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(http://musica.san.beniculturali.it/protagonisti/) Giorgio Federico Ghedini

Giorgio Federico Ghedini (1892 - 1965)

BIOGRAFIA
Iniziato lo studio del pianoforte e dell'organo a Cuneo,
Ghedini (Cuneo, 11 luglio 1892 - Nervi, Genova, 25
marzo 1965) si trasferisce nel 1905 a Torino, dove
per tre anni studia violoncello, armonia e
contrappunto presso il locale Liceo musicale. In
seguito studia privatamente con G. Cravero, e per un
breve periodo con M. E. Bossi presso il Liceo
musicale di Bologna, dove si diploma nel 1911.
Inizialmente svolge attivit di maestro sostituto
(anche presso il teatro Regio di Torino) e di direttore
d'orchestra (da menzionare la Loreley di A. Catalani e
la Carmen di G. Bizet al Teatro di Novara), entrando in Giorgio Federico Ghedini

contatto con le personalit pi interessanti della vita


musicale torinese, tra cui F. Alfano, A. Della Corte, G. M. Gatti e R. Giani.
Dopo questo primo periodo, Ghedini si dedica soprattutto all'insegnamento, presso la scuola
municipale di canto corale di Torino (dal 1918 al 1920), il Liceo musicale di Torino (dal 1920 al
1938), il Conservatorio di Parma (dal 1938 al 1941) e il Conservatorio di Milano (dal 1941 al 1951),
dove direttore dal 1951 al 1962.
Solo dal 1920, Ghedini rende pubblica la sua attivit compositiva che svolge gi da qualche anno.
Nel 1921 compone la cantata spirituale Il pianto della Madonna (per soli, coro e orchestra, inedita),
traduzione musicale dell'arcaismo grave e potente di Jacopone da Todi, e il Doppio quintetto (per
\ati, archi, arpa e pianoforte, inedito), ispirato a modelli di scrittura concertante barocca e con una
disposizione di tessitura simile alle articolazioni in doppio coro di Andrea e Giovanni Gabrieli.
In Partita per orchestra (1926), Ghedini dichiara il suo ri\uto del sinfonismo ottocentesco a favore
di un orientamento preclassico. L'opera del 1926, successiva di un anno a quella di A. Casella, rivela
grande eleganza timbrica e dimostra una inclinazione all'edonismo sonoro non lontano da in]ussi
raveliani. Nelle opere di questo periodo, oltre all'abbandono del sinfonismo tardo-romantico, si
osserva una rivisitazione della tradizione italiana antica e contemporaneamente una tendenza
all'arcaismo religioso.
Ghedini compone anche molte opere sacre ispirate a testi biblici, liturgici o di poesia medievale:
Missa monodica in honorem S. Gregori Magni (per voce e orchestra, 1932), Concerto spirituale "De
l'incarnazione del verbo divino" (per 2 soprani, coro di soprani e orchestra da camera, 1943), il Credo
di Perugia (per coro e orchestra, 1962)
La prima opera teatrale di Ghedini, Maria d'Alessandria (Bergamo, Teatro delle Novit, 9 settembre
1937), sotto l'in]uenza di Pizzetti e D'Annunzio per il soggetto mistico-sensuale di C. Meano, svela
poi una personale sensibilit timbrica e una forte componente ritmica. Il successivo Re Hassan
(Venezia, Teatro La Fenice, 26 gennaio 1939) segue principi di tragicit antimelodrammatiche,
mentre Le baccanti (Milano, Scala, 21 febbraio 1948) sono un felice esempio di oratorio stilizzato.
Ghedini raggiunge il successo internazionale con Architetture (per orchestra, del 1940), con una
scrittura di stampo modernista aggiornata ai moduli di I. Stravinskij e di B. Bartk, e con il Concerto
dell'albatro (per trio con pianoforte, voce recitante e orchestra, del 1945), reso popolare dalle
frequenti esecuzioni del Trio di Trieste sia in Italia, sia all'estero. In entrambi i casi, all'interno di un
linguaggio novecentesco, lo schema compositiva portante di tipo neobarocco, per la costruzione
a terrazze, e si avvicina al ricercare frescobaldiano nel trattamento libero del contrappunto.
L'approfondimento dello stile imitativo conduce Ghedini alla composizione del dodecafonico
Divertimento contrappuntistico (per pianoforte, 1940), del Concerto per pianoforte orchestra (1946),
e dei Sette ricercari (1943) dedicati al Trio di Trieste. Dal Secondo dopoguerra Ghedini, sostenuto
dalla Casa Ricordi e dalla Rai, al centro del panorama della musica italiana. Il suo linguaggio,
dopo le esperienze seriali e moderniste, ripiega su un pi rassicurante ordine paratonale, con opere
di tipo concertante dai titoli arcadici: Il Belprato (concerto per violino e archi, 1947), L'Alderina
(concerto per ]auto violino e piccola orchestra, 1950), Il Rosero (concerto per voci e strumenti,
1950), L'Olmeneta (concerto per due violoncelli concertanti e orchestra, 1951).
Una conversione al sinfonismo ottocentesco appare invece nelle ultime sue composizioni:
Concerto per orchestra (1955), gli Studi per un affresco di battaglia (1961), il gi citato Credo di
Perugia (1962) e la Ouverture pour un concert (1963).
Ghedini si dedica con passione anche alle trascrizioni, elaborazioni e revisioni delle opere di C.
Monteverdi, dei Gabrieli, G. Frescobaldi, G. Schtz, J. S. Bach e A. Vivaldi, insigni maestri del
passato dei quali Ghedini si considera idealmente allievo.
Ghedini in\ne anche organizzatore delle Settimane musicali senesi e membro della sezione
italiana della Societ internazionale di musica contemporanea. Nel 1952 riceve il Premio Italia della
Rai per l'opera radiofonica Lord Inferno, su libretto di F. Antonicelli.
Muore a Nervi, nei pressi di Genova, il 25 marzo 1965.

ARCHIVIO
Il fondo Giorgio Federico Ghedini, conservato presso la Biblioteca del Conservatorio di musica "G. F.
Ghedini" di Cuneo, comprende: 3 lettere, 2 biglietti, una locandina, 2 manoscritti autogra\, libretti e
opere musicali a stampa.

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