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SCRIVERE UN LIBRO

(E FARSELO PUBBLICARE)
Aggiornato al 2015

I consigli
degli autori best seller
e dei loro editor

scrittore
TORNEO LETTERARIO

Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16


ottobre 2017 a _
Materiale riservato per uso interno.
Copyright 2011 Christian Aletto / dol. Tutti i diritti riservati.
dol
SCRIVERE UN LIBRO
(E FARSELO PUBBLICARE)
I consigli degli autori best seller e dei loro editor

scrittore
TORNEO LETTERARIO

Materiale riservato per uso interno.


Copyright 2011 Christian Aletto / dol. Tutti i diritti riservati.
dol
IoScrittore un marchio editoriale
di Gruppo editoriale Mauri Spagnol

ISBN 978-88-6720-051-1

2013 Gruppo editoriale Mauri Spagnol

Prima edizione digitale novembre 2013


Seconda edizione digitale 2014
Questopera protetta dalla Legge sul diritto dautore.
vietata ogni duplicazione non autorizzata.
Come si sceglie il titolo di un romanzo di successo?
In che modo si cattura linteresse del lettore fin dalle pri-
me pagine?
Come si trasforma una bella storia in un bestseller?
Sono alcune delle domande a cui vuole rispondere que-
sto libro, nato dallesperienza di IoScrittore, lunico torneo
letterario gratuito promosso da un grande gruppo editoriale
e dai suoi editor. La sua formula, particolarmente originale,
prevede che i partecipanti siano investiti del doppio ruolo di
scrittore e di critico.
Nellarco di quattro anni i partecipanti sono stati 7.106,
per un totale di 176.920 giudizi prodotti dalla community.
Sono stai pubblicati 86 e-book, 13 libri cartacei ed prevista
la pubblicazione nel corso del 2015 di altri 10 e-book e 3
libri cartacei.
Scopri tutto sulledizione 2015 del torneo su
www.ioscrittore.it

Il torneo letterario IoScrittore organizzato da GeMS, acro-


nimo di Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, il pi grande

5
gruppo editoriale indipendente italiano (www.maurispa-
gnol.it) e include le case editrici: Adriano Salani Editore,
Antonio Vallardi Editore, Ape Junior, Bollati Boringhieri
Editore, Casa Editrice Corbaccio, Casa Editrice La Coc-
cinella, Casa Editrice Nord, Chiarelettere, Garzanti Libri,
Longanesi & C, Lmina, Magazzini Salani, Nord-Sud Edi-
zioni, Ponte alle Grazie, TEA Tascabili degli Editori Asso-
ciati, Tre60, Ugo Guanda Editore.

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Sommario

Introduzione
di Stefano Mauri 11
Prefazione
di Oliviero Ponte di Pino 13
Gli editor si presentano 15
COME TROVARE IL TITOLO GIUSTO 21
Due consigli per trovare il titolo giusto
al vostro romanzo 22
Due titoli di libri particolarmente azzeccati 27
Le quattro funzioni del titolo di un romanzo 29
Che cos un titolo? 32
Sette regole per trovare il titolo a un romanzo 34
Il titolo perfetto per un romanzo 37
Come trovare il titolo perfetto 39
Chi d il titolo a un libro? 41
Cinque cose che forse non sapete sul titolo 44
LINCIPIT, OVVERO CHI BEN COMINCIA 47
Le dure leggi dellincipit 48
Lincipit, ovvero il primo appuntamento 58
Come iniziare alla grande 60
Lincipit, ovvero aprite quella porta 63
In che modo cominciare? 65

7
Lincipit di un libro davventura 66
Come iniziare un thriller bestseller? 68
Lincipit, ovvero lantipasto 70
Per un incipit da brivido 72
Lincipit non tutto nella vita di un romanzo
(ma lo aiuta a vivere meglio) 74
ALTRI SPUNTI FONDAMENTALI 82
Ancora sullincipit:
sette spunti di discussione nati dai post 83
Il quiz di Vladimir Nabokov per scoprire
il segreto del bravo lettore 89
Qualche ricetta per dare sapore (e profumo)
al protagonista del tuo romanzo 91
Come suscitare la curiosit del lettore?
Consigli e sorprese 96
Ma davvero esistono solo quattro storie? 99
I dieci peggiori lettori della mia vita
(e come farne buon uso) 102
Letteracura, ovvero perch leggere ti fa bene 109
A volte le critiche possono essere utili:
aperta la caccia al clich 113
Chi mi garantisce che sono davvero uno scrittore?
E poi, che cosa uno scrittore? 117
Il lavoro dello scrittore 123
Piccoli segreti delle signore del giallo 128
I CONSIGLI DI SCRITTURA
DEGLI AUTORI BEST SELLER 141
Marco Buticchi, il maestro dellavventura
italiano 142
Donato Carrisi, lautore italiano di thriller
pi tradotto nel mondo 144

8
Clara Snchez, unautrice sempre ai vertici
delle classifiche 146
Wilbur Smith, il re delle classifiche dei bestseller 148

Perch lo fai? 150


I romanzi vincitori di IoScrittore 154

9
Introduzione

di Stefano Mauri

IoScrittore un format estremamente originale e fecondo


che ci ha portato tanti bei libri e e-book.
Lunico format a me noto che consente di sposare la de-
mocrazia che la rete si aspetta al processo di selezione senza
il quale un editore non avrebbe ragion dessere.
Un torneo del tutto gratuito, che a noi costa molta fa-
tica ma che mette in mostra a cuore aperto il nocciolo del
nostro lavoro. Come nei buoni ristoranti, dove la cucina
visibile ai commensali.
Ci sono autori che oltre che nelle librerie italiane sono
sbarcati in quelle tedesche e in quelle francesi dopo la pub-
blicazione in GeMS. Altri sono arrivati in finale al Premio
Strega, altri ancora hanno vinto prestigiosi e ricchi premi
letterari, nel complesso gli scritti pubblicati hanno fruttato
pi di 100 mila euro di royalties ai loro autori. Gli e-book in
rete hanno spesso dei giudizi estremamente positivi.
Ma quello che pi interessa non sono i vincitori ma i
vinti. Le migliaia di persone che hanno imparato una o pi
lezioni confrontandosi con i loro pari e ci ringraziano in
continuazione. Tanto che a ogni edizione il loro manoscritto
scala centinaia di posizioni rispetto alledizione precedente

11
semplicemente perch hanno cambiato qualche cosa ascol-
tando il parere degli altri.
A volte basta poco per migliorare un romanzo, come
questi consigli vi aiutano a capire.
Per dirla con il simpaticissimo Terry Pratchett, se in un
secchio di sterco metto un goccio di whisky rester un sec-
chio di sterco. Ma se in un secchio di whisky metto un goc-
cio di sterco diventa immediatamente un secchio di sterco.

12
Prefazione

di Oliviero Ponte di Pino, editor 2.0

Questo non un manuale di scrittura. Non sono nemmeno


le istruzioni per vincere la prossima edizione di IoScrittore.
Non un manuale perch non sistematico: raccoglie
una serie di post pubblicati sul sito del torneo letterario
promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol nel corso
delledizione 2013, da alcuni editor di GeMS, con qualche
traccia dei dibattiti e dei contributi che hanno suscitato. E
non ci possono essere istruzioni per vincere una gara quel-
la della scrittura e della lettura dove latout pi importante
la capacit di inventare e sorprendere: se qualcuno ti dice
gi come fare prima ancora che tu cominci a scrivere, vuol
dire che gi sa quello che si aspetta e dunque la sorpresa
esclusa in anticipo. Peggio ancora, linvenzione creativa ar-
riva proprio da chi non ha seguito le istruzioni, e magari si
visto riempire il dattiloscritto da segnacci rossi e blu!
Insomma, se volete certezze, vi potr sembrare che questi
libretto se ne vada gironzolando a caso tra le mille questioni
che suscitano il libro, la scrittura, la lettura. Se ci guarda-
te un po meglio, vedrete che le diverse sezioni in qualche
modo rispondono al meccanismo di IoScrittore.
Si comincia con il titolo, si passa allincipit (nella prima

13
parte del torneo vengono valutate le prime pagine del ro-
manzo), si corre verso il lettore (che dovrebbe arrivare alla
fine, ma qui sono gli scrittori che giudicano altri scrittori, ed
inutile ricordare che un bravo scrittore anche un bravo
lettore). Poi ci si concentra sul personaggio e sulla capacit
di narrare. E si corre dritti dritti verso una domanda dalle
mille risposte: che cosa fa di te uno scrittore, oggi, nellepo-
ca del web 2.0 e di concorsi partecipativi come questo?
Al di l dei consigli, delle ricette e controricette che si
trovano in queste pagine, la lettura di questo libro vuole es-
sere un esercizio utile per chi legge e chi scrive. Intanto per
la pluralit dei punti di vista: a partecipare a questa avven-
tura sono stati tanti editor diversi, di case editrici diverse,
con sensibilit, sguardi, storie, obiettivi diversi. Insomma,
non dicono le stesse cose. Un secondo ingrediente quel
pizzico di ironia che serve a non prendersi troppo sul serio,
ma anche a non soffrire troppo di fronte alle inevitabili delu-
sioni che accompagnano la carriera di qualunque (aspirante)
scrittore: devessere un guerriero, lo sappiamo, ossessionato
dal proprio capolavoro e dal suo inevitabile ma faticatissimo
successo (che un giorno arriver, ne sono sicuro). Tuttavia
necessario avere un po il senso delle proporzioni, e non
perdere mai il piacere del gioco.
Ci sono, sparse in queste pagine, diverse provocazioni,
che in rete sono state raccolte e rilanciate. E questo vale an-
che per chi legge. Se questo libro serve a qualcosa, perch
fa dire al lettore qualcosa come: Ma no! Ma che dice? sce-
mo? Oppure: S, cos, ma potrebbe essere anche cos...
Ecco, da scintille di possibile come queste nascono le
storie, nascono i progetti e le utopie... E nasce anche la let-
teratura.

14
Gli editor si presentano

Editor 2.0

Oliviero Ponte di Pino lavora nelleditoria dalla fine degli


anni Settanta; stato direttore editoriale di Garzanti Libri
dal 2000 al 2012. Docente di Editoria libraria a Roma 3 e
di Letteratura e filosofia del teatro allAccademia di Bre-
ra, tiene lezioni presso master e corsi di editoria e scrittu-
ra creativa. Ha ideato Subway-Letteratura e fondato il sito
www.ateatro.it. Coordina il programma di BookCity Mila-
no. autore tra laltro di I mestieri del libro (TEA, 2008).
www.olivieropdp.it | www.face-book.com/olivieropdp.
Mai senza: Si pu rinunciare a tutto. Ma, se preferite qual-
cosa di concreto: un quadernino per appunti me lo porto
sempre dietro, con la necessaria penna.
Magari senza: Rimpianti (e qualche chilo di troppo). Ma,
se preferite qualcosa di concreto: lorologio (che non porto
pi). La televisione, che guardo a mia insaputa.
Classico preferito: Bouvard et Pcuchet di Gustave Flaubert.
Lepopea della stupidit. Geniale, incompiuto, profetico.

15
Grande Gigante (non sempre) Gentile
Mi accusano da sempre dessere afflitta
dalla sindrome di Peter Pan. Ancora pian-
go quando muore il pap di Simba e mi
emoziono quando Atreiu sente la voce di
Bastiano nel regno di Fantsia e sussulto impaurita quando
Sofia viene rapita dal GGG, per non parlare di tutte le volte
che cerco la posizione giusta per decollare come Superman.
Prima o poi la vita ti costringer a crescere, mi dicevano. Ma
io li ho fregati tutti e adesso mi guadagno da vivere leggendo
le storie che piacciono ai lettori non ancora adulti.
Mai senza: le bacchette per gli spaghetti cinesi.
Magari senza: i bambini che urlano sui treni a lunga percor-
renza.
Classico preferito: La montagna incantata di Thomas Mann.

La Svet
Quarantanni (e qualche altro anno che ho
smesso di contare per pigrizia pi che per va-
nit), lavoro in editoria da un quinquennio
dopo quindici anni di consulenza editoriale,
traduzioni e collaborazioni a vario titolo con
i diversi marchi del Gruppo GeMS.
Mai senza: musica (con tanto basso e tanta tanta tanta chi-
tarra elettrica).
Magari senza: i luned.
Classico preferito: al momento, ll mastino dei Baskerville di
Arthur Conan Doyle, soprattutto per via della serie tv Sher-
lock.

16
Charlotte
Trentaquattro anni, da dieci anni faccio il la-
voro pi bello del mondo. Non sono pi una
bambina, eppure credo fermamente nella ma-
gia. Perch non c nulla di pi magico di una
storia, di un libro capace di portarti dove nessuno mai ti con-
durr.
Mai senza: un cane.
Magari senza: larroganza, la mancanza di rispetto, la pre-
varicazione.
Classico preferito: Cime tempestose di Emily Bront.

C.C. Baxter
Bravissima zia, lavoro da venticinque anni
nelleditoria, e, dopo i libri, la mia passio-
ne sono la natura e la montagna. Infatti
vivo circondata da boschi e campi coltivati
e appena posso scappo in luoghi lontani e poco frequentati,
preferibilmente in quota. Nel mio zaino, oltre alla crema so-
lare e alle cose per coprirsi (possono essere repentini i cambi
di clima in natura), non manca mai un libro.
Mai senza: occhiali da sole.
Magari senza: cellulare.
Classico preferito: Anna Karenina di Lev Tolstoj.

Jim Hawkins
Da qualche decennio cerca di ricalcare in-
degnamente la vita di Robert Louis Steven-
son (o Tusitala, narratore di storie, come
lo ribattezzarono gli abitanti delle isole Samoa). Anche lui
emigrante per diletto, salpato anni fa dai mari del Sud alla

17
perenne ricerca dellisola del tesoro. Non narratore di sto-
rie come Tusitala, ma di storie lettore, per Jim Hawkins
ogni libro un tesoro, un gioco supremo; scrigno che na-
sconde a sua volta infinite mappe di nuovi tesori. E nuove,
continue promesse: davventura, di felicit, di conoscenza.
Mai senza: entusiasmo, curiosit e suole di vento per cam-
minare lontano.
Magari senza: i cinici e tristi pirati dei nostri giorni.
Romanzo classico preferito: nel caso non si fosse ancora ca-
pito Lisola del tesoro di Robert Louis Stevenson.

Manatee
Nato unimprecisata quantit di decadi
orsono nellEmisfero Boreale, decide
molto presto che leggere talmente
meraviglioso che: A) non tenter mai di scrivere; B) leggere
diventer il suo lavoro. Ci gira intorno per un po e, nono-
stante per vari periodi sia costretto a dedicarsi ad altre attivi-
t, tra cui la disincrostazione di chiglie di barche, la raccolta
del succo dacero in Vermont e la traduzione letteraria, alla
fine ce la fa. Lavora stabilmente in editoria da una quindi-
cina danni e il suo mestiere riesce ancora a sorprenderlo,
commuoverlo e farlo sognare almeno quasi come la raccolta
del succo dacero. Delle chiglie invece non ha alcuna nostal-
gia. P.S. Questa bio rigorosamente vera.
Mai senza: un libro, in qualunque formato si presenti, non
ovvio?
Magari senza: il cellulare (magari!).
Un classico: I miserabili di Victor Hugo.

18
Sumimasen
Nato a Roma, ho raggiunto unet in cui ogni
anno che passa di troppo. Lavoro nel mon-
do delleditoria da pi di dieci anni e, men-
tre cercavo qualche romanzo da pubblicare,
ho trovato una moglie. Quindi non mi posso lamentare.
Mai senza: divano e televisione la sera.
Magari senza: il coriandolo. A dar retta al mio palato, rovina
qualsiasi piatto.
Classico preferito: LOdissea e qualche dramma di Shake-
speare. Se devo scegliere un romanzo, dico American Psycho
di Bret Easton Ellis (anche se non ancora un classico).

Piero Ribera
Sono nato a Milano, dove mi sono lau-
reato in Lettere moderne. Come la
maggior parte dei colleghi, ho comin-
ciato a lavorare nelleditoria correggendo bozze e sten-
dendo indici analitici. Non presto i libri che acquisto.
Mai senza: la giacca.
Magari senza: la cravatta.
Classico preferito: I promessi sposi di Alessandro Manzoni.

Louise Scott
Ho iniziato a leggere allet di quattro anni
e non ho ancora smesso. Leggerei anche
guidando e per questo ho preferito lasciar
scadere la patente. Molto tempo fa sono
stata cos fortunata da avere lopportunit
di rendere la mia passione un lavoro e n il
lavoro n la passione si sono ancora consu-

19
mati, forse perch continuo ad alimentarli a carta e inchio-
stro (anche elettronico). Ho per consumato almeno cinque
copie cartacee e tre e-book del Grande Gatsby, ma gli amici
evitano di parlarmene, dato che comincerei a citarne lunghi,
interminabili passi a memoria.
Mai senza: almeno due libri in borsa.
Magari senza: scarpe.
Classico preferito: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.

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COME TROVARE
IL TITOLO GIUSTO
Due consigli per trovare il titolo giusto
al vostro romanzo
di Editor 2.0

Il titolo pu essere l, fin dallinizio, come un gancio a cui


attaccare tutto il resto del libro, o come una fonte di energia
inesauribile. Oppure il titolo una luce in fondo al tunnel,
verso cui dirigersi pagina dopo pagina, frase dopo frase.
In altri casi, o per altri scrittori, resta a lungo soltanto
un promemoria,una sintetica etichetta per sintetizzare una
realt molto pi complessa: tanto per trovare il titolo defi-
nitivo c sempre tempo...
Per a un certo punto bisogna pur sceglierlo, il tito-
lo. E bisogna farlo bene, perch questo il vero bigliet-
to da visita di un libro... Per esempio, come leggeremmo
lUlysses di James Joyce, si chiedeva Umberto Eco, se
avesse un titolo diverso? Il titolo parte integrante di un
libro e azzeccarlo un ingrediente fondamentale del-
la sua fortuna... soprattutto se lautore un esordiente.
Basti pensare alla fortuna di romanzi come Va dove ti porta
il cuore di Susanna Tamaro, La solitudine dei numeri primi di
Paolo Giordano. Fai bei sogni di Massimo Gramellini: titoli
che bucano e trasmettono la tonalit emotiva fondamen-
tale del romanzo.

22
Ma come trovare il titolo giusto? Per Milan Kundera,
qualunque mio libro potrebbe intitolarsi Linsostenibile
leggerezza dellessere oppure Lo scherzo o Amori ridicoli, i
titoli sono intercambiabili, riflettono il piccolo numero di
temi che mi ossessionano, mi definiscono e, sfortunatamen-
te, mi limitano. Al di l di questi temi, non ho nulla da dire o
da scrivere. Insomma, titoli generici e per assai evocativi.
Con grande pragmatismo, leditore Alfred Knopf rim-
proverava cos Dashiell Hammett: Dovresti occuparti e
preoccuparti un po di pi dei tuoi titoli. Quando una per-
sona non riesce a pronunciare il titolo o il nome dellautore,
si intimidisce e non osa pi entrare in libreria per chiedere
quel libro. Capita pi spesso di quanto tu non creda. Bi-
sogna tenere docchio il lettore anche come acquirente...
Nella ricerca della soluzione migliore, numerosi titoli
sono stati cambiati in corso dopera, dagli autori o dagli
editori. Cos non possiamo leggere Prime impressioni di Jane
Austen (Orgoglio e pregiudizio), Il cuoco di mare di Robert
Louis Stevenson (Lisola del tesoro), La balena di Hermann
Melville (Moby Dick), Giuda: una storia di Cristo di Joseph
Sinkiewicz (Ben-Hur), Lultimo uomo dEuropa di George
Orwell (1984), Il regno vicino al mare di Vladimir Nabokov
(Lolita), Prima di questa rabbia di Arthur Hailey (Radici),
Gli uccelli e le api di Woody Allen (Tutto quello che avreste
voluto sapere sul sesso (ma non avete osato chiedere)
Un titolo di indiscutibile efficacia come Via col vento
stato preceduto, mentre Margaret Mitchell scriveva il suo
capolavoro, da Pansy (cos si chiamava in origine la protago-
nista Scarlett OHara), da Tote the Weary Load (il verso di
una canzone) e da Domani un altro giorno (lindimentica-
bile frase dellindimenticabile Scarlett).

23
David Herbert Lawrence ha cambiato molto spesso, con
decisioni tormentate ma felici, i suoi titoli: Paul Morel di-
ventato Figli e amanti, John Thomas e Lady Jane diventato
Lamante di Lady Chatterley, Le sorelle diventato Larco-
baleno e Lanello matrimoniale diventato Donne in amore.
Anche Adolf Hitler aveva dato a Mein Kampf un altro titolo:
Quattro anni e mezzo di lotta contro le menzogne, la stupidit
e la vigliaccheria, dimostrando, ha commentato Tim Foote
sul Time, che per qualunque autore meglio avere un
buon editor.

La curiosit

La rivista inglese The Bookseller assegna dal 1978 tramite


referendum il Diagram Prize al titolo pi curioso dellanno.
Tra i vincitori del prestigioso riconoscimento, The Madam
as Entrepreneur: Career Management in House Prostitution
(lett. La Madama come imprenditore. La gestione delle car-
riere nelle case, 1979), The Joy of Chickens (lett. La gioia
dei polli, 1980), The Book of Marmalade: Its Antecedents, Its
History and Its Role in the World Today (lett. Il libro della
confettura darance: i suoi antecedenti, la sua storia e il suo
ruolo nel mondo contemporaneo, 1984), Oral Sadism and the
Vegetarian Personality (lett. Il sadismo orale e la personali-
t vegetariana, 1986), How To Shit in the Woods: An Envi-
ronmentally Sound Approach to a Lost Art (lett. Come cacare
nei boschi: un approccio ambientalisticamente consapevole a
unarte perduta, 1989), Reusing Old Graves (lett. Riciclare
tombe usate, 1995), The Joy of Sex: Pocket Edition (lett. Le
gioie del sesso: edizione tascabile, 1997), People Who Dont

24
Know Theyre Dead: How They Attach Themselves to Un-
suspecting Bystanders and What to Do About It (lett. Quelli
che non sanno di essere morti: come si appiccicano ai passanti
inconsapevoli e come affrontare la situazione, 2005), fino a
The Stray Shopping Carts of Eastern North America: A Gui-
de To Field Identification (lett. I carrelli della spesa randagi
nellAmerica del Nord-Est: una guida allidentificazione sul
campo, 2006).

Il consiglio numero uno: il metodo Hemingway

Ernst Hemingway i titoli dei suoi romanzi li sceglieva cos:


Faccio un elenco di titoli dopo aver finito il racconto o il
romanzo a volte addirittura cento. Poi inizio a cancellarli,
e a volte li cancello tutti.

Il consiglio numero due: il metodo copiancolla

Prendete le classifiche dei bestseller degli ultimi anni. Vo-


lendo, potete restringere la selezione al genere del vostro
romanzo e alle relative classifiche. Copiate pazientemen-
te i titoli e contate le parole che ricorrono con maggio-
re frequenza. Scegliete i termini che meglio si adattano al
vostro romanzo e combinateli meglio che potete: otterre-
te cos un titolo che punta dritto ai vertici della classifica.
Se volete dare maggiore scientificit alla procedura, potete
utilizzare un fattore correttivo, sommando per ogni parola
presente nei titoli in classifica lindice di vendita dei libri
in cui compare. Otterrete cos una classifica delle parole

25
bestseller, che faciliter senzaltro il vostro compito. Potete
verificare, con un rapido sopralluogo in libreria, che molti
editor utilizzano proprio questo metodo per scegliere i titoli
dei romanzi che pubblicano.

26
Due titoli di libri particolarmente azzeccati

di C.C. Baxter

La scelta del titolo faccenda delicata e certamente opina-


bile.
Ma anche in questo caso ci sono delle linee-guida.
Nellambito della letteratura davventura dove la coper-
tina gi connota parecchio il testo geograficamente, quello
che serve un titolo che stupisca, suggerisca senza descrive-
re, colpisca lattenzione quasi con effetto straniante.
Un esempio che mi sembra particolarmente adatto Ma-
lato di montagna.
Il libro racconta la passione e le imprese di Hans Kam-
merlander, notissimo alpinista. Lultima cosa che assocerem-
mo ad uno sportivo dellestremo il concetto di malattia ed
proprio per questo che non si pu non notare un titolo
di questo tipo. Ci spinge a domandarci perch, a cosa si ri-
ferisce il termine malattia e ci porta a prendere in mano il
volume per saperne di pi.
Un altro esempio Danzare sulla corda di Kurt Diember-
ger, altro noto alpinista. La danza e la montagna non sono
facilmente associabili. Piuttosto, quando si parla di corda, si
pensa allespressione tenere qualcuno sulla corda ovvero
non permettergli di rilassarsi. Limmagine di danzare sulla

27
corda d allo stesso tempo un senso di leggerezza ma anche
di precariet e pericolo. Tutti elementi che convergono a
fare di questo un titolo che attira lattenzione.
Ed proprio questo che vogliamo ottenere! J

28
Le quattro funzioni del titolo di un romanzo

di Charlotte

Ammettetelo: il vostro manoscritto come un bambino.


Perch, che ci abbiate messo nove, dodici, ventiquattro o
sessanta mesi, quando lavete finito ed l davanti a voi le-
mozione grande. Perch lavete scritto voi. Perch stato
frutto di pensamenti, ripensamenti, correzioni, ispirazioni,
disciplina e tanto, tanto lavoro. E scegliere il titolo per il
romanzo che avete scritto un po come dare un nome a
quello che ormai diventato quasi il vostro bambino.
Il titolo molto importante. come un biglietto da visi-
ta. Come un primo messaggio. Certo non tutto dipende dal
titolo, ma pensate: il libro, se verr pubblicato, viagger lon-
tano verso i banchi delle librerie. E dovr essere ben visibile,
svettare rispetto agli altri. I concorrenti sono tanti e vari.
Il vostro libro, quando sar su quei banchi, dovr attirare
lattenzione.
Dare un titolo al vostro manoscritto come donargli una
voce sottile che dica a chi lo sta guardando: Ehi, lettore, let-
trice, io sono qua. Prendimi, e leggi il risvolto di copertina.
Perch questo avvenga ci sono due elementi fondamen-
tali: il titolo uno di questi, la copertina (di cui parleremo
pi avanti) laltro.

29
Il titolo deve rispondere a diverse funzioni.
1) Deve essere accattivante, e per esserlo deve per lo pi
veicolare unemozione. Ma che tipo di emozione? Dipen-
de dal genere di libro. Provate a pensarci. Che emozione
volete veicolare? Serenit? Tensione? Attesa? Mistero?
Speranza? Per farvi capire quello che intendo prendo ad
esempio un titolo che per me un capolavoro, ovvero So-
gno di una notte di mezza estate. Dice tutto, senza svelare
troppo. C il sogno, la tensione emotiva. C la notte,
quindi il mistero, la tensione. C lestate, quindi lamore,
la gioia. Che per mezza. Quindi non ancora comple-
ta, non pu essere goduta appieno.
2) Deve generare una domanda nella testa del lettore e per
questo deve spiazzare. Provate a pensare a Entra nella
mia vita di Clara Snchez. Lo leggete e vi chiedete: cosa
mi devi dire? Cosa devo scoprire? Chi sei?
3) Deve spiazzare. Pensate a Avevano spento anche la luna
di Ruta Sepetys. poetico e allo stesso tempo contiene
un nucleo di senso nella cui contraddizione apparente si
apre lo spazio narrativo. E cos anche La solitudine dei
numeri primi di Paolo Giordano.
4) Deve trasportare in unaltra dimensione, deve far evade-
re. La casa degli spiriti della Allende o Il profumo delle
foglie di limone sono due titoli capaci di portarti altrove.

Questi sono i principi generali. Ci sono poi diverse regole


che si stabiliscono e che poi vengono regolarmente smen-
tite.
Ad esempio i titoli in inglese non funzionano, si diceva
una volta. E poi uscito Twilight.
Oppure, ancora: i nomi propri non attirano Ma ditelo

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Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
al Mondo di Sofia (ma anche allintramontabile Anna Kare-
nina J)
Certo tutto relativo e le regole sono state stabilite per
essere infrante
Ma c un ultimo consiglio relativo al metodo per trovare
un buon titolo a cui tengo particolarmente. So che solita-
mente gli scrittori si dividono in due categorie: chi parte dal
titolo e poi inizia a scrivere (approccio sicuramente affasci-
nante) e chi invece d alla sua opera un titolo provvisorio e
poi decide dopo. A qualsiasi categoria apparteniate, fate de-
cantare il vostro libro prima di decidere quello che secondo
voi il titolo definitivo.
Staccatevi un po dalla vostra opera. E poi tornateci so-
pra e decidete.
Il distacco fondamentale, dovete imparare a guardare il
vostro manoscritto come se non ne sapeste nulla. Come se vi
avvicinaste a lui per la prima volta. Come se non ricordaste
pi il momento della sua nascita.
Pensate al libro come se fosse una torta. La tirate fuori
dal forno. Se la lasciate decantare un po, poi pi buona.
Parola della nonna!

31
Che cos un titolo?

di Grande Gigante (non sempre) Gentile

Il titolo sembra la faccia di un libro e invece sono le scarpe.


Detto cos sembra una provocazione, ma provate a pensarci.
Le scarpe sono un accessorio, forse, ma sfido chiunque a
uscire di casa senza, o con un paio particolarmente scomo-
de. Marilyn Monroe diceva una ragazza con le scarpe giuste
pu conquistare il mondo. proprio cos. E le scarpe devo
essere confortevoli, adatte allabito e alloccasione, o ci fa-
rebbero sentire a disagio. E poi parlano di noi.
Qualche giorno fa una mia amica ne ha comprate un paio
verdi e rosa, con un tacco di 8 centimetri, stringate con i lac-
ci di raso e dalla forma un po anni venti. Sosteneva fossero
comodissime, e infatti ci ha camminato tutto il giorno senza
lamentarsi, attirava gli sguardi di tutti e moltissima ammi-
razione, per il coraggio, ma anche per la gigantesca dose di
personalit che stava dimostrando davere.
Un titolo deve essere cos, forte, indimenticabile, irresi-
stibile, ma anche coerente con la storia e soprattutto giusto.
Pu essere pi o meno lungo, deve raccontare senza svelare,
incuriosire, far immaginare. E anche dopo, quando la storia
stata letta, deve continuare a rappresentarla.
C un trucco a cui io ricorro di tanto in tanto per testare

32
la forza di un titolo: provo a dirlo in giro, vedo che reazione
suscita, poi lascio che passi un po di tempo e vedo se lo
ricordano, se ha lasciato qualcosa dentro di loro. Quando
non succede, si cambia.
Ci vuole coraggio, ma non c altro modo.

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Sette regole per trovare il titolo a un romanzo

di Jim Hawkins

1) Cercate il vostro titolo nel vostro libro e, soprattutto, fa-


telo cercare ad altri. Un lettore fidato leggendo il vostro
romanzo potrebbe trovarvi dentro, nascosto in qualche
frase, il titolo perfetto che voi autori, totalmente immersi
nellopera, non sareste mai riusciti a individuare.
2) Cercate il vostro titolo nei libri che leggete: Che tu sia
per me il coltello, titolo di un bel romanzo epistolare di
David Grossman, tratto da una lettera di Franz Kafka a
Milena Jesensk: E forse non vero amore se dico che
tu mi sei la cosa pi cara; amore il fatto che tu sei per
me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
3) Cercate il vostro titolo tra i versi dei poeti: spesso ci sono
versi che isolati possono diventare dei titoli perfetti, e il
primo esempio che mi viene in mente un recente libro
di Benedetta Tobagi il cui titolo, Come mi batte forte il
tuo cuore, lultimo verso di Ogni caso, una poesia di
Wisawa Szymborska (e le poesie della Szymborska sono
piene di possibili titoli).
4) Ricordatevi sempre che non dipende certamente dalla
bellezza del titolo se il vostro manoscritto verr pubblica-
to o meno da una casa editrice. In un manoscritto il tito-

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lo conta ben poco, anche perch spesso i titoli definitivi
vengono scelti dagli editori, naturalmente con laccordo
dellautore.
5) Non ci sono regole per il titolo giusto. Se fate un giro
in libreria, potrebbe sembrarvi che ci siano delle regole
perch la maggior parte dei libri che vedete esposti le
rispettano. Ma si tratta di unillusione, perch qualora
ritornaste due anni dopo in quella stessa libreria vi tro-
vereste altre regole, a volte addirittura opposte a quelle
riscontrate nella visita precedente. Le regole sono quin-
di molto effimere e lerrore maggiore sarebbe scegliere
il titolo con la speranza di accodarsi a una moda, per poi
magari vedere il proprio libro uscire in libreria quando
quella moda gi passata ed considerata vecchia.
6) Anche per il titolo vale per la regola generale che si gi
enunciata a proposito dellincipit: non deve ingannare il
lettore. Racconta Umberto Eco nelle Postille a Il nome
della rosa: Il mio romanzo aveva un altro titolo di lavo-
ro, che era lAbbazia del delitto. Lho scartato perch fissa
lattenzione del lettore sulla sola trama poliziesca e pote-
va illecitamente indurre sfortunati acquirenti, in caccia di
storie tutte azione, a buttarsi su un libro che li avrebbe
delusi.
7) Tentate di non pensare al titolo fin quando non avete fi-
nito il romanzo e se avete gi un titolo in testa non fate
lerrore di affezionarvici troppo. Nel 1952, venne pubbli-
cato in Italia un libro uscito lanno prima negli Stati Uniti
con un titolo intraducibile: The Catcher in the Rye. La
traduzione si intitolava Vita da uomo e vendette pochissi-
me copie. Nel 1961 lo stesso libro venne ripubblicato da
un altro editore e stavolta con enorme successo, il titolo

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della nuova traduzione era Il giovane Holden. Ed da
mezzo secolo che molti lettori italiani identificano quel
libro che hanno molto amato con quel titolo, come se
fosse lunico possibile. Questo per dire che fareste un er-
rore a identificare a tutti i costi il vostro manoscritto con
il primo titolo che gli avete dato. Anche perch, come si
gi detto, molto probabile che quel titolo cambi pri-
ma della pubblicazione. Lidea che un libro che abbiamo
amato possa avere solo quel titolo l, quello che avevamo
in mente quando labbiamo scritto o letto, solo unillu-
sione. Per ogni libro ci sono tanti, e diversi, titoli perfetti.

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Il titolo perfetto per un romanzo

di La Svet

Sulla questione dei titoli si potrebbe tenere un simposio,


perch un po come cercare lisola del tesoro o svelare un
simbolo perduto. Ma allo stesso tempo non certo qual-
cosa su cui si possa attendere un messaggio dagli spiriti
:-) Al contrario, va scelto a sangue freddo e con una certa
lucidit.
In questo, la casa editrice affianca lautore svolgendo il
ruolo di un bravo suggeritore.
Il pericolo senza nome, nella scelta di un titolo, for-
se stare troppo aderenti al romanzo stesso, giacch il titolo
devessere, nella sua brevit, come un romanzo. Deve mette-
re le carte in tavola, altrimenti troppo facile, ma allo stesso
tempo deve gettare un po di polvere negli occhi.
Nel caso di un thriller, il titolo deve in qualche modo sol-
leticare i miei luoghi oscuri. Nella sua sintesi deve rappre-
sentare un macabro quiz, un appuntamento con la paura.
Deve aprire un sipario.
Deve provocarmi una specie di perdita di fiato, come una
rivelazione mesmerica.
Deve saper convincere luomo della folla, ma anche il pi
fine intenditore.

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Deve far pieno sfruttamento del potere delle parole, sen-
za essere una mistificazione.
E deve avere un cuore rivelatore, che mi faccia iniziare
la lettura cos che giunto alla fine io sia spinto ad esclamare:
Sei tu il colpevole!

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Come trovare il titolo perfetto

di Louise Scott

Non so a voi, per a me piace molto definire qualcosa. E poi


magari buttare allaria da sola o insieme con altri quella
definizione, per trovarne unaltra, pi precisa o pi efficace
o pi evocativa. Cos, se mi trovo di fronte a un romanzo
thriller/mystery/horror (o a un romanzo che combina questi
elementi), faccio proprio questo percorso.
Allinizio, si pensa che sia sufficiente mettere nel titolo
qualche parola forte delitto, assassino, cadavere, mor-
te e talvolta ci si ferma l: ci si sono fermati, per esempio,
Edgar Allan Poe (I delitti della rue Morgue), Agatha Christie
(Assassinio sullOrient-Express), Robert Louis Stevenson (Il
trafugatore di salme) e Patricia Cornwell (Causa di morte).
Ma perch poi non provare a estrarre (in senso figurato!)
il vero cuore del romanzo, quello che lo rende, ovvio, un
nuovo figlio del genere, ma anche un figlio davvero nuovo,
diverso da tutti gli altri?
Provateci, fatelo diventare un gioco: cancellate il titolo
che gli avete dato, fate leggere il romanzo a vari amici e poi
chiedete loro come lo intitolerebbero (s, lo so, anche un
modo un po subdolo per capire se lhanno letto veramente);
elencate le principali caratteristiche dei vostri personaggi, i

39
luoghi in cui si muovono, le loro azioni pi significative e
poi provate a collegarle o a fare libere associazioni; lasciatevi
ispirare da una frase classica (presa dalla Bibbia, da una
canzone, da un aforisma).
Cos facendo, vi troverete in compagnia per esempio di
Andrea Camilleri (La forma dellacqua, La gita a Tindari),
di Fred Vargas (Luomo dei cerchi azzurri), di Patricia Hi-
ghsmith (Il talento di Mr Ripley), di Umberto Eco (sapevate
che Il nome della rosa in origine sintitolava Labbazia del
delitto?), di Mickey Spillane (La vendetta mia).
Basta che non capiti a voi quello che, lo confesso, un paio
di volte capitato a me. Trovare il titolo assolutamente per-
fetto quando il romanzo era gi in libreria!

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Chi d il titolo a un libro?

di Manatee

Il titolo: vexata quaestio tra autore e editore. A chi spetta il


diritto di chiamare per nome un libro? A chi ha scritto un
testo o a chi ha contribuito a trasformare quel testo in un
libro (ossia testo inserito in una dinamica tra lo scrivente e
un pubblico)?
Il perch di questo dilemma chiaro: per lautore il titolo
di un libro spesso poco meno che il nome dato a un figlio.
Si tratta dellappellativo con il quale il frutto di mille fatiche,
aspirazioni, timori e ripensamenti dovrebbe muovere i primi
passi nel mondo ignoto dei lettori, riverberando se possibile
in poche parole (a volte una sola) lintera gamma di emozio-
ni, idee, suggestioni che lo scrittore ha cercato di riversare
nelle sue pagine.
Per leditore, il titolo invece (assieme allimmagine di
copertina e i testi di bandella) una delle opportunit di in-
staurare un primo fruttuoso contatto tra lautore del quale ha
intuito il talento e il pubblico che per lui o lei ha immaginato.
proprio in questo dilemma che si esplica con chiarezza
il delicato ruolo di mediazione svolto dalleditore, mediazio-
ne in verit a volte necessaria, a volte no (vi sono titoli che
nascono editorialmente perfetti nella mente dello scrittore).

41
Il compito delicato e comporta trovare un punto di ri-
soluzione che aiuti lautore a uscire, quando necessario,
dallimpasse che si pu creare tra comprensibili ansie per-
sonali e il desiderio (che ogni scrittore alberga dentro di s)
che il proprio testo si ponga, fin dal titolo, in dialogo frut-
tuoso con il mondo.
In questa giusta aspirazione pu infatti inserirsi a vol-
te, in particolar modo tra gli esordienti (ma non solo) una
sorta di affettuosa tirannia esercitata sullo scrittore dal suo
lettore implicito: quel pubblico immaginario cio, fatto
di lettori inevitabilmente assai simili allautore, e che quindi
vibra alle sue medesime suggestioni, reagisce ai medesimi
temi, ne possiede i medesimi gusti e a volte persino i ricordi.
Ed proprio a questa trappola che un buon titolo (magari
grazie a un buon editore) pu strappare un testo e con lui il
suo autore.
Certo, un titolo non dovrebbe creare in alcun modo una
promessa non mantenibile, lasciando intuire una storia che
non c, pena la rottura di un patto di fiducia delicato e im-
portante tra autore e lettore. Ma a volte basta poco per crea-
re una sospensione che intrighi senza svendere, incuriosi-
sca senza involgarire, catturi senza ingannare. Questione di
millimetri, a volte.
Un esempio per tutti? Gita al faro di Virginia Woolf. Nel
titolo (e nella mente)dellautrice non c mai stata alcuna
gita. To the Lighthouse era, ed , il titolo di quella grande
opera. Ma quanta aspettativa, invece in quella piccola paro-
la, quanta capacit evocativa di un mondo. E quanti lettori
si sono incamminati, incuriositi e fiduciosi, in quella gita,
scoprendo fin dai primi passi uno dei pilastri della narrativa
britannica di tutti i tempi.

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Recenti, filologiche edizioni hanno restituito il titolo ori-
ginario, facendo tornare quel capolavoro, semplicemente,
Al faro. Eppure la sensazione che quel tradimento sia sta-
to felice, quasi necessario, inevitabilmente resta. In fondo si
trattava del tradimento di un bravo editore, innamorato del
testo che stava per pubblicare al punto di mentire un po,
ma solo un po, nel presentarlo.

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Cinque cose che forse non sapete sul titolo

di Piero Ribera

Ah, gi, il titolo


Sar banale, ma anche innegabile che un buon titolo
ben disponga, e talvolta possa anche conquistare allistante
non ho difficolt ad ammettere di aver acquistato non pochi
libri per il titolo, per il meccanismo di identificazione che
questi titoli generavano, per la concisa verit che esponeva-
no, per la promessa che contenevano. Ben pi complicato
e discutibile cercare di dare un contenuto a quellaggetti-
vo, buono, perch ogni lettore, da quello professionale, a
quello onnivoro, a quello monotematico, condizionato dai
suoi gusti, dalle letture precedenti, dallumore e dai desideri
del momento.
Con cautela e senza pretese di assolutezza, tento comun-
que alcune considerazioni, tra le tante possibili, lasciando da
parte le questioni riguardanti generi narrativi specifici (per
intenderci, assai improbabile che un romanzo fantasy si
intitoler mai La solitudine dei numeri primi).
1. Al momento, ma le cose stanno cambiando, il titolo di
un libro sempre accompagnato da un nome dautore,
da un marchio editoriale e da una copertina. Un buon
titolo parla anche da solo, stampato su un foglio bianco,

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compiuto in s e al tempo stesso apre le porte allim-
maginazione, lascia intuire la storia che preme dietro di
lui. Allaltro capo di questo ragionamento, utile tenere
conto che quasi mai un libro, e quindi un titolo, si pre-
senta da solo. Si confronta sempre con altri titoli, gemelli,
fratelli, parenti, tutti per nemici nel tentativo di conqui-
stare lattenzione. Raffigurarsi il proprio titolo sul banco
di una libreria sempre un valido esercizio.
2. Il titolo pu essere usato anche come una lente che in-
grandisce il particolare e restringe langolo di visuale.
Cosa c ad esempio di pi ampio, e generico, di La stra-
da? Basta un passo avanti, e La strada dei ricordi gi
unindicazione pi precisa. Con La strada polverosa dei
ricordi la definizione ancora maggiore, e soprattutto la
promessa che viene fatta al lettore. A volte persino la mi-
naccia: La strada polverosa dei tuoi ricordi?
3. Talvolta il titolo gi nel libro. un suo personaggio, un
luogo, una battuta di dialogo, basta soltanto tirarlo fuori.
4. Altra banalit: i titoli sono tuttintorno a noi, ovunque vi
siano parole. Esistono le mode, anche nei titoli, e biso-
gna conoscerle; un buon titolo probabilmente gi stato
usato, e ci sono gli strumenti a disposizione di chiunque
per verificarlo; caratteristica principale del titolo di un
romanzo far pensare a qualcosa, confrontarsi con altri
su questo qualcosa non mai inutile.
5. Lispirazione pu arrivare da qualsiasi parte. Certo ci
sono le canzoni e ci sono i film (non tali e quali), c Sha-
kespeare, c la frase di un romanzo del Settecento, c la
Bibbia. Ma c anche La settimana enigmistica, ad esem-
pio. Se do unocchiata veloce alla prima pagina dellul-
timo numero ne ricavo: Unintricata e spinosa faccenda

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(scontato), I sassolini doro (una fiaba, gi sentito), Di
buon umore, contento (curioso, difficile), Il sottoscritto
(ambizioso), In mezzo al sentiero (anche questo gi senti-
to), Un difetto di poco conto (interessante).

Mi sono dilungato senza essermi avvicinato di un passo al


cuore della questione, sulla quale, volendo, si potrebbero
peraltro fare discorsi di ben altra raffinatezza. Chiudo con
unultima considerazione che, almeno per me, confortan-
te: da quando esistono i libri esistono anche i buoni titoli, la
sorgente non si mai esaurita, non vedo perch dovrebbe
esaurirsi proprio adesso.

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LINCIPIT,
OVVERO CHI BEN COMINCIA
Le dure leggi dellincipit

di Editor 2.0

Per leditor, le prime pagine di un libro sono un test cruciale.


Perch nellinizio del libro leditor cerca quello che ci
deve trovare il lettore. E cerca di capire anche come comu-
nicarlo.
Tra chi legge per una casa editrice e il normale lettore c
infatti una differenza. Il lettore non (o non deve essere)
consapevole di tutto quello che c in un libro (e nel suo in-
cipit): gli sufficiente abbandonarsi al piacere della lettura.
Si potrebbe aggiungere che a volte nemmeno lartista lau-
tore del tutto consapevole di quello che ha fatto, e che
solo una attenta lettura pu chiudere il cerchio.
Invece un editor deve sapere quello che c in un testo,
per capire se quel testo ha davvero la magia necessaria per
conquistare i lettori.
Lo deve individuare, utilizzando le proprie competenze,
sensibilit, esperienza, fiuto. Deve scoprirlo, riga dopo riga,
frase dopo frase, pagina dopo pagina: e per questo ci voglio-
no curiosit e fiducia.
Per la curiosit e la fiducia del lettore non sono infinite:
dopo un po, se non soddisfatto, il lettore lascia perdere.
Smette di leggere.

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Nemmeno la pazienza delleditor infinita: un po per-
ch un lettore anche lui (Se mi stufo io, si stufer anche il
mio lettore, pensa).
Se lattrazione fatale non scatta dopo un certo numero di
pagine, molto probabilmente non scatter nemmeno proce-
dendo con la lettura.
Oltretutto i libri che atterrano sulla scrivania di un editor
sono decine e decine, e lui (o lei) sta cercando qualcosa di
davvero speciale.
Per questo le prime pagine sono essenziali: l che lautore
costruisce il suo patto con il lettore, l che stabilisce le regole
del gioco anche se poi magari pu divertirsi a scompaginar-
le. l, in quelle prime cartelle, che deve scattare la magia...
Ma allora che cosa cerca un editor, fin dallinizio, quando
legge un romanzo?
Ecco alcune delle cose che un editor cerca: non le trover
tutte, ma se ne trova almeno un paio continuer a leggere.
Anche dopo lincipit.

1. Il piacere del racconto

Cera una volta...


Siamo affamati di racconto, di storie. Ce le facevamo rac-
contare dalla mamma o dalla nonna quando eravamo bam-
bini. Ora le andiamo a cercare nei libri, a teatro, nel film.
Le troviamo sulle pagine dei giornali (magari nella cronaca
nera) e nella Storia, quella con la S maiuscola.
Le cerchiamo, da sempre, nei miti. Le storie ci plasmano:
plasmano le collettivit, ma plasmano anche la nostra iden-
tit: lautobiografia il racconto di una vita.

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Nel XXI secolo, nellera della comunicazione breve e
istantanea, ci fabbrichiamo delle storie persino a partire dai
Tweet, e le chiamiamo storify.
Un incipit, allora, per funzionare deve riuscire a trasmet-
tere questa necessit di racconto e la necessit di condivi-
dere un piacere: perch c il piacere di chi narra, e quello di
chi ascolta, o legge, o guarda. Quando questi due piaceri si
incontrano, allora val la pena di continuare.
Ma non viviamo pi nel tempo della favole. Il fatale Ce-
ra una volta possiamo anche precisarlo meglio: pu dare
informazioni sullepoca in cui ambientato il romanzo, sul
luogo in cui si svolge (o inizia) la vicenda, sul protagonista
(o su un personaggio). Qualche esempio?
Quando il dottor Richard Diver giunse volta a Zuri-
go nella primavera del 1917 aveva ventisei anni, unottima
et per un uomo, lapice per uno scapolo (Francis Scott
Fitzgerald, Tenera la notte).
Era un vecchio che pescava da solo su una piccola bar-
ca a vela nella Corrente del Golfo, ed erano ottantaquat-
tro giorni ormai che non prendeva un pesce (Ernst He-
mingway, Il vecchio e il mare).
Il tempo, il luogo, il protagonista. A volte giusto partire
cos, con queste informazioni di base,, e poi lasciar fluire
il racconto.
A volte, invece, meglio lasciare al lettore il gusto della
scoperta.
Piano piano...

50
Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
2. La voce

Chiamatemi Ismaele.
C il racconto. Ma c anche qualcuno che racconta, e
che si assume la responsabilit del racconto. Devessere una
voce credibile, autorevole.
Pu essere lautore onnisciente, un narratore che sa tutto
dei personaggi e delle loro vicende (o almeno cos si presu-
me). un narratore che si pu nascondere dietro loggetti-
vit dei fatti, fin quasi a scomparire.
Al polo opposto il narratore pu essere, come nel caso
di Moby Dick, un testimone della vicenda che si andr a
narrare in soggettiva, o addirittura il suo protagonista. Il
lettore vede e vive la storia attraverso la propria esperienza,
perch il protagonista comunica quello che sa al lettore man
mano che lo apprende, o lo ricorda.
Ancora, nel corso del racconto la voce narrante pu cam-
biare: per esempio, lautore pu delegare ogni capitolo a
un diverso narratore, con il suo punto di vista.
Torniamo ancora per un attimo a Moby Dick: con due
parole gli bastano due parole Herman Melville inizia il
dialogo con il lettore.
Dice subito che il racconto in prima persona, e ci ver-
r fatto da un testimone dei fatti. Ismaele, poi, nella Genesi,
Ismaele il figlio di Abramo e della schiava Agar, e con la
madre verr cacciato nel deserto: lesule, il vagabondo...
Ma attenzione! C un trucco... Perch Melville non ha
scritto Io sono Ismaele, ma Call me Ishmael, Chiama-
temi Ismaele (o Chiamami Ismaele). Tra la voce narrante
e la persona che narra anche nel caso della pi sincera del-
la autobiografie c sempre uno scarto, pi o meno gran-

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de, una distanza magari piccola, quasi invisibile e tuttavia
incolmabile.
Nellincipit, ragiona un editor, devo capire chi mi sta rac-
contando questa storia. Se la sua voce credibile. Non devo
capirlo necessariamente subito, nelle prime righe: posso an-
che scoprirlo piano piano, perch magari lautore ci gioca
un po, con lidentit di chi narra.
Tuttavia la credibilit e la coerenza di questa voce negli
eventi e nelle emozioni che racconta, ma anche nella lingua,
nello stile, nel tono con cui li comunica un elemento
essenziale per catturare la fiducia del lettore, e per far s che
continui a seguire il racconto... anche dopo lincipit.

3. La curiosit

Gregor Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si


trov trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto im-
mondo.
Be, voglio saperne di pi. solo una fantasia, un incu-
bo? O la realt, e Gregor ha davvero subito quellorribile
trasformazione? E poi voglio sapere perch Gregor Samsa
diventato un insetto, e che cosa far, adesso che si trasfor-
mato in una blatta. Come reagiranno gli altri?
Con una sola immagine, Franz Kafka cattura il lettore
della Metamorfosi. lo stesso meccanismo di curiosit che
sinnesta nei gialli: c un morto, voglio sapere chi stato
e finch lautore non me lo fa scoprire, continuo a legge-
re... (Ma se io, lettore, scopro troppo presto chi lassas-
sino, resto deluso.) Li chiamano page-turner, i libri che
inizi a leggere e non puoi pi smettere, perch finita una

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pagina, la giri subito per capire che cosa succeder nella pa-
gina successiva, perch ti tiene con il fiato sospeso, perch
vuoi saper come andr a finire, perch quellemozione cos
potente che non puoi lasciarla a met, perch quel ritmo e
quello stile ti hanno conquistato e non vuoi abbandonare la
danza...

4. La provocazione

Avevo ventanni e non permetter mai a nessuno di dire


che la pi bella et della vita.
Cos inizia Aden Arabia dello scrittore francese Paul Ni-
zan, capofila di tutti gli indignados. una partenza fulmi-
nante, che d il tono allintera opera. una provocazione,
uno schiaffo, contro il mondo e forse anche contro il let-
tore. La provocazione pu respingere qualche lettore, ma
per molti altri pu diventare una sfida: Prova a seguirmi
su questo terreno, sembra dire lautore, vediamo se ce la
fai.
Un altro incipit shock? Quello dello Straniero di Albert
Camus. Oggi morta mia madre. O forse ieri, non lo so.
Chi osa parlare con tale freddezza, con tale distacco, di
un evento cos drammatico e sconvolgente?
La provocazione si pu muovere su diversi terreni: mo-
rale, politico, religioso, estetico, generazionale... una sfida
al lettore: lautore gli chiede: Prova a vedere se indovini chi
lassassino, oppure Prova a vedere se resisti alla paura
o allorrore che provoca la mia storia, o ancora: Prova a
vedere se puoi sostenere questa verit scomoda, difficile, pa-
radossale...

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Quella della provocazione una strada difficile e perico-
losa: non sono pochi gli scrittori che hanno fatto una brutta
fine...
Stabilisce un patto difficile con il lettore. Non basta lan-
ciare la provocazione o la sfida: poi bisogna sostenerla per
tutto il libro, rilanciare e approfondire, pagina dopo pagi-
na... Bisogna continuare a dare schiaffi al lettore, nella spe-
ranza che ne voglia altri...
Se la provocazione regge per qualche decina di pagine,
senza sgonfiarsi, allora c da sperare che regga per un libro
intero...

5. Le verit eterne

Tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infe-


lice a modo suo.
La frase promette moltissimo, e le pagine che seguono
non deludono le aspettative. Perch questo laforisma con
cui inizia Anna Karenina di Lev Tolstoj. Da un certo pun-
to di vista, questa potrebbe essere la morale della favola, la
conclusione a cui arriva la storia. Tolstoj invece la usa per
agganciare il lettore con una verit forse banale, ma a cui
nessuno aveva pensato, o aveva saputo esprimere con la stes-
sa chiarezza e sintesi.
Anche Jane Austen, in Orgoglio e pregiudizio, punta al
bersaglio grosso: verit universalmente riconosciuta che
uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba esse-
re in cerca di moglie.
Scrivere un capolavoro, riuscire a condensare il romanzo
in una frase memorabile e passare alla storia per il libro e per

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Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
laforisma non semplice. Ci vuole un genio. Insomma,
una strada difficile, ci vogliono una certa ambizione e gusto
del rischio. Insomma, sconsigliato ai principianti.
Ma trovando laforisma giusto, ci si pu sempre provare...

6. Mille e uno modi per incuriosire un lettore (e un editor)

Abbiamo visto che in una frase nella frase iniziale di un


romanzo ci possono stare moltissime cose.
Meglio giocarsela bene. Ricordando due cose: primo,
non esiste mai una ricetta precostituita e le regole, in let-
teratura e in genere nellarte, sono fatte per essere infrante
(con intelligenza). Secondo, che non esiste regola ma biso-
gna sempre fare la cosa giusta!
Inutile aggiungere che nelle poche parole dellincipit non
ci si pu inzeppare tutto. Per nelle pagine seguenti si pos-
sono e si devono mettere molte altre cose. Devono emer-
gere il tono, il ritmo del racconto. Bisogna poter individuare
la voce del narratore, il suo stile. Si iniziano a trasmettere
emozioni...
Un bravo lettore attraversa queste prime pagine, e inizia
a capire di che libro si tratta, che reazioni suscita in lui, che
curiosit accende...
Un editor, poi, tender a catalogare il libro con una di
quelle etichette che chiamiamo generi. Gli serve perch
cos potr raccontarlo pi efficacemente ai lettori: capisce
quale possa essere il pubblico di riferimento, quali possano
essere gli antecedenti di successo a cui quel libro pu essere
accostato, su quali elementi giocare per presentarlo al pub-
blico.

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7. Lincipit pi brutto dellanno

Quelli che abbiamo letto, sono gli incipit di alcuni capola-


vori della letteratura. Per sono anche i brutti incipit, quelli
che riescono male. C addirittura un concorso che premia
il peggiore incipit dellanno. Naturalmente viene assegnato
in Inghilterra.
Lispirazione arrivata da uno degli incipit pi celebri
della letteratura: It was a dark and stormy night, Era
una notte buia e tempestosa..., vergata da Edward Bulwer-
Lytton, uomo politico e scrittore britannico, nel suo racconto
Paul Clifford e resa celebre dai fumetti: proprio con quella
frase grottesca iniziava invariabilmente il suo romanzo an-
che il bracchetto Snoopy, battendo i tasti della sua macchina
per scrivere sopra la cuccia, nelle vignette dei Peanuts...
Quella frase, che riassume molti clich, diventata ridi-
cola. Non pi linizio di una romanzo di paura: linizio
della sua parodia!
(Per i pi pignoli, Ctait une nuit orageuse et sombre,
Era una notte tempestosa e scura, lha scritto anche Ale-
xandre Dumas nei Tre moschettieri... E lincipit del Nome
della rosa, Era una bella mattina di fine novembre, come
ha confessato lo stesso Eco, ispirata a Snoopy e dunque
Bulwer-Lytton...) Il Bulwer-Lytton Fiction Contest (sito
www.bulwer-lytton.com) premia dal 1983 i peggiori incipit
inediti, divisi in diversi generi: detective, western, fantascien-
za, amore eccetera. Sono frasi davvero raccapriccianti, che
tolgono la voglia di proseguire. Sono fatti di luoghi comu-
ni, di esagerazioni, di accumulo: concorrenti scimmiottano
quegli sono scrittori che vogliono essere efficaci e finiscono
per cadere nel ridicolo.

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Per, se i tuoi colleghi di IoScrittore, dopo averti letto,
daranno al tuo incipit un giudizio profondamente disonore-
vole, traduci la prima frase in inglese e mandala subito alla
giuria del Bulwer-Lytton Fiction Contest. E che Snoopy te
la mandi buona!

Il consiglio

A volte lincipit come il titolo del libro lo puoi trovare


quando hai finito di scrivere. E non necessariamente la
prima frase che hai scritto, quando arrivata lispirazione, o
quella che c a riga 1 di pagina 1, alla dodicesima riscrittura.
Quando hai finito, insomma, non hai ancora finito.
Prova a rileggere le prime venti, trenta-cartelle del tuo
romanzo.
Forse l, incastonata nei paragrafi iniziali, c la frase giu-
sta: quella che cattura il lettore, quella che condensa il senso
del libro, quella che fa scattare curiosit e immaginazione.
Lavevi scritta, era la frase giusta per lincipit, e non te
neri accorto. E se sei molto pigro, puoi sempre sperare in
un buon editor: magari la trova lui.

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Lincipit, ovvero il primo appuntamento

di Charlotte

Lincipit linizio di tutto, da quelle prime pagine tutto co-


mincia. Proprio come succede con il primo appuntamento
di una storia damore.
Sappiamo quanto i primi appuntamenti possano essere
stressanti e pieni di punti interrogativi. Quante volte vi
capitato Come mi vesto? Di che cosa parlo? Mi vorr ri-
vedere se gli parlo di questo argomento?
Anche con lincipit di un libro cos: quante domande e
quanti dubbi! Ma niente panico. Prima di tutto vi voglio ras-
sicurare: se vi state facendo delle domande siete gi un passo
avanti. Perch se ve lo state chiedendo, gi avete capito che
di fronte a voi c un lettore che dovete conquistare.
Per farlo, ci sono alcune regole semplici che riguardano
cosa evitare e cosa, invece, provare a fare.

Da evitare

1) Non esagerate con le descrizioni. Ve lo immaginate un


primo appuntamento con qualcuno che parla, parla, par-
la e non smette pi? Un disastro!

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2) Anche se il vostro romanzo ha tantissimi personaggi, non
descriveteli tutti nelle prime pagine. In fondo meglio
farsi scoprire poco alla volta, no?
3) Non adottate uno stile che non sentite vostro. Se non
mettete mai i tacchi, perch metterli al primo appunta-
mento? Rischiereste di cadere.

Da fare

1) Emozionate e stupite. Fatemi provare le stesse sensazioni


del vostro personaggio. Lasciatemi a bocca aperta. Come
a un appuntamento, scegliete bene che cosa volete che
mi ricordi non appena vi dar la buonanotte, perch
quello che mi spinger a darvi il buongiorno.
2) Scegliete il personaggio che amate di pi, meglio se il
protagonista ma non necessario, e fatemi vedere scene
ed eventi attraverso i suoi occhi.
3) Offritemi una sensazione precisa: su questo che dove-
te concentrarvi, nelle prime pagine. Perch limportante,
proprio come al primo appuntamento, la quantit: do-
vete scegliere cosa tenere, ma soprattutto, cosa lasciare
nellombra. Sar il lettore a voler scoprire tutto.

In bocca al lupo!

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Come iniziare alla grande

di Manatee

Lincipit in fondo non che il modo in cui vi presentate al


lettore. Avete un vostro stile, una vostra lingua, una storia
da raccontare, ma quello che ancora non avete lattenzio-
ne del vostro interlocutore. Lincipit la vostra chance per
conquistarvela.
Siate sinceri con voi stessi, quella attenzione la desidera-
te, altrimenti non avreste mai desiderato di pubblicare un
libro, che poi vuol dire essere letti dagli altri. Ed un deside-
rio del tutto legittimo. Dunque, come fare? Esiste un modo?
La verit che ne esistono mille, e nessuno certo.
Esattamente come quando vi capita di presentarvi a
uno sconosciuto o sconosciuta, potete decidere di essere
accattivanti, sfrontati, educatissimi, anticonvenzionali E
ovviamente, proprio come di solito avviene tra due perso-
ne, il vostro modo di presentarvi potr suscitare curiosit,
simpatia, attrazione, a volte (ve lo auguro!) passione tra-
volgente.
Di tanto in tanto, ahim, capita anche di risultare an-
tipatici a prima vista. In realt, al di l della prima regola
fondamentale che quella di essere voi stessi perch lin-
cipit deve cercare di mettere in luce da subito la vostra

60
unicit, nel presentarsi, in genere, credo si risulti pi inte-
ressanti se:
1. Si evita di parlare troppo di s (che vuol dire, nel vo-
stro ruolo di scrittori: limitate la voce narrante a un ruolo
descrittivo delle situazioni, senza eccessive riflessioni o
digressioni);
2. Si cerca di parlare di cose interessanti e di suscitare curio-
sit (che vuol dire poi far entrare subito il lettore nel vivo
della vostra storia).

Infine e pi in generale: se valeva per Flaubert, il motto


Madame Bovary cest moi pu valere anche per voi: in-
dividuate il vostro protagonista e fatelo agire da subito al
vostro posto.
La sua forza, la sua originalit, il suo mondo etico e sim-
bolico sono i migliori passepartout che avete per arrivare
al cuore e allimmaginazione del vostro potenziale lettore.
Affidatevi al vostro protagonista, chiunque egli o ella sia, e
lasciate che le presentazioni le faccia lui. Non vi tradir.
Incipit preferito? Ce ne sono davvero tanti, ma adoro
quello de I Miserabili:
Nel 1815, era vescovo di Digne monsignor Charles
Franois Bienvenu Myriel, un vecchio di circa settantacin-
que anni, che occupava quel seggio dal 1806. Sebbene que-
sto particolare abbia poco a che fare con ci che raccontere-
mo, non sar forse inutile, sia pure solo per essere del tutto
precisi, accennare qui alle voci ed ai discorsi che correvano
sul suo conto, nel momento in cui era arrivato nella diocesi.
Vero o falso che sia, quel che si dice degli uomini occupa
spesso altrettanto posto nella loro vita, e soprattutto nel loro
destino, quanto quello che fanno.

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Ecco da subito: 1. la presentazione di un personaggio;
2. un accenno minimo ma illuminante dambiente (una dio-
cesi piccola e pettegola); 3. una sentenza morale.
E da l tutto pu partire...
Buon lavoro!

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Lincipit, ovvero aprite quella porta

di Louise Scott

C chi lo riscrive mille volte; c chi lo lascia per ultimo; c


chi non pu andare avanti se non ce lha; c chi lo cambia
allultimo momento.
Lincipit di un romanzo una brutta bestia: ma giusto
che sia cos. Perch lincipit spalanca la porta su un mondo
nuovo, ignoto, e il lettore vi si affaccia, desideroso di abban-
donare il proprio mondo, la propria quotidianit.
Purtroppo Per fortuna, i modi per aprire la porta sono
pressoch infiniti: qualche autore la sfonda con violenza
[Sparano prima alla ragazza bianca. Per il resto c tempo.
(Toni Morrison, Paradiso)], altri la schiudono con un sorri-
so ironico [Il Nobilis Homo Cipriano de Marpioni, col
crescere della prole, aveva dovuto allargarsi. (C.E. Gadda,
Quattro figlie ebbe e ciascuna regina)], altri con un cigolio
sinistro [Una volta gli assassini venivano impiccati a Four
Turnings. (Daphne Du Maurier, Mia cugina Rachele)], altri
ancora si limitano a farla girare sui cardini, scoprendo una
realt che, fino a un istante prima, per il lettore non esisteva
[In un buco del terreno viveva uno Hobbit. (John R.R.
Tolkien, Lo Hobbit)].
Che cosa voglio raccontare? chiede lincipit allautore. E

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soprattutto, come lo voglio raccontare? Quale voce intendo
dare a queste parole?
Quali colori, quali emozioni sto per consegnare al mon-
do che mi accingo a raccontare? Se si riesce a rispondere,
la strada si distende, diventa un po pi pianeggiante al-
meno finch, allorizzonte, non spunta il fratello dellincipit:
lexplicit, il finale. Ma di questo, magari, parleremo dopo
aver percorso almeno un tratto di strada

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In che modo cominciare?

di Grande Gigante (non sempre) Gentile

Cera una volta Era una notte buia e tempestosa Quel


ramo di lago di Como... Nel mezzo del cammin di nostra vita...
Creare atmosfera, dire dove ci si trova, dare qualche in-
dicazione sul protagonista, fornire qualche elemento della
storia, cos che il lettore possa cominciare a immaginarse-
la. Sono tutti buoni modi. Bisogna stupire senza esagerare,
coinvolgere, incuriosire, far filtrare unemozione, far scat-
tare un senso di immedesimazione o portare via, lontano,
subito.
Difficile, ma importante. Chi in libreria non controlla la
copertina, o magari la quarta, o laletta e poi, quello che fa
la differenza vera, le prime righe, per capire se vale la pena
andare avanti? Sta tutto l.
Si dice: Chi ben comincia a met dellopera. Forse
a met un po troppo, forse solo a buon punto. Ma, di
certo, chi mal comincia a un punto morto e rischia di non
andare da nessuna parte.

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Lincipit di un libro davventura

di C.C. Baxter

Come devessere lincipit di un libro davventura? La cosa


pi importante catturare subito lattenzione del lettore
dandogli un assaggio di cosa sar il libro. Condensare nei
primi paragrafi alcuni momenti salienti dellavventura che
si vuole raccontare. Si avr poi tempo di tornare indietro
allinizio della vicenda, ai suoi retroscena e alla sequenza
cronologica dei fatti. Esempio straordinario lincipit di Aria
sottile di Jon Krakauer, un grande classico della letteratura
di alpinismo.
A cavalcioni sul tetto del mondo, con un piede in Cina
e laltro in Nepal, ripulii la maschera dossigeno dal ghiaccio
e, sollevando una spalla per ripararmi dal vento, abbassai lo
sguardo inebetito sullimmensa distesa del Tibet. Avevo fan-
tasticato tanto su quel momento e sullondata di emozioni
che lo avrebbe accompagnato; e ora che finalmente ero l in
piedi sulla cima del monte Everest, non riuscivo a radunare
energie sufficienti per concentrarmi.
In poche righe abbiamo lambientazione, latmosfera e
il senso di meraviglia per il momento che il narratore sta vi-
vendo. Perch sia l, come ci sia arrivato, cosa lo ha spinto e
come si svolto il viaggio fino a quel punto, sono tutte cose

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che scopriremo nel corso del libro. Di fatto lautore ci ha
agganciato e adesso siamo pronti a seguirlo senza esitazioni.

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Come iniziare un thriller bestseller?

di Sumimasen

Quando si parla di thriller, nellaccezione pi generale del


termine, si dice che, per attirare lattenzione degli editor pri-
ma e dei lettori poi, sia necessario scrivere un incipit inteso
come scena dapertura fulminante e che dia unimpronta
decisa a tutto il romanzo. Vero: preferibile un buon inci-
pit rispetto a un brutto incipit. Limportante, per, che
lincipit non prenda il sopravvento sul resto del romanzo.
Ci che deve sempre rimanere centrale lidea narrativa di
base quella intorno a cui si costruisce la struttura del ro-
manzo e i personaggi che lo popolano e il modo in cui
questa idea viene sviluppata per sfruttarne al meglio le sue
potenzialit. Ai miei occhi, un ottimo incipit non redime un
thriller mediocre e scialbo, daltro canto un romanzo dalla
forza dirompente sopravvive benissimo a un incipit ordina-
rio. Ho quindi un unico consiglio pratico da dare: scrivere
lincipit nel momento in cui il romanzo sostanzialmente
gi l, pronto, in attesa soltanto della scena dapertura pi
efficace. Cos ci sono pi possibilit che venga bene e svolga
al meglio la sua funzione di porta dingresso al romanzo
stesso. Al di l della specificit dei thriller, vi consiglio di
leggere il primo capitolo di Lunar Park, in cui uno dei miei

68
scrittori preferiti, Bret Easton Ellis, analizza le frasi daper-
tura dei suoi libri. la prova che non solo un bravo autore
pu scrivere incipit molto diversi fra loro, ma soprattutto
che il resto del romanzo a determinare la natura e lo stile
dellincipit, non viceversa.

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Lincipit, ovvero lantipasto

di Piero Ribera

Se il pranzo gustoso, e magari se il dessert particolar-


mente buono, nessuno alla fine si ricorda dellantipasto, o
meglio, io non me lo ricordo.
Questo per dire che non ho mai dato soverchia impor-
tanza allincipit di un romanzo.
Anzi, trovo spesso fastidiosi gli attacchi che vogliono
stupire o che puntano sfacciatamente a essere memorabili.
Molto meglio introdurre o suggerire con un breve giro di
frasi gli elementi che saranno centrali nel corso della nar-
razione: si apre la finestra e si additano due o tre punti di
riferimento un personaggio, uno stile, un luogo, un mo-
mento storico grazie ai quali poi ci si potr addentrare nel
paesaggio del romanzo.
Il profumo di Patrick Sskind comincia cos: Nel diciot-
tesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure pi ge-
niali e scellerate di quellepoca non povera di geniali e scel-
lerate figure. Qui sar raccontata la sua storia. Si chiamava
Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente
al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fou-
ch, Bonaparte ecc., oggi caduto nelloblio, non certo
perch Grenouille stesse indietro a questi pi noti figli delle

70
tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralit,
empiet insomma, bens perch il suo genio e unica ambi-
zione rimase in un territorio che nella storia non lascia trac-
cia: nel fugace regno degli odori.
In un paragrafo di undici righe e due frasi il lettore ap-
prende che: un romanzo storico (dove e quando); che al
centro di tutto ci sar un protagonista (Jean-Baptiste Gre-
nouille) eccezionale (sta a fianco dei grandi della sua epo-
ca), misterioso ( caduto nelloblio) e ambivalente (genio
e scellerato); che il tema del romanzo specifico (il mondo
degli odori). Tutto, praticamente.

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Per un incipit da brivido

di La Svet

Contrariamente a quanto si pensa, chi ben inizia non


a met dellopera: soltanto allinizio, mi dispiace ;-)
Ma vediamola dallaltro lato: chi inizia a leggere il vostro
thriller ha gi mosso un primo passo, vi sta gi venendo in-
contro, ed un momento prezioso. Voi che siete anche let-
tori forti lo sapete bene: sta a chi scrive convincere chi legge
a fare i passi seguenti.
Mi riferir, in quanto segue, alla prima unit conchiusa
di testo (prologo, primo capitolo): so che lincipit ai fini del
torneo IoScrittore pi consistente, ma parliamoci chiaro:
soprattutto in un thriller dovete conquistare il vostro lettore
dalle prime pagine, il resto verr da s :-)
Non esistono a mio parere regole universali per un buon
incipit. Per questo non posso che indicarvi ci che tenden-
zialmente (tenendo conto di tutte le possibili e perfino pro-
babili eccezioni) mi conquista alle prime righe di un thriller,
un giallo, un noir.
Il prerequisito essenziale che abbiate le idee chiare in
merito allo scopo che, nelleconomia del romanzo, deve
avere il vostro incipit. Presentare un personaggio? Una si-
tuazione? I primi indizi di un enigma? Una voce? Definite

72
un obiettivo, uno solo fra questi, valutandone la presa sul
lettore, e attenetevi rigorosamente a questo.
A questo punto, ecco le mie personalissime, ma credo
sensate, preferenze in proposito.
1) Un incipit una singola, puntuale, precisissima emozio-
ne. Se riuscite a farmi provare esattamente lemozione
che vi siete prefissati, siete gi a un ottimo punto.
2) Una sola situazione. Pochi personaggi. Avrete tempo e spa-
zio nel resto del romanzo per approfondire ed espandere.
3) Se ci sono dialoghi, fatemi sentire la specificit delle voci.
Nel resto del romanzo, sarebbe meglio non aver bisogno
della specifica disse Giovanni per capire che a parlare
stato appunto Giovanni. Perch dopo due pagine, la
voce di Giovanni devessere riconoscibile da s.
4) Cambiate le carte in tavola. Spiazzatemi. Sorprendetemi.
Da subito.
5) Una piccola postilla sulla primissima pagina: evitate qual-
siasi elemento che possa potenzialmente respingere. Ave-
te davvero bisogno di dar carattere al vostro personaggio
facendogli pronunciare una sonora volgarit alla terza
riga? Avete davvero bisogno di un monoblocco descritti-
vo di venti righe ininterrotte senza salto di paragrafo, che
anche allocchio d limpressione di assenza di ritmo?

E infine, il consiglio che mi sta pi a cuore: divertitevi. Non


dovete vedere lincipit, soprattutto nel caso di un thriller,
come un semplice punto di partenza per arrivare a qual-
cosaltro, a ci che secondo voi importante. Lincipit non
una formalit da sbrigare solo perch poi arriva la sostanza:
la sostanza. E se scrivendolo proverete la stessa emozione
che volete trasmettere, vedrete che il brivido ci sar.

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Lincipit non tutto nella vita di un romanzo
(ma lo aiuta a vivere meglio)
di Jim Hawkins

Fate attenzione a quello che ora vi racconto.


Bohumil Hrabal, Ho servito il re dInghilterra, 1971

Mi sembra che gli editor che mi hanno preceduto lo abbiano


gi detto varie volte, ma ci tengo a ripeterlo: al momento
della lettura e della selezione di un manoscritto, per un edi-
tor lincipit non fondamentale perch pu sempre essere
riscritto o totalmente cambiato dallautore prima della pub-
blicazione.
Fondamentali in un manoscritto, almeno per me, sono
invece uno stile personale ed efficace e una storia originale e
coinvolgente. Stile e storia, durante lediting, possono essere
certamente migliorati, ma non possono in alcun modo esse-
re ricreati dal nulla: o ci sono o non ci sono.
Un editor che interrompesse la sua lettura dopo un in-
cipit insoddisfacente, correrebbe il rischio di farsi sfuggire
libri bellissimi. E la storia della letteratura mondiale, piena
di capolavori con incipit davvero poco significativi, se non
insignificanti, l a ricordarlo.
Detto questo, ritengo che un buon incipit possa invece
aiutare un libro a farsi strada nellaffollatissima giungla delle
librerie: sono molti i lettori che, incuriositi da un titolo o da

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una copertina, aprono il libro e ne leggono le prime righe
per decidere se proprio quello il libro di cui hanno voglia
e bisogno.
Il primo compito di un incipit sar quindi quello di se-
durre e incuriosire il lettore, dargli una promessa di felicit
nella consapevolezza che quella promessa andr per man-
tenuta. Si tratta infatti di un vero e proprio impegno che lo
scrittore prende con il suo lettore: io ti offro questi ingre-
dienti, fidati di me, leggimi e non resterai deluso. E poich
non c nulla di peggio di una promessa non mantenuta, per
lo scrittore sarebbe un vero boomerang apparecchiare un
incipit pirotecnico che non abbia niente a che fare con il
resto del libro: ne otterrebbe solo un lettore deluso e ran-
coroso.
Ricapitolando: seduzione, patto con il lettore e niente ef-
fetti speciali che nascondano il nulla.
Lautore deve essere come loste onesto e benintenzio-
nato di cui si parla nellincipit di un capolavoro inglese del
Settecento:

Lautore dovrebbe considerare se stesso non come un


gentiluomo che offra un pranzo in forma privata o delemo-
sina, bens come il padrone duna taverna aperta a chiunque
paghi. Nel primo caso, colui che invita offre naturalmente il
cibo che vuole, e quandanche questo sia mediocre e magari
sgradevole ai loro gusti, gli ospiti non debbono protestare;
ch leducazione impone loro dapprovare e lodare qualun-
que cosa venga loro posta dinanzi. Proprio il contrario ac-
cade al padrone duna taverna. Quelli che pagano vogliono
dar soddisfazione al proprio palato, anche quando questo
sia raffinato e capriccioso, e se non tutto di loro gusto, si

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sentono in diritto di criticare, di protestare, dimprecar ma-
gari contro il pranzo, senzalcun ritegno.
Ecco perch, per non deludere i clienti, loste onesto e
benintenzionato espone in genere una lista delle pietanze, a
cui tutti, appena entrati nella taverna, possono gettare uno
sguardo; ed essendosi resi conto di quel che c, possono
rimanere gustando ci che vien loro offerto, oppure andar-
sene altrove dove la lista meglio saccordi coi loro gusti.
Henry Fielding, Tom Jones, 1749

Lautore-oste deve quindi offrire un incipit che sia al


tempo stesso attraente e in sintonia con il resto del pranzo-
romanzo. Senza nessun intento canonico, trascriver sotto
alcuni incipit di grandi romanzi che ritengo molto efficaci,
seppure in modi diversi.
Poich molti, troppi romanzi iniziano con la descrizio-
ne fisica del protagonista, un buon incipit descrittivo sar
quindi quello che riesce in qualche modo a differenziarsi
dalla massa.
In questo caso, per esempio, sfruttando la lettera V:

La mascella di Samuel Spade era ossuta e pronunciata,


il suo mento era una V appuntita sotto la mobile V della
bocca. Le narici disegnavano unaltra V, pi piccola. Aveva
occhi giallo-grigi, orizzontali. Il motivo della V era ripreso
dalle spesse sopracciglia che si diramavano da due rughe
gemelle al di sopra del naso aquilino e lattaccatura dei ca-
pelli castano-chiari scendeva a punta sulla fronte partendo
da unampia stempiatura. Somigliava, in modo abbastanza
attraente, a un diavolo biondo.
Dashiell Hammett, Il falcone maltese, 1930

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In questaltro, rendendo paradossale la stessa descrizione
fisica:

La protagonista femminile dellazione, nella prima par-


te, una donna di quarantotto anni, germanica: alta m 1,71,
pesa kg 68,8 (in abito da casa), perci ha solo 300-400 gram-
mi meno del peso ideale.
Heinrich Bll, Foto di gruppo con signora, 1971

Un romanzo umoristico deve preferibilmente riuscire a


essere umoristico fin dallincipit:

Alle 7 del mattino, CarlAlberto entr nella stazione di


Roma e un facchino laccompagn al treno di Napoli.
Veramente osserv il giovane io debbo andare a Firenze.
Salga! disse il facchino.
Sempre prepotenze! mormor CarlAlberto, pren-
dendo posto nel treno di Napoli.
Achille Campanile, Ma che cosa questamore, 1927

Un incipit pu far capire, sin dalle prime righe, che si


avr a che fare con un giallo:

Il marted di giugno in cui fu assassinato, larchitetto


Garrone guard lora molte volte.
Fruttero e Lucentini, La donna della domenica, 1972

O con un noir:

Interrotto dalla vecchia, venuta a vedere che cosa stava


succedendo nella stanza accanto mentre doveva ancora ter-

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minare con la ragazza, lassassino le salt addosso senza una
parola, la sollev come se fosse un sacco dellimmondizia
e le fece sfondare la pendola accanto alla porta dingresso,
con una forza che neanche lui sapeva di avere. Non avrebbe
potuto fare di meglio, constat: era morta sul colpo.
Derek Raymond, Il mio nome era Dora Suarez, 1990

Pu immediatamente gettare il lettore in un universo pa-


ranoico e allucinato:

Sento la polizia che si stringe, li sento l fuori mentre


fanno le loro mosse, mentre preparano le loro demoniache
bambole degli informatori, borbottano sul cucchiaio e sul
contagocce che ho buttato via alla Stazione di Piazza Wa-
shington, scavalco la porta girevole e le due rampe gi per le
scale di ferro, ce la faccio ad acchiappare un treno A per
il centro
William Burroughs, Il pasto nudo, 1959/62

Una volta un tizio stette tutto il giorno a frugarsi in te-


sta cercando pidocchi. Il dottore gli aveva detto che non ne
aveva. Dopo una doccia di otto ore, in piedi unora dopo
laltra sotto lacqua bollente a sopportare le stesse pene dei
pidocchi, usci e sasciug, con gli insetti ancora nei capelli;
anzi ne aveva ormai su tutto il corpo. Un mese pi tardi gli
erano arrivati fin dentro i polmoni.
Philip K. Dick, Un oscuro scrutare, 1977

E pu spiazzare da subito le normali attese del lettore,


introducendolo in un romanzo che si diverte a sovvertire le
regole della forma romanzo classica:

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Come si erano incontrati? Per caso, come tutti. Come si
chiamavano? E che ve ne importa? Da dove venivano? Dal
luogo pi vicino. Dove andavano? Si sa dove si va?
Denis Diderot, Jacques il fatalista e il suo padrone, 1796

In una giornata dal cielo coperto ma luminosa, qual-


che minuto prima delle 4 pomeridiane del 1 aprile 192
(un critico straniero ha fatto rilevare che molti romanzi,
per esempio tutti quelli tedeschi, iniziano con una data, ma
solo gli autori russi, in virt delloriginale onest della no-
stra letteratura, tacciono lultima cifra), allaltezza del n. 7 di
Tannenbergstrasse, in un quartiere occidentale di Berlino, si
ferm un furgone per traslochi molto lungo e molto giallo
Vladimir Nabokov, Il dono, 1937

molto difficile e rischioso, ma lautore pu decidere


di sintetizzare nellincipit i princip che andr poi a svolge-
re narrativamente nel romanzo. Questo che segue , a mio
parere, uno dei non molti casi in cui una sfida del genere
risultata vincente:

Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di


soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il
peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un ri-
solino di stupore, stupore di essercela presa per cos poco, e
anchio ho creduto fatale quanto poi si rivelato letale solo
per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi non si
continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tem-
po ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi,
che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.
Aldo Busi, Seminario sulla giovent, 1984

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Un incipit pu attrarre lattenzione del lettore puntando
da subito su temi incandescenti come il dolore, il male, la
morte, il peccato:

Il mio vero nome fin troppo noto, nelle carte e nelle


cronache della prigione di Newgate e al tribunale dellOld
Bailey, e vi sono ancora pendenti faccende di gravit tale,
riguardo alla mia specifica condotta, da far escludere che io
possa firmare questopera o nominare la mia famiglia. Ma-
gari dopo la mia morte se ne sapr di pi.
Daniel Defoe, Moll Flanders, 1722

Sono un uomo malato Sono un uomo maligno. Non


sono un uomo attraente.
Fdor Dostoevskij, Memorie del sottosuolo, 1864

Oggi la mamma morta. O forse ieri, non so.


Albert Camus, Lo straniero, 1942

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio
peccato, anima mia.
Vladimir Nabokov, Lolita, 1955

La morte sempre la stessa, ma ogni uomo muore alla


sua maniera. Per J.T. Malone cominci in una maniera tanto
semplice e normale che per qualche tempo egli confuse la
fine della vita con il principio di una nuova stagione.
Carson McCullers, Orologio senza lancette, 1961

Vaughan morto ieri nel suo ultimo scontro. Nel corso


della nostra amicizia, aveva fatto le prove della sua morte in

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molti scontri, ma il suo ultimo stato proprio e semplice-
mente un incidente lunico.
J.G. Ballard, Crash, 1973

Non posso non finire con il mio classico preferito:

Poich Lord Trelawney, il dottor Livesey, e altri genti-


luomini mi hanno chiesto di scrivere la storia dellIsola del
Tesoro in tutti i suoi dettagli, dallinizio alla fine, senza trala-
sciare nulla se non la posizione dellisola, e questo solo per-
ch esiste l tuttora un tesoro non ancora portato alla luce,
prendo in mano la penna nellanno di grazia 17 e torno al
tempo in cui mio padre era proprietario della locanda Am-
miraglio Benbow e il vecchio lupo di mare, abbronzato e
sfregiato da un colpo di sciabola, prese alloggio sotto il no-
stro tetto.
Robert Louis Stevenson, Lisola del tesoro, 1883

Una locanda, unisola, un tesoro non ancora scoperto e


un vecchio lupo di mare sfregiato da un colpo di sciabola
Tutte le basi dei romanzi davventura condensate in pochis-
sime righe.
Insomma, gli incipit belli ed efficaci sono tantissimi e
tantissimi devono ancora essere scovati, scritti e felicemente
letti. Buona ricerca!

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ALTRI SPUNTI FONDAMENTALI
Ancora sullincipit:
sette spunti di discussione nati dai post

Ho scelto tra i vostri post alcuni di interesse generale, per


proseguire con voi il discorso sugli incipit. Mi scuso fin da
ora con gli eventuali esclusi, spero che queste risposte pos-
sano essere comunque di aiuto a tutti.

@Elle Emme#8 Dobbiamo parlare solo degli incipit o


posso chiedere la ricetta dellorata al sale?

Facile. 50 minuti in forno a 220 gradi. Ingredienti: uno-


rata da 500 g circa. 2 kg di sale grosso. Erbe aromatiche q.b.
Olio extra vergine q.b. Un limone.

Eh, lorata al sale, dici... Ma prima la devi pescare, lora-


ta, mi disse zio Pino aprendo un armadio di acciaio azzur-
ro, stretto stretto e alto fin quasi al soffito, quasi invisibile
nellombra in fondo al garage.

Orata. Nome scientifico: spars aurata. Pesce di mare


cos chiamato per la tinta dorata che colora parti della sua
livrea.

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Al. Preposizione articolata, formata alla preposizione a
e dallarticolo il.
Sale. Cloruro di sodio (NaCl). Punto di fusione: 801 C
Massa molare: 58,44 g/mol. Densit: 2,16 g/cm. Punto di
ebollizione: 1.413 C.
Cribbio, ma come avevo fatto a innamorarmi di un uomo
cos noioso? E per di pi dotato di una memoria prodigiosa.

Cavoli, ma questa sarebbe unorata al sale, secondo


lei? Era rosso in volto, urlava con una vocina acuta e mi
sembr cos buffa.

Sono quattro possibili incipit di un romanzo incompiuto da


titolo La ricetta dellorata al sale.
Non che ci sia un incipit giusto e tutti gli altri sono
sbagliati.
Dipende soprattutto da quel che viene dopo...
Insomma, con il mio post volevo solo suggerire che le
prime parole, le prime frasi di qualunque libro trasmetto-
no unenorme quantit di informazioni, che decodifichiamo
allistante. Di pi: stabiliscono il tono della relazione del te-
sto con il lettore.
un po come quando stringiamo la mano di una per-
sona che incontriamo per la prima volta. E dunque, questa
stretta di mano immaginaria con il lettore molto importan-
te: val la pena di prestarle molta attenzione, tenendo presen-
te quello che verr dopo, il modo in cui vogliamo proseguire
il rapporto con chi legge.
E certamente una buona stretta di mano aiuta. Per uno
scrittore, meglio esserne consapevole.

84
@Il Re degli Sfigati#12 La sorte di Fitzgerald sarebbe
chiara: come minimo gli cambierebbero lincipit di Tenera
la notte!

Anche Fitzgerald aveva un editor... E magari gli ha consi-


gliato di cambiare lincipit. Ma lautore pu cambiarselo an-
che da solo, lincipit, se durante lennesima rilettura e riscrit-
tura scopre un attacco pi efficace. Non sempre la prima
frase che hai scritto resta la prima frase del libro consegnato
alleditore (o del libro stampato in self-publishing).

@Lilium#104 lincipit dellopera in torneo lho cambiato


varie volte nel corso del tempo.

Appunto.

@Lilium#104 Del perch mi dovrei ritirare: 1. il piacere


del racconto. Il mio racconto non piacevole. 2. La voce:
la mia o sono riuscita a far spazio a quella dei personaggi?
3. La curiosit: sporadica, non forte come in Kafka, no. 4.
La provocazione: lelemento dominante, di questa ce n
molta, lintero romanzo una provocazione. Ma fino ad ora
solo pochi alleati, e nessuno era un editor. 5. Le verit eter-
ne: forse una c, ma ho saputo renderla visibile? 6. Mille e
uno modi per incuriosire un lettore o un editor: mi sa che
non ci sono ancora riuscita 7. Lincipit pi brutto dellanno:
no, non il pi brutto, ma a che posto ?

Grazie, Lilium, vedo che hai capito lo spirito. Tra laltro,


come dal tuo #104, puoi sempre peggiorare: secondo me,
se ti impegni, puoi davvero puntare allincipit pi brutto

85
dellanno. Faccio il tifo per te! ;-) E grazie a tutti quelli che
hanno risposto al Lilium Test!

@Vinci#29 Se trovano, magari tra i torneisti, un roman-


zo scritto bene con una bella storia e tutto il resto, ma con
un incipit debole, lo scartano o cercano di lavorare insieme
allautore per rafforzare linizio, per migliorarlo?

Ovvio, non corretto giudicare un romanzo dalle prime


cinque-dieci righe. Per capire se val la vena di proseguire
nella lettura, un editor ha bisogno di almeno una ventina di
pagine. E infatti sono pi o meno venti le pagine che vengo-
no lette nella prima fase di IoScrittore.

@Lilium#80 qual stato nella tua carriera di editor lin-


cipit pi breve che hai letto, quello che dopo quattro righe
ti ha fatto pensare con convinzione: inutile andare avanti,
non c storia.

Ripeto: quattro-cinque righe non bastano, per danno


una prima idea. A colpo docchio, ci sono incipit sgram-
maticati e sgangherati, o sdolcinati e affettatamente poetici,
oppure artatamente piacioni, con clich a raffica. Non basta
per decidere che un no. Per se, con una lettura a cam-
pione, scopri che il libro continua cos per altre 650 pagine,
forse pensi: Be, magari un capolavoro, ma non sar io a
scoprirlo!

@ Lilium #22 @La Svet Ho notato che anche Luca Cro-


vi parla in particolare di thriller e noir. Sono i generi che
al momento vendono di pi ed ci che le case editrici

86
cercano in particolare? Io in ogni caso ho trovato applica-
bile quanto dici anche a narrativa in generale, era solo una
curiosit.

Il mio collega parlava di noir e thriller, ma come hai notato


giustamente tu, quello che ha scritto si pu applicare anche
al noir e al thriller. Una delle informazioni trasmesse dalle
prime pagine di un romanzo certamente il genere: il tono,
lo stile, i vari indizi disseminati dallautore ci fanno subito
capire il genere di riferimento.
Come ho accennato, per un editor importante capire
se un libro pu rientrare in un genere: perch cos sar pi
facile fargli trovare i suoi lettori (scegliendo la copertina giu-
sta, il titolo giusto, il videoclip giusto eccetera eccetera). E
tra i generi il thriller-noir certamente tra i pi apprezzati,
acquistati, letti. (Tieni presente che nel mondo anglosassone
il genere viene declinato in categorie e sottocategorie molto
pi specifiche, cos come il rosa, il romanzo erotico o il ro-
manzo storico).
un genere che ha una storia assai lunga: in fondo il
primo detective della letteratura quella voce dallalto che
interroga Adamo ed Eva sul furto della mela, o Caino sul de-
stino di Abele. E quellinvenzione straordinariamente mo-
derna lassassino che investiga sul crimine che egli stesso
ha commesso risale ad almeno 2500 anni fa, quando So-
focle ha raccontatola storia di un killer incestuoso di nome
Edipo.
Questo per dire un paio di cose: che il nostro rapporto
con il male profondo e complicato. E sappiamo bene che
(anche) dentro di noi, che ne siamo consapevoli oppure no.
Con i thriller, diamo una forma a questi fantasmi, li tra-

87
sformiamo in racconto, e in qualche modo li esorcizziamo.
Coltiviamo le nostre ansie, le addomestichiamo e le esor-
cizziamo.
Insomma, il genere ha il suo pubblico, ed un pubblico
molto ampio.
Questo lo sanno benissimo anche gli editor, e lhanno im-
parato anche gli scrittori.
Dunque un filone molto frequentato, dove la concor-
renza assai aspra, con numerosi grandi maestri che occu-
pano il centro della scena (e le posizioni di vertice nella clas-
sifica dei best seller).
Insomma, gli editor non cercano genericamente thriller e
noir: cercano il thriller e il noir che abbia qualcosa di specia-
le, che faccia scattare un brivido nuovo.

88
Il quiz di Vladimir Nabokov per scoprire
il segreto del bravo lettore

Vladimir Nabokov, lautore di Lolita, oltre che un grande


scrittore stato anche uno straordinario maestro di lette-
ratura. Sapeva anche divertirsi, e divertire i suoi studenti.
Allinizio delle sue Lezioni di letteratura (che purtroppo
trovate solo in biblioteca e di seconda mano su internet),
racconta di essere finito in un remoto college della provincia
americana, dove si invent un quiz per tracciare lidentikit
del bravo lettore. Stil un elenco con dieci definizioni, chie-
dendo ai suoi allievi di sceglierne al massimo quattro:
Un buon lettore dovrebbe:
1. appartenere a un club del libro (o, aggiungiamo nel
2013, essere iscritto a un social network che parla di libri);
2. identificarsi con leroe o con leroina;
3. concentrarsi sullaspetto socioeconomico (e su quello
storico);
4. preferire una storia con azioni e dialoghi a una che non
ne ha;
5. aver visto il film tratto dal libro;
6. essere un autore in erba (che magari partecipa a IoScrit-
tore...);

89
7. avere immaginazione;
8. avere memoria;
9. avere un dizionario;
10. avere un certo senso artistico.

Possiamo inventarci altre caratteristiche del nostro lettore


ideale, e possiamo dare le nostre risposte al quiz. Anzi, que-
sto blog a disposizione per le vostre integrazioni e per le
vostre risposte.
Molto probabilmente anche se siete dispettosi arrive-
rete alla stessa conclusione a cui arrivarono, diversi decenni
fa, Vladimir Nabokov e i suoi studenti e che vi racconter
in un altro articolo.

90
Qualche ricetta per dare sapore (e profumo)
al protagonista del tuo romanzo

Tra le dieci caratteristiche del bravo lettore elencate nelle


Lezioni di letteratura, gli studenti di Nabokov ne scelsero
a grande maggioranza tre: lidentificazione emotiva (punto
2.), lazione (punto 4.), e laspetto socioeconomico o stori-
co (punto 3.).
Alcuni di voi hanno scelto proprio queste tre caratteri-
stiche.
Vediamo che cosa implicano dal punto di vista dello
scrittore, ovvero di chi deve costruire un romanzo.
Si tratta di privilegiare tre aspetti:
il personaggio, che innesca i meccanismi dellidentifica-
zione;
la trama, per costruire un avvincente meccanismo narra-
tivo;
le informazioni, perch le storie sono anche un efficace
strumento per conoscere il mondo e noi stessi, sia come
scrittori sia come lettori.

Imparare attraverso le storie (nelle fiabe e nei romanzi, al


teatro o al cinema) vuol dire almeno due cose.

91
In primo luogo, significa aumentare la conoscenza di s
stessi, ovvero dellessere umano, nei suoi sentimenti, inte-
riorit, emozioni eccetera, ma anche nei suoi rapporti con
gli altri. Questo insegnamento (che anche una scoperta,
pagina dopo pagina, per lautore e per il lettore) nasce dalle-
sperienza dellautore e/o del suo personaggio, attraverso i
meccanismi dellidentificazione (vedi il punto 2. della lista
Nabokov).
In questa direzione vanno per esempio molti romanzi
rosa, ma ci andato anche Proust con la sua Ricerca del tem-
po perduto. Conoscere vuole anche dire scoprire il mondo, la
realt: per un autore di fiction pu significare, per esempio,
far scoprire una determinata epoca (nel romanzo storico),
o esplorare un problema dattualit o qualche risvolto della
scienza e della tecnologia (lo faceva magistralmente Michael
Crichton nei suoi thriller). Un dilemma su cui siamo sempre
avidi di conoscenze la differenza che c tra il bene e il
male, e la natura del male che in noi: un aspetto che esplo-
rano il gialli e i polizieschi da un lato, e il thriller e lhorror
dallaltro (oltre che molti classici, dove si parla spessissimo
di delitti & castighi)
Se torniamo alla risposta pi gettonata dagli studenti di
Nabokov, ovverola capacit di identificarsi con i personaggi
della fiction, a sostenerla la stessa capacit che ci porta
allempatia nei confronti degli altri, e forse addirittura ci
spinge allaltruismo. Uno degli aspetti pi affascinanti della
letteratura (e in generale della finzione) anche questo,la
letteratura (e il teatro e il cinema) ci spingono a identificar-
ci con personaggi molto diversi da noi (dallautore come
dal lettore). Diversi per et, per genere, per origine geogra-
fica, epoca storica, per convinzioni etiche, politiche, religio-

92
se Addirittura, a volte, un libro ci permette di identificarci
personaggi che ci fanno paura, che ci ripugnano, che dete-
stiamo: e per impariamo a conoscerli e forse a capirli,
perch sono esseri umani come noi.
Nessuno di noi (almeno spero!!!) vorrebbe essere il pro-
tagonista di un best seller mondiale come Il profumo di Pa-
trick Sskind, linodore Jean-Baptiste Grenouille, maestro
nel miscelare aromi ed essenze, ma soprattutto serial killer
di fanciulle nella Francia del Settecento.
C insomma una distanza tra lautore e il personaggio,
che la lettura pu aiutarci a colmare. C anche una distan-
za tra lautore e il personaggio, persino nel caso dellauto-
biografia, nel momento stesso in cui viene oggettivata sulla
pagina. Cos, rispetto al suo personaggio, lautore pu per
esempio saperne di pi (se per esempio il protagonista, e
magari lIo narrante sono quelli di un bambino), o di meno
(se il protagonista Einstein o Leonardo, magari).
Dunque scrivendo necessario dosare con sapienza
quello che fa dire e fare al suo eroe, affinch resti credibile e
al tempo stesso catturi linteresse del lettore: labilit artigia-
nale, il miracolo della sensibilit dei grandi autori, sta anche
nel sapiente dosaggio delle informazioni che il personaggio
trasmette al lettore.
Unultima annotazione, ancora sul tema delleroe. Ci sono
personaggi che non cambiano nel corso del romanzo, che
restano sempre uguali a s stessi, con il loro carattere, le loro
emozioni, le loro reazioni, i loro gesti. Tipicamente, sono gli
eroi dei romanzi davventura, che grazie alle loro virt (la for-
za, lastuzia, la pazienza o lirruenza, lanello magico del fan-
tasy o il gadget supertecnologico della fantascienza) superano
qualunque ostacolo per raggiungere lobiettivo finale.

93
Non abbiamo bisogno che questi personaggi cambino,
nel corso della storia, perch loro sono in grado di cambiare
il mondo. Non ci aspettiamo e non vogliamo che Sando-
kan o James Bond smettano di essere leroe che amiamo, li
vogliamo vedere di nuovi protagonisti di unaltra avventura.
Ci sono invece personaggi che nel corso del romanzo
cambiano, evolvono: la realt, le esperienze che vivono, gli
incontri che fanno, il dolore e la felicit che sperimentano,
li trasformano, e noi i lettori che li accompagnano in que-
sto cammino cambiamo con loro. il meccanismo che
caratterizza i romanzi di formazione, quelli dove il pro-
tagonista, pagina dopo pagina, cresce e matura, costruendo
la propria identit e trovando il proprio posto nel mondo.
Accade per esempio in uno dei grandi capolavori della
letteratura, La montagna incantata di Thomas Mann, ma an-
che in romanzi che fin dal titolo evidenziano la crescita, lap-
prendimento, il cammino verso la consapevolezza: Gli anni
di apprendistato di Wilhelm Meister di Goethe, oLe illusio-
ni perdute di Balzac, Leducazione sentimentale di Flaubert,
solo per citare tre capolavori ottocenteschi (la stessa cosa
capita, se proprio volete saperlo, anche nella Divina Comme-
dia e in Pinocchio, seppure con modalit un po diverse).
Anche se poi la maggior parte dei protagonisti dei ro-
manzi che amiamo sono un po un misto delluno e dellal-
tro: un po James Bond, un po Hans Castorp, un po Sando-
kan e un po Pinocchio: per alcuni aspetti restano uguali a s
stessi dalla prima allultima pagina, per altri si trasformano,
evolvono, forse maturano
Per sintetizzare, alcune domande:
che cosa mi trasmette quel personaggio? che cosa mi in-
segna, di me e del mondo?

94
che rapporto c tra il personaggio e i suoi due creatori,
lautore che lha ideato e il lettore che lo ricrea nella pro-
pria mente?
come cambia il mondo di quel personaggio? e la realt
che incontra lo cambia? e come?
quali sono gli ostacoli che affronta, dentro e fuori di s?
come li supera? chi lo aiuta e chi lo ostacola?

Nel prossimo post, se non siete troppo cattivi con me e se vi


state divertendo, proveremo a discutere un po della trama,
dellintreccio, del plot Ma intanto dite la vostra sui perso-
naggi dei libri che amate e dei romanzi che state leggendo.

95
Come suscitare la curiosit del lettore?
Consigli e sorprese

Labbiamo visto. Il secondo elemento che, secondo gli stu-


denti di Vladimir Nabokov, identifica il buon lettore la
trama, lintreccio.
Ogni narratore deve suscitare e tenere viva la curiosit
del lettore.
La santa protettrice di tutti coloro che raccontano storie
ovviamente Sheherazade, la miglior narratrice della storia.
Una notte la virtuosa fanciulla venne condotta nellharem
del sultano, come molte altre vergini prima di lei: tutte uc-
cise prima dellalba, dopo la notte damore, dal gelosissimo
sultano, che non poteva sopportare nemmeno il sospetto
del tradimento. Per salvarsi, Sheherazade inizi a racconta-
re al crudele amante una storia appassionante. Cos si salv
la vita, perch il sultano quando arriv lalba e dovette
iniziare a occuparsi del governo della sua citt ancora non
sapeva come andasse a finire quella storia cos avvincente, e
dunque sospese lesecuzione. E cos accadde anche la sera
successiva: unaltra notte damore, unaltra storia appassio-
nante lasciata a met, la sentenza di nuovo sospesa. E poi
ancora, e ancora...

96
Chi racconta storie si trova oggi in una situazione meno
drammatica dellastuta Sheherazade, ma la storia che rac-
conta corre lo stesso mortale pericolo. Se il lettore labban-
dona, muore. Se arriva fino in fondo, e inizia a raccontarla
a qualcun altro, la sua storia continua a vivere.
Ma c un trucco. Il bravo narratore sa che tutti noi
compreso il feroce sultano abbiamo fame di storie, e vo-
gliamo sapere come va a finire. Dunque il bravo narratore
conosce questa debolezza e ne approfitta. Ma deve farlo con
abilit e astuzia.
Per cominciare, deve sapere che la curiosit del lettore va
solleticata a due livelli.
C unesca che agisce frase dopo frase, pagina dopo pa-
gina. Insomma, quello che trasforma un libro in un page
turner, come si dice dei best seller made in USA: quei
libri che ti obbligano ad arrivare in fondo alla pagina, e gira-
re pagina per vedere che cosa succede in quella successiva.
Per capire come valutare labilit del lettore e dellauto-
re nelluso di questa esca, possono essere utili le tecniche
che usano gli autori teatrali e gli sceneggiatori cinematogra-
fici. Ogni storia si pu dividere in scene, o in inquadrature
(che non necessariamente coincidono con i capitoli, anche
se questo pu aiutare). In ciascuna di queste scene, dovreb-
be succedere un fatto (che pu essere anche un evento in-
teriore); questo evento deve aprire diverse possibilit: solo
il prosieguo del racconto potr decidere quale si avverer.
Alla curiosit, insomma, deve seguire la sorpresa: gli
ascoltatori, i lettori amano essere sorpresi, nellinfinita (o
quasi) gamma delle possibilit. Il narratore deve proporre
una soluzione narrativamente credibile, ma che insieme al-
larghi la gamma del reale.

97
Un narratore che riesce a giostrare i suoi romanzi con
grande abilit, scena dopo scena, Andrea Vitali. un nar-
ratore naturale, che nutre la sua sapienza di scrittore anche
delloralit, ma che ha un ritmo moderno. I capitoli dei suoi
romanzi possono anche essere brevissimi a volte poche
righe, ununica frase ma in quelle righe succede sempre
qualcosa. I capitoli si chiudono creando unattesa nel letto-
re, una curiosit che per spesso non viene immediatamente
soddisfatta alla pagina successiva: perch, con abile tecnica
di montaggio, Vitali cambia scena e/o sottotrama, rilan-
ciando il gioco (Vitali usa anche un altro trucco, una sorta
di enjambement narrativo, per legare un capitolo al succes-
sivo: unimmagine, una parola che incatena una situazione a
unaltra, magari lontanissima nel tempo e nello spazio).
Quella di Vitali una tecnica narrativa basata su un mon-
taggio cinematografico, che molti teatranti e romanzieri
usavano in realt molto prima dellinvenzione del cinema.
Ecco, per essere efficace il narratore deve insieme spin-
gere e attrarre, guidare e sorprendere. Mettere insieme que-
sti opposti accostando due verbi allinfinito, molto facile:
farlo un po pi difficile. questione distinto, ma anche
di tecnica.
Sheherazade combatte la sua lotta per la vita in ogni
istante della sua storia, nel corpo a corpo con il suo ascolta-
tore. Ma sa anche che la battaglia si decide anche in campo
aperto e che una guerra molto difficile, perch le storie,
lo sappiamo, sono solo quattro. E con quattro sole storie,
come incuriosire e sorprendere il lettore?
(E se non credete che le storie siano solo quattro, segui-
temi!)

98
Ma davvero esistono solo quattro storie?

Una storia procede passo dopo passo, frase dopo frase, sce-
na dopo scena. Poi ha un disegno complessivo, unarchitet-
tura che tiene insieme tutti questi mattoni. la struttura del
romanzo, la storia che racconta. Noi pensiamo che le storie,
i romanzi, siano infiniti, e altrettanto infinite le loro varianti,
cos come la vita di ciascuno di noi ne siamo convinti
unica e irripetibile.
Secondo Jorge Luis Borges, invece, solo quattro sono
le storie.

Una, la pi antica, quella di una forte citt assediata e


difesa da uomini coraggiosi. I difensori sanno che la citt sar
consegnata al ferro e fuoco e che la loro battaglia inutile; il
pi famoso degli aggressori, Achille, sa che il suo destino
morire prima della vittoria. Borges rievoca lIliade. Ma sta
parlando anche di una partita di calcio, dove a volte il debole
pu vincere, perch la palla rotonda, si dice. O della se-
duzione di una giovane fanciulla, o di un principe sdegnoso,
se vogliamo tingere il mondo di rosa. E attenzione: gli eroi
dellIliade, come li racconta Borges, non sono solo macchine
per uccidere: sanno che devono morire anche loro...

99
Unaltra storia, che si ricollega alla prima, quella di
un ritorno. Quello di Ulisse, che dopo aver errato per dieci
anni per mari pericolosi, dopo essersi fermato su isole in-
cantate, ritorna alla sua Itaca, spiega ancora Borges. Per
chi ama lo sport, la maratona, o una gara di fondo, le 18
buche di un campo da golf. Per chi ama il rosa... c bisogno
di citare Calipso, Circe e Nausicaa?

La terza storia quella di una ricerca. Possiamo vedere


in essa una variante della forma predente: Giasone e il Vello;
i trenta uccelli del persiano, che attraversano montagne e
mari e vedono la faccia del loro Dio, il Simurg, che ognuno
di loro e tutti loro. Diciamo che il Giro dItalia o il Tour
de France?

Lultima storia quella del sacrificio di un dio. Attis,


in Frigia, si mutila e si uccide; Odino sacrificato a Odino,
Egli stesso a Se stesso, pende dallalbero nove notti intere
ed ferito da lancia; Cristo crocifisso dai romani. Eroi
destinati al sacrificio, certo fuori dal recinto del sacro e in
maniera diversa, sono anche Dorando Pietri o Marco Panta-
ni... Cos tante storie damore finiscono male, con la morte
di uno degli amanti, troppo spesso lei: Emma Bovary, Anna
Karenina, Marguerite Gauthier

Borges conclude il suo fulminante trattato di narratologia


con una profezia: Quattro sono le storie. Per tutto il tempo
che ci rimane, continueremo a narrarle, trasformarle. uni-
potesi affascinante. Tanti romanzi rientrano in una di queste
quattro categorie. Molti altri, a ben guardare, nascono da

100
una combinazione di queste quattro storie di base. Ma
resta un dubbio: le storie sono davvero solo quattro? Qual-
cuno di voi riesce a immaginare la quinta storia?

101
I dieci peggiori lettori della mia vita
(e come farne buon uso)

Dopo la festa di Torino del 18 maggio, quando sono stati


svelati i nomi dei 300 finalisti di IoScrittore, comincia la
nuova fase del torneo letterario pi interattivo e brillante.
Perch la parola passa ai lettori, che dovranno dare i loro
voti... e compilare le loro schede di lettura.
Nella carriera di uno scrittore (e nella biografia di chi
lavora nelleditoria), le schede di lettura, le recensioni, le
critiche (offline e online) sono il pane quotidiano. A vol-
te fanno bene, a volte fanno male, a volte fanno molto (ma
molto) male. Chi scrive un libro si espone indifeso allo
sguardo degli altri (e di riflesso capita lo stesso a chi glielo
pubblica...). E qualcuno se ne approfitta, o magari non si
rende conto che il suo giudizio pu diventare unarma, che
pu ferire. (Sempre ricordando che una critica negativa
ma intelligente e motivata pu essere utilissima, se accolta
con intelligenza e umilt.)
Quello che segue un elenco dei Dieci peggiori lettori
(e critici) della mia vita. Spero possa essere utile a chi giu-
dica i romanzi altrui, per evitare alcuni errori di prospettiva.
Spero possa anche dare conforto a chi viene giudicato, per-

102
ch la letteratura una cosa seria (quasi quanto la vita), ma
il torneo anche un gioco (come la letteratura, come la vita).

I dieci peggiori lettori della mia vita:

1. Lo stilista. Non ti interessano la trama, lambientazione,


i personaggi. Tu correggi i refusi. Sottolinei gli errori di
grammatica. Strilli davanti agli svarioni sintattici. Qual-
che errore te lo inventi, perch hai della grammatica la
stessa visione della signorina Rottermeier: una implaca-
bile gabbia alla quale puoi aggiungere, a tuo insindaca-
bile giudizio, nuove sbarre e inferriate. Poi concludi che
il mio un problema di stile. Evidentemente sogni di
fare lestetista. Prendere un testo altrui per fargli perma-
nente, tinta, manicure, pedicure, massaggio anticelluli-
te, fango rassodante Ma quello che c sotto, ti piace
o no? Il mio romanzo ha un corpo? E magari pure una-
nima? Se quei brufoli, che tanto ti irritano, fossero solo
il frutto di eccessi ormonali, di intemperanze da ado-
lescente? (Naturalmente quando rimander il romanzo
alla prossima edizione di IoScrittore, qualche brufolo
lo tolgo, ma i nei non li cancello di sicuro: sono, come
dicono in francese, i grains-de-beaut del mio libro, i
grani di bellezza che lo rendono unico.) Per quanto
riguarda lo stile, non oso pensare come vai vestito, pi-
docchioso.
2. Lirritabile. Forse il mio romanzo lhai letto tutto, o
forse hai letto solo quella pagina l. Una sola. E ci hai
trovato qualcosa che non ti piaciuto, che ti ha pro-
fondamente irritato. Evidentemente quel personaggio,

103
Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
quella scena, quella frase, ti hanno ricordato un episo-
dio particolarmente spiacevole della tua miserabile vita.
Probabilmente non sai nemmeno perch ti sei irritato
cos tanto, ma il tuo inconscio di sicuro lo sa benissimo.
Cos ti sei concentrato su quella pagina, e basandoti su
quella e solo su quella hai demolito di slancio anche
le altre 250 (che secondo me non ha nemmeno letto...).
Un po come quelli che, dopo che gli hai presentato una
ragazza troppo bella per lui, ti spiega: Ma lhai vista?
Ha le ginocchia grosse Va bene, quelle venti righe
le tolgo, le aggiusto, le sistemo. Ma il resto del romanzo
ti piaciuto o no? Post scriptum. Tranquillo. A quella
ragazza troppo bella, viso angelico, seno perfetto, lato
B da antologia, pure intelligente e spiritosa, tu non le
piaci E non ha le ginocchia grosse!
3. Lo snob. Il mio libro non ti interessa. Proprio per nien-
te. Come probabilmente non ti interessa nessuno dei
libri che leggi. Per te, la lettura solo un pretesto per ci-
tare tutti i libri che hai letto. Anzi, tutti i libri che proba-
bilmente non hai letto, ma te li sei fatti raccontare dalla
mamma, dal fidanzato, dalla maestra... E infatti spari
titoli a raffica, ma a sproposito, a casaccio (alcuni di
quelli che secondo te mi hanno ispirato, confesso, mica
lo ho letti...). Per quanto riguarda il romanzo con cui tu,
caro lettore, partecipi a IoScrittore, gi me lo immagino:
profondo come 50 sfumature di grigio, divertente come-
La noia, sexy come I promessi sposi. Qualcosa ho letto
anchio, sai?
4. Il frettoloso. vero, hai mille cose pi importanti da
fare. Probabilmente la tua velocit media di lettura
di 100 pagine ogni mezzora: una lettura diagonale e

104
balzellante che salta la parte alta e quella bassa della
pagina, linizio e la fine di ogni riga (e secondo me pro-
babilmente anche quello che ci sta in mezzo ti sfugge,
nello slancio). Insomma, non mi sorprende che tu non
ci abbia capito niente del mio libro. Ma riassumere il
mio romanzo in un tweet, che assomma varie impreci-
sioni, non mi pare serio. Il protagonista non si chiama
Rino ma Tino, la vicenda non ambientata a Cagliari
ma a Calgary, non intitolato Il corruttore ma Il corret-
tore. Se dietro l# di questa tweet-recensione metterai il
mio nick, di certo non avrai il mio RT.
5. Il pignolo. Hai riassunto il libro, elencando tutti gli
snodi della trama e delle sottotrame. Hai identificato lo
stile, anche se ci hai messo qualche aggettivo di troppo:
che intendi quando dici: tra il bucolico e il sottile, op-
pure pi verdeggiante che mozartiano, anche se tutta-
via aromatizzato al timo? Hai schedato i punti di vista,
la diegetica e le deissi, lintertestualit e gli omoteleuti.
Non una lettura, una radiografia del mio testo.
vero, ti dovrei ringraziare: non ho mai avuto, e proba-
bilmente non avr mai, una lettura cos attenta e minu-
ziosa. Lho studiata con attenzione, ho meditato su ogni
tua virgola. Per mi resta una curiosit: il mio libro ti
piaciuto?
6. Il maniaco delle liste. Anagrafe dei personaggi: nome,
cognome, et, professione, aspetto fisico, caratteristiche
psicologiche. Linkografia dei siti dove navigano i perso-
naggi. Elenco di libri, canzoni, film, trasmissioni radio
e tv, opere darte, eccetera, citati dai personaggi (mi hai
dato unidea, contatto le star citate per la presentazione
del libro). Lista degli alimenti con cui si nutrono i per-

105
sonaggi, compreso il gattino della protagonista (mi hai
dato unidea, a inizio capitolo ci metto le ricette). Itine-
rario dei luoghi visitati nel romanzo (mi hai dato unidea
per una joint venture con TripAdvisor). Censimento dei
brand menzionati nel romanzo (mi hai dato unidea per
il product placement). Grazie mille, la tua recensione mi
stata utilissima. Ma sei sicuro che basti mettere que-
sti ingredienti nel computer, agitarlo vigorosamente (o
mixare il tutto con il minipimer), passare il tutto per
cinque minuti al microonde (funzione grill), e poi viene
fuori un romanzo come il mio?
7. Il serial killer. Va bene, sono un analfabeta in preda
a un raptus di grafomania. Va bene, i miei personaggi
sono idioti senzanima, specchio della mia psicologia
spelacchiata. Va bene, il mio romanzo noioso come
una piovosa domenica pomeriggio dinverno seduto
sulla panchina del parco, come certamente devessere la
mia vita sessuale e sentimentale. Va bene, i miei dialoghi
sembrano inventati da un computer dislessico e dunque
ovvio che ho una vita sociale meno frenetica di quella
di una monaca di clausura. Va bene gli insulti, ma entra-
re nel merito? Ma poi, della mia vita, che ne sai? Magari
scrivo libri cos brutti e noiosi proprio per compensare
leccesso di emozioni della mia vita vera...
8. Il generale. Per te la letteratura sono i generi letterari.
Nella tua analisi hai usato sofisticati marker lessicali e
paragoni con gli autori cult, attingendo alla tua espe-
rienza di fan di qualunque ossessione culturale e sot-
toculturale. Perci hai decretato che il mio romanzo
20,4% fantasy, 15,2% noir con una sfumatura di thril-
ler (1,12% circa), 30% storico, 27,2% rosa, 43% fan-

106
tascienza, 3% saggio economico, 8% romanzo di for-
mazione (che corrisponde al 15% nella prima parte e
3% nella seconda). Ho provato a fare la somma, siamo
molto oltre il 140%. Ma allora tutto quello che va oltre
il 100% metaletteratura? un buon segno? Devo es-
sere orgoglioso?
9. Il consigliere. S, vero, il mio romanzo ti ha fatto schi-
fo, davvero pieno di difetti e tu mi hai dato una mol-
titudine indicazioni utili. Anna potrebbe avere i capelli
rosso Tiziano, invece che biondo cenere. Lei e Marco
avrebbero potuto andare in vacanza a Varigotti inve-
ce che ai Piani di Bobbio. Quel giorno la temperatura
avrebbe potuto esser un po pi fresca. Laccento di An-
drea avrebbe potuto essere pi zurighese che bavarese.
E quella sera avrebbe potuto guidare una BMW invece
che una Audi (ma quale modello, cara?). C solo un
piccolo problema: il romanzo lho scritto io. Tuttavia
mi sorge un sospetto: forse avresti voluto scriverlo tu,
il mio romanzo. Secondo me, la tua lettura sintomo di
un acuto attacco dinvidia...
10. Il fanatico. Va bene, hai scritto che il mio romanzo ti ha
commosso pi di Love Story. Ti ha fatto pi ridere di Un
pesce di nome Wanda. pi profondo e misterioso del
Castello di Platone. Il mio stile ha la musicalit leggera
di Mozart e la complessit di una fuga di Bach. La mia
autoconsapevolezza vale quella di Agostino e Rousseau
dopo le loro confessioni, quanto quella di Proust dopo
che ha ritrovato il tempo perduto. La mia conoscenza
dellanimo umano ricorda Freud e Dostoevskij. E io ci
devo credere?

107
Conclusione. A parte gli scherzi, leggete tutti i pareri di
lettura sul vostro libro con umilt e attenzione, come se
si riferissero allopera di qualcun altro. Valutateli tutti con
attenzione: alcuni commenti sono probabilmente idioti o
malevoli, ma di sicuro molte osservazioni sono ragionevoli.
Dunque valutatele con attenzione, e riflettete se posso-
no essere utili a migliorare il vostro romanzo. E alla fine,
dopo averci ragionato, meditato, riflettuto, fidatevi della vo-
stra pancia.

108
Letteracura, ovvero perch leggere ti fa bene

Caro lettore,
quello che vedi nel titolo, come cercher di spiegare, non
un refuso ma un gioco di parole. Spero per cominciare che tu
sia un lettore forte, ovvero che tu faccia parte di quel 14,5%
degli italiani che si legge almeno un libro al mese (secondo
dati ISTAT). Lo spero per gli autori, per i librai, per gli edito-
ri, ma soprattutto per te. Perch leggere fa bene, come sapeva
Marcel Proust (la lettura, a differenza della conversazione che
subito svanisce, penetra nellanima) e come hanno dimostrato
diverse recenti ricerche scientifiche.
Per cominciare, leggere fa bene perch ci aiuta a capire
meglio il mondo, ma anche noi stessi e i nostri sentimenti,
soprattutto attraverso la narrativa: i personaggi con cui ci
identifichiamo e le loro storie ci formano e costruiscono la
nostra identit individuale e collettiva. Forse per questo
che le donne, che leggono pi romanzi degli uomini, sono
pi attente alla vita interiore, sia la loro sia quella altrui. (O
forse vero il contrario: le donne leggono pi degli uomi-
ni proprio per la loro necessit di comprendere meglio la
nostra vita interiore). Con queste premesse, non sorprende
che sia nata una disciplina come la Libroterapia, o Bibliote-

109
rapia. Il primo a sistematizzate la pratica, intorno al 1930,
stato uno psichiatra americano, William Menninger, che ha
iniziato a far leggere ad alta voce, nei reparti ospedalieri, se-
condo percorsi di lettura guidata. Il terapeuta ha il ruolo di
scegliere i percorsi di lettura, sulla base delle diverse patolo-
gie: la Libroterapia particolarmente sarebbe particolarmen-
te indicata per alleviare sindromi depressive, disturbi dan-
sia e sessuali. Particolarmente consigliate le testimonianze di
persone che raccontano i loro percorsi di guarigione.
Alla terapia di gruppo poi subentrata la terapia indivi-
duale: dopo il primo approfondito colloquio, lo psichiatra
assegna al lettore-paziente un programma di lettura; succes-
sivi incontri verificano lefficacia della pratica ed eventual-
mente consigliare altre letture. In Francia se n occupato-
Marc-Alain Ouaknine, in Italia il testo di riferimento da
alcuni anni Libroterapia. Un viaggio nel mondo dei libri,
perch i libri curano lanima di Miro Silvera, autore (tra
laltro) del celebre aforisma: Chi non legge ha unanima
anoressica. Pi di recente, qualcuno ha anche proposto
una nuova pratica: Francesco Marchetti, autore di La dieta
letteraria, spiega Come leggere bene senza appesantirsi (
uno dei quattro divertenti volumetti pubblicati da Editrice
Bibliografica nella collana Wuz diretta da Giulia Mozzato,
dove si parla e sparla anche di incipit, grazie a Matteo Baldi,
dei clienti delle libreria di provincia, grazie a Stefano Ama-
to, e di come fingere di aver letto un libro senza averlo fatto,
grazie a Sandra Bardotti: ma chi legge per IoScrittore sa che
impossibile giudicare un libro senza averlo letto, ti sgama-
no subito).
Francesco Marchetti divide i libri in tre macrocategorie:
i classici, che contengono proteine, ovvero i mattoni

110
della nostra crescita e rivestono un ruolo importante
nella vita di tutti noi;
i best seller, ricchi di carboidrati, che finiscono per
costituire la parte essenziale della nostra alimentazione,
anche se non sono considerati nutrienti essenziali;
i libri della vita, ovvero quelli dei nostri autori preferiti,
che vanno assunti costantemente, insomma periodi-
camente riletti, e che sono le nostre vitamine letterarie
(a proposito, quali sono le tue vitamine letterarie? Tra le
mie ci sono sicuramente Dante e Shakespeare, Artaud e
Thomas Bernhard, Platone e Dostoevskij...).

Una dieta letteraria equilibrata deve bilanciare questi tre


elementi. Come tutti i dietologi che si rispettino, Marchetti
specifica per ogni libro gli ingredienti principali, lapporto
calorico e gli abbinamenti consigliati: ma attenzione, non si
tratta del cibo-spazzatura che dovete sgranocchiare mentre
leggete, ma il film che condisce il romanzo. Nel menu tro-
viamo classici come I promessi sposi o Delitto e castigo, Am-
leto o Il grande Gatsby, ma anche Eco e Grisham.
In appendice, un piccolo e gustoso test permette di ca-
pire Che tipo di lettore sei?. Le risposte sono abbastan-
za originali: tra i prototipi, incontriamo il lettore onnivoro,
quello vegetariano, quello stile grande abbuffata. (Viene da
chiedersi dove si posizioni, in questa classificazione, chi leg-
ge romanzi per IoScrittore: dobbiamo inserirlo tra i devoti
della nouvelle cuisine, o tra gli amanti delle trattorie casa-
linghe?)
Ma attenzione: se assunta in dosi eccessive, la letteratura
pu avere qualche controindicazione. Lo hanno scoperto i
protagonisti di due romanzi con altissimo contenuto pro-

111
teico: Don Chisciotte, che impazzisce per aver letto troppi
romanzi cavallereschi; ed Emma Bovary, che getta al vento
la sua vita per aver letto troppe storie damore... Per non
parlare dei libri assassini che popolano la narrativa: basti
pensare al Nome della rosa...
(Unultima domanda, amico lettore: ci sono letture che
mettono in pericolo la tua vita, o la tua sanit mentale? Per
me, quelli noiosi, e che non riesco a smettere di leggere...)
Nella certezza che leggere sia uniniezione di salute (e maga-
ri un po una droga, come lo del resto la lettura) ti prego
di accettare i miei migliori auguri di buona lettura e sicura
guarigione.

112
A volte le critiche possono essere utili:
aperta la caccia al clich

Avete appena finito di leggere un libro. Vi hanno chiesto un


parere: pu essere una scheda di lettura, una recensione per
una rivista o un blog, il giudizio per un premio, o magari la
scheda di IoScrittore. Oppure quel romanzo vi piaciuto
talmente tanto (o vi ha fatto talmente schifo) che non potete
fare a meno di mettere la vostra reazione nero su bianco. Vi
potete finalmente sfogare, nel bene e nel male.
[Ma non state scrivendo solo per voi: qualcuno magari vi
legger. Forse lautore scorrer le vostre righe e sar senzal-
tro il vostro lettore pi attento. Il tuo romanzo un capola-
voro! Bellissimo!!! Vender milioni di copie, ne sono certa.
I complimenti incondizionati servono solo ad aumentare lau-
tostima dellautore (ed evitano allex fidanzata o allamica del
cuore, cui avete inflitto il vostro manoscritto, di entrare nel
merito e confessare che lhanno abbandonato a pagina 10...).
Ma come si permesso di infliggerci questo tomento?
lopera di un serial killer sanguinario e perverso, che violen-
ta sintassi e grammatica come un Attila della lingua italiana.
Se incontrassi in ascensore uno dei suoi personaggi, mi sui-
ciderei inghiottendo deodorante...

113
Gli insulti al nostro capolavoro immortale ci indignano:
non li meritiamo, ci abbiamo messo dentro lanima, in quel
manoscritto, Che la mia ex fidanzata Clotilde dice che
un capolavoro che lha divorato, e la mia amica Cicci le
piaciuto un botto.]
Al di l di complimenti e offese generici, servono per
soprattutto consigli e critiche costruttive, che possano aiu-
tare a migliorare il libro (o aiutare lautore, quando si ri-
metter a scrivere).
Qualche esempio, per cominciare, sugli effetti che pu
provocare la lettura di un romanzo.

Effetto noia. Allautore (o al suo editor) pu essere utile sa-


pere quali sono le parti pi/meno appassionanti di un ro-
manzo, le pagine dove la tensione cala. Le divagazioni inu-
tili. Lo stesso vale per i personaggi: il rapporto di simpatia e
antipatia (ricordando che in un romanzo non tutti devono
essere simpatici; e che nei romanzi esistono antipatici che
diventano simpatici, cattivi che si rivelano buoni, e persino
prostitute che hanno unetica e poliziotti corrotti...).

Effetto batti e ribatti. Sar un mio problema, ma quando


in un libro o in un articolo leggo giovane ragazza o peso
gravoso, mi viene il nervoso (ecco, a noi italiani danno fa-
stidio anche le rime involontarie...). Insomma, ma bens
dovremmo tuttavia limitare questo effetto batti e ribatti,
per.

Effetto clich. Ci caschiamo tutti, nella vita e soprat-


tutto quando scriviamo. Sono inevitabili, ma possiamo
provare a correggere questo difetto, in noi e negli altri.

114
Un esempio. Proviamo a partire dalla passione, lenergia
che mette in moto la macchina romanzesca. Spesso una
faccenda da piromani: la passione infiamma, brucia,
consuma... Allora meglio ricorrere allacqua: la passione ci
travolge come un torrente, a onde (o ondate), naturalmente
torbide; finch non ci si annega, e si affonda. Ma a cosa
sono dovuti questi turbamenti? Proviamo a guardare il me-
teo: tutti i mediocri scrittori infarciscono i romanzi di tempe-
ste di passione o uragani di passione, soprattutto quando
leroe e leroina restano soli... Per salvarsi non basta la Prote-
zione Civile, soprattutto se arriva limmancabile terremoto
di passione. A volte serve il medico: le passioni ubriacano,
accecano, fanno impazzire, finch non diventano cannibali
che divorano la loro preda, rosa dalla passione. Possono
anche essere usate come mezzo di trasporto: spingono e muo-
vono di qua e di l con grande vigore. Le passioni con quel
loro spreco di energie verbali diventano irresistibili quando
sono applicate a oggetti banali: una profonda passione per la
pasta al forno, una torbida passione per le violette di mag-
gio, una passione incoercibile per le cinture di stoffa...
I clich hanno poi, a loro volta, una passion predomi-
nante, come Don Giovanni: si accoppiano e si moltiplicano
senza sosta.
Le passioni sono quasi sempre sfrenate ( per questo
che quando vi muove la passione, dovete stare molto atten-
ti: se siete in un romanzo, prima o poi andate a sbattere!).
Laggettivo sfrenato, appena evaso dal vocabolario, cos
sfrigolante e liberatorio, contagia come unepidemia, pagina
dopo pagina, anche corse (sfrenate), cavalcate (sfrenate), fu-
ghe (sfrenate), inseguimenti (sfrenati), ma anche ambizioni
(sfrenate), vizi (sfrenati), illusioni (sfrenate)...

115
Ecco, il bravo lettore cerca di metterci un freno, alla
sfrenata passione per i clich. Magari utilizzando larma
dellironia. Ma qui vi rivelo un mio clich: uso troppo spesso
lironia (e la parola ironia). Cerco di rimediare usandola a
piccole dosi: un pizzico dironia, un briciolo dironia,
una punta dironia (nello sguardo, nella voce, nella frase,
o dove preferite).
Ma voi, nelle vostre letture, avete trovato qualche irresi-
stibile clich?
Che so, le illusioni: prima nutrite e cullate (o misteriosa-
mente usate come culla: Mi cullavo nelle mie illusioni).
Poi accarezzate e coltivate, prima di diventarne preda, e alla
fine romperle, o perderle...

116
Chi mi garantisce che sono davvero uno scrittore?
E poi, che cosa uno scrittore?

Anche se di questi tempi la scrittura collettiva sta trovan-


do nuovi adepti (grazie anche alle potenzialit della rete), di
solito si scrive da soli, parola dopo parola, frase dopo frase,
pagina dopo pagina.
Per diventare uno scrittore non basta scrivere. Tutti scri-
viamo lettere ed e-mail, senza pretese letterarie (salvo casi
patologici). Molti scrivono poi solo per s stessi: la forma
tipica quella del diario, altri raccontano per puro piace-
re personale un viaggio o una vicenda familiare. Qualcuno
scrive per liberarsi dalle scorie del proprio vissuto attraver-
so lautoanalisi. Queste pratiche non fanno necessariamente
dello scrivente uno scrittore.
Ma allora, chi decide la promozione allambito status di
scrittore?
Abbiamo condotto una piccola inchiesta, da cui sono sta-
ti rigorosamente esclusi i partecipanti a IoScrittore.

117
Il curriculum perfetto

Lautocertificazione
Per qualcuno basta volerlo: Ho sempre saputo che sarei
diventato uno scrittore. Da bambino, quando mi chiedeva-
no che cosa volessi fare da grande, non dicevo il pompiere o
lastronauta o il calciatore. Sulla carta didentit, accanto a
Professione ho fatto scrivere: Scrittore. Nessuno ha obiet-
tato. Prima o poi un libro lo scrivo, promesso.

Il diploma
C chi pensa che per diventare scrittore sia necessaria una
adeguata formazione, come per molti altri mestieri: Mi
sono laureato in lettere classiche con 110 e lode e una tesi
sulle metafore calcistiche nella narrativa cannibale. Ho se-
guito due master di editoria, un corso di scrittura diretto da
un importante editor, infine tre seminari: storytelling inte-
rattivo, punteggiatura creativa e autoediting. Sono vicepre-
sidente della Scuola dello Sguardo Obliquamente. Ho vinto
una borsa di studio per uno stage presso la casa editrice am-
burghese Kitsch & Spritz. Ma pi di tutti ringrazio la mia
maestra Rosa Rosae, che mi ha fatto capire che la M ha due
gobbe, come il caMMello, invece la N ha solo una gobba,
come il DroNe Dario.

Lesercizio
Naturalmente la pratica e lallenamento aiutano e fortifica-
no: Ho scritto un romanzo storico, un romanzo epistolare,
un racconto di fantascienza, un saggio sulla fine dellimpero
romano, un pastiche erotico, una silloge poetica, una bio-
grafia di Maria Antonietta. La mia ultima opera la parodia

118
del romanzo inedito di un esordiente (un mix dei preceden-
ti). Li conservo tutti nel mio pc. Non li ho fatti leggere a
nessuno, ogni tanto li correggo.

La cerchia
sempre possibile confidare sul sostegno e sullincorag-
giamento di amici e parenti: Lho fatto leggere al mio ex
fidanzato. Mi ha detto che ha pianto da pagina 5 fino alla
fine, ma quando mi ha reso il libro ho visto solo macchie di
sugo. Poi lui lha fatto leggere alla sua fidanzata. Anche lei
ha pianto da pagina 5 fino alla fine, mi ha mandato un sms
che sono una vera scrittrice, profonda ed emozionante. E ha
subito lasciato il mio ex fidanzato. Il mio romanzo Mollami!
piaciuto moltissimo anche alla mia mamma e alla mia ex
suocera, che si sono sempre detestate. Vender milioni di
copie!

La corporazione
Per costruire la propria identit, pu essere utile entrare a
far parte di un gruppo con le stesse aspirazioni e affinit:
Dai? Anche tu stai scrivendo un fantasy? Dai, vieni anche
tu gioved al Bar Bosco Puffo. Dai, ci vediamo una sera alla
settimana, tutti vestiti da draghi e fatine, e leggiamo quello
che stiamo scrivendo ad alta voce! Dai, c anche il biliar-
do...

Leditore
La lealt di amici, fidanzate e fidanzati non si discute. Ma
non necessariamente i nostri cari sono sostenuti da una ade-
guata competenza editoriale e letteraria. Meglio lopinione
di un esperto: Ho mandato il mio romanzo a 457 editori,

119
selezionati su eBay. Lunico che mi ha risposto mi ha scritto
che era un romanzo bello e intenso, profondo ed emozio-
nante. Mi ha chiesto 3000 euro per pubblicarlo.

La cosa!
il momento forse pi emozionante nella vita di ogni scrit-
tore: larrivo della prima copia del proprio capolavoro. Una
vaga aspirazione, il sogno coltivato per anni in segreto, lo-
biettivo tenacemente perseguito tra mille difficolt e rifiuti,
trova finalmente una oggettivazione: Ecco! Ecco!!! Ecco il
mio libro, amore caro amore bello!!! Sono 232 pagine corpo
7, vedi? Cos costa solo 4,90 euro. Ma senti il profumo? Vuoi
toccare la carta? Hai visto la copertina? Ti piace, vero?

I lettori
Avere tra le mani finalmente! il proprio libro sufficien-
te per definirsi scrittore? Attenzione... Non basta lanciare la
stampa di un file e mettere una spirale di plastica alla risma
ancora calda di fotocopiatrice per proclamarsi scrittore...
Perch... Ma se poi non lo legge nessuno? Il mio romanzo
lhanno scaricato gi 276 lettori in sole 14 settimane, con un
trend decisamente positivo, +0,13% nellultima settimana,
a un prezzo di 0,0009 euro. Sono arrivato al 34.567 posto
della classifica di Amazon alle 20 e 55 dellaltroieri. Purtrop-
po tutte le recensioni le ho postate io.

La critica
Il successo di pubblico non basta. Rischia di essere effimero,
un fuoco di paglia che non lascia tracce. Forse quelle pagine
hanno solo solleticato gli istinti pi bassi di lettori diseducati
e abbruttiti da decenni di cattiva letteratura, cattivo, cinema,

120
cattiva televisione, cattivo youtube. Serve lavallo di un let-
tore autorevole. Hanno scritto che il mio romanzo bello
e intenso come quelli di Jane Austen. Profondo ed emozio-
nante come i capolavori di Dostoevskij... S, sulla rivista del
liceo dove studia mia figlia.

I riconoscimenti
E si pu fare di meglio: il verdetto della giuria di uno dei
numerosi premi letterari che vengono assegnati ogni anno
in Italia: Ho vinto il Premio Esordiente dellanno tra i 34 e
i 35 anni assegnato dalla Pro Loco di Sa-dio-dove.

LAgenzia delle Entrate


Avere una professione significa garantirsi un reddito suffi-
ciente a mantenere s stessi e la propria famiglia. Per uno
scrittore, garantirsi un reddito sufficiente significa vende-
re molte copie dei propri libri e dunque incassare cospicui
diritti dautore: Con limponibile abbattuto al 70%. Per
limpiego alle assicurazioni me lo tengo stretto, come Kaf-
ka

Lacclamazione
Grazie al televoto, ho vinto un talk show per talenti lettera-
ri. Insomma, come Marco Carta ma per i libri.

LEnciclopedia Leggere la propria voce nella Garzantina di


Letteratura il brivido supremo: Bianca Pagina (scrittrice
italiana, Librizzi 1960-Libreville 2001) nel suo romanzo Li-
brido (2004, vincitore del Premio Non Mai Troppo Tardi
nel 2013) racconta il suo sogno impossibile: diventare una
scrittrice famosa senza scrivere nemmeno una riga.

121
Langoscia
Ma sono un vero scrittore? Il mio prossimo libro sar allal-
tezza del precedente? Piacer? Vender? E la critica?

IoScrittore
Non esistono un diploma, un esame di Stato, un albo degli
scrittori. Chi scrive ha con la propria vocazione un rapporto
complesso e stratificato. Da un lato ci sono spinte soggettive,
profonde. Dallaltro c laspirazione al riconoscimento da
parte degli altri. Ci sono soddisfazioni e delusioni, e bellissi-
mi sogni che a volte si realizzano. La formula di IoScrittore
nelle varie fasi del torneo mette allopera diversi mec-
canismi che aiutano a trasformare lo scrivente in scrittore,
e sintrecciano con la domanda: Che cos uno scrittore?

Ma tu, perch scrivi?


E viene da chiedersi chi davvero uno scrittore, e perch
scriviamo. Una risposta lavrei, ma sono curioso di sapere
la vostra...

122
Il lavoro dello scrittore

Quante ore al giorno dedichi alla scrittura? E quante pagine


scrivi?
Luis Seplveda ha la sua riposta, molto chiara e precisa.
Certo, Seplveda un maestro, e seguire il suo consiglio
non una cattiva idea.
Tuttavia non esiste una regola fissa, come dimostra que-
sta rapida carrellata delle abitudini di lavoro di alcuni grandi
scrittori.

1. I dionisiaci

C chi scrive di getto, lasciandosi travolgere dal flusso


dellispirazione, come Isaac Asimov: Vado in una stanza e
batto a macchina tutto il giorno.
Anche Stephen King rientra nel gruppo: Agli intervi-
statori dicevo che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il
Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno. La verit
che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Anche
il giorno di Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio
compleanno.

123
2. Gli impiegati

Alcuni professionisti seguono quasi un orario dufficio, se-


duti alla scrivania diverse ore al giorno, come John Le Car-
r: Di solito comincio a lavorare intorno alle sette e poi
lavoro fino allora di pranzo. Durante il pomeriggio faccio
una passeggiata. Scrivo a mano, poi c qualcuno che batte
il testo al computer e io lo correggo alla sera e a volte vado
avanti per giorni interi fino alla fine.
Gabriel Garcia Mrquez a settantanni lavorava tutti i
giorni delle 9 alle 15 per scrivere la propria autobiografia.
Michael Crichton raccontava di aver iniziato a scrivere
quando ancora studiava medicina e dunque poteva farlo
soltanto durante le vacanze o nei ritagli di tempo. Labitu-
dine gli rimasta a lungo: Mi alzo molto presto la mattina
e comincio a lavorare: prima alle sei, poi alle cinque, poi
alle quattro e smetto di scrivere al pomeriggio, quando sono
troppo stanco per continuare e allora sbrigo la posta, faccio
un po di telefonate, ceno e vado a dormire molto presto. E
questo per circa cento giorni, fino al completamento della
stesura.
Michael Cunningham racconta: Scrivo minimo quattro
ore al giorno e massimo sei; la quantit di pagine prodotte
varia a seconda dei periodi. Capita che ci siano giorni molto
improduttivi in termini di pagine scritte e non mai bello,
ma non voglio forzarmi a scrivere cose che non voglio. Dopo
sei ore stacco anche se ho prodotto pochissimo. () Scrivo
sempre e solo la mattina, devo passare dal sonno e dai so-
gni alla scrittura, immediatamente, mantenere il mio mondo
mentale e le mie credenze pi profonde e trasferirli in un
mondo inventato.

124
3. Gli intermittenti

Altri autori alternano periodi di intenso lavoro a meritate


vacanze. Un po pi lunghe delle nostre, magari Wilbur
Smith segue un ciclo di 18 mesi: Il processo creativo in se
stesso gi unattivit estremamente piacevole: per me di-
venuta come una droga della quale non posso farne a meno.
Generalmente lavoro per un anno, poi mi concedo sei mesi
di relax e di viaggi. Trascorsa questa pausa, comincio ad at-
tendere con ansia lispirazione.
Patrick McGrath non cos preciso, ma segue la stessa
routine: Alterno periodi in cui scrivo a periodi in cui non
scrivo. Quando lavoro a un romanzo in genere faccio 8-10
ore al giorno. In quelle ore cerco di fare almeno due pagine,
diciamo tremila battute, il pi perfette possibile, e in ogni
caso mai pi di tre pagine. Quando ho fatto le mie due pa-
gine mi fermo a met di una frase, come consigliava di fare
Hemingway.
Gi, cosa consigliava Hemingway a un giovante aspirante
scrittore? La cosa migliore fermarsi quando stai andando
bene e quando gi sai che cosa succeder dopo. Se lo fai tutti i
giorni mentre stai scrivendo un romanzo, non ti arenerai mai.

4. I cesellatori

Ci sono autori per i quali il tempo non ha (quasi) importan-


za. Lobiettivo la perfezione della pagina. Possono medi-
tare per ore sulla parola esatta. O addirittura sulla virgola
giusta, come Oscar Wilde: Sono stato tutta la mattina per
aggiungere una virgola, e nel pomeriggio lho tolta.

125
A volte questi amanti della precisione diventano oggetto
di ironia. Cos Stephen King racconta (o immagina) un dia-
logo tra Joyce e un amico curioso.
James, che cosa c che non va? il lavoro?
James asser, senza nemmeno alzare la testa.
Quante parole hai scritto oggi?
Sette
Sette? Ma James... ottimo, almeno per te!
Suppongo di s, ma non so in che ordine vanno.

5. I fuoriclasse

Infine ci sono i geni, i Maradona della scrittura, quelli che


sinventano le loro regole personali (e difficilmente applica-
bili). A William Faulkner invece per scrivere bastavano un
po di pace, e una cassa di whisky. Secondo Enzo Biagi,
Georges Simenon scriveva un romanzo in ventun giorni,
poi andava a donne (Giro del mondo, Rizzoli).
Come molti altri colleghi lo abbiamo visto anche An-
drea Vitali preferisce dedicare alla scrittura le ore del matti-
no: Sono le ore migliori. Il luogo il mio studio lungamen-
te desiderato e realizzato quando anni fa ho comperato casa.
Ma poich amo scrivere a mano, ogni luogo buono: treno,
aereo, ambulatorio, addirittura le panchine del lungolago.
Basta avere qualcosa da raccontare.

126
6. La app

Limportante scrivere. Ma se proprio non ci si riesce, o


se il ritmo rallenta c una soluzione tecnologica, per molti
aspetti inquietante.
Lapplicazione Write or Die (Scrivi o muori) per pc o
iPad punisce chi non scrive abbastanza in fretta, seguendo
il principio behaviorista del condizionamento operativo.
Lautore imposta il numero di parole che vuole (o deve) scri-
vere in un certo lasso di tempo e sceglie il tipo di castigo
che vuole ricevere se non rispetta limpegno. La punizione
pi blanda lapparizione sullo schermo della scritta: Hai
smesso di scrivere. Ricomincia!
La punizione Kamikaze, nel caso la scrittura si sia in-
terrotta troppo a lungo, inizia a cancellare parte del testo
appena scritto.

Insomma, le vie della scrittura (e della cancellazione) sono in-


finite. E anche la tua va sicuramente benissimo. Ma quando
scrivi? Quante pagine al giorno? E segui rituali particolari?

127
Piccoli segreti delle signore del giallo

di Luca Crovi

Qualcuno sostiene che le scrittrici di gialli donne siano pi


buone degli uomini, pi romantiche, pi delicate. Non cre-
detegli! solo una favola messa in giro da Eva per farvi mor-
dere la solita mela bacata o avvelenata se preferite. Se penso
solo a certi tipini come Patricia Highsmith, Agatha Christie,
Patricia Cornwell, Alicia Gimenez Bartlett, Katy Reichs,
Anne Perry o anche alle nostrane Carolina Invernizio, Da-
nila Comastri Montanari, Laura Grimaldi, Nicoletta Vallo-
rani, Barbara Garlaschelli, Elda Lanza, Lorenza Ghinelli,
Margherita Oggero, Elisabetta Bucciarelli, Rosa Mogliasso,
Adele Marini, Alessia Gazzola mi vengono i brividi. Nessuna
di loro mi sembrerebbe cos innocua da poterci bere insieme
tranquillamente un t con i biscottini senza controllare ocu-
latamente quello che sto bevendo o mangiando. Se avete mai
letto una delle loro opere saprete benissimo che sono esperte
in avvelenamenti, in squartamenti, in psicologie distorte, in
indagini ad alto rischio. Il rosa non certo il loro colore pre-
ferito, sicuramente prediligono il rosso sangue o il nero pro-
fondo per vestirsi a festa. In queste poche pagine scoprirete
piccoli segreti di scrittura di alcune delle regine della suspen-
se internazionale. Ricette efficaci sulla pagina prese dalla vita

128
quotidiana e dalla consuetudine con i crimini e i delitti che
stata coltivata nel tempo da queste scrittrici.

I luoghi che scatenano la fantasia di P.D. James

Per la britannica P.D. James, la creatrice dellispettore


Dalgliesh i luoghi sono un punto fondamentale per costruire
romanzi di suspense, specie quelli isolati e di mare. I paesag-
gi contribuiscono a dare atmosfera e carattere ai romanzi.

Il luogo fa parte della mia immaginazione creativa. Si pu


trattare di un posto nuovo oppure di un posto che ho avuto
modo di conoscere benissimo. E mi dico, Ecco dove suc-
cesso tutto. La storia parte proprio da l. Adoro trovarmi
nei pressi del mare, soprattutto in localit dove ci sia po-
chissima gente. Molti dei miei libri sono ambientati sulle co-
ste orientali dellInghilterra, coste piatte, ricche di canneti,
di paludi e di uccelli. Cieli a perdita docchio. Credo che vi
prevalga un senso di solitudine e anche un po di desolazio-
ne. Ci sono, inoltre, molte splendide chiese antiche e delle
abbazie in rovina. Insomma, si tratta di unarea dellInghil-
terra che estremamente romantica, forse non tanto bella
agli occhi di qualcuno, ma per la sottoscritta vi regna unat-
mosfera che si sposa benissimo con la letteratura di genere.

Per P.D. James il romanzo poliziesco pu essere considerato


a tutti gli effetti il vero romanzo sociale dei giorni nostri.

Lo sempre stato perch si occupa dei problemi di tut-


ti i giorni della gente. Spesso, pi facile farsi unidea di

129
comera lInghilterra di un certo periodo, attraverso la nar-
rativa di genere, rispetto ai romanzi cosiddetti mainstream.
Credo che valga soprattutto per una scrittrice di gialli come
Dorothy L.Sayers, grazie alla quale sappiamo esattamen-
te come fosse lavorare in un ufficio londinese prima del-
la guerra oppure lavorare nelle aree paludose prima della
guerra. Se i miei libri sopravvivranno spero davvero che
lo facciano mi auguro che possano fornire alla gente uni-
dea di come fosse vivere tra la fine di un millennio e linizio
di quello successivo, nellInghilterra del Ventesimo Secolo,
con tutti i suoi problemi.

Senza morti una buona storia sarebbe difficile da costruire,


forse non avrebbe un senso e non risulterebbe nemmeno
cos appetibile per i lettori.

Lomicidio un po il cuore di questi romanzi perch con-


centra le emozioni pi forti in un momento. E poi ci inte-
ressa maggiormente sapere chi ha ammazzato la vittima che
non chi ha rubato una collana di diamanti, per esempio.
Dunque, importantissimo portare la realt fondamentale
della morte nel cuore di un romanzo.

E ci sono regole che possono essere seguite per scrivere una


storia nella maniera migliore. Certi che seguendole si possa
ottenere un risultato credibile. La scrittura ricorda la James
comporta attenzione, documentazione e disciplina.

Una buona detective story deve essere prima di tutto un


buon romanzo. Se volete scrivere un buon romanzo, se vo-
lete fare gli scrittori, prima di tutto dovete imparare a dare

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maggior forza alle parole perch le parole sono limpalcatu-
ra, la materia prima del nostro lavoro. Non importante di-
sporre di un vocabolario pi ampio, tanto per utilizzare delle
parole insolite, ma pi ne avete meglio . E leggete molto e,
soprattutto, leggete gli scrittori migliori. Non per copiarli,
ma per vedere come scrivono e per imparare da loro come
io ho imparato da Jane Austen, Graham Greene e Evelyn
Waugh. E poi scrivete, esercitatevi. Non si diventa scrittori
solo col pensiero. Lo si diventa imparando a scrivere. Non
credo che faccia nessuna differenza iniziare con dei racconti
o persino tenere un diario, descrivere semplicemente quel-
lo che ci successo oppure provare a scrivere un romanzo.
Scrivete! E poi dovrete essere davvero aperti alle esperienze.
Dovrete mostrare empatia con la gente, essere in contatto
con altre persone, parlare con altre persone e imparare quel
che c da imparare su di loro e non solo su voi stessi.

La struttura narrativa non va mai sottovalutata quando ci si


mette davanti alla macchina da scrivere. Bisogna conoscere
bene la metodologia degli inquirenti, il linguaggio dei crimi-
nali, la psicologia dei serial killer. Bisogna avere una storia
da raccontare ma bisogna anche conoscere il mondo in cui
sar ambientata. Non si pu essere impreparati per scrivere
gialli o noir. Come non si pu esserlo per scrivere qualsiasi
altro tipo di letteratura.

Se volete scrivere dei gialli dovrete tenere in grande conside-


razione la struttura e pensare se siete in grado di creare un
nuovo detective che risulti interessante, che sia un professio-
nista o meno, cercare di farsi venire in mente un detective
che sia davvero diverso da tutti quelli che gi esistono. Do-

131
vrete condurre le vostre ricerche, dovrete studiare il lavoro
della polizia, scoprire come opera la polizia. Per esempio, se
nella vostra storia viene commesso un omicidio, dovete sa-
pere chi interviene, quali sono i suoi doveri, cosa fa. Dovre-
te informarvi sui metodi della polizia scientifica. Insomma,
dovrete informarvi sui dettagli tecnici. Tutte cose in pi che
dovrete fare se intendete scrivere un giallo, ma ovviamente
la detective story anche questo. Se invece la storia che scri-
vete diversa, pur rimanendo nellambito del noir, potrebbe
non esserci lintervento della polizia. Per, soprattutto se
scrivete un giallo, dovrete fare ricerca. Per il resto, vale tutto
quello che vale per ogni altro tipo di romanzo.

Agatha Christie fra vasche da bagno


e alberghi di quartordine

Agatha Christie non ha mai celato nel tempo la sua passione


per i veleni, sostenendo di averla in qualche modo acquisi-
ta facendo linfermiera durante la prima Guerra Mondia-
le. Aveva abitudini di scrittura molto precise. Confess pi
volte che, allinizio della sua carriera, aveva labitudine di
scrivere stando comodamente sdraiata dentro una vasca da
bagno di stile vittoriano, attrezzata con un piccolo ripiano-
scrittoio in legno, su cui erano depositati non soltanto pen-
ne e fogli, ma anche una capiente teiera, una tazza da t e
gli immancabili biscotti (o, quando era possibile, una bella
torta di mele!). Non scrisse per per tutta la sua vita in ma-
niera rilassata e confortevole. Giunta allapice del successo
confess alla scrittrice Christianna Brand di essere ricorsa a
metodi pi drastici per poter velocizzare la propria scrittura:

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Spesso mi scervello sulla trama di un romanzo per giorni e
giorni. Quando penso che sia pronto, scelgo un albergo di
quartordine. Un posto dove so che non potr far altro che
scrivere, dove non sar sottoposta ad alcuna distrazione, e
avr tutto il tempo che voglio a mia disposizione. Un albergo
i cui letti sono cos scomodi che non ti viene nemmeno la
voglia di andare a dormire presto e di alzarti tardi, le cui pol-
trone sono cos rigide che non puoi restarci seduto a lungo
per riposarti. Un luogo dove il cibo cos poco invitante che
ti alzi da tavola il pi presto possibile. Gli ospiti che soppor-
tano le condizioni di vita di un tal posto devono essere ne-
cessariamente cos stupidi che non pensabile farseli amici:
sarebbe uno spreco di tempo prezioso in chiacchiere inutili.
In questo modo, il libro pronto in poche settimane. Poi
rimetto nella valigia i pochi vestiti da quattro soldi che ho
indossato durante la trasferta e ritorno trionfalmente a casa.

Chiss se lhanno aiutata di pi i rilassanti bagni in vasca o i


fugaci soggiorni in albergo per sviluppare le sue acute rifles-
sioni sul mondo del delitto? Tanto da arrivare a sostenere che:

Ogni omicida probabilmente il vecchio amico di qualcuno.

Chi ha ucciso una volta, quasi sempre ricade nel delitto; non
fosse che per tentare di assicurarsi limpunit.

Non tanto il delitto in se stesso che interessa, quanto ci che


si nasconde dietro.

Linvenzione, secondo me, deriva direttamente da un certo


ozio, forse addirittura da una certa pigrizia.

133
La vita ha spesso una trama pessima. Preferisco di gran lunga
i miei romanzi.

La fantasia unottima serva, ma una pessima padrona. La


spiegazione pi semplice quasi sempre si rivela esatta.

bene sospettare di tutti, finch non si riesce a dimostrare


che sono innocenti.

Lo studio dei caratteri minteressa enormemente. Non ci si


pu occupare del crimine senza tener conto della psicologia.

Nei romanzi i poliziotti sono sempre ciechi come talpe.

Patricia Highsmith e lo stufato di tartaruga

Patricia Highsmith, la regina del noir americano (capace di


siglare storie inquietanti come Sconosciuti in treno, Acque pro-
fonde, Lamico americano), nacque il 19 gennaio 1921 a Fort
Worth, curiosamente lo stesso giorno in cui nel 1809 venne
alla luce Edgar Allan Poe. Am alla follia la letteratura di Kaf-
ka, Sartre, Camus e Tolstoj. Si divert a scrivere romanzi che
assomigliassero ai dipinti di Francis Bacon, che secondo lei
era lartista che meglio aveva ritratto in nero il mondo: Il
genere umano che vomita nel gabinetto con il sedere nudo in
vista. Forse per questi motivi le venne cos naturale descri-
vere la banalit del male in tutte le sue forme. Ebbe sempre
una sua lucida idea di come andasse costruito un noir: Penso
che concentrarsi sul chi stato sia un modo sciocco di stuzzi-
care la gente a me non interessa come non mi interessano i

134
rompicapo. La Highsmith, come dimostrano i suoi racconti
e i suoi romanzi, sempre stata affascinata dagli assassini e
dai predatori che per certi versi considerava una razza su-
periore. Patricia Highsmith non volle mai andare sul set di
Delitto per delitto per incontrare Alfred Hitchcock, n accett
di diventare per lui sceneggiatrice, ma gir comunque per set-
timane portando con s la lettera personale del regista inglese
che le comunicava di aver scelto il suo romanzo Sconosciuti
in treno come suo nuovo film. La Highsmith fu consapevo-
le fin dallinizio della sua carriera che non basta avere una
buona storia per essere scrittori, bisogna anche saperla rac-
contare. Vale la stessa regola nelle buone barzellette. Se chi le
racconta anticipa il finale, o si mette a ridere prima, leffetto
non funziona. per questo che per poter scrivere un noir che
funzioni non basta avere un buon soggetto, bisogna saperlo
mettere sulla pagina ed essere capaci di stimolare le emozioni
dei lettori catturandole fin dallinizio. Fra le pagine di Come si
scrive un giallo: teoria e pratica della suspense (Minimum Fax),
la stessa Highsmith spiega accuratamente come una storia in-
teressante abbia poi bisogno dello scrittore giusto. Una sua
amica le propose di scrivere una storia di questo tipo: Una
vedova, artista di successo, tiranneggia e assilla il figlio de-
cenne, gli fa indossare vestiti troppo infantili, lo costringe ad
ammirare le proprie creazioni artistiche, insomma lo sta tra-
sformando in un tormentato nevrotico.
So che state pensando gi a un emulo del Norman Bates
creato per Psycho da Robert Bloch e trasportato poi sullo
schermo da Alfred Hitchcock. In realt, il risultato che tras-
se da quello spunto Patricia Highsmith dopo averci riflettu-
to per alcuni mesi fu ben pi diabolico. E a far scaturire la
forma finale della storia fu un libro di cucina rinvenuto per

135
caso dalla scrittrice americana a casa di amici che proponeva
unorripilante ricetta di stufato di tartaruga. Mi raccoman-
do, siate forti di stomaco nel leggerla.

I lettori convinti che i gialli comincino a diventare insipidi


farebbero bene a consultare alcuni brani di cucina relativi ai
nostri amici pennuti, o in guscio; una casalinga deve avere un
cuore di pietra per leggere quelle ricette, per non parlare poi
del realizzarle. Il metodo per uccidere una tartaruga dacqua
consiste nel bollirla viva. La parola uccidere non viene usata
nel manuale di ricette, non serve: chi pu sopravvivere allac-
qua bollente? Appena finito di leggere il ricettario mi torn
in mente la storia del ragazzino tiranneggiato. Avrei imper-
niato il racconto su una tartaruga dacqua: la madre porta
a casa la tartaruga per farne uno stufato, una tartaruga che
allinizio il bambino ritiene destinata a lui, un animaletto per
tenergli compagnia. Il bambino racconta della tartaruga a un
compagno di scuola, cerca cos di guadagnarne la stima, e
promette di mostrargliela. Poi assiste alluccisione della tarta-
ruga nellacqua bollente, e tutto lodio e il rancore accumulati
contro la madre esplodono. La uccide durante la notte, con
lo stesso coltello da cucina che lei ha usato per la tartaruga.

Come potete constatare, la storia dellamica della scrittrice


americana, che in partenza era gi terribile, messa in mano
a unautrice come Patricia Highsmith esplosa come una
bomba a orologeria con effetti deflagranti immediati. E se
volete scoprire che fine fa poi il cadavere della madre e cosa
se ne far il ragazzo di un pesante e polveroso tappeto, vi
consiglio di recuperare A Suspension of Mercy, pubblicato
dalla Highsmith nel 1965.

136
Kathy Reichs e la passione per larcheologia

In maniera curiosa ha iniziato a scrivere anche Kathy Rei-


chs la creatice del medico forense Temperance Brennan che
ha ispirato la fortunata serie televisiva Bones. Lei stessa
ammette di non avere scelto volontariamente di diventare
prima unanatomopatologa e poi una scrittrice di thriller. E
sostiene che vi molta affinit fra il suo mestiere e quello
degli archeologi con i quali condivide la stessa passione per
i misteri da svelare.

Ho studiato per diventare bioarcheologa: mi dedicavo feli-


cemente agli scheletri antichi e lavoravo in Universit ma,
siccome lantropologia forense non era ancora formalizzata
come specialit e io di fatto studiavo gli scheletri antichi,
cominci a succedere che la polizia mi portasse da esami-
nare delle ossa di casi sospetti. Iniziai cos a lavorare per il
coroner, il medico legale, e decisi che mi interessava. Feci
nuovi corsi e mi specializzai in antropologia forense...

Nel 1994, diventata professore ordinario, mi sono accorta che


lantropologia forense era ancora una scienza poco nota e,
dopo aver scritto molti testi scientifici sullargomento, ho de-
ciso che poteva essere divertente provare con la fiction, e far
conoscere a un pi ampio numero di persone il mio lavoro.

Ogni caso che affronto un puzzle, un enigma da risolvere


come detective. La parte medica entra in gioco nellanalisi
dello scheletro e dei resti umani che mi dicono molto sul pro-
filo biologico, le condizioni di salute, lo stile di vita di chi
morto. Ogni cadavere ha la sua storia, basta solo decifrarla.

137
Le favole che hanno cresciuto Patricia Cornwell

Il rapporto con la narrativa di Patricia Cornwell iniziato


molti anni prima di arrivare alla creazione del popolarissimo
personaggio di Kay Scarpetta. nato dalla passione per le
favole, i racconti neri e tutto ci che pu sembrare inaspet-
tato. Un rapporto con la narrativa per linfanzia che lha in
qualche modo condizionata per sempre.

Da bambina, al contrario di quello che potreste immaginar-


vi, visto i romanzi che scrivo, non leggevo storie terribili e
piene di ossessioni ma favole. Avventure ricche di magia e
immaginazione come quelle dei fratelli Grimm, dove maga-
ri veniva messo al centro il tema del male e della violenza
attraverso le figure di terribili streghe ma che regalavano al
contempo stupore, evasione e fantasia a una bimba come
me. In molti di quei racconti per era sicuramente forte
lelemento della suspense. Inoltre, ho cominciato presto ad
appassionarmi a libri non di fiction ma che parlavano di ar-
cheologia. Mi divertivo a leggere le ricostruzioni della sco-
perta di Troia e di altri siti antichi di quel tipo. Le scienze
forensi curiosamente sono molto vicine allarcheologia e ne
hanno preso a modello il sistema di ricerca. Gli anatomopa-
tologi ricostruiscono lidentit di un cadavere, la sua pro-
venienza cos come gli archeologi individuano un terreno e
analizzano i resti di unantica civilt.

Per me scrivere stata una necessit pi che una scelta


consapevole. Sin dallet in cui sono riuscita a tenere in
mano una penna ho sentito che non potevo farne a meno e
ho cominciato a buttare gi dei testi. Ero piccolissima ma

138
scrivevo gi delle microstorie che illustravo io stessa. Una
volta terminate spesso realizzavo anche una bella coperti-
na di cuoio per personalizzare ancora di pi i miei piccoli
libri. Giravo spesso con un taccuino per gli appunti dove
raccoglievo ricordi, frasi, storie che portavo sempre con me.
Ma stato solo quando sono andata al College che ho po-
tuto avere consapevolezza che la scrittura mi dava cos tan-
to, anche se certamente non potevo ipotizzare che sarebbe
diventata per me un mestiere. Mi piaceva molto scrivere e
dallaltra parte sapevo che diventare scrittori poteva essere
un salto nel vuoto ma ho scelto di farlo ed stato un ottimo
investimento.

Fin da piccola tutti i miei racconti iniziavano con lespres-


sione dun tratto e questo perch ogni volta mi piaceva
sottolineare come qualcosa di fantastico, sconvolgente e te-
nebroso potesse irrompere nella normalit. Mi immaginavo
sempre qualcosa di spaventoso che saltava fuori dallombra
e dalloscurit e cambiava il corso degli eventi dando sapore
a quello che stavo scrivendo. Questa mia passione mi ha
portato dopo il College a intraprendere la carriera di gior-
nalista e in particolare mi ha spinto ad occuparmi di crona-
ca nera. Ho scoperto cos in prima persona il nostro sistema
giudiziario, lorganizzazione della polizia, le scienze forensi.
E a quel punto mi sono accorta non solo di avere una pro-
pensione personale verso certe tematiche ma mi sono trova-
ta ad avere competenze specifiche nel mondo delle indagini
sui crimini e da qui stato naturale per me scegliere la via
del thriller.

139
I CONSIGLI DI SCRITTURA
DEGLI AUTORI BEST SELLER

Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16


ottobre 2017 a _
Marco Buticchi, il maestro dellavventura italiano

Come si inizia un romanzo davventura?


Un incipit deve essere in grado di far precipitare il lettore
allinterno della storia
http://video.it.msn.com/watch/video/come-si-inizia-un-ro-
manzo-di-avventura/4qx9tufh

Cinque suggerimenti per scrivere un bestseller davventura


Un buon romanzo davventura devessere documentato, ve-
rosimile, sentito, verificabile, coraggioso
http://video.it.msn.com/watch/video/5-suggerimenti-per-
scrivere-un-bestseller-d-avventura/4qv2wdla

142
Come si crea il protagonista di un romanzo davventura
Attingere ovunque per creare il proprio personaggio e un
consiglio molto pratico
http://video.it.msn.com/watch/video/come-si-crea-il-pro-
tagonista-di-un-romanzo-di-avventura/4q7y9y2y?cpkey=d3
3c2e80-062f-4f6f-be6b-38b36e0bd66f%257c%257c%257
c%257c

Autori o registi a cui ispirarsi per scrivere un romanzo dav-


ventura
Un regista che ho particolarmente amato e i cui film mi ispi-
rano
http://video.it.msn.com/watch/video/autori-o-registi-a-cui-
ispirarsi-per-scrivere-un-romanzo-di-avventura/4qnsdxn6

Le principali malizie narrative di un autore best seller


Scrivere un mestiere che si affina con lesperienza e con
la malizia
http://video.it.msn.com/watch/video/le-principali-malizie-
narrative-di-un-autore-bestseller/4qn9v503

Come farsi pubblicare?


Rivolgersi a dei professionisti che condividano con voi il ri-
schio dellimpresa
http://video.it.msn.com/watch/video/come-farsi-
pubblicare/4qeet3ld

143
Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
Donato Carrisi, lautore italiano di thriller
pi tradotto nel mondo

Trucchi per scrivere un best seller


La cassetta degli attrezzi di ogni scrittore deve contenere il
ritmo, la musica segreta indimenticabile
http://video.it.msn.com/watch/video/1-trucchi-per-scrive-
re-un-best-seller/4qvxdzdv?cpkey=f308ebe9-bb7b-4fe2-
aa53-ecead15ef890%257c%257c%257c%257c

Come si crea la suspense


Le uniche due emozioni che fanno battere il cuore
http://video.it.msn.com/watch/video/2-come-si-crea-la-
suspence/4q6o0uvl

144
Come si creano i personaggi
Il buono vince sempre, ma il cattivo che fa la storia
http://video.it.msn.com/watch/video/3-come-si-creano-i-
personaggi/4qjcieqx?cpkey=f4161174-135b-4800-91a2-8ec
e9a24369d%257c%257c%257c%257c

Le fasi della creativit


Comportarsi come uno chef, aggiungendo e togliendo in-
gredienti
http://video.it.msn.com/watch/video/4-le-fasi-della-creativ
ita/4q3hh4av?cpkey=f4161174-135b-4800-91a2-8ece9a243
69d%257c%257c%257c%257c

Come nasce lidea di un romanzo


Non c un unico momento magico e non un processo del
tutto casuale
http://video.it.msn.com/watch/video/5-l-idea-di-un-
romanzo/4qr55qcx

145
Clara Snchez, unautrice sempre ai vertici
delle classifiche

Come si scrive?
Siate naturali, sinceri, diretti
http://www.vanityfair.it/show/libri/13/01/10/consigli-scrit-
tura-corso-clara-sanchez

Come si crea un protagonista?


Ognuno ha una storia che merita di essere raccontata
http://www.vanityfair.it/show/libri/13/01/11/consigli-scrit-
tura-corso-clara-sanchez

146
Trucchi per un buon incipit
Partire da unimmagine e chiedersi che cosa c dietro
http://www.vanityfair.it/show/libri/13/01/12/consigli-scrit-
tura-corso-clara-sanchez

Come si creano il ritmo e la suspense


Creare leffetto Hitchcock
http://www.vanityfair.it/show/libri/13/01/13/consigli-scrit-
tura-corso-clara-sanchez

Gli autori da cui imparare


I classici imprescindibili che bisogna aver letto per essere
bravi scrittori
http://www.vanityfair.it/show/libri/13/01/14/consigli-scrit-
tura-corso-clara-sanchez

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Wilbur Smith, il re delle classifiche dei bestseller

Come si scrive un romanzo e quale sezione la pi impor-


tante?
La struttura classica di un romanzo ha tre sezioni
http://video.it.msn.com/watch/video/come-si-scrive-un-
romanzo-e-quale-sezione-e-la-piu-importante/4q6tqmo7?c
pkey=3f6af569-e109-4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%25
7c%257c%257c

Come si costruisce un personaggio forte intorno al quale


ruota tutta lazione?
Il personaggio, il veicolo di tutta la narrazione

148
http://video.it.msn.com/watch/video/wilbur-smith-i-con-
sigli-di-scrittura-parte-seconda/4q1rzjhc?cpkey=3f6af569
-e109-4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%257c%257c%257c

Come si scrive un incipit?


La parte pi importante di tutto il romanzo
http://video.it.msn.com/watch/video/wilbur-smith-i-consi-
gli-di-scrittura-parte-terza/4qpa1o4p?cpkey=3f6af569-e109-
4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%257c%257c%257c

Come si sviluppa la trama di un libro?


Sequenze ed episodi, calcolare il timing
http://video.it.msn.com/watch/video/wilbur-smith-i-consigli-
di-scrittura-parte-quarta/4qymkx92?cpkey=3f6af569-e109-
4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%257c%257c%257c

Cosa fare dopo aver delineato lo schema della storia?


Avere una visione generale e un piccolo segreto
http://video.it.msn.com/watch/video/wilbur-smith-i-consigli-
di-scrittura-parte-quinta/4q0w0a5g?cpkey=3f6af569-e109-
4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%257c%257c%257c

Come si fa a tener vivo linteresse dei lettori?


Non cadere nella trappola di molti scrittori di successo
http://video.it.msn.com/watch/video/wilbur-smith-i-consi-
gli-di-scrittura-parte-sesta/4q1of8lf?cpkey=3f6af569-e109-
4e3c-b97b-0f6b915ca44b%257c%257c%257c%257c

149
Perch lo fai?

Chiedere a uno scrittore perch scrive una domanda perico-


losa: si rischiano risposte banali, oppure trattati arzigogolati
e inutili. Le risposte dei frequentatori del blog di IoScrittore,
nella loro sintesi e variet, sono invece curiose, interessanti e
sintomatiche. A volte spiritose, a volte inquietanti.
Per qualcuno, la scrittura una vocazione, un demone
insopprimibile.
Io credo di scrivere perch sento di essere nata per que-
sto, di aver ricevuto questo dono da far fruttare, di essere
incapace di fare altro. Inoltre scrivere mi fa sentire bene.
(Sara)
Per Morgana un impulso che potrebbe accomunarci
tutti: Scriviamo romanzi per lo stesso motivo per cui fac-
ciamo figli: sentiamo la spinta a creare.
Anche se la vocazione lo sappiamo non e non pu
essere una garanzia di successo: Ci che spinge a scrivere
qualcosa che agisce da dentro, non da fuori. N si pu affer-
mare che quella spinta sia garanzia di qualit, son pi i cani
(pur volonterosi) che i bravi.(Callisto)
C anche chi parte dal presupposto contrario: il dubbio,
il desiderio di mettersi alla prova.

150
La verit che nemmeno mi piace tantissimo. Forse
quello che mi spinge capire come si fa. (Manuela)
Molti, forse la maggioranza, scrivono prima di tutto
per s stessi. Lo confessa chiaramente Marina: Scrivo da
quando avevo sei anni. Mi piace, mi emoziona, mi fa sentire
viva.
Qualcuno fa un passo di pi e sottolinea i positivi effetti
collaterali della scrittura: Scritto mi viene meglio che parla-
to. (Il Re degli Sfigati)
Scrivere mi costringe a pensare e questo pensare mi ren-
de libera. (Lettora)
Comunico molto meglio con la penna che con le paro-
le. (Elleci)
Fabrizia brutale, nellevidenziare uno dei vantaggi della
scrittura, anche se forse non la strada pi facile per trovare
lettori: Scrivo perch non c contraddittorio.
Per qualcuno la scrittura pu essere occasione di riscatto:
Scrivo per vivere altre vite (Giulia).
Nella pattuglia dei frequentatori del blog, non sorpren-
de che siano assai numerosi quelli che utilizzano la scrittura
come forma di autoterapia. Lo confessano in maniera pi o
meno giocosa.
La scrittura () unamica leale pronta a raccogliere i
nostri pezzi quando chi abbiamo intorno non pi in grado
di farlo, nemmeno noi stessi (Marika).
Scrivo perch la mia logorrea non la sopporta pi nessu-
no dei miei familiari e allora dovr pur tormentare qualcun
altro? (Nonno Eugenio Bianchi)
Scrivo per farmi lautopsia da solo. Scrivo per nutrire i
miei demoni. Scrivo per non pagare lanalista. Scrivo (...) an-
che se non dovesse leggermi nessuno... (ScrittoreDiNotte )

151
Se non scrivessi le storie che ho nella testa i mie neuroni
impazzirebbero. (Silvia)
Scrivo perch la scrittura il luogo dove trovano posto
le troppe storie che vagano nella mia testa. (Luna Lovego-
od)
Le storie, le storie... Lo sappiamo bene, abbiamo tutti
bisogno di storie!
Scrivo perch si rotto il videoregistratore e sono affa-
mato di storie. (Rostand)
Tornando al tema della follia dello scrittore, alcuni post
evidenziano che possa in qualche modo essere condivisa.
Scrivo soprattutto perch vorrei che gli altri vedessero il
mondo attraverso i miei occhi. (Vinci)
Uno scrittore rende leggibile ci che molti semplice-
mente percepiscono. (Dott.)
Uno scrittore uno che non segue, ma lancia le mode.
(Re Ader)
Dalla possibilit di condividere la propria follia alla con-
sapevolezza che si pu scrivere anche per gli altri, il passo
breve.
Io scrivo per raccontare storie. Perch alle persone pia-
ce sentirsi raccontare una storia. (Mirage)
Ma chi pu essere il lettore ideale? Alan Ford lha trova-
to, il suo lettore ideale!
Mia figlia (...) mi chiede di leggerle i titoli dei miei rac-
conti. () Ieri sera le ho letto uno dei miei primi racconti
() . Mi ha detto: Cavoli pap, che pop di roba!. per
questo che scrivo. (Alan Ford)
Altri misurano le loro ambizioni su un diverso orizzonte
temporale: sono quelli che potremmo definire autori testa-
mentari.

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Licenza edgt-37-212335-b2883855-9788867200511 rilasciata il 16
ottobre 2017 a _
Scrivo per il bisogno di lasciare qualcosa di me. (Dina)
Vorrei che rimanesse qualcosa di me, dopo di me.
(Vinci)
Sembra strano, ma nessuno confessa di scrivere per fare
innamorare, come faceva Cyrano de Bergerac. Nessuno pro-
clama di avere verit tra trasmettere al prossimo. Nessuno
vuole diventare ricco e famoso scrivendo un best seller... Ma
forse, tra i fortunati vincitori di IoScrittore...

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I romanzi vincitori di IoScrittore

2010

Lasciati guardare, Silvia Andreoli


Napoli 1981, Rita Bosso
Le venti dita di Dio, Alex Bottalico
Una storia sbagliata, Carlo Capparelli
Isadora Duncan, Sara Cerri
Tornando a casa, Igor Cipollina
Ogni tanto fatela suonare, Massimo De Nardo
Sottochiave, Emanuela Fontana
Respira, Stefania Giudice
La traccia del tempo, Stefano Giusti
I love you baby, Maurizio Listone
Apollofane e il reduce di guerra, Andrea Maggi
Vittoria mia, Valeria Massarelli
Rosa Corallo, Maria Messina
Il respiro delle cose, Bruno Modugno
Il cortile, Silvana Mossano
Il matto di Lgal, Elpidio Natale
Aspro-Monte, Giuseppe Pipino

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Una seconda occasione, Elena Ricci
La fabbrica del ghiaccio, Antonio Rudilosso
Milo, Massimo Vaggi
Fine del mondo a Roncosambaccio, Luca Zaffini

2011

Lultima spiaggia delle anime, Roberto Alba


La nostra Africa, Michelangelo Bartolo
La linea di sabbia, Paolo Bernardi
Una quotidiana guerra, Luca Borello
30 kg, Simona Bravo
Il sussurro di Vico Pensiero, Tina Cacciaglia
American Killer, John D. Cajo
A che ora muori?, Simone Carabba
Il mistero dellisola di Candia, Michele Catozzi
Asia e i suoi fratelli, Marina De Luca
A testa vuota, Giovanni Fabbri
Hedge Fund, Massimiliano Govoni, Francesco Taddia
Abitavamo in un bosco di querce, Marilena Guglielmi
La legge del feudo, Giuseppe Lauricella
I cerchi del diavolo, D. F. Lycas
Le ombre azzurre, Patrizia Mucciolo
Nebbia sullArno, Orfeo Paci
Lo sguardo di Giacometta, Liliana Panzarani Piersanti
Interno 11, Angela Rosa
Il canto della balena, Corrado Sobrero
Cantico di borgata, Gianfranco Vergoni

155
2012

Un posto molto lontano da qui, Carlo Deffenu


Nebbie, Silvio Don
La laguna degli specchi, Drosan Lulob
1943, Chiara Mattioli
Come distruggere il mondo e vivere felici, Giovanni Medioli

2013

Storia di una citt: di uomini, streghe e madonne, Grazia Alfieri T.


Cammina Cardone, Rita Bosso
La sesta goccia dacqua, Silvio Bosticco
Lenora, Nicoletta Cassani
Vagli a spiegare che primavera, Catherine Cipolat
Mura Mura, Igor Cipollina
Ore bastarde, Valerio Cohen-Fusi
Animevuote, Gino Dondi
Il consigliere Martn Navagr, Tony Farella
Domani un altro giorno, Caterina Ferraresi
Due vite possono bastare, Grazia Gironella
Era unestate senza tormentone, Francesco Guiotto
Astralabius, Maura Maffei
Il colore del vento, Domenico Mancusi
Il cielo buio di domani, Karim Mangino
Acqua passata, Marco Montemarano
Ben Nahid, Stefano Olivieri
Nika, Alberto Ostini
Un angelo nel pallone, Francesca Ramacciotti
Lisola degli internati, Dina Ravaglia

156
Passione sepolta, Maurizio Roccato
Adis, Sauro Scavolini
La clinica dei bambini, Staphysagria
Ri de re, Pier Luigi Valdesalici
Ophelia e le officine del tempo, Emanuela Valentini
Citt sporca, Carla Vistarini
Laquila e il serpente, Erminio Zini
Lanima nera di Catena Graps, Lisa Zuccoli

2014

Acque morte
La memoria del corpo
Sirena
Wijdan
Due colori
La bambina che parlava alla luna
Il tessitore di sogni
Primo
Nero speranza
Don Alvaro e il sognatore anomalo
Fuori posto fuori tempo

157
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ottobre 2017 a _
Scrivere un libro (e farselo pubblicare
veramente)
AA.VV.
ISBN: 9788867200511
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ottobre 2017
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