno che oggid i).
(!) 1 Vescovi vanno scemando di giurisdizione.
Anteriormente i romani pontefici chiedevano a' vescovi l' adesione
di rendere riiivilegiate*un monastero (ossia di assoggettarlo imme
diatamente alla giurisdizione pontificia, togliendolo a quella del ve
scovo) ma in questi tempi la si esigeva ; pi lardi si ritenue essere
kjneiio an. 1002. superfluo il chiederla k).
(2) 1 Mimici pii in Italia. Nelle citt Italiane dal 1005
al 1015 dell'eia volg. avevano essi acquistato tanto di forza e di
potenza da far valere con le armi i loro diritti e le loro prelese.
7
1004 Arrigo II re di Germania, cala in Italia per la
valle ili Trento onde impossessarsi di essa, e trovale forti
ficate le chiuse d'Adige, cangi via e per la Corintia scese
in Italia a). Non contrastalo dal re Arduino, che i vescovi J),^1*!) iom.'
e conti Italiani quasi tulli abbandonarono, fu ricevuto in
Verona, dice il Muratori b) e condotto a Pavia, venne inco- b) Muratori o.op-
ronalo re a' d 14 maggio. Ma la sera del giorno slesso, in
sorta lite ira' cittadini e soldati stranieri, si combatt, si ap
picc il fuoco e Pavia ne rimase incendiata. Usc Arrigo
da Pavia e dall'Italia in gran fretta e) (1). t!mS: *""

Fino a questi tempi ogni citt era stata governata lai


conti, i quali erano subordinali ai duchi e ai marchesi o gover
natori della provincia, come questi lo erano alla lor volla all'impera
tore o al re d'Italia; ora in molte citt il potere dei re era ridotto
soltanto a pochi diritti, fatti miche incerti da nuove consuetudini ;
1' autorit dei duchi, dei marchesi, dei conti da essi dipendenti era
grandemente scaduta, e i poteri e le forze erano quasi tutti alla
disposizione de' cittadini, per usarne secondo i loro reali o pretesi
interessi. Milano pare fosse la prilla citt del Reame italico, la quale
facesse mostra di questa novella condizione di cose, e che a grado
a grado su molte altre andasse distendendosi. La giustizia ormai non
vi si amministrava pi dal conte o dal duca e i soli regii messi
avevano quesl' oflizio ; e di questi alcuni erano perpetui, altri no
minati per qualche particolare cagione, e per lo pi Italiani e con
cittadini. Allora v'era appello dai giudici municipali al regio messo;
dunque il conte non aveva pi autorit ; e nemmeno risiedeva
pi fra le mura cittadine d). Vedi i Comuni, cenni su d'essi in $ S2**2U ' c"' ''
questo volume.
Ottica. In questi tempi ( 1 003 anteriori all'invenzione del can
nocchiale, gli astronomi servivansi di un tubo per mirare le stelle,
ma senza giungere a saper adoperare e congegnar lenti ed obbiet
tivi di vetro, che oggid cotanto ingrandiscono e rendou visibili gli
oggetti lontani e). ^JSXSiwS:
(1) Nuova condizione di cose surse per questo fallo in Italia:
un re lontano ed imo non guari conosciuto, Milano per quello e Pa
via per questo (origine o almeno uno de' primi falli della rivalit
tra le due citt), una confusione, una mancanza di re e governo, un ar
marsi, un guerreggiarsi le citt, che fu senza dubbio secondo gran
passo alle libert loro future ,1). [\ *** $ "'
8
4005 Alberto di Toprando di Plovezano in Trivigiana
e sua moglie Talia, nel di 12 ollobre dell' anno presente,
donano all'Abbazia di Sesto ed al suo abate Eroldo la corte
o castello di Plovezano con la chiesa e con tutto ci che
ivi loro aspettar potesse; ed inoltre altri beni in Valcono,
Fontana e Lanzanigo, nonch la corte e castello di Laubia
JliiiE'iiaT:0"' con le sue adjacenze, diritti e rendile a).
cLSapa.no-s,r *006 Ricolfo vescovo di Trieste b).
Neil' anno 1006, o nell' antecedente, terribile carestia
e pestilenza afflisse l'Italia, e si estese grandemente in Eu
e) Muratori. Ann. rnni ri
" lui. anno 1006. ' "P" W-
Il Friuli intorno a questi tempi (100G) gi da varii
anni godeva pace, ma la carestia generale del 1005, o 1006
lo travagli ; nullameno andava tutto giorno migliorando,
tralascialo le cure militari, il governo occupavasi nelle civili
fL^ipim! a giovamento dei sudditi d).
1008 Giovanni IV patriarca d'Aquileja vuole ricupe
e) dcii. Bona e. . rare colla forzala Diocesi di Rovigno e).
1009 Accadde in quesl' anno la morte del papa Gio
vanni XVIII e fu eletto a suo successore Sergio IV sopranno
d'iui'! minalo Bocca di porco f).
1009 Il doge di Venezia Pietro Orseolo II cessa di
vivere; principe glorioso perch accrebbe il dominio veneto
sconfisse i Saraceni, e govern con prudenza e dolcezza
suoi Popoli. Ottone Orseolo, suo figlio e gi collega, viene
assunto al dogato circa il mese di marzo; non minore al
padre per religione e giustizia, e ricchissimo per beni di
fortuna. Ebbe a moglie una figlia di Geiza duca d' Unghe-
) uotio. ria e sorella di S. Stefano primo re Ungherese g).
Giovanni IV patriarca d'Aquileja, per volere di Arri
go II re di Germania, con gran solennit nell' anno 1011
(se pur non fu nel seguente) dedic la chiesa di Bamberga ;
ti) Detto an. on. alla quale funzione pi di 50 vescovi intervennero h).
ciil'al h,"8 '"' 1011 Adalberto di Eppenstcin marchese dell'Istria i).
9
1012 Il Ducato di Carinlia per la morie del duca Cor
rado, marchese pur anche di Verona (1), accaduta
in questo tempo (il quale lasci Corrado suo tglio fanciul-
lelto non atto a governare i Popoli) fu dato da Arrigo li
re di Germania ad Adalberone, non essendo in allora pe-
ranco stabilite le leggi feudali usale oggid a). ihSi"iSmi'
1012 Arrigo I (2) re di Germania, con suo
diploma di questa data, dona alla Chiesa di Aquileja e suo
patriarca Giovanni IV le citt di Pedena e di Pisino Del
l' Istria b). b) Lira. Noi. ot.
4012 Chiude i suoi giorni il pontefice Sergio IV > (3)
prima dell' agosto di quesl' anno, e tosto gli succede Bene
detto Vili, ma turbato egli nel papato da cerio Gregorio,
si porta in Germania presso il re Arrigo, n si sa quando,
n come ritornasse in Roma e). cj Muratori e. mp.
Orso Orseolo, vescovo di Torcello, circa questi tempi
fu fallo patriarca di Grado e successe a Vitale. Era egli
fratello di Ottone allora doge di Venezia (4). Gio
vanni patriarca d' Aquileja si oppose vivamente alla di lui
elezione, a motivo delle antiche differenze Ira questi due Pa
triarcali, e ricorse anche al valevole appoggio dell'imperatore
T n d) Palladio. st.clU
nnco I a). in. 1 1**. in.
1013 Il re Arrigo, ordinale le cose di Germania, sul
finire d' autunno con la consorte Cunegonda e un possente
esercito ritorna in Italia, forse chiamalo dai caldi invili delle

(1) In questo tempo il governo del Ducato di Carinlia e quello


della Marca di Verona andavano congiunti e). e) Muratori e .
(2) Clic il Muratori chiama Arrigo II re di Germania. Vedi Ann.
ti' Italia ncll' intestazione dell' anno 1012.
(5) A quanto ci racconta il Palladio, Tu questo pontefice che con
ferm a Vitale patriarca di Grado , fosse la sua chiesa metropoli
delle chiese e vescovati di Venezia e dell'Istria t). rt^iuip.tn.
(4) Secondo la Strenna cronologica del Della Bona a pag. 45 sa
rebbe ci accaduto nel 1018. .
10
citt Lombarde, che tali clovean essere perch travagliale
dalle armi di Arduino. In questa sua tornata, pi che lutto,
stavagli a cuore la presa protezione di papa Benedetto Vili
e la brama di vedersi coronalo imperatore. Giunse in Pa-
iu , : . Vla> abbandonala da Arduino,' ed ivi celebr la festa del Salilo
il) Muratori. Ann.
d' II. mino 1013 IVil \
Bali, si (in. v. inalale a).
1013 Nell'autunno di quest'anno accaddero in Italia
S^uKuio io." pioggie dirotte ed inondazioni di fiumi b).
1014 - Il re Arrigo da Pavia passa a Ravenna (ove ra
dunalo un Concilio fa eleggere arcivescovo di quella citt
Arnoldo suo fratello), indi a Roma, atteso dal pontefice Be
nedetto Vili in S. Pietro, e nel giorno di domenica 14 feb-
brajo viene incoronato col diadema imperiale unitamente a
cjueiio. an. ioti. Cunegonda sua moglie e). Ma ci fatto, o non volesse o non
T.'S!l?.'M5.d'"" potesse altro, toma in Germania d).
1014 Arduino, dopo la dipartenza dell' imperatore Ar
rigo, risalilo in forze, prende Vercelli e forse Novara e fa
alleanza con Oberlo 11 il' Esle ed altri potenti conti e mar
chesi, pone in Asti un vescovo suo parente, a cui vediamo
opporsi Arnullb, l'arcivescovo di Milano, il gran nemico di
lui. E quindi, a un tratto, senza clic si veda bene il perch,
pi che mai abbandonalo, o stanco ed infermo, si fa monaco
c):Dci.p.H3aii6. nell'Abbazia di Fruttuaria e).
5ppRemf.''i;.fA" 1015 Maio Crescenzo vescovo di Concordia ()
1015 Molle citt Italiane, a questo tempo, eransi gi
*! i*0" li0'' c"' levate a vera indipendenza g).
Verso quesl' epoca accadde l'esempio della prima guerra
che i signori particolari siansi fatta fra loro e per proprio
conto nel Reame d' Italia ; e questa successe fra Arnolfo ar
civescovo di Milano e il marchese di Susa ed il vescovo
bj Mois e. sopra, d' Asti 11).
1015 Sinodo provinciale convocalo in Aquileja dal pa
triarca Giovanni IV. Di ci n' prova il diploma di questa
data ivi rilascialo a favore di Mfronlo e de' canonici del Ca
pilota di S. Stefano abitanti nella citt di Forogiulio (Givi-
dale) in ricompensa del lodevole servizio costantemente pre
stato si a' suoi predecessori che a lui nella chiesa di dividale
del Friuli di sua residenza. Questo diploma accordava loro
in benefcio (1) la Decania di Lanz, e Fusea col monte
Unni" in Carnia ; la decima nella villa di Pergola ; una mas-
saria in Osoppo , una in Gemona , ed altra in Arlegna ;
quattro campi in S. Daniele ; le decime della pieve di Val-
zana e quelle delle porte di Borgo di Ponte e di S. Pietro
della citt di dividale ; e lutto ci che apparteneva allora
alla corte patriarcale in essa citt ; pi l' intera villa di Pre-
mariaco con tutte le decime, terre e vigne, ed anche ogni
avere che gli antecedenti patriarchi ed altre persone aveano
donato a questo Gapitolo, il lutto in loro giurisdizione e do
minio, e di quell'avvocato che porranno a giudicare in loro
vece. Al Sinodo suddetto intervennero i vescovi Bertoldo di
Pola, Richiro di Fellre, Ricolta di Trieste, Lodovico di Bel
luno, Almerico di Treviso, Azzo di Citt Nova, Maio di Con
cordia, Stefano di Pedena, il Clero e laici a) (2). Sir*mIs "f
' v ' Unni . Noi. Oli. T.
1015 Arduino muore nell'Abbazia di Frultuaria addi '"p-2831
29 ottobre. Uno degli uomini pi variamente giudicali nella
storia nostra ; re legittimo, usurpatore, scomunicalo, santo
fondatore di monasteri ; ad ogni modo ultimo Italiano che
abbia osalo por mano alla corona d'Italia b). J! S'XiS." cB"
1017 Adalberonc duca o marchese della Marca di Ve
rona e del Friuli, e duca o marchese di Carinlia reggeva in
questo tempo e I' una e 1' altra Marca o Ducato e). Sii^nTiu!'?-
I p. 38 e 39.

(I) Beneficio chiamavasi in allora il modo di accordare o


concedere de' principi; bench di gi avesse avuto luogo qualche
vera investitura feudale.
('!) Il Friuli governalo dai patriarchi ti' Af uilcja
nel .scroio XI. Tutto il governo del Friuli si civile che ec
clesiastico (meno piccola parte se pur vi rimaneva) era in questa
epoca riunito sotto un sol capo, e questo ecclesiastico (il patriarca)
cio paciGco ; e le cose mutarono faccia d). d) i.imti. noi. cu.
12 m
a) nella Bona. Slr.
Cron.p. 41 1018 Gerloco conio ilei Pusterthal e di Lurn a).
b) Limili. Nat. rit.
1019 Muore in quest'anno il patriarca d' Aquileja
V. Ili ili::. UX.->. -
Rubcis. M. E.A.oul. Giovanni IV b).
4S7.
1011) Popone patriarca il' Aquileja, da alcuni chiamalo
anche Wolfgango, succedette a Giovanni IV nel 1019. Di
scendeva da reale famiglia ed era consanguineo di S. Mein-
werco vescovo di Paderbona. Fu egli ben accetto all' impe
e] Berloll. Anllch.
ci'aiih. v. un. i>.:n:t. ratore Corrado e) ed alcuni lo vogliono cancelliere dell' im
il) libelli e Pa-
pcmliroclilo. 1.1- peratore Arrigo d), col quale nel 1021 si port in Verona
nili. iVot. cri. voi.
IV p. 4, 16 e i. per dilTerenze insorte tra i monaci di S. Zenone e Rambaldo
e] Lirull e. sopra
PH. 6. conte di Treviso e). Fu questo patriarca che diede regola
f) N"olelli. Viia
ili S. l'aulino palr. al Parlamento del Friuli f) (1). Intervenne egli, nel
d'Aquil. ms. ai: lu
ci p- 0 tergo.

I Vescovi l'Italia in questi tempi (1015), erano arri


vati ad essere potentissimi e ricchi molto, e bench operassero con
le loro ricchezze a vantaggio dell' umanit, non vuoisi per celare
che si davano a certe brighe, a certi agi, a crte passioni che nem-
.' iv|!fiw'iaU: meno ne' secolari pi ambiziosi sarebbero state comportevoli g).
I Conti del Friuli nel secolo XI. Nominandosi dalle
carte sloriche alcuni conti del Friuli in questo secolo col distintivo
di conti nella Contea o Comitato Forogiuliese, cio il conte Variento,
il conte Luderico, e Alberto conte del Friuli (dopo del quale non
se ne ha notizia di alcun altro), chiedesi qual fatta di conti essi
fossero. Il Liruti dice essere di quelli che a foggia de' tempi ro
mani dicevansi Cumiles, o assessori dei governatori delle provincie
con sola dignit e nome, che poscia ne' basii tempi vennero man
dali nelle visite o Placiti generali dagl'imperatori, e che questi ol
tre il titolo onorevole avessero qualche beneicio o feudo concesso
alla persona o famiglia loro nella provincia in cui dimoravano, e
quindi venissero chiamati conti della detta provincia, per senza al
cun diritto di presidenza sulle citt o luoghi del Friuli, il quale in
,,., questi tempi era in pien dominio e propriet dei patriarchi e Chiesa
liVn " aqnilejese li).
(1) Il Parlamento del Friuli. Intorno all' origine di
questo Parlamento non v' certezza, n alcun antico documento da
cui raccoglier si possa sicuro indizio : non pertanto viene credulo
che Carlo Magno o g' imperatori francesi ordinassero il Parlamento
Mftilelll. Co-
Friulano a foggia ili Francia , dal quale dipendesse la somma di
".T'p'f'Kai^' !ull '' >'0V(,,'"U ; u l'opone patriarca' d' Aquileja fosse quello che
at. oe vita
Vii *ili s's'. ni
i" seguilo
Sfollilo con ben considerale
COI! 1)'"" distinzioni,
...facendo . luogo
. al me-
l'aol. pai.
nis.au'*p.Ga!"ni: 'ito, gli dasse regola i). Che che u sia di vero in ci, noi

/
13
1027, al Piacilo generale in Verona convocalo dall' impera
tore Corrado a). L' anno medesimo accompagn quel monarca "? ry'.1'!*.01' "
in Ilalia per la di lui incoronazione a imperatore, e col suo

diremo che la storia nostra non ci d traccie di queste riu


nioni parlamentali, se non dopo la met del secolo XII. (Cosi bl Fl ^ Pl,r
il Fistulario) b). Anticamente era diviso in quattro membri, cio i opra \ si. dei ir.
Prelati avevano il primo luogo ; i Lberi il secondo; i nobili |Bg' '
il terzo; ed i Gismuni il quarto (questi erano giudici o rappre
sentanti le Comunit). Pi tardi non ebbe che tre membri; ed erano
i Prelati, i Castellani e le Comunit, divisione che si mantenne pur
anche a' tempi del Veneto dominio. Il Parlamento sotto il reggime
de' Patriarchi non aveva n stabile luogo, n tempo determinalo per
le sue riunioni ; e faceansi queste a volere del principe, nel giorno
e sito da esso destinato: mentre spesse volte tra le mura, altre alla
campagna congregavasi, per lo pi nelle chiese di religiosi o ne'
palagi pubblici, e sempre dopo il triplice suono della campana.
La riunione veniva preceduta da lettere che il patriarca inviava
a tutti i signori del Parlamento (non gi come signore di esso,
ma come principale del medesimo), tributando a ciascuno nella so
prascritta il nome ed i titoli che. gli spettavano. Contenevano esse il
giorno, il luogo della riunione, ed indicavano in complesso gli og
getti da trattarsi. G' invitati, avuta la lettera, v' intervenivano pun
tualmente, e nel caso d' impossibilit vi mandavano i commessi loro 0] nicoMh. ram.
dallo stesso corpo de' parlamentali e). ei*g mn.iieiVor.
w '* ri i r< i , i nis. ani. v. A ilap.
In quei tempi il Parlamento friulano aveva di gran lunga mag- iap-
giore autorit che sotto la Veneta Repubblica, e su ci ecco quanto
ne scrive 1' accreditato nostro storico Nicoletti a composto di per-
' sone di considerato discorso scelte da tutta la Provincia, stringeva
in mano e la pace e la guerra, confermava e rompeva le tregue,
provvedeva alle spese militari, aggravava di nuove imposizioni et
isgravava i popoli, dava perpetua ferme/za et alle leggi sue, et
a quelle degli stessi principi, et alle particolari dei sudditi ; sot-
tometleva al giudicio suo tutte le appellazioni dei litiganti, et in
conclusione camminava con tanta dignit e con tanta riverenza
che ancora i Capi, con l'imperio ordinario, non potevano rom-
pere i decreti di questo Senato universale che solo nobilmente
stabiliva et indeboliva le sue cumminationi, e solo in generale pro-
poneva gli ordini del vivere a tutta la Provincia di modo che
questo Parlamento si addiceva piuttosto a l'urina di Repubblica che
di Principato, mentre seguita il Nicoletti, il reggime del Friuli quan
tunque (consideralo l' impero del Patriarca) paresse guidalo a foggia
monarchica, pure questo Stato, o perche antichissimo ed introdotto
dalla libera natura dei Popoli, o per ottenute concessioni dagl' im
peratori, non movevasi ad alcuna impresa di pubblico reggimento
i. lini i\
_ ,
<l) Mit*!! e. .

senza I assenso del Parlamento d). w. -.


14
mezzo ollenne dal pontefice Giovanni XIX la convocazione
Hi un Concilio, tenuto in Roma il d 6 aprile 1027, nel quale
fu deciso e comandato doversi fare al Patriarcato Aquilejese,

Ora, radunato il generale Colloquio della Patria, il Patriarca se


dendo maestosamente sul grado pi elevato, con i suoi consiglieri
(dei quali faremo paiola, allorch diremo del Consiglio del Parla
mento') proponeva le materie da trattarsi, e intorno ad esse il dili
gente Niroledi seguita in questo modo : le quali, se per sorte pa-
reva che avessero bisogno d' un pi lungo e pi purgalo discorso,
non erano terminate allora, ma si rimettevano alla stretta censura
del Consiglio del Parlamento; e subilo si dava spatio all'espedi-
a tione d'altri emergenti; che se bene riguardavano in spetie l'in-
comodo privato, nulla di meno col cammino delle settimane po-
levano spinger a travagli eccessivi il pubblico. Che. pur quivi.
oltre le cause gi specificate, tutte le rappresaglie, ovvero dei
nostri, ovvero degli esterni, non potendosi contra i rapitori le-
gittimamente usar altri castighi, si emendavano, concedendo a' dan-
neggiati gli sforzi e le rapine scambievoli; dopo la lunghezza delle
contese a' vittoriosi si davano i possessi dei castelli e cos
delle giurisditioni , si chiudevano nella guerra e si aprivano
nella pace tutti i 'passi dei fiumi, deducendo ancora a certa
luce tutte le oscurit, che in questa materia tra particolari na-
scevano, si pubblicavano i rubelli e si rettificavano le sentenze
dal principe fulminate in corretione a una tanta scelleraggine, si
assicurava il mar vicino, severamente proibendo che i Popoli abi-
tatori dei lidi non offendessero in conto alcuno i naviganti. Per di-
scioglier qualche difficolt e per non romper affatto il reciproco
commerlio dei sudditi, a fine di pace si prestavano i salvacondotti
a' nemici, si pn-finiva un ajuto indubitalo a' nobili, i quali a
gloria e beneficio della Patria refabbricarono i castelli dalle discordie
minali, con grossissime spese si destinavano gli ambasciatori a'
principi, e nel ritorno si confirmavano i decreti sopra la loro
relazione fatti, si legittimavano la seconda volta le monete del
Patriarcato, si camminava con ogni severit contro i presidenti
ingiusti e trascurali, si dichiarava la quantit delle persone, alle
quali per obbedienza era forza uscir alla difesa del Paese, si can-
celiava, durando i tumulti bellici, tutto quel nocumento che la
prescritione aiutata dal tempo apportava a litigati, si necessitavano
alla restituzione tutti quelli, che con una coscienza ferita nascon-
devano le scritture e le ragioni della Chiesa d'Aquileja, si resti-
tuiva l' onore agli ingiuriati ingiustamente di ribellione, si legge-
vano le lettere di Cesare, e dei principi al patriarca in spelie, et
a Forlani in generale, si formavano le risposte, et in line con
una suprema dignit si pronunliavano i giudicj condennatorj an-
cora contro il medesimo patriarca indirettamente passato oltre i
15
i a H'ghelll riportato
la restituzione di Grado e di lulla la provincia della Venezia a). ^,,..iSVfSu,.,^.siv
Lo slesso pontefice confermogli la superiorit sul Patriarcato m'
di Grado e dichiar la Chiesa d'Aquileja capo e metropoli

segui della sua autorit et indirettamente opposto alle altrui ragioni.


Ma perch spesse volte, con una faccia dubbiosa e diflicile a co-
noscere, si rappresentavano grandissime difficolt del Slato, come
di leghe, di guerra, di tregue, di pace, di confini, di fortezze, di
nuove gabelle, di statuti speciali, di passaggi di signori oltramoit-
tani; et non con quella prestezza, come bisognava, si potevano
redur insieme i parlamentali, essendo necessario che molle volte
pochi con maturit e con silenzio deliberino sopra 1' interesse di b) Nirotetti. Co.-t.
tutti ; fu ordinata una piccola Congregatone b) a cui fu dato il e Lrf. ani. del Fot.
m? .m v. k p. *2
nome di Consiglio del Parlamento. Questa che era tratta (9.
dal gran Corpo della Patria, veniva composta per lo pi dal patriarca,
da tre dei prelati, da uno dei liberi, da tre nobili, e da tre delle
Comunit, con la cui autorit, seguita il Nicolelti quasi ogni giorno,
suonala primieramente tre volte la campana, si reduceva nelle
stanze del principe, ed ivi non solamente maneggiava ed eseguiva
le maggiori e pi ponderose faccende dell' Imperio, ma ancora
e) Nfc-olelli e. sor.
altre cause minori, che al giudicio suo erano rimesse, e) Tale T. A p. 3.
sotto i patriarchi fu il Parlamento Friulano, e tale il suo Consiglio.
d) NicoleMi e. sop.
Seguita qui sotto, quale fu tratto dal Nicoletti d), il dettaglio della r.ip 18 tergo i
!'.i tergo ms. lui.
divisione dei tre Membri componenti il Parlamento Friulano sotto i
patriarchi, assegnando a ciascuno di essi l'esatto luogo che gli appar
teneva.
I Prelati.
Il Patriarca capo del Parlamento Il Proposito di Santo Odorico sopra
Il Vescovo di Concordia * il 'ragliamento
Il Capitolo d'Aquileja Il Preposito di San Stefano di
L'Abate di Rosazzo Aquileja.
17 Abate di Moggio Il Preposito di San Pietro in Car-
L' Abate di Sesto nia.
L Abate della Belligna d' Aquileja Il Preposito di S. Felice d'Aqui
L'Abate di Summaga leja.
Il Capitolo della citt del Friuli
Questi i Hobili.
Pratta Fontanabona
Porcia Arcano
Pulcinico Murti tio
Spilimbergo Cavoriaco
Cucagna, Pertistagno, Zucco Prampergo
e Valvason Castello
Melso Strasoldo

N
1G
*>[!,,l''*,jBU' sopra lulle lo Chiese d'Italia dopo quella di Roma a). Ot
tenne da Corrado imperatore l' investitura del Ducalo del
Friuli e del Marchesato dell'Istria, col diritto di coniar ino-

Villalla Salvarolo
Maniaco Toppo
Manzano ' Vanno di sopra
Sbrogliavacca Varmo di sotto
Perso Brazacco di sopra
Atlens Brazacco di sotto
Lafratina Cergneo
Queste le Comunit.
Aquileja Sacile
La Citl del Friuli Fagagna
Udene Caneva
Gemona Meduna
Venzone Aviano
Tolmezzo Portogruaro
Montefalcone San Vito
Marano San Daniele
Oltre ai nobili qui sopra descritti, avrebbero forse anteriormente
fatto parte tra essi nel Parlamento Friulano anche i seguenti abi
tatori di : Caslillerio, Tricesimo, Tolmino, SofTombergo, Mossa. Cari-
saco, Monti-reale, Pinzano, Ragogna, Flagogna, Valvasone, Socincolle,
Osoppo, Legio, Luincio, Soclevo, Artenea, Buia, Vendoglio, Treppo.
Carvaco, Cassaco, Bodegliano; ma qui siamo tenuti a render attento
il lettore, che intorno a questi abitatori ninna memoria esiste
nel gran fascio de' Parlamenti antichi; inoltre, che l'alta conside
razione in cui allora tenevansi le preminenze ereditarie, e la gelosa
cura con cui conservavansi, non lasciano supporre che essi abbiano
voluto e sapulo staccarsi da un Corpo di tanta estimazione. Quindi
diremo, che se essi vi appartennero, non possono che in seguilo
b) wroidti. cosi, esser slati disaggregati ; e ci soltanto dopo una loro comprovata
n,5:eK. %% riprovevole condotta b).
tersoci. gj eSp0Ile ancora, che le sentenze del Parlamento sotto il reggime
patriarcale andavano ad Sedem Apostolicam e che il patriarca,
superiore a lutti , puniva il delinquente, correggeva le sentenze ed
operazioni dei giurisdiceuti, o de' loro agenti soleva ogni cinque
anni andar egli, o mandar il suo vicario o il suo generale (ina ci ve
ramente spettava al vicario) a visitar ogni castello, terra e citl
della Patria, coli' incarico di comporre li; difficolt insorte tra uno
e l' altro luogo, rimediare all' oppressione che i padroni facevano
sui loro sudditi, osservare i luoghi, munirli, fortificarli, ed anche
riedificarli se abbisognavano. Questo fu costume antichissimo in-
firii!5iJeialKlr; trodotto e conservalo a miglioramento del ben essere de' sudditi e
ilei
For. Frulli nell'Oli,
del r.uerra r. .lpllo
UeIla Piirii
' au 1!) ri
c>-
MI p. 21 a 23.
17
noia a). Si porlo in Germania alla corte di Corrado, ed ) nenoii. amw..
' l u Aq. v. un. J. 373.
alcuni credono clic accompagnasse queir imperatore nel suo Srioi,',','!i'i'>'ornvi.i:
ritorno dall'incoronazione in Germania. Fu il patriarca Po- iene.

Qui ( quantunque anzi tempo ) crediamo convenevole il far


parola pur anche del Parlamento Friulano' sotto il dominio della
Veneta Repubblica, e ci per riunire in un solo articolo quest' in
teressante argomento, e per non chiamare di nuovo 1' attenzione del
leggitore su di esso.
Il Parlamento lei Friuli sotto la Repubblica Ve
neta era un Consiglio generale di tutta hi Provincia distinto in
ire ordini Prelati, Aobiti Feudatari! ('detti volgarmente
Castellani) e Comunit. I voli (o le voci) di questo Parla
mento sommavano a 70. non compreso per quello del Luogotenente
Iella Repubblica, alla cui presenza doveva adunarsi ; ed era neces
saria la riunione di due terzi almeno dei voti degli individui com
ponenti i tre membri di esso, onde fosse legittima la sua convoca
zione; dei quali voti ne avevano 12 i Prelati, 45 i Feudatari! e
13 le Comunit. Il Parlamento soleva riunirsi una volta all'anno
e ci alla fine di maggio, se qualche straordinaria circostanza non
richiedeva che si facesse anche in altri tempi. Non si poteva in esso
intervenire a mezzo di procuratori, eccetto i prelati e le monache,
n cui era accordalo il farlo. I Deputali della Provincia o della Patria
(che cosi venivano delti) erano sei, due per ogni membro; tre lei
piali appartenevano alla parte di l del 'ragliamento, tre al di qua e di
anno in anno venivano creali nel generale Colloquio. Questi doman-
lavano al veneto Luogotenenle generale della Provincia la riunione,
e per lettere stampate veniva intimata a tutti quelli che avevano
voto in Parlamento, contenendo esse il ristretto delle materie che
loveansi trattare. A loro pure spellava il carico di dispensare ed
ordinare le gravezze e fazioni che occorrevano nella Patria, mediante
il cancelliere di essa. Oltre i Deputali della Patria, intervenivano
in Parlamento anche i selle Deputati della citt di Udine, ma senza
volo, mentre questa aveva il suo particolare Deputato, destinato a
tale oggetto, scelto sempre tra i nobili suoi cittadini, e che godeva
il privilegio di occupare il primo luogo e di dare il primo voto fra bjrjpuriaiWFr.
quelli delle Comunit b). . ft^isi'T' r'
11 Parlamento che dopo il 1420 venne fissato nella citt di
Udine e), si adunava nel palazzo, ossia castello di quella citt, nella eli.' M EA'
sala a lai' uopo destinata, ove in luogo eminente sedeva il veneto
Uuogolenente con Ire Deputati per parte, alla destra sedevano i
prelati, alla sinistra i feudatarii, di faccia i sette Deputati della
ritta di Udine e le Comunit. Per ordine dei Deputati della Patria
si proponevano dal cancelliere le materie da trattarsi, sulle quali
era permesso a ciascuno di dire il suo parere ; poscia venivano
poste a partito, volandosi con le palle e bossoli. Dava prima il Luo-
2
18
pone quegli che riporlo la sede patriarcale da Forogiulio(Civi-
dale) in Aquileja, dopo essere siali col 17 patriarchi, e rimise
quella cilt in qualche grandezza dallo sialo deplorabile in cui

gotenente il suo voto, poscia i prelati, indi i feudatarii, e per ul


timo le Comunit, conservando in tutti e tre i ceti 1' ordine pro
gressivo delle dignit. Questo metodo ebbe luogo in seguito al ve
al I.inlti \cit. cil.
v I p. 17 neto Decreto del M dicembre 1483 ed altro del 20 marzo 1581 a).
E qui, prima di cbiudere quesl' articolo, diremo ebe tulli i votanti
in questo Parlamento sotto il veneto reggime, meno tre ecclesiastici
e tre secolari, avevano la giurisdizione nel civile, e molli di essi
anche nel criminale ; anzi alcuni possedevano nel civile la prima e
seconda istanza ; ma le appellazioni si di quelli ebe di questi, trat
li) U l'air ilei Itili.
leu. 1 Illusi, v un. tone alcuno, erano devolute al Luogotenente e suo tribunale, il quale
rag. 1 a 122 pur anche nella cognizione delle cause civili de' castellani era il
Purcla co. filmia
mo. Do-scr. della
Valr.del Friuli nel-
solo giudice competente b). Ecco qui sotto il dettaglio dei vo
l'OtlIFor.dclGucr- tanti nel Parlamento sotto il veneto dominio, tratto dall' opera in
ra t. I pag.,116 e
sreuiiD. titolala Leggi per la Patria del Friuli e)
e) Leggi per la Pai.
e Cfmiad. del Fri.
v-un. slamp. Inl'd. Reverendi Prelati Votanti.
tip. Schiralli 1GS0.
Reverendiss. Vescovo di Concordia Preposilo di S. Stefano, qual non
Capitolo d'Aqiiili'ja ha giurisdizione
Abate di Rosazzo Preposito di S. Felice, qual non
Abate di Moggio ha giurisdizione
Abate di Sesto Preposito di S. Pietro in Camia,
Abate di Religna qual non ha giurisdizione
Abate di Stimaga Monache di Aquileja
Capitolo di Udine
mobili Castellani.
Co: di Porcia e Brugnera Cons: di Sbrojavacca
Co: di Praia Co: di Torre
Co: di Polcenigo e Fauna Cons: di Maniaco
Consor. di Spilimbergo Co: Allaui di Salvarolo
Cons: di Cuccagna Zucco e Parti- Cons: di Monteregale
stagno. Cons: di Zoppola
Cons: di Valvasone Cons: di Prodolone
Cons: di Castello, e Tarcento Cons: di Panigai
Cons: di Strassoldo Co: di Prampero
Cons: di Coloreto, e Melso Cons: di Attimis
Cons: il' Arcano Cons: di Pers
Cons: di Pinzano, Osoppo e Arijs Cons: di Moruzzo
Co: di Villalta Cons: di Cusan
Cons: di Caporiaco Cons: di Foutanabiiona
Cons: di Bra/zacco e Cergnco Cons: di Zcgliaco
Cons: della Fraltina Cons: di Toppo
giaceva. Vi fabbric la torre ed il tempio die tuttora con
servasi (anzi per munificenza sovrana, ora eh' io scrivo, ed
l'anno 1846, si sia riparandolo) ed ordin 50 sacerdoti
, , j- r \
che avessero a celebrare divini uilicii a);
'
vi eresse il-i 'pa- j)v.e 28.iy
Urliti. Noi. eli.
p. w, w,, n
Pier Paolo
lazzo di sua residenza e molte fabbriche per la piet e per JfiKJ .i'cuS:
del Friuli.

Cons: di Vanno di sopra Nobili d' Aviano


Cons: di Varino di solto Cons: di Cassacco
Cons: di Savorgnano Co: di S. Odorico
Co: di R a gogna Co: di S Avoca
Cons: di Soffumbergo Co: di Sidran
Cons: di Manzano Cadauna delle sopra dette linee,
Cons: di Madrisio quantunque abbia pi nomi,
Nobili di S. Daniele ha per una sol voce nel Par
Nobili di Fagagua lamento.

Spettabili Comunit.
Comunit di Udine Comunit di Fagagna.
Comunit di Gemona Comunit d' Aviano
Comunit di Ven/.oue Comunit di Canova.
Comunit di Tolmezzo Comunit di Mossa sotto gl'Im
Comunit di Sacile periali; ha per voce in Par
Comunit di Porto Gruaro lamento, e interviene per essa
Comunit di Monfalcnne il Fiscale del serenissimo do
Comunit di S. Daniele, la quale minio
sebbene sia solto I' Illustrissi
mo Patriarca, ha per voce in
Parlamento.

MB. Non si sono posti nel Parlamento il Capitolo dei Canonici e


Monache di Cividale, perch essendosi separala quella Comunit per
Decreto dell' Eccellentiss. Senato V anno 1539, non intervengono in
esso ; come pure non interviene detta Comunit. Non interviene
nemmeno Aquileja, perch essa solto V Impero; n le Comunit
di Marano e S. Vito per essersi ancor esse separate : ci riporta la
fonte da cui trassimo. L'imposizione che spettava a questo Parla
mento sotto la Repubblica di Venezia era di lir. 1G79, soldi 5 ri
partila : ai Prelati lir. 5'20, sold. 5 ai Castellani lir. 714, sol. 18,
pie. 6 alle Comunit lir. 441, sol. 1, pie. 6.
20
ai uniti noi cu '' commercio, con zecca (i), piazze e strade, circondandola
fcrtoiffinflrq! di mura, con porte, per un tratto rimarchevole a). Questo prc*
T. un. p. 373. . . , ,. .
lato di attivila senza pari, di potenti aderenze, beneficato
' da sovrani con grandiosi privilegi, fu uno dei pi cospicui
b] Faclolall. Db.
patriarchi
l
della chiesa Aquileiese.
...,, .
Mori nel 1045r, (2)
,.,
-
%
roVPFor!'.)Ael(".cr" e vuo'sl c'> eg'' sia slat0 nipote dell imperatore Corrado b).
*p*i8 1020 Popone patriarca d' Aquileja nella primavera del
l'anno presente era in Bamherga presso l'imperatore Arrigo,
e fu egli che nel mattutino di Pasqua (la quale cadde in
quest'anno a' 17 aprile) recit la prima lezione, recitando
1' arcivescovo di Ravenna la seconda, ed il pontefice Bene-
^iML?nmiMB.' detto Vili, che col pure ritrovavasi, la terza e) (3).

fi) Zecca d' Aquileja. In questa furono coniate per le


prime due sorte di monete d' argento, la prima si chiam D nitro
Aqnilcjese, e valeva 14 piccoli veronesi ; e I' altra Soldi A-
liiilcjcsi, che non valevano se non 12 piccoli veronesi, ed erano
appunto del valore e del peso del danaro veronese ; obbligo che il
diploma di concessione di tale privilegio imponeva. Questi solili
si nominavano anche solili di Friuli o Friulani ; ma essi non sono
t! re!5 "' ora rinvenibili in ninna raccolta di monete antiche d). Le nozioni
intorno a questa Zecca le daremo nel secolo XIV.
(2) Oltre l' Ugbelli ed il Muratori, il Cappelletti, appoggiato a
documenti, crede non potersi collocare la morte del patriarca Po
pone prima dell' anno 1045. Ed infatti, il documento del Concilio,
tenuto dal Poiilelice Benedetto IX sulle lagnanze del patriarca di
Grado Orso Orseido, e de' Veneziani per il saccheggio di Grado fatto
da Popone patriarca d' Aquileja. il qual documento porla l'indizione
XII che appartiene all'anno 1041 precisamente, come pure per le
nozioni che ci porgono le cronache veneziane circa la legazione
mandata al Papa in difesa del patriarca di Grado, nel qual anno
appunto mori il patriarca Popone , siccome ci attesta la decretale
pontificia, appartengono all' anno 1045 ; e si perch la morte dei
due patriarchi Orso Orseolo, e il suo successore Domenico Belcano,
avvenuta nell'anno stesso in cui mori Popone, segnala similmente
nel 1045. Cosi Eberardo patriarca d'Aquileja viene creduto dal
pi dTy'a'p m Cappelletti innalzato alla Sede patriarcale in quest' anno 1045 e).
a 183. '
(5) I Beni dcSIc Chiese. Accostumavasi molto in questi
tempi dai principi e gran signori impossessarsi dei beni
Ielle chiese, o con modi blandi o con violenti. La maniera blanda
era quella di prendere i loro beni o castella a livello con promet-
21
1020 Il monastero ili S. Maria fuori delle mura di
Aquileja fu fondalo da Popone patriarca in quesl' anno e do
lalo di opulenti rendite ed amplissimi privilegi a) (1). oib p*. v. xxvii
1021 Arrigo imperatore ritorna in Italia con poderoso
esercito nell' autunno di quesl' anno, accompagnalo pur an
che da Popone patriarca d' Aquileja, che con esso lui in
tervenne in Verona ad un giudicalo tra i monaci di San
Zenone e Rambaldo conte di Treviso, ivi tenuto addi G di-
. . b) Muratori- Ann.
cembre b). irSSS.'di'.T
1022 Popone patriarca d' Aquileja venne spedito per IVp'*'
le Marche di Camerino con 11,000 uomini da Arrigo impe
ratore verso la Puglia e). Il Muratori dice con 15,000 coni- i. "\%g.mc.
liill.Mil ih Muratori. Anu.
llcllltllll U). <1MI. anno 10-i.

1022 L' imperatore Arrigo dopo la sua spedizione sul


Beneventano, e dopo aver fallo riconoscere col, nonch a
Napoli e ad altre citt, il suo imperio, distribuiti contadi e
castelli, risale in Toscana, in Lombardia, ed in Germania e). ?! ?'*' iti' c"'
1023 Popone patriarca d' Aquileja, fidatosi nell'appog
gio dell'imperatore, mosse lite al patriarca di Grado davanti
il papa Benedetto, chiamandolo usurpatore di quel titolo, e
pretendendolo soggetto alla sua sede. Accadde, che per dis
sensioni insorte in Venezia, fu obbligato il doge Ottone Or-
seolo a ritirarsi in Istria, come esilialo, in unione ad Orso
patriarca di Grado suo fratello. Perci il patriarca Popone,
colla la favorevole circostanza, entr armala mano in Grado,

tere un annuo canone, e nel frattempo donare qualche terra in pro


priet ad essi luoghi sacri, onde indurre, i vescovi e gli abati, ade
scati dal picciolo vantaggio presente, a dare a livello essi beni, l'usu
frutto de' quali mai pi non soleva arrivare a consolidarsi col diretto
dominio f). _ ".ETS! c' *"'
(1) La Chiesa d S. Maria fuori delle mura d' Aquileja
esisteva anche ni tempi del patriarca d' Aquileja Giovanni IV, che la
dot con alcuni beni e decime di quella citt. Credesi poi che presso
i-ssa chiesa Popone patriarca aggiungesse il monastero e I' aggran-
u'Se gj ,. iv p. 37.
2'2

spogli ed atterr pi chiese (1) ed alcuni monasteri,


e vi lasci guarnigione di suoi soldati. A questo colpo si
ravviddero i Veneziani e, forse nell' anno seguente, richiamalo
il doge col patriarca fratello, passarono con grandi forze a
Grado, ripresero quella citt ed isola, e ne scacciarono le
dVlSori(H3.,,n* Dent' ^el patriarca d'Aquileja a).
Di seguito ali" anno 1016 il Palladio ci riporta aver
Popone patriarca investito Marzuto del feudo del castello
della Finitimi (2) ed accordalo ad Chierico di Aum-
bech della Carinlia di fahhricare il castello che si nomin
Cuccagna in difesa della chiesa d'Aquileja, del villaggio di
K.^fp.V Faetns e territorio di quella giurisdizione b). Siccome la data
suassegnala dal Palladio non presenta esattezza intorno a
questi due falli, che noi rileniamo avvenuti nei primi anni
del patriarcato di Popone, cosi avvertiamo non aver esposto
in ordine cronologico, come le altre, la data suddetta.

(1) In tale occasione rimand in Aquileja il tesoro della chiesa,


i calici, gli apparamene, i vasi d'oro e d'argento, il libro degli
Evangeli (che dice il Palladio scritto di propria mano da S. Marco)
i corpi de' Santi Ermagora e Fortunato; e ogni pi ricca suppellet
tile che, all'arrivo dei Longobardi, i suoi antecessori patriarchi ave-
cjkoiio par i p. 130 vano col ricoverato e).
Palaci regii in Italia. Era costume anticamente che
i regii palagi fossero fabbricati nel cerchio delle mura delle citt.
Ma dopo il 1024 solevano erigersi fuor delle mura nelle citt prin-
r}?atM:T cipali d'Italia d).

(2) Il Castello e Famiglia della Frattina. Quello


sta situato al di l del 'ragliamento poco lungi dalla Motta ; questa
vanta un' antichissima nobilt, provando la sua discendenza ed il
continuo possesso di feudi giurisdizionali sino dai tempi di Popone
patriarca, nei quali viveva il nobile e magnanimo cavalier Zuarzulo
Fr"'v.ri1p!1sB?- t'e";l frattina e). Sotto il dominio Veneto la met di questo feudo
Si"? .IFr cra devoluto al Fisco, e fu venduto dal principe ai signori Villa-
par. 1 pati. 118. _ ..,. ,. , ,,' . r m^
bruna nobili di reltre col titolo di conte e la voce in Parlamento
f) u. Guerra e. s. alternativamente coi signori della Frattina f). Quest'illustre ed antica
famiglia la vedremo distinguersi per militare valore e per diplomatiche,
missioni, come verr detto in seguilo, ed avere per insegna nello
scudo uno Scaglione dorato in Campo azzurro.
23
1024 Muore il pontefice (l'orse Benedetto Vili) che per
quanto osserva il Pagi, termin il suo papato, come si creile,
nel mese di giugno. Ebbe a successore Giovanni XIX, sopran
nominato Romano e fratello del defunto, essendo ancora laico,
console e senatore di Roma: sulla di cui condotta si poggia
la taccia, che danaro e forza il 1portassero in allo a). 3'ita!"m?u'io2t"-
Olnlii. Slor. univ.
1024 Cessa di vivere l'imperatore Arrigo add 13 t.iip.jii.
luglio e viene sepolto in Bamberga, e con esso (perch senza
discendenza) termin la casa imperiale e reale di Sassonia.
Fu sovrano pio e virtuoso, e annoverato fra' santi b). lmlm!-^'
1024 Corrado il Salico (dello da alcuni Corrado li)
successe ad Arrigo, e fu incoronalo re di Germania in Ma-
gonza nel di 8 settembre. Era egli duca di Francouia; per
ci videsi allora regnare sul trono di Germania questa nuova
\ e) Muratori c.sop.
lilsd 1 j. Ball e. s. pag.

1024 Elello a nuovo re di Germania Corrado duca


di Francouia, Magiufredo conte e marchese ili Torino, Alrico
vescovo d' Asti fratello di lui, i marchesi d' Esle, ed altri
grandi offrono la corona d' Italia a Roberto re di Francia,
secondo dei Capczii, per lui o suo figlio ; e rifiutala a Gu
glielmo duca d' Aquilania pur per lui e suo figlio ; e il duca
viene iu Italia, guarda, esamina e va via. Tanto era caduta
questa misera corona, non pi osala cingere du nessuno di

Cuccagna (famiglia li). Come abbiamo accennato, fu


Otlurico il' Aiinilii'i'li della Cnrinlia, che ottenuto I' assenso da Po
pone patriarca il' Aquileja, rottilo il Castello l Cuccagna
solle falde ilei molili vicino a Faeilis. Da quest' Odorici) propagossi
in Frinii la Mia famiglia, lu quale preso il tinnii' del castello medesimo,
si chiam di Cuccagna. I signori di essa possedevano la prerogativa
,-, i . u- ! -l i\ i i i .
, .,
' fallali. SI. pB

di camerieri ereditarli dei patriarchi d Aquileja il) ossia del Ducato nar. t im. uh.
del Friuli; e sotto il Veneto regime, quella di Itegolalore del Par
lamento Friulano, per cui avevano in esso sessione pi ragguarde
vole degli altri e in luogo apposito e). La famiglia di Cuccagna fr*1. VjlfSllaSt1
porlo.ssi ad abitare in Udine nell'anno 1520 e fu ascritta a quella
cittadinanza f). Si divise essa in quattro colonelli chiamali : Freschi, !,,t.|f'on fo""^!
Guerra I n. H7.
'l'i
quei marchesi italiani, e cosi portala fuori ad offrir qua e
ai Balbo, si. .in. '> e rifiutala da ciascuno per non mettersi nelle nostre di-
v. un. pag. 11". . . . . . ... ,
- Murala. Ann VIS10I1I, liei IlOStl'l Olili a).
d'lt.aimolto!4-lu-i3 ' '
1025 Ariberto, o Eriberto, potentissimo arcivescovo
di Milano, fu il primo tra' principi di Lombardia, che poscia
furono molti, il quale si portasse in Germania ad offrir omaggio
al re Corrado, promettendogli la corona del regno Italico se
I)) Muraioli. Ann. .. * -. ,. ,
.r ii ami,, io:;;.- e<ni calasse in Italia b.
Haioo o. sopra.
1025 Basilio imperatore dei Greci cessa ili vivere dopo
50 anni di regno, e resta solo imperatore Costantino suo
e) Muraioli e. sop. fratello e).
1020 Il re di Germania, Corrado il Salico, approfit
tando delle disposizioni de' principi Italiani e del pontefice
Romano a suo favore, scese in Italia con scella corte (1)

Zucco, l iar asinino, di Vallasene. Del medesimo


stipile sono pur anco i Baroci (Barozzi) nobili Veneti ed i conti di Au
di paliamo, si. lei spergo (Auspergli) del Craguo, della qual distinta famiglia uno godette la
caiSi!iwp' idiw. dignit di principe dell'impero d). La casa di Cuccagna si rese il-
iiiiuir.v un. p. se. |tlstre e polente in Friuli, come diremo nel seguilo di questo lavoro.
(1) Valsa (Famiglia di): da cui i signori di llels, Col-
loreto e l'rodoloue. Liabordo ed Enrico signori di Valsa,
nobili Svevi, verniero in Italia nell'anno 10'26, con Corrado, re di
Germania, e formarono parte dei personaggi della corte di questo so
vrano. Liabordo, fermatosi ad abitare in Friuli, fu da Popone patriarca
d'Aqtiileja investito del Castello d Aids (situato vicino alla
sorbente del fruttifero rivo del Corno al N. O. di Udine alla distanza
di 8 miglia) col titolo di visconte. Fu egli che propag in queste
parti la sua discendenza a segno, che fatta riguardevole per autorit,
ricchezze e parentele, si distinse sempre fra le prime della nostra
Provincia; producendo stimabili soggetti nella guerra e nella pace,
ni palladio si. ii. i onorali per cariche ed impieghi rimarchevoli si dai nostri che dagli
lalS'gro'vSii- L'sttl' '< come vedrassi nel seguilo di questa Raccolta e). La famiglia
iiiu'x. ir. mi. i>. 11:1 di Mels nel 1 -130, o 1432, si fece abitatrice di Filine e ne ebbe la
cittadinanza ; poscia per avuta eredit pass a dimorare in Civjdale
nvfroii fo""S 'ti Friuli f), indi in Gorizia g). 1 discendenti di Liabordo si deno-
K'cs'iuruio! piwi!; '"'"a'0111' dai nomi dei castelli di questa Provincia cui essi abita-
'' civw. vi vano e dei quali ne erano signori ; perci alcuni di questi conser
Illull
vano l'antica denominazione di Mei*; altri si dicono di IPVodolone,
altri di Collorel, castelli ambedue situati, il primo al di l dei
'ragliamento presso S. Vito, miglia 18 distante da Udine, il secondo
ad 8 miglia al N. (). di questa citt.
25
e poderoso esercito nella primavera, e da Verona vlto a
Pavia che trov chiusa, pass a Vercelli e vi celebr la
Pasqua nel di 10 aprile; indi fu coronalo a re d'Italia; ma
non ci nolo n il giorno n il luogo, ove succedesse la
sua incoronazione a) (1). S* iSlSJt raE:
4026 Estremo caldo soffri l'Italia in quest'anno e
molle furono le malattie che afflissero i Popoli b). i>) Muratori o.p.
1020 Ottone Orseolo doge di Venezia, per non aver
acconsentilo d'investire Domeuico Gradonico, ossia Gradenigo,
il giovane, a vescovo di Venezia, vide levarsi contro di lui una
polente fazione di cittadini, la quale depostolo dal dogato e
tagliatagli la barba, il mand esule a Costantinopoli, cacciando
pure dalla sede patriarcale di Grado Orso suo fratello, per
ch sospetto. In luogo dell' esiliato Ottone fu eletto doge
Pietro Barbolauo o Genlrauico ; ma non ebbe quiete, perch
varie furono le sedizioni contro di lui, e le infestazioni de'
principi confinanti e). # """"' c-
1020 Popone patriarca d' Aquileja infesta i confini de'
Veneziani, appoggialo dal re Corrado, il quale senza voler
confermar loro gli antichi patti, li perseguitava e li danneg
giava d). d) iiunmrt c.oti.

Enrico fratello di Liabonlo, ritornato in Germania, continu la ili-


sccnilenza de' signori di Valsa ; che passati poscia dalla Svevia in
Austria coll'Iuiperatore Rodolfo 1 e suo tiglio Alberto, divennero polenti
per continuato favore sovrano mentalo pe' loro servigi. Fiorirono
quindi per dignit e ricchezze tra i nobili pi distinti dell' Austria ;
mentre altri furono consiglieri, parte maggiordomi, alcuni capi-
lani di citt e provincie, certi ehbero il maresciallato supremo ,
dell' Austria, nonch tra essi vi furono dei vicarii imperiali e coman
danti dell' armi cesaree in Italia. Ma mancata quesla linea di Enrico
in Germania, colla quale avevano una stessa origine, ed uno stesso
stemma i discendenti di Liabonlo in Friuli, furono tpiesti dagli Impe
ratori Itoilolfo II e Ferdinando I decorali coi titoli di baroni e conti e) palladio, si. dei
di Valsa e con quello prerogative che godevano quei signori e). In -'(Spoliagiio.iid.
seguito daremo ancora qualche cenno sulla famiglia Valsa. m. v. un. p. in.
!) Gli storici milanesi vogliono che il re Corrado sia stalo coro
nalo nella Basilica di S. Ambrogio da Eriberto arcivescovo di Milano,
ed altri lo dicono in Monza. Nulla per vi di certo su tale rapporto f). f) Muratori csop.
2G
1027 Il re Corrado si porta alla volta di Roma, ove
giunto nel mercord santo, viene accolto con magnificenza
dal pontefice Giovanni XIX e dai Romani ; ed ai 26 marzo,
giorno di Pasqua, col incoronalo a imperatore, e Gi-
3' all'anno' imi' se'a sua moglie a imperatrice a). Poscia scende a Rene-
vento e Capua, e vi si fa riconoscere all' intorno ; risale a
wm'o.' st' d"' Roma, a Ravenna, a Verona, in Germania b).
1027 Renedello abate di Sesto fu presente all'inco-
en.wP^ix'p.'w? ronazione del re Corrado a imperatore e).
1027 Adalberone od Adalperlo duca di Carinlia, pre
fetto della Marca di Verona e del Friuli, succedette a Cor
di Llruli.
Fr. . iv p.Noi.16. del _.l-
raao ,1\ 0;.
Rubra M. E. A. col. . ,.,-._ ut i un ! p . n
a-*- 1027 Nel gioved 6 aprile fu congregalo in Roma
un Concilio ad istanza di Popone, patriarca ci' Aquilejn, che
ivi rilrovavasi, ed accordato da pontefice Giovanni XIX e da
Corrado imperatore. Si tratt in esso delle antiche prelese
dei patriarchi Aquilejesi sul Patriarcato di Grado, e non
comparso Orsone patriarca Gradese, quantunque chiamalo
con lettera pontificia, fu definita e comandala la restituzione
e riunione di Grado e di dilla la Provincia della Venezia al
?! !v1p!'Iot7.crt' Patriarcato d'Aquileja e) (I).
{.^MiasoruLstr. 4027 Ecilone conte dell'Istria f).
1027 Piacilo generale, 0 Convento giuridico, temilo da
Corrado imperatore in Verona nel sabato 20 maggio, nel
quale, tra le altre cose, venne giudicalo che la Chiesa di
Aquileja ed i suoi patriarchi fossero nel loro Stalo padroni
liberi e sovrani, senza dover riconoscere alcun superiore con
H pVwVis.'' y' quale si sia pagamento g) (2). In questo Piacilo in-

(1) Tale determinazione per non ebbe alcun effetto.


(2) La (mistione Tu mossa dal duca Adalberone, che fece chiamare
in giudizio Popone, acci riconoscesse la superiorit ducale sopra
il Friuli, e la corrisponsione del fodero ed altre augarie e pub
blico servizio in pane, vino, carne ed altro ; ma il patriarca fece
constare giuridicamente, che n esso u il suo Patriarcato aveva inai
) Liruti e. s. pag. riconosciuto i duchi di Carinlia, u altri per superiori h).
27
lervenne pure un cerio Varienti, il quale si qualifico per
milite, cio feudatario della Chiesa d'Aquileja a). ?ua"\3iS'.c"-
1027 In quest'anno la Chiesa ed il patriarca d'Aquileja
avevano per avvocalo (1 un certo Vualperlo di prin
cipesco ignoto casato li). i>) Detto pag. 3.
1027 Ariberlo arcivescovo di Milano venne lascialo
vicario imperiale (2) in Italia dall'imperalor Corrado e). !!""'
Circa questo tempo una parie rimarchevole del corpo
di S. Felice martire (compagno di S. Fortunato) che giaceva
in Aquileja, fu mandala in Paderbona da Popone patriarca
Aquilejese, ad istanza di S. Menwcrco vescovo di quel luogo d). t.iv'V.
1028 Cli Ungheri invadono nuovamente la Sliria, la
Carintia, ed il Cragno ; ma sono valorosamente respinti da
Popone patriarca d' Aquileja e). S.W"- Slr'
1028 Popone patriarca d'Aquileja ottiene da Corrado
imperatore il diritto di coniare moneta di puro argento in
danari del peso della moneta veronese. E ci dice il Liruli,
ohe tosto avuta la concessione, fecero i nostri patriarchi
coniare due sorte di monete nella loro zecca d' Aquile
ja f) (5). Questo nostro patriarca fu il primo in Italia i! lvp. w "S!
che 1per concessione imperiale
r
abbia avuto la facolt di co- g ,) Liruli.
, , Della

uiare propria moneta g). -FnunTm.'oen
r> i n Masnade v.un.p.37.
Pare che intorno a questi anni Popone patriarca im
prendesse la riparazione d'Aquileja e l'erezione di quel
li li il l i I li >) Palladio. SI. eli.
tempio e sua torre. 11 Palladio li) segua a questi lavori 1 anno irt. i . un.
1050 ed il 1031, ma non ci sembra probabile che in si
breve tempo siano essi stali eseguili.

(1) Vedasi il voi. I di questa mia Raccolta a pag. 69. Qui per
annoteremo che il Nicoletti ci avverte che questo Valperto del
sangue de' duchi di Carinlia i). {uinifficiiaTo?-
(2) Il Vicariato Imperiale era una dignit che gli Impe- \^UIZ: "' ""'
raion incominciavano a dare a' loro aderenti principali qua e l.
Ivi era naturale; g' imperatori, non potendo far valer da lungi la
loro autorit quale essi aveano, la trasmettevano cosi, onde fosse at
tivala, a qualche granile che si tenesse poterla effettuare k). un,^.lU7-i$p' *'
(3) Vedasi in questo II voi. di mia Raccolta a pag. 20.
28
1028 Corrado imperatore concede (con suo diploma
di quest' anno) a Popone patriarca d' Aquileja una selva assai
grande nel Friuli; la quale dall' Isonzo piegava al mare, poi
con varii giri arrivava a Concordia, indi da Sesto (che dalla
via romana ebbe il nome, e fu badia celebre nei barbari
secoli) inollravasi fino alla Livenza e terminava alla foce di
a) Pillasi Salirlo
T?iprHU qUeSla 8) " (i)'
Sotto l'anno 1028 o nel seguente si trova men
zione, presso il Coru. Ten. geneal. cap. II, N. Vili e XIX
dei fratelli Engelberlo (conte di Lum e del Puslerlbal) ed
Hartvico vescovo di Bressanone figli del bealo Ottovino. Que
sto Eugelberto sarebbe, secondo l'Hormayr, V avo paterno
dei fratelli Engelberlo I e Mainardo I conti di Gorizia (dei
er^'oSr str' qua'' vem soll l'anno 4122) b).
4029 Il Patriarcato di Grado viene confermalo ad Or-
sone patriarca di quella citt, dal papa Giovanni XIX, ad-
ducendo esso pontefice essere sialo ingannalo da Popone
patriarca d' Aquileja quando accord il Concilio nell' anno
1027, il quale determinava la riunione di Grado e di tutta
j. !vp.''i501' cil' 'a Provincia della Venezia al Patriarcato Aquilejesc e).

(1) Abbiamo posto alla donazione di questa selva In data del 1028,
perch il Filiasi sbaglia nell' assegnargli quella del 1015, mentre
Popone non era allora Patriarca d' Aquileja: e ci abbiamo fatto ap
poggiati al Li ni li , e seguendo nnebe il de Ilubcis per il dettaglio
del fatto. Riporteremo quindi la donazione come la espongono questi
due autori; perch vi differenza anche in quanto ai dettagli, es
sendo nella medesima pi accuratamente descritti, che nell'opera
citata del Filiasi. Ecco come essi dicono: (1028) Una selva nel
disabitato Friuli nella Contea del conte Variento d'immensa gran-
dezzn, che estendevasi dal fiume Lisonzo lino al mare, e dalla
strada degli Ungbcri, delta Yalsetta. sino al fiume cosi nominalo,
e toccando alla corte del fiume Naone, e continuando pel terri-
torio della Badia di Sesto al fiume Meduna e Livenza progredir
sino alle foci di questo al mare. La succitata estesissima selva fu
dala in quest' anno in dominio e podest a Popone, cio alla Chiesa
V. iLvp! b-Js.0!!' " e Patriarcato d' Aquileja da Corrado 11 imperatore d) Avvertiamo
5Sbe5w."' E' *' cne '' l'e ^uheis pone questo tallo nel 1021), ma il diploma che
riporta sbaglia nell' indizione.
29
Alcuni dei nostri storici annotano (circa questi tempi)
la donazione del Ducato del Friuli, e Marchesato dell'Istria,
che dicono fu Ita da Corrado imperatore a Popone patriarca
<]' Aquileja, ma non si accordano nelle date. Ora tale loro
discordanza ed il lacere del de Kubeis, del Muratori, del
Liruti e di altri autori su quesl' interessante *argomenlo, ci
fa nascer dubbio sulla verit del riportato, per' cui ci trat
teniamo dall' inserirlo nella presente nostra Raccolta. Vedasi
pur anche (in appoggio a questa nostra ommissione) l'autore
...
qui citato a),...il quale
... . .il
tiene per incerta
la donazione i.,
suddetta. ) Fblultno. Di.
sopra ia st. dei Fr.
1030 Guglielmo di Weimer conte dell'Istria b). fe.!T-slr-
1030 Adalgero vescovo di Trieste e). o Deluso e..
4031 Ottone Orseolo viene richiamalo dal suo esilio,
senza che si conosca la cagione che movesse i Veneziani a
questo passo: mentre non e' noto, se il pentimento, o la
noja pel governo di Burholano, o la prevalenza della fazione
degli Orseoli (il che pi probabile) ve li determinasse. Co
me ci sia, essi in quesl' anno raser la barba a Pietro
Rarbolano, e vestitolo da monaco, lo mandarono in esilio a
Costantinopoli. Inviarono quindi col Vitale vescovo di Tor-
cello, con scello accompagnamento, onde ricondurre Ottone,
per rimetterlo sul trono ducale e diedero intanto il governo
ad Orso Orseolo patriarca di Grado di lui fratello; uomo
assennalo e generoso, che resse per un anno e due mesi,
come vice-duca, con molla lode d) (I). dV^i'i*""'
1031 Nel giorno 9 luglio (venerd) Corrado imperatore,
in Vormazia, rinnova ad Escemano vescovo di Belluno le
donazioni de' suoi antecessori sul castello di Polcenico e). Staffimi.' wi-
' l'Ind.dVlp. Pirona.

CI) Fabbricati delle citt ci' Italia in questi tempi.


Non erano in allora molte le citt fabbricate con quella solidit e
pulitezza de' giorni nostri ; ma invece assai costruzioni in legno
concorrevano a formarle, e in molti di quegli edihzii usavansi ancora
i tetti coperti di paglia. Quindi g' incendii spessi ed estesi nella
maggior parie delle cil l f). 2, Si ' "p'
.71)
>) irnben. m. e. a.1031 Roberto era vescovo di Concordia a).
Ap. p. 65.
1031 IM3 luglio (marted) di quest'anno Popone pa
triarca d' Aquileja consacr la nuova chiesa Metropolitana
da lui eretta in quella citt, dedicandola alla, madre di Dio,
"^"-"i-Frai: eu" a' Ss. MarLiri Ermagora e Fortunato b). Intervennero
Not.cH.Y.ivp.. a qUesla solenne consacrazione due cardinali, e i 12 vescovi
suffragane! della Chiesa Aquilejesc (1), nonch l'avvocalo
Valperlo, gi anteriormente da noi accennalo, il vicedomino
prt"i'p!iK.'c"' Giovanni con Bertoldo di lui fratello, ed altri e). Decorava
poi maggiormente questa s distinta solennit il dono delle
sacre ossa de' venerandi corpi del pontefice S. Marco, e di
S. Quirino vescovo e martire (2) fallo dalla Sede Ro
di Nicoletti. Fair. , . i\
poti, di Mor.
. p. tergo.
t. b malia a questo

nuovo tempio
r
d)./
1031 13 luglio. Il patriarca Popone istituisce 50 ca
nonici in Aquileja, rinnovando quasi interamente quella Col-
e) Llruli. Vile del , . . . ,. .. . . \ . _ .
!lllg.dnor-rKi,T 'eoiala e dotandoli di beni ed entrale e). Perci, olire i
Noi. del Friuli v.
IV pag. DM -301.

(1) Vescovati siiflVajpauci della chiesa d'Aquileja


in questo tempo. Quello di Trieste, di Pola, di Petena o Pe-
deua iteli' Istria, di Citt Nova in Istria, di Concordia, di Trevigi,
di Padova, di Bressanone di Belluno, di Feltre, di Trento, di Ce
ri RuMs. h. e. a. neda f).
Ajii.5d*q_PB3?i ' (2) Reliquie li santi in Aquileja sotto i patriarchi.
Custodivansi nel santuario di questa chiesa i corpi dei Ss. Ermagora,
Lorenzo, Agapito, Anastasia, Crescenziano martire e compagni, Mar
tino, Ermogene, Fortunato, Gerione e compagni, Grisogono, Mena,
Proto, Felicita e sette suoi tgli martiri, Sigismondo re (di Borgogna);
ed i corpi di Volotea, Tecla ed Erasma, Canzio, Canziano, Canzia-
nilla, Ilario patriarca, Taziano, Felice, Largio, Dionigi, ed un braccio
di S. Fortunato, una mandibola di S. Orsola, un dito di S. Bene
detto, oltre un pezzetto della S. Croce di Cristo e quasi infinite
altre particelle di diversi corpi santi. Delle quali sante reliquie molle
furono quivi portate dal patriarca Popone che tolsele da Grado, ove
per timore dei Longobardi, sino da quell'epoca cola giacevano a
salvamento : e molte da varie parti vennero raccolte da' suoi sue-
Hobilf in Friuli. Dopo l'undicesimo secolo nuovamente
cominci a popolarsi il Friuli della nobilt pi insigne, ingrandita
di feudi e di castella dalla magnanimit di Popone patriarca d'Aqui
hiFontanlnl. Delle leja II).
Mawarie p. 5. '
3.
doni importanti da lui falli per l' innanzi a' canonici della
Metropolitana Aquilejesc, concedeva loro i fertili villaggi di
Melarelto, Palmata, Ronche, Roncliclle, villa de' Schiavi, Ca
stiglione, Morsnno, Carlino, San Giorgio, unitamente ali1 im
perio spirituale delle chiese battesimali e cappelle annesse ai
delli luoghi, nonch le rendile di 30 botteghe nella piazza
e mercato d'Aquileja, e di 20 nel porlo di Piro a) (1). pctiowoVmout:
1052 Il doge Ottone Orseolo moriva in Costantinopoli, elerg0
ed Orso patriarca di Grado suo fratello, a quella nuova, ri
nunzi il vice-dogato sostenuto con lode uu anno e due mesi.
Domenico Orseolo, favorito da pochi, s' intruse nel Du
cato ; e male per lui, perch non and guari che fu cacciato
dalla rivolta, e appena pot salvarsi fuggendo a Ravenna, ove
mori. Richiamalo dall' esilio Domenico Fiabanico, fu creato
doge, e le discordie sedaronsi in Venezia b). d'iSK'irai*
1033 Chiuse i sitai giorni il pontefice Giovanni XIX,
ed ebbe a successore (nel giugno di quesl' anno) Benedetto IX,
che si vuole fosse assunto in et decenne: la qual cosa per
non (tare certa, come indubbia la sua vita dissoluta e), cj Dotto anno io.
con cui per ben due lustri disonor la sede papale d) (2). JJllJa^df c2;

(1^ Il Palladio ) aggiunge anche a questa concessione, i villaggi ^'fjlig.^si';'1"


li Ontagnano, S. Stefano, S. Andrea, Marano, e Soltoselva.
Torri nelle citt !' Italia quando cominciarono ad erigersi
lai privali Olln: alle torri, che nei vecchi tempi si fabbricavano
nel giro delle mora delle citt e fortezze, per guardia e maggior
difesa di esse, s'introdusse pure nelle pi potenti il costume
che i nobili privati fabbricassero delle torri nelle loro case a pro
prie spese ; ed era tenuto indizio di chiara nobilt I' erigerle ed il
possederle, mentre soltanto i nobili godevano il privilegio e la pos
sanza di e.lil'icarle. Non puossi per determinare con certezza il
tempo in cui cominciarono a fabbricarsi queste torri privale, ma
pare che alcuna di esse se ne alzasse gi nel secolo X, che se
ne aumentasse il numero nel secolo XI e maggiormente poi si mol
tiplicassero,
I r>
dacch
\p
le citt d* Italia si fecero libere ed insorsero le
-.l-l .
,,r Muratori.
, . _.
Wn.
gare dei Guelfi e Ghibellini 1). iir Ant. ti. t. i
(2) La Tregua di Ilio. Questa cominci a nominarsi sol- p' '
tanto nell' anno 1033, e fu proposta dai vescovi delle provincie di
Arles e di Lione ; venne poi stabilita pi tardi ed abbracciala anche
32
1034 Corrado imperatore, con diploma dell' 8 marzo dato
da Salingusla, in aggiunta alla conferma di molli altri diritti
e prerogative, conferma a Popone patriarca d' Aquileja In
padronanza ed il dominio sopra il territorio tra 1a Piave e
la Livenza, gi posseduto dagli Odcrzini nominali Venelici,
perch uniti coi Popoli abitanti nelle Isole Veneziane, i quali
vengono appellati sempre Venelici nelle carte e nelle cronache
'! ".yne "" storie di quei tempi a).
1035 Adalbcrone duca della Carintia ed Istria e mar
chese della Marca di Verona, venne dall' Imperatore Corrado
d'itarilSioioM.' privato del Ducalo, perch decaduto dalla sua grazia b).
1035 A quest'epoca, o nell'anno seguente, trovasi di
gi introdotto il costume, che dur per pi secoli in Italia
e fuori, che alle sontuose feste e convili per nozze con
correva una folla di bulloni, giuocolieri, cantambanchi e
e) netto an. io36. sjmj|j; j q,KI|i si buscavano dei grossi regali e).
1035 Tra Ariberlo arcivescovo di Milano ed i suoi
valvassori scoppia una guerra grave (1). Comballesi
quindi in Milano, i piccoli valvassori n' escono vinti, ma si

da molti in Italia. Essa fu conchiusa nell'anno 1041 e conteneva


che in alcuni giorni di qualsivoglia settimana per amore di Dio ninno
osasse far danno alla vita o alla roba de' suoi nemici, per cui chi
accettala questa tregua la trasgrediva, era soggetto alla scomunica
ed all' esilio. E Tu provvida istituzione, mentre in quei tempi mano
in uso le guerre private s in Francia che in Italia, perch le leggi
accordavano la vendetta sui nemici, quando il fallo era manifesto e
riconosciuto dai pubblici ministri. Perci le discordie e le vendette
tramandandosi a' figli e nepoti, spesse erano le uccisioni, e coni i-
Delio an. ima. mio l'indossamenlo delle armi pronte alla difesa od all'offesa d).

(1) Questa guerra molto notevole a far intendere le conili/ioni


di quella societ feudale cos diversa della nostra, perciocch sem
bra ne sorgessero allora pi o meno delle simili in Italia ed anche
fuori, tra i vassalli grandi, o come si diceano capitani seniori,
o signori, e i valvassori piccoli o junior!. Era finito il secolo
d'oro di quelli, incominciava di questi; era un principio di quella eman
cipazione delle classi inferiori dalle superiori, che dura d'allora
il) Balbo. Stor.il'It. in DO e).
toI. un. pa. 118. '
33
fanno furti ile' loro pari alla campagna e tutti insieme alza
no una lega, un tumulto, che chiamasi la Motta (e voleva
probabilmente dire ammottinamenlo) e va allargandosi via
via a).... t.) n.
BaU. St. d'It.
(I). p. 118.
1036 Popone patriarca d' Aquileja, nel giorno 16 luglio,
dona molle decime e ville al monastero d' Aquileja per conser
vazione dello slesso e per suffragio dell' anima sua b). iyM.att. Frangi?
4036 Il Ducalo della Carinlia e dell' Istria, e per con
seguenza anche la Marca Veronese, vien dato dall' impera
tore a Corrado duca di Franconia suo cugino, cio a quel
medesimo eh' era slato suo concorrente alla corona ed avea
poscia impugnate le armi contro di lui e). Stf^MoHB.11
1036 Inquieto l' imperatore Corrado per i torbidi d'I
talia, o credesse necessaria la sua presenza per acquetarli,
o fosse chiamalo dall' arcivescovo di Milano, egli con Arrigo
suo figlio (allora sposato a Cunichilda di Canuto re d' Inghil
terra) e con poderosa armata scende in Italia in sul finire del
l' anno, giunge a Verona e quivi solennizza la festa del Santo
Natale d). d) Detto anno 1036.
1037 L' imperatore Corrado, se non prima, al cerio
in sul principio di quest' anno, passando per Rrescia e Cre
mona, arriva a Milano, ove accolto con magnificenza dal-

[y II Carroccio. Eriberto arcivescovo di Milano nella guerra


presente, onde tiare disciplina ai villani ed artieri che combattevano
a' suoi cenni contro la nobilt agguerrita, invent il Carroccio, un
carro ben adorno e tratto da' buoi, sul quale inalberavansi la croce
e il gonfalone ; aliare al sagritizio prima della pugna, pretorio e
spedale duratile la mischiai E perch somma infamia reputavasi il
perdere quest' arca dell' allean/.a, i soldati gli si stringevano attorno,
invece di affrontarsi a caso come avveniva nelle zuffe disordinate;
aveano sempre un punto a. cui rannodarsi ; ne restava moderata la
marcia o la ritirata, e si otteneva un accordo di sforzi e di difesa
fra le disunite volont e). Avvertiamo per che il Muratori, ii Balbo e)cani st. unir.
ed il Mois pongono quest'invenzione al 1039. Pi estesa descri- *'T' p'
zioue del Caniccio verr *Ji noi data quando lo vedremo usato in
Friuli.
3
31
i" arcivescovo Eribcrlo, imprende a comporre g' insorti lurba-
inenli. Ma trovata opposizione nell' arcivescovo, favorisce i
valvassori piccoli contro a' vassalli grandi, essendo politica
dei grandissimi contro a' grandi innalzare i piccoli. Poscia
senza processo o sentenza legalo, esilia i vescovi di Vercelli,
Cremona e Piacenza, s' impadronisce di Eriberlo e lo affida
alla custodia di Popone patriarca d'Aquileja e di Corrado duca
di Carinlia e marchese di Verona, che il conducono a Pia
cenza, o piuttosto presso al fiume Trebbia, ove delusa la
custodia, salvasi colla fuga. Perci inasprito l' imperatore,
assedia Milano, che trova forte e ferma alla difesa del suo
prelato, per cui, scorse alcune settimane e sfogala l' ira sulle
castella e ville di quel territorio, impressionalo pur anche
ai muori Ann. ^ai danni sofferti dal suo esercito per temporale ivi accaduto,
tBo&'JSr ritirasi a Cremona a).
1037 Fu durante l'assedio di Milano e nel di 28
maggio, che Corrado imperatore fece la sua famosa costi
tuzione dei feudi, in che appunto ei prolegge i feudalarii
b) ueiio. piccoli contro a' grandi, e li fa ereditarii b) (1).
1037 Sciolto dall'assedio di Milano, il vittorioso arci
vescovo Eriberlo offri la corona d'Italia al conte di Sciam
pagna, e dicesi questi l' accettasse ; ma appunto allora ei
ciMuratori
netto e.p. top.
119. in.
- mor e).'
,W7 1038 Giorgio Maniaco era famoso generale d'armi dei
Greci in "questi tempi. Dal greco imperatore Michiele fu egli
in quest' anno, in unione a Michiele Duciano e Stefano Palrizj,

(1) I Fendi. L'imperatore Corrado il Salico sarebbe stalo


il primo imperatore di Germania che con la legge, o costituzione
suindicata, data in Roncaglia nel 1037 rendesse i feudi ereditarii;
e da questa i compilatori dei libri dei feudi ripetono il vero principio
del gius feudale : ina siccome in Italia le cose slesse, che poi furono
.. . . . ,
it) sartori. SI. dei
, scrilte,j erano gi praticamente
-i i\
usate,
j
cosi
j.
1' origine

dei
i.-
feudi,

anche
j\
Feudi t. un p. M. secondo il Denina, puossi prendere d assai pi alti pniicipii d)
NB. Qui il Sartori pose la data 1026 alla legge di Roncaglia, tocche
non pu essere che uno sbaglio di edizione, mentre i storici pi ac
creditati le assegnano quella del 1037 e da noi sostituita.
35
con bnona armata, mandalo in Italia collo scopo di torre
la Sicilia ai Saraceni, e vi si distinse con fatti il' armi sin-
l _\ a) Muratori. Ann.
gOlari a ,1. d' Hai. anno 1038.
1038 Corrado imperatore recossi a Roma con la sua
armata, col chiamalo da papa Benedetto IX che Irovavasi
in gravi frangenti co' suoi baroni, dove ripose il ponte*
lice in potenza, indi a Capua e Benevento alle solile con
lese di col, le quali poi lasciando, non inen che quelle di
Milano, ei risali in Germania b). v! S?.!* m. d "'
1038 Essendo Corrado imperatore ancora in Italia,
Popone patriarca d' Aquileja, commiserando le ristrettezze
della chiesa di Cilt Nova nell' Istria, le fa donazione del
luogo dello S. Lorenzo in Dalla, situato presso quella cilt,
con il suo territorio, diritti, ragioni e rendite, ili' egli, il pa
triarca, aveva sopra di esso. A maggior vigore e perpetuila
della donazione stessa, la fece confermare dall'imperatore
Corrado in quesl' anno ; menlre per la via di mare ritornalo
da Napoli per recarsi in Germania, rilrovavasi ospite di Po
pone in Aquileja e) (1). ?.$&*
1039 Cessa di vivere l' imperatore Corrado il Salico add
4 giugno in Utrecht; attaccalo da dolori menlre celebrava la
festa della Pentecoste, vi mori il giorno dopo. Il di lui figlio
Arrigo III, soprannominalo il Nero a cagione della barba, gi
eletto e coronato re di Germania, gli successe incontrastato
ormai di l e di qua dalle alpi ; il migliore forse della casa di Muratori. Ann.
_, .. . . ' ' d'it. anno 1039 -
Ghibellina d). SK'&JiTifc:
1039 Muore nel di 13 oltobre Corrado duca di Fran- .. ut.
conia, di Carinlia e d' Istria, per cui rimane vacante anco
la Marca di Verona. Avrebbe forse polulo pretenderla Adalbe-

(1) Siccome per questa carta di donazione nelle note cronologiche


enormemente stravolta, cosi appoggiati al Liruti, Noi. del Friuli,
Voi. IV, pag. 32 e 33, e ad Ottone Frisingense, abbiamo creduto
nostro dovere di rettificarla, ponendola sotto quest' anno, anzich
al 1029, come la riporta M. vescovo Tommasini.

\
36
r-j.ic, clic prima di lai avcua goduta; ma egli pure muore
iiel!*uiuio presi-nlc. Se a.l ulcuno poi fosse nei 10 o 17 unni
seguenti coi) f ri ti questa Marca, noi diremo, perdio ci
ai ri i Ann. i molo al.
ullV a. no 1039. 'oI,ulu "/'

1040 Enrico HI re di Germania dello il Nero, con suo


diploma del 5 genuujo di quesl' auno conferma a Popone
patriarca d' Aquileja tulli i privilegi e le concessioni siale a
lui accordale ed ai suoi antecessori dagli imperatori, dai re
v. Vv ' pa':i;"i : anlecedenli e dalla romana sede sino a quest'epoca b). Addi
8 dello stesso mese poi, dona a questo patriarca e suoi suc
cessori 50 Masi Regali (che iulemlerei, dice il Liruli, grosse
ville o lerricciuole con larga campagna, con altri borghi o
ville in ! suo distretto) situali nella Marca della Carinola, nulla
riunii, v.t.cit. Contea del marchese Ebcrurdo e).
\o!.l p. 11. '
ilCI. ivnifon,.
p. II.
si. 1040 Vecelliuo conte dell'Istria d).I
1040 Eriberlo arcivescovo di Milano, sollecito ad ot
tenere buona intelligenza con Arrigo IH re di Germania, d
termine in quesl' anno ai maneggi per la medesima. Per
tanto viene sempre pi a stabilirsi in Italia il dominio del
re Arrigo HI; e bench non si conosca quando questo so
vrano Germano fosse eletto a re d' Italia, pure da credersi
esser ci avvenuto in qualche Dieta dei principi in Pavia, o
'ini"!*? c'sop' iiell' auno precedente o nel presente e).
1040 Nel giorno 29 dicembre, in data di Rnlisboni,
il re Enrico HI, o Arrigo, ad istanza di Popone patriarca
d' Aquileja, concede ad Adalgerio vescovo di Trieste, Umago
gffiSShf ed *llri lugm" nell'Istria f).
1040 Secondo il Bauzer (Rer. Norie, et Forogiul.
Lib. V, N. 77 e 78) Popone patriarca avrebbe concesso, verso
quesl' anno, ai conti di Gorizia l' avvocala della chiesa di
Aquileja, e introdotto le convocazioni o Parlamento nel Friuli,
nonch nominati i cos delti ministeriali e le cariche di
^ip.^8. .""" *" curle g)- Avvertiamo per, che quanto qui riporta il Bauzer
riguardo all'avvocazia della chiesa Aquilejese, non concorda
57
con ci che noi, appoggiali al Liruti, abbiamo esposto sotto
la data 3 ottobre del 1102.
1041 Popone patriarca d' Aquileja, nel di 25 luglio,
dona al monastero di S. Maria fuori delle mura d' Aquileja
molte possessioni e villaggi, non lungi da quella citt, cio
Terzo, S. Martino, Serviana, Musculo, Murlisino, Alture, Per-
teole, Malazumpicchia, Pantianico, Begliano ed altri, con tutte
le loro pertinenze, ecc. e con diritti di caccia e pesca a) (1). ?xpuMra-'J'li:
1042 Continua pi fiera che mai in Lombardia la lotta i-fieu.
del Popolo contro i Nobili, quindi odio, discordia e guerra
li l \ b) Munllori. Ann-
COla li!. d'ilal. auuo IOM.

1043 Chiude i suoi giorni Domenico Flabanico doge


di Venezia e gli succede nel Dogato Domenico Coniarono e). ejDeuonmoMw.
1043 Domenico Contareno doge di Venezia, Domenico
patriarca di Grado (2) e Domenico vescovo Olivolense,
o di Venezia, fondano in quest'anno il monastero di S. Nicol
in Lido presso Venezia, e vi ordinano Sergio abate d). d)Deo.
1044 Popone patriarca d' Aquileja, cogliendo l'oppor
tunit della corruzione della corte romana sotto un pontefice
immerso nei izii, ottiene a forza di maneggio un decreto,
il quale stabiliva che la chiesa di Grado, bench da pi se
coli smembrala, dovesse riconoscere per suo metropolitano
il patriarca Aquilejese e). . . *)Oeunnu>M.

(1) Il Guerra pone questa donazione sotto 1' anno 1051, ma noi
col Liruti 1' abbiamo posta al 1041, perch egli ci avverte esser ci
accaduto nell' anno III del regno di Arrigo III re di Germania, cor
rispondente al 1041 ; quindi questo fatto non poteva aver vita sotto
la data indicata dal Guerra.
(2) Sinora circa questo Domenico patriarca di Grado, meno nel Pal
ladio, nulla abbiamo trovalo intorno all' epoca di sua elezione, n tam
poco a qual patriarca sia egli venuto di seguito. Lo vedremo per
succedere al patriarca Orso ; ma in quest' anno ci non possiamo
asserire, mentre Orso lo sappiamo in vita anche nel!' anno seguente,
come diremo. Il solo Palladio f) nel 1043 fa successore ad Orso &rp!'flp'! ism.
Orseolo Domenico Balcano ; ma ci ignoto ov'egli abbia tratto
questo patriarca Orseolo che diremo secondo, e come faccia morto Orso
quando viveva tutt' ora. Perci avvertiamo sembrarci qui nominato
anzi tempo il suddetto patriarca Domenico.
38
1044 L' Aqnilejese palriarea Popone, negli ultimi mesi
di qucsl' anno, con genti armale entra in Grado, lo saccheggia
e barbaramente incendia le chiese e la citt. Mossi a sdegno
per un si empio Tatto il doge Domenico Conlareno ed Orso
patriarca ili Grado inviarono caldissime lettere al papa Be
nedetto, e spedirono appositi messi onde implorare giustizia
e riparo. Furono ascollate le loro ragioni ; a mezzo del Si
nodo Romano venne abolito l' estorto privilegio ed il doge
Gontareno occupossi nel l'istauro dell1 abbattuta citt di
>) Muratori. Ann. (lraAn <a\
d- Hai. anno 101). UI du0 ")
1044 Stanco il Popolo Romano delle disonest, ruberie
ad ammazzamenti di papa Benedetto IX, il cacci fuori di
Roma, ed elesse Giovanni vescovo Sabinese, il quale tolse il
nome di Silvestro HI. Ma fu caccialo dopo tre mesi da Bene
detto, che coli' appoggio de' suoi parenti regn nuovamente, e
come per l' innanzi, riprovevolmente. Riconosciutosi in odio ai
Romani Benedetto rinunci il papato, vendendolo a Giovanni Gra
ziano arciprete romano, che assunse il nome di Gregorio VI,
e su cui, bench lodalo per virt, gravita la marca di sirno-
bjixiio. niaco b) (I).
e) Cappelletti. La
1045 Muore Popone patriarca t
if Aquileia dopo 26
jn-T-ap-nj anni circa di sede e) (2). Viene sepolto in Aquileja
d>"jrati.Noi. ci, nel mezzo della Basilica da lui fondata d).
t. iv p. JH-jy. *

(1) Chiesa Romana, suo stato in questi tempi. Era tristo


il suo stalo, non gi per prepotenza di principi, ma per avarizia e
dissensione del Popolo Romano, che avendo parte nell' elezione dei
papi, sturbava chiunque avesse riconosciuto nel Clero tendente a
e) Muratori c.wpr. provvedere ai bisogni della Chiesa di Dio e).
(2) In aggiunta a ci che dissimo a pag. 20, ed a conferma mag
giore di quanto qui esponiamo differentemente dal Liruti, dal de
Rubeis e da varii altri autori nostri, nuli' altro diremo, senoncli
richiamiamo il lettore ad osservare gli ultimi fatti da noi esposti, i
quali accompagnano la vita del patriarca Popone, acciocch da s
medesimo conchiuda, se la morte di questo patriarca possa essere
accaduta nell' anno 1042, come venne dai succitati storici annotata.
59
Sendo in questi tempi sconvolta l' Italia pei falli ri
portali, fucevasi in allora l' elezione dei vescovi nel modo
seguente. Lasciavasi al Clero ed al Popolo un* ombra del
l' antico diritto, permettendo loro di eleggere e nominare
quattro soggetti, uno dei quali poi soleva essere prescelto
dai re d' Italia, ossia dall'imperatore. Ma talor succedeva che
i re ed imperatori, frangendo quest'ordine, eleggessero fuor
degli eletti chi pi loro gradiva a). Le chiese slesse corife- d^iKiS liii'"'
rivansi per danari in quesli tempi corrotti, e ci facevasi dai
re, dai principi e dai vescovi slessi b). kj mio uno me.
1045 Eberardo canonico d'Angusta successe a Popone
nel Patriarcato Aquilejese nell'anno segnato e). Le cronache cirdl>lif."v'.lix1i
friulane ed il Bellone gli danno 5 anni di sede. Per comando
di Arrigo III re di Germania intervenne in Pavia al Sinodo
ivi temilo nel d 25 ottobre dell'anno 1046 da varii arcive
scovi e vescovi, nel quale ebbe il primo luogo ; ed ove fra
gli altri oggetti su cui traltossi fu determinalo, che il vescovo
di Verona nei Sinodi e nei Concilii avesse ad avere il primo
luogo dopo il patriarca d'Aquileja; luogo preleso dal vescovo di
Padova. Questo nostro patriarca si port pure al Concilio
congregalo in Roma da papa Clemente II contro i simoniaci
nel 1047, e la sua morte avvenne nell' anno 1049 d). tJivT^w-0"'
1045 Cessa di vivere Orso Orseolo patriarca di Grado
e gli succede Domenico Belcano, il quale pur anche muore
in quest' anno e). Chi sia poi in quella sede venuto di se- ci.cj|,lt"y"x,|?
guilo al Belcano, noi diremo; ma ci nolo che nel 1048
possedeva quel patriarcato Domenico Marango, o Marengo,
come esporremo.
1045 Mainardo conte di Lurn f). S.'mi.BoihS'-
1046 Arrigo III re di Germania scende in Italia con
numeroso esercito onde comporre le gravi differenze di cost
ed ollcnerc la corona dell'Impero. Giunge a Pavia e vi
tiene un Concilio, o Dieta, ed verisimile che allora rice
vesse in Milano la corona ferrea da Guido arcivescovo.
40
succeduto all' estinto Eriberlo. Indi, abboccatosi con papa
Gregorio VI in Lucca, licenziollo con lusinghiere parole. Per
venuto poscia a Sutri, fece convocare grande Concilio di ve
scovi, destinandovi presidente il papa Gregorio. In esso, esa
minata la causa dei tre papi Benedetto IX, Silvestro III,
Gregorio VI, e risultando tulli simoniaci, vennero deposti e
dichiarato nullo ed illegittimo il loro papato. Trasferitosi di
seguito a Roma e radunalo il Clero ed il Popolo co' vescovi
intervenuti al Concilio di Sutri, fu eletto a pontefice, col
consenso di tulli, Suidgero vescovo di Bainberga, soggetto
cospicuo per piet e dottrina, che prese il nome di Clemente II
e venne consacrato nella festa del S. Natale, giorno in cui
pur anche Arrigo III con gran pompa fu acclamalo impera
tore, e ricevette, egli ed Agnese sua moglie, dalle mani del
S'ulTolmo io nuovo pontefice, la corona dell' Impero a).
1046 Sinodo di Pavia convocato in quest' anno. Vedi
a pag. 59.
1047 Concilio tenuto in Roma da papa Clemente II
contro i Simoniaci, assecondalo pur anche dall' imperatore
Arrigo III, ond' estirpare vizio s dannoso al bene della Chiesa
t) Dciioanno ioi7. di Dio b). Anco Eberardo patriarca d' Aquileja v'intervenne;
e fu quivi giudicalo che il Metropolita di Ravenna avesse
il primo luogo in questa Convocazione, PAquilejese il secondo,
J1 i'v' 3iM cil' 'l lerz0 spellasse a quello di Milano e) (1).

(1) Sulla precedenza (dopo il primo luogo spettante al papa) agi


tata nel Concilio suddetto tra g' indicati metropoliti, vi sono varii
storici che la ricredono ; n questo l'alto appoggiato ad altra te
stimonianza che ad una Bolla di papa Clemente II, accennala dal
Rossi e riportata dall' Ughelli, la quale veramente ha tutta l' appa
d) Muratori e. sop. renza
. di non . essere
, . finta,
,. ma che avrebbe maggior
DD credito, sejion
anno io. le mancasse la data d).
Coltura in Italia nel secolo XI. Furono notevolissimi
litri risorgimenti di coltura Italiana in quest' epoca, quelli della Teo-
V. u!!*p'. i. d "' logia e dell' Architettura, ed ameiidue evidentemente ecclesiastici e).
H.- 1,1'ltrrr. Il secolo XI non presenta alcuna notizia intorno
alle Lettere, n abbiamo memorie di scrittori o letterati nostri friu-
0 upui. vnc dei 'an'- Sappiamo pero che niun conto l'acevasi delle carte e dei codici,
r.ee dei ir. i. i per cui successe la privazioue delle memorie di quei tempi 0-
41
1047 L'imperatore Arrigo li torna iti Germania, ac
compagnalo come per lo innanzi nel suo viaggio in Capua
e Benevento da papa Clemente II a). d'iuLawion!'
1047 A Guelfo III conte Svevo, di casato nobilissimo
e di rinomanza in Germania, fu conferito dall' imperatore Ar
rigo 11 il Ducato della Carmtia e la Marca di Verona, e
ci nella Dieta di Spira nella festa della Pentecoste di que
st'anno b). b) Dello.
1047 Muore il papa Clemente II sul principio di otto
bre in Aposella vicino a Pesaro, nel suo ritorno dalla Germania,
e si crede di veleno fattogli dare dal fu pontefice Benedetto IX,
il quale nuovamente, e per la terza volta, occupa il Papato e), e) netto.

11 Clero, sua condotta verso la met del secolo XI.


La simonia, gli scandali, le lascivie il' ogni fatta contaminavano tutti
gli ordini ; la gerarchia ecclesiastica, i laici ne erano infetti; i chie
rici stessi andavano armati d). r! !v Mo-asi?'"
Scienze, loro stato in Italia nei secoli XI e XII.
Della Fisica, Geografia, Matematica e l'ilosuliu non
bassi notizia. La Storia and aumeuUndo, e molti scrittori Lom
bardi e Genovesi scrissero le storie della loro Patria o di altro
argomento, ma comunemente esse sono piene di vecchie favole p- 0) -rimboschi, lui.
polari e). E noi Friulani vediamo continuare le nostre cronache pa- jsj.'ap&.wl'
Inarcali anche in questi secoli f). Genova verso la met del XII [[ ^jJJ'gsM?i.ec'
secolo diede il primo esempio di una storia scritta per ordine pub
blico g). Dopo questo periodo, gli storici che vennero non occupa- g) Tirabosebi e. .
rotisi mollo nel discernere il vero dal falso, e nelle cose antiche
ci narrano le pi grandi fole e pretendono credenza. Spesso nel-
l' esporre sono privi di ornamento e di eleganza, ed i loro scritti
hanno uno stile si barbaro da non poterne soffrire la lettura. Nulla-
meuo dobbiamo loro l'obbligo nostro per la verit con cui ci danno
le notizie contemporanee h). Della Medicina diremo, che verso t^v p!1m. s'
la met del secolo XI la scuola medica di Salerno si fece pi ce
lebre, coltiv con maggior fervore quegli studii, che per opera sua
risorsero in Italia: u quivi, fuori di questa, pare vi siano state
pubbliche scuole sino al secolo XII; sul principio del quale sap
piamo per che i monaci esercitavano inolio la medicina, come ri-
risulta dai Coucilii Lalerauese e di Tours. che severamente loro la
proibiscono. Diremo ancora, che quantunque quesla scienza fosse
li. iti, ila assai iu que' tempi, i libri medici di quell'epoca non hanno
il pregio di nuove scoperte, bens quello di averci conservalo
le cognizioni ch'erausi per lo innanzi acquistale, essendosi occupati
i loro autori generalmente a tradurre e compendiare i libri medici () |)ello , |v
antichi i). siti. an. "ssaa, a
42
1047 Arrigo II imperatore, ad oggetto di liberare la
Chiesa dallo scandalo delle simonie, praticale specialmente
dai Romani neh" elezione dei papi, obbliga il Clero e il Popolo
Romano a non poter eleggere e consacrare alcun pontefice
senza la sua approvazione ; e ci succede prima del ritorno di
JS!iK'ian:n- quest'imperatore in Germania a).
1048 Nel luglio di quest'anno Popone vescovo di
Bressanone nel contado del Tirolo successe a Clemente II nel
Papato, e assunse il nome di Damaso li, ma mori, non senza
sospetto di veleno (1) dopo 23 giorni, per cui rest
i) Deuo nno io. vacante la sede pontificia nella rimanenza dell'anno b).
oHonaoeiFnuu Secondo il Palladio e) troviamo in quest'anno 1048
Ptt.im.in. Domenico ni pall.iarca t|i Grado, cognominato Marango, o
Marengo, successore d' un altro Domenico, di cui non ci d
il cognome, n si conosce I' anno della successione ; mentre
se egli occup la sede dopo il Belean, parrebbe dovesse
essere stato menzionato prima d'ora. In mancanza per di
migliori nozioni, abbiamo creduto bene di annotare anco que
sta, la qual pure ci d traccia di un patriarca che vedremo
lottare coli' Aquilejcse per i diritti della sua sede.
Deiia ^a. si. 4048 Sigisfredo conte del Puslerlhal d).
cr. n.
Di 41.

(I) L'uso del veleno in questi tempi aveva screditato gran


demente l' Italia, ove molti venivano tolti di vita con questo esecra
bile mezzo, per cui dall'imperatore Arrigo li fu emanata una legge
(n si sa in miai anno) che fissava la pena di morie a colu. clic
junmioricop. con veleno od altre maniere occulte praticasse si orrido delitto e).
anoiois. Art. iibepaii, loro staio in Italia nei secoli XI e XU.
La iSilur era esercitala in molli monasteri, cosi i Musaici;
solendosene ornare le chiese, i chiostri, e fino alcune stanze.
1 nani nel Vaticano e nel Lalerano fecero dipingere; e Gu
glielmo re di Sicilia attiv dei lavori di musaici alla cappella
del suo palazzo nel secolo XII. Atlivaronsi pure in questi tempi
delle pitture in Pisa, Bologna e altrove. In Venezia si fecero lavo
rare dal doge Domenico Silvio eletlo nel 1070, i musaici alla gre. a
in S Marco L' Arcliitellura trov magnificenza ni questi tempi
e sontuose fabbriche vennero erette (e tra queste fu anche la nostra
r)Tr,h^h..slo, Metropolitana d'Aquileja). La Scultura fu esercitala, e bench
rWtfjftfcn! rozza, si osserva in alcune sue opere il principio d. miglior gusto Q.
p. 40t)a 511.
43
4049 Brunone vescovo di Tulio, parente dell' impera
tore Arrigo li, nella Dieta di Vormazia, tenuta in dicembre
dell'anno precedente, venne acclamalo pontefice. Quest'uomo,
eh' era fatto secondo i! cuore di Dio, ebbe somma contrariet
ad accettare, e noi fece che a patto vi concorresse I' elezione
ed il consenso del Clero e del Popolo Romano, cos ordinandolo
i sacri canoni. Giunse egli in Roma, seco conducendo il ce
lebre monaco Ildebrando che vedremo papa, sul principio
della quaresima: ove solennemente eletto e consacralo pon
tefice, assunse il nome di Leone IX a). 34*""' m"*
1049 Giovanni di Regimberto vescovo di Concordia b). g.^""*-"-
1049 Muore Eberar'do patriarca d'Aquileja e gli suc
cede nel patriarcato Golopoldo, detto anche Godebaldo, gi
preposilo della chiesa Nemetense, o di Spira. Era di stirpe
reale e zio dell'imperatore Arrigo II (ossia Arrigo III re di
Germania) ; sedette circa anni 1 5, e passalo a miglior vita,
venne sepolto in Aquileja. Anche sotto questo patriarca fu
rono in campo le quislioni circa il Patriarcato di Grado. E
fu egli che porlossi in Ralisbona ad Arrigo IV re di Ger
mania, HI come imperatore, a cui fatti conoscere i suoi di
ritti sul Patriarcato Gradese, ottenne nel 1062 add 16 di
cembre il diploma di conferma della Pieve ed Isola di Grado
con tutte le sue rendile, dirilli, ecc.; nonch pure tulio ci
che a questa Pieve spettava nei territori! di Pola, Pirano,
Capri, e in lutto il contado dell' Istria, come d' ogni cosa
che la medesima riscuoteva nel tenere di Bologna, di Fano,
di Pesaro ed altrove. Fu invitalo col pontefice Vittore II,
nell'anno 1056, alle esequie di suo nipote l'imperatore Ar
rigo falle in Sassonia nel di 28 ottobre. Don egli al Con-,
vento di S. Maria in Valle della citt di Porogiulio alcune
massarie situale nella villa Ampezzo in Carnia, acci parti
colarmente si celebrassero, da quelle suore, le quattro feste
della Vergine, con la di lui memoria e). Fece edificare pur 5!iVmi01s.c1'
anche un monastero annesso alla chiesa di S. Stefano Ipresso .Il, Palladio. SI. del
Aquileja d). Fr'r- '" iaL
u
1050 La famiglia Cticulucii viene in quest' anno ad
jiMfcpS: abilare in Ulline a)-
1050 Nacque nel di 12 novembre ad Arrigo II impe
ratore un figlio dall' imperatrice Agnese sua moglie, che ve
dremo negli anni avvenire sconvolgere tutta Italia e Germa
nia. Ebbe nome Arrigo IV fra i re germani, III fra g' ini
bd'Hai,
Muratort. Ann. Iur i ..: H).
anno 103. peratOrl I \
1051 I sacri pellegrinaggi dei cristiani europei verso
Gerusalemme cominciano a farsi pi numerosi e frequenti.
n^Mm'pPw: Col vi giungono pi di sessantamila Italiani e).
1052 In quest'anno accade la prima invasione dei
d) Delio. Normanni-Pugliesi in Sicilia d).
1053 Probabilmente in sul principio dell'anno segnalo
il pupa Leone IX, tornando da Germania, visit Venezia per
aenMo"i3s3ric-sop- divozione a S. Marco e).
1053 Domenico Marengo, patriarca di Grado, vedendo
l'avvilimento e le ristrettezze della sua prelatura, a cagione

Contadini o Coltivatori sui terreni appartenenti al reame


Longobardo, loro situazione nei secoli XI e XII. Essi pagavano
il Tcrratico, l'Aquatico, il Ghiandatico, l'Erbatico,
il Plateatico (1). Le misure ed il peso dei solidi e dei liquidi
dovevano essere marcati coli' impronta di colui che percepiva i

(1) Il Tcrratico era un'imposta che pagavano i coloni, cio


una porzione non stabilmente convenuta del prodotto della terra,
n Mois sior. dei '' P'u ^e"e v0'le '' sett'ino delle raccolte in grano e il terzo in
Iwm. Slr. in li. t. vino f).
1 ' L' Aquatico era un' imposta per la quale colui che raccogliesse
canape e lino era tenuto a pagare il ventesimo o il trentesimo per
g) Detto. il maceratojo g).
Iltphiandaticoera un'imposta che consisteva nel pagarsi un por
cello ogni 10 e un porco grosso ogni 15 da colui che voleva ottenere il
diritto di condurre i porci a pascere. Colui poi, che non possedeva
b) Delio. che una sola troja, non era tenuto a pagare il ghiandalico h).
L' Erbatico Vedi pag. 314 del voi. I.
Il Plateatico, specie d' imposta che pagavasi per il silo che
i) reno. veniva occupato nel mercato i).
delle confermazioni pontificie estorte dai patriarchi Aquiiejesi,
ricorre al papa Leone IX net Sinodo Romano convocalo nel
l'anno segnalo, e vi ottiene il pallio con una lettera, nella
quale comandinosi ui vescovi dell' Istria di riconoscerlo ed
ubbidirlo, seguuudo i confini dei due Patriarcali, cio die
quello di Grado fosse capo di tutta la Venera e dell'Istria e
fosse perpetuamente metropolita ; il Forogiulicse poi soltanto
dei confini Longobardi si accontentasse a). !!.Jvp!i.I.'dl'
1053 Il figlio dell'imperatore Arrigo II, nella gran
Diela tenuta in Tribuaria in quest'anno, venne dal padre
fallo eleggere a re di Germania b). S'if"m<Tioram

(Urini del mercato, e che ord in a ri amen le era il signore ilei luogo ;
faceva di mestieri pagar un tanto per ottenerlo. Ogni famiglia doveva
nella ricorrenza di granili feste fare un dono consistente in pollame,
focacce, uova, fichi secchi, prosciutti e formaggi, e pi spesso in
ricotte Un diritto ili caccia pagavasi pure, dove agli abitanti
della campagna la fosse permessa ; di un cinghiale doveva darsi
la testa e una spalla; di' un ors la lesta, la pelle e le zampe;
d'una volpe la' sola pelle. Tutti i contadini erano tenuti a far certe
corve (in Toscana si chiamerebbero opere) o in persona o colle
bestie, o andando come procacci. 1 due primi servigi dovevano pre
starsi per seminatura, a raccolta, a vendemmia; il terzo quando il
padrone avesse qualche lettera da mandare. Gli strettoi, i molini,
e in generale tulli gli editizii costruiti sull'acqua, spettavano al si
gnore del luogo, e i contadini erano assoggettali a pagare un dazio
di macinatura; un ventesimo del genere pagavano coloro che avessero
voluto sollrarvisi. Faceva duopo far un regalo quando per eredit
o [ter vendita i contadini passassero ad un nuovo padrone. Non era
permesso separare il colono dalla tenuta che coltivava ; poteva il
padrone venderlo col fondo, ma non senz' esso. I viaggi del padrone
alla corte del principe o del signore che aveva diritto di vassallaggio
dovevano essere a carico dei contadini. In un cerio raggio del paese
erano tenuti i contadini al servizio militare; in ogni convoca/ione
dovevano servire tre giorni a loro spese. Quando si trattava di spe
dizione al di l di quel raggio dovevano pensare per la loto parte
all'armamento del signore e del suo gasindo. Di tulle queste ser
vilo vedremo nel secolo XIII niuna gravitare pi sopra le persone,
ma bensi sopra i beni. Il contadino era libero e poteva vendere il
suo, disfarsi di tutto, purch pagasse un certo diritto per ritirarsi;
quando egli ave-.se compiuto questa condizione, o avesse fallo rilascio
dell' ultimo boccone del suo possesso, poteva andar dove voleva, I
contadini non erano -dimoile servi, ma clienti, vassalli che avevano
una specie di propriet, senza pero diritti veri nel senso germanico e). dU. st. ito a. % .
4G
1054, L'imperatori] Arrigo II, in dala di Turegum 12
d'iulm''' febbrajo, conferma a Benedetto vescovo d'Adria i privilegi a).
1054 Cessa di vivere, nel d i 9 aprile, il buono ed
infaticabile papa Leone IX, distinto tra' primi pontefici della
Chiesa di Dio, e la sede Romana rest vacante quasi un
SMlUr anno intero bj (1).
1055 Cebeardo vescovo di Aicbslet, prelato di somma
prudenza e facoltoso, venne da Ildebrando (allora suddiacono
della chiesa Romana e faeolizzaU) dai Romani) scelto a pon
tefice e presentato all' imperatore Arrigo II, onde lo concedesse.
Ricusava il monarca, perch amava quel vescovo e lo pregiava
pe' suoi consigli: ma vinse la fermezza d'Ildebrando e Ce
beardo, consacrato pontefice nel giorno 13 aprile di questo
e) Dotto an. 1033. anno in Roma, tolse il nome di Vittore II e).
1055 Arrigo li imperatore scende nuovamente in Italia
sul principio dell' anno, allarmalo dall' ingrandimento di Go
ffredo Barbalo duca di Lorena, per il suo matrimonio con
Beatrice duchessa di Toscana. Arrigo, dopo aver tenuto in
ostaggio, contro la fede dala, Beatrice, la quile prescntossi
a discolpare il marito ; lascialo credere, temendo nuova rivolta,
di accettare le addotte scuse per Gotifredo, eh' erasi ritiralo
in Lorena ; assistilo al Concilio di Firenze, convocalo da
papa Vittore II dopo la festa della Pentecoste ; accordato
varie conferme di privilegi e veduta Y Italia in buona calma,
ritorn in Germania per la Svizzera, ove a Zurigo celebrava
d) Detto. la festa del Santo Natale d).
1055 Esorbitante imposizione di danaro venne posta
ai Veronesi dall' imperatore Arrigo II, per cui Guelfo III,
duca e Marcinone della Marca di Verona, richiam fortemente
ed obblig l' imperatore a rifondere quel danaro. Ma in quesl'
anno egli, il duca, giovane di spiriti eccelsi, moriva, estin

ti) Leone IX fu il primo papa che conserv fin che visse il suo
jffifmrSHf vescovado e si seni dell' ra volgare nelle sue Bolle e).
Al
guendosi con lui l'antichissima famiglia dei principi Guelfi;
lasci per un uipote dello Guelfo IV, figlio di sua sorella
Cunegonda e di Alberto Azzo li, marchese e primogenitore
dei principi estensi, dal quale Guelfo IV discese la casa reale
ed elettorale di Brunswic a). ^"^iosT
4055 Il doge di Venezia Domenico Coniarono, proba-
hilmenle in questo lempo, ottenne dall'imperatore Arrigo II
la conferma dei palli antichi col Regno d'Italia h). t>] Detto.
1055 Corrado era duca di Carinlia nell'anno pre
sente e) (I). e)JJnili.Not clt.
1055 Corrado marchese dell'Istria d). ti Delia Bona. su.
. cr. p. 11.
1056 A quest'epoca troviamo, bench innominato,
esistere un Conte di Forogiulio, e ci riscontrasi da un
diploma di Enrico II imperatore rilascialo a Balduino Salis-
burghese nel di 4 luglio del 1056, col quale gli diede un
cerio podere o luogo nel borgo N. in Friuli, situalo nel co
mitato di N. conte e). Sol sw* imi
1050 Il papa Vitlore, desideralo dall'imperatore Ar
rigo II, passa in Germania e ricevuto con sommi onori in
Goslaria, celebrano quivi unitamente, con solenne pompa, la
festa della Nativit della Vergine, alla quale intervennero pur
anche il patriarca d'Aquileja, Golopoldo, e pressoch tulli
i principi tedeschi ecclesiastici e secolari f). anno"?!?! c'pr'
1056 Addi 5 ottobre muore in Boenfeld g) nell' eia $Xfi%.**-
d' anni 39 per febbre perniciosa dopo 7 giorni, l'imperatore
Arrigo II, assistilo dallo slesso pontefice Vittore h). Olire w Muratori c.^.
il papa, fu invitalo anche Golopoldo patriarca d'Aquileja
all' esequie di queslo monarca, suo nipote, falle in Sassonia
nel 28 ottobre i). ouu. N.dt,

(1) Qui il Limiti riporta un Corrado duca di Carintia, su cui nulla


ci dice il Muratori. Pure ci pare, che avendo egli parlato della morte
di Guelfo III e di suo nipote, dovea darci qualche notizia anche di
questo Corrado, se fosse successo in quel Ducato.
48
1056 Enrico, o Arrigo, IV re di Germania succede, in
ol di G anni, all' estinto suo padre e quantunque non coro
nalo re d'Italia, la governa sotto la tutela d'Agnese sua
madre, prudente e saggia donna, alla quale per lolle non
molto dopo le redini dell'Impero, traboccarono i mali a
a) Muratori. Ann. 1 n \ /1 \
u'it. noiose, sconcerto dei Regni a) - (1).
1056 Cominciano le scissure in Milano contro ed a
favore della potenza pontificia di Roma, che voleva assoggollare
uVTun\CBn- la Chiosa milanese h) (2).
1057 Termina i suoi giorni il papa Vittore II il 28 giu
gno in Firenze. Questo papa era alemanno di nascila, come
lo furono i Ire suoi predecessori. Condotto che fu a Roma
dal monaco Ildebrando, che assistito avea all' elezione, non
and a gonio di quel Clero , e schiv pi di una volta
cagRsfisi c' '" 'a mor,e cne o" vpnne preparala nel calice stesso e). Nel
giorno 2 agosto fu eletto a pontefice il cardinale Federigo,
fratello di Goffredo duca di Lorena, ed assunse il nome di
Stefano IX; fu uomo dotato di religiosa perfezione e di singo
li) Muratori e. op. lari virt d).
anno 1057.
1058 Muore in Firenze, addi 29 marzo, il papa Ste
fano IX, uomo allo a grandi imprese, e credesi si occupasse
a porre le corone d' Italia e doli' Impero in capo al duca
Goffredo di Lorena suo fratello. Disegno troncatogli da morte,
il qaale per, se pur vero, avrebbe recato taccia al suo
nome presso la Nazione Germanica, ma forse sarebbe slato

(1) La minorit di Arrigo IV re di Germania Fu principi <t' im


mensi mali all' Italia e alla Germania per orribile sconvolgimenti
di cose; pur cui ingiustizie, ribellioni e guerre civili. Da qui ebbe
principio un periodo d' avvenimenti che fecero grado a grado mulitr
e) Detto anno 1036. faccia anche all'Italia, come vedremo e).
(2) Per pi di 30 anni Milano fu piena di odii, risse, incendii.
stragi e gravi scandali persino nel santuario, poich in tale querela
coinprenilevasi l' abolizione: del niuOiiiionio lei preti che
sappiamo autorizzato nel 1057 dal Concilio di Fonluueto, secondo le
ri Raropoidt e. sop costumanze della Chiesa Milanese f).
' 49
saltilo <T Italia, risparmiando ad essa tanti sconcerti avvenuti
di poi a cagione di un re, fanciullo in allora, poscia carico
Al :_:: *.\ a) Muraioli. Ann.
I VIZII aj- d'jt. amio 1058.
1058 Il Popolo Romano, scontento di aver pontefici Tede
schi ed eletti dall' imperatore, saputa la morte <li Stefano IX,
brogli grandemente per crearsi un papa Romano; quindi
alcuni polenti tra esso, a mezzo di danaro, sedussero il Clero
ed intrusero nel Papato Giovanni vescovo di Vellelri, uomo
inetto ed affatto privo di lettere, che prese il nome di Be
nedetto X. Elezione contraria a' sacri canoni e priva dell'as
senso della corte germanica b). ijueii.
1058 Si celebr un Concilio in Siena per l'elezione
di un legittimo pontefice, e venne posto sul trono papale
Gherardo vescovo di Firenze, che poi assunse il nome di Ni
col II: era Borgognone di nascita, personaggio per senno e
costumi degno di sublime dignit e). cjdcuo.
1059 Secondo Sinodo di Sulri, tenuto in quest'anno,
in cui P antipapa Benedetto X deposto dal pontefice Mi-
i il
colo li successore ali defunto
i * n. o
papa Stetano i.
d). <1) lUmpoW. Cron.
umv. v.un P.*i.
1059 Concilio in Roma, convocalo nel Lalerano, nel
quale venne rimessa dal papa Nicol li nei termini della
antica consuetudine, P elezione dei Romani pontefici, confer
mandola ai Cardinali, al Clero e Popolo Romano; ma con
riservarne P approvazione all' imperatore regnante prima di
consacrarli. In questo Concilio vennero inibite le simonie,
nonch i matrimonii, ossia concubinati dei preti e) (1). an^Im0'"*"

(1) Erasi introdotto l'abuso, che i preti e i diaconi notoriamente


prendevano moglie, che vale quanto dire vvevano nel
concubinato: tale abuso in questi tempi erasi reso famigliare
in Italia, a segno che trovavasi infetta anche la slessa citt di
Roma. Cagione di ci era per lo pi la trascurano dei vescovi sul
loro gregge, essendo talvolta macchiati dello stesso errore. L'esempio
della Chiesa greca Taceva loro parer lecito lo ammogliarsi,
non badando alla disciplina costantemente osservata sino dai pri
mi secoli nella chiesa latina, in cui fu sempre vietato a preti e dia
coni il prender moglie, o 1' uso della medesima, se prima aveanla 0. n > >
4
50 , "
1059 Le cill lombarde cominciano a far leghe e
guerre, e danno principio a rendersi libere; il che and poco
a poco crescendo per la minorila e l' impotenza del re Ar
ai Muratori.
III. Ano. "6
anno 1059. i-iim 1T
IV V-
ai
Nel 1060 il re Arrigo, o Enrico, d al marchese 0-
dorlico 20 massarie in cedi luoghi dell' Istria, cio in Piti-
;:ITurusK A guenle, Bagnol, Ruin, ed altrove h). E dona alla chiesa di
o Ritto p. 27. Aquiieja la Villa Srengi situala pure nell'Istria e). Questo
marchese Odorlico il Della Bona lo chiama Uldarico e lo
d)Ue,UBoM.8tr. djce de|,a casa jj Zshringen d)<

1060 Il papa Nicol II, con due Bolle rilasciale nel


maggio di quest'anno, conferma i privilegi dell'insigne ino-
e, Muratori e. top. nastero delle monache di santa Giulia di Brescia e).
anno 106}. '
10G1 Chiude i suoi giorni in Firenze il papa Nicol II
circa il d 22 luglio: fu pontefice benemerito e degno di mag
gior vita. Vac la sede pressoch tre mesi e fu dai Romani
eletto e consacralo pontefice, senza l' assenso imperiale, An
selmo da Badagio milanese, vescovo di Lucca, uomo di grande
bont e zelo ecclesiastico, che prese il nome di Alessan-
t) 1*110 ioo wei. dro II f) (1).
10C1 La corte Germanica, inasprita dall' indipendenle
procedere dei Romani per l' inlronizzamenlo di papa Ales
sandro II, e con essa scontenti i vescovi della Lombardia,
desiderosi di pontefice meno zelante e rigoroso dei precedenti,
propongono e fanno dichiarare papa (cio antipapa) nel giorno
28 ottobre Gadaloo vescovo di Parma, uomo vizioso ed opu
lento, per cui rallegraronsi i simoniaci e concuhinarii lom
bardi. E il re Arrigo spedisce a Roma ambasciatore ad in
limare a papa Alessandro si ritirasse dal soglio pontificio,
) iwo. ina vi trov chi non temeva suoi ordini g).

(1) Con quest' atto promosso e sostenuto da Ildebrando coli' ap


poggio di Gullifredo duca di Toscana, e Riccardo principe di Capoa,
ioni.irono i lUnnini ad esercitare l' intera loro libert iteli' elezione
dei sonimi pontefici, ricuperando eziandio l' altra di non atten
dere l' assenso degli augusti per la consacrazione ; e questa indi
li) Dette. pendenza fu fermamente mantenuta dappoi b).
51
10C1 Gotopoldo patriarca d' Aqiiiloja oltenne in que
sto tempo dal papa Alessandro li la terra di Grado : e gli
fu pure confermato (1) dal re Arrigo IV il Ducato del
Friuli e Marchesato dell' Istria, con questo, che fosse meni-
ro dell Impero a;. <*coi. ir. t. iv v.
1061 L' Antipapa Cadaloo con grossa armala assale il
pontefice Alessandro II che si difende, ma ne ha la peggio,
e Cadaloo entra in Roma. Quivi per fu tosto assediato da
Gollifredo duca di Toscana, per cui, se volle uscirne salvo,
gli convenne adoperar preghiere e grossi regali col duca,
che accordatagli libera I' uscita, lasciollo tornar spoglio e
dimesso a Parma b) (2). VS^""-
1002 L'imperatrice Agnese, che reggeva coli' appoggio
di Arrigo vescovo di Augusta, personaggio ben accorto, venne
accusata d' illecita famigliarit con quel prelato (3):
perci Annone arcivescovo di Colonia, col consenso di moli' al
tri principi, tolse alla madre il giovinetto re Arrigo IV e ne
assunse la tutela ed il governo de' suoi Stati e). cj uetio.

(1) Qui col Fistulario d) ed appoggiali alle cronache, diremo essere ^pra^sfr^i
slati donati, anzich confermati al patriarca Gotopoldo, il Ducato del Fr * **
Friuli ed il Marchesato dell' Istria dal re Arrigo IV ; ma, o questa
donazione non fu vera, o certamente non ebbe effetto, mentre ve
dremo riserbata tanta grandezza al patriarca Sigeardo. . Avvertiamo
inoltre aver noi sostituito qui il re Arrigo IV all' imperatore Enrico
indicato dal Tommasiui, perch il sovrano regnante in quest'anno non
era ancora imperatore.
(2) E qui non possiamo far a meno d' osservare la differenza che
passa tra i tempi anteriori e questi di cui scriviamo ; mentre iu quelli
cercavasi fuggire il Papato, in questi, dice il Muratori, si pugna per
conseguirlo e) , , ,- , ,- > " *
(3) E facile conoscere che tempi di guerra sono tempi di men
zogna, ma a qua! segno giungessero, e con esse la satira e la ca
lunnia, nelle discordie tra il sacerdozio e l' impero, non si pu ab
bastanza immaginare. Quindi le pi nere iniquit inventaronsi a
carico dei papi, dei cardinali, dei vescovi dal partito loro contrario
ed egualmente contro Arrigo IV e suoi aderenti. Perci qui il saggio
lettore si guidi con riguardo, affidandosi soltanto a ci che riscontrasi
pienamente avverato dalla misera condizione d' allora f). t; Mu.
52
1062 Nel concilio di Osbor, radunalo da Annone ar
civescovo di Colonia nel di 28 ottobre, fu deposto, e a dir
meglio, riprovato e condannalo 1' antipapa Gadaloo, che da al
cuni si vuole fosse gi ordinalo papa ed avesse assunto il
?|!|i*nnoriB.im' nome di Onorio li; ma su ci mancano le prove a).
1062 Il patriarca Golopoldo riedifica e dota la basi
lica di S. Stefano (1) gi 25 anui distrutta da' pagani,
pL'no.'. aip. prof. jvj ri p0 Iie ti do molte reliquie b).
1062 Arrigo IV re di Germania, da Ralisbona nel
giorno 16 dicembre, conferma al patriarca d' Aquileja Go
lopoldo lutto ci che la Chiesa aquilejcse aveva ottenuto da1
suoi antecessori nell'Istria, nei territori! di Pola, Pirano, Capri
o Gapodislria e quello che la noslra Chiesa aveva sul Bolo
gnese ; su quello delle citt di Fano, Siuigaglia e Pesaro ed
allri luoghi, di' io slimo patrimonio di questa noslra sede
5!iL'w!'iu!'c"' aquilejese e), come gi dissi a pag. 45.
1065 Il riprovato antipapa Cadaloo, spalleggialo dai
vescovi allora sregolali della Lombardia, lenta nuovamente
con le armi impossessarsi del Papato, ma a furia di Popolo
vennero cacciati da Roma i suoi soldati ed egli fu assediato per
innouio6j.ric',op' due anm m castel sant'Angelo d).
1065 Il 25 ottobre da Augusta il re Enrico IV dona ad
Eberardo vescovo di Frissinga diversi beni camerali nell'Istria
e) Miatona. str. nosli ne| mslrell0 de[ marchese Ulrico e).
1063 Addi 14 maggio in Aquileja Haduich moglie del
conte Ermanno (2) dona Scrilach co' suoi beni ai

Il Cappuccio. Nel 1062 usavasi gi il cappuccio in Italia


i* it,urnno'ioln' ancnc n'a ' secolari f).
(1) Riguardo alla Basilica qui indicata ci pare dover intendere la
chiesa della prepositnra di S. Stefano d' Aquileja.
(*2) Il Conte Erninmio qui indicato sarebbe forse l'innominato
conte di Porogiulio di cui abbiamo parlato in questo volume nel
testo alla pag. 47? Noi non azzarderemo di dirlo; ma la dona
zione qui fatta di un villaggio che crediamo esistesse nei monti
sopra Cividale, e perci fosse soggetto al dominio del conte di Fo
53
fratelli che -offiziano l' altare di S. Ermacora nella chiesa
Aquilejese, e ci pel suo anniversario a) (1). $ci- aromatico
1064 11 papa Alessandro II passa a visitare la chiesa
di Lucca, che a foggia degli ultimi suoi predecessori riteneva
anch' egli qual suo vescovato. Raccontasi poi che in questi
tempi, per maggior sicurezza, si fosse ivi ritiralo ed avesse
accordalo a quella citt varii privilegi b). d'n"naMo'i<*n'
1064 Didimio vescovo di Concordia e).' ci Delia Bona. sir.
Cron. p. 6.
Circa l'anno 1064 muore Gotopoldo patriarca d' Aqui-
leja e gli succede Ravengero, su cui ci mancano notizie. Le
cronache per gli assegnano circa quattro anni di sede, ed
il Scafnaburgese riporta esser egli mancato di vita nel 1068 d). J) ftrup"-,ot- c11-
1064 Domenico Coniarono doge di Venezia, duca di
Dalmazia e maestro imperiale e Giovanni abaie del mona-
siero dei santi Ilario e Benedetto situalo nel territorio Oli-
volense sopra il fiume Une, concedono 1' avvocazia di quel
sacro luogo ad Uberto da Fonlannive e). e) Muratori e $on.
1064 Il re EnricolV concede ad Adalrico marchese dell'I
stria 20 colonie reali in Istria, con decreto dato in Goslar f). JJ,**, #"a "
1065 Cadaloo antipapa, sofferti infiniti affanni e pali-
menli nel corso di due anni, assedialo in Castel sant'Angelo,
riusci ad averne scampo; ma dovette comprarlo con 300
libbre d' argento da Cencio figlio del prefetto di Roma ,
che liti allora avealo salvalo dalle mani del Popolo Romano.
Quindi,' privo di danaro e malconcio di saltilo, con un semplice
ronzino ed un famiglio, viaggi sino a Bercelo sul Parmigiano,
n pi ebbe desiderio di rivedere le acque del Tevere g). Snou*? ** ''

rogiulio, potrebbe lasciar luogo a supporlo, o influire il desiderio


di nuove investigazioni a chi avesse miglior fortuna di noi nello
scoprirne il documento comprovante.

(I) Mons. Florio nella vita del B. Beltrando a pag. 98 pone que
sto tatto sotto I' anno 1064, ma non ci indica il giorno, n il mo
tivo, per cui fu fallo il dono.
54
1066 Il popa con suo speciale decreto proibisce ai
nlRampokli.Cron.
Uh. v. u p. 233. Cristiani di trucidare i Giudei a).
1067 Concilio di Mantova tenuto da papa Alessandro II,
ad istanza di Annone arcivescovo di Colonia, nel quale il
pontefice prov pienamente la legittimit della sua elezione,
e rispose alle calunnie, scagliate contro di lui da malevoli,
in modo tale che i vescovi della Lombardia, suoi avversarli per
l Muratoti. Ann
u" lui. anno 1067. lo innanzi, gli divennero amici ed obbedienti h).

1067 Il papa stende una mano di ferro sopra il Clero


ammogliato e scomunica i preti che non iscacciassero le loro
e) Riimpoliil e. 8. mogli. Guerra civile in molte citt per tale oggetto e).

1068 Sigeardo patriarca d'Aquileja trovasi in sede in


quest' anno. Molli nomi lo contraddistinguono nelle storie,
perch fu chiamato Singifredo, Signifredo, Sigeario, Sicardo,
Sigeando. Prima che ascendere alla dignit patriarcale egli
era cancelliere imperiale. Wolfango Lazio lo dice oriundo
dalla famiglia dei conti di Plejen, e lo repula fondatore del
monastero di Beurn presso a Salisburgo ed afferma aver egli
dato ad Alluminio- vescovo di Padova la parrocchia di santa
Petronilla, in Carmini vecchio, presso a Vienna. Dice poi
concessa da lui a' suoi parenti la chiesa d' Aquileja in av-
vocazia; ossia diede ad essi il diritto di giudicare i vassalli,
di difenderli in guerra e colle armi, di chiamarli alla mi
lizia e alla guerra. Con ci li pose a parte dei beni e delle
rendile ecclesiastiche, li fece in somma altrettanti tiranni,
secondo l'indole di quell'et, o piuttosto, per usare allro
di cappelletti. Le
et. d- fi. ?. IX p. linguaggio, li coslilu feudalarii della sua chiesa d). Nell'anno
\K a IW.
1074 fu dal pontefice Gregorio VII invitato al Concilio di
SWiw!?-*- Roma co' suoi suflraganei e). Nell'anno 1076 sostenne l'uf
fzio di legato apostolico per la deposizione del re Arrigo IV;
ma in seguilo ne abbracci anch' egli il partito e segu con
lui lo scisma dell' antipapa. Per lauta sua fedelt allo sco
municato monarca merit da lui ampli diplomi, che gli con
ferivano in sua propriet la Contea dell' Istria ed il Marche
sato della Carinlia, nonch la Contea del Friuli, come ve
55
dremo a). L'anno 1077 egli mor in Ratisbona il 12 agosto, Jj,.^1;^1^^
e mori nello scisma. Il suo cadavere fu trasferito in Aqui- ,K7al!B
leja e venne sepolto nella chiesa metropolitana a sinistra
della porta maggiore b). b-%SX'
1069 Matilde figlia di Beatrice duchessa di Toscana
si sposa a Goffredo di Lorena ; ma essendo costui deforme
e da poco, non par che fossero felici, n furono feconde tali
nozze; per esse per crebbe pi che mai la parte papalina e). $ ^iU; d'"-
1070 Muore in quest'anno Odelrico duca e marchese
di Corintia, ed ebbe a successore Bertoldo ossia Bertolfo d) (1). ^nahMn" wio?'
I conti urbani ossia conti governatori delle citt in
questo periodo vennero scemando in autorit e di pro
venti di modo, che a poco a poco si ridusse quasi a nulla
il distretto di esse citt e la signoria di questi conti e). e) Detto.
Dopo avere il Horm. data la serie dei conti di Puslerlhal
e di Lurn (nel 1070) pone a piedi di quella l'osservazione,
che il sistema di amministrazione delle vallate, o distretti,
cessava poco a poco ; che i conti principiavano a prendere
i loro nomi dai castelli o dai loro beni, e che per lo pi
divenivano dinasti. Dai conti di Puslerlhal e Lurn deriva il
Horm. i conti di Gorizia e palatini della Carintia f). c/rra.'p. t?.M' s,r-
1071 Cessa di vivere Domeuico Conlareno doge di
Venezia ed innalzalo al trono ducale Domenico Silvio,
e col gonfalone gli vien dato il possesso della dignit g). f^wni1 c' 80p'
1072 Muore Adalberto arcivescovo di Brema stalo fin
qui ministro del re Arrigo IV, persona in odio a tulli sic
come complice od autore di molte iniquit commesse da quel
re. Pregalo, e contro voglia, rimpiazzava quel posto il probo
prelato Annone arcivescovo di Colonia, e miglior il governo,
ma per poco, a cagione del carattere violento del re, gi
troppo abituato al mal fare h). bj netto .uni

(1) Per l' addietro al governo della Carintia andava unilo anco
niello della Marra di Verona ; ma in questo tempo non ci noto
se ci avesse luogo, n possiamo asserire chi allora presiedesse a
quella Marca i). 9mm.mt.
56
1073 Il re Arrigo IV, svincolalo dal suo ministro An
none il quale, chiesta licenza, ritornava alla sua diocesi, attesa
la sfrenatezza delle passioni del re , si diede a sconvolgere
la Germania, vessando e vendendo le chiese, ed opprimendo
i Popoli coli' abuso del potere, per. cui i Sassoni diedero prin-
tifiTVL&k cipio alla rivolta a).
1073 Il papa Alessandro II muore addi 21 aprile. La
piet, lo zelo e I' eloquenza lo distinsero tra i migliori pon
tefici. Appena sepolto nel giorno 22 il defunto papa, i car
dinali, il Clero ed il Popolo concordi elessero pontefice il
cardinale Ildebrando che dovette accettare. Ottenuto poscia
V assenso imperiale, venne consacralo a' 20 giugno di que-
si' anno ed assunse il nome di Gregorio VII ; fu uomo do
lalo di fortezza d' animo, di virt e dottrina singolare, per
b) Delio an. 1073. cui si rese poi celebre b) (I).
1073 Domenico patriarca di Grado venne da papa
Gregorio VII spedilo suo legato a Michele imperatore di
Costantinopoli con lettera pontificia a quel monarca. Lo
scopo di questa missione tendeva a cercar di sopire lo
fmuCIic fp'is! scisma che allora sussisteva tra la Chiesa greca e la latina e).
1073 Nelle memorie della chiesa vescovile di Bressa
none riportale dal Hormayr trovasi che Enrico conte di Lurn
fa varie donazioni a quel Vescovato di beni nella Contea di
Lurn ed anche nel Friuli nel luogo di Gorizia ed in altri
di Della Bona. Str. eili d

1074 Il papa Gregorio VII tenne un grande Concilio


in Roma, a cui intervennero moltissimi vescovi, e nel quale
fu pubblicala la deposizione dei preli concubinari!, e decretalo
che niuno polesse ottenere gli ordini sacri se non promet
teva continenza ; e fulminata di nuovo con terribili anatemi

(1) N ci volea che un Ildebrando in tempi si sconvolti per la


Chiesa di Dio, onde correggere specialmente la simonia e 1* incou-
BBo'm c **' tinenza del Clero, tanto estesa in ogni luogo e).
57
la simonia. Men gran rumore il Clero dissoluto della Ger
mania per quei decreti, e pertinace nel voler sostenere l'inve
teralo abuso, eccit tumulti contro ai vescovi che si accinsero
Muratori. Ann,
a pubblicarli e farli accettare a) (i). J IH. anno lini.
1074 Il pontefice si occupa a commuovere i principi
e i re d'Occidente, per indurli a formare un' armata da oppone
ai grandi progressi dei Turchi in Oriente ; ma le di lui pre
mure non lumno successo b) (2). io Detto.
074 A sollecitazione del papa Gregorio VII il doge
di Venezia e duca di Dalmazia Domenico Silvio fece un as
segno di beni alla Chiesa patriarcale di Grado e quel diploma
fu sottoscritto pur anche dai vescovi suffragane! e). oj Detto.
1075 Insigne Concilio Romano, tenuto dal papa Grego
rio VII sulla line di febbrajo, in cui furono proibite per la
prima volta pubblicamente, sotto pena di scomunica, le in
vestiture dei Vescovati e delle Abbazie che davano i re agli
ecclesiastici con porgere loro il pastorale e l'anello d) (5). djwuoan. ioti.
In questi tempi il battesimo solenne solea farsi in tutte
le cattedrali nel giorno di sabbaio santo e). e) Detto.
1075 Il pontefice Gregorio VII d ragguaglio a Sigeardo
patriarca d' Aquileja dell' operalo nel Sinodo (Concilio) da
lui tenuto in Roma f). Da ci ne viene, che il patriarca Si- {iS'f'w9!.11'
geardo non sia intervenuto in quel Concilio.
(1) Secondo la Strenna Cronologica del Dalla Bona pag. 47, Si
geardo patriarca d' Aquileja sarebbe intervenuto a questo Concilio,
invitato con lettera al medesimo. Vedasi per la data 1075 qui sotto.
(2) Questa la prima volta che cominciossi a parlare di (,' fo
riate contro g' infedeli d' Oriente g). i) "oratori e. opr-
(5) Tale uso da molli anni introdotto, avea reso dipendente dai
sovrani temporali la collazione delle chiese e dignit ecclesiastiche;
per cui in questi tempi di corrotta coscienza erasi aperto largo campo
alla simonia. Infatti, si conferivano queste dai re a coloro che com
pravate con lunga servit alle corti, o coli' adulazione, e pi sovente
ancora a chi largamente offriva regali e danaro. Quindi le chiese
spesso cadeano a mani di chi meno merilavanle, restandone escluse
le persone degne. Ora, questo decreto intorno all' investiture, sic
come parea accorciasse di troppo I' usurpata autorit dei monarchi,
cosi fu la scintilla della funesta guerra fra il sacerdozio e l'impero h). k) Detto m m
58
1076 In quest'anno ha principio la funesta guerra
fnu"raao' unS: fra il sacerdozio e l'impero a). Viltorioso Arrigo in Ger
mania, convoca in Vorraazia una Dieta di signori feudali
e di ecclesiastici inquietali nelle lor sedi ed ivi fa annullare
1' elezione gi riconosciuta di Gregorio VII e lo fa scomunicare.
Chiaro ; l'iniziativa degli eccessi venne qui da Arrigo e
dagli amici degli abusi. Scende un messo reale a portar tale
sfida in Concilio a Roma ; costui poco men che ucciso
tra l'ira che ne sorge; il papa lo salva; e lascia poi, o fa
scomunicare il re, e scioglie i sudditi dal lor giuramento di
!!*" fedeli* b).
1076 1 maggiori principi della Germania, e tra questi
Bertoldo duca di Carintia, vedendo le determinazioni di Roma,
si ritirano dall' ostinalo, violento e scomunicalo Arrigo, ab
bandonando un re nato soltanto per rendere infelici i suoi
sudditi. In una Dieta da essi tenuta in Tribuaria, dopo
S'iul'nBo'iTOl' 'a mela d' ottobre, fu progettato di creare un nuovo re e).
E fu poi eletto Ridolfo duca di Svevia nel 1077 alla Dieta
i) natio in. un. m Forclieim d). A questa intervennero anche i legali della
S. Sede, cio Sigeardo patriarca d'Aquileja ed Allmanno, od
Altmaro, vescovo di Padova, incomhenzati di dimostrare le
riS'Srt/ilViS g'usle ragioni per cui fu scagliato I' anatema contro Arrigo e).
Inlimorilo il monarca, cerc disciogliere il nembo che lo
minacciava, inviando legali alla Diela con promesse e preghiere,
alle quali non credeasi, perch Arrigo era riconosciuto manca
tore della dola parola. Non pertanto fugli accordato tempo, e
venne conchiuso di rimettere la decisione al pontefice, che sa
rebbe pregalo a trovarsi in Augusta pel giorno della Purifica,
zione della Vergine, per esaminare le ragioni delle parli e farne
l. Muratori. Ann. SCDllMlZa f).
d' Hai. anno 1076. '
1077 Uno dei pi atroci verni che mai fossero prov
in quell'anno la Lombardia; nullameno il papa s'incammino
alla Diela d'Augusta, scortalo dalla conlessa Matilde; ma ri-
tirossi in Canossa, sapulo che Arrigo era giunto in Piemonte.
59
Questo re, dopo avere, con incredibili patimenti, valicate lo
... ..... . . . ) Militimi. Ann.
alpi, piene di ghiacci e nevi a) con poca comitiva, ma con "' uno m.
Berta, la moglie gi disprezzata ai dolci di dopo lo sposalizio,
or protettrice di lui ai d della sventura, giunse a Canossa b). t? uni1?." wV. d ,u
1077 Lo scomunicato Enrico, o Arrigo, si reca nel ca
stello di Canossa, ove trovavasi Gregorio VII con la contessa
Matilde, ed acconsente, per essere assolto, a tutte le pretese
del papa
' '
C' (i).
v '
e) imponi. Cron.
Un. un. p. 233.
1077 Enrico di Eppenstein duca e marchese dell'Istria d). ji Dpi;Mi"6 Bona- Sl-
1077 Arrigo IV re di Germania, che si trovava in
Pavia, innalza Sigeardo patriarca d' Aquileja all' essere di
sovrano, donandogli il Ducato, o Contea del Friuli e), i>Stas!"dcf?;
. . pesi
noli che la Marca della Carniola ed il Marchesato del
l'Istria f) (il Fislulano ci avverte che la Carniola e l'Istria [\ IjfJ"- $t ft
furon conferite 7 anni prima, ma tale conferimento non
avea avuto effetto g)) col diritto di poter usare espressamente t) mula* e. .
i titoli di duca di Friuli e marchese della Carniola e del
l' Istria h). Il Rubeis poi aggiunge, che morto Lodovico conte, ^Tl'iio?' c,u
la citt e la Contea del Friuli fu in quest' anno data in
dono a Sigeardo
. patriarca
r , d' Aquileja
i i i). Ed il codice
t-i diplo- o .ni*
r , nel m. e.
suo Ini), a.
cron.
malico Frangipane riporta che il detto Arrigo, o Enrico, don
a questo patriarca il Contado del Friuli ed il villaggio di

(1) In questo castello stava coli' altra gran contessa Gregorio,


ricevendo, penitenziando, assolvendo scomunicali. Arrigo implora,
fa implorar il pontefice. Spoglio degli abiti imperiali, introdotto
oltre una prima, oltre una seconda cinta ; rimane tra questa e la
terza tre d, digiunando, tremando, avvilendosi. Apreglisi finalmente
I' ultima porta, s' inginocchia fra quei grandi e quelle donne, as
solto. Poi Gregorio ponleGce si comunica ed oflre l'ostia ad Arrigo,
che noit osa e ricusa. Brutta, eccessiva scena senza dubbio in tutto,
per tutti due, al re che s'avvili, al pontefice che l'avvili; di che
fiagarono il fin tutti e due. Ma gli eccessi son quelli appunto che
anno spiccar pi chiara la natura d' ogni uomo ; e qui Gregorio,
avvilendo l' avversario, e pur non scemandolo, anzi restaurandolo
coli' assoluzione, si mostr senza dubbio luti' altro che arliOzioso o
profondo politico j). SSftnw*1
60
Lauzzano (che il Palladio chiama Luciniga), con ogni utile
che ivi aveva il conte Lodovico. Questo conte Lodovico si
crede, ma non con certo fondamento, sia stato I' ultimo conte
lmmm. et. dei Friuli a) ^j.
r. IV p.l

1077 A detto del Della Bona, nella sua Strenna Cro


nologica, pag. 48, il Marchesato dell'Istria in quest'anno sa
rebbe stalo fatto ereditario nella casa Garinliana degli
Eppenstein (Cron. islr.).
1077 Il re Arrigo, tornando in Germania, pass per
Aquileja, e vi si trattenne nei giorni pasquali, accollo e trat
tato dal patriarca Sigeardo, prelato che egli avea saputo
condurre al suo partito, distogliendolo da quello del ponte-
b) Detto p. 48. fice b) (2J.
1077 Sigeardo patriarca d' Aquileja, grato ad Arrigo IV
re di Germania, perch da lui beneficato, vedendolo perse
guitare, si porla armala mano (prima per che le cose pas-

(1) Per questa donazione la Chiesa aquilejese pervenne alla so


vranit del Frinii, n prima di essa, bench alcuno il voglia, puossi
con fondamento asserirlo. Qui perci una nuova ra di glorie e di
speranze si apre a questa nostra Provincia; perch nel diritto di
elezione del pastore, unendosi quello di creare il principe, dava ai
Friulani il nome e l' importanza di un Popolo formante uno Stato pro
prio. La necessit poi del cangiamento del governo e della politica,
ricercato dall' indole differente dello Slato, lasciando campo alla con
correnza degl' impieghi, lasciava speranze al miglioramento della cosa
pubblica, nonch agli onori e compensi relativi; mentre l'introdu
zione dei beneficii, o feudi, ristretti in sul primo, poscia, come ve
dremo, a dismisura accresciuti, e di tante sorta, accordando ad ogni
ceto luogo allo sperarne, rendeva comune la possibilit di migliorare
la propria condizione. In qual modo quindi agissero queste nuove
e potenti molle sul cuore e sulla mente dei Friulani, poste a con
fronto pur anche col reggime cessato, lasciamo che il lettore se Io
immagini da s medesimo.
(2) L' Avvocasela della chiesa il" Aquileja in questo
tempo 1077, era posseduta dai conti di Plejen, marchesi in Baviera,
cjureu. jioucn, ai quali fu data dal patriarca Sigeardo, siccome a" suoi agnati e).
t. in p. 314 315. intonio p0i all'incombenze ed ai redditi di questa mansione faremo
parola in altro luogo.
1
sassero all'eccesso) in di lui soccorso. Ma arrivato co' suoi
in Ralisbona, viene colto da acuta malattia, che lo priva di
mente e di vita in pochi giorni a). UnH No, cU
T. IV p. SI e 59.
1077 Muore in Ralisbona nel di 12 agosto Sigeardo
patriarca d'Aquileja, e gli" succede Enrico gi canonico di
Augusta
li
e arcidiacono
"o- i
d'Aquileja b). Nel 1079 intervenne )cppcm in. i.0
ch..rn v.ixp.iy.
egli al sesto Sinodo convocato in Roma, contro I ere
tico Berengario, dal papa Gregorio VII. Quivi Enrico giu
r obbedienza e fedelt al pontefice, come verr dello, e
promise non comunicare con i da lui scomunicali. Unita
mente ai legali apostolici fu mandato in Ralisbona a trat
tar pace col re Enrico, o Arrigo, ma infruttuosamente e). ^^ * K *
Cerc far rivivere le questioni di prelesa giurisdizione sulla
Chiesa di Grado d) e si ritiene essere egli stalo il fondatore d) cameiiem e. ?.
' P- 19i-
della Badia di Rosazzo e) (1). Questo patriarca mori sco- e) unni. noi. m.
inimicalo nel 1084, dopo 6 anni e qualche mese di sede f) (2). ^ J^'jjJ-"* *
1078 Muore Bertoldo duca di Carintia, al quale pare
sia succeduto un Marqnardo nel Ducalo di Garinlia, a cui
il re Arrigo IV in questo tempo aveva mosso guerra, perch
fedele e fautore del papar I
e del re Ridolfo g).
O/
) Muratori. Ann.
fi' II. anno 10TR.-
Kilhiis. 11. E. A.
mi 5W.

(1) Alla pag. '2 ili ilei I volume di questa nostra Raccolta abbiamo
ilelto essere stala eretta innanzi all'epoca presente 1' 'Abbazia ili
Rosazzo ed indicammo le fonti, a cui ci siamo appoggiati. Ve
dendo per ebe gli storici nostri discordano su quest' argomento,
mentre il Liruli riscontriamo attribuirla al suddetto Enrico, il Pal
ladio li) ad Enrico conte di Gorizia ; siamo maggiormente convinti su ^ar''* f'Yl'i1.
pianto abbiamo riportato a quella pagina.

(2) Gli storici nostri, il Palladio ed il Liruli, parlano quasi concorde


mente di questo patriarca, mentre il Platina, nella vita del pontefice Gre
gorio VII. nulla ne dice. Quindi pel tacere di questo ; per le di lui
gesta commendevoli riportate dal Palladio ; per la \ ila prudentemente
condotta descrittaci dal Liruli, ci nasce un qualche dubbio s<il da
noi qui sopra esposto, clic mor scomunicato, bench ci venga dello
dal dotto P. de Itubeis appoggiato a Bertoldo Costanziense.
G2
1070 Enrico patriarca d' Aquileja interviene in Roma
al Sinodo clie papa Gregorio VII tenne in quest' anno, e prest
M l''. 'ivp.' . il giuramento di fedelt a quel pontefice a) (1).
1079 Il pontefice Gregorio, a cagione delle guerre e
violenze che il re Arrigo promoveva in Germania, destin
suoi legati al Congresso da tenersi col, Pietro Igneo car
dinale e vescovo di Albano, Olderico vescovo di Padova,
(Paolo Berniense scrive, che fu Alemanno vescovo di Passavia)
ed Enrico patriarca il' Aquileja. Andarono essi; ma non avendo,
ad istanza di Arrigo, scomunicalo il re Ridolfo, se ne tor
li).l'ii.Muratori. Ann. n . . b)
Hiint, ira. narono senza trullo i \ (2).
/c\\
1079 Engelberto II conte di Lurn e del Puslerthal,
e probabilmente di Gorizia, secondo l' Ilormayr. E dopo questo
or.,!r.Vom- s'' Engelberto e Mainarlo conte di Lurn e).
1080 Aumentano le sciagure in Germania e in Italia per
nmTX1 CS0|)' la guerra fra il sacerdozio e i due emuli re Arrigo e Ridolfo d).

(1) In quest' epoca il Giuramento dei metropoliti e dei


vescovi che devono prestare al pontefice Romano, si estese a
tutti quelli nominati da Roma. Il nostro patriarca d' Aquileja poi. fu il
solo che dopo la quistione- dei tre Capitoli rest buona pezza a
capo di quanti vescovi resistevano alle decisioni del poulefice, ma
alla fine pieg anch' esso. Nel ricevere il pallio dovette dare un
giuramento (Sereno patriarca d' Aquileja nel 711, che fu il primo
tra' nostri patriarchi ad essere insignito del pallio, fu anche il primo
a prestare il giuramento qui sotto indicato) che in quest' anno 1079
si estese, come dissimo, agli altri metropoliti e vescovi. Il grura-
meuto il scgucutes Obbligavasi come vassallo al Siguore,
cio a serbare fedelt al pontefice, non tramare contro di lui, n ri
velarne i secreti ; difendere a tuli' uomo la primazia della Chiesa
romana e le giustizie di S. Pietro, assistere ai Sinodi convocati da esso,
ricevere orrevolmente i legati, non comunicare con chi da esso fosse
scomunicato ; di poi vi si aggiunge di visitare ogni tre anni le soglie
degli apostoli, o mandare chi rendesse conto dell' amministrazione
della diocesi ; osservare le costituzioni e i mandati apostolici, u
alienare alcun possesso della mensa, se non consenziente il santo

(2) Secondo il Muratori, il vescovo di Padova Olderico pare


anu"?o:9.' c 50p' non sia stato spedito dal pontefice per suo legalo f)-
63
1080 Il papa Gregorio dichiara Ridolfo legittimo re
del Regno germanico, e fulmina, scomunica e sentenzia di deposi
zione contro il re Arrigo. Perci questi inasprito, passa al mag
giore degli eccessi. Fa egli radunare un Conciliabolo di 30
vescovi scismatici e di molti signori d' Italia e Germania,
suoi fautori, in Bressanone nel Tirolo e ve li induce a dichiarar
deposto dal papato Gregorio VII e ad eleggere in suo luogo,
come fanno nel di 25 giugno, Giliberto arcivescovo di Ra
venna, pi volte scomunicalo, il quale assunse di poi il nome
di Clemente III (1), esperto politico, ma cattivo prete a). l^^m"'
1080 Egiberto vescovo di Trieste b). i, n^.. Bona si
' cr. p. 16.
1080 Muore da li a non mollo il re Ridolfo, dopo la
ferita riportata nel d 15 otlobre alla battaglia seguita ia
Germania contro Arrigo. Questo colpo sconcert sommamente
gli affari della lega cattolica, non solo in Germania, ma an
che in Italia e). <) tumori <. T.
1081 Il re Arrigo IV scende in Italia con grossa ar
mata, fingendo voler pace, ma meditando intronizzare Gili
berto nel Papato. Celebrata la Pasqua in Verona, pone as
sedio a Firenze, man' respinto d). Circa la Pentecoste trovasi ! S!1^: ?33.d"'
colf esercito e coli' antipapa sotto Roma ; ma trovatala ben
munita, l'assedia e). Il papa Gregorio VII per vi si difende Sn5SuTwirl r s&p
coraggiosamente f) (2). il 1*Tt &

(1) Lo scis.na prodotto per tale elezione fu dei pi lunghi,


neutre dur 40 anni. Dopo la morte di Giliberto, gli si sostitu
certo Alberto, quindi un altro prete chiamato Teodorico. Seguita il
llatnpoldi col dire, che Giliberto fu eletto e consacrato papa in una
chiesa suburbana di Roma per online dell' imperatore g). * Dc,>0 )' 8M-
(2) Il papa Gregorio VII, alla testa di drappelli di Popolo da
lui raccolto, respingeva ogni aggressione e giorno e notte occupatasi
ad estinguere il fuoco delle palle Incendiarie (invenzione nuo
vissima) che gettate erano in citt, mentre Clemente III alla testa
il' una divisione dell' esercito dell' imperatore Arrigo scorreva la
Campania e devastava le terre dei Romani con lutti gli eccessi
della militare licenza, in una gueira, che i due parliti reudeano
furiosissima h). w Detto i>. m.
Ci
1081 L'aria infetta dei dintorni di Roma liber quella
citt dall' assedio di Arrigo, che respinto levossi da col, e
ai Ball.... SI. d'H.
torn in Toscana ed a Ravenna, dove poi svern a).
1081 1 Sassoni e vari principi e vescovi di Germania,
co' quali Arrigo aveva indarno cercato far tregua, eleggono
nella vigilia di S. Lorenzo un nuovo re nella persona di Er
manno di Lucemburgo lorenese, il quale fu consacrato da Sige-
fredo arcivescovo di Magonza nel giorno di S. Stefano dell' indi
llii ii.umori. Ann. calo
anm, tosi, , _ L\
anno bj.
1081 I Veneziani, sino a qui sempre uniti co' Greci,
danno potente ajuto navale ad Alessio Comneno imperatore
di Costantinopoli contro Roberto Guiscardo duca di Puglia,
alieno. ma furono vinti e) (1),
1081 La regina Berla partor ad Arrigo il secondoge
nito, che fu poi Arrigo V fra i re di Germania e IV fra gli
0 timo. imperatori d).
1082 Nella primavera dell'anno segnato ritorna Arrigo
dinanzi a Roma e di nuovo si ritrae alla stagione della mal' a-
li Bau*, e. . ria e risale in Lombardia e), lasciando F antipapa Guiberlo
a-.,?** c' sop" 'n Tivoli coll'esercilo, acciocch continuasse il blocco di Roma f).
1082 Il re Enrico, o Arrigo IV, dona alla chiesa d'Aqui-
A/Sln **' Na >l Vescovato di Trieste g).
1083 Il re Arrigo pone un terzo assedio a Roma e
io Bau r. s. lo leva di nuovo In.
1084 Arrigo assedia Roma per la quarta volta e tratta
col Popolo Romano, che o stanco, o compro gli apre le
porte. Il pontefice Gregorio VII si racchiude in caslel sani'
Angelo ; viene intronizzato F antipapa Guiberlo, e da costui
poscia Arrigo incoronato imperatore. Roberto Guiscardo
lilialmente si muove e con grande esercito e suo gran nome
non fu aspettato dall' imperatore che risali in Germania, n

(1) Guglielmo Pugliese descrivendo quesla flotta Veneta, ci fa co


noscere come fosse cresciuta fin d' allora la Potenza de' Ve
li Muratori e <!>. neziani i).
05
dall' antipapa: perci entra in Roma e le sue bande la sac
cheggiano ed incendiano. Cosi funestamente si ritrov allora
libero il pontefice e restituito in Roma mezzo distrutta.
Quindi, fosse dolore di lai rovina, o timor degl' instabili o
compri Romani, ei lasuiolla con Guiscardo, o poco dopo, e
si ridusse con esso a Salerno, ove a quel rifugio si rimase
tutto il resto di queir anno e il principio del seguente a), J) *"*;; ,!.${;
in cui mori.
4084 Muore Enrico Patriarca d'Aquileja e subentra
nella sede patriarcale Federico II: che cos noi il chiamere
mo. Egli era di nazione Slava; dur un anno e venne uc
ciso da' suoi e da altri profani nel 1085; n si sa il perch.
Nuli' altro sappiamo di lui. se non che certo Gazzelliuo, o
Ezzellino, conte palatino di Carinlia (I) suo parente,
gli lasci in retaggio il castello di Moggio e il suo allodio
montuoso e le rendite, acciocch ivi erigesse un monastero
di monaci : ma che ucciso lui, restasse I' esecuzione al suo
successore patriarca b). 5' {vT^ii'aln
1084 Vitale Faledro, valendosi della rolla che tocc ffi,n*"","iJ
la flotta de' Veneti in appoggio de' Greci contro Roberto Gui
scardo, suscit 1' odio del popolo Venelo verso il Doge Do
menico Silvio, e unendovi doni e promesse ottenne fosse
deposto Domenico. Dopo di che fu egli sostituito nel Do
gato, per cui avendo inviali i suoi legali a Costantinopoli, gli
procurarono da Alessio Augusto il titolo di Prolosebasto.
Quindi da li innanzi il Doge Venelo cominci ad intitolarsi:
Dux Dalmatiae et Croatiae et Imperialis Protosevastos e). c; Muratori Ann.
<r Hai. anno I0M.

(1) Il Liruti dice, che questo non fosse conte palatino, ma conte
del palazzo, maestro e maresciallo maggiore della corte imperiale ti). ^^""'^J"01- cil-
Il castello di Moggio Intorno a questo castello che in
lingua carentana si appella Mosniz e latinamente Mosacium, situalo
nella parie alpina del Friuli, non abbiamo altre memorie se non
che Tosse posseduto da questo conte Cazzellino, e che egli lo
destinasse a questa pia intenzione, e ci in rimedio dell' anima sua.
siccome allora accoslumavasi e). e nciiop siwu.
5
or,
1085 In quest'anno, o forse nell' antecedente, mor
il Patriarca di Grado Domenico IH e gli successe Domenico
a) pnadio si. dei Ccrbano detto Domenico IV ai.
Fr. par. I p. 165. '
1085 Chiude i suoi giorni in Salerno il papa Grego-
b) Maralorl. Ann. IMI I J' Oh- , , .
d1 nai. .imo iota, no VII nel di '25 maggio b). Ne per un anno oso nessuno
Voi'^m'm-' succedere a quel terribile ponteGce e).
1085 Liutaldo, o Liutardo, era Duca di Corintia in que
sto tempo, e pare foss' anche marchese della Marca di Ve
di10S5Muratori
e 1090. e. sop. 'rniia d)
""" "/
1085 Venne ucciso Federico II Patriarca d'Aquileja, e
gli successe nel seggio patriarcale il gi abaie di S. Gallo
nell'Elvezia, Vodalrico I, o Vodarico, fratello al duca Arrigo
roi"5w-5i" eEAn: e figlio di Marquardo duca di Corintia e conte di Muerzal e).
Urtiti. Noi. eli. ..
t. in p.3w. jt u egli esecutore testamentario del conte Chezzelino e fondo
l'Abbazia di Moggio (1) dedicandola a Dio in onore

(1) L'Abbazia di Moggio per i Monaci di S. Benedetto, si


tuata nel castello che portava questo nome, ebbe la sua fondazione
nel secolo XI. Il conte Chezzellone, o Gazzettino, nel suo testamento
circa 1' anno 1084, ordinava venisse eretta, costruendovi la chiesa
ed il monastero, assegnandogli molli beni e rendite, con ogni pre
rogativa e diritto ch'esso conte aveva nel castello e luoghi all' intorno si
nei monti che al piano. L" esecuzione testamentaria afldata al patriarca
d'Aquileja Federico II, pass, per la prematura di lui morte, al suo
!vINiIbi-1' successore Vodalrico I f), che la fece fabbricare verso l'anno 1091;
ed il suo tempio dedicalo a S. Gallo (in memoria di altra Badia di
questo nome nella Svizzera posseduta dal detto patriarca) fu ulti-
iIsm-bt!'E'*' mato e consacrato l'anno 1119 g). Il patriarca Vodalrico stesso, a
maggior grandezza di quesl' Abbazia, dimoili 124 masi posti in varii
siti della Carintia e del Friuli ; un luogo detto Porlo nell' Istria ; le
decime di pi villaggi e pievi, con due molini, tre pievi ed il Pla
cito di Cristianit ; due spedali, uno alla Chiusa, I' altro in Aquileja
ed una rocca, o castello in Carintia, chiamata Kit, da lui avuta dal
duca Arrigo suo fratello per l' Avvocazia della chiesa d' Aquikja.
Altre donazioni le vennero fatte dippoi da varii, come si dir nel
seguito di questa Baccolta. Il primo suo abate fu Bebolfo. Pass
essa sotto I' immediata dipendenza della Sede Bomana, e la va
stit dei suoi possessi, le sue ricchezze ed i suoi privilegi distin
sero il suo abbate fra i principali feudatarii del Friuli col mero e
misto imperio, e con i diritti regali e di principato : venendo dai
patriarchi investito con spaila e bandiera in mano, costume usato
con pochi feudatarii in Friuli, e solo con quelli investiti di feudi
! v''w '.* maggiori regali e principeschi li).
67
di S. Gallo, allra sua badia nell'Elvezia a) (1). Mori S!A;%,<Vpn.m
circa il 1122, o piuttosto a' 6 dicembre del 1121 b). Sotto j;^1;^'0'*
niun patriarca lo Slato Aquilejese fu portato a tanta gran
dezza quanto nell' epoca di Vodalrico I, dopo cui decrebbe, ma
non s'accrebbe pi mai e). Egli pure fu quello che benefic ?> I'1'!'!*01 dU
grandemente l'Abbazia di Rosazzo. Innanzi alla donazione del
1093 (vedi a pag. 71), e prima che morisse il Duca Mar-
quardo di lui padre, ottenne che quegli donasse all'Abbazia
di Rosazzo 140 masi, o coloni, nelle ville di Oleis, Pase-
gliano ec. d). n""}.''' **"'
1080 Nel di della Pentecoste venne eletto a pontefice,
quasi a forza, Desiderio abbate di Monte Cassino, e gli fu po
sto il nome di Vittore III; ma inceppata con violenza dal pre
fello dell' imperatore in Roma la sua consacrazione in Vati
cano, egli, Desiderio, dopo quattro di usci di Roma, e giunto
a Terracina depose la croce, il manto e le altre insegne
pontificali, e ritorn a Monte Cassino, n si rimosse per pre
ghiere e minacce che gli furono fatte. In tale stalo fluttuante
pass anche quest' anno e). . j'iiMa,?n'orils6Ann'

(1) La Popolazione s'accresce in Frinii. Opina il Li-


ritti, die una parie di quei benemeriti soldati che difesero il pa
triarca Vodalrico l nella sua lotta per I' Abbazia di S. Hallo nel-
1' Elvezia, e che vennero da lui condotti in Friuli, siano stati da
esso beneficati con castelli, onori e terre date in benefizio o feudo, ed ab
biano accresciuto la popolazione del Friuli, molto scarsa in que' se
coli. Dice inoltre divenissero questi gli Antenati di gran
parte de' Castellani del Friuli. Perci egli ritiene che,
meno quelli che possono dimostrare investiture avute delle loro
castella dal patriarca Popone, e quegli altri che con investiture
pi recenti sappiamo possederli , siano provenienti , da questi
militi 0- &T"*'
Scuole nel secolo XI. JFu nel Sinodo di Roma, I' anno
1078, tenuto dal pontefice Gregorio VII, che venne ordinato a tutti
i vescovi dover tenere Scuole di Lettere nelle loro chiese g). i Tiraiwchi. si
ree! caratteri in Italia. Nel secolo XI i nota], sol- m'p.Mi . T
ascrivendosi, usavano talvolta i caratteri greci h). hi nciio p. n%
68
1087 Concilio tenuto nella cill di Capua, a cui inter
vennero molli vescovi e cardinali, e la maggior parte della
nobilt Romana, con Cencio console, Giordano principe di
quella cill e Ruggieri duca di Puglia. Vinto Desiderio dalle
loro preghiere, e fidando anche nel loro appoggio, dopo aver
celebralo la Pasqua a Monte Cassino, pass con quo' principi
e coli' armata sotto Roma. Ricuperata la basilica Vaticana,
contrastatagli e difesa dall'antipapa, fu in essa consacralo
nella domenica dopo I' Ascensione. Indi, sostenuto anche dalla
contessa Matilde, riebbe la citt di Roma e Castel Sant'Angelo.
Poscia lotte coli' antipapa, minacce dell' imperatore, quindi,
dopo aver rinnovale le scomuniche contro Guiberlo ed altri,
ritorn a Monle Cassino infievolito di salute ; e quivi, proposto
il suo successore, Ottone vescovo d'Ostia, mori nel di 16
a) Moraloil. Ann. .. i x
diui.an.ian. settembre a).
1088 Radunatosi in Terracina un Concilio di vescovi,
cardinali, Clero e Popolo, elessero Pontefice nel di 8 marzo
Ottone vescovo d' Ostia, a cui fu posto il nome di Urbano II,
dolio e zelante soggetto, il quale prese il possesso del Pa
pato ai 12 marzo con applauso de' buoni, e fu accettalo e
b> netto an. iof8. riverito dalla maggior parie d'Europa b).
S mlb0'pag. . 1088 Il re Ermanno che, secondo il Ralbo e), aveva
rinuncialo alla corona usurpata, cessa di vivere colpito da
d) malori a. ton. una pietra all'assedio di un castello in Lorena d).
108!) Concilio di cenloquindici vescovi in Roma, tenuto
dal Papa Urbano II, ove furono confermali i decreti emanali

* 1 Baroni nel secolo XI. Questi, s in Italia die in Ger


mania, durame una lunga reggenza dell' Impero, e poscia mezzo se
colo di tempeste, presero vigore e baldanza ; ridussero eiedilarii i
feudi, usurparono le regalie, assodarono la superiorit territoriale,
in poco differente dalla sovranit, e al proprio nome aggiunsero quel
del castello o del paese ove dominavano. Direttamente dall' impe
ratore dipendeva I' alta nobilt, cio duchi, marchesi, conti
palatini, landgravii e burgravio conti e dinasti. Nella nobilt in
feriore restavano compresi gli uomini liberi da tre generazioni;
, .
r) Canto. M. on.
ministeriali
, , ., ,.
chiamavansi
. .
quelli
.'
che si \ponevano a' servigi

di
Bare. t. x p. 3- alcun nobile di prima classe e).
>10
(lai pontefici antecessori contro i simoniaci, il Clero incon
tinente e l'antipapa Giliberto, che assediato in Moina da' Ro
mani slessi, se volle uscirne, dovette giurare di non occupar
I, i I _ . i: \ a) Muratori. Ann.
pi oltre la sede apostolica a). du. anno io.
1089 Rompozio vescovo di Concordia li). S "p.1 BoM Slr'
1089 La celebre conlessa Matilde passa a nuove nozze
con Guelfo V figlio di Guelfo IV duca di Baviera. G' inte
ressi de' tempi d'allora consigliarono il papa e Matilde ad
accordarsi con questo duca, perch con gli Stali dell'uno e
dell'alleo degli sposi si rassodava maggiormente il partito
Cattolico C). e) Muratori e. ao.
1089 In questo tempo ebbe principio in Lorena il
morbo pestilenziale del Fuoco sacro, che si sparse dippoi
per la Francia e l'Italia. Consumava queslo le carni del corpo
umano e recava la morte carbonizzando l' individuo. Da qui
la divozione de' Popoli a S. Antonio abate, veneralo allora in
Vienna del Delfinalo, a cui ricorrevasi per la guarigione, po
scia celebrato coli' erezione di tante chiese ed effigie in suo
onore anche in Italia d). dj 1*110.
1090 L' imperatore Arrigo, gi vincitore in Germania, e
liberalo di Ermanno, ridiscende per la lerza volta in Italia,
non miglioralo dalle sventure. Guerreggi contro a una donna
quasi sola, Matilde; prese uell' anno seguente Mantova, Reg
gio, Parma e Piacenza, ma fu respinto da essa rinchiusa in
~ . e) Balbo. Storia il'
Canossa e).i imi -p
Muratori. Ann.
1090 Cessa di vivere Liuloldo o Liulaldo, duca di Ca- ^ n" ,0"-
rinlia, figlio di Marquardo e fratello ad Enrico e Vodalrico f), r)*uwM. e. a.
uno de' pi fedeli aderenti di Arrigo imperatore g). fnnoujsorl c' wp*
1 091 Nel di 28 febbrajo Bertoldo diacono compra Ru-
slificio e terre da Gerardo del fu Noldo o Aoldo della Cill
d'Austria o Cividale li) (I) uW-!*m.:
o F.v. XXII nas.
S.TH-559.

(1) Accostumasi in Friuli iti quest' epoca Ita vendili* ilei servi.
Questa facevasi specificandone il nome, la nazione, indicali-
70
IODI Nel giorno ili luned 4 agosto Ranlolfo signore
del castello di Nigriguano in Istria, dona ulta Chiesa Jaqui-
*) IspUsM?' c"' lejese questo castello con il territorio ad esso spellante a) (1).
1092 Arrigo imperatore seguita a dare il guasto alle
terre del duca Guelfo V e della contessa Matilde, saccheg-
d',iLl"j?i!!u'io')i"' giaudo ed incendiando tulle le contrade al di l del Po b)
e s'impossessa di varie cill, come abbiamo dello chiudi ri-
$!X!mm. '",' sale in Germania, dice il Balbo e).
1093 Corrado, primogenito dell'imperatore Arrigo, si
ribella al padre, ma vieti fatto prigione. Egli per se ne
fugge e si rilira presso la contessa Matilde, che dicesi com
plice di questa rivolta ; la quale invidiosa papa Urbano II
onde ottenesse I' assoluzione della scomunica. Poscia, mandalo
a Milano, venne incoronalo a re d'Italia da Anselmo arcive
scovo di col tanto in Monza che in quella Basilica d).
nSTio! cs1"' 1093 Vodalrico patriarca d'Aquileja, fallo conoscere
all' imperatore Arrigo (2; che la Marca della Carinola
conferita da esso monarca inavvertitamente ad altra persona,
dappoich aveala donala al patriarca Sigeardo, spellava al
Patriarcato aquilejese, ne chiedeva la restituzione. Per cui
Arrigo, riconosciuto I' error suo, col consiglio di pi vescovi,
marchesi e conti, gliela restitu siccome cosa propria e col
I.' !\!a)-.'c"' diritto e dominio qualmente fu concessa per lo innanzi e) (3).

do essere di mente e di corpo e non fuggitivi, non debuti, ma sani,


accennando pur anche i diritti del venditore su questi servi. Un
esempio di ci lo abbiamo in Gerardo di Aoldo della Citt d'Austria
fi Voti, liliorra.
(Dividale)
v , . \
che
-.
in quest'
*
anno fece una di queste
*
vendile unitamente
ohi For voi. xxn ad altri beni f).
(1) Avvertiamo che nell' anno 1096 il Liruti riporta di nuovo que
sta donazione, alla quale d da rimettiamo il lettore, siccome pi
esattamente comprovala.
('2) Il patriarca Vodalrico era stretto congiunto e consanguineo
r uniiic. s.v.iv dell' imperatore Arrigo g).

(3) Qucst' allo di restituzione della Corniola, che lo si dice datalo


da Pavia, secondo il Balbo non apparterrebbe a quest' anno, ma
71
1095 Le citl di Milano, Cremona, Lodi e Piacenza
abbandonano l' imperatore Arrigo e l'unno lega contro di lui
per 20 anni col duca Guelfo V e colla conlessa Matilde a): e ) Muratori. Ann.
1 .... d'Hai, anno 1WJ.
fu questo un primo esempio di Leghe Lombarde e principio
allora di gran novit b). 5! SS!1?.: f. (1"'
1093 Vodalrico patriarca d* Aijuileja , unitamente al
duca Arrigo di lui fratello, dona al monastero di Rosazzo
la Pieve di Brazzano con le cappelle e chiese liliali, e inoltre
le decime, quarlesi ed altri diritti a quella spettanti, la chiesa
di San Giovanni di Cormous, che nell' opera M. E. A. viene
chiamala Basilica e), con molli colli e monti all' intorno ; e QuaUt M E *'
la chiesa di S. Andrea al di fuori delle mura di Giuslino-
poli, o Capodislria, con campi, vigne, oli veli ed altre ren
dile e beni d). .
diurni. Not.cn. * v p- W6-

1095 Arrigo imperatore accorda al patriarca d'Aqui-


leja il privilegio di poter liberamente eleggere il vescovo di
Pola e) e) Thesaurus Ecc.
' . Aq. p. an.
1094 Nel giorno 16 gennajo nella chiesa di Santa
Maria al Monastero di Sesto, Berlo, Mazo coi Longobardi
abitatili in Osovo, danno a quella chiesa ogni loro avere nel
Contado del Friuli f) (1). ^SBftE

piuttosto al susseguente ; giacch si accenna die nel 1UD3 Arrigo non


era iu Italia, essendovi ritornalo soltanto nel 1094 g). Noi per, ap- tu albo. si. ti'ii.
poggiali al Muratori che dice Arrigo quest'anno in Verona h), e Xi u-atir'^! op.
seguitando il Liruti, lo abbiamo posto sotto questa data. Ora poi a""" '""'
aggiungeremo, che la Chiesa Aquilejese col dello atto fu reintegrata
nel dominio e possesso del rimarchevole suo stato temporale, che
unito alla vasta sua giurisdizione spirituale rese il patriarca d'Aqui-
leja uno dei pi rispettabili e ragguardevoli principi e prelati dopo
toma i). i) Limi). Noi. eli.
v. I |i. Ili.
(1) Da questo fatto rileviamo due cose importanti per la storia
nostra, cio : 1. che il Contado del Friuli continuava tuttora a chia
marsi con tale denominazione, bench lu sappiamo formalmente do
nato al patriarca Sigeardo e con esso alla Chiesa A.quilejese. Perci,
o qui il nuovo reggime sovrano de' patriarchi non erasi ancora at
tivalo, o non avea cangialo la vecchia denominazione ; mentre pre
valeva forse ancora I' uso di chiamare negli atti pubblici questa no-
TI
1094 Muore Domenico Cerbano patriarca di Grado,
dopo aver affaticalo per la cattolica religione e pel governo
della sua Chiesa. In quella dignit gli subentr Giovanni IV
&!?&.* Saponario a) (1).
1094 L'imperatore Enrico dona alla Chiesa d' Aqui-
b) ThMaurui e. a. |eja il Vescovado di Pola b).
1094 Arrigo imperatore, essendo in Trevigi, accoglie
favorevolmente i legali speditigli da Vitale Faledro doge di
Venezia, e si mostra propenso agi' interessi dei Veneziani.
Per cui non solo rinnov i patti antichi con essi, ma tenne
d'iraSo'iwr' a' sacro fonte una figliuola del doge stesso e).
1094 Scuopresi in Venezia il sacro corpo di S. Marco
Evangelista, del quale da gran tempo eransi smarrite le traccie,
ed di nuovo posto in luogo nascosto nella di lui Basilica:
costume allora usalo per timore dei rapitori delle sante re
liquie, che per pi secoli non lasciarono riposo alle ossa dei
.1) Dello. &"11 "").
1095 Circa quest'anno, Vodalrico patriarca d'Aquileja
aggiunge alla donazione da lui fatta nel 1095 all'Abbazia

stia Provincia in tal modo. II Che quivi esisteva pur anche (ed
singolare) un rimasuglio di Longobardi nel luogo di Osovo, che noi
diremo Osoppo; quando da lunghi anni addietro nulla ci nolo in
torno a questo Popolo, senonch in Friuli vivevasi ancora da alcuni
sotto le leggi emanate da quella Nazione ; come faceasi da altri
sotto quelle di Nazione differente, cio o Romana, o Bavara, ecc. E
qui, giacch cade in acconcio, diremo che I' assoggettarsi poi a que
sta o quella legge non dava certezza della nazionalit dell' indi
viduo ; mentre in Friuli era libero il professar d vvere sotto
una piuttosto ehc l' altra Ielle IcjVgi quivi allora vi-
i Guerra o. f. ?. genti e). Quest'uso esisteva anche prima dell'epoca presente, perch
xxn p. S58-IS9. aj tempi di Popone patriarca accostumavasi; e le donne maritate
f) Riihcts m. e a. passavano nella legge in cui viveva il marito f). Secondo il Nicoletli
I' uso di esporre nelle carte di quei tempi la Nazione sotto cui vo-
?.' J"?1'!!1 Vil'' 'casi vivere, avea vita gi nell' Vili secolo g).
di S. Paolino, rns. ' -/
Iti. p. I Iripn.
(1) Questo patriarca nel Sinodo o Concilio del 18 marzo 1112 te
nuto da papa Pasquale II in Roma, anch' egli soscrisse il Decreto
J.rt'iTi.'0"" di 1uella Convocazione li).
73
di Rosazzo un ultra di varii poderi di mollo valore, confer
mando ad essa in pari tempo i beni, i diritti e le giurisdizioni
assegnatile per lo innanzi a). Si v."iot' clu
1095 Quaranta e pi mila persone si uniscono in a-
perla campagna presso Piacenza; il papa le presiede; tulli
i principi d' Italia ed i magistrali delle citl indipendenti vi
intervengono. Vi si propone la conquista di Gerusalemme.
Da Piacenza il papa corre in Francia a fare lo stesso nel
Concilio di Chiaramente in Alvergna. La lega generale degli
Occidentali contro i Musulmani d' Oriente col pure procla
mala L)' (1).
a \ /
bJIUmpoWICrmi.
Univ. v.uu. p.SGO.
1095 Gran moltitudine di gente vi accorre a prendere
la croce e ad impegnarsi per la spedizione d'Oriente; n
altro risuonava nelle bocche <l' ognuno, senonch il detto :
Dio lo vuole, Dio lo vuole. Pi di centomila persone vi con
corsero, e tra queste molti monaci - (2) che con s favore
vole congiuntura si posero in libert e). N vi mancarono in tale #n*^l'od!m'
occasione molti del Friuli, che per la santa fede passarono in
quei paesi ad esporre la propria vita d). a) mmio. si^eii
1096 Da un cerio Giovanni figlio di Kantelfe o Ran-
lolfo venne donalo alla Chiesa aquilejese il castello di Ni-
griguuno nell'Istria e). ;)}'*^*
Thesaurus E. A. p.
27.

(1) Nel primo di questi Concilii si deliber la I.' e maggiore


Crociata, bandita poi nel secondo f). Il papa fu dichiarato capo ')? sl- d'lu
dell' unione, la croce fu stabilita per stendardo e le indulgenze ven- m'
nero accordate ai combattenti e). A sl celebre movimento precedette b) Rampoidi.cron.
Ii- w*. . . . . . r. _ , . uni?. t. un. p sw.
a predicazione di Pietro Romito Francese, che visitati i Luoghi
Santi di Palestina raccont in Occidente la persecuzione dei Musul
mani sui Cristiani di col e come erano profanale le memorie di
nostra Redenzione. Precursore di papa Urbano li, aveva destato en
tusiasmo e compassione nei Popoli; ma maggiormente pot su que
sti l' infuocata esortazione d' un Capo visibile dalla Chiesa di Dio
per commuoverli a tunL* impresa li). b) Muratori oso.

(2) A questi devesi in gran parte, sino all'XI secolo, e forse in por- DTimboschisior.
zione del XII, la conservazione dei libri e degli studii i). *.ns,'mi,
e 3H.
74
109G Raimondo conle ili Tolosa, che guidava alla con
quista di terra santa 100,000 Crociati di Provenza, pi colli
. che leali e valorosi, unitamente ad Ademaro guerriero e
vescovo del Puy e Legalo pontificio, passano per le alpi e
S?t.V.ui'- Pel Friuli ed entrano nella Dalmazia a).
1096 Cess di vivere Vitale Faledro doge di Venezia,
d'iKSoiw?' ed eDUe a successore nel dogalo Vitale Michele h).
1097 Arrigo imperatore torna in Germania snervalo
e pienamente screditato in Italia, mentre i Popoli concor
revano pi che mai in favore del pontefice e del re Corrado
suo figliuolo. Perci ri' ebhe gloria la conlessa Matilde alla
di cui prudenza e valore venne attribuito l'abbassamento di
e) Muratori e. sop. Arrio-n tA
anno 1097. Arrigo L).
1097 Guelfo IV duca di Baviera, onde sceudere in
Italia alla ricupera di sua eredit, si collega con Arrigo duca
di Carinlia, e probabilmente marchese della Marca di Verona
e col patriarca il'Aquileja fratello di esso Arrigo, duca e
p!m"' Hintori principe, signore del Friuli e della Carniola d).
C. sop. .
1097 Irmingarda in quesl' anno era abbadessa del
monastero di S. Maria in Valle della Cilt d'Austria (Civi-
Fo*T.xulpTsSf.u dale); mentre Ricbunda aveala preceduta in quella dignit e).
1098 Concilio di 185 vescovi tenuto in Bari dal papa Urba
no II nel mese di ottobre; al quale essendo comparsi molti Greci,
segu calda una dispula intorno al procedere dello Spirilo Santo

n TintxBcbi si 'ja I*oes*a Latiua nel XI secolo in Italia veniva coltivata da


du 1.111 p. sa. ' molti f).
La Poesia Provenzale. Fu scritto in poesia provenzale
verso la fine del XI secolo da Guglielmo IX conte di Poiliers, e il
Tiraboschi inclina a credere che i Provenzali prima degl' Italiani
g) Detto P.368-3S3. imprendessero a verseggiare g). Se poi gl'Italiani apprendessero dai
Provenzali o da altri a rimare non agevole lo stabilire. E certo
per che g' Italiani conobbero i Provenzali, che con loro si unirono
hj Deiio p. 365. e poetarono nella loro lingua h). Poeti Provenzali trovatisi io ognuna
delle nostre provincie d' Italia. La corte d' Esle e quella di altri
principi italiani furono i mecenati che infervorarono questa poesia.
i) neiio i. iv pag. Perci a quelle corti ritrovavansi trovatori, suonatori, eoe i).
86l-65. ' '
75
dui Figliuolo. Opinione confutala con tal l'orza d' argomen
ti (1) dall'arcivescovo S. Anselmo, che avrebbero do-
i . I*
a).\ a) Muratori. Ann.
vuto coloro ammutolire <ntai. anno im.
1098 E annoiata sullo quest'anno una generale ca
restia che afflisse tutta Italia b). &'?. ST' str'
1099 Muore l'insigne pontefice Urbano 11, addi 29
luglio, dopo un glorioso papalo di undici anni e cinque mesi.
N and molto, che dal Clero e Popolo Romano fu sosliluito
nella sede pontificia Rinieri, toscano di nascila, monaco Clu-
niacense, poi prele cardinale, che assunto il nome di Pa
squale 11, renne ordinalo papa nel d 14 agoslo e). ini"uIow! c,mf'
1099 Giunto al colmo lo sdegno dell'imperatore Ar
rigo contro il ribelle Corrado suo primogenito, convoca una
Dieta in Aquisgrana, ove propone e fa accettare per suo
collega e successore nel Regno Germanico Arrigo V suo se
condogenito d). a) netto;

(1) Studi! Sacri in llalia nel secolo XI. Se le belle lettere


nuu erano avvivale ila stimoli, per cui meno frequenti rendevansi
i coltivatori, all' incontro i studii sacri si ravvivarono e fecero au
mento, e ci per le spesse dispute e controversie che gl'Italiani
dovevt.no
l- t sostenere
\ coi Greci,> e rper le dissensioni tra il Sacerdozio e) Tiratoi,,, si.
e I Impero e). .liiia uu.u.i.m
I Certosini, ordine religioso istituito nel secolo XI 1' anno 1684
da Bruitone' canonico di Reims, segnalato per l' austerit della
sua regola. Ella obbliga i religiosi ad una perpetua solitudine, al
l' astinenza della carne, anche in caso di malattia pericolosa o mor
tale, e ad un totale silenzio, eccetto alcuni determinati tempi f). [! pp?i. D'llon'
L'uso del giudizio di Ili a mezzo del duello era
mollo in vigore sulla fine del secolo XI g). 5' KnLo tm\
Le torri pi belle d'Italia furono innalzate nei secoli
XI e XII li). ) Tiraboscbl e. i.
' p. 168.
Cinese magnifiche si fabbricano in Italia nel XI secolo :
come la chiesa di San Marco di Venezia compita verso il fine del
medesimo; il duomo di Pisa cominciato nel 1065 e condono a termine
ne^li ultimi anni di quel secolo i), cosi pure la nostra metropolitana 0 Dotto p. iw-i69
d' Aquileja; nel 1060 quella di S. Martino di Lucca, consacrata
dieci anni appresso, dove Anselmo da Bagio vescovo colloc
il Vollosanto, l dove fu poi coperto dal vago tempietto di Matteo
dividale, e varie altre. L arte per s' era svegliala e non ri-
70
1100 Muore l' antipapa limbello, u la Chiesa perci
ebbe pace ; mentre dopo i due effmeri suoi successori gi
nominali nella noia a pag. G3 venne promosso al Pontificalo
nel d 12 novembre un cerio Magi un Ilo, e prese il nome
di Silvestro IV ; ma (secondo la cronaca di Sigeberlo) non
5'i"mTOiio?"" mollo dopo fu riprovalo dai Romani, e cess di figurare a).
1100 Cominciano a scriversi le lingue volgari e ad
M.^VM-Slr- usarsi gli stemmi genlilizii b).
Circa l'anno 1100 V Avvocazia della Chiesa d'Aqui-
leja (1) venne ceduta e donata al patriarca e capitolo

stretta fra i ceppi delle regole e dell'imitazione mostrava nel carat


tere esterno lo scopo cui era diretta ; sicch nelle Fabbriche
d' allora pu riscontrarsi queir antitesi che ci apparve in tutta la
Societ di questo tempo. Da un lato sono castelli, fortezze,
opere di cavalieri e re, spavento de' Popoli ; dall'altro chiese, ospizii,
e] canta, st. un. monasteri, conforto del pellegrino, del soffrente, delle anime che
Rm%v. ixp.sa j,anno ijjSOgno Ji amare, di giovare, di pregare e).

(1) 1/ Avtoraiin Iella Chiesa T Aquileja Nel


volume primo di questa nostra Raccolta a pag. 69, abbiamo gi
veduto a qual' epoca rimonti l' istituzione delle Avvocazie delle Chiese,
quale ne sia stalo il loro scopo, e come poscia deviassero dal me
desimo. Ora poi, occupandoci in particolare di quella d' Aquileja,
(tralasciando l'incerta notizia che i conti di Plejen la possedessero
sino dai tempi del patriarca Siro, mentre incerto, pur anche se
questi abbia seduto mai sul seggio aquilejese) diremo: trovarla ac
cennata soltanto ai tempi di Popone patriarca nella persona di Val-
.' iihl'aii0.1' c"' perto avvocato della Chiesa e Patriarcato d'Aquileja d). Poscia sotto
Sigeardo concessa ai conti di Plejen, se ne indicano i suoi diritti e
e) cappelletti l8 l' incombenze, cio: di giudicare i vassalli, di difenderli colla guerra
et irit.Y.ixp. un e colle armi, di chiamarli alla milizia ed alla guerra e). Indi dal pa
triarca Vodalrico I fu data ad Arrigo suo fratello duca di Cariutia,
il quale, attese le vessazioni praticate da' suoi sostituti in questa
carica sui sudditi patriarcali, la restituisce facendone la cessione al
patriarca e Capitolo aquilejese, circa 1' anno H00; i quali ne danno
I' incarico al marchese Purcardo, di cui ci manca il cognome, e a
Iv pMn-0! ^ cui pare sia succeduto un Corrado di lui genero f).
Dopo essi 1' Avvocazia della Chiesa d' Aquileja, per concessione
o del patriarca Gerardo, o di Peregrino I, pass ai conti di Gorizia
Mainardo ed Engelberlo, mentre nel 1139 la possedeva il primo di
questi con Arrigo suo figlio, i quali esercitavano tirannicamente
tale mansione, che continu in questa principesca famiglia sino al
Siwn.0 *" '" p" 1499, epoca in cui essa casa di Gorizia si estinse g).
77
aquilejese da Arrigo duca di Carintia (a cui per lo innanzi
era stata concessa come, fu dello) con le condizioni se
guenti, cio : esser obbligo del Capitolo di dare perpetua
mente un trattamento a' suoi cononici e di pascere cento
poveri nel giorno del suo anniversario. La cessione qui fatta
di (juesf Avvocazia, dappoich il duca per ottenerla avea dato

Nel 1149 tante furono le vessazioni, che il conte Engelberto di


Gorizia pratic nelle spesse sue visite avvocaziali con esorbitanti
estorsioni e danni sul Patriarcato, come verr detto, che si pass
a mezzo di distinti arbitri nel 1150 a porre un freno a tanto abuso
eli potere sentenziando: dovesse il conte rinnovare al patriarca Pe
regrino I il giuramento di fedelt, osservare i patti stabiliti nel
contralto d' Avvocazia esteso col conte suo padre; e secondo l'an
tico istituto, dover dare due parli degli utili delle condanne e giu
stizie al patriarca ed una sola ritenere per s a). Dopo tutto ci, J0f tv'p.Mo.itti
dieci anni appresso rinnova egli le sue ingiustizie e violenze, tanto
nei Placiti, (pianto nelle Giustizie, Albergane e Visite b); e conti- b) Detto p. m.
nuarouo in tale procedere, or pi or meno, i conti suddetti, a segno
che il patriarca Peregrino 11 nel 1202, fu costretto a cercare riparo
contro le violenze di Mainardo ed Engelberto ; ed a mezzo della te
stimonianza giurala di quattro feudalarii nobili friulani e goriziani,
infonnatissimi su tale argomento, fu estesa una carta, nella quale,
stabilito ed accordalo, vennero esposti con singolarit e distintamente
tutti gli utili e diritti di quest' Avvocazia, cio tanto quelli che
spettavano ai detti conti siccome avvocati, quanto quelli che in delta
Avvocazia spettavano e rimanevano in particolare dominio e dispo
sizione dei patriarchi. E quindi questi deposero come segue :
che oltre le albergane e forcstarie e certi affitti quivi nominati e
nei nominati luoghi, di corrisponsioni annue di tormento, avena,
denari, vacche e altro, aveva il conte avvocalo, quando esso od il
suo nunzio portavasi una volta all' anno a fare e tenere i Placiti
Ber la Provincia nei luoghi determinati, come in Aquileja, Cividale,
dine ed altri pi popolali, e sempre in compagnia del nunzio
del patriarca , o con esso patriarca la met degli utili che
si ricavavano nei suddetti Placiti o giudizii civili e criminali ,
che non erano pochi; e nello stesso modo per met si divide
vano gli utili che ricavavansi dalla carne, panni, calzolaj, co
rami, osterie, pane, vino e). Accuratamente anche lo storico Nico- SJ^'J^- m *
letti ci descrive che i conti di Gorizia avvocati, oltre il grado d' o-
nore, avevano le regalie delle vesti degne del loro impiego e queste
secondo i due tempi dell' anno. Rendevano ragione sommaria in
Aquileja ai sudditi del Patriarcato fino a certo punto ; perch i de
litti gravi erano riservati al seggio patriarcale ; godevano la met
delle multe che infggevansi a' delinquenti ed a' contumaci; avevano
78
al fratello Vodalrico patriarca luoghi e boni in Carinlia, fu
effettuala ad oggetto di dar termine alle tirannie ed estor
sioni esorbitanti che i suoi ufficiali o sostituti praticavano
sui sudditi patriarcali noli' esercizio di tale mansione. Nel
giorno stesso in cui fu eslesa la carta di questa cessione iti
pure sostituito avvocalo della Chiesa d' Aquileja dal patriarca
S^^SuwS un corl0 Purcardo ) (!).
1400 In questo tempo tulla l'Istria, menu quattro ca
stelli, venne donata alla Chiesa d' Aquileja da Voldorico figlio
Pag. Msun" ' " del fu Voldorico marchese, e da Adeleila sua moglie b) (2).

regalmente le spese esercitando questo loro ufficio; vigilavano


attentamente (cio aveano 1' obbligo di farlo) onde non venisse danno
alla Chiesa e Patriarcato aquilejese. Quindi, rispetto a loro obblighi
e mansioni, questo titolo d' avvocalo non significava allora che rli-
RaimoCndCdcriaIT<>r- fensore, procuratore, guardiano e) : rispetto per a' loro fatti suo-
pag.f;los0'terBoai"' nava oen altrimenti. Dalla carta 1202 rilevasi adunque, che questo
era una specie di contratto di societ, ponendo il patriarca il capi-
.... e. sopra
dilaniti tale e.,.....,
l'avvocato l'opera
.tl e l'industria,
, . , dividendo
, .. gli,\ utili Lper met,
p. 3U. e quindi indissolubile senza la volont delle parti d).
ej Detto p. 3is e (j) Chi fosse questo Purcardo e di qual casato ci ignoto e);
sappiamo per eh' egli era marchese e che aveva in moglie Acica,
la di cui figlia Matilde si spos a Corrado avvocato, che si crede
Stm! t,Vw' della Chiesa aquilejese, e successore del suocero f).
(2) In quesl' anno troviamo usate in Italia le reti nell' assedio
delle citt, della qual cosa ci avvisa il Muratori, dicendo in que
st'anno 1100, Ruggieri duca di Puglia assedi e prese la citt di
a) Muratori. Ann.
Canossa,
i 11
eh'. egli
\
durante 1' assedio avea fatto cingere tutta all' intorno
l'ilal. annoili. COll delle leti g).
MB. Avvertiamo il lettore che sotto la linea qui segnala, e che
progredir innanzi, verranno poste le. leggi antiche del Friuli, mentre
al di sopra continuer la Raccolta cronologica colle note relative.

LE LEGGI ANTICHE DEI F0RLANI


sotto Patriarchi
appartenenti a quest' epoca V, tratte dal ms. autografo
BULLO STORICO

MARC' ANTONIO NICOLETTX


nel suo fascicolo A
Sulla Religione. Tutte le leggi divine, tutte le costitu
zioni canoniche della Chiesa cattolica apostolica romana, tutti i de
creti dei padri antichi dovevano interamente essere osservati; e chi
empiamente diceva contro Dio, la Vergine ed i Santi era castigato.
79
li 00 Le famiglie Uccelli, Rcllnni e Orbiti vengono ad
abitare in Udine a). fflM.
1101. Il re Corrado figlio di Arrigo imperatore attac
cato da febbre maligna in Firenze, cessa di vivere nel luglio
ili
Ili nursi" anno
IJUC&l .IIIIIU 11)
V). b ) Muratori.
d'It. Ann.
inno IMI.

1101. Il castello di S. Siro nell'Istria venne, dal mar


chese Vodolrico ed Adeleita sua consorte, donato alla Chiesa
di Aquileja, ed era uno de' quattro eccettuiti e). ' S^'^
1102. Vodolrico q. Volrico marchese, dona alla Chiesa Rk d,T- ' +*
d'Aquileja il castello di Portole nell'Istria, ch'era uno de' quat
tro eccettuali, e forse donogli anche gli altri due d) (1). *) """i.^Tiie-
1102. Un certo Corrado avvocalo di Castellono confe- "u" '
risce alla Chiesa d'Aquileja 18 Massarie del suo proprio e). j^Ta?." E' *"
1102. Da un duca Arrigo venne donalo il suo castello
di Rivin, o Rovigno, nel Contado dell' Istria, alla Chiesa di
Aquileja f). rjLIratleThesau-
1 * I rus e . p. Sii.
1102. Muore il doge di Venezia Vitale Michele, e gli
succede nel Dogalo Ordelaffo Faledro. g) (2). . ta *",^ c- p-

Citt l'Italia. Molte di queste nel XI e XII secolo si


cingono di mura li).' MCU. Tirahpschi. ai.
I. Ili p. 16.
Biblioteche. Nel secolo XII la chiesa cattedrale di Tre
viri aveva la sua biblioteca, ed probabile che questo uso fosse co
mune a molte chiese d' Italia i). ') 0eUo D *
(1) Accostumavansi in Italia anche in questi tempi i vestiti di
preziose pelliccio cio : di pelli di Vaio, di Griso, di Martora : ed il
cibarsi di cibi squisiti k). Vi"iuSnu!n'
(2) A quanto dice il Della Bona nella sua Strenna cronologica a pag.
49, Yodalrico Gglio del marchese d'Istria nel 1102 addi 17 novem
bre dona alla Chiesa d'Aquileja molti beni in Istria.

Foro civile, sua procedura. I Tribunali, quando ripo


savano. Aveano questi riposo nei giorni pi solenni, nelle ferie
introdotte all' onor di Dio, nel tempo necessario alle seminagioni e
raccolta delle messi ; eccetto nel dar tutori a pupilli, interporre la
prescrizione, condannare all'emenda dei danni dati e delle violenze
praticate nelle stesse ferie e nel terminare sopra la libert data ai
servi.
80
1102. Sotto la data 5 ottobre di quest'anno trovasi
qualificalo col titolo d' Avvocato, forse della Chiesa d' Aqui-
leja, Corrado marito a Matilde figlia di Acica moglie del
marchese Purcardo, e successore a questo in quella dignit
innanzi che l' occupassero i conti di Gorizia: ai quali, cio
al conte Engelherto, dopo i predetti Purcardo e Corrado,
! Llroll. Not oli.
dava l'Avvocazia della Chiesa Aquilejese il patriarca Gerardo
:np sHwn." o il patriarca Peregrino I a).

Le fabbriche nel XII secolo. Queste non si alza


vano n simmetricamente, n allinearmente. Tutte le case tanto nelle
citt, come nelle borgate si gittavano una a fianco dell'altra, qua e l
a seconda del capriccio e della fortuna di colui che le. innalzava.
Le contrade erano strette, oscure, tortuose, attraversate da viali
b)
oi Martnier
marmier nella
ancor
_
pii stretti

e pi
, i
tortuosi,
. .
formando
11
un labirinto,

che metteva
i*
Amen, di viai. . a prova la pazienza del viaggiatore, o del passeggiere b).
viexip.103-104. i,c leggi Longobarde nel XII secolo, cominciarono
in Italia ad essere poste in disuso, e molto pi le altre, eccetto che
ckTtbnSMS2SI' le Romane, le quali vennero pi usate che le altre leggi e).
E qui diremo, che quantunque si- conoscessero le fonti del diritto
Romano, quella legislazione era troppo (innanzi a questo tempo)
complicata e dotta per gente incolta, troppo difficile a mettersi in re
lazione col sistema feudale. Cresciute per le citt Italiane in ric
chezze, commercio e potenza, trovaronsi insufficienti i diritti germa
nici alle nuove complicazioni : e poich i casi a cui questi non prov-
vedeano trovavansi risolti nel Romano, ad esso applicandosi gl'inge-
Rao0^" x' p!' sw- gii ''); e quindi le leggi Romane presero voga in Italia,
lui.

Ne' Giudizi! precedeva il suono della campana prima che il


patriarca medesimo ed altri giudici ascendessero al seggio e col pa
rere degli astanti proferissero i giudizii loro.
Le Proroghe. Prorogavansi i termini; ma passata la Pro
rogazione, prima degli altri oggetti, dovevano espedirsi i Prorogati.
Le cause. In esse i litiganti aveano tre dilazioni e non pi,
a meno che non v' intervenisse impedimento legittimato da' circostanti.
Gli Avvocati. A questi, avendo assunto l'informazione d'una
delle parli, era inibito prendere la difesa dell' altra; e se permel-
levansi licenza di lingua contro i Giudici, doveino pagare irremissi
bilmente una certa somma di danaro a luoghi pii.
I Notai. Ognuno d'essi doveva giurare segretezza e fedelt
nell' ufficio, n usurpare il carico di avvocato o procuratore, n scri
vere nei litigi de' proprii parenti, n assumere a voce od a memoria
alcun contratto ; ma fedelmente scriverlo nel proprio giornale e pub
81
H03 Nuova Crociata si bandisce in Europa contro i
Musulmani a). Il W. &
1104 Arrigo V re di Germania figlio di Arrigo HI
imperatore d principio in quest'anno alla sua rivolta contro
il padre, consigliato a tanta iniquit da Dieboldo marchese
e Berengario conte ed altri; e ci sotto pretesto di Religione:
per cui mand egli a Roma, dopo il Natole, i suoi legati
ad abjtirare lo scisma ed a chiedere consiglio al papa Pasqua
le II intorno al giuramento fatto al padre, di non mai inva
dere il Regno senza di lui licenza. Il papa mandogli la be
nedizione e I' assoluzione, purch volesse operare da re giusto
ed essere buon figlio della Chiesa. Bast questo all' ambi
zioso giovane per impugnare le armi contro il padre b). hu^mli^"'

Il giudizio di Ilio a mezzo del fuoco, usato gi in


Firenze nel 1065 e), fu in quesl' anno 1105 eseguilo strepito- e) tumpoidi e. .
sa menta anche in Milano dal prete Liprando; il quale con questo
mezzo prov 1' accusa da lui data contro Grossolano arcivescovo di

blicarlo. Doveva mostrare liberamente agi' interessati gli atti giudi-


ziarii anche fuori di giudizio: n era ammesso a scrivere con altro
mi <!' una medesima difficolt. Era anche tenuto ad aver un libro
particolare per ogni causa, non amalgamando un'azione coli' altra.
I Procuratori. Alle Universit (Comunit) in ogni tempo,
ma a' particolari soltanto dopo gli anni quattordici era lecito creare
Procuratori, i quali avendo accettato non poteano dimettere 1' inca
rico. Se alcuno assenvasi procuratore d' un terzo, doveva rispondere,
n eragli accordato tempo ad informarsi. Niuno, se non dopo l'anno
ventesimo, potea prendere la mansione di Procuratore, ed assumen
dola, allora non poteva pe' suoi falli o promesse obbligare l' avere
del padre.
I Pupilli. Doveasi interamente soddisfare a' Pupilli ogni
danno recato per la trascuranza ed infedelt dei Procuratori, ordi
nali da tutori e curatori loro.
Tutori e Curatori. A qualunque era lecito il chiedere
Tutori e Curatori, e gli venivano accordati de' pi prossimi nella li
nea del padre, o non essendovene, in quella della madre. Se ricu
savano, depulavasi, anche non volendolo essi, uno straniero: e lutti, ac
cettato, doveauo giurare lealt. A questi era proibito litigare con i
Pupilli; u correva frullaulo prescrizione alla loro pretesa.
0
82
H05 Dopo che il giovane e snaturato re Arrigo V
ebbe condotto al suo parlilo Guelfo V ed Arrigo il Nero duchi
di Baviera, i Sassoni ed altri principi, cominci la guerra
contro il proprio padre. Giunto coli' esercito al fiume Regcn,
vicino a Ratisbona, ove l' imperatore Arrigo erasi accampato
con l' armata, erano per venire a battaglia. Ma il giovane
Arrigo, sedotti con promesse e lusinghe il duca di Boemia
ed altri signori, li ebbe dalla sua; perci il padre dovette
segretamente fuggirsene. Segui poscia un abboccamento tra loro
in Elbinga il di 13 dicembre e vi determinarono di tenere una
d\"rtS!!' Dieta universale del Regno a Magonza nel S. Natale a).
b)ije.uBoM.si,. noe _ Erinicio vescovo di Trieste b).

Milano ; cio di aver simoniacamente ottenuto quell' Arcivescovato.


A tale oggetto si alz col nella piazza di S. Ambrogio gran catasta
di legna, lunga dicci braccia, larga quattro ed alta pi che l' ordinaria
statura d'un uomo. Allorch essa fu ben accesa, Liprando vi pass

La Citazione. Questa dovr essere certa di Giudice co


mandante, di prelesa del citante, di luogo, di ora, di giorno, di anno.
Il citato contumace, la prima volta soggiaceva alla guadia (ossia
condanna) di 20 soldi; la seconda di 40 danari; la terza, chiamalo
nel modo medesimo o a confessare o a negare, comparendo, se non
pagava le pene alla Corte (cosi chiamavansi i rappresentami, od
esattori del patriarca), come contumace veniva condannato alla
domanda dell'attore: ma pagando avea diritto a difendersi. Crede-
vasi al Giuramento dui citante creditore lino alla somma di lire
100; pi oltre dovea legittimare il credito con instrumenti pubblici,
o con testimoni! irrefragabili. Non trovandosi il reo. lasciavansi di
seguito due citazioni alla casa. Nella terza lo si gridava a comparire
fra dieci giorni. Il non abitante nel Patriarcato ed il vagabondo pro-
clamavansi nella piazza in cui rendevasi ragione, oppur dinanzi
la casa dov' era solito abitare, tre volle, con tre termini di 15 giorni
l' uno, a dover presentarsi al giudizio. In una causa cominciata
bastava una sola citazione resa al citato, ovvero lasciala alla casa
di sua abitazione.
Le Citazioni ed i Mandati faceansi in ogni tempo, meno nelle
ferie del Natale e della Resurrezione del Signore.
Nell'azione di cosa immobile, dopo tre citazioni del reo, sla-
tnivansi 15 giorni all' attore, onde producesse tutte le sue ragioni. Si
citava in questo mezzo il reo ad opporre alle prodotte. Non com
parendo, non era pi udito : ma lo si richiamava ad udire la defi
nitiva. Se il reo compariva in alcuno dei termini assegnati, doveano
L
r

/-r~V
87
1106 Viene effettuala la Dieta in Magonza, alla quale non
lasciossi intervenire l'imperatore Arrigo tenuto prigione dal figlio
in un castello, temendo che il Popolo gli fosse favorevole. L'im
peratore fece istanza per la libert ; ma non gli si accord ve
nisse a Magonza, stante la conferma della scomunica praticatagli
dai legali apostolici intervenuti alla Dieta. Andarongli per que
sti incontro ad Inglielcim, e adoperali secolui or modi dolci or
aspri, I' indussero a rinunziare al figlio la croce, la lancia,
lo sceltro e gli altri ornamenti imperiali, non gi la spada
e la corona. Altri dicono poi essergli stale rapile a forza le
insegne della sua dignit. Comunque sia la cosa, egli si ri
conobbe colpevole dello scisma e delle conseguenze di esso,
e ne chiese I' assoluzione al legato, che gliela rifiut, alle
gando di non avere facolt d' impartirgliela ; gettossi anche ai
piedi del figlio, ricordandogli i diritti di natura, ma quesli non
si degn nemmeno di volgergli lo sguardo. Portale quindi a
Magonza le insegne reali, fu confermalo re il giovane Ar
rigo V a), terribile stromento di punizione ai peccati del pa- S^wjmhm!1'
dre ed orrendo esempio di condotta ai figli.

fra mezzo, e ne usci salvo, e con acclamazione generale degli spel


latoli. Si dice pur anche essere stato Liprando leso in una mano
e un piede, per cui in Milano fu posta in dubbio la prova e ne Muratori. Ann.
accadde tumulto con la morte di molli e). <r n. ano ina.

essere legittimate le persone ; n ottenevasi dilazione per aver la


copia dei mandati, se non quando i pupilli erano chiamali in giu
dizio come manutentori.
Il legittimato col principale dovea essere il medesimo col
inaimi nitore.
L'attore dovea fare la sua prova entro 15 giorni, e se frappo
netesi impedimento legittimo, avea ancora 8 giorni : il reo 20.
Vi si opponevano i testimonj esaminati, e gli articoli indistinta
mente doveano essere ammessi, salva la cognizione dell' impertinenza
nella definitiva.
Vi si comandava un certo determinato tempo ad avere le copie
e ad opporre alle cose prodotte.
Se alcuno negava gli atti pubblici, era condannalo a 40
danari verso la parte provante.
81
ilOG Nel d 7 agosto mor di crepacuore in Liegi
l' imperatore Arrigo III, detestalo pe' suoi vizii e per la sua
>) Muratori. Ann
l'it. anno 11M. ostinazione nello scisma a) (1).
1106 In quest'anno, nel corso di poco pi di due mesi,
accaddero in Venezia due terribili incendii, che distrussero
molte contrade di quella nobile citt, fabbricata allora di ma-
e op. leria combustibile nella maggior parte delle sue case b).

(1) A questo monarca ilevesi attribuire una grande mutazione se


guita per cagion sua in Italia ed in Germania. Egli certo che il Regno
della Borgogna, dall' imperatore Corrado I unito alla corona germa
nica, soffri molti cangiamenti sotto l' imperatore Arrigo III. E da ci
procedette 1' essersi buona parte delle citt di Lombardia poste in
libert, con formar delle Repubbliche, senza pi volere ministri del
e) Dello. re, ossia dell' imperatore, al loro governo e).

Lia prova contro gli atti pubblici, quando una parte


affermava che pi o meno era stato scritto che detto, dovea farsi
fra 6 giorni.
Il creditore con l'autorit del Giudizio, mostrato il credito,
inlimava al debitore che fra giorni 8 soddisfacesse, o venisse ad
accordo; altrimenti si eseguiva contro i suoi beni. Ma se il reo de
bitore compariva, dovea citare 1' attore e nel corso di 5 giorni avea
diritto a fare le sue eccezioni ; le quali quando fra 15 giorni non
provava, veniva condannato a 40 danari ed era obbligato al debito.
Una lettera obbligatoria riconosciuta e legittimata in Giu
dizio avea forza di pubblico instrumento.
Il deposito. Quello intendevasi essere vero deposito che
era stato fatto presso una sola certa persona, senza mallevadore e
pena ; apparendo l' inslrumenlo, dovea rendersi fra 10 giorni.
La sentenza conipromissaria. Il reo citalo, fra tre
giorni doveva eseguire la sentenza compromissaria; comparendo, erangli
accordali 3 giorni a citare l' attore ; e se fra 10 non opponeva alla
sentenza non era pi udito.
La sentenza arbitraria non potevasi ridurre ad arbitrio di
uomo ; doveva osservarsi inviolabilmente, e con le pene dei compro
messi nunivausi i contraffattori.
Il giuramento. In ogni difficolt l'attore poteva offrire il
giuramento al reo : ricusandolo questi, esso attore per ultima deci
sione doveva giurare. Potevano per si l'uno che l'altro aver tre
giorni di tempo a pensare.
L'ingiuriare in giudizio. Chi ingiuriava alcuno in Giu
dizio era tenuto a pagare al presidente una marca di danari d'Aqui
85
4106 La citt di Malamocco venne affatto ingojata dal
a) Muratori. Ann.
mare ed il suo Vescovato fu quindi trasferito a Chioggia a). d'Hai anno HOC.

H06 Nel sabbaio 5 novembre, Bertoldo vescovo (cbe


alcuno vuole di Salzburgo e figlio del nobilissimo principe
Burcardo di Moosburgo) trasfonde in propriet e dominio di
Corrado e Matilde jugali, suoi grandi amici e stretti parenti,
il castello di Atlens, posto nella Provincia del Friuli, con tutte
le sue adjacenze, pertinenze e diritti ad esso spettanti, con
li) I.lrun. Noi. cit.
la facolt di disporre a loro piacimento b) (1). T. IV p. 136.

(!) Al documento di questa donazione varie distinte persone fu


rono testimonii, e in esso si sottoscrissero di propria mano dopo il e. ) Liruti. Noi. del
donatore (conservando 1' ordine progressivo di loro dignit, cosa ge Fr Tot. Ili p. 261-
'288 e v. IV p. 109
losamente osservata in allora. Vedasi Urtiti e) . . . ) e furono le Mols. Slor. dui
Hi, ih. SI. In II. V.
seguenti: Ermanno di Manzano, Nopone viceconte, Laringo viceconle, IV p. 199-200.
Federico giurisperito, Azzone di Castillerio de Furnello ed d) llnliels M. E. A.
Artuico ... e Dietrico de Pe ... ed Orezilo d' Artenia d). !. 610.
AUi'iis castello e famiglia, cenni. Di questo nome
Altens, che si trova varialo anche in Attems, Altemps, o Attimis,
due castelli eranvi in Friuli nel 1377, cio Atlens di sopra, gi in
allora dello il vecchio, e Atlens disotto, nominato il nuovo, situali e) Guerra 0. F. t.
nella parte settentrionale del Friuli alle radici de' monti schiavi, e Vili pag. 123 ripor
tando la Descrlz.
distanti da Udine circa miglia 8. Il primo avea giurisdizione, non del Fr. del co. 6.
Porcla, e v. XXV
per il secondo e). p. 31 Thesaurus
E. A. pa. 390.
La famiglia d' Atlens, denominata con le medesime varianti Cr. Montcoll nel
siccome dissimo del castello, venne anticamente dalla Germania in 0. F. del cuma
v.lp 337 - 1.1-
Friuli 0- Essa discese da Arbone ed Enrico di Monfort, dai quali ruli Mot ilei Fr.
\ IV p. Hi.
provennero le famiglie d'Attems del Tridente, e quella le ISraiulis f) Guerra. 0. F. T.
1 p. Sili.
derivata da un Brandilisio de Atlems, detto nobili,? miles, cio cava (Z) Foutaninl. Dello
Masnade p 12
tici- decorato del Balleo militare g). Secondo il mons. Guerra nel Famglie Friulano
suo 0. F. voi. I. pag. 530 il feudo de' signori d'Attems o d'Attimis in- iella Haccolla
Pioua.

leja e doveva soddisfare all' onore dell' ingiuriato. Ma se con inso


lenti e temerarie parole offendeva il Giudice, oltre ad altre pene,
punivasi con lire 25 dei medesimi danari.
Sedendo al tribunale il patriarca, od il sno vica
rio, non potevansi chiamare se non t degli Astanti per aver Consiglio.
Sospetto sugli allegati. Chi non provava tosto nel Giu
dizio la giusta causa della sospizione contro alcun allegato per so
spetto, doveva numerare all'accusato 40 danari d'Aquileja.
Il rispondere in diversi Fori. Chi erasi obbligato a
rispondere in diversi Fori, poteva esser convenuto in ognuno di essi,
purch non audasse fuori del Ducato del Friuli.

r
8G
1107 Il re di Germania Arrigo V, egualmente che il
padre volle sostenere contro i decreti di Roma P affare delle
investiture. Sped egli perci solenne ambasciata in Francia

viene posseduto da due famiglie cosi chiamate, ma distinte per ori


gine e stemma differente; le quali vicendevolmente volavano nel Par
lamento. Ambedue provenienti dalla Germania, una discesa dulia
casa nobilissima di Mondin, come dissimo, si contraddistingue con lo
stemma d'un dentato d'argento' in campo rosso; l'altra, che trae la
*) Guerra o. p. sua origine dai signori di Peinich, o Pernech, porta l'arma coli' orso
pfldaii?i;7. "hi" nero ,n campo argenteo a). La famiglia d' Altimis si fece abitatrice
Ej 4c? Monticoii. m Udine nel 1380, e fu aggregala a quella nobilt b). A questi
d'iF0rCn'iloscf' s'f?n0l'i d' Altimis anticamente era devoluto il titolo di marchese e).
dei r.erra t.'vi Possedevano essi gi nel 1216 il nobile ed antico castello Gruaro,
p< ' ' vecchia propriet di famiglia, situato presso la marina, n molto lungi
Soffer1 t! a !: Ja Portogruaro d). Pi tardi questi signori d' Altimis, chiamali volgar-
5.' ivpl'M.1' e"' mente Zuiti, aveano anche l'incarico d'alabardieri ne' Placiti e).
Nel seguito di questa raccolta vedremo questa nobile ed antica fa
miglia distinguersi in Friuli e furi per scienze e dignit, s nella
carriera militare, che ecclesiastica e civile.

Se il creditore ed il manutentore aveano Foro di-


erso e diversa abitazione, la pendenza dovea agitarsi al
tribunale del patriarca, o del suo vicario.
Il rapitore violento della roba altrui convinto, interamente
dovea restituire il rapito e soggiacere alla pena di lire 50 dei de
nari d' Aquilcja.
Chi a forza entrava nell' altrui casa era irremissi
bilmente obbligato alla Corte in lire 30 schiavonesche di 8 frisa-
chensi per lira, e ci per l'entrata; altrettante poi ne dovea pagare per
V uscita.
Animali. Il danno recato da questi doveva essere soddisfatto
secondo la slima fatta, ed il dauncggialore condannato ad 8 danari.
Vi. .leu* commessa per mandatario. Se alcuno
affermava aver usato violenza per comando altrui, e non avea, a
cagione, di povert, il modo di pagare, era tenuto a prestare si
curt; non facendolo, veniva carcerato ; e fra 6 giorni, chiamato il
suo rclevatore e non comparso, agivasi contro il detenuto ; se com
pariva e fosse stato solvente, tutta la questione volgeasi contro il
rclevatore; ma s'egli confessava il fatto e per scarsezza di fortuna
non poteva farne la dovuta emenda, venivano ambedue imprigionati ed
aveano comune la pena.
La violenza commessa per comandamento del Dominio, provala
per la relazione del comandalore, non portava castigo ; ma unita
mente alle spese doveansi restituire le cose tolte.
87
a trattare col pontefice su tale argomento; ma lo si fece
pi per intimorirlo che per ottenerne combinamcnlo ; quindi
niuna concordia ebbe luogo, ma soltanto minaccio a). (1). 5i,^aiSrinnnn
il 08 I Veneziani, chiamali in ajulo dal greco impera
tore Alessio Comneno, contro Boemondo principe di Taranto
e d'Antiochia, l'assistettero con poderosissima flotta e ne
successe la pace tra quel feroce campione e il greco impe
ratore b). b) Delloanno 1108.

(1) Governo delle citt libere in Italia. In questo


tempo le citt il' Italia, specialmente le lombarde, danno principio
ad elevarsi a Repubbliche; e la forma del loro governo la modella
rono sull'antico governo di Roma : e riconoscendo soltanto l'alto do
minio di chi era imperatore o re d' Italia, crearono due consoli che
fossero capi principali della Comunit, elessero altri ministri della
giustizia, della guerra, dell' economia. Formarono il Consiglio ge
nerale, composto di nobili e di popolo, che ascendeva alle volte a
numerosa riunione di persone, capi di famiglia: istituirono pur anche

Il possesso. Quando due allegavano possesso sopra una cosa,


ambedue nel termine di giorni 20 erano tenuti a provare le loro
ragioni ; n potevansi produrre pi che 25 leslimonii per cadauna
Sarte. Il vinto dovea pagare al 'vincitore le spese e lice 50 per il
and della Corte.
I eomandatori pnbbliei. Dovcasi credere alle loro re
lazioni fino a giorni CO. Soltanto le cause maggiori di lire
JiO erano appellabili. Il comandatone pubblico, trovato in
frode, era condannato alla colonna con la catena di ferro al collo,
e dovea starvi vergognosamente un intero giorno.
La vendita di cosa Immobile a pi persone. Quello
che ci permettevasi era condannato in lire 25 di danari d' Aquileja.
Se poi la vendita era di cosa mobile, soggiaceva alla condanna
d' una marca e ad essere duramente carceralo, u a poterne uscire
sino a che non soddisfaceva ai primi come ai secondi creditori.
La prescrizione. Il credito non domandato per il corso
di 15 anni prescrivevasi. Il possessore pacifico per anni 20
era reputato vero padrone e possessore, eccetto per contro le chiese,
le Comunit, i pupilli, le doti, i pazzi ed i lontani. Contro i lontani
per anni 20 prescrivevasi.
Vendite. I soggetti all'altrui podest non potevano vendere,
n obbligare, senza I' espresso consenso dei patroni.
Le sentenze appellate. Queste fra 15 giorni dovevano
essere corrette, sigillate e presentate al primo Parlamento nella forma
prescritta dalla qui sotto espressa rubrica :
88
1109 Nel 21 aprile muore S. Anselmo arcivescovo di
Canlorberi e primate dell' Inghilterra, Italiano di nascila.
Manc in lui un grand' uomo alla Chiesa di Dio, perch uno
dei pi illustri e dotti vescovi di quell'et, ed ai di cui scritti di
mollo tenuta la teologia scolastica, stante che principal
mente da lui fu introdotta, e cominci da li innanzi ad es
sere coltivata grandemente nelle scuole di Parigi e della
a) Muratori. Ann. T? _; a\
niai. anno no. Trancia aj.
1110 La famiglia Falconi venne in questo tempo ad
&2SWft abitare in Udine b).

un Consiglio particolare e segreto, ristretto a pochi, scelti dal gene


rale, che appellavasi Consiglio di credenza, col qunl nome denotavasi
chi giurava di custodire il segreto de' pubblici affari. Questo avea
in mano l'ordinario governo politico; ma la risoluzione delle cose
maggiori, come la guerra, la pace, le ambasciale, le leghe, l'elezione
annou7f' c' *>P' de' consoli ed altri ministri, era riserbata al Consiglio generale e).

Constituimus et ordinamus quod super appellationibus admissis


per sententiam coram quocumque Judice, Capitaneo et Castaldione
appellans.tenealur, et debeat sententiam corrigi facere et sigillare
infra quindecim dies, ennumerandos a die inlerpositae appellalionis
et admissa. Alias, elapsis dictis quindecim diebus, nisi correda et
sigillata fuerit, cessante impedimento legitimo, appellatili censeatur
esse deserta ; quam quidein appcllationem sic correctam et sigil-
lalam teneatur appellans cum ninni diligentia el sollicitudine pio-
sequi, et producere in primo Colloquio tiendo post dictam appel-
lationem inlerpositam. Et si in diclo primo Colloquio non fuerit
dieta appellatili terminata, tunc teneatur appellans in aliis sequenti-
bus Colloquiis, serialim pradictam adhibere diligenliam et solli-
ciluilineii) in pitcsenlalione ut prosecutione dieta; appellalionis.
Alioquin censeatur dieta appella tio esse deserta; el habeat locuin
etiam in pendenlibiis causis.
Iki-Mioi'i comnli. Primieramente i mobili, e uoii Imitando
venivano poscia venduti gl'immobili contro i debitori convinti.
L' ruiilo e la proferizione. Contro i debitori, tanto
l' incanto quanto la proferizione doveano farsi in un medesimo tempo.
Delle cose deliberale all'incauto il debitore dovea costituirsi manu
tentore. Compratori Ioni ani l'i r nome di questi il patriarca
o suo vicario dovea accettare i manutentori dei beni venduti all' in -
canlo. L' incanto che eccedeva lire 50 dovea farsi per cedola con
tenente i beni che aveano a vendersi ed il giorno certo della deli
89
1H0 Discese in Italia con poderoso esercito Arrigo V
re di Germania ; non fu ricevuto a Milano, tenne Dieta a
Roncaglia, tratt con Matilde, pass a Firenze, a Pisa, prese
terre e castella a) (1). Volrico patriarca d'Aquileja ?! *%: k.A'""
fu pure uno fra quelli che accompagnarono questo re in Italia b). !>uu?pag.siM'1'

(1) Circa il mese d'agosto Arrigo V si mosse alla volta d'Italia


orni' assestarne 1' amministrazione ed ottenere la corona dell' Impero.
Con una parte del suo potente esercito tenne egli la via della
Savoja e giunse ad Ivrea, e nel di 12 ottobre trovavasi a Vercelli.
L' altra parte dell' esercito cal per la valle di Trento, e tutto si riun
a Roncaglia sul Piacentino. Trentamila scelti soldati a cavallo com
ponevano 1' armala, senza g' Italiani e). S^Sf-'annon'

berazione. Solamente i presenti potevano mettere all' incanto. Gl'im


mobili quivi venduti potevansi riscuotere (Va 20 giorni, i mobili fra 5.
Il creditore, n occultamente, n palesamenle, poteva far comprar
beni a suo nome incantati, sotto pena di lire 50, applicabili al Do
minio, e di nullit dell'azione.
Sentenza. All'esecuzione d'una sentenza potevasi contraddire,
purch si prestasse sufficiente sicurt di pagare lire 50 all'ufficio
e le spese al vincitore, quando la contraddizione venisse reputata
ingiusta.
Il mallevadore. A questi, quando era stato astretto a pa
gare, competevano contro il debitore le ragioni medesime del cre
ditore : ed avendo egli pagato, non gli si poteva negare di costringere
i compagni suoi a soddisfargli per la loro giusta porzione. Volendo
egli liberarsi, doveva far comandare al debitore, che fra 30 giorni lo
liberasse da queir obbligo ; n vedendone alcun effetto, eseguiva
contro i beni obbligati, e liberavasi.
Le eau.se fiutali con ogni sommaria giustizia doveano espe
dirsi ; contro le quali se il reo opponeva qualche eccezione e non
provavala, restava convinto, pi condannato a pagare una marca e
le spese all' attore. La donna vedova aveva diritto a domandare
la restituzione della dote a' principali eredi, o a' loro relevatori ; ai
quali era aperto il regresso contro i principali. Ma n questi, n
quelli dovevano eseguire la domanda, se la donna non li assicurava
di conservare la dote, e venendo il caso, di restituirla ai legittimi
successori. Ver un anno ed un giorno si doveva ritenere la
dote, somministrando nel frattempo gli alimenti alla donna; altri
menti iloveasi pagare il 15 per cento. La dote doveva restituirsi
iu quel modo eh' era stata data. Al marito, sopravvissuto alla
moglie, doveansi cedere i frutti del fonda dotale per tutto quel tempo
in cui sosteuuc i carichi matrimoniali. La donna poteva, senza con-
90
1110 Cristallo, della famiglia o casato nobile dei Li
beri di Premariacco, ottenne in qucsl' anno dal re Arrigo V
(nel d 19 maggio, presso Verona) un singolare diploma con
tenente : venir ricevuto esso Cristallo e sua discendenza sotto
il mundiburdio, podest o protezione, del re. Per cui nessun
duca, marchese o conte, od altra grande persona, dovesse
avere podest alcuna o dominio su lui e discendenti, o sopra
le cose da essi possedute, quali si fossero ; ma essi e queste
fossero unicamente soggette al re e successori suoi ; godendo
piena libert delle cose loro, delle caccie, delle pesche e d
wLivp.sfc: lutlo e0 che Puo essere d'uso comune a) (1).
(1) Avvertiamo il lettore, che secondo il Muratori ne' suoi Annali
d'Italia, il re Arrigo V nel maggio del 1110 non era in Italia; men
tre soltanto nel giorno 12 ottobre di quell' anno giunse egli a Ver
celli. Ci sia detto per l'esattezza cronologica; mentre qualunque
sia la data sotto cui fu rilasciato questo diploma (che noi crediamo
nell' anno susseguente) egli per noi interessante, perch ci dimostra

traddizione del marito, disporre dei beni costituiti in dote,


degli avvenitizii e della controdate, nella cui met era ob
bligata ad istituire credi i figli sopravvissuti. Ma' della dote per
patto obbligata alla restituzione, e delle cose che le fu
rono date dopo le nozze, e non a contemplazione delle medesime,
non era cosi; come col consenso del marito poteva dispone delle
bcllisie.
Tutti gli ornamenti d' oro, di gioje e di panno, morto il ma
rito, dovevano essere restituiti alla donna.
Allora la moglie col marito poteva vender? *_ arte della
dote quando il giudice, avendo primieramente conosciuto dal te-
slimonio giurato, dei pi prossimi alla donna, che la vendita era per
causa utile e necessaria, doveva interporre la sua autorit.
Acquisto fatto dalla donna. Quello che acquistava la
donna constando il matrimonio doveva intendersi fatto con la facolt
del marito. La dote era preferita a tutti gli altri crediti'
La dote, quando doveva essere domandata. La domauda do
veva farsi prima dello spirare di anni 20, altrimenti aveva luogo la
prescrizione, che per non offendeva i maschi, se non dopo l'anno
quattordicesimo, e le femmine dopo il dodicesimo; n meno feriva
i lontani, a' quali se non dopo il ritorno in Patria portava pregiudizio.
Non dovevasi restituire la dote, quando il maschio dopo
l' anno quattordicesimo e la femmina dopo ^dodicesimo sopravvive
vano alla madre.
91
UH Voldarico I, o Vodalrico, dello anche Ulrico, pa
triarca d' Aquileja con seguito nobile singolarmente distinto,
e militare, unitosi a' principi oltremontani, accompagn, a Roma
il re Arrigo V, il quale da Arezzo mosse verso col nel di 12
febbrajo, ad oggetto di farsi incoronare dal papa Pasquale II.

la riguardevole nobilt della famiglia o casato dei Liberi; e come


esso castello non fosse perci in alcun modo soggetto al patriarca
d' Aquileja, allora principe del Friuli: ma anzi, che questo casato
godesse in picciolo una specie di sovranit temporale eguale a quella
del patriarca. Qualit nobilissima e non osservata ancora (dice il Li
ndi) in alcun' altra famiglia del Friuli.

I figli maschi, i nepoti nati di figliuolo, i fratelli ed i figli di fra


telli, inslituiti eredi, conseguitano l' eredit, escluse le figlie
e nepoti non chiamate alla medesima ; alle quali per nel maritaggio
doveasi dare la dote condecente, e se non maritavansi, gli alimenti.
Alle femmine, non essendo maschili, se erano tralasciate, era
salva ampia ragione di rompere il testamento ; restavano per
fermi ed inviolabili i legati fatti a pie cause in salute dell'anima.
I tutori. Se alcun presente era ordinato tutore, senz' altro
doveasi intendere aver accettato la tutela ; ma se fosse stato lontano,
fra 10 giorni sapendolo, o doveva accettare, ovvero rinunziare. Se
accettava, nello spazio di 50 giorni, assistendo due pi prossimi,
uno da parte del padre, I' altro da quella della madre, dovea fare
fedelissimo inventario, il quale poi, presenti i due parenti, doveva
pubblicarsi al tribunale de' Giudici.
Ogn'anno i tutor i, dal principio alla met di quaresima, e se
impediti dalla met di questa alla domenica delle Palme, alla pre
senza de' giudici e di due pi stretti parenti, dovevano fare il conto
della loro amministrazione, e se veniva approvato rimanevano nella
tutoria, se riprovato, erano rimossi, e con perpetua infamia condan
nati all' emenda d' ogni danno de' pupilli.
Nessuno a requisizione dei creditori, se non aveva soddisfatto il
debito al tempo prefisso, poteva obbligarsi alla carcere o a partirsi
dalla Patria, ovvero ad entrare nell' osteria per non uscirne fin al
l'intero pagamento.
G' lustramenti dei erediti degli usurai oltre a cinque
anni erano riprovati.
Promessa di rivendita di stabile. La promessa di
rivender qualche slabile, non ancora passati 15 anni, doveasi pro
vare per testimoni! legittimi, ma scorsa pi oltre erasi tenuto a ve
rificarla con instrumenti pubblici.
La vendita falla dal fratello maggiore non poteva effettuarsi in
pregiudizio del minore, se non, essendo nobile, col decreto del pa
92
Ma successa discordia tra loro sull' investiture ecclesiastiche,
il re imprigion il papa e lo consegn alla custodia di Ul
rico patriarca. Accordatisi poscia, il re fu incoronalo a ini-
Muralorl Ann peratore, si crede nel d 13 aprile, indi venuto a Verona,
IlSv.'I ritorn in Germania a) (\).
Tt. V. IV p. 60-61. '

(1) Secondo il Liruti, il patriarca Voldarico I, zio del re Arrigo V,


adoperassi in ogni modo, onde non avessero luogo le ingiuste pretese
*) {vu_No1, cit. di quel re, e non venisse a dissensioni col pontefice: ma nulla giov b).

triarca, se borghese o artigiano, con quello del magistrato sotto


cui abitava.
Al prodigo era levato ogni maneggio della cosa sua; la quale
commettevasi ad un curatore, che fatto V inventario, n per utilit
manifesta n per necessit inevitabile, polea vendere senza 1' autorit
del principe.
Era proibito 1' alienare i castelli e le fortezze a stranieri e
a sospetti.
Successione ereditaria. Alla successione ereditaria di
un defunto senza testamento erano chiamati prima i figliuoli maschi
e poscia gli altri discendenti dalla linea mascolina fin all' infinito,
avendo sempre la precedenza il primo in grado; ma se questi man
cavano, l'eredit doveva passare ai fratelli del defunto ; e quando
avessero mancato anco questi, le donne, secondo che per grado erano
vicine, entravano a questo beneficio.
L' eredit. Questa non potevasi accettare col beneficio del
l' inventario, se non alla presenza del giudice, e l'accettante col giu
ramento doveva obbligarsi a far l' inventario senza frode alcuna.
Non potevasi prendere il possesso di nessuna eredit, se non col
testamento, ovvero colla deposizione sincera di sette lestimonii pro
vali, senza ancora pregiudizio delle altrui ragioni.
Gli eredi erano sforzati da' Rettori a maritar le donne escluse
dall' eredit ; e lutti i beni dell' erede erano obbligali alla dole
delle donne che spettavagli a maritare.
Dopo l'entrata legittima all'eredit, quanto prima dovevano essere
adempiti i legati, quando nel testamento non fosse slato disposto
altrimenti ; oppure, se I' eredit non fosse stata acceltata col beneficio
dell' inventario, dopo la formazione del quale i creditori soltanto po
tevano convenire coli' erede.
I legati dovevano domandarsi agli eredi, n si potevano ottenere
di propria autorit, ina col mezzo di sentenza giudiziale.
1 feudi. Se i nobili pretendevano che alcuni feudi per giusta
cagione fossero caduti nelle loro mani, dovevano osservare la legge
qui sotto descritta, la quale, convenendo solamente al principe, era
in allora comune anco a privali di antica nobilt.
93
1112 Engelberto I conte dell'Istria a). &'m9.Bom s,r'
1112 Il Concilio Laleranese, tenuto da Pasquale II nel
d 18 marzo, al quale intervennero 125 vescovi b), condann S!,J5"raiSJi ulS:
il trattalo, o privilegio dell1 investiture accordalo da quel papa
ad Arrigo V re di Germania e) (1): e nel settembre ?!il.bii'o.d'"'
di quesl' anno non solo l'altro Concilio, ch'ebbe luogo in Vien
na del Dellnato, eman la condanna delle suddette investiture,
ma quei vescovi scomunicarono pur anco lo slesso imperatore
A-,;..,, J\ d) Muratori. Ann.
rngO d). d'ital. anno 1118.

(1) Secondo il Palladio (Storia del Friuli, parte I, p. 168) fra gli
altri prelati ivi intervenuti vi fu pure Giovanni patriarca di Grado.

Costituimiis et ordinamus, quod si qua persona voluerit petere


< feuda vel bona aliqua jure feudi qua? asserat per obitum alicuius
vel alio quocumqne jure ad se devoluta, coram domino patriarca
comparere debeat, et per laudum, et seutentiam adminus septem
numero circumstantium habentium manum feudi ferendam coram
dicto domino patriarca obtinerc uuntium habentem manum feudi,
qui inducat ipsum in possessionem, et tenutam dictorum honorum
feudalium pr primo anno sine usufruclu, salvo jure cujuslibet
persona?; qui nuntius dalus ad inducendum in dictam tenutam et
possessionem teneatur ad petitionem dicti petentis notificare pos-
sessori dictorum bonorum, qua? pr feudis petunlur, de dictis sen-
lentia, induclione, et tenuta. Post notificalionem autem, si per nummi
pnssessor laciierit, quod nullam litem moverit in diclis bonis. Tunc
talis in ipsorum possessionem inductus debeat comparere coram
dicto domino patriarca, et petere, se induci in possessionem dic-
torurn bonorum cum perceptione usufrucluum; quem uuntium ibidem
per seutentiam septem numero astantium habentium manum feu-
dalem, facla prius lido de iuductione, et nolitcatione, valeat ob
li li ne re.
A' violatori e rubatori li strada, se presi, era tronca la
testa ; se foggili, e' soggiacevano a perpetuo bando da tutto il Patriar
cato, e col loro avere doveasi fare una giusta emenda agli spo
gliati. Se alcuno poi dava ad essi ricetto, e fra Ire giorni, ancorch
non richiesto, non presentavali o al maresciallo o al patriarca me
desimo, oppure richiesto ricusava presentarli, soggiaceva alla me
desima pena. Ogni assassino o violatore di strada (corretta
meglio la legge precedente) arrestato, veniva sospeso sopra le forche.
1 pegoi. Chi nella propria casa levava violentemente dalla
mano del banditore i pegni, era tenuto a pagare danari 40; chi fuori,
lire 50 alla Corte del patriarca, non altrimenti che s* egli avesse
&irrs!s"'e'a' Sotto quest'anno il de Rubeis a) porta il fatto che segue,
che noi crediamo accaduto anteriormente: Morto nel 1090
Liuloldo duca di Garinlia, Arrigo di lui fratello e marchese
dell' Istria gli successe nel Ducato. Allora Engelberto altro suo
fratello, credendo vacante il Marchesato dell'Istria, e sapendo
essere quello stalo sempre governo e dignit separata da ogni
altra provincia, lo invase armata mano, senza alcun riguardo
al fratello Voldarico patriarca, n alla Chiesa Aquilejese, cui
era stato donato. Per la qual cosa il patriarca, unite le sue
armi con quelle del fratello duca Arrigo, mossero contro
l' invasore ; e venuti a sanguinosa ed ostinata battaglia, non
lungi d'Aquileia, ebbero piena vittoria sul fratello Engelberto,
b) Llrotl. NOI. db ' . t hit . in
T.ivp. n. per cui venne cacciato dati Istria b).
1113 Si stabilisce in Gerusalemme l'ordine de' Spe-
SSfSffip'"!: dalieri, dello poi di Rodi, e quindi di Malta e) (I).

(1) L' ordine cenobitico, indi militare, degli Spedalieri trae ori
gine da alcuni merendanti d'Amalfi, i quali nell' anno 1020 stabilirono
in Gerusalemme un cenobio ed un annessovi spedale per i poveri
pellegrini che visitavano il santo Sepolcro. 1 crociati, fallisi pa
droni della santa citt, cambiarono i doveri degli spedalieri, i quali
abbandonando la cura degli ammalati a mani mercenarie, non pen
sarono che a combattere i Maomettani. In pochi anni I' ordine
cenobitico istituito dal benefico cuore degli Amalfitani merendanti,
non fu pi aperto che alla militare nobilt. In origine que' ce-
nobiti divisi furono in tre classi: apprendenti, compagni e maestri ;
il primo maestro fu Gherardo di Martigue, villaggio di Provenza ;
coli' andar del tempo quelle umili classificazioni cambiaronsi coi fa
stosi titoli di cavalieri, comandatoli e baglivi. I cavalieri divirie-
vansi in sette lingue: Francia, Provenza, Overnia, Gastiglia, Ara
gona, Italia ed Alemagua; prima della riforma in Inghilterra era vi
pure la lingua di tal nome: il capo d' ogni lingua chiamavasi gran
priore. La decorazione de' cavalieri consisteva in una croce di otto
raggi in tela bianca che portavasi nella parte sinistra del loro sopra

commesso sforzo. Se pi persone riunite riavevano per forza i pegni


tolti, intendevasi aver esse commesso una sola violenza, ed al ban
ditore credevasi sul numero dei violatori.
Violatori o rullai ori di strada. Quando procedevasi coiu
ir questi era bastante uu sol proclama.
95
i\ 4 Arrigo V (che come imperatore diremo Arri
go IV) celebra in Magonza le sue nozze con Matilde figlia di
Arrigo re d'Inghilterra a). . S'iulum ult
bito, o del loro mantello, che era rosso. S' introdusse poi il co
stume di aggiungervi una picciola croce d' oro egualmente di otto
raggi smallali in bianco, fra i di cui quattro rami eranvi altrettanti
gigli d'oro, e che lenevasi sospesa ad un nastro nero.' Questo illustre
ordine pure conosciuto sotto il nome de' cavalieri gerosolimitani,
dalla citt ov' ebbe origine ed incremento, di sa Giovanni, dlia
chiesa di tal nome presso la quale il suo gran maestro risiedette per
pi di cento anni in Acri o Tolemaide, quindi col nome di Rodi ed
ultimamente di Malta, nelle quali isole ebbe dimora ed impero.
(Juest' ordine nel suo pi florido tempo possedeva vcnt' otto mila case
o comandere, le quali con gli annessivi poderi lo posero in istato
di mantenere una forza regolare di truppe terrestri ed un' armata
..... I. l\ b lUmpoHI. Cron.
navale b). univ. rlun. p.3-
611.
OflTesc al maresciallo. Le Comunanze che adunate of
fendevano il maresciallo od i suoi rappresentanti, oppure i suoi
banditori, tulli erano ritenuti colpevoli, e dovevano pagare mezza
inarca per cadauno.
Offese al banditore del patriarca. Chi ad esso fa
ceva ingiuria (ridotta la legge presente a termini pi miti) era ca
stigalo in danari 40 per ognuno : e fin al numero 25 degli offen-
ditori prestavasi fede agli offesi ; pi oltre doveansi dare le prove
legittime. Chi offendeva in officio il banditore facendo sangue, se
maschio, doveva pagare alla Corte patriarcale mezza marca, e rad
doppiando le percosse, era severamente castigato per sentenza degli
Aslauli ; se donna, soggiaceva alla met della pena del maschio.
Locazioni. Gli abitatori di contado potevano rinunziare alle
locazioni dei poderi, dal primo giorno d' agosto fino all'Assunzione
di Nostra Signora, con cauzione a' padroni di pagare gli affitti e di
lasciar la paglia, il fieno, il letame e le terre migliorale, e il padrone
poteva pagarsi con la roba degli abitatori, ritrovata sopra le sue
terre, bench incolte.
Il falso testimonio in qualunque caso era punito in lire 200
di moneta d' Aquileja, e se fra 15 giorni interamente non nume
ravate, soggiaceva al taglio della lingua ; ma numerandole, la met
davasi al pubblico, l'altra alla persona contro cui aveva falsamente
testificalo.
Gli abitatori di contado ed 1 servi non potevano se non
in prova possessoria testificare a favor dei padroni.
Il debitore era tenuto a risarcire d'ogni danno il suo mallevadore.
Ai giudici era inibito d'indurre i litiganti, a mezzo di qualche
pena, a fare o non fare la tal cosa; e neppure i litiganti potevano
fare questo obbligo, altrimenti e questi e quelli erano dichiarali infumi.
96
HI 5 Il monastero di S. Giovanni de! Carso e quella
) uniti, noi. cit chiesa furono da Voldarico I patriarca d'Aquilejn rifabbricati
mio. &110 Meldi convenientemente intorno a questo tempo a) (1) enei
MneiacLrsuccSi sito appunto ove anticamente eravi il tempio di Diomede b).
della r-atria. 0. F.
del Guerra.

(1) Saia Giovanni del Timavo, detto anche della Tuba o


del Carso. Di questo monastero, bench non si possa ad anno certo
stabilire l'origine di sua fondazione, non per tanto si pu, con non
leggiero motivo, congetturare e credere che fosse gi fondato ed isti
tuito in sul principio del secolo VII, avendo per suo abate Germano.
E potrebbe dirsi quest' Abbazia una delle pi antiche d' Italia, e
quasi coetanea al gran patriarca S. Benedetto al di cui ordine essa
o) uniti, noi. cit. apparteneva e). Appoggiasi il Litui i, per tal sua congettura all'antica,
'' p' ' iscrizione esistente in quella chiesa, la quale riporta il fatto delle s.
reliquie, che al patriarca Voldarico, in forza di sue preghiere, furono
rivelate essere nascoste in quella chiesa: le quali trovale, si venne
a conoscere giacer ivi da 500 anni a quella parte. Ed 'infatti dal
principio del secolo VII all' epoca della morte del patriarca Volda
rico I si frappone appunto il periodo di cinque secoli. Antichis
sima adunque ed anteriore a tutte le fondazioni di monasteri in Friuli
deve credersi quella di questo monastero di s. Giovanni del Timavo,
d) Detto p.sao-Mi. o della Tuba, o del Carso d) i di cui falli accenneremo alle epoche
relative.

SPESE FORENSI.
A' Notaj per la pubblicazione delle umane azioni doveasi pagare
come qui sotto :
Per ogni citazione, relazione o fede di relazione in
Giudizio, un frisachense.
Per ogni atto e scrittura redatta in libro, due frisachensi.
Per ogni Instrumento di venti marche, venti frisachensi.
Per lustramento di marche venticinque, venticinque frisachensi,
ed al di l, un frisachense per marca ; la qual limitazione venendo
trasgredita da' Notaj, dovevano pagare al pubblico me/za marca, oltre
la restituzione del mal tolto.
Il Nolnjo, ricercando e ritrovando nel proprio Protocollo, aveva 8
frisachensi, e mostrando le note d' un altro Notajo 16 frisachensi, e
contraffacendo, era tenuto a pagare al patriarca mezza marca.
PER RIFORMA FATTA DAL PARLAMENTO IN SACILE
doveasi soddisfare a' Notai in questo anodo a
Per l' acquisto, il cui prezzo fosse stato di lire cento, frisachensi
12 ; e se la somma era maggiore, un frisachense per marca; e cosi
97
1415 A di 24 luglio a) mori vecchia e gloriosa Matilde S'iSfimm'im'
e si contese tra imperatori e papi sul suo retaggio (1),
da lei certamente donato in Canossa e confermato poi a

(i) I possedimenti della contessa Matilde consistevano in una gran


parte della Toscana, della provincia di Viterbo sino ad Orvieto, del
l' Umbria, di quasi tutta la marca d' Ancona e delle citt di Mantova,
Parma, Piacenza, Peggio, Ferrara, Modena e Verona b). IE't.C^SS:

pure per la dote, la donazione, la compagnia, la cessione,


la permutazione, la deliberazione, il deposito, il com
promesso, la sentenza compromissaria. Ma per g' im
prestiti, quietazione ed incanti lino a lire 100, davansi ti
frisachensi, pi oltre 7 piccoli per ogni inarca.
Per Procura Frisaebensi 12
Per Tutela . . 20
Per Sindacato . 20
Per Testamento 1 per marca
Per i Legati . . 1 per marca
Per Inventarli, del valore di 20 marche, 1 IYUaclicn.se per Marca.
Pi oltre, fosse stalo l' inventario di qual somma si volesse, frisa
ebensi 40.
PER DECRETO DEL PARLAMENTO IN UDINE
corretta la Legge precedente
la mercede de" Hiotai venne lissata come segue t
Per 1' acquisto all' incanto, per il deposito, per la dote,
per qualunque altro contratto che non eccedeva marche 12, frisa-
chensi 12 ; ma se oltrepassava, sino a lire duecento, 1 frisachense
per marca, e se la somma eccedeva ancora, non pagavasi loro olire
5 inarche.
Per la Quietazione mezza marca
Per la Tutela Frisachensi 20
Per una Curarla .... 20
Per Procura 12
Per Locazione a tempo . . 12
Per Testamento, stimala l'eredit, 1 frisachense per marca;
la lassa per non poteva eccedere la somma di marche 10.
Per Inventario di qual si fosse somma, la tassa non poteva
oltrepassare marche 3.
Era provveduto in allora con umani carila anche per le cause
o litigi dei poveri, e la Costruzione qui sodo riportala ce lo
dimostra :
7
1)8
?' In**?, fio.'1"' Gregorio VII ed a" suoi successori a). Gran disputa si fa an
che oggi, se quelle donazioni comprendessero solo i lioni al-
i.) Balbo e. s. lodiali, ovvero anche i feudi h) (1).
c)r.npc"wBo"a'str' H15 Arlu'co vescovo di Trieste e).
d> Mia Iona op.
eli. pag. 19
HI5 Dialimaro vescovo di Trieste d. I
1115 Il doge di Venezia Oderlaffo Faledro con grossa
armala navale ricupera la citt di Zara poc' anni prima tot-
SURSMifit tagli da Carloniiiuiio re d'Ungheria e).
1118 Arrigo IV imperatore verso la fine di febbrajo
aL"ouni6' csop- discende nuovamente in Italia f) ed occupa il retaggio la-
%! ln!% iti: d "' scialo dalla conlessa Matilde g); recasi pur anche a Venezia
) Muratori e aop. e vjsjla qUe||a cjUa |,j

(1) I feudi essendo da gran tempo ereditarli, e talor di maschio


in maschio, ma talor pure in femmine, e sempre sotto la supreina-
Cosliluimus et ordiuamus, quoti ,ab inde in antea singulis anuis
a dominus Patriarca cum Consilio Parlamenti eligat, et deputet pau-
peribus volenlibus litigare unum Advocalum ed duos .Nolarios, et
unum preconem, qui debeant de arte sua pauperibus prauliclis
liberaliler absque aliqua pnemialione servire, et quod questiones
incoactas per Advocatos et Notariun;, sive Nolarios pnedictos, te-
neatur utsupra liberaliter perducere ad imeni absque aliqua sui pr.tv
miatione.
Il figlio, o nipote inobbediente e ritroso poteva non
solo privar della casa o de* annoili domestici, ma ancora dell'eredit,
e se egli ingiuriava alcuno de' suoi lo si cacciava prigione e secondo
il demerito veniva punito. E quando gli attinenti, o per timore o per
vergogna non lo accusassero, il pubblico rilevando la verit de' cat
tivi comportamenti dal testimonio giurato e segreto dei vicini, avea
il diritto di severamente castigarlo.
La eonliseaxione fatta contro alcuno o dall' officio del Pa
triarca o da altra Signoria, non pregiudicava punto a' creditori an
teriori.
L' omicida. I beni di questi non potevansi torre da niuno,
ned essere confiscati dal principe ; ma I' omicida arrestato dalla giu
stizia avea tronca la testa, e la facolt passava agli eredi ; se fuggiva,
era soggetto a perpetuo bando con piena disposi/ione dell'aver suo.
Le condanne che infliggevansi da titolati del tarito sem
plice non potevano estendersi oltre frisachensi 40; ma dove aveasi
la. custodia della festa, in quel solo giorno che essa cadeva, se vi
succedeva violenza od effusione di sangue, potevnsi condannare oltre
una marca, e chi contraffaceva era tenuto a pagare alla Corte ilei
patriarca il doppio.
99
\ \\ fi Continuava in questo tempo il Friuli a godere
una vera pace a). JLTSVV
i 11 6 Grave terremoto, d' un simile al quale non s' avea
memoria, in sul principio dell'anno danneggia la Germania e par
ticolarmente l'Italia. Per quaranta giorni di seguito provaronsi
varie altre funestissime, scosse con terrore di tutta la Peni
sola ; a cui, dall' apprensione vi si aggiunse la serie di pro
digi clic accompagna lo spavento, come visioni di nubi colo
rale di fuoco e di sangue, e questo anche caduto in pioggia
,1.1 :! UN t Muratori. Ann.
(tal CielO DJ. d'iui. annotili.
1IJ7 L'imperatore Arrigo IV nella primavera di que
st'anno mosse coli' esercito alla volta di Roma, per cui il
papa si ritir a Monte Cassino, indi per Capua a Benevento,
onde far lega con quei principi contro Arrigo ; il quale in
tanto, entrato in Roma, amicavasi i Romani e facevasi nuo
vamente incoronare, poscia nella slate ritornava in Lom
bardia e). > '<>
IH 7 Oderlaflb Faledro doge di Venezia nella sua
spedizione contro gli Unglieri, che voleano di nuovo impa
dronirsi di Zara, muore sul campo di battaglia. Trasportale
a Venezia le sue spoglie, gli successe Domenico Michele, il
quale, bench vecchio, dislinguevasi per animo guerriero, pru
denza e religione d). <i)Dctto.

zia e beneplacito imperiale, io crederei (dice il Balbo) che la gran


contessa lasciasse i suoi di ri Iti quali e quanti potessero essere; e che

Gurfadiziani ilei Mobili. Per togliere la falsa opinione


(parla il N'indetti) di quei tali ebe riguardano le giurisdizioni dei
nobili particolari, quali mere usurpazioni, anzich memorie dei meriti
antichi o prerogative concesse da' principi, confermale dal tempo e
permesse dalla legge, si trasmette alla posterit la sotto descritta
Costituzione fedelmente riportala, e allora pubblicata dal Parlamento,
per proibire che le Comunanze ignobili dei contadini, a
pregiudizio indubitato dei giurisdicenti o dei padroni dei poderi, non
introducessero statuti, n ordini, n usanze, n condannassero, per
una sol volta tanto oltre 8 frisachensi per ogni eccesso, n privas
sero di vicinanza, n collimassero i vicini in casa, n loro negassero
100
HI 8 Muore il papa Pasquale II add 21 gennajo; fu pio,
saggio ed ottimo pontefice, che in tempi sommamente tor
bidi seppe reggere con prudenza la Chiesa di Dio. Gli suc
cesse nel Papato Giovanni Gaetano, monaco cassinese, poscia
cardinale e cancelliere della Chiesa romana, vecchio vene
rando per et, per virt e per costumi, il quale prese il no-
SURSmT me di Gelasio II a).
HiS Si disputa, si guerreggia in Roma e fuori contro
papa Gelasio II, e viene fallo un antipapa nella persona di
b) Balbo. St. (ili.
Maurizio Bordino, che tolse il nome di Gregorio D
Vili, e fu
LR.cg: il 27.*0 antipapa b).
c"bciia"Bona.sir'. 4H8 Ottone vescovo di Concordia e).
Croil. p. 19. '
H19 L'Ordine regolare e militare del Tempio, o de'Tem-
plari in Gerusalemme, surse in quesl' anno ed ebbe a fon*
datori nove cavalieri francesi fra quelli che accompagnarono
in Palestina Goffredo di Buglione, e principali istitutori di
esso furono Ugo de Pagani e Goffredo d' Aldemar. La loro
decorazione era una croce di quattro raggi triangolari ed
eguali di tela bianca filettala in nero posta sulla parte sinistra
della zimarra ed anche del mantello, i quali erano egualmente
bianchi. Nel loro suggello intilolavausi Soldati di Cristo, ma
pi comunemente furono conosciuti sotlo il nome di Templari,
dal loro primo cenobio in Gerusalemme situalo fra le ampie

perci appunto se ne disputasse: e ad ogni modo se ne disput cosi

la favella, n l'acqua, n il fuoco. Non minacciassero a' nuovi con


duttori delle terre incolte, non rovinassero i giardini, non le costru
zioni sopra cui appoggiavansi le vili, sotto le penali diffusamente
estese nella medesima Costituzione.
Coslituimus et ordinamus, quod omnes consuetudines, stallila.
seu ordinamento inducta, vel acta, seu facta per Coiminilatcn ali
li cujus villa; conlra homines singolare* habitatores, qua: languii!
vel tangere possimi jurisdictionem, vel gaiiluin domini patriarchaj,
vel alienimi nobilium, aut dominorum mansorum, sini cassa, et
nulla, et nullius roboris, vel valori, nec eis uti valeanl Comnni-
tates villania). Nec ex eis possit aliquid damai, seu prajudiciura
401
rovine del Tempio e clic questi monaci-soldati edificarono a
guisa di castello. In origine i suoi membri giurar dovevano
di proteggere e difendere i pellegrini che recavausi a visi
tare il S. Sepolcro. Le virt e la gloria dei primi Templari
si rese si chiara, che in breve tempo I1 Ordine si propag
per tutta Europa ; e nel secolo in cui sorse, la Francia pos
sedeva pi di 0000 Conventi o Comanderie con un reddito
di circa 20 railioui di lire toruesi. Fu abolito nel 1312 a). i^ThIVmS:
Nella Contea di Gorizia v' erano due Stabilimenti di questo
Ordine, della cui situazione liminosi traccie, cio in Adel-
sberg e in Vipacco ed altri in altri luoghi b). %}$%*"' st'
4119 Muore nel monastero di Giugni nel di 29 gen-
najo il papa Gelasio 11 dopo un breve, ma tribolalo papato;
e fu eletto successore Guido, arcivescovo di Vienna uel Del-
linaio, la di cui consacrazione avvenne nel marzo di quest'
anno, come pare verosimile, ed assuuse il nome di Calisto li e). Jiuluuw it/
4120 Vodalrico 1 patriarca d'Aquileja, intorno a que
sto tempo, dona al monastero di S. Giovanni del Carso o
del Timavo alcune rendite e pertinenze, e tra queste la Pieve
di Marciliana, che ora da alcuni si pretende essere la rocca e
terra di Moul'alcone, dieci Masi iu Olivino, altri dieci in
Gradisca ed in altri luoghi d), che poscia passarono all' Ab- J! v"?."*!" dl"
bazia della Belligna e). , fisS^T""

a lungo, che non ncrnmen possibile forse determinare quando e


come Unisse la dispula intrecciata a laut' altre I). r ) b^ii. si. <ni.
T. un. |i. no.

generati babenlibus garitum, vel jurisdictionem in ipsis villis, vel


eorum massarijs : quodque nulla Coruuuitas alicujus villa: de cce-
tero audeat, vel pr&suuial, imponere aliquam puniam ulicui lia-
Dilatili in villa eaileui, seu vicini suis ultra suiiunaui oclo frisa-
clieiisium. (Juam lumen noli possil imponere ultra quaiu semel
pr uno e&cessu. El quod nulla de causa possil Comuuilas aliqua
alicujus villa; repellere vel privare viciuaulia aliquein ipsuis villa?
habilalorem, vel Tacere lussatimi circa domain, aul interJicere, ne
et delur acqua, vel iguis, aul loquela, vel quod de gravamine, quod

r n
102
H20 Engelberlo I e Mi'.inardo I conti di Gorizia della
'd. ^"w80"' Slr' caSa del Puslerlhal a). (Vedasi anche alla pag. 109 di questo
voi.) Ragiona il Della Bona su questi conti come segue:
Verso quest'anno 1120 si hanno le prime positive notizie
dei conti di Gorizia, non pi come regii governatori animo-
vibili, ma come spellanti ad una stabile dinastia con proprio
dominio. E dunque probabile che nella seconda met del
secolo XI, o circa il principio di questo secolo XII, la Contea
siasi resa ereditaria. Sono i primi, presso il Bauzer ed il
De Rubeis, due fratelli, Engelberlo .e Mainardo, che il Coro-
nini nel suo Tentamen a pag. 89 suppone figli d'uri Goffredo II
conte del Tirolo ; noi per, seguendo 1' Hormayr, li riterremo
con maggior probabilit come figli di Mainardo, che nel suo
prospetto figura come conte di l.uin nel 1000 all'anno
ri) Mio p.50 1090 c).
1120 La famiglia Sbruglio fino da questo tempo sop
ii) Nlcololll. Palr.
^rtaSfVp'i piamo esistere in Friuli d) (1).

(1) La famiglia Sbriglio, che secondo la Cronaca Ugolini


sarebbe originaria del Friuli, invece con gli altri storici friulani la
troviamo proveniente dalla Germania e distinta per meriti singolari,
avendo ottenuto (cosi dice il Nicoletli) da Carlo Magno e da Enrico
111 l'assistenza de' giudizii feudali, e l'abilit a qualsivoglia grandezza
di Stalo ; cosa che non concedevasi da' Cesari se non a persone di
certa ed antica generosit. Da questa discesero, dopo lunghi anni,
Sbruglio, Valter e Vernardo, nobili d'alto pregio a' tempi loro; dai
quali poi mano mano, sondo divisa la famiglia in due rami, una delta
ICiltiisSiia da Ribisino, l'altra Sbruglia da Sbruglio, discesero
queste due Case, chiare per antichit e ricchezze, nonch per atti

" eis infertili-, non audeaut conqueri domino, nec etiam destriere
et devastare domos, vites, seu arbores, et altanas super quibus
jaceul vites mausorum, qua; remaneot in pustola, nec aliquod sta
li lutimi, seu ordiiiamenluin Tacere, quod nullus audeal accipere ad
afrkluiii aliquem mausum, qui sii pustota, vel quod non accipialur
pr tanto affictu, vel majori afficlu consueto, lnsuper quod nulla-
lenus audeal aliquas Coinuuilas villarum de coster lai-ere aliqua
stallila, vel oi'dioamenta contea homines singulares villarum ba
li bitatores, qua' languiti, vel tangere possunt jurisdicliouem domini
103
1121 Muore Giovanni IV Saponario patriarca di Grado
e gli succede Pietro II Badoaro ; ma avendo questi vissuto
poco in quella dignit, el)l>e a successore il veneto Giovanni V
Gradenigo, vescovo Equilino a). MSS&ftfi!
1121 Il pontefice Calisto li, assediata Sutri, ebbe in
mano 1' antipapa Bordino, lo depose e lo cacci prigione in
una fortezza ; quindi torn la pace a Boma e in que' dintorni b). d'Mui.'1'nno mi'!'

cavallereschi e per accostumati modi. Una di esse, la prima (quan


tunque ambedue, unitamente alla nobilt pi antica della Contea di
Gorizia, avessero una parte eguale nel castello di Cormons) fer-
mossi in Cormons, e quivi stimala fiori e decor quella terra ;
la Sbruglia poi visse nella Citt del Friuli, e litio dal 1252 eser
citava ivi degli alti pii, erigendo una cappella nella chiesa mag
giore. La discendenza di quest' illustre casa, distinta per soggetti
ragguardevoli, viene ricordala con somma lode negli Annali di Ci-
vidale. Da questa citt, dopo molti anni passata in Udine (nel 1320) c) Cron 0lustj ne,
ne fu fatta cittadina e), vi si mantenne costantemente con gran- f^'i Guerra t.

patriarebae, vel aliorum nobilumi, aul dominorum mansorum cxcepla


dieta puana octo frisacheusium per uno excessu : Quaecumque au-
lem Comunitas centra prredicta, vel aliquod praedicloruui fecerit,
cadat in poena quinquaginta librarum patriarcali Curie applican-
darum. Et si quidem aliqua Comunitas damnum desi uctionis, seu
devaslalionis, factum in domibus, seu arboribus. vel vitibus inan-
sorum, qui remanserunt in pustola per aliquem vel aliquos de
ipsarum villarum vicinis, teneatur dare vel denunliare illum,
vel illos, qui fuerunt, vel fuerint perpelratores predirli (lanini.
Quod si fecerit pradicta comunitas sit absoluta ab omni poena et
denuntialus, vel denuntiati per eam cadat in pccna quimpiaginta
librarum. Pro qua poena possint personaliter capi, vel delineri.
Si vero non denuuliaverit aliquem lune ipsa Comuuilas salvai pree-
diclam pcenam quinquaginta librarum.
Minaccia di vita contro alcuno, perch voglia lavorare qualche
podere, avuta prova legittima, soggiaceva alla pena irremissibile di
lire 50 de' danari d' Aquileja, applicala alla Corte del principe ; e
se dopo le in inaccie ne fosse seguito l'effetto correva un esiglio per
petuo, sollomellendo alla disgrazia del patriarca qualunque gli desse
albergo in casa sua.
Il servo altrui debitore d" affitti poteva venir imprigio
nalo ad istanza d' mi terzo creditore.
Il nascere da madre libera o serva. Chi nasceva
da madre libera e da padre servo, oppia libertino, era reputalo li-
101
1122 Cessa di vivere il patriarca d'Aquileja Vodalrico I e
gli succede il patriarca Gerardo, che secondo la cronaca aquile-
jesc fu oriundo di Premariacco vicino a Gividale e di gi in sede
nel di 21 maggio 1122. Involuto nelle vicende del parlilo degli
antipapi e della scita di quello di Corrado, usurpatore della

Rdim. deiia'Torre'. dezza, e figura oggigiorno fra la nobilt pi antica li quella citt a).
7iVi(:g'a.sc"p' Nel seguito poi di questo nostro lavoro, la vedremo distinguersi nelle
lettere e nella carriera civile e militare. Nonpertanto non omettiamo
qui di annoiare che Stefano Sbruglio, valoroso cavaliere, ebbe dalla
Repubblica Veneta, in ricompensa de' suoi servigi, il castello di Mu-
ruzio e si crede anche ottenesse la nobilt veneziana, avendo con
giunto a' suoi meriti anco il parentado colf antichissima famiglia
bj Mcoietti e. s. bellina b).

bero e godeva tutti i privilegi dell' iugaauit; ma chi aveva la madre


serva di masnada ed il padre libero, era servo del legittimo padroue
della madre.
Il servo comune a due o pi padroni, manomesso da uno solo,
era libero, fatta per secondo 1' estimo la giusta soddisfazione agli
altri.
Proporre in Giudizio e non provare. Quello che
ivi proponeva alcuna cosa, che poi non polesse provare, pagava alla
parie negante 40 danari d' Aquileja.
Le procure, le tutele, gli aiti giudiziali eu> arbitra
rli non potevano essere provati a mezzo di testimonio ma per iscritto
irrefragabile di persona pubblica.
Ne' termini assegnati alle prove, ovvero ad altro atto, dovevano
essere numerali i giorni delle ferie, eccello che di quelle di Natale,
di Pasqua, del raccolti), delle vendemmie e della guerra aperta.
Testimoni! t esame di essi. Uno solo, n sospetto alle
parti, doveasi eleggere all' esame dei testimonii.
Sentenza sulle eose future non polevasi proferire.
Il vicedomino, vacante sede, doveva reggere lo Stalo secondo
le leggi ed i palti prescritti dal Capitolo d' Aquileja e dal Parlamento,
n affidare le frontiere a persone sospette.
Ai villani era proibito di prendere le pernici in tempo di notte,
n potevano seguire le lepri senza cani.
Il matrimonio. Ad ognuno era inibito il conchiudere sfac
ciatamente matrimonio con fanciulla non ancor giunta all' anno ven
tesimo, senza il manifesto assenso del padre o della persona alla
cui podest era soggetta.
11 debitore obbligato, secondo la legge ed usanza tedesca, ad
405
corona d' Italia, fu destituito di patriarca, e ci successe nel
H28 a). Mori ecli nel giorno 10 luglio, .tua non si sa di 'Bgn^suf
qual'anno b) (1). cLdu. .ixP.

() Intorno a questo nostro patriarca, lodato dal Palladio, dall' li


cheni e dal Candido, noi, seguendo il Muratori e qualche altro,
dobbiamo asserire ben altrimenti, cio essere slato egli destituito
dalla sua sede, perch indegno di essa; per cui parrebbe potersi
congetturare, che per una turpe condotta di vita, anzich per lo Mnratorl Ann
scisma, sia stato privato della patriarcale dignit e). ^lULmwiaj.
P.2M-S

ogni requisizione del creditore, era condannato prigione, e fuggendo


poteva in ogni luogo esser carcerato.
Alle chiese, monasteri e luoghi pii era proibito di
affittare le case e terre loro a persone polenti e ragguardevoli.
Lo sposalizio t sue cerimonie. Queste doveano farsi
nella chiesa, e per 1' assicurazione della dote ivi doveansi
prestare i mallevadori, tanto per parte della sposa che dello sposo.
1 castaidi e presidenti doveano visitare ogn' anuo tutta la
loro giurisdizione e farvi giustizia sommaria a* poveri.
Deni enliteutici. Dopo tre croci poste una per anno sopra
i beni enCleutici, per gli affitti non pagati, 1' cnGteuta o conduttor
perpetuo decadeva da ogni sua ragione.
1 padroni erano tenuti a difendere i loro servi di ma-
snata, interessandosi diligentemente quando venivano uccisi, ac
ciocch gli uccisori non andassero impuniti.
Le procure venivano rifiutale quando non avevano il nome
speciale dei giudici, al tribunale dei quali aveasi a presentare l'at
tore col reo.
it'otajo legittimo ed ammissibile era quello a cui per doti
sufficienti i conti palatini o della Chiesa o dell'Impero aveauo dato
autorit di scrivere le azioni umane.
Le Costituzioni generali del Parlamento non potevano
derogare minimamente agli Statuti de' luoghi particolari.

^
106
1122 Nel di 21 maggio Gerardo patriarca d'Aquileja
concede al Clero, ossia al Capitolo di Cividale, il dirillo di
tenere Placito Sinodale (1). Voldorico arcidiacono
e preposilo d'Aquileja, Adalberto decano della citt (Civita-
tensis, Cividale) sottoscrissero in unione a molti altri il do-
li ?ffe?e"iiI'pe cumento di questo Placito a).
ni

$***** * * (i) Placito sinodale. Di questo ci d notizia il De Rubeis h),


reputandolo un Smodo di grado inferiore al diocesano, di cui tal
volta solevasi nella chiesa anulare il carico a prelati secondarli e

I
(oatfucn a ra? i s a j orni stDtaiLaaj
SOTTO I PATRIARCHI
c
appartenenti a quesl' epoca V, tratti dal ms. autografo
DELLO STORICO

Ilare" Antonio \icoIetti


nel suo fascicolo A.
KB Nelle pagine antecedenti abbiamo riportate le scritte Leggi
antiche dei Forlani sotto i Patriarchi, dopo le quali per intelligenza
della storia nostra e della condizione di quei tempi, crediamo nostro
dovere il far qui sotto seguire anche i Costumi dei medesimi ; che,
quantunque non sanciti da pubblico rescritto, nullameno per l'esalta
osservanza loro prestala si avvicinavano a leggi.

Il timore ed onore li Dio avea luogo nella maggior parte


de' nostri antichi, n eranvi pene presso loro su tale mancanza ;
perch essi, migliori dei posteri, non vilipendevano con empie parole
il nome di Dio e dei Santi : mentre, se di quei tali ve ne fossero
stali, certamente avrebbesi riscontrala effettuala contro questi severa
condanna, e tale da essere equiparala in giusta misura al grave
peccalo. .Ut. Non sappiamo come il Nicoletti siasi indotto a la
sciarci qui il confronto di cui parla, mentre la prima tra le leggi
antiche dei Forlani sotto i patriarchi da lui riportate, ci fa conoscere
che a quei tempi difettavasi pure su tale rapporto, provvedendo essa
appunto con castighi a riparo di questa mancanza.
107
1122 In quest'anno ebbe termine finalmente la lacri
mevole discordia tra il Sacerdozio e l'Impero sorta per ca
gione dell'investiture a), ottenendo che non fosser pi falle d'itfMwfuu""
col pastorale e I' anello, simboli ecclesiastici, concedendo che

minori dei vescovi, ed in cui ponevasi fine alle liti e alle contese,
procuravasi la riforma dei costumi, casligavansi a tenore dei sacri
canoni i delinquenti, spiegavansi i punii dubbii di ecclesiastica giuri- Le
dizione b). ch.d'iu.ixp.:
p.SB.

Espiazioni delle colpe della vita. Assai volentieri,


e da molli, fabbricavansi chiese, doiavansi altari, vi si ordinavano
quotidiani sacrifzii della messa e perpetui lumi a gloria di Dio,
soddisfacendo cosi al debito dei demeriti.
Ricchi ledati facevansi a Tempii di divozione ed all' or
dine de' cavalieri Templari, ricchissimi in allora, e la cui
instituzione era di difendere il S. Sepolcro in Gerusalemme, e man
tenere sgombre le strade dagli aggressori a sicurezza dei pellegrini.
':< ad uso albergo per pellegrini si edificavano sulle
vie de' sacri Tempii, venerabili per molti miracoli, e assai spesso
visitati in allora in remissione dei peccati.
Il (itolo e carico d'avvocati e difensori delle chiese
veniva volontariamente assunto, perch a quei tempi era estimato
pi ti' ogn' altra gloria.
Legati per cose mal tolte e dimentiche. Tanto
il ricco quanto il povero, venendo a morte, lasciava perpetua me
moria di s alla chiesa, ove le sue spoglie venivano deposte e com
metteva che una certa quantit di denari od altro fosse distribuito
a' poveri, in espiazione del mal tolto.
Instilnir confraternite coli' incarico di prestare a' defunti
gli ultimi uffizii accompagnandoli alla sepoltura, o ad oggetto di
vestire i nudi, maritar orfanelle, redimere i prigionieri, o nei giorni
festivi render le lodi a Dio pei beneficii ricevuti, erano cose con
suete in allora e reputavansi assai meritorie per 1' anima propria.
Gli omicidiaril, od altri per loro, in tutto il tempo della
vita, facevano lunghi e pericolosi viaggi alle chiese miracolose ; e
ci per le anime degli uccisi e per emenda dell' omicidio in faccia
a Dio.
Testare a favore dei poveri. Molti, anzi innumerevoli,
erano quelli che lasciavano eredi della loro facolt soltanto i poverelli.
Testamenti dei ricchi, loro lasciti. Quasi tutti nei
loro testamenti disponevano che dei frutti ricavali da poderi, lasciati
a tale effetto, si facessero ogn' anno a' poveri e ad ogni grado di
persone quelle elemosine dette allora paupcrilia, distribuendo
ni ispecie pane, vino, fave e carne.
108
si facessero collo scettro, simbolo della potenza temporale
sui beni territoriali delle chiese. E cos con tal temperamento
termin felicemente, come ne giudicano le et progredite,
J!w?p?hK'd'"' con moderazione, virtuosamente la gran contesa a) (1).

(1) A maggior cognizione riguardo allo scioglimento di questa


gran contesa, diremo che Arrigo V lasci al Clero ed al Popolo
di ciascuna citt la libert dell' elezione e consacrazione dei loro
vescovi e ai monaci quella dei loro abati. Promise ancora di resti
tuire alla Chiesa romana e a tutte le altre gli Stati e beni che egli
o suo padre avessero usurpati; e diede una vera pace a papa Ca
listo II, alla Chiesa romana e a qualunque era stato suo partitante.
D'altra parie il pontefice accord all' imperatore che le elezioni dei
vescovi ed abati del Regno Teutonico si facessero in presenza dello
imperatore o de' suoi messi, liberamente e senza simonia e violenza,
e nascendo discordia, fosse questa rimessa al metropolitano coi ve
scovi provinciali. L'eletto poi doveva ricevere dall'imperatore l'in
vestitura con lo scettro degli Stati e delle regalie spettanti alla sua
chiesa, eccettuate le appartenenti alla Chiesa romana. Nelle altre
parti dell' Impero, consacrato che fosse l' eletto, nel termine di sei
S'i* uno'ira1'' mes' eol' prenderebbe l' investitura delle regalie b).

fonazioni. Quando il patriarca, od altra persona faceva


qualche perpetuo donativo a' collegi religiosi ed alle chiese, prote
stava innunzi a Dio nel seguente modo : che coloro fossero dan-
nati con Giuda traditore, o con Oatan ed Abiron vivi subissati
nella terra, i quali profanamente contraffacessero alla loro pia in-
tenzione.
Le decime. Se alcuno negava o defraudava le decime ai
luoghi sacri era giudicalo indegno di sepoltura ecclesiastica.
Vita di penitenza. Molte donne ritiravansi dal mondo e
si dedicavano a Dio facendosi rinserrare fra quattro mura in[anguste
cellette a un solo pertugio, donde vi potesse penetrare la luce, ma
anche questo ferrato; esse venivano sostenute con giornaliera ele
mosina dalla carit dei fedeli. Molte ancora, vestite in abito mona
cale, abitavano alcune celle vicine alle chiese campestri, vivendo san
tamente; alle cui preghiere quasi tutti i moreuti raccomandavansi,
lasciando ad esse in compenso qualche tenue legato.
Sepolcri. Nel giorno della deposizione, ed ogn'anno nelle
quattro tempora portavasi a' Sepolcri e pane e vino, e dopo le di
vote preci a Dio mangiavasi e bevevasi da' presenti.
Vestito de' morti. Prima in abito benedettino, dipoi in
quello di S. Domenico o di S. Francesco, faceansi seppellire.
Chiese t governatori di esse. Ogni contrada nelle terre
e castella ed ogni villaggio, deputava governatori alle loro chiese.
109
1122 Engelberlo e Mainardo di Gorizia vivevano in
questo tempo, e sono i primi che sappiamo con certezza es
sere stali di questo casato e senza il titolo di conti ancora
sotto quesl,, anno a)N (1).
,.. ) Uniti. Noi. cu.
y.ihp.3iiosi*.

(1) Conti d Gorizia e loro origine. I due fratelli


Engelberto e Mainardo sono i primi individui della famiglia di Go
rizia di cui si ha certa notizia. Wolfango Lazio nella sua opera b) p!i58.Hlgr" 0ia'
ci riporta che Alberto (nome costumato nella famiglia dei duchi
Andacensi o di Diessen, e nei rami di quella dei conti del Ti-
rolo di Gorizia) figliuolo di Ezzelino marchese dell' Istria , da

4'oit vocazioni del patriarca ro1 suoi vescovi suf


fragane!. Quasi sempre, di due in due anni, convenivano as
sieme nelle terre principali del Patriarcato a conservazione della fede
cattolica.
Le prime dignit ecclesiastiche del Friuli come
chiamavnnsi. Esse venivano dette Case, e V aver loro denominavasi
cos : terre e feudi della Casa d' Aquileja, di Concordia, di Rosa zzo,
di Moggio, di Sesto, di Suminaga, e cos pure speciGcavansi nelle
vendite.
Donazione alle chiese, quando era tenuta perpetua e ir
revocabile. Questa rendevasi tale quando la carta contenente la
disposizione del donatore offrivasi siili' altare. Costume usato anco
oggid (parla il Nicolelli) in Baviera.
La religione di S. Benedetto aveasiin gran venerazione; vennero
poscia quella di S. Domenico e quella di S. Francesco, che con pari
affetto furono abbracciate.
I collegi, ovvero le compagnie delle arti, separatamente
avevano nei Tempii altari consacrati a santi tutelari, la di cui vita
nel Nal.ile, ad esempio comune, rappresentavasi nel mattino, e dopo
il pranzo passavasi lutto lietamente con balli.
'render possesso giurisdizionale d' un villaggio.
Quando ci succedeva, i sudditi in segno di soddisfazione onoravano
il nuovo giurisdicente con rustici presenti.
Possesso legittimo* come veniva dato. Colui era
indotto nel legittimo possesso, nella mano del quale il Nunzio, ot
tenuto per sentenza giudiziale, dava, se era campagna, una particella
d' erbe, di terra e di rami d' alberi ; se casa il cerchietto di ferro o
il catenaccio della porta ; ed egli aprendola e chiudendola entrando
ed uscendo, protestava a questo modo aver avuto il possesso reale
Le doti delle fanciulle erano tenue s nella somma de' contanti,
bastando le mille lire de' denari d' Aquileja alle pi ricche e pi
nobili del paese, come ne' vestimenti e gioje, che non oltrepassavano
mai i tre di seta, velluto e scartato, una ghirlanda di perle ed una
catena d' oro.
H23 Il primo Concilio generale Laleranese si lenne
nel di 18 o 19 marzo; e vi convennero 500 vescovi e inul
tissimi abali. Fecersi in esso parecchi decreti sulla disciplina
ecclesiastica; fu confermalo l'accordo seguilo fra V imperatore
Arrigo IV e la S. Sede ; venne data, ovvero rinnovala, V as
soluzione delle censure al medesimo sovrano ; furono riprovale
le ordinazioni fatte dall' antipapa Bordino, con altri canoni. In
questo Concilio si fecero da' vescovi gravissime lagnanze con*
tro a' monaci, per aver essi di gi occupale le chiese, le de
cime, le oblazioni, e ridotti i vescovi quasi al solo pastorale.
Si agit nuovamente anche la lite di precedenza tra gli arcivescovi
$&mmt5t Olrico di Milano e Gualtiero di Ravenna a).

cui discendono anche i duchi di Merania, sia stato il primo che


per aver prestato fedele servigio all' imperatore Arrigo IV contro
il pontetice, venisse creato conte di Gorizia e palatino di Ca-
rintia ; e che questi poscia lasci di s due figliuoli, Mainardo e
Bertoldo, nomi usali nel ramo di Gorizia, e di Merania. Lo slesso
Lazio vi aggiunge l' altro fratello Engelberto marchese di Craimburgo,

I vestiti ila uomo consistevano piuttosto in panni di fina lana


colorati, di quello che in stoffe di seta.
Divertimenti pubblici. Ogn' anno, nel carnevale e nelle
pubbliche congratulazioni, s'intrattenevano con Giostre e Tornei, spen
dendo magnificamente si il pubblico che il privato.
Convocazioni dei monaci Benedettini. Ogn'anno,in
luogo stabilito, gli abati ed i monaci congregavansi ad oggetto di
trattare sulla conservazione della fede cattolica.
Poderi, loro restituzione e rivendita. Chi era ob
bligato alla restituzione e alla rivendita di un qualche podere, ve
niva nel medesimo istante ricercato a farne la restituzione una, due
e tre volte.
Soldati e prigionieri di guerra. l soldati fatti pri
gioni nella guerra, liberati nella pace, partivansi col bastone e col
cappello loro donati dai liberatori, avendo prima ricevuta un' apparente
guanciata nell' estremit della testa.
Le citt t modo con cui passavano sotto l' altrui
impero. Ci effettuavasi quando le chiavi delle porle porlavausi
ai piedi o alla mano dei principi.
I vinti. Questi prestavano ai vincitori o alcuni vili servigi,
o inviavano presenti alle chiese, dimostrando in tal modo essere
sottomessi alla possanza dei vincitori.

_
Hi
1123 Circa questi tempi il doge di Venezia Domenico
Michele mand i suoi legali a Costantinopoli, per impetrare
dall' imperatore de' Greci Giovanni Comneno la bolla d'oro;
ma questi, anzich contenersi siccome i suoi antecessori,
gliela neg. Nacque quindi guerra fra' Greci e' Veneziani. Ad
istanza poi di Baldovino re di Gerusalemme, il doge riun v
un grosso stuolo di 200 legni tra galee, barche da trasporlo,
ed altre navi, e pass in Oriente, ove presso Joppe, trovala
la flotta di Babilonia, composta di 70 galee ed altri legni,
la pose in rolla a). AffiSu^*
1123 Mainardo I col figlio Enrico I conti di Gorizia
della casa del Pusterlhal b). cl^pbS!' s,r"

e li dimostra fratelli, figliuoli del dello Alberto, appoggialo al Cronico


dell' abate Urspergese sotto l'anno 1106. Come abbiamo veduto Del
l' articolo Avvocatiti della chiesa d" Aquileja in questo volume a pag.
76 e seguito, furono essi avvocati di questa chiesa, e per tale im
piego, o carica ebbero molta parte nelle cose avvenute dopo il se
colo XII in questa
M
nostra Provincia e),'' come diremo. e) tirati, noi. ni.
T. Ili pag. 311-311.

Al patriarca ed all' imperatore nella venuta in Italia e


nel ritorno in Germania, alcune citt e villaggi avean obbligo parti
colare di costruire i ponti sui fiumi profondi e pericolosi.
O.slajrjji di guerra. Per sicurezza della pace e della guerra
ricevevansi ostaggi dagli uomini di dubbia fede.
1 rei di offesa maest una sol volta erano chiamati a di
fendersi.
il ln^iiatr io slaro era assai pi usato nei villaggi di quello
die la favella furlana allora incolta e ti' un ingrato suono.
Per osservanza del fatto giuramento, moltissimi astenevamo dai
ffiiux-lii a cui inclinavano.
Gli abitatori dei castelli, detti sottofeudatari, senza
contraddizione de' castellani, introducevano altri abitatori a sicurezza
ed aumento delle abitazioni.
Tutti i presidenti maggiori e minori giuravano di adempire
lealmente V ufficio loro.
Fabbriche di castella, o case incastellate. Non
potevasi fabbricare se non ad onore e grandezza della Chiesa ed a
ci obbligavansi i fabbricatori con giuramento.
Sottoscrizioni a contratti. Di qualunque natura essi
fossero, i testimone sottoscrivevansi in gran numero, col nome solo.
112
1124 Add 12 o 15 dicembre di quest'anno muore
Calisto II, pontefice d' immortale memoria, di grande libera
lit verso le chiese di Roma, e degno di pi lunga vita per
le sue singolari qualit. Dopo 7 giorni di sede vacante, non
senza discordia e tumulto, fu eletto suo successore V ambi
zioso Lamberto vescovo d' Ostia, che prese il nome di Ono-
i) Muratori. Ann. ; li \
d'it. anno 11M. NO JI B).
1124 La flotta de' Veneziani, capitanata dal doge Do
menico Michele, con gli altri Crociati conquista la ricchissima
citt di Tiro. Tale presa mirabilmente servi alla mercatura
b) Rampoldf. Cron. , , . , , , _ . .
- mtorio.S- e a ln vanlaog' de Veneziani b).
no a. jj25 Chiude i suoi giorni l'imperatore Arrigo IV
ai'm!o"[i2yic'sopr" (V come re di Germania) add 22 o 23 di maggio e), par
tecipe anch' egli della gloria di pacificatore, e perci al
meno miglior del padre. E morto esso senza figliuoli, mori
con lui la prima, la vera casa ghibellina. I pi prossimi pa
renti d'Arrigo erano i figli di sua sorella, Federico e Cor
rado, delti di Ilohenstaufen, dal castello lor nido originario,
e di Svevio, dal Ducato dato alla loro famiglia. Federico pre
lese al Regno germanico, ma prevalse nell' elezione Lotario
V. m!mmuc."* m' Suplimburga : e la guerra incominci d).

La chiesa di S. Stefano in Cavillalo era situata nel sobborgo


di S. Pietro alla parte sinistra nell' uscire della citt. In essa anti
camente risiedevano alquanti canonici con il loro prepo-
.sito, i quali furono incorporati nella Collegiata di S. Maria della
ejviu della B.Ben- c'tta nell'anno 1122 dal patriarca Gerardo e forse anche innanzi. De
- ni "fc'vat K,1De's ne"a v'la Annot. 25 e).
siTenuta
Orarne 1818,

senza cognome, col seguo d' alcune linee mal ordinate in forma di
graticole ineguali e con la professione di quella fede, che secondo
la loro nazione seguivano.
Le anse s civili che criminali per la maggior parte
erano espedile dagli arbitri.
Le casi'! loro forma. Queste, tanto nelle terre, che nei
castelli, la pi parte erano basse, e non dissimili dal genio dei fab
bricatori d' allora, poco, anzi nulla istrutti nell' architettura.
US
1125 Torna a Venezia il doge Domenico Michele con
la vittoriosa sua flotta. Essendo prima per successa rottura,
come fu dello, con Giovanni Comneno, gli fece guerra, pre
dogli l'isole di Samo, Mitilene ed Andro, e diede loro il
sacco. Riprese agli Ungheri le citt di Spalatro e di Trau,
e li cacci dalla terra marittima di Belgrado, diversa da quella
clie sta al Danubio. Giunto a Zara con la sua flotta, fu dal
Popolo onorevolmente ricevuto, e quivi fece la distribuzione
della preda; poscia con trionfo si restitu a Venezia a). SiuPXSo a.
ii'G Addi 15 giugno, Romano del fu Pelligrino, di
legge longobarda, dona alcune terre in Cividale e Bicinicco
ad Emma figlia di- Busin visconte di Mels b). ix* """
H27 Le seguenti citt d'Italia (1) Novara,
Pavia, Vercelli, Asti, Alba, Albenga, Piacenza, Parma, Mau-
lova, Ferrara, Bologna, Modena e Vicenza, in questo tempo
si governavano a Repubblica, n pi erano governale da mi
nistri imperiali e). Snwun.ri c' "'

(1) Liberate le citt lombarde dal giogo straniero, cominciarono


a volger l'armi V una contro 1* altra, male che vedremo andar cre
scendo per la matta ambizione, da cui, chi pi pu, pi degli altri
ancora si lascia sovvertire d). d) Detto.

I lavoratori dei poderi, loco e foco, non prendevano cosa


a credenza n facevano alcuna obbligazione senza l' assenso dei pa
droni.
I servi di masnada, siccome soggetti all' altrui volont, non
erano ammessi a testimoniare contro alcuno, meno ne' casi indicati
dalla legge, n contraevano matrimonio se non con donne servili ;
i contraenti per esprimevano egualmente la legge sotto la quale
vivevano a costume dei padri loro.
1 feritori leneansi liberi dalla pena consueta, quando dopo 40
S'orni i medici, deputati dai giudici, riferivano con giuramento che
i feriti non correano pi pericolo di morte.
I savii delle citt e castella, dato il consiglio a' litiganti,
giuravano non sentirsi aggravata la coscienza, non avendo inclinalo
pi ad una che all' altra delle parti.
Le disgiunte parti del carroccio e le insegne militari
<je' nemici prese in battaglia consacravansi in diverse chiese a con
tinua gloria de' vincitori.
8
114
1 127 Enrico li marchese dell' Istria della casa di Sponheim
S&'?. T- Slr- Orlenburga).
1128 Corrado fratello a Federico duca di Svevia fu
da questi invialo in Italia, acciocch si procacciasse quel
Regno. Dovea per esservi preceduto qualche trattato segreto
co' Milanesi, mentre appena comparve in Milano, quella no
bilt ed il Popolo dichiararonsi in suo favore, e fu incoronato
in Monza con la corona ferrea nella festa di S. Pietro di
giugno tlall' arcivescovo Anselmo e dichiaralo re d'Italia;
funzione che fu rinnovata da li a qualche giorno nella basi
lica di S. Ambrogio di Milano. Ma scomunicalo dal papa 0-
norio II, che aveva approvalo l' elezione del re Lotario, scem
!j'iL'a7,norliiatnn' di credilo, e fu infine annientala in Italia la di lui potenza b).

Molli disponevano, che quando i loro testamenti non avessero


alcuni segni ed alcune parole precise e certe, fossero affatto invalidi.
Le differenze de* luoghi comuni erano decise dal principe con la
presenza de' padroni sotto cui vivevano i rustici litiganti.
Infeudazioni praticate da ecclesiastici. I vescovi, gli abati,
le abadesse ed i capitoli infeudavano molte terre, facendosi a morlo
di principi temporali prestare il giuramento di fedelt e .li vassal
laggio da' feudatarii.
I compromessi non pubblicavansi se non con pena da infig
gersi a' contraffacenti.
Gli assediali costretti da necessit, dopo un assedio che aveali
resi mancanti d'ogni cosa, tenendo le spade nude in ispalla addi-
mandavano pace agli assediami.
II beneficio della ricompra dei poderi venduti era cir
coscritto a pochi mesi, ma estendendosi pi oltre, stabilivasi con la
promessa di persona sicura, la quale in ogni tempo induceva il com
pratore a fare la rivendita.
I litici insorti per camion de' castelli terminavansi al
giudizio di dieci nobili detti Luogotenenti del patriarca, togliendo cosi
al principe avente interesse il mezzo di giudicare in propria causa
e di spogliarne forse gli antichi possessori per beneficare parenti e
famigliari.
Le cause venivano dal patriarca commesse per lo pi o ad ec
clesiastici di sinceri costumi od a nobili d' incorrotto giudizio.
Le fondazioni dei castelli come praticavansi. 1 vescovi
con sante benedizioni gettavano la prima pietra de' castelli.
H5
li 28 - Corrado arcivescovo di Salzburgo scrive ad Ol-
lonc vescovo di Bamberga sull'argomento della deposizione
di Gerardo patriarca d' Aquileja, fatta in quesl' anno dal papa
Onorio II a mezzo del suo legato Pietro, prete cardinale del
titolo di S. Anastasia, e lo dice scaccialo, perch indegno di
qualunque ecclesiastica reggenza. In tale incontro fu deposto
..... . \ ri i r<- 7 n a] Muratori. Ann.
pur anche il Veneto patriarca a) bradese Giovanni V ora- i"Ca*p"n;>l }t\P-
denigo l>). ch^p.&P:*i!
, ' _. _. , . ., , ., . . . b) Palladio. SI. eli
1129 Deposto Gerardo patriarca d Aquileja, fu eletto pt- 1 p. ira-no
in sua vece il decano di Bamberga, il quale nominavasi E.,
probabilmente Egelberto. E sebbene dal Clero e dal Popolo
sia egli stalo eletto, nacque tuttavia grave dissidio in Aqui
leja, ed il Popolo slesso levossi a tumulto e ricus di rice
verlo. Egli perci fu costretto a ritornarsene a Bamberga,
prima ancora di arrivare in Aquileja. E continu cos lo stalo
di questa Chiesa sino all' anno susseguente e). e) capponati et.

I notai t loro sottoscrizioni. Questi sottoscrivevansi


notai di quell'imperatore per la di cui autorit e rescritto erano
promossi a quella carica, aucorch quel sovrano avesse avuto vita
secoli prima.
Scritture in lingua friulana. I Forlani ignoranti del
latino scrivevano goffamente in lingua friulana i loro memoriali.
II matrimonio. Le fanciulle tre volte domandate o dal sa
cerdote o dal notaio, tre volle confermando, prestavano il loro as
senso al matrimonio.
I rustici deboli solloponevansi alla difesa dei nobili potenti,
pagando quel censo, che in allora con voce sconosciuta chiamarono
viilria ovvero avvocazia.
I sermi di masnada, morti i loro padroni, davansi inginoc
chiati alla podest degli eredi.
La favella di quei tempi, lo scrivere pubblico e privato non
era accompagnalo con termini d' adulazione : di vostra signoria, di
vostra inagiiilicenza, ecc.
1 cittadini benemeriti alla patria erano, per pubblico
decreto, esonerali da gabelle ed aggravii pubblici.
Le contese civili sulle acque spettavano solamente al gi*
dizio del patriarca.
I vescovi suffragane! giuravano fedelt al patriarca.
116
Intorno a queBt' anno pare dover essere stato eletto a
patriarca di Grado Enrico Dandolo, successore al deposto
a) palladio, si. cu. Giovanni V Gradendo. Secondo il Palladio a) lo sappiamo
par. Ipag. 170-171. .... ,
bj oeiw pi69.no consacrato dal papa Innocenzo II nell anno 11 5U b).
H50 Engelberlo I marchese dell'Istria fratello ad En
ei Delia Bona. si. nco l della casa di S[>o il li e i in Ortenburg e).
H30 Nel giorno di gioved 13 febbrajo, Acica, vedova
del marchese Purcardo, dona ai conjugi Corrado e Matilde,
sua figlia e genero, in propriet e libera disposizione tutto
ci che di paterno e materno possedeva ollramoiili ed in Ita-

tolleri*; in lcjsrgc (1 numero di questi era si scarso, nessuno


dedicandosi in allora alle lettere, che per comporre e riformare gli
Statuii della Pallia e delle Comunit, dovoansi ricercare presso i
celebri studii d' Italia e fuori ; e con onorali stipendii provvederli.
I rei condannati a morte dal giudice minore venivano con
dotti a certi sassi, e col capestro al collo consegnali dal manigoldo
al maggior giudice che eseguiva la semenza. Costume specialmente
usalo nella Conlea di Gorizia.
Le armante. ti patriarca e molli nobili avevano gran tratti
di terreni lavorati, detti Armarne, con le di cui reudile acquistavano
le armi necessarie ai bisogni della guerra.
I castelli ed i borghetti ove fabbricavansi. Quasi tutti
i castelli venivano eretti sopra colli, e i borghelti coslruivansi nella
parte inclinata.
II bando. Tutti i presidenti minori col giudizio degli astanti,
ampliando la loro autorit, bandivano da tulio il Patriarcato i rei
convinti di scelleraggine volontaria e vituperosa.
Monti di battesimo. Estinta quasi ogni memoria romana,
non ponevausi ai fanciulli nel battesimo se non nomi barbari.
Placito distretto. I presidenti minori, accompagnali da'
giudici, facevano ragione sommaria ai sudditi nei villaggi, della al
lora Placito distretlo.
Cognomi. Quasi nessuno al proprio nome aveva aggiunto
il cognome, facendo le veci di questo il nome del padre.
I soldati ammutinati, o fuggitivi, od allontanati dal campo senza
licenza del capitano, presi, erauo condannati a ignominiosa morte;
lontani, restavano perpetuamente banditi ed infamali.
Le citt davano, senza opposizione, prigioni i malfattori alla giu
stizia dei giiirisdiceuli nel di cui territorio aveano commessi i delitti-
Tutte le locazioni perpetue ed euliteiitichc restrin-
gevansi alla seguente condizione : non poter gli afflltuali o livellarli
H7
Ta, e specialmente in Friuli e in Allenis. Sicch per questi .
donazione e possesso del castello di Allems, trasferito in di
scendenza e continuato in femmine, sembra potersi conget
turare, che In Diemola moglie del marchese Voldarico, che
vedremo nominala sotto la data H70, fosse figlia dei pre
detti conjugi Corrado e Matilde a). ^Mk011'

cedere la cosa livellata n a chiesa, n a potente persona, n a servo.


^>n;s*i tutti feudatari!, che per obbligo ordinario appresso
i presidenti minori rendevano ragione, potevano impunemente (senza
pena) comparire al cospetto del patriarca con la spada al fauco.
Vendita di beni feudali. Se alenilo avesse venduto
qualche podere feudale per proprio, veniva privalo del feudo ed era
tenuto sempre per ribaldo ed infame.
La quetanxa e la pace. Queste erano giudicate ferme ed
inviolabili quando le parti presenti, 'dopo il bacio ed il toccar di
mano, gettavano a terra un fastullino di paglia, saggiamente affer
mando, che pari a quella paglia per l'avvenire faceau calcolo delle
cose passate.
Gli abitatori delle eitt soggette, con ogni studio e col
privato danaro dato al principe, procuravano ottenere tutte le libero
prerogative speciali alle metropoli.
Regalie del principe. I luoghi pubblici, come mercati
e piazze d' ordinario numeravansi tra le regalie del principe, al quale
gli occupanti pagavano per ogni passo un danaro d'Aquileja.
Le cause mercantili. Le terre murate creavano ogn'anno
un capo e giudice, al di cui tribunale espedivansi le cause mer
cantili lino ad una certa somma.
I vincitori seminavan il sale sulle citt vinte, volendo signifi
care, che siccome P acqua salsa gelata alFatto sterile, cosi quelle
rovine non sarebbero giammai, per nuova riedificazioni!, atte a far
frutto civile; ma all' incontro a dileguarsi gradatamente a guisa di
sale.
I capitani vittoriosi offi ivano l'insegne e parte delle spoglie
nemiche a tutte le chiese delle citt principali.
I vincitori erano al colmo della gloria allorquando
dalle vinte citt portavano in patria le reliquie dei santi, rendendo
cosi pi venerabili e pi auguste le chiese, nelle quali da' ministri
con grande riverenza e dignit conservavausi.
Le facolt dei ribelli. Siccome il Friuli aveva obbedito
prima ai Longobardi e poscia ai Franchi, cosi, secondo le loro leggi,
confermale particolarmente da (iarloiiiagno, le facolt dei ribelli si
devoleano al fisco.
M8
11 50 Il papa Onorio I! mori addi 14 tehbrajo, e fiero
sconvolgimento produsse la sua morte nella Chiesa Roma-
5,lii!anoliruo^,B" na a). Fu eletto papa e protetto da' Frangipani e dagli altri
nobili romani Innocenzo II ; ed antipapa Anacleto, un discen
dente da Elirei e figlio di Pier Leone, che era stalo prefetto
nLa.fSTuu' imperiale e potente ne' lurhamenli dei pontificali anteriori b).
Sorsero perci i partili, e quindi lolle e gravi malanni.
1130 Nell'anno presente, e senza notizia del giorno
e) Palladio. St.dcl
dell'elezione, troviamo nella sede Aquileiese

il patriarca Pel-
-Lviffi'Jn dx legriiio o Peregrino I, successore al patriarca Gerardo e).
p xfc.- Ur.'lM.
dclFr. t. IV p.23.

Le eilt epano divise in quartieri presso i di cui capi


creali ad anno nei Consigli, ad ogni occorrenza, e dopo il suono
della campana bellica, riunivaiisi annali tulli i cittadini.
Le donne incinte il' ogni celo, o per comodo o per minor
deformila, andavano discinte.
Eremiti. Presso e lungi dalle citt abitavano in angustissime
celle molli eremiti servi di Dio.
Tutti i trattati di pace o di altr' importanza erano e pro
posti e condoni a bue primamente dalle autorit ecclesiastiche, poi
da nobili secolari.
Le dignit temporali del Friuli, per la maggior parte,
erano governate da Fortini.
Torri t loro fabbriche nelle citt. I cittadini pos
senti fabbricavano in citt torri altissime ad oggetto di riparo contro
le ingiurie dei partiti.
Le insegne od armi dei "nobili privati. Queste, se
condo le occasioni, imilavansi od accresce vausi.
La campana di guerra. Il suono di questa prescriveva
ai soldati il tempo d'inforcare il cavallo quando uscivano contro ai
nemici.
Preghiere pei benefattori delle chiese. Ogni anno
i laici vestiti da penitenti e con le croci, inginocebiavansi alle se
polture e con flebile voce pregavano per essi e pei defunti delle
compagnie loro.
Le porte delle citt non cbiudevansi nei tempi tranquilli.
tregge nelle citt. A comodo della vita tenev.msi nelle
citt gregge ed armonia, le quali dai pastori venivano condotte ai
pascoli, assegnali, per ordine antichissimo, a ciascun borgo.
Prediche nelle piazze. I monaci nelle piazze ogni giorno
esortavano il l'opulo alle cristiane virt, promettendo vita a' buoni,
morte a' cattivi.
119
Peregrine fu figlio di Enrico duca di Carintia a). Questo pa- j) {^yg; *
iriarca non solamente dal pontefice Innocenzo II ottenne
ampio diploma di giurisdizioni e privilegi per s e per la sua
Chiesa ; ma similmente ne ottenne anche dui pontefice Adria
no IV. Figur Peregrino in pi guise e presso i pontefici
e presso gt' imperatori. Visse lungamente nel pastorale go
verno e fu utile al suo Patriarcato nello spirituale e tempo
rale, possedendone il Principato del medesimo siccome i suoi
antecessori. Le relazioni per e le convenienze che lo stringe
vano all' imperatore lo condussero altres a favorire il par
tito degli scismatici ed a concorrere nel conciliabolo di Pu*
via l'anno 1160 alla deposizione del pontefice legittimo Ales
sandro HI ed all' intrusione dell'antipapa Ottaviano, sotto il

Rappresentazioni pubbliche. Quasi ogn' anno nella


settimana santa, presso le chiese, i sacerdoti rappresentavano le pene
dell' inferno con spaventevoli forme.
I dazi! e le gabelle erano attivati, non per opprimere i Po
poli con nuove servit, ma per conservare l'antica libert.
Sigilli e loro uso. Cosi il pubblico, come il privato, in te
stimonianza di verit con sigilli peculiari marcavano le lettere e le
scritture.
Insegne od arnie. In queste il rosso ed il bianco pi che
altro colore adoperavansi.
I capitani d'esercito distinguevano i loro soldati a mezzo
di speciali uniformi.
Fortezze ricuperate. Quando le fortezze occupate ve
nivano ritolte, i soldati che le presidiavano erano vilmente fatti uscire
senz'armi e con una verga in mano.
1 ribelli del principe come conducevansi al supplizio.
Venivano essi condotti a morte col capo raso e indossanti una cappa
nera : poscia, miserabilmente, in luogo ignobile, fuori della sepoltura
de' loro maggiori, venivano sotterrati.
I castaidi, i capitani, i podest ed altri minori presidenti
investivano, a nome del patriarca, feudi da' quali non s' acquistasse
nobilt.
120
iioiik! di Vittori; IV. Lo si trova anzi sottoscritto .in princi
palit a lutti gli alti per s e per i suoi suffragane! : Ego
Peregrinus Aquilejensis patriarcha cum meis suffraganeis
interfui et consensi. Per ci fu scomunicato dal pontefice
a) Cappelletti^ Le
e.' IXp Alessandro IH a). Nel H59 fu presente alla radunanza di
Ronciglione tenuta da Federico Barbarossa ed in Pavia dopo
esso Federico fu il primo a baciar il piede a Vittore aiili-
biBgoi.A.dA,. papil) e mori poi nc| 4161 b) (1).

(1) Nel 1130 cessa di vivete Domenico Michele doge di Venezia,


e fu innalzato a quel trono Pietro Polano. A quest' anno vengono
riferiti i privilegi e le esenzioni accordale da Baldovino re di Ge
rusalemme dai patriarchi e dal principe d' Antiochia alla Nazione
d'ii'aUlnno tw"' Veneta in Acou e in altri luoghi d' Oriente e).

I FEUDI
SOTTO \ PATRIARCHI W AOtiiLEJA
CENNI
traiti dall'opera del sartori
\
Venezia Tipografia Santini

1852

Le largizioni fatte a' patriarchi d'Aquileja da Carlomagno e dagli


imperatori Germani, riunirono in essi tanto dominio ecclesiastico e
temporale da renderli maggiori di molto a' duchi secolari che signo
reggiarono il nostro Friuli. Padroni cosi i patriarchi dei Vescovati, Al>-
hazie, Monasteri, Ville e Castelli di questa Provincia, consolidarono il
loro dominio infeudando i loro possessi, secondo le allora vigenti isti
tuzioni, alle persone pi nobili e fidale, esigendo fedelt e difesa con
ogni loro potere nella vita e nella loro signoria.
1 numerosi castelli del Friuli, molti sussistenti fino da re-
HireSfrai0 u" 'notissimi tempi, come bassi da Virgilio d), vennero pertanto occupali
da questi illustri feudatari! e concessi loro dai patriarchi non
solo onde gli abitassero, proteggessero, e coltivassero le terre; ma
con tulli i diritti di giurisdizione nei loro feudi, ili spiegare i loro
parziali vessilli di guerra e di trasferire alla lor volla de' feudi no-

i
121
1150 La famiglia Arcoloniani venne ii^ questo tempo
ad abitare in Udine a) (1). &M p?t:
il 51 Nel principio della primavera il pupa Innocenzo II,
trovandosi in Liegi, v' incoron solennemente il re di Ger
mania e d' Italia Lotario III e Richenza di lui moglie b). d-'iullunl ihT?"

(1) I>a fiimi&ln Arcoloniani, secondo alcuni, venuta da


e) Guerra. 01. Fu.
Vicenza e), secondo altri sarebbe originaria del Friuli. Seguendo la t. I p. 531. '
cronaca Monticoli, trovasi aver essa tratto il cognome da Arco-
lonian ili Galariano padre di Mnngotto inereadante friulano. Nel 1290,
aumentata la propria facolt, fecesi aggregare alla cittadinanza udinese;
poscia, ricca ed onorevole, visse quivi, e nel XV secolo compr da Et
tore e fratelli Polcenigo il rovinato castello di Moruzzo coli' esborso di
2000 ducati, ,per cui ebbe voce in Parlamento, ed occupo in esso d) Cr. Monticoli nel
Olii F. del Guerra
fra i feudalarii castellani il posto XXV11 d). Per sua arma od in T. I p. 16 e 531.
e] Palladio. SI. del
segua porta nello scui) un circolo bianco in campo vermiglio e), Fr. par. I p. 331.

bili, esigendo dai loro vassalli gli omaggi medesimi die essi al pa
triarca rendevauo. Senoncb, a temperarne il potere, i patriarchi
investirono anche degli ecclesiastici di possessi temporali,
co' medesimi onori e privilegi lutti ; d" onde la grau divisione dei
feudatari! ecclesiastici e secolari.
1 feudalarii ecclesiastici non erano obbligati al personale
militare servigio ; ma occorsero frequentissimi i casi nei quali, ad
onta del testo che dice non potest esse miles sa.-culi qui factus
est miles Chi isti, si videro forniti di tuli' armi, capitanare le
loro schiere nelle battaglie. In Friuli il carattere bellicoso
tirali ecclesiastici si mantenne vivissime : duci i patriarchi
stessi.
I feudi secolari erano di quattro sorta e si nominavano co
munit, liberi, ministeriali e abitatori.
Le comuuit erano composte di proprietarii liberi e coltivatori,
e venivano rappresentate da un podest, castaido o capitano.
Secondo la diversa qualit del feudo a questi assegnato, erano
imposti i servizii che prestar doveano in pace ed in guerra alla sede
patriarcale ed al patriarca slesso, e da questo corpo, secondo il
Palladio, fu composto il Parlamento, di cui abbiamo parlalo iu
queslo voi. a pag. 12 e seguenti.
Di tulle le predelle qualit di feudatari! le prerogative erauo
differenti ; altri avevano i feudi colle giurisdizioni e la voce nel Par
lamento : altri feudi e voce senza giurisdizione ; altri giurisdizione
e voce senza feudo ; altri voce sola senza feudo e giurisdizione (che
iu Parlamento la voce, si riconosceva per fendi), comunque il feu
datario non possedesse castello o stabile feudale); altri lilialmente
122
1132 Addi 29 giugno il pontefice Innocenzo II rilascia,
in data di Piacenza, a Peregrino I patriarca d' Aquileja una
bolla, firmala anche da 8 cardinali, con cui gli conferma non solo
i suoi diritti e prerogative spirituali di metropolita sopra 16

) Cr. Monile, nel


che altri chiamano mola da molino, aggiungendovi che il mercante
0. F. del Ouerra Mangoito <l' Arcolonian fosse mugnaio per pubblico instrumenlo a).
y. III. 10 e 531.
Noi sappiamo per essere questa famiglia molto antica nella citt
b) Caprifoglio. Vi. di Udine, ed aver posseduto in feudo la giurisdizione del castello
Ili.p.HI-Porcla.
Descr. del Fr. nel
di Minuzzo e quella di Pozzo vicino a Codroipo b). Il Valvasone poi
0. F. del Guerra
t. VII p. 198.
ci .fa sapere, che gli Arcoloniani porta vau una insegna simile a quella
e ) Yal?asone. LI dei signori Coler di Guarimbergo, e che aveano parentela tra loro e).
rare, della Patria
del Friuli ecc. Anche il Palladio dice i Guarimberga famiglia tedesca, distinta da
d) Palladio. SI. eli.
pari. 1 pag. 334. insegna eguale a quella degli Arcoloniani d).

non avevano n feudo, n giurisdizione, n voce, ma soltanto una


qualche prerogativa, com'era quella in certi giorni dell'anno di cu
stodire le feste, come si vede nella Costituzione della Patria.
Fra quelli che avevano la giurisdizione, altri 1' avevano con mero
e misto impero, altri col guarito (Carichi giudizio o giurisdi
zione semplice).
Feudatari! liberi, abitatori e ministeriali, loro dif
ferenza. 1 liberi possedevano feudi retti legali spettauti
soltanto ai maschi, colla giurisdizione del mero e misto impero.
Gli abitatori ed i ministeriali possedevano feudi retti
legali, spellanti non solo ai maschi, ma anche alle femmine, ed
avevano la giurisdizione col Carilo ; e questi ultimi diversificavano
dai semplici abitatori per aver specificati nelle loro investiture gli
obblighi del loro ministero
Dei feudatari! liberi due erano le sorta : i liberi asso
lutamente e i ministeriali e liberi insieme. Ai primi
appartenevano i conti di Praia e di Porcia, ai secondi quelli di Pol-
reuigo, di Slrassoldo, di Castellato e di Villetta, le linee dei quali
due ultimi andarono estinte. Alla prima classe soltanto spettava la
giurisdizione del mero e misto impero, del sangue e dell' ultimo
supplizio. Gli altri feudatarii tutti, meno Savorgnano (che pe' suoi
meriti- venne aggregato alla patrizia Veneta nobilt) erano abitatori
e ministeriali insieme, cio dovevano abitare (loco et foco) i castelli
lor dali dai patriarchi, custodirli come loro ministri, restituirli a vo
lont di quelli, ripararli e riedificarli occorrendo a loro spese ; ac
cogliere i castaidi ed i commessi mandativi.
Ma i ministeriali avevano i loro obblighi distinti. V'erano i ca
merari!, i vessilliferi, i custodi della stalla e della cucina
del patriarca, e v' erano ancora esercenti uflzii minori.
123
Vescovadi ({) con le possessioni e beni che godeva
la Chiesa aquilejese, e die potesse godere ; ina ancora la
Contea, Marca e Ducalo concessi dag!' imperatori e re, cou
tulle le concessioni, giurisdizioni e domimi temporali, con
proibizione a qualsiasi persona di turbarlo in qualunque modo,
solto pena di scomunica a). ?! imu-h'.0"'
H32 Scende in Italia per la valle d'Adige, con tenue
armala, Lotario III, e circa i primi di settembre giunge per
la via di Trento ai prati di Roncaglia sul Piacentino, dove,
alla venula del nuovo re, soleansi adunare i principi, vescovi,
baroni e legati delle citt del Regno. Col porlossi anche
il pontefice, per istabilire col re Lotario come liberar Roma
dalle mani dell'antipapa e conferire ad esso re la corona
.,,,... b) Muratori. Ann.
dell Impero b). <riw- annonw.

(1) Intorno a questi Vescovati, de' quali qui non si fa il nome,


diremo parerci dover esser fra questi i 12 gi spettanti al metropolita
aquilejese, e da noi indicati alla pag. 50 di questo volume; e tutti
poi essere compresi nei 17 Vescovati suffraganei della Chiesa d'A-

L' obbligo poi maggiore e generalissimo a lutti i feudatarii era


di fornire proporzionatamente a' loro feudi in tempo di guerra il
servigio di cavalieri armati parte con lancie ed elmi e parte con
balestre. Nel 1327, sotto il jAtriarca Pagano, i feudatarii del Friuli
davano in complesso, in tempo di guerra 500 e pi cavalieri armati
in lutto punto.
N questi erano i soli feudi esistenti al tempo de' patriarchi, ma
ve ne avean anche di cosi detti personali. principali erano :
11 feudo soldato, il feudo d guardia, quello di ca
ntera, il feudo ili caneva, quello di avvocazia. Erano tutti
questi pensionati con una certa somma vitalizia : il primo pe' me
riti acquistati nella milizia ; gli altri per la custodia di qualche rocca,
castello o fortezza e della camera e della caneva e de' granai pa
triarcali. Il feudo poi d'awocazia era il pi stimato, poich uno
dei pi distinti cittadini era chiamato a difendere o il signore o il
Clero che non poteva piatire. Questi cittadini advocati, che i
nostri monumenti disegnano sotto il titolo di laudabiles, honesti et
veritabiles viri, godevano della pi alta considerazione anche presso
gli antichi Romani e Greci.
Con questa diversit di nomi, d' uffizii, d' incarichi venne costituito
il sistema federativo che diffuse, 1' ordine, la legalit e Te-
stensioue delle propriet feudali.
124
1133 Il re Lolario pass a Roma e vi entr sulla fine
di aprile in unione al pontefice Innocenzo II, che liberamente
prese alloggio in Luterano. Lolario prese stanza colle sue genti
al monte Aventino. Le poche forze di questi, e la forte posizione
dell'antipapa non lasciavano sperare sollecito ed ottimo line alfe
cose : perci fu risolto di dare come poleasi la corona impe
riale al re Lotario. A tal fine nella domenica 4 giugno nella

quileja, che vedremo nominati sotto la data 1180. Oltre ai 10 Ve


scovati suddetti viene confermata pur anche la podest sovra le
Abbazie di Osseacco, Moggio, Rosazzo, Belligna, Piro e S. Maria in
^Bubeij m. e. i. Organo a).

D' allora in vario ordine disposti si videro torreggiare dal Timavo


alla Livenza i castelli del Friuli (che. secondo il Sartori, sommavano
ad ottanta) ; intorno ad essi sorsero i villaggi, le comunit, gli edi
lzi! spessi e la popolazione si accrebbe fortemente, anche per la
affluenza de' Toscani e de' Lombardi all' epoca delle fazioni guelfa
e ghibellina, come dirassi.
Lo spirito cavalleresco, sebbene considerato una stranezza,
anim questi signori, ne ingentil i costumi ; e nel Friuli il feuda
lismo, che altrove era, per cosi dire, il movente dell'anarchia e della
dissoluzione, fu invece il prodotto del valore e del senno dei pa
triarchi, che ne moderavano a lor piacere la forma. Ne sorse la pi
amabile di tulle le virt, la cortesia ; la cavalleria, secondo I' au
tore della Civilizzazione a" Europa, comunque non rassomigliante alla
Feudalit, pure ne figlia ; figlia di cosi gentili costumi, elevati e
generosi, che valse ad innalzare la condizione della donna per modo
da renderla alla ad ereditare i feudi stessi ed arrecarseli in dote.
Ma lilialmente dalle intestine discordie de' feudatarii e dalle guerre
per ci fra loro sostenute, dalle frequenti cospirazioni de' Camiuesi,
ne nacque il deperimento delle finanze.
Affievolito lo Stato in generale, crebbe la potenza de' grandi, e
l'ultimo colpo alla grandezza patriarcale fu dato dai pontefici, che
se ne avvocarono la nomina e la diedero in commenda a Filippo
di Alencon. I signori riguardarono allora il patriarca come un fo
rassero, contro il quale bisognava stare in guardia; vi contrap
posero un altro patriarca, ed impararono a disubbidire a tutti e due;
all' uno perch nemico, all' altro perch loro creatura.
La commozione dello Stato s'accrebbe maggiormente pel mal con
tegno del patriarca figlio del duca di Moravia ; e tocc il colmo dopo
l'elezione del U Ponte, vivente il patriarca Pancerini di Zoppola,
deposto e cacciato durante lo scisma del pontefice Alessandro V.
125
Basilica Lateranese, dal papa Innocenzo II ricevette Lotario
la corona ed il titolo d' imperatore ; e lo troviamo chiamalo
Lotario III come re d'Italia, II come imperatore a) (1). S'iuSS?iitt1'
1133 Peregrino I patriarca d' Aquileja fonda il mona-
stero di Sytic nella Garniola, per monaci Cisterciensi b). ^"ssH* ""'"*
1153 Lotario imperatore, fatto un trattato col ponte
fice Innocenzo II per la successione di Matilde e), ritorna in ?! S!^ hV'"'

(1) Il Palladio annota : Nel viaggio che fece Lotario in Italia ed


alla sua incoronazione fu assistente Pellegrino patriarca d' Aquileja,
che prediletto da questo imperatore, ebbe da lui la conferma dei
privilegi e delle ragioni della sua chiesa d). d).Piiudto.si.dei

Ecco degenerato il sistema feudale in uno stato di oppressione.


Le usurpazioni de* nobili divennero insopportabili, ed il titolo di
liberi non fu che un titolo vano, come quello del principe non
era pi che un fantasma inobhedito. Chiedeva questi soccorso al
suddito per respingere il nemico? Spezzate le mie catene, doveva
rispondergli, delle quali i feudatari! mi hanno caricato, e vi con-
sacrer le mie braccia a difendervi. E se qualche signore si
mostrava condiscendente al proprio sovrano, ci non era che per
ottenere un diploma che autorizzasse le sue usurpazioni. In questo
slato di generale naufragio non trov miglior mezzo di salvezza il
Friuli, che di porsi sotto il vessillo della Veneta Repubblica nel
1 420, regnante 1' ottimo doge Tommaso Mocenigo, come vedremo
nel seguito di questa Raccolta. Fin qui il Sartori.
Sentasi anche il Muratori, ove parlando de' feudi nobili ed igno
bili delle corti de' gran signori ecclesiastici e secolari, cosi si esprime :
Sopra gli altri per in questa magnificenza si distinsero i patriarchi
ti' Aquileja, siccome prelati e principi che dopo il romano pontefice
ebbero maggior potenza in Italia. I feudi che loro conferivano ri
sultano di tre sorta, cio : retti o ledali, di abitanza e mi
nisteriali. Fra gli ultimi, tutti spettanti alla famiglia del patriarca,
si contano i fornai, gli scudellari, i facchini, i corrieri, i sartori, i
muratori, i lctlighieri, i conduttori di bagagli, i falegnami, i man
ganatori, ecc. Eranvi ancora i ministeriali nobili, come confalouieri,
camerieri, coppieri, scalchi, ecc. Tali erano i costumi dei vecchi e) Mar,10r, lnt
tempi e). lt. I)i undecima
1. I p. 114.
126
Lombardia (1), poscia per la Chiusa d'Adige, ritrovala np-
posizione e vinla, si restitu in Germania e celebr la nati'
vita della Vergine a Virtzburg, ove concorse gran numero
a) Muratori. Ann. ... . . . . i - \
d'n anno 1133. di principi ecclesiastici e secolari a).
i 1 34 Engelberlo conte d'Istria fonda un' Abbazia di
Benedettini in S. Pietro in Silva, di patronato soggetto ini-
a. ^h.80 Slr' mediatamente al. patriarca d' Aquileja b).
1134 Rinnovale ed accresciute le guerre in Italia tra
citt e citt, tra parte e parte delle medesime, S. Bernardo
tent comporre quelle di Milano ed altre di Lombardia, primo
cosi o de' primi di quei monaci che a ci s' adoperarono san-
?! mi1?: Ms-u.1' tornente, ma poco men che iniitilii.enle ne' secoli posteriori e).
1134 Concilio generale tenuto nel d 30 maggio dal papa
Innocenzo li in Pisa, citt da lui eletta per suo domicilio,
finch Dio provvedesse riguardo allo scisma d'Anacleto. Ad
esso Concilio concorsero non solo i vescovi e gli abati d'Italia,
ma altres di Francia e Germania. In esso venne confermala
la scomunica contro l'antipapa *d i suoi aderenti e protettori,
e furono deposti varii vescovi, forse perch fautori del mede-
d) Muratori. Ann. __ i\
d'Ital. anno 1134. S1I1I0 (II.

1135 Peregrino I patriarca d' Aquileja, add 5 luglio,


fa una generosa donazione de' suoi averi al monastero di
Rosazzo e ad Arnisio abate del medesimo : cio della Pieve
di Buri con le cappelle o chiese e ville soggette, della Pieve
di Honichslon, della decima di Cusca, di undici masi in
Camino, del monte di Luic, ed altre cose in Orsara ed in
e) Llrull. Noi. eli. p::jiJ. \
:vp.. dividale e).
1135 Engelberlo II, figlio di Engelberlo I morto verso
il 1173 marchese dell'Istria, della casa di Sponheira Orten-
f] nella_ _ona.
Buna. SI. Durg
I... f]
rr. p. 49.

(1) Anzi il Palladio ci avverte essere partito 1" imperatore col pa


triarca ti' Aquileja verso Pavia per acquietare le differenze che cre
ti Palladio. SI. del
Fr. par. I p. 111. scevano fra Cremaschi e Cremonesi g).
127
1135 L'imperatore Lotario II, libero gi dalla parte
degli Hohenstaufen a) in Germania per l'accordalo perdono ai J> JJ?.1*; i. eH'
supplici Federico duca di Svevia ed a Corrado di lui fratello, usur
patore della corona d' Italia, convoc nella festa del Santo
Natale nella citt di Spira tulli i principi e con essi concert
la spedizione d'Italia per l'anno seguente, tanto sospirala
dal pontefice romano b) per le gravi vertenze ebe affligevanlo. ^iulIoIo fuS:
1136 Voldarico arcidiacono Aquilejese, alla presenza
del patriarca, dona all'Abbazia di Rosazzo quattro masi in
Tricesimo e). > VW' cU'
1136 A Vodalrico o Odalrico abate di Moggio il pa
triarca d' Aquileja Peregrino I conferma i beni e le giuri
sdizioni del suo monastero d). A quanto ne dice il Palladio S.tdpK"?!llxp!
(Storia del Friuli, par. I, pag. 171-172) Pellegrino patriarca
d'Aquileja occupossipur anche in questo e nell'anno seguente in
Italia, presso la corte di Lotario imperatore, onde trre lo scisma
fra i due papi, e- le differenze di uno di essi coli' Abate
di Monte Cassino.
1136 L'imperatore Lotario II scende in Italia con po
lente esercito per la valle di Trento. Contrastatogli il passo
alla Chiusa d'Adige da quegli abitanti e dal loro signore, li
supera, e giunto a Verona, accolto con grande onore. Ac
campa poscia presso il Mincio, ove, concorsi in folla i Lom
bardi, tiene una magnifica corte nel di 22 settembre. Sul
principio di novembre tiene in Roncaglia grande Dieta e pub
blica una legge intorno ai feudi, che trovasi fra le longobarde;
poscia, in Correggio, conferma i palli e privilegi a Pietro
Polano doge di Venezia e). ffi"*

Era costume degl' Italiani in questi tempi, specialmente di Rug


gieri re di Puglia, di fabbricare rocche, fortezze, castelli e
gironi nelle citt per tenere a freno i cittadini ed avere un luogo
sicuro contro a' nemici f). rj imi*.
!'>8
11 36 Lotario II imperatore passa in Puglia contro il
re Ruggieri, sempre nemico del papa, e dopo aver vinto col
ed espugnale molte citt, risale in Germania e muore per
via nel Tirolo ai 3 dicembre in un vile abituro all' imboc
catura delle Alpi. Lotario viene lodato come buono imperatore,
e gli storici lo esaltano per I' amore dei poveri, per piet,
a) Balbo. Storia ti'
prudenza e valore; e gl'Italiani rinnovarono iu lui il titolo
j'&iffljth di padre della Patria a).
1138 Muore l'antipapa Anacleto nel giorno 25 gen-
najo, ma con lui non termin lo scisma; mentre i suoi Fra
telli ed aderenti, chiesto al re Ruggieri se avessero a far
pace oad eleggere nuovo antipapa, questi ne ordinava l'elezione:
perci alzarono a quel posto Gregorio cardinale, a cui impo
sero il nome di Vittore IV. A mezzo poi dell' influente San
Bernardo, allora in Roma, ed a ragione del decaduto partito
dell'antipapa e della crescente autorit di papa Innocenzo II,
lo stesso Vittore IV si ridusse a dgporr la porpora e la
mitra, e a piedi del pontefice rinunzi e chiese perdono del
suo trascorso, e secolui i suoi aderenti, tornando cosi la pace
d'n.uanorii38ln' nella Chiesa di Dio b).

1138 Gorizia e Moospurg erano feudi della Chiesa Aqui-


e) Famiglio Frlul. i _. \
Race. Pfroua. lejese C).
1138 Fu disputala la corona tra Arrigo d'Este o de'
Guelfi, duca di Baviera e Sassonia, detto il Superbo, e po
tentissimo in Germania ed in Italia, e quel Corrado d'Hohen-
staufen, che gi vedemmo tener per poco il Regno d'Italia.
Vinse Corrado I' elezione, e quindi incominci il lungo re
gnare di questi Svevi, e incominciarono insieme in Germania
i due nomi di Guelfi e Ghibellini, il primo ad accennar la
parte anti-impcriale, il secondo quella degli imperatori sveri
eredi e successori della prima e propriamente delta casa
jnfcu. h. m. ghibellina d).
1139 Mainardo conte di Gorizia con Arrigo suo figlio
possedevano in questo tempo l' Avvocazia della Chiesa di
129
Aquileja ed esercitavano nella Provincia, da s, o per altri,
sulla povera gente quei Placiti tirannici ed ingiusti che con
tinuarono i loro successori sino all'anno 1499, in cui manc
la discendenza di quei conti a). JlTirMiSan1.1,
1139 Artuico, preposfto di S. Stefano, ricorre al pa
triarca Peregrino per le vessazioni che Mainardo ed Enrico
suo figlio conti di Gorizia, esercitando la carica d'Avvocazia,
praticavano contro di lui e della sua Propositura, in orila
all' accordo e contratto esteso tra essi ed i patriarchi, per
cui, ammoniti dal patriarca Peregrino e da lui persuasi, ri-
nunziano al diritto d'Avvocazia siili' anzidetta Prepositiva ne'
luoghi ad essa soggetti; cio in Predamano, Terenziano ed
in Gamia, ricevendo in dominio e permuta per tale cessione
24 masi o massari, in questi luoghi e in San Daniele, e
in questo gli utili della fiera o mercato ed inoltre impugnando
sul follo venti marche d'argento b). Jiiliv'n.wiio.'-
1139 Il patriarca d' Aquileja Peregrino I approva la
convenzione tra Meoinardo e il preposilo di S. Stefano, per
.... i. i. i i- e) Gnerra nel Cort.
cui il primo cede I Avvocazia di detta chiesa e). ficuS!* el 8U
1139 In sul principio d'aprile il papa Innocenzo II
tenne il secondo Concilio generale Lateranese, al quale in
tervennero circa mille tra arcivescovi, vescovi ed abati. In
esso si fecero inolia decreti contro i simoniaci, usurai, in
cendiari!, ecclesiastici incontinenti ed altri delinquenti. Anche
il canone contro chi pone violentemente le mani addosso
agli ecclesiastici fil quivi pubblicato, o confermato, e vi vennero
annullale tutte le ordinazioni fatte dall' antipapa Anacleto d). !n"0in1n?,ii&!n'
1139 Enrico 1 ed Engelbcrto l conti di Gorizia della
casa del Puslerlhal e). S^'V0- *
1139 Muore, non senza sospetto di veleno, Enrico* il
Superbo, il quale sostenne in quest'anno grande guerra contro
Corrado re di Germania. Lasci dopo di s gloriosa memoria
e un piccolo figlio di nome Arrigo Leone, maggiore del
padre nella gloria, che raccomandalo a' Sassoni, fu da
130
essi fedelmente sostenuto contro il re Corrado ed altri ne-
a) Muratori. Ann. .:: ,\
d'il. anno IIM. IT1ICI 3j.

1159 Il patriarci aquilejese Peregrino I conferma al


monastero il' Aquileja le donazioni de1 predecessori e de' conti
h) Cod. clip. Plrona i; p _ l,\
nel miu Indice. (Il liOI'IZia \>J.

Ci?"'*1'' 1 140 Cervino vescovo di Concordia e).


H40 Peregrino I patriarca d" Aquileja si port in Ve
rona ed acquet e compose i canonici di quella citt, appar
tenenti alla sua giurisdizione, sulle loro differenze con i conti
tiv^'hu?1" *' di Ronco d). A' 3 dicembre riconsacr la chiesa di S. Giorgio
di quella citt, gi consacrala dal patriarca Massenzio nei
-S'dWSa: secoli anteriori, poscia profanata e).
4140 Contino vescovo di Concordia (il codice diplo
matico di Porlogruaro stampato nel 1856 a pag. dice:
Cervino Kpiscopo ecc. ) che gi nei tempi di Ulderico I
patriarca d' Aquileja ristaine e riedific la terra di Porlo
gruaro, in quest'anno continuava ad ampliarla: e la con
cesse a quel Pubblico con 29 masi e loro territori!, del
circuito di molte miglia, verso V obbligo, ad ogni abitante,
dell' annuo censo di un Verdone (1) d'argento, e
soldi 4 di piccioli veneti, pagabili a lui e suoi successori.
Accord quindi esso vescovo ad ognuno il diritto d' abitare
quella terra, di fabbricarvi in essa e di contraltare. Da ci
riscontrasi provenire i diritti che I' anzidetta Comunit pos-
PrTiM&ni! sieiie sulla medesima f).
4 142 Engelberlo in quest'epoca era marchese del-
gjLirntj.Not.cit. ristria e duca di Corintia g).
1142 Verner I di Cucagna, mosso da viva devozione,
pieirSoeHo iEub lasci a' canonici della Citl del Friuli molli poderi li).
aiti. p. 3 IctBO. ... ,
1143 Chiude i suoi giorni addi 24 settembre Inno
cenzo li, pontefice d' immortale memoria per le incompa-

(1) Il Verdone era moneta di qtie' tempi, come vedremo all'arti


colo Moneta vsata in Friuli.
151
radili sue doli di prudenza e benignit, e per la da lui l'alia
riforma del Clero. Dopo 5 giorni fu elello papa Guido car
dinale di S. Marco, Toscano di castello di Felicit, il quale
assunse il nome di Celestino II a). d'uaV'anuo i*!'
1144 Dopo 5 mesi e 15 giorni di pontificalo mori
nel di 9 marzo il papa Celestino II, e add 12 dello stesso
mese fu eletto pontefice Gherardo de1 Caccianemici bolognese,
che tolse il nome di Lucio l b). b) Dettomi un.
1144 Fu turbala in quest'anno la tranquillit del Friuli
per timori di guerra e), attese le vertenze Ira Veronesi e piarle fp'^
Vicentini da una parte. Padovani e Trivigiani dall' altra. E
probabilmente questo fu l'anno in cui vennero poste a ferro
e fuoco le castella e le campagne di Trivigi d) vl). S-'n^SSSTiiil"*
1144 Crebbe in questi tempi l'inimicizia fra' Veneziani
e' Pisani, e dovunque incontravansi in mare faccansi oltraggi
e danni ; ma il papa Lucio II pare li pacificasse e). > w.o.
1145 Mori il prudente e coraggioso pontefice Lucio II
nel giorno 25 febbrajo, e addi 27 fu eletto papa Bernardo
Pisano abate Cistcrciense di S. Anastasio, uomo di molla
limila ed eloquente e valoroso pontefice. Assunse egli il nome
di Eugenio HI e fu solennemente consacralo nel monastero
di Farfa nella domenica 4 marzo, attese le turbolenze di Roma l'j. n i>eiio in. tu.
1146 In questo tempo, a ragione della zelante eloquenza
di S. Bernardo, Lodovico VII re di Francia, e Corrado III
re di Germania presero la croce e obbligaronsi a marciare
Con grandi forze e copiosa nobilt in Levante, onde guerreg
Hi Detto 3ii. 1I6.
giare contro a' nemici dei Cristiani g).

(I) Citt italiane t loro stalo in questi tempi. La di


scordia le dominava. Ognuna di esse aspirava alla superiorit, e a
ciascuna pareva troppo ristretto il proprio dominio, u eravi modo
li aggrandirsi, se non che danneggiando e soggiogando i vicini. Non
vi era citt libera che in tali turbolenze non si collegasse per ap
poggio ad altre citt: e queste volentieri lo facevano, acciocch non
si aumentasse di mollo, colla depressione delle altre, una citt con
finante li). M ix-ii . Hit
132
1147 Il pontefice Eugenio III passa in Francia per
promuovere la Crociata gi bandita da S. Bernardo (1).
Il re Corrado si porta in Oriente con circa 80,000 Tedeschi
e Lodovico VII re di Francia con un esercito quasi d'egual
il BmpoML cron. .
rin. t. m. p. ni-, numero a).
Muratori An. d '
it nno un. j|47 Engelberto I conte di Gorizia vende a certo OU
cronelp.?il'str' lonello uno slabile in Cerou nel Coglio b).
1147 Maccellino de Colia, probabilmente della Carintia,
per la sua andata in Terra Sunta coli' infelice spedizione del
re Corrado, dona alla badia e chiesa di S. Maria e di San
Gallo di Mosniz (Moggio) sei masi con l" intera famiglia, os
sia co' servi del terreno in essi abitanti, nella villa di Lonach
in Carintia, e due massari di ragione di sua moglie, non
che un prato presso la chiesa di S. Giovanni di Gli 1 1. Que
sta donazione fu ricevuta per l'Abbazia dal suo abate Udel-
T. V p. S6-5K7. FICO C).
In questi tempi molli inccndii devastavano le citt
d'Italia specialmcnle, in Lombardia: per cui siamo condotti
a credere che il maggior numero delle case in allora fossero
nelle medesime con il letto coperto di scindale, cio di as
sicelle di legno, mollo usale una volta, e facili a comunicare
o'iuFin uff.' l'incendio, olire ad allre case coperte di paglia d).
1148 Nella quaresima di quesl1 anno il papa Eugenio III
tenne grande Concilio nella citt di.Reims; nel quale vennero
pubblicali molli canoni di disciplina ecclesiastica e fu esaminala
la dottrina di Ghilberlo vescovo di Poitiers. Poscia egli si
e) netto anno 1118. avvi per l'Italia e).

(1) San Bernardo non fece parte di questa spedizione. Le stesse


cagioni che produssero il cattivo esito delle prime Crociate impe
dirono che anche questa riuscisse a bene. Corrado ritorn quasi solo
in Germania, e Lodovico prov disgusti nif.ggiori; disonorato dalla
moglie, da lui per gelosia trascinata in Giudea, sconfitto pi volle
rinampoidi. cron. 'la' Musulmani, rimase egli stesso prigione, mentre ritornava in Frati-
unjT.T.un.p.m- eia, e non dovette la libert che al valore del re di Sicilia f).
155
il 48 Pietro Pollino doge di Venezia, dopo aver riu
nita 1' armala in appoggio di Mulinello greco imperatore, die
avengli chiesto ajulo contro il re Ruggieri, ed accordato ni
Veneziani la bolla d' oro e maggiori privilegi die per l'innanzi,
infermatosi, diede il comando della flotta a Giovanni suo fra
tello ed a Kinieri suo figlio, e torn a Venezia, ove mor. In
quest' anno medesimo gli successe nel Dogalo Domenico Mo-
rosino, valoroso ed ottimo personaggio a). ''iKuraiiw!'
1149 Bernardo vescovo di Trieste b). ^.m*0"*'8''
1149 Corrado IH re di Germania, ritornando dall'in
felice spedizione dell' intrapresa Crociala, venne per l' Adria
tico a Pola, indi ad Aquileja e), ove sbarcalo con la sua e) muhimi . .
corte di molli vescovi e principi, fu ricevuto magnificamente
dall' aquilejese patriarca Peregrino I, co' vescovi di Concordia,
Trieste e Pola ed alcuni feudalarii friulani. Poscia, prose
guendo per la Germanin, portossi col suo seguilo a Gemoua,
accompagnalo dal patriarca Peregrino, e vi si trattenne alcun
giorno. Ivi nel di 15 maggio, ad istanza di Vodalrico, n
Udelrico, abate di Moggio, decret nulle tulle le infeudazioui
fatte de' loro beni dagli ecclesiastici ai laici e quelle special
mente praticale dal patriarca Golopoldo nella sua decrepitezza
a danno dell' Abbazia di Moggio, e per cui essa erasi impo
verita d) Nel giorno medesimo con ampio diploma conferm $!i'v'ib"iM.ott*
pur anche alla della Abbazia tulli i suoi rpossessi e le sue e) Cappelletti. La
1
giurisdizioni e). jgSjBjjK
1149 Peregrino I patriarca d' Aquileja, dopo la ma- plron!""'1
gnifica comparsa falla india corte imperiale in Gemoua, ritorna
alla sua residenza in Cividale f). Rivplifi1 "
1149 Werlwico vescovo di Concordia g). 8.SfS. *"' "*
1149 Engelberto conte di Gorizia avvocato della Chiesa
d' Aquileja, danneggia il Patriarcato nelle spesse sue visite
avvocatali, commettendo esorbitanti estorsioni, rapine ed in
ternili, in ispecialil verso le chiese da lui sacrilegamente
Spogliale II). k) Urtili e. t.
134
1149 La flotta de1 Veneziani, die nell'anno antecedente
sappiamo essersi portala in appoggio del greco imperatore
Manuello, in quesl' anno poi, successa lu guerra e ricuperala
?^S!,oV.'n' Corni, ritorna vittoriosa a Venezia a).
1149 Enrico patriarca di Grado, elio prima erasi par
tito da Venezia per differenze avute con quel principe, ag-
pi,f!ai!8.sn3." g'"sl,',le 'e medesime, fece ritorno col b).
1150 Il patriarca Peregrino I, add 19 aprile, in Aqui
lina, ad istanza di W (Vodalrico), abate di Moggio, esenta i
mp"UF,ra'"?!l>coln? rustici abitanti del monastero da ogni esazione di mula e).
1150 Engelberlo li conte di Gorizia della casa del
cr.llV*,,*r" Puslcrllial, regge solo dj, mentre gi prima di quesl' anno
mancava Engelberlo 1 e verso quesl' anno Mainardo I, padre
di Enrico I e di Engelberlo II. Daccb poi era pure man-
e) Delio p. sa. Cato Enrico I, restava quindi solo Engelberlo H e).
4150 Spiacevano sommamente al patriarca d' Aqnileja
Peregrino I le vessazioni che Engelberlo conte di Gorizia
praticava nel disimpegnare la mansione d'avvocato della Chiesa
Aquilejcse; perci chiam il conte in pacifico giudizio. Egli
venne ; ma annata mauo, fatto arrestare il patriarca, lo con
dusse prigione in Gorizia. Ci conosciuto da Otlocaro mar
chese di Stiria, da Bertoldo conte Andacense, da Volfrado
conte di Treveii e da altri vassalli e feudalarii del patriarca,
essi costrinsero il conte di Gorizia, non solo a porre in libert
il patriarca, ma ad assoggettarsi al giudizio di quattro rispet
tabili individui stabilito dal medesimo ; cio del vescovo di
Concordia, di quello di Trieste, e de' conti Volfrado e Ra-
polo o Rapalo. Questi giudicarono, condannando il conte ili
Gorizia a consegnare in perpetua propriet al patriarca e alia
Chiesa aquilejese 60 masi, 50 sul Carso e 30 in Carinlia;
e se mancasse senza eredi il conte, il castello di Belgrado,
quello di Gorizia, e quelli di Preciuico e Mospurch eoa tulli
i ministeriali ed adjacenze. Fu pure obbligalo a rinnovare
al patriarca il giuramento di fedelt, nonch all' osservanza
135
de' palli sliiliilili nel collimilo T Avvocazia col conte suo pa
dre ; e secondo l' aulico istituto a dover dare due parli degli
utili delle condanne e giustizie al patriarca, ed una sola ri
tenere per s. Questa sentenza fu scritta e pubblicata alla
presenza di moltissimi lestimouii presso la selva d Ranni- ^i*57?u_Muu.
scello nel di 50 aprile
I
dell'anno 1150 a).
'
hjk t/bs""
nel Cad. dlp. Fran-
1150 In quesl' anno era abate di Sesto Rod . . . forse !&-""
>< n i . M CippehVIII. I.n
Rodolfo o Rodoaldo b). <*. a il. . n P.
il 50 La famiglia Andriolli venne ad abitare in Udine
in quesl anno e) (1). I5rt?l'Bp,7flw'
1150 Il doge Domenico Morosiuo spedisce 50 galee
ben armale sotto il comando di Domenico suo liglio e Ma
rino Gradenigo, contro Pola ed altre citt dell' Istria die.
divenute nido di corsari, pi non ubbidivano a Venezia. Que
sta flotta pose a dovere quella citt, poscia Rovigno, Pareuzo,
Uinago ed Emonia, oggid Citlanova d). Xzi'lmim.'
1151 In queslo tempo spiegavuusi in Bologna, con
gran concorso di scolari, le Leggi Romane. E Graziano mo
naco Benedettino in Bologna, toscano di patria, compil il
Gius Canonico per uso delle scuole e della giovent studiosa.
Intraprese adunque il suo decreto, componendolo di canoni,
di concilii, lettere di papi (fra le quali non poebe apocrifo
e passi di S. Padri. Per lo innanzi pi d'una di simili Rac-

(1 ).!.. famiglia Andriotii o Andriollis che il Nicolelli ri


porta passata in Udine nel 1150, dicendola molto cognita per san
gue ed azioni onorate e), ebbe origine da Andrea dello Andriollis vli7cr,T.lA p!*i
venuto dalla terra di Tricesimo, onoralo mercante di animali da
macello. Questa famiglia anticamente chiamavasi ludriolli ed anche
de Castro Clini, perch abitava nel recinto del castello, e poscia
venne chiamata da Brazzaco e da Castel del Volgo. Fu aggredita
alla cittadinanza o nobilt di Udine, secondo alcuni nel 1210. se- VmmV^mkiVk
tondo altri nel i'2'20 f). Fiori in questa citt per varii secoli tra le *;| ,iu" ' ' 1
primarie e nobili famiglie e tini m Antonio Andreotli intorno alla lei rr. p. i p.oi.
met del secolo XVI g). I molli fendi del Patriarcato aquilejese da k capmiagiia. i ,.
essa posseduti, come diremo, ci presentano questa famiglia agiata '*' '
por beni di fortuna.
130
colte venne fulla ; ma quesla ebbe il vanlo. e divenne poi
d'iuMm'im"' celebre ed usala ne"e scuole a).
1152 Muore Corrado HI re di Germania nel d la
febbrajo quando apprestavasi a venire in Italia onde prendere
la corona imperiale e far guerra al re Ruggieri. Vedendosi
virino a morire, tratt co' principi chi dovesse succedergli,
ed anzich suo figlio Federigo, perch in giovanile et, con
sigli eleggessero Federigo, dello di poi Barbarossa pel colore
della sua barba, figlio del duca di Svevia suo fratello, a cui
consegn l' insegue reali e raccomand il lenero suo figlio.
Tenutasi poi la gran Dieta del Regno nel di 4 marzo in
Francofone, il Barbarossa, a comuni voli venne eletto re
e futuro imperatore, e solennemente incoronato in Aquisgraua
JImiS! c'lopr" a re di Germania nel giorno 9 marzo bj. Federigo era prin
cipe di rare doli, perch fornito d' accortezza, d'animo forte,
e il" un valore impareggiabile ; amante della giustizia, ma di
Simun}0-*"' late severit che giungeva al barbarismo cj (1).
1152 La Scuola medica di Salerno era mollo accre
ditala in questo tempo, e quei medici venivano consultali da
Sml *"" molti e di varii luoghi d).
1153 Chiuse i suoi giorni in Tivoli, nel d 7 luglio,
il pio ed ottimo pontefice Eugenio III, e due giorni dopo fu
promosso al papato Corrado vescovo di Sabina di nazione
e) Delio . 1153. Romano, che prese il nome di Anastasio IV e).

(I) Nacque Federigo, come fu detto, da Federico il Guercio duca


di Svevia e da Giuditta figlia di Arrigo il Nero estense-guelfo pa
dre del duca Guelfo VI; sicch questo era zio materno del re Fe
derigo, ed il duca di Sassonia, Arrigo Leone, suo cugino. Unendosi
quindi in un sol principe il sangue d' ambedue queste insigni fa
miglie, si credette dovessero cessare da II innanzi l' inimicizia ed ani
mosit per tanti anni addietro mantenuta fra loro. Ne' secoli susse
guenti nullameno vedremo le fazioni ghibellina e guelfa recare al-
f) Detio au. li!, l' Italia gravi travagli f).
137
1155 Cotiliuuano le guerre fra le siila italiane; e que
ste ci dimostrano quali l'ossero in generale gli errori della
giovent di que' Comuni a) (1).
t. un. p. Ut.
1155 Il re. Federigo I, onde non rimanesse motivo di
guerra in Germauia, decise la lite insorta tra Arrigo Leone
duca di Sassonia ed Arrigo duca di Baviera, a cagion della
slessa Baviera ; aggiudicando quel!' insigne Ducalo ad Arrigo
Leone, da' cui maggiori era stalo goduto per tanti anni addie
tro. Fu t'alia poi una transazione nel 1156; per cui resl in do
minio dell'altro Arrigo, col titolo di duca, la Provincia dell'Austria
(.oggid Arciducato), la quale per lo innanzi Iacea parte della
Baviera. Oltre a ci aveva esso re Federigo data di gi,
oppure diede allora, al duca Guelfo Vi suo zio l' investitura

(1) I Comuni t cenni su d'essi. L'importanza delle citt


dal V al X secolo e poscia ancora costantemente conservala, or pi
or meno, in correlazione al raffermamento della feudalit, l'assoluta
mancanza di sicurezza nel commercio e la violenza continuata dei si
gnori sulla popolazione delle citt, diede vita ai Comuni e alla fran
chigia dei medesimi. I Comuni non erano altro che associazioni dei
deboli che aspiravano ai diritti dell'umanit, a scuotersi di dosso il
giogo feudale divenuto intollerabile, a staccarsi dalla gleba, a tornare
liberi della persona, degli averi, della volont. Difficile sarebbe in
dicare l' ripoca in cui principiarono a liberarsi, bench nei secoli
Vili, IX e X molti sforzi e tentativi venissero fatti, ma senza effetto,
meno quello d' influire sugli avvenimenti posteriori e di preparare
il grande movimento del secolo XI; il quale, senza comune accordo,
divenne generale, perch generale n' era il bisogno. Quindi la bor
ghesia armossi contro i signori e perdur nella lotta quasi un se
colo, per cui si venne a trattative; e nel secolo XII sursero le carte,
che sono i trattali e contralti di pace tra i Comuni ed i loro av- b) Guiiot. si. g<m.
versarii, e la franchigia dei medesimi fu compiuta b). Rendiamo per ropa t'HIi! " vi'r
avvertito il lettore, che nel nostro Friuli e nell' Istria, signoreggiati i^.0"""* p.'^.'
dal patriarca d' Aquileja, venne- da questi impedita la formazione
dei Comuni e). Nonpertanto troviamo, che nel secolo Xlll anche in 8c?nT.ixSp.sw
Friuli i municipii cominciarono ad esercitare alcuni diritti acquistati
per consuetudine, o per concessione patriarcale. Le Culminila go
devano le loro eutrate allodiali e le amministravano ; si riunivano
nelle Toro Assemblee, eleggevano cariche, assegnavano giudici, che
sedessero ne' tribunali co'gaslaldi, inviavano deputali al Parlamento
u e
e lurmavano . i . _i\
Statuti d). o Aliati. MeniMUf
iU8.viiob.u-ii.
138
della Marca di Toscana, del Ducalo di Spoleto, del Principato
di Sardegna e dei beni allodiali della Fu contessa Matilde;
perci la potenza degli Estensi arriv al sommo in questi
tempi. Che Voldarico, dianzi marchese di Toscana, cessasse
di godere quella dignit, si raccoglie da una sua magnifica
^iSlibioisl' donazione falla alla Chiesa d'Aquileja a), come diremo al
l'anno 1170 (!).
1154 Il re di Germania Federigo I, dello il Barbarossa,
eh' erasi proposto di abolire i Comuni e riformare il sistema
ecclesiastico; poich allora appunto le citt, per l'acquistato
vigore, mostravansi meno docili e la Chiesa avea fallo ve-
bc!"t. x' Ma"" dere almeno in diritto, la sua indipendenza b) ; scende in
Italia per la Valle di Trento con fioritissimo esercito. Fer-
mossi cinque o sei giorni nei prati di Roncaglia sul Piacen
tino, solito luogo dove, venendo in Italia il re o imperatore,
davasi la rivista di lutti i vassalli (2). Quivi compar-

(I) Italia! suo ritratto in questi tempi, lasciatoci da Ottone


vescovo di Frisinga, zio di Federigo. Confessa Ottone che i Po
poli nulla pi rileneano de'barbarici costumi degli antichi Longobardi,
e che questi ed il linguaggio loro presentavano mollo della puli
tezza e leggiadria dei vecchi Romani. Talmente piccavansi di li
bert da non volere il governo di un solo, eleggendo piuttosto i
consoli scelli dai tre ordini : cio dai Capitani, Valvassori e Plebe,
aftinch ninno di questi ordini soperchiasse I' altro, accostumando
di mutare i consoli ad anno. Onde maggiormente popolare le citt,
costringevano tulli i nobili e signorotti, abitanti nelle loro Diocesi,
ancorch feudatarii liberi del loro dominio, di assoggettarsi alle citt
ed abitare in esse. Ammettevano anco alla milizia ed a pubblici
iillzii gli artigiani pi meccanici e vili; il che parea strano al sud
detto Ottone, perch in Germania non acroslumavasi, confessando
nullameno che in tal maniera le citt d' Italia in ricchezza e potenza
aLM;nM!'c'8op* avanzavano tutte quelle ch'erano fuori di essa e).
('>) In questo luogo, accostumando fermrvisi il re o imperatore,
si dava, come dissimo, la rivista di tutti i vassalli, cio feudatarii,
tanto di quei della Germania che dovevano accompagnarlo, quanto
degl'Italiani obbligali cadauno a concorrere col per riconoscerlo.
Chi mancava senza licenza del re perdeva i suoi feudi ; se erano
ecclesiastici perdevanli, loro vita durante, perch loglievansi alle per-
i) Dello. soae e ou a||e chjese d).
13U
vero i consoli di quasi tutle le citt a dire loro ragioni ed a
giurargli fedelt. Venne Guglielmo marchese di Monferrato, no
bile e grande signore, e pressoch l'unico, il quale si fosse sal
valo dall'imperio delle citt. Questi port querela contro de' Po
poli d'Asti e del Cairo (Chieri) ed egualmente contro gli Astigiani
il loro vescovo. Ma pi lamentevoli furono le doglianze dei Coma
schi e Lodigiani contro a' Milanesi, bench presenti i loro
consoli. Vennero i legati di Genova, che Federigo tratt ono
revolmente, perch disegnava amicarsi quella citt, onde ser
virsi della sua flotta per far guerra a Guglielmo re di Si
cilia a). Barcheggi dapprima con Milano, facendosi fornir d'n""m.'nj*""'
viveri, e risali il Ticino. Poi, sorla dispula per quei viveri,
apr la guerra e prese ai Milanesi tre castella, Rosate, Tre-
cale e Caliate b) (1). Il Bauzer ci riporta che in que- .)S!b?:ukd'""
si' anno Engelberto II conte di Gorizia era al seguito del
l' imperatore Federigo nella sua spedizione in Italia e). SroS'p. S" s,r'
1 1 54 Nel di 2 dicembre muore il pontefice Anastasio IV
e gli succede nella cattedra pontificia l'inglese Nicol, vescovo
d'Albano, eletto nel giorno seguente. Questi prese il nome
di Adriano IV, e fu personaggio di esemplare condotta, di
sublime intendimento, d'animo forte, pacifico, caritatevole d). a) umori e. p.
1155 In sul principio dell'anno il re Federigo Barba-
rossa muove coli' esercito a Vercelli ed a Torino, indi, passalo il
Po, va contro parecchie altre citt, s'impossessa di alcuna di
esse e le incendia. Alla fine, concordatosi con papa Adriano, nel
di 18 giugno viene incoronalo imperatore in Vaticano, senza
entrare in Roma. Di poi, battute le milizie di quella citt,
si rilira a Tivoli e muove su Spoleto e lo incendia. Per
ultimo, negletta la Sicilia e licenzialo in Ancona il suo eser
cito feudale, temendo le insidie veronesi, per *
il Tirolo ri- ?! ^pa!!' ii".'
Muratori. Ann.
sale in Germania e). -"lntu"..1 '":
lUCC. T. X p. WS.'

(1) A i|uanto ci riporta il Palladio, Peregrini.) palriarca d'Aquileja


ebbe la grazia pur anche di questo re e recossi sotto Milano con
i: n f)Pibdio si. (iti
lui 1). fr. par.l p. 17*.
140
1155 Il patriarca d'Aquileja Peregrino I accompagna
Federigo Barbarossa nel suo viaggio per l' incoronazione in
Roma, e trovasi presente alla medesima, indi seco lui ri-
rr.LT"ivNp.''io5! torna sino presso Ancona ; donde, presa licenza, progredisce
Rllbci M. E. A. li i. i ri ! \
coi.nwni.-p>!- alla vo la del Fnu li a).
ladra. SI del Fr. '
par. ip. m. H55 Jja chiesa patriarcale di Grado viene dal papa
Adriano IV innalzala all' onore di chiesa primaziale della Dal-
cb.WtI'1'x.1* mazia b). nb. Avvertiamo che il Palladio riporta questo fallo
sotto l'anno H57 come verr riferito alla pag. 141 di que
sto volume.
1155 Il duca e marchese Guarnerio, messo dell'im
peratore Federigo I, in unione a cinque suoi giudici, sen
tenzia, che i molti beni, rendite e giurisdizioni, di ragione
dell'Abbazia di Sesto, situati nel territorio della cill di Si-
Fr.LTiilipNra.,,el nigaglia, e usurpati dai Siuigagliesi, vengano ad essa restituiti e).
Giovanni era abate di quell'Abbazia in quest' anno e vi dur
t^Tw!"0-'' sino al 1173 d), come vedremo.
1155 Ritornalo in Germania, l'imperatore Federigo I
tenne gran Dieta in Ralisbona verso la mela di ottobre, e
quivi diede il possesso della Baviera ad Arrigo Leone esteti-
se-guelfo duca di Sassonia ed ammise all'udienza Tebaldo
vescovo di Verona, inviato da quella cill a fargli scuse ed
umiliazioni, per cui ritorn essa in grazia e forn all' impe
ratore mollo dinaro e giur condurre quanta milizia potesse
S'i'SSSIb!' contro i Milanesi e). In questa Diela, alla quale intervenne
pur anche il patriarca d'Aquileja Peregrino I, il Marchesato
d'Austria fu innalzalo a Ducato, ed il nostro patriarca fu il
primo testimonio nominalo io quel diploma rilascialo dallo
%#?-" slesso imperatore f) (1).

(1) Il Liruti nelle sue Not. del Fr. v. IV p. 105 pone sotto l'anno
1156 la convocazione di questa Dieta; ma noi, appoggiati al Mura
tori, che non solo ne indica l'anno, ma anche il mese, l'abitiamo
riportata all'anno 1155.

*M
141
1156 Nella primavera di quest'anno l'imperatore Fe
derigo celebr in Wirtzburg le sue nozze con Beatrice figlia
a Rinaldo conte di Borgogna, che portogli in dote molti
Ci_i: \ ) Muratori. Ann.
Ola 11 aj. d'it. anno 1156.
1156 Mainardo conte dell'Istria b). 5J.^'ra.801' su
1156 Sinodo tenuto in Aquileja, in cui si confermano
le donazioni e i privilegi delle decime fatte dal suo vescovo
al Capitolo di Belluno e). cj Detto p. w.
1156 Cessa di vivere Domenico Morosino doge di Ve
nezia e gli succede nel Dogato Vitale Michele II, che non
lard a far pace co' Pisani d). qmtmt.m-
1156 In quest'anno Engelberto era marchese dell'I
stria. Da alcuni vorrebbesi ch'egli fosse l' Engelberto di Go
rizia, o un marchese ivi costituito dal patriarca: ma mancano
le prove per poterlo asserire ; ed il Liruti lo ritiene piuttosto
un invasore, come altre volte accadde e). ?!ivio!0'' eU'
1157 Il papa Adriano IV add 22 febbrajo in data
di Roma (terzo anno del suo pontificato) assoggetta al Pa
triarcato di Grado l'Arcivescovato di Zara, e ne scrive ad
Enrico patriarca gradese f). K"."',!8^."
1158 Verner da Carisaco dona alla Badia di Moggio
lutto l'allodio ch'egli aveva in Carnia, e ci in presenza
di Peregrino I patriarca d' Aquileja g). jLimtic. .
1158 L'imperatore Federigo scende per la seconda
volta in Italia con un esercito di 100,000 fanti e 15,000
cavalli, che invia parte per il Friuli, parte pel Mongivi, altri
per Chiavenna e pel lago di Como ; ed egli col miglior nerbo
viene per la Valle di Trento. Assale Brescia, la quale dopo fatta
viva difesa, gli si rende. Essendo sul Bresciano, pubblica le
leggi militari (1) e intima la guerra a Milano, che

(1) Erano queste regolamenti di disciplina, in cui, ad evitare le pri


vile battaglie, stabiliva pene proporzionale agli insulti, lo quali secondo
i casi doveano essere la confisca dell' equipaggio, le sferzate, il ta-
\A1
a) Balbo. Storia o"
non osa assalire, ma clic circonda e a (Tamii ; per cui questa
.
->Muniwi.p,AlM. si d a palli; clic furono per quali addicevansi a polente cill a).
rami. "sior. unir. 1158 Dall' uiiiiliaziooe della principale cill, veJcndo
R. T. X p. Iw- 1*29. * >
I' imperatore Federigo sgomentala la Lombardia, accolse una
Dieta in Roncaglia per definire le regie prerogative che di
versamente eslimale in Germania e in Italia partorivano per-
) cant e. topra peiue controversie b). Olire tulli i vescovi (L), prin
cipi e consoli, furono anche chiamali alla medesima i quat
tro famosi lettori delle Leggi nello Studio di Bologna, cio
Bulgaro, Martino Gossia, Jacopo ed Ugone da Porta Rave-
gnana. Interrogali costoro a chi spellassero le Regalie, cio
i Ducali, i Marchesati, le Contee, i Consolali, le Zecche, i Dazii,
le Gabelle, i Porli, i Mulini, le Pescagioni ed altri simili proventi,
lutto definirono spellare all' imperatore. E per non fu niuno
di que' principi e signori che, cedendo alla potenza, non di
mettesse le Regalie in mano di Federigo. Egli ne lasci sol
tanto una parie a quelli che con fondali documenti mostra
rono goderle per indulto e concessione imperiale : il resto
fu aggiudicato al fisco, por un' annua rendila, in tulio, di
e; Muratori. Ann. 30,000 laleilli C.
d'Hai, anno 1158. ' >
1 158 L' imperatore Federigo pubblica delle leggi per la
conservazione della pace, e intorno a' feudi, proibendo special
mente l'alienazione e il farne lascilo alle chiese; per cui da li lu

glio de' capelli, il marchio rovente sulla mascella, e per gli omicidi
la morte ; che se mancassero due testimonii, si doveva ricorrere al
duello, se v'intervenissero due schiavi, alla prova del ferro ardente-
li soldato che spoglia il mercante, renda il doppio, e giuri che non
conosceva la condizione del derubato. Chi abbrucia una casa, sia
bai itilo, tosato e bollalo. Chi trova vino, se lo prenda, ma non rompa
i dogli, n tolga i cerchi delle botti. Impadronendosi d'un castello,
lo saccieggiiio a voglia loro, ma non Io abbrucino senz' ordine. Se
un Tedesco ferisce un Italiano, il quale possa provare con due te-
p. m. c' "^ slimonii d' aver giurato la pace, sia punito d).

(I) Il Palladio ci avverte, che a questa Dieta intervennero anche


vk^vh. mi *' Peregrino patriarca d' Aquileja e Gerardo vescovo di Concordia e).
143
nnu/.i non pervennero pi agli ecclesiastici, se non difficilmente,
Marchesati, Contee, Castella ed altri feudi a). S'iuilnn' uff"
1159 Federigo imperatore concede al patriarca d'A-
quileja Peregrino I ed alla sua chiesa ogni diritto imperiale
e regale sul Vescovato della citt di Belluno, con lutto il
contado, arimanic, giurisdizione ed onori b). ! iv> mio.1-
1159 Federigo, dichiarati i Milanesi nemici della co
rona, invia in Germania pressanti ordini acciocch, con pos
sente esercito calino in Italia l' imperatrice sua moglie e Ar
rigo Lione duca di Baviera e Sassonia e); e tosto dal Friuli SLJoiTsS!1 *-op-
al San Bernardo scendono Tedeschi sul piano lombardo d). Sif?!xTS! Si!'
Intanto I* imperatore indotto da que' di Cremona che oflri-
rongli undicimila talenti (forse marche d'argento), assedia
Crema, alleata de' Milanesi e) (1). ) umori e io.
1159 Peregrino patriarca d'Aquileja concede al con-,
vento di Ossiach la franchigia della muta alla Chiusa, nella
Valle del Canale, per dicci cavalli da soma f). y.DPe."s>!,0M,9'r*

(1) Assetilo di Cremai cenni su d'esso. Se molte pro-


diuze si fecero dai Tedeschi, Cremonesi e Pavesi per vincer Crema,
non minori furono quelle degli assediati per difenderla. Le testuggini,
le catapulte, i gatti, i mangani o le pelriere d' ogni sorla ebbero
gronde affaccendamento. Pi che duecento botti piene di terra, por
i-ile alla fossa, servirono di base ad altissimo castello di legno co
struito da' Cremonesi per avvicinarsi alle mura. Ma i mangani dei
Cremascbi lanciavano s spesse e grosse pietre, che lo posero a pe
ricolo di rompersi. Allora Federigo ordinava fossero legati su quel
castello gli ostaggi dei Cremasela ed alcuni nobili prigioni Milanesi;
Acciocch, vinti gli assediati dalla compassione dei figli o parenti,
cessassero la tempesta di quei sassi ; ma non sostarono, e rimasti
uccisi nove di quei nobili ed altri mutilali, comandava Federigo fossero
ritirati i sopravvissuti a quel macello. Accortisi per gli assediati del
male fatto a' proprii, inasprirousi fieramente, e sulle mura, in faccia
all' armata, scannarono molti prigionieri Tedeschi, Cremonesi e Lo
digiani. Per cui C imperatore fece appiccare altri di quei di Crema,
e i Cremaschi fecero altrettanto contro que' di Federigo; e con si or
rende scene procedette quell'assedio sino alla fine dell'anno 1159,
senza che riuscisse agli assediatiti di far rallentare minimamente il
valore di chi difendeva quella terra g). g) umori e. *>.
4159 Muore il pnpa Adriano IV nel di 1 settembre,
dopo aver avuto discordia coli' imperatore in sul principio
di quest' anno, perch egli, il papa, pretendeva esclusivo po
tere e dominio in Roma ed esenzione di fodero pei beni
patrimoniali della Chiesa. Secondo alcun isterico, dicesi avesse
conchiusa lega co'Milanesi, Piacentini e Cremasela contro Fede
rigo. Gli successe nel Papato Rolando da Siena, cardinale e can
celliere della Chiesa romana, eletto nel di sette dello stesso
mese e consacrato nella terra di Ninfe il giorno 20 settem
bre, il quale prese il nome di Alessandro HI. Fu nomo dotalo
S'iukuminh m eminenli virt, di dottrina ed esperienza del mondo a). A rin
contro due cardinali, sostenuti dal basso Clero di Roma,
eleggono il cardinale Ottaviano de' conti di Tusculano, che
Stfra"^ nominossi Vittore IV (4) e fu il XXX antipapa b).
4160 Peregrino I patriarca d'Aquileja nel gennaio di
quest'anno trovasi coli' imperatore Federigo al terribile as
sedio di Crema, gi dal luglio del 1159 incominciato. Gli
assediali, ridotti all' estremo, si rivolsero, a mezzo dei loro
consoli, al patriarca d' Aquileja e al duca di Raviera, acci
ponessero tra essi e l' imperatore la possente loro mediazione.
Il patriarca con lungo e forbito discorso assicurava i consoli,
che non vi era altro mezzo che di darsi a Federigo, invo-
e) Teatro unir. a. . . , . ^j .., , . .
-Muraio" *Ann' can" Ple'a c)- ^u" a'lro poterono essi ottenere, se nonch
d-iiai. anno il, jj permesso aj Milanesi e Rresciani, che ivi erano, d'uscire
senz' armi ; e che i Cremaschi godessero egualmente licenza
d' uscire con quel che potessero portare addosso. Accettala
la dura condizione, tulio quel!' infelice Popolo, con le lagrime
sugli occhi, dalo I' ultimo addio alla Patria, usc nel giorno
27 gennajo, chi portando sulle spalle, anzich mobili, i te
neri figli, chi la moglie o il marito febbricitante, con spel

ei) Avvertiamo aver qui rettificato lo sbaglio della citata cronologia


del Rampoldi, scrivendo Vittore IV, anzich VI. Vedi Balbo, Storia
d' Italia v. un. p;g. 149.
145
lacolo grande ili umana miseria e insieme di amore e di Tede.
Crema noi, saccheggiata ed incendiata, fu distillila sino dalle
fondamenta dall'ira de' Cremonesi a). 'JnSSSkiiF
1160 Federigo Barbarossa aduna un Concilio in Pa
via b), a cagione dello scisma insorto nella Chiesa per le 5? " p.'mo.s'' -
differenze tra Alessandro III pontefice ed Ottaviano antipapa
spalleggiato dall'imperatore e). Chiamali ambedue, il primo J'/^wiIw r"'
ricus di venire, perch vero papa, il secondo v' intervenne.
Allora la guerra nazionale s' inaspri in religiosa d). Questo J) jjj;". -9 <'.
Concilio ebbe principio in Pavia, fu continualo in Cremona
e termin in Lodi il 19 giugno 1101 e). Il Muraioli ne' e) unitici.
suoi Annali f) pone questo Conciliabolo di Lodi sollo il giorno n*,nSj?' * *
18 giugno 1161 e riporta esservi intervenuto anche il pa
triarca d' Aquileja Peregrino I.
Engelberto conte di Gorizia, circa l'anno UGO, eser
citava nuovamente con ingiustizia e violenza i prelesi diritti
della sua Avvocazia, tanto nei Placiti, quanto nelle Giustizie,
Albergane o Visite sovra i sudditi patriarcali. Per tale pro
cedere altamente lagnossi Iringo abaie della Beligna presso
il patriarca, il quale, chiamalo il conte, slabili con di lui con
senso rinunziasse il Goriziano ogni e qualunque diritto di
Avvocazia sopra le ville possedute da quel!' Abbazia e sud
diti di essa, con la condizione che Iringo ed i suoi frati
concedessero al conte per i delti diritti 52 masi, 10 nella
villa di Corona, 10 in quella di Creinoti (Cormons), 10 in
quella di Reslavizza e 2 in Medea. E di ci fu esleso do
cumento in Aquileja, del quale il trastullo che ci rimane,
porlando l'anno 1173 e l'indizione V, ci presenta errore
di copista od inesattezza nelle note cronologiche g) (1). 1 uu. n<x. t.

(1) Questo documento, che presenta un fatto succeduto solt' uno


de' patriarchi Pellegrini, non pu aver avuto esistenza nell'anno H73,
in cui n l' uno n I' altro di questi due erano patriarchi. Noi per
lo rileniamo avvenuto sotto il primo di essi, negli ultimi filiti del
medesimo.
i0
J4C
UGO Le citt dell' Istria vicine al mare tentano sot
trarsi agli obblighi verso i Veneziani, ma vengono costrette
ft.W" s,r' colla forza (Croii. Islr.) a).
1160 Alessandro HI fugge da Roma e si rilira in Ana-
oL*fV8: Sm> assicurato dell'assistenza del re di Sicilia b).
UGO Quasi una terza parte di Milano distrutta da
furioso incendio. L' imperatore Barbarossa ne approGlta e
la tiene bloccala per selle mesi, nel quale frattempo il ler
ci nampoidi e. s. ritorio, a 15 miglia all'intorno, posto interamente a guasto e).
Guerra da' barbari lacerasi in Italia in questo tempo, mcn-
bc^tIx p.' : lrc sperperavasi il paese, uccidevasi, appiccavasi d).
1160 La famiglia Boni venne ad abitare in Udine in
perw2ofUB p/JJ: quest'anno e). Essa proviene da Verona e fu del celo de'
notai. Ebbe la cittadinanza udinese nel 1300 e si eslinse
nell'anno 1430, in cui solo una Gglia rimasta erede della
medesima, fu sposata a Giovanni dottor di Mels, figlio a Co-
i ! i:r. Momicoii. stantino farmacista f).
Circa al 1160, olii 19 giugno, I' abbazia della Beligna
venne ricevala sotto la proiezione immediala della S. Sede
Romana dal papa Alessandro III con sua bolla rilasciala da
?! mS.1."11' Anagni solto la data segnala g).
1161 Il re di Francia Lodovico VII ed Arrigo II re
d'Inghilterra riconoscono per vero pontefice Alessandro IH:
al qual fine viene celebralo un numeroso Concilio in Tolosa,
ove si decreta non doversi ammettere se non questo papa.
Maneggi Federigo onde avere del suo partilo que' monarchi,
ma nulla ottenne, bench i suoi ambasciatori e que' dell'ali-
dWEoicf"*" lipapa intervenissero a quel Concilio li).
11 61 Nel di 28 aprile il patriarca d' Aquileja Pere
grino I concede alla chiesa di Cividale alcuni possedimenti,
cio quattro mansi : uno nella villa di Albana, uno in quella
i ..WS. p! di Prepot, due in quella di Pradelle e tre decimar i) (I).
il ci.

(1) Il documento da cui il Cappelletti trasse questo fatto acceiiua


147
Ud L'esercito imperiale scontino dai Milanesi a
Carenzia presso Lodi a). hWffVK:
il G 11 patriarca d'Aquileja Peregrino I nel di 18
giugno interviene in Lodi al Conciliabolo ivi tenuto in quel
giorno dall' antipapa Vittore b). S'iuflSSi n":
1101 Muore il patriarca d'Aquileja Peregrino 1 addi
8 agosto, dopo 31 anni e qualche mese di sede e), e viene se- ?!+vTul""'
i. ii i
pollo nella chiesa di. Aquileja
-i i zi-
d). Oh successe nel seggio pa- *) CHWllcttl. le
oh. un. T. ixP.
Inarcale Voldarico II detto anche Ulrico, Volrico,' Odalrico,
figlio di Vuolfrado o Wuolfardo e di Ema conti di Trevcn,
fa mi dia nobilissima, attinente alla ducale di Peregrino e di
.....
lui erede e). Appena assunto il., possesso temporalei j i
del suo e) tirali. No, cu.
,jUl,votep3,;E,l2;
Patriarcato, ridest egli le antiche pretese contro quello di rol ,*9
Grado ; quindi con un' armata navale, composta de' suoi Friu
lani e di oltramontani, recossi all'impresa. Ma inesperto co'
suoi de' combattimenti di mare e della direzione dei navigli,
scontratosi co' Veneziani, fu rotto e fatto prigione unitamente
a 12 canonici e 700 nobili del Friuli (Liruli dice con 700 de' Ui'Iv'U0' m
suoi soldati, la maggior parte nobili f)), i quali, condotti a Vene- ^i. m-Bciioii.'
zia, furono per non molto dopo lasciali liberi, con patto di do- Fr.^iViT.'''
ver dare ogni anno un toro, 12 porci e 12 pani grossi di uno
l, , i . .. I l l l -Hi Borimi. Anlloh.
stajo 1 uno nel giorno del gioved grasso ; donde ebbe ori- l*^'*1^^
gine la festa che si faceva in Venezia in quella giornata g\ Noi.^i'.'vTiv'Ia's1!
Questo patriarca fu legato della Sede Romana li) ed ebbe iv p!as^iH-w'
dall' imperatore Federigo I, nonch dal papa Alessandro 111,
la conferma delle anteriori concessioni fatte da' pontefici
r
ed ,.,, ,
i ) unni. noi. cu.
imperatori alla Chiesa aquilejese i), e mori nell'anno 1182 k), g&.,.^.'ix
come diremo. V wT'isi01 c"
1162 L' imperatore Federigo s' impadronisce di Milano,
ne scaccia gli abitanti, fa demolire le mura ed incendiare

la IV Kal. Mai: perci non pu essere de) giorno 1 maggio, sotto


il quale egli ce lo riporla, ma liensi del ili 28 aprile, che noi av
vertiamo aver a quello sostituito.
148
.) R.mpojdi. cren, gli cditzii,. eccettuale le chiese a), permettendo fosse atter
rato paratamente dalle citt di Cremona, Lodi, Pavia, No
vara, Como, e dal Popolo del Seprio e della Marlesaua, che
aveangli anche esborsalo gran somma di danaro per ottenerne
I' adesione. Tanto fu I* odio e lo spirilo di vendetta in que
sti Popoli, che si diedero un'incredibile fretta alla rovina del
l' infelice Milano. Pi, ordinava l' imperatore non si potesse n
rifabbricare, u abitare quella nobilissima citt, a spianare le
d'iuLmno im. di cui fosse concorse quasi tutta la Lombardia b).
1 1 02 Sparso il terrore in tutta Italia, per l'accaduta
rovina di Milano, Brescia, nella seconda domenica di Pasqua,
invia suoi consoli al temuto Federigo ad offrirgli sommer
sione. Viene accettala, ma a palio di demolire le mura e le
torri della citt, di colmare le fosse, di ricevere un podest
dall' imperatore, di pagare buona somma di danaro, di con
segnare tulle le rocche e fortezze del suo contado e di mi
litare con lui, occorrendo, anche a Roma e in Puglia. Dopo
Brescia, anche Piacenza si assoggella a patii eguali ; e cosi
le altre citt della Lombardia e dell' Italia al di qua di Ro-
o Muratori e. sop. ma e), e a mezzo l'anno Federigo risale in Germania quasi
d)t. Balbo, su mi.
un. p. 1B0.
senza esercito d).I
1162 L'eletto patriarca d'Aquileja Vohlarico II, riu
nita un'armata navale, lenta di sorprendere Grado, ma attac
calo da' Veneziani, n' vinto e condotto prigione a Venezia
nel giorno del gioved grasso, unitamente a 700 de' suoi sol
dati, la maggior parte nobili. Non mollo dopo per ottiene
la liberazione verso un tributo da contribuire a' Veneti an
nualmente nel giorno del mercoled grasso, cio 12 porci
grandi e 12 pani d'uno slajo l'uno (altri vi aggiungono anche
JStm un loro) e), come abbiamo dello a pag. 147. Questo fatto
i, K'Uop. u. accadde nell'anno VI del dogalo di Vitale Michele II f).
1163 Olrico, o Voldarico II patriarca d' Aquileja e suo
padre il conte Bulfardo o Valfrado, nonch sua madre Ema do
nano alla chiesa aquilejese lutti i castelli di Treven e Tiven con
149
la propriet e possesso, unitamente a tutti i ministeriali, allodi!,
giurisdizioni ed altre ragioni appartenenti a quo' castelli. Do-
... . ... ,. a) Nlwlelli. Palr.
nano pur anche lutto ci che avevano intorno il Iago di '"^"i"^
Oseac,/ valle di Treven,' Uvilanich,
. '
Gnarzach,' Jacrich a),J' che rol.
-VE^S591) eSM.
Liruti nomina Quarzach, Taarich b). Ui.Livur^ m1.' c"'
4163 Ridiscese per la terza volta in Italia l'impera
tore Federigo con gran corte e poche armi e) e giunse a '; J!p!'i!' '"
Lodi nel di 29 agosto in unione all' augusta Beatrice sua
consorte. Da li a quattro giorni vi arriv pure il pseudo pon
tefice Ottaviano, il quale addi 4 novembre fece la traslazione
del corpo di S. Bassiano da Lodi vecchio a Lodi nuovo. Lo
stesso antipapa, nonch l' imperatore coi patriarca d'Aquileja,
l' abate di Clugni, altri vescovi ed arcivescovi portarono sulle
loro spalle il sacro feretro d). ttaM"-
1464 Si estingue la casa Sponheim Orlemburg mar
chesi dell' Istria e). c^'m.*"" Slr'
1164 Le citt della Lombardia, vedendosi dallo stalo
loro principesco ridotte a schiavit, mal soffrivano il giogo,
fallo pi pesante dalle avanie de' ministri imperiali. Perci
le citt della Marca di Verona, cio Verona, Vicenza, Padova,
Trevigi ed altre minori, a cui si unirono anche i Veneziani
(per aggravii palili da quegli ufficiali), strinsero segreta
lega fra loro contro l'imperatore f). Federigo, privo di Te- Vi""!! iifi!'
deschi, adun g' Italiani fedeli suoi, signori feudali e milizie
di citt e mosse contro Verona, ma s'accorse d'essere or
mai mal veduto e indietreggi e risali in Germania, minac
ciando il ritorno g). ?> Ti &.riL
1164 Conrado vescovo di Concordia li). IXs^"'
1164 Addi 20 aprile mori in Lucca Ottaviano anti
papa e gli fu sostituito il cardinale Guido da Crema, che,
consacrato dal vescovo di Liegi, assunse il nome di Pasqua
le III e fu dall' imperatore riconosciuto per legittimo ponte
fice, anzich estinguere lo scisma i). d'iLauni!i"it.tA""'
1104 Il patriarca d'Aquileja Voldarico II conferma
150
all' Abbazia di Moggio tulli gli antichi e recenti diritti che
a) Cap|H?llctti. Le
r*. eh. ?. ix. p.
. _'lt.t. IX. D.
20.
essa possedeva a).
Circa il 1 164 succedono moli di guerra sul Trivigiano
per la lega de1 Coneglianesi con que' di Ceneda ed Ollone
vescovo di Belluno, protetti da Voldarico patriarca d' Aqui-
leja, il quale esorlolli a sottrarsi all' obbedienza dei Trivi-
giani. Quindi la lega nomin suo capitano generale il friulano
Guicellotlo da Praia e Porcia, ed i Trivigiani assoldarono
genti d'armi, alla cui parte si diede Caneva, mandando a Tri-
vigi Variente, Ulderico e Maldelulio suoi sindaci, ond'essere
accettata come amica e confederala. Non segui per alcun
fallo di guerra a quella parte per la molta neve caduta col
p^ipgnuw: e m a'tr' luoghi b) nell'anno H 65, come or ora diremo.
1165 Il patriarca d'Aquileja Voldarico II nel di 16
gennojo, a sollecitazione di Tommaso preposilo della chiesa
di Gividale, dona alla medesima ed a' fratelli che la servono
un maso sito in luogo dello Grupuano con tutti i diritti che
?xpagr?o0'K*' avea cf?'' e' suo' antecessori su quel maso e).
In questo tempo Voirico marchese della Toscana aveva
occupalo molti castelli e luoghi nel Friuli e nell' Istria, per
violenza, e fra gli altri il castello o Marchesato d'Altems d),
FriS'puS'ipVi! donandoli poscia al patriarca Voldarico.
1165 Gran neve cadde in quest'anno in -Friuli, e si
mantenne a sorprendente altezza sino a lutto il mese di
e) Detio. marzo e).
1165 Il papa Alessandro III, rifuggito in Francia, era
slato richiamalo e torn a Roma in quesl' anno, ajulato da
d,nuS,,iim- Guglielmo I re di Puglia f).
1165 Ulrico patriarca d'Aquileja ed Engelberto coule
di Gorizia, come avvocato, confermano con diploma 17 luglio
la donazione di alcuni beni che faceva certo Regenhardo al
i *'!, "<" si. monastero di S. Maria d'Aquileja g).
1165 In Wirlzburg tenne una Dieta l'imperatore Fe
derigo, nella quale circa 40 vescovi tedeschi giurarono d'obbe
151
dire al falso pontefice Pasquale III. E Cristiano, intruso vescovo
di Magonza, col conte Gololino, armala mano passano nella
Campania e sforzano que' Popoli a giurare fedelt all' anli-
it:mn a),
|icipd ni *) It.Muratori
d' Ann.
anno 1163.
H65 Vilip era in quest'anno abadessa del monastero
d A,...:i:
U\ b) M- urna. Olii
Aquileja bj. ft.t. ivp.ws.
1166 Wemardo vescovo di Trieste d al monastero
di S. Maria d' Aquileja la decima del luogo detto Isola nel
l'Istria e) nb. 11 Della Bona, chiama col nome di Bernardo J..Dcll0T-,Xw-
questo vescovo. V. questo voi. a pag. 153 e la sua Strenna
Cr. a pag. 54.
1166 Engelberto conte di Gorizia in questo tempo
aveva il diritto di Avvocazia del monastero abbazialc di S.
. . . H) Mons. Guerra.
Maria fuori delle mura d Aquileja d). ]j m-m.'
1166 lu quest'anno era marchese dell'Istria Engelberto,
che il P. de Bubeis pensa non essere l' Engelberto

conte di w
p,, ,; a\ vr) (iuerra. (. For
xn p. no-m.
uorizia e). '
-bum*, u. e. a.
....I TI*
col. ~li.
1166 Wodorlico o Voldarico II eletto patriarca d' A-
quileja conferma la donazione falla dell' Avvocazia al Mo
nastero di S. Maria d' Aquileja da Engelberlo . conte di Go
rizia f). r ) Guerra. 0. For.
t. IX p. 51
1166 Nel settembre di quest'anno Ulrico d'Allens,
gi marchese di Toscana, rinunzia i feudi al patriarca d' A-
quileja Ulrico o Vodulrico II, acciocch ne investa la figlia
Luicarda con il di lei marito Enrico di Manzano (1)

(1) Manzano (famiglia di). Questa aulica famiglia, clic


troviamo distinta in Friuli lino dal 1106, come fu detto in questo
volume alla nota della pag. 85, proviene dalla Germania, e secondo
l'antica tradizione, la si dice della Baviera, discendente dai conti
Ilmiughi, eh' erano nobilissimi e di ima stessa origine coi couli di
WiteUpach, da cui derivano i couli palatini del Reno ed i duchi di
Baviera g) ; oppure dagli Usuiighi couli di Mutiliglieli ed Ouneiideii *> |^. I-
(llsung o llsuugy conli di Moriiigen ed Ilouenrieden cosi li no
mina Woll'augo Lazio, ediz. di Basilea aiuto 1555 pag. 114) chiari
152
ed il loro figlio Corrado. Perci egli, V eletto patriarca, diede
a questi in feudo il dominio di 5 villaggi, cio fissano, S.
Stefano, Perseriano, Magred e (insilimi. A quest' allo d' in
vestitura, conferito sotto il tiglio nella Curia della citt di
ainiiholi M. E. A Cividale, furono teslinionii molle persone, fra le quali varie
il.NiStui?s?ai7
:;-! <- :;! distinte per dignit ecclesiastiche, altre per nobilt a).
lolilo ili(Il MoraT.
Percolilo Morar. r '
n. ,iu. f. li p. 31.
il 66 Finalmente nel novembre di quest'anno fece
Federigo la sua quarta discesa in Italia, con fiorito esercito,
per vai Camonica e Brescia, impedito essendogli il passo
li) Muraioli. Ann.
il' Hai. duini 1166.
Balbo. SI. il'll. solito del Titolo dalla lega veronese b). Diede il guasto a
pan- 151.
molte castella e ville del Bresciano fino sotto la citt; e
volle da quei Popoli 60 ostaggi, che mand in Pavia. Deva
st anche la pianura di Bergamo e venuto a Lodi tenne
gran Parlamento di Tedeschi e Lombardi, ove da quei mi
seri abitanti venne chiesta piet contro a' ministri dell'im
peratore, che parve sentila da Federigo, ma i falli dimo
strarono altrimenti. Trasferitosi poi da Lodi a Pavia, quivi
o Muratori e. >op. solennizz la festa del S. Natale e).

per. In milizia e per religione. E ci pare non lungi dal vero, per
il, Marietti. Patr.
Per. ms. aul. I. B ch quesle Ire famiglie portano una medesima arma od insegna ti),
p. 33-35. cio un dentalo argenteo con fascia rossa in campo rosso, che lo
(livide in tre denti o punte al disotto e quattro al disopra. La
famiglia di Manzano, castellana del Friuli e cittadina di Cividale,
oltre tenere fenili di abitanza nel vecchio castello di Fagagna, pos
sedeva i due castelli di Man/ano e Sdrica, ile' quali tuli' ora riman
fi nocumenti di fa gono le vestigia : avea la giurisdizione dei villaggi di Orsaria, Lon-
miglia. Porrla. zano, Obeuetlo disopra e disotto, ed era consorte nelle giurisdizioni
I>escr. diri Fr. nel
o. P. ilei r.uerra di Poulegliacco e del castello di Tolmino e). Teneva pur anche la
uri. vii p. 153-151-
159-160. superiorit di Villanova ilei Judri, parte avuta dalla Chiesa d'Aqui-
f] Hoc. e. s. Sta h'ja e parte dal monastero di S. Maria in Valle di Cividale, del qual
rniti. Delle cose di distinto ed antico cenobio possedeva 1' avvocazia f). Investita di molli
Tir v.F p 5M-595
Marietti e. . beni feudali si dai patriarchi d'Aquileja che dagl'imperatori ed ar
ciduchi d'Austria, faceva parte del Parlamento friulano ed occupava
gj noe ili famiglia. in esso tra' nobili il XVI posto g), La vedremo poi, nel seguilo di
questo nostro lavoro, distinguersi nelle pubbliche mansioni, nelle
lettere, nelle leggi e nella guerra ; e venir fregiata per ordine pubblico
di statua equestre, la quale sta riposta nell' interno del Duomo del
l' Insigne Collegiata di Cividale al disopra della porta maggiore ;
nonch essere ascritta al Consiglio della citt di Cividale ed agli
Slati provinciali della Contea di Gorizia.
.53
11(56 Olire a' sospetti di guerra vicina fra Trivigiani
e Cenedesi, il Friuli era travaglialo da forte carestia, non
ch dal nuovo scisma insorto per l'antipapa Pasquale contro
a] Palladi. SI. del
il pontefice Alessandro III a). Ir. par. I p. 180.
11 67 .Le citt Lombarde tengono Congresso a Pontida,
onde ajulare i Milanesi a rimpatriarsi b) (1). Da qui ebbe Ji.?3?iB:
vita la lega lombarda contro Federigo, la quale nel giorno 1 di
dicembre slabili : obbligarsi cadauno a difendere .le citt di
Venezia, Verona, il castello ed i sobborghi, Vicenza, Padova,
Trevigi, Ferrara, Brescia, Bergamo, Cremona, Milano, Lodi,
Piacenza, Parma, Manlova, Modena, Bologna, e alla difesa
ed offesa contro ognuno che volesse far loro o guerra o
danno, a compensarsi de' danni che patissero a tutela della
libert ed a ricuperare i diritti che possedevano al tempo di
e) Muratori. Ann.
Enrico HI e). d'Hai, anno 1167.
Canta. SI. Un.
Bac. T. X p- 133.
il 67 I Trivigiani, per accrescere forze contro a' Ce
nedesi, collegansi co' Vicentini ed assoldano nuova gente ;
per cui quelli di Ceneda, conoscendo non poter loro opporsi,
e consigliali dal patriarca d' Aquileja, inviarono ambasciatori
all' imperatore Federigo, che Irovavasi in Bologna, a dolersi
dell' attacco de' loro confini fatto da' Trivigiani. L'imperatere
commise la cognizione di quella vertenza a Voldarico pa-
Iriarca d' Aquileja, dando parte ai Trivigiani della delibe
razione. Perci essi mandarono sindaci in Friuli a difesa
della propria causa ; ma accortisi che il patriarca aveva in
telligenza co' Cenedesi, rimisero alle armi le loro ragioni.
Quindi con I' esercito, passala la Piave, scoulrarousi con
Guicellotlo da Praia, generale de' Cenedesi, che seco avea buon
numero d'armati; altaccaronlo nel luogo di S. Michele, e rottolo,

(1) Milano, distrutta da Brbarossa gi da cinque anni, fu riedifi


cata, e l' imperatore che voleva opporrai, in ci ajulalo dai Pavesi,
fu costretto nel seguente anno a ritornarsene in Germania per la
Savoja, unica via che gli rimanesse d). oni^'^'p0"'
154
il fecero prigione con 500 de' suoi. Allora que' di Ceneda
cercarono accomodamento, e il da Praia, per ollenere la li
bert, promise a' Trivigiuni di abitare un mese dell'anno in Tri-
vigi e di prestarsi sempre co' fratelli a servigio loro. In tale cir
costanza segui pure la pace co' Cenedesi trattala da Slrasso de
plr'TpMS:0"1 Strassi a) (1) e dal conte Schinella da Collallo (2).

(1) Questo fatto, raccontalo dal Palladio sotto il 1165, non pu


essere accaduto in queir anno, mentre Federigo, non solo non era
in Bologna, ma neppure in Italia. Ritenuto quindi uno sbaglio d'e
dizione iifir annata, noi lo abbiamo posto sotto l'anno 1167, nel
quale il Barbarossa ritrovatisi sul Bolognese.
(2) La famiglia li tTollitlio, cognominata cosi forse dallo
antichissimo castello di Collalto, situato non molto lungi da' monti
Taurisaui, trae la sua origine dai Longobardi, e pu essere da'una
di quelle tra le pi nobili ed illustri famiglie che il re Alboino condusse
in Italia e lasci in Forogiulio; epper, se ci fosse, i Collnltini
apparterrebbero primieramente al Friuli ed avrebbero essi dato il
nome al nostro villaggio di Collalto; poscia, cangiata dimora, sarebbero
divenuti trivigiani. Questa famiglia per del sangue principesco de'
duchi di Brandburch, i quali in allora vennero in Italia ; onde i Cul
latimi presero per arma il quartiere bianco e nero, insegna della
Ducea ; e sotto a' Longobardi, raffermati con parentadi e signorie, si
contennero relativamente al distinto loro grado. Perci Carloniagno,
conoscendoli meritevoli, conferm loro la giurisdizione e la Contea,
come lo fecero pure i suoi successori. Rambaldo di Collalto, il primo
di questo nome, personaggio di singolare estimazione e di piet, fu
quegli che del suo castello di Narvesa fond un'Abbazia cos denomi
nata ed ebbe da Berengario imperatore in dono la Corte Lovadina.
con giurisdizione, e da Ottone il titolo di conte di Trevigi; mentre
di poi, e sotto 1' istesso Rambaldo, questa famiglia fu da Corrado I
confermala ne' suoi feudi ; e dagli Ottoni II e III ottenne diversi
castelli sul Trivigiano. Segnalati matrimouii la raffermarono nella
sua grandezza, come quello di Rambaldo II con Matilde figlia di
Burcardo marchese di Borgogna, che ambi religiosi ampliarono la
loro Abbazia di Narvesa. Altri suoi individui furono favoriti dagli
Arrighi IV e V e confermati negli antichi loro privilegi. E Richelda
figlia ad Ensinisio IH di Collalto sposossi con Ensinisio de' Guidotti
signore di Selva; che tanto quesl' illustre famiglia, quanto quella di
Collallo avevano il titolo di couli di Trevigi e si ritengono discese
da uno slesso stipile. Rambaldo VI, confermalo da Arrigo VI nelle
sue giurisdizioni, fu anche dal papa Benedetto XI, perch beneme
rito della Chiesa, creato marchese d' Ancona, ed ebbe a prima ino
155
1168 L'imperatore Federigo, vedendo peggiorale le
cose sue ih Italia, e quasi rinserralo in Pavia, mal fidandosi
anche de' suoi Fedeli, nel marzo di jiiosl* anno s' invia pol
la Savoja in Germania. Nel viaggio fa uccidere crudelmente
uno fra quegli ostaggi lombardi clic seco traeva, per cui
quelli di Susa gli tolgono gli altri ; ed avvertito che trama
vano pure contro alla sua vita, fugge travestilo con cinque
de' suoi e per istrado dirupale ed alpestri giunto in Borgo
gna, minacciando quo' Popoli, passa in Germania, ove trova
turbolenze e l'odio di molti a). S^"lSTii!,n'
1168 I Milanesi rialzano le mura della loro citt;
quindi inseguono l'imperatore Federigo, mentre riliravasi in
Savoja e fabbricano Alessandria in onore del papa b). un^pfSf.1' Crou"
1168 Addi 20 settembre muore l'antipapa Pasquale III in
S. Pietro fuori di Roma. Si credette dovesse con lui aver
fine lo scisma, non essendovi pi cardinali scismatici : nulla-
meno Irovossi Giovanni abate di Slrunia, eletto vescovo Tu-
sculano, uomo apostata e pieno di vizii, che offertosi agli sci-
smalici, accett il Papalo ed assunse il nome di Calisto III e). C) Muratori e. <*.
1169 L'imperatore Federigo tenne grande Dieta in
Batnberga, ove fece eleggere a re di Germania e d' Italia
Arrigo suo primogenito e coronarlo da Filippo arcivescovo
di Colonia. Assegn agli altri suoi figli, Federigo, Corrado e
Gliene (non a Filippo eh' era ancora in fasce) molli suoi

glie Cossanza del conte Giacomo Guidoni, a seconda Chiara di Tol-


berto de' signori o conti di Camino, alla di cui memoria dedic il Ca
stel Chiaro da lui fabbricato. Lasci poi a' suoi posteri la nobilt vene
ziana ; e uno di questi, Tolberto, acquist Castel Ivano e le avvo-
cazie di Fellre e Belluno e fu valoroso condottiero d' armi presso i
principi Della Scala, e co' suoi favori la Repubblica Veneta nell'ac
quisto di Verona e in altre imprese. Molli altri poi di quest' anti
chissima ed illustre famiglia si segnalarono nella guerra e nelle
dignit ecclesiastiche e continuarono a dislitilinguersi per distinti ma- fireg.
d] Mcoiriii. i-air
, r . .. P . ,. ili, \ * Moni ito. a.
t > ni mi ii con le 1principali
r
famiglie

d Italia d).
'
r.18 elergo.
p. is lergo a
156
Stati; ed acquistando nuovi diritti e beni, facendo colare an
che in lor mano quanti poteva feudi delle chiese, cerc ar-
d!"ualnorlii;n' ricchirli grandemente a).
H69 Il patriarca d' Aquileja Voldarico II nel di 8
marzo consacra primieramente sacerdote, poscia- arcivescovo
y i\"r.'m. di Salzburgo, Adalberto II b) (1).
il 69 Nel d 15 giugno Volrico II patriarca d' Aqui
leja, insieme al conte Engelberlo, cede ogni diritto sulla Curia
di Monlona, confermando la donazione fatta da Regenanlo
(pane.' -Ipcucrra! ad Ermiliiida abadessa del monastero d' Aquileja e).
O. F. T. IX p. 55. , , . .
1170 L'imperatore Federigo cerca pacificarsi con papa
Alessandro III, tuttora dimorante in Benevento. Perci spe
disce a lui Everardo vescovo di Bamberga con ordine ili
abboccarsi seco ; ma Alessandro, conosciute le mene dello
imperatore, che cercava distoglierlo dall' intelligenza colla
Lega Lombarda, sentilo I' ambasciatore, lo licenzi senza ini-
JiLMoon"11, pegnarsi minimamente d).
1170 Il luned 2 febbrajo, nella chiesa d' Aquileja,
dinanzi I' altare della Vergine, Voldarico ex marchese di To
scana (2) con Dicmol sua consorte, dona legalmente

(1) Questo Adalberto fu cacciato dalla sua sede dall' imperatore


Federigo nel 1174, sostituendo amministratore di quella Arrigo pre-
posilo Bei'chtersgadese, che scrisse allo slesso Adalberto la storia
di quel tempo su tristi avvenimenti di quella Chiesa ; nella quale,
dall' elogio ivi esteso a gloria del nostro patriarca Voldarico II, u
sorte indubbia prova, che in que' tempi difficilissimi egli slesse co-
stanleinenle aderente al vero pontefice Alessandro HI, checch ne
dica contro I' Ughelli. Perci, in ricompensa di si virtuosa fermezza,
il papa lo fece suo legato apostolico, e in tale dignit consacr A-
dalberto in arcivescovo di Salzburgo, come fu dello. Questo patriarca,
oltre essere legato pontificio, era anche vicario generale dell' impe
ratore Federigo, e diflalli, mentre fervevano le discordie tra il pon
tefice e l'imperatore, il patriarca Voldarico li era legalo apostolico
e) unti, noi oi. e faceva le veci del sovrano Federigo se non in tutta Italia (locch pu
i-Vi&,M,We esser vero) a'me,o ne"a parte pi rimarchevole e).
(2) Secondo il Uniti, siamo incerti chi fosse questo marchese donante,
bench il Muratori nelle sue Antichit Estensi voglia che Vodalrico ve-
157
n VoMarico II patriarca aquilejese ed alla sua Chiesa il ca
stello ili Atlens (ora Altimis), quello di Perlenstain con le
ville di Porcil, Subid e Prosenich, e lutto ci che possede
vano in Vergia e Logre con la villa e sue pertinenze ; il
castello di Cernei! e di Chialmines e lutto l' allodio che ave
vano nella villa di Nomadi o Nimis, con la corte e castello
di Unge con la villa chiamata Latina e le ville Rechelach,
Predegoi, Wipelsach (1) e Wolfschel con lutti i servi
e serve in essi abitanti e loro peculii. Pi nominatamente
cedono i loro ministeriali dinismanni in numero di 26 abi
tanti in diverse ville del Friuli, de1 quali solo quattro abitatori
il' Atlimis, unitamente al feudo ad essi assegnalo secondo la
qualit del minislerio stalo loro dato dai marchesi donatori suin
dicati : con la condizione che nel castello di Atlens nessun
castellano, eccello gli Atlimis, potesse dimorare, se non vi
aderivano i ministeriali stessi. Quindi il patriarca riceve il
possesso di Hage ai 4 febbrajo e di Atlens ai 6 dello stesso a)Llnill No, de,
_
mese a).\ Friuli voi. IV W.
iihm-im.
' M. E. A. COI. 04 >
d 1 70 Rodolfo era abaie di Rosazzo in questo tempo b). ^aem, 0. F. T.
Circa il 1170 Engelberlo conte di Gorizia raccomanda p'
gli alfa ri dell' Abbazia di Sesto presso il pontefice, a L
ed Ottone Frangipane di Roma suoi consanguinei e). &$; d,p' Fnn"

nisse cacciato dal Marchesato dall' imperatore Federigo nel 1152 per
ilarlo a suo zio Guelfo VI " Este. In quanto poi alla Diemot, ili lui mo
glie, sembra verisimile il ritenerla figlia di quel Corrado e di quella
Matilde, a cui Bertoldo vescovo di Salzburgo nell'anno 1106 dona il
castello di Attens d).' .
) hi": ^"J.v?-
V. IV p. 135- 137.

(1) Per la geografia di questi tempi hanno interesse le menzioni


che in diversi documenti riportali e citati nei Monumenti del de
Hubeis si trovano dalla pag. 600 alla 615 riferibili a' luoghi posti
nell' attuale territorio del circolo di Gorizia : Wipelsach (Vipulzano),
ilechelach (Racogliano), Prosernic (Pressernico), Villa Subid ; come
pure le menzioni di un Enrico di Fratta, Giovanni di Versa, Enrico
li Martiniaco, Arpo di Strade, Bertoldo di Rinvia (Rubia), Ottone di
Sagrai e). ci.*'&*""' "'
158
1171 Il doge di Venezia Vitale Michele' II ricupera
Zni-n, toltale da Stefano re d' Ungheria con le citt di Spa-
latro, Sehenico e Tran. Ma maggior danno fece a' Veneziani
l' imperatore Mannello, il quale, mostrala loro benevolenza, in-
vilolli a passare in Levante con le proprie merci ; quando Del
di 22 marzo, contro la fede data, fece predare tulli i legni
veneti e l'aver loro. Questo fatto, saputosi a Venezia, desta
ira e desiderio di vendei la; per cui, sollecitamente apprestala
una flotta di cento galee e venti navi da trasporlo, capita
nandola lo stesso doge porlo, nel settembre di quest'anno,
la guerra in Grecia e riprende Trau che saccheggia, atterran
done una parie; costringe Hagusi a sottomettersi al dominio
di Venezia, e passato a Negroponle ne imprende l' assedio.
Allora i Greci mossero parola di pace e se ne cominciarono
le trattative; nel qual tempo il doge prese Scio e fiss di sver-
d'li"amiorih*n"' nare col ; ciocch recogli gravissimo danno, come dirassi a).
1171 Voldarico II patriarca d'Aquileja, nel di 4 mag
gio, ad istanza di Dietrico preposilo di S. Stefano d' Aqui-
leja, concede alle sue ville di Cussignacco e di Predemano
l'acqua della Torre, che passa per Udine col nome di Roja
e scorre ne' confini e pertinenze di dette ville, acciocch
possano far uso di essa nel loro territorio e per molini e
per altro ; pagando in compenso, per cadauna villa, 60 staja
d'avena annualmente al patriarca, e coli' obbligo di lasciar
scorrere senza impedimento quesl' acqua fuori delle loro per
tinenze, onde il patriarca senza ostacoli possa disporre di
h) LIruli. Noi. cit. neon |>

. 1172 Continuavano in questo mentre le turbolenze


d' Italia, che abbiamo descritte, contro l'imperatore Federigo
e quelle dello scisma del Pontificato romano, apportando al
Friuli e al rimanente dell' Italia per parecchi anni seguenti
gravi perturbazioni, con gran discapito degP interessi eccle-
e)
Fr.Palladio.
par. I p. SI.
181.del cadici ,-\
SiaSHU C;.
1172 Mentre svernava nell'isola di Scio l'armata ve
159
nela, allenclendo dal greco imperatore decisiva risposta di guerra
o di pace, mentre questi leuevalo a bada con belle parole senza
venire a nessuna conclusione cacciossi la peste nella flotta e ne
Fece orrida strage. Perci il doge Vitale Michele salp da col
per ritornare in Patria. Ma lungi dal minorare, la pestilenza
crebbe nel viaggio e quel!' armala s florida e polente ar
riv a Venezia poco men che disfatta, portando la peste in
quella citt, per cui per mollo Popolo. Data colpa di tanti
mali al doge, insorse tumulto, per il quale egli, nel ritirarsi
dal palagio, rest mortalmente ferito e cess di vivere nel
d 27 marzo, o maggio, di quesl' anno (seppur non fu nel
seguente) e in sua vece venne eletto al Dogalo Sebastiano
Ziani ai ! "umori. Ann.

1173 Il patriarca d' Aquileja Voldarico II, legalo della


Santa Sede, nella qual dignit pontificia era fino dal 1169 b), J> nff-jgbg-
compone alla propria presenza la lite insorta Ira Ermilinda aba
dessa del monastero di S. Maria d' Aquileja ed Amelrico di
Mugla per le decime d'Isola e). Queste decime furono dalla c^noerra. o. f. *.
abadessa date in feudo al predetto Amelrico d). <j) netto. TOi. xm
1173 In questo tempo un Vodalrico era abate di
Moggio e). ssrr&s
5.
1173 L'imperatore Federigo dispone in Germania
l' occorrente per scendere di nuovo in Italia con grande e-
sercilo onde domare i Lombardi, e gi era intimala la spe
dizione per l'anno vegnente 4174 f). ,nn?n30rl c' ''
1173 Bertoldo della casa degli Andecbs marchese del
l' Istria g.
o/ g
g)cr. Delta
P' 5*.
Bona. SI.
1173 I gran preparativi che facevansi in Germania per
la discesa in Italia erano slimolo alle confederale citt lom
barde (1) onde premunirsi e quindi stringere le vec-

(1) in questi tempi le citt della Lombardia continuavano a ri


durre all' obbedienza le terre e le castella gi concedute in feudo
dagl' imperatori a parecchi nobili, e ci per reintegrare i loro distretti
100
clrie alleanze e farne ili nuove. Perci a' 10 ottobre fu le-
nulo in Modena gran Parlamento, nel quale fu confermala
la Societ e Lega di Lombardia, obbligandosi cadauna delle
parli a non far Imitalo n pace coti Federigo imperatore
senza I' assenso di tulli e a non riedificare la terra di Cre
ma senza I' adesione de1 collegali. Frattanto I' arcicancelliere
dell' imperatore maneggiava per far cessare la guerra tra i
Pisani e i Fiorentini dall' una e i Lucchesi dall' altra, ma
'Jiunmim!"' non ottenne P intento a).
1 17.3 La Marca della Carinola viene, assieme con la
b) Della Bona. Si.
cr. p. 51. Marca dell'Istria, in potere dei conti di Andecbs di Merania b).
di 73 Il patriarca d'Aquileja Voldarico II dona alla
e) Detto. Abbazia della Beligna la possessione che aveva in Pirano e).
1174 Sulle differenze insorte Ira Ridder abate della
Beligna (1) e Bertoldo arcidiacono della Saunia, per censi
dovuti e non pagati al dello abate per la chiesa di S. Pan
crazio di Gralz, il patriarca d' Aquileja V0|darico II addi 5
IfiV?11, c"' gennajo di quest' armo pronunzi notizia o sentenza d).

e contadi, che ne' tempi addietro erano rimasti smembrati di multo.


N da questo loro empito andavano esenti i vescovi e i monasteri ;
ingrandendo cosi il loro territorio e distretto colle terre e castella
lor tolte uh' secoli passati o dalla forza de' nobili o dai privilegi dei
e) oratori e. sop. re ed imperatoli, e).
(1) Delimita (Abbazia tirila). Oltre quello ebe da noi
fu detto nel primo volume di questa nostra Raccolta alle pag. 91
e 92, aggiungeremo quanto segue: Anche quest'Abbazia (a cui
circa otto secoli addietro fu unita I' antichissima Badia di S. Gio
vanni del Tiraavo) prima del secolo XI dovette soggiacere, siccome
altre del Friuli e d' dalia agi' incendii e saccheggi e distruzione per
le invasioni degli TJugheri.' Il Lindi poi asserisce mancare i docu
menti a precisare I' epoca della sua fondazione ed il nome del fon
datore; noi per, riportandoci a quanto abbiamo esposto alle pagine
del 1 volume surriferite, seguiremo dicendo : aver Popone patriarca
d' Aquileja praticata la riparazione della medesima nel secolo XI.
Egli, trovata la chiesa ed il monastero in abbandono, volle fossero po
sti in buono stato, restituendo ad essa i corpi santi gi trasportati, e
chiamando ivi ad abitare monaci di S. Benedetto ; confermando loro
a conveniente sostentamento tulio quello che possedevano all' intorno
101
1174 Ermilinda abadessa (I) del monastero di
S. Maria d'Aquileja, alla presenza del patriarca aquilejese
Voldarico II, concede ad Ermanno, dello conte, la corte di
al Guerra, 0. r. v.
Montona nell'Istria di diritto del suo monastero a). IX p. 63.

1174 Alessandro III pontefice, con sua bolla del 27


maggio di quest'anno, conferma all' abadessa ed alle monache
del monastero di S. Maria d' Aquileja i molli loro beni e
rendile situati nel Friuli, nella Gamia, nell' Istria e nella Ca-
rinlia, e accorda loro pure il privilegio, che se anche un ge
nerale interdetto tenesse obbligalo il paese, esse possano,
a porle chiuse, senza suono di campane e sommessamente
recitare i divini ufficii, esclusi per gli scomunicati e g' in
terdetti; accorda loro inoltre che possano esser sepolti nel luogo
Hi questo monastero i corpi di quelli che deliberarono d'ivi
seppellirsi, meno per que' tali che di maggiore scomunica
fossero gravali ; salvo sempre i diritti di giustizia dovuti alle
h) Guerra. 0. T. r.
chiese parrocchiali, a cui appartenessero que' cadaveri b). XII p. 1 a 5.

- In quest' anno un Bebolfo era abate di Moggio e), &d^Mxp.a

e poco lungi, aggiungendovi ancora la corte n castello di Fagagna


con le attinenze e le ville di Medea e di Viscone. Ci sappiamo dal
trasunto autentico del diploma di Popone fatto sotto il patriarca
Perlnldo e Wezellone abate della Beligua nel 1 2 io il 3 ottobre per ma
no di Giacomo Torre chierico della citt del Friuli (Cavillale). Ne' tem
pi seguenti i laici, quanto maggiormente potevano, procuravano di far
proprii in ogni modo possibile beni, rendile e diritti dell'Abbazie (cosi
anche delle chiese), non senz' intelligenza o negligenza degli abati ; e
gli usurpatori pi discreti ed onorati erano quelli che li ricevevano
i" feudo con qualche ricognizione. Cosi avvenne anche a quest'Ab
bazia, e a tale, che dopo la met del secolo XIV la sua rendila non
oltrepassava i 400 fiorini d'oro,, n vi erano in essa pi monaci; e
un certo Giovanni suo abate, a cagion dell' acre pessimo, dimorava
in Firenze. I pontelici per presero in seguilo delle disposizioni su
Questo convento, come si dir nel progredire di questa Itaccolta d). Uniti. Rat di.
Ili pax. isi-ra.
Avvertiamo ancora, che la chiesa di S. Pancrazio di Grati con de-
rime ed altri diritti spirituali spellava, per concessione de' patriarchi
"quilejesi, a Quest'Abbazia,.
U) Ermilinda o Ermelinda abadessa era sorella di questo patriarca
Aquileja e). r ! rii'l'a Bona. ir.
Gran, p- SI.
il
162
^iMoint 1174 Finalmente verso la festa dell' arcangelo Michele a)
ridiscende Federigo in Italia per la quinta, non ultima volta.
Non gli era aperto se non il passo di Susa per le terre dei
conti di Savoja. Scendendo il Moncenisio arse Susa, a ven
detta del fatto di sei anni addietro. S' avanz ad Asti, la
quale a palli si sottopose. Mosse contro Alessandria; la quale
citt, cinta di mura di terra pesta e paglia, ovvero coperta
di tetti di paglia, si difese fortemente quattro mesi, senza
soccorsi della Societ. Finalmente, adunatasi questa a Modena,
! K!1?! kb-m." mand un esercito in suo appoggio b).
1174 Il papa Alessandro HI canonizza Bernardo di
Gistello : ed in questa occasione egli decide non appartenere
che ai pontefici di Roma la canonizzazione dei santi, ebe
un.^?ra"p!aS.' prima facevasi da ogni vescovo e).
1175 L'imperatore Federigo, levato l'assedio d'Ales
sandria, mosse verso l'esercito de' confederati; ma non ven
nero alle mani ed entrarono in trattative, prevalendo ancora
il rispetto all' Impero. Egli ottenne, licenziando l' esercito, che
i Lombardi licenziassero il loro; e cosi egli e la sua corte
ebbero il passo e giunsero a Pavia. Nuove trattative seguirono
ancora, ma senza conclusione alcuna; e frattanto si allent la
! m!1^: uh. c"' Societ, e pass cosi il resto di questo anno d).
1175 Intanto, facendo credere Federigo imperatore di
voler pace con la Chiesa romana fece sapere a Roma avrebbe
egli volentieri trattato. Per ci vennero a Pavia i legali apo
stolici a cui fu fallo grande onore : v' ebbero tra essi ed i
deputati dell'imperatore e le citt della Lega molle conferenze.
Ma le prelese di Federigo essendo esorbitanti, tanto riguardo
alia libert della Chiesa quanto a quella de' Lombardi, nulla
d' ""otto ira' fu conchiuso ed i legali tornarono a Roma e).
1175 Nel d 18 maggio il patriarca d'Aquileja Volda-
rico II dona a\ monastero di S. Maria in Valle della citt di
Cividale alcuni beni di ragione della Chiesa aquilejp.se goduti
in benefzio da Eravico di Cividale, situali parie in Azzida
165
e parte in S. Maria di Monlo, e da quello rassegnali a mano
del dello patriarca, con la condizione che V abadessa di quel
monastero non possa quei beni infeudare ad alcuno od altri
menti disporne, ma sia obbligala, coi di loro proventi, a dare a) ..m m. g, a.
I . ., . \ col. 59S Llniii.
alle sue monache ogni anno sei trattamenti o conviti a). Sas-'m"' T- IV p'
1175 In quest'anno un Martino era abate di Sesto b). l^TTif.
H75 Voldarico li patriarca aquilejese conferma al mo
nastero di S. Maria d' Aquileja tutti i privilegi e le donazioni
stategli fatte da Popone patriarca e suoi successori Siguardo
e Wodolrico I e). &$ 'T-
1176 Il patriarca Voldarico II conferma alla citt di
Cividale il Foro pubblico, e ci nel giorno 12 febbrnjo di
quest* anno. Ma siccome il Foro suddetto era stalo dal pa
triarca Peregrino I concesso con la slessa gravezza come
alla citt d' Aquileja, cio di pagare al patriarca il tributo o
il dazio della mula, cos Voldarico esent la citt da tale
aggravio verso F esborso da essa fattogli in allora di 52
marche. Nel resto si tenne precisamente alla concessione
del suo antecessore, colf obbligo a1 negozianti di dover pa
gare per ogni passo di terreno occupato dalle loro merci
nel mercato due danari frisachensi ogn'anno, e col dovere ai
giurati della citt ed all' avvocalo di presiedere ed ispezionare
il dello mercato d). ^"iSk.*-
1176 Adalberto conte dell'Istria e). S}.Sf,K.BoM-9U
1176 Nella primavera di quest'anno scese nuovo eser
cito tedesco per li Grigioni e Como in ajuto all' imperatore
e addi 29 maggio segui tra Federigo e i Milanesi la memo
rabile battaglia di Legnano vinta da questi f) (1). umu""! uil*
1176 Engelberlo II conte di Gorizia e sua moglie

(!) (u questa battaglia l' infanteria lombarda, armala di lunghe


alabarde, respinse la gendarmeria tedesca, bench tutta coperta di
ferro u) '< *) imponi, e*
""" 8/- unir. T.un.p.M
164
Adelaide, con loro lettera, danno alla chiesa di Novacella il
iW"-"" loro podere di Michelsbach a).
1176 Gotlifredo abate di Sesto sottoscrive il diploma
rilasciato in quest' anno da Voldarico patriarca a quelli di
SLW&'i?. Cividale b).
1176 Il papa Alessandro IH nel di 7 luglio, con sua
bolla data in Anagni, conferma al preposilo Voldarico ed ai
canonici del Capitolo d' Aquileja tulle le rendite, i luoghi, i di
ritti e le giurisdizioni, che in qualunque modo possedeva quel
Capitolo (1) ed in particolare l'esenzione dalla Av-
vocazia e dai di lei Piacili ed angarie, una volla gi con
cessa dall'avvocato Arrigo duca di Carintia fratello di Voi-
IttrVnMil: Carico I patriarca d' Aquileja e).
1177 Il pontefice Alessandro III imbarcatosi sulle navi
di Venezia per andare in Lombardia, venne a questa citt,
dove fu convenuto non riceverebbe l'imperatore prima che
fosse conchiusa pace o tregua. E la pace non si conchiuse,
bens la tregua per sei anni ; e fu convenulo non si guer
reggiasse intanto tra l' imperalore e imperiali da una parte
e le citt collegale dall' altra, e queste conservassero la lor
t!S!>tt5'.dlt" Societ e non fossero richieste di giuramento d).
&?'?. S"-8"" H77 Gervico vescovo di Concordia e).
1177 La Storia veneta e la Cron. islr. portano come
seguita in qiresl' anno una battaglia navale a Salvore tra gli
imperiali e i Veneziani con la peggio dei primi. Il papa e
l'imperatore avrebbero dopo ci confermalo ai Veneziani il
rDp':nKsBo,*'slr" dominio dei mari f).

(1) Nelle ville di Mereto, Palmaila. Ronchi, Claviano, Ontagfiano,


San Stefano, ecc. : Farra, Pelolam (Pelean), Sdrausina, Dabrailan
(Debord), Vitlanova, Gradisca, Bruma, cimi omnibus perlinentiis
suis, a monte qui dicilur Cars usque ad straluni- Ungarorum; e sono
inoltre menzionati in questa conferma varii luoghi, i quali sono quegli
tessi, di cui si fa menzione nella scrittura di donazione fatta dal
i) fili*. patriarca Popone nel 1031 al Capitolo d' Aquileja g).
ICS
ii 77 Il patriarca * Aquileja Voldarico II ricevette
dall' imperatore Federigo parecchie lettere in cui in vitavalo a
venire co' suoi vescovi e religiosi al Concilio in Ravenna,
ove doveasi giurar la pace tra esso imperatore fatta col pon
tefice e dimoslra vagli quanto considerasse la sua cooperazione.
Mentre in Venezia il nostro patriarca dava risposta alle
medesime, venne determinatamente scelta quella citt per la
sanzione di questa pace. Tale circostanza diede a Voldarico
il mezzo di dimostrare quelP energica influenza che procura-
varigli il suo ingegno e la sua dignit, appoggiando validamente
la parte dell' imperatore ; e fu quindi tra il sacerdozio e
1' Impero giurata quella pace che sar sempre memoranda
negli annali delle Nazioni cristiane. In questa clamorosa so
lennit venne in S. Marco cantala la messa dallo slesso
Alessandro III ; e quando egli, dopo il Vangelo, asceso il
pergamo, disse Ialinamente un omelia al Pripolo, fu quivi
che il patriarca d' Aquileja, fallosi interprete della medesima,
fece la spiegazione in tedesco per accontentare la devozione
* ) Uniti. Kot.cit,
dell'imperatore a). A ricompensa di ci Federigo imperatore - cLli,!"?. uS."
ed il pontefice accordarono molli privilegi alla Sde aquile-
jese. Alessandro III conf'ermogli i 16 Vescovati comprovin
ciali, nonch molte Abbazie e monasteri suggelli al Patriar
cato, l' uso del pallio, il diritto di far precedere la croce a
s dinanzi, il Contado, la Marca ed il Ducalo dai re o dagli
iuiperatori per privilegio concessi, e gli conferm la chiesa
di Giuslinopoli, o Capodislria, smembrandola dalla triestina, ed
erigendola
D
a Vescovato, ove il patriarca Voldarico acconsen- b)Rubel M. E. k.
lisse b) (1). Colla pace di Venezia ebbe fine lo scisma ^'urau!.''.
che durava da 18 anni, e le citt lombarde videro assicu- ivp. iw
rata la loro indipendenza : mentre il pontefice dal canto suo
riconobbe tulli i vescovi e (ulti i preti canonicamente con
sacrali durante lo scisma e). tn!u,'TnM,.cSS:

(1) 11 Palladio ci riporta aver accompagnalo in Venezia in tuie


JGG
H77 Nel giorno 21 luglio, sul territorio veneto presso
il monastero della Trinit, l' imperatore Federigo 1 conferma
al Capitolo d' Aquilcja il possesso de' suoi beni e de' suoi
) Cui. Frangipane villa<r"i il).
1178 Il papa Alessandro III torna a Roma dopo aver
definite le differenze passale col Senato ; e l'imperatore Fede
rigo, visitala la Toscana e Genova, pel Moncenisio ritorna in
Germania. Intanto le cill della Lega, bench uscito ti' Italia
T imperatore, non ommellevauo alcuna misura onde guaren-
d'ii*u,an0nu4ran' lire la loro libert b).
\\ 78 Il papa Alessandro IH entra in Roma alla foggia
de' trionfatori e I' antipapa Calisto HI va a gettarsi a' suoi
piedi ed ricevuto qual tiglio. I nemici di Alessandro per
gli fecero succedere I' antipapa Innocenzo IH, il quale dal
fondo d'un castello ov' erasi ricoverato scomunicava il papa e
rn.TSf." Cron- i suoi vescovile). Secondo il Palladio, l' imperatore Federigo
avrebbe lasciato suo vicario generale in Italia il patriarca
KiiSi'lSrtefpliMl d* Aquilcja Voldarico II d). E il Della Dona 'ci riporta, che
Federigo Rarbarossa conferm Dell1 anno stesso a questo pa-
?r.?c5s. B*na' st' triarca la donazione dell'Istria, della Corniola e del Friuli e).
1178 In quest'anno Filala era abadessa del mona-
i)iii:uperS80FT- siero di S. Maria in Valle di Cividale f)-

circostanza l'imperatore e il patriarca d'Aquileja gran numero di


nobilt, e particolarmente pi di duecento nobili del Friuli, tra i
quali i pi distinti furono Corrado d' Allcms, Arluico di Caporiaco e
JiI!*fi,du Federico di Porzia g).
< 'aporiaco, o Chiavorinco, famiglia : cenni. Questi
assai nobili ed antichi Friulani sono d' una medesima stirpe co' si
gnori di Castello, come lo erano del pari quelli di Villalta. il cui
ramo rimase estinto con molli altri di questa famiglia, la quale gi
oltre sei secoli addietro era delle pi polenti del nostro Friuli.
Cbiamavansi liberi, e pretendevano di non aver a riconoscere i loro
feudi dai patriarchi d' Aquilcja ; locch facevano parimente i conti
1 1> 5ss. di Torcia ed signori di Slrassoldo li). Come poi si dividessero e
iliHPlf!r!Ulne?carF! non pervenisse a loro Villalta, cosa ignota i). Ne' secoli posteriori
pe'iwueria ' v" dalla loro casa incastellata o in fortilizio una vedova di questa fa
miglia, gi decaduta nei beni di fortuna, venne ad abitare in Udine
1G7
1179 Nel d 1 3 aprile dell'anno antecedente, secondo
il Dandolo, cess di vivere Sebastiano Ziani doge di Venezia
ed ebbe a successore Aureo, ossia Orio Maslropelro. Il Mu
ratori per, appoggialo ad altro riportalo del Dandolo, ove
dice: che lo slesso anno papa Alessandro congreg il Con
cilio Lateranese il quale indubitatamente accadde in questo
anno 4179, annota quivi la morte del Zinni e ci avverte:
nascere sospetto, che non all'antecedente, ma a quest'anno
\ *) Muratori. Ann.
essa appartenga aj. d'u. uwim:
1179 Voldarico li patriarca d'Aquileja fu in Roma al
Concilio Lateranese, ivi temilo in sul principio di marzo dal
papa Alessandro III coli' intervento di pi di 500 arcivescovi
e vescovi e di una sterminata moltitudine d' altri ecclesiastici
e laici. Vennero fatti 27 canoni, ne1 quali fu riformata la
disciplina ecclesiastica, fu provveduto alla simonia, furono
scomunicali gli eretici albigensi e venne dato buon ordine
a molle chiese che avevano non poco sofferto durante lo k) Mmt^_ ABB.
scisma b). V'intervenne anche Enrico patriarca di Grado; e -cnjSSia. u
quivi fu stipulata una stabile ed assoluta concordia tra que- Kl*
sii nostri due patriarchi, acciocch le loro chiese non aves
sero pi ad essere vicendevolmente molestale da nuove liti
e da contrasti. L' allo di conferma lo vedremo esteso rid
i' anno seguente e). cjappeneuic.

con cinque suoi figli, i quali a virtuosa ed ingegnosa condotta cre


sciuti, furono aggregati alla cittadinanza udinese nell'anno 1510 d). ) . ooiiooii.
Nel Parlamento friulano sotto i Patriarchi occupavano fra i nobili
il X posto e). Federico de' signori di Caporiaco e Villalla, soggetto 0'JTll!p. *
di molla estimazione, nel 1193 fu da Goltofreilo patriarca e poscia ,'1CA-
dal suo successore impiegato in importanti affari diplomatici, e fu
anche dai conti di Gorizia creato cavaliere di collana, grado in que'
tempi di molta slima f). Possedeva egli i castelli di Gavoriaco, Tar- [ii.?1?110' '
cento ed Invelino, de' quali dirassi a suo luogo g). Nel seguilo poi R,.l?jj,oMI,'| R,ln
del presente lavoro vedremo distinguersi quesf antica e nobile fa
miglia per ragguardevoli soggetti.
168
1179 INel d 4 maggio il papa Alessandro 111 concede
ai canonici di Concordia i beni che canonicamente possedono,
a) ValenUnelli. n.
C. M. de rebus F. o cli in avvenire potranno acquistare a).
p.73.
1180 Nel di 25 gennajo l'imperatore Federigo, cou
bolla d'oro conferma a Voldarico II patriarca d' Aquileja il
Ducalo e Contado del Friuli, la villa di Lucinico con le re
galie e tutto ci che era appartenente al Ducalo, tutte le
regalie dei Vescovati dell'Istria e quelle dei Vescovati di Con
cordia e di Belluno, le tre Abbazie, cio Sesto, S. Maria iu
Organo e della Valle, la terra o territorio, situalo tra la
Piave e la Livenza, i castelli di Treven, di Allimis e di Ilage;
bi riubpij h. e a e conferma inoltre ogni cosa che il suo antecessore Corrado
EccTAq. m avea conferito alla Chiesa d'Aquileia b).
Llruli. Noi I. .
t. iv p. H6-117. 1180 Bertoldo era marchese dell'Istria in questo
e) Uniti. Noi. del i ,,, n\
fi. ?. i p.is. tempo CJ.
1180 Il patriarca d' Aquileja Voldarico II nel giorno
3 aprile determina sia celebrala la festa di S. Maria Mad
ri!' <Up1, lud' dalena con nove lezioni nella Chiesa aquilejese d).
Si. **"" " H80 Jonata vescovo di Concordia e).
4180 Addi 24 luglio, a mezzo del pontefice Alessan
dro III e di alcuni cardinali, fu in Roma estesa una transa
zione sulle vertenze di superiorit tra i due patriarchi d'A-
quileja e di Grado. Con essa Arrigo, o Enrico, patriarca
gradese cede al patriarca .Voldarico 11 e alla Chiesa aquile
jese ogni diritto e titolo di metropolita sopra i Vescovati
dell'Istria e sui tesori esportali da Grado in Aquileja dal
patriarca Popone ; promettendo in pari tempo di mai pi
pretendere contro la Chiesa aquilejese alcun diritto sui 17
Vescovati, cio di Concordia, Ceueda, Trevigi, Padova, Vi
cenza, Verona, Mantova, Trieste, Capodislria, Parenzo, Pola,
Ciltauova, Pedena, Belluno, Fellre, Trento e Como, eccet
tuate le due Pievi della Tisana e Sanfiore, che con le cap
pelle, quarlesi ed ulili rimaner devono sotto la superiorit
i!vnP,.ii?-lMi' c giurisdizione del patriarca di Grado f).
1G9
1180 Luiprando
1
in quest'anno
T
era decano della Chiesa a ) I.'rtiU. Noi. del
d'Aquileja a) e Gislero era abate di Moggio b). } (lappeiU'i 'u
1180 Il patriarca d' Aquileja Voldarico II si accorda **
co' Veneziani e). ?v?st?' "* T'
1180 Ultimale le rilevanti difficolt che la- Chiesa aqui-
lejese teneva con quella di Grado, e ci a mezzo della tran
sazione riferita, il patriarca d' Aquileja Voldarico li compose
anche i tumulti dei Popoli dell' Istria d). Fr.'parIVwt'"1
1181 In quest'anno il patriarca ti' Aquileja Voldarico II,
vedendo la corrotta licenza de' canonici aquilejesi, riun que
sti in consiglio, e unitamente ai vescovi di Trieste e di Con
cordia, agli abati di Sesto e della Beligna, appoggialo all'auto
rit avuta dal ponleGce Alessandro HI; e come metropolita e
legato pontificio diede loro apposite Costituzioni e) (1). ?r.i.iVf.'i

(1) In quest'epocale prima ancora, i canonici della chiesa


r Aquileja chiamavansi fiali, o fratelli, non canonici semplice
mente; e ci per la loro prima istituzione di vivere in convento e
monastero vita comune. Ma questa disciplina, per la corrotta licenza
divelluta disordinata, i canonici couducevano vita da secolari ed ar
bitraria. Quindi le Costituzioui date loro da Voldarico, tendendo a
ricondurli alla dovuta condotta, contenevano : dover i fratelli vivere
in comunit nello stesso locale ed ivi cibarsi, n fuori di questo
fosse somministralo il vitto ad alcuno, meno nel caso di grave ma
lattia, o per soverchio numero, o per molti ospiti, oltenuta licenza
dal decano. A questo ed al maestro delle scuole doversi una pre
benda per il vitto, due per il vestito. Ogni canonico, in qualunque
luogo fossr, percepisse quella de' vestimenti eguale ad ognuno dei
fratelli, e pet' grazia speciale ani In; mezza marca al1' anno. Tutti i
beni della Collegiata, cono de"a Preposilura. cosi delle chiese e dei
poderi, nonch delle obbedienze, in comune uso dei fratelli fossero
ridotti. I vassalli ed i lu'nisleria'i coi loro benefit fossero riservati
ad uso del prepnsito pr tempore, ed ogni giut'>sdiz>oue e potest
sugli stessi, non ostando privilegi degli antecessori, fossero ad esso
riservali: Potesse ogni singolo, testando, 'ascia- la sua prebenda per
il vantaggio dell' anima propria, ma per un solo anno. Questa lo
devole ed antica istituzione per venne meno, anzi fu bandita in
sieme al nome di frali, o fratelli, per la rilassatezza dei costumi e
per I violente prepotenza arbitraria dei preposi li, che facendola da (]tabei A
despoti,
J ' ,
unii amministravano con quella
'
discretezza che rpur era di Noi.
coi. m. Linai!
Cll. TOl. IV .
dovere f). in-tti.
170
1181 Add 30 agosto muore il papa Alessandro HI,
uno de1 pi insigni Ira i pontefici di Roma, dolalo di sapere,
moderazione e saviezza ; per cui in tempi sommamente tor
bidi govern gloriosamente e restitu la pace alla Chiesa di
Dio. Ebbe a successore Ubaldo vescovo d'Ostia e di Velletri,
Lucchese di nascila, personaggio esperto e prudente, il quale
prese il nome di Lucio III, e fu coronato nella domenica prima
dMuLnooiin?' di settembre in Vellelri a).
1181 Sigisfredo vescovo cenedese nel d 30 agosto
investe in retto feudo a Vecelleto da Praia la torre di Ce-
iirT<r?.*i.d?"? neda b). nb. Avvertiamo che Valenlinelli nel suo Calai. Cod.
p, 21. *
Man. da rebus For. a pag. 87 annoia questo fallo sotlo la
data li agosto 1181.
1182 Fra follava dell'Epifania spir un vento si im
petuoso per tre giorni in tutta Italia, che uccise molte per
sone ed animali e fece disseccare gli alberi. Erano inoltre 5
anni che infieriva la carestia per tutte le contrade dell'Italia,
in modo che in alcune parli neppure con un' oncia d' oro
potessi trovare una salma, ossia soma di grano ; per cui
moltissimi conladini perirono, nuli' altro aveudo per cibarsi
r) al.
d' Muratori. Ann.
anno 111. plip
u,e prllf
erue c\
V'

1182 Muore il patriarca d'Aquileja Voldarico II, dopo


20 anni e pi di travagliata sede s per la sua Chiesa che
per la cattolica romana. Goltofredo abate di Sesto gli sue-
?! iv."is*?'' e,t" cede nel seggio patriarcale d) e sedelle circa anni 12, va
nendo a morte nel 1194, come dirassi (1).

(1) Ninna notizia, da quella infuori d'esser nato da reale prosapia, ci


vien fallo di raccorre intorno alla palria e al casalo di questo nostro pa
triarca Goltofredo. Sappiamo per esser egli quello stesso che, come
abate di Sesto, fu testimonio alla conferma del privilegio di Foro
pubblico in dividale nel 1176; e quel medesimo che nel 1181 con-
S' ivM'M-naf"' sigli " la restituzione dei canonici d'Aquileja alla vita comune e).
Secondo il Palladio, sarebbe slato consanguineo dell' imperatore F-
ri.Trr.S.dcl derigo II 0
171
1182 Add 14 ottobre Gollofredo patriarca d'Aquileja
dona all' abate della Beligna quattro masi in Tolmino, uni
tamente all' avvocazia sui medesimi a). a) cod. Frangipane.
1183 In quest'anno successe la pace di Costanza: per
la quale le citt lombarde ottennero la conferma dell1 indipen
denza municipale sotto la protezione degli imperatori b) (1). uii.^SSs!'' Cron'
1183 Gollofredo patriarca d'Aquilcja istituisce due suoi
procuratori; l'uno Stefano Baronzio di Venezia e l'altro Li
berio Orefice di Treviso, con la paga di 100 marebe e). flpQ['cs3.r "'
Nel 1182,o 1183, secondo il Palladio, manc di vita
Enrico, o Arrigo, patriarca di Grado, a cui fu successore
Giovanni VI di famiglia Signolo d). fLWV01
1184 In quest'anno Valco era abate di Rosazzo e). $),e,- F- T-
1184 Mattia di Sorpenber e Wariendo, padre e figlio,
cedono a Boinico Koporclo di Premariaco e a molti altri la

(1) Nel di 25 giugno, in Costanza, l'imperatore Federigo col re


Arrigo suo figliuolo, diede la pace all' Italia, confermandola con suo
diploma. Le citt che prima erano contro I' imperatore sono Milano,
Brescia, Piacenza, Bergamo, Verona, Vicenza, l'adova, Trevigi, Man
tova, Faenza, Bologna, Modena, Beggio, Parma, Lodi, Novara, Vercelli,
e con esse Obizzo marchese Malaspina. Le cilt poi che tenevano la
parie imperiale sono Pavia, Cremona, Como, Tortona, Asti, Alba,
Genova e Cesarea ('cio Alessandria). A questa pace non furono am
messe, probabilmente perch non inviarono i loro agenti, Imola, il
castello di S. Cassiano, Bobbio, la Pieve di Gravedena, Fellre, Bel
luno, Ceneda e Ferrara. Per questa pace, chiamata di Costanza, le
citt suddette restarono in possesso della libert e delle regalie e
consuetudini, ossia dei diritti che da gran tempo godevano, riser
vando agi' imperatori 1' alto dominio, le appellazioni e qualche al
tro diritto. Che le appellazioni della Marca di Verona fossero con
cesse ad Obizzo marchese d' Este e ad Azzo VI suo figlio, lo si ve
dr a suo luogo. Questa pire stabili in tante citt, coli' approvazione
imperiale, la forma di Repubblica con governo diverso da quello
de' secoli precedenti f); mentre formarono esse delle leggi panico- a'ii*"??,o'iiM?'
lari che nominarono statuti. Contenevano questi le leggi proprie
di ciascheduna cilt ed adattate alle loro circostanze. E bench se
ne veda qualche esempio anche prima della pace di Costanza, per
in corpo, e formanti compilazione di statuti, non le troviamo che ^^
al principio del secolo XIII, e allora furono non pochi g). ctt. i. iv i>. m. '
172
loro corle, case ed orti in dividale ed altre terre, eoli' ob
bligo della contribuzione annua di due frisacliensi da pagarsi
ai cedenti il giorno della Purificazione di Maria da ognuno dei
'Tm:orr- beneficali a).
1184 Goltolredo patriarca d' Aquileja nel d 9 marzo
ordina che Ennilinda abadessa del monastero d' Aquileja, dopo
la morte di Amelrico di Mugla, abbia a possedere le decime
d' Isola (luogo nell' Istria), come dalla sentenza di Pellegrino
arcidiacono della Chiesa aquilejese fu stabilito; con la condi
zione per che se i vassalli contribuenti le medesime mo
b) Guerra. O.F.t.
vessero fondute lagnanze

fosse obbligala
D
1' abadessa a render
dice FrinKynec loro giusta soddisfazione b).
1184 11 patriarca Gotlofredo dona ai canonici d'Aqui-
leja la Pieve di Rivis con le cappelle, quartesi, doli ed ogni
e qualunque diritto ad essa spettante, nonch la villa di Moz
zami, libera dalle vessazioni e pretese di Arrigo di Malisana;
al quale aveva dato il patriarca 6 masi in Gonario, onde
riuunziasse le sue ragioni e prelese al dello Capitolo. Con
ferma inoltre a quest'Arrigo un maso in Trivignano, rasse-
*l iv1.''ik1' '"' guato allo stesso Capitolo da Mattia ministeriale patriarcale e).
1184 Il papa Lucio HI nel giorno 19 settembre con
ferma a Gislero abate di Moggio tulle le possessioni e gi-
eh. HI. t. ix P risdizioni di questo monastero od Abbazia d) (1).
so.v

Fr.LTruv'olHa (1) Nel documento riportatoci dal Liruti e) contenente questa


BS- conferma trovasi esposto 1' anno IV del Pontificai di papa Lucio IH
coli' indizione IV ; ci che presenta errore in queste note cronolo
giche, perch l'anno IV sarebbe appunto il 1185 e la vera sua in
dizione la III e non la IV, mentre questa ci darebbe l'anno 1186.
Siamo per certi, che il pontefice Lucio III non viveva nel 1186; quindi
c' errore nell'esposizione dell'indizione IV. Nonpertanto continuando
nel 1 185 questo papa a dimorare in Verona, potrebbe essere che il
dello documento portasse la data dell'anno IV e quindi fosse successa
la conferma suddetta nel 1185, come dice il Liruti; ma quando
l' indizione fallace, resla dubbio sulla veracit dell' allo ; perci
avvertiamo aver qui seguito il Cappelletti, anzich il Liruti.
173
1184 Add 29 ollobre il papa Lucio IH, con sua bolla
datala da Verona portante l'indizione IH coli' anno IV del
suo ponliiicato, conferma al vescovo di Feltre tutti i suoi
poderi ed altri diritti, salva sempre l'apostolica autorit e
.... , ., . . . ) Vrcl. SI. <WI
la debita reverenza ali aquilejese patriarca a). Bew!wm,,L'p
il 84 Goltofredo patriarca d'Aquileja, portatosi in Lom
bardia a rendere omaggio all'imperatore Federigo ed a racco-
mandarglisi, fu quivi presente, nel 19 ottobre, alla concessione
che quel monarca fece delle Marche milanese e genovese ad
Obizzone d'Este b). KiW**
1184 Nel giorno 16 novembre in Vicenza Federigo I
imperatore conferma la transazione che il patriarca e il conte
Enrico del Tirolo aveano stipulalo intorno la mula di Gle-
mona (Hormayr) e). cjDeiiaBona.str.
1184 Il papa Lucio IH da Verona addi 11 novembre
conferma al Capitolo d' Aquileja i privilegi ottenuti dal suo
predecessore Alessandro III d). 12md:p,i,roMPan',
1185 Gi cominciavano a pullulare nelle citt d'Italia
i semi ascosi delle due l'azioni guelfa e ghibellina e) (1). S'i^mm'hb."'
1185 Dietrico da Sacile, per ordine di Goltofredo pa
triarca d'Aquileja, viene da Pietro notajo invitato alla causa
vertente tra esso ed i canonici di Cividale per i beni lasciati
alla chiesa di S. Maria di detta cill da Pertoldo di Albana 0- !tpr'0,T

(I) I molivi furono questi : tenevano i nobili dalla parte dell' im


peratore per difendere le loro castella ed i feudi che dianzi erano
esenti dalla giurisdizione delle citt. AH' incontro il Popolo, che vo
leva non solo godere della libert, ina rimettere ancora sotto il suo
dominio tulli i luoghi che anticamente appartenevano al suo Distretto
e forzava i nobili ad ubbidire, ripugnava all' antoril dell' impera
tore Pur questo nacque in Faenza discordia fra il Popolo ed i no
bili. Inferiori di forze quest' ultimi, ricorsero a Federigo, il quale
ordin l'assedio di quella cill che, quantunque falla gagliarda di
fesa, fu costretta a cedere e a sottomettersi al volere imperiale g). Da 5'hMj,o"!m""
tali motivi sorsero le fazioni guelfa e ghibellina, che produssero al
l'Italia tanti si gravi malanni. i
174
1 185 Nel giorno 15 giugno Domenico abate di Moggio,
con assenso del suo monastero, invest Odalrico detto ("in
setto, Slrabo e Vercellone genero del fu Giovanni di Miono
di tutto il (maltese, di vivo e morto et de jure biadi, ecc.
a) Valonlniflll. C, . . . . ... . .
c. *r de rebus f. a diritto di leudo del ministero, coi dati pesi a).
185 Wodolrico Russaci attesta con giuramento di es
sere stalo presente, di aver veduto ed udito, che il fu Perloldo
d' Albana, essendo vicino a morte, leg con suo testamento
ai canonici di S. Maria di Cividale lutto l' allodio che pos
h) Guerra. 0. r. t.
IX p. 105. sedeva a Potozan fra Scrilaco e Vipao b).
1185 Nel novembre di quest'anno il papa Lucio IH
muore in Verona ed sepolto il giorno 25 di quel mese.
Gli succede Uberto Crivello arcivescovo di Milano; il quale
venne tosto eletto al Papato e assunse il nome di Urba-
c) Muratori. Ann. nn III \ B
d'it. anno 1185. ,,u ,u *>
1185 Gottofredo patriarca d' Aquileja, nel novembre
di quesl' anno, esercitando i suoi diritti patriarcali, consacra
in Verona, in giorno di sabato, la chiesa di S. Maria ali
diFr.Palladio. SI. del
par. I p. 185.
.; J\
Ud <l).
Circa Tanno 1186, ai 20 gennajo, il papa Urbano III,
con sua bolla rilasciala da Verona e diretta a Witti-
maro abate della Beligna, oltre ricevere sotto la sua sog
gezione e prolezione quell'Abbazia, le conferma tulle le ren
dite e i diritti e particolarmente la chiesa di Gralz con tulle
e) l.inill. Noi. del
Fr. T. Ili p. 171. le sue prerogative e).
1186 Nel giorno 27 gennajo Gottofredo patriarca d' A-
quileja, uomo arditissimo e persona assai mondana, seguile
in quel di le magnifiche nozze del re Arrigo, primogenito
di Federigo imperatore, con Costanza, zia di Guglielmo II
re di Sicilia, in Milano (1), senza riguardo al papa,

(!) Queste nozze, tergiversate, ina inutilmente, furono vedute di


mal' occhio dai consiglieri di Guglielmo II re di Sicilia e pi ancora
dal pontefice, che trovava.^ privo in seguilo dell'appoggio del polente
175
clic per dissapori coli' imperatore non intervenne, si usurp
il diritto che apparteneva all' arcivescovo di Milano (Arcive
scovato, che quantunque pontefice, se lo riteneva ancora Ur
bano III) e confer al re Arrigo la corona del Regno d' Ita
lia a). Gon decreto pontificio per Tu sospeso dai divini #*a[ma'
ufficii con altri vescovi intervenuti a quella funzione; ma,
aggiustate le cose, poco dopo fu assolto b). $."iv'pt1
1186 Il papa Urbano III, nel giorno 3 di marzo, viste
le violenze usate dai marchesi dell' Istria sulla chiesa di
Gralz in danno dell'Abbazia della Beligna, a mezzo di Ot-
tocaro, marchese stirense, manda un suo breve al patriarca
d' Aqiiileja, col quale gli ordina debba obbligare con le cen
sure ecclesiastiche que' marchesi a farne la restituzione al
detto abate con i frutti percetti e). ft.S|.%tK
1186 Pellegrino preposilo della chiesa di Cividale e
arcidiacono d' Aquileja rassegna al patriarca le decime di
d) Guerra. 0. F. .
Zoppolano avute in feudo dalla chiesa aquilejese d). XXII p. 193.

1186 Addi 5 settembre Engelberto conte di Gorizia


dona all' ubale della Beligna un monte presso Gormons ed
alcune decime per risarcimento e). -SSiBSS"*"
1 1 86 L' imperatore Federigo, dopo aver preso, colle
forze de' Milanesi, Piacentini, Bresciani ed altri Popoli, parecchie
terre e castella a' Cremonesi ed averli ridoni a trattar ac
cordo, si riconcili con essi. Poscia, lasciato al governo d'Italia
il re Arrigo, ritorn in Germania f) e tenue Dieta in Ma- d'i"""! na:
gonza g) (1). &.W Cron-

braccio siciliano difensore della Chiesa romana, venendo riunito agli


Stati dell' Impero quel forte Regno, e prevedendo i guai che potevano
venire e che vennero infalli all'Italia per tuie alleanza li). il! l!'i'i!t-*"iwi!

'(1) alla Dieta di Magonza che stabilir si dee la fondazione del


roller elettorale e 1' esclusione degli altri principi tedeschi
dall' elezione dell' imperatore. Gli elettori conosciuti furono sotto il
176
1186 Goltofredo patriarca d'Aquilcja nel giorno 2(1
dicembre d ai canonici di Cividale le decime di Zoppolano,
gi rassegnale da Pellegrino preposilo della chiesa cividalese;
e ci alla presenza di molle illuslri persone, fra le quali
fxpu,S" 0FT' eravi pure Corrado di Manzano a). Nel giorno medesimo
conforma allo stesso Capitolo e alla sua chiesa tulli i diritti
rh. ,v n. t. ix p. e , privilegi. che sino
b) cappelletti. U .
da * antichissimi tempi egli godeva b).
4186 Sino al H87 Engelbcrlo II coi figli Maliardo II
er. p. k. na lr' ed Engelberlo III furono conti di Gorizia e).
1186 Fu da noi accennalo, che le appellazioni della
Marca di Verona venuero appoggiale ad Ohizzo marchese
d' Este; e ci rilevasi da due sentenze, date lai medesimo
marchese, una nel dicembre di quesl' anno, da cui risulta
essergli commesse le appellazioni di Padova e del suo di
stretto, l'altra nell'anno seguente, dalla quale vedonsi alai
affidale dall' imperatore Federigo le appellazioni di Verona
d!i".u!noi.ir e del suo distretto d).
lop.'plg. !"' c' H86 Enrico vescovo di Trieste e).
1186 In quest'anno, o forse nel seguente, fu data ese
cuzione alla bolla di papa Alessandro III; cio Goltofredo pa
triarca d'Aquileja costilui Vescovado separato la chiesa di Ca-
podislria, in questo tempo unita ancora a quello di Trieste,
come lo era per l' innanzi. Non avendo per quella chiesa
beni sufficienti per sostenere tale dignit, dovette la citt
medesima accrescerle il patrimonio, cosi ricercati dal pa
triarca, il quale perci elesse, istitu e consacr a proprio
f) Naldlnl. Cor. i
- uraiil'iU: dei vescovo di Capdislria Aldecario (Aldigero) f).
''""'''' 1187 Gerusalemme, citt santa, che avrebbe dovuto
ispirare devozione a' suoi abitanti cristiani, divenne invece

nome di grandi ufficiali della corona, ed erano il re di Boemia, il


duca di Sassonia, quello di Baviera, il marchese di Brandeburgo ed
^HSVSS: i tre arcivescovi di Magonza, di Colonia e di Treviri g).
177
in qujslo lempo sentina di vizii. -Insorte quivi dissensioni
fra' principi^ per cagione del Regno, e non mantenuta la fede
data a Saladino polente sultano di Babilonia e d' Egitto, n
agli altri vicini, il sultano invase armala mano la Palestina,
sconfisse i cristiani e tolse loro Gerusalemme e molle altre
. , , a) Muratori- Ann.
citi -, a) d'Uni, .uhi,, t IK7.
Wl,d / - Ball). SI .III
1187 Da quesl'anno al 1220 vedremo conti di Gorizia * un p" ,-9'
Mainardo II ed Engelberlo III fratelli b). |;J.j*1" *lr-
H87 Muore nel giorno 19 ottobre in Ferrara il papa
Urbano III andatovi da Verona, ove, per dissapori coli' im
peratore, avea stabilito di scomunicarlo; ma, pregato dai Ve
ronesi a non praticare quell'atto nella loro citt, perdio serva
od amica di Federigo, era passalo a Ferrara. Lo si dire
morto per afflizione, forse per la rotta che Saladino diede
a' cristiani in Oriente. Subentr nel Papato Alberto cardinale
di S. Lorenzo in Lucina, col nome di Gregorio Vili; il quale
portatosi a Pisa per pacificare quel Popolo co' Genovesi, ve-
risimilmenle onde sostenere la cadente fortuna de' cristiani
in Levante, infermatosi, mori col nel giorno 17 dicembre.
Fu eletto papa ai 19 dello slesso mese Paolo cardinale e
vescovo di Paleslrina, romano di nascila, die fecesi cbiamare
Clemente III e). <i'iui. anno u*}'.
1188 Luitoldo vescovo di Trieste dj. ci..Tg. Sf' aop-
1188 Il papa Clemente III concita la cristianit al gran
riacquisto di Gerusalemme, ed onde agevolarlo accorda ai
principi ebe vi concorressero la decima parte de' redditi
ecclesiastici, per cui tu chiamata decima salnatna e/. Quindi l""J,vlxJu"c,p ,n{;
seguono paci in Italia e in tutta la Cristianit, trionfa lare- ' U11|> ,S9
ligione, e le idee ed i discorsi vertono tutti, e da per tutto
sul medesimo oggetto il riacquisto f). VitlFmL nl'
1188 Bertoldo II di Andecbs marchese dell'Istria g). S,'.^"0'"' st'
1188 L'imperatore Federigo, verso la met di Qua
resima, tenne in Mgouza generale Dieta. Ivi pure i Legali
apostolici fervorosamente animarono alla grande impresa di
13
178
Terra Sanla: por cui l'imperatore medesimo prese la croce,
e con esso gli a Uri principi cristiani. Venne intimala la spe
dizione per T anno seguente, e frattanto ognuno attendeva a
raccogliere le maggiori forze possibili onde rilorre Gerusa
a) Muratori. Ann.
d1 It. anno 1188. lemme al polente Saladino a).
b)Dciujfcn..sir. 1188 _ Gundramo di Tolmino Burgravio b) rinunzia a
Goltofredo patriarca d' Aquileja ij feudo che da esso avea
,c). ffSV- F- avuto e).
dcrTKB0M's'- 88 Romolo vescovo di Concordia d).
1188 In quest'anno nacquero differenze tra Adelmola
moglie di Stefano signor di Duino (1) e Gislerio abate
di Moggio per i beni che Verner di Garisacco avea donali
a quell'Abbazia. In quest'anno pur anche insorsero altre
differenze tra Stefano signor di Duino, sua moglie, Gonone,
Voscalco, Arrigo ed Ugone loro figli dall' una, e Wermaro
abaie della Beligna dall'altra, per prelese sopra la villa di
Melareto di ragione della slessa Badia. Su queste vertenze
vennero falle delle transazioni od accomodamenti entro l'anno
e) unni. noi. oi 88, e presentale al patriarca Gotlofredo furono da lui
- cooTSipi. Fran- convalidale con patriarcali decreti e).
glpano Ind. PI- " '
roiia. '

(1) Duilio (famiglia di) : cenni su d'essa. Questa illustre


casa, che per due secoli figur grandemente nelle vicende del Friuli,
fu vassalla da prima dei marchesi d' Istria, poscia dei patriarchi
d' Aquileja, e per ultimo, rinunziala la fede di questi, dichiarassi
vassalla della casa d' Austria. I signori di Duino feudalarii, come fu
detto, del Patriarcato aquilejese per le terre avute dai marchesi del
l' Istria, a cui i patriarchi succedettero, non possedevano soltanto
la rocca o castello cosi detto di Duino, ma tulio il Carso ed il ca
stello di 1*i-i-iii sul Timavo superiore e furono capitani generali o
comandanti d' anni dei conti di Gorizia. Non cosa agevole il poter
dire quando questa famiglia cominciasse a dominare ; ci nonpertanto
parrebbe non andar lungi dal vero chi ne fissasse l' epoca poco dopo
l'anno 1112. Nulla ci nolo intorno alla sua provenienza; ci ac
cadr per nel seguilo di questa Raccolta di annotare varii falli ed
individui di questa antica e distinta famiglia, Iella quale Cseguitando
col dotto D.r Kandler) diremo essersi estinta urli' anno 1595 in Rara-
licrto ultimo di questa casa, le di cui possidenze passarono ai Walse,
179
1188 La Cr. islr. mclte solto quest'anno l'istituzione
rk I I" rk \ a) Polla nona. SI.
della l'arrocchia ili Duino a). cr. p. se.
1189 Nel giorno 27 marzo Gotlofredo patriarca d'A-
quileja, accompagnalo dai vescovi di Padova, Vicenza e Bel-
luno consacra la chiesa di S. Maria delle Carceri sul Pado
vano e si obbliga di contribuire alla medesima ogn'aiino, a
titolo di elemosina, 10 lire di moneta veneziana. In tale
incontro il patriarca recit un' erudita omelia Ialina, che
Gerardo vescovo di Padova volgarizz sulF istante, per in
telligenza dell'uditorio, in lingua italiana b). Da ci si com- $' """'P-ie1'
prende essere l'italiana favella conosciuta ed accostumala in
quel tempo.
1189 Addi 23 aprile l'imperatore Federigo muove
verso l'Oriente con circa 30,000 cavalli, olire la fanteria. Avea
seco suo figlio Federigo ed altri principi e). S'u"aSlSri'iwl,n'
1189 Recindo di Strasoldo, sotto Federigo imperatore,
passa in Asia alla guerra di Terra Santa con 300 cavalli,
e muore fra la Cilicia e l'Armenia pugnando
1
contro eli E- ,
ci) Palladio, si. eH.
gizii ed i Persiani d).' Kft di &m!^,n"ii
1189 Gotlofredo patriarca d' Aquileja compone le dif
ferenze tra Aldigeno (Aldigero) vescovo di Capodislria ed
Ermilinda abadessa del monastero di S. Maria <l" Aquileja
per le decime d1 Isola, facendo estendere alla di lui presenza

p I) r K.lnillcr. Suo
investite loro dai duchi d' Austria e). Avvertiamo per, che secondo f^'Jii.J"!"^^ ^
il Nicoletli (Guerra civile fra' Forlani, fase. F ani. p. 4 tergo) Ugo ' pu p.*k>i!
di Walsc era gi signore di Duino ncll' anno 1581. Dopo i Walse,
il castello e la signoria di Duino appartennero all' antica e nobile
famiglia HofTero, come ci avverte il conte Ottaviano Mauini nelle
sue Memorie, ove dice che Matteo HofTero signor di Duino era uno
tra' principali baroni e consiglieri dell' imperatore; e che da Lucrezia
contessa d'Arco di lui moglie ebbe due figlie, delle (piali Chiara f . ^ lr n
maritala a Leonardo di Arach barone in Austria f), e Lodovica in wn> imu. iW.
Raimondo Tornano del ramo di Gorizia. Sappiamo inoltre che que- r'"",e
sto castello e signoria, furono dall' imperatore Ferdinando III, nei
1078, conferiti in propriet ai Torriani che gli avevano ereditali dagli eiLuac Pomwo.
Hoffer, i quali li possedevano a titolo di pegno g). ni"V iw.Vmx.

<
180
la convenziono, o sentenza, con cui rimasero le medesime
all'abadessa, coli1 obbligo di pagare annualmente alla cbiesa
di Capodislria una libbra d' incenso in segno della falla Iran-
STR-Nm.'- sazione a).
1189 Bernardo di Cerclaria (1) con la di Ini mo
glie, la figlia e la sorella danno, per le anime loro, alla cbiesa di
S. Maria della citt d' Austria (Dividale) la loro corte, case ed
{^en.o.r.T. orlo situali in detta citt b).
4189 Otlocaro duca di Stirili addi 19 maggio in (ralz.
dona alla cbiesa di Milistat i suoi diritti sulla citt di Neuu
r) Cini. diplomatico ! o 1 \
Frangipane - Ind. e 01 O. AVVOCatO C).
Plrona. '
1190 L'imperatore Federigo Barbarossa, giunto in
Asia coli' esercilo, add 10 giugno, bagnandosi nel fiume Sa-
lef, affog. Questo fine ebbe Federigo, uno de' pi gloriosi
monarchi, giustizia il dirlo, che abbia governalo I" Impero
romano. Nonpertanto alle sue molte virt essendo uniti mol
tissimi vizii, la sua memoria rimase in obbrobrio presso gli
trtisr- Italiani d).

(1) Questo Bernardo di Cerclaria, o Cercler. venne dall' erudizione


e) orlon. Dtwonw del D.r Giandomenico Ciconj di Udine, e dall'acuta critica del pro-
nT'n-VrlrdlKri fessor Giusto Grion e) di Trieste, indicato per il padre di quel Tom-
!?PaXradKn'0 m"* <k' Cerchiavi, che sotto al nome di ospite italiano o roma
nico scrisse in lingua tedesca un poema didascalico, dal quale ap
parisce che altre due opere scrivesse in lingua romanica. Lo stesso
Tommasino, che si scrive Th. de. Zerclaere. si d per pretto italiano
e nativo del Friuli. Il poema tedesco ripubblicato con note dal pro
fessor Arrigo Ruchert di Quedlinburgo in dieci libri con un pro
logo in cui il poeta propone di dichiarare che sia bont, costuma
tezza, virt. Nel primo libro si contengono alcuni frammenti di due
opere antecedentemente composte dall' autore in lingua romanica.
Le belle maniere, vi detto, vanno apprese nella prima et, e sono
quasi apparecchio esteriore della virt a cui si dee tendere. Ogni
male, c'insegna il libro secondo, deriva dall'instabilit: la natura
stessa non stabile se non a un certo segno; che gli elementi co
stanti in s medesimi, trovansi in guerra fra di loro. Stabilit non
che di l della luna, d' onde incomincia il quinto essere ; sotto la
luna campeggiano gl'influssi, quindi l'instabilit; da questa deriva
la discordia tra persona e persona, la guerra tra citt e citt. Ma
181
1190 Vescalco vescovo di Trieste a). S^V"' 8I-
1190 All'estinto FedeTigo Barbarossn succede nel Irono
il di lui figlio Arrigo VI crede gi di Guglielmo li re di
Sicilia test morto. Ma Tancredi, liglio naturale di Ruggieri,
gli toglie il bel retaggio facendosi re. Quindi si apre la
guerra, e Genova e Pisa a mia usi per Arrigo; questi scende
ed incoronalo in Roma b). %: du'

Iddio cre 1' uomo costante (I. 5), il peccato originale lo rese a peg-
gior condizione degli altri esseri creati, i quali dulia lor sorte si
contentano, mentrech l'uomo s'affatica n scambiare la sua. Tanto
lo slato del povero quanto quello dui ricco hanno I' accompagnatura
di beni e di mali; l'ambizione si dimostra insaziabile dalla storia ;
ricchezza e potere hanno un rovescio ; la fama da sprezzare e la
virt da seguire; sta nelle azioni la nobilt non nella nascita; nulla
di meglio si pu fare dall' uomo che di frenare le proprie passioni. Chi
vizioso schiavo del vizio (I. 4); il ricco, il pulente, il nobile, il
celebralo pu fare molto del bene, ma eziandio mollo del male; il
solo virtuoso felice. Vi lian due beni assoluti : iddio e la virt ;
due mali : il demonio e il vizio (I. 5). Sei cose : nobilt, potere, am
bizione, rinomo, ricchezza e signoria ponno essere buone ed anche
cattive. La scala delle virt conduce al paradiso, quella delle sei
cose dubbie, formata da gradini volli all' ingi e sdrucciolevoli con
duce al vi/io, al quale il demonio s'affatica di tirare co' suoi uncini
(modi persuasivi). Ben fa chi le sei cose dubbie schiva. Ma il mondo
peggiora per gli esempi dei grandi. Noi libro sesto si descrivono le
conseguenze dei vizii e delle virt. Il corpo non che vaso dell' a-
iiima, continuasi nel settimo ; questa pi nobile ; a questa convieu
pensare maggiormente. Quattro potenze ha I' uomo : immaginazione,
memoria, ragione, intelletto. Non ognuno le adopera come dee: uou
quegli ebe va dietro a guadagno materiale, ma u anche colui che,
senza essere virtuoso, si d alle sette arti. Chi ben opera sa meglio
di grammatica che non chi bene parla ; chi dice il vero, dialettico
miglior si mostra di colui che il ver distingue ; chi parla dritto,
miglior rettore di chi il discorso ben colora ; chi sa calcolare al
grande uopo di vivere a bene, sa pi di geometria che non chi ben
misura un prato ; colui che maggior numero di virt alberga, sar
migliore aritmetico che non colui che senza error conteggia ; chi le
sue azioni fa consonare co' giudizi!, sonator migliore di chi fa i
suoni uscir netti da uno strumento ; e se buon astronomo chi ben
conosce gli astri, miglior astronomo sar chi ben conosce iddio. Due
scienze v Inumo, divinit e fisica ; anche conviene studiare le de-
182
UDO Gollof'redo patriarca d' Aquilcju cuni|iunc le dif
ferenze insorte Ira Pellegrino arcidiacono aquilejesc e Ga
briele preposilo d' Aqnilejn |ier le ijualtro pievi di Furia,
!!lkTBir' Melerclo, Castellano e Mariano a).
1190 La famiglia Anelli venne ad abitare in Udine
li) Nlcolelii. IMIr.
Per. nw. .mi. r. B
in questo tempo b) (1).
p. 71.
1190 -Ermilina in quest'anno era abadessa del molli
ni Mona. Guerra. .. -, ,,
m.m. TUl' IV slero (" . Mana d Aqmleja e)
1190 Nel novembre di quest'anno il patriarca d'Aqui-
leja Goltofredo dona a M.... preposilo ed a' canonici di San
g%acnt dlp' Fra"" Stefano, abitanti in Cividale, molle decime e beni d).

crelali, le leggi, gli statuti ; ma per parlare eh' uno facesse delle
relazioni eh' evvi tra loro, l' idiota noi comprenderebbe. A servigio
delle quattro potenze I' uomo ha cinque sensi ; queslj le ricevute
sensazioni a quelle tramandano. Tre forze ha il corpo : vigore, svel
tezza e prontezza, le quali vengono signoreggiale dall'anima mediante
l'assennatezza. Questa dirige cinque cose aderenti al corpo: vigore,
sveltezza, concupiscenza, bellezza, prontezza ; cinque fuori di esso :
nobilt, potere, ricchezza, fama, signoria. Sorella dell' incostanza
l'immoderatezza (I. 8). Tra due vizii opposti havvi una virili: l'u
milt tra la superbia e la melensaggine, la semplicit tra I' arditezza
e la stoltezza, la pazienza tra l' irrequietezza e la pigrizia. C uu*
ira giusta e una ingiusta, un amore lecito e un' illecito, anche una
invidia giusta. La preghiera cosa buona ma pu divenire cattiva;
digiuni ed elemosine si ponilo fare bene e male. La superbia so
prattutto da schivare. Da essa viene avarizia, invidia, ira ed odio,
l'astuzia, l'audacia, la falsit, la bugia, lo spergiuro. I quali vizii
debbonsi vincere colla ragione. Il libro nono parla della giustizia. 11
diritto clericale e laicale: pur troppo questo non e sempre d'ac
cordo con quello, li giudice sia giusto, senza misericordia, tema, a-
more, odio; n sia parziale, venale, invidioso e sragionevole. L'ul
timo libro tratta dell'essere veramente liberali.
Notevolissimi sono i brani, che delle sue opere in lingua romanica
tradusse il Grion, prendendoli dai frammenti inseriti nel poema te-
. desco. Cosi dal Friuli partiva fin d' allora uu maestro di civilt ai
paesi settentrionali, del quale gli eruditi tedeschi ne lamio grande
stima.

(I) Questa famiglia, siccome ottima compatriota, venne nobilitala


o) cr. Monocoli, nel 1250, e poscia nel 1280 si estinse e).
183
1190 Malico vescovo di Concila sollopone al Comune
di Trivigi s medesimo e tulli i luoghi e lerre del suo Ve
scovato coi loro abitatori, essendo podest di Trivigi Ezzelino
, n . . a) Vcrci. SI. delle
da nomano a). " Tm. o ver.
' m doc.Y. 1 p. 38.
1490 Incendio successe nella cill d' Austria (Cividale)
da cui ne ebbe danno V archivio capitolare
r
e quello

della b) Starato. Delle
Comunit e vi perirono documenti e carie antiche b). Sti*0* *
4191 Verso la fine di marzo muore il pontefice Cle
mente III e add 30 dello slesso mese viene eletto papa Gia
cinto cardinale di S. Maria in Cosmedin, in et di circa 85
anni; il quale assume il nome di Celestino III, e nel 44 aprile,
giorno di Pasqua, viene consacralo. Incorona poscia a im
peratore il figlio di Federigo I, Arrigo, VI come re di Ger
mania e d'Italia, V come imperatore e). d'i"!wiimT
1191 Il Clero ed il Popolo della cilt di Cividale con
Pellegrino proposilo e Perloldo decano della chiesa di della
cill si riuniscono nella cappella di S. Donalo ad oggetto di
far fabbricare una chiesa; e a quest'uopo si d e si pr- d) L,ra. No, dl
i i\ IV d. 155-Gner-
mette elemosina d). . oivfo. t. a. p.
' 101.
1191 Popone figlio di Regenardo di Gruvar d a Pel
legrino preposilo della chiesa di Cividale la Vodia (Vradiam)
di 28 marche e) (1). ill,.W
1191 Liudpoldo di Dielristan con sua moglie e i Ire
suoi figli vendono a Pellegrino proposito di Cividale 4 masi
e mezzo, un sedime, molino, ecc. per 20 marche di frisa-
chensi f;. ipWY'
1191 Nel giorno 6 maggio Pietro di Alberto d'Aldi-
gerio, messo dell' imperatore Arrigo, sentenzia che i beni e

(1) Voci;* o gnadia era un pegno che veniva dato a mano j) <[jr- {'_
V una persona il' importanza
I ... I 1-
a guarentigia
l l. r
il' una
.
cosa stabilita Tra\ h)!""Moololli.''' Cosi.
le parti, che per dissensioni od altro fossero tra esse con teine g). eW mi. de' ror.
Secondo il Nicoletti poi guatila varrebbe condanna b). fer*o*ul' m' *'
184
lu giurisdizioni di ragione dell' Abbazia di Sesto in Trevigiano,
cio in Laubiola, Cariamola e Buscano, usurpali da Ezzelino
?) m'm !*il c"' d'Ouara o da Romano, siano reslituili alla della Abbazia a).
1191 Da Gollofredo patriarca jd1 Aquileja viene con
fermata in quesl' anno, ai 14 dicembre, la donazione di al
cuni beni falla da Romolo vescovo di Concordia al suo Ca
pitolo (1) onde con pi agio e volont osservassero
b) unni. noi. cit. que' canonici la vita comune loro restituita e riformala b).
1191 Manfredo abaie di Sesto viveva in questo tempo,
e la di lui morte segnala solto il di 10 aprile, per senza
rl..r;f',rlYlc,lix.,,f indicazione dell' anno in cui accadde e).
1191 Il doge di Venezia Aureo, ossia Orio Mastropc-
Iro si fa monaco nel monastero di S. Croce di Luprio, e
nel giorno 1 gcnnajo vieue eletto al Dogalo Arrigo Dandolo,
personaggio de' pi illustri e benefci clic s'abbia mai avuto
lina" iv& quel1' iaclita Repubblica d).
1192 Pertoldo decano e i canonici di Cividale fanno
istanza a Gollofredo patriarca onde faccia giustizia contro
Corrado di Satile per le violenze esercitale gi da Dielrico
padre di esso Corrado ne' beni lasciali alla loro chiesa di
rfipuoiM.0'F'T' S. Maria da Pertoldo d'Albana e).
1192 Gollofredo patriarca d' Aquileja nel giorno 14
ottobre dona ad Urluvico abate della Beligna, e a quel mo
nastero 4 masi nel territorio di Tolmino nella villa Pouli-
kel, tenuti dal fu Reginaldo Castaldo cou tulle le loro per
tinenze, nonch il diritto d'Avvocazia eli' egli aveva su di
essi, cou la condizione che se i lavoratori o contadini (ni-

(1) Nel Calalogus Coti. Man. de rebus For. del Valenlihelli a pag.
75 suiti la data 10 dicmbre 1191 trovasi accennato un privilegio
dato da Guttofredo patriarca d' Aquilina a Hoioolo vescovo ed ai ca
nonici di Concordia, e che noi riteniamo (bench con digerente in
dicazione di giorno) sia quello di cui traila il Lini li, e qui sopra
riportalo.
185
siici) che tenevano i delti musi nutrissero un cavallo, con
esso dovessero servirli due volte all' anno a). vmbm-l
1192 In data di Roma H maggio, il pontefice Cele
stino III cominelle ai vescovi di Castello e di Cliioggia giu
dicassero la questione insorta tra il patriarca d' Aquileja ed
i canonici di Trieste sulla nomina di quel vescovo b)t ) cod. %. Frana.
1192 Goltofredo patriarca d' Aquileja ed i vescovi di
Castello e di Cliioggia confermano, per rispetto alla fede,
P elezione del vescovo di Trieste falla da' canonici di quella
pilla r\ . (i\ e) Cod. Frangipane
Cllld L) [!.). - Ind. Piroua.
1192 Nel giorno 13 maggio viene dagli arbitri comuni,
Wolrico preposilo di Concordia ed Artemanno di Sacile, ema
nata sentenza sud' Avvocazia della chiesa di Concordia, dan-
,,_,.. . .
vescovo _Romolo d.,
d)p. ?r
Valentinelli. C.
dola a Gabriele avvocato del i1Vcbus K-
71 0 w.
1192 In Aitino, i vescovi di Castello e di Cliioggia
estendono, per memoria dei posteri, un allo sulla controversia
pendente tra Gollofredo patriarca d' Aquileja ed i canonici
di Trieste, riguardo alla da loro falla elezione del proprio
VPSi'flVfl
veacuvu p\ "/ e)
- Cod.
Ind. Franginano
Piroua
1192 Vodescalco canonico della citt di Cividale, con
suo testamento del 28 agosto di quesl' anno, lascia alla chiesa
di questa citt dei masi in Moimaco, terre allodiali in Grilons,
altre terre, prati e case in varii siti f). SIxum&m/-
1192 Ricardo re d'Inghilterra, uomo che in alterigia
e nello sprezzar gli altri superava ognuno, falla tregua per
5 anni col sultano Saladino, imbarcossi e parti dalla Palestina.
Rallulo da fiera tempesta nell'Adriatico, fu spinto verso A-

(1) Secondo il Tommasini, fu Wascalto che venne confermato nel


Vescovato di Trieste, in tale circostanza, dal patriarca Gottofredo; ( TonlIMSlnl ncl.
ma pone ci sotto la data 1194 g). Non ci noto per a quali do- f'Ar. ir. t: iv pagi
annulli i egli si appoggi onde porre questo fallo sotto I' anno da lui
indicato. Vedasi questo voi. a pag. 180.
186
juilejn, ove, sbarcato con pochi de' suoi, prese quella via
che pot e con difficolt scapp dagli uomini del conte di
ti Muratori. Ann. p;_ : \
d( 11. anno 11. UOHZia 3).
1192 Nuove differenze sorsero in questo tempo sul
Trivigiano tra quel Popolo e Gerardo vescovo di Belluno ;
per cui questo, unitosi a Guecello da Soligo, Drudo vescovo
di Feltre, Ottonello e Guicellotlo fratelli da Praia e Porcia,
commissari! de' Gaminesi, mand a dolersi presso Arrigo im
peratore ed il pontefice: avergli i Trivigiani, non solo ricu
salo obbedienza, ma usurpate le giurisdizioni. Quindi il papa
diede incombenza su tali vertenze a Goltofredo patriarca
d'Aquileja, il quale dopo molto lenipo e varii accidenti, sen
tenzi essere scomunicali i Trivigiani quando, nel dato pe
riodo, non restituissero al vescovo bellunese i castelli ed i
luoghi conlesi. Perci essi spedirono al pontefice ambascia-
lori ed ottennero la sospensione della scomunica e della
sentenza, con delegazione a Leonardo vescovo di Torcetto e
a Clemente vescovo di Cillanova. Nulla per avendo fatto i
Trivigiani nel tempo prescritto, P imperatore se la prese con
essi ed ordinava ai Padovani movessero loro contro le armi,
siccome usurpatori dei Vescovati bellunese e cenedese, che
diceva appartenere al suo trono per le convenzioni fatte tra
Federigo suo padre ed i Lombardi. Corsero quindi i Pado
vani sul Trivigiano e dnneggiaronlo ; mentre i vescovi ili
Feltre e Belluno mossero contro il' altra parte sotto la guida
di Guecello da Soligo. Anche Goltofredo patriarca, a sostegno
di quei due vescovi suffragane^ sped molle genti friulane
dirette da Guicellotlo da Praia e Porcia all' assedio di Oderzo.
Ma i Trivigiani, appoggiali da Azzo marchese d' Este e for
malo grosso corpo d' armati diretto da Federigo da S. Pao-
grazio, invasero lo stalo del patriarca, togliendogli nel Trivi-
giano i castelli di S. Polo e di Modale, per cui i patriarcali,
levalo l' assedio di Oderzo, riliraronsi parie a Camino e parte
nel castello di Praia ; mentre il Pangrazio conquistava Bru-
187
gnara e scorreva sino al Taglinmcnlo, devastando quella parie
n , i m i ..- \ a) Palladio. St. del
del Friuli e traendo seco a Irmgi grosso bollino a). v^ru. i p. i-
1192 Verner li di dicagli;! con molto valore difese
in quest'anno le frontiere del Friuli dai dannosi assalti dei
b) Nlcolclti. l'air.
P. liiTin r. G aut.
Trivigiani b). p. 3 tergo.
1195 Nel giorno 21 marzo Gottofredo patriarca con
ferma alle monache d' Aquileja le dona/ioni l'alte da' suoi
predecessori e). Addi 24 dello slesso mese poi, il pontefice e) eoa. Frangipane
Celestino 111 con sua bolla accorda al monastero di S. Maria
il' Aquileja e a quelle monache i molli loro beili, decime ed
altro d). ,u770FT-
In quest'anno 1193 pare sia stalo convocato dal pa
triarca Gottofredo il Sinodo in Aquileja, nel quale vennero
prese misure contro i recisori delle vigne, gl'incendiarii, i
violatori delle chiese e de' cimiteri, i detentori de' beni ec
clesiastici, i ladri ed allei malfattori (1).
1105 Il duca Leopoldo unisce all'Austria il Ducalo di
Sliria ed il contado di Carniola dopo la morte di Ottocaro V
,
ottavo duca e conte e).. e) Rampoldt. Cren.
g- ' p- *
1195 Nel giorno 4 giugno Cunigonda moglie di Co-
none di Concordia, Wodolrico loro figlio e Warnerio fra
tello di esso Conone rassegnano a Gottofredo patriarca di
Aquileja tulio ci che possedevano nel territorio di divi
dale e specialmente in Togliano per 100 marche f). i'Im:0 F'T'

(1) 11 De Rubeis, citando l'Uglielli, annota questo Sinodo sotto


l'anno 1184; il Pilomi all'anno 1187 g); ed il Liruli dice, che l'anno *>f,(JSgS,J;B-A-
incerto. Il Cappelletti invece pensa sia stalo tenuto nello slesso anno
del Concilio di Mantova, e vi aggiunge essere in esso stato posto
fine pur anche alle molestie recate dai Trivigiani e Coneglianesi al
l'atriarcato d'Aquileja. Siccome per il Cappelletti segna incertamente
l'anno di questo Concilio perch in un luogo lo dice avvenuto nel
1103, in un altro nel 1195, anno questo in cui pare che Gottofredo
pi non esistesse ; noi, senza esporre la data in ordine cronolo
gico, abbiamo credulo di annotarlo intorno a quest'anno; tanto pi
ancora in quanto, se vera I' aggiunta riportala dal Cappelletti, pare
combinarsi coi l'atti in questo tempo accaduti.
188
1193 Nel giorno 19 ottobre venne in Mantova estesa
sentenza compromissaria Ira il patriarca il' Aquileja, Padova,
Treviso, (pie' da Praia, Camino ecc., Gerardo vescovo di
L'nS.'wroM.1"""1 Belluno e Federico di Cauriaco procuratori del patriarca a).
r?l w-m" Secondo il Palladio b) sarebbe stalo dicbiaralo die il ca
stello di Zumelle fosse del vescovo di Belluno, coli' obbligo
di atterrarlo, onde torre motivo di nuove rivolle; clic Ezze
lino restituisse Oderzo al dello vescovo, u avesse co' Carni-
nesi ragioni su quello, n su Musolenc, Fregogua e Soligno ;
fossero sciolti il vescovo di Feltre ed i Fellrini dalla domauda
delle 70,000 lire falla da' Trivigiani per i danni avuli e dalle
pretese su Costa e Miso e sulle vendile falle da Guecello
da Camino nel Feltrino; venissero rimesse alle parli le domande
per i danni d' incendii e scorrerie fatte ne' terrilorii loro ;
fossero liberali i figli di Gabriele da Camino, Guecello da So-
ligo e i da Praia e Porcia dalla pretesa de' Trivigiani, che
voleauli a loro soggetti; venissero restituiti a! patriarca d'Aqui-
leja i castelli di S. Polo e Modale ; i Coneglianesi e i Ce-
nedesi fossero liberi dalle obbligazioni falle ai Trivigiani e
Padovani ; venissero rilasciali i prigioni, e il castello di Ce
sami restasse ad Ezzelino da Romano. Non piacque la sentenza
a' Trivigiani, i quali ricorsero all' imperatore Enrico die la
dichiar insussistente e nulla, perch compromesso il pub
blico interesse di citt soggette alla protezione dell'Impero;
o palladio. si. cjt.
pari. I pag 18K- 189.
e quindi
1
ravvivaronsi le turbolenze nel Tri-vigiano
O
e).
I
a) nella bom. st. 1193 I Pisani s'impadroniscono di Pola d).
1195 Nel giorno 10 dicembre l'imperatore Arrigo con
ferma a Gollofredo patriarca d' Aquileja la terra giacente tra
??ilc-'i"ii". ajd la Piave e la Livenza e), il Ducalo del Friuli unitamente ai
regali, nonch i regali sopra i Vescovadi dell' Istria, Concordia,
l,ivl,iott,'c"' Belluno, alcune Abbazie ed il castello di Treven f) (1).
ti Haiipo. si. da.
y. un. p. 138. 1194 Tancredi re di Sicilia muore in quesl'
* anno c/
a).
li; Cappelletti. Lo
(j6.d "' *' IX p' (1) Secondo il Cappelletti li) per, questo diploma sarebbe apocrifo.
189
Intorno all'anno 1194 pare dover essere accaduta la
morte di Gollofredo patriarca A' Aquileja, ed il Liruti slesso
ce lo accenna col dire non essere fuori di proposilo il ri
portarla sotto quest' anno; mentre sappiamo esser egli ancora
vivente il giorno IO dicembre del 1193 ed il suo successore
esser gi eletto nel d 8 febbrajo del 1195 a). $ Wf-J?- *
H95 All'esimio Gollofredo successe nel Patriarcato
aquilejesc Pellegrino, o Peregrino II, die troviamo gi eletto
nel giorno 8 febbrajo di quest'anno, non per ancora con- b) uniti. noi. cu.
sacrato b). Era bresciano di nascita e), e fu arcidiacono del Jfp,n,dk). st. dei
Capitolo d' Aquileja e preposito della chiesa di Cividale del F uipart- p-
Friuli, e quel medesimo che rinunzi al patriarca Gollofredo
il feudo delle decime di Zopollano d), come abbiamo detto. * ' *
1195 L' eletto patriarca d' Aquileja Peregrino II con
ferma nel giorno 8 febbrajo di quest' anno, nella chiesa di
S. Nicol di Sacile, a Guecellone da Camino e suoi fratelli
alcune loro appartenenze e) (I). St'iTr!1!*"
II 95 Il patriarca d' Aquileja Peregrino II si porta a
Cuma in Sicilia alla corte di Arrigo imperatore, ove esposta
a quel sovrano la sua istanza riguardo ai feudi che il pa
triarca Gollofredo aveva investiti nel lempo di sua infermit,
l'imperatore con la sua corte dichiar invalide l'infcudazioni
suddette ed obblig g' infeudati a restituirli a mani del pa
triarca Peregrino II (}. J.'JifttBfcft
1195 Addi 17 luglio viene pubblicata nella citt di
Cividale (2) la lettera dell' imperatore Arrigo VI (che

(1) Anzi, secondo il Liruli g) invest in questo giorno Gabriele e fiiJ*,Jv"'Mg.,'i'


Riaquino da Camino dei loro feudi della chiesa d' Aquileja, dei ca
stelli di Camino, Mota e Cesalto, e di quelli che avea posseduto l'avo
loro nel Cenedese, Bellunese, Feltrino e in Cadore e per tutto lo
Slato aquiiejese, e ci alla presenza del conte Mainante di Gorizia.
(2) Furono presenti a questa pubblicazione Artuico decano della
chiesa della citt d'Austria, D. Martino di Corduario e maestro Fui-
190
noi diremo V) dirclla da Clima al patriarca Peregrino II
stillo la dala 8 giugno, annullante le donazioni falle dal pa-
"intKf"0 triarca Gollofredo a).
1196 Enrico preposilo di S. Felice d' Aquileja, a nome
di Corrado abaie di Moggio, falla istanza al pontefice Cele
stino III, ottenne in quesl' anno (sesto del pontificato di Ce
lestino) venisse concesso I' uso della mitra al suddetto aliale
dib) Marietti. Vieed.
di,. M
Moggio e a , suoi. successori... . ,, , .
Ber. aut. rsc b b), e cio addi 11 marzo. Av
vertiamo per che il Valenlinelli nel suo Catalogus ecc., come
si vedr a pag. 192, pone questo fallo sollo l'anno 1197,
ma non indica il mese n il giorno.
H9G Arrigo V imperatore ridisccnde in Ilalia con
possente armata, dopo aver tenuto generale Dieta in Ger
mania ed avere in essa fatto eleggere a re de' Romani e de'
Germani il suo figlio Federigo li, non battezzalo, n giunto
USfffmT' ancora all'et di due anni e).
1196 Nel giorno 8 ottobre, in Aquileja, E...., per s
e sua moglie Luicarda, dona a1 canonici d' Aquileja il plurilo
d' Avvo di quella chiesa per mantenere 100 poveri il di
&ES!"8 d'Ognissanti d).
1196 Comincia ad. infierire nel Continente una micidiale
omn.gWi.Cro. peslj|eDM che du,.0 per <7ft ann; ej

1196 Le fazioni guelfa e ghibellina vanno crescendo


r) Muratori. Ann. in Italia fi (i)

fiutata*. e. a. cherio canonici della medesima,


d'Aviano edD. altri
Diatrico
di Derzan0j Pulcardo g). di Maniaco, D. Bertoldo

(1) Morto Guglielmo degli Adelardi, principe della fazione guelfa


in Ferrara, la di lui figlia Marchesella sposassi ad Azzo V figlio ili
Dirizzo marchese d' Este; nozze che diedero molla importanza alla
linea estense d'Italia, aprendole l'adito a signoreggiare Ferrara,
mentre furono incontrale acciocch Azzo sostenesse il partilo ilei
191
1197 I Veronesi danno battaglia a' Padovani appog
giali da Ezzelino da Romano, dello il monaco, padre di Ez
zelino il crudele, e da Azzo marchese d' Esle e li sconfiggono
con la morie di molli a). SWSESbi'
J 197 Federico d'Austria muore in Palestina il giorno
15 agosto; Mainardo di Gorizia presente testimonio alle
sue testamentarie disposizioni b). w.^m*0'"' 9u
1197 Muore a Messina noli' ultimo di settembre l'im
peratore Arrigo V ; si dice di veleno per congiura ordita,
nella quale vuoisi Fosse involta la propria di lui moglie ; ma
di ci non si hanno sufficienti prove. Lasciava dietro di s
la regina Gostanza, e gi incoronalo re di Germania, d'Italia
e di Sicilia, il lor figliuolo di tre anni Federigo li, che fu
... i i i i ni \ e) Muratori. Ann.
poi
r
mi"e
fiore del 1padre,' degno
O
dell avo e).
/
d'iiii. imo ii.
Ballm. SI iir. ci II.
1197 Il vescovo di Belluno, Gerardo de' Taccoli da *""
Reggio, si porta ad espugnare il castello di Zumclle contro
a' Trivigiani, sostenuto da' Forogiulicsi e Padovani, suoi col
legati. Raccolto perci dai Trivigiani buon numero d'armali
e fallo capitano di essi Gualperlo da Gavazio, loro cittadino,
mossero contro il vescovo Gerardo, e segui tra le parli san
guinosa zuffa nella pianura di Gesana, in cui morirono i due
capi Gerardo e Gualperlo. Per la morie del vescovo, il pa
triarca d* Aquileja se ne dolse presso il papa ed ottenne
la scomunica contro gli uccisori ; ma i Trivigiani, ricorsi a
Roma, ebbero sospensione dell' anatema, e le discordie con
tinuarono d). >) PalWlo. SI clt.
' pan. I pag. ino.

guelfi in quella citt, nella quale quello ile' ghibellini era appoggiato
da Salinguerra figlio di Taurcllo o Torello. Tali erano i partili che
nelle citt andavano .aumentando in appoggio di queste due fazioni.
Quindi da 11 innanzi i marchesi d' Este signori iti Polesine, di Rovigno,
di Este, Montagnana, Badia ed altre nobili terre, comiuciaron ad aver
abitazione in Ferrara, e a figurare come capi della fazione guelfa, non
soltanto ivi, ma anche in tutta la Marca di Verona, di modo che
suonava Io stesso il dire : la Parie Marchesana che la Parie Guelfa e). tLm'tm!1 "" ""
192
1197 Il papa Celestino IH d a Corrado abate ili
a) Valenlinclll. C.
.. ... ... . ,
e m. de reta f. Moggio 1 uso della mitra a).
1198 Muore il papa Celestino III nel giorno 8 gen-
najo e gli succede nel Pontificalo Lotario figlio di Trasmonilo
conte di Segna, cardinale de'Ss. Sergio e Bacco. Questi assunse
il nome d'Innocenzo III e divenne uno de1 pi insigni pon-
dMuSo- lefici che abbiano seduto sul trono papale b) (1).
1J98 Parecchi nobili della Patria del Friuli, Ira i quali
Irmingarda di Sorpembercb moglie di Wollino, rassegnano
al patriarca d'Aquileja Peregrino II ogn' azione e diritto di
rx't*.0'*'*' feudo avuto dalla cbiesa aquilejese e).
1198 Cessa di vivere Giovanni VI patriarca di Grado,
e gli succede il veneziano Benedetto Faliero, primicerio di
il] Palladio. Sirici o M .. J\
Fr. par. I p. 190. b. Mal'CO d).
1198 Filippo duca di Svevia venne da molti principi
tedeschi proclamalo re di Germania, in onta al giuramento
prestato nell' elezione del fanciullo Federigo II, e fu incoro
nato in Magonza dall'arcivescovo di Tarantasia, in opposi
zione al rituale. Dall' arcivescovo di Colonia poi e da' suoi
suffraganei, da Arrigo duca di Lorena, dal vescovo d'Argen
tina e da altri vescovi, abati e conti (per in numero mi
nore degli elettori dell' altro) Ottone IV venne eletto a re de'
Romani, indi coronato in Aquisgrana ; elezione favorita pur
nnebe dal pontefice Innocenzo HI, essendo Ottone proveniente
da casa divota alla sede romana. Questa duplice elezione
S^rnTOrn9tLD' produsse in Germania turbolenze, guerre e danni molli e).
1199 Nel giorno 27 marzo il papa Innocenzo III, con
sua bolla rilasciata a favore di Peregrino II patriarca d'Aqui
leja e contro i Trivigiani per le uccisioni e devastazioni da

(1) A 37 anni ebbe il Papalo, ma era maturo di senno e dotto


nelle scienze apprese in Roma, Parigi e Bologna. Le circostanze lo
a'uaillnTO' iiwC" resero glande, ma pi che ogn' altro 1' elevatezza del suo ingegno f)
193
loro fatte sul Cenetlcse, Feltrino, Bellunese e su quanto
possedeva il patriarca aquilejese al ili In della Livenza, or
dina al patriarca di Grado ed al vescovo di Chioggia, che
non soddisfacendo i Trivigiani, entro termine conveniente,
alla giustizia e doveri loro, nonch nlh penitenza per la
morte data al vescovo di Belluno, debbano rinnovare e con
fermare la scomunica e 1' interdetto gi imposto dal patriarca
Goltofredo a' Trivigiani, e particolarmente contro i principali
autori di quei falli. Vi aggiunse inoltre la minaccia di pri
vare della dignit vescovile la citl stessa e del commercio
cogli Slati e principi cattolici. Quesl' energica bolla richiam
all' ordine, i Trivigiani, ma pi di essa l'alleanza contratta
dal patriarca Peregrino li co' Veneziani a), come vedremo. a) Unni. Noi. eli.
V. IV p. 17(- 176.
1199 Nel giorno 17 giugno in Campomolo presso il rivo
Pausse fu eslesa convenzione tra *V.... di Piata e F.... suo
figlio co' Trivigiani sull' esercizio dei loro diritti e sul pos
sesso di Brugnera. Nel di 18 poi dello slesso mese si co-
sliluirono cittadini di Trivigi, promettendo dimorarvi due mesi
dell' anno b). bl C(Kt. Fi .tu.' in In,'
Imi. l'unii. i

1199 Per differenze insorte tra il vescovo di Giustino-


noli ed Ermclinda abadessa del monastero di S. Maria d'A-
quileja per le decime d' Isola, Innocenzo III pontefice nel
giorno 8 luglio di quest'anno emana una sua bolla e) (1). e) duerni. (1. F. v.
XII p. '.i e in
1199 Nel giorno 25 giugno gli uomini di Ceueda giu
rarono di essere in avvenire cittadini di Treviso, e sottoposti
il) Vercl. SI. della
alla giurisdizione di quel governo d). Mar. Ir. t. I cloc.
p. 13.
U99 La conlroversia di Popone preposito d' Aquileja,
di Aldigerio decano e dei canonici della chiesa aquilejese

(I) Perch mancante il documento, non ci dato di riportare il


contenuto di essa bolla; ma pare, siccome relativa all' oggetto delle
decime d' Isola, stabilire debba aver luogo I' aggiustamento fallo nel
1180 alla presenza del patriarca Gollofredo, tra Abligero vescovo di
Capodislria ed Brute linda abadessa del dello monastero.
13
194
per l' amministrazione ile' loro possedimenti era siala portata
dinanzi al pontefice Innocenzo III, il quale nel giorno 9 lu
glio di quesl' anno aveva diretto ad essi una decisiva costi
tuzione, dopo di aver stabilito uditore il cardinale Soflredo
a) Cappelletti. Le del titolo di Santa Prasscde, ed aveva imposto al preposilo
ed. d'it. t. IX p.
8 e 71. - Ohi. un perpetuo silenzio a) (I).
Fi impipane Ind.
Plrona. 1199 Nel luglio di quest'anno presso la chiesa di San
Tomaso Ar.... di V'armo dona agli Spedalieri di S. Giovanni
le sue terre in Susan e S. Tomaso per fondarvi uno spe
b) Cod. Frangipane
Ind. Plrona. dale b).
1200 Mainardo conte di Gorizia concede un'investitura
di 4 massari situati nella villa di Comescrin a Giacomina
della citt di Cividale ed a' suoi figli Girardino, Yilelmiuo,
Weretam e Zilio. A quest'alto d'investitura furono presenti
e) fiuerr. 0. F. T.
XXIV p. 60. Ogna di Manzano, Raimondo de Braida ed altri e).
1200 Arluico decano della chiesa di Cividale, col con
senso de' canonici, rassegna a Peregrino II patriarca e al
proposito di detta chiesa un manso in Orsaria, che Erbordo
di Parleslain, colf assenso di Gollofrcdo patriarca, a sollievo
delle anime de' suoi genitori, aveva lasciato alla chiesa civi-
dalese. II documento ci comprovante fu rogalo nella citt
d) Guerra. 0. F. t.
IX p. mi.
d'Austria (Cividale) d).
e) Della Bona. St. 1200 Enrico II Ra vizza vescovo di Trieste e).
cr. p. 5.1.
1200 Le famiglie Albuzii o Albruzii (2) e Mol
liti ossia Eltorei (3) vengono ad abitare in Udine in
fi Nleolelll. Palr.
Per. r. D a. p.ll. quesl' anno f).

(1) Avvertiamo aver qui sostituito il termine di preposilo a quello


di decano esposto dal Cappelletti, ritenendolo errore di edizione,
mentre il documento medesimo lo riporta come abbiamo indicato.
(2) Albuzii o Albruxii (famiglia de'). Questa crebbe
in Udine ad onorevole grado e nel 1260 venne ascritta a quella
cittadinSnza ; rimasta poscia senza posterit fu cancellata da quei
g) Cr. Montico)!. registri cittadini g). -
(3) Miuliti o fliUorei, famiglia. Originaria della citt di
Aquileja, cominciossi a nominare Etlorea circa la tine del XIV se-
195
1 200 La famiglia Chinimi in quesl' anno si fa abita
trice di Cividale a) (1). &;%%;? rt-
1200 Da Venezia, nel mese di giugno, il doge Dan
dolo scrive al patriarca d' Aqutloja Peregrino II sulle qui-
stioni con i Trivigiani, delle quali era I' arbitro, nonch sul-
P alleanza (2) ed ajuti reciproci b). l^i^T' ~
1200 Molli nobili del Friuli, mal affolli al patriarca
aquilojese, si danno a Trivigi e vengono ascritti alla nobilt
trivigiana, nonch ricevuti in protezione in uno co' castelli e
beni a loro spellanti. Fra questi fu Muinardo conte di Go-

colo, e cosi chiamaronla comunemente e). Appartenne al Collegio fi '^'i.*-'"" ''''


de' notai e de' cancellieri patrinrcnli ; poscia nel 1500 fu aggregala
alla cittadinanza udinese. A' tempi del cronologo N. Monticoli era
essa divisa in due casati, uno detto di ser Ettore, 1' altro chiamato
Marder d). <") fir "oniimii.
(1) Claricini, famiglia. Roniatolo de (Maricini nell'anno
1200 venne da Hologna ad abitare in Cividale del Friuli, avendo
Su ima nella sua patria sostenuto con onore le principali dignit. Nel
1 568, con diploma rilasciato in Udine il giorno 1 maggio, Nicol e
Paolo fratelli Ciancili! coi loro discendenti maschi, furono dall' im
peratore Carlo IV dichiarali benemeriti della corona, abilitali all'ac
quisto di feudi e a poter succedere in essi anche ah intestato, non
che a poter investire altri nei feudi spettanti ad esso imperatore
con pienissima giurisdizione e con altri privilegi. Addi 28 gennajo
del 1418 Sigismondo re dei Romani rilasci in data di Costanza ad
Ermanno e Francesco de Claricini e suoi eredi legittimi un diploma
con cui accordava loro l1 onore di poter usare lo stemma della fa
miglia Dorupacher, una delle pili illustri. Nicol Claricini, che limi
nel 1500. Tu letterato distinto. Compose parecchie opere e comment
la Divina Commedia di Dante. Giacomo e Guglielmo de Claricini nel 1
dicembre del 1580 furono dal Senato di Roma aggregati all'ordine
senatorio colla facolt d'intervenire al Senato essi e i loro posteri
.adorni della veste senatoria. Anteriormente poi Lorenzo de Claricini '
nel 1544 diede alla luce un libro intitolato: Dei doveri del presi
dente ed altre opere. Quest' illustre famiglia cividalese ebbe inoltro
parecchi letterati e soggetti di merito e), dei quali ci avverr di farne J\ .?l,'|r".'"v- ^'"g
menzione nel seguito di questa Raccolta. 'p. *-.
(2) Nelle ostilit che gli Auersperg ebbero con la casa degli Or-
tenburg trovatisi collegati Peregrino patriarca d' Aquileja ed il conte
di Gorizia cogli Orlenburg. fn tale occasione veniva distrutto il ca
stello di Auersperg f). lXr?"n' Sl

''
190
rizia, che promise ajuto a' Trivigani in ogni guerra al di qua
della Livcnza, e in quelle al di l di portarsi personalmente
con 50 armati, di assistere, richiesto, in tempo di guerra, un
mese dell1 anno in Trivigi e tener aperti i suoi castelli apro
di quella citt. Cosi fecero i nobili di Cusano, di Pordenone,
il conte Engelhcrlo di Gorizia, Gabriello di Praia e Poma.
con condizioni pi o" meno obbligatorie. Per la qual cosa
sdegnalo il patriarca Pellegrino II raccolse buon numero di
gente e pass a' danni de' Trivigiuni, i quali mossero ad in
contrarlo sul Tagliamenlo. Si frappose Guido Ferrarese giu
dice di Verona, mandalo col per altre occorrenze da Salili-
guerra Torello suo podest, e ne segui tregua sino a tulio
maggio, rimellendo la vertenza allo slesso Salinguerra. Que
sti pronunci in modo, che il patriarca non credette poler
approvare la sentenza, perche troppo favorevole a' Trivigani,
e ritornalo in Friuli allese a rinforzare l' esercilo per rio*
a) Palladio SI. del . .
pr. par. i p. mi- novare la guerra a).
1200 Nel giorno 7 ottobre Peregrino II patriarca di
Aquileja, giudice arbitro, decide la controversia per la divi-
cr.T?.1 ji11' st' s'0lie di un feudo nell'Istria (Cod. dip. istr.) b) (1).

(1) Secondo quello che qui riporta il Codice Frangipane, l'alleanza


tra il patriarca d* Aquileja e la Repubblica veneta avrebbe avuto
durali, noi. dei luogo in quest'anno. Cosi ci avvisa anche il Liruli e); per, lormal-
vr. t. p. . menle eHeituar.a non ci pare riscontrarla se non nel 1202,- come
diremo.
Eremitani in Frinii. Quivi nel principio del XIII se
colo, e prima ancora, era costume di dedicarsi a Dio negli eremi.
Perci trovasi, clie una certa Domina Agnese circa il 1200 era ere-
xli?MS6.0'F'T' mita della chiesuola di S. Marco vicino alla villa di Preslento (I).
Lo storico M. Nicoletti nei Costumi e Leggi antiche dei Forlani, fa
scicolo A pag 50 dice : et appresso et lungi dalla citt abitavano
in strettissime celle molti eremili servi di Dio. A tanto pervenne
questo fervore ed appassionamento per 1' eremitaggio, che, segue il
Nicoletti nel Patriarcato di Raimondo della Torre fase. D pag. %
tergo Alsiibcila, nel 1292, con altre donne nobili della citt (Ci-
vidale) si fecero chiudere fra quattro mura presso la chiesa di San
197
1*200 In questo tempo Arrigo era marchese dell'Istria a). f'.Wp.'ts.' fcl
1200 Martino di Praislriz in quest' anno era abate di
u . i . b) Cappelloni. Lo
Moggio U;. ch.dUT.lSpag.
1200 In quest'anno la plebe di Brescia sollcvossi con
tro la nobilt e) (1). SSKo'im"-
1201 Le citt lombarde erano in continui falli d' armi
r i i . ,li . ili Giuratori, Ann-
Ira loro UJ [1). . il'lt. anno lttll.
1201 L'ostinazione di Popone preposilo del Capitolo
u" Aquileja non termin gi dopo la sentenza del pontefice
emanala u favore de' canonici l'anno 1199; ma soltanto in
seguito, e per le cure del patriarca Peregrino, fu fatto ac
comodamento. In questo, per il preposilo, giur Ottone suo
ministeriale di non perturbare il Capitolo nell' amministra
zione delle sue rendile, contentandosi di quanto esso accor-

Stefano.
v(Quest
i Alsubetta
i \\ -viportava
i j-ti-fi cognome i-di Negroi
. ed era '' ,' Slurok).
., , IK.-IU-
ligha di donna Lucania e)). INel \li, a mezzo di suo testamento, cose <i c.n. . b.
trovasi clic Doni.1" Jacomiiia uxor q.m Jachiimclii de Civit item f"s fiutola. Dolio
legavit heremiUe S. Stephani unam pclliciam f). Questi eremitaggi J^ji* Clr * a
si crede abbiano avuto origine antiebissima, e l'orse a' tempi o poco
lopo di quelli delle Tebaidi. Gli eremiti in Friuli venivano alimentati
dalla carila de' villici e de' cittadini, ed in ispccialit dalle Comunit
religiose, e ci con la speranza di giovamento alle anime de' con
tribuenti, nonch in ricompensa della vigilanza die essi prestavano
alla patria in quei tempi d' incursioni e di guerre ; avendo essi la
incombenza, all'approssimarsi de' nemici, di darne avviso col suo
narli a stormo la campana del loro eremo. Alcuni di questi eremili
ebbero line soltanto dopo la mela del XVIII secolo, perch quello
di S. Pantaleone, chiesuola vicinissima a dividale, fu soppresso nel
<ll 10 mar/o 1770, essendo ultimo eremita col fra Antonio Flabiani g) wuroi. n;.iii>
di S. Daniele g). li^V wi'Vii.

(I) Tale maialino cominci verso questi tempi a propagarsi per ara,ori Anu
il tre Citt li). il' II. anno 1400.

i"2) La guerra come faceasi dalle citt lombarde in questi tempi.


da notare, che nella guerra il' ordinario non perdovasi la me
moria dell' umanit, mentre (Invasi quartiere ad ognuno, ponendo
i Popoli la loro gloria non nel l* uccidere, ina nel maggior numero
ili prigionieri fatti ai nemici i). 'hME?
198
duvu^li ; si convenne clic il Capitolo non potesse iure l'ele
zione de' canonici, senza il suo intervento ; che la pieve di
Ripis, o Itivis, e la villa di Dramsa, quella vita sua durante,
questa per allora, fossero in suo godimento con tre inansi in
Ralhenslaiu in Garinlia, senza diritto per di alienare nulla
di quanto "li veniva assegnalo, e con la condizione clic se il
al Urlili. Noi. ilei o -i r*
j^v. iv |. i'i-. proposito losse fatto vescovo, il lutto ritornasse al Capitolo a).
1201 Lar lolla de' due pretendenti in Germania con
tinuava, toccando per la peggio al re Ottone IV: nulla-
meno il papa Innocenzo III conferm in qucsl' anno la di lui
elezione e fulmin scomuniche contro il re Filippo ; per cui
^'!'amigriisorn molli parlarono a carico del pontefice medesimo h).
Intorno a questi tempi, secondo il Palladio, il patriarca
d'Aquileja Peregrino II, appianale le differenze ton Mainardo
ed Engelherlo conti di Gorizia a mezzo di Federico di Ca-
poriaco, si port all' assedio di Pordenone contro a' Trivi-
giani, che diressero le loro genti alla difesa di quella terra.
Per il patriarca, conoscendosi minore di forze contro ai
nemici, nonch in posizione svantaggiosa, ritir la sua armala
fra S. Vito e Valvasone in riva al 'ragliamento, ove addi 5
luglio segui fra i due eserciti un terribile conflitto, in cui
rimasero rotte le genti del Friuli, e il patriarca dovette sal
varsi colla fuga (I). La vittoria rese i Trivigiani pos-

cf '"'"ss Bona' "' Sotto l'anno 1201 il Della Bona e) ci riporta: Si conoscono le prime
"' ''"'" (Monete dei onti d loriiKa, quelle ili Mainardo II Tra il
1186 e il 1252; e quelle di Kngclberto III fra il 1186 e il 1218.
Cos parimente si hanno le prime monete patriarcali aqui-
lejesi di Volchero fra il 1204 e il 1218; e quelle pure prime di
Trieste del vescovo Gebardo che vi sedeva dal 1205 al 1212.
(1) Avvertiamo il lettore non aver noi creduto di esporre con in
dicazione di anno il fatto qui riportalo dal Palladio, perch ci pare
non appoggiato a precisione cronologica, tanto pi in quanto l'au
tore slesso lo poue accaduto anteriormente alla pace avvenuta tra
i conti di Gorizia ed il patriarca d'Aquileja ch'egli annota al 1205,
menile sappiamo essere successa add 27 geunajo del 1202, come
199
sessori del Carroccio dui patriarca (1), di due sten
dardi con le croci e de1 padiglioni, i quali servirono poscia
a) Palknlio.su>.
il" ornamento alla loro cattedrale a). Fr. par. I pog.llB-
193.
1201 Il papa bandisce una nuova crociata a favore
li) Ranipiil.il. Cron.
di Terra Santa. 1 soli Francesi vi aderiscono b). un. p. ili.

1202 Peregrino li patriarca d' Aquiteja, stanco dei


danni die arrecavangli armala mano i Trivigiani, tanto pi in
quanto facevangli con facilit ribellare contro molli nobili
de' suoi feudalarii castellani, pronti a prestar orecchio alla
sedizione ; fece lega difensiva ed offensiva colla Repub
blica veneziana. Si costitu cittadino di quella, comprando

esporremo. Perci riteniamo, die il mese di luglio qui fssalo a que


sta vittoria de' Trivigiani non possa appartenere all'anno 1*20:2, ma
bensi al 1*201, o Torse all' anteriore.
Armi (eserczio nelle). Nelle citt italiane, specialmente
dalla giovent nei giorni di fesla si accostumava in questi tempi (1201) e) Mentori. Ann.
di esercitarsi alle armi, e ci in apposito luogo e). d'il. anno 1201.
(1) DI carroccio soleva essere un carro fornito pomposamente
e tiralo per lo meno da quattro paja di buoi ; aveva le ruote molto
alle e la cassa eminente. Sopra questo conducevausi tulle le insegne,
messe ne' posti secondo il grado delle prerogative de' signori loro,
standovi nel primiero quella del Patriarcato. Quando questo carro
veniva condotto in guerra, era seguo che con esso vi fosse lo sfarzo UMWto.si._aei
maggiore delle armi d). Secondo il Mois e), il Carroccio era un carro e} Hols. Slor. ilei
Pom. rt. in It. voi.
coloralo in rosso, sul quale era un altare dove si celebravano i divini iv p. za.
misteri ; sulla cima d' un' autenna che vi sorgeva nel mezzo era un
globo dorato fra due bianche bandiere del Comune ; nel centro un
crocifsso. Questo plaustro chiamavasi il Carroccio, e liravasi pel
campo da quattro paja di buoi aggiogati, coperti (ino a' piedi con
ricchi tappeli di scarlatto. Valorosi soldati stavano a guardia del
plaustro misterioso, e sarebbe tornalo a gran vituperio del Comune,
se i nemici l'avessero tolto. Tulle le citt d'Italia adottarono in
breve tempo questo carro, e bella apparve in sua difesa la morte.
Eriherto arcivescovo di Milano lo immagin e lo pose ad effetto,
come gi abbiamo riportalo in questo voi. a pag. 35. Vi aggiunge
remo ancora aver il Carroccio seguito esso pure ne' secoli che ven
nero 1' aumento del lusso ed essere stalo ornato riccamente e sfar f01.) l'errarl. Tiburga
t. I p. IKJ a
zosamente secondo il gusto de' Comuni a cui spellava f). Oltre quello gl'JO.) Mcoli'Ui. Gol.
die il Palladio ci espoue qui sopra, il Nicolelli g) seguila col dirci i!r. Icg. ani. del Fur.
che il Carroccio era Irallo da quattro corsieri e veniva condotto dagli A ani p. Mi
altieri pomposamente vestili.
200
in essa casa e beni, opponendo loro cosi il polente braccio
ili quella invilla cill ; la quale tantosto li tratt t!,i nemici
insieme a Mainardo ed Engelbcrlo conti di Gorizia .'ibellali
rr.1 v M7i?cl a' patriarca a). Per cui si pensa (ed anche per le minaccie
del pontefice) venisse chiesto o fatto proporre l' accomoda-
mento ch'ebbe luogo sotto questa data nella chiesa di San
Quirino vicino a Cormons, come segue.
1202 Add 27 geiinajo venne conchiusa la pace Ira
i conti Mainardo ed Engelberlo di Gorizia dall' una ed il
patriarca d' Aquileja Peregrino II dall'altra, a mezzo di Liti-
poldo duca d'Austria, Bertoldo duca di Merania e Bernardo
duca di Carinlia, e fu conchiuso che ai conti di Gorizia
appartenesse il castello di Mosburg e quello di Gorizia (I),
questo meno i ministeriali, quello con ogni diritto; ed

(1) Gorizia (citt e castello di): cenni. Opinano al


cuni che questa nostra fiorente citt fosse l'antica Noreia, gi ro
vinata a' tempi della prima grandezza dello Impero romano, e dopo
molti anni riedificala dal conte Andaco, il primo dei conti Goriziani,
b> smroio. Delie serbandole il nome di Norizia, e che di poi, mutata la prima lel-
;i.dii:n.(riji.ir- tera, fosse nominata Gorizia b) : la quale a' tempi di Aitila vuoisi
lamio II .Nwok-IIIJ ,' ., j-'r-i- i j- r- i.
T.Kim. p. s cosi nominala, accennandosi un Federico ed Alano di Gorizia eoe
it.'.imT"deii'_T.fm: si scrisse aver pugnato contro quel barbaro e). Di essa si fa meo-
McS4?Ann.'sc7 zione, esistendo prima della met del secolo IX i suoi conti Maria
In sturilo! *Deii e Domiciano, che voglionsi santi d); e trovasi pure nominata
n'i^V'iaMi ' C mlon, 'a lnela del X secolo, come lo indica il Mainati nella sua
e) santo si. delie Cronaca di Trieste, facendo cenno d'un israelita di Gorizia e); e
K^.T'r.ra." tia. finalmente ricordatisi Agaia e Beatrice dei colili di Gorizia che tto-
hiuuiiiisap.i. minallsi viveilli ne| X| secolo, quella nel 1018, questa nel 1075,
poscia sanie, e cosi ci attestano il nome suo. Tutto ci. e mollo
altro ancora, se si volesse qui riportare, ci dimostrerebbe la remota
origine della cill di Gorizia ; ina per la slorica verit di questi
fatti, rimettiamo il lettore alle fonti ila cui li traemmo. Noi all' in
contro, seguendo il Morelli, il De Hubeis, il Liruti ed altri storici
nostri, i quali o tacciono, o non nominano Gorizia prima del J001, cre
diamo di poter asserire : nulla esservi di certo intorno ad essa innanzi
a quel tempo, e nemmeno riguardo al suo castello. Che questo castello
esistesse per prima del 1*202 lo dobbiamo congetturare, mentre i
conti di Gorizia li troviamo gi nominali con certezza anteriormente
alla met del secolo Xil; e siccome, per la condizione ili quei tempi,
non pi ite ano essi aver fissato soggiorno che in luogo munito, cosi,
201
avessero a ritenersi feudi della Chiesa aquilejese e a questa
ritornare, se la linea maschile e femminile dei conli di Gorizia
si estinguesse; clic i conti godessero le Avvocazie da Engelherlo
loro padre godute sotto Voldarico e Gollofredo patriarchi; che
dovessero rinunziare alla lega coi Trivigiani e dar cauzione per
la promessa di non collegarsi pi con essi; che questa pace do
vesse comprendere lutti i conti di Gorizia e loro aderenti, tulli i
castellani e sudditi de' patriarchi, i quali avessero aderito ai
Goriziani e fossero caduti nulla caducit dei loro feudi e
'dei loro castelli, e dovessero essere rimessi nel primo pos
sesso di essi. Tutto ci fu trattalo e conchiuso nella chiesa
di S. Quirino sulto Cormons nel suaccennato giorno ed ivi
venne firmata e giurala questa pace dai conti di Gorizia ; ed il
giorno seguente, portalo in Udine il documento, fu giurala Si," *%, ftfi,^,
e sottoscritta dal patriarca a). Il Liruli noi ci avverte, che n^t^-tk^n
. 163 Liruli. \nt.
i Trivigiani in guerra col patriarca dopo aver maneggiato 'l'^l'-J!^ ''"'
per ottenere questa pace, poco dopo la ruppero (1).

essendoci nota I* anteriore esistenza di Gorizia colla denominazione


ili villa, n avendo alcun indizio che in quel tomo avesse assunto
forma'di citt o di luogo fortificato, non ci persuade aver essa ser
vito di dimora a que' conti; ma invece crediamo il castello dover essere
sialo la loro residenza, e venisse da essi fallo erigere ben prima del
1202. Egli certo per, che Gorizia ed il suo castello presero au
mento ed importanza in correlazione alla crescente grandezza de'
suoi conli ; e quindi ci accadr di annoiare in seguito molli talli a ci
relativi. Non per lauto ci sembra dover qui accennare, che nel 1507
la vedremo ottenere i privilegi di cilt ed il diritto di creare le
proprie magistrature; cume pure sostenere non poche lolle di guerra
contro le milizie de' patriarchi aquilejesi nel tempo del dominio di
que' prelati ; e in quel periodo, la si vedr rendersi vieppi influente
si per la grandezza de' suoi conli, che per 1' aumento del suo com
mercio ed accrescersi di fabbricati e di popola/ione, nonch distin
guersi pur anche per buon numero di famiglie, che troveremo fre
giale di cospicua nobilt, le quali piotarono mai sempre ai loro
principi ed allo Sialo i pi importanti servigi.
(1) La chiesi* li S. Quiriti li t orinoli*, a cui accen
nammo, esiste tuttora, ma crollante e abbandonala. Essa posta a
punente del territorio cormouese e vicino al Judri, su quel naturale
rialzo che chiudeva un di il vecchio lutto di questo lorreute.
202
1202 Peregrino II patriarca d' Aquilcja presta mille
a) (iucrra.o. f.y. marche di frisacliensi a Pertoldo duca di Merania a).
T. \ p. ].t"i. '

1202 I Crociati francesi s' accordano co' Veneziani per


essere trasportali in Palestina; partono da Venezia, e per
prima loro impresa riconquistano Zara per quella Repubbli-
un.Tlso."' Cron' ca b) sll 'a quale citt giunsero addi 10 novembre di
SKSwr quesl' a,,no c)-
1202 Nel giorno 26 ottobre il Comune di Trieste si
sottomette al doge di Venezia Enrico Dandolo. Trieste do
veva prestare servizio come le altre terre dell' Istria e pa
gare annualmente a Venezia nel giorno di S. Martino 50
urne di vino (Cod. dipi, lslr.) Il Mainali pone malamente
questo fallo slesso (toni. I p. 150) sollo l'anno 1220, anzi
d) Della Bona. SI.
cr. p. 5C forse per errore di slampa 1190 d).
1202 Mainarlo II ed Engelberlo IH conti di Gorizia,
esercitando arbitrariamente i diritti d' Avvocazia della Chiesa
aquilejese, siccome eredi di Engelberlo (a cui davali il pa
triarca Voldarico II (1) in seguilo a Burcardo e Cor
rado, come dissimo a pag. 80 di questo voi.) obbligarono il
patriarca Peregrino II a porre riparo a tanta dannosa licenza,
chiamando que' conti a determinare con esso su quanto spel
lasse loro per tale impiego; e nel giorno 13 dicembre di
quest'anno, con apposito documento stabilivansi concordemente
gli obblighi e le ricompense dovute ad ambe le parli, e di
cui gi dissimo nell'arlicolo Avvocazia della Chiusa d' Aqtii-
leja. Aggiungeremo sol lauto essere stala prima rimessa la
vertenza a quattro feudatarii de' pi intelligenti sull' argo-

(1) Avvertiamo il lettore non parerci esalto il Liruli nell' indicare


qui il patriarca Voldarico II, giacche non fu egli che diede^quesla
Avvocazia ; mentre il Liruli stesso nel voi. Ili delle Noi. del Fr. a
pag. 516 ci riporta che dopo Burcardo e Corrado 1' Avvocazia sud
detta fu data dal patriarca Gerardo, o Peregrino I, ai conti di Gorizia.
Quindi si dovr qui sostituire uno di questi due patriarchi, dei quali
per noi crediamo meglio il secondo che il primo.
205
menlo, due per ciascuna parie, cio Arrigo di Gemona ()
e Arnoldo di Brazzaco (2) per il patriarca e Corrado
di Flojana ed Ebcrardo di Scoubenberg per i conti di Go
a) Uniti. Noi. del
rizia a). Fr. r. IV p. ns-

(i) Geniona (castello, famiglia e tori* di): cenni.


Intunio a Gemona mollo fu dello riguardo al suo essere di citt antica,
di colonia ascritta alla trib Claudia, di Municipio avente la citta
dinanza romana. Si sostenne pur anche essere (lessa I' Emona non
distante da Giulio Carnico e distinta dall' Emona, che slava a' con
tini della Panuonia e dall'altra Emona che si vuole nell'Istria; ap
plicandole il passaggio e la fermala di Massimino e suo esercito in
quelle vicinanze quando venne cost per 1a conquista <l" Italia ed
ebbe morie sotto Aquileja. Si asserisce che Emona chiamasscsi
questo luogo a' tempi di Erodiauo ; e che con tal nume la indicasse
Znsimo, ove parla del passaggio di Alarico re de' Goti col suo eser
cito dalla Paunouia nel Norico, e del suo arrivo ad Emona non lungi li) I>el cairtjni. del
da Giulio Carnico, quasi due secoli dopo Massimino li). La differenza tifila
Fr. ili un anonimo
Rac. di ins.
per delle interpretazioni sugli scritti degli antichi autori, e le varie l'irona.
opinioni emesse siili' argomento non ci persuadono sulla storica ve
rit del suaccennato; tanto pi in quanto noi sappiamo, e lo abbia
mo gi indicato, essere slata ben altra via quella battuta da Massi
mino nella sua venuta in Italia. Ma tralasciando le opinioni e la
varia interpretazione dei lesti antichi, diremo storicamente, che il
castcll di Gemona appartiene al numero di' quelli antichis
simi del Friuli di cui il Diacono fa parola nella sua Storia de' Lon
gobardi e) ; situalo l '( miglia al Nord di Udine, che nel dialetto e) L. le. XM VI II.
friulano ritiene ancora I" aulico nome di Glemona, e che noi, come
dicemmo, lo reputiamo d'. origine romana. Diremo che la famiglia
feudataria di questo castello era quella di Villalla, la quale,
verso la line del secolo XIII, come dirass, diede a Francesco Savii
mia parie del medesimo e la casa dell' Allanelo, abitazione del Vjl- d) Nicolclli. P.llr.
Haiti, della Torni
lalta che era vescovo di Feltre d). Finalmente diremo, che la ter ma. aul. f. D p. M
ra ili Gemona, una delle principali del Friuli, di cui non pos (ergo.
siamo, come di varie altre, accennare I' origine, si accresciuta di
recinto, di popolazione e nobilt dopo le incursioni dei barbari che e) liei rasi. .in. del
tanto danno recarono al nostro Friuli e), e che ivi si trovano molle Fr. di un anonimo
reliquie di amichila romane e longobarde f). Nel seguito poi di nella l'irona.
Race, di ins.

questa nostra raccolta ci accadr di richiamare pi volle l' attenzione delle SI diTraduz.
r) \ ivi.mi.
l'Ho
del lettore sul castello, famiglia e nobile terra di Gemona. Ki.ieono par. I |g.
n.
(2) Braizaro e Cd'jfiicu (castelli e signori di).
Due castelli di Brazzaco esistevano in Friuli, quello di sopra e quello
li sotto, posti in colle verso tramontana, lontani da Udine miglia 4
e il castello di Cergueu, o Cergnoco,- parimente a quel vento, dista
miglia 12 dalla slessa citt. N di quelli u di questo nulla ci
204 .
1203 Wudorlico ili Gemona ed Amalricu, padre e fi
glio, vendono al patriarca Peregrino li una masserizia di
a) Guerra. 0. F. T loro allodio in 'fogliano a).
IX pag. 133.
li) Della Bona. SI.
cr. pag. SS.
1203 Celiatilo vescovo di Trieste l>).
1203 1 Crociali, diretti dal doge Dandolo, anzich
andare a Gerusalemme, spingonsi sotto Costantinopoli ; rivo
luzione in quella citt. Isacco I' Angelo riposto in Irono
TfiACM' bench cieco e).

noto intorno alla loro origine (se si eccettua poter essi appartenere
forse ad una di quell' epoche ila noi citate e in cui furono costruiti
molli castelli nella parte superiore d" Italia) condizione dispiacevole
comune alla maggior parte de' nostri castelli, la quale ci costrn
ge a tacere ove avremmo desiderato parlare. 1 signori o feu
datari! di Itrazxaco e C'erjjncu sono d' una medesima
il) Guerra. 0. F. v.
Ip. 5*. origine co' signori di Savorgnano d). Vedremo nel 1270 a un Pie
tro Savorgnauo toccare per propria parie il castello di Cergneu, per
divisione successa to' suoi fratelli ; quello di Brazzaco poi venir ac
e) Guerra. 0. F. v.
I p. 5S6. quistalo intorno al cadere del secolo XIII e). Questi signori, abban
donali in seguilo i predetti castelli, vennero ad abitare in Udine e
ne ebbero la cittadinanza nel 1450: e divisi iu parecchi rami vissero in
OCr. Mwilicoli. questa citt f). Sotto i patriarchi essi facevano parie del Parlamento
friulano nel ceto de' nobili, occupando fra questi i posti 25, 20 e 27:
il primo per Brazzaco di sopra, il secondo per quello di sotto e il
terzo per Cergneu. Sotto la Bepubhlica veneta poi avevano una voce
K } Veda** In 'que
llo voi a p. 16 e 18 sola in Parlamento, e questa siccome consorti di Brazzaco e Cergneu g).
La loro arma od insegna uno scudo con fascia nera in campo
argenteo, che nel centro lo taglia in linea retta dall' alto al basso.
Kiblioteehc e libri in Atalia nel XIII .secolo. L6
biblioteche erano scarse e poche; e il nome di biblioteca iu quei tempi
era talvolta usalo a indicare non altro che i libri della Sacra Scrit
h) Tiratovi. SI.
tura ; tanto grande era la scarsezza di questi, che col donare una
nella leu. II. I. IV Bibbia credevasi fare uno splendido donativo h). Nelle citt ov'rano
p. SI -HI.
Universit, o scuole, trovavausi de' copisti che copiavano libri per
uso degli scolari ; e lino le donne adoperavansi in questo lavoro e
pagavausi a caro prezzo. N ommetlevasi il lusso, perch e do
rature delle parole e figurine e fiori ornavano i varii caratteri che
dislinguevansi in parigini, anglicani, bolognesi, antichi lombardi ed
antichi aretini, i quali alcune volle con grandezza enorme decoravano
i manoscritti. Per anche valenti artisti occupavansi nel miniare i
codici, e a Boma su quelli della libreria del papa lavor Giotto e
i) Tiralwsrhl. SI.
con lui Odcrigi da Gubbio. Fra i caratteri ed i copisti di maggior
della Ioli. il. I. IV pregio tenevansi i Bolognesi, ed erano ricercati per la nitidezza ed
n. Ki a W e p. Sii
a 7,13. esattezza loro i).
205
1203 Volderico vescovo di Concordia a). }.*'V0"" ft
1203 In quest'anno fra il vescovo di Ccneda, Matteo,
ed il Comune di Trevigi fu falla concordia e se ne estese
il documento il giorno 14 dicembre b). 8LJ5!YS
1203 Nel giorno 4 novembre in Porlogruaro, Odolrico
vescovo di Concordia investe a Gabriele e Federico di Praia
il castello di Callaresio con ogni propriet e masnada, sotto
la condizione che il vescovo abbia in esso castello, sedime
e casa, e mandi ivi il soldato ad onore del Vescovato e). e. m. do n\m r.
Trieste e Muggia, nonch quasi tutta l'Istria, circa il
1203, pagavano tributo alla Repubblica di Venezia d). I0*TS',"e['
1204 Nella chiesa maggiore di Gcmona dedicata alla
V. Maria, alla presenza del patriarca Peregrino II, nel d 21
febbrajo di quest'anno venne celebralo il matrimonio fra
Alix, o Alice,' figlia
O di Rinaldo rprincipe
r d'Antiochia con Az- e), lmi. noi. ilei
zo VI marchese d' Esle e). Il patriarca fu accompagnalo in Lr- ^Zip- "?:
, . . . ii * |. j j d'U. inno 1201.
questa solennit, che accadde in giorno di saltalo, dai due
vescovi di Ccneda e Vicenza, e da molli baroni s ecclesia
stici che secolari. Gemoua poi tratt la grandiosa comitiva
a pubbliche spese ed alloggi il principe nel suo Castel-
IO l) [). GiHiwna p. 117.
1204 Muore nella citt del Friuli (Cividale) nel giorno
8 maggio (2) il patriarca d' Aquileja Peregrino II,
dopo 9 anni, 8 mesi e 5 giorni di sede; distinto principe,
amalo da' suoi sudditi e dagli esteri. Decoroso funerale lo
accompagn alla tomba, perch dalla chiesuola di S. Paolino
fu portato sotto baldacchino d'oro nel presbiterio della chiesa
maggiore, da dove poscia, accompagnato da Federico vescovo

(1) Il Liruti ed il U Hubeis g) annotano la morte di questo pa- $?" * K A


triarca sotto il di 15 maggio.
(2) Il Liruti riporta questo fatto sotto il d 19 febbrajo, ma ci
pare essere errore il' edizione, mentre il giorno di sabato qui indi
cato non poteva cadere in quest'anno bisestile addi 10, bens nel
giorno 21 del mese slesso.
200
di Parenzo e Corrado vescovo di Trieste, dal Clero e dagli
Ordini secolari, venne trasportalo in Aquileja e sepolto in
quella cattedrale in un' arca di marmo bianco da lui mede-
piki falla apprestare, e sulla quale furono scolpile queste
Aviifro'm": !'?:
p. t e tergo. parole
: Peuegrimjs
. Patuiaiioii.v
.....a). Fu egli che rislaur la
chiesa di Cividule e la orn di preziosi regali, tra i quali
una tavola d' argento dorala su cui vedesi effigiata la Ver*
gine Madre, con molti altri santi e col patriarca Peregrino
hi csiwiiciii in a' suo' piedi; la qual tavola, per incuria dei pastori cede
re -"row? fi: siaslici, stette pignorata in Venezia per lungo tempo b). E
E. A. col. SS -
mu....chiuderemo colil- . i . il-
'Tv pN"so,el Fr" dire, che le gesta ricordevoli di questo
nostro patriarca ci comprovano i merili di cui era ornalo e
ne formano in pari tempo il giusto suo elogio.
ocr. dcii nona. si. 1204 Enrico III di Andeclis marchese dell' Istria e).'
p. !S8.
1204 Il pontefice Innocenzo III con sna lettera del
24 giugno di qucsl' anno fa nolo a Volchero, o Volfcro, ve
scovo di Padova, che il Capitolo aquilejese, colf assenso dei
o^i*6M.fc*" M" E" A' nobili e de' ministeriali, avealo eletto a patriarca d' Aquileja J).
1204 Vollero di Colonia, detto Volfchero, o Volchero,
succede al patriarca Peregrino II nella sede aquilejesc ; e
nell' ottobre di quest'anno ne prende il possesso. Era per
lo innanzi canonico d' Aquileja e vescovo di Padova (I)
e venne elello al Patriarcato prima del 24 giugno, come
sopra abbiamo dello. Nacque a Colonia in Vestfalia dalla
Fr.,Tn,iv p'/'ita1 nobilissima famiglia di Leubrechlkirkcn e), e fu figlio ad
Alenino, diplomatico di vaglia. Vollero dolalo d'unirne co
stante,- di bella mente e di magnificenza nell' operare, stelle
alquanto tempo presso il papa Innocenzo HI in Roma ed
acquislossi la di lui estimazione e benevolenza. Due volte

() Il Nicoletli, da cui traemmo qucsl' articolo, non fa parola che


il patriarca Volter fosse sialo per lo innanzi vescovo di Padova ; ma
Sil'bS!"- Vaila- "i seguendo il documento riportato dal de lluheis, ed altri storici f)
pr. r'pagc'i!0.'"" ' abbiamo indicato. Alcuni poi lo vogliono vescovo di Passavia.
207
fu mandalo nunzio in Germania onde tranquillare que' Po-
poli, passali a sanguinose lolle per parlili de' due preten
denti all' Impero ; dalla cui difficile missione, se non ne trasse
risultato quale desiderava, n' ebbe per lode di prudenza e
destrezza negli affari. Ritornalo in patria, divenne consigliere
del duca di Drunsvicb, figlio ad Eurico il Superbo duca di
Sassonia ; poscia, per le sollecitazioni di Cesare, fu assunto
al Patriarcato d'Aquileja (i), nella qual citt offri il
suo primo sacrifcio come prelato di questa Metropolitana,
quiudi, accollo con universale applauso e solenne festa nella
citt del Friuli (Cividale) vi si trattenne e ricevette gli am
basciatori de' suoi suffraganei, de' principi vicini e della no
bilt del patriarcato a) (2). WSSTiJE'ft
* ' ' 1, tergo e cu.

(1) Il pontefice Innocenzo IH, tostocli Volfcliero accett il Pa


triarcato aquilejese, rinunziando al Vescovato di Padova, nel quale
era in sede, gli mand il pallio con una lettera in cui gl'impoueva di
aggiungere al consueto giuramento di obbedienza alla S. Sede, la
clausola di obbligarsi ad obbedire al pontefice romano particolar
mente negli all'ari di secolare giurisdizione in occasione di contro
versia ira la corte di Roma e l'imperatore. Per intendere la cagione
della clausola imposta al patriarca Volfchero dal pontefice nel giu
ramento, da sapersi, che questo patriarca, mentre era vescovo di
Padova, aveva seguitato il partito del re Filippo ; dal che disgustato
il papa, lo aveva chiamalo a Roma, ove aveva purgato s slesso dalle
addossategli accuse, ed aveva promesso con giuramento di assog- k, cp^ne,,!. u,
gettarsi in tutto alla volont del pontefice b). m-rrn *' lx p"
(2) Il possesso del Patriareato afguilejese rome pren-
devasi dai patriarchi. Questi prendevano il possesso spiritua
le nel seguente modo. Nella prima venuta del patriarca in un giorno
precisamente stabilito, alla presenza de' Nuucii, de' Prelati, Castel
lani e Comunit nella chiesa d" Aquileja, dopo l' aitar maggiore, i
pi anziani ed onorevoli delle antiche case di Cucagna, Spilimbergo,
Arcano e Prampergo (ai quali per merito degli antenati spellava tale
prerogativa) ponevano il nuovo patriarca sopra un seggio di marmo
su gradini eminentemente elevato. Il temporale possesso poi
prendevamo nella citt del Friuli. Partito d'Aquileja nobilmente ac
compagnato, e giunto alla porla di questa citt (Cividale), uno della
nobile famiglia de' Bojani (onorevole incarico ad essa spellante), fat
tagli riverenza, porlavagli dinanzi una spada alla in fodero bianco,
a foggia tedesca, e lo accompagnava siuo alla scala del palazzo di
208
1204 Federico di Melso cavaliere, uomo d'onore e di
inorilo, con rammarico de' suoi consorti, nel lempo che la
citt del Friuli accoglieva con festa il nuovo patriarca d'A-
quileja Vollero di Colonia, cess di vivere. Lasciava egli ricchi
legali alla chiesa del consorzio di Melso, del qual benefcio
e del donatore si lennc onorevole memoria nel libro dei
a) Niroleltl. Patr , n i \ sa,
vuifcrof.Aauiog. benefattori eli quella chiesa a) (1).

Calisto; nella cappella del quale, dedicata a s. Paolino, il patriarca


faceva orazione: indi seguilo da tutti gli Ordini, saliva al coro della
chiesa maggiore, ove maestosamente veniva posto a sedere sopra
alta cattedra di marmo (ancora visibile oggigiorno nel duomo di
quell'aulica citt), ed il decano di quella chiesa per ragioni anti
chissime del suo Capitolo e della citt, con riverenza gli porgeva
in mano una spaila nuda, In quale virilmente accettata dal patriarca,
moslravala al Popolo in segno della di lui temporale signoria. Ci
l'altri veniva dal Clero cantato l'Inno Ambrosiano, terminato il quale,
riponeva la spada in un Fodero bianco, promettendo un' imparziale
giustizia. In seguilo con maestosa gravit sedendo fra le giubilanti ac
clamazioni ed i felici augurii del Popolo, tenendo in mano il libro dei
Vangeli, sopra questo: primo il vescovo di Concordia ed i Prelati,
dopo i Castellani, indi i Nuncii delle Comunit, con queir ordine
siccome erano chiamati e descritti nel Parlamento, giuravangli fedelt
con queste parole : Jiiro ego, vel juramus nos ad lisce sacra Dei
Evangelia esse lidelis et ohediens, sive lideles et obedientes re-
vcrendissimo in Chrislo Patri et Domino N. Dei gralia Sa ne Le
Sedis Aqnilejensis Patriarchi electo et postulato ut vero et le-
gitimo Patriarchi, tam de jtirc quam de consuetudine, noe non
suis siiccessnribus lcgilime et canonico iulranlibus, sicut quilihct
verus et legalis snbtlitus et lidelis, sive quilibet veri et legales
subdili ed lideles Ecclesia Aquilejensis facere debent et lenen-
ii) Mdiiein. cosi. tur: Sic Deus ine, sive nos seiuper adjuvet, et ha?c Sancla Dei
ce!*; An,auf! i?ri Evangelia b). In tale solenne occasione, cio quando il pa-
o tergo. triarca col concorso di tutta la diocesi celebrava in Aquileja la sua
prima messa ; allora non solo le citt, le castella ed i villaggi, ma
(piasi tulle le case particolarmente mandavano ambasciatori super
bamente addobbali: ed oltre l' immensa quantit di cera lavorata,
di vini e carni prescelte, donavano vasi preziosi d' oro e d' argento
vagamente formali con 1' insegne impresse del signore e del dona-
, ,..,..
f ) Mrolelli. Cosi.
lore--, Nella circostanza
... . . . .....
medesima,
. ...
dono le sacre cerimonie,
, ,, '
venivano
-.-.,
o ii-g. ecc. p \ conienti ilei beneiicii ai nonni ed alle persone per merito distinte e).
e tergo.
(1) Libro le' ltcicfiittori tacile chiese. .In questo
.il Nicuirtii. patr. tempo accosluiiiavasi nelle nostre chiese tenere un libro in cui ve-
voWcroi.Auiog. uivano annotali i benefattori delle medesime, e il beneficio ricevutoli).

-
209
4204 - Volfero patriarca d' Aquileja, alleso le sue dif
ferenze con la Repubblica veneziana, per il tributo die quasi
dilla l'Istria pagava a quella dominante gi dall'anno an
teriore, come fu dello, minaccia quella con le armi e l'Istria di
scomunica, se la prima non cedesse e la seconda non pagasse
ifoldti. Palr.
a lui il tributo a). 'olferu f. A au. p.
Jf*
3 leigu e I.
1204 Con decreto pontificio le chiese di Belluno e di
Feltro vennero in quesl' anno unite bj. 8.W' Ci\
1205 Nel febbrajo Engelberlo e Mainardo conti di
Gorizia, feudatarii della Chiesa aquilcjese, con solenne festi
vit, in Aquileja, fecero cavalieri (1) e cinsero la spada
dorata a Conetto degli antichi abitatori del castello di Udine,
a Fulchero di Donimbergo il giovine, a Giovanni de Por-
.
Scienze i loro stato in questo tempo. Esse trova-
vansi in grande deperimento, e la lingua greca e la latina, nonch <; nicoIoui. pair.
le alte e mezzane scienze, erano continole solo ne' chiostri e). p."s.': iau'8'

Agrons (castello e famiglia di) nella Carnia. Questo


slava situato ove presentemente la pieve del canale di Gorto. I nomi
che si leggono dei proprietarii di detto castello dal 1*204 al I5'29
sono Ruherlus de Agrons . . . Pantaleon ecc. Dal 1274 sino al 1500
trovasi essere slati nobili feudatarii della Chiesa Aquilcjese Pellegrino
figlio del q.m signor Domenico di Agrons e suoi consorti Warnerio
e >Vecello fratelli e tigli del q.m signor Giovanni di Agrons e suoi
nipoti. Questi possedevano in quel canale ed altrove in feudo retto
e legale molte montagne, mansi e decime d). dm* ?!.
' 130-131.

(1; Cavalieri li catena. In questi tempi (1204) l'Ordine


dei Cavalieri di catena era molto copioso, perch la nobilt al solo
esercizio delle armi attendeva. Accostumavasi ordinariamente ogni
anno ne' giorni solenni, ed anche negli spettacoli cavallereschi, di pro
muovere al grado di cavaliere i giovani valorosi. Veniva a questi,
con applauso festivo delle popolazioni, cinta la spada dorala da uno
fa' maggiori graduati ed anziani cavalieri di que' tempi ; e i candi
dati facevano una tirella promessa e si obbligavano inviolabilmente
di non operare giammai con vilt e d' incontrare valorosamente la
morte a difesa della Chiesa e del loro principe. Alcune volte il pa
triarca stesso, pontificalmente accompagnalo da altri prelati e dal
Clero
1i _
solennemente
i r
apparalo,

benediva , nei tempii
i- *, . '
le armi dei cava- e)... .
Nirol*MII. Palr.
ieri, chiamandoli campioni di Cristo e). voirem r. a mu*.
14 p. .le terso.
210
tis (1), a Galuzio Galuzi (2), a Dietrico di
Fontanabona (3), ad Erbordo di Partistagno, a Fe
derico di Cavoriaco, ad Enrico di Villalta, ad Arnoldo di

(1) Porti (famiglia <le). Di quest' antica e nobile fami


glia nostra, della quale non sappiamo l' origine, ritrovasi per a
quest'epoca, 1205, nominato il primo un Giovanni de Portis che
viene fatto cavaliere, e quindi era per lo innanzi gi fregialo di nobilt.
Ma seguendo il Nicoletti, diligentissimo storico friulano, diremo ebe
nel 1271 la famiglia de Portis annoveravasi fra le pi mitiche e
< pi stimate case della citt del Friuli (Cividale), perch oltre una
facolt amplissima, oltre un gran numero di feudi del Patriarcato,
< del vescovo ili Salzhurgo e della casa di Gorizia, possedeva il
a)Mcnlettl.llPat. castello di Grorumbergo, la met di Visnivico, e Castelvenere io
olio la pr. di FU.
duca di Car. f. D Istria a). Fu essa distinta, come vedrassi, per meritevoli sog
aut. p. Sii e tergo.
getti fregiati di dignit ecclesiastiche, civili e militari ; e la vedremo
farsi centro d'influenza or favorevole or contraria alle interne dis
cordie della sua citt, e alle fazioni della Patria, e rendersi potente
e temuta.
(2) Galuzi, famiglia nobile della citt del Friuli. Intorno ad
essa non possiamo dir altro se non che, vedendo qui sopra un Galuzio
Galuzi essere fatto cavaliere, dobbiamo dedurne la sua antica nobilt
ed aver essa esistito anteriormente al 1205. La riscontreremo poi
b) Ntmletn. Fair.
nel 1313 posta nel libero possesso dei feudi di Leonardo Lepoldo e
Otlnbono f. E aut. Nicol Poppi, dai conti di Gorizia, come verr detto b).
p. 31 tergo.
(3) Fontanabona, o Fontanabnona, (castello e fami
glia di). Questo vecchio castello posto sulle rive del Cormore a 6
miglia di distanza dalla citt di Udine dalla parte di settentrione, essen
do decaduto al fisco per mancanza della discendenza maschile di quei
feudatari, fu venduto al cardinale Manlica con la voce in Parlamento e
e) Fra r.inep. di
Cremona ms. co. tutti gli Onori ed obblighi degli antichi signori di esso e). La nobile ed
Florio. antica famiglia di Fontanabona fu tra le pi insigni de' feuda-
d) Cauodagllo. lei. tarii liberi del Friuli d), e la vedremo distinguersi per meriti e di
ili. p. 191.
gnit. Divisasi in due rami, uno di essi, quello di Federico, ab
bandonato nel 1420 il vecchio castello, pass ad abitare in Udine
e ne ebbe la cittadinanza ; indi i suoi discendenti si divisero ancora
e) Crnn. Montinoli
nell'O. F. tir-i Piler
e vissero ivi stimati ed utili alla Patria <). Decor questa famiglia
ia t. I p. 100. Giacomo di Fontanabona generale de' Fiorentini contro i Lucchesi ;
O J. Vacatone, l.i
il quale, chiamato dal patriarca d' Aquileja Pagano della Torre, re
meo. della Patria cossi secolui in Lombardia contro Matteo Visconte f) ; e prima un
nel 0. F. del Oucr-
r,i . Ili p. S. Enrico mandato dal patriarca Perloldo a rinnovare la lega co' Pa
?) Nlooleltl. Patr. dovani g); poscia un Giovanni distinto giureconsulto, che inori nel
crtolilo r. B ani.
P. SO tergo 1555, e fu zio materno del cardinale Francesco Manlica li) ed altri
h) Capodnglio. l'd.
III. P 315.
i ) Vedaci in que
ancora che qui ointnelliamo. Questa famiglia castellana occupava
sto toI. a p. 15. nel Parlamento il VII posto i).
2H
Brazzaco; e nel tempio d'Aquileja lo stesso patriarca, pon
tificalmente accompagnato dal vescovo di Trieste e da quello
di Parenzo, benedi le armi de' cavalieri e de' conti di Go
ti Nicolctli. Patr.
nzia a). vofciot.Aa.Mo.
4205 Il patriarca Volfero spedisce due ambasciatori,
uno al pontefice, e fu Pietro vescovo di Concordia; l'altro
all'imperatore, e fu Engelberlo uno de' conti di Gorizia; am
bedue per le differenze con la Repubblica veneziana , ma e
...ii i ^ W Steoletti. Pir.
luno e I altro ebbero poco successo b). Vejwor.Amu*.
1205 Volfero patriarca venne fatto legalo apostolico ,
per tutta 1 Italia dal pontefice Innocenzo III e). Volter r. a log.
1205 Pietro vescovo di Concordia fu fatto, da Volfero
patriarca, Vicedomino del Patriarcato aquilejese d) (1). ") nicowu c. .

(4) Il -icedomiiito del Patriarcato d' AquiW-ja, o


Vicario generale luogotenente, ovea le seguenti incombenze : una
piena autorit di ordinare, creare, porre ed instituire i podest, i
capitani, i gslaldi, i giustiziarli, i gidici, i notar), I sercienti, i cu
stodi, -i mutaci e qualunque altro officiale in lutto il Patriarcato;
come pure avea l' autorit di destituirli e rimoverli a sua volont.
Il vicedomino riscuoteva tutti i redditi e proventi da qual si fosse
persona, carica, localit, terra, castello, villaggio, muta, colonia, mas-
6arla, universit, e li chiedeva ed esigeva pur anche; nonch pa
gava e consegnava, in nome del patriarca, le mute, le possessioni,
e le locava, od arrendava. Componeva le liti, rilasciava investiture,
in Gne rappresentava soli' ogni rapporto la piena potest temporale
del patriarca e). Questa dignit veniva attivata in tempo di sede mv%'7i'm;y"
vacante, e nell'assenza del patriarca. Avvertiamo il lettore, che qui
si parla del vicedomino, o vicario generale nel temporale ; perch
dell' ingerenze del vicario generale nello spirituale diremo in altro
articolo. Aggiungiamo per, aver av'uto il vicedomino la podest
di congregare la milizia, assicurare le frontiere, far la guerra, se-
fnar la pace, proporre leggi e statuti, e conservare l'ordine pubblico.
I vicedominato a tempo era immagine della dittatura romana creata
nelle gravi occorrenze, n poteva durare oltre i sei mesi. Il patriarca,
essendo lontano, e volendo farsi rappresentare da lungi, dal corpo
dei nobili Friulani creava il vicedomino o vicepatriarca, con piena
podest di rappresentarlo. In tempo di sede vacante questa dignit
fu in sul principio conferita soltanto- a' nobili nostri, poscia, a ricerca t NlC0|,.| Co,,
de' principi, anche a forestieri, o dal Capitolo Aquilejese, o dal Par- i<*i miri* rioi
lamento col consenso del Capitolo medesimo f). Questa carica era Isu'ga ,ul' pu'
212
1205 Arrigo Dandolo doge di Venezia muore In Co
stantinopoli nel di primo giugno. Portala la nuova in Venezia,
fu eletto al Dogalo nel giorno 5 agosto Pietro Ziano conle
a) Muratori. Ann.
il1 R. anno UH. d' Arbe, figlio del gi doge Sebastiano a).
1205 Lodovico duca di Baviera con le sue truppe in
vade l'Alemagna, ed indi le strette delle Alpi cannello
e ne danneggia forlemenle que1 paesi. Ma i conti di Go
rizia, recatisi in quelle giogaje con le loro truppe e con
b) Nleeletll. l'air. le friulane, ne lo snidarono e lo fecero ritirare nel Tirolo b).
Volfero f. A autog.
P.
1205 Molte famiglie toscane, fuoruscite per la guerra
fra i. Senesi e i Pistojesi, vennero in Friuli, e per una legge
di Volfero patriarca e delle Comunit, queste nobili ed igno
bili famiglie furono accettale in paese, e col volger degli
e) NlcolelU. Patr.
Vollero f. A autog.
p. 4 tergo.
anni divennero noslre friulane e).
1205 Sofia era in quest' anno abadessa del monastero
d) Guerra. 0. F. T.
XIII p. 3SI.
di S. Maria in Valle di Cividale d).
1206 Prosegu viva la guerra in Germania tra i due
competitori, ma Ottone ebbe la peggio ; per cui, portatosi
a Bruusvicli, ed assestate le sue cose, pass in Inghilterra
a chiedere soccorso al re Giovanni suo zio, e ben accollo
vi si trattenne alcun tempo, poscia torn in Germania por
e) Muratori. Ann.
d'it. anno 1206.
tando seco grosso rinforzo di danaro e).
1200 Enrico de' conti di Gorizia segue il partito del
duca di Baviera nemico del suo principe contro Ottone ; ma
f ) Nloolettl. Patr.
Vollero r. A autog. rivedutosi, ritorn al suo dovere f).
pag. .
1200 Enrico conte di Gorizia dona alla Collegiata di
Aquilja il diritto di giurisdizione ch'egli teneva su quel
g) Nicole) ti. Patr.
Volfero r. A autog. Capitolo g).
p. S tergo.

h) Nieoioiii. wed. della pi alla importanza, perch su di essa basavasi la somma ilel-
auiB.ep.8MVS.* l'impero de' patriarchi e la felicit de' sudditi h). Il suo onorario
!ixvierr*j7s ' ascendeva a 200 ducati d' oro. i). Il patriarca, nella sua assenza,
ki Blandii. Dcum. istituiva una persona a questa carica con atto speciale di procura-
. dup. xp.35e ^^ fortna|aieni_e redatto per mano di notajo k).
213
120G Bonifazio figlio di Sauro conte di San Boni
fazio, eli* era chiamato conte di Verona, non perch la go
vernasse, ma perch discendente dagli antichi conti, o go
vernatori perpetui di quella citt, siccome del partito dei
Guelfi, ebhe controversie coi Monticoli, ossia Montecchi, cit
tadini potenti di Verona, di parlilo contrario. Nel giorno \A
maggio, venute a tenzone queste due fazioni, segui fiero con
flitto, nel quale, essendo perdenti i Montecchi, salvaronsi con
la fuga. Vennero abbruciate perci la case loro, le botteghe
de' mercatanti e le case de1 nobili della Carcere e di Lende-
nara a). Il malanno della guerra civile infieriva pure in altre d'iXiwriiT
citt d'Italia.
1206 Mainardo de' conti goriziani assale il villaggio di
Farra (\) allora della Collegiata d' Aquileja, e prima
castello de' conti di Gorizia, e sforza i conladini a confessarsi
servi e censuali del conte b) ; per questo venne dal patriarca %KfeUik autog.
*"*
pag. 5 lertfo.
scomunicalo e). e) Nlcoljlllc. s.

(1) Farra (villaggio, castello e famiglia li). Del


l' origine di questo villaggio, siccome generalmente ilei maggior nu
mero de' villaggi del Friuli, non abbiamo nozioni. Una gran
parte di essi per riteniamo aver dovuto sorgere intorno a' castelli,
perch la condizione de' tempi rendeva ai villici occorrevole l'ap
poggio del castellano e necessario il riparo delle grosse mura del
suo castello: quindi il bisogno di ricoverarsi dai tristi effetti dell'in
testine discordie e delle forestiere invasioni, dovette dar luogo al
l' erezione di que' abituri nelle loro vicinanze, e poscia aumen
tali presero forma di villaggio o di borgo ; loceb crediamo appli
cabile anche a quello di cui trattiamo. Il castello tli Farra
del quale ci nota l'antichit (vedi voi. 1 di questa raccolta pag. 375)
mentre sappiamo eh' esisteva a' tempi di Berengario imperatore; stava
posto, secondo la tradizione, sull'ameno e vicino colle che domina
quel villaggio, in una delle pi belle posizioni del Friuli. Abbiamo
accennato, che dal dominio imperiale pass a quello dei patriarchi
d' Aquileja : ina come e (piando sia pervenuto in propriet e pos
sesso de' conti di Gorizia, confessiamo d'ignorarlo. Intorno poi alla
famiglia tli Farra, che da alcuni storici nostri vuoisi sia la
slessa casa de' conti di Gorizia, anzi gli antenati della medesima,
sollu la denominazione di conti Farrensi, dai quali asseriscono es-
214
1206 Il convento di S. Domenico nella citt del Friuli
(Cividale) in questo tempo ebbe i suoi principii, e ci colla
erezione di alcune celle vicino al castello di Zuccola (1)
falle per uso di quelle persone, che sotto tale religione dodi-
cavansi a Dio. In seguito poi venne fabbricalo il convento
) NKlclil. Patr.
^eier*e"r,*: ne' 'uog accennato a); alla di cui erezione giovarono Fede
li Mcoiew e. p. rjco ej Ermanno conli d' Orlimburgo b).
120G Il convento di S. Francesco in Cividale fu fon
dato in quest'epoca, coprendo alcuni eremitaggi ch'erano dove
fu poi il vecchio monastero di S. Chiara annesso al nuovo
dalla parie del Natisone (ora eretto in istillilo militare); e
questo convento vecchio fu appunto il convento di S. Fran-
voirerocf. p. cesco fabbricalo su quegli eremitaggi, e di cui qui parliamo e).
1206 Il patriarca Volfero, in Norimberga, addi 11
giugno riceve investitura (sua regalia del re de' Romani Fi
lippo) con la riserva che ci non pregiudichi a* diritti della
'IffiZZr- Sede e dell' Impero d).
1206 Mainardo II conte di Gorizia dona ad Enrico di
Dornberg dieci mansi (colonie) posti in Stran, oggid Cron-
c) Della Iona. Str. i ,ri r> \ \
cr. P. ss. berg (Lron Loron) e).
f) Nlcoleltl. Palr.
J?t"e mi? pTo39 sere discesi alcuni re di Polonia, ed Elisabetta regina d' Ungheria f);
irft^dH'F?' nulla diremo: lasciando alle opere degli accennati autori l'accertare
lv0vHipel&3.r* " ,etlore sul riportato.
(1) Zuccola (castello di). Quest' antico castello stava posto
sul vertice della collina fuori della porta di borgo s. Domenico della
citt di Cividale, dalla parte di settentrione. Dai ruderi ebe vi ri*i
masero si scorge aver esso avute mura di singolare grossezza e
Tossa all' intorno. Era minore in grandezza di quello di Grontim-
bergo, per le sue mura elevavausi ad un'altezza considerevole. Fino
agli ultimi tempi, esso fu propriet dell' antica e nobile famiglia di
Siim"delia To''' Spilimbergo : e secondo il Niculetli, la Rocca di Zuccola era luogo
r.VuL p. ho
.lli...>,li'i'(':n'.'v.l''i'p' quasi inespugnabile
lerperloldo g). Neldi1218
e un Giovanni abitavanoin questo
Spilimbergo, seguilocastello un della
moli' altri Val-
lum/di cw. nei- famiglia slessa h). Il patriarca Lodovico Tornano nel 1365 o 1564
'vj.[-"coIi! ' fece atterrare fino alle fondamenta da' Cividalesi, in punizione
pirona"""5 ~ ''"' l'c"a fellonia de' suoi feudatarii, e siccome infesti a quella citt i); e
k) si'uroio. Deiio nell'anno 15G5 venne emanalo l'ordine di non pi riedificarlo k), come
core di Cu. t. e i *
v n.i. annoteremo a suo luogo.
215
4206 Volfero patriarca d' Aquileja, ritornato da No
rimberga, e premendogli di conservare buona relazione colla
Repubblica Veneta, nel d 21 dicembre di quest'anno pro
mette e giura, a mezzo di Arrigo di Gemonn, di osservare
tutti i patti e le condizioni convenule e promesse col pa
triarca Peregrino II e di mantenere liberi ed immuni da
vessazioni e rappresaglie tutti i Veneti in ogni parte del Du
cato del Friuli nel quale potessero venire, slarvi e ritornare:
cos di conservare al doge e al Comune di Venezia tulle quelle
onorificenze e vantaggi pattuiti ed osservati da Peregrino
suddetto per l' intero forogiuliese Ducato a). In questi patti iiuiT'ivp.'i'i!
tra Volfero patriarca ed il doge Ziani fu particolarmente
(raltato sulla navigazione Ira i porli di Primcro e delle tre
b) Col. clip. Frang.
Basiliche b) (1). Imi. Mi

1207 Volfero patriarca convoca il Parlamento nel ca


stello di Udine e col di lui parere invia in Germania alcune
bande di soldati, scelle da tutte le guardie, sotto il comando
di Volfango suo parente ; ma sfortunatamente questi e la sua
truppa furono uccisi sulle frontiere della Carintia. Perci il
patriarca medesimo desistette dall' intraprendere quel viaggiu,
sino a che la sorte del re Ottone non si fosse dimostrata
C) NlrolCIti. l'air.
pi favorevole e). Volfero f. A aulog.
p. 6 tergo e 1.
1207 I cardinali dal pontefice Innocenzo III mandali
ad accomodare le gravi vertenze tra Ottone e Filippo per
la corona dell' Impero, nel ritorno dalla Germania passarono
per il Friuli, e fu loro falla magnifica accoglienza dal pa (I) Nieolelti. Palr.
Volter t. A auto?.
triarca Volfero, il quale poi accompagnolli a Roma d). p. 7 tergo.

I podest delle iiii;i libere ti' Italia nel 1207.


Quesf ufficio era ben volentieri accettato in allora, perch V andar
podest delle citt libere in que' tempi si chiamava andare in si
<) Muraioli. Ann.
gnoria, cio recarsi a fare il principe in quelle citt e). il' II. anno l*r;.

(1) Nel Calalogus Codiciim Manoscr. de rebus Forojulensibus del


Valentinclli, p. 112, questo fatto porta la data 21 dicembre del 1200.
2*6
1207 Il vescovo di Parenzo viene lascialo I governo
del Patriarcato nel tempo che Volter patriarca portossi a
vJSSyftEE*
p. 1 tergo. Roma ad accompagnare i cardinali del pontefice a).
1207 Il marchese d' Eslc, Azzo VI, avendo spedili
deputati in Germania al re Filippo, a cui la sorte arrideva,
ottenne da quel re (con due diplomi rilasciati sotto la data
d'Argentina nel giorno 18 giugno) la conferma delle appel
lazioni della Marca di Verona, cio di Verona, Vicenza, Pa
dova, Trivigi, Trento, Fellre e Belluno ; e l' investitura di
ciio li.Muratori Ann. cinque
auno an. t ville rposte nel territorio di Vicenza bl.
1207 Enrico di Villalla (1), nobile, ricca e po
lente persona, ma d' indole precipitosa e bestiale, cerca di
abbruciare il castello di Fonlanabuona a Dietrico e Francesco
e.) Nicolelli. Palr. . j; li \
Vdircro r. a amug. consorli di quello e).
|Ug. 8. . ',

(1) Villalta (castello e signori di). Il castello di Vii-


latta posto in colle verso tramontana, dista da Udine miglia cinque.
Esso Tu prima della vecchia famiglia di Villalla e Chiavoriaco ,
\ ponia. iiescr. di poi pervenne a mano di certi gentiluomi Fellrini, in seguito passo
m r,Mm"'vu' a' conl' della Torre d); perch una parte di esso fu data in paga-
p. in. ' mento di dote per ducati 1000 ad uno della famiglia Torriana, la
ueii' o. f dei uucr- quale tuttora lo possiede e). 1 signori di liliali a, come di
ra . 1 1>. J5i cemuio, erano d' uno stesso cppo con quelli di Caporiaco, e sotto i
patriarchi d' Aquileja aveano il titolo di nobili liberi, e pretendevano
!ii.cpl"5i' Ld' llon riconoscere da questi, ma dagl* imperatori i loro feudi f) ; fra
I NlcolH. pair. i quali contavasi il castello di Geniona, di cui erano feudalarii, e
Ljm jdta^Torre que[|0 jj Uruspergo da essi posseduto g). A cagione delle frequenti
iprgo. - Wrrrtj- guerre e strane , vicende dij ilqueir. tempi, molti castellani del Friuli
loldol. Kaul.p.ll. . - . k- j-
appoggiavausi al favore delle Comunit, e tra questi i signori di
Villalta, che nel 1380 passarono ad abitare in Udine e furono tosto
ascritti a quella cittadinanza. Si divisero poscia in quattro case, una
delle quali stauziossi in Feltre, un'altra si estinse, e l'eredit pervenne
K)fie.or- ai Torriani, e le altre vissero in Udine h). Questa famiglia de' signori
di Villalta, una delle pi nobili e potenti del nostro Friuli, le di cui
gesta annoteremo nel seguito del presente lavoro, si eslinse, e nel
suo feudo subentr una famiglia Udinese di cognome Sliilevoli, ed
i) Gneni. o. r. . erano artigiani i). Qui soltanto aggiungeremo: che prima del 1280,
^\.~ in cui mori Enrico il vecchio di Villalla, fu egli, quest'Enrico, il
Raiin! ec. f.'u m. (inalo fabbric e dot in Villalta un Monastero per l'iati Minori k).
p. DEI. ' '
217
1207 Volfero patriarca d'Aquileja tenue Parlamento in
o -i j li ni \ a) NlcolctU. Palr.
bacile per i vantaggi della sua Chiesa -a). voiroro r. a. aut.
1207 In quesl' anno Elica era abadessa del monastero
d' Aquileja b). W*'
1208 Nel giugno di quesl' anno il patriarca Volfero
fu dal pontefice Innocenzo III mandalo legalo in Germania
per T incoronazione di Filippo, la di cui fortuna e la deie
zione di Ottone avevano determinalo il papa a cangiar par
tito e a dichiararsi a suo favore e). iMr.??
1208 Il Popolo di Ferrara, onde por fine alle interne
sue turbolenze, determin di porsi sotto il dominio di uu
solo e proclam per suo signore il marchese d' Este Az-
xrw i, ,i, di Muratori. Ann.
Z0 VI d) (1). . d U. anno 19)8.
1208 Arrigo Andeceuse marchese dell' Istria, figlio di
Bertoldo duca di Merania, fratello di Ecberto vescovo di Bam-
berga e di Bertoldo patriarca d' Aquileja, fu uno de' com
plici, con Ollone Palatino di Wittelspach, dell' assassinio di
Filippo di Svevia, uno de' pretendenti all' Impero (avvenuto
nel d 21 o 22 giugno di quest'anno e)); per il qual delitto 3' n. "anno imn'

fu poscia da Ottone IV proscritto e privalo del Marchesato


dell' Istria (2) e di lutto ci che apparlencvagli fj. gj tv p.i'nce

(1) Nelle citt della Lombardia continuano i par


titi e le guerre civili t perci i Popoli in questi tempi
(1208) erano sempre in armi per opprimersi o difendersi l'un l'altro.
La loro libert era un gran bene; ma insieme un gran male la
loro ambizione ed inquietudine. Non pertanto in lode di questi tempi
dobbiamo dire : che a' prigionieri d guerra (ricevasi buon
trattamento, laddove cinquant' anni dopo ogni sorta di crudelt co-
minciussi a praticare contro di essi. 11 marchese d' Este
Azio VI fu il primo, per quanto sappiasi, ebe acquistasse prin
cipato in citt libere per volere de' cittadini, e ci onde
cessassero gli abbominevoli effetti delle fazioni e guerre civili; il
che poscia servi d' esempio alle altre. Questi principi venivano in
allora iconsiderali lisiccome
. capi
i li dellej Rejmbbliclte,
\ perch ancora re- ?'. Muratori. Ann.
stava il nome e 1 autorit delle medesime g). 5' n. anno ih*
(2) Istria i cenni su questa provincia. Non ci parve
di dover ommctlere in qucslo nostro lavoro le interessanti nozioni
218
1208 Il pontefice Innocenzo III, con sua lettera del 19
agosto di quest'anno, scrive a Volfero patriarca d'Aquileja

lasciateci siili' Istria da uno dei pi diligenti storici del nostro Friuli,
il Nicoletti, tuttora inedito; quindi riportiamo ci che segue:
L'Istria, per sito ultima regione d'Italia, ma per grazie spe
ciali e di cielo e di terra e " ingegni di eguale nobilt e chia
rezza a tutte l' altre e d' Italia e fuori, alzata tra due impetuosi
golG Tergestino, e Cameni, tiene forma di penisola : essendo con
singoiar beneficio degli abitanti bagnata da tre lati dal mar di
sopra, o pur Adriatico. La sua larghezza chiude miglia cinquanta,
il circuito centoventidue, scorrendo dal Risano, gi nominato For
nitone, all'intima concavit pur del golfo Cantero, che gli antichi
chiamarono promontorio Fanatico, da' Fa nati Popoli della Liburnia.
Ha per termini dall' occidente il Risano, et i porti marittimi, dal
meriggio et oriente il mare e la foce del fiume Arsa, confine
estremo d'Italia, dal settentrione l'Alpi, ovver monti della Vena.
ebe la separano dalla Cragna, ovvero Carniola di Germania. Nei
primi secoli fu habitala dagl' Indigeni Aborigini, gente rozza, fiera
e pastorale. La tennero poi i Giapidi, nominandola Giapidia : ed
in line si chiam Istria, ovvero da Istro capitano mandalo da Gia
no per indurre i Popoli alla politezza, e civilt del vivere, ovvero
da' (>lchi, che sotto un stretto comandamento di Oeta, loro re,
seguendo con cattiva intenzione i vestigii degli Argonauti, rapi
tori della figliuola reale, ma nel resto cavalieri scelti di tutta la
Gretia per nome, e per valore heroici, entrali ad esempio di que
sti licroi dal mar maggiore iteli' Hislro, portarono sopra gli nu
meri le navi fin al lido Adriatico, dove essendo riuscita vana ogni
fatica, impauriti ovvero dalla terribilil del re, ovvero infastiditi dalla
lunghezza della navigatimi;, e del viaggio pericoloso drizzarono
perpetue stantie con felice augurio di nome sempiterno Histriani
dall' Histro per lo quale havevano navigato, dal consenso delle
genti furono detti. Altri argomentano che questi popoli per con
formit di natura siano originarli degli Illirii, gente bellicosa, e
quasi indomita, che largamente sparsa dall' estremit dell' Alpi
tra l' Arsa, et il Lieo, overo Tilio fiumi per lutto il lido II idi Li
tico molte volte fece sudar la fronte all'Imperio Romano. Della
quale Chimi Fulvio Centtimalo proconsole gloriosamente trionf,
havendo con pi battaglie vinto Tenta loro regina, donna irragio
nevole e sanguinosa, che col disprezzo della ragione comune a
tutti i mortali, fece vilmente uccidere Publio Giunio e Tito Co-
runcanio ambasciatori, perch delle rapine e dell' ingiurie fatte
a' Romani si lamentavano. Sotto questa vittoria gli Histriani pie
garono il collo alla devotione Romana. Nella quale, perch per
alterezza di spirito non poter perseverare, Publio Cornelio, e
Marco Minutio consoli loro vennero sopra e con molto sangue
219
assistesse in tulli gli emergenti l'eletto imperatore Ottone IV
tanto co' suoi consigli, come con la costanza e con la pru-
1 1<i ii vi a\ ) Urull. Not. del
nenia a). rr. ivp.i

de' soldati gli sforzarono all' obbedienza. N perci lungamente


passarono quieti sotto l' altrui podest. Per la qual cosa Claudio
Fulcro un' altra volta gli dom, e trasportando subito l' insegne
vittoriose coulra i principali della Liguria, con un solo trionfo
(rara ed inaudita ventura) nobilit due vittorie. Siccome Publio
Sempronio Tuditano e Tiberio Pandusio la terza volta castigarono
V imperiosa incostanza di costoro, che se non allora, si confes
sarono veramente soggetti quando Lucio Cecilio Dalmatico af
fatto affatto gli affren. Oltra di ci, ne' gravosi tumulti della Dal-
matia felicemente in diversi tempi combattuta da Publio Scipione
Nasica, da Lucio Metello, da Publio Vatinio, ed infine da Augusto
Cesare, 1' Histria si mostr sempre invitta, sempre animosa, sem
pre maggiore d' ogni adversit. Ne cade punto da cosi gran lode,
non pur quando negli estremi gemiti l' Italia aperta, disarmala,
corsa, depredata, bruciata, ferita da tutte le (ierissime Nationi
del settentrione non puot se non a gran pena servar altro che
il nome della primiera maest. Perch dopo Athila, che horribil-
mente la flagell, dopo Alarico, et^Anthala, capitani de Gothi, che
le apportarono infiniti mali, dopo Theodorico, che col passaggio
il' un numeroso et indiscreto esercito la incomod non poco, dopo
i Longobardi che spesse volte la calpestarono, dopo l' ingiuriose
escursioni de Schiavi, che la occuparono, non rimase giammai tal
mente impallidita, n talmente perduta, che, cessati i tuoni lior-
ribili delle guerre, per valorosa prudenza de' suoi in breve non
tornasse alla sua primiera bellezza, e come madre cortese, et
abbondante di latte non porgesse larghi alimenti di pane, vino, et
oglio a' paesi vicini, reputala (come ben diceva il medesimo Teo
dorico) una campagna, et un granajo di Ravenna, e del Regno de
gli Ostrogothi in Italia. Lasci questa provincia in gran parte la
falsit del Paganesimo, seguendo la verit Christiana per 1' esor
dii ioni ardentissime de' primi vescovi, overo patriarchi d'Aquileja:
a' quali, in sempiterna memoria di merito cosi eminente fu loro
et a successori concesso da' sommi pontefici, et in spetie da Pio
Primo, cittadino Aquilejense, splendore di quel secolo, il primato
sopra tutli i vescovi dell' Histria. Il che in Pavia confinilo ancora
Lodovico imperadore nel quinto anno dell' Imperio suo in quel
nobile rescritto, nel quale con una devotione veramente impera
toria fortific, oppur restitu a Teudmaro patriarca le dignit an
tiche della chiesa d'Aquileja. Hor dopo il battesimo con una ma
gnanima costanza obbed a tutli i barbari che nella mutatione im-
peusata, ma necessaria alla instabilit degli Imperii, movendo il
220
1208 Il Marchesato dell'Istria, dato dall' Imperatore
al duca di Baviera, viene restituito al patriarca Vollero in

riso a tutte le Nationi gi vinte sovvertirono con nuove leggi 1' I-


talia tutta, e Roma istessa, gi dominatrice del mondo. E come
dinanzi sottoposta a' Romani, attaccata con la Venelia. Iiebbe nome
di provincia Consolare : Cosi sotto gli imperatori Germani fu detta
Marchesato: Titolo tratto da Marchen, voce, o sia Gothica, o sia
Thedesca, col quale tra le dignit si nominavano le prefetture
estreme delle provincie, et i presidenti a' contini si dicevano Mar
chesi. Il qual nome non senza giudicio li fu posto : Perch (come
dinanzi abbiamo mostrato) essendo 1' Histria nella estreme ponte
delle provincie Italiane, era bisogno che un marchese, cio uu
[iresidenle a' contini, la defendesse da' nemici di Dalmati.! non
ontani. Fu detta ancora nell' /ustorie contea. Si crede che con
questo titolo, assignato allora a' presidenti delle nobilissime pro
vincie. fusse honorata da Arnolfo imperadore: quando levandola
dall' Imperio insieme con la Baviera la sottopose all' obbedienza
di Arnolfo suo figliuolo. I posteri di costui intitolandosi a qnef
modo per molti anni la conservarono da' nemici, et illustrarono:
Che pur Corrado, e Cunone suo figliuolo, prencipi d' eccellente
valore, s' intitolarono conti d' Histria. Ma Corrado nato da Arnoldo,
eh' era fratello di Cunone (Delch la trascuraggine degli scrittori
non esprime la causa) sprezzando il giudicio e la consuetudine
degli antenati, rinov la memoria vecchia del nome tralasciato, op
imi' mutato, e si chiam marchese dell' Histria, titolo con molla
gloria conservato per molli secoli da' posteri. Con questo ancora
la cortesia religiosa de principi la condusse all'ombra e prottlione
del patriarcato. Il che certo successe per divina disposinone: ac
ciocch per ultimo ristoro delle anime, e de' corpi, essendo tutto
insieme e dominio spirituale e temporale, i popoli et il patriarca
con una cura pi sollecita, e pi esquisita mantenessero la devo-
lume, e gli ornamenti delle chiese, la chiarezza delle citt, la
stabilit de castelli, la bellezza de' villaggi et insieme la maniera
del governo presente, eh' era tale. Le terre astringendosi a Statuti
particolari, interamente approbati dal giudicio de prencipi, si go
vernavano per la maggior parte a popolo, et a comunit con
un' ordine quasi impossibile, congiungendo insieme il dominio po
polare e quello degli ottimali. Si chiamava popolo la congrega
zione di tutti gli habitanti fra le mura: i quali con una autorit
preliuita, negli interessi di nuovo tributo, o d' altra materia grave
concernente la universit, consultavano e deliberavano d* intorno
la conservatane delle immunit, e delle leggi: et senza impedi
mento ogni anno dal corpo de nobili o d' Histria, o di Friuli, eleg
gevano i suoi presidenti, detti con nuova voce Podest. Costoro
assistevano nei consigli, et coin che rappresentassero la persona

221
ragione de' suoi diritti (i) falli conoscere allo stesso
imperatore ; cio eh' esso apparleneva al Patriarcato aquile-
jese: per cui Ottone IV sentenzi a favore del patriarca
e contro il duca di Baviera, che infusamente lo teneva sotto
il suo dominio. Perci Volfero ne prese il possesso, e vi
istitu un suo vicario, o procuratore, che poscia si disse mar-
, . ) Llnill. Hot, cil
cuese a}. .yLi*w

del patriarca, e gli avessero giurato fedelt, nulladimeno facevano


officio piuttosto di testimonii, che di giudici, e correttori delle
alioni pubbliche, e privale. Il numero terminato di pochi scelti
fra i migliori, impropriamente certo, teneva nome di Consiglio e
Comunit. Questa si formava dai pi nobili e pi saggi cittadini :
alla quale si reportava la crealione de' magistrati, la decisione
delle contese civili e criminali, il carico della guerra e della pace,
e I' intero mantenimento della libert, che oltra un obbligo or
dinario col Patriarcato, con utile e con lode de provinciali si go
deva. I vescovi Histriani s' intitolavano e vescovi e conti: e quando
per cagion urgentissime approbate dal papa non havevano alle
Comunit ceduto la podest civile, stringevano insieme il pasto
rale e la spada, con questa nelle faccende secolari facendo giusti-
ini, con quello dirizzando l'anime all'osservanza degli inslituti
Chrisliani. Oltra ci il Marchesato si vedeva tutto pieno di feu
datari^ fra' quali quelli del castello di Mimigliano, e di Caslelvenere
per antichit, per parentado, per numero di vassalli minori an
davano pi oltra di tutti gli altri. Costoro, insieme con la plebe,
servavano una costantia mirabile al marchese. Et bench aper
tamente pi-r evidente necessit, i liltorali piegassero al desiderio
della pace con i signori Venetiani, nulladimeno tutti ansiosamente
aspettavano la senleulia fra' due principi litiganti con buona in- (,< Ni(.i,.,tl. ,,,,,.
tenlione di seguire la parte vittoriosa b). J.0Tii'targI>l.u*"

(1) Marchesato dell1 Istria i ragioni del Patriarcato d'Aqui-


leja su desso, nonch quelle della casa di Baviera sul Marchesato
medesimo. Volfero, come attore nella questione suindicata, fu
il primo a scoprire le sue ragioni, indubitatamente mostrando
per le vive memorie degli effetti religiosi, che il Marchesato era
della Chiesa sua, n senza peccato poteva esser d' altri. Irape-
rocche Enrico secondo, he dalla Duchea di Uaviera alzato all'lm-
< pero regn con un'incredibile bont in terra per haver parte in
cielo, e con una santissima magnanimit, se non confirmalo e
coronato dal papa si tolse il nome d' imperadore, nel 1012, anno
sempre memorabile per i lunghi pii fabbricati dal medesimo Eu-
rico e da Cuuigonda sua consorte, don, anzi restimi al Palliar-
222
120,8 Ottone IV, pieno di amore e di confidenza nel pa
triarca Vollero, chiamandolo nelle sue lettere a lui dirette
padre ed amico, in quest'anno lo nomin suo legalo e vi-
cario imperiale nelle citt di Lombardia e nelle altre d'Italia
dall' Impero dipendenti. Della qual dignit anche il pontefice
Innocenzo III congratulossi col patriarca con sua lettera, in
cui gli raccomandava pure domandasse ad Ottone la restitu
zione alla Chiesa romana del patrimonio di S. Pietro e terre
*! Svp1.1"!?1' c"' della contessa Matilde da esso imperatore promesse a).

calo Pedina e Pisino. Enrico terzo lo reintegr nel 1049 alla


superiorit del Vescovato di Trieste. Federico figliuolo di Enrico
quarto nel 1060, a contemplatione dell' eterna felicit, gli fu cor
ti tese di molli villaggi ; et il padre lo reconirm al possesso della
maggioranza sopra il Vescovato di Parenzo. Giovanni di Rantol/b,
nobile histriano, nel 10% gli lasci il castello di Nigrignoiio. \ ><
dorlico marchese d' Histria nel 1101 gli diede il castello ili San
Siro e nel 1111 il castello di Portole; olir che nel medesimo
anno Arrigo duca di Baviera, sotto nome di devoto presente in
aggiunse il castello di Lupogtana. Enrico sesto imperadore nel
1193 le re n novo la podesl sacra sopra il Vescovato di Pola; et
in fine Vodorlico di Vorlico, ultimo marchese d' Histria, impri-
menilo 1' ultimo sigillo della piet de' suoi per amor di Dio le cesse
tutta I' Histria, sottoponendole in spelte tulli i feudalarij, e pre
ti gando una sempiterna maleditione a' posteri, che con una iliabo-
b) mmlclll. Patr.
voif'ro7.A'aut'ii; lica temerit non avessero eseguito la sua santa inleniione b).
*' " ,"* e "" Ragioni Iella casa di Baviera. A questa proposta
s' oppose Lodovico, allegando che la casa _ di Baviera nei secoli
andati era slata privilegiata del Marchesato non per afTetlione di
sangue, ma per puro rispetto di quei meriti, che havemlo eterna'
< mente giovalo all' Imperio, dovevano quasi lumi eterni eternamente
relucere Isella posterit, n sotto apparenza di devolione esser
denigrali dalla inconsiderata bont di Vodorlico ; perch se non
ingiustamente si faceva temporale il beneficio dagli imperadori
medesimi designato all' eternit, e con vituperoso esempio si tra-
sportava altrove il Marchesato, che a' soli principi di Baviera si
doveva. Poich con questa inleniione, con questo obbligo l'havea*
no lungamente tenuto i marchesi Vinteriu, che per conservarlo
hebber lunga guerra con la Repubblica Venetiana, Lanterio, Si
ti cardo, Enrico primo, Bertoldo primo, Dielpoldo, Pertoldo secontlo
figliuolo di Dielpoldo, Engelberlo primo, Engelberto secondo, En
ti rico secondo, Engelberlo terzo ; onde instanlemcnte dimandava
che Cesare non violasse i decreti de' Cesari, n cosi facilmente
. 223
1208 Il patriarca Volfero, o Volcliero, diede al Capi
tolo d" Aquileja investiture sopra le ville di Fielis, Priola e I) N. Crini. Noi.
della Carni r. un.
Noiariis, e sopra il monte di Tencliia in Gargna a). D.101.
4208 Ottone imperatore fa una nuova conferma a Vol
fero patriarca e suoi successori di tutto il Friuli e dei di
b) Valenllneill. C.
ritti annessi b). C. M. de rebus F.
p. Il e MS.

i coprisse nelle tenebre dell'oblivione un testimonio illustre* della


i gloria di Baviera. Et tanto pi, perch Lodovico senza contrasto
cedeva al Patriarcato ogni sua ragione sopra le terre attaccate al
Lido, e sopra gli altri luoghi, che in varii tempi dalla piet de
gli antecessori gli erano stali donati. Purch col titolo quei puochi
castelli de'quali non molti anni inanzi nel 1200 Vodorlico, indotto
da Adaleida sua moglie, con evidente ingiuria del sangue, l'havcva
spogliato, gli restassero per una gloriosa memoria de' maggiori ;
all' esempio de quali dichiarato per compagno nel Marchesato
solennemente prometteva, che era sempre per esporre e la forza ci Nkalelll. Patr.
e la vita per la grandezza dell' avversario e de' successori e). Volfrro < A antog.
p. li e tergo.

Governo dell' Istria sotto Volfero patriarca d' Aquileja.


Preso da Volfero il possesso di questa Provincia, lasciata libera dai
capitani del duca di Baviera et bavendo in Pola faltq congrega-
tione e de' magnati (magnati si chiamavano i feudatarij histriani)
. e de' plebei, acciocch una mutalione disdicevole e quasi insop-
portabile non offendesse gli animi, confirm le leggi vecchie e
la libert delle Comunit ; statu che il presidente, come prima,
.. fosse detto marchese, riscuotesse I' entrate del Marchesato, difen-
desse il paese dagli assalti nemici, non potesse essere eletto dal
medesimo patriarca, se non fosse nobile ovvero d' Histria, ovvero
del Friuli. Parve alteratone questa sola, che la dignit era ter-
minata dal corso di due anni con un successore. Hebbe un pa-
lazzo maguilco, et una giusta imagine di principe primieramente
in Giustinopoli detta Capo d' Histria; ma dopo alcuni anni, perch
la Repubblica venetiana, invitata da' Popoli e col mezzo de patti
espressi continuala nel governo, recuper le sue antiche ragioni
in quella citt, la corte fu trasferita in Alluma et in Pietrapelosa;
* i posseditori della quale, che sono i Gravisij gentiluomini giusti-
impollinili, ancora hoggidl si chiamano marchesi. Vicardo di Mi-
migliano, lumino riguardevole per chiarezza di vita e di fortuna,
primo di tutti ebbe queste; oflcio preludio, e primo di tulli dono d) N(4oW p,(r
il tempo lo trasfer al nuovo successore d). Questo governo ebbe vollero i. amimI
fine colla caduta dell' imperio de' patriarchi. p' ' ,erg0 c "'

r
224
1208 L' elello imperatore Ottone IV conferma ni pa
triarca Vollero gli antichi privilegi e le convenzioni de1 suoi
-M.'p1roM^ne predecessori con i conti di Gorizia a) (1).
1208 In quest'anno Ottone IV rilascia a favore della
Fr,.LT"i ?.Vel Chiesa d' Aquileja la bolla d'oro b).
1208 Ottone IV conferma in quest'anno al patriarca
Volfero la Marca della Carniola (2) occupala, indi
^S3: KSSff***0 rinunziato dal duca di Baviera e).

it Riiheli. M. E.
(1) Avvertiamo il lettore, che la conferma qui riportata viene tanto
il. MI.
e) l.lrull. Noi. e
dal De Rubeis d), che dal Liruti e) posta sotto l'anno 1209.
t. IV p. r.it.
(2) La Carniolat cenni su di essa. Questa una picciola nu
nobile Provincia di Germania nelle estreme punte chiusa dall'Hi-
stria, dalla Crovatia, dalla Carintia e dal Friuli. L' habitarono pri
mieramente i Giapidi, g' Illirij, i Liburnij, popoli che con no
valor continuo molte volle tagliarono il passo all'ambilione fret
tolosa et ardente de' Romani. Neil' ultima confusione dell' Imperia
fu occupata da Forlani col uonie antico delti Carni, e da Carni
nominata Carniola, quasi piccola Carnia. Con costoro poi in pro
gresso di tempo si mescolarono gli Schiavi, gente allora illustre
per le faccende di guerra, e per l' imperio, e non solameute pian
tarono perpetue case, ma gli sforzarono a passar nel linguaggi
loro cancellando ogni vestigio de' primi costumi conformi al Friuli,
eccetto il nome di Carniola, e la (listini ione di tre ordini in nobili, in
plebei, in villani. I primi de quali con una superbia ragionevole ten
gono un capo, et alcuni nobili consiglieri, al giudicio incorrotto de'
quali tutte le cause della nobilt prendono espedilione et esecuiione.
I secondi alla presenza de' presidenti sostengono il governo delle
terre murate e danno forma e fine a' litigi fra cittadini. I leni
obbediscono prima al principe, e poi a'palroni de' poderi, dove con
le famiglie passano faticosa e vilissima vita. distinto ancora lutto
il paese in Ire parli. L' una vicina a' popoli della Carintia delta
Carniola irrigua e bagnala, perch gode il comodo e l'amenit del
Savo, della Lubiana e d' altri fiumi conosciuti. Neil' altra chiamata
secca per essere invero tutta sassosa, arsiccia e bisognosa d'ac
que ; per lo pi in povere capanne, oppur al cielo aperto, coperti
di grossissimi panni vivono i Giapidi o Citarsi, o Tarsi (che cosi
li chiama il gran Pio secondo nell'Europa sua) huomini pastorali
di bello aspello di corpo drillo et elevalo, di patienlia bellicosa,
e di tanta alterezza, che cosi ignobili riferiscono la loro prima
origine alla nobilt romana. Confondono con le schiave molte pa
role romane; ma traviate dalla vera prpnunlia, e per non impri
221
1209 Addi 26 gennaio venne giurala in Padova I1 al-
- ? it m.- % alVcrcl st. della
leanza tra questa citta, Verona, Vicenza e lnvigi a). *sj.Tr- doc' T '
1209 Nel genmijo di quest' anno Ottone IV re dei
Romani, ad istanza del patriarca Volfero, conferma al Capi
tolo d'Aquileja tulli i suoi dirilti, le giurisdizioni, possessioni
e persone, prendendo lutto in sua protezione l>). fJ.WvT'w*.1

mere alcuna machia nel sangue, non porcino la conservatone


de posteri con altri maritaggi, che con le donne paesane. L'ultima
che tocca la Croviilia e posseduta da popoli della Piuca. Costoro
quasi ogn' anno con felice et infelice sorte, per 1' escursioni e de-
predatinni repentine de Turchi impoveriscono, e quasi ogni auno
per la fertilit dei campi e dei colli arricchiscono. Osservano in
spelie nel contado costami veramente contadineschi, veramente
lordi, ma habiluati a lutti gli accidenti impensati. Abbondano di
animali grossi e minuti, facendo parte a tutte le province vicine.
Riguardano molte cose meravigliose, ma sopratulto il Lago, di
Chirchiniviza, nel quale la natura a bel studio porge materia di
affanno piacevole a gli intelletti speculativi, che con variate e sot
tili ragioni penetrando olir i prefniti termini si sforzano levarle
di mano le cause ascose e palesar i serreti della sua elerna mae
st. Questo lago per longhezza occupa quindici e pi miglia, per
larghezza due. Fa pesci, massime lucci e tenche pe<* estraordinari
grandezza mirabili e per sapore gratissimi. Esce dal letto per le
pioggie et ondeggia a guisa di fiume. Ma in lutti gli anni, nel
l'agosto, settembre, ottobre (miracolo et effetto interamente cono
sciuto dal solo Creatore) s'asconde e s' alluda in un gran buco
sotto il monte del villaggio detto Dolegnavas. Onde affatto affatto
seccandosi appare la sola terra cosi grassa, Cosi feconda che fa
Geno a comodo quasi di tutto il paese. E dopo il cammino di tre
mesi renascendo prorompe fuori del medesimo buco e rubando
la campagna agli animali terrestri la restituisce a' pesci ; il che
reuscito talmente meraviglioso e stupendo appresso Carlo arci
duca d' Austria, duca di Carinlia, signore di questo paese, prin
cipe d' altissimo slato, che molte volle I' ba remirato, e con una
sempiterna iscritione in un marmo lodato, perch fuori d' ogni
ordine naturale fiume per pescare, prato per far erba, campagna e) MtofeMI. Poir.
per uccellare, e in molli loogbi selva per tagliar legna e). L au- vuircro r. a ioi<.
tore da cui fu tratto quest'articolo scriveva dopo la met del secolo p' u ""*" " "'
XVI ; quindi ricordiamo che i costumi qui da esso riportati, non
" dubbio, devono aver subito queile riforme che il progresso del
l'incivilimento va facendo, bench lentamente, su questa parte tanlo
radicata nella natura delle Popolazioni. - . * .
15
222
1209 Il patriarca Volfero viene dal re Ottone IV in
vialo in Italia a riconoscere i diritti imperiali e a disporre le
d!iiMamlT9n"' citt per la sua venuta a) ; sicch, come suo legato con piena
ed assoluta podest, tenesse il grado e facesse l'ufficio del-
!Sriop.w"ibn l'imperatore per tutta Italia b). .
1209 Il re de' Romani Ottone IV, in data d' Augusta,
ci^ubeis m. e. a. conferma a Volfero patriarca d' Aquileja il Ducato del Friuli e)
ed anche tutte le transazioni e concessioni stale falle Ira il
patriarca d' Aquileja Peregrino ed il conte Mainardo di Go-
col. 664 - Llnilll _:_;_
J\
Not. cu . iv p. nzia a; (i \
\j).
Itti. "m *
1209 Ottone IV nel marzo di quest'anno scrive ai
Milanesi aver egli fallo suo legalo in Italia Volfero patriarca
e) Cori. diplomatico j, x ,n\
Kra..Ripaie - lori, d A(|Ull('ja e) (2).
1209 Il re Ottone IV celebra in Wirtzburg le sua
nozze con Beatrice figlia dell' ucciso re Filippo, e ci eoo
S' i"riSn 1*5." dispensa pontificia f), perch stretta parente.

(1) La Str. cr. del Della Bona porta a pag. GO: aver l'impera
tore Ottone IV con suo diploma concesso al patriarca Volfero il
Criminale del Ducato del Friuli.
(2) Ecco come parla il Corio sull'argomento: L'anno milledu-
genio nove, Alberto Fontana fu eletto podest in Milano, et Olio
imperatore mand il patriarca d' Aquileja legato in tutta Italia;
* il quale giungendo a Milano, al podest e ai consoli della Repuu-
Mica, present una lettera, nella quale testificava che non si sa-
rebbe mai dimenticalo il buon amore de' Milanesi verso di lui,
che gli aveva riposti nell'intimo del cuor suo ; etc'harebbe seni-
pre a ogni lor mandato, o ambasciatore, fatto accoglienza et ho-
noie, ringratiandoli dei doni all' Dora mandatigli. Olir di ci, gli
faceva avvisati, die mandava in Italia Vuolfgero patriarca d'qui-
lej.i per general legalo, con piena et assoluta podest : il qual
tenesse il grado et facesse 1' ufficio dell'imperatore per tutta Italia,
commettendo loro et .pregandogli a raccattarlo, come a lui mede-
siino liarebbon fatto. Le quali lettere con somma allegrezza rice-
vate et lette da' Milanesi, al legato furon rese infinite gralie di
cosi buona disposilione dell' imperatore ; et appresso deliberarono
per memoria di tanti beneficii da lui ricevuti ornar la citt di
t??Mi,!,ll " "uovi et utilissimi statuti g).
22."
1209 Cala in Italia per la valle di Trento il re Ot
tone IV con forte esercito nell' estale ili quest' anno, ad og
getto di farsi incoronare a imperatore ; e intanto (se pur non
fu nell' anno seguente) nella basilica di S. Ambrogio di Mi
lano prende la corona d' Italia e riordina gli affari di questo
Regno. Progredisce poi alla volta di Roma, ove dal pontefice
Innocenzo III venne incoronalo imperatore nel di 27 set
tembre, o 4 ottobre ; ma nacquero tosto tra esso e il papa
dissapori, che crebbero dippoi. Indi, tornalo in Lombardia,
pass quivi il verno seguente, avendo licenzialo la maggior
parte della sua armala a). . iWSTtSl A5S:
1209 Il patriarca Volfero, lascialo vicedomino del Pa
triarcato il vescovo di Trieste, si uni a Bernardo duca di
Carinlia, ai conti di Gorizia ed a' nobili suoi, co' quali ma
gnificamente portossi ad incontrare Ottone IV, che disceso
per la valle di Trento, venia direttamente a Verona b). %irpWi5!!g:
p. IO.
1209 Volfero patriarca d' Aquib'ja assiste in Milano
all' incoronazione di Ollone IV a re d' Italia ; poscia lo ac
compagna a Roma, ove presente alla incoronazione imperiale
decora quella solenne funzione e). FliuhSu'an!
1209 Addi 23 agosto fu falla convenzione tra C
vescovo di Concordia ed il Capitolo per debiti di quel pre
lato ; e ci a mediazione di G di Praia avvocato di quella
Sede d). di Col. Frangiano
/' Imi. I'ic. li. i.

1210 Il cavaliere Ermanno di Moruzio (1) venne


fallo marchese dell'Istria, e fu il secondo che fosse elevalo
a quella dignit sotto il patriarca Volfero e). tt&MMuf:
A .' 18.

(1) .lluruzio, o MIoruzzo, (castello e famiglia tli).


Questo castello sta posto in colle verso settentrione distante da li-
dine miglia 5. Lo possedette anticamente la nobile famiglia de' si
gnori di Moruzzo, e d'una parte di esso ne chiesero investitura i fiNtotejjL Mr.
signori d' Arcano ln dal 1292 f) ; indi lo ebbero i Polcenigo, che nel nfinS!lSS9
1460 lo vendettero per 2800 ducati, rovinato coni' era, ai signori lcrfw-
Arcoloniani, ovvero de Gorghi. Moruzzo non aveva giurisdizione, ma
224
1210 Nel giorno 25 giugno il conte Hainardo di Go
al Mia Bona. Sulle . . , .. n . .. . ~
relliK.%"edcino-' nzia concede il foro settimanale alla terra di Gorizia a).
aniUa p. W" 1210 Alcuni cittadini di Giuslinopoli, alla presenza del
loro podest, fanno giuramento di prestarsi a condurre il
marchese in essa citt ed a dare al medesimo, anche coll'ap-
poggio degli amici loro, ajuto e consiglio, ond' esso abbia a
ti TbcffliinBEjA. conseguire il suo diritto in Giuslinopoli b).
1210 Corradino d' Orzone era in questo tempo cario-
$JERJEu. nico della Citt del Friuli e).
1210 Udine va aumentando, e concede la nobilt della
cittadinanza alla famiglia degli Audriolli ed a quella d' Orzo-
dj dcuo. ne d) (1). . <

fnCwrKiB0MiT' bens voce in Parlamento e). Questo castello esiste tnltodi ed uno
de' meglio conservati che veggonsi in Friuli. L' antica e nobile
famiglia di lloi'ii/io, il* uno stipite medesimo con quella di
Arcano, la troviamo gi nominata nel 1071 in Arnoldo ili Moruzzo e
suoi figli Giovanni e Beleno accennati in un brano li documento di
MiT0'^'' quel' ami. f). Essa facevi parte del Parlamento, e sotto i Patriarchi
*'pll l'T810*01' occupava tra i nobili il IX posto g); e sappiamo che questi antichi
caslel'ani, o cotisorti di Moruzzo, con que' di Trienni, chiamavansi
icron MonticoH vesce"er' bandernri, ed avevano I' obbligo di essere mastri delle
nei o. f. dei'fiucr- scuderie del Patriarca d'Aquileja h). L' illustre famiglia di Moruzzo
'"' " " si distiuse in Friuli nelle materie feudali, nella guerra e nelle di
gnit, perch tra' suoi individui essa conta e marchesi dell' Istria,
e governatori di bande patriarcali, e ordinatori degli alivi de' feudi,
come diremo.
(I) Orzone (castello e famiglia di). Il castello o torre
d' Orzone, di cui ora non veggonsi vestigia, stava.situato sulla cima
d'un eminente colle, detto oggigiorno il monte di Forno lis, alla di
stanza di circa un miglio dalla citt di Cividale fra levante e mez
zod, ossia al vento di est-est-sud. Nessuna memoria ci rimasta
della sua origine, e poche intorno ad esso; ma sapendo che la fami
glia d' Orzone, a cui apparteneva, pass ad abitare in Udine gi nel
1210, dobbiamo ritenerlo sussistente ben assai tempo innanzi a que
sti anni. Ci noto per, che questa torre, o castello, venne abbru
cialo dal patriarca Gregorio di Monlelongo nel 1268 in punizione
DNieoietii rat dell'assassinio del vescovo di Concordia, del quale uno de' complici
irw. ec. r.'c aut! fu Giacomo d' Orzone i) ; sappiamo che il patriarca Ottobono nel-
p' eX' l'anno 1703 diede l'assenso ad Ulvino Canussio di alzare in forma
maggiore e pi sontuosa questo castelletto nuovamente cedutogli da
225
1210 Nel giorno C dicembre, in Aquileja, il patriarca
Volfero rinnova alla Prepositiva di S. Stefano il possesso di
tutto ci che le concedeva il suo Fondatore, patriarca Goto-
poldo, nel 1062 a). a) Cod. Franginone
InO. riroiia.
1210 Il villaggio di Pozzuolo viene donalo alla Chiesa
d' Aquileja nel giorno 13 dicembre di quest'anno dal pa
triarca Volfero ; e ci per tranquillit di sua coscienza, avendo
b Mcoletli. Palr.
sostenuto il partito dell' imperatore contro il pontefice b). Volfero f. A autog.
MS.
Nel 1210 il conte di Gorizia Mainardo li ottenne dal
l' imperatore Ottone IV il privilegio d' un foro, ossia mer
e) Sunto st. delle
cato settimanale in Gorizia e). Vedi anche a pag 224. prlncip. contee d
(or. e Giail. pag.
li.
1210 Addi 17 dicembre in Aquileja il patriarca Vol
fero conferma al Monastero della Beligna la prerogativa di
eleggere il suo abate d). d) Cod. dip. Frang.
Ind. Pinna.

-. "! :'!l'"V !.'>]'"' Il' ' -"' ' '' . -; - ,',; | ' '.'" ' : '. /,.
Enrico ti' Orzone e, e slato prima di Ginda di Francesco di questa e)Oliub. Nioolelii. Pilr.
r. E autog.
famiglia (). Negli ultimi tempi poi fu posseduto da Bellurie Mulini g). n.i ) uerra. -a. O. F. t.
Nulla sappiamo quaud' esso venisse alierralo; solo . rimasta la no V p. 98 riportando
tizia, che i suoi ruderi servirono alla costruzione della fabbrica del il i.ib. i<elld Ceni.
CreWal.-.
Ni.-.. .-Ili Fair.
munte di piet della citt di Cividale li). La fa inibii a il't^rzone &!,iiiii. r li. autog.
fu insigne no:) meno per antichit che per nobilt e ricchezze. Nel 1210 l>.n I 20Simulo. tpigo.
Delle
la vediamo aggregata alla nobile cittadinanza di Udine, e circa un se coso di Cit. v A.
ms. p. 87 a 89.
colo dopo trasferirsi ad abitare nel contado di Gorizia; e poscia, fis
sata dimora in quella citt, aver luogo tra i pi cospicui cavalieri
e baroni ('elio Stato arciducale i). Pare che questa famiglianel 1304 iili.) Capwlaglio.p. SJ6.
Ud.

avesse stanza anche nella citt di Cividale; mentre dall' incendio ivi
accaduto in queir anno si annot essere stala preda del fuoco, tra
i) Mcoletli. Palr.
gli altri e lifi/.ii, anche la torre altissima d Francesco d' Orzone j). Diluii, f. E aulog.
Dai signori d' Orzone provengo io i donami signori ilei ca p. Kl B tergo.
stello di Bracciano, i Marquardi del castello li
Cer ne' Colli (ora Coglio). i 4'oncii del castello di So-
sna ; per la qoal divisione la casa d' Orzone (che possedette molti k) Nicolein. Patr.
poderi anche nel villaggio d' Orsaria k)), bench avesse diminuito Vollero ms. au- f.
Ap.ao.
la massa dell' antica facolt, nullaineno conserv sempre considera
zione, essendo essa annoverala ira le pi; conosciute e pi vecchie
case del contado di Gorizia, e meritamente favorita da' suoi prin I) Nioiloiti. Palr.
cipi I) ; le ili cui gesta annoteremo nella continuazione di questo Dliou. f. G aulog.
nostro lavro. ' ;i: . ;:ii--_-i:nri h, ,. p. 81.
22G
1210 Il viaggiare dal Friuli nell'Istria era pericoloso
in questi tempi , per i masnadieri die infestavano le
alNIeolclti. Patr. \
Volfero r A aulog. Vie a)
p. 18 In il.
1211 Ottone IV imperatore, passato in Puglia sin dal
l' anno anteriore per ispogliare del Regno Federigo, il pu
pillo del papa Innocenzo HI, viene da questi scomunicalo.
Non pertanto Ottone continua le sue conquiste col ; ma
la Germania si solleva ed egli forzalo a risalirvi, come
li) Muratori Ann
il' Mal. anno 1211.
Balbo. Stor.tl'll. diremo b).
voi. un. pag. 160.
1211 Nel giorno 31 marzo Volrico vescovo di Con
cordia concede a Ricbiero abate di Sumaga la Pieve di
e) l.lrull. Noi. ril.
v. V pag. 383. Quinto e).

(1) Ospitale sulla strada d'Aquileja per ricevere i


pellegrini. In questo tempo era costume di andar pellegrinando
in Terra Santa, ed da credere che molti pellegrini oltramontani
arrivassero in Aquileja, prendessero ivi l' imbarco per col, e per di l
facessero pure ritorno Nessun ricovero per essi prestava quella ro
vinata citt, per la cresciuta Venezia che, togliendole i suoi cittadini,
V aveva resa un deserto nelle sue paludi senza vie e senza abitati.
Quindi, per ricoverare que' poverelli, il pio Vollero fece fabbricare
uno spedale, o xenedocchio, sulla strada maggiore di quella citta,
assegnandogli in propriet, col consenso de' suoi canonici, vassalli
e ministeriali, la chiesa di S. Diario, che altri chiamano di San
Nieol di Levata, cosi della, perch posta su 'd' un argine che
riparava quei luoghi dalle piene dell' Isonzo e del Torre, situala
in Carnami) con sei masi e tutta la terra aderente alla via suddetta
sino al fiume Isonzo deserta ed imboschita, per cui era divenula
stanza d'assassini, i quali infestavano la strada uccidendo i passeg-
gieri. Ridottala poi a coltura se ne snidarono que' malandrini, e 3ervl di
rendita allo spedale per mantenimento del maestro, de' servienti e
de'pellegriui, nonch per I' acconciamento delle strade. Lo stesso pa
triarca vi aggiunse dippoi la villa di Blasich, la chiesa di S. Michele tra
Sacile e Caueva con le sue pertinenze ed altre rendile, dando l'ob
bligo al maestro di aver cura delle entrate, onde spedirne l'avanzo
al maestro degli Spedalieri in Gerusalemme, acci lo impiegasse in
sollievo degl' infelici tenuti schiavi dai Saraceni, al sultano de' quali
d) Uniti. Not. eli.
ol. IV p. lOT-IIM. Volfero aveva scritto con buone speranze d). La villa di Illusi*.
o lllasie e suo territorio, gi in allora disabitata, pass dopo al
commendatore di l'ieseiiins; indi a' giorni nostri (scrive il Palladio)
pi Vallatilo. SI. ilei
Fr. par. I p. aio. goduta in feudo di primogenitura dal colile Camillo di Collorelo e).
227
, o Volfero, patriarca il'Aquileja, pass
i tempii crollanti e vi fece delle riforme,
a) Nicul.-iii. Fair.
ti dalle gravezze e concesse delle immunit a). Voliera f. A auUg.
p. 18 tergo.
o di Varino con una banda di Friulani e
audiilo dal patriarca in soccorso dell' impera-
. infruttuosamente, perch appena uscito dai
.uiiilia ritorn in patria b). k) Detto.

i giorno 9 maggio di quesl' anno le ragioni


della chiesa Aquilejese vengono confermale dal
ci e). c)Rod. Frangipane
Ind. Plrona.
ianc di vita Benedetto patriarca di Grado ed
ssore Angelo Barocci Veneziano d). d) Palladio St. del
Fr. par. I p. ali.
tburga era in quest'anno abadessa del mona-
piileja e). e) Guerra. 0. f. T.
lVp.425.
Addi 2 ottobre Stefano di Foradale fa testamento
ella Chiesa maggiore e canonici d'Aquileja, la
f) Cod. Frangipane
iche molti legati a chiese e santuari vicini f). Ind. Plrona.

- L'imperatore Otto IV risali in Germania dopo


bbrajo di quest'anno, e nel passare per Brescia pa-
lobili e la plebe di quella citt. Giunto col, tenne in
i-rga, circa la festa della Pentecoste, solenne Dieta,
se a que' principi, che v' intervennero, i molivi della
ira col papa; poscia fece guerra ad Ermanno Lant-
di Turingia ribellategli e pose a ferro e fuoco le di
g) Muratori. Ann.
trade g). il' 11. anno 1212.

-12 Nel di 9 marzo Volfero patriarca permut ed


li in retto feudo a Ottone di Gemona il lago di Cavacio,
iu condizione che Ottone e suoi eredi dovessero servire
'esci tanto il patriarca che suoi successori quando fosse
Gemona, nella Gastaldia di Gamia, nel Canale, in Buja, o
Osoppo. A rincontro Ottone, in permuta del dello Lago.,
eseguo in mano di Volfero due inalisi vicino al castello di
'regat, ed uno in Gevesoi, e quello che aveva nel castello
a villa di Tiven ; cio lauto la terra che la masnata li). li) Thesaurus E A.
v. un. p. 135.
226
1210 Il viaggiare dal Friuli nell'I^
in questi tempi , per masnadieri > o
. <*
i) Scaletti. Patr. ,,: \ (\ \
voler r. Aauiog. >ic "1 \lJ- il
p. 18 leigo.
1211 Ottone IV imperatore^
1' anno anteriore per ispogliare,, * * f"!
pillo del papa Innocenzo HI, % ^ j
Non pertanto Ottone contir;^
la Germania si solleva eoV
b) Muratori Ann
il'
- Hai. anno
Balbo. 1211.
Stor.il'll. i iri'inO
UH LU1U 1)1
V).
voi. un. pag. 160.
1211 Nel giorn'i
I%

e) Llroll. Noi. eli.


y. V rag. 85.
cordia concede a P i
Quinto e).
litui
* -ti

(i) o*Pi*v /
7f
*.
V l
\

pellegrini.
jllegrini. -/ f ,;
hi Terra S/ .1 ti

facesse!"'
vinata
I' ave1 , a vendere
Quii
un' ...tiuengo Bresciano, i
a' , toccli successe, mentre quegli
.01 suo pubblico per 6000 lire. Poscia
.latosi in Trivigi col vescovo di Trieste, i feti-
unnominali, e Gabriello da Praia, die pi volte avea
-r .-;..- .' !.. -

r .

11 lajfo di Cavacio nella Camia. E questo lago lungo


circa due miglia e largo poco pi di cinquecento passi. Produce
tinte, anguille in abbondanza, e tinche delle migliori che trovar si
possano. Si ha memoria che vicino ad esso fossevi un castello no-
(Jrtnlag. a."' minalo Cavacio, dal quale poi si denominasse il dello lago f).
(1) L'imperatore Ottone IV visse ancora per cinque anni, ma da
.liLTS"'0"'"' lulli negletto e abbandonato g).

r
229
aggiuslamento*iCon eloquente discorso esorl
pace, che venne accolla e sojennemente
'cattedrale; per cui si resero pubbliche a)Palladl0.s,.del
* w.
Fr. nn.
par. I ., Hit
nag'201.

^, scovo di Parenzo era canonico e vice


% iuli. Col consiglio di questo, nonch
* "\ >te di Seslo, di Vigando preposito
J%, %. do .arcidiacono di Villacco, uo-
"% ^."^ -ca Vollero aggreg la chiesa
- %. * "* zia della Beligua vicino ad
vano la regola di S..Bc IL .
Volter r. A aulog.
p. 19 tergo.
^
citt
filili del
UUI Friuli
J. 11UII jn
II

J\ one ' di
di riguardo
riguardo re re
\\ taggio di Terra
viaggio
xoslumavasi iu
e) fiuerra. 0. F. v.
\'xi
Ip. w
Istria, e sua
... o. Maria d'Aquileja
jt-, e campi, valli e vigne in
.ovinoia,; come in Laurano, Ronzano,
d] Guerra. 0. F. v.
h ,, ,.-. . .,,,. . . ;. ' .:.: iiu
nup.!.:':
r
- v'olchero patriarca compone la lite tra il pre-
..o ed il Capitolo di Cividale dall'una, e Sofia abadessa del
monastero di S. Maria in Valle di quella citt dall'altra, per
la cappella di S. Pietro, che giace :alhi porta Ambrosiana
(comunemente delta porta Bres&ana), in riva al Natisone e). SUam:orT-
In quest'anno pur anche lo stesso patriarca couferm al
medesimo monastero il juspalronato della chiesa di S. Pietro
e S. Biagio (in Cividale), che moli' anni innanzi era stata n^,,,.,
fabbricata ed arricchita da quel monastero fj. ,0* AM|*

(1) L' autore che citiamo, a questo luogo dell' Istria U il nome di
Mugla; altri poi lo chiamano anche Muglia; oggigiorno viene detto-
Muggia.
228
1212 Federico II re di Sicilia venne sollecitalo dal
pontefice (onde contrapporlo all' imperatore Ollone IV) a re
carsi in Germania, e vi si porlo. In Basilea Irov lulli i
'Ji^ZlTmi"' principi dichiarali in suo favore a) e fu proclamalo impe-
.,) Rampai, cron. nlQre D) _ (I).
gMhta. n. 1212 Corrado Bojani vescovo di Trieste e).
1212 Il Consiglio del Parlamento del Friuli pubblic,
a perpetua conservazione delle antiche preminenze, la legge,
che l' investiture de' feudi delle regalie del principe non
potessero dipendere dalla sola volont del patriarca ; ma ve-
vuifrre'rA'aE'dg: nissero conferite con quella anco do' feudalarii d).
p. 19 tergo. "
1212 Giovanni I di Cucagna giov molto col consi
glio alla grandezza di Vollero patriarca, legalo imperiale in
) Niooleltl. Palr. ....
^ "erto r g
p. ( leniti e 4.
aul. tuita liaha e).J
. 1212 Volchero patriarca d'Aquileja acquiet le diffe
renze dei Trevigiani con la casa di Camino, facendo s, ebe
Corrado vescovo di Trieste, coli' appoggio d' Alberto da Se
sto, Bertaldino da Polcenigo ed altri feudalarii del Friuli,
persuadesse, Guecello, Gabriello e Bianchirlo fratelli da Ca
mino con Filippo vescovo di Fellre e Belluno, a vendere
al podest di Trivigi, Loderengo Martinengo Bresciano, i
castelli di Soligo e Visinale ; tocche successe, mentre quegli
li compr a nome del suo pubblico per 6000 lire. Poscia
il patriarca portatosi in Trivigi col vescovo di Trieste, i feu
dalarii sunnominati, e Gabriello da Praia, che pi volle avea

Il lago di emacio nella Carina. E questo lago lungo


circa due miglia e largo poco pi di cinquecento passi. Produce
trote, anguille in abbondanza, e tinche delle migliori che trovar si
possano. Si ha memoria che vicino ad esso t'ossevi un castello no-
part^pag. mh.'1' minalo Cavacio, dal quale poi si denominasse il detto lago I).

(1) L'imperatore Ottone IV vigse ancora per cinque anni, ma da


2n.TE!U'CroB' lulli negletto e.abbandonalo g).
229
lergiversulo tale aggiustamento,, con eloquente discorso esorl
quel Popolo alla pace, che venne accolla e solennemente
pubblicata in quella cattedrale ; per cui si resero pubbliche
grazie a Dio a), 'i .-.... mh ' ^gao'-
1213 Federico vescovo di Parenzo era canonico e vice
decano della citt del Friuli. Col consiglio di questo, nonch
di Corrado di Manzauo abate di Sesto, di Vigando preposilo
di sani' Odorico e di Vemardo arcidiacono di Villacco, uo
mini di somma piet, il patriarca Vollero aggreg la chiesa
di S. Giovanni del Carso all'Abbazia della Beligna vicino ad
Aquileia, i di cui religiosi professavano la regola di S. Be-
" . . bJNicolclli. Pair.
ueuetto b). ! "i . von> r. a uo.
' p. il tergo.
1215 Sucinchero q. miles della citt del Friuli hi
quesl' anno, alla presenza di molle persone di riguardo re
ligiose e civili, avendo d' intraprendere il viaggio di Terra
Santa, fa il suo testamento. Cos allora accoslumavasi iu
Friuli e). , ",....- &WFT-
1213 Orso Calca di Mugla ,(1) nell'Istria, e sua
moglie Feutizia, donano al monastero di S. Maria d'Aquileja
una casa nel castello di Mugla, e campi, valli e vigne in
altri luoghi di quella provincia ; come in Laurano, Ronzano,
S. Nicol ecc. d).; ;. .... :.: .,,;.,; ' . : hirS.0FT'
1213 Volchero patriarca compone la lite tra il pre
posito ed il Capitolo di Cividale dall'una, e Sofia abadessa del
monastero di S. Maria in Valle di quella citt dall' altra, per
la cappella di S. Pietro, ctie giace alla porla Ambrosiana
(comunemente della porta Bressana), in riva .al Natisone e). fiGPan?.0FT-
In quest'anno pur anche lo slesso patriarca conferm al
medesimo monastero il juspalronato della chiesa di S. Pietro
S. Biagio (in Cividale), che moli' anni innanzi era siala
fabbricata ed arricchita da quel monastero f). $ ' * *>"*

(1) L'autore che citiamo, a questo luogo dell'Istria d il nome di


Mugla; altri poi lo chiamano anche Muglia; oggigiorno viene detto-
230
1213 Il patriarca Volckero cre suoi consiglieri Ve-
celotlo di Praia, Vallerperloldo, Giovanni e Volframo di Zuc-
cula e Spilimbergo, Pelio di Muruzio, Andreollo di Udine,
Succichero, Egidio, Corrado, Veciglio di Pertica, Giovanni ed
Ermanno de Portis. Questi, oltre gli altri deputali del Par
lamento, sostenevano tulli i negozii emergenti del Patriar-
) McoletlU Patr.
Vofero f. A aulog. cat0 a).

LWrfx.2 1 21 3 In quest'anno un Corrado II era abate di Moggio b).


1213 In quest'anno alla chiesa ed ospitale di S. Spi
rito di Gemono, eh' era sotto il patronato, od awocazia di
Corrado vescovo di Trieste, fu fatta donazione di mezzo
campo di terra da Natale Tamarusso di Gemono. Questa
chiesa ed ospitale avea il suo pievano o cappellano, il cu
stode od ospitatalo, il cellerario ed altri confratelli dell' or
dine dello Spirito Santo in Sassia; e sopra lutti v'era un
padrone, avvocato e amministratore. L' ordine suddetto fu
istituito da Guidone di Montpellier pel servizio degl' infermi
e pellegrini, e venne approvalo dal papa Innocenzo IH nel
l'anno 1194 (1) e posto sollo la regola di S. Agostino.
I confratelli portavano in petto, come insegna del loro or-
gctomVh&w! dine, una doppia croce bianca e).
1214 Addi 10 gennajo, in data di Roma, il pontefice
Innocenzo HI conferma una sentenza del patriarca tra il Ca
pitolo d'Aquileja ed il conte di ........ per
JlSd.W' Meriano d).
1214 Volfero patriarca passa in Augusta alla Dieta
generale della Germania, ove distintosi per ogni conto, ot
tenne la benevolenza dell' imperatore, il quale gli concesse i
2o7cr Aai"e' Prm'e&' cne seguono e).
* V .::< !' '..-.; Ji'i'O ni:

(1) Avvertiamo, che l'anno 1194 qui segnato al pontefice Inno


cenzo III un errore, mentre egli non era ancora asceso al Papato.
Sappiamo per che questo papa istitu ed approv uel 1199 l'Or-
'&** dine dello Spirito Santo f).
231
1214 Nel giorno 22 febbrajo Federico li conferma
al patriarca Vollero il Ducato e la Contea del Friuli, Luci-
nico, le regalie dei vescovi d' Istria, di Concordia e di Bel
luno ; le Abbazie di Sesto, di Piro, di S. Maria in Organo ; i
castelli di Triven e Tiven nella Carinlia gi donati al Pa
triarcato da Voldorico patriarca e suoi genitori ; i poderi
presso al lago d' Osiacb e nella valle di Tre ven e di Urlameli ;
Gaiarzach, Taenich luoghi della Carniola ; il castello di At-
toms gi offerto in dono religioso da Vorlico marchese di
Toscana e da Diemol sua consorte ; la Marca della Carniola
e dell1 Istria; in fine tulle le prerogative, tutte le preminenze
gi assegnate alla Chiesa d' Anuileia o per concessione dei Sic^ilJoSul? da!
/ ../i
Cesari, o da
i !
a).\ n
pure il ter- Nksoleitl nel Patr.
pontefici, o de altri Conferma 5$*8reA,3S8;
ritorio o la terra Dgiacente fra la Piave e la Livenza b). '
Tale Fr. nTipM. n
Palladio. SI. dui
conferma venne fatta in Augusta sotto la data segnala e), afe.1""- ' p- *8"
1214 Addi 26 marzo in Aquileja, Kopreto signore di ^Vrilu ' J- Si
Tricano, o Arcano, e Doringo D
signore di Mels estesero tra -Vii Te! a."
col. 66.1.
loro una convenzione, con la quale palleggiarono di godere
e possedere lutto ci che avevano in Venzone e sue perti
nenze in eguale e giusta met, s riguardo all'esistente pos
sesso, come a quello che ivi potessero acquistare nell* avve
nire. In quesli loro possedimenti si comprendeva pur anche
il dominio, garito e giurisdizione dei due castelli denominati
uno di Sattimberg, l'altro di Monfort d) (1). Jlv^Uf*
1214 Mainardo conte di Gorizia riconosce dal Capitolo
d'Aquileja l'Avvocazia del villaggio di S. Andrea e). $JS!Sfi%J5l:
1214 Le abitazioni di Rodolfo, Ermanno e Vanendo
nobili consorti di Fagagna vengono atterrate per ordine del
patriarca Volfero, perch non avevano voluto accompagnare

(1) Il Cod. dipi. Frangipane pone questo fallo sollo la data 27


marzo.
232
il loro principe (il patriarca) nella sua seconda legazione in
a) Nicolelll. Palr.
, 1 \ / \
vnif-iuf.Aautog. Lombardia a) r (1)
1214 Il patriarca Volfero, nel d 24 aprile in Aqui-
leja, giudica a favore di M della Frallina una qui-
^w:& slione per giurisdizione coli' abate di Sesto b).

(1) Fagagna (castello e famiglia di): cenni. Questo


castello chiaro ed antichissimo, che era gi rovinato dopo la met
del secolo XVI, stava posto sopra un colle piano ira ponente e tra
montana, distante da Udine miglia sette, presentando una delle pi
amene vedute del Friuli, perch da esso domi invasi quasi tutta la
-nostra Provincia. Nelle sue mura rinchiudeva le abitazioni de' no
bili detti di Fagagna, e parimente di quei di Manzano e di Varimi
di sotto, consorti del luogo. Sulle falde ed a' piedi del co'le eranri
molte case di rustici coperte alla cittadinesca, che sotto nome di
borgo col villaggio formavano una piccola terra ; e perci meritarono
la dignit e il governo di Comunit e di avere nel Parlamento
e) Nleoletti. Patr.
Per. ms. aul. f. B due voci, una-i feudatari!, l'altra il Comune e). Di questo castello
p. 77 tergo. conservasi ancora un antico recinto con alcune torri appresso, per
d) Siur. Delle cwe
in gran parte diroccate. Tra le romane antichit che ivi si scopri
di civ.v. A p. IM rono fu pure una lapide, la di cui iscrizione, conservataci dal Uertoli,
Del castani, del
Fr. di un anonimo comincia T. FANIUS T. F. ecc. d). Nel 983 Ottoue II imperatore
nella llac. di ms.
Pirona. don al patriarca Hodoaldo il castello di Fagagna (che noi riteniamo
di formazione romana), come dicemmo a pag. 384 del I volume di
questa raccolta. La famiglia di Fagagna fu dominatrice del
castello dello stesso nome. Per le rivoluzioni del Friuli rimasta priva
del feudo e de' beni, per conlisca fattale, l'unico superstite di essa
venne ad abitare in Udine, e nel 1350 fu aggregala con la sua di
scendenza a quella cittadinanza. Questa famiglia, per incuria tle^'i
autori suoi, dall' avola e bisavola donna Leonarda e donna Perpetua
fu cognominata (omini. Anzi l' autore slesso da cui traemmo qtie-
sl' articolo continua cosi : Li veri feudatari di Fagagna furono da
un patriarca banditi per ribelli ed i loro beni vennero collusoli.
Di questi un pupillo con l'eredit materna venne ad abitare in li-
e) Cron. Monllcoll dine ; sicch i consorti presenti non sono di quel sangue ma a ven
nel 0. F. del fiuer-
ra t. I p. 65, 215 tini e). Il feudo di Fagagna, gi passato in donne, ebbe diversi pos
e 330. sessori. Ora vi sono (scriveva 1' autore dopo la met del secolo XVI)
quattro famiglie che assieme alternativamente hanno il voto in Par
lamento, e sono : i signori di V'armo di sotto, Asquiui, conti Martini
e conti Majoli ; questi due ultimi, dice il Porcia, sono enl.ati ai
) Poma. Desorre.
della Patria nel 0. giorni nostri in Parlamento tra i feudatarii, ed occupano il posto
F. del Guerra v. 1 quarantesimo f).
p. 536.

'L
235
1214 Nel giorno 26 aprile Volfero patriarca dona al
monastero di Rosazzo una selva per garantire i possessi di
quell' Abbazia dagli usurpamenti de' vicini a). Le islauze di "JaffiT6
Leonardo suobate ottennero questa donazione b). ixp.i FT'
1214 Addi 3 maggio Volfero e come patriarca d'Aqui-
leja e come preposito della chiesa di Cividale, dona al Ca
pitolo di della cill una casa nobilmente fabbricata (di' era
stata del preposito e)), offrendo in segno di perpetuit sul- ^["iv T?!
P altare di S. Bartolomio la carta di donazione, presenti Ot
tone decano, Corrado di Ragogna e Corrado di Pertica ca-
.... d) NIcoletll. Palr.
nOniCI d). Volter f. A autog.
1214 Parlamento del Friuli convocalo nel castello di
Udine dal patriarca Volfero, ove col parere di lutti gli Or
dini si ritenne che il patriarca si portasse in Roma, come
fece, onde ottenere dal pontefice, confessalo il suo fallo,
l'assoluzione della scomunica; locch successe, e losto li*
C) NlCOletll. Plr.
torn in patria e). yET**."1*
1214 Pellegrino
D di Manzano preposito
l * di S. Felice
di f) EuheisM.F.. A.
Aquiieja f). arwa1-
12i4 Volfcbero, o Volfero, patriarca d' Aquiieja viene
invitato a Roma dal pontefice Innocenzo HI per assistere al
Concilio che ivi voleva celebrare; ma il patriarca se ne scus,
adducendo a sua giustificazione, oltre varie ragioni, la po
vert' sua, la quale impetlivagli d'intraprendere quel dispen
dioso viaggio. Su di che gli scrisse il pontefice una lettera,
in cui dicevagli che lasciasse la pompa con cui viaggiavano
i patriarchi d Aquiieja, e v intervenisse g). gjjgh. '* p
1214 - Federico e Cabrielc fratelli conti di Porzia eb
bero sanguinose differenze per certe strade su cui vantavano
dei diritti particolari, e a tale s'accrebbe la lotta, che il pa
triarca Volfero minacci di torre loro l'allodio ed il feudo, se
non desistevano e non si rimettessero al parere di arbitri, cio
di Ezzelino da Romano, di Vecelnc, Rodolfo e Giovanni di
Praia, di Enrico di Purcardo e di Marquardo di Porzia, uo
234
mini di riputala opinione, i quali, dopo molle pratiche, eli-
voler r a smog, bero la soudislazionc di pacificarli a).
1214 I Trivigiani, in quesl' anno, ordinarono con mollo
dispendio un grandioso e singolare spettacolo nella campagna
della Spineda ; al quale, invitali, intervennero nobilissime
compagnie di Veneziani, Padovani, Vicentini, Veronesi, Friu
lani, Feltrini e Bellunesi, in numero di 1200 nobili e 5G0
dame, e che si converti in lolle terribili ed odii intensi, come
diremo. A lutti questi furono apparecchiati magnifici alber
ghi e letti superbamente adornali a spese della Comunit.
L'argomento dello spettacolo era un fnto combatlimento
fra la giovent di quel tempo dell' uno e dell' altro sesso.
Nel giorno fssalo uscirono dalla citt tulli i collegi e tutte
le arti con nuovi e superbi abili. In mezzo alla Spineda si
fabbric con vaghissimo artifizio un fnto castello con ossa
tura di legno, che invece di mura era attorniato ingegnosa
mente di pelli di vajo, di porpora, di sela, di tappeti orien
tali, e coperto con alcune ombrelle di gran prezzo. Alla di
fesa di esso stavano intente bellissime donne e donzelle, le
quali, anzich elmi, avevano in capo corone d' oro e di gemme
d' indicibile valore ; ed in luogo di corazze erano tulle cinte
Vatmi t!\JSl'. di collane e di ricchi monili b). Nel campo vicino slavano
p. a lergu e 23. . ' ...
schierali per assalire quella fortezza molti giovani diversa
mente adornati con ricchi arnesi. Capo di questi fu Paolo
da Smerdula cavaliere padovano. Tulli si ridussero sotto gli
stendardi della loro nazione. Le armi che vicendevolmente
dovevano usare erano mela, melaranci, cilroni, daleri, acque
odorifere (di rosa) ed altre cose simili. Una soave armonia
composta di strumenti musicali e di umane voci faceva l'uf
fzio di trombe e tamburi. Dato principio all' assalto senza
offesa quelle giovani si difendevano ed i giovani facevano vio
lenza soave. Ma mentre quel finto attacco dilettava gli spettatori,
la schiera della veneta giovent, stringendo l'assalto, aveva
gi posto il piede sulla soglia, con la mira di piantare sopra
235
il giro del castello le vincitrici insegne del glorioso S. Marco;
quando, avvedutisene i Padovani, che non lungi combatte
vano, mossi da generosa emulazione, fecero impeto contro
quello die portava l' insegna veneta, e strappandogliela a
forza, la stracciarono. I Veneti, non sopportando un si grave
affronto, si spinsero immantinente, colle armi alla mano con
tro i Padovani. All' imminente e verace fallo d' armi fu dagli
astanti provveduto facendoli separare ; ma non per fu sopita
la differenza. Ritornati quelli alla loro citt, si cominci fra
essi un'aperta guerra, danneggiandosi aspramente i confini
dei loro terrilorii a) (1). * iUSSfift
1215 Volfero patriarca dona all'Abbazia della Beligna
la chiesa di S. Giovanni del Timavo b). SaBaT"
1215 Mainardo conte di Gorizia si arroga l'Avvocazia
del villaggio di Farra, e per l' opposizione che gli viene
fatta dal Capitolo d'Aquileja in base a' suoi giusti diritti,
Mainardo con la violenza e con le armi spoglia alcuni conla
dini di quel luogo d' ogni loro avere, ed altri ne incatena. Voi-
foro patriarca comanda al conte 1' emenda di questo danno;
ma non obbedito, rimette il Capitolo d'Aquileja all'appoggio
del giudizio del pontefice, il quale ordina ad Angelo Baroc-
ci patriarca di Grado, che richiami il conte dall'ingiusto
suo procedere, alla qual cosa non aderendo, venga investilo
di scomunica (che si effettu per la di lui pertinacia) e). Vo^]^,'"l<*'

{i) In niuna circostanza io penso si possa maggiormente conoscere


i costumi e gli usi " un Popolo quanto nelle feste e nei pubblici
trattenimenti ; u al certo questa presenlossi pi favorevole che nel
brillante spettacolo del Tallo della Spineda per tracciare alcun det
taglio degli usi dei nostri civili e nobili Friulani intorno a quei
tempi. Quivi adunque in late occasione si fece sfarzo di pelli di
vajo, di stoffe di seta, di porpora, di tappeti orientali. Le dame
erauo cinte il capo di corone il' oro incastonate di gemme, ed al
collo ed al petto portavano collane monili di ricco valore. Per
profumi adoperavano acque di rose ed altre materie di soavissimo
odore d). Le quali cose, n credo andare errato, panni poter asse- ssuweffl"'1''
230
1215 Col consenso de' nobili, popolani e rustici Vol
a) Martelli. Palr. lero patriarca
r pone ....
r ad uso comune della citt del Friuli
VoHeruf Aauiog. (Cividalc) molli luoghi di montagna a).
1215 Nel giorno 24 luglio il Capitolo d' Aquileja pro
duce dei testimonii al patriarca di Grado, giudice istituito dal
pontefice, contro Mainardo conte di Gorizia, che lo molestava
b) Cixl. dipi.
pipane md.Frali-
pi- suHin Avvocala
> di
% u
Mariano ib).\ .:
1215 Federico II re di Sicilia venne coronalo a re
di Germania in quest'anno in Aquisgrana da Siffredo arei
ci Muraioli. Ann. i- aa .a- \
d'u. anuoins. vescovo di Magonza e legalo apostolico e).
1215 Volfero patriarca il' Aquileja, con scelta compa
gnia di prelati e cavalieri si porta in Roma al Concilio La-
leranese (1), ove si slalui la Crociata per il riacquisto
il) Nicolelli. Palr. .*,..
''ergo' mb" p' ('1 Gerusalemme d).
i ,*.' *i i- . '
:..:.:..,- .. $

rire fossero pure, in solenni incontri, usate anche in Friuli. N si


dica, che questo fallo singolare non sia allo a far conoscere il co
stume di quel tempo , perche forse basato pi nella bizzarria
e nel capriccio del momento, che sulle usate accoslumanze; alla
qual cosa dirassi,;che la singolarit d' un fatto non toglie al mede
simo l'impronta ilei gusto del suo tempo ; essendoch i diverti
menti, qual eh' vssi siano, sono sempre tgli del genio de' tempi
in cui succedono. N mi si o.pDonga pur anche nou esser quesli
gli usi e costumi del Friuli, perch il ("atto in esso non accadile:
mentre tale la vicinanza nostra al Trivigiano, che ci troviamo con
finati con lo slesso ; e se vero che i Popoli si modellano sul gu
sto e la civilt de' loro vicini, non avr sbagliato nell' asserire es
servi in quanto riportato alcune traccie dei nostri usi friulani.

(1) Questo che cliiainossi il quarto Consiglio generale Lateranese


convocalo da pupa Innocenzo III nel 1215 ebbe principio col di 11
novembre e termin nel giorno 36 del mese stesso, e fu uno dei
pi insigni perch v'intervennero oltre 400 vescovi, e pi di 800
abati e priori. Quivi si pubblicarono molli decreti in soccorso di
.<:) Muraioli.
, Ann Terra, Santa,
, ' tonilo
, , gli_ eretici
.9 , di . questo
! temperile
.... r . . .menavano
, ,, gran
-
d' itai. .anno 1x15. guasto nel contado di Tolosa e vicine citta; e si trailo sulla disci-
w"ci.s,p."ow.' I1'"18 ecclesiastica mollo affievolii ne' torbidi d'allora e).
241-
1215 Nel giorno 4 ottobre Volcliero patriarca d'Aqui-
leja, di consenso del Capitolo, d a Giovanni abate di S. Gio
vanni di Pola in monte fontanam da bado pirin cum porlu
verso la pattuita annua paga d' un bisanzio nella festa di
tutti i Santi a). " - g .Sftftffi
1215 Mainardo conte di Gorizia nel di 15 dicembre
rinunzia per 30 marcite al Cnpilolo di Cividale l* avvocazia
de' beni di questo in Fagagna b) (1). hJ gjf; ZJ*"*-
1215 Il patriarca Volfero, restituitosi in patria, si de
dica con intensione alle cose dell' anima, e frequenti visite
fa alla cbiesa d' Aquileja ed a quella della citt del Friuli,
allettato dalla comodit del palazzo e chiesuola di S. Pau
l/no, nella quale in alcuni tempi dell'anno impiegava le notti
. . . . e) Nlcolctl. Palr.
intere in orazione e). voir*> t. a aumg.
p. 25.
1215 Volfero patriarca concede al Capitolo delia cbiesa *
della citt del Friuli l' avvocazia e giurisdizione temporale
sopra alcuni poderi in Fagagna, che venduti da Mainardo
ed Engelberto
D
conti. di Gorizia erano stali
i
prima

rassegnali s Meotatll- Palr.
alla mano del patriarca in quest anno d) (2). J"S-ruai,S'2:
LE Cui.
1210 Fu in Friuli oltremodo rigido l'inverno di que-
st' anno, e 1' eccessivo freddo fece perire uua quantit d'ai-
I.,,.-; a ri! v\i\ a\ e) Palladio. SI. del
neri e cu viti ej. f!-. par. i p. so.
1210 Ottone vescovo di Concordia, rnoi Almerico f). / ,
nnciiaBona.sir.
Crou. p. Ss.
1210 In quest'anno ebbe fine la lite tra la Comunit
di Grado ed il Capitolo d'Aquileja per confini, e per alcune

(1) Il De Rubeis ne' suoi M. E. A. col. 672, pone questo fatto


sotto il di 12 dicembre 1215. Sbaglia per nell' indizione il docu-
mento da Ini riportato, mentre al 215 appartiene l' indizione IH, non
gi la IV, come viene ivi segnata.
(2) Il Liruli invece espone : Mainardo il vecchio, conte di Gorizia,
per mano del patriarca Volfero, cede al Capitolo di Cividale nel
l'anno 1215 1' Avvocazia sopra beni e terre del Capitolo in Fagagna
coli' obbligo di far ratificare la cessione dal fratello conte Engelberto
e da Mainardo 111 figliuolo di questo. Per tale ratifica pare non sia
stata effettuala g). 5'iv'o'mi'0'0'''
16
242
paludi vicine. Questa dannosa differenza, che dur degli anni,
v'opro r."liu?og: fu terminala a mezzo di arbitri a).
p. Vi.
4216 Volfero patriarca, per adempiere ai comandamenti
apostolici su nuove occorrenze, ritorna in Roma, lasciando
k) Detto. il Capitolo immerso in un odio intenso b).
1216 Il Villaggio di Farra viene distrullo quasi inte
ramente dal conte di Gorizia. Ma conosciuto il fatto dalla
Sede romana, fu da essa ordinato a Giordano vescovo di
Padova procedesse coli' atto di scomunica verso il conte,
quando non soddisfacesse ad ogni danno recalo; togliendogli
in pari tempo il diritto di appellazione dell1 alto stesso. Ma
cjneiiop.Btergo tempo dopo, accomodatosi col Capitolo, ottenne l'assoluzione e).
1216 Era il conte di Gorizia in Gruaro, castello no
bile della famiglia d'Attimis, quando Mingolino ed Orto chie
rici d'Aquileja gli presentarono le lettere del vescovo di Pa
dova. Ma egli, anzich assoggettarsi all' obbedienza del pon
tefice, quantunque gli fosse tolta I' appellazione, chiam pre
senti a quest' alto Ermanno canonico di Concordia, Gabriele
conte di Praia, Matteo di Rivarotla, Federico di Belgrado,
Leopoldo di Gruaro; e fece suo procuratore Verner d'At
timis nobile di Gruaro onde rispondere agli avversarli, chie
der un termine, e poter, in caso di bisogno, anche appellarsi.
Per cui, portatosi in Padova il procuratore, si maneggi, e
gli riusc di trattenere la spedizione dell' atto sino al ritorno
urgE"0 w * 6 de' patriarca da Roma d).
1216 Ritornato da Roma il patriarca Volfero, tenne
in Aquileja nella Quaresima di quest'anno un Concilio, o
Sinodo provinciale. Fra i vescovi suffragatici che v' inter
vennero fu anche quello di Padova ; e tra i secolari, il conte
di Gorizia. Allora il patriarca, prendendo argomento dalla
comparsa del reo, pronunci grave e commovente discorso
sul miserando stalo di colui che trovasi caduto' nella sco
munica. Tocco il conte da quelle parole, entro pochi giorni
oMrIp'*lei* s' accord col Capitolo e dal papa ottenne l'assoluzione e).
243
1216 Engelrada era in quest'anno abadessa del mo
nastero d'Aquileja a). JvSW'*
1210 Nel di 3 giugno il vescovo di Padova comunica
a Mainardo conte di Gorizia un Breve Pontificio del 13 feb-
brajo sulle vessazioni fatte al Capitolo d'Aquileja per il vil
laggio Hi Farra b) (1). " &"'
1210 Addi 6 luglio muore in Perugia il papa Inno
cenzo III; attaccato ivi da malattia, mentre era diretto a
trattar pace tra Genovesi e Pisani onde appoggiassero l'im
presa di Terra Santa. Fu egli uno de' pi abili e gloriosi
pontefici. Grande giurisconsulto e politico, mostr sul trono
un genio elevato e perspicace quanto Gregorio VII. Gli suc
cesse nel Papato Cencio cardinnle dei Santi Giovanni e Paolo,
di nazione Romana, eletto nel giorno dopo la sua morte.
Egli assunse il nome di Onorio III, e fu consacralo addi
Il ./>!! ri e) Muratori. Ann.
1 agosto:
n pontefice
" egli
CIpure di O"rati vaglia
O e)./ rim. anno isu.
-RampoMI.Cron.
1210 Nel giorno 24 agosto di quest'anno venne falla p- "
pnee tra la citt di Capodistria e Trivigi d). ttrT^T?te!p!
1210 Volfero patriarca, essendo presenti Rodolfo Ci
priano, Leonardo di Arcano, Duringo di Melso, Matteo ed
Enrico di Rivarolla canonici della citt (Cividale), ad istanza
di questi e di Ottone loro decano, conferma a quel Capi
tolo la religiosa intenzione di Vigando preposito di S. Odo-
rico, il quale domigli alcuni poderi di molto valore, non lungi
'dalle mura, sotto la cliiesa di S. Elaro patriarca d'Aqui
leja, in ricompensa di essere nuovamente stalo accettalo nel
collegio di quella Cbiesa e). vi!
1210 Onorio IH pontefice incarica Volfero patriarca
iV Aquileja d' accomodare le differenze tra' Veneziani dal
l' una, e' Padovani e Trivigiani dall'altra sul fatto della Spi-

fi) Il De Rubeis riporta questo fatto ben altrimenti; perch lungi


dall' asserire che comunica dice : dichiarar quel vescovo aver egli
fallo comunicare al conte quel breve f). roi'in?!'' "'*'*'
244
ncda. Nel quale impegno occupatosi con ardore, se non ot
tenne un' assoluta pacificazione, ridusse almeno le parti a
Vofero f.lAatogr: sostare dalle ostilit per molti mesi a) (1).
1216 1 Trivigiani, mossi da Ezzelino da Romano, ir
ruppero contro i Friulani; e Vecellone da Camino capitano,
entr arditamente nei confini del Friuli con genti d'armi;
e siccome inaspettato, oppresse i nostri senza dilicoll e si
diresse a Sacile (2). Ma respinto per la viva difesa
di que' lodabili terrazzani, si volse al castello di Villalta,

(1) Secondo il Dandolo, pare che noli' anno seguente il patriarca


Volfero, per delegazione del papa, couebiudesse questa pace tra i
SiulIumim' Veneziani e i Padovani b).

(2) Sacile i alcuni cenni su di esso. Luogo nobile ed antico


Sacile, e tale da poter pareggiarsi con molte citt. Sia posto a po
nente nell' ultimo confine del Friuli presso alla Marca Trivigiana, e
per esso scorre il fiume Liveuza. Verso questi tempi Sacile era
fortissima difesa del Friuli da quel lato. Anticamente, vi chi
dice essere stato nominato Sacello, perch quivi si onorava un
tempietto consacrato al detto fiume. Quello che certo poi. egli
che Sacile nell'epoca di Ottone II imperatore, che regn dai 975
al 983. atterrato il cousidcrevole castello Cavoluiio, gli abi
tatori trasportarono a questo luogo le famiglie e le pietre di quello.
e che sollecitamente crebbe, a segno di divenire chiara e grossa terra
bella e distinta per le azioni de' nobili e castellani suoi. Fertile
il suolo del suo territorio, e sulla fine del secolo XVI compren
deva sedici e pi villaggi. Negli andati tempi conteneva Saul' (Mo
nco, Pralurlone e Topalico, castelli delle nobilissime famiglie Pe-
lizza e Topalico. Sopraslava a Sacile una piccola rocca, ed era
lavoro longobardo, ove alle volte tenevasi il Parlamento. Questa ed
il recinto del borgo, per fortezza di sito, rendessi in quei tempi
inespugnabjle. Nel 1190 Gottofredo patriarca d'Aquileja miglior la
di lui forma di governo conservando i liberi e facendo liberi i seni;
accordando ad essi autorit di poter alienare delle cose loro, eccello
le regalie del Principato, verso l'obbligo di far ogn'anno nel giorno
Voifora^A iuu: di gioved glasso un presente al Patriarcato e). A' tempi del dominio
p. o tergo. Veneto avea per governatore un nobile veneziano con titolo di po
dest e capitano, ed il suo Consiglio eleggeva due provveditori che
erano a parie del governo nel civile e nel criminale minore. Resesi
d)
des.
La natia dei
ed III. ecc.
Fr.
ecc. t.
celebre
- fiorirouo

Sacile per........
i tre fratelli Amallei suoi famosi cittadini, i quali
,ie.. edili. nei scolo XVI d)
un. p. (0 e il.
245
indi a quello di Moruzzo, n Spilirnbergo, a Cusano, a Pul-
cinico ; ed in ogni luogo avula la peggio, a motivo de' va
lorosi difensori, svergognalo torn nel suo territorio, dopo
aver diinneggiale le campagne friulane. In quesl' incontro il
castello di Villalta fu .difeso da Enrico il vecchio di Vil-
lalta, nobile di fede, intrepido e possente ; quello di Moruzzo
dal cavaliere Ermanno e da Amerlico di Moruzzo ; quello di
Spilimbergo da P rogna e Pertoldo nobili di esso; quello di
Maniaco (perch anco questo io assalito) da Artimolo di Ma
niaco e Dielrico suo figlio ; quello di Cusano da Rodolfo di
Cusano; e quello di Pulcinico da Alderico e Varnero di
_, .... ) Martelli. Patr.
Ii [JIC1I11C0 a)
u.i iiniAi a), Voirerof.A
p. e tergo,aulog.
o .

127 I Veneziani in quest'anno scorrono l'Adriatico Fr. pa^n?.


e danneggiano Marano in Friuli, nonch i conlini dell' Istria.
Per la qual cosa Volfero patriarca dispiacente, e vedendosi
minore in possanza, fece la pace e confederossi con quei
potenti, di cui allora era doge Pietro Ziani ; obbligandosi a
pagare ogn' anno, oltre il tributo del loro e i dodici porci,
pattuito eia con Voldorico patriarca, un nuovo tributo di
dodici pani d uno stajo di Irumento per cadauno b) (1). I^lg^Vcl?.
4217 Il patriarca Volfero, passalo in Istria, vi convoca p,rtl p'm
un'Assemblea generale, e col consenso de' riguardevoli ec
clesiastici e secolari a quella intervenuti, provvede reggime
di governo convenevole al vantaggio degl'Istriani e). r)r.LJi"p.lsia' d"
1217 Alberto conte del Tirolo, che per aulica ragione,
comune con la stirpe di Corizia, comandava in Friuli a di
versi servi (inusuale), dai quali in tutte 1' occorrenze, come
portavano le leggi servili d' allora, era pienamente obbedito
e servilo, discese per le valli del Cadore in Friuli e si

(1) Non sappiamo in vero come venga qui annoialo per mi nuovo
trillalo questo dei dodici pani, mcnlre il De Rubeis, il Lirnti ed
il Bertoli cu lo hanno gi indicalo a' tempi del patriarca Vodalrico 11;
Inedie dicemmo a pag. 147 e 148 di questo volume.
246
ferma nelle campagne oltre il Tagliamento al villaggio di
Torrida. Ivi fu superbamenle incontrato e trattenuto eoa
magnifiche tavole dal patriarca Volfero. Molti furono i per
sonaggi distinti della nostra provincia che col intervennero
in tale incontro, ed egli, il conte, alla presenza di parecchi
ragguardevoli leslimonii, don al Patriarcato, per s ed eredi,
tutte le masnate della casa del Tirolo (in Friaii), liberandole
da ogni legame e da ogni macchia. A quesl' atto generosa
e caritatevole furono presenta: Amelrico vescovo eletto di
Concordia, Arluico di Cusano, Artuico di Slrasoldo, Marquardo
) Mcoictu. pair. di San Daniele, Oltolino di Villalta di Gemona, Perloldo
ita'lJVi ft d'Arcano, Alderico di Pulcinico, e Volrico di Cucagna a). 11
par. ip.sio-Mi. c0|lle (je| x,ro|0 nell'incontro medesimo, coli' esercito ori
nario costrinse i conti di Porzia (i) a ritirarsi dalli
quasi ordita lega co' Tsivigiani, ed a chiedere perdono al
patriarca, dal quale non difficilmente l' ottennero a mezzo del
b) Nlcoletll. Patr. . ni,- i,
Tel * aut08' conle stesso, che ne tu 1 intercessore l>).

(1) Porzia (conti di) : alcuni cenni sulla grandezza di questa


nostra famiglia, perch servano di seguito a quanto dicemmo de' conti
di Ceneda a pag. 196 del primo voi. della presente Raccolta.
Ai tempi di Gottofredo patriarca d' Aquileja Vecellato di Praia fu
investito del feudo delta casa d' Aquileja in Forogiulio, e special
mente in Porcia e suo distretto e in Brugnera e suo distretto dal
l' una e dall'altra parte del fiume Livenza sino alla fossa Cigaua,
con bandiera alzata in mano, giurisdizione e contea. I conti di Por
cia, o Porzia, quando venivano investiti de' feudi ad essi spettanti,
portavano in mano una bandiera di seta rossa per la loro dignit
e preminenza, in segno di vera libert e balia, com' anche del mero
x^v7p!*ioSl F v~ e misto impero e). Ci fecero pure Gabriele e Federico fratelli Por
cia figli di Artico quando vennero a divisione dei loro beni con in
tervento di Ezzelino, padre del tiranno, loro zio materno. Fu allora
che tocc a Gabriele il castello di Prata che aveva due miglia di
circuito ed a Federico quelli di Porcia e Brugnera ; e divisero fra
loro 1500 masi, pi di 40 molili i, oltre un gran numero di servi
detti masnate: tant'eran le loro ricchezze! Il ramo di l*rat in
Friuli si estinse nel 1420, dove essendo demolito il loro castello
e conceduto ad nitri dalla Repubblica veneta, contro la quale ave
vano portate l' armi, bench fossero stati ascritti all' ordine de' Pa-
247
1217 Una Crociala possente di Cristiani per Terra
Santa, incamminala verso I' Egitto, pass in quest' anno per
il Mediterraneo; e -Andrea II re d'Ungheria Con altri prin-
pici e copiosissimo esercito, marciarono aneli' essi a quella
vnlla
yolla ai
a/- ) Muratori. Ann.
d'it.annottn.
1217 Add 6 giugno in Sacile Volfero patriarca col-
l'assenso di A ...... di Pulcinico e del vescovo di Bel
luno, ordina a que' di Viconovo di andar a' pioveglii (1)
di Sacile b). ^.KT"
1217 Nel giorno 9 luglio, nella terra di Gemona, Lui-
poldo duca d'Austria diede al patriarca Volfero, ivi presente,
la met della prole di Alramo signore di Visenslain, unita
mente a Peregrino figliuolo di Arrigo signore di Cols, con
la condizione che potessero farsi investire a piacere si del
feudo che dell'allodio, tanto dal patriarca come dal duca:
all' incontro Volfero diede a Luipoldo gli eredi figliuoli e
figliuole
0
di Siurido signore

di Ragogna,
*
con la condizionale e) Unti. Noi. clt.
Stessa CJ. _ Gnerra. 0. T. t.
1217 Enrico di Corradino d'Orzone rassegna a Volchero p"
patriarca un manso in Butriaco da lui avuto in feudo d). ixpuM4.'(>'F'v"
1217 Il patriarca Volfero conferma alla fabbrica della
chiesa maggiore della Citt del Friuli alcuni poderi in Or-
saria gi rassegnali da Enrico d'Orzone, in cambio d'alcuni
altri in Buia, gi da Matteo di Soflumbergo lasciali alla fab- ,
brica medesima e). w.''A,a,og'

trizii veneti ; essi di Prata si ritirarono in Ungheria sotto la prote


zione dell' imperatore Sigismondo, ove non si sa se continuasse la
loro discendenza. L' altro ramo di Porcia e ili Brugiicra man
tenne costantemente il suo ragguardevole posto in Friuli I'). uMaTa'iiS'. T'
(1) Pioveyhi. Era questa una prestazione corporale, os
si mano d' opera di un pubblico di quello od altro luogo (e Torse
anche con caria ed animali) soggetto a quel Comune che godeva
di detto privilegio. Neil' urgenza di lavori a benefizio di questo, ov
vero in certi . tempi determinati, il pubblico soggetto ad un tal peso
doveva corporalmente prestarsi g). Vedi anche nel voi. IV di questa &ar.tr?T. xidoc.
Raccolta, alla data 1535, 2 settembre. p-1-
248
4217 Nel settembre di quest'anno Volfero patriarca
ammal d'una febbre lenta nella Citt del Friuli e fu il prin
cipio dell' ultima sua malattia, che rassegnato sostenne senza
un lagno con religioso coraggio; e largendo continua carit
a' poverelli e a' luoghi pii, rappresent l' ultima sua scena
a) Nlrolclll. Patr. , .... , .
voiforo f. a amog.
p. ito e tergo.
con la fermezza dell uomo grande
D
a).
'
1217 Nel dicembre di quest'anno il giorno prima del
la sua morte Volfero, o Volchero, patriarca d'Aquilcja, avendo
ricompensali tulli i suoi servi, sentendosi avvicinare gli ul
timi momenti del viver suo, raccomand la Chiesa caldamente
volfero r"i aJuJs." al decano d'Aquileia ed al conle di Gorizia b).
p. Merco. ti i i
1218 Volchero patriarca d'Aquileja muore addi h
gennajo di quest'anno: cosi ci porta il Necrologio Aquilejex,
ponendo la data della sua morie alla X Kal. del mese u-
f) Rnhels. M. E. A.
calo. Il Pezio rpoi la poner
alla VI Kal. februarii, ossiami- ai
Sli.Sn.'tlv 27 gennajo, dopo 14 anni di sede e). Marcantonio Nico*
' letti unitamente alle nostre cronache ci avverte aver egli se
duto anni 13 e mesi 7 ed esser morlo nel dicembre del
,i)Niooiettic.8. 1217 nella Cilt del Friuli d) (1). Il Cappelletti in-
IWa'iJ vece annota questa morie sotto il 10 febbrajo del 1218 e).
Volfero fu ottimo principe, pio e solerte prelato, il di cui
nome rest caro a' posteri e fu ricordato con amore.
1218 Congregali lutti gli ordini in Aquileja, con una
nime consenso elessero vicudomino il decano della chiesa
Metropolitana, ed in generale del Friuli Engeiberto conle di

(1) Di tiiltc queste date, a noi pare la pi esalta quella del Ni-
coletti ; mentre la lettera del pontefice che annunzia a Volfero la
sua elezione al Patriarcato, datata 24 giugno 1204, ci fa conoscere
eh' egli fra il di 8 maggio, giorno della morte di Peregrino II e il
24 giugno suddetto devo essere stato assunto a quella dignit; c-
ch cogli anni 13 e mesi 7 (non gi 14 di sede, come dice il Pezio)
indicali dal Nicolotti, viene a concordare In sua morte appunto col
dicembre del 1217. ch'egli riporta, o al pi coi primi di gennajo del
1218.
249
Gorizia a). Riunitosi pur anche il Capitolo Aquilejese per eleg- d'S^dicS:
gere il patriarca successore a Vollero, entr in discordia, e
divisosi in due parlili, uno volea patriarca il canonico Volrico,
P altro Perloldo de' principi Andacensi. Fermi entrambi, man
darono al papa Onorio III per decisione, ed egli dava loro
risposta: essere nulla l'elezione e la domanda, perch con
traria al canone IV del quarto Concilio Lateranese, e riser
vare a s la provisioue di quella Chiesa. Locch fece di
poi nominando il gi detto Perloldo a patriarca Aquilejese
e dandone nolizia a que' canonici con sue lettere da Roma
sotto la data 27 marzo di quest'anno. Questa fu I' epoca
in cui quel Capitolo perdette l'antico e prezioso suo diritto
all' elezione del proprio patriarca, e ci per la ragione su- L| u No( du
detta b). iSKS
4218 Ginevra di Strasoldo ricca e bella d'animo e
di corpo fu da Arluico suo padre promessa sposa a Federico
di Cucagna,
o e data ad Odorico di Villalta. Un lai l'alto r
pr- cj, , , ... non.
Marietti,
dusse gravi discordie in Friuli e). r. b*kt!%X.rfe'
1218 Engelberlo conle di Gorizia, come generale del
Patriarcato, o del Friuli, onde porre riparo alle gravi diffe
renze insorte per i partiti riguardo al matrimonio di Ginevra
di Strasoldo, successo come fu detto, prestamente fece ve
nire dall'Istria e dalla Giapidia alcune ordinanze bene ar
mate ed istrutte nella milizia, e le un alle poche della Pa
tria, servendosi pur anche delle genti vicine (i).
Condusse a termine una tanta dissensione ; portandosi con
gli armati ne' villaggi insorti impose loro, e col consiglio

(1) Perch in questo tempo quasi tutti i Friulani d' illustre stirpe
erano crociati in Terra Santa sotto Federico conle di Orlimburgo,
nelle armate di Andrea re d'Ungheria. Si crede che in lale incontro,
per ricordanza delle valorose imprese, venissero portali quegli scudi
dipinti, che noi successero in luogo d'insegne od arme partico
lari alle case famiglie d). 2 FSE?.'**
250
disarm le masnulc di quelli. Poscia band pena di morie
a) IMoolettl. Con.
e confiscazione de' beni a chi continuasse nella discordia:
d'Eng. co. di fior,
f. B aulog. pag. 1 loccli diede fine in allora a que' malanni a).
tergo e t.
1218 Avendo i Trivigiani depredalo i territori di Fel-
Ire e di Belluno, mostravano d' invadere il Friuli ed erano
gi molesti ai confini. Per la qual cosa il conte di Gorizia,
vigile al riparo de' Friulani, costantemente sorvegli le guar
b) Nliolelti e. top.
pa. 4. die ogni due giorni, non omettendo anche la notte b).
1218 I Polcenigo, gi d'intelligenza con altri colle
gali, ed aventi commissioni amplissime, in abiti da contadini
e sucidi, non conosciuti, passano tra le guardie e scolle
friulane e si recano a Trivigi. Quivi Vanter, uno di quelli,
si dice, che dopo aver fallo conoscere con neri colori h
staio della Patria, marcando particolarmente I' elezione li
patriarchi forestieri, e la tirannide del conte di Gorizia,
espose a que' che dirigevano, che quando essi venissero ac
colli ed aggregati al Collegio de' nobili di quella citt, uni
tamente a' loro collegali si sottoporrebbero spontanei al do
minio trivigiano in uno cu' castelli loro, con quelle leggi e
patti che paresse conveniente alla pubblica dignit. Venne
accolla la proposta, con la condizione che egli, il Varoero,
ed i suoi partigiani entro pochi d venissero a Trivigi, e
sotto alcune pene pecuniarie si astringessero alle leggi co
e) isieolelli. Ger.
d'Eng. co. di Gor.
(. B. aulog. pag 1
muni alla nobilt trivigiana e).
tergo a 3 tergo.
1218 Sospettatasi la lega de' Polcenighi, furono chia
mali in ajulo del vescovo di Belluno quali feudalarii ; e per
ch mancanti, vennero scomunicati e per sentenza privali del
feudo di Polcenigo, nonch provocali a battaglia i loro ca
stelli di Polcenigo e Fanna dal conte di Gorizia; i quali
resistettero, pi per la posizione montuosa in cui slavano
d) Nksoletll e. aop.
p. 3 tergo e t. posti, che per il valore de' loro difensori d) (1).

(1) Polcenigo e Fanna (castelli e famiglia di).


Delil castello di l'olcenigo abbiamo gi detto a pag. 570 del 1 voi.
251
4218 I Trivigiani vengono ai confini e con la forza
tentano d'irrompere a1 danni del Friuli; ma vi accorre il conte
di Gorizia, ed attaccala la pugna, sostenuto da que' pochi
nobili che ivi ritrovaronsi, riporta solenne vittoria, e co-
.. ... ..._,.... a) martelli. Gan.
siringe gli assalitori a ritornare svergognali in Invigi a). * ift;,40- '" Gor-
1218 Caslillerio castello (1) allora insubordinato,
ed infestante i mercanti della Cargna e la strada Germanica,
venne assedialo dal conte di Gorizia con una banda di ar
mali, i quali prima di attaccarlo devastarono il territorio al-
V intorno tagliando ed estirpando le piante (cosi accostuma
rsi in que' tempi); ma tenne fermo, ed il conte chiamalo
ad altre cure, porlossi in fretta, per interessi del proprio. i
Sialo, nella sua Gorizia; ove pule giungere a salvare i suoi

di questa Raccolta; quello di Fanna poi, posto sotio a' monti, di


stante dal primo miglia 8 b) e fu fatto fabbricare da Lodovico di Poi- Cremona' "ms!"' co.
cenigo e). La laiiii^lia dei conti di Polccni^o e Francoiiia ^'"o^anni Aitino
o Fanna si distingue per una considerevole antichit, giacch que' m:- """"
nobili vengono nominali sino da' tempi di Ottone I imperatore. Av
vocati della chiesa di Belluno d). riconoscevano da quel vescovo il ip. Sii. ,T"
primo de' suddetti castelli e dal Patriarcato aquilejese molte posses
sioni, o meglio villaggi.net contado di viano e). Portavano il ti- ptrI?oS?f.''i1l
lolo di Mobili liberi f) ed occupavano nel Parlamento sotto i Pa- j'i cpdagiio. ed.
triarclii ili 111 posto- fra
ili
i nobili g).' Questa
i- r> i.
famiglia non aveva
i-
feudo
i .
"(P*: , ,
g)V. In questo TOL
patriarcale; ma avealo dal vescovo di rellre, e perci era leudatana a pag. 15.
episcopale : n il titolo di conte essa godeva per possesso d* un
contado, ma per privilegio, essendo i Polcenigo stati creati conti
palatini ; come per Miza, o Micca, castello di Fauna ebbe il titolo
di marchese : e si distinse singolarmente per svegliati ingegni si nelle
civili die nelle ecclesiastiche dignit h). Nell'epoca VI poi vedremo ) cr. itonticou.
i conti .Maiiini di Udine possedere parte del feudo de' conti Polce
nigo, e ci a cagione della schiavit in cui i Turchi tenevano due
fratelli conti Polcenigo, ai quali fu accordala la vendita d' una por
zione ilei loro feudo per riscattarsi : e questa venne acquistala dai
Manini, come diremo i). i'p?s23m!'f't'
(1) t'awtiilerio (castello e famiglia di). Il castello
di Caslillerio, o Castellerio, non era grande, beusl di amena ed
eslesa veduta, perch dominava all' incirca tutto il Friuli. Stava posto
su il' un'eminenza quasi piana verso settentrione, non lungi dalla
strada che guidava da Udine a Tricesiino j), appresso il villaggio J'Eng. ro. eii no";
di Pagtiacco k), sulla riva del Cormore. Nel 1352, come esporremo, tjcrfUMoniioou.
252
nobili, die per alterigia opponendosi alle antiche ragioni
de1 giudici plebei, erano a grave pericolo per la sollevazione
j) Nlcoletll. Gen.
d Enfi. co. di Gor,
f. B aul. p. 4. della plebe a).
1218 Capitano di Gorizia e del Carso, nuova carica
introdotta in quest'anno dal conte Engelberto (1), am
maestralo dai disordini suaccennati. Fungeva questi la man-
p.' f toJgo.1 ** *op' sione di governatore della Contea nell'assenza del conte b).
1218 Bertoldo, o Perloldo patriarca d' Aquileja, e pri
ma arcivescovo di Colocza ncll' Ungheria, con grande solen
nit prende possesso del Patriarcato, e dal Clero e da se
e) NlniletlL Palr.
? Perl. fan. B. aule*.
lag. 7.
colari viene confermato nel governo e) (2). Era il
patriarca di nobilissimo sangue germanico e discendente dai
principi Andacensi. Dissentono gli storici nostri sui genitori
e sulla i'iimiglia di lui ; e bench tulli combinino sulla co
spicuit de' suoi natali, non concordano poi in quanto al ca
sato ed a' nomi loro. Noi, senza entrare in tali differenze,
Se?-

d) J. Vahramnr). LI
wht. rti-lla Patria l'u smantellato dagli Udinesi, onde non vi restasse vestigia, perch
nel O. V. del dur
ra t. Ili p. ili e
nemico, e le pietre furono condotte in Udine d). La famigli*
. V p. %. de' Castellaeri, o Castillcrii, ebbe origine dal castello di
Caslillerio, e fu aggregala alla cittadinanza udinese nell'anno 1520;
poscia divenuta nemica, come ci narrano le pubbliche memorie,
venne da questa Comunit privata di discendenti e d' ogni sua fa
colt. I nobili feudatarii di Caslillerio erano del genere de' liberi ;
e) Cron. MonllTOll
ma poi, perch discesero anche da copula de' ministeriali, diven
nel il. F. del Guer
ra li KM e .118.
nero ministeriali e). Nelle cose feudali essa diede soggetti distinti
I) Nicvlelll. Palr. in Arluico e Corrado di Caslillerio f), come verr dello.
Perfidilo f. B aul.
p. 51 tergo. (1) Circa questo tempo (1218) cessa di vivere- Engelberto III conte
g) Della Bona. SI.
ci. p. ftt. di Gorizia g). Pare per, secondo il computo del Della Bona stesso,
che durasse Engelberto III sino all' anno 1220. V. questo v. a p. 177.
k) I. B aul. p. 7- (2) Il Nicoletti nel Patriarcato Perloldo di Moravia b) dice che
egli fece nel febbrajo di quest' anno con gran solennit 1' ingresso
nella sua Chiesa aquilejese. A quali documenti siasi appoggiato que
sto nostro diligente storico per l'issare nel febbrajo suddetto l'epoca
del fatto ingresso, noi non lo sappiamo rilevare ; mentre le lettere
del 27 marzo 1218 di Onorio IH pontefice dirette al Capitolo d'Aqui-
leja, con le quali accenna al trasferimento di Perloldo a questo
Patriarcato, ci fanno conoscere non aver potuto accadere nel feb
brajo indicato.
253
appoggiali al do Rubcis ed al Limili diremo, che questo
patriarca era lidio di Bertoldo duca di Merania e marchese
i i- i i- o i. n a) Uniti. Noi. eli.
dell Istria e di Luicarda di Svenonc re di Danimarca a). LKiiuJ
1218 Alcune famiglie, reliquie de' Moravi passati con 00,s'9-
la Nazione Slava in Italia, erano sparse nel piano e nelle
valli Carniche; e in questo tempo ancora dipendevano dalla
legge e signoria di Moravia. Neil' occasione dell' ingresso di
Pcrtoldo patriarca alla sua chiesa Metropolitana in Aquileja
tutti gli uomini e tulle le donne delle dette famiglie, vestili
a bianco, giunsero per augurare al patriarca ogni felicit, e
presentaronsi all'aliar maggiore. Allora Bertoldo o Pertoldo,
dandole alla mano del decano, le don alla perpetua ragione
della Chiesa h). E poscia, il giorno medesimo, riunironsi ivr^Baut.^:
lutti i membri del Parlamento nel palazzo patriarcale ad
oggetto d' intrattenersi sui bisogni che urgevano nelle cir
costanze del Patriarcato e). Jo?g. p-1,w"
1218 Nel d 19 maggio muore l' imperatore Ottone IV
in un suo castello chiamato Harlzburg, dopo aver dimostralo
pentimento de' suoi trascorsi ed ottenuta l'assoluzione dalla
scomunica d). VSTSS^aST-
1218 Una pace di dieci anni, a mezzo di un Congresso
tenuto in Parma dai deputali di Venezia e di Genova, venne
conchiusa Ira queste due Repubbliche e). ej netto.

Sigillo <;i>hii<1c del Principato aquilcjcwe usalo negli


scritti ed atti pi solenni. Questo hi sempre conforme alle monete
nelle figure. Era rotondo ed assai pi grande degli altri, e lo s'im
primeva su cera rossa, colore costantemente riservato al patriarca. I
nobili e le Comunit adoperavano la cera verde, il conte di Gorizia la
bianca. Questo sigillo grande (negli ultimi tempi della signoria de' pa
triarchi) avea per stemma da una parte un' aquila volante, eli' era
l' arma del Patriarcato, e dall' altra I' insegna del patriarca regnante,
con le parole h. saxct.i: seois aquilejensis, e le ligure simili alle mo
nete, come dicemmo. Anteriormente agli ultimi tempi pare portasse
l'arma propria del patriarca imperante I"). L' insegna lei l*a- e legni ani Hic dei
triareato e Iella citt T Aquileja avea l' aquila dorata in mimatomi.1' m'
campo azzurro g). tfM^S
254
1218 Si concliiuse un I fallalo di commercio Ira il
Bac.Iu","-coni',,a patriarca ti' Aquileja ed i Veneziani per l' Istria a).
1218 Vennero falle delle convenzioni tra il patriarca
d' Aquileja e il doge di Venezia per la sicurezza del Coni
li) Cicogna Cronol. ', , '
cwSjf nelulUcc- mercio b).

I ministeriali ignobili del Friuli sotto i Patriarchi di


Aquileja. Per antichissimo istituto erano in varie parti della -Pro
vincia nostra lidissimi tratti di terreno abilmente coltivali, pei quali
questi ministeriali, sciu" altra riioippeiisa clic il solo prodotto dei
medesimi, prestavano fedelmente continua servit alla coite qui mio
fermavasi pi a meno in quel luogo; alla quale con certa specialit
i ministerii assegnati recavano vantaggio e onore ; trattenendosi il
principe tanto pi lungamente quanto era minore la spesa della
famiglia. Ora questi ministeriali riparavano all'interno e aldi fuori
i palazzi del patriarca, compravano i tappeti per 1' ornamento dei
muri ; attendevano alle stanze, accomodando i letti, forbendo a lu
cidezza i pavimenti ed i mattonati ; servivano alte mense ; mante
nevano i cavalli ili vettura e guidavanli ne' viaggi ; univano i ponti
alle sponde.de' fiumi; avevano la cura della stalla ; facevano i cuociii;
compravauo i vasi di creta e di vetro; davano a' cortigiani i panni
lini e li lavavano; macinavano i grani; erano pistori ; portavano
le lettere ; tagliavano e cucivano le vesti ; e finalmente (acciocch
non si ponesse mano al danaro del principe neppure per la neces
saria esecuzione della giustizia) alcuni erano obbligali ne' supplizii
ad ergere le forche; altri, col nome di manigoldo, ad adoperare la
scure, la spada e la corda, coprendosi cosi, per un comodo vivere,
d'infamia incancellabile. La qual sorte di ministerii infami era pur
anche assegnata alle prefetture ed a' governi che, dipendendo im
mediatamente dall' autorit del Seggio, per minor dispendio e per
aulica consuetudine, servivausi degli obbligati. Vi erano ancora non
stipendiati molli coailjulori nel disimpegno della giustizia civile ;
perch 'quasi in gni villaggio eranvi alcuni poderi destinati parti
colarmente ai decani, giurati e comandatoli, che per eredit ese
guivano i pubblici ordini; e fino a piccola somma assistevano ai
giudizii delle Comunanze. Da ci ne veniva, che essendo il beneficio
permanente, e siccome quasi lutti godevano le pubbliche'beneficenie,
cosi anche la maggior parte in ogni occasione mostravano al prin
cipe una cortese devozione; perch era accostumanza non mai in
terrotta, che ove fermavasi' la corte, 0 dove arrivava il signore, ogni
volta con doni grandiosi e distinti onori venisse accollo e ricono
sciuto come benefattore. Ma pi che in ogn' altra occasione questi
doni ed accoglienze erano tributali magnificamente, quando nel so-
e ifBWn"deMr"!: lenite ingresso de' patriarchi al Patriarcato 'offerivano essi il primo
crgJ'eSS!"' p'u sacrificio nella chiesa metropolitana e).
255
1218 Nel giorno 50 novembre il papa scomunica i
Trivigiani e i vassalli della chiesa Aquilejese loro alleati a), ajuc. D.rcieonj.
1218 I Trivigiani assalirono ai nostri confini alcune
milizie friulane, e perch improvvisamente sorprese, le rup
pero. Ci fallo, inoltraronsi a' danni d'alcuni villaggi depre
dandoli e sformandoli ; occuparono le strade, e non lungi da

Diocesi <r Aquileja : cenni intorno a' suoi Suffraganti, alle


dignit ecclesiastiche della medesima e leggi spirituali da cui dipen
devano. Il patriarca eletto e confermato, essendo capo di queste
dignit, avea superiorit sopra i vescovi di Trento, Verona, Padova,
Vicenza, Trivigi, Concordia, Ceneda, Feltre, Belluno, Parenzo, Pola,
Trieste, Pedena, Giustinopoli, Cillanova, Mantova e Como suoi Suf-
fraganei. Alcuni asseriscono averne avuti ne' passali tempi anco degli
altri, cio : il Giuliense della citt del Friuli levato da Calisto pa
triarca ; il Tiborniense, ora diocesi di Trieste ; il Caravaciense e '
l' Eborniense, il cui seggio pensasi essere stalo un celebre borghetto
non mollo lungi da Cadore, ove fin al cadere del secolo XVI ve-
deansi molle vestigia di antichit. Il Capitolo di Verona, I' Abbazia
di l'ir nel Trivigiano,' quelle del Friuli sotto la regola di S. Bene
detto, cio di Rosazzo, di Moggio, di Sesto, di Summaga, della
Beligna, delle Vergini di S. Quirino fuori di Udine ed i due mag
giori monasteri, quello d' Aquileja, e di S. Maria in Valle della citt
del Friuli; i due principali Capitoli, uno cattedrale in Aquileja, l'al
tro collegiale in dividale con due vicarii patriarcali ; le preposilur
di S. Pietro in Caruia, di S. Odorico presso il Tagliamento; al di
l'i de' monti sino al Savo, l'Abbazia di Urtisi agni, di Sedicina ed
altri quasi innumerevoli monasteri titolati, si di religiosi che di ver
gini, soggelti immediatamente al Patriarcato aquilejese. Perci con
podest ordinaria, venerabile pei sacri canoni e per gravit di co
stumi, teneva gli arcidiaconi patriarcali nella Camilla, nella Seuuia
e nella Carinola; ove in Lubiana a gratificazione dell'imperatore
Federico d'Austria venne istituito un vescovo sottoposto alla chiesa
d' Aquileja. A questa legge erano (iure legate le chiese curaziali di
Sacile, A viano, e di S. Paolo presso Trivigi, e moli' altre in Italia
'' fuori. I Canonicali di S. Stefano in Aquileja e gli Arcidiaconati
'''I Cadore e della Carnia ; e ci a motivo della vastit della Diocesi,
onde potessero i dipendenti con sollecitudine appellarsi dalle sen
tenze de' SulTraganei e de' giudici minori ed avere non larda eva
sione. Ordinariamente con grossi stipendii conducevansi per coadju-
tori due vicarii, persone considerevoli per dottrina e costumi, uno
ne' ministerii pontificali, l' altro negli spirituali. Il patriarca per com
piuto ornamento della sua dignit, in tutti i tempi ed in ogni luogo, b) mcoietu. cosi.
ve non vi fosse il papa, faceasi portare innanzi la croce b). feSS'eTe ?*>*

r
256
Sacilo innalzarono de' Torli di terra e li munirono di molli
soldati. Questi fatti, lungi dall' avvilire gli animi de1 nostri,
t gli animarono ; e solleciti nella dimane il patriarca Perloldo
ed il conte di Gorizia guidando la cavalleria del Friuli, ed
i nobili de' castelli e delle Comunit la fanteria, partirono
da Udine alla volta dell' accampamento nemico, ove giunti,
diedero battaglia ai Trivigiani e li vinsero. A vergogna del
nome Friulano tra i fuggitivi capi di que' soldati nemici fi
erano Vecelello e Federico conti di Praia e Porcia, che ribelli
al Patriarcato, eransi anche imparentati con le case putenti
1 Nlrolelll. Palr. r i n ^
Pendilo r. b ant. di nomano e da Camino a).
p. IO e terno. ' . . i.
1219 Nel gennnjo di quest'anno le milizie patriarcali
' si diressero alla volta di Porzia e Praia e danneggiarono
fortemente que' dintorni, tagliando le piante, rompendo te
ruole de' motini, impossessandosi delle biade de' rustici, che
dispersero e calpestarono; e sovra i servi di masnala fecero
miserando strazio. Miseri, che schiavi della volont de' si
gnori loro erano come materia trascinali nella buona o con
traria fortuna de' medesimi. Poscia si volsero al castello di
Praia (1) che sostenne un assedio sanguinoso: e per
ch imprevedulo, mancando di vettovaglie, soffri fame e grande.
Per la quale furono costretti i conti a chieder perdono, che
stentatamente ottennero a mezzo del conte di Gorizia, e giu
rarono vassallaggio e perpetuo, espressamente rinunziando
ad ogni patto couchiuso co' Trivigiani sotto il patriarca Pe
diPerl,Nlrnlelll. Palr. . n i\
fase B aul. regnilo 11 D).
p. 10 tergo. D /
1219 Nel giorno 5 febbrajo Gabriele e Federico di
Prata infedeli a Treviso, si collegano col patriarca, coi Bel
lunesi e Feltrali. Il Comune di Treviso li bandisce come
BaclaSiS I,C"* dichiarati ribelli con taglia di 10 mille lire e).

driPFrC.lanc"ra f! (1) Praia, castello. Questo stava posto al di l del Ta-


dci^jiuerra v. vii g|jamcnlo vergo ponente, distante da Udine miglia 26 d).
257
1219 Federico di Cucagna, con altri ministeriali no
bili suoi partigiani, covando ancora odio contro Artuico di

Podest temporale dei patriarchi d' Aquileja.


Essa era grande e segnalala, non restringendosi soltanto ne' con
lini del Friuli ; mentre possedeva ancora il Marchesato dell' Istria,
considerevole per numero di citt e castella; vea molte signorie nella
Carinola e nella Cariutia; comandava a' castelli di Monselice nel Pa
dovano, di San Steno nel Trivigiano, di Taleone nel Bergamasco.
Mandava presidenti a tempo in tutti que' luoghi dove non erano
rendala ri i perpetui. Applicava al suo fsco con atto inappellabile le
facolt de' scellerati, e ci in giusta punizione de' loro demeriti.
Bandiva di propria autorit e col mezzo de' suoi ministri, e volendo
revocava il bando. Confermava 1' elezione dei podest, dei consoli,
ilei rettori, dei vicedomini e degli altri minori magistrati. Imponeva
tributi, ordinava mercati. Sui fiumi navigabili erigeva edifzii e ponti
necessari alle bisogna. Dava principio alle citt ed a' castelli. Co
niava e legittimava le monete d' oro e d'argento comunemente dette a) Mcoieiti. con
l' Aquileja a). _ , r.'ftStli?!
Rendite annuali del Patriarcato d' Aquileja sotto ">nw-
i Patriarchi. Queste rendite non si possono precisare giustamente,
mentre 1' aumento o decremento di esse dipendeva dalle circostanze
dei tempi, essendo soggette a pubblico incanto. Veniva quindi cor
risposta ogn'auno:
Dal Cadore e Bollisi agno marche 100; da Tolmezzo e Castel Moscardo
100; Venzone 5 ; Gemona ed Artegna IO; Buja 2; Sau Daniele 6;
Tricesimo 12; Sedegliano 5; Udine 20; la Citt del Friuli 50; An
tro 80; Ja Chiusa 150; Monfalcone 100; Manzano 6; Aquileja 12;
Ajello 12; Marano 20; Carisaco e Palazzolo 8; Mossa 10; INeboia 2;
San Vito 50; Portogruaro 10 ; Meduna 20; San Steno 15; Torre 10;
Aviano 5; Sacile e Cavolano 40;Caneva 50; Topalico8; San Paolo 40;
Marchesato d' Istria 100. Atteso la differenza che presentasi tra
le rendite qui desunte dal Nicoletli e quelle che espone il Lucifer
Aqiiilejeusis (e che non pu derivare se non dal diverso tempo in. cui
vennero compilale) crediamo nostro dovere di riportare anche que
ste ultime, onde il lettore ne faccia quell'uso che creder meglio;
mentre si 1' uno che 1' altro di questi aulori hanno un distinto me
rito nella raccolta delle cose nostre.
Seguono quindi le rendite tratte dal Lucifer Aqiiilejeusis. Dal
Cadore e Boltislagiio annualmente 000 lire di piccoli e pi ; Tol
mezzo e Castel Moscardo marche 800 di danari e pi ; Venzone
concesso gratis e vai poco ; Gemona ed Artegna marche 70 ; Buia 7 ;
S. Daniele 12 ; Fagagna 24; Tricesimo G0 ; Sedegfiano 14; Udine
j>0 e pi; la Citt del Friuli 20 e pi; Antro 2 e pi; la Muta di
'dine 50 e pi; la Muta della Citt del Friuli 40; Tolmino 5 e
pi ; la Mula della Chiusa circa 3000 ducati d' oro; Monfalcone 70
17
258
Slrnsotdo (\) giovandosi lelT ;ijulo loro, Irasse vendetta
dcir offese filile a' collegati. Ma ben tosto i Slrasoldo riu
niti vendicaronsi contro gli offensori, pagando il sangue col
sangue; ne soddisfalli ancora, incendiarono i villaggi de' con
trari. A maggior sostegno del partito di Slrasoldo aggre-
gossi, non richiesto ma con piacete accettato, Arluico di Odo-
rico di Castello, nobile d' innata inquietudine. Queste iutesline

marche, di danari e pi ; la Mula di Monfalconc 504 e pi ; Maa-


zano 14; Aquileja 16; la Muta d' Aquileja 40; Ajello 24; Marano
70 e pi ; Carisaco e Palazzolo 15 circa ; Mossa 28 e pi; Nebola ;
S. Vito 100 e pi; Portogruaro ducali 50 e pi: Meditila marcite
100 di danari e pi; S. Steno 100 e pi; Torre 24 e pi; Aria
no 12 circa ; Saeile e Cavolano 100 circa ; Marchesato d' Istria 10W
pi uT8?.EkM "> di piccoli; S. Paolo ducati 100 e pi a).
Or queste rendile crebbero di molto sulla fine del patriarcale do
minio, perch ne' mali della decadenza, la debolezza del principe
lasciando luogo all'avarizia de' ricchi privali a danno ile' Popoli,
furono accresciute le gabelle. Perci questo accrescimento, aggiunto
alle regalie del cunio delle monete, ai sussidii caritativi del Clero,
alle imposizioni ordinarie nel primo arrivo de' patriarchi nella Patria,
alle camere ricchissime di biade, vini e contanti in Aquileja, in Udine,
in SolTumbergo e nella Citt del Friuli, oltre i danari, vino ed olio
mandato in gran quantit da tutta l' Istria, magnificamente sosteneva
la grandezza di questo nostro sovrano prelato, se si considera die
b) NisDietu. cit. questo Stalo non era aggravato da certe spese ; mentre i suoi mi-
f. ACa'u."!>.dioief- nisteriali erano tenuti prestarle particolarmente b).
go e il e tergo. La rendita annuale del Patriarcato d' Aquileja, senza quella rlie
f}.''p'. w-'t! gb frullava l'Istria (secondo il Liruti e)), ascendeva alla somma ili
12,000 marche ad usimi Curia;, cio come a lui pare, a 1 50,000 du
cati il' oro, ovvero zecchini ; pi aveva dalla zecca e dal conio 100
marche di danari ed anche pi, se maggior quantit e peso del pat
tuiti coniatasi (le 400 marche di danari corrispondevano a cirra
d) Liruii o. sop. 1285 zecchini, ossia ducali d' oro d)). Questi fitti e corrispousioni
continuarono ad essere pagali anche ai patriarchi che successero
ai Longobardi nel dominio del Friuli, e vuoisi dessero la rendila
iSarc,iSM'grai!il,rli- a,,m,a di 200,000 zecchini d' oro, e cessati i patriarchi, anche al
portato ila! giorn. Veneto Governo e).
il fiioli anno III '
M. 63.
(1) Arluico o Artico di Slrasoldo ebbe la carica di prefetto gene
ri candiiio comm. rale dall' imperatore Federico II ed amministr una gran parie del
radtoTsMMib'Tv Friuli. Fu egli che principi la lega coi Trivigiaui contro il patriarca
e. a wiB"a-6l: Perloldo, per la quale, con lutti i suoi, fu ascritto alla loro nobilt f)-
259
e dannose discordie mossero lo sdegno del patriarca, ' che
loslo pens a severa punizione s verso I' una che verso P altra
parie. Ma maglio ponderalo, lasci a' suoi il consiglieri
(creali dal Parlamento in tale incontro) I' incarico di acco
modare tanto disdicevoli differenze, per senza pregiudizio
del grado. Questi con gravi difficolt le condussero a fine, /
facendo che le parli stesse si confessassero debitrici della
vita e dell' avere al patriarca e ne chiedessero perdono ;
come pure giurassero inviolabile osservanza a qualunque or
dinazione che loro fosse inflitta a risarcimento del pubblico
onore e della comune sicurezza , pi, condannando i contraf
fa Ito ri all' infamia perpetua ed alla privazione delle facolt.
Ma i ministeriali, siccome offesi gravemente, protestarono
sommessi, che un' onorata soddisfazione dovesse cancellare
e V infamia ed i 'danni ricevuti. A questa richiesta confor-
mossi il volere del patriarca, esternando, che per giustizia
non si poteva pronunziare che a favore de' ministeriali. Ci
bast a sciogliere ogni operato degli arbitri, perch non es
sendo stalo ancora pronunzialo formalmente il giudizio dei
medesimi, le parli si volsero al benefizio dell' appellazione
alla Sede Romana. Tania mancanza dopo le giurale pro
messe, accese lo sdegno degli arbitri, e questi ben tosto
emanarono la sentenza- contro i collegati, condannandoli al
l' emenda di lutti i danni fatti a' ministeriali; e nel tempo
stesso si rivolsero al pontefice in Viterbo con un' esatta in
formazione del fallo, e chiesero, che per sicurezza del Pa
triarcato venissero rifiutali gli appellanti, rescritto, che la
pronunciala sentenza si dovesse pienamente eseguire. Intanto,
u mezzo di procuratori, i condannali rinnovarono I' appella
zione, e tosto secrelamcnle mossero la congiura, gi per
lo innanzi ordita co' Trivigiani e dal compromesso interrotta,
alla quale presero parte molle famiglie friulane di cospicua
\ 8) Wrol.'ill. l'air.
nomila a). Pcriukio r.n aim*.
v p. 1 1 il l.t tergu.
l'i 19 Federico di Porzia viene da Perloldo patriarca
200
investilo ili lutto il limilo che aveano il padre suo ed i suoi
antecessori dulia Chiesa d' Aquileja in Friuli ed altrove; co
me in Porcia e Brugnera da una e I' altra parie del fiume
Livenza sino alla fossa Cigana ed oltre ; con bandiera, gi-
SkjvTw.r'T' risdizioni, garilo (I) e contea a).
1219 I nobili del Friuli, che fecero lega co' Trivi-
giani, rinunziando ad ogni obbligo verso il Patriarcato Aqui-
lejese, per assumere quelli che doveansi al dominio Tri-
vigiano, dal quale (con carta estesa nella domenica 15 set-
Fr.lT.ratv pSi!s! tembre di quest'anno h)), vennero accettati sudditi e nobili,
furono i seguenti: Federico di Cavoriaco, Alderico e Var-
nero di Pulcinico, Enrico di Villalla, Bernardo e Leo
nardo di Sonumbergo, Rodolfo di Savorgnano, Arluico di
Slrasoldo, Dielrico di Fonlanabona, Corrado ed Artuico di
Castillerio, Giacomo di Omino, Arluico di* Olderico di Ca
stello. Questi furono aggregati alla nobilt trivigiana eoo
tutte le prerogative e gravezze ordinarie al grado maggiore,
e con bandiera in mano solennemente accettarono; divenendo
con quell'allo, essi ed i loro castelli (2) incorporati
alla giurisdizione e territorio di Trivigi, protetti e governali
dalle leggi Irivigiane; con condizione per, che dovessero
entro I' anno possedere case ed abitazioni in quella citt,
ed acquistar beni nel territorio medesimo con la seguente
proporzione: Cavoriaco per 22G7 lire; Castello per egual
somma; Savorgnano per 1234; Pulcinico 1007; Villalla 2I54;
Castillerio 204 ; Souumbcrgo 200; Budrio 534; (3)
Slrasoldo 1234; Fonlanabona 500: n potessero venderci

e) mcowii. pair. (I) fuvUo. latrone e il sanane erano parole indicanti po-
fS'/n .i'.'Vs.ra desta civile e criminale e).
(2) Pulcinico e Nizza, Souumbcrgo, Villalla ed Uiuspcrgo, Cavo
riaco, Tarcenlo ed Inviliito, Savorgnano, Slrasoldo, Fonlanabona,
pirtowJef!lMi: Castillerio, Budrio, Castello di Porpeto d).
'' '' (5) ItiMlrio (castello e famiglia di): cenni. Questo
antico castello, di cui ci ignola 1' origine, slava posto in amenis
261
delli beni ; e fossero ili propriet del Comune di Trivigi nel
caso che mancassero agli obblighi loro; e se alcuno di essi
non tenesse fermo ai palli, gli altri dovessero loslo movergli

sima posizione alla distanza ili svi miglia da Udine al vento ili est-
esl-sml, sulla collina delta Paiupinutu, assai fruttifera per vini dolci
e soavi" a). La, sua costruzione dovr essere forte, mentre da un di a) Cr. Monocoli.
segno dui 1347 che lo rappresenta (esistente iteli* arelvvio del conte
Francesco di Toppo in Udine, die gentilmente attillatocelo ci lasci
trarne copia) appare fosse cinto da forti mura con massiccio fab
bricalo ali* interno, o grande porta " ingresso, nonch un' alla torre
quadrala che terminava a punta. Della (pia) torre di pietra parla il
Valvasone, dicendola opera aulica, e che servisse di specola d'Aqni- b) Varinone. LI
h'ja b). Anche il Palladio, facendo parola di questo castello, lo chia ice. della Patria
nel O. P. del Oucr-
ma edilzio ili conseguenza, ed accenna che dall'alta sua torre sco- ra . Ili p. 207.
priyasi da lungi tulio il pause e). Il Nicoletti pure lo dice castello e) Palladio. St.del
Friuli par. I p. SHS.
inespugnabile per la natura del sito, aggiungendo che in allora non d) Nlcoleili. iMir.
la prudenza e la forza, ma il luogo dava la vittoria il) Le prime Ottob. r. G autog.
p. 35 tergo e 36.
notizie che abbiamo di lui ci si presentano nel 1*210, trovandolo an e) Linai. Noi. del
Fr. voi IV p. 21.
noialo nella serie di que' castelli, i di cui signori, con unta incan Nlculrlll. Patr.
cellabile, ribellatisi al patriarca, fecero lega co' Trivigiani, rinunziando PertoL f. B aulog.
p. li
ad ogni obbligo verso il Patriarcato aquilejese e). Correndo I" anno Il mestoni. Patr.
n;iini. della Torre
1292 furono dal vicedomino forzati a cedersi una parte del medesi r. I) autog. pag. 97
e tergo.
mo f); cosi pure nel 1501 g) ; e nel 1306 sorpreso da uno de' suoi, fu g) Nicolelil. Palr.
lincili, r. li auiog.
da questo vilmente sottoposto al Goriziano, e servi di prigione a mi p. 18.
seri contadini presi da quel conte nelle scorrerie fatte ne' villaggi
h) Itiihels M. E. i.
circonvicini h) ; ma assalilo dall'esercito patriarcale, fu preso ed in Ap. p. 31.
cendiato ; indi, nello slesso anno 1306, venne da' Cividalesi distrutto 1 1 Nicoletti e. s p.
sino dalle fondamenta, perch ribelle al palriarca i). Tre anni dopo 31 tergo, 35 tergo
e :ifi. ValYaHino
per, cio nel 1500, venne riedificato dai signori ili esso e da uno e. sopra.
J) Meo lei II e. top.
dei Cucagna erede di Nicol di Budrio j). Sollo I" anno 1518 il pa p. l tergo,
triarca il' Aquileja d commissione di acquistare questo castello k); k) Bianchi. Dorimi.
ecc. dis. Il p. 130.
e nel 1520 i nobili di limino e quelli di Pavona promettono di non
alienare alcuna parte di esso senza scambievole consenso I). Indi, I) Dello disp. IV
pag. ci.
due anni appresso, cio nel 1522, fu venduto da que' signori a Pa
ni) nello ili.|i. VII
gano patriarca d' Aquileja, che ne ricevette il possesso in). E fi p Sili.
nalmente nel 1541, o 1542, questo diroccato castello (ignoriamo
come dalla vicina sua riedilicazione sia stalo ridotto a diroccamento)
venne per conlisca falla a' suoi signori, perch ribelli, donalo a Gi
rarlo di Cucagna dal patriarca Bertrando, acciocch lo fortificasse
a difesa della Chiesa aquilejese n), e fu posseduto poi sino a' di njCol. Frangipane.
nostri (dice il Palladio) da' suoi discendenti.
Itmli-io l'aiiii <;":> di). Da niuu documento abbiamo avuto
la sorte di rilevare T origine di questa, antica e nobile famiglia no
stra, u prima del 1210, in cui troviamo anuotalo un Giacomo di
262
le armi contro e ridurlo all'obbedienza; pi dovessero in Icmpo
di pace abitare un mese conlinno in Trivigi e due in tempo
di guerra ; e desiderando altrimenti, dovessero chiedere per
ai Nlcolctll. Patr '
P?."i3rie?J"a"n messo a consiglieri Invigiani a).
tergo.

Builrio come ribelle ni patriarca, nulla ci fu dato di sapere di essa.


Multi ili'' suoi itiiiiviilui ci si presentano in seguito, e ci per il corso
di oltre un secolo, e sono un Roprelto, un Nicol, un Alberto, mi
Maggio, un Enrico, una Matilde, un Odorico, un Guglielmino, un
Ermanno, un Domenico, un' Agnese, un Giacomo, un Dacololo, una
Caterina, un Rapollo, un Simone; fra i quali alcuni sappiamo distinti
per publiliclie mansioni, dignit ecclesiastiche e cavalierati. Altri invece
riscontriamo essere infesti al Friuli, a' vicini e ribelli al Patriarcato;
tra questi, Nicol di Enrico, oltre d'aversi reso fellone al suo prin
cipe, si mostr anche accennilo nemico de' suoi consorti. Ricca ili
beni era la famiglia di limino, mentre la quantit di feudi nubili
da essa posseduti, le pompose esequie fatte alla salma di Ropreltn
e i suoi molli legali a' luogbi pii, la giurisdizione data da Domenico
a Pietro di Cucagua, le torri e case eh' essa teneva in Cavillale, i
beni feudali dati da Alberto al cavaliere Enrico de Portis e quelli
dati da Nicol a Lodovico di Villalta, ce lo dimostrano chiaramente;
come del pari ci attestano la sua alla nobilt i vassallaggi nobilis
bjTiitlIqnestlcen- simi da essa fatti colle infeudazioni suddette. Anche I' Avvocazia ili
ni tlella rumigli.! tli
Timlrio, ili cui nnn Orsaria apparteneva a' signori di limino. Le sue slesse parentele,
;i!ilii;iniu ciiair Id cio di Matilde delle castellane di limino moglie a Corrado di Man-
finiti |mt urc\llii,
avvertiamo ('SITO /aiin ; di altra delle medesime. Sofia di Ropretto (cosi da documenti
liattlilaiilnriimen-
ti 11| urtali in l|UI'- della famiglia di Manzano) moglie a Taddeo pure di Manznno; ili
sti IHtflri Avvali
pkl l'ali li, e ner- Isolila di Saciletto sposa a Nicol di Budrio ; di Agnese maritata ail
rin psnrliamu il lel-
Inre a voler n|Ki*- Odorico di Castillerio, ci fanno vedere quanto gelosamente questa
sare g' Indici ilei
voi. Il, III e IV agli famiglia circoscrivesse i suoi maritaggi al ragguardevole ceto de' ca
articoli /ft<//riii ovo stellani, onde conservare intatta quella distinta nobilt che la fre
Imver annoiali I
ratti itai i|n.il' ne giava li) ; e appunto per la sua nobilt e vicinanza, In vedremo a-
rilever le relative,
Inni fonll. scritta nel 1380 alla cittadinanza di Udine, e nel 1415, a cagione
e) Cimi. Mnnllcnll
nel 0. F. ilei Cuer- delle guerre, rimaner distrulla e i suoi beni venir devoluti al liscoc).
ia v. I p. Ti. Finalmente, daremo termine a questi cenni sulla famiglia Budrio con
alcune parole siili' antico di lei stemma, i di cui colori integranti
ci duole non poter indicare. Era composto da uno. scudo inclinato
e fallo a foggia di cuore, tagliato diagonalmente da tre accette con
il loro manico, disposte ad eguale distanza l'una dall'altra, se non
che quella di mezzo allungatisi pi delle altre in ragione dello spa
zio che ad essa preslavasi maggiore. All' angolo sinistro dello scudo
slava posto un elmo da torneo con visiera sbarrala, dalla cima del
quale uscivano co' loro manici le tre accette, allargate in modo che
Univano a ventaglio spiegato.- Tale riscontrasi lo stemma suindicato,
eh' ebbi la fortuna di poter trarre da un sigillo in metallo di mi
20."
1219 Fiilconio di Artico Panigai fu dal patriarca Bertoldo
investilo de' beni e giurisdizioni di Villa Cliions a) (i). a)Ip.liuerra.
329.
0. F. T.

E il dolt. Ciconj nella sua raccolta lo dice investilo di Vil-


iacricola.
1219 I lerrilorii di Feltre e di Belluno vennero nuo-
vainenle depredali dai Trivigiani unitamente ai collegati; nella
qual circostanza nemmeno le case di Dio furono rispellate b). pero^rBaS:
1219 Il patriarca Perloldo, o Bertoldo, riunisce il par
lamento in Acjuileja; nel quale vennero Ielle le lellere dirette
a questo nostro patriarca si dal pontefice die dall' impera
tore, le quali esortavamo a pazientare sulle cose presenti ;
e si slabili, come venne poi fallo, che il conte di Gorizia con
nuove truppe, traile dalla Garintia, raddoppiasse le guardie
e) Nlcolelli. Palr.
a' confini del Friuli, siccome generale del medesimo e). PcrtoMo r. B ani.
p. 13 lorgo e 16.
1219 Nel giorno 2 ottobre in Viterbo Onorio papa

Domenico di limino che viveva nel 1501 e 1507, ritrovalo nello


scavo ili macerie del castello di Mangano il di 2'J gennajo del 1858
da Sigismondo di Manzauo mio fratello, che ne lece regalo al di
stinto numismatico signor Costantino D.r Cumano in Cormoiis, posses
sore di ricca e bella raccolta di antiche monete e medaglie. Questo
raro sigillo (che pare sia in ottone) trovasi ben conservalo ed ha un
foro nel rovescio, che sembra fatto appositamente onde poterlo ap
pendere (forse ponendolo al collo): tanto era la custodia che aveasi
in quei tempi dei proprii sigilli.
(1) Panigai (i signori eli) investili di Villa Chions, che posse-
dono ancora, sono antichissimi,' ed oltre la signoria di Panigai aveano
il) filler. O. F. T.
ancora quella -della Meduna, terra opposta al castello di Panigai d) I p. 349.
il quale fu compralo da certi cittadini di Portogruaro, elle ora chia- e) Cron. Monlioill
mansi di Panigai, e si dice essere originarli della Frattina e). Verso nelO. F. del Uuer-
ra r. I p Mi.
il 1587 questo castello era senza mura con poche case, eccettualo f ) Porrla. I>orm.
l' abitazione dei signori di esso 0- Dista da Udine miglia 24 ed e Iella l'ama nel o.
F. del i.iHiii.i voi.
situalo al di l del 'ragliamento al vento di ovesl-ovest-sud. .Nell'anno VII p. 1*L
1326 vedremo Nicol di Panigai e suoi consolli ottenere in affilio
per un biennio il Capitanato di S. Steno verso 1 imporlo di 1500
g Manchi, nociuti.
lire di pccoli veronesi g) ; come nell" anno medesimo, o nel se ecc. disp. X p. 10
guente, Nicol, Leonardo, Giacoho e Falcomario essere banditi (piali e 11
h) Nknlelll. Palr.
felloni al patriarca, pi irlo' complici di attentalo di tradimento della Pagano f. E auUig.
n. ti a (fi.
Meduna al Caminese li), e venir loro confiscali varii inansi feudali, cui I) manchi. Docum.
ecc. i!t>T>. XI pi<.
troveremo nel 1528 essere infeudali ad altri i). 133-121.
264
commette al patriarca di Grado di scomunicare i vassalli dui
SeiE*B5?nte' Patriarcato d' Aquileja aderenti ai Trivigiani a).
1219 Provinciale concilio de' Suffragane! Aquilcjesi
celebrato in quest' anno dal patriarca Perloldo, in cui fu
trattato sulla riforma di molti abusi, specialmente proibendo
la superstizione alle persone rustiche. Vi si diressero al papa
lettere dimostranti il miserabile stalo del Friuli e de' vicini,
chiedendo appoggio e soccorso. Perloccb il pontefice, con
suo Breve da Viterbo dei 19 ottobre, anno IV del suo Pon
tificalo (cio nel 1219), ordinava al Veneto Dominio e suo
doge, al podest di Padova, a quello di Verona, ed a quello
di Vicenza, non dessero ajulo, non ricovero a' Trivigiani, u
avessero con essi commercio, perch interdetti ; quando non
tornassero pentiti in grembo alla Chiesa. Dava in pari tempo
piena autorit di eseguire l' ordinalo al patriarca di Grado
ed a Leonardo pievano di S. Paolo di Venezia, con la fa
colt di sciogliere o ritenere I' interdetto medesimo verso
plr?oS'c,f!''B^i: que' tali che per loro condotta lo meritassero b). Didatti si
il patriarca di Grado, che il parroco suddetto eseguirono
con precisione I' imposto loro, recapitando tanto alle citt
che ad ognuno de' feudatari ribelli, le lettere apostoliche
e) Liniu. Nm.. a mezzo (ii certo Laus il di 2 dicembre di quest'anno e).
Vennero queste da molti accettale ma disprezzale, da alcuni
ricusale, chiudendo le porle de' loro castelli a chi le por
tava (cosi i Sonumbergo) e da tutti disubbedile. Perlocch
gli esecutori condannarono i contumaci alle pubbliche esc-
d| Nlonlelli. Palr. . . ,.
Formulo f. B. aul. CraZIOIll d).
p. 17 tergo. ' .
1219 Addi 2 dicembre il patriarca di Grado ordina
ad Artico di Slrasoldo di non offendere la Chiesa Aquilejese
col pretesto della lega co' Trivigiani ; e di portarsi a Ve
nezia per rispondere al patriarca molestato da lui e da altri
^.K1"1 castellani e) (1).

(1) Il dottor Giandomenico Ciconj nella sua copiosa e diligente


205
1219 Nel giorno 2 dicembre Onorio papa scioglie, il
giuramento prestato ai Trivigiani dai castellani a), E conili- "a Ss. ol^. "el"
ideazione vie Tutta dalla della lettera ai nobili di Strasoldo,
(de Slrasser) e ad altri, dui patriarca di Grado In. bjDetio.
1219 Il patriarca Perloldo torn in Friuli da Venezia,
ove nel tempo dell'esposte vicende ritrovavasi ; per le quali
dolente ed inasprito, diede bando perpetuo a' collegali, pub
blicandoli ribelli ; confisc i loro Feudi e le loro propriet,
ogni cosa avvocando al Patriarcato ; disarm le frontiere e
tolse dalla gleba i rustici atti alla milizia, e ne fece grosso
corpo di truppa, a cui aggiunto non piccolo sussidio, trailo
dalle vicine provincie, pass la Livenza. Quivi, non trovala
opposizione, danneggi le biade, lagli le viti e gli alberi,
bruci i casolari di campagna* incaten i nemici che gli cad
dero alle inani; e portatosi sotto le mura di Trivigi, diede inu-
lilmenle replicali e mal condotti assalti a quella cilta e) (1). pf77 '^o. " *ul'
1219 In quest'anno Fidenzio era vescovo di Concordia d). plu^o.0""'-
1219 1 Veneziani erano occupali a trasportare co' loro
navigli in Soria, a servigio della Crociala, le genti di Po*
e) Nimicai e. aop.
nenie e). w. n.
1220 Nel maggio Perloldo patriarca prende Pordenone
ai Trivigiani, e dopo averlo saccheggiato, lo abbrucia e ne
distrugge il., porlo die
,
i Trivigiani
m o m r) Bonifacio. Slor.
trequentavano f). lu^'cK,nc"il
1220 I Tri vigiun i, assaliti dalle truppe del patriarca
ti' Aquileja clic stringevano d' assedio la loro citt, fanno lega

raccolta delle cose nostre ci riporta, che una simile intimazione venne
falla a oCastello,
i- t
Rosumbcrch
i i
(Grossuinbcrgo), Fonlanabona, Capo- glCod.
,
riaco, Solimfoergo, l'olcenigo g).\ u Rao. Mron
ciconj.nel-
(1) La guerra in questi secoli facevasi secondo i costumi bar
bari, consistendo nel devastare il territorio nemico quando non po-
tevasi slabilmenle occuparlo, e nello scompartirne una porzione ai
soldati, piando era occupalo, confiscandosi i beni dell' opposta fa
zione. Questo metodo
b). generava uecessariameiile diij inimicizie
,. e 5f."''ilw
hi v*m. si. <teiu
diflideuze perpetue
2GG
con la Veneta Repubblica; per la qual cosa intimoriti i pa-
rcrpk>er'Blaui: Inarcali, disordinati e confusi ritornano in patria a). Animali
da tanto considerevole appoggio, i Trivigiaui slanciaronsi nel
Friuli, facendo a questo soffrire que' danni che le truppe
del patriarca aveano praticati nel loro territorio. E preso
di fronte Sacile cominciarono con le balestre maggiori (che
scagliavano pietre di loro portata) a battere le mura orni' in
debolirle; e senza la previdenza del patriarca, che nel suo
ritorno avealo lascialo ben munito di vettovaglie e d'armali,
e la valorosa intrepidezza di Dielrico Pelizza, assecondalo
dal patrio coraggio di que' terrieri, sarebbe caduto in mano
^,y8if" degli assalitori b).
1220 Maina rdo II conte di Gorizia coi nipoti Mai-
nardo HI ed Alberto I, fratelli, vedremo regnare da que-
%'*%?"" su si' anno lino al 1232 e).
1220 Menlrecch Ira Trivigiani e Forogiuliesi segui
vano i gi accennati falli di guerra, vennero in Udine e
si diressero al patriarca alcuni baroni della Carintia suoi
feudatarii ; nunzii, che tenevano l' incarico di partecipare alle
pi cospicue citt d' Italia : si preparassero per la venula
dell' imperatore con la di lui corte, ad oggetto della sua
d) \i<M>iHii, Palp. . ti j\
pcriokin f. b am. incoronazione ni Roma d).
p. 1* tergo. non .....
1220 Arrigo figlio di Federico II venne per maneggio
del padre fatto eleggere a re de' Romani e di Germania,
senza saputa e consenso del pontefice, e seguila I' elezione,
Federigo fece credere a questo averne sospesa I' esecuzione,
d'iia"!!! i!So.' finch ne avesse l' approvazione della S. Sede e).
1220 Parlamento convocato subilo dopo la venuta dei
nunzii imperiali, nel quale si determin col mezzo de' me
desimi, che Engelbcrlo conte di Gorizia praticasse stretta
lega co' pi potenti Padovani ; lo che tosto effettuato, venne
conchiusa ferma confederazione tra il patriarca d' Aquileja
dall'una e la Gomuuil di Padova dall'altra sotto le seguenti
inviolabili condizioni : che nella presente guerra ed iu
267
ogn* allea simile occasione i lei rilorii padovani e friulani
siano difesi reciprocamente e comunemente; che il grado
della nobilt padovana e friulana con tulle le gravezze
dipendenti sia goduto indistintamente dal patriarca e 'da'
nobili dell' uno e dell' altro Popolo ; che i mercanti di que-
sii e di quelli siano trattali egualmente; che in stabili-
mento di ogni conclusione, dando principio sotto il pre-
sente podest, il patriarca fabbrichi in Padova, nello spa-
zio di tre anni, dodici palazzi del valore di dieci mila scudi
per cadauno, e compri in Padova dodici poderi di egual
prezzo; che ogn' anno il patriarca medesimo, ne' primi
giorni d'ogni podestaria, in mano degli anziani Padovani,
toccando i Sacri Evangeli, giuri perpetua osservanza del a ) Nicolcltl. Patr.
promesso a). P. m ico e -
\nn~ . , .11 , -i i Bolandlno Cr. Ilb.
1220 Ad esempio del patriarca Aquilejese anche i ve- *p'-
scovi di Felice e Belluno oon le medesime leggi collegaronsi
in confederazione co' Padovani b). io njcoicui e. .
1220 Il patriarca Pcrtoldo, in adempimento allo sta
llilo coi Padovani, prest il promesso giuramento, ed ebbe
per via di cessione, in ispecialil da Ugo nolajo, larghissimi
traili di terreno in Casale; alz un superbo palazzo in Pa
dova nella contrada di S. Pietro, che poscia venne dello il
Patriarcato Vecchio, con animo determinato di supplire al
numero prefisso e). e) mio.
1220 1 Padovani confederali col patriarca d' Aquilcja
inviarono le loro truppe sotlo Castel Franco, e portarono
si grave timore a' Trivigiani, che tosto levarono I' assedio
di Sncile, e lasciarono tranquilli i confini del Friuli d). J?^<e,feIgo:'0,,'
1220 Nel settembre Perloldo manda ambasciatori al
l' imperatore, lagnandosi che i Trivigiani gli occupassero, fra
gli altri luoghi, Pordenone, e istigassero i castellani contro
. e) Bonifacio. Slor.
(Il esso ') Ir. p. ITU nella Bac.
' CiconJ.
1220 Federico li con lellere speciali esorta il patriarca
d' Aquileja ed il Parlamento friulano a sospendere per al-

r
208
quanti mesi la vendella contro i collegali, stante la sua ve
nuta in Italia; ove amava ritrovare allegrezza ne' Popoli,
a) Nlcolctli. Fair. . . . . , .
M^'trgo"'" '' * anzic"e 'olle dispiacenti e dannose a).
1220 La Comunit di Cane?, a suggerimento di Schiavo
ed Olfcherio suoi abitatori nobili, mancando di fedelt al
Patriarcato d' Aquileja, passa al parlilo Trivigiano sotlopo-
bj Dcito. neudosi agli obblighi della lega b).
1220 Il pontefice s1 intromette, onde pacificare le di
scordie tra i Friulani e i Trivigiani, ed appositamente spe
disce il suo legalo, Ugo vescovo d' Ostia, uomo di mente e
S e^ll '"'"" di cuore, che ne ottenne l'intento con sommo applauso e).
Le condizioni di questa pace furono: dover i danneggiatili
soddisfare ai danneggiali la terza parte dei danni; venir an
nullala ogni lega; esser liberi i collegati e loro garanti ila
ogni obbligo e da ogni giuramento; non restar pubblici do
cumenti di questi falli detestabili-; venir rimesso il Patriar
cato nel dominio di tulle le famiglie che dalla Livenza ln
sotto a Trivigi negli anni addietro gli erano stale costante
mente soggette, nonch in tulli i feudi che anteriormcnle
possedeva ed erano slati occupali od alienati dai Trivigiani;
restasse ai conti di Porzia le loro case in Trivigi e si desse
piena esecuzione a questi palli entro l' anno intero. Questa
?wioi*) " a uf: pace venne trattala in Venezia d): e si dice, che il patriarca
Perloldo, pollatosi col, fosse sialo ascritto alla nobilt ve-
clgcowncop. nezjaoa e).

4220 Perloldo patriarca d' Aquileja fece tregua per


cinque anni' coi Trivigiani; e da ci successe che la guerra
fj Mito. dopo la confederazione, appena incominciala, cessasse fi.
1220 Il patriarca Perloldo, dopo il seguilo l radalo,
ritorn da Venezia in Udine, ove i nobili, che furono colle
gati a' Trivigiani, vennero a prostrarsi a' suoi piedi chie
dendo perdono; ai quali, per ledere di Federico II, per in
tercessione del vescovo di Concordia e del conte di Gorizia,
Io concesse ; ed accord foro la restituzione de' feudi con-
269
fiscali con sentenza, poscia seguitando magnanimamente li
, . ,. ,. -, a) Nkolettl. Fair.
aggrego al Consiglio segreto di alato a). pfw'uJnjo.' *"''
1220 Scende in Italia il re Federico li con Gorito eser
cito, ad oggetto di ottenere la corona dell' Impero; e giunto
a Verona, spedisce da col nuove lettere addi. 13 settembre al
papa Onorio III, poscia altre da Bologna nel 5 ottobre, piene
di proteste d' ingrandimento della Chiesa Romana e di filiale
obbedienza. Ed assicuralo il papa clic il Regno di Sicilia e
di Puglia non verrebbe incorporato all'Impero e cb'ei soc
correrebbe i cristiani in Egitto e Soria, non avendo su queste
domande fallo difficolt, continuato il viaggio giunse in Roma,
ove nel giorno 22 novembre fu dal pontefice solennemente
in S. Pielro coronalo imperatore, e Coslanza sua moglie im-
, li b) Muratori. Ann.
peratrice b). a' mi. anno isso
1220 Pertoldo patriarca d'Aquileja con magnifico cor-
leggio de' suoi nobili Friulani splendidamente accompagna
a Roma Federico, che portavasi col per assumere la corona
dell' Impero. In questa circostanza il patriarca aquilejese
arquislossi
. idi
grazia presso Cesare e riputazione
1
di grandezza
a e) jjieoieiti. Palr
in faccia agli esteri e). iT^tm \ Si!'
1220 Pandolfo ed Alberto d' Uramo, o Vramo, di Top
po (1) per 1240 lire di danari veneziani, col carico
di sostenere alla Chiesa un elmo in tempo di guerra, cessero

(1) Toppo (castello e famiglia li): cenni. Questo ca


stello di struttura barbara, situalo alla radice de' nostri monti verso
ponente al di l del Tagliameli, lontano da Udiue miglia 20 (ora
roviualo come lo era pure verso il 1580 a' tempi del Nicolelli),
credesi che lino dall' epoca dei duchi sia stalo nobile abitazione di
queir AulYil o AuslVido longobardo, che s' impadron della Duchea
del Friuli, essendo lontano il duca Rodonldo. 1 suoi discendenti, di
visi in parecchi rami, produssero le nobilissime famiglie di Ilagogiia,
di Toppo, di Pinzano, d'Ariis, di Madrisio, di Rivarolla, ti' Invitino,
di Nonla. Sullo il castello sia poslo il villaggio di Toppo, u molto ((|
lungi vi scorrono due tumu'elli. Meduna e Cosa d). 11 castello di ivitc.'i.W r. r iut."
Toppo fu parte venduto ai consorti di Toppo, e una quarta parte m 8I
ne comprarono i consorti di Itagogua ; nel inai feudo successe la
270
ad Engelprclto, Brisa e Varnero fratelli figli li Sifrido di
Ragogna, loro consorti e parenti, il castello, il dominio ed
i villaggi di Toppo, di Tranci) ed altri luoghi, che davano
una comoda facolt. Presenti a questo contralto, esleso nel
fehbrajo dell'anno di cui trattiamo, erano le seguenti distinte
persone : Volvileo di Caslelnuovo, Enrico di Rodelliano, En
rico di Flagogna, Ugerio di Fauna, Corrado di Meduno, Voi*
tero di Toppo, che furono testimonii. Gehardo di Soiiumber^u
poi e Cottone di Caslelnuovo, gi mallevadori della cessione
) Mcoioiii. pair. medesima, verso la fine di quest' anno, diedero il possesso
PerloMo f. Il ani. , . . , . . , . .
F^nrii'ArcilTto rea'e ai com|"'illori SUI luoghi ceduti a).
dei^To,^." i220 __ Pertoldo patriarca aggiunge all' antico recinto di
. ,
li) Simulo. Memorie
Cividale tre hordii
-1
murali cio di S. Pietro, S. Domenico e
gklktNllilH. l,org0 Jj p0|)le ty

nei o!f'. (i"n!u?r- casa Prc'a di sotto, per la compra di Ragogna da essa fallar):
"im niVn'r.im Pel cin "ni cu,llue """i godeva la giurisdizione ili Toppo il). La f.-
de'ro. Tonno crii- inibii;* di Toppo di uno stesso sangue con i signori di Ra-
Iifi'i,foiTc?'MIC" gogna, ora di Torre. Essa and ad abitare in Udine e nel 1500,
o 1520, fu ascritta a quella cittadinanza (la Cronaca Mr.tilir.nli poue
l'aggregazione nel 1520; quella di Pier l'assenno nel 1500; quella
del Giusti nel 1520, ed il Mino dell'Archivista de' Notali di Cividale
nel 1500). Il Giusti nella sua Cronaca la dico originaria del Regno
o) NMciii. rair. di Napoli ; ma noi, appoggiali allo storico Nicolelti ed al Guerra (0. f.
pas."i" '' * 0U'' v"'' ' '" ^^ siamo fermi nel ritenerla di sangue longobardo e).
1/ antica nobill de' signori di Toppo puossi auclie arguire da quei-
1' Ursino, o lirvino di Toppo, che nel 1188 era dapifero di Gntofreilo
ri Mieli. di-ita tot- Palnalca d' Aquib'ja, carica fra le quattro rimarchevoli del Patriar-
re.vem.iwiafam. calo, posseduto da famiglie le pi ragguardevoli f). Questa famiglia
"WXK illustre nelle dignit ecclesiastiche, distinta nella milizia e nella
gkirispruilenza, come diremo, godeva la fiducia della citt a cui ap-
s) fiiierra. o. f. r. parleueva ; mentre l'incarico di portare in pubblico lo stendardo
cirWij. iiCV<rta! udinese era tuia prerogativa devoluta ad uno de' nobili di Toppo g).
delta riut m i-din* Castellana del Friuli, occupava nel Parlamento tra il ceto de' no-
^'iT*0*' Ji,i Posl xx" )' e lu lessa semplicit dello slemma ch'essa
porta, composto di tre scaglioni argentei in campo azzurro, ci com
prova maggiormente la sua antichit. Verremo poi net seguito di
questo nostro lavoro indicando altre particolarit intorno a quesl' il
lustre famiglia.
271
1220 Pandolfo di Toppo in quest'anno prende in mo
a) Dai docum. della
glie Gcllrude di Maningo a) (1). fam. di Toppo.

1220 Enrico di Manzano ed Enrico di Fonlanabona,


successa la nuova nomina del podest di Padova, vengono
dal patriarca Perloldo mandali in quella citt a rinnovare il
I>) Nicolelll. Patr.
giuramento della lega co' Padovani b). Porlolilo (. B. .mi.
p. 20 letto.
1221 Perloldo patriarca d' Aquilcja d l'assenso e
una molto cerimoniosa investitura del castello e villaggio di
Toppo, nonch di Traneb ed altri luoghi, a Engelprelto, Elisa
e) Nicolelll e. top-
e Varnero figli di Sifrido di Ragogua e). p. 21 tergo.

(1) Manaco (castello e famiglia li): cenni. Il ca


stello di Maniago, detto anticamente castello di Montcgiardino d, si d)m>.Aitino (".invaimi
Plrona p. li.
tualo alle falde de' monti, al di l del 'ragliamento, dista da Udine
miglia 26 e). Intorno alla sua origine nulla si pu asserire con pre e)Cremona
Fra Giuseppe da
cu. Fidi lo.
cisione; ma pare eh' essa tocchi il tempo- degli Ottoni, e subito dopo
successa la donazione dei heui e la giurisdizione di Maniago fatta da
uno di quei monarchi a Itodoaldo patriarca d'Aquileja, che visse sino al
083. Al finire del XI secolo esisteva certo questo castello, mentre
il patriarca Voldarico 1 concesse ad un Maniago (che il Nicoletti
nomina Vidoliuo f)) 1' abitazione di due torri ilei medesimo, presso riili Nicnletii. Pref.
III iluca di Car
le quali, nel seguito, quo' feudalarii eressero altre fabbriche col con r. I) aul. p. 5K.
senso de' patriarchi. Nell'anno 1513, epoca della divisione della fa
miglia Maniago, una di queste torri tocc a Galvano l, distinta gi
in allora coli' appellativo di Turrisfracla. Finalmente, il patriarca
Bertrando nel 157)5 invest e concesse al suddetto Galvano I ili Ma
niago, oltre altri diritti feudali, anche l' abitazione patriarcale esi
stente nel castello medesimo e che per la sua vetust minacciava
rovina g). Nulla diremo poi de' fatti di guerra a cui and soggetto fi noe. dell'Ardi,
de' co. Maniago.
questo castello, e come da' suoi sia stato valorosamente difeso^ giac
ch di ci faremo parola a suo luogo. La famiglia li Maniaco
nobile ed antichissima, e le di lei memorie ascendono sino al XI
secolo, e forse anteriormente ancora, giacch sappiamo che nel se
colo XII essa aveva una vasta diramazione, contando ben 15 linee
di discendenti da un ceppo medesimo, le quali tra i nobili facevano
parte del Parlamento friulano, occupando in esso sotto i patriarchi
il XV posto li) e distinguevausi particolarmente neila milizia. Il vero voi.
h) Vedali questo
a pa^. 16.
stipile poi dell'ora sussistente famiglia de' conti Maniago, che con
ordine non interrotto di discendenza arriva sino a' giorni nostri, fu
un Folcitelo vivente nell'anno 1200, i di cui discendenti fregiarono
la nostra patria con distinte virt e svegliati ingegni, e coprirono
i ) Onr. Maniago e.
cop onorata memoria molle cariche e dignit i), come vedrassi nella sopra.
continuazione del presente lavoro.
272
1221 Per ordine del patriarca Pertoldo si forma in
Friuli un cataslro di ogni qualit di feudo si nobile che igno
bile dello Stato; si facilita l'aumento di abitatori nelle terre,
pJ.rti'kl,r(.lRP?Jf: promettendo larghe immunit, e si ordinano molle leggi spel-
Ei *o. s7dVrfhiH tanti la vita
par. 1 p. W5.
ecclesiastica e civile a).
'
bi neiia Bona. sir. 1221 Federico vescovo di Concordia b).
cr. p. !. '
1221 Addi 17 febbrajo l'imperatore Federigo II scrive
in favore del patriarca d' Aquileja contro i liberi e niiniste-
-m'.VSS* ' r'a'i della Chiesa Aquilejese, e contro i Trivigiani e).
1221 Nel "21 marzo Pordenone si assoggetta nuova
mente a Trivigi, istigalo da Federico di Caporiaco e da allri
d) Ronifaclo. Slor. Il ' *l_ il- I . l\
ir. p.i-:i nciia Rao. castellani ribelli al patriarca ci).
Cimili. '
r^dT^ixi.^ 1221 Stefano abate di Sesto e), con sua domanda del
d 11 aprile di 'quesl' anno, chiede che il conte Mainardo di
Gorizia non debba fare il placito d' awocazia per il patriarca
d' Aquileja in bagnarola, n in allri luoghi dell'Abbazia, se
non in Bunnia e Gruaro ; n altrove fra il Tagliamcnlo e
f) Cnd.
Franalpano
Imi. l'niiria. |a
,a UviMI/.a
""r'">" fi

12*21 Nella primavera di quest' anno si effettua gran pas-


S'i*MD?,iMiln' sagp' di Cristiani diretti alla conquista di Damiala g).
1221 Nel giorno 19 maggio Arluico e F .... di
Porpello con allri feudalarii liberi fanno lega col patriarca
- ht: wraane e con Padova, promettendo assistenza contro i Trivigiani li).
1221 I Trivigiani, non badando all' adempimento della
sentenza, e come se la lega avesse avuto vita tnllora, da
vano grave travaglio ai conti di Porcia ed alla Comunit di
Caneva, imponendo loro nuove gravezze; e trovala renitenza
al pagamento, manomettevano le loro terre situate sul Tri-
i)NieMti. Pnir. ::.. ;\
l'iTioidu r. b ani. vignino ij.
1221 Il patriarca Pertoldo, col consiglio del Parlamento,
spedisce a Trivigi Leonardo di Udine canonico d' Aquileja
ed Enserico ile' nobili di Rodeliano in qualit di suoi pro
curatori, onde richiamare i Trivigiani all' adempimento dello
stabilito per il legalo pontificio. Questi promisero, e a lille
273
oggetto mandarono in Friuli Girardo Nicoletti, uno de' loro
e persona accorta, il quale annull ogni lega ed ogni citta
dinanza, rilasciando alla Chiesa ed ai feudalarii i beni occu
pali e le pene imposte. Ci non pertanto continuarono nelle
offese. Tale riprovevole condotta guid nuovamente i procu
ratori a Trivigi a rinfacciarla fortemente, come fecero nel
Consiglio di quella citt, dopo premessa la lettura della sen
tenza pronunziata da Ugo vescovo d' Ostia. Le energiche e
ben delle parole influirono al ravvedimento e guidarono alla
pace, che senza deviare dal giudizio del legato venne dettata
come segue. 1 Capitoli vertenti sulle discordie, incendii, ra
pine ed uccisioni scambievoli, furono annullali onde toglierne
la ricordanza. Federico di Torcia, Gabriele e Federico fra
telli di Praia riebbero il libero possesso di Francinico e
Canderano ed altri villaggi, sui quali per un obbligo speciale
i Trivigian'i a danno di Gabriele aveano inflitto due multe,
od imposizioni; la prima di 1000 lire di danari veneziani,
l'altra di 10,000. Fu annullato ogni obbligo della Lega ed
ogni ricordo di essa. I liberi ed i ministeriali, nonch altri
Friulani che possedevano beni sul Trivigiano, rientrarono
in ogni loro diritto. I mallevadori si dall'una che dall'altra
parte furono svincolali da ogni promessa. Il commercio venne
attivalo liberamente, ed a guarentigia del concordato si as
soggettarono con giuramento all' infamia ed al bando impe
l Menici, nalr.
riale per chiunque fosse divenuto contravventore a). rnXTYa'ii!
11 ' pag.Sl icrgo a a.
1221 Nel luglio di quest'anno Federico vescovo di
Concordia giura a nome del patriarca Pertoldo di slare alla
di , i r, . . i, ... , , , . . . . . b) Cod. din. Frai'.K-
ecisiotie del legato Pontificio sulle quislioni co 1 rivigiam b). ^fstX'iaT
tr. 1. I rioc. p 01.

Citt libere l'Italia: loro dissensioni civili, donile nascevano


in questi tempi. Esse aveano origine dall'ambizione ossia dallo smo
dato desiderio degli onori. Avevano i popolari la loro parte nel go
verno, n sapevano lolerare che i nobili ambissero a migliori im
pieghi, come ambascierie ed altri posti o pi onorevoli o pi Jucrosi :
quindi lagni, poscia mano alle armi, per cui ne avvenivano quelle
lotte civili tanto dannose e disdicevoli ai Popoli e). #i'M"I7!mr!ii*nn'
18
274
1221 Nel 1 dicembre, dopo aver il patriarca Perloldo
sostenuta lunga lite contro il conte Wilelmo di Lous per il
giuspalronalo della chiesa e Pieve di Lous, riconosciuto il
titolo giusto di esso conte, lo lascia tranquillo nel suo pos
ai Guerra. O. F. t.
ix p. 9 - Race, sesso a).
Clconj. '
1221 Perloldo patriarca d'Aquileja presta il suo as
senso al diritto di patronato sulle chiese della Pieve del
castello di Lous, spellante a Guglielmo conte del medesimo,
avendo 1' avo ed il padre di lui per tale privilegio trasferito
alla Chiesa patriarcale un grosso villaggio tenuto allora dal
duca di Carini in. A quesl' alto ci posero le firme come te
stimoni Federico di Porzia (Palladio, Storia del Friuli par. I
pag. 29) vescovo di Concordia, Corrado vescovo di Trieste,
Vigando preposilo di S. Vodorlico, Dietrico di Fontanabona,
pcriowo'' r.' e auf: Giovanni de Poriis, Ulrico di Cucajma e Rodolfo di Allimis b).
1221 Muore iti Bologna add 8 agoslo S. Domenico
fondatore dell'ordine dei P. Predicatori. Il patriarca Pertoldo
dal Friuli si porla col per assistere all' esequie e alla se-
FrUioiV"m' pollura di quel Santo e).
1221 Federico di Praia giura nuovamente fedelt a
Trivigi ad istigazione di Federico di Caporiaco acerrimo e
^nJKcc'ci- potente nemico del patriarca Perloldo d).
1221 Enrico e Tomaso di Canussio fratelli (1)

(I) La famiglia Canussio : cenni. Questa nobile eri il


lustre famiglia annoverasi fra le pi chiare ed auliche della cill
del Friuli, distinta per lutti que.gli ornamenti e d' intelletto e di for
tuna che andavano uniti in allora, e sono necessarii alla nobilt in
ogni lempo. Molli de' suoi lasciarono a' posteri onorata memoria,
essendo stati nobili di decoro alla patria e di consiglio a patriarchi;
per cui la gratitudine de' principi nostri rimunerandoli, concesse
loro la superiorit di molti villaggi ed una parte del castello di Sof-
fumbergo. E Nicol Canussio rese distinta la sua famiglia anco nelle
lettere, avendoci lasciato un' opera nella quale descrisse i falli ri
cordevoli de' duchi, de' patriarchi e degli uomini distinti della sua
trasferiscono il dominio di mela dulia villa di Cossegliano alla
i i i- n 11 11 i" n i \ /i\ a) Nlrolclli. Palr.
libera podest di Lnnco signore del castello di Sudn a) (1). j|er^1<l0 ' BM|-
1221 Il glorioso Antonio da Lisbona, detto di poi il
Santo di Padova, si reca in Friuli, predica in Udine ( tra
dizione che ci avvenisse sopra un albero, nel prato ove ora
sorge la cappella di S. Antonio in borgo Pracchiuso b); passa i>] Race, cioonj.
a Gemona, ove istituisce una cappella ed alcune case per un
Convento di sua religione e). Il Nicolelli ci avverte,- che que- prWro.sis?'*
sto Santo fu chiamato nella nostra Provincia da Perloldo
patriarca d'Aquileja onde offrire un singolare esempio a' Friu
lani, e dar termine alle chiese de' Frati Minori gi qui in
cominciate ; ed aver egli

predicalo in Dividale d).
r '
V chi p.tIkmo"!'*''.
61 tergo e 64.
dice anche che, chiamato in Gorizia da que' conti, vi fondasse
il Convento de' Francescani, che sino dall'anno 1225 esiste
,. . ,.-.. o) Sunto si. delle
cola e) (2). ESTcST!^ S

citt f). Annoteremo poi con maggiori particolarit alle epoche relative KiSK'g'iuJ*
le gesta di alcuni de' suoi individui, i quali distinti pe' proprii meriti * '"
si resero utili alla loro patria. ,
(1) Sudri, castello situato fra le Alpi Cnrniche nel Canale di S.
Pietro sovr'un colle da cui domina tutta la vallee gode amena ve
duta. Le sue vestigia erano ancora visibili dopo la met del secolo
XVI (epoca in cui scriveva lo storico Nicolelli). La famiglia di
SiitLri, originaria come si crede dall'antichissimo lignaggio di Melso,
possedeva giurisdizioni e ricchezze accompagnate da fama onorata,
e di loile per il disimpegno di tutti quegli esercizii che in que' tem ) Nimichi. Patr.
pi la nobilt accostumava g). tv-erliiklu f. B ani.
p. 21 e tergo. .
(2) Sotto la data dell'anno 1221 lo storico Nicolelli pone la morte
di s. Elisabetta moglie a Lodovico Laulgravio di Turingia, n sap
piamo il perch; mentre siami certi ch'essa avvenne nel 1231: per
ci tale riportalo non pu essere che una svista accaduta a questo
storico, che non avremmo neppure accennala, se non vi si unisse
il fatto seguente; cio i preparativi delle grandi allegrezze, conviti,
feste e tornei che doveano aver luogo in Friuli, come egli asserisce,
per la pace fatta co' Trtvigiani, e che per la morte di quella santa
furono sospesi h). Ora, siccome tale luttuosa circostanza erronea, KrSTV'auf:
e la pace invece un fallo vero, cosi riterremo avvenuti que' puh- p*' "w"-
blici divertimenti, giacch non vi esistette il motivo per cui doves
sero essere siali sospesi.
27G
1221 l'uste gravissima in Friuli e in quasi lutla Ita
lia. Essa in sul principio cominci lentamente; ma sulla Gne
dell'anno fece strage orribile, per cui vennero abbandonati i
luoghi, e per la mortalit molte citt rimasero deserte. Fu
per avventurala sorte che l' infuriar del flagello avesse breve
pertnido r. b am. durala aj.
1221 Perloldo patriarca d'Aquileja, nel tempo che la
peste infieriva in Friuli, erasi portato in Germania, e visit
n wcoieiti e sop. quivi i suoi feudatari! della Carniola b).
p. 24 tergo. i '
1221 .Enrico di Slrasoldo venne da Federico li no
minalo libero e franco del Friuli; cos anche dal medesimo
cLnio df'siraoki imperatore fu pure nominalo Arluico di Slrasoldo e).
1222 Nel febbrajo Maiuardo conte di Gorizia, sua
cognata Matilde conlessa di Pisino ed il di lui nipole conte
Maiuardo danno al Monastero di S. Pietro in Silva, o Selva,
diverse possidenze in Ravazolo (Cron. Coron.) Vi si fa men
zione di far quel dono per rimedio dell' anima del conte En-
;0 DeihBona. str. gelberto gi defunto d).
1222 Nel febbrajo di quest'anno il patriarca Perloldo
dal suo viaggio nella Germania ritorna in Aquileja ; e con
lui veine Perloldo duca di Moravia suo parenle con molli
illustri personaggi, diretto a Roma, onde render grazie a Dio
della sua assunzione al Ducalo, essendogli morto il padre
fratello a Perloldo patriarca d' Aquileja. Fu solenne l' ospi
talit usatagli dal nostro prelato; che prest pure a quel duca
mille marche d' argento, per le quali diedegli la sua parola
di restituirli1, cantando la somma in caso di mancamento col
dare alla Chiesa d'Aquileja il libero possesso dei due ca
stelli di Slaine ed ogni altro che la Ducea possedeva nella
Carniola e nella valle di Vipacco non solo; ma lasciando in
ostaggio Ottone ed Eurico suoi figli a mano di Vanendo
de' signori di Onoch, che unitamente ad altri ministeriali del
duca, giur sull'evangelo l'intero adempimento di queir ob
bligo. A quest'alto furono presenti, olire que' baroni Ger
277
mani, Dielrice di Fontanabona, Duringo di Mclso, Enrico di
Villalta di Gcmona, Erborilo di Perslislagno con Murquardo
, _. , , . ,. T7 i- n \ a)Nklel(l. Patr.
eq Erbordo suoi tigli, e Varncro di Gucagna a). portoido r. ut.
1222 In Aquileja L . . . . vescovo Emoneiise e cano
nico d'Aquileja investe di alcune terre appartenenti al Ca
pitolo l'arcidiacono E . : . . e G . . . . di Villalta mediante
la contribuzione d' un censo b). -u&'pKT10
1222 Azzo od Azzone (dello anche Alto in un docu
mento del 4227) era in quest'anno abaie di Moggio. Mori
egli addi 28 giugno, ma non si sa di qual1 anno e). Ss-mi t' '* p'
1222 Nel giorno G giugno fu inlimalo con sacramento,
che la Selva nei colli di Genuina e Gronumbek dal Rivo
bianco a Glemon sia bandita; ed i custodi Gemonesi ritro
vando niie' di Venzone a pascere gli armenti od a furare le
... . i i, dlCod. dlpI.Fran-
legna li arrestino e conducano in pegno d). % SSM ~ ,nd' w"
1222 1 figli di Matilde di Vecellone di Villanova (del
Judri), nel giugno di quest'anno, appellano al patriarca d'A
quileja la sentenza stala emanata contro di loro, e a favore
di Vintelmuota moglie del predetto Vecellone; il patriarca
conferma l'appellala sentenza e). &vp!.0'F'T'
1222 In ragione della lega dei Trivigiaui co' Vene
ziani, premendo al patriarca d'Aquileja di togliere a' primi
l'appoggio de' secondi, propose pace ai Veneziani; e ma
neggiala in Venezia da lui medesimo in unione al conte di
Gorizia, addi 23 giugno fu accettala (1), ma le con
dizioni furono le seguenti: tener i Veneziani stabilmente in
Aquileja un loro viecdomino che giudicar debba le differenze
de' proprii e quelle tra Veneti e Friulani ed altri forestieri, e
le appellazioni da quello si devolvessero al doge di Venezia;

(I) Avvertiamo che il documento in cui annotato questo latto


nell' archivio della Patria porta la data del 24 giugno 1222, anzich
ipiclln del 25 dello slesso mese f). '1; Frangipane
Ini). Piruiia.
278 -
che i Veneti pel solo mantenimento di loro famiglie, potes
sero eslrarre grano dal Friuli, esente da gravezze e dai da-
zii; che introducendo mercanzie, fossero soggette alle auliche
non alle nuove gravezze ; che qualunque furto o danno fallo
a' Veneti in Friuli, o nel Patriarcato, sino al porlo delle
Basiliche e di Primiero, venissero falli risarcire dal patriarca
nel periodo di giorni trenta, altrimenti dalla di lui Camera;
che ogni Veneto fosse esente da qualunque dazio o gabella in
lutto il Ducalo del patriarca, meno la solita mula. E dovesse
il patriarca pagare certa annua corrisponsione al doge al suo
palazzo in Venezia. Questa pace, od accordo, fu giurala pel
nostro principe dal conte di Gorizia; siccome avvocalo della
a] Lirnli. Noi. ilei ,. , . , -, ,
ri. t. iv p. imi Chiesa Aquilejese a)
1222 - Il patriarca Perloldo conferma i pubblici Statuii
IO Thesaurus E. A.
t. un. p. 25. dell' Istria, e ve ne aggiunge di nuovi b).
1222 Federico di Cavoriaco, nobile illustre e di ani
mo eccellente, passato per lo innanzi al servizio di Leopolda
duca d'Austria, presso il quale erasi acquistato grandissima
slima, fu mandalo in Friuli ai sudditi di quel duca, ove cod
commissioni larghissime ordin molle leggi a que' vassalli
non solo, ma dichiar loro presidente Arluico di Castello,
uomo a lui pari in nobilt, e di giudiziosa condotta. Spedi
pure a' Trivigiani le sue lagnanze per le azioni loro riguardo
penula r. b aui. ai sudditi del suo principe e) (1).

(1) Il Friuli piacque anche in questo tempo, siccome prima, ai


principi ollremontani; perch, o per concessioni degl'imperatori in
ricompensa di servigi prestati, o per accordo, ovvero per violento
possesso, ritenevano vari tratti di terreno e molti luoghi: in parti
colare i vecchi marchesi d'Austria, i quali avevano a viva forza te
nuto il castello di Ragogna e con molli altri il villaggio di Porde
none; e siccome ai marchesi suddetti erano succeduti i principi di
. cui si parla, col titolo di duchi d'Austria e Stiria, nell'epoca citala
p. "reo." "*" possedevano essi i luoghi indicati d).
279
1222 Il palriarca Perloldo con alcuni nobili e pi scelli
cavalieri del Friuli accompagna d' Aquileja a Roma il duca
Perloldo di Moravia, dove giungono nel novembre. Neil' an
data ferraaronsi in Padova, e in quest'incontro nel Consiglio
di quella citt, a capo del quale era il podest Bonifacio
di Vidone, venne confermalo al patriarca ci ebe gli fu pro
messo nella lega precedente e gi contenuto noli' estesa con
venzione, in ispecialit quei capitolo col quale, s i mercanti
die le altre persone dell' uno e dell' altro Popolo (Friulani
e Padovani) venivano falli liberi d'ogni dazio e d'ogni ga
bella a). Convenzione, questa per la quale Perloldo patriarca &Sktor!'i *3it:
d' Aquileja a nome suo, della sua Chiesa e successori, avea
promesso al podest e Comunit di Padova, tutta la Mula,
Teloneo, Ripatico, Pontalico, Slrepalico, il Quarlese ed il
Quinto nella cilt d' Aquileja, e nella citt d' Austria, in
Chiusa, in Zirchiniz, in Sacile, in Sumbaquea, in San Steno,
in San Daniele, in Forgaria, in San Wolrico, in Campofor-
mio, in San Mauro e in Santa Margareta b). Spisi0- Ft-
1222 Nel giorno 3 agosto a favore dell'abate di Sesto
viene pronunziata sentenza dai Pari della Curia patriarcale e). aic.cKSSjla "cl,a
1222 Giunsero a Roma nel novembre di quest'anno, co
me si disse, il patriarca d' Aquileja ed il duca Perloldo di
Moravia ; ove, fatte da questi le sue devozioni, resero omaggio
al pontefice Onorio III (Cencio Savelli), e partirono tosto
alla volta di Tivoli. Col arrivali, il nostro palriarca, con
grandezza relativa al suo grado, presenlossi all' imperatore
Federico li e a lui si raccomand caldamente. Nel frattempo
il Parlamento del Friuli scrisse al palriarca, aver i Trivi-
giani rolli i palli della pace stabilita e straziare di bel
nuovo le frontiere del Friuli. Del qual fallo il palriarca si
dolse immediatamente coli' imperatore. Questi con lettere
richiam i Trivigiani al loro dovere ed alla resliluzione del
tolto, con la condizione, che non prestando obbedienza, erano
condannali al bando perpetuo dell' Impero, alla perdita del
280
Feudo e del proprio. E tanto pi rimasero confusi i Trivi-
giani e desistettero dal mal fare, in quanto anche Leopoldo
duca d' Austria e di Sliria dimostrando volerne trarre aspra
vendetta, per le offese da lor falle a' suoi vassalli del Friuli
(che allora il castello di Ragogna, molli altri luoghi ed il
villaggio di Pordenone (\) possedeva quel duca in Friuli)
avea scritto gravissime lettere al pontefice, all' imperatore ed
a) Niwpletti. Patr.
PcrioMo f. B aut.
p. 25 tergo. al patriarca, eccitandoli a prender parie al suo divisameulo a).

(I) Pordenone: cenni intorno ad esso. Il castello e terra di


Pordenone, la quale in questo tempo non era che villaggio, per liu
b) Nlcolptll e. sii),
<!' allora stimato assai, poscia cinta di mura assunse forma di terra,
p. 3 tergo e 26. non molto grande ma fiorita e nobile b), posta tra mezzod e
ponente, dista da Udine miglia 28. Nulla abbiamo intorno alla sua
origine ; ma, come dicemmo essa, innanzi a questo tempo, era in
e) Nieolem. Palr. possesso de' vecchi marchesi d' Austria, indi de' medesimi principi
IVi-Nililo I. B aut.
p. .5 e tergo.
divenuti duchi d'Austria e di Sliria e), ed affidala per loro coulo
da Federico di Caporiaco nel 1222 alla presidenza di Artuico di Ca
stello, potente famiglia friulana, che la tenne di propria ragione
il) NlroletiL Patr.
quasi un' illustre Principato (n si sa per quai titoli), e nell' anno
(r Montt'longo r.
B aut. p. 48 tergo.
1267 la diede ai duchi d'Austria d). Avvertiamo che gi statuti di Por
denone a pag. 106 riportano sotto gli anni 1222 al 1231 essere stala
comprata questa terra dal duca Leopoldo VI d'Austria, a cui la ven
fj Bac. Clconj. dette Odorico di Castello, che tenevala in feudo dalla Chiesa d'Aquile-
ja e). da credere che poco innanzi al 1273 qtiesti duchi avessero ce
e) Nicoleltl. Palr. duto Pordenone a Vorlico duca di Carintia, che pei davalo con tulio
P-ilm. dulia Torre lo Slato suo alla corona di Boemia f). Ecco quanto ne dice di questo
r I) ."ii, |i. c.
luogo uno scrittore nostro, vivente nel secolo XVI. Pordenone, ca
stello e terra grossa al di l del Tagliamento, luogo grande e io
bella posizione, fecondo di molle fonti d' acqua. Appresso le sue mura
scorre il fiume Noncello navigabile con barche grosse che da esso
passano nella Meduna e nella Livenza, indi in mare. Avea esso il
castello, o piccola rocca, ove risiedeva il veneto provveditore, una
bella piazza, buone case" ed onorate e civili famiglie, nonch dottori
e notai. Havvi fuor delle mura il borgo ben accasato, e nel recinto
un convento di frati dell'ordine di s. Francesco (eretlo nel 1421;
Liruti, Vite de' Leti, del Friuli voi. I pag. 275). Porclfuone, situalo
nella nostra provincia, possiede lingua e costumi friulani; con tolto
ci, cosi nelle fazioni, come in ogni cosa faceva separatamente, e
non consideravasi nella Patria, n mandava o teneva voce in Parla
mento. Il governo veneto vi spediva ogni 16 mesi un nobil uomo
con titolo di provveditore e capitano fino dal 153**; il quale giudicava
nella via civile e criminale in prima istanza tutte le ville soggelle a
281
1222 Nella Festa del S.' Natale fu un orribile terre-
muoio in tutta l' Italia, per cui la Lombardia ne soffr molto
nelle persone e nelle case a) ; ma in Friuli, pi che in ogni ai Muratori. Ann.
d'Italia anno 1222.
b) Palladio. SI. lei
altra Provincia, intieri notabilmente b). Fr. par. 1 p. 220.
1223 Nel giorno 24 gennajo G . . . . vescovo Emo-
neiise consacra una Basilica ud istanza di Meregarda abadessa
C) Col. Frangipane
d'Aquileja e). Rao. Clconj-

1223 Ezzelino da Romano, Rambaldo di Collallo e Ri


cardo da Camino, Ceri fomentatori de' Trivigiani contro il
Patriarcato Aquilejese, mossi da iiiiin altro timore che da
quello del solo nome di Cesare, fecero le loro scuse con
Federico di Cavoriaco; e nel febbrajo di quest'anno diedero
piena soddisfazione a' sudditi d'Austria (in Friuli), e ad ogni
d) Nicoletll. Palr.
altro danneggiata d). l'i'rlnlilo t. B aul.
p. 26.
1223 Enrico preposito della Citt del Friuli fece liberi,
per la durala del viver suo, gli Ermanni della villa di Pre-

Pordenone. In questa terra, o citt, la Comunit radunavasi ogni anno


nel giorno di s. Giorgio e creava 15 consiglieri cio 10 cittadini e
5 popolari. Dai primi 10 il provveditore eleggeva un podest, ed il
Consiglio 3 giudici, 2 cittadini ed 1 popolare; e questi quattro per
uri anno sedevano due volte alla settimana e nelle circostanze oc-
correvoli, rendendo ragione nel civile e criminale; ma le loro sen
tenze potevano essere appellate al provveditore, indi a Venezia, op
pure direttamente a Venezia; le civili presso gli auditori novi o no
vissimi, le criminali agli avogadori di Cumini. I dazj di Pordenone e) Ponila. Dos. del
Fr. nel 0. F. del
appartenevano alla citt medesima che ne riceveva annualmente 700 Guerra v VII p.217
lucati e). Pordenone fino dal 1286 avea scuole pubbliche e tenne a 220.
Il Lirull. Vile do'
costantemente in pregio le lettere f). Questa citt, per dono della Leu. del Fr. . I
p. 275.
veneta Ita pubblica divenne di ragione del generale Alviauo nel 1508 g); g) Morelli. Saggio
stur. della Contea
che poscia vi pose il suo primo capitano nella persona del cronista di Gorizia p. 20.
.Nicol Monlicoli, il quali- con lo stipendio di 200 ducati vi stette
fa) Cron. Monlicoli
dal 1 aprile 1518, al luglio del 1519 b), dappoich nel 1514 nella nel 0 F. dui < ne, -
ra T. i p. ;lt>;t
guerra ira i Veneziani e l' imperatore Massimiliano ebbe dall' Alviano I) Monili. Saggio
medesimo il sacco, e furono passati a ili di spada i suoi abitanti i). slor. della Contea
di Gorizia p. 50
Pordenone si distinse mai sempre per uomini considerevoli nelle
pili, nelle scienze, e nella -vila civile e militare; e basti per questi
il nominare Giovanni Antonio Licinio, detto il Pordenone, Ottavio k) Asqulni. l'omini
Pcuicio e Jacopo Gregoris k). HI. del Fr. v. 1 p.
"6 e 106.
282
mariaco da ogni servigio personale e da tulle le albergane,
delle quali per antichissimo obbligo erano tenuti a quella
a) Mcoleltl- Palr. ' \ *
pf*"e0rgo.B "" preposilura a).
1223 Perloldo patriarca d' Aquilcja dona dieci po
deri (1) delle terre del villaggio di Ronchi, al di l
dell' Isonzo, per il mantenimento di sci nuove prebende da
j.) ^coietti e. *.. juj aggiunte al suo Capitolo d'Aquileja b) i di cui prebendarii
doveano giornalmente, alle ore stabilite, recitare in coro l'of-
fizio della Vergine con messa e preci prescritte, e dipendere
g'!ivp.0sQ2co dalla superiorit del decano di quel Capitolo e).
1223 Zapoleno e Corrado abitatori di Sacile cercano
d'opprimere Scoto loro consorte, ed avendo e quelli e questo

Asfalto 1' una fortezza, o castello, nel XIII secolo


come facevnsi. I guastatori e falegnami! precedevano le schiere
gettando travi ed ergendo argani, non ostante il saettare indefesso
dei nemici. Alle porle si situavano gli arieti, uno per cadauna clic
si voleva sfondare. Ogni ariete era appeso a delle corde e sospinto
da dodici nerboruti valligiani, e veniva adoperalo a smuovere dai
loro cardini le imposle. All' intorno delle mura le schiere dei pi
risoluti con travi e leve tentavano scassinare i macigni, e formare
una specie di scala a fine di giungere alla sommit, combattendo
continuamente e collo scudo riparando il capo dalla spessa grandine
dei dardi e delle pietre. I colpi degli arieti e delle baliste in varie
direzioni delle mura aprivano delle brecce in questo e ne II' altro
sito. Nell'interno della fortezza o del castello mottiplicavansi i mezzi
di difesa coli' invigilare a quei luoghi che sembravano i meno (forti.
Alle porte che si tentava di smuovere venivano opposti macigni e
tavole, e ammonlichiavansi enormi pesi. Tutte le genti della fortezza
o del castello erano costrette, chi colle preghiere, chi con le mi
nacce a portar sassi e dardi a quelli che spalleggiavano le mura.
Que' tali che venivano reclutati dai dintorni e rinserrali nel castello,
d) Femrt Tiburga e che eran0 ritrosi al combattere, venivano con percosse obbligati
fredoV. nip. a farlo d).
173-178.

(I) Liruli ci riporta: aver il patriarca col consenso e consiglio del


Capitolo suddetto e de' vassalli e ministeriali suoi, dato undici masi,
decaduti al fisco, .nella villa di Ronchis presso il fiume Isonzo con
le sue aggiacenze; trecento danari dell' offizio di Tolmino, e se qual-
Fr.^iv Tin' che vassa" volesse donare a questi prebendati, o lasciare sino a
* ' un maso feudale, possa farlo e/.
283
Torli partili, erano prossimi a sanguinosa lolla. Informatone il
patriarca, portossi in Sacile in "unione ai consiglieri del Par
lamento con molti soldati, e gli fu fatto d' accordare ogni
discordia. Quindi, per la sua presenza acquietatasi la plebe,
i principali giurarono obbedienza, sottoponendo le persone
al giudizio del Comune di Sacile ed i loro beni proprii e
feudali al fsco, se mancanti al loro giuramento. Mallevadori
per ambe le parli furono Albertino di Moutereale, Enrico di
Polcenico, Volrico di Toppalico, Rodolfo di Maniaco, Enrico
Longo, Giovanni de Porlis, Vamero della Meduna e Rodolfo ) nicoicui. pair.
. .. Pcrtoldo f 1 aut.
d'Areis a). Ci successe il di 8 agosto di qucsl' anno b). Sicinnnma
1223 Addi 31 agosto il patriarca Perloldo e l'abate cwaSF"*
di Sesto fanno accordo fra loro sulle differenze dell' Avvo-
cazia in Azzanello ove fu pure Abbazia e). Sii0 in'Sicc.14
1223 Nel giorno 22 settembre il conte di Gorizia cede
al patriarca Perloldo 1' Avvocazia della chiesa di Cividale, e
questo ne investe poi la chiesa slessa d) (1). ^M.KJ'ane

(1) Secondo il de Rubcis: nel giorno 22 settembre 1223 Mainardo


il vecchio e Mainardo il giovane conti di Gorizia, per 19 marche di
moneta aquilejese, ricevute dal Capitolo della -chiesa della Citt del
Friuli, ri n iniziarono e diedero a inani di Pertoldo patriarca d'Aquileja
l' Avvocazia di tutti i inalisi che quella chiesa avea in Fagagua, con
ogni diritto a tale Avvocazia appartenente. Il patriarca poi, a richiesta
dello stesso Capitolo, diede la medesima con tutti i diritti alla chiesa
della citt, ponendo l'alto della cessione sull'attre di s. Donato
della suddetta chiesa e) rendendo, siccome allora accostumavasi, in ^*^5fe- * * *
tal modo perpetuo l'atto medesimo: per cui venne lodato da Corrado
vescovo di Trieste, Epone preposito di Cargna, Ottone decano della
citt, Coitone ed Ugone di Castelnuovo fratelli, e da Corrado Boia-
no l. Anche il Liruti su questo fatto si esprime cosi: Come fu detto, ivrh',u!''f"h TlL
il vecchio Mainardo conte di Gorizia nel 1215 cedeva per 30 marche p* '
al Capitolo di Cividale l'Avvocazia sui beni e terre del medesimo in
Fagagna, coli' obbligo di far approvare la cessione dal fratello En-
gelberlo e da Mainardo 111 figlio di questo. Ma tale approvazione
convien dire non abbia avuto luogo; mentre il Capitolo, onde togliere
!' molestie che dal conte Mainardo il giovane pnlean essergli falle,
esbursogli nuovamente, per mano del patriarca, 19 marche, per le
quali il coule nel d 22 dicembre (qui sbaglia 1' udizione dell' opera
284
1225 Amclrico ili Rumberch, castello della bassa Gi-
pi:lia tiranneggia infamemente gli abitatori di que' coulorni
con dissolutezze e rapine, costringendoli a dichiararsi suoi
vassalli. Ma stretto d'assedio dal patriarca d' Aquileja con
le taglie ordinarie e con le genti del conte di Gorizia, pro
mette costante obbedienza e risarcimento de' danni, e chiede
il perdono e la grazia. Ci gli venne accordalo ma solo per
le calde istanze di Enrico vescovo di Pola, di Federico ve
scovo di Concordia, di Sereno abate di Sesto, dei conti Gabriele
e Federico di Praia, Artuico di Slrasoldo, Enrico di Villalla di
Gemona e Dielrico di Fonlanabona. Furono mallevadori della
parola d1 Amclrico, impegnatisi con solenne promessa e grossa
porjoMo i. b aui. somma, il conte Ugo di Duino e Brisa di Ragogna a).
1223 Nel di 6 novembre Corrado vescovo di Trieste
induce quel Comune ed Ugo di Duino a rimettere la loro
contesa per confini al giudizio di arbitri, che pronunziarono
-tad:Kapano anche la relativa sentenza b).
1223 Leonardo da Udine era abate di Sesto (1).
Questi nel 1219 occupava la dignit di prevosto di San
e ) Cappellotti. Lo ir i
<*. crii. T.Upag. VolriCO Cj.
1224 Il patriarca Perloldo dona alla nobile signora
Irmelina o Irmilinda in usufrutto, sua vita durante, 5 mansi
in Ronzina, e la propriet di essi al monastero di S. Maria
d' Aquileja, con obbligo per a quelle monache di accogliere
e mantenere Irmilinda con lutto decoro, se mai in quel cenobio
avesse amalo rilirarsi, e di darle alla sua morte onorala sepol-

del Liruti ponendo il mese di dicembre anzich settembre come


,i unni %..i lei ^ev? esser .P08K) i quest'anno ne fa la cessione di sue pretese a
Fr. . iv p. sa. que canonici d).

(1) Due abati di Sesto riscontriamo in quest' anno: Sereno e Leo


nardo. Ci torna dispinccvolc poi il non poter indicare, .illeso la man
canza de' documenti, quale dei due sia all'altro succeduto.
285
tura e di celebrarle l'anniversario a). I mansi predelti furono ante- 'i^an'eVili
riormenle rinunziati al patriarca dai conti di Gorizia b) (1). I) cod. Frangipane
1224 I conti di Porcia e Brugnera, Vecellelto e Fede
rico, si manifestano vassalli della Chiesa d' Aquileja, cio
della santa casa d' Aquileja. E in quesl' anno parimente alla
presenza dell' illustre vescovo Alberto confermano la premi
nenza nobile del dominio temporale che gli antenati loro
avevano avuto nel Vescovato di Geneda e). p-rtu'wo'f!lB.1aui:
P. sn.
1224 Nel giorno 21 giugno L . . . . vescovo emo-
nense e canonico d' Aquileja, a nome del Capitolo, permuta
il) Cod.FransIpane
alcune terre col monastero di Rosazzo d). lnd. Plnina.
Rao. Ctoinj.
1224 Pertoldo patriarca d' Aquileja ricusa d'investire
Vecilio di Praia q.m Gabriele, perch chiedeva 1' investitura
con il gonfalone. Esaminati per Urprello di Praia e Marco di
Laur, deposero che il patriarca d' Aquileja invest il predetto
Gabriele in tal modo; quindi Perloldo accorda l'investitura
con gonfalone, nel settembre di quesl' anno, al chiedente
Vecilio ed a Federico di Porcia e). &\Tm.'f't'
1224 Nel settembre di quest'anno Alberto vescovo di
Ceneda investe Vecellone q.m Gabriele di Praia di lutto
quello che ebbe suo padre dal Vescovato cenedese f). Il &vepT*4w-B.T'
D.r Cicouj nella sua Raccolta, appoggiato alla Coli. Pirona,
pone quest'investita sotto il di 14 settembre 1224 e la dice
investitura con vessillo.
1224 Il vescovo di Pola, per decreto del Parlamento,
si porta nelle vicine provincie germaniche onde esortare quei
principi a non spingere i Popoli, gi travagliali dalla fame,
a danno dell' imperatore ; contro cui essendo essi fortemente

(1) Nel documento di questa donazione Tatto nella cappella pa


triarcale (dice il Della Bona) vi sono nominali fra i testimonii Con-
rado, Volchero ed Amelrico fratelli di Dorumbcrcli. Giovanni e Si-
friilo di Peiiina, Maiuardo di ('.apriva, Mainardo di Flojana, Ugone di
Duino g). ^V"-8"*
2*6
sollevali, portavano dannosi inciampi all'impresa di Terra
.i) Mroldii. Palr.
Santa (1): per quel vescovo non ottenne dalla sua
p" wrgo.B ""' missione alcun risultato a).
1224 Nel giorno 20 dicembre nella villa di Ghirano
{Girarti), sotto il portico della chiesa, il vescovo di Ceneda
Alberto investe Guecellone q.m Gabriele di Prata d'un cerio
feudo die teneva Gabriele. In quesl'atlo ricordato il vii-
Lton5&" laggio di Mansu (Mansuedo) b).
1224 Sino da quest'epoca il castello di Castel Venere
nell'Istria era palazzo de' patriarchi d' Aquileja, che alcun
e) Tommasini noi- .. . , , .. .
l'Areo. ir. toi. iv tratto di tempo lo abitavano e).
1225 Nel giorno 27 gennajo un ministeriale o procu
ratore del doge di Venezia mette Trivigi in possesso di te
nute e giurisdizioni di Feltro e Belluno a monlibus inferius,
il) Verri. SI. lolla . iti , j\
Mar. ir. t. I doc. CCCCllUalO llK'17.0 CO SUOI mollili ( .
p. 68. '
1225 Molti della Carintia e della Carinola, nel Febbraio,
senza capo e senz'ordine, corrono siccome ladri a' danni del
Marchesato dell'Istria, derubandolo e recando grave spavento
a quegli abitanti. Ma Leonardo d'Arcano, allora marchese
dell'Istria, con una mano d'armigeri ben ordinati arresta ed
uccide i carichi di preda, pone in Tuga gli altri, e vendicando
le ingiurie ricevute, libera il Marchesato da tale flagello, in
cutendo timore in quelli che imitar volessero s infami azioni.
Fu commendato per ci il d'Arcano, e in ricompensa ottenne
per se e discendenti molli utili ed ameni poderi insieme alla
e) Nkntelli. Palr,
,v,,ff. "BauL custodia di Castel Venere e).
PitiiiHo
p. T, Icrgo.

(I) In quest' anno l' imperatore Federico II, onde mostrare, o far
credere al Pontefice eh' egli dava adempimento alle sue promesse,
sollecitava con lettere i principi della Germania alla liberazione di
Terra Santa, annunziando loro: tener quasi pronte ne' suoi porli
100 galee, ed avere in costruzione altrettante navi grosse (dette us-
sieri) da trasportare cavalleria ; ed esibiva denaro e libero passaggio
f) Muralorl.
d'it. Ann. Pe
anno mi. n' sno
,.: nlm
Cinti f\
).
287
4225 Il patriarca Perloldo aggiunge a s il titolo di
preposilo della chiesa della Citt del Friuli, che per gloriosi
e religiosi rispetti era gi stalo portalo da molli suoi pre-
decessori a). Pcnoido r. b aui.
' p. a.

Nobilt friulana sotto 1 patriarchi d'Aquileja:


gradazione della medesima, e cenni su di essa. Alcuni de' nobili
furono decorali col titolo di conti e liberi ; alcuni con quello di
liberi; altri detti ministeriali; e finalmente altri ancora delti
abitatori. Tra i primi per merito di singolare chiarezza, consi
derata in Friuli e fuori fu soltanto Porcia, Brugnera e Piata che
fino agli ultimi tempi del patriarcale dominio conserv intatta nei
Parlamenti la testimonianza della sua prima libert. Dopo questa, di
pari passo progred Polcenico e Fanna; ma perch ambedue, sic
come quelle di Castello, Strasoldo, Villalla, Castillerio e Cavoriacco
(ilei ceto de' liberi) fecero parentela con ministeriali, ne
avvenne per via di donne la successione ne' feudi obbligati a mi-
nisterio, e quindi col correr degli anni passarono Ira' ministeriali;
nulla perdendo per del loro antico splendore: mentre i ministeri, chec
ch ne abbiano detto infondatamente alcuni, non ignobilit ma ono
rala estimazione portavano, avendo per iscopo la conservazione del
principe e del Principato, essendo nella guerra e liberi e ministe
riali tenuti ad armarsi. Fra i ministeriali per particolare grandezza
venivano reputati i nobili di Cucagna, Pertistagno e Valvasone, che
in sede vacante aveano la piena superiorit e I' obbligo di custodire
le camere e i tesori della Chiesa. Que' di Spilimbergo, che con ampia
autorit comandavano agli incaricali della conservazione delle can
tale, ove cbiudevausi i vini per uso della corte. I signori di Mimmo
e d'Arcano che conservavano al patriarca successore i cavalli, e
nella guerra sostenevano il grado d'altieri del Patriarcato. Quelli di
'Vampergo, alla di cui sorveglianza erano aflidali i vasi d'oro e d'ar
gento ed altro della mensa patriarcale, acciocch esattamente custo
lliti non gravitassero per nuova compra i ministeriali ignobili tenuti
a prestare questi arredi se mancanti, od a sostituirli se trovali inu
mi o deperiti. Seguivano dipoi gli abitatori nobili, alcuni dei
'["ali dipendevano pienamente dalle comunit, col privilegio soltanto
(o per consuetudine o per legge): di sedere cnstanlemcnle^ne' pi
onorati luoghi de' gradi pubblici, e dare nel Parlamento il loro volo
separato. Altri, senza tale dipendenza, sosleiievausi da se medesimi
nel volo, negli onori e nelle abitanze; da cui quesli abitatori ne
presero il nome. Imperciocch, concedendo i principi, con tutto il
corredo delle preminenze necessarie alla nobilt, i feudi in varii siti,
essi fabbricarono case incastellate od ebbero in feudo le abitanze
lidie gi fabbricate. Di seguilo a questi venivano i nobili delle
Comunit, alcuni de' quali siccome comparendo a nome delle citt
288
1225 Meregarda abadessa del monastero di S. Maria di
Aquileja, per commissione del suo Capitolo, fu incaricala di com
porre le differenze con quelli di Giuslinopoli per le ragioni che
essi intendevano avere sulla terra d'Isola nell'Istria. Ed in l'atti,
dopo che I' abadessa ebbe rinunziato ad alcuni privilegi del
suo sesso, venne stabilito che la discordia fosse trattata e
decisa da arbitri, promettendo le parli di ritenere inalterabile
xiuT5ii.0-F-T- il loro operato a).

e terre erano ascritti nell' ultimo luogo, non pertanto considerali per
lor medesimi o per antichit di stirpe, o per seguito di azioni com-
mendevoli, o per altre prerogative, erano tenuti eguali a tulio il resto
della nobilt. Le Comunit poi in questi tempi, atteso le prece-
denti calamit, scarseggiando di proprii valorosi cittadini, e del nu
mero voluto dalla legge al disimpegno de' pubblici uflicii, non tar
davano ad accettarne di forestieri tosto che onesta condizione li di
stinguesse, e questi mettevano casa ed erano ascritti a' vicini (che
vale cittadini), e sedevano tra' nobili: non perci cosi toslo ricono
sciuti per tali, dovendo in prima rendersi degni con un lungo pe
riodo di tempo, con la celebrit de' maggiori, e con antichit di
ricchezze. A questo modo gli un'ini divennero misti, e quantunque
i nobili vecchi avessero il primato, e quasi sempre precedessero an
notali pe' primi nelle memorie civili; nullameno, dotati di gran
dezza d'animo per la difesa dello Stalo e per conservazione dell'or
dine pubblico, non sdegnavano sedere tra g' inferiori, conservando
pienamente nel resto la loro superiorit. Mentre era riservalo alla
sola nobilt il primo seggio u' giudizii ; la censura delle altrui
sentenze ; il decidere le differenze de' feudi in presenza ed in as
senza del principe; il disporre con piena podest," meno la pena di
morie, de' 3ervi perpetui; il militare con proprio dinaro ed insegna;
e nelle scritture usare il termine di domini e poi nobiles viri, al
quale nel fine della signoria si uni nobiles et potenles viri; l'essere
a parte degli importanti segreti dello Stato si nella tranquillit che
nella guerra; il consigliare e formare il Consiglio del principe, e
disimpegnare le ambascierie. Dal corpo della medesima per la mag
gior parte venivano eletti i rettori delle terre, castelli e citt del
Marchesato d' Istria, che poi confermavausi dal capo. I patriarchi
stessi, per ordinamento antichissimo, non conferivano la dignit di
maresciallo generale se non a nobili nostri; bench alle volte per
bi Mcoiciii. cosi. ' eccellenza del grado i principi esteri, mutato 1' online, lo diedero
e Icg. ani. del For." a' loro 1>).
r. A ani. p. 13 ter-
g0,,!- Diritti ed onori fendali. I patriarchi antichi adope
rarono molta moderazione nel governo, in ispecialil sulle vecchie
289
1225 Il Consiglio del Parlamento del Friuli manda in
Puglia, in qualit di suo ambasciatore, Vigando preposito di
S. Odorico, onde offrire all'imperatore tulle le forze del Pa
triarcato ed a lagnarsi dell' insolenze de' confinanti Germani.
Questo prelato, prima d' intraprendere il viaggio, fece il suo
testamento alla presenza di Stefano decano della Chiesa d'Aqui-
leja di molti canonici e di Rodolfo Cipriano, Duringo di Mclso,
Mattia ed Enrico di Rivarolla, disponendo fruttuosi legali an
che per l'anima sua, coli' obbligo tanto al Capitolo d' Aqui-
leju quanto a quello della Citt del Friuli di anniversario
perpetuo, ricorrendo il di della tumulazione. Ademp con
soddisfazione di Cesare alla sua ambasciata, e nei ritorno
< . f-k x * Ninfali! l'air.
.11 -imi. "|| j'.rl
mori in noma a). i-crmi* r. b ui.
' p. H Irrito.
1225 Le cronache bolognesi riportano a quest'anno
il divieto dello Studio generale di Bologna fatto dall' impe
ratore Federigo II, acciocch gli studenti frequentassero quello
di Napoli da lui istituito nell'anno precedente, chiamando
col insigni professori di arti e di scienze. E pi probabile
per che ci avvenisse nell' anno susseguente. Forse in questi

osanze; perci accontentaronsi che la nobilt friulana si guidasse


alla loro foggia : perch quivi fu lecito ai nobili avere feudatarii e vas
salli, i quali eoa le medesime cerimonie che comunemente usavano
col principe, s' inchinavano a' piedi loro. Nel Patriarcato non porta
vano il titolo di nobile se non coloro i quali avendo giurisdizione
ft'iiilali! attiva e passiva potevano infeudare ad altri, ed essi mede
simi essere dagli altri investiti de' feudi. Perci trovasi nelle me
morie pubbliche, che in molli luoghi furono dai giudici feudali levati
i feudi a persone che non aveano la mano, ossia la podest del feudo.
Non era voluto dal principe, che ogni persona fosse capace ilei suo
patrimonio, n delle sue regalie; le quali secondo il merito de' mag
giori e le azioni dei presenti giudiziosamente dovessero essere di
stribuite. I soli feudatarii nobili, come diremmo, assistevano alla de
cisione dei feudi, e con alta preminenza, senza voce del principe,
espedivano le pi importanti contese dei feudatarii e ilei principe
medesimo. E quando ne' tempi che successero, vilmente, per avarizia
le' dominatori, divenne vendibile la nobilt, a questi nobilitali, per
solo privilegio, concedevasi la facolt di aver feudi, e di assistere h) Menimi Pair
a quel giudizio b). VJTA'o.
1
290
tempi ebbe pure principio I' Universit di Padova pel divieto
ihuaSno'\mn' dello Studio generale di Bologna suaccennato a).
4225 Armano della Fraltina era in quest'anno abate
h) cappellotti Le ,. 0 , , ,
^.dft..apag. di Sesto b).
1225 Solenni esequie furono celebrate in Friuli per
la morte, accaduta in Roma, di Vigando preposito di Sani'
Odorico, lauto dal Capitolo d'Aquileja, quanto da quello della
Citt del Friuli, in conformit alla disposizione del suo te-
slamento ; e vennero onorate dalla presenza del patriarca
plrtofSl0V.' b "aiti Perloldo, il quale molto si dolse per la perdita di quell'uomo e).
1225 Sofia era abadessa del monastero di S. Maria
in Valle della Citt del Friuli, come lo fu pure negli anni
S'.-W&'e 205 e 1215 d).
1225 Nel novembre, giunta a Brindisi Jolanta di Lu-
signano, figlia ed erede di Giovanni re spogliato di Gerusa
lemme, vennero celebrate solennemente in quella citt le sue
nozze coli' imperatore Federico li, acu fu terza donna, ac
ci Muratori. Ann. . j- n j* e \
d'itaiia ino imi crescitrice di pretensioni nella casa di bvevia e).'
Balbo. St. d' K.
r. un. p. 165. 1225 Waldare era abadessa del monastero di S. Maria
;|U^;0-F'T- d'Aquileja f).
1225 Il monastero de' frati di S. Francesco in Gorizia,
.te) _. ...
Sunlo st. delle secondo il padre
' Angelico
da Vicenza, nella Vila di Sant'An
erhd!S pigi0: tonio di Padova da lui pubblicata, sarebbe slato fondato in
Sunto cron. del
!en'flar?oonde"r'iCar" quesl , anno dal
i i m
taumaturgo medesimo g).
def'SiVpa^fs! 1226 Venne in sospetto a Pertoldo patriarca d'Aqui-
pogtMiKandiir. leja die Vecellone di Camino, essendo allora in grazia dei
Trivigiani, macchinasse di danneggiare il Friuli ; perci, por
tatosi a Sacile, diede regolamento maggiore a' soldati di coa
ti)Perloldo
Nlcolettl. Patr. fino |,\
f.Bautog. "Ile l).
1226 Perloldo patriarca d a Corrado decano della
chiesa di Cividale un raaso, o manso, in luogo nominalo Cas
sino, con la condizione che, morto esso decano, passi alla
ix p? e?." ' F" T" cmesa ea" a' canonici di quel Capitolo i).
1226 Add 4 ottobre muore nella sua patria S. Fran-
291
cesco d' Assisi, dopo aver veduto dilatarsi l' Ordine da lui
fondato in quasi tutta la Cristianit a). #iEi.rauiak'
1226 Nel giorno 14 giugno, in Altens, R di
Ariis rinunzia quel feudo al patriarca Perloldo, che ne investe
Diamot figlia
O
di Oraco di Altens b).'
-imi: pimi. -
Baco. Cicunj.

1226 La Contea di Gorizia, in quest' epoca, possedeva


Bolistagno castello sopra Cadore, aveva il dominio de' vil
laggi di Sedegliano, S. Lorenzo e Grilon nel Friuli (1):
nell'Istria poi, Belluna castello con altre giurisdizioni sue
proprie. Tutti questi luoghi da Mainardo il vecchio e Mai-
nardo il giovine conti di Gorizia furono ceduti in questo tempo
a Perloldo patriarca d' Aquileja per 400 marche di puro ar
gento, che egli esbors a que' conti : eccettuati per Prisci-
nico, Carpanera e Blancara in Istria, nonch grande spazio
di terreno da essi conti investito a Federico di Porcia. La
carta di contratto, come allora accoslumavasi, venne posta
dai predetti conti reverenlemente siili' altare di S. Maria di
Aquileja in comprovazione della verit e mantenimento di
questa vendita. In tale circostanza il patriarca fece vassalli
della Chiesa aquilejese i conti di Gorizia, accordando loro
I" utile signoria di questi beni, con la condizione che sareb
bero decaduti da ogni diritto su di essi, quando in alcun
tempo li investissero ad altre persone o li alienassero e). rlnilSWLml',
pag. 21 e lenii).

(I) Il Liruti ci narra questo fatto sotto la data del 27 ottobre 1226,
nel seguente modo: a il conte Mainardo seniore di Gorizia cesse in
propriet per 400 marche d' argento a Pertoldo tutti i suoi diritti
e rendite che aveva nelle ville di Sedeano, s. Lorenzo, Grillons e
nel porto di Latisana, i castelli di Linz e di Rotenstain, e le 4
< marche che riscuoteva dalla muta d' Aquileja ec per s ed
eredi cosi maschi come femmine d). Qui il Liruti nulla dice di A) Uniti, noi. dei
Mainardo il giovine conte di Gorizia, n di Castello e giurisdizio- '' *' '''
ni nell'Istria, quantunque sappiamo ch'egli trasse il suo cenno da
Ognibene notajo imperiale udinese, che ne scrisse la carta. Non
pertanto noi abbiamo seguito il Nicolelli, perch ci reca maggiori
particolarit, e perch egli pure accreditato storico nostro.
292
422G Pareva dubbia al patriarca d' Aquileja la fede
di Alderico e Varnero conli di Polcenico, rendendosi impos
sibile in tempo di guerra il loro servigio; giaceb essi erano,
per il castello, dipendenti dal vescovo di Belluno e per la
giurisdizione di molti villaggi nel contado di Aviano, dal Pa
triarcato d' Aquileja. Siccome il signore di Camino teneva
quasi l'assoluto domiuio temporale di Belluno, cosi ne risai-
lava che, se i Polcenico dichiaravansi per il patriarca, offeu-
devano il Caminese, se per questo, il patriarca. Quindi Per-
toldo, col consiglio del Parlamento, dopo l' investitura e la
promessa di vassallaggio, venne con essi a quest'accordo.
Obbligaronsi solennemente i conti di Polcenico, per loro e per
gli eredi, di ajutare il Patriarcato contro ogni nemico, ec
cettuato l' imperatore ed il signore di Camino. Anzi, riguardo
a questo, riservaronsi a prestargli ogni ajuto per difesa de'
suoi castelli, nel caso che il patriarca facesse aperta guerra
oltre la Livenza al Caminese. Se poi questi movesse contro
il Patriarcato, i Polcenico, potendo, doveano ritenerlo ed esor
tarlo alla pace ; n giovando, erano tenuti sotto inviolabile
condizione a difender colle armi la Chiesa aquilejese. All'in
contro il patriarca, per s e successori, promise di difendere i
conli da ogni assalitore e d' impedire a chiunque a pie dei
monti, tra' fiumi Medium e Livenza, il fabbricare castelli so
prastanti al loro ; nonch di pienamente ricompensarli di tutti
i danni sofferti dagli ultimi fatti de' Trivigiani. Alla pubbli
cazione di questi patti, che avvenne in sul principio dell'anno
susseguente, si soscrissero Enrico vescovo di Pola, Volrico di
Cucagna, Giovanni il vecchio e Giovanni il giovine de Porli?,
Rodolfo d' Ariis, Artuico di Cusano, Brisa di Ragogna e Cor
si ) Nlcolottl. Fair. j j m % / \
pcn.f. b ani.
28 tergo e 29.
pag. rado di Alatizano a)/ \(). i

(1) Il D.r Ciconj nella sua Raccolta, appoggiato alle Coli. Guerra
e Frangipane pone a questo fatto il mese di dicembre ed il luogo
di Sacile.
293
1226 L'usura in questi tempi era il pi favorito me
stiere de' Lombardi ; ma sopra tutto si applicavano al traf
fico del danaro i Fiorentini ed altri Toscani. Dal che pare
avesse principio la ricchezza del Popolo fiorentino a). d^'anDoUBT"
1227 Mori nel giorno 18 marzo il buon pontefice
Onorio HI, mentre era intento a pacificare i Cristiani ed a
promuovere l' impresa di Gerusalemme. Gli successe il car
dinale Ugolino de' conti di Segna ed Anagni, vescovo d'Ostia,
personaggio di eminenti virt, il quale assunse il nome di
Gregorio IX e fu consacrato nel di 21 dello stesso mese.
Si applic tosto a dar termine alla pace intavolata dal suo
antecessore fra Federigo II e le citt collegate di Lombar
dia ed a sollecitar quel monarca al disimpegno del suo pro
messo passaggio in Terra Santa b). #tuS!!rim!*
1227 I patti conchiusi nel 122G tra il patriarca di
Aquileja ed i conti di Polcenico, come fu dello, vennero
formalmente compiti in quest' anno coli' essere ratificali a
mezzo dell'ultimo sigillo da Corrado decano, Ottone prepo
silo di S. Odorico, e Leonardo Scolastico a nome del Capi-
. , l>.
pitolo metropolitano e).\ ci Nlcoletli. Patr.
pcnoidof.Bauiog.
1227 Dappoich manc di vita Angelo patriarca di
Grado, successe in quella sede il veneto Giacomo Tiepolo d). ^.^V^l1
1227 Bernardo duca di Carinlia ricorre alla S. Sede
contro il patriarca Perloldo per il giuspatronato della Chiesa
<) Guerra. O. F.t.
Laibacense e). IX p. 4.

A cagione delle turbolenze e rivoluzioni vicine, crebbe in questo


temilo (1226) la pubblica reputazione del nostro principe patriarca;
e all'incontro si scem in parte la {grandezza ile' feu
datari! che molte volte inobbedienti e superbi conturbavano nel- ,, , _
I interno il patriarcale dominio I). Penoi* f. b amog.
Gi nel 1226 trovasi che in Friuli, quando extendevasi una rice
vuta, no contralto od altro per dinaro, accostumavasi d' inserire in
questi alti la formula : rinunziare II* eccezione non nu
merata; pecunia; g). f^^6'i.ms- Pl"
294
1227 Grande mutazione in quest'anno accadile in Ve
rona. Era diviso quel Popolo in due fazioni : una guelfa, ade
rente a Ricciardo conte di San Bonifazio, della del marchese
d' Este ; F altra ghibellina de' Montecchi, aderente a Salin-
guerra di Ferrara e ad Ezzelino da Romano, allora abitanti
in Bassano. Costui, riunita quanta gente pot, per le vie disa
strose e impralicale di Valcamonica, passando sui ghiacci e
sulle nevi, giunse improvviso a Verona, ove armata mano
imprigion il podest, Guiffredo da Pirovano milanese, e cacci
il conte Ricciardo coi nobili del suo partito, i quali rifuggia-
ronsi chi a Mantova, chi a Padova, chi a Vicenza. Ezzelino
venne creato podest di Verona ; e questo fu il vero princi
pio di quella grandezza a cui gradatamente egli and poscia
J'Mi & crescendo a).
1227 Il conte Mainardo di Gorizia per il prezzo di 25
marche da lui ricevute da Ottone decano del Capitolo di
Cividale, rassegna nelle mani del patriarca Perloldo il diritto
croS?'para!ia'slr' d' Avvocazia sul territorio di Plelz (Cron. Coron.) b).
1227 Nel giorno 27 settembre Allo abaie di Moggio
ottiene dall' imperatore Federigo II la conferma di tutte le
e) cappelletti, i.c propriet e giurisdizioni del suo monastero, concesse 75 anni
i'Wn'iineli. ci addietro da Federigo Barbarossa e).
C. M. de rebus Fi O '
p"- 1227 Nel giorno 7 novembre, in Venezia, Perloldo
patriarca d' Aquileja conferma a Federico vescovo, nonch ai
canonici di Concordia, il privilegio, dato (da Portogruaro 10 di
cembre 1191) da Gotofredo patriarca d' Aquileja a Romolo
JVts0"""01" c' vescovo e ai canonici di Concordia d).
1227 Il patriarca Perloldo si porta in Villacco, ove in
tervenne pur anche Bernardo duca di Carintia, il quale a
danno del Patriarcato occupava la collazione della Chiesa di
Lubiana (castello principale della Carniola) ritenendola di gius-
patronato della Ducea; la quale occupazione essendo gi slata
portata innanzi al pontefice, questi ad udire e decidere tale
vertenza deleg due abati, uno di S. Paolo, F altro di Vii
295
toria. Trasferitisi perci nella chiesa di S. Ruhcrlo di Vil-
lacco, ascollarono per molli giorni le parli; tua per la du
rezza del duca, riserbarono la decisione ad altro tempo. Quindi
il patriarca ritorn in Friuli, e con lui restituissi pure Fe-
. . .. iiiii.. \ a)Nklolli. Palr.
denco di Laponaco commesso de duchi d Austria a). pertouof.Bauiwf.
1227 Corrado di Manzano in questo tempo era vice
domino. E quel medesimo, che in unione ad altri soscrisse
i patti tra il patriarca ed i conti di Polcenico, come fu detto b). fi^.rig?F'T-
1227 Innanzi al commesso ducale, Federico di Capo-
riaco, inchinaronsi Arluico di Castello come feudatario, Lo
dovico Guerra e nipoti e Zapolano di Sacile come sollofeu-
dalarii, e confessarono possedere di ragione d' Austria tulio
quello spazio di terreno che si estendeva dalla fossa di Grado
alla fossa Mala, terminalo dalla palude del fiume, dal Sava-
gliano e dai campi di Sacile, eccettuali quattro poderi dei
signori di Camino, ed alcuni prati del villaggio di Naono. A
questa confessionale furono presenti Arluico di Brazzacco,
Adalpretto di Soffumbergo (1) e Marco di Pordenone e). &t!*8eMlil!S:
r x p. e tergo.

(1) Soflumbergo (castello e famiglia di): cenni. Il


castello di Soffumbergo, detto anche Scorfemberch, Sorpeuiberch, u
Scorpemberch, di cui ignoriamo 1' origine, era situato su d' un erto ,n wcoiciu. Fair,
ed inaccessibile colle detto Balcone d), la di cui base sta unita ad ps-<'ulrVa!o;
un alto monte fra le due ville di Torreano e Campeglio e), lungi da ^ va^vaSaiif^ 'i>J^?"
dividale circa miglia quattro. Quest'antico castello, fabbricato con iMia'patrE'rieiro!
torri alla longobarda, posto in amenissima posizione, appartenne alla ui'pUg. '!?.>.'
famiglia di Soffumbergo ; e nel 1298 fu scelto dal patriarca Rai
mondo Tornano per abitazione de' principi patriarchi e della loro n Marietti, patr.
corte f). L' anno susseguente poi Artongo, Volrico e Scleso di SolTum- foim'p, u*"
bergo con ingente spesa accomodarono le abilanze del medesimo g): f] i!'0elt.' o'auf!
e poscia una porzione del suo intorno pervenne ai signori Canussio Jvnmu?"' pitr.
di dividale li). Come i castelli di que' tempi, soggiacque anch'esso otti*, f. g ini. p!
a malte vicende. Nicol patriarca d'Aquileja nel 135*2 lo assedi, lo
prese, fece impiccare Enrico di quel castello e ne scacci i consorti i). aJU"1K.'S.{!,,u''
Egli slesso, il patriarca, si aggrav quivi dell' ultima sua malattia, a
migliorarsi la quale recossi a Belluno, ma vi mori j), come dirassi. \}Jft"; ^-iff'*
I patriarchi Aquilejesi mandavano alla custodia di esso un capitano. 21.
Avendo poi pateggiato colla citt di Cividale, da qucll' epoca mand
questa un suo nobile cittadino a tale incarico. In appresso lo don
290
1228 Nel giorno 3 gennajo il pontefice Gregorio IX
delega i vescovi di Torcello e di Padova e con essi il de
cano di Trivigi ad eseguire una sentenza da lui emanala in
favore del patriarca d' Aquileja e contro a' Trivigiani, mentre
ir'iT'Tri 'm- cra legalo in Lombardia a) ; e ci sulle questioni d' allora
W limi. I ... _ . . . . .
b|c.>i iitp. Frug. tra il patriarca e Invigi b).
Imi. l'iruna. O '
1228 Add 8 aprile l'abate della Pollina cede la chiesa
di S. Giustina di Serravalle al vescovo di Ceneda, il quale
poi, ad istanza di Gabriele di Camino, la concede nel giorni
29 aprile a Giordano priore del monastero di S. Benedetto
di radova ; ed il Camino, per sua devozione ed a remissione
de' suoi peccati, assegn nel giorno susseguente molli beni a
j vogi e. su,,, p. qe||a cnjesa cj
1228 Nel d 13 aprile in Aquileja nacque contesa per
la giurisdizione ed avvocazia di Ripis tra il Capitolo aquile-
jese e B . . . . di Tricano. Al 7 maggio gli arbitri pr-
- imi. Kipa" nunziarono sentenza d).

al patriarca Alencon, che riconoscente gratific quella citt con pri


vilegi speciali. E la Repubblica di Venezia, in ricompensa ili ser
e) -limilo. Dello vigi prestati, come ci accadr ili annotare, lo diede poscia a Zuanne
rose ili CI, t \ Strasoldo suo capitano e). Sotto questa Dominante i Consorti di Sof-
in, p. t;ii n no.
fumbergo aveano voce in Parlamento ed occupavano fra i nobili ca-
apigl"iir!t0,oL stella' "' posto XXXVI I). D.a famiglia di SoOumbergo.
che come il castello troviamo variata nella sua denominazione, era
un' antica e nobile famiglia castellana del Friuli, e la costruzione
stessa del suo castello, fabbricato con torri alla Longobarda, ne fa
prova della sua distinzione ; mentre tali forme di fabbricati era pri
pi Nicolelti. Palr. vilegio peculiare riservato soltanto a persone di grado g). Degl'in
un. ili p. SI.
dividui di questa famiglia i primi che riscontriamo nominati sono:
nel 1184 Mattia e Wariendo di Sorpember (o Sorpemberch) padre
l'i n?-'ii.F' *' e "8'' '0; poscia nel 1198 Irmingarda di Sorpemberch: quelli in
un atto di cessione di loro ease ed orti in Cividale, questa biella
rassegna a Pellegrino patriarca de' feudi avuti dalla Chiesa Aijuilc-
i] Dello. jese i): in seguito gli altri. I signori di SolTumbergo erano anche [>ro-
prielarii del castelletto di corte di l'restento, luogo annuo,
(che negli ultimi tempi vedremo posseduto dai signori del Torre ili
Cividale) slimato assai per essere stalo corte di franchigia nella
signoria de' patriarchi, poco lungi del quale scorre l'acqua dello Scles,

I
A
297
1228 Nel giorno 12 moggio Ezzelino, o Eccelino da
Romano, insieme ad Ensidesio da Collallo, pose certi confini
ai lerrilorii di Porcia e di Praia, levando con ci ogni civile
conlesa Ira quei nobili d'un medesimo sangue, ma d'altronde,
avendo influenza su di loro per parentela, per amicizia e per
ricchezza, g' involse nella guerra, determinandoli al parlilo
Trivigiano; e con essi il tiranno corse a' danni del poco di- ,j N1(!0)oU|. mr.
leso Friuli,' lasciando Iraccie di singolari
D
crudelt a)./ r>. a tergo e aS"-'
ValeiiUnelli. C. C.
1228 Jolanta moglie di Federico li partor in Adria ****
di Puglia un figlio, a cui fu posto nome Corrado ; ma essa
mori, e fu universalmente compianta b). d,iFa?mrlis2m'
1228 Nel giorno 9 giugno il patriarca Pertoldo chiede
ad Andrea di Buliliana, o di Vitaliano, fuoruscito di Trivigi,
una vistosa somma di danaro ad imprestanza, e l' ottiene.
Con questa liber al Patriarcato molte giurisdizioni nella
Carniola tirannicamente tenute sotto nome di pegno da Reim-
berlo di Honech. Mallevadori della prestala somma furono
Corrado decano d' Aquileja, Otto preposilo di S. Odorico,
Rodolfo di Cipriano,
I
Giovanni ed Ermanno fratelli de Portis, e), Nicolelli. Palr.
Cono di Osopo, Perloldo d'Arcano e Galluzio Galluzi e). ^^'-co-
1228 Ezzelino da Romano prese con frode il castello -mi. pirona.
di Fonte e colse in esso anche Guglielmo figlio a Jacopo
di Campo S. Piero ; per cui i Padovani mossero le armi e
col Carroccio si portarono sotto Bassano, avendo per loro
podest e capitano Stefano Radoero Veneziano. Venezia cerc
di conciatore la differenza, ma non vi riusci. Fu Ezzelino da
Onara, il Monaco, ipocrita (perch infine si scoperse eretico Pa
lermo) che scrisse ai suoi figli s'accomodassero, mentre non
potevano competere ancora colla possanza de' Padovani. Per
ci, e per altre amichevoli esortazioni, il superbo giovane

da cui, pensa il Nicoletti, gli Scleso di Soflumbergo, delti anche di


Prestento, presero il nome. La famiglia di Soflumbergo, venuta di poi ,i; simulo, nciic
ad abitare in Cividale, vi sussistette lino all'anno 1440 d). SVisf-ub.''' A
298
Ezzelino lasci con dispetto quel castello. Divenuto poscia
cittadino di Tfivigi, seppe disporre il Popolo contro a' ve
scovi di Feltra e di Belluno in guisa che occupogli quelle
citt ; e i Padovani, a cui erano raccomandati que' vescovi,
occuparonsi onde distorre i Trivigiani da quell' oppressione,
ma ne ebbero arroganti risposte. Quindi, richiesto d' ajuto
il patriarca d'Aquileja, ed Azzo marchese d'Este, riunita l'ar
mata, marciarono sotto le mura di Trivigi, prendendo e sac
cheggiando parecchie terre. Finalmente Gualla vescovo di Bre
scia, legalo pontificio, e i rettori della Lega Lombarda otten
nero, che i Trivigiani restituissero Feltre e Belluno, e con
^""^m0' ci successe tranquillit in quelle parti a).
4228 Federico imperatore pronuncia, che il diritto di
pggat aiKaider allo governo nell'Istria spella soltanto al patriarca b).
1228 Pola, presa dai Veneti, guidati da Giacopo Tiepolo
e) Detto. viene arsa e).
1228 Il pontefice Gregorio IX scrisse all' abate ed ai mo
naci dell' Abbazia di S. Gallo di Moggio, che egli, siccome il
suo predecessore papa Lucio, riceveva quest' Abbazia ed i re
ligiosi sotto la protezione di S. Pietro e de' pontefici; ordinando
fossero in quella chiesa e monastero esattamente osservate le
regole di S. Benedetto, e potessero i monaci godere. tutti. ie beni,
d) Palladio. Si. eli. . . . ., . r. . . , j\
pari, i p. m. ragioni e privilegi concessi a quel luogo da sommi pontefici dj.
1228 In quest'anno fu fatta la dedicazione della chiesa
fx pgTan.' ' *' del Monastero di S. Maria d' Aquileja e), del qual cenobio
nDettoY.xiHp. jn qUesl0 temp0 Meregarda era abadessa f).
1229 I Friulani con grosso corpo di truppe, collegati
co' Padovani, scorrono e danneggiano le campagne dei conti
di Porcia e Praia, li privano de' feudi e li condannano a
duro esiglio. Indi, oltrepassati i confini, tolgono a' nemici il
possesso di molti castelli e giurisdizioni, da loro ingiusta
mente occupale a danno de' confederali. Con ci, ottenuta
la vittoria, e consacrate a Dio parte delle spoglie, ritornano
SM,.!^ in Aquileja g).
299
1229 PerloUlo patriarca, con suo diploma del d H
marzo, conferma a Meregarda abadessa ed alle monache di
S. Maria d'Aquileja Lullo le donazioni falle a quel Monastero
da Popone, Sigeardo, Wolrico patriarchi, ed altri a); cio diP.PFra.Wne-
i villaggi con le giurisdizioni, utili e prerogative di Terzo,
S. Martino, Cervignano, Muscoli, Alture, Perteole e Morlesino.
Come anco gli concede la giurisdizione ed utili dei villaggi
di Malazumpicchia, Panlianico e Begliano; donati gi dal pa
triarca Sigeardo a Fredeunda sua sorella abadessa di questo
Monastero b)/ Fr."-pSlaa!
1229 Agelasia ed Azzola, donne dell'antica nobilt di
Pola, eoa una reale confessione, conservando ai proprii figli
ci che ai di loro antecessori era stato conceduto per me
rito di valore, ebbero in Aquileja, dal patriarca, l' investitura
delle case incastellate nella valle Pnricella, e dei poderi nelle
Molle, nel Poiano, Monte d' oro, Olivello, Tricellano e nel
, . e) Nlcnleltl. Palr.
Lencaco e). Jfjf1* ' B uL
1229 Corrado vescovo di Trieste, dopo lungo contrasto
civile, cede al Patriarcato d' Aquileja il dominio di molti luo
ghi d' importanza nella Giapidia d). E nel Thesaurus Eccle- inetto.
sia; Aquilejensis pag. 230 leggesi : che il vescovo di Trieste
vende al patriarca Perloldo e Chiesa aquilejese le ville di
Crennitz e Moraus.
1229 Da Perugia nel di 19 giugno il pontefice Gre
gorio IX manda un monitorio al patriarca d' Aquileja (che
il Liruti intitola lettera, colla data del giorno 20 del mese
.. ..... .... ., . , . clLirnll.Not.cll.
slesso e)) per aver tentato d inimicargli il re d Ungheria f). ?j^,|'iS5i,iano
Ma il patriarca (seguila il Liruti) si giustifica col fallo, adope- -l P'""u'
randosi particolarmente a trattare la pace, tanto desiderata,
Ira il pontefice e l'imperatore g). jjuw ..
1229 Perloldo patriarca investe maestro Waltero Scu-
dario di una sua casa posta nella Curia patriarcale in Civi-
dale, confinante con la casa di maestro Giovanni Fabri, e
da un lato con la stalla del patriarca, con confini di entrata
300
ed uscita fino alla pubblica via, e con 1" obbligo per s ed
eredi di pagare al patriarca Perloldo una buona sella da pa
lafreno ed una da destriero, cos pure a' suoi successori, una
volta per cadauno, e ci quando facevano il loro primo in
i) durra. 0. F. T.
li p. 315. gresso al Patriarcato a) (1).
1229 Bunino di Togliano (e con esso la Comunit di
quel villaggio), venne investito dal patriarca Pertoldo di un
Monte detto Jvalse, clic giace tra Scorfemberch e Togliano.
Da due parli vi scorre il Rivolo, e al disopra vi sta L
b) Cuori. 0. P. T. Selva Culigna di Leonardo Schiavo b).
IX p. M9.
1229 Cessa di vivere Pietro Ziani doge di Venezia dopo
24 anni di governo ; e prima della sua morte viene eletto
e) Muratori. Ann.
d1 11. anno 156. al Dogalo Jacopo Tiepolo e).
1229 Addi 2 dicembre in Milano fu riconfermala la
lega delle citt di Lombardia. Vi erano presenti i deputali
de' Padovani e Veronesi, ma non appare che giurassero co
d) nello. me gli altri d).
e) Hi mifa /In SI. Ir.
Race. Cleoni. 1229 Guatando Della Torre podest di Trivigi e).
1230 La famiglia Rainoldi si porla ad abitare in Udine
f) Nleoletll. Palr
Pi'rKiliiu r. B autug.
p.7L
in questo tempo f).
1230 Nel d 6 gennajo dall' abadessa Meregarda e mo
nache d'Aquileja fu presa disposizione per V anniversario fon
I) V. Bertoli ma.
t' 111 n. MLXIV-
Col.ilip.PIrona nei dato da Domina Irmingarda di Gorizia g) (2).
suo Indice.
1230 I monaci dell'Abbazia di Sesto, allontanatisi dal
l' esemplare condotta de' loro anlecessori, cominciarono a
vivere con secolare e vergognosa licenza, a segno che co
spirarono anche contro la vita del loro abaie. Ma il patriarca,

(1) Il cenno dello stesso documento riportato dal Valentinelli nel


suo Catalogus C. M. de rebus F. p. 41 pone a questo fatto la data
4 luglio.
(2) Secondo il Della Bona, Str. cr. p. 63, quest' Irmingarda
suppone figlia di Mainardo 11 conte di Gorizia ; e prima di monacarsi
si chiamava Hirmilo.
501
informalo, lo lev toslo da col ; e se il prelato, per le sue
cure non fosse stato ad altro chiamalo, avrebbe da s me
desimo posto riparo a tanto disordine. Diede per incom
benza a Rinaldo priore di S. Daniele di Venezia, dell' ordine
Cisterciense, pregandolo a portarsi nelP Abbazia di Sesto. Ri-
futavasi questi; ma il comando del pontefice lo costrinse, e
vi si rec. Ag con prudenza e fermezza, e restitu a quel Mo-
a) Nlcolctti. Patr.
nasturo la stretta osservanza de suoi principi!
a).
' venouo r. b ai.
p. 36 e lorgo.
1250 Pertoldo o Bertoldo IH di Andecbs marchese del
l'Istria e patriarca d'Aquileja b) (I). S.W"- 9U
1250 Consiglialo il patriarca dal vescovo di Trieste,
da Yolrico canonico d'Aquileja, da Sivone canonico della cill,
da Conone cavaliere d1 Osopo e d'altre persone; stabil un
accordo con il quale il capitolo d'Aquileja riebbe la sua
antica superiorit in Castiglione (o Caslions) e in Santa
Maria la Longa, villaggi molto nobili, allora occupati dalla
casa di Castello; e ne ebbe questa all'incontro la restitu
zione del Placito o giurisdizione di Carlino (o Carlins) e
di Mereto, allora luogjii di poco nome e). ^oSiVb auL'
1250 Emma e Paolo suo tglio diedero in dote un
tnanso situalo in Brazzano (spellante al magistero della cap
pella avuto dalla Chiesa Aquilejese) a Corrado Bojano, per
aver egli sposalo Albertina; pregando il patriarca a darne
l'investitura di esso ai predetti jugali d). &?vT0o *'
1250 Passarono in quest'anno per il Friuli molli ha-
G. e)Meolelll. Patr.
ermani e). ivnowo pag. o
1250 Pertoldo patriarca d' Aquileja, accompagnalo dai
prelati e principi Aleni, unii, si port in Roma, dove nel pa

ti) Il Marchesato dell' Istria essendo passato nei patriar


chi di Aquileja, vedasi perci il" ora in poi la serie di questi pa
triarchi. Fu in questo secolo XIII che si sottrassero al dominio dei
marchesi e dei patriarchi, e si diedero alla Repubblica Veneta le
seguenti citt Istriane: nel 1207 Parenzo; 1270 Uroago; 1271 S. Lo
renzo di Pisino; 1278 Mouloiia e Capodiatria; 1281 Isola; 1285 Pirano f). rj DciiaBoni e..
302
lazzo Latcrano con gravi ed energiche parole trailo in Con
cistoro la pace tra il nontefice e l' imperatore e con applauso
b> nimichi. Pair. la ottenne, acquistandosi con ci maggior concetto dell' alta
Pvrtoklor. Bauli*.
- iILV.X.'c'S: sua prudenza ed ingegno a).
t. iv pag. aa J23Q j juc|,j d'Austria e Carinlia aveano le cariche
di pincerna e" dapiferi (1) del Patriarcato aquilejese;
e ci perch vassalli del medesimo (2) in ragione dei
feudi eh' essi tenevano dallo slesso e a cui queste andavane
annesse. Alla mensa del pontefice in Roma, quando in quo
sfanno fu (rullala la pace tra lui e l'imperatore Fede
rico II, il patriarca Perloldo che si prest mediatore, fece
quella solenne comparsa : cio coli' esser servilo alla mensa
stessa dai duchi d'Austria e Carinlia, dui primo come pin-
*! iv'U.g.sHBm cerna, dal secondo come dapifero b).

(1) Le quattro cariche in Friuli, che, secondo I' uso di


Germania, venivano possedute per eredit dalle famiglie pi ragguar
devoli, erano le seguenti: quella di Pincerna a cui correva t'ob-
i^'mT? mFt' bligo di tener custodia della cantina e dei vini del patriarca e), e nei
i'crwSocf.iBPailit.- formali conviti di far da coppiere al prelato slesso d) quella di Cav
p- n- incricri ereditarli del Ducato del Friuli, che sorvegliavano alla cu-
i V'att1"" " P" T* s'ou,'a della camera patriarcale e) quella di Cavallerizzi ere
ditarli del Ducato Friulano che sorvegliavano alla scuderia del principe
[JGuprra.o. f. t. patriarca f) quella di Dapiferi ereditari del Patriarcato, ossia
! maestri della cucina, con obbligo di custodire le vivande del pa-
lls"0"0 p- 5Mo triarca g) e fungere l'ufficio di scalchi, perch Dapifero e Senescalco
io Limii. Not. cu. era una cosa stessa li).
v. I pag. 101. '

(2) l fenili che tenevano dalla Chiesa d' Aquileja i Duchi di Ca


rinlia erano i seguenti : La citt ed il castello di Windegrez con
tutte le attinenze, diritto di giudicatura a Craimperch sino a Calteli-
prunen, le decime tutte che sono al di l dell' acqua Iella Traha, le
decime in Cariutia, Cannula e nella Marca. In Carinlia le decime a
Chelerpench sino all'estremit di Vali Junon. I lucili d'Austria
aveano 1' ufficio Pincernatus dal patriarca con le sue pertinenze, il
castello di Arusperch con tulle le attinenze, il castello di Windesgrez
con sue adiacenze, meno quelle che nominatamente venivano eccet
tuale. 1 duchi di Carinlia anche nella Sliria aveano feudi della Chiesa
&V7.&'* Aqui^" ')

\
303
1230 Mancalo a' vivi Giacomo Tiepolo patriarca di
Grado, successe in quella Sede Leonardo Quirini veneziano,
primicerio della chiesa di S. Marco a). J}.?!i?.-
1230 Da Roma, il papa Gregorio IX nel giorno 10
giugno approva V istituzione de' prebendati del Coro Aquile-
jese fatta dal patriarca Pertoldo b). SaffiSl"1
1230 Dopo poca e oscura guerra fecesi in quest'anno
una prima pace tra la Lega Guelfa e il papa per una parte
e l'imperatore dall'altra e). 5!S.top.V"'
1230 Odone de' duchi di Moravia, fratello minore di
Pertoldo patriarca d'Aquileja pretendeva, n si conoscono
le ragioni, che il Marchesato e la Contea d'Istria e Carniola
fosse a lui senza impedimento rilasciata dal Patriarcato aqui-
lejese ; e gi da molti mesi aveva promossa la questione, e
incalzandola con vigore, maneggiava acciocch la corte im
periale la decidesse. Ma avvisatone Pertoldo, portossi tosto
dall'imperatore Federigo II al castello di S. Germano nel
l'Abruzzo, e alla di lui presenza ed a quella di molti pre
lati ed illustri personaggi, primamente il duca, indi il pa
triarca esposero le loro ragioni. Tanta per fu l'espressione
e la verit dell' esposto da Pertoldo, che convinto il duca
Odone, di propria volont, in faccia a quel!' illustre consesso,
cesse e don al Patriarcato aquilejese ogni sua pretensione
sul Marchesato d' Istria e Carniola, e si assoggett ad esbor
sare, se mancante, alla promessa fatta, 2000 marche di puro
oro, met alla corte cesarea e met alla parte danneggiata.
Quest'atto solenne fu firmato dall'imperatore e munito con
sua bolla d'oro d), e da tutti que' prelati e nobili presenti, &LJi'PN2: del
tra' quali erano Corrado vescovo di Trieste, Enrico di Vil-
lalla, Arluico di Castello, Giovanni de Porlis, Cono di Osopo
ed Odo di Gemona e) (1). SeK'r.B'.niog'
\ ' P- 30 a 31 e tergo.

(1) Il dott. Ciconj nella sua Raccolta citando la Collez. Frangipane.


I,0ne questo Tatto sotto la data seguente: 1250, Luglio, S. Germano.
304
1230 L' imperatore Federigo II conferm alla Chiesa
d' Aquileja la donazione considerevole dei castelli di Treven
e di Tiven coi luoghi del lago Osiacoj e fece pure un
patto di lasciarle in perpetuo la Marca del Cragno ; e ci io
soddisfazione e gratitudine verso il suo amico patriarca Per-
a) Mortoli!. Palr.
PertoMu I. B aut. Idliln a).
p. 33.
1230 Il patriarca, ritornato da Roma in Friuli, per
molti giorni ripos in Udine, ove ricevuta la protesta e giu
ramento di fedelt, dichiar legittimi successori de' loro feudi
Giacobo d'Arcano (1) nei due castelli d'Arcano e

(1) Arcano (castello e famiglia ili). Il castello ti' Ar


b Capoitoullo. Cd.
Ili p. 82.
cano, gi detto Tricano li) situato sopra i colli verso s. Daniele, di
ci Fra Giuxcp. da stante (la Udine miglia 10 e): che dal Porcia nominato Arcliiauo,
Cr. (ih. co. Florio.
dicendolo castelletto posto su il" un colle verso settentrione, lontano da
ri) Desc. della Pa Udine miglia undici, d), appartiene alla famiglia 1" Areaio
tria nel n. F. del
Guerra . VII p. 99. ovvero Tricano, la quale dalla Baviera si creile sia passala in Friuli
assai tempo innanzi a Popone patriarca d' Aquileja (secondo alcuni
si vuole discesa dal sangue regio di Croazia, per cui porta inquartali
e) Capotlasllo e. s. nella sua arma gli scacchi bianchi e rossi insegna di quel Regno e)};
ed avendo continuatamente giovato alla Patria fosse slata da' suoi
principi rimunerata con i castelli sunnominati, col luogo in Parla
mento, e col grado distinto di confaloiiiere del Patriarcato, ereditario
nella famiglia. Fiorivano in questo tempo nella medesima Perloldo,
Volrico, Princivallo, Leonardazio, e Rodolfo, cavalieri illustri per ar
f) Nicolclll C. a. dir militare e per civile consiglio f). 1 signori d'Arcano, o Tricano,
erano marescialli, ovvero cavallerizzi ereditari del Ducato del Friuli,
e portavano lo stendardo, mansione distinta ed a loro spettante: per
ci nella loro arma o stemma, oltre i tre cani e lo scaccato rosso
e bianco vi si trova aggiunta 1' aquila d' oro in campo azzurro, inse
r) Guerra. 0. F.t. gna della Provincia g). Nel 1230 poi il sunnominato Giacomo d'Ar
I p. 521.
cano, oltre i due castelli, confess d'aver in feudo dalla Chiesa Aqui-
li'jese i beni che seguono : un inanso nella villa di Fagagna, uno in
quella di Cisterna, (lue nella villa di Ricoldi, uno in Rodilauo, altro
nel villaggio di Maiano, uno e mezzo in Campolongo, ed uno in villa
h) Thesaurus E. A. Teupris h). Questa famiglia (ino dal 1214 possedeva co' signori di
p. 100.
Melso, per giusta met, i due castelli di Saltimberg, e Monfort sili
uno al di qua, l'altro al di l della strada dell'alpi, che dal Friuli
I) Llruli. ?iol. eli. conduce in Germania ; e il diritto di quel passo a loro spettava i).
. V p. 1.
3o
Moruzio, e Quonzio di Siurido di Mnnzano (1) nel
castello di Manzano e nelle abitanze del castello vecchio di
a) Nirolotii. Palr.
ifjasrna a). penuuiu t. d .mi.
. . p. 33.
1230 Pertoldo patriarca regola il Consiglio di Udine,
componendolo di 10 nobili e 12 popolari e divide la citt
in 5 scompartimenti b). BmSiS"
1230 Gran somma di danaro prese ad impreslanza il
patriarca Pertoldo da' mercanti siunesi, per soddisfare ai debili
incontrali poco prima in Roma, quando trailo ivi la pace
Ira il papa e l' imperatore, onde magnificamente sostenere
il decoro della sua dignit : bench fosse col alloggialo nel
palazzo Lalerano e mantenuto a spese pontificie, pure fun
gendo in quella circostanza la mansione di ambasciatore
cesareo. Per iscontare questo suo impegno, fece vendila di
alcune gastaldie e pag la somma avuta. A tale pagamento
furono leslimonii il vescovo di Trieste, Volrico canonico di
Aquileja, Sivone canonico della citt e Coitone cavaliere di
/-. il Nicole) ti. Palr.
USOIIO C). Pcrloldu f. li aut.
1 ' , pag.35.
1230 L'ultimo degli Andechs rinunzia al patriarca di
Aquileja Pertoldo, ch'era pure di Andechs, i diritti sul Mar
chesato e sulla Contea d'Istria d). ftf5."luie
1230 Pola e Capodislria tumultuano contro il patriarca e). ejDeu
1230 Uno de' mediatori della pace tra l'imperatore
ed il pontefice fu pure Leopoldo duca d'Austria, il quale in
quesl'
*
anno slesso mor in S. Germano nel d 28 di luglio
o
f)./ U'Ilal.
n niori. Ann,
anno l'ilo.

(1) Anzich Quonzio di Siurido, troviamo nel Thes. Eccl. Aquil.


Siiii'iilo di Fagagna figlio del fu Conciane di Manzano, il quale nel
1230 dichiara aver in feudo dalla Chiesa d' Aquilej.i un molino si
tuato sulla roggia di Manzano, con una mola jure livelli, pagando
per la slessa annualmente 6 stnja di frumento, ed altrettanti di mi
glio, e d'avena; ed il rimancnt; del molino in feudo retto e legale.
Cosi pure in egual feudo un manso in Campoformio, ed uno in Plains:
poi un miiiiso di ahi tau za posto in Fagagna con case orti e corte
ad esso appartenenti; nonch in feudo ministeriale il castello vecchio
situato in Fagagna con sue pertinenze g). t J^mui e. a.
30G
1230 Addi 20 dicembre, Federico di Porcia, a mezzo
di Diapoldo di Brugtiera suo procuratore, per salvezza dei
proprii dirilli, protesta contro un duello permesso da Alberto
iLt'^: S.*"* vescovo di Ceneda a).
'" 1231 Wolfredo, o Wolfrado, vicedomino del patriarca
Pertoldo, a nome del patriarca, del decano e del Capitolo
aquilejese, prende ad imprestanza da Martino Arduino e com
pagni, cittadini di Siena e Bologna, 800 lire di grossi vene-
.aUW.or-T- ziani b) (1).
1231 Tanto il pontefice che, l' imperatore, vedendo
progredire in Italia l' eresia de1 Paterini ed altre selle di
Manichei, pubblicarono severi editti contro questi infesti sel
ci
d'il.Muratori. Ann. lari!
uno 1UI. ,.'',
l<nl1 %

(1) Trovasi pure: che nel di 31 gennajo dell'anno stesso W-...


vicedomino del patriarca B prende a prestilo pel patriarca e
Capitolo d' Aquileja 20000 lire da una compagnia di Sanesi e Bolo-
^tod.'p'rSn!' gni d). Nella difficolt di stabilire, fra le due somme che vediamo
qui indicate differentemente, e prese dalla stessa persona per conto
de' gi nominati, quale sia la vera, abbiamo voluto riportare sii' una
ebe 1' altra onde il lettore u faccia uso come creder meglio.

Armatura la avaller nel XIII secolo in Italia.


Luccicanti erano le armi, splendente l' impresa che stava sullo
scudo. La sommit di essa era occupata dal blasone di famiglia;
sotto vedevasi collocata la sua divisa, con l' iscrizione del moto pre
sceltosi dal cavaliere. Siili' elmo inargentato sventolava un cimiero
di piume; un mantello, sorcotto, soppanato di vajo, copriva il busto
riparalo dal giaco di maglia; una daga gli batteva sul tallone, una
ciarpa ricamala in oro ed argento, che variava di colore a piacimento
del cavaliero, gli attraversava i fianchi. Quando i cavalieri erano iu
parala, avevano il destriero bardato di ferro, di bronzo, d' argento.
Quando poi non erano iu campo, vestivano nel modo seguente : ri-
splendevagli alla fascia un lucentissimo pugnale con ricca impugna
tura cesellata; gli batteva il tallone una spadaccia enorme: una pel
liccia ad uso di mantello gli difendeva il dorso: sotto il corsaletto
gli risplendeva la maglia d'acciajo, con maniche e manopole lucenti:
il corpo era riparato dai cosciali e dagli schinieri lavorati a scuame.
disposte in modo che permettevano liberamente l'uso delle membra.
fiM,,'h ci. Imi* Sul capo tenevano una mitra quasi simile al berretto di forma mortier,
itmm! p "''* nella quale chiudevano i capegli e).
307
1231 I Giuslinopolitani (si crede a cagione de' con
fini) corsero inaspettati a' danni della terra di Pirano; ma
quegli abitanti vendicaronsi ben tosto uscendo alla campa
gna; per lo che i primi dovettero con le milizie uscire dalla
citt (Giustinopoli allora capitale dell' Istria) e in un piano
non molto lungi dai monti, venuti alle mani co' Piranesi,
fu versato molto sangue. La vittoria rest indecisa, e le parti
conservatesi eguali nel guerriero valore, si separarono. Sen
tilo dal patriarca un si dispiacevole fatto, sped tosto col
il vescovo di Trieste con due oratori, in qualit di pacieri;
ma nulla ottennero. Pertoldo quindi, in compagnia de' nobili
feudatarii, recossi in Istria, ove con la dolcezza e con la
persuasione ridusse le parli a rimettere le loro ragioni al
suo giudizio; le quali sentile per parecebi giorni, ebbe la sod
disfazione di renderle pacificale, di farle giurare fedelt a Mi-
migliano marebese dell'Istria, e perci d'averle nuovamente J)(!r7'"teljj;l 7'5
'.% tKl*n p 37 -
unite al Patriarcato a). fohi'<ailru K A. T.
un |i. Mi-fcRi.
1231 Stefano l fu abate di Sesto da quesl' anno sino
al 1245. Nel mese di luglio di quest' anno 1231 solloscri-
veva egli un diploma del patriarca Pertoldo b). g. un. .ixi.
1251 Nel giorno 15 giugno muore Antonio da Lisbona
dell' Ordine de' Minori, dello il santo di Padova. Tornato da
Verona, ove erasi portato, qual frate paciere sopra lutti di
stinto e), si elesse per sua abitazione un luogo deserto nella V. mlbp. m." "'
villa di Campo S. Piero, e sovra una noce si fece la sua
piccola capanna, dedicandosi alla lettura del vecchio e del
nuovo testamento, onde scrivere per ammaestramento dei
cristiani d). PfiTSL&l:
1251 Circa le possessioni soggette al censo aquilejese,
dulie quali era vietato per legge il disporre nell' ultima vo
lont, il patriarca Pertoldo, ad oggetto di nuovamente popo
lare la poco abitala ed insalubre Aquileja, convoc nel d
14 luglio di quest'anno un Congresso generale ne' prati di
Campoformio, ove col consenso del Capitolo d1 Aquileja, de'
508
prelati, di Mainardo conte di Gorizia avvocalo della Chiesa
slessa, de1 feudatarii liberi e ministeriali, tulli congregali a
cavallo nel Termino suo (1-) decret che ogni pos
sessore di tali beni possa disporre ne' testamenti, od ultima
volonl, e non disponendo vadano questi a' pi prossimi pa-
a) Llratl. Noi. del _p. .: >

1231 Il patriarca Perloldo, a mezzo di Olurado (che


noi riteniamo Wolfrado) suo vicedomino, restituisce le 2400
lire di danari prestatigli da Andrea di Virdiana (o come di
cemmo di Butiliana, o di Vitaliano) e compagui. Ci risulla
dalla confessionale del ricevuto danaro, rilasciala sotto que-
*iri!!ra0,F,T' sla data dal Virdiana stesso b).
1231 Perloldo patriarca d' Aquileja in quest'anno pa
cific i l'arenimi e fu esleso il documento della pace fatta
c)ThosaurasE.A. |,ra |0f0 e).
1231 Elisabetta moglie a Lodovico Lanlgravio di T'U
d Ladvooat. Dfe. . . , , _ ,_ _ .. ,. -, .
-UWSfdB ringia muore in quest anno d) (2). ru ugna di bel-
-laiefcS.VE trude, sorella a Pertoldo patriarca d' Aquileja, e di Andrea II
COI. 680.
re d' Ungheria. Dopo la morie del marito, fece voto solenne
nella regola de' frali minori. Divolissime esequie in di lei
memoria celebr e fece celebrare il patriarca d' Aquileja in
tulio il Patriarcato, e fond con larga elemosina nel Capitolo
della Citt del Friuli I' anniversario della di lei morte. Que
sta santa fece dono alla Collegiata di Cividalc di due Sailerii,
scritti per quanto si crede di sua propria mano, ed ornati

(1) Il P. de Rubeis nella sua Opera M. E. A. col. 707 dice: Ge


nerali Termino suo: che vale quanto dire: generale Convegno,
o Parlamento.

(2) Per le ragioni gi accennate in questo voi. 11 alla Nota della


pag. 275 annotiamo solto quest'anno la morte di s. Elisabetta Lant-
o) udrocau Dn. gravia di Turingia, accaduta nel di 10 Novembre del 1251 e), ripor
tando per, meno la data, quanto ci lasci scritto il Nicoletli.
309
di bellissime minialure , come accoslumavasi nei tempi
P-IU \ /J\ a) Noolettl. Palr.
il allora a) (1). pnouo f. m.
' ' . p. ti teijo a 21.
1231 Rinzuto, Enrico, Malliussio e Vanendo figli di
Damili Duringo di Mels fanno quitanza al loro fratello D. Gli-
zoio delle parli loro assegnale e D. Glizoio fu contento di
ci che il loro padre Duringo avea disposto, cio che Ven-
zone fosse di Glizoio, e Mels dei suddetti fratelli suoi b). &Bc*apTMeb
1231 Federico imperatore rilascia in piena Dieta im
periale un altro diploma a Perloldo patriarca d'Aquileja, con
il quale, si a lui che alla sua Chiesa, concede e conferma
una totale giurisdizione su tutta l'Istria, con la Rolla d'oro
imperiale e) (2). MiM'.
1231 Venne data dal patriarca Perloldo l' investitura del
castello di Toppo ad Angispalro e Valnerico fratelli di Toppo,
ni' i i i\ d) noe Dell' Aroh.
con la villa e beni come avevano i loro predecessori d). mdiw.neiReP.
> ' alla parola Toppo.

(1) Il codice lUM'^'iudi.vsiiiio stato scritto dall'anno 979 al


993, lutto di preci, bello, intero che si conserva tuli' ora presso l' In
signe Collegiata di Cividale e che Tu usato da s. Elisabetta Lantgravia
di Turingia, a quanto si dice, fu prima di Egberlo arcivescovo di
Treveri, poscia di Gertrude sorella di Arrigo imperatore, che lo fece
accrescere di preci. Non si conosce l'epoca in cui pass nella casa di
Turingia. l'are, clic Lodovico conte di essa lo avesse; per Ermanno
di Turingia e Sofia sua moglie lo possedevano certamente. Pass
quindi dalla santa succitata a Perloldo patriarca d' Aquileia di lei
zio, e da questo al Capitolo della Collegiata di Cividale del Friuli e), vomv"'."%-?!:
a cui lo diede nell'anno 1231 f). Avvertiamo per, che la Guida di i^'SfJJE.'j1,
Cividale stampata in Udine nel 1858 (Vedi pag. 45) riporta, essere "'
stata s. Elisabetta medesima che nel 1250, a sollecitazione del pa
triarca Perloldo, lece duno di questo codice alla Collegiata di Cividale.

(2) Ottenuta la conferma qui indicata, pass lungo tempo in cui i


patriarchi d' Aquileja non ebbero sul Marchesato d'Istria u molestie
n invasioni per parte di alcun principe. Perluldu quindi, col con
senso de' vescovi e di tutti gli ordini del Marchesato, diede riforma
agli statuii falli dal patriarca Vollero e con nuove disposizioni rior
din il governo dell'Istria. Anch'esso vi slalul un suo vicario ad
anno, eh' indi cbiamossi marchese, residente per lo pi in Capodi-
stria; il quale in sua vece presiedesse col. Questi nominava i
podest, o governatori delle citt e terre maggiori, con la con lizione K, unni. noi. .ir i
per clf essi fossero Istriani o Friulani, non mai forestieri g). g\ h. iv n. **.
310
l'ilei Nel giorno 15 fubbrajo Milo Bclavacenze rellure
dulia Miircu Anconitana e ilei Ducalo di Spoleli pronuncia sen-
Saib S'WwnLl lenza contro i Sinigagliesi a favore dell'abate di Sesto a).

I cognomi. Oltre ci che abbiamo detto alle pag. 51r2 e 595


ilei I volume ili questa nostra Raccolta, aggiungeremo, die nelle
famiglie antiche la maggior parte dei cognomi deriv dal
luti Ar'0Tnl.03i7L'na nome di qualche loro antenato, o pi glorioso, o pi ricco li). Iti-
guardo alle famiglie che presero il cognome dal luo?o
ove abitavano, ecco come ne parla il Fontanini: 1 valvassori die
erano dignit presso i Franchi, venivano per rango dopo i baroni,
ch'erano in qne' tempi i primi ministri dei re. Questi valvassori a-
lutavano anche ne' masi detti imloniinicati, per esser domi
cilio de' padroni e de' loro nobili, che indi presero i nomi, chiaman
dosi nobili del tal luogo; e ci- prima che la nobilt fosse divisa in
e) Fontanili!. Delta
magliaie !'- '- conti, baroni, e marchesi e). Circa poi a quelle famiglie che
tennero o cangiarono il loro cognome, sentasi il Munticeli
nella sua cronaca : notale che tulli coloro che o per compra o per
vendila o per eredit o donazione sono in qualche castelletto, se
per lo innanzi questi subentrati erano nobili, non il cognome o nome
del castello, ma il loro primo cognome hanno serbalo; cosi i Sa-
vorgnani non di Osopo, n di Ariis, n di Buja, bens del loro pri
mo cognome si addimandano. Egualmente i Tornimi, bench dive
nuti signori di Villalla, si chiamano col proprio cognome; cosi gli
Arcolouiani anche dopo divenuti signori di Moruzzo. Al contrario
quelli che non erano nobili prima, cangiarono il loro cognome con
quello del castello, o del luogo che acquistato aveano. Cosi li Panze-
rini si chiamarono di Zoppoln, Ti Cossi di Zegliacco, i Floridi conti
ili Praia: e di questi in Patria ne sono molti, e ci fecero per no
il) Cnm. Mnnliruli
fi 0. F del ucr- bilitarsi A). A (pianto qui riporta il Monticeli troviamo di dover dire:
ra v. I p. lini.
non trovarsi generalmente applicabile il suo asserto; mentre sap
piamo, che molte e delle pi antiche e distinte famiglie nostre por
tano cognomi di luoghi : con tutto ci, nel!' inscienza in cui siamo
intorno alla loro origine, non potremo giammai con certezza asserire:
1. che esse non avessero dato al luogo il cognome, anzich ricevuto
da esso; 1. che non fossero nobili anleriormenle, ma che tali dive
nissero soltanto coli' assunzione del cognome del luogo ; e qui valgano
per esempio fra molte altre le seguenti famiglie cio: quelle ili Jt;i-
gogna, -di Snvorgnano, di Torre, di Manzano, di Toppo, di Villalla.
Noi al certo non sapremmo applicare a queste, ci che qui espoue
il Monticeli. In quanto al tempo poi in cui i conti principiarono a pren
dere i loro nomi dai castelli o dai loro beni, vedasi in questo voi. Il
a pag. 55 in cui dicesi di loro decadenza, epoca che sembra pure
accennare al cangiamento de' loro cognomi.
511
1232 Da Ravenna, dopo la seconda domenica di qua
resima, I' imperatore s' imbarc alla volta d' Aquileja, per
quivi abboccarsi col re suo tiglio, cbe non s' era voluto arri
schiar di venire per la via di Trento, dove erano prese le
Chiuse. Fosse poi per suo volere, o per burrasca di mare
obbligalo a cangiar cammino, pass a Venezia, ove accollo
con magnificenza, concesse a' Veneziani parecchie esenzioni nel
Regno di Puglia e Sicilia, e vi lasci superbi regali. Indi por-
tossi in Aquileja, e qui venne pure il re Arrigo di lui figlio
con alcuni principi di Germania a). Il patriarca Pertoldo colse 5M!UM!roriisMnn
qnesl' occasione per dimostrare la grandezza della sua Sede ;
quindi le accoglienze, i conviti furono veramente regii. Nella
dimora ivi fatta da Cesare (1), conferm egli al pa
triarca tulle le investiture e ragioni che dagli imperatori an
tecedenti erano state concesse agli anteriori patriarchi, ce
lebr un generale Parlamento con que* principi , e tratt
sui molivi che lo spingevano a deliberare la guerra. Rimand
poscia il figlio in Germania, ed egli per mare si trasfer nella
Puglia b). Muratori ci avverte aver l'imperatore celebralo la rriSffSffi in!
Pasqua in Aquileja ed effettuato la sua partenza circa la festa
dell'Ascensione e). $%&&?
1232 Leonardo vescovo di Trieste di/ ..
cr. p. 58.
1232 Enrico marchese di Moravia fratello del patriarca
Pertoldo muore in Aquileja ; per cui gravi condoglianze fu
rono falle al patriarca dai principi ivi radunali.. Pertoldo fece
deporre la spoglia del fratello in una sepoltura di marmo
nella chiesa maggiore della Citt del Friuli, e col dono di
perpetue rendite istitu I' obbligo a quel Capitolo di preci
giornaliere per 1' anima del fratello e di anniversario perpetuo
nel giorno della deposizione e). pertouo r. b aui.

(1) Il Nicoletli dice aver egli alloggialo nel palazzo vecchio di pirtK'tiufoJ'.
Popone f). " ,ei*0
512
1252 Nel marzo di quest'anno l'imperator Federigo 11,
ai rod. Frangipane
in Friuli, rilascia dei privilegi
r O
presso
r
il luogo
D
dello Udina-
ir)i!!raiL"\or.'dci l0 a). ce il nostro Liruti crede sia Udine b) (1).
Fr v iv p itfc.
1252 Nel mese di marzo di quest'anno Mainardo il
giovane, conte di Gorizia, conferm a fra Ermanno, maestro
dell' Online leulouico in Gerusalemme, la donazione della
e) Rerum Por. I.M
villa di Precinico colle sue *pertinenze fatta da suo zio Mai-
Lg'S2 nardo il vecchio e).
1252 Mainardo III ed Alberto I fratelli conti di Go-
cr.^"^.80"" SIr' rizia li vedremo regnare da quest'anno sino al 1250 o 1252d).
1252 Enrico vescovo di Pola venne assunto, da Per-
lohlo alle cure del Patriarcato aquilejese ; mentre egli por-
tossi ad accompagnare l'imperatore Federigo 11 nelle pi
illusili citt il' Italia con onorevole corteggio di scelli cava
ciPorluldu
Nlcololtl. Palr. .. . .
f. I aut. ||en CI.
p. II. '
1252 Secondo il Bauzer, in quest'anno Mainardo II
conte di Gorizia concedeva a Volcltero di Dornberg il villaggio
cr.^'cV801"'1"'' e il castello a cui egli ha comunicato il nome f).
1252 Muore Mainardo II conte di Gorizia e restano al
governo di quello Stalo Mainardo III e Alberto I conti gori-
g) nello p 03. ziani g).
1252 Pordenone appartiene a Federico il Bellicoso,
duca d' Austria; e l' imperatore Federigo li va personalmente
(nella primavera di quest' anno) in Pordenone ad abboccarsi
io nube ooi. <u. con lui, dopo essere sbarcato in Aquileja h).
1252 I cittadini di Pola, avendo degli obblighi verso
il loro vescovo e verso il patriarca d' Aquileja, vennero sol-

(1) Il P. de Rubeis ci avvisa doversi leggere invece Sibidatum


(Cividale), anzich Videnalum, o Udinalum, e riporta il fallo come
segue: Federico 11 Imperatore addi 29 marzo di quest'anno fu
in Cividale del Friuli, ove nel palazzo patriarcale ricevette il giura
mento di fedelt per il Comitato di Burzigana dall' abaie di S Maria
ntaM.n.B.*. t.j prala|ea j).
313
lecitali ad adempirli. Questi, anzich obbedire, scacciarono i
ministri spedili dal loro vescovo, e senza odii precedenti,
passarono ad eccessi, uccidendo parecchi loro vicini innocenti.
Della qual cosa fatto consapevole in Tivoli il patriarca Per
loldo, ne diede loslo annunzio all' imperatore, che pronunci:
venissero citali g' inobbedienti innanzi la Corte, a cui non
comparendo, li avrebbe condannali al bando dell' Impero, sino
a che non tornassero al dover loro. Cionullameuo non si
sollomisero, e continuarono le ingiurie sino al ritorno del
patriarca,
1 che per
r tale ragione
~ affrellossi a tornare a) x(1). p.pertEo'r.VJi:
o tergo.
1232 A mezzo di Gregorio vescovo emouense il pa
triarca Perloldo diede l'assenso al Capitolo di Concordia
dell' Avvocazia sovr' alcuni abitatori di Rivolto, trasferita a
quella Collegiata da Mainardo, uno de' conti di Gorizia, verso
1' esborso di molti denari b). Pcr'woe",'B,at
' p. il tergo.
1232 Bartolomeo arcidiacono di -Capodislria, delegalo
pontificio, per eccitamento del patriarca Perloldo, termin
una lunga lite, nella quale Gerollo abaie di Milleslat (Diocesi di
Salzburgo) lasci al Capitolo della Citt del Friuli ogni sua
pretensione temporale e spirituale nel villaggio di Caporello e). ) ocuo.
1252 Il vescovo emouense riceve dai cittadini di Pula
il giuramento sulla pace e composizione fatta tra essi ed il
patriarca Perloldo d). fiStf""8'*'
1252 Corrado Bojani ^2) in questo tempo era ve
scovo di Trieste. Ci sono delle monete da lui fatte coniare

(1) Qui il Liruti espone il fatto altrimenti, e ci facciamo un dovere


li riportarlo: Per lo che nel 123'2, avendo quelli della citt di Pola
eletto il loro podest senza licenza del patriarca Pertoldo, ed aven
doli per tale disobbedienza fatti bandire solennemente dal suo Stato,
ipii-sii appellarono il bando innanzi all' imperatore Federigo II, e
venuti in contradditorio alla di lui presenza, egli comand ai Pola ni do
vessero ubbidire e dar soddisfazione al patriarca, altrimenti si rima
nessero U bando e). e] Uni. Noe. del
' Fr. v. IV p. 5H7.
(2) Elajaiii, famiglia: cenni Di quest'antica e nobile fa
miglia cividalese, proveniente dalla Boemia, o come altri vogliono
314
nel tempo del suo vescovato : esse portavano da un lato
r immagine del vescovo ed il suo nome, dall' altro la cill
<) Fontanlni. Dello
mutiate p. 38. di Trieste a).
1232 Addi G dicembre l'impera' ore Federigo 11 con
ferma al patriarca Perloldo i privilegi antichi, specificando
- ind. K?Siu,!i,ne molti diritti che ad esso dava ne' suoi Stati b) (1).

1232 Nel giorno G dicembre, in Bologna, Ottone ca


nonico di S. Felice, per conto del patriarca Pecloldo e per
gli affari della Chiesa Aquilejese, prende danari a prestilo da
e) Detta L . . . . Viriani da Siena e).

Mm.aldfcivida( 'alla Pergola, castello della marca d' Ancona d), che trovasi contrad-
ra T."in'p?'i.er" distinta anche col cognome di Bojani di Pertica, non ci noto il
tempo in cui venne in Friuli: ma riscontrandola nominata nel prin-
cipio di questo secolo XIII, e decorata del Vescovato cospicuo di
Trieste, ci forza dedurre essere in allora gi considerevole e
pe" suoi meriti e per la sua antichit. Singolare poi e molto pre
giata riscontrasi la distinzione di cui il patriarci Bertrando nel 1559
volle fregiare questa famiglia coli' investitura nel 20 dicembre di quel-
l' anno, accordata al cavaliere Corrado Bojano e suoi discendenti;
nella quale, oltre alla giurisdizione del villaggio di Talmassanizza, si
tuato ne' monti vicino ad Antro, gli concede il diritto, che al primo
ingresso de' patriarchi Aquilejesi nella Citt del Friuli abbia a por
tare innanzi al novello patriarca una spada grande alemanna con
guaina bianca, dalla porta della citt sino alla scala del patriar
e) Doc. della tam.
Bojaul. cale palazzo, e all'entrata in quello farne dono al patriarca e). La
famiglia Bojani risplendelte per virt, valore e svegliato ingegno;
mentre basta accennare una Benvenuta, un Corrado, un Venceslao
Bojani, senza tant' altri, per vedervi santit, militare coraggio e scien
za. Seguitando poi questo nostro lavoro annoteremo ancora le ade-.
renze, il potere e le azioni che resero benemerita questa famiglia
alla Patria nostra ed al Patriarcato Aquilejese. Il Nicoletti poi a inag-
aimCOdei!a' Te *>'or chiarezza di questa famiglia ci riporta: aver essa dato i natali
[. DMiog.ptg. a Federico patriarca d' Aquileja f).

(I) Riportiamo qui (atteso l'interesse che presenta) il contenuto


del documento che trovasi concesso da quest'Imperatore al patriarca
Perloldo nel di 6 Dicembre del 1252, quantunque non esatto nel-
P indizione, essendo marcato colla IX. anzich colla V, che vera
mente appartiene a quell' anno. Dichiara esso la Chiesa aquilejese
principale tra le Chiese dell'Impero, e il patriarca principe del mede
simo. Nelle citt del Patriarcato, e negli altri luoghi del suo Stato gli
315
1233 In Ceuetla, nel d 8 febbrajo, F . .. . del ca
stello di Papotto (1), con patti assai rimarchevoli,
compra da W .... ed R .... da Camino la met del
castello di Camino e la met della curia di Oderzo a). ^inl'wroua.pa'ie
1233 Nel mese di febbrajo, per le turbolenze di quelli
di Fola, il patriarca Pertoldo con ordinata milizia assedia la
citt e per molti giorni rinnova gli assalti ; per lo che i Po-
lani inferiori di forze, veduta impossibile la difesa, chie
sero tregua, ed a mezzo di arbitri comuni, diedero soddi
sfazione agli offesi e si resero pacificati b). PcrtoffV.Vaii.'
1233 Pertoldo patriarca dall'Istria passa a Trieste, ove
con la sua presenza rende pi onorale e pi solenni le esequie
del vescovo di quella citt, Corrado fiojani, morto in opinione
di santo ; al quale i canonici triestini elessero successore
Yorlico de Porlis, uno del Collegio della Citt del Friuli,
soggetto distinto per virt e per nobilt. Non entr egli a
quella prelatura per, che nel principio del susseguente anno e). JJUk!6'" c- "*
1233 Il Friuli gode tranquillit nel suo interno, men
tre al di fuori il Patriarcato Aquilejese viene travagliato, per
motivo, che il patriarca seguiva la parte dell' imperatore.
1/ Istria pure, dopo la falla pace, conserv quiete in que- d) Vemn Pllr
sfanno dj. jwVoit

concede ampi facolt di promulgare tutti gli ordini pi adatti agli


anari : del vendere nelle piazze, dei banditi, dei podest, consoli ed
altri rettori del detto Slato. Proibisce che alcuno s' ingerisca nelle
ragioni dei Vescovati sulTraganei alla sede d' Aquileja in assenza dei
vescovi. Che verun vassallo esiger possa senza commissione patriar
cale alcun tributo nelle giurisdizioni, o coniare moneta, o introdurre
nuovi mercati. Che i sudditi non possano ergere molliti o altri si
mili edilizii alle rive de' fiumi senza assenso del patriarca; e vieta e) Diptoni. in Fise.
ogni cosa die possa portar pregiudizio alle pubbliche rendile. Non "or. >' *
, '. i . . i i- !& 18 lento a 1
esser lecito a niun suddito patriarcale ordire cospirazioni e congiure, tracio air *r. dei
senza prima aver data contezza al patriarca ; ed in line nessuno fab- Gorizia - pi'i"dw.
briebi citt, terre o castella e fortezze senza il di lui permesso e). pl'aS-as'-ITIn-
bn. M. E. A. col.
(\) Avvertiamo che il doti. Ciconj nella sua Raccolla denomina 09M98-
questo luogo Porpelo anzich l'apollo.
51G
1233 Add 11 aprile i Coneglianesi vengono ammessi
SKtVi!? alla cittadinanza di Padova a).
1233 Biaquino da Camino q.m Guecello, e Vecello e
Tolberto q.m Biaquino donano al Comune di Conegliano, nel
d 29 aprile, alcune ville di loro giurisdizione, che antica
mente erano dei ccnlenarii di quel Comune, ed essi sono ri-
baerei e. s.p.8i cevuli cjlla(jjnj e consorti di Conegliano b).
1233 Nel giorno 31 maggio venne fatto accomoda
mento fra le due famiglie da Capino di Sopra e di Sotto,
per le differenze fra loro vertenti intorno all' eredit di Ca
co douo p. sa. briele e).
1233 Tre frati domenicani, Leone da Perego che fu
poi arcivescovo di Milano, Rinaldo da Cremona e Pietro da
Verona, dello poi san Pietro martire, predicano nelle pub-
l'H^m* Miche piazze contro gli eretici d) (1).
1233 Perloldo patriarca d' Aquileja, nella domenica 28
agosto, ritrovavasi presso Verona, 3 miglia lungi dalla citt,
vicino all' Adige, nel luogo detto Paquara (2) ove fu
presente alla pace generale falla Ira le citt della Lombar
dia flagellale da guerre civili; pace che fu trattala da fra
de lei. il t. iv Giovanni da Vicenza e).
p. 25S. I
,

(I) Le esecuzioni dell' ufficio inquisitorialc religioso ebbero luogo


in Milano, essendo podest Oldrado da Tresseno lodigiano. La iigura
equestre di questo magistrato vedesi a bassorilievo in marino nella
facciata verso mezzod dell' archivio notarile, in allora sala del Gon
fi Ramponi e. . siglio della milanese Repubblica f).

t bowhi % ^ Qucst' Assemblea fu una delle pi strepitose che mai si vedes-


Seiia leu. ii.V.iv sero per immensit di Popolo g). Il Muratori dice, che vi furono
f,ss>- pi di 400,000 persone. Fra Giovanni da Vicenza aveva fama sor
prendente : n di ci facciasi maraviglia, perch in que' tempi tro
viamo, che il credilo de' frati predicatori e minori eia
incredibile per tutte le citt. In alcune avevano auclie parte nel go
verno. Essi attivavano col maggiore eu"etto le paci private e pub-
5W isn.nn' bliche, lauto delle famiglie che delle citt b).

V
V..
317
1233 I Veneziani costringono nuovamente Trieste a
promettere fedelt e servigio di mare a). CT,.1pel6?0M's,r
1233 Sette Fiorentini danno origine sul monte Sena-
rio all'Ordine regolare de' Serviti b). uMl^aoS:
1233 Nel di 30 settembre Guecello e Biaqnino da Ca
mino, in Verona, alla presenza di frate Giovanni da Vicenza,
furono dal vescovo di Gencda investili di quei feudi ch'essi
confessarono aver avuti da quella Chiesa episcopale e). iJ.'' ' ' *oc-
1233 Nel giorno 1 giuguo il patriarca Pertoldo die al
Capitolo di Cividale la decima del lino che aveva in Tol
mino, perch facesse annualmente l'anniversario per l'anima
il) n.ir. Clconj
di Enrico suo fratello d). r.ucrra. 0. F. . IX
p. OT.
1233 Certo Zuliano e la di lui moglie Cordula ras
segnano a mano di Sofia, abadessa del monastero di S. Ma
ria in Valle della Citt del Friuli, un manso situato in Brez
zano e da quel monastero avuto in feudo e). 'inp.7/'''-
1234 Vorlico de Portis, gi eletto vescovo di Trieste,
in sul principio di quest' anno prende possesso del suo Ve-
scovato ' 1). * f ) Nlcolelli. Palr.
*"}i < ,ulo-
/ p. 13.
1234 La nobile Irmilina, moglie del cavaliere Colone
di Flasberch, rassegna a mani di Erburga, o Aburga, aba
dessa di S. Maria d'Aquileia, cinque masi nella villa di Ron-
1 * * f) Oocrra. 0. F. t.
c' g)- Sfa?*:-
1234 L' inverno di quest' anno fu freddissimo e ca
gion
COI
gran perdita d' alberi e vili,' estrema

carestia di vi- h) Palladio. SI. dt!l
veri, morte di gran numero d' animali e grave pestilenza h). Lrfcri*g^
... f, . i- m . d' II. anno ii.
1234 Gerardo vescovo di Trieste, a cui seguirono in
epoca incerta Giovanni IV, poi Volrico i). Secondo il Nico- |;J.^"38.BonaSlr-
letti, Volrico de Portis vescovo di Trieste successe a Cor
rado Bojani nell'anno 1234 j). Ui^p.V08'0
1234 Ezzelino da Romano toglie a Gerardo da Ca
mino il dominio della citt antichissima di Oderzo, della
Molla e di Porlo Bufalello, facendole passare alla Comunit
di....
Trivigi k). 1 Padovani. pero,
, ..
e ' correderai!-iio k) Nlcolelli. Palr.
amici del Carni- pfVs. r' B aul08r
318
nnsp, vedendo essere raduti in podest dei Trivigiani i luoghi
suddetti, mandarono tosto Otto da Mandello milanese loro po
dest col Carroccio (segno d'aperta guerra) e con tutta la mi
lizia a danno de' castelli di Ezzelino; e corsero fino alla Piave,
affliggendo con gravi guasti il Trivigiano. Ad accrescer forza
e numero all' esercito padovano, il Parlamento del Friuli sped
sollecitamente le schiere friulane ed istriane. Una parte di
esse per si pose alla difesa delle frontiere della Provincia:
ma la voce che l'imperatore tornava contro Milano ed una
j muletti, pair. grande fame che regnava sul Padovano, sospesero per allora
ps e, eie- i disegni
Palladio. Slor. del B
di guerra
B
a).
'
Fr. par i p. a, j 254 Bernardo duca di Carinlia fonda presso Lacde-
slrot nella valle di Topliz un monastero per monaci cisler-
ziensi, che nominossi del Fonte di S. Maria, dotandolo di
Fr"."ivT*S rendite pel
MI. r
valore
,
di 200 marche annue b). . .
1234 Giacomo d' O'rzone, marchese nell'Istria per il
patriarca d'Aquileja, era continuamente in contrasto cogl' I-
siriani, perch ricusavano di contribuire le rendite al Marche
sato, secondo le vecchie pratiche. Perci il patriarca Pertoldo
mand ambasciatori a Magonza ad Enrico figlio di Federi
go II imperatore, dal quale ottenne quel nobile rescritto
con cui furono annullale tutte lo locazioni fatte per minor
pihddJrlf!'Bl?i[! censo dell' antico senza I' autorit dei patriarchi e).
1234 Nel giorno 10 ottobre fu fatta transazione nella
chiesa di Greple Ira Mainardo IH conte di Gorizia ed il Ca
pitolo di Trieste su quartese e decime, delle quali esso conte
avea ricevuta investitura da Wernardo eletto vescovo di
crT"0"*-*"- Trieste d).
1234 Addi 3 novembre, sul processo tra Wilemaro
pievano di Tricesimo e Leonardo abate di Rosazzo, a mo
tivo delle cappelle di S. Elaro di Rozzolo (ora Riziolo) e
S. Bartolomeo d' Agre, Pertoldo palriarca d'Aquileja sentenzia
SttSar" a favore dell'abate di Rosazzo e).
1234, Nel giorno 27 novembre il patriarca d'Aquileja
519
Perloldo transige con Mainardo di Gorizia sul dirilto di Iran-
silo e della mula a Ira verso il monte Tauro e il Creiizberg a). Cr.1p!,M.Bou*"8lr'
1255 I Veneziani maneggiarono e fecero conchiudere
la pace Ira1 Friulani e1 Padovani dall' una ed i Trivigiani
din I. 1 \ b) Ntcoletli. Fair.
art altra b).

periodo r. b am.
p. 45 lergo.
4235 Ezzelino da Romano, non contemplalo nella pace
de' Friulani e Padovani co' Trevigiani, scorre e danneggia con
le sue truppe il Friuli d bel nuovo, e vicino a Sbrogliavacca
incendia alcuni casali. Ma Antonio della Fratlina, nobile va
loroso, difende il Friuli contro i soldati d' Ezzelino, e vitto
rioso li fuga C). e) Detto p. 8.
1235 Il patriarca Perloldo diede l'ordine di cavalieri
a Crraduccio di Corrado Dojano di Pertica ed a Corrado
de' nobili di Sudri d). d) Detto p.m.
1235 Il vescovo di Ccneda, add 19 aprile, investe a
titolo di feudo la Comunit di Conegliano delle ville di Fo
lcilo, di Comoredo, di Rivole e di Porta, e venne fatlo cit
tadino e consorte di quel Comune e). SLv,!\s,i ni!!?.
1235 L'imperatore Federigo II, nel mese di maggio, *"
imbarcatosi a Rimini con Corrado suo secondogenito, passa
in Aquileja e si porta in Germania, ad oggetto di sedare la
rivolta mossagli dal re Enrico suo figlio f). fJnu?m'im.n'
1235 Enrico di Villalla per 26 marcite di moneta di
Aquileja cede tutta I' Avvocazia della villa di Prepot al conte
Mainardo di Gorizia. Qucsl' Avvocazia la ebbe il Villalla da
Sofia abadessa del monastero di S. Maria in Valle della Citt
del Friuli g). uTlii.0^
1235 Il vedovo imperatore Federigo II, con dispensa
pontificia, si sposa ad Isabella sorella di Arrigo re d' Inghil
terra, e in Vormazia con grande solennit furono celebrale
le nozze li) (I). MSSSbP

(1) Merita riflesso quanto annota il monaco Godifredo ; cio, che


l' imperatore, contro la ridicola usanza di qtte' secoli, non volle che
320
1235 Il patriarca Pertoklo conferma al monastero mag
giore della Citt del Friuli (detto di S. Maria in Valle) al
cune nobili giurisdizioni, che passate da Enrico di VillaHa a
Mainardo conte di Gorizia, erano stale rassegnale in mano
del principe, affinch il dello monastero ne fosse investilo.
A quesl' allo solenne furono presenti Ottone preposilo di
S. Odorico, Rodolfo di Cipriano (1), Lodovico e Ro
dolfo di Villalta, Bertoldo e Vorlico d'Arcano, Ermanno de
SyWiJSS: Portis e Nicol di Ragogna a).
V 46.

nella solennit delle sue nozze fosse dato alcun regalo agi' istrioni,
mimi, ed alili giuocolieri. Oltre a quanto dicemmo alla pag. 52 di
questo volume, aggiungeremo: che in Italia ed in Germania, e pro
babilmente anche altrove, non faceansi nozze o feste grandiose di
principi, che non vi concorressero le centinaja di ItuiToiii, {gioco
lieri, commedianti, canlamhanrlii ed altri simili inventori
di giuochi e divertimenti della corte e del pubblico. 1 regali che lor
faceansi, non solo dal principe autor della festa, ma dagli altri an
cora che v' intervenivano, o di vesti, o di danaro, o d' altre cose di
valore, erano immensi. Quest' uso, od abuso dur anche nel secolo
h) Muratori.
dMl. Ann. "VIV
anno 1233. A,V" K\
")

(I) Da questo Rodolfo di Cipriano il Nicoletti ed altri scrittori


nostri fanno discendere la nobilissima famiglia Savoi-jjiiaiio,
della quale daremo qui alcuni cenni. La remota antichit d co
desta famiglia ci presenta dubbia ed incerta I' epoca dell: sua ve
nula in Friuli, e la sua origine: mentre alcuni la vogliono romana
della famiglia Scauri, quivi venuta coli' imperatore Teodosio, o di
origine aquih'jese dalla famiglia de' Severi imperatori Romani; altri
da quella di Federico patriarca d'Aquileja: ma ci, che secondo il
Palladio viene creduto con maggior fondamento egli , che il suo
progenitore sia venuto in Friuli col duca Gisulfo, di cui lo si dice
Fr.'pw.Tp.aMi! compagno e). Il Nicoletli poi ce la indica essere di sangue nobilis
simo della Moravia, giunta fra noi molt'anni innanzi ai secolo XIV;
..rti , . .
Mrofain. Patr. aver i\dimorato
i nellai- Citt del Friuli,
,..!.. poscia essere passata
in Udi
(Jorio r. i amogr. ne il). In tanta discrepanza di opinioni, noi non emetteremo uu
p. 3 ictko. giudizio, e proseguiremo col dire : i Savorguani coguominaronsi
in prima Cipriuneri, oppur Cipriaui, e Ix-uch conosciuti botto due
famiglie denominate una Savorguani della bandiera, I' altra Savor-
c) Palladio. si. cit. gnani del Munte o dello Scaglione, provengono essi da uno stesso
ffcrl.'iifniicQH o ceppo e), e furono ascritti alla cittadinanza Udinese nel 12fi0 f), per
Cr. Gius. , distinti |oro ineriti, e molle ricchezze; essendoch i signori Savor
guani possedettero ben 70 villaggi, 7 castella, un Contado, ed un
321
1235 Andrea II re d' Ungheria gi avanzato in et
fini di vivere in quesl' anno a). Fu egli padre di S. Elisa a) Muratori Ann.
ir II. anno Itti.
betta Lantgravia di Turingia e parente di Perloldo patriarca
d" Aquilcja; per cui d'ordine del patriarca medesimo ven
nero fatte solenni esequie nelle chiese principali del Friuli
b) M. Mirili, Pali
e della Diocesi b). PorloMo I. I! .0,1
p. IJCIergri.
1236 Secondo il Della Bona e) la citt di Trieste si 1 l*H(Bona' Sl
emancipa verso" danaro dal dominio vescovile ; ma per vi si
assoggetta di nuovo.
I23G Il papa Gregorio IX, addi 30 aprile, in Viterbo,
conferma all' abate ed ai monaci del monastero di S. Maria

Marchesato d,, e diedero alla patria soggetti singolari per valore ed ri) C.ipilil.IBlH 1 il.
ili. t. un. p. i'.l
ingegno, che vedremo figurare in Frinii sullo diversi rapporti. Al
ramo Savorgnauo della bandiera, cosi denominalo dall' arnia che lo
contraddistingue, portante una bandiera bianca in campo rosso, ap
parteneva 1' antico e rovinalo cartello ili Siavorjjiiano situalo
verso tramontana, distatile da Udine circa 0 miglia, e di cui abbia
fli Porrla. Di": ilei
mo partalo alla pag. 345 del I volume di questa Raccolta e). Se Fr. Dell' o. r. avi
condo le cronache nostre, i Savorguani del monte, o dello scaglione, i.u.t. v. vii o. i:n.
0 Cr. Monliroli e
discendono da Costantino di Udine, ch'ebbe a padre Federico f) l.lb. il'uro ili I 'lino
in (auso.
Fratello di Alberto Eletlo di Cc.iieda ambi figli di Rodolfo Savorgna- g) Ciporlaglio. t'J.
Ili. fri e -MI
no g), il qual Rodolfo dal Nicoletli s'appella di Cipriano li). A delta, del h) Xieololll. Fair.
l'IT! i. l'In r. Il Olii.
Giusti, lo stemma de' Ciprioneri era una taglia, che vedovasi scolpila p. 6.
in pietra su d'una colonna della pubblica loggia di Udine in Borgo
S. Lazzaro, la quale sovra due ale viene portala per cimiero sullo
stemma della famiglia de' Savorguani del monte, e ne forma quasi
la corona dello stesso. La citt di Udine, in ricompensa delle bene
merenze di questi Savorguani, accord loro portassero per iosegna
)' arme della citt, ma pendente anzich ritta, con circolo rosso, e
perci un tempo vennero chiamati di Udine i). Quanta influenza I ) Ciurli. I.ili. il uro
ili'li.i olila di Cd
abbia avuto questa famiglia nella Patria friulana, e particolarmente
in Udine, ce lo dimostrano' ad evidenza un Federico, un Tristano,
ed un Antonio Savorguani, come verremo dicendo; per cui poche
o niun' altra delle nostre ve d'ebbe tanta: perlocch anche la Re
pubblica Veneziana nel 1385 aggreg Federico padre di Tristano
Savorgnano alla veneta nobilt io uno a' suoi discendenti j), facen il fello
dolo nobile del maggior Consiglio. ( signori Savorguani erano dei
pi antichi feudatari! del castello d' Udine e possedevano in esso le k) Nicoli-Ili. Fair.
R;iinl tli'lla Torre
loro ahitanze feudali k). L'arme poi ili questa famiglia de' Savor- I I) aut.p. 3 ler-
Ko e 'Jl l'orna
guani del monte contrassegnata con uno scaglione nero in rampo H'.sc. di'l Fr, ecc.
bianco. . VII p. 130.

21
.722
di Sesto, dlla regola di S. Benedetto, le istituzioni, i pri-
a) Guerra. 0. F. .
.... . . *
Frang.:- m.%'. v,'eS'. ' possessi e le rendile loro a).
1236 Perloldo patriarca d' Aquileja ebbe differenze con
Federico duca d'Austria e di Sliria, per avere quegli ripu
diala la moglie, eli1 era figlia di Ottone duca di Mcrania e
nipote del patriarca stesso f per cui l' imperatore avealo pro-
rr.Vlv1 p?M4.del scritto con bando imperi.de b).
1236 Nell'estate Federigo II ridiscese in Italia; il -16
ciiwiiraiori. Ann aSosto giunse a Verona ; prese Vicenza, mentre Ezzelino preu-
-Kt?! deva Padova, e risal quindi i:i Germania e).
1256 Perloldo patriarca ed il vescovo di Bamberga pu
gnano a vantaggio dell'imperatore contro Federico duca d'Au-
coi.B"o.'s' M" E" ** stria, ed entrali ostilmente nella Sliria, vi spogliano le cinese d}.
1256 Il giorno 6 agosto, in Cividale, Eberardo cede
al genero Corrado dello Bojano, coli' assenso del patriarca,
- M'.plro"na!>'no un maso della cappella patriarcale (1) e ne lo investe e).
1236 L'imperatore Federigo II con suo diploma con-
cr.1?.' et"01"' s,r" ferma ed estende i privilegi del Patriarcato aquilejese f).
1236 In quest'anno Erburga era abadessa del mona-
fi p"ne'snF'T' stero di S. Maria d' Aquileja g).
Intorno a questo tempo, essendo gi accresciuta d'abi
tanti la citt di Udine, diede pensie.ro al patriarca di prov
vederla di pi adalto governo. Non bastando pi un solo
rettore, fu divisa in cinque quartieri all' antica foggia ro
mana, ovvero all' uso de' Veneziani, clic tengono la loro citt

(I) Alla pagina 301 di questo volume abbiamo parlato di un fendo


del magistero della cappella patriarcale, investilo a un Bojano: ora,
a conoscere qual sorta di mansione fosse annessa a questo feudo,
ecco quanto dice la nota alla pag. G della vita di B. Benvenuta Bo-
j.ini, stampala in Udine dal Veiidramc nel 1848: riguardar essa gli
arredi sacri per il servizio dell' altare, quando nella sua residenza
il patriarca esercitava le sue funzioni, ed anrhc di portare con ca
vallo da soma gli apparamene della cappella del patriarca quando
hMwanjw. Race. ess0 recav;isj a||' imperatore per i suoi feudi li).

^
-523
divisa in sestieri. Sceke quindi ventiquattro soggetti, dodici
di quei nobili che abitavano nel primo recinto di mura, os
sia nella citt vecchia e gli altri dodici nei borghi esteriori,
i quali avessero parimente la cura di quel pubblico, in au
mento degli altri officii ed a facilit maggiore del go
verno a) (*)- I^V^'
4236 Il papa rimette la decisione delle questioni fra
Enrico vescovo di Pola e Perloldo patriarca d' Aquileja, a

(1) La sede patriarcale aquilcjesc quando venne trasferita


in Udine. La residenza patriarcale aquilejcse nella citt di Udine
ebbe principio sotto il patriarca Perloldo, e fu egli che da Cividale
ivi la trasloc. Sappiamo dal Limti li), che ne' primi anni della sua ) Noi. dei rr. r.
prelatura .risiedeva Perloldo nella Citt del Friuli: ma non sap- p'
piamo positivamente l' anno della sua traslocazione. Pare che nel
1232 ci non fosse ancora accaduto; perch al certo questo pa
triarca non avrebbe dato alloggio in Aquileja, come fece, per lo
spazio ili circa due mesi, all' imperatore Federigo 11, u a quei prin
cipi Germani che in tale incontro vennero in quella citt: ma bens
in Udine, se ivi avesse avuto sua residenza. N meno osiamo asse
rire il fatto che riportano lo slesso Liruli e) ed altri, cio che I' ari- > Lir",'i- Nn!;,iel
. , ' . , . ... ' T, .. , n. Fr. v. IV p. %i\.
zidetto imperatore in quest occasione abbia tenuto in Udine la Dieta
in cui stabili la bolla d' oro per i principi della Germania, mentre
il Palladio d) ci espone: aver tenuto quel monarca un generale Par- d) sior. <i ci Friuli
lamento con que' principi in Aquileja sui motivi che lo spingevano p"r' p'
alla guerra, e nulla parla della Dieta riportata dal Liruti. Eppure
niuno pi che questo storico cerca (alle volte anche lontano dal vero)
d' illustrare la citt di Udiue. Da tutto ci risulla, secondo il parer
nostro, che la residenza patriarcale sino all'anno 1232 non era an
cora da Perloldo trasferita in Udine. E seguitando- il Nicnletti di
remo: die Perloldo patriarca nel 1248 si rivolse lutto alla gran
dezza della citt di Udine, e sovra ogn' altra cerc esaltarla, desi
gnandola habilatione a' successori, e quasi capo del Patriarcato e). pcn.'So" r. b m.
Nullameno crediamo di non andar errati, se fisseremo prima ili questo v' w ler80'
tempo il principio della sede patriarcale Aquilejesc in Udine, e forse
intorno all'anno 1238 o poco prima: tanto pi in quanto nel 1239 r; moiciii c.op-
sappiamo che questo patriarca dalla Lombardia torn in Udiue per g^ciii.aitaitac.
godere quella quiete che desiderava f). Mons. Lorenzo del Torre R1,"'1 ,"i>"' )'*.'; In
decano dell Insigne Collegiata di Cividale pone questa traslorazione dmh - Dd. ras
di sede nell'anno 1256 g), e il dott. Gian Domenico Ciconj nel 1238 li) h'!'iu!aor'iaMst.
appoggiato anche a documento esistente nell'Arch. Coni, di Udine SFr'V'^n0
Tom. 22-C. fog. 13 i). i;it.d<m.ci>..j.
324
Zoenne de Teneerari arciprclo di Bologna ed a Raimondo
a) lue. OleonJ ci-
Ululo il kanillcr. di Villaquisio maestro dei decretali a).
E opinione, che Perloldo patriarca d'Aquilina iicH'anno
1236 fabbricasse il tempio di S. Odorico in Udine, avendo
b) NkMletti. Palr,
Perloldo (. 0. aul.
p. 1.
ivi istituito e dolalo un proposito ed otto canonici b) (1).
All'anno 123G il INicolelti ci riporta, che alla venuta
dell' imperatore in Italia gli oratori del Parlamento del Friuli
e) Nlcoletli Patr.
Perloldo f. B aul.
p. 18 e tergo.
e molli cavalieri nostri andarongli incontro fino a Trento e).
1237 Padova, priva di consiglio e di coraggio, e per
mene de' suoi capi, nel di 25 fehbrajo venne data in mano
agli imperiali, che vi entrarono guidali da Ezzelino e dal conte
Gaboardo ; il primo de' quali giunto alla porta le diede
un bacio, e ne prese il possesso a nome dell' imperatore.
Quel bacio fu dalla stolta gente interpretalo a bene della citt.
Ci saputosi dal Comune trivigiano, anch' esso assoggeltossi
alle armi vittoriose di Federigo II. Ezzelino poi fu crealo vi
il) Muratori. Ann.
<l' li. anno 12)7. cario imperiale della Marca di Trivigi, ossia di Verona d).
1237 Vorlico conte di Sterimbergo, del sangue chia
rissimo dei conti di Cilia, signore superbo e leslereccio, te
neva in feudo signorile il castello di Treven. Questi, a ca
gione d' una mortale inimicizia ebbe fortissime lotte coi Ti
cini, nelle quali perirono molli de' suoi ed egli alla fine venne
strettamente imprigionalo da Ermanno conle di Ortimburgo,
i") Nleolcttl. Palr.
Perloldo f. B ani. nobile egualmente d' altiero ed aspro carattere e), discendente
p. 49.
dalla famiglia del castello d'Arlegna antichissimo in Friu
r ) Palladio. SI. del
Fr. par. lp.2Z7. li f) (2). Ambedue questi conti essendo feudatarii del
Patriarcato aquilejese, era opportuno tenessero assieme per

(1) Mons. Florio poi riporta, che vedendo egli troppo esposto alle
incursioni ile' nemici il Capitolo di S. Odorico del Tagliamento con
cep l' idea di aprirgli un sicuro asilo nel castello di Udine, e ne
Ri V. Florio. Vita
ottenne
- i
da Innocenzo
, . ,
IV la facolt per mezzo d' un breve spedito-
Bel B. Bertrando gli da Lione ').
p. e SI.
(2) Arieggia (castello e famiglia li) cenni. Questo
antichissimo castello dui Friuli, ora affatto distrutto, nominato dal
Diacono nella Storia dei Longobardi, giaceva vicino alle alpi non Imi-
325
il vantaggio di esso ; quindi sollecitamente il patriarca Per-
loldo porlossi col, e maneggiando accortamente, sicch re
stasse illeso 1' amor proprio di quei due pulenti, ne segui
lo sprigionamento di Vorlico, la pace fra loro, e la sicurezza
delle vile e delle sosftnze de' sudditi a). 'tSi?B!:
4237 Il giorno 11 febbrajo si fa la divisione delle terre
.. .,. i -i i .il . ix li) Cleoni nella sua
di Liuto, secondo il decreto del patriarca b). bjmoju ciundo u
1237 Nel giorno 5 giugno Pertoldo patriarca reinveste
Corrado ed Eurico fratelli di Sacile del castello di corte (Ca
villili Curia?) presso Sacile colla corte intera e la villa di
>S. Odorico oltre Livenza, gi temila dai loro predecessori in
feudo retto legale dalla Chiesa d'Aquileja, e li investe per

g dalla strada che da questa provincia conduce in Germania per


inumila, e appunto sul monte dove oggid si trova la chiesa di
S. Martino. Riguardo alla sua antichit rimettiamo il lettore all' ar
ticolo de' castelli antichissimi del Friuli, da noi riportato nel I. voi.
di questa Raccolta Ila pag. 78. Appartenne il castello il' Artegua
all' antica famiglia dello slesso nome, alla quale ne fu tolta una parte
nel 1254 dal patriarca Gregorio di Montelongo, in punizione della
fellonia di Guamerio d'Ari ugna; il di cui fratello Gotofredo cesse
dappoi la sua parte al detto patriarca, e con ci da queir epoca non
elide la medesima pi diritto su d'esso, meno che di ahilanza e). S-iOTei r?.e ?*
La famiglia T rtegna, tra i feudatarii del frinii antichissima, '' '"'''
secondo Wolfango Lazio, era d'una medesima origine con quella dei
conti d'Artenburg illustre in Carintia d). Anche il Sicolelli consono JSb"v "p ri?*nt'
a quanto disse il Lazio, ci lasci scritto, che i conti d'Arlenea in Friuli
(Ai'lenea era Contea) Un dagli ultimi tempi de' Longobardi si distinsero
nella milizia e nelle arti nubili; e che passali in Carintia fondarono
il castello di ' Artiinborgo, chiamandolo quasi borgo d'Arlenea. Ivi
noi) Sigeardo il primo di quei conti, soggetto chiaro per virt e
fratello ad Arluico arcivescovo madaburgense. Lidie egli da Riccarda
sua moglie due figliuoli, cio Engelbeito marchese di Craimburgo e
il' Istria, dal quale provengono i duchi di Carintia successori agli
Svevi, e i l'alalini craimburgeusi nella Baviera: ed Enrico conte di
Artenea ed Ortimburgo, da cui successivamente ebbero origine Crbo,
Pop, Engelbeito, Eurico Rappalone, Enrico, Ottone. Ermanno, Fe
derico, Egono, Enrico, Federico e Maiuardo cavalieri di mirabile va
lore, le di cui gesta in diversi tempi dirette a vantaggio dello Stalo
patriarcale
IV;. .1;
d' Aqinleia
tri
acquistarono loro e feudi e vassalli nobili in njinl
e) wcoieiii. Pair.
djii, Torre
r i tuli e). r. d ani. p. ik.
32G
fimbriam sua tunica, ed essi obbligatisi u servire in guerra colla
Bacc. ciconj. taglia loro conlmgente a).
1237 Perloltlo patriarca muove nuova guerra a' Trivi-
nani per cagione de' confini e la sospende pel rinnovalo pas-
b) Nloolrttl. Palr. .,.,.. ,. .
pMo'tcrgc'M!1' sao810 m Federigo 11 imperatore b).
1237 Corrado secondogenito dell'imperatore Federigo
venne dal di lui padre fatto eleggere a re de' Romani in
Vienna. Da ci rilevasi che non ancora ai soli selle elettori
S-'n'Knuo issi: era serbalo il diritto dell'elezione e).
1237 L'imperatore Federigo li, eh' erasi portalo in Ger
mania contro il duca d'Austria, pass l'inverno a Vienna, ove
vennero invitali ad intervenire tulli i ministeriali, e si trov
d) i.iruii. Noi. *>i col, con altri principi
r r dell' Impero,
r ' anche il nostro patriarca
r
&*" Pertoldo d).
1237 Ridiscese in Italia per la terza volta pi forte
l'imperatore Federigo, e diede allora a Cortenuova una grati
^"""So'ubj
RallK) SI. d' li. rotta a' Milanesi e); ma questi
vennero
, xl proietti nella ritirala
r j Bamn>iux cnm. ('a Pagano della Torre signore di Valsassina f) (1).
1237 Nel giorno 29 settembre Mainardo conte di Go
rizia d ad Alberto suo suocero conte del Tirolo rinvestitimi
dei feudi ch'egli teneva dal patriarca d'Aquileja e dai dura
*> ,*ll(?)Rona- Sl- di Carintia g).
1237 Oltanlaquatlro Padovani de' pi potenli Ira' cil-
ladini e popolari della citt, presi dal podest di Padova in
ostaggio per assecondare le mire del tiranno Ezzelino a cui
era parziale, furono dal tiranno stesso per sicurezza inviati
a Bassano ed in altri suoi castelli; poscia con buona scorta
in Friuli ad Uguccionc da Praia e Porcia, stretto di lui pa
rente ed amico, acci fossero ben custoditi ne' caslelli di
FrP^lr8.(,riiSs27?1 questo polente Friulano sino a nuovo cenno li). Si dice che

(1) I popolari milanesi non furono ingrati verso la casa della Torre,
il Ramponi r. t. la quale per qualche tempo ottenne il supremo dominio di Milano i).

i
327
il patriarca Pertoldo fori cruente riprendesse Uguccione per
ii fatto di questi ostaggi da lui custoditi nel castello di Prata,
di i- i,- l li . \ a) NieoleitL Pair.
ic lo bandisse per molli anni dalla sua corte a). penokio r. b. t.
' ' p. 49.
1257 Da quest'anno fino all'anno 1240 Jacopo era
abate di Moggio, coli' aggiunta di abate eletto b). ch.?K*T?"iip!
1258 In sul principio dell' anno il patriarca Pertoldo
mand in Lombardia il fiore de' soldati Friulani a sostegno
della* fazione imperiale, ebe andava giornalmente rinforzan
dosi, e Ira questi Gabriele di Piala e). rcriu6li.'B m.
1 ' p. 19 tergo
1258 Capodislria non solo non soddisfa alla mensa
patriarcale l' ordinario tributo, ma col suggerimento e col-
I' appoggio cerca distogliere g' Istriani dal corrisponderlo.
Per la qual cosa, mossosi tosto il patriarca Pertoldo a quella
volta, con le sole taglie e pocbi Slavi della Carinola, dan
neggi il territorio de' contumaci, i quali, intimoriti anche
per la tema del bando imperiale, tornarono all'aulica obbe
dienza d). ci) uoiiu.
1238 L' imperatore Federigo 11, non avpndo osato as
salir Milano, assedi Brescia parecchi mesi, ma invano ; ed
ebbe a satisfarsi di correr Lombardia e Piemonte riacco-
stando a s le citt men forti o men costanti, e lo stesso
marchese d' Este e) il). ?! SS""?: fa'1"'
1258 Il patriarca Pertoldo nel mese di ottobre si porla
al campo dell' imperatore sotto Brescia ; ed avendo esposto,
che in base ad invalide e vecchie usanze i suoi nobili vassalli
del Friuli e dell' Istria insubordinatamente usurpavano il mero
e misto impero a pregiudizio del Patriarcato, chiedeva che

(1) Macelline da espugnar fortezze noi secolo XIII.


Federigo 11 imperatore fieli " assedio di Brescia qui indicato mise in
opera contro questa citt tutte le macelline allora usale per es
pugnar fortezze, cio torri di legno, mangani, manganelle, trabucchi f) Motalor| Knn_
ed altre specie di petriere f). Usavansi pure briccole, gatti g). Per in- anno li
difesa poi delle medesime facevausi fosse, palancali, bilifredi, bilfre-
di, sleccali. Ladresche, ponti levatoj li). hj netm . n.
328
I' ini|>( i uloie volesse emanare un decrelo, col quale ve-
iiissero ai itili Ihi li tali abusi, e clic specialmente le autorit
de' giudizii criminali derivar dovessero dal solo seggio pa-
Iriarcale. La domanda fu esaudita, ma non produsse il de
siderato effetto ; fosse per bont d* animo del patriarca, <>
meglio, per la giustizia della causa de' vassalli; mentre non
polevasi, senza offender questa, distruggere le preminenze con-
a)) Mcok-lli.
iMcok'Mi. l'air. * j i *i \
cr lo r. li aui. termale da tempo immemorabile a).
1238 Federigo imperatore, noli' ottobre di quest'anno,
ad istanza di Perloldo patriarca proibisce I' uso del mero e
misto imporo a chi ebbe soli masi in feudo dalla Chiesa d'A
io- C(l.lrangi|M6
imi. l'inda.
... ,;i: |,\
quneja DJ.
1238 Jacopo Rainerii venne investilo di una casa in
A viario, verso 1' annua contribuzione di due quarlarole di for
vi 2TH.' A- mento e due d'avena e).
1238 L'imperatore Federigo II, con particolare decrelo,
conferma il concordato e la pace falla tra i Giuslinopolilaui ed
dMwto P. rei e ji patriarca Perloldo d).
1238 Nel giorno di mercordi 17 novembre Bertoldo
di lloprcllo di Tricauo, in rimedio dell' anima sua e de' suoi
parenti e per remissione de' proprii peccali, concesse la per
petua libert della cortina intorno alla chiesa di S. Mauro
d'Arcano, o Tri cai io a chiunque avesse avuto in essa casa
o ripostiglio, dichiarandolo libero, con tulli i beni che pos
sedeva nella medesima, da ogni esazione o gravezza di qual
si fosse persona, secondo il diritto e l'uso di qualuuque cortina
libera esistente in Friuli ; eccettualo il passo avanti il suo
ripostiglio, per il quale, qualsiasi individuo fosse temilo a pa
gare annualmente nella festa di S. Mauro un danaro Aquilejese
x\vh7i?.'::Kt' alla detta chiesa per illuminazione ed utilit della slessa e):
nonch isliluisce un mercato nel giorno della festa d quel
Imi. l'iiinia. SaillO l).

t nkomk. nir. ^39 Perloldo patriarca d' Aquileja accompagna l'ira-


tu**.0 ""' peratore in Padova, Trivigi e Vicenza g). Fu in (jUcsla citt
329
che quel monarca, atl istanza del nostro prelato, fece grazia
a que' Padovani eh' erano tenuti prigione in Friuli per or
dine d'Ezzelino e liberolli, insieme a multi altri, dal tiranno
slesso destinali alla medesima sfortuna a). Fra questi fu Gior- moi. li'hSE.'
dano Forzale nobile Padovano e priore di S. Benedetto di
Padova, il quale per non in Friuli, ma in Asolo gi da due
anni era detenuto; Enrico de Paradisi, Nicol da Vigonza, Bo
nifacio da Scintilla, Marsilio de' Gualperli, Francesco de' Tran-
salgardi ; con condizione per, che non dovessero portarsi in
Padova senza speciali sue commissioni, ma relegali dimoras
sero in Friuli b). . S-T^V?'
1239 Le gravi differenze che il papa avea coli' impe
ratore Federigo li lo indussero a fulminare scomunica con
tro di lui nella domenica delle Palme; ed ei la conferm anche
Hi uni CJ.
Ul poi iA c' II.
d- Muraioli Ann.
anno liw.

1239 Il patriarca Pertoldo, perch aderente a Fede


rigo

IIn imperatore, incorre nella scomunica scagliala dal non- d> ll"- No1- *'
telice Gregorio IX contro quel monarca d). -'Ilfcb.V'E
1239 Alberico da Romano, irritato contro l' imperatore
per il maltrattamento fatto ad Adelasia sua figliuola e Ri
naldo Estense suo genero, unitosi a Biachino e Guezzelo da
Camino, tosto parlilo Federigo per la Lombardia, occup la
citt di Trivigi, imprigion tulli gli ufiziali e soldati postivi
dall' imperatore, meno il podest Jacopo da Mora Pugliese,
eh' ebbe sorte di fuggire. E probabile per, che tale passo
non sia stalo fallo da Alberico senza consiglio ed intelligenza
co' Veneziani. Inasprito Federigo alla notizia, portossi con
grande esercito (1) contro Trivigi ed accampossi liei
dintorni di Castelfranco, da dove ordinava ai Trivigiani la
rt'sa entro olio giorni. Spiralo il termine prefisso, n vedendo

(I) Quesl' esercito dell' imperatore era composto di Friulani, Lom- ejwcoietu. pur.
bardi e Tedeschi e). Ertesi"1"
550
snliomellcrsi que' cittadini, fece dono al Comune di Padova
della cill di Trivigi, con un privilegio mimilo di grande si-
d-'iiH'aum'im" g'" " oro ; indi ripass in Lombardia a).
1259 Alberico da Romano, in vernicila delle offese rice
vute da' Friulani, corre a danno de' confini del Friuli e crii-
RJiSSTiKl: delmenle li deruba ed infesta b).
P 51.
1259 Addi 5 giugno vi fu in Italia un totale eclissi
e] Mcnlelll e. son.
p.nitori.
Mimm.-iiu-
Ann. d'It.
solare, assai.-..,..
visione sul.,...
Invidiano

e).'.
3iinUisa). ^259 Gregorio di Montelongo, legalo del papa in Lom-
Fr.Ppa?dlp.sm1 bardia e generale delle armi pontificie d), persuade i Mila
nesi a portarsi a Camporgnano conilo 1' esercito dell' impe
ratore ; e a tale oggetto fa armare frati e preti. Una parie
de' nobili per passava nel campo imperiale. Rullamene, se
bassi a credere a Galvano Fiamma, l'armala Milanese stelle
a fronte del nemico, allag il di lui campo, e in un combat
timento prese il carroccio de' Cremonesi, e mise questi in
rotta in uno a' Pavesi: perci Federigo lev il campo e pass
Jl",rlito in Toscana e).
1259 Parlilo l'imperatore da Lombardia per avversa
fortuna, il patriarca Perloldo, lasciala col una parte de* suoi
alla guerra, torna in Udine per godere pace e quiete come
desiderava, ma non la trov a motivo delle dannose scor-
Uri.'.u!le"l*ilJli: reric in Friuli di Alberico da Romano f).
rag. si. m ....
1259 Una forte lega strinsero i Veneziani con papa
Gregorio IX, ad oggetto di trre, se venia lor fallo, la Sicilia
a Federigo, ed obbligaronsi a mantenere buona squadra di
galee, e ci fecero, non soltanto porcile inaspriti all' indegna
morte (1) del figlio del doge Tiepolo, ma pur anche

(1) Pietro Tiepolo podest di Milano, nel fatto d'armi tra l' im
peratore ed i Milanesi successo nel 27 novembre del 1237 rimasto
%i ii. iriur iW"' prigioniere,
di Federigo fubarbaramente
con altri nobili condotto
impiccato sullainriva
Puglia, e perg).comando
del mare
331
per le quullordici galee e quullru navi cariche di merci pro
venienti dalla Puglia, nella Marca d' Ancona siale loro lolle a). S,iu"nl.uriimn
1239 Il patriarca Pertoldo, ritornalo in palria, fabbrica
I>) Nicolclll. Fair.
chiese, ed alcune cadenti o cadute ristaimi b). l'f rli.Iclu f . DautoK.
p. Ili.
1239 Pcrloldo patriarca d'Aquileja concede a Capo-
distria la facolt di eleggersi a piacimento il suo podest,
colla condizione che l' eletto debba essere nobile Friulano
od Istriano ed in grazia del patriarca, e si rese obbligali con
doni e onori i nobili di quel Marchesato, come pure gli an I Nicoli-Ili. Palr.
IvrlnMn f. B aul.
tichi abitatori della citt di Udine e). paii. SI Thcsau-
rus E. A. p. 4*3.
1239 I nobili, a cui il Capitolo d'Aquileja affidava la
custodia del castello di Tolmino (1) avidamente rubando
mossero grave conlesa con quelli della Carinola, ma la pru
denza del patriarca Perloldo, soddisfacendo a' danni de' Car
tolici, sed ogni cosa d). TkM c' "*

(1) Il fastello li Tolmino cenni Intorno all' origine di


questo castello nulla ci nolo. Posto fra' monti verso levante, dista
d Udine miglia 35, e scelto per soggiorno estivo da' nostri principi
patriarchi, venne da essi frequentato. Appartenne pure alla Comu
nit di dividale, che annualmente mandava col un suo cittadino col e) Sturalo. Dello
titolo di capitano e collo stipendio di 93 ducati e). Fu il patriarca Rai cose di Ci, v. A
ito. p. 108-llt
mondo 'l'ornano che nel 1292 fece ivi erigere un girone, detto la I) Vaivi < '. 1.1
race, ilolla Patria
corte, il (piale serv di stanza a' suoi successori f). Nel 13C6 il pa nell'O F. del liner
triarca Marquardo circond Tolmino di mura. Nell'anno 1508 lo si di ia v. Ili p. cri.
filCud. Frangipane
fese contro a' Tedeschi g). L' auno dopo il castello pass sotto il do Imi. Piruna.
li) Umili. Saggia
minio degl' imperatoli di Germania h). Secondo il l'orcia, i consorti stor. licita Conica
di Gorizia p. 31.
del castello di Tolmino giudicavano in seconda istanza tutte le cause;
mentre la prima istanza era devoluta ai sudditi del medesimo. Il
capitano spedilo dalla citt di Cividale custodiva i due castelli di
Tolmino a spese de' consorti di esso, i quali erano i seguenti: Ca- f ) Porci*. Dc. del
Friuli n.'ir 0. F.
nussio, Attiniis, Manzano, (Insani e Formenlini, Collis, e Puppi i). del Ruma r. Vii
Dopo i patriarchi Aquilejesi, il Capitolo di Cividale, che traeva molte p. 131- ISO.
reudite da col, ebbe per lungo tempo la giurisdizione spirituale di
Tolmino, ed il governo di quella chiesa e sue dipendenti affidava
ad un arcidiacono j). Di questo castello ci accadr in seguilo di accen j) Sturalo e s.
nare le varie vicende a cui and soggetto; ma ci che nelle nostre sto
rie lo fa ricordare maggiormente, la tradizione della dimora ivi
falla dui pi polente ingegno italiano, il sommo fra i poeti, il Dante.
352
1259 Per mediazione del patriarca Perloldo vennero
accomodale alcune differenze, nelle quali Yorlico vescovo di
Trieste e Mainardo de Porlis, per le anime degli avi loro,
al Martelli. Pi Ir.
rinunziarono a molle pretensioni in favore del Capitolo della
IVr lulclg (. B aiti.
pag. SI. Cill del Friuli, incominciate gi da lungo lempo a).

4 ostimi! dei Tolmino! traili dal Nicolelli storico del secolo


XVI. Gli Slavi di Tolmino, (il Nicoletti li dice reliquie degli Unni)
abitano le montagne del Friuli opposte al settentrione, per le quali
scorrono il Natisone, l' Isonzo, la picciola Sava, la Bistrizza, e la
'fulmina, fiumi distinti po' scelti psci di cui abbondano. I Tolminesi
sono semplici e religiosi, si piegano all' obbedienza de' superiori,
astengousi da' litigi, difendono gelosamente I' onor loro, n perdo
nano I' (illesa se uon espiala legilliinamenle. Mantengono le franchi
gie a tolta fermezza, indossano costantemente lo stesso vestito, n
si cangiano spesso a foggia spagnuola, o tedesca, o francese, come
leggiermente accostuma tutta Italia. Provvedono a' bisogni della vita
col bestiame di cui sou ricchi pe' molli pascoli che possedono, e
coi prodotti della loro terra. Nella maggior parte dei ricchi domina
1' avarizia, e sono strettamente parchi si nelle loro abitazioni che
al di fuori; nullameno in certe occasioni, ricercandolo i costumi,
non si astengono dallo spendere. Maritano le figliuole con una dote
d' alquanti animali, e per lo pi d' uno de' grossi; nella quale per
ci che pi bassi a calcolo, sono i doni che alle nozze vengono falli
dai convitali parenti. In queste, dopo il lauto banchetto abbondante
di cibi grassi, voluto dall' accostumanza, si pone sulla tavola un
pane di vaga forma piano sferica, sovra il quale con stimabile gara
versasi da que' rustici quella maggior somma di danaro, in corre
lazione all' esser loro pi o meno agiato, o alla volont di mostrarsi
da pi degli altri : e quello che risulla pi corlese, viene distinto con
onoranza e vivo applauso da' circostanti, ed in seguo di trionfo su
queliti gara di cortesia, e di carit portasi a casa il pane accennalo.
Superstiziosi, credono ollremodo alia magia: perci la sposa accom
pagnata da altre donne da una parte, e lo sposo con altri suoi pi
cari dall' altra, con grida contadinesche e con le spade snudate, ta
gliando gli alberi vicini, a rapido corso recatisi alla casa maritale,
non gi battendo l'usala via, ma per campi e luoghi insolili, onde
cosi, essendo ignoto il sentiero eh' essi percorrono, resti vuota ai
malvagi la volont di nascondere sotterra alcun laccio magico, che
inavvedutamente calcalo producesse a quel maritaggio inaspettato
b) Mrolrlll. Patr. malanno. Usano essi cantare in versi ne' varii modi della loro lin
di Filippo Aleno
f. F. ani p. |<i tcr- gua le lodi ili Cristo e de' Beati, nonch di Mania re il' Ungheria
gu a W) tergo.
e di alili celebri personaggi di quella .Nazione b).
335
1239 Il vescovo di Trieste vende al patriarca d'Aqui-
leja Krenovizza e Mocouz a). tiSSXSmff.
1239 Bernardo di Zuccola rilasci al Capitolo della
Citt del Friuli una lunga fila di case, acciocch annualmente
facesse ricordo della famiglia Cerchiara, che per assai cen-
linnja d' anni essendo stala illustre per uomini di merito e
per ricchezze, si eslinse in quest'anno in Bernardo della Cer
chiara ultimo rampollo di essa h). . feiXSoTi lSu
1259 Nel luned 19 dicembre il pontefice Gregorio IX
scrive una lettera al patriarca Pertoldo, con la quale gli fa
nolo eh' egli, ad istanza di Bela re d' Ungheria e Colomanno
re de' Ruteni, o Russi Polacchi, nipoti dell' aquilejese patriarca
sarebbe disposto ad accordargli l'assoluzione della scomunica,
se si portasse

in Roma

; la qual
' *
assoluzione verrebbe a lui e) Urtili. Noi. ilei
data da Pietro Pino vescovo di Castello di Venezia e). -Rbh Tk.T!
1240 In sul principio di quest'anno il patriarca Per- "',
toldo fece ristaurare in Aquileja alcune chiese che minaccia
la d) Wcolclllc. sop.
vano rovina d). p. si tergo.
1240 Peggiorano le cose Ira il pontefice e l'impera
tore. Questi, passalo in Toscana, minaccia Roma ; quegli pre
dica la crociala contro di lui e), fa che venga assediala Fer- J.1 *,bJ: Sj.d'"
rara da' Bolognesi, da' Veneziani e dal marchese d' Esle e in
lima un Concilio generale in Roma. La citt di Genova par
teggia per il papa e I' appoggiano i Milanesi e i Piacentini :
e Padova guerreggia gli Estensi, mentre i Mantovani fanno
oste contro a' Veronesi f). WM-mB:
1240 Pagano Tornano venne dal Popolo milanese
eletto suo protettore contro i Nobili (1). E nella stessa
citt di Milano fu stabilita una lotteria o lonlina a profitto
, . . (r ) RamnoMI. Crai.
del governo g). un. p. k>.

(t) Fu il primo passo die quella famiglia di Valsassina fece per


condursi al Principato li). h) "ampoWi c- 8>
o.~4
1240 Pcrtoldo patriarca d'Aquileja istituisce in Friuli
speciali giudici de' feudi, ed oltre ad altri assistenti nomina
a tale incarico Federico di Castello, Vodorlico di Villalla,
Rodolfo di Sarorgnano, Arlnico e Corrado di Caslillerio, Gii-
glielniino di Fonlanabona, Enrico di Melso, Ermanno e Mai-
nardo de Portis, Preogna di Spilinibergo, Reginardo ed Ar-
limolo d' Invilino cavalieri e Federico di Cavoriaco. Il giudi
zio di questi valse a conservare in Friuli le vecchie ragioni,
nonch ad acquistarne di nuove si alle chiese, che a' mona-
ai Nlrldil. Palr. . i,. '. >
pcsi''icn(o Bc ?.' d sleri> n castelli ed a case privale a).
"l,pl 1240 I giudici speciali dei feudi concessero al Capi
tolo della Citt del Friuli il libero possesso della Corte vec
chia (t), che non lungi dalla sua chiesa collegiale
formava quasi un intero borgo. Concessione questa, che seco
portava il grado di feudatarii non ignobili ; per la quale ap
punto i nobili di Soflumbergo Mattia e Vanendo suo figlio
b) Nimichi. Patr. . a -i I \
peri! r. r. aut. avevano sostenuto il nome e I incarico b).
4240" La famiglia Ronconi si porla ad abitare in li
ei 'Nicoleili. hlr. jj \ fc\\
PcrioMo I. B aut. dille C) (Zi.
p. 11. .
4240 Nel giorno 30 novembre venne emanala una sen
tenza, ossia legge patriarcale, sulle case che possono assog-
.i) nwv. ne,,,,,. . gettarsi a censo aquilejese d).

(1) Vedi Corti e Cortine alla pag. 197 del I voi. di questa Raccolta.
(2) Knncaiii, fu *:;' li a. Questa, ni dire di Jacopo Valva-
nlirlv*?. ii!-i n'Jcr- sne e). fu nobile di Cividale proveniente da Wisuivico. Anche il
ra . ni p. ics. Giusti nel suo Libro d'oro della citt di Udine la dice friulana del
celo de' cancellieri ed ascritta alla cittadinanza udinese nel 1500; ed
aggiunge che per la sua aderenza a Tristano Savorgnauo fu bandita
nel 1420 e pass ad abitare in Cividale, dove insignita di le idi giu
risdizionali si mantenne sino al 1664, rimanendo ultimo di essa uu
Federico padre di tre figliuole, che tutte lecersi monache nel' con-
dMiTiualii'ilii? venl ^e"e suore di S. Domenico in Udine f). Mollo distinse la sua
famiglia Antonio Ronconi, die celebre dottore in ambe le leggi fu
stimatissimo a' suoi tempi ; e dopo essere stalo canonico e decano
della cattedrale di Udine, poscia canonico della metropolitana d'Aqui-
leja. l'u vicario generale nello spirituale per il patriarca Antonio Gae-
fiMMo'tJit M' lano ed ebbe grande autorit presso quel principe g).

\
335
1240 . Circa quest'anno Mainardo conte di Gorizia, di
stinto col prenome di Alberto, cedette al prevosto del Ca
pitolo di Siin Stefano d' Aquileja l' Avvocazia delle ville di
Predamano, Cussignacco e Terenziano per il prezzo di 2500 a) Unli M,m0.
i- \ neta v un. p v>i
ire di piccoli veneziani a).' -III **. m ft.toi.
p. 31X.
1240 Nel giorno 31 dicembre il patriarca Pertoldo
emana una sentenza, o legge clic dichiara i censitali aquile-
jesi insolventi per un triennio, decaduti dal possesso del
fondo censuario b). bjRacciconj.
1241 Il Capitolo aquilejese, richiesto dal patriarca Per
toldo, con concorde assenso diede in sul principio dell'anno
piena fermezza all' allo di concessione libera della Corte vec
chia accordalo dai giudici dei feudi al Capitolo della Citt
' e) Nffoleiil. Palr.
lll>
UBI Friuli P<
rriUll L;. Perniili
p. Sllergo.(. B ani.

1241 Add 22 gennajo il legalo apostolico Gregorio


di Monlelongo concede al palriarca ed al Capitolo d' Aqui-
li'ja la rendila d' un anno dei benefzii vacanti pel rislauro
della cilla d Aquileja rovinala dall intemperie d) (1). f^ng. - "'" -
1241 Gregorio Monlelongo legalo Apostolico, nel di 28
gennajo, scrive una lettera a Perloldo patriarca d' Aquileja,
per la quale ci si rende noto, che il nostro patriarca non
avea ancora intrapreso il viaggio per portarsi a Roma e). ft."!"ifv ^af
1241 Tutto l'inverno l'imperatore Federigo II conti
nu I' assedio di Faenza, e mancatogli il danaro per le truppe,
diede a pegno le sue gioje e il vassellame d' oro e d' ar
gento. N ci bastando, fece battere moneta di cuojo, che
volle circolasse come buona, con promessa di pagarne il va
lore a chi la riportasse al suo tesoriere; siccome fece, con
cambiarla in agoslari d'oro, moneta da lui batlula, equiva
lente a un fiorino e un quarto per cadauno f). d'i"aS!oriMinn
1241 Nel giorno 7 luglio, in Maniaco, Mainardo conte

(1) Rendiamo avvertito il lettore, clic tanto il de Rubeis g) quanto Kk'"'lA'


il Liruli h) pongono a questo fallo la data 10 dicembre 1241. B.^S'.'iv1^!.1
33G
di Gorizia fu fine e remissione a Olurado di Maniaco e ad
f'K'Sf: alni per il castello di Monleregalc a).
1241 I prelati Francesi die porlavansi al Concilio in
Roma, imbarcali in Genova che era ormai Milla Guelfa, Pisa
che era sempre tutta Ghibellina, arm all' incontro una gran
flotta e ne segui, alli 3 maggio, una gran battaglia navale
alla Meloria, dove Genova fu rolla, e ne saliron Pisa e i
Ti.^'pagJw-' Ghibellini pi che mai al primato di Toscana b).
1241 Nel di 21 agosto muore quasi cenlenne il lerri-
d'iiMSr'HA"n' 'die papa Gregorio IX e) che anche moribondo scomunica
'um^S nron' DU0Vamenl(J I' imperatore Federigo d). Discordi i cardinali,
<} Muratori.Ann. non successe la elezione che sulla line d' ottobre e) nella
U 11. anno IMI. /
persona di Golofredo Castiglione di Milano proclamalo pon
tefice col nome di Celestino IV; ma non regna che 18 giorni,
nel qual tempo egli pure scomunica I' imperatore Federigo,
i]nampoi<ii.cron. e la Sede di Roma rimase vacante per 21 mesi f).
un. pag. JOB. < '
1241 Addi 21 agosto, il patriarca Perloldo, ad istanza
del decano e Capitolo di Cividale, fa rivivere un antico pri
vilegio del patriarca Gotofredo dell'anno 1190, rilascialo ai
-<nd'.Fpfronaw,ne ^ novembre g), che dona molte decime e beni al prepo
silo e Capitolo di S. Stefano d' Aquileja dimoratile in Civi-
SLa3&Z?S dale h). (Vedi a pag. 182).
(ucrni e Frangio.
1241 Il Capitolo d'Aquileja, con isperanza forse di ve
derlo succedere al Patriarcato, elesse tra suoi canonici Ollone,
l)Mrnlclil. Patr. . . i i- w ...... .....
pnrj;.wo r. Baut. uno dei marchesi di Moravia, *persona di chiarissime qualit i).'
p. ."il tergo e 9L '
1241 Il conte di Gorizia, per divozione e per dinaro,
a mezzo di Leonardo di Cavoriaco suo procuratore, fece li
beri i poderi del Capitolo della Citt del Friuli nel villaggio
di Bicinico, da ogni -soggezione nella (piale erano tenuti alla
casa di Gorizia. Furono testimoni a quest'alto Valapo d'O-
j) dciio p. m. sopo, Ainlio di Ragogua (1) e Brandilisio di Altemsj).

(1) Ru^o^na (famglia li): cenni. (signori ili Ragogna,


antichi castellani del Friuli e feudatari dei patriarchi e dei duchi d Au-
357
4241 Gli abitatori di SofTumbergo danno termine ad
una sontuosa fabbrica da essi intrapresa alle radici del colle
dello Balcone, sul quale era stalo innalzato il castello di Sol'-
1
fumbergo a). , alpergi*.
oleitl. Palr.
r. b ,.
4241 Nel giorno 15 settembre, Pertoldo patriarca loda
e conferma una sentenza dei censuali, ed aggiunge la sua
sopra spangalarum; cio che il possesso dei censi debba es
ser conferito dai giudici aquilejesi b). t>) mc. ciconj.
4241 Pertoldo patriarca, ad istanza di Pietro, vicedo-
mino e procuratore del monastero di S. Maria d' Aquileja,
concede ed autentica la carta con cui Gotofredo patriarca
Aquilejese accordava ad Ermilinda abadessa di quel mona
stero (nel 9 marzo del 1184), che morto Amalrico di Mugla
(Mugia) potesse pacificamente godere le decime d'Isola, luogo {^e"gj\J,I:
__iii !,_ \ . Cini. Frangipane ,
nei! Istria e). imi. pwjm.

stria per beni da essi avuti in ii'


feudo d), sono d'uu sangue medesimo con *} ,r"eoJeJ,"- /"il;
i , - i- m i i ii i- ivi i- P-aun. Iella Torre
la famiglia di Toppo.e secondo alcuni, provenienti dal Regno di Napoli, r.uaui.p. smergo
venuti in Friuli prima del secolo -XIII ; e) secondo altri, derivanti da JJ{ ^Silp"!*?'11'
quel Ansfrido di Reuma, che al tempo dei Longobardi s' impossess
del Ducalo friulano usurpandolo al dura Rodoaldo f). La famiglia J.r^T.Vi0'r.* ' b'"afr
di Jtagogna, per l'investitura del castello di questo nome, rilascia- P-w-
tale nel 1218 da Leopoldo duca il' Austria e Slina (o confermala),
godeva la dislinta prerogativa del jus figendi, eh' era il diritto di
fissare e 1' autorit di levare dalla mensa del principe un piatto di
vivande a suo piacere. Cosi pure nel 1207 fu concesso tale diritto
al pi vecchio di questa casa dal patriarca Raimondo della Torre
riguardo alla mensa patriarcale ; diritto che i patriarchi d' Aquileja ' g) M?m. iella f.im.
aveaule anteriormente accordato con l' investitura dell' anno 1200 g). 3SicpaTi?iM?iiici
Possedeva essa molli feudi patriarcali, come riscontrasi da altra in- dclla TorM'
vestitura data da Pertoldo patriarca d' Aquileja nel 1251, a Engel-
pretlo di Siurido di Ragogna e consorti, di Toppo, di Caueva sulla
Liven/.a con altre terre feudali in Toppo, in Ragogna, S. Leonardo,
Travesio, Govio, Villanova ed Ampezzo li). Parecchi soggetti della me- nj.^c7|-."!^lj
desima resero illustre questa casa (la quale fu decorata pur anche toppo
... . ,. ' , , . -, -w li i- . I Mieli. Iella Tor
della carica di pincerna del Patriarcato aquilejese i)) nelle dignit re.Mcm.ii.'iiaram.
ecclesiastiche e nella giurisprudenza, come diremo. Oltre lutto ci, dc **"" Tom'
apparteneva ad essa il castello di Ita p >;* gi da noi accen
nato alla pag. 173 del I voi. di questa Raccolti! Ora, seguendo il
Porcia scrittore del XVI secolo, aggiungeremo quanto segue. Scrive
22
338
1241 Gregorio Monlelongo, legato del pontefice, con
lettere del di 10 dicembre, oltre a Pertoldo patriarca ed al
Capitolo Aquilejese, scrive anche al preposito di S. Stefano
d'Aquileja dell' ordine di S. Agostino, onde comunicargli aver
accordalo un sussidio per il risiamo della chiesa d'Aquileja,
) Li-mi. Not tei consistente in un'annata di rendite delle prebende vacanti
J'r.Wis.pt.8k.A.
v. IV pag. iM7 della Diocesi al
Col. T13. '
1242 Guecellone e Biaquino da Camino nel giorno 10
febbrajo, per sentenza de' quattro Pari della Curia generale
di Ceneda, vengono dichiarali decaduti da tulli i feudi del
b) Verei. Si. della ri i i\
Mar. ir. . u doc Leneuese b).
p. 7. '
1242 L'imperatore Federigo II nel mese di febbrajo
concede al patriarca il' Aquileja la facolt di demolire certi
ponti sulla Livenza, perch dannosi a' patriarcali e giovevoli
e; Detto p.. a' ribelli Trevigiani e).
1242 Venne convocalo il Parlamento del Friuli. In
esso il patriarca Pertoldo tenne eloquente discorso, diretto ad
interessarlo a voler con prontezza far restaurare le mura ed
i locali della rovinata Aquileja e sgombrarne i canali, accioc

egli vedersi in questo castello degli avanzi di molte torri, picciole


case da contadini, la chiesa ed una torre che serviva d' abitazione
d) porci, dm. ilei a' feudatari! del medesimo, che furono gli antenati de' signori di Tor-
fiucrra . vii' pag! re d)- H castello di Ragogna pass in varie mani. Nei secoli XIII e
ui-iw. XIV fu feudo dei duchi d' Austria e Stitia ; indi met di esso per
confisca fatta a' signori di Ragogna, e I' altra met per permuta,
divenne propriet dei patriarchi d' Aquileja. Nel 20 luglio 1450 fu
dal Veneto dominio dato con la giurisdizione in ricompensa de' pre
stati servigi al suo generalissimo Albo de' Conti di Roma, i di cui
discendenti lo livellarono ai conti Porcia per 400 ducali, colla condi
zione che estinguendosi la famiglia Conti di Roma, il livello passasse
alla Repubblica di Venezia con inoltre 1' aggravio di 10 libbre di
cera alla chiesa di S. Marco di col. Liberaronsi i Porcia di questo
peso nel 1503 con l'esborso di 1000 ducati d'oro a quella Repub-
temfd?ToiS> 1}lica' fei'n>o per il carico delle 10 libbre di cera e). Per l'inve
stitura di questo feudo di Ragogna, 1 famiglia Porcia godeva ogni 5
anni la giurisdizione di Toppo, perch quei signori di Ragogna e
r) Detto. dj Toppo seendouo da uno slesso stipite f), come fu detto.
539
che I' aria si rendesse migliore, conchiudendo: se la propo
sta ottenesse V effetto desiderato, non essere difficile l' im
presa, bensi facile e di certa speranza. Aderirono consoni i
membri del Parlamento, cosa rara ed inusitata, ed offerirono:
il Clero lutti i frutti del primo anno de' benefcii vacanti ; i
laici una parte delle rendite ed una cura solerte ali1 opera.
Il patriarca don il terzo delle gnstaldie ; le Comunit diedero
un quarto
1
dei dazii, e sollecitamente ebbe principio

il lavoro, a) Nlpolrtll. Palr
ma per i falli che seguirono entro l'anno rest interrotto a). Jf sS^a.11 ""'*
1242 Fra Leonardo di Lalisana de' P.P. Predicatori
del convento di Trivigi, predica nella Citt del Friuli e vi
alloggia nell'ospitale, non essendovi ancora col convento di
Domenicani; ma siccome egli era tenuto in molta reverenza
e dal Clero e dal Popolo, un devolo canonico nominato Voi-
tissa lo volle ospite in sua casa b). In tale incontro, predi- SiIK'ikb.15' A'
cando quivi anche nel monastero di' S. Maria in Valle, os
serv sull' aitar maggiore di quella chiesa una cassetta, di
cui ignoravasi il contenuto ; I' aperse, e vi trov entro molte
reliquie di martiri, cio di Anastasia, Agape, Zionia, Irene,
Crisogono, Zochi ed altri ancora. Questa scoperta trasse gran
concorso di Popolo alla venerazione di esse, e intercessione
di grazie, a segno, che non solo noi conlenea il tempio, ma
le vie vicine n' erano piene e sui telti ancora vedeansi persone.
Della qual cosa avvisalo il patriarca, venne da Udine alla
Citt del Friuli, ed assunto il processo del fallo, lo trasmise
ai cardinali. Una memoria speciale dell' accaduto ci fu lasciala
da Assalonne vescovo di Capodistria, vicario del patriarca, in
i , , . .,,.,, , . p) Nicolplll. Palr.
un suo scritto; ed altre da parecchi vescovi dell Istria e). Perioidof.iuiuog.
1242 Il patriarca d'Aquileja nel giorno 8 luglio esenta
dalla giurisdizione della pieve di Udine la cappella di S. Qui- ,i < i, Frangi
i i i ., , . .. ... . . . pam; Intt. Pin.iu.
mio, dove abitano le converse d) (e che il Nicolelti, nel suo ^{'^rtaliufl-
Patriarcato Perloldo, chiama monastero di S. Quirino per "loi'ik.. "
vergini monache ili S. Benedetto); con ci per altro, che le
tributi una libbra di cera all' anno : e non abbia quindi a
340
dipendere dal Plebanus di Udine, o da altri sacerdoti; ma
aiciconjneiiijua s0' ('a quella persona che il patriarca elegger al servizio
Rie. in. all'Ardi. j ,, ,
can. di Mine, ai di della cappella a).
RuIkms e alla eoli. ' '
Frangipane. j242 _ Ad(jj j7 |g|j0> perlo|J0 patriarca pubblica un
edillo, col quale rende nolo ad ognuno io stabilito dal legalo
apostolico per il miglioramento della deperila ed abbando
nata Aquileja, nella cui metropolitana, minacciante mina, non
eranvi ecclesiastici che arrischiassero celebrare e salmeg
giare ; cio la concessione di un anno di rendile delle pre
bende vacanti della Diocesi a lale oggetto, sempre per senza
b) Llruli. Not. del
pregiudicare al servizio divino delle chiese di quelle pre
Fr.T.IVp.2W-2n.
Rubol. M.E. A. bende, ed ordina V esalto adempimento del medesimo b).
col. 1I3-7M.
1242 Il patriarca Perloldo ed il canonico di Moravia,
accettata l1 offerta degli abitatori di Soflumbergo, si portano
a villeggiare nella nuova fabbrica da questi falla appi del
colle dello Balcone, e vi dimorano per molli mesi godendo
e) Nk-olettl. Patr.
1' amena situazione, e le giostre

con ornamenti reali falli dalla
pcrtoid r.i ,t. nobilta C) (1).
1242 Ezzelino da Romano con assai ambasciate invit
alla guerra il patriarca Perloldo; ma questi seppe mante
nersi pacifico, quantunque le turbolenze in allora fossero

(l) Le giostre e i tornei in Friuli furono in uso, a


quanto pare, sino da secoli lontani, perch spettacoli e giuochi conf-
centi al genio ed all' indole guerresca de' nostri padri, cresciuti
sotto gli usi de' Longobardi e de' Franchi, e per il bisogno di eser
cizio nell'armi della giovent ricercato dalla condizione di que' tempi.
Secondo il Nicoletli, ogn" anno nel carnovale, e nelle pubbliche con
gratulazioni, e spesso negli sponsali della distinta nobilt, i Friulani
s' intraltenevauo con giostre e tornei a spese magnifiche si del
questo ma. T ' pubblico che de' privali d). Quale poi sia stato il modo con cui
esse laccatisi sotto il patriarcale dominio, noi diremo: mentre gli
e) Mcowii. Pam storici iioslri nulla ci precisarono, accennando soltanto alla loro spleu-
pfss!- Pai?. Ri"- 'hdezza ed agli ornamenti reali e). Nel seguito del presente lavoro.
ETmup! a?. ove aiteremo brevemente delle cose del Friuli sotto il regime della
Veneta Repubblica (se non prima), ci accadr d' indicare con qual
che particolarit il modo con cui lo spettacolo delle giostre veniva
effettuato dai Friulani.
341
molle a). Il tiranno quindi, mosso da invidia per la signoria MS1"""d|,''.
di Trivigi tenuta da Alberico suo fratello, si condusse col p"!' '
Carroccio padovano a1 (Ianni del medesimo, e il Trivigiano
venne gravemente malmenalo col Cuoco e col ferro, e una
parte de' suoi abitanti furono imprigionali. Indi Ezzelino pass
il Piave, e ingrossato dalle forze di Enrico conte di Gorizia,
diede orribile guasto a tulli i villaggi, ed a' feudalarii di
Guecilio, Guglielmino e Beacbino da Camino; e fra gli altri
a* nobili di Spilimbergo (1) i quali nei poderi verso
Sacile vennero indicibilmente danneggiali b). potKTb.mi.-
p. 53 tergo.
1242 Nel giorno 3 ottobre, in Concordia, il Capitolo Con-
cordiense d" il suo assenso al vescovo Federico, che possa
introdurre nella chiesa, di S. Cristoforo di Porlogruaro
D
i rpa- <) valentlnelll. C.
dn di S. Maria della Croce e). %;%'e rebus F-

(1) Spilimlrcrg-o (signori di)t cenni. La famiglia dei


signori di Spilimbergo, della anche Spinemberch e Spengerbergo d), i* p1m e't.'x
del sangue medesimo di quella di Zuccola, provenieule, come si ''
crede, da nobilissimi baroni dell' Ungheria, venne in Friuli a' tempi ,.i wcoieiii. pair.
di Popone patriarca d' Aquileja e). Nobile e polente, olire ad altri "'ifiul".'^-?"6
beni feudali, possedeva ne' secoli andati anche il castello di Zuccola
(come pure avea diritto alla terza parte del feudo del castello di ,,_ . . _,
Sbrogliavacca 1 )), la cui giurisdizione estendevasi in una delle con- suriin-iin r. e aut.
Irade della citt di Cividalc, nel tempo che in essa risiedevano p' e lcrg0
ordinariamente i patriarchi. Questi signori, pincerni ereditarli del
Ducalo del Friuli, erano obbligati alla custodia della cantina del
patriarca d' Aquileja, digitila che, ad uso di Germania, conlavasi tra
le quadro solite ad essere possedute in ciascuna provincia dalle
famiglie pi ragguardevoli g). La famiglia di Spilimbergo, chiara ed f Pr,3iTo's"i.l'''r'
illustre nelle slorie nostre, fu centro di fazione nelle lotte interne,
e si rese assai temuta ed infesta a' Cividalesi h). Distinta nelle scien- < di ciV. . a
ze e nelle dignit, annovera fra' suoi e prelati e giurisprudenti e ms" p m'm-
valorosi guerrieri, de' quali faremo parola a suo luogo. Castellana
e feudataria del Patriarcato, occup nel Parlamento Friulano sotto
i patriarchi il IV poslo Ira i nobili del medesimo, e la sua arma
od insegna si contraddistingue (secondo un vecchio stemma) in uno
scudo taglialo diagonalmente da destra a sinistra, nella cui parte
superiore sta un leone dorato in campo bianco, e nella parie in
feriore uno staccalo ondulante a fascie rosse in campo bianco.
342
1242 Vallerperloldo di Ottone Ogonia di Spiliiubergo
d Ire munsi, a Ululo di Morghengab, a sua moglie Gisla
JJxnJTJ^ ' v- figli di Enrico di Gemona a).
1242 -r- I Sarmati sellenlrionali, ossia i Tartari, olire la
Polonia ed Ungheria, malmenano la Carinola e minacciano
d' irrompere nel Friuli (1). Intimoriti i Friulani, riparano
e rinforzano le mura deboli delle citt, de1 castelli e delle
cortine, e ne allargano e profondano le fosse: luoghi tulli,
che nelf imprevedute scorrerie, potevano dar ricovero a' ru
stici. Non irruppero in Friuli i Sarmali ; ma i falli lavori,
li) Nicolol'i. Palr. ,. ,, , . . . . i \
nrioMo r r am. restarono a dilesa d altri vicini nemici b).
p. 53 o Icno. '
1243 Muore (S) Edwige figlia di Agnese e Bertoldo
duca di Corintia, moglie ad Arrigo duca di Slesia e Polonia,
da cui ebbe sei figli, tre maschi e tre femmine. Ritiratasi
poscia, col consenso del marito, in un monastero a Trebniz,
vi pose delle religiose dell' ordine di Cileaux, e mori quivi
si'or'rtunui'p.m santamente e). Palladio la dice della famiglia de' conli di
il) Storia del Friuli fi j\
par. I pag. 2. IjOI'IZia llj.

1243 Nel febbrajo Perloldo patriarca minaccia della


sua indignazione Ermanno ed Andrea di Sacile, per i Ianni
falli da que' due fratelli al monastero di S. Maria di Aqui-
leja ; nonch se continuassero con ingiurie a molestare il
g,^; -& medesimo e).
iii'd. prona 1243 Continuava la guerra nella Marca Trivigiana, ossia
Veronese. Ricciardo conte di S. Bonifazio coi Mantovani con
quisici a' Veronesi i castelli di Cazzo, Villapilla e S. Michele.
Ma Ezzelino coi Padovani, Vicentini e Veronesi assedi il
castello di San Bonifazio appartenente al conte, ov' oravi il
giovinetto di lui figlio Leonisio nipote a Ezzelino. Accordali,
il castello rimase al da Romano, e ne usci libero il fanciullo

(1) Avvertiamo che il Cbr. Spilimbergense, stampalo dal Bianchi,


a pag. 1 dice: I Tartari entrarono nuli* Ungheria addi 25 aprile del
1241.
343
con ognuno de' suoi. Sodo mendicali pretesti fece il tiran
no, addi 4 giugno, decapitare in Padova Bonifazio conte di
Panego nobile Veronese assai ragguardevole, tenuto inno
cente dal Popolo Padovano, e compianto con vivo dolore.
Fece anco alterrare in Verona le case e torri di parecchi no
bili, eh' egli' diceva traditori, e alcuni condann a tormentosa
morte; prendendo con ci ardimento maggiore contro i nobili
_ _l a) Muratori. Ann.
e plebei a), riui. anno no.
1243 Nel giorno 24, o 26 giugno Sinibaldo cardinale
di S. Lorenzo in Lucina, Genovese, della famiglia de' conti
Lavagna, ossia de' Fieschi, fu eletto pontefice, ed assunse il
nome d'Innocenzo IV b). Questi, che da cardinale era stato )
amico a Federigo, gli fu papa nemico e peggio che i pre
decessori e). ' ;!S%v,|u
1243 Fra il pontefice e P imperatore, bench il primo
desiderasse la pace, nullnmeno si torn a' preparativi di guer
ra. E in Roma slessa ebbe il papa grandi vessazioni dai
mercanti Romani per le 00,000 marche d' argento da loro
prestate a Gregorio IX, delle quali voleano esser soddisfalli d). S'iSS?uw u
1243 Federigo imperatore, con suo diploma del di 8
ottobre, sottopone al Comune di Collegllano tulli i castelli,
le terre e le ville ch'erano in allora e che fossero di poi, dai
monti al mare fra Piave e Livenza, dichiarandolo separalo e
diviso da qualsiasi citt e non soggetto ad alcuna persona e). >LVct7.''vVdM.
1243 Addi 30 ottobre, all'abate e convento della Bel
lina venne, dal patriarca Perloldo, confermata la donazione
falla da Vodolrico patriarca, cio della superiorit sulla chiesa
di S. Giovanni di Duino, nonch la cessione fallagli dal conte
di Gorizia ancora ai tempi di Peregrino patriarca, d' ogni
suo diritto ti' avvocazia sui poderi ed abitatori di Ladn. Se
ne dolsero amaramente, ma accettarono quest'alto, Rodolfo di
Duino ed il colile di Gorizia, pretendendo il primo apparto-
,. .. i. ti i mi i f ) Nlcilctli. ralr.
nergli il gius patronato di quella chiesa, il secondo la p- J^'icod'di?
desta civile e criminale su quegli abitatori f). ST'"lud-
344
1243 Primo esperimento della carta di line in un di-
SiiSf'wB. "r- ptoma dell'imperatore Federigo II a).
1243 Mancalo a vila Leonardo patriarca di Grado, gli
Fr.Irwlr"di0p.saJo.l succe,le in quella dignit Lorenzo, II di questo nome b).
1244 Vorlico barone di Sterimbergo, in sul principio
dell' anno, per emenda de' suoi peccali, dona al Patriarcato
d'Aquileja il castello e territorio di Luos. Grandiosa donazione,
poich quel territorio era quasi una piccola provincia. Del qual
dono il patriarca prese tosto possesso, dando soddisfacente
pr'hlMorf.lB1m: ordinamento al governo di que' nuovi suoi sudditi e) (1).
1244 Ulrico conte di Slernimberg (cosi chiamato dal
' de Rubeis) rassegna a Perloldo patriarca d'Aquileja ogni
suo diritto sul castello e poderi di Chcmich con le sue
djnaMi.il. l. pertinenze d).
1244 Andrea Tiepolo, nobile Veneziano, risoluto e va
loroso capitano di mare, con sessanta galere della Repub
blica Veneta, dirette a favore de' Genovesi contro V armala
di Federigo imperatore e de' Pisani, giunge a Pola; la quale
non avendo adempito all' ordine avuto di armare una galera
a tale oggetto, fu dal Tiepolo sfasciala nelle mura e mul-
fi,i!S2?.B.25. lata in danaro e).
p. .Vi.
1244 Pola nell' Istria, ribellatasi alla Repubblica Vene
ziana, si diede totalmente al patriarca d'Aquileja. Per la qual
eosa Andrea Tiepolo, di ritorno dalla sua spedizione, avvertilo
dell'avvenimento, le diede l'assalto, la prese, la rovin ed ab
bruci. A quest'infortunio ripar il patriarca pi largamente che
i) netto. gli fu possibile, e soccorse a lutto il. Marchesato dell'Istria f).
m pannilo. . del 1244 Il Friuli trovasi oppresso da universale carestia
Ir. par. I p. 2M.
UnSiV" e da"a PeSle &)

(1) Qui il Nicolelti (n sappiamo su quale fondamento) chiama col


titolo di barone Vorlico di Sterimbergo, mentre il de Rubeis, come ab
biamo esposto di seguito, lo dice Ulrico conte di Sternitiibcrg, che lu
appunto nel 1244 il donatore del castello e Provincia di Luos e nel
l'anno medesimo fece la rassegna del castello e podere di Cbemicb.
345
1244 I nunzii del pontefice Innocenzo IV giunsero in
Friuli, e detestando 1' empiet dell' imperatore, esortavano i
Popoli ad essere fedeli alla parte pontificia. Le condizioni
de' Friulani, per il soccorso da prestarsi all'Istria, e per le
spese che incontravansi dagli ecclesiastici e a motivo dei
nunzii ed altro, erano gravi. Nullameno i collegi del Pa
triarcato concorsero per loro parte a sostenerle ; e tra que
sti ci nolo che il Capitolo della Citt del Friuli, composto
di 50 canonici, come lo era del pari quello d'Aquileja, sta
tu, che due de' suoi canonicali servissero, uno ad uso dei
bisognosi ed all' accoglimento de' nunzii, l'altro all'ornamento
e restaurazione del tempio, cosa che per istanza del collegio
slesso, del vescovo Vorlico de Porlis. e di Guglielmo decano
d'Aquileja
n *
ottenne tosto I' approvazione
...
TOilriarcale
' .
a). . . tffrlV'i.'
P- 55 e tergo.
1244 Il papa Innocenzo IV, stretto da' Ghibellini di
Roma e dintorni, fuggi a Genova sua patria b), da dove, non Ri.15%3: m.'
credendovi! sicuro, per le mene degli occulti partigiani di
Federigo, ammalato coni' era, partiva ; e da luogo in luogo
giunto a Susa, valic le Alpi, e al 2 dicembre arriv a
Lione, ricevuto onorevolmente da quel Popolo, e quivi fiss
la sua corte. Federigo quindi, pieno di rabbia, fece chiudere
i passi, affinch dall' Italia non andassero in Francia n
persone, ne danaro e). S'iK hS:
1244 La lesa"8
di Lombardia era tutta a favore del pon
tefice. Aderirono alla medesima in quest'anno anche le citt
d' Asti e d'Alessandria con altri luoghi, slaccandosi dal par
lilo dell' imperatore d). . dj dciio.
1214 Nel giorno 7 novembre, Marsilio di Cosa d in '
feudo a Bonifacio di Polcenigo la villa di S. Martino di Mon-
. i % e) lue. Ciconj ap-
lereale e): pogK.airarui.sa-
' vorgnan-
1244 In quesl' anno Erburga era abadessa del mona
stero di S. Maria d' Aquileja, ed anco nel susseguente f). '^flTSPam.*'
1244 Sotto la data del 21 dicembre il patriarca Per-
loldo, a mezzo di apposito islrumenlo, pone line ad una dif
54G
ferenza di parecchi anni col vescovo di Bamberga, cedendo per
s e successori suoi all' eletto Enrico vescovo di col e di lui
successori ogni diritto di patronato sulla chiesa di S. Martino
di Villacco ; e il Bamberghesc invece rinunzia al patriarca,
ogni diritto di patronato sulla chiesa di Ocche; ed ambedue
)Hubels. M.B.A.
cedono
.
quella
\
di S. Pietro allo spedale
r
di S. Caterina di'

i>. N* .. ^244 Il pontefice Innocenzo IV dimorante in Lione


intima, nella festa della Nativit del Signore, il Concilio ge
nerale da tenersi in quella citt il giorno di S. Giovanni Ballista
dell' anno susseguente. A tal fine spedisce lettere d' invilo per
tutta la Cristianit, citando l' imperatore Federigo a compa
t) Muratori. Ann. , > . ,
d'n. aimu 1213. nrvi o personalmente o a mezzo de suoi procuratori b).
Fu convocato in Udine dal patriarca Perloldo il Par
lamento Friulano, al quale egli manifest, come gli pesasse
gravemente la scomunica pontificia in cui era incorso, ed
essere determinalo ad inchinarsi ai piedi del pontefice per
chiedere l'assoluzione; esorlando ognuno al dovere verso il
capo della Chiesa, e distogliendo g' intervenuti dal sostenere
il partito dell' imperatore, perch traviato. Invitava poi quei
congregali ad accompagnarlo nel suo viaggio a Roma. Alla
e) Niroiein patr (lua'e inchiesta concordemente ader il Parlamento e cou
pittmi a'ifai energica sollecitudine approntossi all'impresa e). Duemila ca-
$**??** va"' del Friuli ' seguitarono col d).
Primislao re di Boemia, Leopoldo duca d'Austria e Per-
toldo duca di Carinlia, per adempiere al voto fallo a Dio
per la liberazione dello spavento in occasione de' Tartari, e
per 1' obbligo che tenevano al Patriarcato d'Aquileja siccome
feudalarii, con una corte molto scelta e splendida, accompa
gnarono Perloldo patriarca d'Aquileja sino a Roma. Quivi il
patriarca, assoggellalosi alla libera censura del pontefice, non
ch alla penitenza voluta, a mezzo dell' intercessione di molli
personaggi ebbe la pontificia benedizione, e ritorn nell'a
more e nella grazia del capo della Chiesa. Tania fu la gran
547
riezza dulia corte patriarcale di Pertuldo in Roma, per il nu
mero de' conti, baroni, principi e duchi che lo accompagna
rono e corteggiarono col, e come vassalli lo servirono alla
mensa pontificia, facendo l' offizio di coppiere lo stesso re
di Boemia, obbligato a queir incarico per il l'elido maggiore
della Chiesa d'Aquileja, chiamato in quell* et col titolo di
pincernalo, e quello di scalchi i duchi d'Austria e Carinlia,
ponendogli innanzi i primi pialli per mansione devoluta a' feudi
del Patriarcato, he tradizione avesse il pontefice pubbli
camente esternalo,' essere il patriarca
r
Pertoldo il secondo >Pertoldo
W11'- p?lr
f. B auinir.
n^ pag.W tergo e 57.
papa a). -pana.iw scici
Fr. par. 1 p. ZH.
Dopo il suo ritorno da Roma, il patriarca Pertoldo am
plific di fabbriche l'Asliludio della Citt del Friuli, e per como
do dei Friulani e degli esteri fece restaurare le strade principali
del commercio germanico, ed era per dar termine all'incomin
cialo lavoro in Aquileja coli' aprire scoli alle acque stagnanti
che col infestavano l' aria, se l' irrequieto Ezzelino non lo
avesse altamente occupalo b). &W" E
p. 17 e lento.
Ezzelino da Romano, intesa la seguita pacificazione Ira
il pontefice ed il patriarca d' Aquileja, spedisce a' danni del
Patriarcato 400 soldati germani e molti italiani, e serven
dosi dell' astuzia di Veeilio di Praia, con false relazioni fece
si che Federico e Guido di Porcia con Gabriele di Praia
dall' una, e Tolberto di Camino signore della Molla dall'altra,
non mollo lungi dalla Fralli'na, venissero coli' armi a quasi
formale battaglia, per cui molto sangue fu sparso si da' servi
che dai partitami loro. Cagione a ci (velando Veeilio la sua
prava intenzione) fu quanto segue : proponeva egli a' nobili
di queste case (quando 1' obbligo tra molti era gi conchiuso
e le nozze dovevano tosto succedere) che tra le inastiate loro,
dimettendo le vecchie costumanze, non si permettessero i
maininomi, e ci diceva sotto spirilo di carila, onde nelle
lolle non venissero alle armi e al sangue Ira loro i congiunti
stessi. Falsa carit del Veeilio, perch soli' essa covava il
548
desiderio, che entrasse il dissapore e I' odio fra i servi ed
a) Mcoleili. Pilr.
i signori

; per

cui dalle rparole si venisse ai fatti, come suo
l'iTtiililit f. Bautox. pacca ;i \
p. 57 tergo e W. tes,s,e *)

Pertoldo patriarca d' Aqtiileja, onde porre riparo ad


una tale dannosa confusione, successa tra le famiglie di Praia
e Porcia e da Camino, ed acciocch questa non si dilatasse
maggiormente, accompagnalo da' suoi nubili, prese tosto la
strada per a Sacilc. Ma non lungi da quella terra, per ordi
tagli imboscala, dai soldati di Ezzelino fu assalito, e a mala
bj Der.o ig. m. pena p0ie salvarsi co' suoi nel castello di Sacile b) (\).
S^ulwSto'hul' 1245 Sulla (ine di quest' anno e) Vecilio di Spilim-
bergo, capitano di Castelfranco per Alberico da Romano, per
duto il castello e ferito, rest prigione di Guglielmo di Campo
Sampiero nobile padovano. Questi don il castello al tiranno
PerioMoefBamor' Ezzelino, dal quale ' ricompensa ebbe cruda morte pochi
l&is^Si. mesi dopo d).
1245 Intimorito il patriarca Pertoldo (cos si credei
per I' imboscala lesagli dai soldati di Ezzelino, fece dono
sulT altare maggiore della chiesa di Sacile ai due Capitoli,
cio a quello d' Aquileja ed a quello della Citt del Friuli,
d'una quantit delle rendile dei dazii d' Aquileja, acciocch
in vita ed in morie venisse pregalo per l' anima sua. Poi
nomin generale dei soldati il conte di Gorizia. Chiam le-
slimonii all' allo di donazione Federico vescovo di Concordia,
gli abali Stefano di Sesto e Andrea di Sumag, Mainardo

(I) Avvertiamo il lettore aver noi qui di seguilo esposti senza in


dicazione di data alcuni fatti riportati dal Nicoletli e dal Palladio
sotto 1' anno 1245 ; e ci onde concordarli con gli avvenimenti prin
cipali da cui deviano per le seguenti ragioni : Innocenzo IV ponlelice
nel 1545, non in Roma, ma in Lione aveva sua corte ; n quantun
que dipoi tornasse in Italia, seguila la morte dell'imperatore Fede
rigo II, non fu col se non che nel 1255, e mori in Napoli, come
vedremo. Sicch i falli a cui accennammo non possono essere ac
caduti se non nel tempo che questo papa dimor in Roma, ossia
dopo la met dell' anno 1243, al settembre ed ottobre del 1244.
349
conte di Gorizia, Volrico di Gemona, Cono di Muruzio, Ot-
tocnro di Allcms, Giovanni ed Adalpretlo di Cucagna e Cor- ,
rado Pellizza a) (1). p^Vcrgo"'08'
1245 Nel giorno 13 febbrajo b), pochi d dopo la do- &SnJ.nelb B
nazione fatta nella chiesa di Sacile dal patriarca Pertoldo,
il conte di Gorizia con una parte delle guardie patriarcali
addette ai confini e buon numero di popolari e rustici slraor-
dinarii che non arrivavano al sessantesimo anno, assicur il
paese ed in particolare i nobili di Lorenzaga (2), che
vicini alla Molta, feudalarii del Patriarcato, parenti ai di
Praia, quantunque armati fossero stali neutrali fino allora,
temevano mollo Tolberto da Camino, perch secrelamenle
era forte persecutore del nome friulano ; e tanto pi in
quanto credevano volesse impossessarsi di grandi tratti di
terreno, che poco prima per vistosa somma di danaro avea
loro volontariamente ceduti e). pf1?^'""0*"

(1) Questo fatto viene posto dal Liruti sotto la data 19 gennajo del
1245; e cosi ei dice: Pertoldo patriarca, pensando alla sua avanzata et,
o avvisalo da qualche accidente sorvenulogli, lasci, menti'' era in
Sacile, 10 marche annue al Capitolo di Cividale pel suo anniversario
da corrispondersi dalla muta di quella citt, come ne avea lasciato
altre 10 al Capitolo Aquilejese per Io stesso oggetto da riscuotersi dalla
muta d'Aquilcja: ed un -altra marca pure da quella muta, perch
quei canonici solennizzassero la Testa di S. Elisabetta Lantgravia di d) lh. Not. dei
Turingia di lui nipote d). Il Cappelletti e), il quale riporta il docu- of'techle^.iiw?'
mento di questo lascito con le segueuti note cronologiche: Anno tx pk- *
Dora. MCCXLV. lnd. 111. XII I. Ival. febb., ci fa vedere non essere acca
duta tale disposizione nel di 19, bens nel giorno 20 del detto mese.
(21 Lorenzaga (noi! li l): cenni. Questi erano femlatarii
del Patriarcato Aquilejese, parenti dei conti di Prata, ed abitavano
ne' casali di Lorenzaga vicinissimo alla Motta. Nell'anno 124U, con
licenza del patriarca Pertoldo, come diremo, fabbricarono il loro
castello di Lorenzaga nel villaggio stesso, in luogo mollo adatto,
e appresso la cortina. Oltre la chiarezza de' feudi, le ricchezze,
le inastiate e le cariche ouorilche, i Lorenzaga tenevano ancora
cawtcl pagano (amenissiuio castelletto non molto lungi da Udi
ne dalla parie di settentrione) sul quale si congettura, che aven
dolo fatto fabbricare questa famiglia, gli ponesse il nome di Pa-
gauo patriarca d' Aquileja. in questo castello ebbero parie anche
550
1245 Sulla fine di maggio I* imperatore Federigo 11
tenne in Verona un gran Parlamento, al quale intervennero
l'imperatore di Costantinopoli, il duca d'Austria e i duchi
di Garinlia e Moravia. Dopo molle discussioni durate per pi
giorni, nulla si conchiuse, se non che Federigo, mostrando
intenzione di trovarsi personalmente al Concilio di Lione,
2'i!"iHiurii5'.11' con quesl' apparenza and fino in Piemonte a).
1245 L' imperatore Federigo II addi 5 luglio, in Ve
rona, conferma la transazione nella lite tra Mninardo IH cnte
croUf"* .'"' Slr' di Gorizia ed il Comune di Porlo Latisana b).
1245 Viene riunito in Lione dal papa Innocenzo IV
il Concilio generale, composto di pi di cenquararita per-
Sbrani Wk!"1' sone tra patriarchi, arcivescovi e vescovi e) (1) onde

i nobili di Cucagna; da cui prendesi motivo di dire, che queste due


stirpi uscissero da uno stipite slesso. E ci rendesi pi chiaro os
servando l'epoca che manc la discendenza di Tommaso di Cucagna;
nella quale, il castelletto sunnominato, venne sotto la podest di
Maria Bella (donna di merito, e benefattrice de' luoghi pii) in ra
gione della discendenza dei Lorenzaga da cui ella nasceva ; e lo
port a mano di Michiele Rabbatta capitano illustre e' di lei ma
rito : e poscia per volont d' uno di essi pass a' castellani di
Sbrogliavacca. L' altra parte poi della facolt dei Lorenzaga, con
servata da parecchi individui de' nobili stessi, cadde a libera dispo
sinone di due donne, passando prima nella casa Bisigata tra le
prime di Portogruaro, e poi a' miei giorni' (scrive il Nicoletti) per
venne al dolt. Giovanni Megaluzzi, nobile famiglia di Cividale. Erano
i Lorenzaga forniti di virt e di grandi fortune; perch Giovannino,
che nel 1246 larghe somme impiegava nella fabbrica del castello
di Lorenzaga, ed in altre bisogna, non pertanto con molti danari
comprava contemporaneamente da Federico di Castello feudi d'im
portanza. G' individui di questa famiglia che accumularono e
conservarono la ricca facolt della medesima furono: Giovannino,
Varniero, Falcornano, Ottone, Filippo, Giacomuzio, Ossalco, Viviano,
,D nummii. fair. Marzio, Ruffo, Corrado, Conetto, Tolberto, Francesco, Antonio, Ni-
tvrM^nauu*. co||ISJ05 aringo, Anastasio d).

(1) I Cordinnli ricevono il cappello pomo. Fu in


quest'occasione che Innocenzo IV orn i cardinali del cappello rosso,
ad indicare che doveano esser pronti anche a versare il sangue per
la Chiesa, e v aggiunse la valigia e la mazza d' argento, ornato re-
, - . . . S?'< quasi a protestare contro Federigo, il quale pretendeva ridurli
Rac v. xip. a ull apostolica semplicit e).

S
V
351
provvedere ai pericoli dello Grislianil, nuovamente spogliala
di Gerusalemme ed assalita in Polonia ed Ungheria dai Mo-
golli successori di Gengis Khan. Ma allor si vide a che ser
visse quel vantalo ordinamento della Cristianit sotto a' suoi
due capi temporale e spirituale. I due capi erano divisi e si
divisero tanto pi dopo il Concilio, che scomunic pur esso
Federigo. Il papa lo depose, molle citt l'abbandonarono,
molti signori delle due Sicilie gli congiurarono contro nel-
., . ,,, a) Balbo. Si. d'Il.
I anno susseguente a). (1). , MuM:
1245 Nel Concilio I di Lione, essendo siala abbattuta "'" ,nn0 im'
la sedia del patriarca d' Aquilcja, creila nelle sessioni del
Concilio in posto eguale a quelle dei patriarchi di Costan
tinopoli e di Antiochia, Innocenzo IV pupa la fece rimettere, m n<0 ,,
il -i i il /li i * ni- ">c. dt. toni. IX
riconoscendo le antiche prerogative di quella Chiesa b). Ch L%^cpiS
arcivescovi di Ravenna e di Milano ebbero sempre conlese p- Sui Pa,r- Aiu '-
di presedenza e di supremazia coli' aquilt-jese e). cjciooojc. .
1245 Nel di H agosto il pontefice Innocenzo IV, con
diploma o bolla di questa data, conferma a Lionardo abate
del monastero di Rosazzo, ossia a quell' Abbazia, il possesso
di quanto aveva allora in dominio, cio pievi, decime, chiese,
castella, ville, possessioni, diritti, giurisdizioni spirituali e
lemporali ; ed erano lanle, che nominarle darebbero noja.
Pi, altre particolarit, e il riceversi dal pontefice quest'Ab
bazia sotto l' immediala protezione della S. Sede apostolica,
i, d) Uniti. Noi. del
prerogativa di gran rimarco d). Fr.T.vP.i-g.
1245 Nel giorno 10 febbrajo e) Viviano pievano di SSffi nc"* *
Gemona, nunzio e procuratore di Perloldo patriarca d'Aqui-
leja, ricorre a nome del patriarca slesso a Wibcrto di Vi-

(1) Dal Nicoletti per rileviamo quanto segue, (bench da lui ven
ga riportato sotto la data non concordante del 1247J: che il vescovo
di Concordia ed alcuni prelati distinti per scienza e pubblica opi
nione, incaricati dal patriarca e dal Parlamento Friulano, passarono
in Francia, ove conservarono I' onore e la gloria della nostra Na
zione. Vi si rec poscia auebe il patriarca Perloldo ed il vescovo n menici", imt.
di Trieste, ed intervennero al Concilio di Lione f). ^."uerg!110*'
352
vario podest di Verona, ond' intrometta la sua autorit contro
le opposizioni, che certuni, e particolarmente Bernardo fu
abate di S. Maria in Organo di Verona e' suoi fautori, a lui
Facevano, recando impedimento all' esercizio della temporale
fir*w.'0,f'T' amministrazione di quel monastero affidatagli dal patriarca a).
1245 I Milanesi sono contemporaneamente assalili ila
Federigo li dalla parte del Ticino, e dal di lui figlio il re
Enzio verso Gorgonzola ; 'questo secondo esercito distrailo
MIK: ed Enzio fatto prigione b) (I).
1245 Ezzelino da Romano toglie ai Trivigiani le ca
stella di Anoale e di Mestre, e vi fabbrica dei gironi, specie
SMlmS1'isbT di fortezze usate in quei tempi e).
1245 Il patriarca Pertoldo, che gi aveva fatto erigere
in Udine il sontuoso tempio di S. Odorico, o Vorlico, olle-
nula in quesl' anno dal pontefice Innocenzo IV, addi 21 lu
glio, la concessione di poter istituire in esso una preposilnra
con otto canonici, trasferendo nel medesimo ogni e qualunque
diritto e presidenza ecclesiastica dell' antica chiesa di Santa
Maria del Castello di quella citt, avea tutta intenzione di
attivare il concessogli, ma fu impedito da tumulti bellici pr-
prii e da quelli dell' imperatore colla Chiesa universale, pe'
ft.Vnl'p.MMai! 1ua'' il patriarca erasi assunto la mediazione d) (2).

(i) E il Muratori ci avverte, che negli ultimi di ottobre o ne' pri


mi di novembre, Gregorio da Monlelongo legato pontifcio, in unione
a' Milanesi, imped a Federigo imperatore ed al suo campo di pa<-
d>i.M'm!oris3.nn" sare il Ticinello, come tent, a Buffa loia e).

(2) Abbiamo accennato sotto la data 1236 essere opinione che


questo tempio di S. Odorico si facesse fabbricare dal patriarca Per
toldo in quell' anno, colla istituzione e dotazione di un preposto
ed otto canonici. Il Palladio invece fra gli anni 1255, e 1257 n
riporta: aver il patriarca suddetto amplialo nella terra di Udine la
chiesa che ora si chiama il Duomo, e la dedicasse a Santo OV
t' PMrlll<>p.?Mel r'co 0- Da ci ne viene incertezza sul preciso anno dell'erezione
di questo tempio non solo, ma se sia slato veramente eretto o piut
tosto ampliato. Anche l'istituzione ivi fatta de' canonici, la vedremo
differita sino al 12C5, come dirassi.

V
353
1245 L'antica parrocchia di S. Maria del Castello di
Udine fu soppressa in quest'anno, e in sua vece venne creala
parrocchia
. matrice della citt di Udine la chiesa di S. Ul- ,
a) Clconj. Munir.
darico, ora il duomo a). J[ g!ktT&'{
1245 Gisla di Pertica era ahadessa del mouaslero di
S. Maria in Valle della Citt del Friuli b). xin'lSExBiwf;
1246 P e' gran maneggi del papa co' principi di Ger
mania Tu eletto re Arrigo Langravio di Turingia, onde abbat
tere Federigo li e la sua casa. Lesi con ci i diritti di Cor
rado figlio dell' imperatore, successe battaglia tra esso e il
nuovo re ; nella quale rest disfallo Corrado, a segno che
giudicavasi ridotto a fuggirsene in Italia, se il duca di Ba
viera non avesse preso la sua difesa e) (1). SMImlS'iaw!"'
1246 Nel giorno 7 febbrajo Perloldo patriarca d' A-
quileja promette assistenza" a Vecellone, abate Bellignese, che
erasi lagnalo dei danni cagionatigli da Mainardo conle di
Gorizia d). H.^SH^^
1246 -> L' imperatore Federigo II, deposto dal pontefice,
viene abbandonato da molle cill, gli congiurano contro assai
signori di Sicilia, e un suo medico lenta d'avvelenarlo; per
cui Pier delle Vigne, suo cancelliere ed amico, che gli avea
condotto costui, cade in sospetto e dalla disperazione si uccide
urtando il capo al muro. Il domalo Federigo domanda pace
e poco men che piet ; implora l' intervenzione di S. Luigi
re di Francia, e promette di riprendere la croce e). v! S?."'?'. ii.d ""
1216 Tolberlo da Camino rovina i casali, ossia la villa

(1) Rampoldi espone, che alla Dieta di Wurtzbnrgo, convocata in


quesi' anno (1246) dal pontefice, non v' intervennero che vescovi,
e nessun principe secolare; e che Enrico marchese di Turingia fu
proclamalo imperatore. Questo fantoccio di sovrano non visse che
pochi mesi, e gli stessi vescovi gli sostituirono Guglielmo conte
d'Olanda: allibitine dai Tedeschi furono per derisione chiamati ini-
perulori de' preti g). ul.M'p'SS:
354
) paiia.no.st. dpi (]j Lorenzaga situala sopra le rive della Livenza a), imnri-
Fr. par. I p. 23. P
giona molli servi, rapisce gli animali e le sostanze di quegli
abitatori, taglia molle piante, e dopo aver fugalo gli altri,
uccide i fratelli Vecellino e Coraduccio di Lorenzaga, che
pSTMi: a lui si oppongono b).
r.worgo. 1246 Muore Federigo II, il Bellicoso, duca d'Au
stria. Ollocaro re di Boemia s'impossessa dell'Austria,
della Garinlia, dell' Istria Austriaca e d' una porzione del
e) Raccolla Ciconj ri > \
eh. ii niz. geog. I nuli C).
Antonimi. ' .
1246 Il patriarca Perloldo, essendo in Fola, decide
c/iamto?i"LnK una questione fra il Comune di Parenzo ed il vescovo d).
1246 fuggili i Lorenzaga dal furore di Tolberto, pre-
sentaronsi al patriarca Pertoldo in Sacile ; e liei parecchi
giorni, che vi si trattennero, come si crede, Giovannino e'
suoi nipoti figli di Viviano, Pregolino ed Oltolino figli di
Marzio, Oltolino, Viviano, Pirada e Rizzotto di Giovanni no
bili di quella casa, fecero conoscere al patriarca, che per
sicurezza del Patriarcato era necessario fondare un castello
nel villaggio di Loreuzaga, esibendosi di farlo erigere. Tale
proposta occup il patriarca ed Ermanno della Fraltiua abate
di Sesto; e co' ponderali riflessi del vescovo di Concordia,
di Bringerio vicario patriarcale, che assennatamente ragio
narono sul proposito, nonch di Ermanno di Pinzano, Giovanni
di Cucagna, Ermanno de Porlis. Ulviuo di Sbrogliavate^.
Vai-nero di Atlens di Gruaro, Tosco della Mcduua, Gliceo
di Melso ed altri nobili, tulli del Consiglio secreto del pa-
am^!'? f$.!
Guerra e Frang.
Iriarca, venne
_
accordala la (domanda nel d 10 giugno
do/
e) con
le seguenti onorifiche condizioni :
I nobili di Lorenzaga abbiano facolt, nel villaggio loro,
di alzare un castello ad onore e difesa della Chiesa d'Aqui-
leja, dell'Abbazia di Sesto, e dei boschi pubblici, delti in al
lora il Gualdo. Il castello con ogni giurisdizione e dominio
sia perpeluamenle feudo d' abilanza della chiesa di Sesto.
L' abate per propria sicurt eriga il ponte e la porta e so-

V
355
pra vi collochi la sua abitazione, lenendovi, guardie nella nolte,
e nel giorno porlinajo. Il castello sia aperto in ogni tempo,
senza opposizione e senza inganno, al patriarca, all'aliale e
loro legittimi successori. Senza la volont e l'assenso dei
nobili di Lorenzaga non possa n il patriarca, n l' abate
porre alcun abitatore nel castello, n ivi creare podest o
rettore, se non dal corpo dei nobili di quella casa. Per niun
titolo lu nobilt di Lorenzaga possa in alcun tempo prender
parte a que' da Camino o di Praia ed altri, senza la voce
de' suoi principi ; e ci sollo pena d' infamia, obbligandosi
d' osservare le sopraddette convenzioni ambe le parli, assog
gettandosi alla pena di 1000 marche d'argento da pagarsi
a) filmini il. Palr.
nlla parte

conlrallacente a).i Ottenuto I assenso e le con- verM<u< i. n m.
p. 58 e 60.
dizioni suddette, i nobili di Lorenzaga danno principio al
l' erezione del proprio castello, situandolo nel villaggio del
loro nome, in luogo molto comodo, superiormente alla
, I . b) Nicnli'ttl. Palr.
cortina b). ivn..L r. auiug.
' p. UO lergo.
1246 Il patriarca Pertoldo conferma la Cosliluzione
provinciale dell'Istria e). cr-Tra"0"11- 9"'
1246 Con severo comando, sollo la pena della per
dita del proprio e del feudo, fu proibito a Praia e Porcia,
che per pretesto di privale contese non ispirassero mal ta
lento nel pubblico. A Tolberlo da Camino poi fu dello, che
movendo egli a danno di qualcheduno del Patriarcato, avrebbe
provato il risentimento generale. Presso il Caminese pi che
queste parole ebbero effetto i movimenti fatti da Ezzelino
contro la sua casa ; per cui, lasciali i patriarcali, si deler-
min alla difesa de' suoi, e nel frattempo vi fu calma in
quelle parli d). ) netto.
1246 Nel giorno 16 ottobre, alcuni monaci fanno que
rela contro Ermanno abate di Sesto, per essere slati da lui
scacciali come scomunicati e). /,cc 'i! ,:ieo"J
1246 Gli affari d' Ezzelino da Romano vanno prospe
rando, scudo venuti in sua mano Castelfranco, Triville e
350
Camprelo castelli del Trivigiano ; ed a forza anco quello di
Mussolenlo. Fece morire in Verona i nobili da Lendenara, e
3! i"Ji5i i6. niolli altri in Padova per sospetto di congiura contro di lui a).
1246. Perloldo patriarca Aquilejese dona, per I" anima
sua, al Monastero di S. Maria d' Aquileja una terra, situala
fif,uS0F-T nel luogo detto Piolis b).
S.^V"-8"' 1246. Le cambiali vengono in uso e).
1246. Giovannino di Lorenzaga, ricco signore, compr
per mollo dinaro, da Federico di Castello (1) feudi d'im-

(1) Castello (signori di), ossia Frangipane famiglia:


cenni. Dicesi, che la stirpe di questi signori, venuti dalla Croazia,
quivi si fermasse, prendesse il cognome di Castello, mollo celebre
nelle memorie friulane, e si facesse abitatrice del nostro Paese ancora
innanzi a' tempi di Popone patriarca. Fu essa anticamente nobilis
sima in Roma, e vi si chiam Annizia, poi Frangipane, per 1' atto
caritatevole di frangere il pane e distribuirlo a' poveri in tempo di
grave carestia praticato col da uno degli Annizi. Essa, sino a che
si eslinse in Roma (e sono pochi anni), anche anticamente fu no
bilissima col, e produsse, si nella grandezza che nella decadenza
dli' Impero Romano, considerevoli personaggi : tra i quali si di
stinsero Lucio Annizio che trionf del re d'illiria; Lucio Annizio
Cereale, che sotto Nerone fu console con Plauzio Laterano; Sesto
Annizio Petronio Probo, ricchissimo e dolio, il quale ebbe molle di
gnit dall' Imperatore Costantino. Annizia Falconia Proba moglie al
nominato Petronio, santa e casta donna (che altri dicono moglie ad
un Adelfo Proconsole Romano), scrisse in versi, che tengono del
Virgiliano, il vecchio e nuovo Testamento, e fu lodata assai da S.
Gerolamo. Poscia Annizio Manlio, Severino Roezio, Papa Gregorio
Magno, Latino Cardinale, e Petruzio conduttore dell' esercito de' Col-
lonesi contro il Tribuno occupatore del dominio di Roma. Fino da
tempi di Carlo Magno un Eliseo Frangipane, partito da Roma e
fatto nobile Fiorentino, fond col la famiglia degli Alighieri, da cui
Dante. Ora di questa famiglia, per le turbolenze di queir epoca,
noli' anno 33 furono cacciati da Roma Angelo Michele Frangipane,
Nicol ed Ugo fratelli principi Romani e signori castellani ; il primo
de' quali fermalo iti Venezia e ascritto alla nobilt di quella Repub
blica diede principio all' illustre famiglia de Micheli; il secondo
rest in Dalmazia; il terzo recatosi in Puglia ebbe il dominio di
Terracina ed Astura. Ma i discendenti di Nicol, sotto il titolo di
conti di Veglia e Modrusio, pe' loro meriti, ottennero dai duchi
d'Austria, e dal Regno d'Ungheria gran tratto di paese, che eslcn-
devasi dalla Carniola sino nella Croazia. Fra questi, per valore mi
357
portanza, al possesso dei quali fu introdotto da Morando di
Castello. Questa vendila si fece per ampliare in miglior for
ma la chiesiuola o cappella del castello di Porpelo, come
venne fallo nell'anno susseguente a). perjouo r. am.

litare e per consiglio, si resero celebri Volrico, Bartolomeo e Die-


mone, che fu signore anco del castello di Lantrost; Giovanni Aglio
a Volrico. che per condii sostenne lunga guerra con Federico conte
di Orlimburgo; Stefano di Dionisio, il quale dai duchi d'Austria e
Carniola ebbe in feudo il dominio di Metilica, ed i castelli Sleinsacli,
Vuacher e Tersa t, gi dinanzi posseduti dai conti d'Artenea e di
Glia; Bernardino e Cristoforo, che sotto l'imperatore Massimiliano
furono valorosi capitani, e di una stretta parentela ed amicizia coi
nostri Frangipani, di cui ora faremo parola. Questi nobili signori,
essendo venuti ricchi in Friuli, cosi e nel Parlamento generale e
fuori ebbero giurisdizioni conformi alla loro condizione: perch
dai patriarchi e da altri signori, oltre Castello, e Zuccola oltre i
due castelli di Tarcento e molti altri villaggi, ebbero Pordenone
e Latisana, Marano e Vendoglio; e nelle Alpi Gamiche S. Lo
renzo ed Invillino; poscia Pietrapelosa nell'Istria. Tante ricchezze
li resero polenti, e spesso, nelle loro dilTereuze con alni nobili,
divisero la Patria. S' opposero all' impero de' patriarchi, ebbero
gran numero di feudatarii, e di servi di masuala, e dimostrarono
pie' pregi d' animo e di fortune che contraddistinguono la vera
nobilt. Illustrarono particolarmente questa famiglia: Andriussio
di Castello, che fin dal 1200 fu utile al suo principe col consiglio
e colle armi; Artuico, padre a Federico ed Odorico, che valoroso
nella milizia, abbracciato, dopo la morte della moglie, lo stato ec
clesiastico, ebbe il Vescovato di Concordia'; Gian Francesco che per
troppo ardire, sollevato contro a Nicol patriarca, pose quasi a di
struzione la casa di Caslello; Donno lodalo nelle armi da' nostri e
dagli esteri, dappoich con Tristano Savorguano ebbe ucciso il Pa
triarca Giovanni di Moravia, indusse la maggior parte de' Friulani
a togliersi al dominio dei patriarchi ed a darsi alla Repubblica Ve
neta ; e Fabio che graduato presso l' Imperatore Carlo V, gloriosa
mente mori in Germania. Nelle lettere poi furono chiari: Giacomo
giureconsulto e facondo oratore; Pietro Urbano- dottore ben accetto
all' arciduca Carlo d'Austria; Tarquinio e Giulio vescovo di Trieste,
che lasciarono desiderio di s per dottrina e saggezza; Giacomo
dottore di onorala reputazione; Federico preposilo di S. Pietro in
Carnia dottore e poeta distinto; e il rinomalo Cornelio Frangipane,
il di cui nome maggiore d'ogni elogio. Tale adunque la famiglia } Niwt^ m.
di Caslello di cui polrebbesi ancora parlare : fin qui il Nicoletli b). di Filippo di c-
Aggiungei eino sollanto a della del l'orna : essersi in Friuli que- [g. '^'.'i: tergui
si' illustre famiglia chiamata col cognome di Caslello sino al XVI
."58
1247 1 Capitoli il' AquiKja e della Citt del Friuli
raddj|)[iiano" e di autorit e di facolt. In quanto al primo
pronunci il Patriarca : essere i suoi poderi inviolabili e sog
getti solamente alla giurisdizione di que' canonici ; per il
secondo, egli il patriarca, e Perloldo di Perlislagno, e Ar-
luico di Legio (castello nelle alpi comiche (1)) accreb-
ppn.iMo1
pali. (.1.
r. b uu bero con donazioni il rpatrimonio a).
/
2i7 Nel giorno 16 marzo, i Pari della Curia di Sesto
pronunziano sentenza contro un servo possessore di un feudo
concesso dall' abate e che egli aveva alienalo a Tolberto da
li) Rinvolta Cleoni |l_ __ |_\
iu u roii. l'irmi: Lamino b). M
1247. Nel giorno 8 moggio, 1' imperatore assicura e
promette a Domino Glizoio di Satimberch (Melsj che tulli
quelli d' Austria, Sliria, e Corniola soddisferanno (forse alla
e) Delia gabella e)). .
1217 I frati Minori chiamali in Friuli da lascili gran-
.1) Mrolrlli. l'air. ,.
ivrioMu r. ii aui. jiosi. fondarono
. i i i i is
in molli luoghi e chiese e case d).

rj Porcia. iH-scrll.
secolo, indi aver riassunto quello di Frangipane col quale luti' ora
rt-j VT.TwiFoT'Fj si distingue e). Del die pure ci avverte il manoscritto intitolalo:
l'aaM? *"' Famiglie Friulane, nella Uaccolta Pirona, notando che il primo dui
signori di Castello che aggiungesse a questo il cognome di Frangipane
fu il rinomato Cornelio, e die inquart anche per il primo I' arnia
Frangipane con quella di Castello.

(1) Legio, o Ilegio Castello e suoi Feudatari!: cenni.


Ilegio, Castello in Carnia, detto Legium, nel canale il' lucarojo, esi
steva in vicinanza alla Pieve di S. Floriano. A tempi del Patriarca
Oltobouo verso l' anno 130G il Castello d' Ilegio rest totalmente
abbruciato dal fuoco casualmente appiccatovi, o a bello studio, come
molli sospettarono. Pochi anni dopo, avendo Lodovico d' Ilegio ce
duti molti suoi beni al Capitolo di S. Pietro in Carnia, esso, in
sieme a Federigo figlio di Ermanno d' Ilegio, ed Everardo di Enrico
di Luins si portarono ad abitare in Cividale del Friuli, e vennero
nl.anna
ssi.p.noi. delia ascritti fra que' nobili cittadini f). L'antica nobilt di questo Ca-
I.S-l.ll. . ., * u i* V. i * . j- w
stello era comune con quella di Lassacco, e avendo Artuico di Legio
fallo tumulare Adelcida sua consorte nella sepoltura de' suoi mag
ai pticoicui. Pair. giuri nella chiesa del Capitolo della Citt del Friuli, larg anche per
PfrMdo r. b am. goijjevo t|j queii* anima larga rimunerazione a que' sacerdoti g).

.
559
1247 Sulla porla del castello di Glemona (ora Ge-
moiin) Vouzina di Manzano vende 7 mansi feudali per 50
marche in .S. Maria la Lorica o
a Leonardo Cellerario a).' f-Arch. 3510iamt-
glia di Marnano.
1247 Add 25 maggio 0 conte di Herbeslein,
a nome dell' imperatore Federigo, e con guarenlia di Mai-
nardo conte di Gorizia, promette a Glizoio di Salemberg
di rifare i danni fatti dalla sua gente di Venzone b). - iDd.'piJona!111*'
1247 L'imperatore Federigo, venuto a Torino per
accostarsi al papa, fu richiamato indietro dalla sollevazione
di Parma, vi* pose campo all' intorno, e tent d' imitare la
fondazione di Alessandria, fondando l presso una sua citt
Ghibellina che chiam Vittoria e). ?! S^V"-
1247 Al campo sotto Parma Federigo imperatore in-
.. ii i- i ..... .. il) Verri. Si. della
veste Guecellelto da Praia di contado e giurisdizione d). mar ir. . h dot
1247 Guglielmo conte d' Olanda, giovane guerriero
adorno d'alto coraggio e solerzia e), nell'autunno di quest'anno ?i!,i,l"'ju,llT"
fu dal papa fallo eleggere a re di Germania, e successe
all' estinto Arrigo Langravio 'di Turingia f). V itu2lS0i'wnnn
1247 Nel giorno 26 ottobre in Tricesimo fu dagli
arbitri proferita sentenza su diritti signorili in Venzone tra
W e irai elli di Tricano, e Glizoio e fratelli di Mels g). - m. thm.
1247 Veciglio di Praia fu fallo podest di Padova da
Ezzelino da Romano e onoralo col titolo di vicario impe
riale dal limile Oglio lino a Trento; grado eminente ed in
solilo, per il quale s'accrebbe la dignit e la gloria Friulana li), trutta {!"
1247 La chiesuola o cappella del castello di Porpello
fu in quest'almo ampliala e resa in miglior forma i). ijDeito.
1248 Nel di otto febbrajo, Ermanno abate di Sesto
si appella alla Sede apostolica per i gravami impostigli dal
vescovo di Concordia, commissionalo dw Gregorio di Mon-
lelongo legato Pontificio j). iM
1248 Nel giorno 12 febbrajo, Ruggero de Pizo, capi
tano in Pordenone ed in Ragogna, per ordine dell'imperatore
Federigo 11 (dato da Vittoria sotto I' assedio di Parma addi 50
SCO
gennajo 1248) [inno Mainardo di diccelo di Praia, ricevenle

al Vak-nllnrlli. C. per
nome di suo *padre capitano
* della Marca di Trivigi,
nel
c_^M.<iercbuF.p. mnienale possesso della villa di Corra a).
1248 La citt di Parma die con valore resistette al
l'assedio di Federigo nell'anno precedente (nella quale i
Milanesi e Piacentini introdussero soccorso d' armali diretti
dal legalo Gregorio di Montelongo e da Bernardo Rosso, o
de Rossi), in questo, con un memorabile fallo, nolo per le
storie d' Italia, si libera da Federigo, ebe quasi a scherno
m Muratori Ann. di fori una li vinlo col e l' incipiente citt di Vittoria venne
rt'M. ami tM ,. .
Ita"'n ?J.?^lT- distrutta b).
un. p. 16H-IK9. '
1248 Ezzelino da Romano spoglia i signori da Camino
del dominio di Fellre; per senza offesa ne lascia uscir salvo
r) Nirnlflfi. palr. .... \ r\ \
n-rikio-r. b aui. Heachino da Camino e).
1248 Perloldo patriarca con sue lettere esorla alla pace
Ezzelino da Romano ed i signori da Camino; ma quegli non
solo non accoglie la mediazione del patriarca, bensi spe
disce parie dulie sue schiere contro i proprii parenti Fe
derico e Guido di Porcia. Questi, onde assicurare maggior
mente le loro persone ed i proprii castelli, si fecero giurare
fedelt ed obbedienza da tulle le loro masuate e si difesero
con molto valore. Ezzelino rinunzi quindi all' impresa e si
diresse alla citt di Belluno, ove ritrovata forle resistenza
w'S'c'i'c*1'' per parie de' Caminesi, tolse l'assedio e si ritir in Padova il).
1248 Il patriarca Aquilejese, lasciato il conte di Gorizia
alla difesa dei confini, si dedica interamente alla grandezza
della citt di Udine, designandola abitazione ai successori e
quasi capo del Patriarcato ; ed instiluisce in essa anche il
r^nciio iKMiergo celebre mercato (1) del sabbaio e).

(1) Il commercio in Friuli sotto il dominio de!


Patriarchi. Prima di accennare a questo interessatile ramo
di pubblica e privata ricchezza, necessario considerare, rome in
allora il Friuli si trovasse diviso in un numero rimarchevole di
361
1248 Bernardo duca di Corintia rifabbrica e dota il
monastero Cistcrciense presso Laulolvest, valle di Topliz,
a)C.l. dlp. Frang.
dello Fons Sanclce Maria a). Ind. ri runa

Comunil ; le quali tulle pe' loro particolari statuti ponevano dazii,


pedaggi, ed alcuna anche l' obbligo di giornaliere o nolturne sta
zioni alle merci che spedivano per oggetto di Iranico. Questi diritti
delle Comunit, non v' dubbio, doveano non poco inceppare il
commercio: se non che, a sopperire in parte a lale nocumento, pre-
sentavansi i concessi mercati liberi (o fiere franche) a' quali polo-
vasi andare e partire con merci senza, molestie di contribuzione al
cuna. Aggiungasi la poca sicurezza delle pubbliche vie, le inimicizie,
gli odii tra Comunil e Comunit, tra nobili e cittadini, le guerre,
le fazioni ed altro: per cui ci forza congetturare, che in que' tempi
il commercio in Friuli non dovesse mollo prosperare.
Non pertanto venivano quivi da Germania merci di spedizione b) Nicolclll. Palr.
vriiiiiio r b fmt
per 1" Italia b), e da questa per quella, e doveano postarsi per. una p. S7 lergo.
notte in Gemona, ove erano tenute a pagare l' Inderlech o Ember-
ci Uniti. Noi. di
lech, specie di dazio o gabella di diritto di quella Comunit e). At (.fillomi p. 73-K.
teso la vicinanza de' confini e la buona intelligenza del patriarca
Pellegrino li con la Repubblica Veneziana, i patti attivati di poi da
Volfero Patriarca, e 1' aver egli particolarmente trattato sulla navi
d) I.irnll. Nnl de!
gazione tra i porti di Primero e delle Trebasiliche il), il Friuli man Fr. T.IVp.m-lW.
teneva il commercio con quella mercantile Nazione, dalla quale non
poche cose ai bisogni, agli agi della vita, ed al lusso provenivano.
Da col il sale e le droghe, i panni di mollo pregio usali da' ostri e) Nicolclti. l'air.
nobili per ornamento di nozze e), stoffe, panni, tappeti orientali ed Pietro Cerio f. G
aulog. p. 13.
altri oggetti di valore (accennati dal Palladio, e pi ancora dal Ni- f) Palladio. SI del
colelli nella descrizione del magnifico spettacolo della Spineda) f); Friuli par. I p. a.
Martelli. Fair.
mentre il Friuli doveva inviare col legna da costruzione e da fuoco, Volfero (. A ani.
p. 22-Z1.
animali grossi e minuti da macello, vini e grani. Anche dall' Istria
con apposita licenza si conduceva vino in Friuli, come lo addita
il documento 33*2 nella stampata Raccolta del Rianchi ; ed pro
g]Esidata'ndal
babile pure che mollo olio ne venisse. Cosi dalla Germania ferro, I agosto l'Ai" " -"la
posto nel 1 voi. de'
piombo, rame, bitume, pelliccie, slagno ed altri oggetti, di che ci doc. ito*, intitolato
riesce di citare il documento che lo comprova g), non per quello R. G. sub C. pag.
imi neh' Ardi, del
che accenni ai vini e grani che da noi pure spedivansi col. Ecco co. (ilov. Alleni",
in Gorilla.
il commercio che il Friuli faceva cogli esteri.
Neil' interno poi il traffico avea luogo nelle piazze e botteghe
delle citt e terre, ove pagato il dazio e la gabella per il posto al
mercato, atteso il seguale d' ordine, smerciavasi ed acquislavasi gra
naglie, cio tormento, sorgo, segale, avena, miglio, orzo, spella, h] Bianchi. Doc.
fava li); vendevasi pane, olio, sale, pepe, cera, carni da beccheria, per la SI. del Fr.
doc IMI.
carni porcine, formaggi del paese e forestieri, butirro, pesce, ferro I) Urlili. Noi. di
di pi qualit, lana, pel di bue, porci, fieno ec. i); cosi pure cose Gemona p. TI.
Bianchi Doc. per la
da vestilo, cio panni di lana di varie sorla, panni lino o di barn- SI. del Fr. don. 1%.
3f>2
1248 Le cose dell' imperalor Federigo andavano me
glio per lui in Toscana ; i Ghibellini s' insignorivano della
slessa Firenze. Ma intanto Bologna raccoglieva intorno a s
?! lnbor. fra.11 "' le citt e le milizie della parte contraria a).
1248 Il Pontefice Innocenzo IV fulmina scomunica con-
d,iLMnorlM!T' lro i' crudele Ezzelino da Romano b).
1248 I fratelli Giovanni, Adalpretto e Concito di Cu-
cngna, alla presenza di Pcrtoldo patriarca d' Aquileja, dnno
fipu3w.'0FT' al di loro fratello Wernero la sua porzione de' beni paterni e).

omwS'p. t?" d' bagia, coltre, schiavine d), boccarami, specie di tela o stoffa che
per tai"sul'dciDFY; vendevasi a braccia e) ; e lavori da calzolaio, da cappellajo ed altro f );
?TbcT'apc m smerc'avas' anche selvaggiume, lepri, pernici, fagiani g), n devonsi
gj non doc! ni', ommettere le legna per combustibili! e le stoviglie. Uno de* rami
interessanti del commercio interno del Friuli era il vino; il quale
spacciavasi al minuto nelle taverne, comprovasi a orne o conzi, lo
si vendeva dai proprietarii anche sulla vite; e non ultimo tra le
h)nttoiioc.i8-Mi. qualit del medesimo era la Rabiola (ora Rabolla) del Coglio li).
Il vino pagava dazio, conducevasi ne' vasi, o recipienti, che conlenc-
5xv,iilpl!B6-aFi'i' vano anche sei conzi l'uno i): ed presumibile che tali vasi fossero
di legno, e forse simili a quelli che ora noi chiamiamo botticelle.
Alle fiere, o mercati franchi, che tanevansi in Friuli il concorso
era di gran lunga maggiore che alle deboli usuali fiere della pro
vincia.; mentre le merci tutte che a quelle conducevansi non erano
soggette a dazio' o gabella di sorte in sul mercato; quindi affluenza
di prodotti e lavori nostri: e siccome il Friuli abbondava di animali
grossi e minuti, cosi in queste essi formar doveano il maggior nerbo
del mercato.
Un commercio poi dannoso ai pi, spregevole presso tulli, era
nella nostra provincia quello dell' usura, la quale facendo traffico
della moneta riduceva a merce quella che dovea esserne il prezzo
JsurF/pri*i'?e," "" e 'a misura delle medesime j), e se da un lato essa favoriva il com
mercio colla circolazione del danaro, dall' altro l' esorbitante inte
resse che se ne richiedeva, impoveriva la maggioranza a vaulaggio di
pochi. Non ci noto, se il giro di cambio, o una qualche specie di
assicurazione si usasse in Friuli, come quella nel patto col quale
il mandatario o commesso che aveva fatto un contralto per conto
d'un altro ponevasi mallevadore dei rischi dell'ulteriore inviolabi
lit della persona colla quale aveva trattato. Ma sappiamo d'altronde
esistervi in allora dei provvedimenti pel buon ordine dei mercati,
he guarentivano in qualche modo il commerciare, perch e sorve
glianza pubblica, e pesi e misure pe' grani e vini; e di poi, anche
approvali misuratori sulle fiere, e stazatori delle botti, rendevano
meno facili g' inganni e le frodi.
563
1248 La chiesa ili S. Antonio de' frali Minori in Ge-
mona ebbe la sua dedicazione in quest' anno. tradizione
ferma, ebe questo Convento in Genuina sia slato fondalo da
S. Antonio di Padova a). f^^.m-i*!
1248 Nel giorno 10 dicembre, fu fatta concordia fra
il doge di Venezia e Perloldo patriarca d' Aquileja, quoad
possessiones
L . ,. Venelorum
, . . . Fori Julii transilus lper regionem b) Valonlinclli. C.
rorojuhfinsem et dalia b). pV'm rebiu F-
1248 Nel mese di decembre Perloldo patriarca con
cede al Capitolo di Aqnilcja il diritto capitolatalo sopra i
beni di quel Capitolo e). ttf% ZET"
1249 Nel giorno 1 aprile, in Manzano, Perloldo patriarca,
e Mainardo III conte di Gorizia fanno compromesso sulle loro
vertenze in Ulrico di Raiffemberg, Giovanni di Cucagna, e
nel marchese Ottone d). iSf'Jf.Se0"'^-
1249 Ezzelino da Romano di nuovo assedia Belluno,
che si difende valorosamente dai molli assalti, ma questi
replicandosi, con accanimento, i cittadini pensano alla resa
e cedono la citt. Ebbe a fortuna Beacbino di Camino, che
IP i . . n i \ e] Mcolctti. Palr.
la lima lo salvo, e riparossi sulla Livcnza e. pertowo r. b mi.
" ' p. 75 Icrgo.
1249 Il patriarca Perloldo conferma la dotazione, che
il suo predecessore Volchero aveva falla agli Ospitalieri di
S. Giovanni di Ruda, destinati a tener sicura dai ladri la
strada di Aquileja f). &?!& Mr-
1249 Il tiranno Ezzelino passa con le sue truppe entro
i confini del Friuli, brucia i villaggi, imprigiona gli abitanti,
e calpesta le messi. Ulvino di Sbrogliavacca (1) no-

(1) Sbrogliavacca famiglia: cenni. L' origine di questa


amica e nobile famiglia nostra castellana ci si presento come molle
altre oscura ed incerta ; e si dice credersi provenire da quella co
lonia di Francesi spedita da Carlo-Magno in Friuli sotto la condotta .
di Rolando Paladino conte di Brava suo nipote g), della qual noti- m.p.tu.-i?crn
aia lasciamo mallevadori gli scrittori che ce la diedero. certo per - * '>'*'
essere slata in ogni tempo ragguardevole per soggetti valorosi nelle
564
bile Friulano, congiunge le sue forze al da Romano e uni-
tamenle si avvicinano alla terra di S. Vito al Tagliamene.
Tosto il patriarca partitosi da Udine, ed il conte da Sacile,
con il maggior numero di milizia che si pot raccogliere
in s tumultuosa circostanza, si fecero ad incontrare il ne
mico, ed accamparonsi poco lungi dal campo di Ezzelino.
L' impazienza e l'ardore per la pugna, non permisero rego
lare attacco, ma diedero luogo ad una scaramuccia, die rec
a) Metileni. Patr.
danno ad ambe le parli ; indi ritornarono ai propri luoghi
Perloldo f. B ani.
p. 76 tergo. senz' essere passati ad aperta battaglia a).
1249 Ad istanza del conte di Gorizia, fece il patriarca
Perloldo raddoppiare le ordinanze in tutti i luoghi di con
fine, e specialmente in Sacile, e con nuove ed ingegnose
invenzioni d' avvisi, che venivano dati col suono di cam
pana da luogo a luogo, cerc ripararsi dalle insidie e dagli
b) Detto.
assalti b).
1249 Ulvino di Shrogliavacea, in punizione della sua
fellonia, venne spoglialo de1 suoi feudi dal patriarca; e fu po
sto al possesso de' medesimi Asquino di Vanno, nobile di
e) Dello.
fede integerrima e).
1249 Addi il maggio il patriarca Perloldo fa lega
col marchese d' Esle, Brescia e Mantova, contro Ezzelino
d) Cod. dlp. Franj.
Ind. Pituita. da Romano d).

armi e distinti nelle lettere. I signori di Shrogliavacea, che limino


e) fiiierr. O.F. t.
il titolo di Baroni dell'Impero, furono fatti cittadini Udinesi nell'anno
I p. 527-561.
f ) Crun. Montico!!.
1480 e), altri riportano nel 1430 f). A questa famiglia appartenne
il Castello li Shrogliavacea situato al di l del Taglia-
mento fra mezzod e ponente distante da Udine miglia 21, e gli per
venne pur anche il Castel Pagano, gi da noi accennalo all' articolo
g) Vedi in inietto
Lorenzaga. Essa nel Parlamento friulano occupava tra i nobili il
tiiI. a p. 16. posto XVII g). Lo slemma dei signori di Shrogliavacea una vacci
ti) ManoMT. Indi'. dorata in campo azzurro, o meglio in campo verde h). Nella conti
Tamigi. Irmi, nella
race. Pirona. nuazione poi della presente Raccolta, sullo le relative loro date, ac
cenneremo alcuni fatti spellanti a quest' illustre famiglia.

rV
565
1249 I Bolognesi con le milizie della parie danno una
gran rotta agli imperiali, e prendono Enzo, uno de' non
pochi figliuoli naturali di Federigo, ornato del- nome, non
della potenza di re di Sardegna. Fu gran trionfo a' Bolo
gnesi, i quali trassero e tennero il giovane in pomposa pri
gionia per 20 e pi anni, finch mori. AH' incontro prospe
ravano i Ghibellini siili' Adige e sulla Brenta. Prosperava
e inferociva peggio che mai Ezzelino tiranno. Era, come si
vede, tra Napoli Ghibellina, Boma Guelfa, Toscana Ghibel
lina, Bologna Guelfa, Padova e il resto Ghibellino, un frap
poni, un intrecciarsi di parli, di guerre, di vittorie e scon
fitte, che doveva parer insolubile a), ma che fu sciolto dalla tol*bd?'p.s,i.'tt*
morte di Federigo li nell'anno seguente.
1249 Atmerigo di Candido di Bagogna, che maneg-
giossi, in Boma perch Perloldo patriarca (il Palladio nelle
storie del Friuli parte I pag. 232 dice: Americo Gesarino
suo famigliare benemerito) fosse rimesso nel seggio e nella
grazia e benedizione del pontefice, venne dal patriarca ri
munerato, concedendogli il castello di S. Vito, e tutte le case
nel giro di esso ed i fondi appresso quella torre, riservan
dosi il patriarca il dominio diretto, e la facolt di restau
rare i guasti. Pi, dispose che lo slesso Almerigo e Marco
Brutto suo figliuolo godessero a vita tulli P censi patriarcali
oltre il Tagliamelo, nominando in pari lempo nunzio della
tenuta Alderico di Pole*nigo governalor generale del Vesco
vado di Concordia. A quest' allo di ricompensa esteso in
Udine
,
nel rpalazzo di sopra
r
furono presenti

Odorico di Vii- b), Mroletli.
, Patr.
latta e Bodolfo di Slrasoldo b) (1). V$R>\tu

(1) Cesarini, famiglia. La famiglia Cesarini di S. Vito


proviene da questo Almerigo di Candido di Ragogna (cui il Palladio
nomina Americo Cesarino, come dicemmo); ed ebbe il suo principio
non molto prima dell' alto di rimunerazione qui indicato. Questa
con non interrotta e certa successione fu in Patria congiunta sem
pre a nobilt sua pari e), e si distinse per uomini illustri nelle j] Jg'JS.t si.
lettere e nelle armi d). Jeitc terre di s.v'n
3GC
1249 Il doge di Venezia Jacopo Tiepolo, dopo avere
rinunziato la sua digitila a cagione della vecchiezza, muore
diiaiura"o in." nel di 9 luglio, e gli succede nel Dogalo Marino Morosino a).
1249 Volrico de' Porlis vescovo di Trieste pubblica
molle leggi a riforma del suo Clero. Come lulore poi dei
figliuoli minori di suo fratello Giovanni, don al Capitolo
della Cill del Friuli alcuni poderi, onde fosse annualmente
b) Ninolelll. Patr. . . . , . ... i .,
p*mer ' B aul* Preoal l)er 'e ail""e de loro delunli b), e vendette al vice-
xxiiu p73380' F" T" Jeca" Je' Capitolo slesso un manso situalo in Gallano e.)
4249 Il patriarca Perloldo concede nuove rendile ai
(1) Mrnleiil. pair. i < j J\
Peri.ii.io r. b. aul. luoghi
p. 77 o tergo. o
sacri, e da nuove regole
D
a sacerdoti d)./
1249 Alla chiesa di S. Nicol di Sacile nel giorno
2 novembre vengono concessi parecchi privilegi da Perloldo
-Si&E"'* patriarca d'Aquileja e).
1249 Add 13 novembre, edificazione del castello vi-
'JtiHAEF' cino al castello di Cucagna f).
1249 A nome della Comunit di Gemona dai Rettori
di essa, nel d 21 novembre, venne donato alle monache di
ola!!!1 p m!' dl S. Agnese un pezzo di terra di ragione del pubblico g).
1249 Nel gioved 1G dicembre, Perloldo patriarca confer
ma la dotazione dell'Ospitale di S. Giovanni fatta dal patriarca
Wolfero (I) per sicurezza della strada d'Aquileja ed a
- nuj';;piruna?ng' soccorso dei cristiani schiavi de' Saraceni in Terra Santa li).
1250 Nel giorno 1 marzo Perloldo patriarca investe
i) Detto. Eurico di Vanno del palazzo e castello di S. Daniele i), e
il Palladio dice : i fratelli Enrico, Bartolomeo, Mattia e Cor-
radella di Varino di Sopra vengono dui patriarca investiti
^'tpaglm della terra di S. Daniele e di molli altri beni j).

(1) Quest' Ospitale ili S. Giovanni Tu fondalo nella villa


di Caraarzio, ora S. Nicol' di Levala, vicino alla strada che conduce
in Aquileja ; la qual chiesa era appunto quella della commenda dei
Cavalieri di Malta o Gerosolimitani, a cui questo Ospitale apparta-
ki twum f. ms. neva.
toI. Il p. il tergo . -
La villa .di S.Nicol di Levala fu cosi i detta,
i,
per essere
r , .
situata
i n
neirArch. .lei co. vicino un argine slato eretto per riparo delle luiioudazioui dell*.
u;:v.,,,ullCmSd. acque dea Ton.e e Jel,. jsol)ZO kj_
367
.4250 Giovanni di Cucagna podest della citt di Cividale,
chiede al Capitolo della medesima una sovvenzione pei bi
sogni di essa, e in via di grazia. Questo accorda l'importo
di quattro marche di moneta Aquilejese, con la condizione
che ci non sia per ledere mai i suoi diritti, n quelli dei
suoi chierici, mentre per i privilegi a lui spellanti, non era
tenuto per

dovere a somministrare checchessia a).' Il doli, XXII
yu,!rri\FT-
pag. 72.
Ciconj nella sua raccolta, citando le collezioni del Guerra e
del Frangipane, pone a questo fallo la data 1250 del 30 gen-
najo Cividale e dice: Il Capitolo di Cividale concede quattro
marche a quel Comune per fortificar la cill, previa dichia
ra/ione del podest che il Capitolo non vi ora obbligato.
4250 Il patriarca Pertoldo ottenne dal pontefice l'Ab
bazia di Seslo ; avendo il papa imposto al suo legalo, do
vesse privare della medesima quell' abaie, per aver egli a-
derito all' imperatore, ad Ezzelino, e ad altri persecutori
della Chiesa, e trasferirla ad esso patriarca in dominio leni-
Frale e spirituale fino ad allri suoi ordini b) (1). wFr.Palladio, si m
' ... par. I p. 233.
4250 Mainardo III conte di Gorizia lo vedremo regnare
da quest'anno sino al 1238 e). cr\Dpc.'s7.Bora'slr'
4250 Ezzelino da Romano tornatogli fallito l'allentalo
d' impadronirsi a forza di alcuni luoghi del Friuli, e sapendo
che la custodia del castello di Fagagna (per negligenza dei
nobili di Manzano e di Varmo, impiegali in altro) laccasi

(1) Avvertiamo: che quanto qui riporta il Palladio non ci venne


fatto li ritrovare in altri Scrittori nostri.
I Comuni t Verso la met del Secolo XIII. La media e su
periore Italia reggevasi a comune, qua e l cominciava a germo
gliare il mal seme dei tiraonclli, che maggiori per ricchezze e per
senno, proclamavansi dapprima magistrati e dittatori, e coprendosi
a schermo della autorit imperiale calpestavano dappoi le leggi che
dovevano tutelare, e indi a poco faceano quelle repubbliche tardi
pentite delle cittadine discordie, delle armi male impugnate a so
stegno d' una fazione (Guelfi e Ghibellini) del sangue inutilmente a i'/IK*^'
loro gran danno versato d). tei. vi p". 3.
3G8
soltanto da quelli di Fagagoa, maneggi secrclainente con
essi, e cadutogli in mano quel castello, fu quivi inalberala
la sua bandiera. Cooperarono a quesl' atto indegno Rainardo
preposilo di S. Pietro in Carnia , e Rizzardo pievano di
Fagagna, ambi nobili di quel castello. Questi indussero pur
anco a tale fellonia i fratelli e parenti; e per inusilale e
segrete vie, falli venire da Sbrogliavacca molli soldati ne
mici, li tennero nascosti il giorno nelle selve vicine, e nella
notte aperte loro le porle, entrarono nel castello, uccisero
le guardie plebee, e posero sopra le mura, come fu detlo,
ftJW-5f: V 'seSna di Ezzelino a).
1250 Venne convocato in Udine dal patriarca Perloldo
il Pui-lamenlo Friulano, nel quale biasimala la condotta dei
ribelli di Fagagna, fu deliberata concordemente la difesa da
prendersi ; e quindi licenziato il Parlamento, ogni ordine del
bj neiio p.-a tergo, medesimo si prepar prontamente alle armi b).
^Mkta-Mft ^250 Guglielmo vescovo di Concordia e).
1250 Nel giorno 8 luglio Perloldo patriarca, senza
dilazione, cavalc alla Citt del Friuli, e sopra seggio emi
nente nella chiesa di S. Paolino, avendo ai lati Bonacorso
vescovo Emonense, Leonardo abate di Rosazzo, Beriugero
vicedomino patriarcale, Volrico vicedecano d'Aquileja, Lo
dovico di Villalla, Enrico di Castillrio, Marquardo di Sof-
fumbergo, e copioso numero di Popolo, pubblic irregolari
e dati in reprobo senso il preposilo di Carnia e il pievano
di Fagagna, ed insieme a' loro fratelli e parenti, li priv
d' ogui avere proprio e feudale, officio, beneficio e dignit,
a cagione dell'aver essi tradito il castello di Fagagna ai ne-
ri) Niroictn. ptr. 'c' del pontefice e .del Patriarcato Aquilejese. I ribelli iu-
,.! Vi - coi. <npl lauto eransi rifuggiati alla corte di Ezzelino d).
pi"""" " 1250 Mancanza di numerario al Patriarcato d'Aquilcju,
a tale, die per pagar le truppe e le spese occorrevoli, il
patriarca Perloldo vende al Monastero di monache di Cividale
fx?<m'r'T- tre masi in Sdraimi per 44 marche di moneta Aquilejese e).
509
1250 Le famiglie Prampergbi li Prampergo (1) e
a) Molici li Palr.
Candidi di Trento vengono ad abitare in Udine a) (2). l'i-i li f I: ani.
P8- li
1250 Cbiavris, villaggio fuori di Udine, dal dominio
de' signori d' Altems pass in quesl' anno a quello di Fede bi ClronJ fi. l)om.
lllustr slor. sl.ilisl.
rico Savorgnano b). il ella l'Itili ili l'elmi'
POP- (il.
1250 Add il agosto il patriarca Pertoldo conferma al
monastero Siticense il dono fattogli dal duca di Carini ia di
cJCnil. ilift.. Franp.
alcuni beni avuti in feudo dalla Chiesa Aquilcjese e) (5). lini l'I imi. i.

(1) Prampergo (castello e famiglia li) t cenni. Il


castello ili Prampergo (ora Prampero) intorno alla cui origine nulla
ci nolo, sta posto io monte verso settentrione, lontano ila Udine ri) Porrla. IVK. ili I
circa miglia 12, gi rovinato nel secolo XVI e rifai lo poscia ti). Friuli ni'' O. F.
tifi t;ui'iT,i v vii
L' aulica e nobile famiglia di Prampergo castellana, venne dalfci Or- p. \<ti.
mania in Friuli con Popone patriarca ed era una delle quattro primi;
famiglie ministeriali del Patriarcato Aquileje.se, essendo ipie' signori
dapiferi ereditarli del medesimo; alla qual mansione era devoluta
la custodia delle vivande del patriarca. Possedeva essa molli fornii,
e fra questi eravi pure la riscossione il' una gabella sulle merci che
dalla Puntellila spedivansi in Germania, come su quelle che da l
venivano in Italia. I Prampergo furono aggregali alla cittadinanza
Udinese nell' anno 1250 e), ed occuparono fra i unitili nel Parla e) finn-ri 0. F t.
i p .uh. sui, :ku.
mento Friulano sotto i patriarchi il posto XI f). La carriera diplo f ) Yrilt In ituoslo
\"l' a pan. li
e;
matica, le ricchezze ed il valor militare li resero disliuti e influenti
in Friuli, e li vedremo collegali colla Comunit di Gemona, lottare Pi Patallo. Si. 1.1
Fr.par I |iajr 231.
pi volte contro la Sede Aquilcjese g). Lo stemma di quest'illustre C.II|Mnl.1|'llll. |'ll.
illuilr. p III. """
famiglia coesiste nella divisione perpendicolare dello scudo in nero ai, ti, i.'2S.
e argenteo in parti eguali.
(2) 4';mli<li famiglia: cenni Questa famiglia si distinse in
Frinii e nelle lettere e nelle armi. Hovinalo Campo, castello di sua pro
priet nel territorio di Trento, venne nella citt ili Udine, e fu ag
gregata a quella nohilt nell' anno 1251. Appartiene ad essa Ugo
cardinale Romano Mi s. Clemente, il quale nella funesta guerra tra
il Sacerdozio e l' Impero, seguitando il parlilo di Vuisperlo di Ra
hi Nionlolll. Palr.
venna contro il pontefice Gregorio VII, mori scomunicato li). Parecchi firetMirio ili Mutili.
individui della medesima furono celebri nella -carriera militare, cio luiiL'i. I e ani p. 3.

un Alitano, i due Franceschi I e II, un Lodovico; e nelle lettere,


olire gli altri, Giovanni lo storico, che scrisse in elegante latino i
Il Capraivilli. Cri.
commentarli d'Aquileja i). Illii.li l>. SS iti),
ai. t:w, :r.fl.
(3) Il Cappelletti dice, che il patriarca Pertoldo acconsenti volen
tieri alle disposizioni del duca Bernardo, cedendo a favore del nuovo
monastero le decime cui quegli in titolo di feudo avea avuto dalla
Chiesa d'Aquileja. Anzi con decreto, sotto la data suddetta, auleii-
'ln' lo stabilito da lui ad istanza di Rodolfo, che probabilmente ne j) cappelli-iti. tu
eh idi t.ix pag.
hi il primo aliale j). '2!is a :l.
2*
570
1250 Nel mese di settembre, Perloldo patriarca cedelle
alcuni castelli ad Agnese sua nipote ed a V ... . figlio del
duca di Carinlia, a palio clic lo soccorressero contro il conte
'S.K8' li Gorizia a).
1250 Nel giorno 27 settembre, llliganda abadessa del
monastero <!' Aquileja, ricusa il possesso della chiosa di Al
ture ad un prete che da Roma era stalo nominalo alla me-
i) mio. desima b).
1250 Nel mese di settembre venne fatto trattalo d'al
leanza Ira Perloldo patriarca d'Aquileja ed Ulrico figlio di
Bernardo duca di Carinlia contro Mainardo conte di Gorizia
e' suoi complici, che mossero guerra al patriarca suddetto.
Fra quelli che prestano giuramento per il patriarca vi un
cr."<!"MBo"oS,r' Lodovico di Udine e).
1250 Addi 28, o 27, ottobre A . . . . di Castello, con
altri feudalarii, si obbliga a fortificare e difendere Sedeano
fia-M* (ora Sedegliano) d).
1250 Muore Alberto I conte di Gorizia. Si vuole che
avesse per moglie Ippolita Nera di Collallo, e da essa un
figlio Mainardo V. Di questo Mainardo V non si hanno altre
.,pc,.*0M' sl notizie e). Mainardo IH, dello il vecchio, per distinguerlo da
f) Detto. Mainardo IV dello il giovine, resta solo a reggere lo Slato f).
1250 Muore P imperatore Federigo II nel di 15 di
cembre in Puglia, ov' erasi ritiralo e rimasto poco inen che
\\ m]tt. m' "' ozioso, forse scoraggialo, da un anno g) (1).

(1) L'imperatore Federigo II era, per confessione de' suoi stessi


avversarli, un sovrano ile' pi illuminali del suo secolo, coraggioso,
munificente, protettore de' letterali e degli artisti. I papi, che non
volevano padroni in Italia e con essi le citt guelfe di Lombardia,
impiegarono ogni loro possa, perch non riunisse sotlo il suo do
minio l' indir Italia, nella quale, siccome italiano di sangue, amava
risiedervi a preferenza di ogni allro paese, e lo trovava iufalli il
pi bello d'Europa; fu quindi l'imperatore di Germania, che mag
giormente cercasse stabilirvisi, e che meno vi riusci, sebbene pi di
d) tamponi. crai, ogni altro ne avesse i mezzi, qual padrone di Napoli, della Sicilia, ed
unlv. toI. un. nag. . ... , . *. ', V,
ao-3iu. immediato sovrano del rimanente della penisola li).
571
1250 La morte dell'imperatore Federigo II diede an
damento migliore alle cose del Friuli, perch la Repubblica
Veneta, falla lega con le principali citt d'Italia, onde libe
rare i popoli dall' oppressione di Ezzelino, costrinse il li-
ranno a pensare alla difesa del proprio Stalo. Perci questi
lasci loslo libera Fagagna, e richiam i suoi capitani a
r. , . a) MftiMli. l'Jlr.
Padova a). Periou r. r .t.
' p. 7H li-rito e 7>l.
Il pontefice Innocenzo IV nelf ottavo anno di suo pon
tificato, accorda con sua Rolla al patriarca d' Aijuileja, che
la collazione della chiesa di Fagagna, ch'era goduta da Ric
cardo pievano di essa, sia a lui lolla per la sua fellonia ri
guardo al tradito castello di Fagagna, e passi ad essere pos- b|tar,.nPTi
seduta dal Capitolo della citt di dividale b) (1). uraimi ["(.
I I \ ' amiu -w piT I an-
1251 Mancalo di vita l'imperatore Federigo II, cessava " dl" ra"Mmu-
Mainardo III dal governo della Stiria, e ritornava nella sua
Contea di Gorizia e). cr.^'m"0 *"
1251 La morte di Federigo II lasci I' Italia libera
l'imperatori per GO anni, e ne' 1$ primi precipit la casa
li Svevia. Corrado suo fgliuol primogenito, gi incoronato
re di Germania, successe col e vi rimase un anno ; mentre
i fratelli di lui Arrigo e Manfredo bastardo governavano per
esso Sicilia e Puglia. Intanto Innocenzo IV, dopo Pasqua, d) M"!'
tornava in Italia trionfando, per Genova, Milano, Ferrara, Ro-
logna, Perugia, e faceva risorgere da per lutto parte Guelfa e), v? Sfi"^l. le.'1 "'
1251 Nel giorno 25 febbrajo G preposito di
S. Stefano d' Aquileja riceve dal papa Innocenzo IV, sotto
la data di Lione 7 ottobre 1250, I' approvazione della sen
tenza contro il pievano di Fagagua traditore del castello
suddetto f). UffilWr-

(1) Milizie nel secolo XIII in Italia. Er.-invi gli Arcieri, i


Lancieri, e le Barbute a cavallo, i Balestrieri, i Cavalieri con spa- glfcrrari. Tiburga
Iacee, mazze, rotelle all' arcione g). gaS? ""' ' P'
372
1251 La pieve ili Fagagna e tulle le chiese annesse
vennero dal patriarca Perloldo solloposlc al Capitolo della
Citt del Friuli con tulle le rendile e con l' autorit episco
pale; sullo l' obbligo per di Ture ogn' anno, con giubilo spi
rituale, la commemorazione de' santi Ennagoni e Fortunato
protettori del paese, e che si pregasse pur anche eterna
perini.iof.Baui. requie ali anima sua a).
1251 Il patriarca Perloldo dona al Patriarcalo Aqui-
Icjese il castello di Vindisgralz nella Carinlia, con grandioso
territorio, che eguagliava quasi una mezza provincia; beni
so nono p. 79 tergo, questi a lui spellanti per diritto di Famiglia b).
1251 Al Monastero maggiore della Cill del Friuli
viene ampliala la giurisdizione col dono fallogli dal patriarca
Perloldo di alcune villette assai utili nelle alpi schiave. A
quesl' allo di donazione furono presenti Ermanno de' Porlis,
e) Detto. Giacomo d' Orzone e Boiano Boiani e).
1251 Birbisio di Corrado di Porlis venne lodato da
Perloldo patriarca per aver scritto un1 opera intitolala : La
Nobile Armannia (questa voce barbara, e pare longobarda,
signilca certa specie di giurisdizione, oppure la difesa dei
giurisdicenli falta dagli affllajuoli nelle occorrenze); per la
quale Birbisio era tornito ad avere parlicolar protezione al
l'amena villetta di Rovignaco, riscuotendo dagli Armaniii, od
abilnlori di quella, le pene (multe) de' delitti, secondo i palli
d) Detto. poco prima concimisi con Tommasino suo fratello d).
1251 Giovanni preposito di S. Stefano d'Aquileja, de
legalo dal pontefice, e costantemente ajulalo dal patriarca
Perloldo, con suo giudizio reslilu al Capitolo della Citl
del Friuli, ed a quello della cattedrale di Trieste tutte le
e) Detto. terre occupale da Bernardo di Zoccola e da altri nobili e).
numi. iot. del 251 Muore Perloldo patriarca d'Aquileja nel giorno
Fr.v. IVp.2i2-2i(t.
23 maggio, dopo aver seduto anni 33 f). Egli fu fratello ad
Guerra. O. K. v.
IX p. 319. Rubato
H. E. A. col. 739.
Agnese di Moravia moglie a Filippo re di Francia, ed a Gel-
V^wl" 0,,,T" trude che spos Andrea re d'Ungheria g). Venne sepolto
373
con religioso pompa nella chiesa metropolitana d'Aquileja,
precisamente nel medesimo luogo ove una volta entrando
url col piede in terra e disse col salmista llwc requies
mea in swculum sicculi, liic habitabo quoniam elogi eam
in una sepoltura di pietra nera, senza segno di alcuna di
stinzione, situata all' ingresso del tempio, e che luti' ora si
vede (P autore scriveva dopo la met del secolo XVI). Que
sto nostro patriarca lasci di s cenerate desiderio e grata
memoria aj. pC8oWo '' "' au'-
1251 Berlingero nobile Germano, uno de' pi intimi
Famigliari del patriarca Perloldo, uomo di merito per carat
tere integerrimo e per intelligenza di governo, fu dal con
senso de' canonici d' Aquileja e de' nobili del Parlamento
confermato e dichiaralo viecdomiuo del Patriarcato Aquilejese
sede vacante, fino all'elezione del legittimo successore di
Perloldo b). sKrJTP
1251 Durante la vacanza della Sede patriarcale d'A- '"*' lcr80'
quileja (che dur 6 mesi e G giorni e)), bench la preroga- .SSpMx'WS
tiva del generalato appartenesse alla casa di Gorizia ; non
si ebbe ricorso per ad Engelberlo ed Enrico (1)
conti, perch questi seguendo le parli contrarie alla Chiesa
(tosto che dagli occupatoci fu abbandonala Fagagna) si por
tarono in Germania a sostegno di Lodovico duca di Baviera
loro parente, che maneggiavasi con ogni modo a mantenere
la corona a Corrado suo cognato, figlio di Federigo II, con
tro Guglielmo conte d' Olanda gi pubblicato ed accettato ^dHgJLjSS
per imperatore d). mTt.'"-

(1) I nomi dei suddetti due conti di Gorizia Engelberlo ed Enrico


non ci venne Tulio di vederli accennali intorno quest'anno da alcun
albero genealogico di que' conti, lasciatoci da' migliori autori. Av
veniamo ci, onde il lettore se ne serva del riportato qui dal Ni-
coletli, riguardo ai medesimi, con quel giudizio che trover op
portuno.
oli
1251 Vernilo in Italia dalla Germania ii re Coira>io
^'amm'iiiV1'1' bglio a Federigo II imperatore, nell'ottobre tli quest'anno a),
si l'ermo in Veruna, ove occupossi della sua intrapresa sul
Regnu di Napoli a lui spellante per eredit. In suo rinforzo
seguivanlo due grossi corpi di Bava ri e Cannili. Quesli,
entrali per le strette delle alpi in Friuli, non chiesto il
passo, non otTesi, fecero man bassa sulle guardie de' con
fini, saccheggiarono e bruciarono il paese in que' dintorni,
e si fermarono alle mura dell'Abbazia di Moggio. Nulla val
sero le preghiere dell' abate Vecellone, uomo venerabile per
aspello e dignit, a salvare quel sacro luogo : perch, sfor-
io ecotoni tioc- zale 'e Porle derubarono totalmente, indi progredirono alla
rioni, ili B!rlinpiMTi i. p r, i. i \
limnano f. B ani. Volta (Il Padova DI.
p;iK. 82 lago 0 Si ' , . ,
iei*- 1251 Le Abbazie del Friuli risarciscono interamente
quella di Moggio pe' danni sofferti dai due corpi di truppe
Bavare e Carinlie. Il vicedomiuato poi sovvenne in quella
sventura gli afflitti col donativo di 'biade e panni; elevami"
dai confini del Friuli verso il Trivigiano molti armigeri
che li guardavano, li trasfer, imprudentemente, alla custodia
dei passi verso la Germania, lasciando cos sprovveduti i
cJPellop.Mlcrfo. primi e).
1251 A cagione dei poco guardali confini, Alberigo
da Romano con truppe Invigiline entra in Friuli e senza
ostacolo s' impossessa di Shrogliavacca, cacciando il debole
ii, Delio presidio padovauo, che col ribelle Ulviuo la teneva ti).
.''p.'"7.naSlr' ^251 Guarnero vescovo di Concordia e).
1251 Parlamento Friulano riunito in Sacile, nel quale
si vot concordemente per assalire Alberigo da Romano.
Scorsi pochi giorni, tutte le taglie ordinarie e straordina
rie Irovarousi riunite e marciarono contro Shrogliavacca.
Alberigo, uscito co' suoi dal castello, si mosse contro, e in
quelle vie pantanose e piene di fosse diede battaglia, e fu
rotto con perdila singolare de' suoi, e dovette la propria
salvezza alla velocit del suo cavallo. Con ci riacquistata
373
Sbrogliavacca,
O
e conosciuto che tra i consorti di essa non ). NlCOlctll
, ICC-
era fellone che il solo Ulvino, fu riconsegnala ai medesimi a). GOTm.di!oBf.rlBiu
1251 Gregorio di Moulelongo venne dal pontefice Inno
cenzo IV con bolla '29 novembre confermalo patriarca d'Aqui-
leja b). Era egli della Campania nel Regno di Napoli e fu Fr.^iv^Mw!
legalo e proloiiotario apostolico e); nonch in allora capitano Fr.^r^.8*?1
generale delle armi pontificie contro Federigo II imperatore, a
cui tolse a forza Ferrara e lo vinse e disfece sotto Parma d). fLN!w'*m!
1251 LT Istria, e specialmente la citt di Pola, mo
strava maltalento per la seguita approvazione di Gregorio di
. Moulelongo a patriarca d'Aquileja ; per ci macchinava inob
bedienza al Capitolo Aquilejese ed al generale, ed esternava di
uoii accettar legge da' patriarchi di contraria fazione, addol
cendo non fossero questi per conservare P Istria siccome gli
antecessori, perch di partilo contrario all' imperatore. Con
lutto ci il rescritto pontificio, e quello di Gregorio, che in
culcavano l' obbedienza, sedarono ogni cosa : 'e "l' Istriani
e) Nioilolti. rlr.
(Iicliiararonsi amici e fedeli al Patriarcato e). m'S'i! cMauT
1251 Nel d 4 dicembre il re Corrado parli da Ve- l*e' ,crg'
rona, e fatto il viaggio per Vicenza e Padova s'imbarc in
mare coli' ajulo di Ezzelino e pass a Porto Naone. Pensava
di poter giungere in Puglia in pochi di, e di tenere in Foggia,
per la festa del Natale, un generale Parlamento. In qual
i- , p\ f) Muratori. Adii.
tempo precisamente vi arrivasse egli uon e ben chiaro i). liiuiiaaDnoiaH.
1251 Nel giorno 15 dicembre, Enrico notajo di Monte-
sella, come procuratore dei fratelli Artico e Gabriele di Porcia,
.
castello di.- ^S. r>Eliseo dii-- Ceneda
,n i f) Valenti:!!, e.
entra in possesso del g). %eW "*""> '
1252 Il- patriarca Gregorio
D
di Montelougo addi .13 gciiua- hicron.diniuiiano
camm. di Civi.lale.
jo, accompagnalo da molti Guelfi ed onorevolmente incontrato ^iia""'^'?' tS:
dai Friulani, fa il suo primo ingrosso in Aquileja li) (1); Fr. r. iv P. s.

(1) Gregorio prese il possesso del Patriarcato prima ancora di


aver ottenuto l'episcopale consacrazione, la quale anzi gli fu differita
l'er anni parecchi. Lo si trova infatti qualificato come patriarca eletto n cajjpeneiiLi.6
anche nuli' anno 1255 in una lettera pontificia, come vedremo i). in.'
370
indi (unioni nella Cill ilei frinii, ove nella chiesa maggio! e
consacr a Dio tulle le bandiere delle sue vittorie, e quivi
lei malusi cre due suoi vicarii, cio nello spirituale Rogerio
iVir"ihoTcPAu[' escavo di Ccucda, e nel temporale Bartolomeo Saraceuo
tl'IK.'ifft: Udinese a). Vedi il NB. a pag. 380.
mr. I p 'ai. '
c'oIiT'il* ot".1*" s,r" 1252 Tisone da Camino vescovo di Concordia b).
l'252 Cregorio patriarca d'quileja passalo nell'lslria.
dopo pochi giorni dacch In nella Cill del Friuli, venne
accollo con allegrezze e magnificenze da tulli gli ordiui e
specialmeule da Etirico ti' Orzoue, che in allora dalla lire-
positura della Cill del Friuli, per elezione de' canonici, era
sialo elevato a vescovo di Pedena. Onor di sua presenza
l'esequie di Agnese de' vecchi nobili di Piagnente, che be
nefattrice delle chiese, lasciava al Patriarcato considerevole
eredit. Fece podest di Pirauo Verner (o Guarnero) li
Gillaco gentiluomo di Capodislria. Restaur una parie delle
mura di Polu* poco prima minale dall' armala Veneziana, ci
ampli il castello di quella cill con una magnifica torre falli
l'iiSSl?"' e1!: erigere su alcuni ruderi avuti in permuta da quel vescovo e)
Vedi il NB. a pag. 380.
1252 Ritornalo in Aquileja, il patriarca Gregorio li
d) netto p sicno. Moulelongo consum il reslo dell' inverno in saule orazioni d).
1252 Leonardo abaie di Rosazzo, Veciglio abate di
Mozzo (Moggio), Giovanni preposilo di S. Stefano d'quileja,
Ermanno de Porlis, Enrico di Villalla, Giovanni di Cucagna,
Asquino di Varino e Duringo di Melso, uomini repiilatissiiui
ed integerrimi, per comando del patriarca Gregorio, occu-
paronsi a porre ordinamento alle leggi conservative delle
chiese. Consideralo che la mala amministrazione avea mino
rale le rendile, e che perci i ministri non poteano adempire
le preci dovute a Dio, n il suffragio a' defunti, determinarono,
appoggiali alle vecchie leggi, che nessuna persona ecclesia
stica, senza l' espressa autorit del patriarca, potesse alienare,
j)nu.p.iior- od obbligare le facolt delle chiese e). Vedi 2V& a pag. 580.

\
577
1252 Per ordine di Gregorio Monlclongo patriarca
d'Aquileja, alla presenza di Ruggero vescovo di Geneda e di
molle illusili persone, venne ordinalo e comunicalo (e ci
nel palazzo patriarcale Iella (lill del Friuli) che niun abate,
od abadessa potesse donare, vendere, alienare, u di nuovo in
feudare alcuno dei beni de' loro monasteri senza il consenso
e la volont del patriarca a). ^um.0'"-
1252 Agli affari feudali venne poslo regolamento per
ordine del patriarca Gregorio. Col parere di Perloldo d'Ar
cano, di Cono di Moruzzo e di Corrado Savorgnano, soggetti
inlendeiilissimi in queir argomento, fu determinalo, che nello
spazio d'un anno ed un giorno chi non avesse fallo istanza
per esser rinvestito dei beni feudali, per un anno ed un giorno
fosse privalo dell' usufruito, e questo rimanesse sequestralo,
e con la slessa norma si procedesse l' anno secondo ed il
terzo. Se poi in tale periodo il feudatario non avesse curalo
di rinvestirsi, fosse decaduto affatto dal godimento e dai diritti yw,,.,,, Pilr
sui predetti beni b). Il Nicoletta dice, che il solo Perloldo p3?-Liiod"!:
r . . ... .... del Fr. par. Ip.SU-
d'Arcano, uomo mollo intelligente dei costumi antichi, scello
dal patriarca, dai prelati, dai nobili, e da Cono di Moruzzo
e Corrado di Savorgnano, determin sulle materie feudali
come fu detto. Vedi il NB. a pag. 580.
1252 Add 50 aprile, in Cividale, gli astanti alla pre
senza del patriarca Gregorio confermano la sentenza di Per
loldo, o Bertoldo d'Arcano, o Tricaoo, emanala contro chi
ometteva di prendere la rinvestitura de' feudi e). -tad.'nrau1!1'8"
1252 Nel giorno 12 maggio in Cividale, Gregorio pa
triarca d'Aquileja promette a Mainardo conte di Gorizia di
osservare la sentenza arbilramenlale con la quale furono ag
giustale le differenze che sussistevano fra lui ed il patriarca
Perloldo, e di voler sollecitare la conferma pontifcia di quella
sentenza d). $]*; "
1252 L'abate di Moggio ajula la fabbrica della chiesa
di S. Lorenzo nella Citt del Friuli; i istaura ivi le case dei
578
suoi predecessori, e in Moggio la sua Abbazia; nella qual o-
pera avrebbe egli poslo e pi accuratezza e pi sontuosit,
j) Mcolelii. Palr.
se i movimenti il" armi dell' anno susseguente

uoii lo aves-
Jl.r?iJioI' c *"' sero 'stolto a).
1252 Muore Federico di Castello, consigliere di molla
autorit presso il patriarca antecessore, e lascia Arlicone suo
figlio sotto la tutela di Beacbiuo da Camino e di Eurico di
bjMio. Villalta b).
1252 Nel giorno 42 giugno i Pari della Curia di Se
sto emanano sentenza contro i figli di Domino Corrado di
e) Cifonj nella a
KSS!ucn'Uco' ' 'Ciriola c)
1252 Adalgerio di Lodovico di Villalta, canonico d'A-
quiieja e della Citt del Friuli, consideralo ed amato in Pa
tria, riverito e stimalo al di fuori, fu fallo vescovo di Fellre
e di Belluno. Lo accompagnarono nella sua audata col gli
amici ed i parenti, e tra questi Arluisio suo fratello, la di cui
posterit tenne fra i nobili di Fellre distintissimo grado, e
6) Nauti e - si eslinse dopo la met del secolo XVI d).
1252 Ollillo Ungrspaco in Floiana, villaggio dei Colli
(oggi Coglio) alz una torre a foggia di castello ; come En
ei Detto. rjco d'Altiinis avea l'alto in Barbaua villaggio nel Coglio e).
Vedi il NB. a pag. 580.
1252 Per la tenuit delle rendite di Wernardo dello
della chiesa di Pedona, il patriarca Gregorio gli d la pieve
ilcm.'t'J' di Linlb, della quale Wernardo era stalo pievano f).
1252 Muore Marino Morosini doge di Venezia nel terzo
gJCantil. SI. uiiiv. . . . . . il i Il
Vmi<^Hr^Mm anno del suo principato, e gli succede in quella dignit ne-
d^V^S nieri Zeno g).
dum. citta di Ve- .n
ueziap. il 1252 Bernardo di Zuccola rinunzia in mano del patriarca
Gregorio ogni suo diritto sui tre niansi da lui tenuti in feudo
dalla Chiesa d'Aquileja, situati in Grillon; e questi, dal pa
triarca vennero loslo investili in feudo retto e legale a li-
rardino della citt di Cividale per se e fratelli Guglielmi),
h) Thesaurus E. A. p. ^ ..
. un. p. 137. Lgidio e Guardia li).
579
1252 Il Conte di Gorizia regol in Patria (in Friuli)
le sue armauuie, specialmente nel villaggio di Gaiano, asse-
i v ir i un ~nr\ > Mcoleltl. Pillr.
gnaiido loro un determinalo capo a). Vedi il Ai, a )>ag. >80. ^miu ' c ml-
1252 Enrico di llaifmbergo e Vernardo d'Antro, chiari
per antica nobilt, ebbero dai loro vassalli la nota de1 feu
di l>). Vedi il NU. a pag. 580. iijdcuo.
1252 Enrico di Villalla e Gisla abadessa del monastero
maggiore della Citt del Friuli diedero line alla lunga lite
sopra le rnasnale del castello d'Uruspergo e) (1). Vedi e) Dotto
il NI. a pag. 580.
1252 Maina rdo 111 conte di Gorizia e suo suocero Al
berto ultimo conte del Tirolo, entrali con un corpo di truppa
nella Corintia, si pongono all' assedio del castello di Grei-
tenberg. Filippo, eletto vescovo di Salisburgo, attacca gli as
sediatili, li vince e fa prigionieri Alberto conte del Tirolo, e
il conte di Escbenloch, e li fa rinchiudere nel castello di
Werfen. Per liberarli, costretto Mainardo 111 conte di Go
rizia a dare in ostaggio i proprii suoi figli Mainardo IV ed
Alberto II d). ' Kr Sr'
1252 Vecello di Ragogua cesse a Federico di Udine
gran numero di poderi feudali e). Vedi il ND. a pag. 580. o Ncoieiu e. .

(1) Uruspergo o Urispcrgo, castello, detto anche Gru


spergo o Castel Keg;lc, intorno alla cui fondazione nulla
sappiamo, era situato sulla cima d' un colle, unito al sovrapposto
inolile detto dei Bovi f), sopra la villa di San Guar/.o, al nord nord- f)Rac. ccouj.
esl della citt di Cividale, e distante circa due miglia da essa. Ap
parteneva questo c-ii signori di Villalla, come fu detto, e sotto al me
desimo eravi un borgo chiamato Gruspergo o Taizzatio, che ora .
dicesi San Guarzo g). Nelle guerre tra i patriarchi, castellani e Co- cowmii cy.' ms. t.
munita venne molte volle danneggialo. Demolito poi da' Cividalesi A ' la '"'
nel 13(4 per online del palriarca, fu decretato in Parlamento, che
Gruspergo con altri castelli non fossero pi riedificali li). I heni di h) Dono,
questo
/-,._
castello,' per
.
ordine della
. .
citt,. di Cividale,
i- \
correndo
ri-
l'anno ... ,, ,,
IIAtinalliliCnitlalp
I.jOd, passarono a far parte dei fonili comunali i). Diremo ancora, nciro.F.dei (Cer
che le pietre atterrale nella demolizione di esso furono condotte in ra,-vP-K1-
Cividale e servirono ad erigere uua parte delle mura di quella citt j). rr^'iV^"'
580
1252 Nel giorno 1 agosto Gregorio patriarca investe
Bianchirlo da Camino loco pignoris pr certa quantilate
pecunia: di lutto ci ebe aveva in Cadore lam pr se
aHj*ionmu qUam nomine Palriarclialus a).
1252 Pietro II abate di Sesto passa a reggere il mo
nastero di S. Zeno di Verona con licenza del papa Inno-
S.W&SS cenzo IV b).
1252 Nel giorno 29 novembre il pontefice Innocenzo IV
riunisce la preposilura d'Aquileja a quel Capitolo (I) e
- SSwWS1.*' v'eue istituita la cantoria, sospendendo questa preposilura e).

!%II. Avvertiamo il lettore, che tulli questi fatti, riportali dal Ni-
coletti, e da noi inarcati col Vedi il Mi. a pag. 580 sono da lui po
sti sotto la lata 1251: ma noi, appoggiati a Giuliano canonico di Ci-
vidale, raccoglilo contemporaneo, che ci avverte aver il patriarca
Gregorio di Monlelongo fallo il suo primo ingresso in Aquileja nei
di 15 gennaro 1252, ed al Guerra, che nella sua grande Raccolta
I>onc appunto in quesl'anno alcuni dei fatti qui descritti dal Nico-
elli, abbiamo dovuto ritenere non poter questi essere avvenuti nel
1251, ma bens in seguito al di lui preso possesso: e perci ci
siamo fallo dovere di riportarli nell'anno 1252, all'oggetto di conser
vare 1' ordine cronologico.

(I) Dagli Statuti lcH'Aquilejese Capitolo rilevansi pa


recchie cose interessanti per la storia della Chiesa d'Aquileja. E pri
mieramente raccogliesi, che il numero de' canonici di questa melro-
polilana era limitato a 24 soltanto ; che la festa del Corpus Domini
cclehravasi gi da tempi remoli in questa chiesa all'epoca degli Sti
lliti (che hanno avuto la loro riforma sotto il patriarca Gregorio di
Monlelongo), e che per conseguenza essa anteriore di molto alla
istituzione solenne fatta da papa Clemente IV ; che la basilica me
tropolitana era intitolala alla Nativit della Vergine ; che alcuni ca
nonici vi avevano residenza ed altri non l'avevano, o piuttosto, che
risiedevano soltanto alcuni mesi dell' anno e che in altri ri' erano
dispensati a cagione dell'insalubrit dell'aria; che i mansionari per
la slessa causa vi avevano residenza alternativa ; che l' imperatore ed
il conte di Gorizia vi tenevano ciascheduno un loro vicario, il quale
aveva la sua prebenda particolare, ed erano addetti all' ufGziatura
dopo i canonici e prima dei mansionarii ; che il decano, prima di
gnit del Capitolo, non sempre era un canonico; che i canonici di
moravano per lo pi in Udine ed ivi tenevano le loro radunanze
capitolari nella stagione estiva, quando non erano obbligali a risie-
581
1252 I Padri Predicatori in qucslo tempo abitavano
nella Citt del Friuli a), e pare che poco prima siano ivi venuti coi. an-m'
a dimorare. Anche il doli. Ciconj nella sua Raccolta, citando
il Rubeis, riporta, che nel 1252 s'istitu in Cividale un con*
vento dei PP. Predicatori.
1252 Il re Corrado, giunto in Puglia e ricevuto il giu
ramento di fedelt, sped ambasciatori al pontefice, onde chie
dergli l'investitura del Regno di Sicilia e Puglia e la suc
cessione all'Impero, esibendo d'adempire prontamente ci che
il papa avesse ordinalo: ma quelli nulla ottennero, perche stava
fermo il pontefice nella pretesa essere quel Regno decaduto
alla Chiesa Romana per i reali di Federigo padre di Corrado;
quindi successe guerra in quelle parti. In Lombardia poi,
cessato il timore di Federigo II, die teneva uniti in pi
citt gli animi de' cittadini, successe troppa libert, indi di
scordia; perci guerre fra il popolo ed i nobili, mentre sul
Veronese e sul Padovano f immanit sempre crescenti del li-
ranno Ezzelino faceano orrendo strazio di que' cittadini 1>\ 5' il1.1 auroia-
1252 I fiorentini cominciano a battere il fiorino d'oro,
ossia il Gigliato e). SLBp!n3!t'u'Cron'
1253 Pietro di Candido della nobilissima famiglia di
Tricesimo, indegno de' suoi progenitori, perch uomo si
mulalo, fazioso, infume, secretamenle promise di dare il

lere in Aquileja. Ci poi fatto palese il curioso e singolare modo


ili trarre a sorte, ponendo le schedo, involle nella cera, entro un
calino di acqua. Ci viene manifestato I' uso dell' almuzia si dei ca
nonici, che dei mansionari!, e la diversit delle pelli, che la dove
vano ornare per gli uni e per gli altri ; vi espresso il rigore delle
pene contro i violatori del secreto capitolare; e finalmente ci data
notizia s della giurisdizione del Capitolo di giudicare civilmente i
canonici e i mansionarii. a seconda delle occorrenti circostanze,
come pure della sua facolt d' istituire e destituire i vicarii ed i
cappellani nelle pievi e nelle cappelle appartenenti alla sua gi- ci(d,feile'ix*pMe
risdizione d). iri-ra.'
382
castello di Tricesimo (1) alle genli di Ulrico e Fi
lippo duchi di Garintin, che confinanti coir Italia, agognavano
di iener aperta la via alla medesima per maggiori acquisti.
Capitanava quel castello Giusio di Altimis onorato, fedele; ma
corrotto il Popolo da Pietro di Candido, sollevossi e cacciollo
da quel posto, inalberando la bandiera di Carinlia, onde incuter
timore e credenza della venuta di qr.e'duchi a danno del Friuli.
Saputo il fallo, il patriarca mand tosto a quella volta Nasini-
pace di Castillerio, Stefano di Zegliaco, Greffido e Varnero
d'Arlegna, Egidio e Girardino della Citt del Friuli; i quali ri
dotti i ribelli ali1 obbedienza e imprigionalo il Candido, fecergli
cavare gli occhi in pena del suo tradimento. Grato il patriarca
a questi suoi vassalli, conferm a Varnero d'Artegna l'Armaunia
d'Arlegna (specie di giudizio, dal quale per singoiar privilegio
non era lecito appellarsi) ; a Stefano di Zegliaco diede grande
spazio di terreno in Forno di sotto e di sopra nella Carnia: a
Nasimpace di Castillerio concesse pi ampia giurisdizione, e ad
al Micolclll. Palr.
Egidio
D
e Girardino della Citt del Friuli rilasci investitura di
m*Ticko. ""' mo'li feudi rassegnali da Giovanni di Zuccola e Spilimbergo a).

KnTI1fX 0) Tricesimo antichissimo castello b), ricontato nel-


"oi"*un'"p Guiona ' llinel*a,*' di Antonino imperatore, forse nominato cosi per essere
situato al trigesimo sasso da Aquileja, segno Iella distanza di trenta
miglia; giace verso tramontana, lontano da Udine circa miglia <> so
vra un ameno colle, e domina vagamente il bel paese all' intorno.
Fu, come si crede, fabbricalo a cuinodo de' passeggieri clie nell'eli-
irata e nell'uscita d' Italia frequentano la strada Germanica. 'VI-
I' anno l'255 era abitalo dalla nobilissima famiglia di Tricesimo, della
quale non ci fu fatto raccorre altre memorie, se non die godeva'larga
fin-gnri'o'rl'c"'! giurisdizione su molti villaggi e). Il conte Girolamo Porcia poi ci
p. 3icrgo. porta, che nel 1567 il castello di Tricesimo conteneva un bel palazzo
di ragione de' signori Montagnaco cittadini Udinesi, ed era capita
niate. La terra o villa, ci che vogliasi nominare non avendo mura,
era, come presentemente, luogo di passaggio in cui anche in allora
risiedevano delle persone civili. Non aveva voce in Parlamento. Il
capitaniate si vendeva ogni tre anni a favore del luogotenente pr
tempore. Qneslo capitarne, unitamente con gli astanti della giurisdi
zione, faceva ragione in civile e in criminale, dove non vi entrava pena
di porcili, ncs. ilei di sangue, perch il criminal maggiore era di esclusivo diritto del
Fr. i.cir 0 F. di-I , . . I II n . l\
<;nor. v. vii p. t. luogotenente della Patria d).
585
1255- Gregorio di Mnlelongo patriarca d'Aquileja do
mand, die i duchi di Carinlia, giacch infedeli al Patriar
cali), rilasciassero tutti i castelli che tenevano a pregiudizio del
medesimo. Alla qual domanda non solo essi non aderirono, ma
mossero invece a danni della Patria, e per secreto maneggio
trassero dalla loro anche Mainardo conte di Gorizia, eh' era an
cora in giovane et. Fu grave la lotta, perch se ardire spingeva
gli assalitori, coraggio e fermezza' sosteneva gli assalili ; e
bench durasse pochi giorni, nullameno tanto fu il sangue,
la distruzione e la rapina, che eguagliar poteasi a guerra
lunga ed atroce. Resesi poi pi inasprita per I" infame con
dotta di Varnero d' Arlegna, che allora beneficato dal suo
principe abbandon le di lui insegne dandosi al partilo dei
duchi di Carinlia; ove crealo capitano d'avventurieri assai
volle pugn contro de' suoi. In pari tempo il conte di Go
rizia, or in unione ai Carinlii, or solamente co' suoi, riem
piva di uccisioni, di ruberie tutti i luoghi vicino al mare.
Gravi spese inoltre furono falle da' nostri per ripararsi da
questi nemici ; e il vescovo di Trieste, bench per gli ante
cedenti
,
fosse in ristretta condizione, non per l
tanlo mand a) Nienlfitii. Palr.
a patriarcali grosso soccorso a). p.rTic!go'cCs""'
1255 Nel giorno 27 maggio il vescovo e' canonici "di
Triesti; vendono al comune Triestino la mula ed altri diritti
della loro Chiesa, per pagare i debiti incontrali nelle guerre
. . _ ' ' ? ... . . li) Mainali Cron. di
lei Friuli b). Anche il Nicolelti su tale argomeulo ci riporta: E^Tn^'ll!!!!'.
Franp inane.
Pirona.
I consoli di Trieste (che cosi ancora chiamavansi a vecchio
modo i capi del Consiglio di quella Citt) Giovanni Ramfo,
Vitale d' Alborio e Bonifacio di Canciano, per 800 marche
da essi numerate al vescovo triestino, sollo prelesto di acqui
stare, a mo' di dire, un palmo, comprarono da lui col con
senso del Capitolo cattedrale, la giurisdizione temporale del
Vescovato, con la libera podest di far i consoli senza l'as
senso de' vescovi, e senza I' obbligo di appellazione ne' li-
ligi. La citt di Trieste libcrossi cosi dal dominio temporale
ZSi
de' suoi vescovi, ai quali por aftlichissimi diritti spellava;
limilo in lai limilo, quo' magistrali cilladini, forma migliore
alNirnlolli Palr. , ....... %
pTictg: c "" a' gVfirno Iella cosa pubblica a).
1253 Il papa, vedendo die il re Corrado avea ripreso
e punito Napoli ed a II re cill sollevatesi per lui, oll-e quel
Regno per la prima volta a Riccardo, poi a Edmondo, fra
tello quello, figlio questo del re d'Inghilterra; e I" ultimo
wi.In'^.MM'j!: l'accett, ma non venne b).
- VIS %?* *253 Addi 1 4 agosto e) il vescovo ili Triesle (che noi rile
niamo Volrico de Porlis) assiste con altri prelati, nella Citt del
Friuli, al patriarca il'Aqiiileja che con dignit e prudenza pose
fine ai clamorosi dissapori del Clero. 'Ne' tempi anteriori due
Capitoli separali coniava la Citt del Friuli; uno di Santa Maria
del Tempio (i) sotto la direzione di un decano, l'altro iliS.
Stefano in Pertica, ove un preposito teneva il primo luogo, e
chiamavasi cosi, perch i Longobardi Friulani lenendo ivi la se
poltura di tutta la plebe, a' piedi de' defunti piantavano una per-

(1) Chiesa maggiore l-llu f'il li favillale dedicata


alla Vergine Maria qualche cenno sulla medesima. Questa Chiesa
distinta per antichit, frequentata ed illustrata da' primitivi cristiani,
in ispecialit dalla S. Vergine Massima, offre alla venerazione dei
fedeli le s. ossa di Donato, Rotn'ulo, Silvano, Ermogene e V'onesto
suoi protettori e di molli altri ancora. In essa eravi I' arca gi fatta
costruire da Rodoaldo con munificenza reale; vedonvisi (scriveva l'au
tore dopo la met del secolo XVI) l' antichissimo battistero di Ca
listo (tutto giorno sussistente); l'arco delle memorie dei duchi Friu
lani e di alcuni principi Longobardi; il prezioso tesoro del libro degli
Evangeli di S. Marco; i sontuosi sepolcri di Sigualilo, di Urbano, ih
Massenzio, di Rodoaldo, di Orso, di Valperlo, di Leone, d Girardi),
patriarchi di singolare ricordanza, e quelli pure di quasi tutte le
nobilissime famiglie del Friuli, le quali decorarono di cappelle e di
altari. Possedeva due stendardi e la croce d'argento, indubitato indizio
rlie questa chiesa era tra le segnalate e gloriose d' Italia, e dalla corte
romana singolarmente graziala. Essa teneva un'insigne Collegiata ili
50 canonici con le dignit relative, la quale aveva l'illustre preminenza
di dare il possesso temporale a' legittimi patriarchi: in segno di che,
per vecchia usanza e per religiosa grandezza, il giorno dell' Epifania
cauta il diacono la messa tenendo l'elmo in lesta e la spada in mano.
?;r'foV\.i'. Era pur anche ricca di addobbi e vasi preziosi il). Nel seguilo del
p t ioo e. presente lavoro accenneremo ancora a questo distinto Tempio.
585
lica con in cima una croce. I patriarchi d'Aquileja, prima di que
sto tempo, de' due collegi ne fecero uno, aggregando S. Stefano
a quello della Vergine, lasciando per le due dignit, che
in seguilo pur troppo lottarono tra di loro a detrimento del ca
rattere e della condotta sacerdotale. Il preposilo, che per ric
chezza e dignit accostavasi al grado episcopale, non dava
pace al decano e Capitolo - (1), n nel governo spiri
tuale, n nel temporale, dispensando con mal' ordine ed a
capriccio le rendile, per cui ne pativa la Chiesa, mancando
a" sacerdoti sino la dovuta mercede. Spesse erano le qui-
slioni di preminenza e giornalieri gli odii, i disprezzi ed al
tro; le quali cose influivano sul Popolo a dannosa disistima e
rendevano quasi nullo il rispetto al sacerdozio. A si grave
scandalo poneva riparo il patriarca assecondando i desiderii
e le speranze del Capitolo; perci, riunitosi con Rinaldo de
cano (dolio nelle dottrine canoniche e chiamalo il maestro)
a secreto parlamento, diligentemente esaminalo ogni punto
e concordi noli' opinione, fu convocato il Capitolo nel palazzo
patriarcale, alla presenza di Ruggiero eletto di Ceneda, di
Asquino decano d'Aquileja e degli aliati, Alherlo di Sesto,
Vecello di Mozzo (Moggio), Pietro di Sumaga, Vecello della
Belligna, di Erimherlo priore Siticense e di Giovanni di Cuca-
gna, i quali giudicarono e composero a questo modo:
f Poich i prepositi della Chiesa della Citt del frinii
t con avari portamenti defraudavano i poveri di Cristo della
mercede dovuta alla servit cristiana, s' attribuivano quasi

(1) 1 canonici. Vivevano allora, come si disse, le dignit


del Capitolo ed i canonici a vita comune, a foggia di frati, sullo In
direzione temporale del preposito, che faceva da padrone dispotico
sulle rendite e diritti comuni, bench ne fossero di particolari spet
tanti alle dignit ed al Capitolo. Il preposito, che in questo tempo
si disordinatamente governava la Collegiata della Citt del Friuli
chiamava! Vitalizio a). Dall'amministrazione e dalle razioni che il r}Al.vlp*Ms!(el
proposito di questa chiesa distribuiva ai canonici rilevasi essere
slate in uso le seguenti Misure Capitolari : Modiali, Sestaiioli
di formcnto: Scstari, risonali, Azime e Pelle, per altre biade h). tj Detto p.Mc-w.
85
386
tulio il patrimonio sacro, asserendo spettar loro solamen-
te, e per alterezza divenuti quasi insopportabili in modo,
che quella Chiesa ne soffriva grandemente e nello spiri
li luale e nel temporale: u trovando speranza di emenda
e agi' influiti scandali, sino a che sussistesse quel grado :
sia in tulli i tempi, in tutte le memorie avvenire annul-
lata la dignit ed il nome di preposilo.
Abbia il patriarca, siccome capo della Diocesi, una
parte del dominio spirituale e la villa grossa di Osetlano
con gli al'ltti, i poderi in Gemona ed Artegna, la Torre
< Longobarda ed il giardino della prepositura nella citt, i
vassalli e le famiglie sparse per la Patria, la collazione
della custodia in persona di uno de' canonici e della sco-
< laslicaria, e la confermazione de' canonici della Chiesa.
Il decano ed il Capitolo con perpetuo possesso tengano
e la pieve e la decima di Tolmino; il castello ed il tempio
divolissimo di Santa Maria di Monte (1) con i proventi
f ed elemosine deputale alla fabbrica' del claustro e degli
< alberghi aderenti al tempio; la collazione, istituzione e
privazione delle cappelle dentro e fuori della citt ; le deci-

(1) Maria ili Monte, o Madonna di Monte sopra Ci-


vidale del Friuli. Questo Santuario posto in cima ad un'erta mon
tagna, distante cinque miglia da quella citt, si pensa essere anti
chissimo e forse toccare il V secolo dell'era volgare. Ne' primi tempi
veniva chiamato la Madonna del Bosco, e Santa Maria delle Grazie.
Fino dal 1015 era in propriet del prevosto d S. Stefano della citt
di Cividale ; e nel 1253 ai 14 d'agosto questo santuario e castello
pass in pini dominio del Capitolo Cividalese, levalo alla preposi
tiva di S. Stefano colla sopressione di essa. L'anno poi 1290 il Ca
pitolo suddetto rinnov la chiesa ed il castello, che tra i pi cele
bri del Friuli si annovera e per antichit e per situazione. Girolamo
conte di Porcia vescovo d'Adria nella sua relazione delle giurisdi
zioni della Patria del Friuli, data nel 1507 al vescovo di Nicastro
nunzio pontificio presso la Repubblica di Venezia, scrivendo del san
tuario della Madonna di Monte cosi si esprime: Nel qua) loco di
Santa Maria una grandissima devozione per aver ivi fatto la
- Vergine molti miracoli, molti e molti anni sono. Si trovano in

x-

V
387
me delle quattro porle della medesima cio: S. Pietro, S.
- Silvestro, Ponte, e Brossana; i vassalli o feudatari! di Pre-
mariaco e Risano ; i ministeriali della pistoria, della cucina,
degli orli, delle porte; ed insomma tutte le altre ragioni e
preminenze, che senza numero in diversi luoghi dipendevano
dal proposito. Cos si estinse questa preposilura addi 14
agosto del 1253 (che in allora si credette essere stalo fatto f^SVVat:
con insano giudizio)
D '
dono
I
G00 e pi
r
anni di chiarissima sue- daladi'll
- bWsestinzione
peria
cessione, avendo tenuto in quella citt il luogo de' vescovi a). Icitftnaa"'!'

Roma memorie anliquissime di questo tempio: sino nella primi-


ti va Chiesa era loco molto devoto e celebre, e visitalo da pere-
gl'ini assai. La figura dulia Vergine fu una delle opere di S. Luca.
Anche il vescovo di Pareuzo, Cesare de Nores, esecutore del sacro
concilio di Trento e visitatore apostolico nel Patriarcato d'Aquileja,
.reduce io Cividale dalla visita di questo santuario dichiar: aver
velluto e lelto in Roma un'antichissima memoria del medesimo
di oltre mille anni innanzi. Il N. U. Paolo Balbi Tu provvedi
tore li Cividale nella sua relazione al principe di Venezia, anno 1G . ..
riportala iteli' 0. F. del canonico Guerra voi. LV11I. VVV pag. oli,
dice: d'un castello con varie case come fortelicio ahi confini degli
Austriaci, dove una ramosissima divozione della Vergine glorio-
sissima calaslicata anche in Roma in secondo luogo dopo la Santa
casa di Loreto, con fabbriche fatte a proprie spese di gran co-
modit per la frequenza del concorso di molte parti, dove fra le
altre oblazioni evvi una statua d' argento offerta da un principe
d'Austria gi secento e quarant' anni. Questa statua, dell'al
tezza d'un piede, rappresentava la Vergine; monumento prezioso
che disparve unitamente a tutta l' argenteria del santuario indi' e-
poca infausta del l'M. In alcune carte del 1512 e \">*1 si nomina
la festa di S. Maria del Monte, ch'era il giorno della Nativit (8' set
tembre). E in quegli anni tanto riuuivasi l su il concorso de' de
voti, che in tale occasione venne introdotto in Cividale mercato fran
co; anzi alcuni anni per il grande accalcamene) di Popolo, temendo
qualche sollevazione, la Comunit fece levare i ponti alle porte della
citt;] cosi anche nel 1405. Nelle frequenti occasioni di contagio,
particolarmente ne' secoli XIV, XV e XVI le citt di Udine, Gori
zia, Gemona e S. Vito concorsero ivi con solenni processioni ; e la b) diesila ri icolo fu
maggior parte de' villaggi del Friuli, non contenta di visitare nelle trailo dall'I). F.del
' rliei i .. v. VII li. ISO
e voi.
slesse circostanze la Beata Vergine del Monte, obbligossi con voto Itagli Annali V p. 113.
<ll Ci
di accorrervi annualmente. Tutto giorno ancora, bench per eccle vidale, dagli autori
mitro Pitali; dallo
siastiche disposizioni siano stati moderali tali voli, vi Concorrono WJ Slunilo vot.F paR-
a 490. - E dal
ogn'anno sessanta parrocchie con le loro processioni, olire i casi ni. del nions. can.
dir ino'iiovaonidu
slraordinarii, e due volle all' anno il Capitolo di Cividale b). Hortls.
388
1255 Gregorio patriarca dona al Capitolo di Cividale
i campi, che la soppressa prepositura del Capitolo slesso
a) Cloon) nolla ma
Rie. cit. Il Rubeis. teneva nella villa di Scgnacco nella pieve di Tarcento a). Cosi
pure que' beni che essa teneva in Grupignano, Premariaco,
b) Dello. Purgessimo e Risano b).
1253 Nel giorno 5 settembre fu Fatta pace tra i Ca
stellani di Lauant e Coneto di Osopo villico del patriarca in
C)Cod.dlpl. Frang.
- liti, l'i runa. Carnia, per nome anco de' Comuni aderenti e).
1253 Il Tirolo passa per eredit a Mainardo HI conte
di Gorizia per la morte di Alberto conte del Tirolo ultimo
d) Sunto Suor, dello
di sua stirpe, la di cui figlia Adelaide erasi sposata a questo
principato contee
di Gorilla e Gra conte Goriziano d).
disca, opuscolelto
pag. 8. V. 1253 Il pontefice Innocenzo IV, pressato assai da' Ro
mani, risolvevasi, mal volentieri per, a ritornare col, co
noscendo essere difficile aver quiete fra que' torbidi ed in
stabili cervelli d' allora. Non pertanto nel!' ottobre porlossi
in Roma, ove dal senatore, dal Clero e Popolo Romano fu
incontrato fuori della citt ed introdotto con sommo giubilo
e) Muratori. Ann.
d'Itali anno 1X53. ed onore e).
1253 Il feroce tiranno Ezzelino in questi tempi empiva
le sue carceri di cittadini Padovani e Veronesi, s ecclesia
stici che laici. Sotto questo barbaro lutto era terrore e di
sperazione; mentre ogni minima parola, ogni ombra di so
spetto facevasi motivo per carcerare, tormentare ed uccider
( ) Detto. le persone f).
1253 Valcono di Rullia (Buia nell' Istria) e Cono di
Venezia, suo genero, furono investili dal patriarca Gregorio,
in retto e legai feudo di tutte le possessioni gi state del
K) Thesaurus E. A.
. un. p. 2%. fu Jedrei di Pinguente e di sua moglie Binda g).
1254 Nella Curia vecchia di Cormons Suarzmano di
dello luogo e Cunigunda sua consorte, nel gennnjo di que
st'anno, vendono con contralto a Zirbino di Corno un manso
situato in Jamnich. Presente a questa vendila fu Giovarmi
h) Guerra. 0. F. .
tXII p. 225.
XX" di Vonga di Manzano h).
389
1254 Fu falla pace tra Gregorio ili Monlelongo pa
triarca d' Aquileja e Mainardo ed Alberto conti di Gorizia.
Fra i palli della medesima oravi quello della totale demo
lizione da Tarsi del castello di Lucinico; e in quanto al ca
stello di Cormous, non doversi riedificare vita durante del
patriarca, se non col suo consenso e volont, salvo il diritto
che asserivano avere que' conti in quel castello a). *l uSTuol**
1254 Varnero d'Arlegna fellone al Patriarcato, inaspet
tatamente con la sua compagnia d'armi, mentr'era tranquillo
il paese, corre a' di lui danni, e guasta non poco il territorio di
Gemona. Perci fu nuovamente pubblicalo ribelle, e vennero
confiscali i di lui beni, parte de1 quali, con obbligo di censo
annuale, furono infeudali a' danneggiati, e parte a Ruggerio
di Milano, famigliare

del Patriarca, con la condizione di do- li) Nicolelll. Palr.
\er servire alla guerra b). ^rfu!r0go.c ""'
1254 Arlongo dei Visgoni vescovo di Trieste, ille-
.. n c) Dello Bona. SI.
gillimo e). cr. i>. n.
1254 Marano venne improvvisamente assalito ed in
cendiato dalle galere della Repubblica veneziana ; la quale
lenendo il dominio del mare, vedeva di mal occhio in mano
ti' altri i castelli posti in sul lido. Ma il Monlelongo, non
perduto d' animo, ordinate alcune bande di soldati collellizii
M>llo il governo di Giovanni di Vonga di Manzano e di Fe
derico di Muruzio, porlossi a Marano e confort e soccorse
...... d) Nicole!!!. Pjlr.
que danneggiali d). ST" f G ,u1,
1254 Temendo, clic l'armala de' Veneziani non facesse
anco nel!' Istria quanto pratic su Marano, il patriarca Mon
lelongo si mosse sollecito a Giustinopoli ; ove accollo magni
fica mente mostr il suo potere sovrano' in quo' tribunali. Cre
suo presidente Verzio uomo d' aulica e riguardevole nobilt,
conferendogli molli feudi per suo decoroso mantenimento ;
distribu gran parte delle rendile della Provincia a' cittadini
fedeli allo Stalo; priv Vardo di Gillaco della podesteria di
Pirano, perch contro gli ordini antichi Cu da' Pirancsi pr
390
mosso a quei giudo senza l'assenso del principe (1)
e dopo aver disposti gli animi alla dovuta affezione, ed al
ai Nlcolclt. Patr. ...... .. n . \
liresorio
p. io.
f. e am. uvali i ripari
r
necessari!, ritorno in Patria a)./
1254 Ritornalo dall'Istria in Friuli, il patriarca Gre
gorio divise fra' suoi sudditi, con notevole liberalit, i feudi
di Lincio de' nobili di Belgrado, caduti alla Chiesa, perch
morto senza eredi; conferm a Giovanni di Cucagna le molte
preminenze che i suoi antenati avevano ottenute nella con
trada di Tolmino; pose pace a' dispareri, che avean dato
luogo ad impugnare le armi. Ira Ottone ed Arluico fratelli,
e Corrado e Pellegrino consorti di Castellerio, che con odio
reciproco erano in lite per una parte di quel castello; fece
si, col mezzo di Federico Castaldo di Udine ed Asquino e
Federico di Varmo, che Ottone, Pietro e Vorlico nobili di
Collevato (casa incastellala non lungi da Moruzio, dal qual
luogo per origine di sangue questi discendevano) cessarono
dalle violenze, e lasciarono al Capitolo della Citt del Friuli
importanti poderi, che Otta di Caslillerio, pia donna, avea
l'Jw"0 pag' 10 donato per bene dell'anima propria b).
1254 Nel giorno 7 aprile in Venezia fu falla pace Ira
'VndiSe'profiSf" il doge Zeno e Gregorio di Montelongo patriarca d'Aquileja e).
1254 Il patriarca Gregorio assoggetta alla pena di
asprissimo bando que' molti Friulani, che inconsideratamente
e quasi con onta del principe passarono ad accrescere fuori
!iUiroc"Vimi. di Patria le armi di Mainardo conte di Gorizia d).
1254 Mainardo conte di Gorizia, o per aumento di
gloria, o in emenda dei falli suoi, segue le insegne di Otto-
caro re di Boemia nella guerra contro la Prussia; che dopo
molte battaglie fu in gran parte ridotta alla cristiana Reli
gione. Ivi, negli accampamenti di quel re, il conle fece pompa

(1) Nel T. E. A. a pag. 251 ritrovasi, aver dipoi il patriarca Gre


gorio per l'istanze degl'inviati de' Tiranesi confermalo il medesimo
Vardo in quella dignit.

r
391
di grandezza singolare pe' ricchi ornamenti e per magnificenza
di tavole ; per cui, non bastandogli la ampie sue rendile, diede
nel giugno di quest'anno per buona somma di danaro a Guido
conte di Porcia (riservando soltanto il diritto dell' investitura),
una parte delle sue antiche signorie della Corte di Corde
llone, del borgo fuori di Pordenone, dei villaggi di Fioraio
e di Zoppola, con molti altri emolumenti, al cui possesso,
Pertoldo de' nobili del castello di Sonc.olle (1) indusse
Ruslighello di Porcia commesso di Guido a) firesSjT'c iil:
1254 Addi 21 maggio, in Lavello, muore scomunicato
il re Corrado, ivi infermatosi mentre ripassava in Germania
per far guerra al suo competitore Guglielmo d' Olanda. Au
tore di sua morte fu comunemente creduto Manfredi, che a
mezzo di Giovanni Moro capitano de' Saracini, e favorito di
Corrado, lo facesse avvelenare in vendetta degli Stali a lui
tolti, nonch per farsi via al Regno di Sicilia b). Succeduto- S'uS'S'iSSi 3:
gli in diritto Corradino figlio di lui, fanciullo di due anni,
rimasto in Germania, sollevaronsi i Siciliani contro a' Tede-
sebi e Saracini; e il papa s' avanz nel Regno per imposses
sarsene egli stesso. Manfredo venivagli incontro; ma i suoi
cavalieri prendeano disputa con uno de' Guelfi seguaci del
papa e 1* uccideano; ed egli fuggiva e raggiungeva i Saracini
li Lucer devotissimi di sua casa, e risollevava il Regno e). j| *. f^d'"
Pare che il patriarca Gregorio di Montelongo nel mag
ico di quest' anno abbia riformato lo Statuto, o piuttosto le
discipline interne del Capitolo d'Aquileja ; come pure del Capi
tolo di S. Odorico di Udine, il quale esisteva di gi alli 7 jl^^t
i .,-.,. . > n ... lv BO. - Cod. dipi.
aprile 1254, e di cui Berengario era il preposilo dj. 5, WiS."

(t) Soncollc, o Sonieollc, raa>l>llo in Carnia nel Canale


di Socchieve, che si vuole fosse ove ora trovasi il grosso villaggio
li buco, e ilicesi essere sialo abitalo da molte famiglie nobili sino ,., GraM|. NoL S1.
al 1)57 e). Secondo il Nicolctti, in questo vago ed aulico castelletto, SfSj.^g."'
l'osti in un luogo eminente, fioriva per nobilt e costumi la fami- J,jt^e,}'u''^f;
S'a li Soncolle f). p ergo.
592
1254 Nel giorno 27 maggio dell' anno V del patriar
cato di Gregorio Monlelongo, e precisamente sotto la data
dell' anno e giorno indicalo, ebbero vita ossia riforma i Sta
ti Valenilnelli. C.
c. *sue rebu r. lulj je| Capitolo d' Aquileja a).
1254 La lontananza del conte di Gorizia lasciava spe
rare tranquillit a' Friulani; e il patriarca medesimo, non te
mendo di movimenti interni, si occup degli affari feudali,
diede con giuridica formalit a Candido del Colle, nobile di
Gemono i distinti feudi gi rassegnali da Vilvino e Vicardo
di Tricesimo; conferm ad Inguilolfo di Schiavo di Caneva le
nobili abilanze di Caneva; a Concito d'Osopo il caste! vecchio
di Osopo; a Rodolfo e Corrado di Savorgnano 1' antichissimo
castello di Savorgnano; ad Asquino di Varmo lo case nel
castello di Fagagna; ad Enrico di Melso il monte ed il ca
stello di Forno nelle alpi carniche; a Brunetto di Monleguaco,
Enrico Cassimbergo e Leonardo di Cassaco molte nobili pre
di Nicolftti. Fair
tiratori f. C aul minenze comprovanti la loro antica nobilt b).
p. IO (ergo e ti.
1254 * La Citt del Friuli ricostruisce una gran parte
delle sue mura di cinta gi crollate per vecchiezza; ed onora
Vai-nero di Cucagna suo nobile cittadino e canonico, che e-
ledo al Vescovalo di Trieste, successe a Vorlico in quella
Sede. A quel lavoro e pubblica dimostrazione concorse Gre
r Dello i#. 11.
gorio patriarca, ajulando la citt con larga spesa e).
1254 Nel giorno 6 giugno Gregorio di Monlelongo pa
triarca eletto il' Aquileja, giura ui Veneti Ambasciatori di
i-^dieoMriM?" mantenere i palli stabiliti col suo predecessore d).
1254 Il patriarca Gregorio e in Udine ed altrove tenni
spesso splendida corte, intrattenendosi o con lo spettacolo d
fnle battaglie, od ascollando le decisioni delle questioni e-
vili. Ivi mossa in quest' anno da Giovanni di Cucagna la que
stione: se a' Ministeriali era lecito trasferire a' Liberi il loo
proprio, venne deciso, da Eurico di Villalla e dagli Astarti,
dopo lunghe discussioni: che a' Liberi nulla del feudo e lei
proprio de' .Ministeriali possa pervenire; e cosi viceversa mila
393
di quello de' Liberi a' Ministeriali ; e ci onde conservare
1' ordine aulico, che ad ognuno de' Ceti prescriveva di con
servare il proprio, ad oggetto di togliere la confusione che
il
ne avverrebbe se ili* il
tale licenza avesse avuto luogo a).\ J Nloolettl. Patr.
t/rcRono f. e am.
1254 Nacque in quesl' anno nella Citt del Friuli add
4 maggio la beata Benvenuta Bojani di Pertica, figlia ai con-
jugi Corrarlo di Wecellone ISojano ed Albertina di Volrico il)Vna dona Beau
od Odorico di Botlenico b).' udEpprewoLN
borale Vondranio
1254 Mattia di Mangano compra dal cavaliere Dietrico, ms p' * ' B 6'
d' olir ponte, nella Citt del Friuli, un pezzo di terra a-
raloria situala al di l del ponte suddetto, vicino alla chiesa
di S. Francesco e), ora Instilulo militare. ^uiqp^n?'FT'
1254 Nel giorno 7 dicembre cessa di vivere in Napoli
il papa Innocenzo IV, e nel di 12 dello slesso mese gli suc
cede Rinaldo vescovo d' Oslia da Anagni della nobile fami
glia de' conti di Segna, che prende il nome di Alessandro IV d); u'iifMw'iteT'
minor di lui ma non meno aspro avversario degli Svevi, di
tatti i Ghibellini. Non seppe conservare il Regno; Manfredi
lo conquist tulio in breve e). Buono e mansueto, non regn t! JS!11?: n.d "'
s imperiosamente, n impose tante gravezze agli ecclesia
stici, n fece provare ai Popoli il dissidio di tanle guerre,
come il suo predecessore f). S'iuS"'*"'1'
INDICE
lei volume secondo.

Ademaro guerriero e vescovo di Puy


conduttore de" primi Crociati in ter
Abadesse del monastero di S. Maria ra santa unitamente al conte di To
in Valle della Citt del Friuli. Ilic- losa 74.
bunda 74; irmingarda 74; Ertala 166; Adelmota d Duino, tue differenze col-
Sofia 212, 229, 290, 3iT;Uisla di Per i abate di Moggio 178.
tica 353. Adriano IV pontefice 139; incorona
Abadesse del monastero d' Aqutleja, Federigo I a imperatore 139; assog
rVedeunda 299; Vilip 151; Ermi laida getta l'Arcivescovato di Zara al Pa
156, 161; Ermilina 182; Elica 217; triarcato di Grado 141; sua morte
Aburga 227; Engelrada 243; Mere- e qualche cenno su lui 144.
garda 288; Waldare 290; Erburga o A il me li moglie del conte Ermanno, sua
Aburga 3t7, 322, 345; lliganda 370. donazione all'altare di S. Ermaco-
Abitatori nelle terre del Friuli; si fa ra d' Aquileja 52.
cilita il loro aumento 272.' Agelasia ed Azzola antiche nobili di
Aburga abadessa del monastero d'A- Pola investite dal patriarca delle
il ut leja 227. loro case incastellate e possessi nel
Acica moglie del marchese Purcardo l'Istria 299.
so; u grande donazione, di che ed Agnese moglie ad Arrigo III incoronata
a chi 116. imperatrice 40; tulrice del figlio go
Acquatico che cosa era 44. verna saggiamente l' Italia 48; gli
Adalberone fatto duca di Carintia vengono tolte le redini dell' Impero
." regge quel Ducato e la Marca di 48; regge coli' appoggio dell'arcive
Verona o del Friuli 11; succede a scovo d'Augusta ed calunniata 51;
Corrado duca di Carintia 26; muo- le si toglie la tutela ed il figlio 51.
te questione con Popone patriurca Agnese de vecchi nobili di Pinguente,
t perch 26; viene privato del Du benefalrice di chiese, sue esequie 376.
cato 32. Agrons (castello e famiglia di) cenni
Adalberto arcivescovo di Brema; sua 209.
morte e cenno su lui 55. Albana (Pertoldo di) suo lascilo di
Adalberto II arcivescovo di Salzburgo; beni alla Chiesa di S. Maria di Ci-
cenni su desso 156. cidale, e situazione di essi ili.
Adalberto di Eppenstein 8. Alberico da Romano s' impossessa di
Adalberto decano della Citt di Cal Trivigi e perch 329; danneggia i
daie, 106. confini del Friuli 330; entra in esso
Adalgerio vescovo di Trieste; donazio- e prende Sbrogliavacca 374; rollo
ni- a lui fatta, da chi e perch 36. da' Friulani, la perde 374.
Adeleita e fi marchese Voldorico, suo Alberto di Plovezzano e sua moglie,
consorte, donano l'Istria, meno quat loro donazione all'Abbazia di Sesto 8.
tro castelli, alla Chiesa d' Aquileja Alberto conte di Tiralo, sua venuta in
, 78; e cosi il castello di S. Siro si Friuli, sua donazione al patriarca
tuato col 79 delle masnatc di sua casa che quivi
i'JG
teneva 246; costringe i Porcia a riti Alix, o Alice principessa d'Antiochia
rarsi dalla lega coi Trivigiani e a si sposa nella chiesa di Gemono e
chieder perdona al patriarca 246. con chi 205.
Al beilo resi-oro di Ceneda 285; investe Aiuoli ini di Rumberch. Vedi Rumberch.
Vecellone di Praia di tutto ci che Anacleto antipapa 1 18; fortificato in
dal vescovo Cenedese possedeva suo Roma 124; suo scisma lift; sua mor
padre 285, 20. te 128.
Allui/.ii, o Albruzii, famiglia si porta Anastasio IV pontefice 136; sua morte
ad abitare in Udine; cenni sulla stes 139.
sa 194. Anelli famiglia; quando venne in Udi-
Aldecaho o Aldigerio primo vescovo ne, e quando si estinse 182.
di Vapodistria 176; sue differenze Andecbs. L'ultimo di questa famiglia
coli' abadessa del monastero a" Aqui- rinunzia i suoi diritti tuli' Istria
teja 179; vengono queste composte e ed a chi 305.
da ehi 179. S. Andrea, chiesa fuori di Giustinopoli,
Aldigerio decano del Capitolo d'Aqui con campi ed altro . vien donata al
leja, sue vertenze con quel preposito monastero di Rosazzo 71.
decise dal papa 193. Andrea II re d' Ungheria $i uni tee
A Iemali no meoco di Passavia 62. alla crociata per terra santa con co
Alessandria [delta paglia) da ehi fab pioso esercito 247; sua morte e cenni
bricala 155; assediata da Federigo su di lui 321.
I gli resiste ed soccorsa 10-2. Andreolto di Udine fatto consigliere
Alessandro II pontefice 50; gli viene dal patriarca 230.
intimalo di ritirarsi dal Papato e Andi mi li famiglia passa ad abitare
da chi 50; assalito dall'antipapa, ha in Udine 135; cenni sulla medesima
la peggio 51; dal duca di Toscana 135.
liberato dal suo nemico 51; si ritira A ngelo Barocci patriarca di Grado 227;
in Lucca 53; proibisce ai Cristiani di sua morte 293.
trucidare i Giudei 54; tiene concilio Annone arcivescovo di Colonia toglie,
in Mantova e perch 54; scomunica il col consenso de'principi, la tutela e
Clero concubinario 54; sua morte 56. il figlio all' imperatrice Agnese e
Alessandro 111 pontefice 144; fugge da governa egli 51; insta al pontefice
Roma e si ritira in Anagni 140; ri onde tenga un Concilio 54; fatto
conosciuto per vero pontefice e da chi ministro migliora il governo 55
146; prende sotto sua protezione e del torna alla sua Diocesi 56.
la S. Sede l'Abbazia della Beligna 146; Anoale castello preso a' Trivigiani e
richiamato, ritorna dalla Francia da chi 352; in esso si fabbricano
a Roma 150; conosciute le mene del dei gironi 352.
l'imperatore licenzia il di lui inviato S. Anselmo arcireseoro di Canlorber,
senza prendere impegni 156; sua con sua morte e cenni intorno a lui ss.
ferma di beni e privilegi al mona Anselmo arcivescovo di Milano inco
stero d'Aquileja 161; canonizza Ber rona Corrado figlio ribelle di Arrigo
nardo da Vis teliti i tri; rilascili ampia IV 70.
conferma di diritti e privilegi al S. Antonio abate; divozione de' Popoli
Vupilolo d'Aquileja 164; fa pace in a questo Santo e perch 69.
Venezia coli'imperatore 165; gratifica S. Antonio da Lisbona, detto il Santo
con larghe conferme il palriurca di Padova, suoi fatti praticati in
Aquilejese.perch cooperatore di quel Friuli 275; sua morte 3t)7.
la pace 165; piacila le consacrazioni Antro (Vernardo a") riceve da' suoi vas
del Clero latte durante lo scisma salli la nota de' feudi 379.
165; ritorna in Roma 166; suo con Aquileja rislaurala da Popone patriar
cilio Lateranese 167; sua morte e suo ca 27; in essa, sbattuto da burrasca,
elogio 170. sbarca Riccardi! re d Inghilterra so;
Alessandro IV pontefice; sua elezione stemma, od iitsegna della medesima
e cenni intorno a lui 393. 253; l'iene disposto ondi aumentarla
597
di popolazione30T; ospita Federigo II, Arnolfo arcivescovo di Milano; sua
la sua corte e parecchi principi 311; guerra contro il marchese di Susa
vengono ristornate alcune delle tue e il vescovo d'Asti io.
chiese minaccia/iti rovina 333; si Arrigo 111 duca di baviera incoronalo
ilabilisce nuovamente di ripararla a re di Germania 6; {chiamalo col
dai guasti dell' intemperie 335; si nome di Arrigo II come re di Ger
accorda un sussidio pel ristauro mania e di Arrigo l qualeimperulore)
della sua chiesa 338; venne trattato cala in Italia e viene incoronato a
in Parlamento intorno al ristauro re di essa 7 ; n' esce in (retta e
di questa citt 338. perch 7 ; fa eleggere suo fratello
Arcano {castello e famiglia di) cenni a vescovo di Ravenna 10; viene in
304; Leonardo d'Arcano difende l'I coronato imperatore e torna in Ger
stria, della quale era marchese -ino; mania io; ritorna in Italia 21; dalla
Pertoldo 297; Jacopo rinvestito ne' spedizione di Uenevento e suo domi-
feudi a" Arcano e Muruzio sui; la nio su Napoli riascende in Germania
cortina d" Arcano o Tricano resa 21; u morte 23.
libera, e mercato ivi istituito 328. Arrigo t'< Aero, lllqaal redi Germania,
Vedi anche Tricano. Il come imperatore, succede a Corrado
Arcoloniani, famiglia, passa ad abitare suo padre 35; sua conferma di con
in Udine 121; cenni intorno ad essa cessioni a Popone patriarca d'Aqui
121. leja e donazione allo stesso ;u>; eletto
Arduino, o Arduino marchese d'Ivrea e coronalo a re d' Italia 36, 39; scende
fatto re d'Italia 6; abbandonato da quivi e perch 39; sua incoronazione
vescovi e conti Italiani 7; travaglia a imperatore 40; (orna in Germania
le citt Lombarde tu; prende Ver 41; inibisce di eleggere popi senza
celli, si collega con Obesto oV Este tua approvazione 42; nascita del
e con altri, pone vescovo in Asti, si suo figlio Arrigo funesto a Italia e
fa monaco io; u morte e giudizio Germania 44; lo fa eleggere a re
su (ut il. di Germania 45; cala di nuovo in
Ariberlo, o Eriberlo arcivescovo di Mi Italia, adombrato della potenza del
lano, il primo a render omaggio e ad duca di Lorena 4G; suoi fatti; ri
uffrire la corona a" Italia al re Cor torna in Germania 46; sua graw
rado 24; lasciato vicario imperiale imposizione a' Veronesi, che per
< Italia 27 guerreggia contro a'suo dovette rifondere 46; conferma ai
valvassori 32; non si accorda con Veneziani i patii antichi*!; solen
Mi 34; fatto prigione e consegnato nizza in Goslaria la Nativit della
olla custodia del patriarca d'Aquileja Vergine 47; sua morte 47;
te ne (ugge 34; offre l'italiana corona Arrigo, IV come redi Germania, III
ol conte di Sciampagna 34; sua buo come imperatore; sua nascila 44;
na intelligenza col re Arrigo III 36. eletto a re di Germania 45; succede
Ariis [Rodolfo di) 292. al padre 48 tua minorit ed effetti
Armannia, definizione di questa voce della medesima 48; sua donazione
372, e 382; Armannie del conle di ad Odorlico marchese dell'Istria 50;
Gorizia in Patria e specialmente in e alla Chiesa d'Aquileja 50; ordina
Gaiano 379; Armannia dei de Porlis al pontefice si ritiri dal Papato 50;
in Rovignaco 372. svincolato del suo ministro sconvolge
Armatura da cavaliero nel Xlll secolo Germania 56; i Sassoni gli si ri
in Italia 30G. bellano 56; vittorioto in Germania,
Arme gentilizie. Vedi insegne, stemmi fa annullare l'elezione di papa Gre
od arme. gorio VII 58; viene scomunicato 58;
Armi dell' Infanteria Lombarda e della si fa supplice 58; sua umiliazione al
Gendarmeria Tedesca a' tempi di castello di Canossa voluta dal ponte
Federico l imperatore 103; esercizio fice 50; innalza a grado di sovrano
nelle armi usalo dalle citt d'Italia, Sigeardo patriarca d'Aquileja e do
quando 199. nazione allo stesso 59; si trattiene
;)s
in Aquileja, pattando a Germania trono 181; viene coronato imperatore
60; guerreggia contro Ridolfo suo 183; se la prende contro a'Trivigani
emulo 02; in un Concilio fa dichia 186; conferma a Gotofredo patriarca
rare depotto papa Gregorio colla a" Aquileja lo Stalo ed i diritti sovrani
sostituzione di altro ponte/ice 63; 188; fa coronare a re di Germania
tcendein Italia per intronizzar que suo figlio Federigo II e ridiscende
sto ed assedia in Roma Gregorio VII in Italia 190; sufi morte 191.
63; leva l'assedio, e perch 01; ritorna Arrigo figlio a Federigo II viene dal
sotto Roma, indi risale in Lombardia padre fatto eleggere re de' Romani
64; dona alla Chiesa d' Aquilrja il 260; si porla in Aquilrja, indi da
Vescovato di Trieste 64; assedia Roma Federigo II rimandato in Germa
la terza volta, e nella quarta, pat nia 311.
teggiato col Popolo, vi entra, e dal- Arrigoduea di Corintia appoggia Guel
i'Antipapa si fa incoronare impera fo IV duca di Baviera 74; duna Car-
tore 64; risale in Germania 64; scende vocazia della Chiesa d' Aquileja, ed a
di nuovo in Italia e guerreugia con chi 70, 77, 78.
tro la contessa Matilde 6; guasta Arrigo il Nero duca di Baviera appog
le contrade oltre Po e torna in Ger gia ti re Arrigo V ribelle al padre
mania 7o; gli ti ribella il figlio 70; 82
ritorna in Italia 70, 71; conferma Arrigo duca di Baviera e Sassonia,
inTrivigi ai Veneziani i vecchi patti dello il superbo, dispula la corona
72; ascende nuovamente in Germania, a Corrado d' Hohentlaufcn 128; muo
snervato ed abbassalo 74; tu unu re 129.
Dieta fa accettare per suo successore Arrigo marchese dell'Istria 197.
Arrigo suo secondogenito 78; e que Arrigo di Gemona 203.
sti pure gli si ribella 81, 82; gli Arrigo Leone figlio ad Arrigo il su
rinunzia t' Impero e tuoi atti di perbo 128; gli viene aggiudicato il
umiliazione e pentimento 83; sua Ducato di Baviera e dato il possesso
morte 84. 137.
Arrigo, \ redi Germania, IV comeim- Arrigo fratello al duca Leopoldo tran
peratore, sua nascila 04; fatto accet sige col pretendente al Ducato di
tare dal padre a suo successore al Baviera e gli resta ildominio sull'Au
trono Germanico 75; sua ricolta con stria col titolo di duca 137.
tro il padre 81; e falli della medesi Arrigo Andecense marchese dell'Istria,
ma 82, 83; viene confermato re 83; complice dell'assassinio di Filippo di
sostiene anch' egli contro la corte Sveeia. per cui fu proscritto 217.
Romana l'affare dell' investiture 86; Arrigovescovo d'Augusta coadjuva nella
discende in Italia, e suoi fatti 89; reggenza l\imperatrice Agnese e viene
passa a Roma onde farsi coronare calunniato 51.
e imprigiona il papa, lo libera e Arrigo II re d'Inghilterra riconosce
viene incoronato, indi torna in Ger per vero pontefice Alessandro III 146.
mania 91, 92; sue nozze 5; ridi Arrigo Langravio di Turingia viene
scende in Italia, s'impostetta dei beni eletto a re di Germania 353; balle
detta contessa Matilde e visita Ve Corrado secondogenito di Federigo
nezia 98; si fa nuovamente coronare li 353; vive di poi pochi mesi 353.
in Roma 99; e rombimi sult' affare Arlegna (castello e famiglia di) cenni
dell' investiture 91 , 92, 107; sua mor 324, 325; Vamer ribelle al patriarca
te 112; e parli tante de' duchi di Corintia
Arrigo, VI come re di Germania, V viene fatto capitano d'avventurieri
come imperatore, viene dal padre 383; danneggia con la sua compagnia
fatto eleggere a re di Germania e il territorio di Gemona 389; dichia
d'Italia ed incoronato 155; sue ralo nuovamente ribelle, gli vengono
nozze e con chi 174; Gotofredo pa confiscati i beni 389.
triarca rt" Aquileja gli conferisce la Ai li liberali, toro slaloin Italia* ne'
corona d'Italia 174, 175; succede al secoli XI e XII 42.
599
Altaico preposito di S. Stefano fa quando concessa ai conti di Gori
richiamo al patriarca contro i conti zia 36; cenni intorno ad essa 76.
di Gorizia per abuso di diritti di Azzanello Abbazia nel Friuli 283. '
arvocazia 129 ; a mezzo di danaro Azzo, o Azzone, o Atto abate di Mog
ottiene da que' conti la rinunzia gio 277 ; ottiene conferma delle pro
dei detti diritti sulla tua prepo priet e delle giurisdizioni del suo
situra 129. monastero da Federigo II 294 ; cenno
A ri ii ico decano della chiesa di Civi- intorno al giorno di sua morte 277;
dale rassegna al patriarca un muso Azzo V marchese d'Este si sposa ad
in Orsaria 194. una degli Adelardi e accresce pos
Assalonne vescovo di Capodistria; sua sanza alla sua casa 190.
memoria intorno atte reliquie sco Azzo VI marchese d' Este si sposa nella
perte nella chiesa di S. Maria in chiesa di Gemona ed a chi 205;
valle della citt del Friuli 339. ottiene la conferma delle appella
Assalto d'una fortezza, o castello nel zioni delta Marca di Verona 216:
secolo Xlll; cenni 282. proclamato signore di Ferrara
Assedio di fortezze o citt, uso delle 217," fuil primo, per quanto sappiasi,
reti in esso 78. che acquistasse principato in citt
Asti, citt si assoggetta a Federigo 162. libere 217.
Astituilo nella' Citt del Friuli am Azz>> VII marchese d'Este appoggia
plificato di fabbriche, quando e da i Padovani contro a' Trivigiani 2ao;
chi 347. Azzola. Vedi Agelasia.
Altens, o Altimis, castello, donato
da chi ed a chi 85, 117; cenni in
torno ad esso 85; viene donato alla
Chiesa d" Aquileja 156,157; Aitai*, Badoaro, Pietro II patriarca di Gra
famiglia; cenni sudi essa 85; Vamer do 102; sua morte 102.
(atto procuratore del conte di Gori Baldovino re di Gerusalemme; conces
zia e a qual oggetto 242; Rodolfo sioni da lui fatte a' Veneziani in
testimonio ad un atto pubblico del Oriente 120.
patriarca 274; Diemot figlia d'Oraco Bamberga Enrico (vescovo di) suo ac
investita del feudo d'Ariis 291; En comodamento per giuspatronati di
rico, sua fabbrica a foggia di castel chiese con Pertoldo patriarca di A-
lo in Barbana nel Caglio 378; Giusio quileja 315, 346.
capitano del castello di Tricesimo Barbicano, o Centranico doge di Vene
cacciato da col a tradimento 382. zia 25; viene esiliato a Costanti
Austria, procincia die un tempo faceva nopoli 29.
parte della Baviera 137; il marche Barocci Angelo patriarca di Grado.
sato d'Austria viene elevato a Ducato Vedi Angelo Barocci.
140; le viene aggiunto il Ducato di Baroni ti) nel secolo XI 68 ; e la
Stiria ed il Contado di Corniola, nobilt cenni 68; baroni delta Ca-
quando e da chi 187; possedimenti rintia feudatarii del patriarca ven
de' duchi d'Austria in Friuli 278; gono in Friuli diretti in Italia ed a
cariche e feudi del Patriarcato Aqui- qual oggetto 2U6.
lejese posseduti da questi duchi d'Au Barnn/.iu Stefano di Venezia fatto pro
stria e Corintia, come vassalli del prio procuratore da Golofredo pa
Patriarcato stesso, quali erano 302; triarca d' Aquileja 171.
Federigo li duca il Bellicoso, sua Bartolomeo Arcidiacono di Capodi
morte 354. stria 313.
Awocalidella Chiesao" Aquileja - Vual- Basilio imperatore de' Greci, sua mor
perto 27; i conti di Plejen 60; Arrigo te 24.
duca di Carinlia 76, 77; Purcardo S. Bassiano, traslazione del suo cor
marchese, indi Corrado 80; poscia i po 149.
conti di Gorizia 80. Battesimo solenne, quando solca (arsi
Avvocala della Chiesa d' Aquileja 60; nel secolo XI 57.
400
avari e Cannili; due corpi di trup gono unilc 209; Belluno assedia
pe dei medesimi, che seguirono il re lo da Ezzelino da Romano 360 ;
Corrado, danneggiano atte Alpi i nuovamente assedialo dallo stesso,
con/ini del Friuli e l'Abbazia di si rende 363 ; l'i suo vescovo si col
Moggio 374. lega co' Padovani, 267; Belluno oc
Beatrice duchessa di Toscana tenuta cupato da' Trevigiani 298 ; ti suo
in ostaggio da Arrigo 11 imperato territorio, unitamente a quello di
re, e perch 46. Feltre, depredato da' Trivxyiani e'
Beatrice moglie del re Ottone IV'>2' collegati 263 ; alcune sue giurisdi
Beatrice moglie a Federigo 1 impera zioni date a' Trivigiani dal doge di
tore 141, 149. Venezia 280.
Bebolfo abate di Moggio 161. Benedetto Vili pontefice 9 ; ti porta
Bela re d' Ungheria nipote a l'ertoldo in Germania presso Arrigo e perch
patriarca d' Aquileja ' interessa 9 ; trovasi in Uamberga colto slesso
presso il papa per l' assoluzione imperatore e funziona al mattutino
dalla scomunica del detto suo zio 333. di Pasqua 20,- muore 23.
Belrano Domenico patriarca di Grado Benedetto IX pontefice 31; immerso
39 ; sua morte 30. ne' vizii 38; caccialo da Roma ed
Belgrado [Lincio de' nobili di) mor eletto in sua vece Silvestro HI 38;
to senza eredi, e suoi beni dati dal rinunzia il Papato e lo vende 38 ;
patriarca a diversi sudditi patriar occupa nuovamente il Pupato 41.
cati 390. Benedetto X pseudo Pontefice 49.
Beligna (Abbazia della) vessata dal Benedetto Patter patriarca di Grado
conte di Gorizia coli' abuso d' avvo- io-i; muore 227.
cazia e componimento tra l' abate Benedetto vescoro a" Adria ottiene la
e quel conte 145, 140,- viene presa conferma de'pricilegi da Arrigo III
sotto la protezione della S. Sede imperatore 40.
146; cenni inforno ad essa 160 ; Benedetto abate di Sesto 26.
Urbano 111 la prende sotto sua Beneficio, che cosa era 11.
dipendenza e conferma alla stessa Bergamo, sua pianura devastata da
rendite e diritti, e particolarmente Federigo I imperatore 152.
la chiesa di Uratz 174; suo breve Beringerin vicario patriarcale 354.
a favore della medesima per la chie Berlingero nubile Germano fallo vice-
sa di Gratz e contro i marchesi del domino in sede vacante 373; sov
l'Istria 174, 175; donazione fattale viene i Friulani pe' danni avuti
dal conte di Gorizia 175; altra da dalle truppe Bacare e Corintie,
Golofredo patriarca d' Aquileja 184; suo inconsiderato cangiamento de'
concessione di eleggersi il suo abate soldati di confine 374.
da chi le fu falla 225 ; le viene Bernardo duca di Corintia ricorre, a
aggregata la chiesa di S. Giovanni Roma pel patronato della chiesa di
del Carso 220 ; indi donata la me Laibach 293 ; fonda il monastero di
desima 235 ; conferma di superio Cistcrciensi nella valle di Tupliz
rit accordatale sulla chiesa di S. 318; rifabbrica e dota quel mona-
Giovanni di Duino e dell' avvoca- siero 361 ; dona al monastero siti-
zia di l.adn 343; suoi abati, Iringo cense alcuni beni avuti in feudo dal
145; Richiero 160; Willimuro 174; la Chiesa a" Aquileja 369.
Wermaro (che crediamo il Wittimaro Bernardo fu abate di S. Maria in
gi detto) 178; Urluvico 184. Organo di Verona, sue vessazioni
Bel Ioni, famiglia, viene ad abitare in al procuratore di l'ertoldo patriar
Udine 79. ca siili' amministrazione temporale
Belluno (Vescovato, citt e contado di; del dello monastero 352.
concesso a Pellegrino I patriarca S. -Bernardo fcnifi comporre le guerre
d' Aquileja e sua Chiesa con ogni civili tra le citt d' Italia 126; ban
diritto imperiale e regale 143; le disce la crociala 132; viene canoniz
chiese di heltuno t di Feltre ven- I zato 162.
-iOI
Berla moglie di Arrigo IV re di Ger Bonifacio di Vidone podest di Pado
mania, disprezzala dal marito, lo va 279.-
prolegge 59; partorisce Arrigo V 04. Bonifazio conte di Verona, sua lolla
Bertoldo patriarca d' Aquikja. Vedi coi Munteceli!', cui scaccia da col
Vertolio. 213.
Bertoldo, ossia Berlolfo duca e mar S. Bonifazio (Castello di) preso da
chese di Carinlia succede a Odelrico Ezzelino da llomano 342.
55 ; fi rilira con altri dal violento Umidii (Raimondo de) presente ad un
e scomunicato Arrigo IV 58; sua atto d' investitura di beni data dal
morte 61. conte di Gorizia 194.
Bertoldo diacono, sua compra di beni Brandis famiglia, cenni 85.
da Solila o Aoldo della Citt del Brazzacco, Cergneu, castelli e signori
Friuli 69. 203, 204; Brazzacco Arnoldo 203;
Bertoldo vescovo di Salzburgo, sua do viene fatto cavaliere e da chi 210,
nazione del castello di Altens, ed a 211.
chi 85. Brazzano, Pi'ere donata al Monastero
Bertoldo, arcidiacono di Sminiti, sue di Rosazzo 71 ; un maso situato
differenze coli' abate della Beligna in Brazzano di ragione del Magi
e perch 160. stero della cappella Aquilejese a chi
Bertoldo marchese dell' Istria 108. viene dillo 301; nitro maso ivi posto
Biblioteche e libri in tintiti nei se spettante al monastero di S. Muriti
coli XII e Ai// 79, 204. in Valle della Citt del Friuli viene
fiicinico (villaggio di); i poderi del rassegnato a intinti di quell'abadessa
Capitolo delta Citt del Friuli nel e da chi 317.
medesimo vengono futit liberi da Brescia assalita dall' imperatore Fe
ogni soggezione a cui erano tenuti derigo I costretta a cedere 141;
verso Iti tosa di Gorizia, e da chi 336. o/lre sommissione allo stesso a con
Blasiz [o Illusi e iti In di , dola all'ospita dizioni impostele 148; dallo slesso
le situalo sulta strada d'AquilejaiiR. imperatore guastalo il suo terri
Bnemnndo principe di Taranto fa torio, ed ei vuole ostaggi da lei 152;
guerra contro l' imperatore Alessio la sua plebe si rirolla contro la no
Comneno 87. bilt 197; assediata dall'imperatore
fiojani, famiglia, cenni su d'essa 313; Federigo II 3-27.
Bojano Corrado; gli viene data Brixen (conciliabolo tenuto in)- Vedi
un muso in Brazzano spettante al Conciliabolo in Itrixen.
magistero delta cappella Aquilejese Brognera conquistala da' Trivigiani
301 ; Corrado vescovo di Trieste 186, 187; ritorna in possesso dei da
2-28, 313; sua morte 315; Corraduc- Praia 193.
ci di Pertica viene fatto cavaliere Bri none escoro di Tulio viene fatto
319; Benvenuta, sua nascila 393. pontefice ed assume il nome di Leone
Bologna, studio delle leggi ; quattro IX 43.
professori di esso definiscono a chi limino (Giacomo di) e suo castello
appartengano le regalie o regie pre 260; cenni intorno il castello e fa
rogative 142 ; divieto di questo stu miglia di Budrio 260, 261.
dio emanato dall' imperatore Fede Bordino antipapa 100; fatto prigione
rigo II e perch 289 ; la citt di dal pontefice Calisto 11 103.
Bologna raccoglie intorno a s le. Buliliana (o Vitaliano Andrea di) pre
citt e le milizie della parte con sta danaro a Perloldo patriarca d' A-
traria all'imperatore suddetto 362. quileja 207.
Bolognesi danno una gran rotta a-
gli imperiali, e fanno prigione il re
Enzo, il quale muore in Bologna do
po cent'anni di pomposo carcere 365. Cadaloo vescovo di Parma antipapa
Boni, famiglia, passa ad abitare in 50; assale con armata il papa Ales
Udine, cenni 146. sandro Ile gli prende Roma DI; viene
20
402
costretto ad uicire da quellacitt spo dominio di Feltre e da chi 360;
glio e dimesso 51; viene deposto nel beachino, resosi Belluno ad Ezze
Concilio di Osbor 52; mentre si vuole lino, fugge e si ripara sulla Licenza
fosse di gi ordinato papa ed acesse 363; e viene investito di tutto ci
assunto il nome di Onorio li 52; che aveva il patriarca in Cadore, a
lenta nuovamente d' impossessarsi qual titolo e da chi 380.
del Papato ed assediato in Castel Campano: tiene istituito in Friuli u*
S. Angelo 52; ottiene con danaro la modo d'avviso contro a' nemici col
liberazione e disingannato si ritira, suono delle campane da luogo a luo
n ha pi desiderio di veder Roma go, quando e da chi 364.
53. Cainposanpiero (Guglielmo di Jacopo)
Cale Orso di Mugla e sua moglie, loro preso da Ezzelino da Romano 29";
donazione al monastero di i>. Maria prende Castelfranco e fa prigione
d'Aquiteja 229. Vecilio di Sfiilimbergo 348 ; sua
Calisto II pontefice 101; fa prigione morte 348.
l'antipapa Burdino iu3; sua morte Candidi, famiglia, viene ad abitare in
112. Udine 869; cenni intorno alla mede-
Calisto III Antipapa 155. sima 369.
Callaresio castello investilo, da chi ed Caneva ti d al partito de' Trivigiani
a chi 205. 150; la Comunit di Caneva infedeli
Camera della Chiesa Aquitejese, sue al Patriarcato si d al parlilo Tre
ragioni confermate dal patriarca vigiano 268; Schiavo ed Olficherio
Volfero 302. (di) determinano la delta Comunit
Camino {aignori e casa di) si pacificano a darsi al partito di cui si disse
co' Trvig iani 228; Vecellone capitano 268; lnguilolfo di Schiavo vieni
de' Trivigiani irrompe a' danni del investilo delle abitarne nobili di Ca
Friuli, ma costretto a ritirarsi neva 392.
svergognato 244; Ricardo soddisfa Canonici ; costituzioni date a' Ca
pe' danni falli a' sudditi d'Austria nonici d'Aquileja e da chi, e cenni
in Friuli 28 1; Gabriele concede, intorno ad esse J69; ed altro 385.
coll'assegno di molli beni, la chiesa Canouizzazione de'Sanli. Quando, e
di S. Giustina di Scrravutle al prio da chi renne stabilito appartenere
re del monastero di S. Benedetto di soltanto a' pontefici di Roma 162.
Padova 296; la met del castello di Canussio famiglia; cenni su d'essa 274;
Camino viene comprata, quando e da Enrico e Tommaso danno il dominio
chi 315; Biaquino Vecello e Tolberlo di met della villa di Cosegliano
vengono ricevuti cittadini e consorti ad Enrico di Sudri 274; Nicol
di Conegliano 310; accomodamento Canussio storico delle cose di Citi-
fra le due famiglie di Camino di so dale 274.
pra e di sotto 316; Guecello e Bia- Capitano di Gorizia e del Carso; quan
qu ino investiti dal vescovo di Ceneda do venne istituito 252.
dei feudi avuti da quella Chiesa 317; Capitolo d'Aquileja, sua rinnovazione
Biaquino e Guecello, con Alberico e dotazione 30; larga conferma ii
da Romano s'impadroniscono di Tre- diritti fallagli dal papa Alessandro
vigi 329; Guecetlone e liiuquino de HI 164; ede' suoi beni da Federicol
cadati, per sentenza, dai feudi del 166; sue costituzioni 169; donazio
Cenedese 338; loro lotta con que' di ni avute 172, 190, 212; conferma
Porcia e Praia 347; Tolberlo nemico di privilegi ottenuta 173; investitu
de'Forlani malmena i nobili di Loren- re accordategli --3: testamento a su
saga 349; rovina la villa ed i casali favore 227; differenze e questioni
di Lorenzaga 353; Mene minacciato, in si 193, 197, 242, 249; differente
ne recasse danno a' patriarcali; ma e questioni con altri 241, 296; sua
pi che ci lo intimoriscono i movi lite 241, perde il diritto di elezione
menti di Ezzelino contro di lui 355; del proprio patriarca 249; lettere di
questi signori vengono spogliati del rettegli dal papa 249; sei prebendarli
403
in iwo istituiti, dotazione ed obbli cenni 166; Federico (di) fatto cava
ghi loro 282; sua permuta 285; cele liere 210; ribelle al patriarca, fa
bra esequie e per chi 290; superiorit che Pordenone si assoggetti di nuovo,
su alcuni villaggi 301; d la custo ed a chi 272; era potente nemico del
dia del castello di Tolmino ed a chi patriarca Pertoldo 274; passato al
331; sua adesione ad atto del Pa servizio del duca d'Austria pone mi
triarca 335; concessioni accordategli glior governo a' sudditi Austriaci
335, 363; fa l'elezione di Ottone di in Friuli 278; suoi lagni co' Trivi-
Moravia a suo canonico 336; nume giani e perch 278; commesso di que'
ro de' suoi canonici 345, 380; proo- duchi torna in Friuli 295; omaggio
tede a soccorso di poveri, alle spese e confessione de' feudi fattagli dai
pe'nunzii pontificii e al ristauro del feudatarii cost dei duchi d'Austria
tempio 345; accresce in facolt ed 295; Leonardo (di) procuratore del
autorit 3s; gli viene unitala pre conte di Gorizia 336.
positura ed istituita la cantoria Cappella patriarcale; il feudo del
38o ; suo Statuto 380, 381; riforma magistero della medesima qual man
dello stesso 391, 392. sione aveva 322.
Capitolo di Cividale, concessioni ac Cappuccio alo in Italia gi nel se
cordategli 106, 146, 334, 336, 371; colo XI 52.
latriti allo stesso 130, 174, 313, 333; Caratteri greci usati in Friuli 67.
donazioni avute 150, 176, 185, 233, Cai dmali i-irevono il cappello rosso 350.
311, 317, 366. 388, 390; sua causa Carestia e mortalit in Italia 8.
173; conferme ottenute 176, 243; Cariche. Le quattro cariche, che ad uso
stabilisce per la fabbrica detta sua di Germania distinguevansi in Friu
Chiesa 183; sua differenza con Cor li quali erano 302.
rado di Sacile 184; suo acquisto Carintia chi se n'impossessa di essa
241; avvocazia ottenuta 241; celebra 354; i duriti (di) Ulrico e Filippo
esequie 290; codice lasciatogli da S. ottengono a tradimento il castello di
Elisabetta 308, 309; rinunzie fategli Tricesimo 381, 382; per la loro in
382; numero de' suoi canonici 345; fedelt al Patriarcato viene loro chie
provvede a soccorso de' poveri, alle sta la restituzione e di che 383; loro
spese dei nunzii pontificii e al ri- lotta col patriarca e danni al Friuli
stauro del tempio d'Aquileja 345; 383.
aumenta facolt e autorit 358; Carisaco Verner (di) sua donazione al
compra fatta dal suo vicedecano 366; l'Abbazia di Moggio 141; differenze
presta danaro alla Citt (Cividale) per questa e tra chi 178.
367; la Pieve di t'agogna gli viene Carlins, villaggio, a chi apparteneva
sottoposta 372; restituzione di terre 301.
ad esso fatta 372; sua Prepositura Carinola cenni su dessa 224; sua Marca
di S. Stefano soppressa 384 a 387. donala al patriarca d'Aquileja 59;
Capitolo di S. Stefano in Cividale. conferita ad altri, indi restituita al
Vedi: S. Stefano Capitolo (di). patriarca Aquilejese 70 occupala
Capodiiilria, istituzione del suo Vesco dal duca di Baviera e rinunziato a
vato 176; tumulto contro il patriar Volfero patriarca 224; pretese sulla
ca 305 ; rifiuta pagare il tributo medesima mosse dal duca di Mo
al patriarca e fomenta gl'Istriani ravia, indi donata e ceduta dallo
327; punita, torna all'obbedienza stesso al patriarca 303; contese dei
327; viene confermata dall'impera Carniolici co' nobili che custodivano
tore la pace da essa fatta col patriar il castello di Tolmino, appianate t
ca 328; le viene accordata l elezione da chi 331; viene malmenata da'
del suo podest 331. Sarmati, o Tartari 312.
Caporelo. L'abate di Millestal lascia Carniccio (iti cenni intorno ad esso
al Capitolo di Cividale ogni preten 33, 199 ; si usava anche dai pa
sione su questo villaggio 313. triarchi Aquilijesi 199;
Caporiac, o Chiavoriaco famiglia, Cassacco (Leonardo di), conferma di
404
nubili preminenze comprovami la d'Aquilejii ed il Capitolo di Trieste
SU>1 nulli a nobilt 31)2. i per la nomina di quel vescoro 185.-
Cassi mbecgo /l'urico, rutt/irr ma di no6<- iii quelle tra il vescoro di III liuno
/' preminenze rumpruvanli la sua e i Trivigiani 186; accorda atte mu
umica nobilt 392. linelli- d'Aquileja i toro diritti e beni
Caslclfrancu; l'imperatore Federigo 11 1S7; concede l'uso della mitra all' fi
si accampa ne' suoi dintorni e per bule ili Moggio 190; sua morte 192.
ch 32. Celestino IV pontefice e sua breve du
Castellani del Friuli, quali furono gli rala 336.
antenati d'una gran parte di essi 67; Concila, un torre investila a Vccelletto
parecchi di questi si difendono vaio- di Praia e da chi 170; il suo V'esen
rasamente dai Trivigiani, e quali tato apparteneva nel temporale ni
furono 243. conti di Porzia 28; il vescovo (di)
Castello. Asmiltn d'un castello nel XIII investe dei feudi della Chiesa Cenrde-
secolo cenni 282. se i signori da Camino 317; rua
Castelli). Il castello vicino a quello di investiluraai Coneglianesi, ed fatto
Cucagnn, sua edificazione 360. cittadino e consorte di quel Comu
Castello (casa di) suo accordo per giu ne 319.
risdizioni di villaggi e con chi 30t; Cenedesi rotti da' Trivigiani 153; lo
Attuici) (di) appoggia il partito di ro pace con giusti, effettuata a mez
Slrasoldu e suo carattere 258; fa zo di chi 154; giurano di essere citta
lega contro a' Trivigiani 272; fatto dini e dipendenti di Trivigi 193.
presidente de' sudditi d'Austria in Censo Aquilejese; ordine che autorizza
Friuli 278; sua confessione de' feudi a poterlo disporre per testamento
da lui posseduti di ragione di qne' 307; viene emanala legge sulle case
duchi 295; Federico {di) vende feudi che possono assogettarsi ad essoz ed
per riedificare la chiesuola del ca altro sui censuali insolventi335, 337;
stello di Porpeto ed a chi 356, 357; Censi patriarcali oltre il Taglia
cenni intorno a quest'illustre fami mento dati a godimento ed a chi
glia 356; A (di) con altri si 365.
obbliga a fortificare Sedeano 370; Cenlranico Pietro, o Barbatami, Doge
tinture Federico (di) e lascia sotto di Venezia 25; noie esiliato 29.
tutela suo figlio Articone 378. Cornalo Domenico patriarca di grado
( ..isii'l velici -e in Istria, palazzo de' pa detto Domenico IV 66; muore 72.
triarchi d'Aquileja 286. Ccrclaria (Bernardo della) e sua fami
Cast i Merio, castello e famiglia (di) cen glia, donazione fatta alla Chiesa di
ni 251; assalito dal conte di Gorizia S. Maria di Cividale 180; cenni tu
si difende 25f; i suoi consorti si pa Tommasino della Cerclaria 180; e su
cificano 390. Otta (di), suo lascito questa famiglia 333.
al Capitolo di Vividale 390. Cerneii, castello donato alla Chiesa
Caslins, villaggio, a chi apparteneva d'Aquileja 157; Cerneu, o Cergneu
301. e Brazzacco (castelli e signori di)
Calaslro (il) de'feudi formato in Friuli 203.
per ordine di chi 272. Certosini, cenni intorno ad essi 75.
Cavacelo (lago di) investito ad Ottone Ccsarini famiglia, cenni 365.
di Gemona 227; cenni su d'esso 228. Cileni ich (castello di) donalo al patriar
Cavalieri di catena, cenni su questo or ca d'Aquileja 334.
dine 2Q9. Cliialniines, castello donato alla Chiesa
Cavallerizzi ereditarti del Ducato del d'Aquileja 157.
Friuli 302. Chiavris (villaggio di) dal dominio de
Celestino li pontefice 131; sua morte gli Atlimis passa a quello de'Savor-
131. gnani 369.
Celestino III pontefice 183; incorona Chiesa Romana, suo stato alla met del
imperatore Arrigo V 183; s'intromet secolo XI 38; riforma e vantaggio
te nelle differenze tra il patriarca della medesima 49, 56; soffre lo sci
405
sma di Anacleto 120; e 'invilo dell' Cbions, villaggio investito ai Panigai
antipapa Ottaviano 145; Federigo I 263.
fa mostra di voler pace con essa 162. Cinto. Vengono divise le sue terre e per
Chiesa d' Aquilrja, suoi avvocali 27; ordine di chi 325.
7B, 77, 80; perviene atta sovranit Cipriano (Rodolfo di) 297, 320.
del Friut 59; te viene donato il Ve Citt Italiane; molte di esse gi levale
scovato di Trieste 64; sotto qual pa a indipendenza, quando lo; comin
triarca ebbe il maggior upice 67; ciano a far guerre e teghe e danno
gli donata l'Istria, meno quattro principio a rendersi libere 50; al
castelli li; cos il castello di Siro cune delta Lombardia abbandonano
7u; e quello di Portole 79; altra l'imperatore e fanno lega contro di
donazione dell'avvocato di Castellano, lui 71; molte di esse si cingono di
e gli viene pure donalo il castello di mura, quando 79; loro governo 87;
fovigno 79; vacanza della sua sede molte si governano a repubblica 113;
patriarcale 115; grandi donazioni rivolgono te armi le une contro le
fattele dal patriarca Voldarico 11 altre 11 3; rinnovano ed accrescono
148/ e dal marchese di Toscana e le loro guerre -i6; loro stato alla
sua moglie 156, 157; bolla d'oro a met del secolo MI 131; soffrono
favore delta medesima 224; le viene spessi incendii, e perch 132; fanno
donato il villaggio di Pozzuoto 225; lega contro Federigo 1 le citt detta
(e ragioni della sua camera gli ven Marca di Verona 14; te Lombarde
gono confermale 227; le fu lasciata confederate si premuniscono contro
la Marca del Cragno 304; dichiarata la discesa di Federigo 1 in Italia
principale tra le Chiese dell'Impero 159; continuano a ridur all'obbe
314; se le accorda sussidio pel ri- dienza terre e castella da lui infeu
stauro del suo tempio 338; editto sul dale 159; viene assicurala l'indipen
modo di far fronte alte spese del me denza delle citt Lombarde 165; ot
desimo 340, 345. tengono la conferma dell'indipenden
Cli iesa di Cividale, si stabilisce di za- municipale 171; primo esempio
fabbricarla 183; ristaurala ed orna di rivolta tra la plebe e nobilt di
ta di doni preziosi loto; le si lasciano esse 1 97; la guerra civile tra le me
dei beni per la ya fabbrica 247; la desime infierisce 213; la loro costi
ceduta sua avvocozia viene inve tuzione te assoggetta al dominio d'un
stita alla medesima 283; il titolo di solo, e quale fu la prima 217; al
preposi/o di essa fu portato da parec leanza di quattro Citt della Marca
chi patriarchi d'Aquileja 287; Enrico di Verona '221* motivi di loro dis
Marchese di Moravia fu quivi se sensioni 273; loro pace generale 316;
polto 311; cenni intorno ad essa alcune di esse parteggiano per il
384. papa, altra fa guerra agli Estensi
Chiesa di S. Maria fuori delle mura ed altra ai Veronesi 333.
d'Aquileja 21. Citt del Friuli (Cividale), numero de'
Chiesa di S. Giorgio di Verona con patriarchi Aquilejesi che quivi ri
sacrata da un patriarca d'Aquileja, siedettero 18; conferma fattale del
e riconsacrata da un altro 130. Foro pubblico 163; Plateatico per
Chiese. Quando accostumatasi impos l'uso dello stesso 163; si stabilisce
sessarsi de' beni di esse e in qual la fabbrica delta sua Chiesa 183;
modo 20; Chiese magnifiche si fabbri principio del suo convento di S.
cano in Italia nel XI secolo 75; que Francesco, e di quello di S. Dome
ste, per la legge emanata sui feudi, nico 214; ottiene ad uso comunale
non ebbero pi la facilit di aver la molti luoghi di montagna 236; te
sciti di marchesati, contee, castelli ecc. si aggiungono tre borghi e da chi
142, 143; Chiese ristaurate in Friuli 270; iene amplialo di fabbriche il
dal patriarca Perloldo'i'it; quivi si d suo astiludio 347; (tiene sovvegno
ordinamento alle leggi conservative di danaro dal suo Capitolo 367; fab
delle medesime 376. brica della sua Chiesa di S. Loren
406
zo soccorsa da chi 377; i suoi astan Commercio in Friuli sotto il domi
ti confermano la sementa stili' in nio de' patriarchi, cenni 360 a 361.
vestiture de' feudi 377; area essa due Coniiiciio Alessio imperatore- ujululo
Capitoli 384; sua preposilura di S. da' Veneziani, contro a chi 6i.
Stefano viene sopressa 384 a 387; Comuni (i) cenni su d'essi 137; Fe
ricostruisce parte delle sue mura, e derigo 1 propone di abolirli 138; i
fa onori pubblici ed a chi 392; soc Comuni verso la met del secolo Xlll
corsa dal patriarca in queste spest cenni 367.
392. Conciliabolo in Bressanone da chi
Citt nova nell'Istria, donazione (at radunato, e chi in esso fu deposto
ta alla sua chiesa da Popone pa A3; e chi sostituito 63.
triarca 35. Concilio di Firen:e 46.
Cividale Matteo 75. Concilio in Roma da chi tenuto e sa
Civitlale. Vedi Citt del Friuli. che verti 49, 56, 57.
Cianciai, famiglia cenni su d'essa 195; Concilio di Mantova, convocato da ehi
Cleraeule 11 pontefice 40; suo Concilio e perch 54; di Pacia radunati
contro lo scisma 40; passa a Germa dall'imperatore Federigo I e perch
nia e con chi 41; muore 41. 145; di Bari 74; di Tolosa 146; La-
Clemente III pontefice 177; eccita i teranese [Vedi Lattranese.) Concilio
cristiani al riacquisto di Gerusalem generale di Lione intimato 346; reti ne
me 177; sua morte 183. riunito e suo risultalo 3o, 351;
Clemente III antipapa 63; lasciato intervennero al medesimo molli pre
all'assedio di Homo 64; intronizzato lati del Patriarcato Aquilejese, t
e da chi 61; incorona Arrigo IV 64; il patriarca stesso 351; questo Con
assediato in Roma e suo giuramento cilio scomunica ^imperatore Fede
onde uscirne 69. rigo Il 35i; Concilio di Rma inti
Clemente vescovo di CU Innova 186. mato da papa Gregorio IX e perch
Clero, sua condotta verso la met del 333; i cardinali francesi diretti a
secolo XI 41; riforma di esso 50, questo, e avvenimento accadutogli
56; il triestino viene assoggettato a 336.
nuove regole 366. Concordia (al Capitolo di) fu fatta
Codice lasciato da S. Elisabetta Lan concessione e da chi 168; l'avto-
gravio di Turingia alla Collegiata cazia della Chiefa (di) a chi viene
di Cividale 309. data 185; Pietro suo vescovo, (cedi
Cognomi; cenni su d'essi 310. Pietro vescovo di) V vescovo
Collallo (famiglia di) cenni 154; Ram- di Concordia fa convenzione col suo
batdo soddisfa pe' danni fatti a' Capitolo e perch * 223 *; il Capi
sudditi d'Austria in Friuli 281; tolo ottiene l'avvo'cazia su alcuni
Ensinisio unitamente ad Ezzelino abitatori di Ricollo dal conte di
da Romano confinano i territorii Gorizia 313; Jonata suo vescovo 168;
di Forcia e di Frata e perch 297. il Capitolo d assenso al proprio
Colle (del) Candido nobile di Gemona vescovo e su che 341.
investito di feudi, rassegnati da chi Concubinato de' preti inibito 49; e
392. punito, e conseguenze di ci 54.
Collevalo (nobili di) cenni intorno ad Coneglianesi contro a' Trivigiani 150;
essi 390; si pacificano e lasciano al loro lega co' Cenedesi 150; sono am
Capitolo di Cividale importanti po messi alla cittadinanza di Padova
deri, donali da chi 390. 316; donazione fatta loro dai signori
Colomano re de' Ruteni, nipote a Fer- da Camino 316.
toldo patriarca d'Aquileja, s'inte Cnetlo, degli antichi abitatori del ca
ressa per ottenergli l'assoluzione del stello di lidine, viene fatto cavaliere
la scomunica 333. 209.
Coltura in Italia nel secolo XI 40. Consiglieri del patriarca d' Aquileja
Commi; quale famiglia fu denomina creati da chi, e loro numera i3o, 34.
ta con questo cognome 232. Consiglio del Parlamento 15.

.
407
Consiglio secreto del patriarca l'er- Corradino figlio a Corrado IV succede
toldo; nomi di alcuni nobili che ne al padre 391 .
fuvea no parte 354. Corrado duca di Corintia e marchese,
Contadini, o coltivatori dei terreni ap di Verona, sua morte 9.
partenenti al reame Longobardo, loro Corrado duca di Corintia 47.
situazione ne' secoli XI e XII 44. Corrado duca di Franconia, Corintia
Coniatiti, che cosa comprendeva nel ed Istria 33; sua morte 35.
secolo XI 5. Corrado decano d'Aquileja 297.
Conlareno Domenico doge di Venezia Corrado primogenito di Arrigo impe
37; ottiene la conferma de' patti ratore si ribella al padre, e follo
antichi col Regno d'Italia 47; d prigione, se ne fugge ed assolto
l'arvocuzia del monastero di S. Ila dalla scomunica, viene incoronalo
rio net territorio Olivotense ed a chi a re </' Italia 70 ; g' Italiani con
53; sua morte 55. vengono pi che mai in suo favore
('.(mie (ti), quando trovossi decaduta la 74; muore 79.
sua autorit 7. Corrado avvocato di t'astellono, sua
Contea del Friuli donata al patriarca donazione alla Chiesa d'Aquileja 79.
d 'Aquileja con sotranit sulla stessa Corrado avvocato (forse della Chiesa
59. d'Aquileja) prima de' conti di Gori
Contea di Gorizia, beni da essa pos zia so.
seduti in Friuli e nell'Istria 291. Corrado abate di Moggio, ottiene l'uso
Conti (i) del Friuli nel secolo XI cenni della mitra per s e successori tao.
12; conte di Forogiulo 47, 5*2, 53; Corrado e Matilde jugali, ottengono in
Lodovico conte credesi l'ultimo di dono il castello dt Allens 83; gran
questi 60. de donazione a loro fatta e da chi
Conti di Gorizia, cenni intorno alla 116.
loro origine 109; quali i primi di Corrado degli Hohenstaufen fratello
questo casato con certezza e senza al duca di Scevia 112; ihviato in
titolo di conte 109; respingono il Italia e perch Ili; viene avvolto e
duca di Baviera alle Alpi Comiche coronato in Monza 114; scomuni
212; possedono masnate in Friuli calo, resta annientala in Italia la
245; qualche cenno su d'essi 283; loro sua potenza 114; vince l'elezione,
cessioni di beni per dinaro al pa cntro a chi, e comincia a regnare
triarca d'Aquileja 29i; vengono fatti 128; fa guerra ad Arrigo il superbo
vassalli della Chiesa Aquilejese 291; 1*9; crocialo marcia con grandi
vendono l'amocazia su alcuni abi forze in Terra Santa 132; suo ri
tatori di Rivolto 313; soccorrono Lo torno da quell'infelice crociala, suo
dovico duca di Baviera 373; fanno approdo in Aquileja e magnifica ac
pace col patriarca d'Aquileja 389. coglienza fallagli dal patriarca 133;
Ciinli urbani 55. passa a Gattona, ritorna in Ger
Contralti, qual formula usatasi in essi. mania e suoi falli col 133; stia
Vedi Ricevute. morte 136.
Coporelo, o Koporeto Boinico di Moi- Corrado arcivescovo di Salzhurgo scri
tnaco, ed altri, ottengono case ed al ve, ed a chi, sulla deposizione di Ge
tro in Cividale, in qual modo, e da rardo patriarca d'Aquileja 115.
chi 171. Corrado decano delta Chiesa di Civi
Cormons (S. Giovanni Chiesa di) con dale; donazione fattagli dal patriar
molti beni donala al Monastero di ca 290.
Rosazzo 71; era Basilica 71. Corrado di Sacile, sue vessazioni al
Cmnions (castello di) viene stabilito non Capitolo di tividale e perch 184.
doversi riedificare senza consenso del Corrado vescovo di Trieste, suo patro
patriarca Montelongo vita sua du nato della Chiesa di S. Spirito ed
rante, salvo il diritto de' conti di Ospitale di Gemono 230; testimonio
Gorizia 389. ad un alto pubblico del patriarca
Corra (vilt di) a chi data 360. d'Aquileja 274; pacifica Ugo di Duino
408
e il Comune di Trieste tulle loro perpetuo di lasciarli! al patriarca
differenze per confini 284; cede al d'AjUilija, e da chi 304.
patriarca d'Aquiltja, dopo lunghe Crema lossrdi'n di) fallo da Federigo I
lolle civili, molli luoghi nella lia- imperatore 143; sua resa 144, I4.
pidia 299; ed atiro 313; muore 315. Cristallo della famiglia e casato nobile
Corrado II Abaie di Moggio 230. de' liberi di Prtmariaco, dpiotila
Corrado il Salico re di Uermania 23; concessogli e da chi 90
discende in Italia ed e incoronalo Cristiano rescoro intruso di Muyonza
a re 24, 25, poscia a imperatore 2U; suoi aiti a favore dell'antipapa Pa
fattosi riconoscere quid, ritorna a squale 151
Germania 20; ridiscende in Italia Crociale quando cominciossi a far
33; .uni /'itti in Milano e Lombar parola di es-e 57; quando fu delibe
dia 33; sua costituzione de' feudi e rala e bandita la prima 73; nuora
scopo della medesima 34; portasi a crociala contro Musulmani ni; altra
Roma e ripone il Pontefice in potenza bandita da S. Bernardo 132; ed al
35; indi va a Cupua e Uenecenlo e tra concitata dal papa Clemente III
risale a Germania 35; passando per 177; una nuova bandita a favore di
Aquilrja 35; sua morte 35. Terrasunla da Innocenzo HI 19;
Corrado secondogenito di Federigo II, altra diretta per Terrasunla pasta
sua nascita 297; tiene in Aquileja pel Mediterraneo 247.
con il padre 319; fallo eleggire a' Crociati, l'esercito de' primi passa per
re de' llomuni 3/0; sua battaglia il Friuli 74; motti Friulani passa
contro Arrigo di Turitigia ed e rono Crociali in Terrasanla 73; t
disfatto 353 succede al trono e lascia Crociati francesi alla volta di Ter
il governo di Sicilia e l'uglia a rasatila 202; gli stessi sotto Costan
suoi fratelli 371; culu in Italia per tinopoli 204; e toro falli col 204;
sua impresa contro il regno di Ka- quasi tulli i friulani di illustre
poli 3W; e si dirige verso la l'uglia stirpe trocavansi crociali in Terra-
375; riceve col il giuramento di santa, quando 249.
fedelt, e cerca ottenere l'incesti- Crucifero accordato a' patriarchi d'A
tura di quel Uegno dal pupa, ma quiteja quando e da chi 165.
invano e perch 381; punisce Napoli Cucagna (famiglia di) cenni 23; Var-
ed altre Citt 384; muore scomuni tiero I lascia molli beni ai Canonici
cato 391. di Cividale 130; Giovanni l sua im
Corle vecchia della citt del Friuli portanza presso il patriarca Volfero
concessa in possesso a quel Capitolo, 228; Federico contrario al parlilo
e da chi 334; era feudo che portava di Strasoldo, e dannose conseguenze
il grado di nobilt 334; tiene con che ne derivano 257, 258; Ulrico
fermalo questo possesso 335. testimonio ad un allo pubblico del
Cortina ricino alta Chiesa di S. Mau patriarca 274, 292; Wernero riceve
ro d' Arcano o Tricano, falla libera da' fratelli la sua porzione pater
e istituitovi un mercato annuale32n; na 362; piene eletto vescovo di Trie
Cosa [Marsilio di) d in feudo la vil ste 392; Giovanni podest di Civi
la di S. Martino di Montereale ed a dale, chiede a quel Capitolo sovven
chi 345. zione di danaro per la medesima
Cossegliano villaggio, mela del domi 367; conferma di sue antiche pre
nio di esso dato ad Enrico di Sudri minenze nella contrada di Tolmino
e da chi 275. 390; sua mozione sul trasferimento
Costantino imperatore de Greci 24. delta propriet dai ministeriali ai
Costanza (pace dijcennisu d'essa 171. liberi 392.
Costituzioni date ai Canonici del Cuculucii Famiglia 44.
Capitolo d'Aquileja 169. diligila (selva di) a chi apparteneva 300.
Costumi antichi de' Forlani sotto i Cunegonda moglie altimperatore Ar
patriarchi d'Aquiteja 106 a 119. rigo I 9; viene incoronata impera
Cragno (la Marca del) si fa patio trice io.
40!)
Cunigonda moglie a Cottone di Con Diomede (tempio di) in Friuli, ove era
cordia, col 'figlio e fratello, per una 96.
somma, rassegnano al patriarca i Doge Veneto (il) come comincia a in
loro possedimenti situati in quel titolarsi 65.
luogo 187. Domenico patriarca di Grado 37; Do
Cusano i nobili di) si danno al partito menica Il patriarca di Grado 39;
trivigiano 196; Artuico (di) 292. Domenico III patriarca di Grado a;
Cussi ;> n aio (villa di). Le viene concessa Domenico IV patriarca di Grado CO,
l'acqua della Torre che passa per 72,
Udine col nome di roja 158; l'avvo- Domenico vescovo Olivotense, o di Ve
cazia di questa villa viene venduta; nezia 37.
da chi, ed a chi 335. S. Domenico fondatore dell'ordine de'
padri predicatori 274.
S. Domenico (concento di) in Civida
le quando ebbe principio 214; all' e-
Daila (S. Lorenzo in) luogo nell'Istria rezionc sua giovarono i conti di Or-
donato alla Chiesa di Cillanova 35. timburgo 214; epoca in cui qxiesto
Damaso II pontefice 42; sua morte 42. concento "ancora non esisteva 339; i
Daniialn; gran passaggio di Cristiani padri predicatori quando dimora-
alla conquista di essa 272. vano gi in Cividale, e quando pa
Dandolo Enrico patriarca di Grado 116. re siano venuti 381.
Dandolo Arrigo doge di Venezia 184; S. Donalo (cappella di) in Cividale; qui
scrive al patriarca d'Aquileja sulle vi il Clero di questa citt si riuni
differenze co' Trivigiani e sull'allean sce per stabilire sulla fabbrica della
za reciproca 195; dirige i Crociali in sua chiesa 183.
Oriente 204; muore 212. Oonimbergo Falcher viene fatto ca
S. Daniele (castello di) investito ad valiere e da chi 209.
Enrico di Varmo 366, Drudo vescovo di Feltre appoggia il
Dapiferi ereditarii del Patriarcato d'A vescovo di Belluno, e contro a chi
quileja 302. 186.
Decima Saladino, quando e da chi Ducato del Friuli, incertezza della do
istituita, e in che consisteva 177. nazione del medesimo fatta a Popo
Desiderio Abate di Monte Cassino e- ne patriarca 2; donalo a Gotopol-
letto pontefice col nome di Vittore do patriarca d'Aquileja 51; indi a Si-
IH 67; tue vicende prima di essere geardo patriarca Aquilejese con so
consacrato, e sua morte 67, 68. vranit sullo stesso 59; confermato a
Diemota moglie al marchese Voldarico, Volfero patriarca da Ottone IV *222*;
di chi congetturasi fosse figlia 117, cosi da Federigo II al patriarca
15H, 157. medesimo 231.
Dieta di Roncaglia: da chi riunita e che Duciano Michiele generale de' Greci
vi si tratt 142. spedito in Italia 34.
Dietrico di Sacile invitato alla causa Duino Ifamiglia di) cenni, ed altro
tra esso e il Capitolo di Cividale 178; Ugo mallevadore di Afnelrico di
per lasciti di beni a quella Chiesa Rumberch 284; sue differenze per con
173; situazione di questi beni 174. fini e con chi 2s4; Rodolfo, sue pre
Dietristan Liutpoldo, sua vendita di tese sulla chiesa di S. Giovanni di
beni al preposilo della Chiesa di Ci Duino contro l'Abbazia della lieligna
vidale 183. 343.
Dinaro a prestito preso da Pcrloldo
patriarca d'Aquileja 297, 305, 306,
314; mancanza di danaro al patriar
ca Aquilejese 368. Eberardo patriarca d'Aquileja, cenni
Diocesi d'Aquileja; cenni intorno a'iuoi 39; intervenne in Roma al Concilio
suffragami, dignit ecclesiastiche e contro i simoniaci, ove pure aggiu
leggi spirituali da cui dipendono 255. dicassi la preminenza del posto a lui
27
410
spellante in quel Concilio 3; sua sede vacante 249; reprime collarini
morte 43. partiti insorti in Friuli pel matri
Ecclesiastici. Vengono ordinale in Friu monio di Ginevra di Strasoldo 24*;
li delle leggi spettanti alla vita ec- 250; vigila alla sicurezza de' confini
clesiustica 272. contro a' Trevigiani 230; respingi
Edwige di Corintia duchessa di Slesia nuovamente questi assalitori 251; as
e Polonia, sua morte e cenni su di essa sedia Castillerio 251; seda in Gori
34-2; la si vuole della famiglia dei zia la plebe sollevata contro a' notili
conti di Gorizia 342. 251, 252; istituisce la carica di ca
Elettori di Germania, loro fondazione, pitano di Gorizia e del Corto 252;
loro numero e denominazione 175; viene incaricato a stringer lega co'
quando non esercitavano ancora l'e Padovani 266; la sua morte quando
sclusiva elezione 326. credesi accaduta 252.
Elica abbadessa del monastero d' Aqui Engelrada abbadessa del monastero d'A-
leja 217. quiteja 243.
S. Elisabetta di Turingia 275; sua Enrico patriarca d' Aquileja cenni 61;
morte, cenni su d'essa, e codice, la passa a Roma al Sinodo ivi convocate
sciato alla Collegiata di Cividale 308, e presta giuramento di fedelt al
309. papa 61, 62; fatto legato pontificie,
S. Eliseo di Ccneda (castello di), chi en viene spedito in Germania e perche
tra in possesso del medesimo 375. 62; u morte 65.
Emma figlia a Busin visconte di Mels; Enrico Dandolo patriarca di Grado
donazione fattale di beni e da chi 116; partito gi prima da Venezia,
113. ritorna e perch 134; lettera del
Emonense (Gregorio vescovo) 313; il papa che gli annunzia aver assogget
vescovo Emonense investe beni a censo tato l'Arcivescovato di Zara al Pa
277; ed altro 28 1. triarcato di Grado 141; grande ces
Engelberl di Corintia invade l'Istria, sione da lai fatta al patriarca d'A-
ma caccialo dal patriarca d' Aqui quileja 168; muore 171.
leja e dal duca Arrigo suoi fratelli Enrico ed Ottone figli del duca di
94. Moravia lasciali m ostaggio ed a
Engelberl marchese dell'Istria 116; chi 276.
Engelberl marchese dell'Istria e du Enrico vescovo di Uamberga. Fedi
ca di Corintia 130; Engelberl mar Bamberga tee.
chese dell'Istria 141, 151. Enrico conte di Gorizia sua donazio
Engel berlo II conte di Gorizia dan ne al Capitolo d' Aquileja 212.
neggia il Patriarcato coli'abuso di Enrico vescovo di Polo 284, 292; la
sua awocazia 133; fa prigione il sciato al governo del Patriarcato
patriarca e lo conduce in Gorizia d'Aquileja 312.
134; costretto a liberarlo, fa acco Enzio figlio a Federigo II assai* t
modamento sull'esercizio dell'avvoca- Milanesi ed battuto e fatto prigione
zia Aquilejese 134, 135; tiranneggia 352; caduto prigioniero dei bolognesi
nuovamente i sudditi patriarcali e muore in Bologna dopo venti anni
l'Abbazia della Ueligna, lagni di quel di pomposo carcere 365.
l'abate e combinamenlo fra loro 145; Era volgare; quale il primo papa che
avvocato del monastero d' Aquileja fece uso di essa nelle sue Bolle 46.
rinunzia allo stesso quel diritto av Eravico di Cividale rassegna suoi beni
vocatale 151; gli affari dell'Abbazia al patriarca, e situazione di cui 162.
di Sesl raccomanda a Frangipani di Erbatico cosa era 44.
Roma suoi consanguinei 157; sua Erburga abbadessa del monastero eTA-
donazione all' abate della Beliqna quileja 317, 322, 345.
175. Eremitaggi in Friuli, cenni 196.
Engelberl III contedi Gorizia man Erefiri, editto contro i medesimi 306;
dato ambasciatore dal patriarca al dn'frali predicatori si predica nelle
pontefice 211 ; eletto gentraledel Friuli piazze contro di etti 31G.
411
Eriberto arcivescovo di Milano. Vedi qual ragione 297; con guest uo
Ariberto, o Eriberto ecc. parenti danneggia il Friuli 297; to
S. Ermagora e Fortunato, commemo glie a' Caminesi il dominio di molti
razione solenne di essi istituita da luoghi 317; assalito dai Padovani
farsi nel Capitolo della Citt e da 317, 318; danneggia nuovamente il
chi 372. Friuli, ma viene respinto e da chi
Ermani {specie di servi); que' di Pre- 319; prende Padova 324; fatto vi
mariaco, dipendenti dalla preposi cario imperiale della Marca Trivi-
tura di Cicidale, vengono fatti li giana 324; manda prigioni nei suoi
beri per quanto tempo e da chi 381. castelli molti Padovani, indi in Friu
Ermanno di Lucemburgo eletto a re di li ed a chi 326; invita alla guerra
Germania 64; sua morte 68. il patriarca d'Aquileja contro il Tri-
Ermanno, dello conte ottiene la corte vigiano e danneggia anche i nobili
di Montanti 161. di Spilimbergo 340, 341; fa decapi
Ermilina abbadetsa del monastero d'A- tare il conte di Panego dopo aver
quileja 182. assediato il castello di S. Bonifazio,
Erinilinda abbadessa del monastero d'A- e suoi fatti contro i nobili in Ve
quileja; conferma fattale della Curia rona 343; spedisce truppe a danno
di Montana 156; sue differenze per del Patriarcato, suscita lotte, fra chi
le decime d'Isola 159; le medesime 347; toglie castelli a' Trivigiani 352;
vengono da essa date in feudo 159; muove contro il Caminese 355;_ fa
concede la corte di Montana ed a podest e vicario imperiale Vecilio
chi 161; tiene stabilito sulle decime di Prata 359; prende il dominio di
d'Isola 172; vertenze per esse col ve Fellre ai da Camino 360; va contro
scovo di Capodistria 179. i Porzia suoi parenti 360; e contro
Ernesto d'Austria colle truppe del du Belluno 36o; tiene scomunicalo 362;
ca di Corintia viene in Italia 6. prende Belluno 363; danneggia i con
Eroldo abate di Sesto 8. fini Friulani e si avvicina a S. Vito,
E . . . . Decano di Hamberga eletto pa donde, successa scaramuccia co' pa
triarca d'Aquileja; ma il Popolo ri triarcali, si ritira 363, 364; ottiene
cusa di riceverlo 115. per frode il castello di Fagagna 367,
Ertala abbadessa del monastero di S. 368; lo lascia libero, e cerca difen
Maria in Valle di Cicidale 166. dersi dalla lega 371; sue immanit
Esema n no vescovo di Belluno; rinno sul Veronese e Padovano 381, 388.
vazione fattagli di donazione del ca
stello di Polcinico 29.
Ellorei o Miuliti, famiglia, cenni la*.
Eugenio III pontefice 131; passa in Fabbricare (l'arte del) risvegliatasi in
Francia e perch 132; tiene gran Italia nel secolo XI 75.
Concilio in Rems, indi s' avvia per Fabbricati delle Citt Italiane nel se
i Italia 132; muore 136. colo XI 29.
Everardo vescovo di Hamberga amba Fabbriche nel XII secolo 80.
sciatore di Federigo I al papa 156. Fagagna (ai consorti di) vengono at
Ezzelino da Onara, suo carattere 297. terrate le case 231 ; Fagagna (ca
Ezzelino da Romano muore i Trivigia- stello e famiglia di ) cenni 232 ;
nt a danno del Friuli 244; soddisfa l'iene tradito il medesimo a chi e da
a' danni fatti a sudditi d'Austria chi 367 368 ; lo si lascia libero 371 ;
nel Friuli 281; assale Verona, della ( l' Avvocazia di) rinunziata per da
quale diviene podest, e da qui il naro, e chi subentra nella me
principio di sua grandezza 294; con desima 241 ; la collazione ( della
frode toglie il castello di Fonte, poi Chiesa di ) a chi data 371 ; la sua
lo lascia e perch 297; fatto citta Piece e sue chiese assoggettate al
dino di Trivigi dispone quel Popolo Capitolo di Cividale 372; le case
contro a chi 298; pone confini ai nel suo castello vengono investite
ttrritorii di Porzia e Prata e per ed a chi 392.
412
Falconi, famiglia, viene ad abitare in in Ttrrasanla 179; sua morte e cen
Udine 88. ni su lui 180.
Faledro Vitale doge di Venezia 65; Federigo 11, sua elezione ed incorona
l'imperatore tiengti a battesimo una zione a re di Germania 190, 236; a
figlia 72; muori 74. re " Italia 190; lo si cerca spoglia
l'ul i-Uro Ordelafo doge di Venezia 79; re del trono e da chi 226; si porta
ricupera Zara 98; sua morte 99. in Germania ed proclamalo impe
Faledro Benedetto patriarca di Grado ratore 228; sue conferme al patriar
192; muore 227. ca e Chiesa a' Aquileja 231, 305, 30*,
Famiglie Toscane; molte di esse ven 314, 328; fa annunziare la sua venuta
nero in Friuli, quando e perch 212; in Italia 266; fa eleggere a re suo
Fauni, (alleilo; vedi Polcenigo e Fanna figlio Arrigo 266; cosi pure il figlio
\castelli e famiglia di). Corrado 326; sue discese in Italia
l'ili ia assalita dal conte di Gorizia e suoi fatti 269, 322, 326; viene in
213; cenni intorno al villaggio {ca coronato a imperatore 269; sostiene
stello e famiglia di) 213; tengono il patriarca d'Aquileja, contro a chi
malmenati alcuni de' suoi villici 272, 312, 313; sue vertenze e conte
dal conte di Gorizia 235; l'iene di gno col papa 386, 343, 345; sue ver
strutta quasi interamente e da chi tenze e fatti coi Milanesi 330, 352;
242. sue nozze 290, 319; bandisce i Poloni
Federico II patriarca d'Aquileja, cenni 313; viene scomunicato 351; deposta
65 ; viene ucciso 66. 351; suoi editti contro gli eretici 306;
Federigo I incoronato re di Germania passa a Venezia 311 ; sue concessioni
136; cenni su lui 136; decide la 311, 338; viene in Aquileja 311, 319;
lite tra i duchi di Sassonia e di invita a Vienna i suoi ministeriali
baviera e perch 137; dispone della 326; suoi assedii 327, 329, 335, 359;
Marca di Toscana 137 138; discende abolisce in Friuli e nell'Istria il me
in Italia, onde abolirvi i Comuni 138; ro e misto imperio 327; libera i Pa
apre la guerra co' Milanesi 139 ; dovani detenuti da Ezzellno per i-
suoi fatti in Italia 139; incoronato stanza del patriarca d'Aquileja 328,
imperatore, risale in Germania 13; 329; minaccia Roma 333; fa battere
tiene Vieta in Ratisbona 140; sue moneta di cuoio 335; sottopone molti
nozze 141; ridiscende in Italia Ut; luoghi al Comune di Conegliano 343;
suoi fatti 141 a 148; sottomessa quasi chiede pace e promette di riprender
tutta l'Italia superiore risale, inGer la croce 353; fonda la Citt di Vit
mania 148; cala in Italia per la ter toria 359; che viene distrutta 360;
za volta, suoi falli 1VJ; ritorna in battuto da' Parmigiani 360; miglio
Germania 149; convoca Dieta in rano le sue cose in Toscana 362; sua
Virlzburg e perch 150; per la quar morte e cenni intorno a lui 370.
ta volta torna in Italia e nuovi suoi Federico vescovo di Parenzo 22.
fatti 152 a 155; peggiorando quivi le Federico di Porzia vescovo di Con
cose sue, si avvia per la Germania 155; cordia 272 ; giura pel patriarca e
fa eleggere e coronare suo figlio a re perch; ed altro 273, 274, 284.
di Germania 155; assegna a' suoi fi Federico duca d' Austria e di Sliria
gli i motti suoi Stati 155; cerca pace ripudia la moglie 322 ; sostiene pu
col papa 156; idea di domare la Lom gna contro il patriarca a" Aquileja
bardia e vi si dispone 159; t'irne la ed il vescovo di Bamberga e per
Utilit volta in Italia 162; e suoi ch 322.
fatti quivi operali 162 a 166; con Feltro ( il dominio di ) tolto ai si
ferma al patriarca d'Aquileja il Du gnori di Camino 360 ; la sua Chiesa
cato e Contado del Friuli, privilegi viene unita a quella di Belluno 20;
e diritti 168; colla pace di Costanza al suo vescovo vengono confermati
d la pace all'Italia 171; si ricon diritti e poderi salvo la riverenza
cilia co' Cremonesi dopo arer fatto ad al patriarca d'Aquileja 173; il vescovo
titi molte prese 175; passa crociato si collega co' Padovani 267 ; i ter-

I v
413
ritorii di Feltri e Belluno depredati cenni 210; Dietrico fatto cavaliere
da' Trivigiani t collegati 263; alcune 210; cercasi d' abbruciare questo
sue giurisdizioni vengono date dal castello a Dietrico e Francesco, e
doge di Venezia ed a chi 286; que da chi 216; Enrico mandato dal pa
siti citt viene occupata dai Trivi- triarca a rinnovare il giuramento
giani 298. della lega coi Padovani 271; Dietri
Feudatari! che in Friuli potevano farsi co testimonio ad atto pubblico del
investire ne' feudi si dal duca d' Au patriarca 274.
stria che dal patriarca Aqilejese, Fontani ve Uberto ottiene V avvocazia
quali erano 247 ; e quali furono d' uji monastero 53.
quelli che contro il patriarca cnlle- Fonte di S. Maria monastero per Ci-
garonsi co' Trivigiani. Vedi nobili sterzienti fondalo da chi 318.
del Friuli ecc.; decrescono in gran Foradale Stefano suo testamento a
dezza i feudatarii Friulani e per favore della chiesa maggiore d'l-_
ch 293. quileja e a' suoi canonici 227.
Feudi (i), loro costituzione fatta da Forno castello nelle Alpi earniche in
chi, e suo scopo 34; vengono reni vestito con il suo monte ad Enrico
ereditarti 34; * feudi sotto i patriar di Melso 392.
chi d'Aquileja 120 a 125; legge su Fortezza (assalto d'una) nel Xlll te-
a" essi emanata da Fedtrigo l im colo cenni 282.
peratore 142; rassegna de'feudi della Fortezze di varie sorta costruivansi
Chiesa Aqilejese fatta da parecchi in Italia, quando e perch 127.
nobili 192; lepge sui feudi detti rega S. Francesco (convento di) di Cividale
lie del principe 228; feudi che pote- S'io principio 214.
vansi investire s dal patriarca S. Francesco d' Assisi sua morte 290.
che dal duca &Austria in Frt'uit'247; Franconia (casa di) comincia ad im
quivi viene formato il catastro de' perare 23.
feudi 272; diritti e onori feudali Frangipani; vedi (castello, casa di). t
288; l'i feudo del magistero della Frati pacieri quale il primo, o de
cappella patriarcale Aqilejese 322; primi, a cercar di comporre le guer
giudici de' feudi, loro importanza e re civili in Italia 126; frati predi
loro numero in Friuli 334; tengono catori e minori, loro mirabile cre
riordinati gli affari feudali 377; de dito nelle citt, quando 316; t frati
cisione riguardo al disporre o meno minori, chiamati in Friuli, vi fon
del feudo e del proprio reciproca dano chiese e case 358.
mente tra ministeriali e liberi 392, Fratlina (castello e famiglia della) cen
393. ni- 22; M . . .' . sua questione col-
Fiaba nico Domenico doge di Venezia l'abate di Sesto giudicala a suo fa
31 ; sua morte 37. vore e da chi 232; Antonio difende
Fidenzio vescovo di Concordia 265. il Friuli contro Ezzellino 319; Ar-
Filippo duca di Svevia proclamato re tnanno o Ermanno si appella alla
e incoronato 192; guerreggia contro Sede Romana sui gravami impostigli
Ottone 198; scomunicato 198; mi e da chi 359; Ermanno abate di Sesto
gliorano le cose sue contro il pre 290, 354.
detto tuo emulo 212; viene assassi Friuli, suo sialo intorno il 1015; e
nato e da chi 217. 1016, 8; governato totalmente dai
Fiorentini, quale il principio della patriarchi di Aqulleja nel secolo XI
loro potenza 293; battono il fiorino 11 ; diviene Principato sovrano indi
d'oro 381. pendente 26; donato a Sigeardo pa
Fiorino d'oro quando cominci a bat triarca 59; accresce di popolazione
tersi dai Fiorentini 381. 67; suo* timori, attesa la guerra sul
Firenze, i Ghibellini s insignoriscono Tricigiano 131; una parte dell'eser
di essa 362. cito di Federigo Barbarossa passa
l'Ioiaiia (Corrado di\ 203. per esso 141; discendono nuovamente
Fonlanaboiia (nattello e famiglia di) per il Friuli in Italia truppe Te
414
riesr.hr 143; prora gran neve e di Geiza duca d' Ungheria padre di Ste
molta durala 150; devastato da ca- fano santo re della medesima 8.
rettia e dallo scisma dell' antipapa Gelasio II pontefice 100; guerreggiasi
Pasquale 153; soffre freddo infense contro a lui loo; sua morte 101.
e grave perdita di vegetabili 241; Gemona (castello, famiglia e terra di)
malmenato dalle guerre co' Trivi- cenni 203; Vodalrico ed Amelrico, lo
giani e da' partiti 260, 261, 292, ro vendila di beni ed a chi 204; ma
264, 265, 266; nelle sue terre si fa trimonio distinto celebrato nella sua
cilita l'aumento d'abitatori 272; chiesa 205; sua chiesa e ospitale di
si terminano le sue chiese di frati S. Spirito 230; quella di S. Antonio
minori e per influenza di chi 275; de' frati minori, tua dedicazione e
prova gravissima peste 276; t duchi tradizione intorno a quel convento
d" Austria tenevano in esso de' pos 363; donazione fatta dalla Comunit
sedimenti 278; piacque sempre a' alle monache di S. Agnese di Gemona
principi oltremontant 278; soffre or- 366; sua selva situata ne' colli (di'),
ribile terremuoto 281; danneggiato il pascolo di essa viene bandito 277.
da Ezzellino da Romano e dai Por Generali, termine suo, che cosa signi
zia e Praia 297; per esso vi passa fica 308.
no molti baroni Germani 301; gode Genovesi, loro pace co' Veneziani 253;
tranquillit nel suo interno 315; pro vengono rotti alla Meloria e da chi
va freddissimo inverno e danni che 336.
ne risultano 317; difeso da Antonio Genlino vescovo di Concordia riedifica
della Prattina, contro a chi 319; le e ristaura Portogruaro, e lo conce
sue chiese principali celebrano ese de a quel pubblico 130.
quie, quando e per chi 321; il mero Gerardo patriarca d" Aquileja cenni 104;
e misto imperio abolito alla sua no sua concessione al Capitolo di C<-
bilt 32"; danneggiato da Alberico vidale 106; scacciato dulia sua sde
da Romano 330; Sarmati, o Tar e perch 115.
tari minacciano <f irrompere nel Gerardo vescovo di Padova volgarizza
medesimo 342; oppresso da generale un' omelia del patriarca d' Aquileja,
carestia e dalla peste 344; gravalo quando e in qual luogo 179.
da spese 345; Ottocaro re di Boemia Gerardo tese oro di Belluno, sue difo
s' impossessa d'una porzione di esso rense co' Trevigiani 186; addiviene
354; danneggiato a' confini e da chi con essi ad una sentenza compro
363; la morte di Federigo li mi missoria 188; guerreggia contro i
gliora le cose sue 371; malmenato medesimi 191; sua morte 191.
Sai duchi di Carintia e dal conte di Gerusalemme presa da Saladino 176.
Gorizia 383; gode pace 392. Gherardo vescovo di Firenze viene fat
Fuoco sacro [morbo pestilenziale) dove to pontefice e nome da lui assunto 49.
e quando ebbe principio 69. Ghiandalico cosa era 44.
Ghibellina casa, la prima quando eb
be termine 112.
Ghibellini. Vedi Guelfi e Ghibellini
Gaboardo conte prende Padova per ecc.
l' imperatore 324. Giacomina della Citt (Cividale) vient
Gabriele preposilo d' Aquileja, sue dif co' suoi figli investita di beni e da
ferenze coli' arcidiacono Aquilejese chi 194.
composte e da chi 182. Giacomo Tiepolo patriarca di Grado
Galuzi famiglia cenni Zio; Galuzio 303.
Galuzi fatto cavaliere e da chi 2o; Gillaro Verner, o Guarnero, fatto po
ed altro 297. dest di Pirano 376.
Garilo, Latrane e Sangue, che cosa era Ginevra di Strasoldo. Vedi Slrnsoldo
260. Ginevra di.
Gebeardo vescovo d'Aichstet fatto pon Giocolieri, Buffoni, Commedianti, Can
tefice, qual nome assunse 46. tambanchi 320.
Giordano Priore del monastero di S. vengono investiti di beni e in qual
Benedetto di Padova, concezione fat luogo 378.
tagli di beni e della chiesa di S. Gironi, quando accostumavasi a fab
Giustina di Serravalle e da chi 296. bricarli, e cosa erano 352.
Giostre e Tornei in Friuli, qualche Gisela moglie a Corrado il Salico,
cenno 340. sua incoronazione a imperatrice 26.
Giovanni XVII pontefice 6. Gislero abate di Moggio 169, 172; sue
Giovanni XVIII pontefice 6; sua mor differenze con Adelmota di Duino
te 6. 178.
Giovanni XIX pontefice 23; convoca Giudizio di Dio (il) a mezzo del
Concilio in Roma, nel quale dichia duello quand' era in mollo vigore
ra doversi restituire al Patriarcato 75 ; e a mezzo del fuoco ii.
di Aquileja il Patriarcato di Grado Giuramento de' metropoliti e de' ve
26; .si ritratta, e lo conferma al scovi al pontefice Romano, cenni 62.
patriarca Gradese 38; sua morte Giustinopoli; alcuni suoi cittadini
31. si prestano onde porre il marchese
Giovanni IV patriarca d'Aquileja con dell' Istria in essa citt *224*; mio
sacra la chiesa di Bamberga h; si fatto d' armi contro a' Piranesi,
oppone all' elezione di Orso Orseolo perch, e sedato da chi 307 ; V im
a patriarca di Grado 9; convoca un peratore conferma la pace da essa
Sinodo in Aquileja io; sua grande fatta col patriarca eV Aquileja 328.
donazione al Capitolo di S. Stefano Gorizia villa, met di essa data al
di Cividale 10; muore 12. patriarca d'Aquileja, e l' altra met
Giovanni vescovo Sabinese viene fatto a chi 5; Gorizia citt e castello
pontefice 38; ma scacciato e da chi cenni 200 ; ottiene il privilegio di
38. un foro, o mercato settimanale * 224 *
Giovanni vescovo d Veletri viene in 225; la sua plebe si ribella contro
truso nel Papato col nome di Bene ai nobili 251 252 ; suo capitano,
detto X 49. quando istituito e da chi 252; suo
F. Giovanni da Vicenza tratta la pace monastero di S. Francesco, quando
delle Citt Lombarde, nella piamtra fondato 290.
di Paquara 316. Gorizia (Irmingarda di) fonda un an
S. Giovanni, chiesa di Cormons donala niversario nel monastero d' Aqui
al monastero di Rosazzo 71. leja 300.
S. Giovanni del Carso, o del Timavo, Gorizia (contea di) suoi possedimenti
I monastero e chiesa di) rifabbricali in Friuli e nell' Istria ceduti per da
e da chi 96 ; cenni intorno ad esso naro al patriarca d' Aquileja 291.
96 ; donazione fattagli da Volrico 1 Gorizia (il conte di) fatto generale de'
patriarca 101; tiene aggregato all'ab sodati del patriarca d'Aquileja 348;
bazia delta Beligna 229; e la sua chie assicura il paese ed in particolare
sa data alla medesima 235 ; Rodolfo i nobili di Lorenzaga 349; muove
di Duino pretende il patronato su con milizie da Sacile contro ad Ez
questa chiesa, ma il patriarca lo zelino ne' dintorni di S. Vito 364 ;
conferma all' Abbazia Belignese 343. non viene fatto generale del Friuli
Giovanni V (Gradenigo) patriarca di in sede vacante e perch 373; regola
Grado 103; viene cacciato dalla se le sue Armonie in Patria 379; si
de e perch 115. fa parliiante dei duchi di Corintia
Giovanni VI patriarca di Grado 171; contro il Patriarcato Aquilejese 383.
tea morte 192. Gorizia (confi di). Vedi conti di Go
S. Giovanni (Ospitale di) sulla stra rizia.
da di Aquileja. Vedi Ospitale sulla Golifredo Barbato duca di Lorena, suo
strada a" Aquileja. matrimonio e vessazioni patite da Ar
Giovanni re di Gerusalemme. Vedi rigo imperatore 4B; dicesi si volesse
Lusignano Giovanni. coronarlo a re d' Italia 48; libera il
in Aldino della Citt e suoi fratelli, pontefice dall' antipapa 51.
416
Gotifredo abate di Sesto testimonio ad Gradenigo Giovanni f patriarca di
un alto pubblico del patriarca d' A- 'rado 103.
quileja 164 ; viene fatto patriarca Grado saccheggialo e rovinalo dal pa
d' Aquileja 170. triarca Popone 21; ripreso da' Ve
Gotifredo, o Gotofredo patriarca d'A- neziani 22; il suo Patriarcato dato
quileja i~o; sua donazione all' abba all' Aquilejese 26; restituito e con
zia della Beligna 171 ; istituisce due fermalo al suo patriarca 28; sua
suoi procuratori 171; ordine da lui Chiesa assoggettata al Metropolita
dato sul possedimento delle decime Aquilejese 37; saccheggialo nuova
d'Isola 17:!; passa in Lombardia onde mente ed atterrate le sue chiese da
rendere omaggio a Federigo I 173 ; Popone patriarca 38; la sua Chiesa
consacra la chiesa di S. Maria in ritorna metropolitana 38, 140; ri-
Verona 174; suo carattere 174; con staurato dal doge Contareno 38; con
ferisce al re Arrigo la corona d' I- fini del Patriarcato (di) e pallio
talia 174, 175 ; cade nello sdegno del accordato al suo patriarca 45; i ve
pontefice e perch, ma indi tenne scovi dell' Istria assoggettali al pa
assolto 175/ sua donazione e con triarca Gradese 45; viene data la
ferma ai canonici e chiesa di ad terra di Grado al patriarca a" Aqui
dale 170; istituisce il Vescovato di leja e da chi 5t : assegnamento di be
Capodistria e consacra il primo ni alla tua Chiesa fatto dal doge di
vescovo 176 ; convalida delle transa Venezia 57; l' Arcivescovato di Zara
zioni tra la casa di Duino e l'a reso dipendente al suo Patriarcato
bate di Beligna 178 ; consacra la 141 ; ha fine la lite tra la sua Co-
chiesa di S. Maria dette Carceri _ munita e il Capitolo d' Aquileja in-
sul Padovana 179 ; compone le dif ' sorta, e perch -241.
ferenze insorte per le decime d'Isola Grata (Chiesa di). Vedi S. Pancrazio
e fra chi 179; ed altre insorte per Chiesa di ecc.
Pievi 182; sua donazione alla Pre- Graziano Giovanni compra il Papato
positura di S. Stefano di Cividale e da chi 38; assume il nome di Gre
182; altra al monastero della Beli gorio VI 38.
gna 184; sue differenze per la nomi Graziano Monaco Benedettino, sua com
na del vescovo di Trieste e decisione pilazione del Gius canonico 135.
delle stesse 185; fa sentenza contro Gregorio VI pontefice 38; viene depo
i Trivigiani a favore di chi 186; sto 40.
sue vertenze con questi 1*6; sua con Gregorio VII pontefice 56; suo grande
ferma alle monache d' Aquileja 187; Concilio a riforma^ del Clero 56;
convoca un Sinodo Aquilejese 187; commuove i principi contro il pro
l' imperatore gli conferma lo Stato gresso de' Turchi in Oriente 57; tie
e diritti sovrani 1 88.* sua morte 189. ne altro Concilio sulle investiture
Gotolino conte, suoi fatti nella Cam de' Vescovati ed Abbazie date dai re,
pania a favore dell'antipapa Pa e le inibisce, e conseguenze di eia
squale 151. 57; scomunica o fa scomunicare Ar
Gotopoldo patriarca d' Aquileja, cenni rigo IV 58; fatto arbitro de' movi
43; portasi alla corte dell' impera- menti de' principi della Germania
tore in Goslaria 47; invitato all' e- contro Arrigo bs; diretto alla Dieta
sequie dell' imperatore suo nipote 47; di Augusta, sr ritira in Canossa e
gli viene data la Terra di Grado, il perch 58; umilia tremendamente il
Ducato del Friuli ed \,l Marchesato re Arrigo 59; estende il giuramento
dell'Istria e da chi 51; riedifica e di fedelt dovuto dai metropoliti al
dota la basilica di S. Stefano 52; papa 62; spedisce legati in Germania
ottiene conferma delle concessioni e a scomunicare il re Ridolfo 62; po
diritti della Chiesa Aquilejese 5?; scia lo dichiara re legittimo 63; as
muore 53. sedialo in Roma da Arrigo IV si
Governo delle Citt libere d' Italia difende corraggiosamente 63; si rin
87. serra in Castel sant'Angelo 64; da
dor liberalo si rilira a Salerno torna in Friuli site occupazioni
65; .111// morie 06. 390; bandisce i Friulani che passano
Gregorio Vili antipapa 100; fallo all' esercito del conte di Garitta 300;
prigione 103. riforaia lo Statuto del Capitolo Aqui-
Gregorio Vili pontefice 177; sua mor Irjcse 301; riforma il Capitolo di
te 177. S. (Jdorico di Udine 3<J l ; sovviene,
Gregorio IX pontefice 293; scomunica la Citt di Cioidalr. e in che 392;
Federigo II 329; nel quii anatema suo giuramento agli ambasciatori
incorre anche il patriarca d'Aqui- Veneti 392; sua magnificenza ed altro
leja 329; appoggia il patriarca Aqui- 392.
Ivjese contro a'Trivigiani 296; prende Gruaro castello, a chi apparteneva 242.
in prolezione l' Abbazia di Moggio G o>i Ila vescovo di Brescia legato pon
298; manda unmonitorio al patriar tificio ottiene da' Trivigiani la re
ca d' Aquileja 299; approva l'istitu stituzione di Feltre e Belluno 298.
zione dei prebendar il del coro Aqui- Gualperto da Cavazio capjtano de' Tri
Irjese 303; in unione alla lega Guelfa vigiani, suoi falli a" armi contro il
fa pace coli' imperatore 303; suoi vescovo di liei /h .'di e collegali 191;
rditli contro gli eretici 300; sua con sua morte 191.
ferma all'Abbazia di Sesto 321, 322; Gu >i ncno duca e marchese, messo di
fa lega coi Veneziani, e perch 33o; Federigo I, sua sentenza a fai ore del
scrive al patriarca a" Aqutleja a l'Abbazia di Sesto contro ai Sini-
qual condizione lo assolverebbe dalla gagtiesi, e su che 140.
scomunica 333; predica la crociala Guerci lo da Soligo appoggia il vescovo
contro Federigo II, e intima un di licitano contro </' Trivigiani 186.
Concilio in Roma 333; sua morte duelli e Ghibellini /nomi di) loro in
336. troduzione in Germania e loro si
Gregorio vescovo Emonense 313. gnificato 128; quando cominciano a
Gregorio di Monte-lunga legalo pon pullulare in liulia i semi di queste
tificio in Lombardia, sue gesta col due fazioni 173; e qaaU ne furono
330, 352, 36o; sua concessione alla i inalici 173; queste fazioni vanno
Chiesa d'Aquileja 335; sua lettent a crescendo in Italia 191; i Ghibellini
Pertoldo patriarca 335; suo scritto salgono pi che mai al primato di
allo stesso //( Capitolo Aquilejesee su Toscana e perch 33i>; s' impadroni
che 338; commiisiona ti vescovo di scono di Firenze 302; prosperano
Concordia su gravami da imporsi tuli' Adige e Brenta 365.
all' abate di Sesto 359, viene confer Guelfo HI conte Svcvo ottiene il Du
mato patriarca a" Aquileja, cenni cato di Corintia e. la Marca di Ve
intorno a lui 375; l'Istria gli si mo rona 41; obbliga l' imperatore a ri
stra contraria, toma per all'obbe fondere l' imposizione estorta a Ve
dienza e perch 375; suo ingresso in ronesi 46; sua morte 46; lascia un
Aquileja e nella Cina del Friuli 375, nipote di nome Guelfo IV, dal quale
376; passa in Istria, suoi fatti col discese la casa, di Brunstoich 46, 47.
376; riordina le leggi conservative Guelfo IV duca di Baviera, onde di
delle chiese e degli a/fari feudali 376, scendere in Italia alla ricupera di
377; d la Pieve di Linth e a chi sua eredit, si collega con Arrigo
378; d investiture 378, 380, 388, 392; duca di Carintia e col patriarca
spedisce feudatarii a ritorre il ca d' Aquileja 74.
stello di Tricesimo 382; e gli rimune Guelfo V duca di Baviera, sue nozze
ra 382: suoi fatti contro i Duchi di con la contessa Matilde 6\>; fa lega
Carimia ed il conte di Gorizia 383; con alcune citt Lombarde contro
sopprime la PreposiluradiS. Stefano Arrigo IV 71; spalleggia Arrigo V
della Citt 384, a 387; fa pace coi nella rivalla contro il padre 82.
conti di Gorizia 389; e col doge Zeno Guelfo VI ottiene l' investitura della
3:m; soccorre alarono 389; passo in Marca di Toscana 137, 138.
Istria r perche', suoi fatti col 38; Gucitu tra i signori d'Italia, quando il
J8
', ] '!

prime riempio di est io; guerra in contro chi Ili; supplici, Lotario di
Lombardia tra i signori a capitani Suptimliurga si pacifica con essi 127.
seniori ed i ratrassori piccioli, mol Iloiirrli Reimherto restituisce al pa
to notevole e perch 3-2; continua pi triarca d' Aquileja molte giurisdizio
che mai 37; guerra (principio dello) ni nella Corniola, da lui tenute ti
tra il sacerdozio e I' Impero e perch rannicamente sotto titolo di pegno
57, 58; tv aumentando (il; quando 297.
ebbe suo fine 107; e morlo con cui
renne a scioglimento 108; la guerra
come faceva! dalle citt Lombarde
sulla fine del secolo Xll (07; e carne in, Igneo Pietro cardinale e vescovo a" Al
Friuli sul principio del secolo XIII bano Cri.
251, 256, 205. Ildebrando il celebre monaco 43; sce
Guerra Lodovico tolto feudatario de' glie a pontefice il vescovo Gebeard*
duchi d' Austria in Friuli, sua con 46; rimette t Romani nella loro pri
fessione de' feudi di quella ragione miera libert d'elezione dei pontefici
295. 50; fatto pupa assume il nome di
Guglielmo duca d' Aquilania, gli si Gregorio VII 56.
offre la corona d'Italia e da chi 23. Iltiganda abbadessa del monastero d'A
Guglielmo marchete di Sionferralo, suoi quileja ricusa, a preti mandato da
lagni contro de' l'opali d'Asti ed al Roma, il possesso d'una chiesa 370;
tri, ed a chi 13. incendio m Cividale 183.
Guglielmo re di Puglia appoggia il Innocenzo II pontefice li a; incorona
papa Alessandra nel suo ritorno in a re Lotario III e sua moglie 121;
lloma 150. conferma al patriarca di Aqutltja
Guglielmo conte d' Olanda sostituito ogni suo diritto 122, 123; suo trat
urli' Impero ed a ehi 353; a chi venne tato ooW imperatore Lotario II 125;
di segnilo e come f>i chiamalo 353; suo Concilio di Pisa 126; ed altro
da chi fu fatto eleggere a re di Ger Concilio l.ateranese 129; muore 130.
mania 359. Innocenzo III pontefice, cenno su lui
Guibcrto Arcivescovo di Ravenna an 92; sua bolla a favore del patriarca
tipapa col nome di Clemente 11163; d' Aquileja e contro a chi 192; altra
lascialo da Arrigo all'assedio di No per le decime d' Isola nell' Istria l3;
ma 64; assediato in Roma, se volle sua decisione sulle vertenze tra il
uscire che vi doccile fare 60; sua preposilo ed il Capitolo d'Aquileja
morte 70. 194; approva l'elezione di Ottone IV e
Guido arcivescovo di Milano succede scomunica il re Filippo 198; bandi
in quella sede ad Ariberto 39. sce nuoca crociala 199; scrive al ve
Guido Ferrarese giudice di Verona, scovo di Padova essere fallo patriar
incaricalo a comporre te differenze ca a" Aquileja 206; gli manda il pal
tra' Tricigiani ed il patriarca d'A- lio e gli ordina di prestare il con
quiteja e da chi 19G. sueto giuramento 207; manda suo
(ini) il ih ino di Tolmino, sua rinunzia di legalo inGermania Volfero patriarca
beni falla al patriarca d'Aquileja t~H. d' Aquileja a coronare Filippo 217:
PPnng<a l' imperatore Ottone IV e
a chi lo raccomanda 218, 219; con
ferma sentenza a favore del Capilitio
Unge castello donato alla Chiesa d' A- Aquilejese e contro a chi 230; sua
quileja 157. morte e suo elogio 243.
Herbestein (conte di), sua promessa Innocenzo IV pontefice, sua elezione
di soddisfare i danni fatti dai Ven- 343; suo desiderio di pace coli' im
zonesi per citi ed a chi 359. peratore, costretto a preparare
Hobenstaiifen duchi di Scecia, Fede la guerra 343; vessalo da' mercanti
rico e Corrado, il primo di essi con Romani e perch 343; stretto da' Ghi
tende pr la successione al trono e bellini fugge in Francia e vi fissa

.
410
sua corte 345; inlima ii Concilio di rassegnali all' abadessa di S. Maria
Lione 346 ; lo riunisce, risaltalo ii Aquileja 317.
del medesimo 350; depone l'imperatore Iriniiiiiardu ai Gorizia, sua fondazio
Federigo ll'Si;suacoiiferma all'uba ne d' anniversario 300.
te o Abbazia di llosazzo degli umpli Isola luoyo nell' Istria, sue decime date
tuoi possessi, la prende sol io la al monastero d' Aquileja 151; diffe
sua protezione 351; fu eleggere a re renze insorte sulle medesime acco
il Langravio di Tur ingi e perch modate dui patriarca 159; vengono
353; scomunica Ezzellino du llamuno ule in feudo ad Almerico di Mugta
yi>2; toglie all' ubali; di Sesto qucl- 159; con ordine che dopo la sua morte
i' Abbazia e la d al patriarca d' A- passino al monusltro il' Aquileja 172;
ijmUjii 307; accorda al Capital della sentenza (ti lavare di questo mona
Villa il possesso della collazione del stero e contro il vescovo di Capodi-
la chiesa di t'agogna 371; torna in siriu), che le aggiudica all' Abba-
iialia trionfando 37 1; appi ora lu sen dessa 17, 180; e bolla del papa
tenza conilo il pievano di luigwjua sa ci 193; da ileregarda Abbudessa
traditore di quel cattelo 37 1; sud vengono composte co Giuslinopoli-
scritto con cui chiama g' Istriani lani le differenze per la terra d' 1-
all' obbedienza verso il pai riarca d'A- sola 288; ni monastero a" Aquileja
aaileja 375; accorda uW ubute di Se viene accordalo il godimento di que
sto che passi a reggere il monastero ste decime dopo la morte di chi 337.
ili Verona 380; nega al re Corrado Istria, suo Marchialo donalo al pa
i' investitura del regno di faglia triarca Popone da Corrudu impera
381 ; olire ud altri quel l, gii 384; tore, incertezza su ci i\); donazione
tuo ritorno a Ilo ma Ma; si avanza [alla ul suo marchese Odolrico da
onde impossessarsi del regno di Sici Arrigo iV 50; questo Marchesato vie
lia 391; sua morte 393- ne dalo a Uotopotdo patriarca 51;
Inquisizione (il S. Ufficio dell') in Mi donato ul patriarca Sigeurdo 59; il -
lano, quando ebbero luogo col le ese Siria donala alla Chiesa Aquilejese.
cuzioni del medesimo itti. meno quullro castelli, e du chi 78;
Insegna tiri fai riamalo e della Cilt invasa da Eagelberto di Corintia,
d' Aquileja 253. che per cieim scacciato du col 94;
Insegne, Stemmi od urini donde trag i tumulti dei suoi Popoli vengono
gono la loro origine e quundo co composti dal patriarca d' Aquileja
minciarono con essi a distinguersi 169; quando pagava tributo quasi
le famiglie 24;). tutta alla llepublica Veneta 205; u -
Investiture, viene tolto ai re il diritto naceialu di scomunica, da chi e per
di rilasciar i mettiture, ile' Vescovati che 209; eslesi renai su questa Pro
ed Abbazie 57; accordo o trattalo sul vincia 217 u 223; restituita al pa
le medesime e tra ehi iti; viene que triarca d' Aquileja, quando e da chi,
sto condannalo dai Condili '93; fine e governo ivi istituito dal medesimo
della gran quislione dell' investiture 220 ii 223; vengono riparali i suoi
tra il Sacerdozio e l' Impero 107, tempii e sollevati i Popoli da gra
108. vezze 227; danneggiata ne' suoi con
Investiture, ducutisi beni in feudo col fini du' Veneziani 245; nuovo regime
la condizione di servire alla guerra datogli da Voi(ero palriurca 245;
389. li allniu di commercio per essa e tra
lriugu abate della Ueligna, suoi lagni chi 254; mulmenula d ' Carintii e
per le cessazioni aevocuziuli del con Cornioli 2stS; difesa da Leonardo
te di Gorizia e combinamtulo tra d' Arcuno 280; il diritto di allo go
loro 145. verno nella medesima a chi aggiudi
li niellici, o lrmilinda,allu quale ti pa calo 298; prelese su di essa accampale
triarca d t' usulrutlo di munsi in dal duca di Moravia, dulie quali de
Uonuna, la di cui propriet assegna campa cedendola al patriarca d'A-
ed a chi 244; questi munsi vengono quilejtt 303; i difilli degli Aadechs
il'0

sulla Conica e Marchesato d' islriu Ivalso molile incestilo ed a chi Suo.
tengono riuunziali al patriarca A-
quiiejesc e ila chi 305; lotte tra Giu-
slinopoli e l'irano, sedale da chi,
queste due villa si riuniscono al Pa Jacopo abate di Moggio 327.
triarcato 307; la giurisdizione su JoUnla moglie a Federigo II impera
l'Istria confermata con bolla d'uro al tore, sue nozze 290; d alla luce ti fi
l' Aquilrjese patriarca e da chi 309; glio Corrado e muore 297.
riforma de' suoi Ululali e riordina .lunata vescovo di Concordia 1H8.
mento del suo governo fatta dal pa
triarca Yolfero 30; dopo la pace col
patriarca gode tranquillit 315; si
rilutili di pagare a vecchia partitaLatin, avvocazia sui poderi ed abita
le rendile patriarcali, ma costrettatori {di) confermata all'Abbazia della
e perch 3t8; alla sua nobilt viene lielnjnii, e prelese del conte di Uo-
tolto il mero e misto Impero 327; rizia su di essa 343.
doni ed onori imparliti a' suoi no Laieranese Concilio generale, quando
bili dal patriarca bertoldo 331; que fu il primo e cosa tratt Ito; quan
sti conferma la Costituzione provin ti > il secondo 129; a che tempo sue-
ciale della medesima 355; dell' Istria vesse il terzo 107; e ti quarto 236.
Austriaca ehi se ne impossessa 354; Lalrone. tedi barilo.
V Istria si fa renitente iteli accetta
Ladani (Castellani di) loro pace con
re il patriarca Monlelongo, partico Coitelo d'Usoppo.
larmente fola, e perch 375; dieIt ta
Lauziaun villaggio donato al patriar
ra obbediente ed amica allo stesso ca Sigeardo 00.
375; riordinata nel suo governo dal Lt'ga Lombarda, suo principio, suoi
Monlelongo 389, 390. obblighi 153; apparteneva ad essa
Malia, suo stato nel principio del secoloanche il papa Alessandro HI 156;
XI 7; sua corona offerta ed a chi viene confermata e da chi, e obbli
23; promessa a Corrado re di Ger ghi della medesima 100; soccorre Ales
mania 24; soffre estremo caldo e gra sandria 102; si allenta 102; le sue
vi malattie 25; la minorit dell' im citici chiamate in Pavia a trattati
peratore Arrigo HI fu ad essa prin va di pace nulla vonchiasero e per
cipio di grandi mali 48; la guerra ch iti; batte l'imperatore Federigo
fra il Sacerdozio e l'Impero gli ac a Legnano 103; fa tregua per sei an
erete le sciagure 62; suo ritrailo ni, e condizioni della slessa 164; le
intorno ulta meta del secolo Xlll citt della Lega vedono assicurata la
13; quando faceeasi quivi una guer loro indipendenza 105; non ommet-
ra da barbari 140; interrorila dalla loiio misura onde guarentire la loro
rovina di Milano, cede alla forza di libert 100; la Lega viene riconfer
Federigo I imperatore 148; prova mata in Milano 300; i fa tutta a
grandissima carestia e conseguenze fai ore del papa 345; altre citt si
di ci ito; Federigo l le d quiete uniscono alta stessa e quali 3i5.
colla pace di Costanza 171; soffre L({a de' friulani co' Padovani e pal
grave lerreniuolo 281; tuo stalo in li della medesima 2flo, 279.
torno alla met del secolo Xlll 305; Leggi Longobarde, quando comincia
la morte dell' imperatore Federigo II rono in Italia ad essere poste in di
la lascia libera da imperatori e per suso so; le Romane nel secolo XII
quanto 371; guerre in essa pel Hegno pi che le altre erano quivi in ut
di Faglia 381; in Lombardia tra' no ho; prendono voga 80; si spiegano
bili e popolari 381; immanit di in oloi/na con gran concorso agli
Ezzellino sul Veronese e Padovano scolari 135; leggi auliche de Furiant
381. folio i patriarchi d' Aquilrja ~i a
Ilaliiiiii) linguaggio, quando usatasi lo; leggi militari pubblicale dall'ini-
gi 179. peraloie Federigo le cenni sulle uu
\\
destine 141; leggi conservative delle l.iuUItlu duca di Corintia pare fosse
chiese in Friuli vengono ordinale marchese anche della Marca di Ve
e da chi 376. rona 66; fu figlio a Marquurdo 69;
Leghe Lombarde, primo etempio delle j muore 69.
medesime 71; lega delle citt della , Livenza, alcuni ponti sulla medesima,
Marca di Verona contro Federigo permesso dato ut patriarca di poterti
1 imperatore 149; Lega Lombarda. demolire e da chi 338.
Vedi tega. Lodi (Conciliabolo d'J 145; traslazione
Legio, o Ilegio, castello e suoi feuda- del corpo di 6. Uatsiano da Lodi
tarii cenni 358. vecchio a Lodi nuovo 149; gran Par
Leonardo vescovo di Torcetto 186. lamento tenuto in Lodi dati impera
Leonardo abati- di Rosazzo 235; cince tore e richiumo fallo in esso dai Lom
il processo contro il pievano di Tri- bardi contro a' ministri imperiali
c est mn 3 18. 152;
Leonardo da Udine abate di Sesto 284; Lodovico conte del Friuli 59.
Leonardo !'. ila Latisanu predica nel Lodovico VII re di Francia si fa cro
la Citt del Friuli, sua scoperta di ciato e si porta in Giudea colla
S. Reliquie in qual chiesa 339. moglie, grande armala, sue vicen
Leonardo patriarca di Grado 3*4. de col 131, 132; riconosce per vero
Leone IX punte/ice 43; vi si tu Venezia pontefice Alessandro HI 146.
nel suo ritorno dalla Germania 44; Lodovico dar di baviera invade l'A-
sua morte e qualche cenno su lui 46. lentiii/nit, e te strette delle Alpi Car
Leone da Perego frate, predica nelle ni' he, ma viene respinto, da chi ili.
piazze contro gli eretici 316. Lodovico duca di Uaviera si maneg
Leonisio figlio a Riccardo conte di S. gia a mantenere la corona a Cor-
Bonifazio preso da Ezzeliino da Ro rada figlio deli imperatore Federigo
mano 342. II 373.
Leopoldo duca d' Austria unisce al Lombardia; latin del popolo contro i
suo Ducalo quello di Stiria ed il nobili 32; vanti iuta pi che mai 37;
Contado di Corniola 187; manda guerre quivi attivate da Federigo I
Federico di Cavoriaco in Friuli a imperatore 139 a 164; il di lei sgo
migliorare il governo de' suoi sud mento d ardire al detto imperatore
diti 278; dimostra voler prender ven 142; discendono Tedeschi sul di lei
detta de' Trivigiani e perch 280; fu piano 143; le di lei citt ridotte a
anch' esso mediatore della pace tra schiavit 149; colla pace di Venezia
l'imperatore ed il papa 3o5; sua mor videro esse assicurata la loro in
te 305. dipendenza 165.
Leopoldo duca d' Austria feudatario Longobardi abitanti in Osovo, loro do
del Patriarcato Aquilrjetc ai-compa nazione alla chiesa di Sesto e cenni
gna a Roma il patriarca, e alla men sui medesimi 71;
sa del pontefice lo serve quale scalco Lorenzaga (nobili di) cenni 349; mor
346, 347. te di Vecelli no e Corraduccio 354; fug
Lettere ile) loro stato in Italia nel gono dal furore del CUminese, e lo
secolo XI 40. ro richiesta al patriarca 354; castello
Liberi (Casato nobile de) o famiglia di Lorenzaga quando e dove ebbe
di Premariaco cenni 90, 91. principio 355; Giovannino compra
Liberio orefice di Treviso viene dal pa- feudi ii importanza e da chi 356.
triaca ti Aquileja fatto suo procura Lorenzo 11 patriarca di Grado 344.
tore 171. Lotario Hi Saplimburga etetto a re di
Libert ad Ermanni in Friuli, dovasi Germania fa guerra e con chi 112;
anche condizionatamente 281. il papa approva la sua elezione 114;
Libro de' benefattori delle chiese, ve viene coronalo a re e si chiama Lo
niva tenuto nelle medesime 208. tario III 121, 125; discende in Ita
Li ni h [Pieve di) data a chi e perch lia e perch 123; lo s' incorona a
378; imperatore 124, 125; e prende il no
422
me di Lotario II 125; tuo trai luto la chiesa Aqailejese e loro abuso dilla
col pontefice per la successione di Ma medesima 128.
tilde 125; l'ino (itili chiusa d,' Adi Mainarilo conte di Gorizia concede
ge e torna in Germania 126; sua pa investitura di beni ed a chi i-'i
ce con gli llohenslaufen, e concer egli, ed Engelberlo conte di Gorizia
ta la tua spedizione in Italia 127; fanno pace voi patriarca d'Aquilini
passa in Puglia contro a Ruggieri liti , 200 ; per abuso dell' esercizio
e vince; indi tornando in Germania d'aveocazia chiamalo dal patriar
$e ne muore, su elogio 128. - ca col suddetto Engelberlo, e stabi
Lotteria stabilita in Milano a profit liscono sul provento e diritti di hi
to del governo, quando 333; medesima 202; questi due conti ele
Lnus Vittimo (conte di) 274; hanno vano in Aquileja al grado di cava
termine le quistioni di padronato lieri parecchi individui 209; assali il
sulla trliies.tt di) e tra chi 274; il ca villaggio di Furra e a che cuslringt
stello di Lous o Luos donalo al Pa quei abitanti 213; viene scomunicala
triarcato d' Ai/uileja 344. 213; da chi riconosce l' avcocazia
Lubiana (chiesa di) mozione sul palro- del villaggio di S. Andrea 231 ;
iinti) di essa fatta alla sede romana arroga quella del villaggio di Forra,
da chi * contro a chi 293, 294. maltratta que' etilici e consentii*.*
Lucio II pontefice 131; muore. 131. di ci 235; rinuncia per duiwru
Lucio 111 pontefice 170; sua conferma 1' avvocazia di Fagogna ed a chi
al monastero di Sloggio 172; altra 241 ; distrugge la villa di Varr
al vescovo di Feltre colla condizio 242; procedura della corte pontifici
ne della reverenza ut patriarca d'A- contro di lui per tale oggetto iii;
quilrja 173; altra ancora al Ca si concilia col Capitolo d'.li/umjj
pitolo a' Aquileja 173; sua morte 242; Mainardo il vecchio, e Mainardo
174. il giovane conti di Gorizia, loro eli
Lucinicn, confermalo a Volfero pa sione di beni fatta per danaro a
triarca d' Aquileja e da chi 231, ti l'erioldo patriarca tT Aquileja i')\.
(Castello di) viene stabilito sia ul- Mainardo il giovane conte di Gorizia,
lerrulo 389. sua cessione di beni in Friuli e nel-
Liicinina villaggio donato al patriar l' Istria al patriarca d' Aquileja ini;
ca Sigeardo <?0. conferma la donazione delta villa di
LuipolUi) duca a" Austria, sua cessione Percinico ed a chi 31 2; compra l'or
di feud.iiai ,i e feudi al patriarca vocazia della villa di Prepot Sii;
di Aquileja, ed altrettanto da questo Mainardo conte di Gorizia distinto
al duca 247. col prenome di Alberto, sua fendili
Lusigirano Giannini re spogliato di dell' avvocazia delle ville di Prtda-
Gerusalemme marita ma figlia a tuano, Cussignaeo e Tereuzianoii;
Federigo (i imperatore 290. fa liberi i poderi siti in liicinico e a
favore di chi 336; sue pretese di acro-
cazia sui poderi ed abitatori di Lai
343; fa pace eoi patriarca Gregorio
Macchine da espugnar fortezze quali 380; segue l' insegne di Otlocaro ti
erano in uso nel secolo XIII 327. di nociuto, contro a chi, e sua gran
Macellino da Colin, sua donazione di dezza dimostrata m tmle incontro
beni all'Abbazia di Moggio 13-/. .ino; d buona parte delle sue antiche
Madonna di Munte sopra Cicidule del signorie in Friuli ut conte Poniti e
Friuli cenni 3st>. perch 391.
.M.minollii rreato psevdo pontefice col M.ilauioro citt, viene ingojalti iti
nome di Silvestro IV 70. mare 85; suo Vescovato trasjtiito a
Milton/a (bina di) tenuta da Federigo l.hioggia 5.
I imperatore 175. Malisana Arrigo d fine alle sue ets-
Mainardo conte di Gorizia e suo fi suzioni e prelese s,ulla vt.la di il"''
glio Arrigo possedono l'dvcocazia del ,a im 172.

v
423
Manttalln (Olio da) mandali} dai Pa Ofi; Arrigo duca di Carintia quando
dovani coli' esercito in favore de' era probabilmente suo marchese 74;
Caminesi e contro a chi 318. le sue citt fanno lega contro Fede
Manfredo figlio bastardo di Federigo rigo I 143; le appellazioni della stes
II, governa Puglia e Sicilia 371 ; sa a chi furono date t'iti, 216; con
aulire delta morie del re Corrado tinua la guerra nella Marca Trivi-
tuo frali-Ilo 391; ti muove contro il giana, ossia Veronese e suoi fatti
papa, che invade la Sicilia, ma co 342;
stretto a fuggire 391. Marca del Cragno. Vedi Cragno (Mar
Maniaco Giorgio generale de' Greci ca del).
viene spedito co* armala in Ita March [le) Genovese e Milanese, date
lia 34. dall' imperatore Federigo I ad Obiz-
Maniago (castello e famiglia di) cenni znne d' Esle 173.
271 ; Geltrude moglie a Pandolfo di Marchese dell' Istria, ossia vicario, o
Tappo 271. procuratore del patriarca d'Aqui
Mansi o Musi, regali 30. leja, quando istituito e da chi 221:
.Min/ ino [di) famiglia cenni intorno quali: fu il primo marciose de' pa
ad essa 151 ; lnrico e sua mnglie triarchi col 221; ed altri di seguilo
Luicardn ricevono in feudo il domi 223, 307, 318.
nio di cinque villaggi 131 ; Ogna Marciliana (Pieve di) donata al Mona
presente ad incesti tura data dal conte stero di S. Giovanni del Carso e da
di Gorizia 194; Corrado ubale di chi tot; si credi; essere desso la Pieve
Sesto 229, 292; fu vicedamino 295; ora detta di Monfalcone 101.
Pellegrino preposilo di S. felice S. Mann (il Corpo di) viene scoperto
d' Aquileja 233; lnrico mandato a in Venezia 72.
rinnovare il giuramento della lega S. Maria Maddalena (festa di) deter
coi Padovani e da chi 271; Quando minata da celebrarsi con nove lezioni
dichiaralo dal patriarca legittimo nella chiesa d' Aquileja 168.
successore ne' fendi del castello di S. Maria, antica chiesa in Verona,
Mimzano e nelle abilunze. del ca consacrala dal patriarca d' Aquileja
stello vecchio di Fagagna 305 ; Von- 174.
sina, sua vendita di mansi quando S. Maria delle Carceri (Chiesa di) con
(atta ed a ehi 359 ; Vanga 388 ; Gio sacrata dal patriarca Aquiltjese sul
vanni di Vangn governatore di ban Padovano 179.
de di soldati jcolletlisii soccorre Ma S Maria la Lnga (Villaggio di) a chi
rano 389; Mania fa compra di ter apparteneva 301.
reno e in qual luogo "393. S. Maria in Organo in Verona, {Mona
Marango h Marengo Domenico III pa stero di) sua amministrazione tem
triarca di Grado 42; attinte il pal porale inceppata al procuratore del
lio e la superiorit sulle chiese del patriarca d' Aquileja. e mozione per
l' Istria, con f indicazione de' con eia 352.
fini del suo Patriarcato e da chi S. Maria del Castello ili Udine, l'an
44; sua morte 00. tica parrocchia della medesima viene
Alar. imi danneggiato da' Veneziani 245; soppressa, e sostituita la chiesa di
assalito ed incendialo dagli stessi S. Uldarico, ora il duomo 353.
389; soccorso e confortalo dal pa Mariano (l' avvocazia di) molestala dal
triarca 39. conte di Gorizia 230.
Marra di Verona e Ducato di Carintia Marqnar<ln pare sia succeduto a Ber
quando erano uniti 9; vengono retti toldo nel bucato di Carintia 01.
da a soggetto medesimo 11; questa Martino abuie ili Sesto 103.
' Marca viene tolta ad Adalbernne 32; Martino di Fuitlriz abate di Moggio
data al duca di Franconiu 33; resta 197.
vacante 35; data a Guelfo III conte Masnata (servi di), come venivano trat
Sceco 41; t.iutaldo d Carintia pure tati dalle truppe nemiche in tempo
fosse anche marchese della medesima de, te scorrerie di guerra 250.
424
Mannaie della rasa di Tiralo in Friuli, Michele Domenico doge di Venezia n;
donate al patriarca W Aquiteja e da fa guerra co' Greci e perch in;
ehi 246. conquista la citt di Tiro 112; dopi
Maslrnpelro Aureo, ostia Orio doge molte conquiste ritorna trionfante
di Venezia 167; si fa monaco 184. in Venezia 113; muore 120.
Matilde figlia a Beatrice duchessa di Michele Vitale. II doge di Venezia 141;
Toscana, sue none 55; appoggia il ricupera le citt della Dalmazia
ponte/ire alla ricupera di Homo 68; 158; guerreggia contro a' Greci i.il;
passa a seconde nozze 69; si difende peste nella sua flotta, che la distrug
da Arrigo IV e lo respinge 69; fa le ge quasi tutta, per cui ritorna in
ga contro di lui 7i; suo gloria e Venezia, conseguenze di ci e tua
perche 74; sua morte 97; suoi posse morte 158, 159.
dimenti 97, 98. Milano assediata da Corrado impera
Matilde moglie all' imperatore Arrigo tore 34; cominciano te sue scissure a
IV, sue nozze 95. favore e contro la potenza pnpalt e
Matilde figlia di Acica e del marchese perch 48; Federigo I te inlima guer
Purcnrdo, e moglie a Corrado h5; ra, l' assedia ed affama 131, 142; in
grande donazione lasciatale dalla cendiala in una terza sua porte i
madre 116 bloccata 146; nene presa ed distrut
Matilde di Vecellone di Villanata; i ta e da chi 147, 148; la si rifabbrica
figli di essa hanno sentenza contra 153; si rialzano le sue mura 155;
ria su questione e con chi 277. quivi si riconferma la Lega delle
Matrimonio de' preti, o concubinato, Citt Lombarde 300; in essa tiene
cenni 48, 49; punito, per <;ui guer stabilita una lotteria 333.
ra civile in molle citt 54. Milizie nel secolo Xlll in Italia, loro
Matteo Cividale 75. denominazione 371.
Matteo vescovo di Ceneda si sottopone M il lesisi (/' abate di) lascia ogni w
co' suoi beni del Vescovato ut Comu pretensione sul Villaggio di Caportto
ne di Tnvigi 1 83; fa concordato col ed a chi 313.
Comune medesimo 205. , Mimigliano marchese dell' Istria 307.
Mels li usi n (Visconte di) 113; cenni Ministeriali ignobili del Friuli sotto
intorno a questa famiglia 24; Daria- i patriarchi, cenni 254; ministeriali
go fa convenzione pel possesso di Ven- nobili. Vedi nobilt Friulana ecc.
zone e con chi 231; Itinzulo Enrico, Misure di grani ecc. 328; misure ca
Mattiussio e Vanendo di Uuringo pitolari 385.
si accomodano sul disposto del padre Mmlili, o Etlorei (famiglia) quando
col loro fratello Glizojo 309; Glizojo venne in Udine, e cenni su fessa !*
e fratelli hanno diritti signorili in Moggio (Abbazia di) cenni 66; olitene
Venzone 359; Enrico viene investito conferma de' suoi beni e giurisdizio
del monte e castello di Forno nelle ni 127; donazione fattale e da chi
Alpi comiche 392; Federico, sua 132; ti re Corrado le conferma i suoi
morte, suo elogio e lascilo alla chiesa possessi ed altro 133; esenzione i
di Mnlso 208. muta ai rustici della medesima 134;
Meregarda abbadessa del Monastero donazione ad essa fatta da Fornero di
d' Aquiteja 281; compone le diperenzr Cnrisac 141; il patriarca confermi
per la terra d'Isola con que' ili Gi- i suoi antichi e recenti diritti 149,
stinopoli 288; ed altro 299. 150; il papa Lucio III egualmenlt
Me reto (Villaggio) a chi apparteneva 172; il suo abate d investitura e
301. diritto di feudo del ministero ti o
Mero e misto impero tolto alla nobilt chi 174; t suoi abati ottengono fw
Friulana ed Istriana; tale abolizione della mitra 190. 192; l'imperatori
non produsse effetto di sorte 327. larbarossa conferma ad essa le giu
Mestre castello tolto a'Tririgiaui e. da risdizioni e possessioni 294; cos pu
eUi :',,v_ ; si fabbricano intorno ad esso re Federigo II 294; iene presa '
dei gironi 352. protezione dal pontefice, che le ac
425
cordii il godimento de' suoi beni e beni di chi furono prima 162; la lite
privilegi, e ordina a que' monaci per la Cappella di S. Pietro vicino
C osservanza della Regola di S. be alla porta di Borgo Brossana in Ci-
nedetto 298; saccheggiata e derubata ridale tra la sua Abbadessa ed il Pre
da truppe bacare e Corintie 374; posi!,, e Capitolo della Citt viene
soccorsa interamente dalle altre Ab composta 229; conferma del giuspa-
bazie 374,- iene ristaurato dal suo tronato sulla Chiesa di S. Pietro $
abate 378; suoi" abati Voldarico Biagio della detta Citt ad esso fat
159; bebolfo 161; Gislero 169; Do ta 229; altra conferma di nobili
menico 174; Corrado 190; Martino giurisdizioni al medesimo 320; sco
197; Corrado 11 230; Azzo o Azione perta di S. Reliquie nella sua Chie
o Atto 277; Jacopo 327; fecellone sa 339; vendita fattagli di tre mansi
374. in Sdraina e da chi 368 ; e dono di
Moggio (castello di) 65. alcune villette nelle Alpi schiave 372.
Monaci, loro influenza riguardo agli Monastero detto Fonte di S. Maria
studii 75. per Cisterciensi nella valle di To-
Monastero di S. Maria d' Aquileja da pliz quando fondalo e da chi 318;
chi fondato 21; sua Chiesa essteva viene rifabbricalo e dotato 361.
anche a' tempi di Giovanni IV pa Monastero di S. Zeno di Verona, a
triarca 21; donazione fattagli da Po dirigere il medesimo passa l' abate
pone patriarca 33; ed altra gran di Sesto Pietro II 380.
diosa dallo stesso 37; ottiene ampia Moneta, diritto di coniarla accordalo
conferma delle donazioni avute dai a Popone patriarca d' Aquileja 27 ;
patriarchi dal conte di Gorizia e dal i patriarchi Aquilejesi primi in Ita
patriarca Pellegrino 1130; gli ven lia ad aver concessione di coniar
gono donate le decime d' Isola 151/ moneta 27.
diritto d' avvocazia su d' esso avuto Monfort castello da chi posseduto 231 .
dal conte di Gorizia e ceduto al Mo Montagnaco (Brunetto di) ottiene con
nastero stesso 151; il papa confer ferma che comprova l' antica sua
magli i suoi beni e particolare pri nobilt 392.
vilegio nel caso d' interdetto ifil; Monii'i'hi o Monticali vinti dal par
anche il patriarca gli conferma i pri tito de' Guelfi vengono cacciali da
vilegi e concessioni de' suoi anteces Verona 213.
sori 163; Gotofredo patriarca pari Monleregale (castello di) atto riguar
mente e cosi pure il papa Celestino do ad esso da chi fatto e a favore
III 187; donazione fattagli da Orso di chi 33.
Calca di Mugla 229; altra di cinque Mondina (Curia di) ceduta all' Abba
munsi in Romina 284; dedicazione dessa del monastero d' Aquileja colla
della sua chiesa 298; ampia confer conferma pur anche della donazione
ma ad esso fatta ria Pertoldo pa di Regenardo 156; viene concessa ad
triarca 299; vessato da Ermanno ed Ermanno detto Conte 161.
Andrea di Sacite 342; la terra delta Moosburgo Burcardo padre del vescovo
Pinlis donatagli dal patriarca Per Bertoldo 85.
toldo e perch 356. Morave famiglie (reliquie di) in Friuli
Monastero ili S. Giulia di Brescia, 253.
suoi privilegi eorfermati dal papa Moravia Enrico (marchese di) muore
Nicol li 50. in Aquileja 311.
Monastero di S. Giovanni del Carso Mnrghengab dono usato in Friuli 342.
rifabbricalo in unione alla sua Chie Morosi no Domenico doge di Venezia
sa e da chi 96; cenni intorno ad esso 133 ; frena la pirateria di molle
96 citt dell' Istria 1S5; sua morte 141.
Monastero di S. Maria in Valle di Ci- Motta citt tolta ai Caminesi e data
vidale, donazinne avuta di beni in ai Trivigiani e ila v/ti 317.
Azzida e in S. Maria di Monte da Muggia nell' Istria quando pagava tri
chi e a qual oggetto 102, 1G3; que' buto alla Repubblica Veneta 205.
29
42fi
Municipi! in Italia 6. Nunzii pontificii in Friuli, loro scopo
Muruzio o Muruzzo (castello e fami e aggravio che recano le sptu pn
glia di) cenni * 223*; Ermanno fallo medesimi 345.
marchile dell' Istria *223'; Pelio con
sigliere del patriarca 230 ; Federigo
governatore di bande di toldali colici-
tizii soccorre Marano 389. Obizzone " Esle ottiene le Marche Mi
Muzzana villa donala al Capitolo d'A- lanese e Genovese 173; e le appella
quileja 172; zioni della Marca di Verona 176.
Oli In-. (Chiesa di) il patronato itila
medesima ceduto al patriarca d'Aqui
lina e da chi 346.
Napoli (studio di) da chi istituito e Odelrico vescovo di Padova 62.
favorito 289. Oderzini (gli) come vennero chi matite.
Nicoletti Girardo spedito dai Trivigia- Oderzo, met della sua curia unne
ni in Friuli e perch 273. comprata quando e da chi 315; il
S. Nicol in Lido, presso Venezia sua dominio di esso tolto ai Cornimi
fondazione 37; Sergio suo abate 37. e dato alla comunit di Trivigi 317.
Nicol II pontefice depone l'antipapa Odolrico marchese dell' Istria, dona
Benedetto X 49 : rimette nel primo zione fattagli e da chi 50 ; Odelrico
suo uso in Roma l' elezione de pon duca e marchese di Corintia sua mor
tefici 49 ; inibisce la simonia e il te 55.
concubinato de' preti 49; sua con Odone de' duchi di Moravia, sua mo
ferma al monastero di S. Giulia di zione sulla Conica d' Istria e Cor
Brescia So ; muore 50. niola e contro a chi 303; cede e do
S. Nicolo di Levata 2-26. na ogni prelesa su d' essa al patriar
Nigrignano castello nell'Istria donato ca Aquilejese 303.
da Rantolfo digrignano atta Chiesa S. Odorico (tempio di) in Udine, opinio
Aquilejese 70, 73. ne su quando fu eretto e da chi 324;
Nobili del Friuli, varii rassegnano al concessione fattagli dal pontefice per
patriarca i feudi avuti 192; multi l' istituzione e di che 332; incertez
si danno al partito Trivigiano e ven za intorno all' anno di sua erezioni
gono uscritti a quella Nobilt 195; 352; tiene fatto l'arrocchia 353; ri
quali fecero lega con que' di Trivigi forma del suo Capitolo, e del qualt
rinunziando ogni obbligo verso il Berengario n' era proposito 391.
Patriarcato 260 ; minacciati e sco Onorio 11 pseudo pontefice 52.
municati dal papa 263, 264; il pa Onorio II pontefice 112; scomunica
triarca Pertoldo agisce fieramente Corrado di Seccia 114 ; approva re-
contro di essi 265; chiedono perdono lezione del re Lotario di Suplim-
e si sottomettono al patriarca 268; burga 114; sua morte 118.
269. Onorio III pontefice 243; incarica il
Nobilt in Friuli (la) torna ad au patriarca a" Aquilcja ad accomodare
mentare a' tempi di Popone patriar le vertenze per il fatto della Spintiti
ca 30; gradazione della medesima 23; toglie al Capitolo Aquilejestil
sotto i patriarchi e cenni su di essa diritto di elezione del proprio pa
2N7, 288, 289; gli viene abolito il triarca 249 ; sue lettere al medesima
mero e misto impero, ma ci non e su che 249 ; suo lirece ad oggetto
ebbe effetto 327. di tranquillare il Friuli 264; coni
Nobilt e la plebe, la lotta tra que mene di scomunicare i Vassalli iti
ste nelle cilt Italiane, quando co patriarca a" Aquilcja a chi e perch
minci a propagarti 197. 264; scioglie il giuramento dei Ca
Nomi dell'avo o purenii, uso di porgli stellani del Friuli fatto ai Tritigia-
a' nipoti quando 6. ni 265; ti s' intromette onde paci
Norinamii-l'ulgesi loro prima inva ficare i Friulani co' Trivigiani 26;
sione in Sicilia 44. sua morie 293.

^
427
Orbiti famiglia passa ad abitare in Ottocaro re di Boemia t' impossessa
Udine 79. dell' Austria, Corintia, Istria au
Orseolo II [Pietro) doge di Venezia sua striaca e di porzione del h'riuli 354.
morte e cenni intorno a lui 8. Ottone ili sua grande donazione fat
Orseolo Ottone succede nel Dogato Ve ta al patriarca d' Aquileja ed a chi
neziano, alcuni cenni su d' esso 8 ; anche 5; sua morte 6
iene deposto ed esiliato 25 ; richia Ottone duca di Carintia marchese di
malo dall'esilio 2<j ; muore 31. Verona e di Trivigi 6 ; guida le sol
Orseolo Domenico ti s' intrude ul Do datesche di Arrigo in Italia 6.
gato di Venezia, ma scaccialo 31 ; Ottone vescovo d' Ostia creato pontefi
sua morte 31. ce quul nome assume OS.
Orseolo Orso fatto patriarca di Gra Ottone vescovo di Uelluno fa lega con
do, chi si oppone alla sua elezione chi e contro a chi 150.
9 ; gli viene mossa lite presso il papa Ottone IV eletto e incoronato re 192;
e da chi 21 ; gli fu tolto Grado aa pretendente all' Impero le sue cost
Popone patriarca e lo saccheggia 21, peggiorano in Germania 198; sua ele
22 ; cacciato dalla Sede da chi e per zione confermata dal papa 198; pau
ch 25; gli confermalo il Patriar sa in Inghilterra a chiedere soccorso
cato 28; assume il governo del Do 212; t'iene eletto imperatore 218 ,
gato di Venezia 29; rinunzia allo 219 ; tratta il patriarca a" Aquileja
stesso e perch 31 ; insta a Roma come gli fosse a padre 222; e lo fa
onde la Chiesa Gradese torni Metro suo Legalo e vicario in Italia 222;
politana ed ottiene 38; muore 39. sua a ni pia e interessante conferma
Ortimburgo (conti di) Federigo ed Er rilasciala al patriarca Aquilejese e
manno coadiuvano alt' erezione del Italia a" oro alla sua Chiesa 223 ,
convento di S. Domenico in Civida- 224 ; spedisce questo patriarca in
le del Friuli 214; Ermannm feuda Italia qual suo Legato e perch 'ili';
tario Aquilejese, sue vertenze col conferma allo itesso il Ducato del
conte di Sterimbcrgo e per guai ra Friuli ed altro *222'; sue nozze e con
gione 324; ti pacifica con esso a chi 'Hi'; cala in Unita e lo si in
mezzo di chi 325. corona a re e a imperatore 225 ;
Orione (castello e famiglia d') cenni passa in Putgia a quale oggetto 226;
*224'; Corradino canonico delta Villa viene scomunicato 226; gli si solleva
del Friuli "224*; Enrico rassegna un Germania, e vi ritorna col e suoi
manso al patriarca Volfero 247; Gia falli 227 ; dichiarali que' principi
como marchese neli Istria e suoi per Federigo II, egli abbandonato,
fatti col 318 ; Enrico vescovo di Pe- viene negletto per vuri anni 228; sua
dena nell' Istria 370. morte ibi.
Osiaco [Lago di , la donazione dei luo Ottone canonico di S. Felice prende
ghi di esso alla Chiesa Aquittjese 149; danaro a prestanza e per chi 314.
confermata e da chi 3o4. Olino,- Decano del Capitolo di Civi-
Osooo (t'one/o di) 297; fa pace e con date 233.
chi 388; tiene investilo del castello Ottone di Gem.ma investito del Lago
vecchio di Osopo 392. di Cavacio 227 ; sua permuta per
Ospitale sulla strada d' Aquileja cenni questo 227.
226; conferma ad esso [aita delta Olione preponilo di S Odorici) 893, 297.
donazione di Vulfero 306; nuoci cen Odone de' marcheni di Moravia eletto
ni sul medesimo 360. canonico d' Aquileja e. perch 336;
Ottaviano antipapa 144; suo scisma invitalo, ininn cui patriarca d' Aqui
145 ; fa la traslazione e di quul San leja a vili ggiiin e in qual iUogoiio.
to 149 ; muore 149.
Olile.i quale il suo slato intorno al
mille ~.
Otto da Randello. Vedi Mondello Olio Pace di Costanza (In) quando ebbe luo-
(ili). i'i e cenni su d'issa 171; pace gt
428
nerale ira le Citt Lombarde da chi Parenlini li) vengono pacificati tra loro
e dure fu trattata 316; pace tra dal patriarca a" Aquiteja 308; e col
Friulani e Trivigiani conchiusa a toro vescovo 354.
mezzo di chi e condizioni della me Parlamento del Friuli cenni intorno
desima 268, 272, 273. ad esso 12, a 19, 36; sue convoca
Padova (Universit di) suoi principii zioni e pertrattazioni 215, 217, 233,
230; Padova presa da Ezzellino da 248, 263, 266, 307, 338, 346, 368, 374;
fomano 322 ; per conto di chi 324. legge del suo Consiglio sulle" Hegaln
Padovani spedili contro a' Trivigiani del principe 'J28 ; scrive al patriar
186; addivengono ad una sentenza ca in Tivoli riguardo ai Trivigiani
compromissoria con essi, ma non e nuovi loro danneggiamenti in Fm-
ottengono risultato 188 ; sostengono li 279 ; manda in Germania il ve
il vescovo di Belluno lui ; fanno le scovo di Pota e a qual oggetto i5;
ga co' Friulani, e patti delta mede il suo Consiglio spedisce ambascia
sima 266, 267; inviano truppe sotto tore in Puglia ad offrire cippojoio
Castelfranco e perch 267; cercano ed a chi 289; manda armati in so
dissuadere i Trivigiani dall' oppri stegno dei Padovani 318 ; i suoi ora
mere chi 298; chiedono ajuto al tori si dice essersi portati ad incon
patriarca a" Aquiteja e ad Azzo. d'E trare l' imperatore e in qual luogo
tte e marciano contro a chi 298; 324 ; incarica il vescovo di Concor
ujulano i Corninosi 317; si pacifi dia ed alcuni prelati di recarsi al
cano coi Trivigiani 319 ; varii di Concilio di Lione 351.
essi mandati prigioni in Friuli 326; Parma assediata da Federigo 1/359;
uh imi nomi di questi 329 ; al co si libera con un memorabile fatto
mune di Padova viene donata la Cit 360.
t di Irivigi e perch 330. Pascolo ne' boschi, viene bandito il pa
Palagi regi in Italia ove erano fab scolo nella Selva de' Colli di Genui
bricati 22. na 277.
Palle incendiarie quando usavansi 63. Pasquale II pontefice 75 ; sue difftrenre
S. Pancrazio (Chiesa di) in Uratz cen col re Arrigo V da cui fatto pri
sita all' abate della Beligna, diffe gione 91, 92; liberato lo incorona
renze tra il suo arcidiacono e que- a imperatore e suo accordo sulle in
sl' abate 160; confermata dal papa vestiture ecclesiastiche con quel Mo
al liellignese 174. narca 92; parte da Roma per la
Pungrazio (Federigo da S.) generale di venula dell' imperatore 89 ; sua mor
chi, e suoi fatti contro il Patriar te 100
cato Aquilejese 186. Pasquale III antipapa 149; muori
Panigai (signori di] cenni 263: Fal- 155.
conio viene investito di villa Chions Palei ini Eretici, editti contro di loro
263. 306.
Papato Iti) desiderio di possederlo quan l'ali bucalo Aquilejese diviene Stato
do, e mezzi che ridoperavansi a rin sovrano 26, 59 ; suoi confini asse
contro de' tempi anteriori 51. gnatigli e da chi 45 ; quando tocc
Papi (elezione e consacrazione dei) as il maggior suo apice 67 ; onjioV-
soggettata ad approvazione imperia rato e perch 71 ; danneggialo del
le quando e da chi 42; qual ponte conte di Gorizia netl' esercizio d
fice la ritorn nella sua antica con stin a evoca zia 133; invaso ne' tuoi
suetudine 49 ; e quale nella sua pri confini da' Trivigiani 186, 187; or
miera libert 50 ; e Ai fu il primo dine riguardo a disposizione del Cen
tra i papi che conserv il suo Ve so Aquilejese ^per testamento 307;
scovato fin che visse 46 ; e quale il travagliato al di fuori e perche 315;
primo che si servi dell' Era volgare donazioni fattegli 344, 372.
nelle sue Bolle 46. Pali Kiichi d Aquiteja fatti padroni t
Paquara, quivi fu trattata la pace del sovrani nel loro Stato 26; ptretn-
le Citt Lombarde e da chi 316. anno alla sovranit del Friuli W ;
429
come prendevano il possesso spiritua 197; appianate le cose coi conti di
le e temporale del Patriarcato 207 ; Gorizia, muove contro Pordenone
aumentano in grandezza pel decadi 198; sua lega con Venezia e ne di
mento de' loro feudatari 293 ; ren viene cittadino di quella Citt 199;
dono fatti principi dell'impero 314. sua pace coi conti di Gorizia 200 ;
Patrizi Stefano generale de' Greci vie fa prestanza di danari 202; chiama
ne spedito in Italia 34. i conti Goriziani a stabilire sui
Pedena e Pisino Citt dell'Istria dona redditi dell' avvocazia Aquilejese 202;
te al patriarca d" Aquileja e da chi 9; si trova presente iti Gemona al ma
al vescovo di Pedena, Wernardo, tie trimonio di Azzo a" Ente 205 ; fu egli
ne data la Pieve di Linth, da chi e che rislaur e fere doni preziosi al
perch 378. la Chiesa di Cividale 205, 200; sua
Pelizza Dietrico difende Sacile dai morte 205.
Trevigiani 2d6; Percinico trilla di) donata ed a chi,
Pellegrino I patriarca d' Aquileja cen e conferma di questa donazione 312.
ni intorno a lui 118; conferme ch'e Perdono come lo si chiedeva da nubili
gli ottenne 122, 123 : fonda il mo ribelli, e come dagl' ignobili 5.
nastero di Si/tic 125; sua donazione Pertenstain castello donato alla chie
ed a chi riti; approvazione da lui sa d' Aquileja e da chi 157.
data a cessione d' aveocazia 129; Pertica (di) luccicher, Egidio, Cor
conferma da esso rilasciala 130; dif rado * Veciglio faltt consiglieri del
ferenze da lui composte 130, 145; fa patriarca 230 ; Corrado canonico di
consacrazione di Chiesa 1 30 ; ospita Cividale 233 ; Corraducio di Corra
il re Corrado III, e io accompagna do Uoiano viene fallo cavaliere 319;
a Gemono 133; esenzione di mula Gsia Abbadessa i S. Maria invalle
accordala ai rustici e di quale Abba delta Citt </' Austria 353.
zia 134; viene fatto prigione e da Perlislagno u Parlislagno (Erbordo di)
chi 134; ito accordo col conte di fallo cavaliere e da chi, 210.
Gorizia 134; accompagna in lioma Pertoldo Decano della Chiesa di Ci
l' imperatore e a qual oggetto 140 ; vidale 183.
ttKerriene alla dieta di Itatisbona Pertoldo o Bertoldo patriarca a" A-
140 ; concessione avuta 143; trovasi quileja 304; cenni su lui 249, 252;
all'assedio di Crema 144; e i Cre- prende possesso del Patriarcato 252;
tnaschi si rivolgono al suo appoggio sue donazioni e concessioni 253, 284,
144 ; interi-iene al Conciliabolo di 290, 317, 354, 355, 363, 365, 3lici,
Lodi 145; concessione da lui fatta 372; suoi fatti coi Trivigiani 255,
alla Chiesa di Cividale 14G ; sua 265, 268, 272, 279, 299, 326; in/re
morte 147. na te lotte pel matrimonio di Gi
Pellegrino Preposilo della Chiesa di nevra di Strasoldo 259; rilascia in
Cicidale rassegna le decime di Zop- vestiture di feudi 259, 283, 285, 291,
polano 175 ; si unisce a stabilire per 299, 304, 364 ; convoca Concilio Pro
la fabbrica di detta Chiesa 1S3; ri vinciale 264 ; agisce contro i ribelli
ceve la V'odia di alquante marche e collegali co' Trivigiani 265; gli per
da chi 183 ; fa compra di beni 183. dona 268; sue leghe 266, 279, 364;
Pellegrino arcidiacono d' Aquileja sue lo si dice ascritto alla nobilt Vi
differenze per varie Pievi e con chi, ziami, fa tregua e con chi 268 ; ac
ma vengono composte 182. compagna a Roma l' imperatore e
Pellegrino II patriarca d' Aquileja cen sua grandezza col 269, 301 ; ordi
ni su lui 1 su ; conferma da lui fat na il Catastro de' feudi 272 ; e isti
ta 189 ; passa in Sicilia e che vi tuisce i giudici de' medesimi 334 ;
ottiene dall' imperatore 189; Bolla sua lite 274 ; assiste ad esequie e ve
del papa a suo favore 192; sua al ne ordina 274, 290, 315, 3\; chiama
leanza co' Veneziani 193, luti." dan in Friuli il taumaturgo di Padova
neggia i Trivigiani e perch 196; 275 ; visita i suoi feudatarj della
differenza da lui composta e tra chi Corniola 276; suoi viaggi 269, 276,
430
279, 301, 312, 315, 326, 327, 32, ii porta a Roma e con. thi 27 ; in
351 ; ospita personaggi in Aquileja di a Tivoli 279.
276, 311, presta danaro 276, u pa Pertoldo duca di Corintia feudatario
ci e procurate pacificazioni 299, 3U1, del Patriarcato d' Aquileja, serve co
308, 325, 328, 331, 332, 348, 352, me scalco -il patriarca Aquilejest,
360; sue conferme 278, 299, 32o, 343, dove e in qual occasione 347.
363, 366, 369 ; aggiunge Prebendarii Peste nel vecchio continente, suo svi
al Capitolo d'Aquileja 282 ; teda tu luppo, sua durala 190; gravissima
multo 282, 283; funi accordi con in Friuli 276, 344.
altri 283, 292, 345, 346; pone freno Piacenza cede e si assoggetta a Fede
ad Amelrico di Rumberch 284; ti rigo I imperatore e condizioni im
aggiunge il titolo di preposilo di postole 148.
Cividale 287; regola i soldati di Pietro di Alberto d' Aldigerio Messo
confine 290, 364; e ne aumenta il Imperiale sentenzia a favore dell' Ab
numero 364; acquista beni 291; sue bazia di Sesto 183.
vertenze 293, 294, 322 ; sua scarsez Pietro da Verona (detto S. Pietro Mar
za di danaro, richiesta prestanza e tire) predica nelle piazze contro gli
restituzione 297, 305, 308, 314, 308; Eretici 316.
riceve monitorio dal papa 299; ri S. Pietro cappella vicino alla porta di
para a disordini di monaci 300, 301; borgo Urt ssana in Cividale questio
suoi fatti netl' Istria 309, 312, 315, ne per la medesima tra chi, vieni
318, 327, 331, 337; si occupa intar composta 229.
lili all' ingrandimento di Ldine 305, S. Pietro e Riagio Chiesa in Cividale
322, 330, 331,352, 3<i0 ; ottiene con il giuspatronato della stessa a chi
ferma di privilegi 311, 314; istitui viene confermalo 82.
sce anniversario e per chi 311 ; la Pietro vescovo di Concordia mandalo
scia altro soggetto al governo dello dal patriarca d' Aquileja suo amba
Stato in sua assenza 312; fallo sciatore ed a chi 211 ; tiene fallo
principe dell'Impero 314; segue la vicedomino del patriarcato Aquile-
parte dell' imperatore e conseguenze jese 211.
di ci 315, 327, 329, 335; sue sen Pietro vicedomino e procuratore iti
tenze 318, 368; ordina cavalieri 319; monastero d' Aquileja ottiene per il
suoi fatti nella Stiria 322 ; conces medesimo il godimento ielle decimi
sioni ottenute 229, 338, 352 ; fabbrica d' Isola 337.
e ristaura Chiese 331, 333; riattiva Pietro II abate di Sesto passa a reg
privilegio a favore del Capitolo Ci- gere il monastero di S. Zenone di
vidalese 336 ; convoca il parlamento Verona 380.
338, 346, 368; suo editto riguardo Pincerna, carica sotto il Patriarcato
alte spese del ristauro di Aquileja Aquilejese 302.
340 ; passa a villeggiare e in qual Pino Pietro vescovo di castello di Ve
luogo 340 ; minaccia i signori di nezia, suo incarico per la scomunia
Sacite e perch 342; sua presa di del patriarca Pertoldo 333.
possesso 344 ; amplifica l' Asliludio Piolis terra donala al monastero d'i-
di Cividale 347 ; ripara le strade ijuileja da chi e perch 356.
347 ; interviene al Concilio di Lione Piovegbi che cosa erano 247.
351 ; suoi fotti contro Ezzcllino 347, Piraiifsi ioro conflitto co' tiuslino-
348, 363, 364; stabilisce modo d' av polilani 307 ; rendono pacificati e
viso (specie di telegrafo) contro a' da chi 307.
nemici 364 ; d nuove regole a' sa Pisa tutta Guelfa batte i Genovesi 336.
cerdoti 366 ; gli viene data l' Abba Pigino; Vedi Pedenn.
ivi di Sesto 367 ; sua vendila 308 ; Placito generale in Verona tenuta dal
sua cessione 370 ; sua morte 372. l' imperatore e che vi si traili) H-
Perloldo duca di Moravia viene in Placito Sinodale 106.
Aquileja e a qual oggetto 276; ottiene Plateatico 44.
prestanza di danaro e da chi 276; Plebe e nobilt, quando vi si propago
43:{
Principato in Citt libere, chi fu il Rainoldi famiglia 3oo.
primo ad acquistarlo, per quanto Rambaldo conte di Trivigi, aggiudi
sappiasi 217. cato tra esso ed i monaci di S. pe
Propeto o Porpeto (Artuico e F . . . di) nane di Verona 21.
fanno tega in unione ad altri co' Regalie, o regie prerogative che cosa
l'adovani e col patriarca contro a erano 142; quando e dove fu definito
chi 272; Propeto [castello di). Vedi appartenere al sovrano 142; legge
Castello Signori [di). La chiesiuola feudale in Friuli sulle Regalie del
di questo castello viene ampliata e principe 228.
migliorata 359. Reliquie di Santi in Aiuileja 30; quan
Pu reardo fatto avvocalo della Chiesa do accostumatasi da' Cristiani a
d'Aquileja 78; ebbe a moglie Acica rapir Reliquie 72.
ed a figlia Matilde 80; egli era mar Rendile annuali del Patriarcato d'A
chese 140. quileja 257, 258.
Reti, queste adoperavansi nell'assedio
delle Citt 78.
Ribelli come presentavansi a chiedere
Quinto (Pieve di) concessa all'abate di pordono 5.
Sumaga 220. Ribisina famiglia, cenni 102.
Quirioi Leonardo patriarca di Grado Ricardo re d'Inghilterra, qualche cen
303. no intorno a lui 1S5; approda in
S. Quirino [Chiesa di] presso Cormons, Ai] ni Irja 185.
pace trattata in essa e tra chi 200 Ricevute, contratti od altro, qual for
201. mula inscrivasi m essi riguardo atta
S. Quirino [Chiesa o cappella di) in moneta 293.
Udine, esentata dalla giurisdizione Ricben/a moglie a Lotario HI inco
della Pieve Udinese 439; [ivi abita ronala a regina di Germania e d'I
vano le Conversa) 439. talia 121.
Riebiero abate della Beligna sue dif
ferenze coli' arcidiacono della Sau-
nia 160.
Ragngna (Corrado di) canonico di Ci- Riciardo conte di S. Bonifazio suoi
rullile 233; Siurido, i suoi eredi ma fatti di guerra 342; suo figlio preso
schi e femmine vengono dati al duca da Ezzcllino 342.
d'Austria e con qual diritto su d'essi Ridolfo duca di Svevia eletto a re di
247; Almerico di Candido ottiene il Germania 58; sue guerre e passi del
castello di S. Vito e gli sono dati papa contro di lui 62; viene dichia
a godere i censi Patriarcali oltre rato re legittimo 63; suo morte e
ragliamento 365; t" consorti (di) ac conseguenze di essa 63.
quistano il castello e villaggio di Rinaldo da Cremona, frate, predica
Toppo e di Traneb 269 270; Brisa nelle piazze contro gli Eretici 316.
284, 292; Vecelo cede gran numero di Rivis, o Ripis (Pieve di) donata al
beni feudali ed a chi 379; il castello Capitolo d'Aquileja 172; awocazia e
(di) posseduto dai duchi d' Austria giurisdizione (di) contesa per la me
278; Ha gogna famiglia (di) cenni su desima e tra chi 296.
d'essa 336. Rivolto (l' awocazia su d'alcuni abi
Raifim berso Enrico riceve da', suoi tatori di) a chi spettava 313.
vassalli la nota de' feudi 379. Ri/./.arilo pievano di Fagagna tradi
Raimondo conte di Tolosa conduttore tore come viene punito 368.
di Crociati 74. Roberto re di Francia, a questo e a
Rainardo preposto di S. Pietro in suo figlio venne offerta la corona d'I
Carnia tradisce il castello di Faga- talia 23.
gna, e come viene punito 368. Roberto Guiscardo duca di Puglia 64.
Rainerii Jacopo incestilo di che e verso Rod . . . abate di Sesto 135.
quale contribuzione 328. Rodolfo abate di Rosazzo 157.
30
434
Homann del fu Pellegrino di legge Lon manno ed Andrea (di) minacciati da
gobarda, sua donazione ad Emma chi e su che 342.
di Meli 113. Saladino toglie a' Cristiani Gerusa
Roncaglia (sui prati di) alla venuta lemme 177.
di n mirti re il' Italia tenecasi grande Salcano. Vedi Siligano.
riunione e perch 123; (Dieta di) Salerno u scuota medica molto ac
quitta defin sulle Regie prerogative creditata 136.
142. Salinguerra capo della fazione Ghi
Ronco (conti di} loro differenze coi ca bellina in Ferrara 191.
nonici di Verona sedate e da chi 130. Salvore, battaglia quivi seguita e tra
Ronchi (villaggio di) oltre V Isonzo, chi 164.
alcune sue terre donate per il man Sangue, Latronc, Garito 260.
tenimento dei" sei Prebendarii del Saponario Giovanni fatto patriarca di
Capitolo d'Aquileja 282. Grado 72; sua morte 103.-
Ronconi famiglia passa ad abitare in Sarmati o Tartari malmenano la Cor
Udine 334; cenni su d' essa 334. niola ed altri luoghi, minacciano
Ronzina, alcuni mansi di questo ter d' irrompere a danni del Friuli 342.
ritorio dati dal patriarca in usu Sassoni fi) danno principio alla ri
frutto indi in propriet ed a chi 284. volta contro Arrigo IV 56; in unio
Rusazzo (Abbazia di) discordanza de' ne ad altri principi eleggono altro
storici nostri sulla sua fondazione re di Germania 64.
61; il patriarca Vodolrico I la be Sassonia (casa di) suo fine 23.
nefica grandemente 67 ; grandiosa Saleraberg Glizoio, promessa a lui
donazione fattale e da chi 71; ed fatta di rifusione di danni 358,359.
altra ancora 72; beni in Tricesimo Sattimberg castello da chi posseduto
donatigli e da chi 127; il patriarca 231.
Tolfero gli dona una Selva 233; Svorgnano famiglia eenni 320 ; Ro
permuta alcune terre col Capitolo dolfo e Corrado investili del Castello
d'Aquileja 285; ottiene conferma dal antichissimo di Suvorgnano 392.
papa Innocenzo l V che la prende, an Sbrogliavacca, alcuni casali vicini ai
che sotto immediata protezione delta essa incendiati e da chi 319 ; (Uri
Sede Apostolica 351; suoi abati Ar- no di) danneggia il Friuli in unione
niso 126; Rodolfo 157; Valco 171; a chi 363 ; cenni intorno a questa
Manfredo 184; Leonardo 233, 318. famiglia 363 ; Ulvno spogliato dt
Rovinilo castello donalo alla Chiesa suoi feudi perch fellone 364 ; Sbro
d'Aquileja 79. gliavacca presa da Alberigo da Ro
RuggtM'io di Milano investito dei beni mano 374 ; ripresa dai Friulati
di Varnero d'Artegna e con qual con 374, 375 ; Ulvino riconosciuto felle-
dizione 389. ne 375 ; Sbrogliavacca restituita a
Rumbercu castello nella bassa Giapi- suoi consorti 375.
diii 284; (Amelrico di) viene frenato Sbruglio famiglia, cenni 102.
da Per tolda patriarca d'Aquileja 284. Scienze loro stato in Italia nei secoli
XI, XII, 41 ; e nel principio dtl
XIII, 209.
Scisma prodotto dalV eler.ione dell'an
Snelle alcuni cenni su d" esso 244 ; as tipapa Clemcnle III quanto dur
salito da' Tricigiani e da chi difeso 63; suo fine 103; e quello d'Anacleto
266; lascialo libero dai medesimi e antipapa 118, 126; suo fine 128.
perch 267 ; minacciato di danni dai Sconbenberg (Eberardo di) 203
suoi abitatori per partiti fra loro, Scrilacb villa, questa co' suoi beni
ma vennero sedati e da chi 2S2, 283; viene donata ed a chi 52.
Corrado ed Enrico (di) vengono in Sruclario Waltero investito dal pa
vestili e di che 325 ; privilegi con triarca verso singolare contribu
cessi alla sua Chiesa di S. Nicol zione 299.
dal patriarca d' Aquileja 366 ; Er Scuole nel secolo XI, 67.
435
Secolo XI, cangiamenti in esso avve su lui 54; legato della S. Sede in
nuti 5.- terviene alta dieta di Triburia 58 ;
Sede Patriarcale d' Aquileja quando innalzato all' essere di Sovrano con
trasferita in Udine 323. donazione fattagli di che e da chi
Sede cacante dopo la morte del pa 59 ; ospita il re Arrigo in Aquileja
triarca Pertotdo 373. 60 ; seguendo il di lui partito si
Sedeano, alcuni Feudatari " obbliga porta con armati in suo soccorso
no di fortificare questo luogo 370. 6o; giunge in Hatisbona e muore 61.
Sedia del patriarca d' Aquileja ai Con Sigelvdo arcivescovo di Magonza con
cita de' papi, cenno su d'essa 351. sacra Ermanno di Lucemburgo a re
Selva grandiosa in Friuli data al'o- di Germania 64.
pone patriarca 28. Sigifredo vescovo di Ceneda investe a
Sereno abate di Sesto 284. Vecelletto di Prata la Torre di Ce
Sergio IV pontefice 8; sua morte 9. neda 170.
Sergio almle di S. Nicol in Lido Sigillo grande del principato Aquile-
presso Venezia 37. jese 253.
Scrravalle, Chiesa di S. Giustina (di) Siliganu castello (o Solcano) donato a
ceduta ed a chi liuti. Giovanni patriarca d'Aquileja i.
Servi (vendita dei) usata in Friuli, Silvestro li papa sua morte e qualche
come facevasi 69, 70. cenno su lui 6.
Servili, quesV ordine quando e dove Silvestro III papa 38; viene deposto 40.
ebbe origine 317. Silvestro IV antipapa 76.
Sesto [Abbazia di) donazione fattale 8; Silvio Domenico doge di Venezia 55;
sentenza a suo favore e contro a chi fa assegno di beni alla Chiesa di
140; altra contro Ezzellino 183, Grado 57 ; viene deposto 65.
184; richiesta del suo abate ad og Sinodo Provinciale in Aquileja convo
getto che non abbia il conte di Go calo dui patriarca Giovanni IV 10;
rizia a tener Placiti nei luoghi altro tenuto dal patriarca Volfero
dell'Abbazia, meno in Bannia e Grua- 242; come pure lo tenne prima di
no 272; sentenza a favore del suo questo il patriarca Gotofredo 187;
abate pronunziala e da chi 279, 310; altro convocato dal patriarca Per-
lo stesso si accorda col patriarca toldo 264.
sull' Avvocazia di Azzanello 283 ; Sinodo di Pavia 39, 40; Sinodo sc
mala condotta de' suoi Monaci in emalo di Sutri 49.
frenata e da chi 300 ; con/erma ac S. Siro castello ncll' Istria donato alla
cordatale dal papa 321 ; 322 ; que Chiesa Aquilejese 79.
rela di alcuni Monaci contro Er Sylic monastero nella Corniola fon
manno suo abate 335 ; sentenza dei dalo da chi 125; a questo viene
pari della sua Curia e su che 338 ; confermata %la donazione fattagli
quest'Abbazia viene tolta al suo abate dal duca di Corintia 369
e data al patriarca d' Aquileja sino Sofia ubbadessa del monastero di S.
a nuovo ordine 367 ; il suo abate Maria in Valle della Citt d'Austria
Pietro II passa a reggere il mona 212, 229, 290; cedette l' Avvocazia del
stero di S. Zeno di Verona 380 ; villaggio di Prepot ed a chi 319.
suoi abati Eraldo 8 ; Benedetto SolTunibergo Matteo suo lascito perla
26; Rod .... 135; Giovanni 140; fabbrica della Chiesa di Cividale
Martino 163 ; Goti)'redo 164 ; Cor 27 ; Castello (e famiglia di) cenni
rado 229; Stefano 272; Sereno 284 ? 295, 337; suoi possessi in Cividale
Leonardo 284; Ar manno (o Erman 334; Mattia e Variendo 334; gli abi
no) 290, 354, 359 ; Stefano II 307; tatori di questo castello terminano
Pietro II 380. sontuosa fabbrica e in qual luogo
Sifredo arcivescovo di Magonza inco 337.
rona a re di Germania Federico II Sminili- castello cenni 391 ; Pertoldo
236. de' nobili (di) 391.
Sigeardo patriarca d'Aquileja, cenni Sorpenber Matteo e Variendo fanno
3(>
cessione di casa in Cividale verso legalo Pontificio, restituzione i
un annuo contribuzione 171; Ir- beni da lui procurala ed a chi 372.
mingarda di Sorpenberch fa rasse Stefano IX pontefice 48; sua morie 48;
gna di feudi al patriarca 192. si crede procurasse di porre la co
Sovranit de' patriarchi e Chiesa A- rona d'Italia sul capo di chi 48.
quilejese quando, e da chi data Stefano abate di Sesto sua richiesta
26, 59. riguardo a Placiti d" Avvocazia ne'
Speilalieri (ordine dei) cenni 94. luoghi dell' Abbazia che faceansi dal
Spilimbergo e Zuccaia, Giovanni e conte Goriziano 272..
Volframo Idi) fatti consiglieri del Stefano II abate di Sesto 307.
patriarca 230; Spilimbergo signori Stemma del Patriarcato e Citt ~ A
(di) cenni intorno ad essi 341 ; Val- quileja 253.
terpertoldo suo dono del Morghen- Slemmi. Vedi Insegne ecc.
gab alla propria moglie 342; Vecilio Steri m bergo (Forttco conte di) feuda
capitano di Castelfranco perde quel tario Aquilejese imprigionato e da
castello e viene fatto prigione 348. chi 324 ; fa pace col conte di Orda-
Spinella divertimento o spettacolo {del burgo a mezzo del patriarca 325;
la) sul Trevigiano e sue conseguenze sua donazione al patriarcato e ras
234 ; il patriarca d'Aquileja incari segna al patriarca e di che 344.
cato ad accomodare gl'insorti par Strade delle merci germaniche in Friu
titi riguardo al medesimo 243. li fatte riparare 347.
Spirilo Santo ordine dello) da chi isti Slrasoldo Recindo Crociato in Terra-
tuito 230. santa suoi fatti e sua morte col
S. Spirito C'Alesa ed ospitale di) in Ge 179; ilrtutco qualche cenno tnioriw
mono cenni su desso 230. a lui 258 ; ordine che ricevono i
Spoglie einfe in guerra, costume di Slrasoldo su che e da chi 265; Enri
consacrare a Dio una parte di esse co viene nominato dall' imperatori
298. libero e franco del Friuli 276; Gi
Srengi villa nell' Istria donata alla nevra (di^ suo matrimonio, e gran
Chiesa Aquilejese 50. conseguenze eh' esso cagiona in Friu
Stato Aquilejese (lo) sotto a' patriar li 249, 258, 259.
chi quando tocc il maggior apice Studii sacri in Italia nel secolo il
67, 70. 71. 75. .
Stalliti del Capitolo d'Aquiltja cenni Suarzmanno della Curia vecchia
380; quando eoficro vita o riforma Cormons e sua moglie fanno vendita
391, 392; quelli delle Citt quan di terreno in Iamnic 388.
do furono ridotti in carpo e for Siidri {Enrico di) ottiene il dominio
manti compilazioni di Statuti 171. di met del villaggio di Cossegliano
S. Stefano (Capitolo di) in Cividale, e da chi 274 ; cenni intorno al ca
donazione fattagli 11 ; (Chiesa di) stello e famiglia (di) 274; Corrala
in Cividale sua situazione e cenno iene fatto cavaliere 319.
sulla Prepositura e canonici di essa Sucincbero q. Miles della Citt d'Au
112; questa l'repositura viene sop stria avendo a passare in Tenutati-
pressa 384 a 387; donazione al Pre- ta fa testamento 229; ft'ene fallo
posito e canonici della medesima 182. consigliere del patriarca 230.
S. Stefano (Basilica di) in Aquileja Suffragatici (i) della Chiesa d' Aqutkp
riedificala e dotata 52 ; alla sua nei XI secolo quali erano 30. Fedi
prepositura vi si fu conferma della anche a pag. 255.
donazione avuta 2-25; al suo Prevo Suidgero eescoro di Bamberga vieni
sto fu venduta l' Avvocazia di che creato pontefice 40.
villaggi 335; apparteneva essa al Su maga, (all' abate di) viene concessa
l' Ordine di S. Agostino 338; G.... la Pieve di Quinto 226 ; Richiero fu
suo Preposilo riceve dal p<ipa appro Abate di Sumaga 22(i.
vazione di sentenza e contro a chi Superstizioni' in Friuli nelle ftriont
371; Giovanni Preponilo suddetto de rustiche '264.
437
Susa Citt incendiata dall' imperatore Togliano (Bunino e comune di) ven
e perch 162. gono investiti e di che 300.
Svevia (Casa di) comincia il suo lun Tolminesi (costumi dei) 332.
go regnare 128; quando precipit Tolmino te sue decime del Lino date
371. al Capitolo di Cividale 317; cenni
intorno al castello (di) 331; contese
de' nobili che aveanlo in custodia e
con chi 331 ; sedate dal patriarca
Tancredi re di Sicilia in guerra con 331.
tro chi 181; tua morte 188. Tommaso preposito della Chiesa di
Tartari. Vedi Sarmali. Cividale ottiene terreno per la me
Tebaldo rescovo di Verona inviato da desima 150.
quella Citt all' imperatore e perch Toppo Pandolfo ed Alberto (di) vendi
140. ta da essi fatta ai loro Contorti di
Tempii o Chiese magnifiche si fabbri Hagogna 26 ; Pandolfo si sposa ed
cano in Italia nel A'i secolo 75. a chi 271; cenni intorno al castello
Tempio d' Aquileja e sua Torre eretta e famiglia Idi) 269, 270.
quando e da chi 27 ; sua consacra Torre (delia; Guatando podest di Tri-
zione 30. vigi; 300; Pagano protegge la riti
Teologia (Scolastica la) dece assai agli rata de' Milanesi contro l' Impera
scritti di chi 88. tore 326; eletto dagli stessi a loro
Terenziano (villa di) sua avvocazia protettore contro a' Nobili 333.
venduta 335. Torri nelle Citt d' Italia, quando
Termino tuo. Vedi generali termino principiarono ad essere erette dai
suo. privati 31; che indizio era (' eri
Terrasanta, pellegrinaggi de' Cristiani gerle e possederle 31; le pi belle
alla medesima, quando numerosi e d'Italia quando furono innalzate 75.
frequenti 44; i Friulani portandosi Tulliani, Pagano della Torre. Vedi
in essa usavano far testamento 229; Torre della. Questa Casa de' Tor
l" impresa sulla medesima viene in ri uni ottenne per qualche tempo il
ceppata 286. , supremo dominio di Milano 326;
Terralico che cosa era 4*. suo primo passo per arrivare al me
Terremoto grave in Italia e Germa desimo 333.
nia e terrore che infonde 99; altro Toscane Famiglie, molle di esse ven
orribile in Italia e pi che altrove gono in Friuli 212.
in Friuli 281. Traneb villaggio acquistato e da chi
Territorio fra Piave e Licenza confer 269, 270.
mato al patriarca d' Aquileja 32. Tregua di Dio, cenni sulla medesi
Tesoro della Chiesa di Grado traspor ma 31.
tato in Aquileja e da chi 22. Treven castello donato alla Chiesa di
Tiepolo Giacomo patriarca di Grado Aquileja 148; conferma di questa do
293 ; sua morte 303. nazione 304.
Tiepolo Jacopo doge di Venezia 300 ; Tribuaria {Dieta tenuta in) 58.
rinunzia al Dogato 366 ; sua morte Tricano (Ropretto di) sua convenzione
366. pel possesso di Venzone e pertinenze
Tiepolo /'tetro podest di Milano vie e con chi 231; Pertoldo contende col
ne fatto morire e da chi 330. Capitolo d' Aquileja e perch 296; fa
Tiepolo Andrea sfascia le mura di Po- libera la Cortina vicino alla Chiesa
la e multa quella Citt 344; di nuo di S. Mauro d'Arcano e v' istituisce
vo contro la stessa e la rovina ed un mercato col 328; (W . . . e fra
abbrucia 344. telli di); fra questi e Glizojo e fra
Tirolo (ti) possa ai conti di Gorizia 388. telli di Mels, viene proferita sen
Tiven castello donato alla Chiesa di tenza sui loro diritti in Venzone
Aquileja 148; conferma di questa 359; cenni su questa famiglia. [Vedi
donazione 304. Arcano famiglia di).
438
Trieesimo {castello di) cenni 382; viene si accampano presso Sacile, ma bat
tradito e da chi 381 382; In si ri tuti sono costretti alla fuga 251;
prende dai Patriarcali 38-2; (Vili ino vengono scomunicati dal papa 255;
e Vicardo di) loro rassegna di feudi depredano i territorii di Belluno e
e a chi vennero investili 392. Feltre 263; Breve del papa contro
Trieesimo (Witemaro pievano di). Vedi di loro 264; fanno lega co' Veneziani
Witemaro. ed assalgono Sacile 265; tetano l'ai-
Trieste (Vescovato di/ donato alla Chie sedio di quella terra e perch 267;
sa d'Aquileja 64; fu deciso a favore loro pace co' Friulani 268; che min
di quel Capitolo sulla vertenza col mantengono 272; impulsati dal pa
patriarca d'Aquileja riguardo alla triarca e su che 272; patii nuora-
nomina del vescovo 185. mente tra essi e i Friulani per pace
Trieste quando diggi pagaia tributo tra loro 273; rompono i medesimi
alla Repubblica Veneta 205; il suo e di nuovo danneggiano il Friuli
Comune indotto a rimettere ad ar 279; vengono minacciati dal duca
bitri la conlesa per confini con Ugo d'Austria e perch 280; possesso di
di Duino 284; vendila falla dal tuo giurisdizioni a loro dato dal doge
vescovo 333; alla sua cattedrale ven di Venezia 286; occupano Belluno t
gono restituiti dei beni e da chi 372; Feltre 298; attaccati e da chi, re
(il vescovo e Capitolo di) fanno ven stituiscono le dette Citt 28; turo
dite per debiti contratti nelle guerre pare co' Friulant e Padovani 319; si
del Friuli 383; t suoi Consoli com assoggettano all' imperatore 3H; il
prono la giurisdizione temporale del patriarca d'Aquileja gli muove guer
Vescovato e liberano Trieste dal do ra 326; la loro Citt presa e da chi
minio de' suoi vescovi, e migliorano 32o; questa viene donata a' Pan
la forma del suo governo 321, 383, tani 330; continua la guerra nella
38*. Viene eletto a vescovo (di) Var- sua Marca 342; Ezzellino toglie loro
nero di Cucagna, t succede a Vor- varii castelli 342, 352.
lico in quella Sede 392.
Trevigiani, loro territorio rovinato e
da chi 131; loro movimento di guer
ra 150; prendono misure contro la Uccelli famiglia viene ad abitarti
lega de' Coneglianesi 150; si colle- Udine 79.
gano co' Vicentini 153; battono i Udinato luogo in Friuli 312.
Coneglianesi indi fanno pace con Udine (castello di) in esso si concoea
loro 153, 154; hanno differenze col il Parlamento e da chi 215.
vescovo di Belluno e suoi aderenti Udine va aumentando *224' ottici il
18C; invadono lo Stato Aquitejese patriarca ricevette la sommissione
186, 18"; addivengono co' nemici a de' nobili del Friuli che collegarun-
sentenza compromissario, ma non ti co' Trivigiani 268; gi cresciuto
l' approvano e ritornano alle tur d' abitanti, viene provveduto di mo
bolenze 273; Polla del papa che gli vo governo 305, 322; quando fu tra
ordina dimettere le ostilit, ma che sferita in esso la sede Patriarcale
cosa g' infren maggiormente 192, 323; tuo tempio di S. Odorico 324;
193; battono il patriarca e le sue suoi antichi abitatori vengono di
truppe al Tagliamenlo 198; loro pace stinti con doni ed onori, 331; H is
coi Caminesi a mezzo del patriarca triani Perloldo si dedica interamen
22; fnnno pace con Capodislria 243; te alla sua grandezza 360 ; tieni
vengono mossi a' danni del Friuli istituito in esso il celebre mercato
e da chi 244; sono costretti a riti del sabato 360; destinalo a residen
rarsi 2.M; molestano i confini Friu za dei patriarchi di Aquileja 36;
lani 250; tentano irrompere a danni il suo Capitolo di S. Odorico rifor
del Friuli, ma sono respinti 251; malo e ila chi 391.
assalgono nuovamente i confini pre Udine (Federico di) gran beni feudali
delti, danneggiano alcuni villaggi, e cedutigli e da chi 379.
439
Ugo vescovo d' Ostia Legato pontificio Vece) Ione di Villanova del Judri 277.
mandato in Friuli e a qual oggetto Vecellone abate di Moggio cerca sal
268. vare la sua Abbazia, dalle truppe
Ulrico d Attens fu marchese di To Bacare e Corintie 374.
scana. Vedi Vodalrico o Ulrico di Veleno (uso del) in Italia nel secolo
Attens. XI 42.
Umago ed altri luoghi nell'Istria, con Venezia soffre incendii 84; pace in
cessi ad Adalgerio vescovo di Trieste essa trattata tra il papa e l' impe
36. ratore 165.
Ungrispaco Otlilio sua fabbrica a fog Veneziani danno ajuto a' Greci con-
gia di castello in Flojana 378. tro a chi 64; loro potenza accre
Uomini distinti in Friuli nelle scien sciuta 64; appoggiano con poderosa
ze e lettere nel secolo XIII, liirbisio flotta il Greco imperatore contro
de Portis 372; Pertotdo d'Arcano 377. qual principe 87; accrescono nella
Urbano II pontefice 68; (tene Conci mercatura per la presa di Tiro 112:
lio in Roma 68; assolve dalla scomu concessioni accordale loro in Oriente
nica Corrado figlio di Arrigo IV 70; 120; Zoro inimicizia coi Pisani 131 ;
propone la conquista di Gerusalem la flotta dei medesimi ricuperata
me 73; i Popoli d'Italia concorrono Corf torna trionfante in Fenezia
pi che mai in suo favore 74; tiene 134; fanno battaglia a Salvore co-
Concilio in Bari 74; muore 75. gl' Imperiali 104; loro lega col pa
Urbano III pontefice ili ; suo itreve triarca et Aquileja, e battono i Tri-
al patriarca d' Aquileja a favore vigiani e i Conti di Gorizia 2oo;
dell abate Belinese su che e contro trasportano co' loro navigli i Cro
a chi 173 ; sua morie 177. ciali Francesi alla volta di Terra-
Urtuvico abate della Beligna, donazio santa 20*; vengono minacciati col--
ne a lui fatta ed al suo Monastero f armi dal patriarca Aquilejese 209;
184. danneggiano Marano e i confini del
Uruspergo castello cenni 379 ; si ter l' Istria 245; fanno pace co' Geno
mina la lite per le Masnate di que vesi 253; occupami a condurre in
sto castello e tra chi 379. Soria le genti della Crociata 265;
Usura in Italia 293. si pacificano col patriarca d' Aqui
leja a patti favorevoli 277; fanno
conchiuder pace tra Friulani e Pa
dovani dall'una e Trivigiani dal
Valro ahair di Rosazzo 171. l' altra 319; stringono lega col papa
Valdare Abadessa del monastero di e perch 330; cosi pure colle princi
Aquileja -290. pali Citt d'Italia per liberar que
Valli-atto o Bulfardo conte, con Emma sta dall'oppressione di Ezzellino 371;
sua moglie loro donazione alla Chie le loro galere incendiano Marano
sa a" Aquileja 148. 389.
Valsa [famiglia di) cenni i. Venzoue lascialo a Glizoio di Mels
Wallero ticudario. Vedi Scudario da Duringo di lui padre 309; gli
Waltero. arbitri pronunziano semenza sui
Valdo di Gillaco deposto dalla Pode- diritti signorili dei sig. di Tricano
staria di Pirano 389. e de sig. di Mels in Venzone 359.
Variento Milite 27. Wermaro abate della Beligna sue dif
Varmo (Ar . . di) sua donazione per ferenze colla casa di Duino 178.
l' erezione a" un ospitale e in qual Vernardo arcidiacono di Villacco 229.
luogo 194; mandato con bande Friu Wernardo vescovo di Trieste fa dona
lane in soccorso dell'imperatore 227; zione della decima d' Isola ed a chi
investilo de' feudi di chi 364; En 151.
rico (di) investilo del castello di S. Wernardo eletto della Chiesa di Pc-
Daniele 366; Asquino investito delle dena ebbe in dono la Pieve di Linth
case nel castello di Fagugna 392. 378.
440
Verona torna in grazia dell' impera triarca d' Aquileja e il vescovo dt
tore Federigo I 140; le Citt della Bamberga 346.
sua Marca fanno lega contro lo slesso Villaggi tu Friuli, cenno intorno al
149; Federigo muove contro di essa, la loro origine 213.
ma indietreggia e perch Ha; vi suc VillHlta {castello e signori di) cenni
cede nella medesima grave mutazione 216; Enrico fatto cavaliere 210: sua
a motivo de' parliti Guelfi e Ghi potenza suo carattere 216; cerca ab
bellini, ed Ezzellino da Romano di bruciare il castello di Fontanabona
viene suo podest 294. 216; ed atiro 284; cede al conte di
Veronesi [il battono e sconfiggono i Pa Gorizia l' Awocazia della villa di
dovani coli' appoggio di chi lai; a Prepot 319; Adatgerio fatto vescovo
questi, anteriormente, fu inflitta da di Fettre e di Belluno 378; Artuisio
Federigo II grave imposizione, ma passa a Feltre e fonda col il ramo
venne obbligato a rtfonderla e da di sua famiglia 378.
chi 46. Villanova (del Judri), Vecellone [di]
Verzio antico nobile fu dal patriarca 277.
creato suo presidente nell'Istria 389. Vindisgralz (castello di) donalo al Pa-
Vescovato di Trieste a chi donato 64; triarcato Aquilejese con grandioso
e quello di Capodistria quando '- territorio 372.
stttuito e da chi 176. Vintelmuola tnoglie a Vecellone di
Vescovi (t) vanno scemando di giuri Villanova ottiene sentenza a suo fa
sdizione 6; ricchezza e potenza di vore e contro a chi 277.
que' d' Italia e loro condotta 1-2; Wirtzburg (dieta di) che vi si tratt in
modo di loro elezione 39. essa 130.
Vescovo di Fola, privilegio di eleg Vitale vescovo di Torcello 29.
gerlo accordato al patriarca d'Aqui- Vilaje IV patriarca di Grado 9.
teja 71; il vescovo (di) viene spedito Vitale Michele doge di Venezia 74 ;
in Germania da chi e perch 285; fua morte 79.
le sue questioni col patriarca ven Vitale II Michele doge di Venezia 141 ;
gono rimesse alla decisione di chi u morte 159.
323. Witelspach (Ottone di) uno degli as
Viaggiare dal Friuli nell' Istria era sassini di Filippo di Svevia 217.
pericoloso nel principio del secolo Witemaro pievano di" Tricesimo perde
Xlll 226. il processo coli' abate di Rosazzo e
"Wiberto di Vivario podest di Verona su che 318.
351. S. Vito del Tagliamento, vicino ad
Vicariato Imperiale in Italia che cosa esso vi si accampa Ezzellino da Ro
era 27. mano e sua scaramuccia co' Pa
Vicedomino del Patriarcato d'Aqui- triarcali 364; il castello (di) con
leja nel temporale, cenni 211. cesso ad Almerico di Ragogna ed
Vici ria che cosa era 115. altro 365.
Virando preposito di S. Odorico, sua Wiltimaro abate della Beligna ottiene
donazione al Capitolo di Cividate e dal papa ampia conferma dei diritti
perch 243; testimonio ad atto pub e privilegi della sua Abbazia, e in
blico del patriarca 274; mandato in particolare della Chiesa di Gratz,
Puglia da chi e a quale oggetto 289; e che sia presa sotto la dipendenza
fa il suo testamento 28i>; muore 289; e protezione della S. Sede l'Abbazia
solenni esequie fattegli in Friuli medesima 174.
290. Vittore II pontefice 46; passa in Ger
Vii lacco (Chiesa di S. Ruberto di) in mania desiderato dall'imperatore 47;
essa viene trattalo accomodamento solenizza in Goslaria la Nativit
tra chi e su che, e risultato di esso della Vergine 47; assiste alla morte
294; la Chiesa di S. Martino [di) ed esequie dell'imperatore Arrigo II
riguardo a questa, hanno fine le dif 47; sua morte e cenni su lui 48.
ferenzi pel suo patronato tra il pa Vittore III pontefice 67; muore 68.
441
Vittore IV antipapa, depone la por 153; sue conferme rilasciate 149. 151,
pora e la mitra e perch 128. 103; sua concessione d' investita di
Vittore VI pseudo pontefice. Vedi Ot beni feudali 151, 152; consacra l'ar
taviano antipapa. civescovo di Solzburgo 156; cessione
Vittoria Citt fondata da Federigo 11 da lui fatta 156; compone differenze
359; viene distrutta 360. e tra chi 159; e cosi pure i tumulti
Vittorie nelle guerre, era costume con dei Popoli dell'Istria 169; sentenza
sacrare a Dio parte dette spoglie da lui pronunziata 160; mediatore
vinte a' nemici 298. di pace tra il Sacerdozio e l'Impero
Viviano pievano di Gemono procura 165; conferme e privilegi ottenuti
tore del patriarca, fa ricorso al po per ci dal pontefice e dall' impera
dest di Verona e perch 351. tore 165; lo si dice lasciato da que
Vodalrico I patriarca d'Aquiltja cenni sto suo vicario generale in Italia
intorno a lui 06, 7, 7o; chiede la 106; interviene al Concilio Latera-
restituzione della Marca della Car- nese ove pure fu maneggiala la pace
niolaevela ottiene formalmenteTO; tra i due patriarchi d'Aquiieja e di
ottiene pure il privilegio di eleggere Grado 167; determina la celebrazione
il vescovo di Pota 71; sue grandiose della festa della Maddalena nella
donazioni all'Abbazia di Rosazzo Chiesa d'Aquiieja con nove lezioni
67, 71, 72; duca, principe, signore 168; cessione grandiosa fattale dal
del Friuli appoggia il duca di Ba patriarca di Grado 168; suo accordo
viera Guelfo IV 74; accompagna a co' Veneziani 169; costituzioni da
Roma Arrigo V per l'incoronazione lui date a' canonici d'Aquiieja 169/
con distinto seguilo 91; gli viene sua morte 170.
affidata la custodia del pontefice fatto Voldarico abate di Moggio 159.
prigione e da chi 92; rifabbrica il Voldorico marchese con sua moglie
Monastero e Chiesa di S. Giovanni donano l' Istria, meno quattro ca
del Carso 96; fa donazione al me stelli, alla Chiesa d'Aquiieja 78; cosi
desimo 101; wa mort* 104. 7 castello di S Siro, e quello di
Vodalrico o Odalrico abate di Moggio, Portole 79.
conferma da lui ottenuta dei beni Voldorico arcidiacono e preposito d'A
e giurisdizioni del suo Monastero e quiieja 106; sua donazione all' Ab
da chi 127. bazia di Hosazzo 127.
Vodalrico o Volrico 150; o Ulrico di Wolfango, parente a Voifero patriarca,
Atlens fu marchese di Toscana, sua venne spedilo con un corpo di truppe
rinunzia di molti feudi al patriarca in appoggio del re Ottone IV e ri
onde investa sua figlia Lu>carda e il sultato di questa spedizione 215.
di lei marito Enrico di Marnano e Voi fero patriarca d'Aquiieja cenni in
il di loro figlio 151; fa grande do torno a lui 206, 2u~; suoi fatti coi
nazione al patriarca e Chiesa d'A Veneziani 209, 211, 215, 245; viene
quiieja 156; cenni intorno a lui 156, fatto Legato Apostolico in tutta Ita
157. lia 211; riceve investitura da chi e
Vodescalco canonico di Cividale sua di che 214; suoi viaggi 215, 217,
donazione alla Chiesa di quella Citt *223*, 230, 236, 242; accoglie ma
185. gnificamente nel loro ritorno, i car
Vodia, o Guadia che cosa era 183. dinali spediti in Germania 215; in
Voldarico II patriarca d'Aquiieja 147; contra ed accoglie egualmente il con
cenni su lui 148, 156, 159; .mi fatto te di Tiralo 246; sue convocazioni
contro Grado 148; sue donazioni 148, del Parlamento Friulano 215, 217,
150, 162; trovasi in Lodi alta tra 233; appoggia il r Ottone 215; la
slazione del corpo di S. Bassiano scia al governo del Patriarcato il
149; favorisce la lega de' Coneglia- vescovo di Parenzo 216; n nitro in
nesi e contro a chi 150; consiglia i contro lascia Vicedomino'2-2'i'; man
Cenedesi a rivolgersi all'imperatore dato dal papa suo Legato in Ger
sulle loro differenze co' Trivigiani mania e a guai oggetto 217; ricere
31

f
442
lttere dal ponte/ice 218; gli viene re- 1 Vuerient conte del Friuli 5; regge la
stintilo il marcheiato dell' Istria 220, Citt di Forogiulio 5.
321; suoi fatti in quella Provincia
223, 245; affetto portatogli dal re Ot
tone IV 222; ciene nominato suo vi
cario Imperiale e spedito in Italia Zara ricuperata dai Veneziani 98;
222, *222*; il papa si congratula se Arcivescovato fatto soggetto al
co lui e gli si raccomanda 222; sue triarcato di Grado 141; ricuperata
concessioni accordate 225, 233, 235; nuovamente dai medesimi 158.
conferme da lui ottenute 223. 224, Zecca a" Aquileja, sue prime monetm
230; accompagna il re Ottone IV per coniate sotto ai patriarchi 20
la sua incoronazione a re d' Italia Zeno Renieri doge di Venezia 378;
e a imperatore e ne presente alle sua pace col patriarca Montelongo
stesse *223*; donazioni da lui fatte 390.
225, 233, 235; conferme rilasciate Zenone (S.) (monaci di) in Verona
225, 227, 243, 247; concede investi giudicato tra essi e Rambaldo conte
tura 227; pacificazioni da esso pro di Treviso, tenuto da chi e in quii
curate 229, 243, 244; fa i aggrega luogo 21.
zione della Chiesa di S. Giovanni Ziani Sebastiano doge di Venezia 151;
del Carso all' Abbazia della Heligna sua morte 167.
229; compone lite e tra chi 229; crea Ziani o Ziano Pietro doge di Venezia
i suoi consiglieri 230 ; fa atter 212; sua morte 300.
rare le case dei Consorti di Faga- Zirbino di Corno, sua compra di beni
gna 231; suo aggiudicato 232; chia in Jamnich 388.
mato a Roma dal papa 233; ri si Zopoleno e Corrado abitatori di Sa
porta al Concilio Lateranese 236; nie, loro differenze contro Scoto se
sue minaccie contro i Porcia 233 ; date dal patriarca 282, 283.
pone ad uso del Comune di Cividale Zoppo! ami (decime di) rassegnate da
molli luoghi di montagna 236; si chi ed a chi 175; vengono date al Ca
dedica intensamente alle cose dell' a- pitolo di Cividale 176.
nima 241 ; ritorna a Roma 242; (ie Zoppnlano sotto feudatario de' duchi
ne Sinodo Provinciale 242; dona d' Austria in Friuli fa la confes
zione a (u fatta 246; sua conferma sione de' feudi di quella ragione
247; sua ultima malattia 248; muore 295.
248. Zuccola o Zuccula (castello di) cenni
Wolfredo o Wolfrado Vicedomino pa 214.
triarcale prende danaro a prestanza Zuccola e Spilimbergo Giovanni e Voi-
da chi e per chi 306; restituisce la framo (di) vengono fatti consiglieri
somma avuta 308. del patriarca 230; Uernardo, suo la
Volrico vescovo di Concordia 205; sua scito di case al Capitolo di Cridalt
concessione della Pieve di Quinto ed e perch 333; sua restituzioni: di ter
a chi 226; fa convenzione per debiti re ed a chi 372; sua rinunzia d
col suo Capitolo *233*. manti in Gritlon 378.
Volrico de Portis vescovo di Trieste Zuliano e sua moglie rassegnano i
315. Sofia Abbadessa del monastero di S
Vualperto avvocato della Chiesa di A- Maria in Valle di Cividale un man
qutleja 27. so avuto da quello in feudo 317.
ELENCO
DE' NOMI DEI SIGNORI ASSOCIATI

Bcrtossi sig. Giuseppe Cormons


Bianchi ab. prof. Giuseppe Udinr
Agricola co. Giulia Udine Biancuzzi sig. Alessandro
Agricola co. Federico Biblioteca Civica di Trieste
Alber nob. Augusto cav. di Biblioteca del Semin. Are. di Gorizia
Glanstaetten i. r. segretario Biglia sig. Pietro Sacile
di S. A. I. l'Arciduca Ferdi Billia aw. dott. Paolo Udine
nando Massimiliano Venezia Birri dott Valentino ingegnere
Altan co. Cesare cav. connnend. Bona ab. Andrea curalo Ruttars
i. r. ciambellano e delegato Udine Bonanni ab. Giuseppe parro
Andreazza sig. Giacomo co S. Margherita
Andriani Weerburg bar. Giu Bortololli ab. Pietro parr. Maja no
seppina S. Giorgio di Notano Bosizio cav. Giovanni i. r. con
Angelini dott. Giacomo i. r. sigliere Luogotenenziale Trieste
commissario in pensione Rovigno Bradaschia sig-Silv. S. Gior. di Nogaro
Antonini co. Francesco Udine Braidolti sig. Luigi Udine
Antonini dott. Giuseppe Manzano Bramuzzo sig. Gius. S.Giorg. di Nogaro
Appolonia sig. Lucia vedova Brandi nob. Girolamo Udine
Cipriani Cormons Brazz (di) co. Ascanio
Armellini dott. Girolamo Padova Broili sig. Nicol
Arrigoni nob. dott. Francesco Udine Bujtti noi). Francesco
Astori aw. dott. Carlo Businelli Sig. Ant. S. Gior. di Nogaro
Atlems Sembler co. Antonio Gorizia

B
Cabassi dott. Giuseppe ingegn. Corno
Bai seri sig. Nicol Cividale Caimo Dragoni co. Giacomo Udine
Baltico sig. Giuseppe Udine Caiselli co. Francesco e
Barbati dott. Luigi Ruvigno Calice sig. Apollonio impiegalo
Barnaba dott. Girolamo Udine Municipale
Barozzi nob. Nicol Venezia Canciani di Varmo co. Dorotea
Bassi sig. Vincenzo Udine Canciani doti. Vincenzo
Buttazzo sig. Francesco Codroipo Caudotli ab. Giacomo direttore
Bearzi signori Fratelli Palma dell'Istituto dei Ciechi Padova
Belgrado (de) co. Antonio Udine Cambili ab. Luigi professore Udine
Berelta co. cav. Bernardino Manzano Camiti co. Francesco
Bertolissi dott. Giuseppe Udine Carguel ab. Giuseppe cura
Bertoni sig. Giuseppe to S. Vito di Gracili
444
Caruelutti ab. Giuseppe Chusellis Cullot ab. Carlo parroco
Carussi sig. Enrico Udine di S. Lorenzo di Nebola
Casasola mons. Andrea ve Cumano doti. Costantino Corhons
scovo PoRTOGRUARO
Casati nob. Camillo Milano D
Cassi sig. Luigi Latisana
Cattaneo co. Girolamo Pordenone I) Adda nob. Antonio Udine
Cattinelli cav. Carlo Col. Brit. Gorizia Damiani sig. Gio. Batt. Pordenone
Cernazai dott. Pietro Udine Dauielis ab. Agostino Udine
Chiminelli dott. Luigi medico e De Campo ab. Giorgio parroco Madrisio
chirurgo Bassano De Chi-co sig. Antonio Chiasbllis
Cicogna Bomano nob. Angelo Udine Degrazia bar. Goffredo i. r. Ca
Ciconj dott. Giandomenico pitano degli Usseri Vienna
Citlaro ab. Giuseppe coop. Artegna Del Conte ab. Giangaspero Brazzano
Claricini nob. Aless. i. r. cons. Gorizia Del Mestre co. Giovali Vito Corhons
Claricini nob. Guglielmo Cividale Del Mestre bar. Giovanni
Codelli bar. Agostino preposito Del Negro ab. Gio. Batt. Udine
della Cattedrale Gorizia Del Torre nob. Gius. Ferd. Romans
Codelli bar. Sesto i. r. segre Della Bianca Giuseppe Gorizia
tario Luogotenenziale Trieste Della Bona sig. Gius. Doraen.
Colaulti sig. Giuseppe Faugnacco De Nardo sig. Gius. Per. Agr. Palma
Colloredo (di) Mels co. Giro De Nipoti dott. Antonio avv. Trieste
lamo figlio Udine Deperis dott Giuseppe avv. Gorizia
Colloredo co. Vicardo Dessenibus dott. Luigi Cormons
Colloredo co. Girolamo Diak sig. Antonio prof, ginnas. Gorizia
Colloredo (di) Mels co. Pietro Padova Dolce sig. Francesco Udine
Collotta sig. Giacomo Torre di Zumo Doliac dott. Carlo podest Gorizia
Collovati ab. Stefano parroco Latisana Domini sig. Agostino
Combi (de) avv.dotl. Frane. Capodistria Domini ab. Pietro Latisana
Comelli sig. Francesco Udine Don sig. Sebastiano Palma
Coucina sig. G. B. S. Andrat del Judri Donati sig. Trino Latisana
Conlarini nob. Fantino Cividale Donda sig. Ferdinando Cormons
Conti sig. Luigi Udine Dreez cav. Francesco Trieste
Corazza sig. G. B. imp. Municip.
Corazzoni sig. Guglielmo segre
tario Municipale
Coronini S. E. co. Giovanni Te Ellero ab. Paolo Dignano
nente Maresciallo e I. B. Bano
della Croazia ecc. ecc. Gorizia V
Cossa ab. Giacomo cappel Fabiani sig. Gius. i. r. pretore Cormons
lano Yillanova del Judri Fabretti sig. Pietro Udine
Costantini ab. Domenico Tapogliano Fabris sig. Pietro
Costantini sig. Costantino Pertkole Fabris sig. Giacomo
Cozzi sig. Pietro Trieste Fabris ab. Baimondo Palma
Cressatti sig. Antonio Udine Fabruzzi sig. Luigi Udine
Cucavaz dott. Antonio Cividale Fa mia dott. Secondo Cividale
Cucavaz dott. Giovanni Batti Fantini sig. Sebastiano
sta S. Pietro del Natisone Fantini sig. Giuseppe Udine
445
Favelli doti. Carlo Gorizia Kodermatz sig. Leopoldo i. r.
Fedele sig. Pietro Cou.no Comm. Circolare Psino
Ferazzi sig. Giovanni Palma
Florio co. Daniele Udine
Foliui sig. Vincenzo
Foramiti sig. Andrea Guidale Lavaglielo signora Antonietta Udine
Formentini sig. Barone Gorizia Lazzarini dott. Giuseppe
Franceschinis sig. Giacinto Rag. Leonarduzzi sig. Giuseppe Faedis
Municipale Udine Locatelli dott. Gio. Batt. ing. Udine
Frangipane co. Doimo Lloyd Austriaco i.r. Ili Sezione Trieste
Francolini mons. Giuseppe par Lucardi sig. Orlando Udine
roco della B. V. delle Grazie Lupieri ab. Alessandro seg. Are.
Lupieri dott. Gio. Batt. Luint
Luzzatlo sig. Mario Udine

Gallici co. Tommaso Udine


Gasparulli ab. Fr. Vicinale del Judri
Genlilli doli. Mois Gorizia Mangilli march. Gabriela Udine
Girardini sig. Felice Udine Mangilli march. Massimo
Gervasoni sig. Domenico ingegn. Maniago co. Nicol Maniaco
Gilardi sig. Giovanni Trieste Maniago co. Giovanni Udine
Giacomelli sig. Carlo Udine Manin co. Orazio
Giovannini sig. Giovanni i. r. Manin nob. dott. Giulio avv.
cassiere Capodistria Mantoessi ab. Gio. Batt. vicario
Giusti ab. Giusto Cbiasellis Marangoni ab. Gio. Ev. capp. Manzano
Giupponi sig. Domenico Manzano Marani doli. Gio. Batt. avv. Gorizia
Godeassi S. E. mons. Giuseppe Marchi dott. Giacomo avv. Udine
Arcivescovo e cons. intimo Zara Marinig sig. Filippo Cormons
Goldmaier S. A. rev. mons. An Marussig dott. Avvocato
drea Arciv. principe e cons. Marussic don Andrea Gorizia
intimo Gorizia Martina dott. Giuseppe Udine
Gravisi marcii. Elia Capodistria Mar/ini dott. Antonio Cordovado
Groppiera co. Giovanni Udine Marzolo dott. Frane, medico Padova
Guadori sig. Fabio Maseri nob. Adriano Oleis
Mazzolini sig. Andrea Cormons
II
Meneghini ab. Gio. Batt. cap
Horlis sig. Arrigo Trieste pellano S. Lorenzo di Soleschano
Menzel sig. Venceslao per l'i. r.
Biblioteca ginnasiale Gorizia
Istituto di Educazione Palma Mercanti sig. Francesco Udine
Miani ab. Domenico maestro Manzano
J Michieli sig. Gio. Batt. Udine
Jona dott. Giovanni avv. Gorizia Michieli co. Francesco Campolongo
Joppi Antonio reg. ingegn. Belluno Michieli dott. Tommaso
Miliainich dott. Avvocato Trieste
Milanese sig. Andrea Latisana
Milioni sig. Giov. S. Giorgio di Nogaro
Kassel sig. Giuseppe i. r. cous. Trieste Milossa dott. G. A. Rovigno
446

Modotti sig. Luigi Udine Persa (de) nob. Antonio Gorizia


Monaco co. Luigi < Pertoldi sig. Placido Udine
Morandini sig.Ant.S. Giorgio di Nogaro Peteani cav. Valentino Farra
Moretti sig. Lodovico i. r. Petronio prof. Matteo Udine
Comm. Distrett. S. Vito Pezzetta ab. Giuliano Buja
Moretti sig. Leopoldo Cormons Piani sig. Carlo Palma
Moretti sig. Giacomo < Piccoli sig. Giorgio Citidalk
Moretti avv. dott. Gio. Batt. Udine Pilosio sig. Giovanni
Morgante dott. Luigi medico Ma.ia.no Pinzani sig. Francesco Trieste
Moro sig. Pietro Cividale Pirona ab. prof. Jacopo Udine
Moro sig. Daniele Codroipo Pitteri dott. Gio. Batt. Farra
Moroni avv. dott. Gio. Batt. Gorizia Pittini sig. Valentino S. Giorg. di Noe.
Morpurgo sig. Guido Trieste Pizzamiglio Pietro Antonio Visco
Mucelli dott. Michele Udine Placeo dott. Vincenzo Bagnaria
Platteo dolL Gio. Batt. avv. Udine
Politi dott. Giovanni avv.
N
Polo sig. Giuseppe S. Vito
Pontoni nob. Felicita Udine
Naglost sig. Giuseppe ingegn. Trieste Pontoni sig. Gio. Batt Farm. Gorizia
Naglost sig. Giorgio Cormons Porenta dott. in medicina Farra
Nassimbeni sig. Alessandro Udine Prampero Tartagna co. Vittoria Udike
Nado sig. Pietro negoziante Trieste Presani dott. Giuseppe avv.
Nussi sig. Agostino Cividale Prividali dott. Antonio Gorizia
INussi dott. Agostino avv. Puppati sig. Giacomo Udine
Puppi co. Gugl. del fu Gius.
O Puppi co. Gugl. del fu Flaminio Gorizia
Putelli dott. Giuseppe Palma
Ongaro sig. Francesco Udine
Ostermanu iloti. Giacomo
Ottelio Fabricj co. Laura
Ottelio mons. co. Giacomo Baddi ab. Domenico S. Giorgio di Nog.
Biga ab. Beniamino Gemona
Bismondo dott. Giovanni avv. Gorizia
Bismondo sig. Angelo di Ant. Bovigno
Paciani nob. Sebastiano Cividale Bismondo dott. Gio. Batt.
Pagani dott. Sebastiano Udine Bitter (de) Zahoni cav. Ettore Gorizia
Palla sig. Antonio Cormons Bitter (de) sig Giorgio Trieste
Pascoltini (de) har. Carlo i. r. Bizzani dott. Antonio Udine
consigliere aulico ecc. ecc. Trieste Bizzani sig. Francesco
Pecile sig. Antonio Udine Bodolf sig. Gio. Batt. i. r. Comm.
Pecile dott. Gabriele Luigi Delegatizio
Pecorari ab. Michiele Palma Bubbia sig. Angelo Pisixo
Pelizzo dott. Giovanni Codroipo Bubini sig. Pietro Udine
Pelka (de) sig. Gio. Batt. Chiopris Buppnick C. Venceslao Trieste
Percolo nob. Ermanno Carlo
S. Lorenzo di Soleschiano
Pcressini sig. Sante pubblico
perito Udine Sandrini dott. Giuseppe avv. Cividale
447
Savio sig. Giuseppe Udine Trigati sig. Pietro Udine
Savorgnano (di) Co. Giuseppe Venezia Trojero- sig. Edoardo Giacomo Palma
Scala dott. Andrea ingegnere Udine Trojero ab. Giovanni Joanniz
Scaramuzza Sebastiano Palma
Schivitz sig. Giuseppe i. r. prof. Trieste V
Sdrocchio sig. Giuseppe Guidale
Sellenati dott. Andrea Carlo Giassico Uecaz sig. Luigi Forame
Sellenati dott. Vinc. i. r. cons. Venezia Urbanis sig. Pietro Castelfranco
Seilz Gio. Batt. Udine Urbanis sig. Gio. Batt. Palma
Serafini sig. Giuseppe Corhons V
Silvestri ab. Giuseppe capp. Farra
Simonetli sig. Mariano Udine Vadori sig. Fabio Udine
Sion ab. Leonardo parroco Farra Valentinis Co. Doimo
Someda mons. Domenico Udine Valentinis Co. Giuseppe Uberto
Spangaro sig. Giuseppe < Valentinis dott. Gio. Batt.
Spilimbergo Co. Enea Sfilimberco Valsecela sig. Antonio
Valussi ab. Eugenio
Valvasone Asquini Co. Lucia
Vanzini sig. Carlo Cividale
Tacco Cdi) bar. Carlo i. r. Ca Varmo (di) nob. Marco Ajello
pitano e Ciambellano Gorizia Vatri sig. Olinto Udine
Tamai sig. Elisab. S. Lorenzo di Mossa Vatri dott. Teodorico
Tami sig. Giovanni Udine Venier nob.co.Andr. S.Giorg.diNocaro
Tami sig. Carlo Vianelli sig. Giovanni Udine
Teja sig. Leonardo Spilimbergo Vidali sig. Gian Luigi Trieste
Tenlori sig. Antonio i. r. cons. Padova Vidoni sig. Francesco Udine
Terpin sig. Stefano Joanniz Visini sig. Luigi i. r. Cons. Gorizia
Tomadoni dott. Camillo Cormons Vidoni sig. Giuseppe Udine
Tomasini cav. Muzio Pod. Trieste Vorajo nob. Francesco i. r. cons. Udine
Tominz sig. Giuseppe Gorizia
Toppo (di) Co. Francesco Udine
Torelli sig. Nicol Latisana
Torelli sig. Francesco Cormons Zai sig. Paolo Giacomo Tarcento
Torossi Gio. Ball. i. r. cons. Udine Zam sig. Giuseppe Percoto
Torossi sig. Bonaventura Palma Zamparo ab. Francesco capp. Oleis
Torre doti. Carlo Cormons Zanolli sig. Bonalclo Udine
Tositli sig. Giovanni Udine Zanuttini ab. Frane. S. Giov. di Manz.
Tramontini ab. Marco Palma Zardini sig. Isidoro Cormons
Tramontini sig. Gio. Batt. S. Vito Zenarolla ab. Giuseppe Palma
Trento Co. Federico Dep. Centi: Udine Zorzini sig. Edoardo Gorizia
Trevisanato monsig. Giuseppe Zucco (di) nob. Luigi Udine
Luigi S. Ecc. Arcivescovo Zuppelli sig. Gius. i.r. prof. Capodistria
cav. com. e i. r. cons. intimo Zuttioni ab. Sebast. seg. Arciv. Zara


Errala Corrige

Pag. Linea
30 35 cola giacevano col giacevano
91 7 esso castello esso cristallo
120 29 d) Georgiche lib.III verso 831 d) Georgiche lib. IH verso475
159 2 questi tenovalo questi lenevala
185 52 a pag. 180 a pag. 181
195 29 nel 1500 nel secolo XV
197 2 Martino di Fraistriz Martino di Faisliiz
202 31 dopo Burcrdo dopo Purcardo
205 29 (1) (2)
205 51 (2) (1)
236 28 consiglio generale Concilio generale
241 28 al 215 appartiene al 1215 appartiene
246 21 Vecellato di Prata Vecelleto di Prata
265 3 dalla detta lettera della detta lettera
273 25 a) Nicoletti palr. Pertoldo f. Ai a) Nicoletti patr. Pertoldo TB
418 19 (col. II) incendio in Cividale Incendio in Cividale
425 AG (colon. I) corfermati confermali
453 24 (colon. II) inscrivasi inscrivasi

1W.B. Le pagine 221, 222, 223, 224 per inavvertenza vennero nu


merate doppiamente; si avverte quindi che nell' indice il nu
mero di esse che non sar compreso da due asterischi, indica i
numeri della prima paginatura, e quello compreso fra i due astf
rischi p. e. *221* della seconda.
Essendo stati omessi nell' indice del I volume i nomi di Cromazio
vescovo d'Aquileja pag. 64; e di Gisulfo duca del Friuli pag. 110,
si fa cenno onde possano essere annoiati a suo luogo.

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