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I rivista di grammatica generativa anno 1993 n.18 uni press RIVISTA DI GRAMMATICA GENERATIVA Volume 18, anno 1993 Marco BARONI Teorie della _sottospecificazione_e restrizioni sulle code consonantiche in italiano p.3 Paola CRISMA — On adjective placement in Romance and standard Germanic event nominais. p. 61 Giuseppina TURANO Subjunctive constructions in Arbéresh and standard Albanian p. 101 TEORIE DELLA SOTTOSPECIFICAZIONE E RESTRIZIONI SULLE CODE CONSONANTICHE IN ITALIANO! Marco BARONI Universita di Padova Introduzione Come molte alire lingue in cui siano possibili sillabe di tipo CVC, Titaliano permette soltanto ad un ristretto set di consonanti di venire sillabificate in posizione di coda. In particolare, sono code possibili dell’italiano soltanto: - le sonoranti /l 1/ (‘caldo cardo’), - le nasali che condividano i medesimi tratti di Punto di Articolazione delle consonanti che le seguono (“campo canto"); - fe prime porzioni di consonanti geminate ("patito mappa"); - la fricativa dentale continua /s/, con Patlotono [2] quando sia seguita da conso- nante sonora (“casto altruifz]mo"), In questo saggio mi propongo di elaborare una Condizione Sulle Code Con- sonantiche che possa dare conto in maniera economica del perché il set delle code possibili dellitatiano sia costituito proprio da questi segmenti, e da nessun altro. Nel corso della trattazione esaminerd una serie di teorie sull’organizzazione [son] Nella letteratura si trovano spesso termini differenti per indicare quelle che io chiamo RR € RD; devo precisare quindi che definiseo come RR Ie regole che inseriscono le 10 Code consonantiche in italiano Ch assuma il modello della TSR, dovra porsi il problema di come vada stabilito quale sia il valore marcato dei vari tratti (jl valore, cio’, che viene Specificato nelle RS), ed in particolare dovra chiedersi se tale valore possa crmbiare da lingua a lingua, Se sia determinato dalla GU, ¢ quindi invariabile. Una soluzione abbastanza plausibile € quella proposta in Archangeli 1984, 1988: jj valore "marcato" di un tratto pud variare da lingua a lingua, ma determinate sceli¢ sono quelle preferite dalla GU, Possiamo quindi ipotizzare, analizzando un dato sistema fonologico, che il valore "marcato" per un certo tratto non corrisponda a quello che una “teoria della marcatezza universale” (Ctr. Chomsky & Halle 1968, Kean 1975) indur- rebbe a supporre, ma questa ipotesi ci impegna ad accettare che il sistema fonologico in questione sia un sistema piuttosto marcato, con ie caratteristiche che ci aspettiamo da un sistema marcato (rarita di occorrenza nelle lingue del mondo, instabilita diacronica ecc.). Un altro problema, per chi accetta una teoria della sottospecificazione (rad cale € non), é quello di stabilire a quale livello vengano inseriti tramite le RR ele RD 1valori non marcati e predicibili dei tratti: seguendo Goldsmith 1990 ¢ Rice 1992, nel corso della mia trattazione io fard sempre riferimento a un modello in cur tale livello coincida con il termine della derivazione fonologica, ¢ in cui, quindi, svolgano un ruolo fonologicamente attivo soltanto i valori marcati dei tratti.!0 II caso che analizzerd, comunque, non porta argomenti né a favore né contro questa tesi, che preferisco a quella secondo la quale i tratti non marcati vengono inscriti nel corso della derivazione (un’idea sfruttata ad es. in Arch- angeli & Pulleyblank 1986) semplicemente perché pit restrittiva.11, 12. specificazioni automaticamente ricavabili da altre specificazioni gia presenti, € come RD le regole che assegnano il valore non marcato per ciascun tratto ai segmenti che 1non siano gia stati specificati per it tratto in questione nella RS o tramite una RR. 10 Non é implausibile che in taluni casi le RR € te RD non operino nemmeno a livello fonetico: Cir. Keating, 1988 e la sottosezione 6.4.1. 11 Oltre che per ta sua maggiore restrittivita, la tesi che le RR e le RD operino solo a livello fonetico mi sembra preferibile in quanto risolve automaticamente il problema Gel "potere ternario” detle teorie della sottospecificazione. Se a livello fonologico € presente soltanto un valore per ogni traito [1}, ¢ chiaro che non si potranno mai ereare “opposizioni a tre” sulla base dei valori [+T), [-T] e [@T]. Naturalmente questo risulta- tossi pud ottenere anche cop la Condizione sul!’ Ordine delle Regole di Ridondanza di Archangeli & Pulleyblank 1986. Un altro vantaggio della tesi pid restrittiva @ questo: molti (Cir. Calsbrese 1991, uv Marco Baroni Osservo infine che non é del tutto chiaro che cosa di preciso implichi 'assun- zione di (6): spinta agli estremi essa pud generare alcuni paradossi (esplorati in Mohanan 1991); © limperativo di minimuzzare l'informazione nelle RS pud portare a complicare notevolmente { gi.ummatica, con RR costruite ad hoc. ‘Tuttavia, i postulati (7) e (8) di per se non sono ambigui, € si pud facilmente controllate se un’analisi li rispetti o meno. Nel corso della trattazione, ci riferire- mo alla TSC come ad una teoria che assuma (7), alla TSR come ad una teoria che accetti (8); non affronteremo la questione pil generale di quale debba essere i senso preciso di (6), e di come certi effetti di questo principio vadano "argina- ti". 2.1 Sottospecificazione di Coronale ‘Come osservato in McCarthy 1988, gli articolatori dipendenti da PdiA posso- no venire considerati, in un certo senso, come i diversi valori di un tratto poli- valente PdiA. Sembra quindi piuttosto coerente che chi accetti la TSR accetti anche che uno dei dipendenti di PdiA debba venire scelto come articolatore non marcato, € dunque assente dalla RS. Per rendere pit esplicita questa assunzione, si potrebbe aggiungere al postulato (8) la clausola (9): (9) Tra due o pil nodi fratelli, uno (il nodo non marcato) non é mai incluso nelle RS. Mohanan 11% | ritengono poco elegante una teoria in cui eccorra fare uso al contem- po di filtrie Condizioni se-allora per esprimere generalizzazioni sugli inventari fonologi- ci. Se assumiamo che le RR € le RD, che rientrano in sostanza nella categoria delle condizioni se-allora, non siano delle regole fonologiche, otterremo che a livello fono- Jogico le caratteristiche di un determinato inventario vengano espresse solo tramite det filtri. Le RR € le RD saranno semplici regole di implementazione che, per usare una metafora alla moda, traducono il software fonologico nel’hardware fonetico. Ho detto che a mia trattazione non porta elementi a favore o contro lipotesi pitt restrittiva, ma si noti che ogni analisi che non porti elementi contro ladozione delfipotesi pid restrittiva é gia di per s€ un‘analisia favore di tale ipot 12 Ii confine tra la TSR e le teorie in cui si assume che tutti i tratti siano inerentemente monovalent diviene assai labile, se si accetta che per cid che concerne il componente fonologico é attivo soltanto un valore per ogni tratto. Nulla esclude, naturalmente, che anche chi accetta la teoria della sottospecificazione radicale ammietta che tatuni tratti siano inerentemente monovalenti (quasi tutti ammettono ad es. che i nodi di classe siano inerentemente monovatenti). Si veda, per un canfronto tra teorie binariste teorie che utitizzano tratti monovalenti, Den Dikken & van det Hulst 1988, 12 Code consonantiche in italiano (9) rappresenta la naturale estensione della logica della TSR al modello della geometria dei tratt Molti ricercatori (si vedano Avery & Rice 1989, Goldsmith 1990, Kiparsky 1985, Paradis & Prunet 1989, Stemberger 1991, Yip 1991 e vari altri saggi raccol- ti in Paradis & Prunct 1991a) hanno assunto che i} dipendente di PdiA non marcato sia Coronale (almeno nella maggioranza delle lingue), e che quindi i segmenti coronali non abbiano alcuna specificazione per PdiA nelle loro RS.13 Tra i motivi che hanno portato a questa scelta (c che sono riassunti in Paradis & Prunet 1991b, a cui rimando) si possono citare i seguenti: - praticamente tutte Ic lingue del mondo posseggono una serie coronale; - quasi sempre la serie consonantica pitt ricca, nelle varie lingue, @ quella corona- Ie; spesso i segmenti coronali sono trasparenti ai processi armonici; - spesso i Segmenti coronali hanno maggiori liberta di occorrenza che gli altri segmenti consonantici. Un primo punto su cui non tutti coloro che aceettano la sottospecificazione di Coronale sono d'accordo é il seguente: nella RS dei segmenti coronali, che non sono specificati per alcun tratto dipendente da PdiA, il nodo PdiA in sé va specificato? Owero: il PdiA di una coronale va rappresentato come in (10.) 0 come in (10.b)? (10) a PdiA b E’ molto difficile cogliere delle differenze empiriche tra le due rappresenta- zioni (la prima @ difesa in Avery & Rice 1989, la seconda in Paradis & Prunet 1989): io assumerd in via ipotetica (10.b) come RS del PdiA delle coronali. 14 B° 13. Non tutti i sostenitori della TSR accettano che le RS siano rappresentazioni geome- triche: per Archangeli & Pulleyblank 1986, le RS sono matrici non ordinate di tratti, sul tipo di quelle "classiche" di Chomsky & Halle 1968; mente la struttura gerarchica, essendo del tutto predicibile, si costituisce nel corso della derivazione. 14 Sele coronali sono rappresentate come in (10.b), si pud ricondurre la Cluster Condi- tion di Yip 1991 ad un effetto delOCP che proibisca la sequenza [PdiA] [PdiA]. Si ud inoltre ipotizzare che PdiA sia il modo non marcato tra i suoi fratelli, e quindi, coerentemente con |'ipotesi in (9), ess0 sia specificato nelle RS solo quando sia necess- ario rappresentare un nodo marcato da esso dipendente (si veda la discussione al termine di questa sottosezione). 13 Marco Baroni evidente che, per il caso che sto per trattare, equivalente. Tl secondo punto di disaccordo r1guarda un problema pid complesso. Quando in una lingua Ja serie delle coronait s1 divide in due (0 pitt) sottoserie, distinte da un Uatto terminale dipendente dal nodo Coronale (0 da pili tratti terminali dipendenti da Coronale), & chiaro che uno dei valori del tratto terminale che ha funzione distintiva (0 dei tratti terminali che hanno funzione distintiva) deve essere presente (devono essere presenti) nelle RS. Ma nei casi in cui un tratto terminale viene specificato nella RS, deve per forza essere presente anche il nodo da cui esso dipende (@ evidente che non @ ben-formata una rappresenta- zione geometrica dei tratti in cui sia presente un dipendente, ma non il nodo da cui esso dipende!): per cui, quando bisogna specificare in una data RS un tratto terminale dipendente da Coronale, sara necessario includere nella medesima RS anche Coronale (¢, di conseguenza, PdiA, da cui Coronale dipende). In italiano, ad esempio, la serie coronale si divide in due sottoserie, quella delle alveolari (/t d ts dzs zn 11/) ¢ quella delle palatali (/tf d f 4/), € ci sono buone ragioni per ritenere che quest’ultima, caratterizzata dal valore "-" per il tratto terminale (anteriore], sia la serie pit marcata.!5 La RS del PdiA di un segmento {-anteriore} dell'jtaliano sara quindi quella di (11.a), che si assuma 0 meno una teoria radicale della sottospecificazione. Le divergenze d’opinione sorgono, invece, riguardo alla rappresentazione del PdiA di una coronale ante- riore: coerentemente con le assunzioni della TSR, alcuni studiosi (si vedano ad es. Paradis & Prunct 1989 e Yip 1991) ritengono che la RS di questa serie debba esser comunque quella di (11.b), dal momento che il valore non marcato di {anteriore], cio [+anteriore], non va specificato a livello sottostante, ¢ viene meno os! il motivo che ci induce a specificare in (11a) l'articolatore non marca~ to Coronale. Secondo Avery & Rice 1989, Rice & Avery 1991, Rice 1992, invece, in un caso del genere la rappresentazione del PdiA dei segmenti della serie anteriore deve essere quella di (I1.c): i valore terminale del tratto non marcato non viene specificato nella RS, ma il nodo Coronale deve venire comunque ssumere (10a) 0 (10.b) ¢ del tutto 15. Trai motivi che militano a favore di questa scelta posso citare i seguenti: - interlinguisticamente, @ sicutamente pit diffusa la serie anteriore; - la serie anteriore include un magzior numero di segmenti; = come vedremo in seguito, i segment della serie anteriore hanno m. ‘cecorrenza. In italiano ¢ nella maggior parte delle fingue del mondo, [-anteriore] rappresenta Vopzione mareata, ma cid non esclude, naturalmente, che vi siano sistemt (pitt rari) in cui il tratto marcato sia [-anteriore] (rimando ad Yip 1991), ori liberia di 14 Code consonanriche in italiano specificato. I due autori concorderebbero sul rappresentare con (11.) (0, me- glio, con (10.a), che per la nostra analisi € equivalente a (11.b)) la serie coronale di una lingua come il Jatino (/td sn 11/), in cui non si hanno contrast tra tratti terminali al di sotto del nodo Coronale. aya. PdiA b. © PdiA | Coronale Coronale [- anteriore} L’analisi dei dati italiani che vorrei difendere dovrebbe portare un ulteriore argomento a favore dell'ipotesi pid forte, sostenuta da Paradis & Prunet 1989 ed Yip 1991.16 Faccio notare infine che la necessita di rappresentazioni del tipo di (11.a) non ci deve indurre ad indebolire l'assunzione (9): si pud pensare piuttosto che (9) interagisca con una condizione di buona formazione universale che imponga, in casi come (11.a), in cui sia necessario specificare un tratto terminale dipend- ente da un nodo non marcato, la specificazione del nodo non marcato medesimo. Abbiamo assunto che le CC, come ogni passo dell’algoritmo della sillabifica- zione, siano attive come condizioni di buona formazione per tutto il corso della derivazione fonologica. Esse rappresentano quindi un buon test per le diverse teorie sullorganizvazione dellinformazione a livello fonologico. Cid che mi propongo di fare nel seguito di questo saggio @ di verificare quale modelio appaia pid adeguato a dare conto in maniera economica dei dati sulle restrizioni sulle code consonantiche dell italiano. 16 Devo tuttavia puntualizzare che Avery ¢ Rice assumono una particolare rappresenta- zone delle paiatali come segmenti complessi, per cui é probabile che essi non accette- tebbero di riconescere, in un caso come quello dellitaliano, due sottoserie coronal Liipotesi che le pulatah statiane siano in realt’ segmenti complessi sarebbe molto allettante, poiché spi-sherebbe atcune anomatie nella distribuzione di /f 2 fi/, a cui accenneremo, ma éss.1 non da conto del comportamento normalissimo di tf dg/, che non si possono considerare in aleun modo segmenti "compiessi". 15 Marco Baroni 3. I dati Liinventario delle consonanti dell'italiano standard comprende i seguenti segmenti:17, 18 (2) a opt k b 4 g fos f voz ts tf aw mon a 1a T 17 Non affronterd la spinosa questione della cl.rwuticazione fonologica dei glides italiani 18 16 (per una trattazione del problema in prospetina autosegmentale si veda Marotta 1988): si poirebbe forse inserire nel sistema consonantico jij, le cui occorrenze in Posizione prevocalica sembrano quelle di una comune consonante palatale. E” import- ante osservare che non paicno esserci ragioni né fonologiche (Cfr. Svolacchia 1991), né fonetiche (Cir. Canepari 1979) per classificare le (relativamente) rare occorrenze di Aifed fx} nel contesto V _ C (ad es. in /lajdo/ /lawra/) come casi in cui una consonante palatale o labiale viene sillabificata come coda cansonsntica: in questo contest {j] ed [w] possone essere considerati allofoni di /i/e *u/(€ non é neanche detto che /i/ ed /u/ Post-vocaliche si realizzino effettivamente come {j] ed {w]; Cit. di nuovo Canepari 1979). Se emeraessero prove schiaccianti che i vocoidi post-vocalici deifitaliano vanno trattati, a lr. ln fonologico, come vere € proprie consonanti sillabificate come code, cid falsificherehbe Pipotesi che mi accingo a presentare. Né nelle matrici di questa tabella, né in seguito nelle varie rappresentazioni geome- triche dei segmenti, ho incluso il tratto [ + consonantico), che deve essere presente nella RS di suit i segmenti di cui mi occupo in questo atticolo (¢ se non [+ consonantico}, it suo equivakente che meglio si adegui alle teorie autosegmentali). Code consonantiche in italiano Dy Die cee dz) PuiA lab lab lab lab cor+acor+acor+acor-+acor+acor+acor-a fo- + - FO HO Re foo} snt] - - - - - - - - - - - ines] tease eee fe ee ccc eee eee eee eee cee eee fa} yf & &k g m n a 1 r Aa PdiA cor-a cor-a dors dors lab cor+acor-a cortacor+acor-a [son] - +e fet] FR eee fms] - = ROH I (‘cor+a" sta per "Coronale [+anteriore}"; "cor-a" sta per "Coronale [-anterio- rel") Si noti che anche un banale "conto" degli elementi tende a suffragare la tesi che la serie coronale sia la serie consonantica non marcata per PdiA, che la serie anteriore sia la serie non marcata per il tratto [anteriore]: su 21 segmenti consonantici, ben 14 sono coronal, e, tra questi, ben 9 sono nelle serie [ +ante- riore]. La "forma canonica" (Syllable Template) della sillaba italiana ha la strattura (C\(C)V(C), che permette sillabe di tipo V, CV, CCV, VC, CVC, CCVC. Ogni consonante dell’inventario pud venire sillabificata in posizione di onset. Non tratteremo Je condizioni sugli onset complessi, la cui struttura é sempre del tipo “ostruente + liquida della serie anteriore”. In posizione post-nucleare, Vita- liano permette un solo segmento, che deve essere consonantico, ¢ che costituisce la Coda a cui ci riferiamo nel presente lavoro. Solo un limitato numero delle consonanti italiane pud venire sillabificata in posizione di coda sillabica: 19 Di fatto nelVtaliano contemporaneo un certo numero di cultismi ormai entrati nel linguage» comune e di prestiti parzialmente assimilati ha resO la situazione pitt com- 7 Marco Baroni a) ») 2 4) possono essere sillabificate come code consonantiche Ie nasali omorganiche per PdiA alla consonante successiva; [uo essere sillabificata come coda consonantica la prima porzione di una consonante geminata, Ia cui seconda parte costituisce onset della sillaba seguente; possono essere sillabificate come code consonantiche le liquide della serie anteriore (/l1/); pud essere sillabificata come coda consonantica la fricativa coronale /s/, che verra realizzata come {s] davanti ad una consonante sorda, e come [z] davanti ad una sonora o ad una sonorante.2! Esempi: (13) a, kam po/ “ sal tof san to/ iat lof may ko/ 4. “rkam 1o/ 21 18 plessa, come dimostrano | eguenti esempi: af ta! ak ne} Seg'men tof /lap sus) In futuro sarebbe interessante studiare se in italiano contemporaneo siano attive delle nuove ¢ differenti condizioni sui nessi consonantici, © se, semplicemente, parole di questo genere vengano ancora considerate in qualche modo "stranicre”. Non @ eschuso che la maggieranza dei parlanti in realta adatti la struttura di esse alle condizioni dellitatiano, struttando varie strategic (epentesi, assimilazione...). Osserviamo solo di passaggio che la sillaba finale di una "parola lessicaie" italiana ( prestiti esclusi) deve terminare per vocale (eccezion fatta per gli allomorfi del tipo "san, bel", a cui accenneremo in 6.4). Le "parole funzionaii" fonologicamente prodiiticne possono invece avere una strultura (C)VC, in cui ta C finale deve essere /r 1n/ (ad es. per, il in) (la fn/, quando 2 seguita da consonante, si assimila al PdiA di quest’ultima). Non é raro il caso di jingue che impongano restrizioni pid severe (0 comunque diverse da quelle che vaigono ail'interno di parola) sulla struttura dell'ultima sillaba, ed in particolare sul set di code consonantiche permesse m line di parola (per varie ipotest in proposito rimando g Charette 1992, Kaye 1990 Pigys it 1991). E’ ormai comunemente accettato che una /s/ nel vontesto V _ C venga sillabificata come coda sillabica, ¢ non come attacco di un onset complesso. Una rassexna dei motivi che inducono a questa scelta si trova in Kaye, Lowenstamm & Vergnaud 19%) Nespor 1993, Svotacchia 991, Vanelli 1992. Secondo Kaye 1992 la sillabazione Ss non @ specifica deif'taliano, ma & piuttosto, universalmente, la sola sillabificazione ammessa per j nessi SC. Code consonantiche in italiano oOo _ vv suems—’” +/san ko/ “paz to/ *pmay pol */bis "bid Ao/ b /pak ko! flab bra/ [not te/ * pak to/ *flab kra/ *rnot be! La condizione che restringe Ie possibili code a quelle da noi esemplificate in 13) opera come un filtro attivo per tutto il corso della derivazione fonologica, indilferente ad ogni frontiera di morfema. Litaltano permette inoltre in posizione iniziaic di parola un'appendice che sud essere accupata, come in diverse altre lingue indeuropee, soltanto da /s/ (con git stesst allofoni della /S/ in coda sillabica), Esempi: (14) fs tra da/ spa go! fzden ta to/ /zle garef Rimando alla bibliografia citata nella nota 21 per i motivi che giustificano Vipotesi che la /s/ in inizio di parola non costituisca Pattacco di un onset com- plesso, ma venga invece legittimata come appendice extrasiliabica 4. Un'analisi senza sottospecificazione It6 1986, non assumendo (almeno esplicitamente) nessuna forma di sottospe- cificazione, ipotizza che 1a Condizione sulle Code (CC) delfitatiano sia la se- guente:23 22 La sequenza "2 + C Sonora” é rarissima all'intemo di morfema, tuttavia la sonorizza- dione di /s/ davanti a sonora & assolutamente obbligatoria attraverso la frontiera di morfema ¢ nell'adattamento dei prestiti, per cui non ’@ dubbio che si tratti di una regola presente e produttiva detfitatiano, 23. Uso la parentesi tonda per indicare fa congiunzione: un segmento non & permesso in posizione di coda se al contempo non sonorante € non continuo. 19 Marco Baroni (as) *CS -- Sot - con! Questa condizione predice correttamente che possano venire sillabificate come code consonantiche fl r/ ¢ le consonanti nasali, ma di per sé non spiega perché non possano venire sillabificate come code /A fi/, né perché la nasale sillabificata come coda debba essere omorganica per PdiA rispetto allonset che la segue; né perché Je prime porzioni di geminate possano costituire code ben formate; né tanto meno perché /f v 2 J/ (tutti segmenti [+ cont) non siano petmessi in posizione di coda. Si puo pensare che // fi J/ non possano venire sillabificate come code poiché si trata di segmenti intrinsecamente lunghi, che devono venire sillabificati come geminate trans-sillabiche (Cir. Burzio 1988, Svolacchia 1991, Vanelli 1992): noi non ci esprimeremo sull’opportunita di trattare in questa maniera le palatali non occlusive,24 ma anche qualora si accettasse questa soluzione, rimarrebbero gli altri problemi che ho elencato. La It6 propone che il comportamento delle geminate, che sfuggono alla restrizione (15), possa venir spiegato facendo ricorso alla "Linking Constraint" di Hayes 1986: (16) Le linee di associazione nella descrizione strutturale di una regola (0 condizione, o filtro) sono da interpretarsi come esaustive, Questo significa che, poiché nella condizione (15) viene rappresentata solo una linea di associazione ta [-sonorante, -continuo] ed il piano dello scheletro, la condizione (15) pud applicarsi solo a rappresentazioni in cui vi sia solo una linea di associazione tra {-sonorante, -continuo] ed il piano dello scheletro. Consideriamo ora la struttura di una ostruente occlusiva geminata: 24 Un potenziale problema per questa analisi, peraltro piuttosio convincente, @ il se- guente: @ ecito postulare che un dato segmento sia fonologicamente kango, quando fon si oppone a nessun segmento breve? 20 Code consonantiche in italiano Poiché nella rappresentazione delle geminate sono presenti duve linee di asso- ciazione tra [-sonorante, -continuo] € piano dello scheletro, la condizione (15) non impedisce che la prima porzione di una geminata venga sillabificata in posizione di coda. Non & questo il luogo per discutere se la liberta delle geminate debba derivare dalla Linking Constraint, come propone Itd, © dalla nozione di legittimazione, come, propone Goldsmith: il problema delle geminate, comun- que, pare superabile.” Ma rimangono nondimeno due grosse difficolta: -é sempre misterioso perché fv (z)/ non siano code legittime; -non si comprende perché le nasali, che appartengono senza dubbio alla classe delle sonoranti, siano sottoposte all’ulteriore restrizione dell’omorgamcita con il PdiA della consonante che le segue. It6, rendendosi conto del problema di /f v (z)/, propone in una nota di modificare la CC, trastormandola in (18): (gs) cs I [-snt] La nuova formulazione tuttavia predice scorrettamente che nemmeno /s/ sia una coda permessa in italiano. 1t6 conclude che é forse pitt prudente accettare (18) e pensare che il caso di /S/ vada trattato a parte. visto anche che /S/, a differenza di Ir n/, non pud fungere da coda nell’ultima «ijlaba di una parola. Tuttavia, come abbiamo gia accennato nella nota 20, nell'ultima sillaba di 25. Posso oxservare che introducendo la nogione di Legittimazione Ja liberta delle gemi- nate sembra venire veramente motivata da un principio generale della grammatica; menire rimane limpressione che la Linking Constraint, in questo contesto, non sia altro che un mero siratagemma formale. Marco Baroni una parola anche /Ir n/ sono permesse soltanto in casi piuttosto particolari (in sostanza, in allomorfi selezionati su base sintattico-prosodica: Cir. Burzio 1988, Nespor 1990, Nespor 1993 e Ja sottosezione 6.4); inoltre, tra i cultismi ed i prestiti ormai entrati ncll’uso comune vi é un certo numero di parole terminanti in /5/ che si sono “integrate” nel lessico italiano con maggior facilita di quelle terminanti in altre ostruenti (si pensi a termini quali "gas, bis, bus, lapis"). E in ogni caso é evidente che occorrenza di /s/ in coda sillabica allinterno di parola non puo in alcun modo essere considerata "marcata" o "marginale". Anzai, 4/ @ addirittura Punico segmento permesso in posizione di appendice: accettando (18) come CC, non coglieremmo Ia relazione che c’é tra /s/ come coda possibile e /5/ come appendice possibile. Con la CC (18), per di pid, continua a non essere chiaro perché le nasali sillabificate in posizione di coda siano sottoposte all'ulteriore restrizione per la quale devono condividere il medesino PdiA della consonante che le segue. In effetti, sia /n/ che /m/ rispondono al requisito di essere sonoranti, e quindi (18) permetterebbe, erroneamente, coppie minime del tipo: /kanpo/ ~ /kampo. La CC, per dare veramente conto delle effettive restrizioni dell'italiano, dov- rebbe venire formulata come in (19) (0 in maniera simile): qs) oC s ic | | ( nas f-a PdiA a Pdi Bson = snt (-cont) (son) (Lab) ‘Dors) (19) impedisce Ia sillabificazione in coda di una nasale che non condivida i PdiA della consonante successiva, é di unostruente che non sia una coronale continua con il medesimo valore di sonorita dell’onset che segue; questa CC, insieme all'assunzione che /A f / non siano code possibili in quanto "geminate per natura’, pud render conto della tipologia esemplificata in (13). Anche la condizione sull’appendice dovrebbe naturalmente venire formutata 22 Code consonantiche in italiano come un filtro piuttosto complesso, che vietasse tutte le combinazioni di tratti permesse in italiano tranne quella che rappresenta esattamente /s/ attuspecificazione contrastiva”® Nella sezione precedente ho dimostrato che, se non si fa ricorso a nessuna forma di sottospecificazione, non sembra possibile cogliere alcuna generalizza- none interessante riguardo alla CC dell’italiano. Cerchiamo ora di scoprire se 1a TSC ci pud aiutare a formulare in maniera puu elegante la nostra CC. In (20) ripresento il repertorio delle consonant italrane Cosi come potrebbero venire rappresentate nel quadro TSC: 20)" po ob f wot aos oz ts dz f PdiA lab lab lab lab cor+acor+acort+acor+acor+acor+acor-a [son] - +e + - + - +e + [eat] - - + + - . tot {sn - - + - - - - is |e ee [lat] yo@ ko g om n &# 1 fr a PdiA cor-a cor-a dors dors lab cor+acor-a cortacor+acor-a fon}- + + feat] /+ i+ [sot] - + + + [nas] - a flat] + - 26 In questa sottosezione e nelle successive non mi rifard ad un modello in particolare di TSC 0 TSR, ma mi baserd semplicemente sugit assunti (7) ed (8), valutandone le conseguence rilevanti ai fini della nostra discussione. 27 Sono speciiivan, coerentemente con il postulato (7), i valori necessari e sufficienti perché non vi sia nemmeno una coppia ci segmenti completamente “ingistinti” nel senso di Chomsky & Halle 1968, Marco Baroni E’ evidente che anche con matrici di questo tipo non é facile caratterizzare in maniera economica la classe delle code possibili dellitaliano (/S N 1 1/ oltre alla prima porzione di una geminata) (dove S sta per la coronale anteriore continua che riceve il medesimo valore per {sonoro} della consonante che segue; ¢ N per Ja nasale omorganica), anzi, il fatto che alcuni tratti caratterizzino insiemi pitt ristretti di quelli che definirebbero in matrici ridondanti ({-sonorante], ad esem- pio, non definisce pitt la classe delle ostruenti) rende ancora meno economica la formulazione della CC in questo quadro: (a) D e 3 wok nas Dia (ant) dors (oPaial i cont Bson Nemmeno se si assume che [sonorante], dato il suo status particolare di “tratto di classe maggiore", debba venire specificato per ogni segmento, indi- pendentemente dalla propria funzione distintiva, la situazione migliora di molto: potremo al limite tornare a formulare la CC come in (19) (o in maniera simile) Se consnleriamo quindi soltanto i tratti effettivamente distintivi nel! inventa- rio fonoloxw dell italiano non siamo in grado di cogiiere una generalizzazione interessante sulla CC. Proviamo invece ad assumere che, nella rappresentazione di un segmento in un dato contesto siano specificati (per entrambi i valori) soltanto i tratti necessa a distinguerlo, in quel comesto, da un qualsiasi altro segmento del sistema. Ques- to sembra un modo legittimo di interpretare il postulato (7), ed i primi risultati sono incoraggianti. Si pud notare che per Ja /S/ sillabificata in posizione di coda il tratto [sonoro] @ sempre ridondante, dovendo essa obbligatoriamente condividere il medesimo 24 Code consonantiche in italiano valore, per tale tratto, delonset che la segue. Una ostruente coronale anteriore anatinua in posizione di coda, dunque, non sara specificata a livello fonologico per il tratto [ sonoro}. A questo punto, si pud finalmente riscontrare una caratleristica comune all'insieme /S N 1 1/: tutti questi segmenti sono privi, in posizione di coda, ai una specificazione per il tratto [+ sonoro] (in effetti, la specrficazione [+sonoro] di nasali ¢ liquide & ridondante, e dunque assente a vello fonologico per qualsiasi versione della teoria della sottospecificazione). Quamto alla prima porzione di una geminata, é evidente che essa non avr’ mai un valore proprio per {sonoro], distinto rispetto a quello della parte che viene sillabificata come onset. Le alire consonant italiane il cui valore di sonorita @ ridondante sono /f 4 A, ma abbiamo gia visto che questi fonemi possono essere ritenuti inerentemente lunghi, € per questo obbligatoriamente sillabificati come geminate. Ipotizziamo dunque che Ia CC del’italiano vada formulata cosi: (2 + § son] (22) permette di sillabificare come code le liquide e le nasali cosi come sono; mentre ostruente coronale anteriore continua pud sillabificarsi come coda solo a patto di perdere la propria specificazione per sonoro attraverso la regola di riparazione (23): la realizzazione superficiale di /S/ avr come valore di [sonoro] quello della consonante successiva, grazie alla regola di "diffusione” (spreading) da destra (24): 28 La liberta di occorvenza della prima porzione di una geminata pud venire spiegata in guesto quadro tramite la Linking Constraint; 0 sfruttando il concetto di Legittima- zione di Goldsmith 1990, a cui ho gia accennato: la specificoziOne per il tratto [sonoro] Gi una geminata viene legittimata tramite la sua sillubitk.ione come onset (non s Gimentichi che dal punto di vista segmentale una gemmnata @ costituita da un unico insieme di tratti, associato a due posizioni prosodiche), per cui essa @ indifferente al fatto che la coda, in italiano, sia autorizzata o meno a legittimare una specificazione per (sonoro] (0 per qualsiasi altro tratto). Marco Baroni (23) (24) R R R I+cont}] PdiA [son] Corbnate Coronete [-anteriore] [-anteriore] (in (24) il secondo segmento pud essere qualsiasi segmento consonantico, per cui ho specificato soltanto la presenza di [sonoro]) (24) si pud applicare anche a livclio fonetico, come é dimostrato dal fatto che il segmento che diffonde il valore di [Sonor] pud essere anche una sonorante (comuni[z|mo, Ofzjlo... ), ed & evidente che [-+sonoro] per una sonorante italia- na ¢ un valore ridondante. Ci si pud chiedere perché una regola di riparazione simile a (23) non inter- venga per permettere la sillabificazione in posizione di coda anche ad alire ostruenti (cid che accade in tedesco, dove le ostruenti possono venire sillabifi- cate come code, ma se sono sonore vengono desonorizzate). Credo che l'unica risposta plausibile sia questa: (23) & un’opzione idiosincratica di /s z/, ma non va postulata ad hoc per il caso della sillabificazione come coda, in quanto rap- presenta un‘operazione necessaria per permetter¢ la sillabificazione di una coro- nale anteriore continua in altri contesti, € cioe: - come onset della prima sillaba di una parola; - come onset di una siliaba preceduta da una sillaba chiusa, - come consonante geminata. (25) a. [s}ano c. pafs:Jo [sjora *[zJano *[zjera b. menfsjola polfsjo *men(zjola *poifzjo 26 Code consonantiche in italiano In tutti questi contesti viene meno la possibilita di opporre /5/ e /7/, che si ha in posizione intervocalica: la sillabificazione della coronale continua, cioe, & permessa solo a patto che intervenga (23).79 Se poi lasciamo perdere per un attimo la varieta "standard" dell'italiano, osserveremo che in diverse versioni “regionali” non esistono due fonemi /s 2/, € che quindi la cosonale anteriore continua non ha bisogno di (23) per sfuggire alla restrizione sulle code: la RS di /s/ nei vari sistemi deve essere simile a (26) (26) PdiA Coronale i {- anteriore] In molt “italiani regionali*, quindi, /r 1 nm s/ rappresentano proprio la classe dei segmenti semplici il cui valore per [sonoro] @ ridondante. Anche la condizione sull’appendice & facile da formulare nel quadro della TSC “dipendente dal contesto" (d’ora in poi: TSCDC): @ * App. { ‘& son! + sat (27) definisce come appendici possibili un sottoinsieme di (22), € cid corris- 29 Che pot in tutti i casi ese mplihi.ati in (25) /S/ sia realizzato come segmento sordo non conta: il fatto che in tutt quests contesti non sia possibile un'opposizione tra /S/ e /2/ significa che non si pud avere un'opposizione tra [-sonoro] e [+sonoro], € cice, sce- ondo la logica della TSCDC, che questi due valori devono essere assenti nella deriva- zione fonologica delta coronale anteriore continua. Rimando alla discussione nella sottosezione 5.2. 2 Marco Baroni ponde alf'intuizione che la condizione sull’appendice sia una condizione sulle code “pid severa’. Una volta proibite le sonoranti, I'unico segmento che rimane in lizza 2 /S/, cio’ Varcifonema creato da (23) (anche l'appendice ricevera il proprio valore fonetico di [sonoro} grazie a (24)). Puo rimanere quaiche perplessita sulla legittimita di postulare una condi zione del tipo di (27), che di per sé vieterebbe qualsiasi segmento consonantico italiano ((s/ vi si adegua solo grazie all'intervento di una regola di riparazione) - questo @ un problema di carattere molto ampio, che dovra venire affrontato nel dibattito attualmente in corso sul ruolo delle condizioni di buona formazione nella fonologia: noi passiamo ad altro. 5.1 Il problema delle nasali Tl maggior problema empirico per l'interpretazione che ho appena prospetta- to nasce dalla restrizione sulle nasali: se la CC riguarda il rato [sonoro}, non si comprende perché in posizione di coda venga legittimata soltanto una nasale ‘omorganica per PdiA rispetto all’onset della sillaba successiva, Data la condizione (22) ci aspetteremmo che le nasali dell’inventario italiano im n/ fossero tibere di venire sillabificate come code, e che fossero quindi per- messe opposizioni quali /kam po/ ~ /kan po/: sia /n/ che /m/, mitatu. nspondereb- bero al requisito di non essere specificate per [sonoro]. Le nasali invece sono permesse come code solo se il loro Pui ¢ omorganico a quello della consonante che le segue. Sembra dunque che la CC vada modificata, in modo da includere anche una restrizione sul PdiA delle nasali:30 (8) * OG + son (3 nasal ’) PdiA La regola di riparazione (29) trasformera /n m/ nell’arcifonema /N/, non 30 Naturalmente, per /f 4 fi/ bisogna continuare ad accettare lipotesi che non siano Possibili code detitafiano solo perché segmenti inerentemente Lunghi. Code consonantiche in italiano firato per PdiA, ed una regola di diffusione da destra analoga a (24) cc ar epnera @ ‘N/ il PdiA della consonante che segue: usseg Qn [+ nas] Pdi Con la CC (28), perd, non facciamo altro che postulare, con l'aggiunzione della clausola che vieta alle nasali in posizione di coda di possedere un proprio paid, cid che vorremmo derivare. E poi la regoia di riparazione (29), a differenza di (23), non @ indipenden- temente richiesta nella grammatica dell'italiano. Nella sezione 6.4, per di pid, mostrerd che nemmeno la CC (28) ¢ la regola (29) sono davvero adeguate a rendere conto delle restrizioni che I’italiano im- pone sulle code consonantiche. Intanto, nella prossima sottosezione delineerd una serie di problemi di carat- tere teorico che rendono poco felice il formalismo della teoria che abbiamo chiamato TSCDC. 52M problema degli arcifonemi Torniamo ora a considerare T'interpretazione dell'assunto fondamentale della TSC che abbiamo proposto in 5., ¢ che riproponiamo come (30): 30) Nella rappresentazione di un segmento in un dato contesto sono specifica- ti (per entrambi i valori) soltanto i tratti necessari a distinguerlo in quel conzesto da un qualsiasi altro segmento del sistema.** Come abbiamo visto, questo significhera in concreto che, mentre nell’inven- tario fonologico deli'italiano /s z/ sono rispettivamente specificati come [-sono- ro] e [+sonoro], in posizione di coda consonantica ( nei contesti illustrati in (25)) incontreremo un segmento /S/ specificato per tutti i tatti che caratterizz no Sia /s/ che /z/, ma non per il tratto che Ni distingue tra loro (€ cio’ [+ sonoro]).32 Dato lassunto (30), quindi, potremo propriamente parlare, in casi 31 Osservo en passant che la nozione di contesto in definizioni di questo genere & ben lungi dall'essere chiara ed esplicita (Cfr. Mohanan 1991) 32. Naturaimente un discorso analogo varra anche per /N/. 29 Marco Baroni del genere, di "arcifonemi" e di "contesti di neutralizzazione", prendendo in prestito la terminologia della fonologia strutturalista.?3 In che rapporto é I'arcifonema /S/ con i fonemi 4 7/? Come abbiamo visto, i segmenti presenti nell’inventario si trasformano nel'arcifonema tramite delle regole di riparazione quali (23) € (29), che cancel- lano la loro specificazione per il tratio che non é distintivo nel contesto di neutralizzazione. Una regola di diffusione da destra inserisce poi, nel caso dei nessi S-+Cons e N+Cons, la specificazione superficiale per i tratti neutralizzati di /S/ e /Nf; per i contesti di (25) ("[sJano, pol[s}o, ro[s:Jo...") occorrera invece stipulare una RR che assegni a /S/ il valore [-sonoro}, Una volta assunto questo tipo di formalismo, diventa decisamente proble- matica, come ora dimostrerd, Ja trattazione dei casi in cui il contesto di neutra- lizzazione non viene creato da un processo morfologico, ma é gia presente alinterno di un singolo morfema.34 Si considerino ad esempio le parole /paSto Sano roS:0 kaNpo kaNto/: nessu- na di esse pud venire messa in relazione con una forma alternante in cui /S/o /N/ non si trovino in contesto di neutralizzazione; € questa é la situazione della stragrande maggioranza delle parole italiane in cui ricorrano i due arcifonemi. Per casi del genere, @ assolutamente arbitraria la scelta di §/ 0 di /2/, di /m/ 0 di /n/ come fonemi di base presenti a livello sottostante:59 infatti, il valore per un tratto contestualmente non distintivo che un segmento possiede nella RS, qual- 33 Laura Vanelli mi fa notare che i problemi che pone Tassunto (30) sono in parte analoghi a quelli che i primi fonologi generativisti hanno riscontrato riguardo alla nozione strutturalista di arcifonema (Cir. la discussione in Hyman 1975}. 34 Anche se io utilizzerd soltanto esempi italiani, le mie obiezion! valgono per qualsiasi lingua in cui si abbiano fenomeni di neutratizzazione ed esistano \untesti di neutraliz- zazioné monomorfemici. 35 E’ evidente che gli arcifonemi non possono essere presenti nelle RS. Se cosi fosse, essi dovrebbero far parte dellinventario fonologico delia lingua in cui occorrono, il che implicherebbe diverse conseguenze negative: ad esempio, avremmo nelinventario fonologico delVtaliano un'opposizione tra /s z S/ basata sul solo tratto {sonora}; /5/ sarebbe [-sonoro], /2/ sarebbe [+sonor0] ¢ /S/ sarebbe [# sonoro}! Ma, al di ia della scarsa desiderabilita oi opposizioni ternarie in generale, la TSC accetta un concetto di Gistintivita analogo a quello di Chomsky & Halle 1968, e quindi in tale teoria /S; sarebbe indistinto sia rispetto a /s/ che rispetto a Jz Soprattutto, accettare che gli arcifonemi siano segmenti come gli altri presenti nei repertori fonologici significa rinunciare all idea stessa dj alternanza fonologica. 30 Code consonantiche in italiano siasi €60 sia, viene comunque automaticamente cancellato dalla regola di ri- parazione che trasforma il segmento in questione in arcifonema Prendiamo come esempio la parola /Sano/. Nel contesto di inizio di morfema,36 come abbiamo visto, /s/ non si oppone mai alla sua controparte sonora /z/, per cui, coerentemente con l’assunto (30), la specificazione [-sonoro] non deve essere presente nella sua rappresentazione, in quanto contestual mente ridondante. Questo significa che la /s/ di un’eventuale RS /sano/ deve immediatamente sottostare alla regola di riparazione (23), che ne cancella la specificazione [-so- noro]. I valore [-sonoro] di superficic viene poi inserito dalla RR di cui sopra al termine della derivazione fonologica. Ma allo stesso modo, un’improbabile RS jzano/ dovrebbe sottostare a (23), che ne cancellerebbe la specificazione [ +son0- ro} il valore [-sonoro] di superficie verrebbe poi inserito al termine della deriva- zione lessicale dalla solita RR. Nulla, nel formalismo della TSCDC induce a scegliete, per la parola realizza- ta foncticamente come [sano], la RS /Sanoj, piuttosto che la RS /zano/: in en- trambi i casi il primo fonema deve venir trasformato da (23) nc l'arcifonema /S/, che a sua volta riceve da una RR, al termine dela derivazione, la specificazione [-sonoro]. E’ evidente che (30) ha come conseguenza un problema di apprendibilita: un bambino che sta imparando una lingua non ha indizi sufficienti per ricostruire la RS dei morfemi che includono un contesto di neutralizzazione. La TSCDC deve inoltre accettare che delle entrate lessicali possano violare una condizione di buona formazione sulla struttuta dei morfemi: in effetti, né Sano/ né /zano/ vanno considerati dei morfemi ben formati,” visto che la restrizione di cui sopra (se si accetta I'assunto (30)) permette soltanto /S/ in posizione di inizio di morfe- ma; ¢ dunque dobbiamo immaginare che i parlanti postulino come RS delle sequenze di fonemi che non sono petmesse nella loro lingua, delle sequenze che devono venire immediatamente trasformate da una condizione sulla struttura dei morfemi, prima che qualsiasi processo morfologico abbia ogo. 36 Ecco degli esempi che dimostrano che il contesto di questa condizione di buona formazione é il morfema ¢ non la parola: [a+ses:uato ri+sanare de-+ salinid:zare] vs. {tatzesuato *ri+zanare *de-+zalinid:zare]. Si osservi che nemmeno nelle varieta settentrionali delftaliano, in cui soltanto l'allofono {z] & permesso in posizione intervo- calica, sono possibili le forme che ho marcato con T'asterisco. 37 EF owiamente irrilevante stabilire se la /o/ finale facia parte o meno del morfema, 31 Marco Baroni E’ possibile evitare queste conseguenze poco felici? Si potrebbe forse provare a proporre un principio universale del tipo di (31): (31) Laddove non sia possibile ricostruite sulla base di alternanze morfologi che da quaie fonema derivi un arcifonema, esso va ricondotio al fonema che condivide con la sua realizzazione fonetica il mayyior numero di valo- ri di trati. (1) assicura che 1a RS di /Sano/ ([sano]) sia /sano/, e sembra risolvere il problema dell'apprendibilita; ma non dice niente riguardo alfa questione delle RS che violano una condizione sulla struttura dei morfemi. [noltre, questo prin- cipio non @ nulla di pitt che una stipulazione introdotta ad hoc: la specificazione per il tratto mancante che un arcifonema riceve a livello superficiale da una RR (oda una regola di diffusione), infatti, non ha comunque niente a che vedere con Ja specificazione per il medesimo tratto che il fonema di base aveva nella RS, e che deve essere stata cancellata da una regola di riparazione. Postulare (31), quindi, non @ diverso, dal punto di vista teorico, dal postulare un principio paradossale secondo il quale it valore a livello sottostante del tratto neutralizza- to deve essere sempre l'opposto di quello inserito a livello superficiale dalla RR; per cui /zano/ sarebbe l'unica RS possibile per [sano]. Ma in realta (31) non risolve completamente nemmeno il problema dell'in- decidibilita tra RS alternative, Consideriamo le parole /staNko taNfo/ ({stayko tamfo]), per te quali non esistono forme alternanti che ci permettano di ricostruire il valore sopgiacente di INI, € Ja realizzazione fonetica del'arcifonema coincide rispetasamente con i foni [5] (nasale velare) e [rp] (nasate labiodentale). NelMinventario fonologico delPitaliano né |y| ne ry] sono presenti, e quindi (31) indurrebbe a postulare in questi casi 1a presenza di due allofoni nelle RS 0, pid semplicemente, non da- rebbe nessuna indicazione su quale forma sia presente a livello sottostante. Mi pare evidente, in conclusione, che la ‘TSCDC non solo offre una versione poco convincente della CC, ma pone dei notevoli problemi di carattere teorico. 6. Sottospecificazione radicale In questa sezione elaborerd compiutamente la mia proposta per una formu- lazione adeguata della CC detf'itatiano, Come ho anticipato neli’introduzione, tale proposta si basa in maniera cruciale sull’assunzione di una teoria della sottospecificazione radicale. 32 Code consonantiche in italiano Presento quindi innanzitutto in (32) l'inventario delle consonanti delPitalia- no fornite di matrici di tratti "radicalmente sottospecificate” (¢laborate, cioé, nel rispetto delPassunto (8)):38 (32) Pp ob f v t d@ s 2 wt a f PdiA lab jab lab lab cor-a [son] + + + + + [cnt] + + + + ? 2 + [snt] {nas} flat] yog k g om n f Lor a PdiA cor-a cor-a dors dors lab cor-a cor-a [son] + + fent] ? {snt] + + [nas] + + + [lat] + + Possiamo subito osservare che tutte le consonanti che sono possibili code delVitaliano non sono specificate nella RS per PdiA: /I rs/ sono coronali anterio- Tie solo quindi per Pipotesi presentata in 2.1 ricevono la loro specificazione di PdiA. a livello fonetico da una RD; e le nasali omorganiche, cosi come le prime Non mi esprimo pet ora su come vadano rappresentate a livello sottostante le aftri- cate. Questi segmenti sono caratterizzati al contempo dai valori [-continuo] e {+conti- uo], ma il postulato fondamentale della TSR ci vieta di specificare a livello soltostante entrambi i valori di un medesimo tratto. D’altronde, se includessimo nella RS delle affticate solo il valore marcato [+ continuo}, esse diverrebbero idemtiche alle corris- pondenti fricative, Riparleremo di questo problema tra breve: ma preciso qui una volta pet tutte che non prenderd in considerazione Iipotesi di caratterizzare questa ciasse tramite il vecebio tratto [rilascio ritardato}. Utilizzando questo ratto, non si darebbe conto deila vera natura delle affricate, che risuitano essere segmenti comples- Si, costituiti dai due "gesti" di occlusione frizione; e che nei processi fonologici talvolta si comportano-come occlusive, taivolta come fricative (Cfr. Lombardi 1990). 33 Marco Baroni porzioni di geminate, condividono il PdiA della consonante che le segue. In prima istanza, si potrebbe ipotizzare che la CC dell'italiano sia (33): una condizione molto comune, come abbiamo visto, nelle lingue del mondo (Cf. Goldsmith 1990, Yip 1991): @3) * cs i PdiA Questa condizione di per sé non impedirebbe pero la sillabificazione come code di /t d (z) ts dz/.39 Quanto a /z/, credo che Jo status decisamente marginale di questo segmento nella fonologia delf'italiano possa venire trattato molto semplicemente con una condizione sulla strattura dei morfemi che vieti alla coronale anteriore continua di essere specificata nella RS per sonoro in qualsiasi contesto diverso da quello intervocalico: G4) #m OC © [+ cont] [+ son] Il fatto che /z/ non sia permessa come coda sillabica derivera allora da questa pia generale (ed indipendentemente motivata: Ctr. (25)) restrizione sulle sue possibili occorrenze, A differenza che nel quadro della TSCDC, una coronale anteriore continua non specificata per [sonoro] @ automaticamente /s/, dato che i valore non marcato del tratto, cioé [-sonoro], deve essere assente dalle rap- presentazioni fonologiche. Nella TSC occorreva invece postulare una regola di riparazione che crease da /s/, cancellando la specificazione per [-sonoro}, un terzo tipo di coronale anteriore continua: Varcifonema / $ J “indistinto” per [sonoro]. Scegliere poi /s/e non /z/ come segmento che sottostesse alla regola di riparazione era una mera questione di buon senso, ed il valore [-sonoro] che Parcifonema /S/ riceveva a livello fonetico da una regola di ridondanza contes- 39 Sipotrebbero naturalmente «24re! ti"lunghi per natura’, re i segment fs dz/a quelli della serie dei segmen- 34 Code consonantiche in italiano tuale non era il medesimo che /s/, nel contesto in cui aveva valore contrastivo, possedeva gia nella RS (si veda la discussione nella sezione precedente). Con la TSR /s/é di per sé un segmento privo di specificazione per [sonoro], ¢ quindi ricevera in tutti i contesti un valore di default per questo tratto. La medesima regola di diffusione che avevamo formulato come (24) assegnera alla coronale anteriore continua in posizione preconsonantica il valore per il tratto {sonoro] della consonante che segue, ed altrimenti essa ricevera il valore [-sono- ro] dalla RD: (35) [ ] + [-sonoro] che rappresenta senza dubbio Vopzione universalmente non marcata (preferita dalla GU, ¢ forse universale) come RD per [sonoro].4¢ Risolto il problema di /2/, rimane da risolvere quello di /t d ts dz/. Non si pu pensare ad un filtro che proibisca (+ sonoro] come quello che avevamo proposto in 5., poiché il valore [-sonoro] & semplicemente assente dalle RS, ¢ quindi questo filtro sarebbe equivalente ad un filtro che proibisca [+sonoro}: esso non impedirebbe a /t ts/, la cui RS non é specificata per nessun valore di [Sonoro], di venire sillabificati come code.4! Né gioverebbe abbandonare I'ipotesi che i valori 40 Non occorre postulare estrinsecamente lordine di applicazione (24) (35), che & garan- tito dalla Elsewhere Condition, essendo lo scope di (24) pitt ristretto di quello di (35). 41 In generale, nella TSDC la neutralizzazione di una data opposizione in un dato contes- tova espressa con un filtro che proibisca entrambi i valori del tratto che crea l'opposi- Zione, mentre lintervento di una regola di riparazione che cancelli il tratto proibito permette ai segment neutralizzati di venire sillabificati nel contesto in questione. Nella TSR, la neutralizzazione di un determinato tratto in un dato contesto pud esprimersi solo tramite un filtro che proibisca il valore marcato per quel tratto. Quanto alla regola che inserisce al termine della derivazione il valore del tratto in questione nei contesti di neutralizzazione, si tratta della medesima regola di default che assegna normalmente il valore non marcato del tratto a livello fonetico. La TSR fa cosi una predizione piuttesto forte riguardo ai contesti di neutralizzazione: il valore di un dato tratto che viene bloccato in questi contesti deve essere il valore marcato (unico presente nelle RS), € dungue il valore che un segmento riceve per il tratto neutralizzato a live: tonetico deve essere quello non marcato, che viene asseg- nato dalla RD appropriata « tuiti i segmenti non ancora specificati per il tratto in questione. Non possono quindi esistere, per esempio, lingue in cui venga neutralizzata in posizione di coda lopposizione (+ sonoro}, ma in cui Fesito della neutralizzazione sia quello di trasformare tutti i segmenti in segmenti [+sonoro]. 35 Marco Baroni di default vengano inseriti tutti in una volta soltanto al termine del componente fonologico, ¢ postulare che il valore [-sonoro} di /t ts/ venga inserito prima di quello di /s/, e prima che operi la CC. E’ chiaro che permettere alla regola di default per un dato tratto di applicarsi in momenti diversi a segmenti diversi implicherebbe un enorme indebolimento della teoria, ¢ renderebbe i tratti, di fatto, "ternari’ il filtro contro [+ sonoro], date queste assunzioni, tratterebbe /d/ come [+sonoro], /t ts/ come [-sonoro] € /s/ come [¢ sonoro] (Cir. la discussione di un caso fittizio molto simile in Archan- geli & Pulleyblank 1986, den Dikken & van der Hulst 1988, Stanley 1967). Ma la situazione é ancora pitt grave: la CC, facendo parte del’algoritmo della sillabificazione, deve operare su ogni RS come una condizione di buona forma- zione prima che possa avere luogo quaisiasi provesso morfofonologico, ed in particolare prima che si abbia l'introduzione di [-sonoro] come valore di default per /t/ Non abbandonando lipotesi che i valori di default vengano inseriti soltanto al termine deila derivazione fonologica che si risolve il problema. Proviamo a considerare quali altri tratti distinguano /l rs N/da /td ts dz/. /r/, cosh come le nasali, ricevono un valore per il tratto [continuo] da una regola di ridondanza, essendo le liquide predicibilmente continue e le nasali predicibilmente non continue; /s/& speciheato come [+continuo], /t d/ lo sono come [-continuo}, /ts dz/sono specificati al contempo come {+continuo] e [-con- tinuo]. Possiamo immaginare dunque che la CC dell'italiano vada formulata cosi G6) * cS PaiA -cont (36) predice correttamente che possano venire sillabificate come code | r/, che appartengono alla serie non marcata per PdiA ed il cui valore per il tratto [continuo] é ridondante; /s/, che appartiene alla serie non marcata per PdiA ed il cui valore per il tratto [continuo] é [+continuo]; le nasali omorganiche per PdiA. ispetto alla consonante che le segue, i) cui \alore per il tratto [continuo] & ridondante; le prime porzioni di consonanti zemmate, i cui tratti (ed in partico- lare [Pdi] ¢ |-continuo]) sono legittimatt dal loro venire sillabificate come onset della stllaba seguente, II problemi ch (36) & che essa blocca la sillabificazione di /t d ts d2/ come code soltanto se si accetta che [-continuo] sia una specificazione presente nella loro RS: ci aspetteremmo pero che il valore marcato (presente nella RS) per il tratto 36 Code consonanuche in italiano [continuo] fosse quello positivo, se non altro poiché la serie delle occlusive, a dillerenza di quella delle fricative, é universale. St potrebbe pensare che nel sistema italiano si attui la rara eventualita per la quale, nonostante le indicazioni contrarie della GU, [-continuo] venga assunto come valore marc vie (presente nelle RS) del tratto [continuo]. Ci sono varie ragioni per respiny 1e questa ipotesi - una soluzione del genere sarebbe accettabile soltanto in presenza di un gran numero di indizi che inducessero ad adottarla: ma l’unico motivo per assumere che in tahano sia [-continuo] if valore marcato del tratto [continuo] sarebbe quello di tare funzionare la nostra CC, che diventerebbe altrettanto sospetta che quella tortaulata nel quadro TSC; - nellinventario dell'italiano, le fricative sono 5 ¢ le occlusive 6: una differenza esigua, che perd non gioca a favore delf'ipotesi della minore marcatezza in italiano della serie fricativa (non ho incluso nel conto le affricate); - continuerebbe a porsi il problema della RS delle affricate, che dovrebbero venire specificate come [continuo], ma non per il valore non marcato [+conti- nuo}: € diventerebbero quindi identiche, quanto a RS, alle occlusive corrispon- denti; - dovremmo aspettarci che un inventario definito da un’opzione decisamente marcata fosse un inventario decisamente marcato a sua volta: fon si direbbe che questo sia il caso dell'italiano. 6.1 La nawura di [continuo] Possiamo tuttavia rimanere fedeli alla TSR ed accettare (36) come CC dellitaliano senza ricorrere a soluzioni ad hoc ammettendo che {+continuo] € [-continuo] non siano valori del medesimo tratto, ma valori marcari di due ratti diversi, o magari due taiti distinti inerentemente monovalenti. Questa ipotesi pud stupire, ma non é nuova: é stata proposta nel quadro della fonologia generativa non lineare da Lombardi 1990; perd & da tempo accettata in particolari ambiti teorici, come in quello della Government Phonology (Cfr. ad es. Harris 1990, Kaye, Lowenstamm & Vergnaud 1988, 1990) (il tratto grosso modo equuivalente a [- continuo] viene rappresentato con elemento %, il tratto grosso modo equivaiente a [+ continuo] viene tappresentato con ®° o con h*).42 42 Rice 1992 riconosce esistenza di due tratti differenti (cont) e {stop}, dipendenti del nodo AirFlow. Ii secondo, come dipendente non marcato, pud essere presente a livetlo fonologico soltanto in casi piuttosto rari. Poiché il w.er.0 tatta di altri problemi, la Marco Baroni La congettura di Lombardi 1990 si basa sostanzialmente sull’analisi di un certo numero di processi fonologici a cui le affricate prendono parte: questi segmenti sono rappresentati nei modelli di Sagey 1986 e McCarthy 1988 come in (7): (7) — — [-cont] {+ cont] (le specificazioni [-cont] [+cont] sono iemporalmente ordinate) La rappresentazione in (37) piuttosto anomala, in quanto sottintende che possa esservi un ordine temporale al di sotto de} piano dello scheletro, incorpor- ato nella struttura stessa dei segmenti; € che un singolo segmento possa venire specificato per i due valori opposti del medesimo iratto. La rappresentazione (37) viene postulata per dare conto dei cosiddetti "effet- tidi margine" (edge effects) che caratterizzerebbero le affricate, ossia di quei casi in cui esse si comporterebbero come occlusive rispetto alle regole (0 alle condi- zioni) che riguardano fa loro "estremita sinistra’, e come fricative per quel che riguarda la loro "estremita destra".43 Tuttavia, Lombardi 1990 dimostra che tutti i casi citati nella letteratura di veri e propri effetti di margine*4 possono venire Rice non porta esempi di tali casi rari, Anche van de Weijer 1993 porta argomenti a favore deltipotesi che [+continuo} € [continuo] siano due tratti differenti 43 Come osserva Goldsmith 1990, I'idea piuttosto intuitiva che le affricate siano in realta due segmenti (un'ocelusiva ed una fricativa) associati ad una sola unita temporale viene messa in crisi dalfosservazione che spesso uno dei segmenti di cui I'affricata sarebbe composta non é presente nell'inventario fonologico delta lingua che possiede Vaffricata. Litaliano, ad esempio, possiede Vaffricata /At/, ma non il jenema AJ. Naturatmente, & concepibite anche il caso di lingue in cui /ts dz \! ds’ ece. vadano trattati piuttosto come nessi consonantici che come affricate fonologiche. 44 I casi, ciot, in cui non solo un’affricata si comporta come una fricativa rispetto a processi che riguardino il suo margine destro e/o come una occlusiva rispetto a proves- si che riguardino il suo margine sinistro (tali casi non sono problematici nemmeno per chi accetti la rappresentazione (38)); ma in cui essa al Contempo non sia sensibile a processi che riguardino le fricative, e che dovrebbero coinvolgere il suo margine de~ stro, e/0 a processi che riguardino le occlusive, e che dovrebbero coinvolgere il suo 38 Code consonantiche in italiano ricondotti a fenomeni puramente fonetici; mentre non di rado le affricate si comportano come fricative nei confronti di regole che riguardano la loro sinis- tra, € come occlusive nei confronti di regole che riguardano il loro margine destro. La Lombardi propone quindi che, a livelio fonologico, le affricate vadano rappresentate Cosi: 8) [-cont] In (38) le specificazioni [-continuo] e [+continuo] non sono ordinate, ¢ lo diventano solo a livello fonetico: la Lombardi osserva giustamente che 'ordine [-continuo] [-+continuo] neila realizzazione delle affricate @ universalmente predicibile (non esistono segmenti [+cont] [-cont]) ¢ come tale non va specifica- to nelle RS*. (38) predice correttamente che Ie affricate possano comportarsi sia come occlusive sia come fricative, tanto per le regole che coinvolgono il loro margine destro, che per quelle che coinvolgono il loro margine sinistro. Tuttavia, se [-continuo] e [+continvo] possono comparire nella rappresenta- zione fonologica di un singolo segmento come specificazioni non temporal- mente ordinate, & chiaro che esse non possono venire ritenute due occorrenze con valori diversi del medesimo tratto: da gui lipotesi che {-continuo] e [+conti- nuo] siano istanze di due tratti diversi.4® Noi li chiameremo rispettivamente margine sinistro. 45. Che la realizzazione fonetica delle affricate sia caratterizzata da una successione tem>- porale dei due "gesti" di occlusione e frizione & naturale: non sarebbe concepibile una realizzazione simultanea di essi. Data questa giustapposizione, la Lombardi parla delle affricate come di segmenti complessi, paragonabili ai segment che richiedono la attiva- Zione di due diversi punti di articolazione. Vedremoin seguito che questa caratterizza- zione delle affricate sembra confortata dai dati delitaliano, 46 Se poi si accetta ta TSR, diventa impossibile caratterizzare le affricate per mezzo del solo tratto [continuo]. Infatti, una volta assunto che solo un valore per tratto pud venire incluso nelle RS (ne! caso particolare: [+continuo]), non si capisce come un’af- fricata (che dovrebbe venire specificata solo come (+continua)) possa venire distinta da una fricativa. Per questo ho dovuto inserire dei punti di domanda nella matrice delle affricate deila tabella (32). 39 Marco Baroni focclusivo] e [continuo}. Per la Lombardi, [occlusivo] e [continuo] vanno ritenuti due tatti mono- valenti. Questo poiché, mentre Si possono concepire casi di segmenti [+occlusi- vo} [+continuo} (Je affricate), casi di segmenti [+occlusivo] [-continuo} (le occlusive), casi di segmenti [-occlusivo] [+ continuo] (le fricative}, non si riesce ad immaginare che classe di segmenti possa venir definita dalle specificazioni [-occlusivo] [-continuo].*? Se invece si assume che i due tratti siano monovalen- li, si avra la seguente tipologia: segmenti che posseggono sia [occlusivo] che [continuo] nella loro rappresentazione (le affricate ). sementi che posseggono solo [ocelusivo] (Ie occlusive), segmenti che poszgono solo [continuo] (le fricative), segmenti che non posseggono né Munv nie Tallro tatto (gmenti prodotti senza il coinvolgimento di un articolatore attivo, e quindi privi anche di un modo di articolazione). Per me non é cosi scontato che i due tratti debbano essere monovalenti. In particolare, si potrebbe pensare che il vecchio [continuo] non vada sostituito con Jocclusivo} ed un nuovo [continuo] (dove non sarebbe pili chiaro come [conti- nuo] vada definito), bensi con [acclusivo] ¢ [fricativo}; nel qual caso la tipologia che otterremmo sarebbe la seguente: - [+ocelusivo] [+ fricativo]: affricate - [+occlusivo] [-fricativo}: occlusive = [-occlusivo] [+ fricativo]: fricative - [-occlusivo} [-fricativo]: approssimanti48 Nel quadro TSR, [+fricativo] € [+occlusive] sono i valori marcati dei due tratti, e quindi gli unici presenti a livello fonologico: non si hanno percid diffe- renze empiriche tra 'assunzione che [occlusivo] e [fricativo]” siano tratti mono- 47 Prescindiamo dal fatto che Fassenza di una possibile combinazione tra due tratti non & considerata da tutti una ragione sufficiente per non accettame fa natura binaria: moti fonologi hanno considerato e considerano [alto] e [basso] due tratti distinti e binari, nonostante la combinazione [+alto} [+ basso] non solo non sia attestata, ma costitui~ sea un vero e proprio controsenso. 48 Devo ad Alberto Mioni Tidea che le specificazioni (-occlusivo} [-fricativo} possano definire la classe delle approssimanti. 49 [ocelusivo] e [continua]: poiché per fa mia trattazione é indifferente la precisa caratterizeazione dei due tratti dal punto di vista fonetico, continuerd ad usare ta denominazione [éricativo} in tuogo del [continuo] della Lombardi; ma non avrei ragio- Code consonantiche in italiano yalenti, € quclla che essi siano comuni tratti binari "radicalmente sottospecifica- iu" Noi assumeremo d’ora in poi, per pura comodita, la seconda ipotesi. Acchi obiettasse che Vutilizzare due tratti diversi al posto di [continuo] rende rebbe assai antieconomica la descrizione delle lingue in cui, non essendo presen- ti affricate, tutti i segmenti sono o continui o non continui, poiché uno dei due tratti sarebbe del tutto superfluo (varrebbero [+ fricativo] > [-ocelusivo] e [-{ri- cativo] + [+occlusivo] o la variante non binarista di queste equivalenze), si pud rispondere cosi: nelle descrizione di lingue in cui, non essendovi afiricate, uno dei tratti fosse superfluo, basterebbe semplicemente non farne uso, esattamente come nella descrizione di lingue in cui valgano per le vocali le equivalenze [+arrotondato] + [+posteriore] e [-arrotondato] + [-posteriore] non ’é bisog- no di utilizzare entrambi questi tratti 6.1.1 focetusivo] ¢ [fricativo] in italiano Liitaliano ha due serie di affricate: la serie dentale /ts dz/ ¢ la serie palatale /tf dé/, Esso non rientra quindi tra le lingue per le quali valga Vequivalenza di cui sopra: rimarra casomai da decidere se vi sia necessita di utilizzare entrambi i tratti anche per le due serie non coronali, in cui non si hanno affricate, € quindi un Segmento specificato come [{+occlusivo] & predicibilmente [-fricativo] ( viceversa). L'imperativo di minimizzare nelle RS Vinformazione ridondante ci imporrebbe di scegliere la soluzione pitt economica; ma per fare cid dovremmo complicare notevolmente l'apparato delle RR. Non mi occuperd qui di questo problema di carattere generale che riguarda tutte Je teorie della sottospecifica- zione, € la cui soluzione ¢ comunque indifferente per la questione che sto trat- tando. La teoria della sottospecificazione associata alla tesi che [occlusivo] ¢ [fricati- vo] siano tratti differenti ci porta ad un interessante risultato per cid che riguar- da Ja serie palatale. In questa serie rientrano due affricate (/tf dé/), una fricativa (Jf), una Tiquida (/A/) ed una nasale (/f/). Cid che sorprende & che mancano proprio i segmenti consonantici meno marcati in assoluto: le occlusive, ‘Tuttavia, quando consideriamo quale sia il rapporto tra le affricate ¢ la fricativa in termini di tratti distintivi, abbiamo una curiosa sorpresa: una volta oi serie per rifiutare la classificazione di questultima, 50 Credo che considerazioni di marcatezza ci indurrebbero ad adottare, in questi casi, soltanto [+ fricativo}. 41 Marco Baroni assegnato a /f/ il valore marcato [+fricativo] e a /tf dt il valore marcato [+0c- clusivo] diventa superfluo specificare anche queste ultime per {+fricativo]. Si confrontino ie RS di Af f/in (39.a) e (39) (rispettivamente), con quelle di /t s 's/ in (40.a), (40.b) € (40.¢) (rispettivamente) (si ricordi che nella RS delle coronali anteriori non sono specificati tratti di PdiA): GB) a R b. R oN “oN {+ occl] PdiA [+fric] PdiA Coronale Coronale i | [- anteriore} {- anteriore] (40) a. R b. R c | | [+ ocel] [+ frie] [+ frie] [+ ocel] Se /ts/ non fosse specificato come [+occlusivo] diventerebbe identico a /A/, e se non lo fosse come [ +fricativo] diventerebbe identico a /s/; ma la specificazione [+fricativo] per le affricate /tf d£/é del tutto ridondante, non essendo presenti nell'inventario fonologico deiitaliano le occlusive palatali /e3/ da cui esse an- drebbero distinte tramite questo tratto. La loro specificazione per {+fricativo] sara dunque assegnata come ogni specificazione ridondamte solo al termine della derivazione dalla RR (41): (41) [Coronale, -anteriore, +occlusivol > [+fricativo] Chi ritenesse superfluo specificare le occlusive delle altre serie per il tratto {+occlusivo}, potrebbe giudicare ridondante anche la specificazione [ +occlusi- vo] per le affricate palatali: in definitiva, @ sufficieme la specificazione (+fricati- vo] di /f/ per distinguerla, quanto a tratti di modo di articolazione, dalle due affricate. Si potrebbe quindi riformulare (41) cosi: (41 bis) [Coronale, -anteriore] = {+0cclusivo, +fricativo] Questa seconda opzione, che sar coerente con la scelta di chi preferisca specificare il tratto [+occlusivo] solo per le ostruenti della serie coronale ante- riore, dove esso & necessario a costruire l'opposizione a tre rappresemiata in (40), 42 Code consonantiche in italiano porter naturalmente ad un’ulteriore complicazione della componente di RR.5! To, come ho gid detto, non mi occuperd dell’adeguatezza di questa mossa: noterd che comunque, quale che sia la soluzione che si adotti, la rappresentazione a livello fonologico di /tf dé/ sara pur sempre identica, quanto a tratti di modo di articolazione, a quella deile occlusive delie altre serie. Il problema di fino a che punto vada seguito 'imperativo di minimizzare Yinformazione presente nelle RS riguardera piuttosto if postulato (6) ¢ la sua corretta interpretazione; ma nessuna delle ipotesi sulla distribuzione di (+occlu- sivo] che abbiamo delineato viola il postulato (8). Data la RR (41), a livello fonologico le affricate della serie palatale non avranno nulla di diverso dalle comuni occlusive, ma tale RR potrebbe sembrare alquanto sospetta. Orbene: uno sguardo agli inventari fonologici delle limgue del mondo induce a pensare che non solo non si tratti di una RR “marcata" postulata ad hoc per Vitaliano, ma addirittura che essa vada inclusa nella lista delle opzioni non marcate preferite dalla GU. Si consideri che nel repertorio di Maddieson 1984 ben 141 lingue posseggono Yaffricata palatoalveotare /t{/ ed 80 Laftricata palatoalveolare sonora /dg/, mentre soltanto 41 lingue posseggono l'occlusiva palatale /c/ ¢ 31 Vocclusiva palatale sonora /y/. L’apparente anomalia per la quale tra le palatali risultano pit. comuni (meno mareate) le affricate delle occlusive cessa di essere tale se si accetta che, nel caso meno marcato, le grammatiche incorporino ia RR (41), e che quindi un segmen- to palatale specificato nella RS per i medesimi tratti di modo di articolazione di una comune occlusiva di un’altra serie venga poi realizzato foneticamente come un’affricata. Insomma, le affricate palatali (nelle fingue in cui non contrastino con delle occlusive palatali) non sono vere affricate, ma piuttosto occlusive che solo superficialmente, per motivi di semplicita articolatoria, vengono trasfor- mate in affricate. La RR (41) ha in effetti una sua motivazione di tipo articolato- rio: é particolarmente difficile produrre un suono pienamente occlusivo nella zona palatale, tanto @ vero che, come osserva Canepari 1979, nemmeno i seg- 51 Unaitro problema & quello che pitt specificazioni si eliminano dalle RS, pit diventa difficile esprimere ie relazioni che esistono tra determinati segmenti. Cosi, se non specifichiamo come [+occlusivo] le occlusive delle altre serie, ma solo le Occlusive coronali anteriori, la classe delle ccclusive italiane andra scissa in maniera arbitraria, tra Occlusive specificate come tali nella RS, € occlusive "per default’ 43 Marco Baroni menti palatali che noi classifichiamo su base funzionale come occlusivi (/cj/) sono veramente tali dal punto di vista fonetico, essendo inevitabile che essi vengano realizzati con una soluzione fricativa. 5? Mi sembra abbastanza sensato che, se le RR si applicano solo al termine della derivazione lessicale, esse presentino dei condizionamenti di tipo fonetico. Un indizio significativo a favore del? ipotesi che sto presentando viene dai processi di palatalizzazione delle occlusive velari /k g/, che hanno solitamente come esito le affricate /tf dé/, anziché le occlusive /c j/. Un esempio diacronico di questo passaggio siha nella nascita delle affricate palatali nel tardo latino; per la sincronia, si pensi ad glternanze italiane del tipo /amiko/ ~ /amit fi/.53 Ma non si tratta di un fenomeno caratteristico soltanto delle lingue romanze: rimando a Bhat 1978 per una vasta rassegna di casi analoghi in molte lingue del mondo. Orbene, se a livello fonologico una affricata palatale non é caratterizzata da tratti di modo di articolazione differenti da quelli di un’occlusiva velare (un’eventualita che si realizza in tutte le grammatiche che incorporano l'opzione non marcata (41), un processo di questo genere diventa facilmente spie- gabile.54, 55 Diverso é il caso delle affricate dentali /ts dz/ che, come abbiamo visto, devono venire distinte tanto da /t d/ quanto da ‘s 7/. La loro RS sara specificata, dunque, per i valori marcati [+occlusivo + fricativo]; quella di /t d/ per il valore marcato [ +occlusivo}; e quella di /S 2/ per il valore marcato [+ fricativo] E’ interessante che, mentre le afiricate vere e proprie (/ts dz /) si comportano in determinati comtesti in maniera peculiare, la distribuzione di /tf d¢/ in tuto € per tutto identica a quella delle normali occlusive. Cosi /ts dz/ in posizione intervocalica sono sempre geminate, mentre /tf d&/ possono nel medesimo con- testo occorrere sia come consonanti semplici che come geminate (Cif. ’katfo/e Pkattfof, Pre dfa/ (agg.t.) e Pre ddga/); ed i nomi che cominciano per /ts dz/ 52 Devo questa informazione ad Alberto Mioni 53° Sitratti o meno di alternanze ancor oggi produttive, non c’é dubbio che esse debbano esserio state almeno per un certo periodo. 54 Mi riferiseo owiamente al processo che trasforma Vocclusiva in affricata. La mia Proposta & del twito neutra, invece, riguardo al modo in cvi vada caratterizzato it passaggio daif'articolazione velare a quelia palatoalveolare. 55 Laura Vanelli m: ta notare che diverrebbe molto pit facile descrivere il diasistema friulano accettandu che fa differenza tra ja {¢] di certe zone ¢ fa [tf] di altre fosse una semplice distinzione nella realizzazione fonetica di un unico fonema occlusivo palatale. 44 Code consonantiche in italiano sclezionano come allomorfo deli'articolo maschile la forma /lo/, probabilmente perché cid permettc la sillabificazione di /ts da/ come geminate (lousio/, loddze- ro /) (Cfr. Vanelli 1992), mentre i nomi che cominciano per /tf d¢/selezionano la forma /il/, come i nomi che cominciano con una comune oeclusiva. Questo diverso comportamento @ senza dubbio un indizio della validita dell'ipotesi che fe affricate palatali siano delle pseudo-affricate, cosi come della validita dell’ipotesi sulla natura di segmenti "complessi" delle vere affricate.°° 6.1.1.1 La consonante vuota Riconsideriamo Tinventario fonologico dell'italiano sostituendo il tratto [continuo} con i due nuovi tratti [occlusivo} ¢ [fricativo] (assumo qui in via ipotetica la versione pid radicale, in cui il tratto {occlusivo} viene rappresentato Alivello sottostante soltanto per Ie ostruenti della scric coronale antcriore, dove & necessario per costruire !'opposizione a tre termini tra occlusive, fricative ed affricate): (42) p ob f£ v t d@ s 2 w @ f PdiA lab lab lab lab cor-a {son} + + + + + [ocel]} + + + + [tric] + + t+ oF oF FF {snt] {nas} [lat] 56 Anche se la maggior parte delle attuali teorie nonlineari non ha mezzi per esprimere formalmente la relazione che spesso intercorre tra complessita ¢ lunghezza intrinseca dei segmenti. If problema principale & questo: fa complessita di un segmento viene rappresentata dalla coocorrenza di determinati nodi o tratti al di sotto del nodo radice, mente la lunghezza viene rappresentata sul piano dello scheletro (0 delle unita CV, 0 delle more), che domina il piano dei nodi radice: come fa ad esserci una relazione diretta tra quantita € qualit’ dei dipendenti di R e numero di unita temporali a cui R deve essere associato? Una possibile soluzione del dilemma viene proposta in Hayes 1990. 45 Marco Baroni yodg ok g om n a tor a PdiA cor-a cor-a dors dors fab cora cor-a [son] + + [ocel] [frie] [snt] + + 4+ [nas] + + + [lat] + Si pud osservare che, a ditfcrenza che in (32), dove /t/ era del tutto privo di specificazioni (a prescindere ds | +consonantico}, 0 dal suo equivatente), in (42) non abbiamo segmenti "vuoti", ¢ se ne potrebbe ottenere uno soltanto intro- ducendo un certo numero di RR costruite ad hoc, che permetiessero di privare uno dei segmenti che risulta specificato per un solo tratto (/p ts Uk nr) delta specificazione in questione. ‘Ebbene: credo che la mancanza di *vuoti" nelf'inventario delle consonanti italiane sia un risultato desiderabile, poiché in effetti nessuna delle consonanti italiane mostra quelle caratteristiche che ci aspetteremmo da un segmento vuoto (Cir. Abaglo & Archangeli 1989) ¢ non si hanno casi di epentesi consonantica, per i quali ci sarebbe bisogno di un segmento specificato soltanto come [+conso- nantico}, che riempisse le posizioni generate dall’epentesi Se esistesse un segmento vuoto, per di pil, esso dovrebbe essere libero di sillabificarsi in qualsiasi posizione, poiché nessun filtro fonologico sarebbe in grado di bloccarlo. Ma nessuna consonante italiana & completamente “Libera”: /S/ 2 unico segmento legittimato in appendice, ma non pud venire sillabificato come secondo elemento di un onset complesso; e le consonanti permesse in questa posizione (/r | /) sono bloccate a loro volta dal filtro sull'appendict Mi pare quindi che anche da questo punto di vista la separazione di [conti- nuo] in due tratti abbia portato ad un risultato desiderabile. Ma torniamo al nostro tema principale. 6.2 La condizione sulle code Qualunque conclusione si voglia trarre sulle altre serie, 2 chiaro che per descrivere la serie coronale anteriore sono necessari entrambi i valori marcati [Hricativo] ¢ [+occlusivo]. Cosi le RS di /t s ts/ saranno rispettivamente (40.a), (40.b) ¢ (40.0), ripetuti qui come (43.a), (43.b) ¢ (43.c) (43) a R b. R ©. i i 7 [+ ocel] [+ frie] [+ fric] [+ ovel] 46 Code consonantiche in italiano [+occlusivo} distingue /t ts/ da /5/, e [+fricativo} /s ts/ da /t/. Se si rinunciasse ad uno di questi tratti, /ts/ diverrebbe identico a /t/ 0 a /s/ (¢ lo stesso discorso vale per /d z dz/, ovviamente); nella serie palatale, invece, specificare /t{/ per [+fricativo] era inutile, visto che non esisteva un segmento /c/ da cui /t{/ si distinguesse per questo tratto. Poiché, indipendentemente dalla scelta che si attua per le altre serie, la serie coronale anteriore deve contemplare a livello di RS sia la specificazione [ +oc- clusivo] che la specificazione [+fricativo] diventa assai plausibile che la CC dellitaliano sia proprio la nostra vecchia (36), che andra riformulata cost: (44) * CS | PdiA + ocel (44) impedisce, correttamente, a /t ts d dz/ di venire sillabificate come code, in quanto esse sono specificate per il tratto {+occlusivo}, € funziona proprio come (36) nel permettere solo a fs | r/, alle nasali omorganiche ed alle prime porzioni di geminate di venire sillabificate come code sillabiche (non ripeterd per l'en- nesima volta i motivi per i quali una CC come (44) permette proprio a questo set di consonanti di venire sillabificato in posizione di coda). Osserviamo che (44) caratterizza la CC delt'italiano come una combinazione di restrizioni attestate in altre lingue del mondo: la proibizione per la coda di legittimare il nodo PdiA é molto comune interlinguisticamente, come abbiamo visto in 1.2.1; € sempre in 1.2.1 abbiamo citato il greco come esempio di lingua che proibisce, in posizione di coda, consonanti occlusive (un caso che peraltro conferma la necesita, per chiunque accetti la TSR, di utilizzare due distinti tratti [occlusivo] e [fricativo]). Sarebbe interessante studiare in futuro se sia derivabile in qualche modo una "scala di preferenza” universale, nella quale ordinare i tratti a seconda della loro probabilita di venire legittimati in posizione di coda nelle lingue del mondo:57 si direbbe che determinati tratti, come [nasale] o [fricativo], siano preferiti ad altri, quali (sonoro} o [occlusivo]. Non sarebbe sorprendente scoprire che tale scala coincida, almeno in parte, con Ja famosa "scala di sonori- 57 Parlo ci legittimazione di tratti poiché, lavorando nel quadro TSR, i valori mareati (presenti nella RS) dei vari tratti sono gli unici valori possibilia livello fonologico per quei tratti. Quindi, quando si tratta di condizioni fonologiche, riferitsi a [+nasale], (+sonoro] ece. oa [nasale], [sonoro] ecc. & assolutamente equivalente. 47 Marco Baroni ta" (Cfr. Clements 1990, DenDikken & van der Hulst 1988, Venneman 1988, ¢ la bibliografia ivi citata). 6.3 Lacondizione sull'appendice La condizione sull'appendice sara formulata in maniera da rendere legittima come appendice extrasillabica soltanto /s/. Se assumiamo che it tratto che carat- terizza le nasali sia [nasale], e che quello che definisce /t r/ sia [sonorante}, ta condizione sull’appendice potra essere formulata cosi: (45) * App | PdiA + occl +snt + nas (45) definisce un sottoinsieme di (44). Notiamo che, poiché unico tratto che caratterizza /s/ a livello fonologico & [fricativo], in questo caso sarebbe piit economico formulare la condizione sulle code nei termini di Goldsmith 19%, che propone di elencare sotto ogni posizione sillabica la lista di tratti che essa pud legittimare. un segmento sara permesso in una data posizione solo se tutti i tratti che lo caratterizzano rientrano nella lista dei tratti che quella posizione legittima. In questa prospettiva, si pud riformulare (45) come (46): (46) App. {ffricativo} ) (itratti cerchiati al di sotto del nome della posizione indicano, come in Gol- dsmith 1990, i tratti che quella posizione pud legittimare). Non discuteremo qui della opportunita di sostituire i pit tradizionali fitri con delle "liste goldsmithiane”.” 58 Unaltro problema, che riguarda pid in generale la formulazione delle condizioni sulle appendici, é la seguente: come si fa ad impedire che venga legittimata in posizione di 48 Code consonamtiche in italiano 6-4 Le nasali omorganiche®? Sappiamo che possono venire sillabificate come code sillabiche delle nasali che condividano il PdiA delle consonanti che le seguono. In questa sottosezione vorrei esaminare quale sia l'effettivo status di tali nasali, e derivare da cid un ulteriore argomento a favore della TSR rispetto alla TSC. La nasale tollerata in posizione di coda riceve come sappiamo il suo PdiA fonetico dalla regola di diffusione (47),60 ed & dunque priva di un proprio PdiA nella RS - in etfetu, ammettere che essa possegga un proprio PdiA a livello di RS sarebbe come ammettere che vi possano essere dej contrasti fonologici quanto a 60 appendice la prima porzione di una geminata? Le stesse considerazioni con cui avevamo motivato la liberta delle prime porzioni di geminate di venire sillabificate come code (Legittimazione © Linking Constraint) do- vrebbero valere anche per la loro sillabificazione come appendici; ma sappiamo che ‘tutto tlava/ non sono parole possibili detlitalianc. Penso che il maclo migliore per risolvere il problema sia il seguente: in italiano (ed in generale nelle lingue an cui esistano consonanti geminate, ma esse non possano trovar- si in inizio ch purolu) Pappendice pud legittimare det materiale melodico (insiemi di tratti), ma non unita prosodiche, ed in particolare more. Poiché la struttura delle geminate (Cir. Hayes 1989) deve essere simile a quella di (i), la sillabificazione di esse in inizio di parola é possibile solo quando la appendice che deve tegittimarne ta prima porzione pud legittimare anche una mora: @ o w/ \/ R Certamente, la questione va approfoadita, ma che si tratti di un problema concernente piuticsto la prosodia che Vorganizzazione dei tratti mi pare evidente. Gran parte dei dati che analizzo in questa sottosezione sono stati portati alla mia attenzione da Alberto Mion. E’ probabile che questa regola insieme a quella che assegna alla /s/ in coda o in appendice il valore di [soncro} della consonamte successiva derivi in quatche modo da un unico principio universale di diffusione (spreading) che ha come "bersaglio" (target) Je posizioni “vuote". La direzione i questa diffustone viene regolata parametri- camente; italiano sceglie l'opzione destra > sinistra: Pestulato un principio di questo tipo, occorrera poi sviluppare un'adeguata teoria delle barriere che lo bloccano nei contesti dove non lo vediamo agire. 49 Marco Baroni PdiA tra le nasali in coda, ¢ sappiamo che questo & impossibile: a7 R [+nas] Paid Ma noi abbiamo basato fin qui la nostra trattazione sull’assunzione che i scgmenti della seric coronale anteriore siano segmenti privi di specificazione per PdiA a livello di RS. Dunque, sc vogliamo rimanere coerenti con Ia nostra assunzione, dovremo dimostrare che la “nasale omorganica’, in quanto realizza- zione fonetica di un segmento nasale non specificato per Pdi nella RS, altro non é che un allofono di /n/ (Clr. la matrice di /n/ in (42) Ci sono vari indizi che suggeriscono che questa predizione involontaria della TSR sia corretta. Tanto per cominciare, la resa grafica della /N/ @ sempre , salvo che nei contesti in cui la sua realizzazione fonetica ooincida esattamente con quella del fonema /my: il discorso vale anche per Ia resa gratica della nasale realizzata come labiodentalc (in quanto seguita da labiodentale), che dovrebbe piuttosto venire percepita come /m/ che come nj Ecco alcuni csempi: (48) < campo bingo tanfo invitare santo grande pancia frangia panca fango > Consideriamo poi i monosillabi proclitici funzionali che terminano in conso- nante: si pud osscrvare che in tali forme la consonante finafe deve essere una liquida (il, per) oppure una nasale (con, in). Se si tratta dl una nasale: = essa deve venir realizzata come /n/ qualora il proclitico sia seguito da una parola che cominci per vocale; + essa riceve il PdiA della consonante che Ja segue qualora il proclitico sia seguito da una parola che cominci per consonante, = essa viene reali. come /n/ prima di una pausa (per esempio nelle forme di citazione) Questa altcrnanza si spiega facilmente nel nostro quadro: la nasale che Chiude queste forme é una comune /n/; ma sappiamo che /n/ dal punto di vista delinformazione fonologica altro non & che una nasale non specificata per PdiA, © deve dunque ricevere attraverso (47) il PdiA della consonante che la segue; quando essa non sia seguita da consonantc (davanti a vocale © a pausa), riceve per default il PdiA Coronale {+anteriore}, venendo realizzata foneti- camente come [n]. 50 Code consonantiche in italiano Altri indizi interessanti sono offerti dai processi di troncamento (per un’an- alisi dei condizionamenti prosodici ¢ sintattici che caratterizzano tali processi rimando a Burzio 198%, Nespor 1990, 1993), Si pud notare che il tipo di troncamento ancor oggi produttivo (ad es.: "andar via, cantan piano") pud aver luogo solo quando la vocale che preceda la vocale da cancellare sia /r n/, € di nuovo la /n/ verra realizzata foneticamente come una nasale omorgamica per PdiA alla consonante che segue. Di nuovo questa alter- i supensce che /n/ € ta nasale omor yanica siano in verita la stessa cosa: un segment privo diun proprio PdiA fonologico, Un tipo diverso di troncamento ci offre poi ulteriori conferme non solo per questa ipotesi, ma altresi per quella pit generale che tutte le coronali anteriori siano sottospecificate per PdiA. Si considerino Je forme "san, gran", Anche se vzst si trata con ogni prob- abilita di allomorfi di ‘santo, grande” (Cfr. Nespor 1990), non ¢’e dubbio che in diacronia essi siano derivati dalle due varianti di base uamite una regola di troncamento. Ebene: in entrambe le forme il troncamento ha avuto luogo tra Ja/ ed una coronale anteriore (/td/). Questo fatto si spiega in mamera molto semplice, se si pensa che per tutto il corso della derivazione fonologica e fino all'applicazione della RD le coronali anteriori non posseggano un PdiA, ¢ che quindi non possa aver luogo tramite (47) la diffusione di esso da /t dj a /n/, che riceve simultaneamente a /t d/ il proprio PdiA fonetico dalla solita RD. Nel caso in cui la nasale in posizione di coda sia seguita da una consonante non coronale, si instaura invece un legame dovuto alla diffusione tramite (47) del Pdi dalla consonante alla nasale, e questo legame rende impossibile la scissione ta la nasale e la consonante successiva - cosi non troviamo nemmeno nella toponomastica, dove sarebbe piuttosto plausibile aspettarsela, una forma “cam" da "campo. Essendo /p/ specificata gid nella RS come Labiale, in questo caso (47) si applica immediatamente, e questo rende la scissione impossibile (0 quanto meno molto difficile). Si pud anche notare che se "san gran" vanno considerati allomorfi di "santo grande’, essi devono essere presenti nell’entrata lessicale delle due voci. Bisog- nera dunque ammettere che vi sono non soltanto delle parole funzionali, come "in non’, ma anche delle vere € proprie forme lessicali la cui RS termina in /n/ orbene: se /a/ non @ altro che una nasale non specificata per PdiA a livello fonologico, e la CC delitaliano vieta che una coda sia specificata per PdiA, deriverd naturalmente che in posizione di fine parola, dove una nasale non pud ricevere (almeno a livello lessicale) un PdiA dalla consonante che segue, sia wn Marco Baroni legittimata solo una /n/.51 E’ evidente che né in una teoria che non riconosca alcun grado di sottospeci- ficazione, né nella TSC si possono derivare da assunzioni indipendenti ie alter- nanze tra /n/e la nasale omosganica di cui ho trattato in questa sezione; né si pud dare una motivazione naturale del perché, in diacronia ed in sincromia, il tron- camento possa aversi piuttasto dopo /n/ che dopo /m/, e possa scindere il nesso /al ma non quello /mp/. Quanto al fatto che, sia pure in forme rare (ma questa rarita deriva piuttosto dalla generale scarsa frequenza di parole italiane che terminino in consonante, che dalla marcatezza di tali forme di per sé), la /n/ sembri essere una coda possibile per I'ultima sillaba di una parola italiana bisog- nerebbe modificare le CC (19) (nessuna sottospecificazione), (21) (TSC) € (28) (TSCDC) rispettivamente, per dare conto adeguatamente di cid. 6.4.1 Un controesempio™ E’ problematico per la nostra analisi il caso di diverse varieta settentrionali del’italiano, tra cui quella veneta. Nel'italiano regionale veneto l’arcifonema nasale in posizione di coda tende a realizzarsi uniformemente come una nasale velare [}: (49) [kag po] [say to] 61 Si potrebbe obiettare che la nasale di /san gran/ non é /n/, ma un arcifonema che riceve a livello fonetico il PdiA della consonante che segue: tuttavia questa posizione ci imporrebbe di accettare Fesistenza, come segmento dei'inventario o come frutto di una condizione sulla struttura dei morfemi, dei'arcifonema /N/, con tutte le conse- _guenze che questa massa implica, € che ho esplorato in 5.2. E poi le prove che fa nasale i "san gran" sia proprio // mi sembrano numerase ¢ convincenti: - diacronicamente, non c’é dubbio che la nasale di queste forme derivi dalla /n/ del'al- lomorfo ai base; ~ sincronicamente, tale nasale deve essere messa in relazione con la /n/ dell'allomorfo ai base; + il troncamento ancora produttivo pud avere luago dopo /iy, ¢ non dopo altre nasali; sla res. grafica della nostra nasale @ 62 Devo ad Alberto Mioni anche questo controesempio. Mobanan 1991 cita, come controesempio alla predizione della TSR che Pesito di una neutralizzazione debba coincidere sempre con il valore non marcato dell'opposizione neutralizzata, il caso di alcuni dialetti spagnoli in cui la nasale in ooda viene sempre realizzata come velare. 52 Code consonantiche in italiano [may ko} Questo fatto é chiaramente problematico per la nostra analisi, poiché sembra costringerci, ai fini di mantenere (44) come CC anche per questa varicta, a postulare che in italiano veneto una RR assegni l'articolatore Velare alle nasali non specificate a livello fonologico per PaiA, ma la solita RD assegni Coronale agli altri segmenti non specificati per PaiA. Osserviamo perd che Ia [9] in posizione di coda dell’italiano veneto spesso ha una realizzazione piuttosto “evanescente’, e tende (nel parlato meno sorveglia- to) alla semplice appendice nasale (~}, 0a lasciare soltanto un'impronta nasale nella vocale che la precede, o a scomparire del tutto. Si pud quindi avanzare, con molte cautele, questa ipotesi: nelle varieta settentrionali la nasale in coda non riceve un PdiA nemmeno a livelio fonetico,®? ¢ la pronuncia evanescente altro non é che la realizzazione di una nasale foneticamente priva di PdiA (Tuttle 1992 studia la "scala di forza" delle nasali, e conclude che [yj] & la nasale pid "“debole’’ quella che prelude in diacronia alla riduzione di una vera consonante nasalé ad appendice nasale). Insomma, nell'italiano veneto e di altre regioni settentrionali 1a nasal in coda non riceve il proprio PdiA fonetico da una RR diversa dalla RD che assegna il PdiA coronale agli altri segmenti. Semplicemente, qualche particolare condizionamento articolatorio fa si che la RD non riesca ad assegnare nemmeno un PdiA fonetico alla nasaie, ed essa viene realizzata come una nasale inarticola- ta. Se questa ipotesi é corretta, il caso della realizzazione della nasale in coda nelle varicta settentrionafi non rappresenta un vero controesempio alla nostra teoria. Conclusione® Penso che i principali risultati di una certa rilevanza teorica che bo raggiunto 63 Per T'ipotesi che un certo grado di sottespecificazione possa essere presente anche a livello fonetico, rimando a Keating 1988. ‘Menire preparavc questo lavoro sono venuto a conoscenza di un saggio di Emmanuel Nikiema (Nikiem 1992) in cui la CC delfialiano viene trattata nel quadro della Government Phonology (GP). Per la GP, in sostanza, possono trovarsi in posizione di coda, in una data lingua, solo i segmenti che, nella lingua in questione, non passeggono “charm” positivo 0 negativo. I segmenti che in italiano sono permessi in coda sono 53 Marco Baroni in questo saggio si possano riassumere nei guenti punti: ~ sono riuscito a formulare la CC dell’italiano in maniera abbastanza economica, e tenendo conto di tutte le effettive restrizioni che L'italiano pone sulle conso nanti che possono venire sillabificate in posizione di coda; - nonostanie i duri attacchi lanciati di recente contro questa teoria (in particola- re in Mohanan 1991), si direbbe che soltanto accettando la TSR si riesca a formulate in maniera soddisfacente la CC dell'italiano, cogliendo al contempo alcune generalizzazioni inaspettate; in particolare, l'ipotesi che i segmenti co- ronali della serie non marcata vadano considerati come segmenti privi di PdiA a livello fonologico viene confermata dalla mia analisi; - la proposta, avanzata in Lombardi 1990, che [-+continuo] ¢ [-contimuo] vadano considerati valori di due tratti diversi si rivela molto utile a coghere pi di un fenomeno della fonologia dell'italiano; - la TSC non sembra una teoria adeguata a rappresentare i casi di neutralizzazio- ne, e la variamte che abbiamo chiamato TSCDC implica dei gravi problemi teorici. Vari problemi rimangono aperti,® ¢ la trattazione delle restrizioni sulle code andrebbe in futuro integrata con quella di altre parti della fonologss dell’ talia- no, ed in particolare con una trattazione organica deile restrizioni sugh onsets dunque i segmenti che in italiano non hanno charm. In lingue in cui, come in inglese. sono permesse in code sillabica anche delle ostruenti, molto semplicemente, queste andranno considerate delle Ostruenti prive di charm. Mi sembra che, in mancanza di un criterio preciso ed esplicito per stabilire quando, a quali condizioni, un segmento vada considerato privo di charm, la GP non offra un‘interpretazione esplicativa delle restrizioni sulle code: in effetti, per ogni lingua X si pud sostenere che esattamente il sei di conscnanti che in essa ricorrono in posizione di coda costituisce anche il set dei nti che in essa sono privi di charm. Ma in questo modo, la teoria proposta dalla GP non é falsificabile, ¢ quindi non fa alcuna previsione interessante, Naturaimente, nel saggio di Nikiema vengono anche avanzate altre proposte sulla fonologia delr'taliano, che meriterebbero una discussione approfoudita, ma che non é opportune trattare qui. 65 Ades. quello, di caratiere piuttosto generale, che non é affatto chiaro fino a che punto chi acceiti una teoria della sottospecificazione possa spingersi nel sempliticare t¢ RS complicando i componente delle RE. Si sara osservato che nel corso del saggiu ho sempre cercato di distinguere l'applicazione di (7) ¢ (8) da quetla de ben pid ambiguo (8). Code consonantiche in italiano complessi ¢ sulle sequenze consonantiche eterosillabiche (perché Ar zr/ non sono sequenze monomorfemiche possibili); ma mi pare che il lavoro svolto in questo saggies possa rappresentare un incoraggiamento per riesaminare alcune caratté risiiche del nostro sistema fonologico dal punto di vista detla Teoria della Sottospecificazione Radicale. Bibliografia Abaglo, P. & D. Archangeli (1989) "Language- particular underspecification: Gen- abe /e/and Yoruba /if, Linguistic Inquiry 20: 457-480. Archangeli, D. (1984) Underspecification and Yavelmani phonology and morpho- ogy, tesi di dottorato, MIT. Archangeli, D. (1988) "Aspects of underspecification theory", Phonology 5: 183- 207. Archangeli, D. & D. Pulleyblank (1986) The content and structure of phonological representations, manoscritto, University of Arizona & University of Southern California. Avery, P. & K. Rice (1989a) "Constraining underspecification’, Proceedings of NELS 19: 1-15. Avery, P. & K. 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Introduction In recent years a number of studies have pursued the idea that a significant parallolism exists between the structure of clauses and that of nominal argu- ments, In particular, both nouns and lexical verbs are taken to be introduced bya serics of functional categories whose succession and sclectional properties are constrained by principles of UG. In this framework, in which a correspondence has been established between CP/DP and VP/NP the problem arises of where APs arc located within the nominal structure: in fact, unlike adverbs, which have already been subjected to a restrictive analysis assigning them to different categories which occupy different positions in the clausal structure, adjectives are still often treated in an unprin- cipled way as clements right- or left- adjoined to nominal projections, with a huge number of superficial exceptions treated as lexical idiosyncrasies. In this work, on the contrary, I will show that regularities comparable to those found in the behaviour of adverbs can be detected in the distribution of adjectives as well, and that these support the idea, current in the "70s, that adverbs and adjectives are contextual variants of the same abstract category. To capture such regu- larities I will propose that adjectives should be treated essentially in the same This paper develops some paits of nm Tesi ai laurea, presented at the University of Venice in the academic year 19540. T am grateful to Guglielmo Cinque and Giuseppe Ling: hardi for helpiu! discussion and comments on the draft version of this work, and te Bugit Alber, Carme! Coonan and Alison Kershaw Caniato for judge- ments on German and English. Special thanks to Roberto Dolci and the staff of the Centro Linguistico Interfacolia of the University of Venice for the technical assistance with the preparation of the manuscript. 61 Paola Crisma way as adverbs: a number of different subcategories will be distinguished, which will be assigned fixed positions inside the X-bar structure of DPs; each subc tegory will be able to appear only in the Spec ofa specified functional projection. Such an account allows us to derive the restrictions on the order and the cooc: currence of adjectives from the independent principles of UG governing the sequence of the functional categories introducing the head noun. 1. The Romance/Germanic asymmetry. A theory of DPs arguing for a strict parallelism between the structure of noun phrases and that of clauses has to deal with an immediate problem: the asym- metry with respect to the placement of adjectives and subjects of NPs in Ro- mance and Germanic. In fact, as the clausal structure is assumed to be the same crosslinguistically, we would expect the same generalization to hold for the DP structure as well. Nonetheless, it is a well-known fact that all Germanic languages consistently place adjectives on the left of the head N, regardless of their type, while the behaviour of Romance languages is less homogenous: some adjectives precede the head noun, others follow it, others can be found in both positions (some- times changing their meaning); moreover, the various Romance languages differ with respect to the choice of adjectives which are assigned to each one of the groups above. As for subjects, all Germanic langusycs allow (and often require) the external argument, bearing a morphological venitive marker, to appear in pre-nominal position; in Romance, on the other hand, both the external argu- ment and the internal one surface on the right of N, and are introduced by a pteposition.! This asymmetry is susceptible of two possible analyses: one possibility is to postulate that Germanic and Romance languages have a different base structure, with adjectives and external arguments generated on the left of N in Germanic and on the right of N in Romance. This is the approach adopted in Giorgi & Longobardi (1991) and Lamarche (1991) among others. The other possibility is to assume that both in Germanic and in Romance adjectives and external argu- ments are generated on the left of the head, and that in Romance N is raised to a higher funcional head across them. This is the analysis originally suggested in Cinque (140) and subsequently developed in various works (Crisma (1990), Bernstein (191. 1993), Valois (1991a, 1991b), Cinque (1993) among others). In 1 Thisis not true when the argument is a possessive or an argument adjective. See below section 1.1. and fn. 30. 62 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals the next section I will briefly compare the two hypotheses, referring in particular to Giorgi & Longobardi (1991) and to Cinque (1990, 1993). 1.1. Head-movement approach vs. Head-subject parameter Examining the distribution of arguments in the noun phrase, Giorgi & Lon- gobardi (1991) note that the Romance languages and the Germanic ones syste- matically differ: while in the Germanic languages the subject precedes the head and the object follows it, in the Romance languages the external argument follows the complement, and both arguments are found on the right of the head: (1) a. Rembrandt's portrait of Aristotle b. Ilritratto di Aristotele di Rembrandt ‘They also show that there is asymmetric c-command among the arguments of the head N, with the internal argument always lower than the external one,? independently of their linear order. On the basis of these considerations, they propose that the position of argu- ments inside a maximal projection is to be determined not by a simple "Head first/last’ parameter but by two distinct parameters, the Head-Compiement and the Head-Subject parameters. Their proposal is that the complements of the nouns are universally generated under N’ in a position "sister" of N, and that the Head-complement parameter determine their relative order. ‘The same happens with external arguments, which are generated under N" in a position "sister" of N’, and whose position is constrained by the Head-subject parameter. In Ro- mance languages the Head-Complement and the Head-Subject parameters are set in the same direction, with both the subject and the complement generated to the right of the bead noun. Germanic sets the Head-Complement parameter on the right and the Head-Subject parameter on the left. The structures they pro- pose for the noun phrase in the two groups of languages are reported in (2)a. and (2)b. below, where b indicates “internal arguments" and a "external semantic funetions"3 The latter detinition includes not only subjects or R-related argu- 2 Tleave out the probiem of the position occupied by the possessor, which, according to Giorgi & Longobardi (1991) is higher than that of the subject. 3. {tis important to note that, according to this proposal, there is a crucial difference between Romance and Germanic, namely that SPEC position is basically empty in Romance and filled by the subject of NP in Germanic. This has several effects on 63 Paola Crisma ments, but also APs, which cannot be considered internal arguments for they are not subcategorized by the head. Q) a: Romance Xmax SPEC x . . a — x 8 This hypothesis makes the following prediction: as Romance base order is NOS, we would expect that the arguments of N will always be allowed to surface in this order, with the possibility of deriving via extraposition the order NSO. As Giorgi & Longobardi note, however, this expectation is not totally confirmed by the facts: when the subject Of the noun phrase is expressed by an argument adjective. the only possible order is NSO (see Giorgi & Longobardi (1991), Cingue (19%), 1993)): (3) a L'invasione tedesca dell’ Austria b. “L invasione dell’ Austria tedesca ‘The same effect can be observed with attributive adjectives: Romance at- tributive APs can either precede the head noun or appear between N and its complement, while the order N-compl-AP is unattested:+ control, binding and other phenomens uvolving the arguments mn the noun phrase, which would otherwise remain unex luined (see Giorgi & L sngenardi (1991) for details). As far as 1 know, no one of the subsequent works asstinmy @ parametrical rule of N-raising deals with these ects (but see Longobardi (forthcoming). 4 With normal intonation. See Cinque (1493) for discussion of the oder with an intona- tional break, 64 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals (4) a. La loro brutale aggiessione all’ Albania b. La loro aggressione brutale ail’ Albania ¢. *La loro aggressione all’ Albania brutal (examples from Cinque (1993) ‘This is also unexpected, given that the Head-subject parameter is supposed to determine also the position of attributive APs. In order to account for these tacts, Giorgi & Longobardi postulate a surface condition which forces adjectives to be adjacent to the head N they modify, this condition is satisfied by an obligatory extrapositon of the object (see Giorgi & Longobardi (1991), ch 3 fn 19),.5 Sentence (4)a., on the other hand, is derivable by an optional raismg of the adjective to a prenominal position. It is interesting to note that, according to this analysis, the only two possible sequences are derived via movement, while the combination reflecting the base order (see (2)a.) is ill-formed. On the basis of this evidence, Cingue (1990, 1993) takes a different approach: he assumes that both Romance and Germanic noun phrases have the same base structure, namely (2)b., with the complement generated on the right of the head N and the external argument occupying the Spec position, always on the left Then he derives the order N-AP®-compl. in Romance via N-movement to a Ingher projection, which, paralleling what has been proposed for other lan- guages, could be @ projection of AGR or nominal INFL (see Szabolesi (1987, 1989). The structure he proposes for DPs is the following, where c: indicates the external argument, f the internal onc and y the attributive AP:7 5 Note that in no case can the NSO order of the example (3)a. be derived moving the argument adjective, for the latter must always stay in its base position, as explained in Giorgi & Longobardi (1990). In fact, though argument adjectives can receive a #-role, they are not capable of binding an anaphoric expression: ()*Le opinioni americane; su se stessij ‘Therefore, if moved, they could not bind an anaphoric trace in their base position. This property of argument adjectives also explains why they can never express the imternai #-role of the noun phrase: in this case they would be generated under N’, but they would not be able to realize agreement because they could not move to a Spec position, 6 — Argument or atiributive. FP is a generic label for "Functional Phrase" 65 Paola Crisma ©) This hypothesis offers several advantages: (i) it assignes to Germanic and Romance the same base structure for noun phrases; the difference of surface order between the two groups of languages can be ascribed to a parametrical rule of N-movement, which is obligatory in Romance and absent in Germanic;8 (ii) an obligatory rule of object shift to the right sounds rather stipulatory, if it true that rightward movement rules are usually marked and generally subject to particular conditions, like the "heaviness" of the constituent moved, for example. The parameirical N-movement rule, on the other hand, qualifies as a general, independently motivated head-movement rule; (iii)it allows argument adjectives to be assigned to a SPEC position, where they can receive an abstract case via SPEC-Head agreement: this is particularly 8 At least in syntax; it is possible that N-raising is obligatory at the syntactic level for some languages, and can be delayed till LF for others. See Longobardi (1993), Cinque (1993). Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals important because argument adjectives, as they bear a 6-role, need to receive a case at S-structure in order (0 be visible at LF; (iv) it provides an immediate explanation for the Consistency effects with respect to the distribution of adjectives noted in Cinque (1990): (©) a. Gliamici antipatici di Gianni b. *Gli amici antipatici a Maria di Gianni ¢. Gli amici di Gianni antipatici a Maria ‘These data can follow from the Consistency Principle only assuming that postnominal APs are generated on a left branch: (2) Consistency Principle: ‘An XP immediately expanding a lexical’ category on the non-recursive side is directionally consistent in every projection. (Giorgi & Longobardi (1991) p. 112) (6)b is ill-formed because the AP occupying a left branch has been expanded to the right. The grammaticality of the sentence is restored in (6)¢ via AP-shift. The discussion presented so far does not take a stand about the exact position occupied by attributive APs in the structure: in principle they could either be adjoined to NP or to some higher functional projection, or occupy some Spec position. !© The issue will be addressed in the next sections, where some evidence will be presented that should help to decide between the two alternatives (sce also Cinque (1993)). Iwill focus now on the constraints affecting the placement of adjectives and their cooccurrence restrictions, in order to determine their structural position. 9 Note that in the formulation given the Consistency Principle is effective only in case the left branching of a lexical category is expanded, This restriction was meant in order to allow full XPs expanding to the right to appear in Spec IP and Spec CP. It is clear that, given that the type and number of functional projections seems to be much higher, some modification is needed in order to exclude all and only ungrammatical cases. 10 Some authors have argued that prenominal adjectives in Romance should be analyzed as heads. I will not address directly this issue. See Bernstein (1993) for a specific proposal and Cinque (1993) for discussion. 67 Paola Crisma 1.2. Adjective placement in Romance Traditional descriptive grammars generally assume that the unmarked. posi- tion for Romance adjectives is postnominal, though they allow for some adjec tives to be stylistically preposed.!! The latter option is generally assumed to be motivated on semantic grounds, for, while postnominal adjectives seem to havea “restrictive” function, prenominal adjectives are generally reported to be "un- necessary" and to have essentially an “ornamental” function. Moreover, "adjec- tive préposing’ seems to be governed by substantially arbitrary lexical idiosyncrasies, for there are some adjectives that in no case can precede the noun.!2 Such an account leaves several issues open: (i) it predicts that any adjective will be able to surface in postnominal position in Romance, but this is certainly not true: (8) a L/ ultima pubbiicazione di Gianni. ». *La pubblicazione ultima di Gianni... (i) it has no explanation for the fact that some adjectives change their meaning according to the position they occupy (prenominal or postnominal): (9) a. Lenumerose famiglie che hanno aderito a questa iniziativa... b Le famiglie numerose che hanno aderito a questa iniziativa... (iii)i1 1s tuctually inadequate since it is not true that prenominal adjectives have only an ornamental function: sometimes they bring an essential contribution to identify the referent of the DP. For example, (10) a. and b. below do not necessarily denote the same individual: (10) a. il probabile vincitore di queste elezioni... b. il vincitore di queste elezioni... (iv) it has no principled explanation for the restrictions on the cooccurrence and relative order of adjectives in prenominal position. 11 This description fits most of the Romance languages, though there are some periphe- ral Varieties that exhibit a different behaviour: Walloon, Sardinian and Rumanian, for example (see Bernstein (1991) (1993)). 12 This approach to prenominal adjectives in Romance is essentially adopted in several recent generative works; see Giorgi & Longobardi (1991), Valois (1991 a,b), Zampa- relli (1993), 13. Of these restrictions I will give several examples in the next sections. 68 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals The proposal by Cinque (1990) presented in (7) above is clearly compatible with the description of adjective placement in Romance found in normative grammars, for it is able to capture the generalization that most adjectives surface postnominally in Romance, still «« nerating them on a left branch. ‘This hypothesis, however, docs not help us to determine the base position of those adjectives which seem to be able to appear before the noun, whether they are generated prenominally or raised there, nor to find an answer to problems (®), Gi) and (iv) above. First of all, we need to establish whether there is only one structural position accessible to adjectives, namely the one marked with y in (7), or more than one. Ifwe assume that there is only one position in which adjectives can be gencrated, we have to admit that successive adjunctions are allowed to this position in order to account for the sequences of non-coordinated adjectives, but we also have to build up a theory which excludes ail ungrammatical combinations. Still, such an account would not make any prediction about adjective preposing in Romance, and we would need to stipulate some ad hoc condition. The other possibility is to sume that there ar¢ dillerent structural positions in which selected adjectives can be generated. The 1esuurctions on number and order of cooceurring adjec- tives would then naturally follow. Such an account would also predict all possible cases of prenominal adjectives in Romance: instead of building up a rule of adjective-preposing, one can simply assume that adjectives always occupy their base position: thus adjectives which must obligatorily appear on the right of N are generated in a low position, which is always crossed by the raised noun, while those adjectives which always surface prenominally are generated in a higher position, that in no case is crossed by the noun. The latter alternative looks more appealing, provided that we devise out some criterion that will allow us to define different subcategories of adjectives, and aign each subcategory a specific position in the structure. 2. Aitributive adjectives: classes and structural positions Given the background assumption taken above that a substantial uniformity exists between the clausal structure and the nominal one, a promising approach 10 a theory of adjectives is immediately apparent: adjectives can be regarded as the nominal counterparts of adverbs in clauses, and therefore their classification and distributional properties will be susceptible to an analysis along the same lines.'4 This move is not simply motivated by the evident lexical correspondence 14 It is clear that such an approach will force us to resirict our attention to event nomi 69 Paola Crisma between adverbs and adjectives. It also allows us to reinforce the already estab- lished parallelism between the structure of clauses and that of noun phrases. In fact, as in the clausal structure the asymmetry between Romance and Germanic with respect to adverb placing is accounted for by assuming a parametrical rule of V-raising independently motivated, in the nominal structure too a parametri- cal rule of N-raising will account for the superficial difference in the distribution of adjectives in the two groups of languages.15 2.1. Adverbs 21.1. Types of adverbs It should be noted that the puzzling behaviour of Romance adjectives is not an isolated case. Rather, it closely resembles that of adverbs: there are adverbs that can surface only in a position high in the structure, never crossed by the verb, others appear preverbally in English but postverbally in the Romance languages. others surface only in a right peripheral position; moreover, as we will see directly, there are adverbs that can occupy different positions, sometimes changing their meaning. A detailed description of these facts is found in Jacken Goff (1972). He distinguished six classes of adverbs, according to the position they occupy in the sentential structure: (a) adverbs which can appear in all three positions accessible to adverbs in the sentence (i.e. initial, auxiliary!® and final position), changiag meaning ac- cordingly: cleverly, clumsily, carefully, carelessly, happily, truihjut, specifically, frankly, (11) a. Clumsily (,) John dropped his cup of coffee Goffamente (,) Gianni rovescid il suo caffe b. John clumsily dropped his cup of coffee Gianni rovescid g+lamente il suo caffe nals, We wilt see later to what extent our proposed analysis can be adapted to other types of nominals too. 15. Asimilar approach implies that the position of adjectives in the structure is fixed. This treatment of adjectives is analogous to the treatment of adverbs in Pollock (1989) 16 Note that the position called by Jackendoff “auxiliary position” is preverbal in English but postverbal in Italian: Italian lexical verbs are in fact raised (o AGR (see Pollock (1989), so they pass over the adverb. 70 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals c. John dropped his cup of coffee clumsily Gianni rovescid il suo caffé goffamente (b)adverbs which can appear in all three positions, without changing their meaning: quickly, slowly, reluctantly, sadly, quietly, indolently, frequently, imme- diately, often, soon; (12) a. Quickly (,) John dropped his cup of coffee Velocemente(,) Gianni rovescid il suo caffe », John quickly dropped his cup of coffee Gianni rovescid velocemente il suo caffé c. John dropped his cup of cottee quickly Gianni rovescid il suo cuit? velocemente (©) adverbs which can appear in iniual and auxifiary position: evidently, probably, unbelievably, certainty, understandably, unfortunately, naturally, apparently; (13) a, Evidently Horatio has lost his mind Evidentemente Orazio ha perso la testa b, Horatio has evidently lost his mind Orazio ha evidentemente perso la testa ¢. *Horatio has lost his mind evidently *Orazio ha perso la testa evidentemente (d) adverbs which can appear in auxiliary and final position: completely, easily, ‘purposefully, totally, altoghether, handily, badly, mortally, remendously, (14) a, *Completely Stanley ate his Wheaties *Completamente Stanley ha mangiato i Wheaties b. Stanley completely ate his Wheaties Stanley ha completamente mangiato i Wheaties c Stanley ate his Wheaties completely Stanley ha mangiato i Wheaties completamente (©) adverbs which can appear only in final position, usually non-ly adverbs, con- sidered by Jackendoff (1972) intransitive prepositions: more, less, before, early, fast, home, slow, terribly, lengthwise, indoors, downstairs, (15) a. *Well Sam did his work *Bene Sam ha fatto il suo lavoro b. *Sam well did his work *Sam ha bene fatto il suo lavoro n Paola Crisma Sam did his work well 22 Sam ha fatto il suo lavoro bene Sam ha fatto bene il suo lavoro Final position is characteristic also of "strictly subcategorized" adverbs, i.e. of adverbs occurring with verbs as obligatorily selected phrases, otherwise the sentence is meaningless: (16) a. Steve dresses elegantly b. *Steve dresses (17) @ Gianni si comporta educatamente b. *Gianni si comporta (Q) adverbs which can appear only in auxiliary position, the "merely truly, simply, utterly, virtually, hardly, scarcely. (18) a. *Merely Albert is being a fool ‘emplicemente Alberto si sta comportando da scemo b, Albert is merely being a fool Alberto si sta semplicemente comportando da scemo c. *Albert is being a fool merely * Alberto si sta comportando da scemo sempli mente Jackendoff noted that there is a strict connection between the position accu- pied by adverbs and their interpretation. This is particularly evident with adverbs of class (a): (11)a expresses a quality ascribed to the subject, while (11)c indicates the manner in which the action expressed by the verb was accomplished. (11)b is ambiguous. Jackendoff names the first reading "subject-oriented” and the second one "manner". There is a third type of reading which is characteristic of adverbs occurring in initial position, which express the speaker’s opinion about a certain event; Jackendoff labels it "speaker-oriented”. ‘The fact that the position in which an adverb can surface is determined by its meaning, is confirmed by the behaviour of adverbs of the classes (¢) and (d): adverbs of class (c) are semantically incompatible with a manner interpretation, and for this reason they can never appear in final position, while adverbs of class (a) can not be interpreted as speaker- or subject-oriented adverbs and, as a consequence, they are excluded from the initial position 2.1.2 Position of adverbs In order to assign each of the adverbial categories above to a specitic position in the structure, we have to refer to more recent studies, assuming binary branch- ing and a complex functional structure. R Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals One proposal for the position of adverbs is formulated by Belletti (1990). Belletti, following Pollock (1989), assumes that the node IP is in fact made up of at least two maximal projections, AgrP and TP, Then she distinguishes two classes of adverbs, “sentence” adverbs, corresponding to speaker- and subject- oriented adverbs, and "lower" adverbs, corresponding to manner and strictly final adverbs. The former class is generated always adjoined to the maximal projection of the highest inflectional functional category, Agr(S), even when a speaker- oriented adverb follows the sentential subject. According to Belletti, in fact, these cases can be explained admitting that the subject has moved to a TOP position, crossing the adverb. "Lower" adverbs are generated in a position left- or right- adjoined to VP. In Romance languages, the position occupied by a lower adverb is always crossed by the zaised verb: (19) a. Gianni sbaglia completamente >. *Gianni completamente sbaglia The problem with "lower" adverbs is that sometimes, with complex tenses, they seem to be able to appear higher in the structure: (20) a. Gianni ha sbagliato completamente b, Gianni ha completamente sbagliato To deal with these data, Belletti proposes that another position in the struc- ture may be accessible to "lower" adverbs; as these effects are observable only with complex tenses, she proposes that this type of adverbs can be also adjoined to a participial Agr? or to TP. As for the merely class, Belletti argues that it is assigned an independent position, higher than the one occupied by "lower" adverbs. This can be seen on the basis of their cooccurrence: (21) a. Hanno semplicemente completamente distrutto la casa. b. *Hanno completamente semplicemente distrutto la casa. More recently, Cinque (forthcoming) has proposed a much more articulated structure of functional projections. He distinguishes several classes of adverbs, cach occupying the Spec position of a functional projection and bearing a se- mantical relation with its head. Insuch a framework, the fact that some adverbs can surface both before and after the verb in Romance languages is accounted for assuming that the past participle raises obligatorily up to a certain point, and optionally higher. Postu- lating that the number of obligatory and optional steps allows for parametrical variation, he derives many cross-linguistic asymmetries with respect to the dis tribution of adverbs. 73 Paola Crisma Apparent cases of optional adverb placing (as in (20) above) need some clarification: in Cinque’s system a different base position should correspond to a different interpretation of the adverb, which, at a first sight, doesn’t seem true for the relevant examples. The other possibility is to assume that, as past par ticiple raising allows for some optional steps, the adverbs of the compleramente- class (a class of manner adverbs) can be optionally crossed by the raised participle. As Cinque shows, the latter account is not the correct one. In fact, ‘manner adverbs which belong to the subcatc yorization frame of a verb can never precede the past participle. Compare: (22) Gianni ha declinato P invito Gianni ha declinato gentilmente I’ invito Gianni ha gentilmente declinato I’ invito oP (23) a, “Gianni ha trattato i miei genitori b. Gianni ha trattato gentilinente i miei genitori c. *Gianni ha gentilmente trattato i miei genitori What these examples seem to Suggest is that there are actually wo different positions accessible to manner adverbs, and that only one of them can satisfy the subcategorization requirements of the verb. Under this perspective, examples like (20) and (22) above should be-reconsidered, in order to sce whether the position occupied by the adverb has really no influence on the meaning of the whole sentence. Summing up, we have seen that adverbs can be divided into several classes, and that each class of adverbs is generated in a specific position in the structure. Some adverbs are ambiguously assigned to different classes, and can therefore be generated in duiferent structural positions, 2.2. Speaker-oniented and manner adjectives ‘What clearly em revs trom the evidence above is that the position occupied by adverbs is in pait 1csponsible for their interpretation. The possibility of finding an adverb in a certain position will therefore be predictable on the basis of its semantical compatibility with the interpretation assigned to that position. The problem arises now of whether it is possible to detect similar effects in the distribution of adjectives too. First of all, we should distinguish speaker- and subject- oriented adjectives, manner adjectives, and individuate a class of adjecti- 74 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nontinals ves corresponding to Jackendoff's merely class.!7Then we should try to deter- mine whether they occupy different positions in the structure and whether there is a link between the position they occupy and their interpretation.!8 One possible way to test these expectations is to look for examples of adjec- tives which can be interpreted as speaker-oriented or as manner adjectives de- pending on the position they occupy, in other words, we are looking for a class of adjectives in all similar to Jackendoff’s class (a) of adverbs. In this respect, Germanic languages do not help much. In fact, as adjectives in Germanic always surface prenominallt, it is impossible to determine at which level their are at- tached, unless there 1s more than one.!? Romance languages, on the other hand, piovide some means of signalling the level of attachment of adjectives: a low adjective, in fact, will be invariably crossed over by the raised N, and will there- fore surface postnominally. Prenominal adjectives, on the other hand, can be thought to occupy some position higher than the one reached by the head noun. What we expect, then, is that in Romance an adjective which is compatible both with a speaker-oriented and a manner interpretation will be able to appear both. before and after the noun, receiving the former interpretation when preceding the noun, and the latter when following it. This is indeed what we find: (24) aL’ evidente provocazione di Gianni...(= itis evident that Gianni is provoking somebody) b La provocazione evidente di Gianni... dy in a manifest way) Gianni is provoking somebo- 17. Adverbs of the class (2) (n0n -ly adverbs) do not seem 10 have a lexically related adjectival counterpart. As for subcategotized adverbs, nothing comparable is found in the nominal system. In fact it seems that adjectives are never obligatorily selected in the same sense as corresponding adverbs can be. Compare: @ Gianni si comporta *(gentiimente) Gi) Tl comportamento di Gianni ‘This is probably not due to chance but it is likely to be related to other well-known differences in the government and selection abilities of nouns and verbs (cf. Kayne (1981), Grimshaw (1990))- 18 A similar proposal was independently formulated in Valois (19913, 1991b). His analy- sis, however, differs significantly from the one I have proposed in Crisma (1990) and am proposing here; some problems with it will be addressed in the next sections (cf. below passim). 19 Cooccurrence restrictions and relative order will be tested below. Paola Crisma (25) a I fetice atteggramento assunto da Gianni durante tutta la durata del processo.. (= the speaker approves of Gianni’s behaviour) b L’atteggiamento felice assunto da Gianni durante tutta la durata del processo...(= Gianni put on a happy pose) ‘The data presented above indicate that it is indeed possible to distinguish two different classes of adjectives, and that each class 1 likely to occupy a different structural position. We need therefore to build up 4 DP structure with at least two distinct positions capable of hosting attributive APs, one for speaker- oriented adjectives and one for manner adjectives; in Romance, the noun raised to a functional head will be able to cross over the lower position, but not the higher one, as shown in the phrase marker below: (26) DP a XS D 222 adj / 1 . || manner NP }} ade fo SPEC ext. arg. 1s We should now try to determine which kind of position adjectives occupy, in other words, we need to establish the exact nature of the ???-nodes in (26) above. In principle, there ate two possible alternatives: attributive adjectives can be thought to be generated either in an adjoined position or in a Spec position. The latter hypothesis is mote restrictive than the former one, for it predicts that 76 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals a Sequence of two (or more) non-coordinated adjectives belonging to the same class will be ill-formed. This is indeed what we find:20 (27) *L’ atteggiamento ostile tedesco americano (two argument ads." ) (28) *La probabile naturale reazione di sdegno (two speaket-or. adjs.) (29) *L? atteggiamento ostile arrogante di Gianni (two manner adj.) All these sentences become perfectly grammatical if the two adjectives are coordinated. Note however that coordination is possible only among adjectives belonging to the same class: 30) *La distruzione terribile e tedesca di Varsavia (Giorgi (1988), p. 311) (31) *I probabile ¢ goffo comportamento di Gianni All this evidence seems to indicate that there is one and only one position available for each class of adjectives, and that recursion is not allowed. 20 Valois (1991a,b) and Bernstein (1993) argue exactly the opposite, namely that it is possible to find eooceurrence of two adjectives belonging to the same class. Valois (19916, p.167) reports the following example: (i The clever careful invasion of Jupiter Iwill argue that classifying adjectives on the basis of their distributional properties without considering their meaning is rather misleading: adjectives belonging to Va- lois's frequenufly class, in my system, have the property of being compatible both with a speaker-orieated (or rather subject-orientet' see below 2.3.) and with a manner read- ing, therefore they can be generated in two vitferent slots. Bernstein (1993, ch.2, fn.31), on the othier hand’ gives the following two e\ imples of multiple adjectival modification: (ii) The nice big round ball (iit) The Zong narrow white shelf It is not obvious that the two underlined adjectives in example (ii) do belong to the same category. In this respect, see Sproat & Shih (1988, 1990) and Cinque (1993). Example (iii) is less clear; it could be made compatibte with the idea of APs in Spec only if it could be shown that itis @ case of asyndetical coordination or, as an alterna- tive, a sort of fixed formuia (analyzable as a compound). 21 Recall that J assumed, along with Cinque (1990), that argument adjectives are genera- ted in the external argument position, namely Spec.NP (see (7) atove). The cooceur- rence of two argument adjective, however, Would be independently excluded by the e-criterion 7 Paola Crisma ‘The adjunction hypothesis can deal with these facts only by stipulating that only one adjunction is possible to each maximal projection (as in Valois (1991a,b)); yet, in order to function, it would need two further stipulations (sce Cinque (1993)): (i) that adjectives are always adjoined to the left; (ii) that there is some semantical or selectional relation between the adjoined position and the EP to which it is attached. None of the stipulations above is needed if we assume that adjectives are generated in Spec. The structure I will tentatively adopt for Romance DPs is therefore the following, with speaker-oriented and manner adjectives generated in the Spec position of two distinct functional projections, and the head N undergoing a two-step movement. G2) speaker-or. /\ adj. // SPEC F? manner adj. 7°‘ _R | | | LL B Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals ‘This structure also predicts that in Germanic languages, where no overt N-raising takes place, speaker-oriented, manner and argument adjectives will all appear prenominally, but that the same ordering and cooccurrence restrictions asin Romance will hold; we predict then that coordination will be possible only among adjectives belonging to the same category, that no more than one in- stance for each category will be possible in non-coordinated sequences of adjec- uses, and that the hierarchy speaker-oriented > manner > argument adjective will be respected. This is indeed what we find: (2) coordination: (33) a. The American and German attitude toward President Eltsin (arg. & arg.) ». John’s childish and clumsy behaviour (manner & manner) (34) a. *The terrible and German destruction of Warsaw (manner & argument) ». *Jobn’s likely and clumsy bebaviour (speaker-or. & manner) (ii) sequences of non-coordinated adjectives belonging to the same class: (35) a. *The German American attitude (arg. - arg.) b. *The possible probable reaction (speaker-or. - speaker-or.) c. ?*John’s hostile arrogant attitude (manner - manner) (iii) relative order: (36) a. The probable hostile American reaction *The probable American hostile reaction “The American probable hostile reaction *The American hostile probable reaction *The hostile probable American reaction “The hostile American probable reaction ge peas 9 Paola Crisma 2.3. Subject-oriented adjectives As it emerged from my brief summary of the theory of adverbs in 2.1. above, sentence adverbs are divided into two different classes, speaker-oriented and subject-oriented adverbs. We would expect then to find subject-oriented adjec- tives corresponding to the class of subject-oriented adverbs, and that these adjec- tives will appear ina position high in the structure (preceding manner adjectives in both Romance and Germanic languages, and possibly also preceding the head N in Romance). Such a prediction is not easy to test, because adjectives corre- sponding to subject-oriented adverbs are often ambiguous between a subject- oriented reading and a manner reading, even in prenominal position:22 (37) L’ accurata descrizione di Gianni (dell’ incidente) There is however one test that can be applied in order to determine whether an adjective is indeed interpreted as subject-oriented: subject-oriented adverbs can appear only in sentences with an agent overtly present: (38) a. Intelligentemente, il direttore ha promosso Gianni b. ?*Intelligentemente, Gianni stato promosso ‘The same effect seems to hold for nominals as well: (39) L’ intelligente rinuncia di Gianni (a candidarsi alle elezioni) (40) ?*L’ intelligente promozione di Gianni Some additional evidence suggesting that subject-oriented adjectives are dis- tinct from manner adjectives comes from examples where a subject-oriented 22 The possibility of having an adjective with a manner interpretation in prenominal position in Romance is so far unexpected given mhe structure I proposed in (32). The problem will be discussed at length in section 2.4. below. 23 Ch Lonzi (1991) 80 Adjective Placement in Romance é Germanic Event Nominals adjective and a manner adjective semantically clashing with it modify the same noun: (41) L? astuto comportamento ingenuo”* di Gianni (ha preso in contropiede i suoi awersari) ‘The sentence above can be interpreted only if the higher adjective is inter- preted as subject-oriented, i.¢. if it conveys the speaker's attitude towards the subject, like the corresponding adverb: (42) Astutamente Gianni si comportato ingenuamente All these data seem to indicate that a subject-oriented interpretation is in- deed available for adjectives, We should now try to establish whether the distinc- tion between speaker- and subject- oriented adjectives is structural or semantic, namely, whether the two classes are asstened to two distinct structural positions or to the same one. The former hypoilns1s predicts that the cooccurrence of a speaker- and a subject-oriented adjective will be always possible in non-coordi- nated structures and that the relative order will not be free, while the latter predicts that they will be allowed to modify the same head only if coordinated. ‘The evidence is rather contradictory: (43) a. *Il probabile astuto comportamento ingenuo di Gianni b. 2 probabile astuto comportamento di Gianni (astuto has a (sort of) manner interpretation, see fn, 22) ¢. 29Il probabile ¢ astuto comportamento ingenuo di Gianni 24 The insertion of @ manner adjective is needed in order to force the subject-oriented reading for the second adjective of the sequence. However, the ill-formedness of this, example cannot be due to the fact that there are three adjectives modifying the same head: in fact, if we replace the manner adjective by an argument one the sequence improves considerably. (i) I probabile astuto comportamento americana In this sentence astuzo is no longer interpreted as subject-oriented but it has rather a manner interpretation. 81 Paola Crisma While there is a rather sharp contrast between (43)a, and (43)b.. suggesting that speaker- and subject-oriented adjectives cannot cooccur,2> (43)¢ indicates that they cannot casily be coordinated either. What could be said on the basis of this evidence is that speaker- and subject-oriented adjectives do compete for the same position, and it is for semantic reasons that they cannot be coordinated.26 One problem with this account is that it breaks the parallelism so far established between adverbs and adjectives: in sentences, in fact, speaker- and subject- oriented adverbs do not seem to occupy the same structural position, for , according to Jackendoff (1972), they can cooccur and the relative order is always speaker-oriented > subject-oriented, He notes also that while speaker-oriented adverbs can precede epistemic modals, subject-oriented adverbs must always follow them. On the basis of this evidence, Cinque (forthcoming) proposes that there are two ModPs in the clausal structure, an epistemic ModP and a root ModP. In this system, speaker-oriented adjectives are in Spec of epistemic ModP, while subject-oriented adverbs are in Spec of root ModP. The fact that ‘only one position is available in the nominal system. cither for a speaker- oriented or for a subject-oriented adjective, could suevest that the two ModP of the clausal structure correspond to a single functiunial projection in the DP structure. The hypothesis is not implausibic, given that the nominal inflectional system is much poorer than the clausal one. Another potential problem could be posed by the fact that if the relative order of the speaker- and the subject-oriented adjectives is reversed in (43)a., the expression, already clearly ill-formed, is even more readily recognized as un- grammatical: 25 Cinque (p.c.) suggests that the impossibility of the cooccurrence of a speaker- and a subject-oriented adjective can be due to the fact that they have the same grade of absoluteness in the sense of Sproat and Shih (14 1990). Italian, then, would be like Chinese in not allowing two adjectives with the sume grade of absoluteness to cooceur. If this is the right explanation, we must expect that English will always allow a speaker- and a subject-oriented adjective to cooccur, for in Fnglish shere seem to be no restric- tion on the cooccurrence of two adjectives belonging to vilierent classes with the sane grade of absoluteness. My informant, however, tends to reject a sequence speaker ofiented > subject-oriented (® 2* John’s probable wise departure 26 This effect would be similar to that found in sentences like (0* Jeti ho preso il raffteddore e due biglietti per il cinema where the two complements, though occupying the same structural position, have a different semantic relation with the verb and cannot be coordinated. 82 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals (44) *L’astuto probabile comportamento ingenuo di Gianni This might simply be due to a processing effect, ic 1 the delay in the perception of the ill-formedness of the string: in fact the wnerammaticality of (43)a is detected only when the processing of the string has ra hed ingenuo. For, if the manner adjective were missing or replaced by an argument adjective the sequence would be acceptable (see (43)b and fn. 24); my impression, then, is that the string is less immediately rejected owing to a sort of reverse of the classical *garden path" effect. In (44), on the contrary, the ill-formedness of the sentence is detected as soon as the second adjective is processed. We have seen, in fact, that the sequence probabile astuto is possible in prenominal position if asruto receives a sort of manner interpretation. The reverse order, however, is always banned, whatever the interpretation of astuzo: (45) *L’ astuto probabile comportamento di Gianni On the basis of this evidence, I will assume that (43)b. does not instantiate a speaker-oriented > subject-oriented sequence, wherefrom it is possible to con- clude that the distinction between speaker-oriented and subject-oriented adjec- tives is semantic rather than structural, for they seem to compete for the same position, ‘The discussion in this section has revealed that the picture so far outlined is inadequate to describe all cases of multiple adjectival modification (at least in Romance). This because we had to argue that also prenominal adjectives in Romance can receive a manner interpretation. To this problem | will turn direct- ly, 24. An unexpected asymmetry: pre-nominal "manner" adjectives in Romance Given the structure (32) above, the pre- or post-nominal position of adjec- tives in Romance event nominal should be entirely predictable on the basis of their interpretation. We have seen that the same adjective can have a different meaning depending on the position it occupies (cf. section 2.2. above). What we expect, then, is that when only one of the two possible interpretations for an adjective is semantically plausible in a certain context, there will be only one position available to that adjective. An adjective like nanwrale for example, can be used both with a speaker-oriented and with a manner reading, and can there- fore appear either on the left or on the right of N, but when 1t modifies a noun which does not admit its use as a manner adjective, the only possible sequence is AP-N. Compare: 83 Paola Crisma (46) a. La naturale reazione di Gianni in una situazione tanto imbarazzante. b. Lareazione naturale di Gianni in una situazione tanto imbarazzame. (47) a. Inaturale disappunto di Gianni b. "ll disappunto naturale di Gianni We might expect a parallel pattern concerning manner adjectives, in other words, we would expect that an adjective which cannot give rise to a speaker- or subject-oriented reading will not appear prenominally. This expectation is not fulfilled: (48) a. La soluzione definitiva del problema b. La definitiva soluzione del problema These data are not particularly surprising in the light of the parallelism between adjectives and adverbs, for We saw that also manner adverbs seem to have at least one extra position in the structure (see (20) and (22) above). However, the problem remains of how to deal with these cases. As we took as a basic assumption that adjectives, like adverbs, cannot be moved from their base position, we have in principle. two possible alternative ways to explain the two positions apparently accessible to manner adjectives, paralleling what has been said with respect to adverbs. One possibility is to assume that there is only one position in which manner adjectives can be generated, and that N-raising actoss this position is optional. The fact that manner adjectives can surface both before and after the noun would then be the consequence of a certain freedom of the scope of N-movement. This option poses a theoretical problem, for, iu a mini- malist framework, we must assume that movement is possible insofar as it is required, therefore we do not expect any step in the derivation to be inherently optional.27 The other possibility would be to assume (along the lines of the analysis of the placement of manner adverbs suggested in Cinque (forthcoming) that there are in fact two different positions accessible to this type of adjectives. If there are two positions potentially accessible to adjectives, we muht expect some dif- ference in the interpretation. As noted in Cinque (193), this is in fact what happens: in certain contexts only a postnominal manner adjective yields a good result. Compare: 27 But see Cinque (forthcoming) for apparent optional steps of past-participle raising in Romance. Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals (49) a. La loro aggressione brutale all’ Albania b. La loro brutale aggressione ail’ Albania (90) a. Leaggressioni brutali vanno severamente condannate b. “Le brutal apgressioni vanno severamente condannate (cxamples from Cinque (1993)) Cinque accounts for this evidence assuming that a prenominal adjective like brutale would always receive a subject-oriented interpretation. In sentence (50)b. there is no specific subject, a subject-oricnted interpretation of the adjective would therefore not be available and the sentence would be ill-formed. Such an account is however totally incompatible with the evidence I presented in section 2.3, above, where I showed that a sequence of two prenominal adjectives in Romance is possible, but that speaker- and subject-oriented adjectives occupy the same structural position. What we need then is an extra prenominal position for manner adjectives, distinct from the position occupied by speaker- and sub- ject-oriented adjectives. On the basis of the relative order of prenominal adjec- tives in Romance, we can conclude that such a supposed position of prenominal manner adjectives?8 is lower than that of speaker- and subject-oriented adjec- tives (sce also (44) and (45) above): (51) aL’ evidente deliberata provocazione di Gianni John’s evident deliberate provocation b *La deliberata evidente provocazione di Gianni *John’s deliberate evident provocation (52) a La probabile definitiva soluzione del problema The likely definitive solution to the problem b *Ladefinitiva probabile soluzione del problema *The definitive likely solution to the problem 29 Iwill therefore propose the following structur 2S Henceforth manner-1, to distinguish them from postnominal corresponding adjec- Lives, henceforth manner-2. 29 Note that this structure predicts that a manner-1 adjective and a manner-2 adjective may cooceurr. Actually, examples of this kind seem to me a bit marginal, though my judgement is not shared by all speakers (see for example Cinque (1993)). Paola Crisma (53) DP / SPEC F2 manner-1 \ adj. / F2 | SPEC | manner-2 | adj. | | Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals The problem remains of how to deal with Cinque’s amples in (50). I think that what makes sentence (50)b. ungrammatical is not the lack of an overt or understood subject but rather its being interpreted as generic. In fact, when a specific interpretation is made available the insertion of a manner-t adjective does not compromise the acceptability of the sentence: (54) Le brutali aggressioni che hanno sconvolto questa citta nelle ultime setti- mane (non hanno ancora un colpevole) (55) Queste brutali aggressioni (non hanno ancora un colpevole) Apparently, then, manner-1 adjectives would be able to occur only in specific contests Actually, the phenomenon is much more complex and suggestive, and it will be therefore discussed at length in section 3. below. 2.5. "Mere" adjectives To complete the parallelism between adverbs and adjectives*? we should be able to determine whether there is a class of adjectives comparable to the merely class of adverbs. As already noted in Jackendoff (1972, p. 55), adjectives corre- sponding to adverbs like merely, simply, wuly, virtually, utterly form a class with peculiar characteristics which seem to hold crosslinguistically; several recent works on the structure of the noun phrase have addressed the problem of how mere adjectives must be analyzed, trying to avoid treating the restrictions on their occurrence as pure lexical idiosyncrasies (see for example Bernstein (1993, pp. 50-54), Cinque (1993), Zamparelli (1993) among others). The properties distinguishing mere adjectives from common attributive adjectives ate the fol- lowing: (i they cannot be used predicatively: 30 It should be noted that there are classes of adjectives modifying event nominals which 1 will not consider, namely numeral adjectives and possessive adjectives. In Italian possessives are realized as adjectives which can cooccur with an overt determiner and usually appear in the leftmost position in the sequence of adjectives modifying a head; this position is probably a derived one, for possessives need to be generated under NP in order to receive a 6-role. Numeral adjectives include items like molt, pochi, nwnero- si and the like that have a double use, either as determiners or as adjectives. In the latter case they occur in an intermediate position between possessives and speaker- oriented adjectives (see Crisma (1990) and Giusti (1992) for details). 87 Paola Crisma (56) a. *John’s proposal is mere b. “La proposta di Gianni & mera (57) *Ritengo la proposta di Gianni mera (ii) they cannot be modified: (58) a. *Averymereman (Bernstein (19"3)) b. *Una molto mera proposta (iii) they appear in a relatively high position. This is clear in Italian, where the level of attachment of an adjective is signalled by its position with respect to the head, for an adjective generated in a low position will always appear on the right of the noun after N-raising; we can casily see that this option is totally excluded for mero, while semplice admits the postnominal position but changes 1ts interpretation (into a manner one): (59) a. Gianni ha fatto una mera proposta b. *Gianni ha fatto una proposta mera (60) a, Gianni ha fatto una semplice proposta b. Gianni ha fatto una proposta semplice (other meaning) One interesting proposal for the treatment of mere adjectives is found in Bernstein (1993). According to her, properties (i)-(ifi) of mere adjectives imme- diately follow if they are regarded as A rather than APs. It should be noted, however, that other adjectives have one or two of the properties (i)-(iii), but cannot clearly be analyzed as heads: speaker-oriented and manner-1 adjectives cannot be crossed over by the noun, but they can be modified (Le assai poco Probabili dimissioni di Gianni..), while an adjective like principale cannot be ‘modified nor used predicatively, but it is found in postnominal position ‘The other alternative would be to assign them to a Spec position in the functional structure. As mere adjectives always appear on the left of the head noun in Romance, we are forced to conclude that this supposed Spec position is higher than the head to which the noun is raised. On the other hand, evidence suggests that they must occupy a position lower than speaker-oriented adjec- tuves, for they always follow them: 88 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals (61) a I probabile semplice ammonimento dei responsabili non sara un deterrente sufficiente b. The probable mere warning of those responsible will not be sufficient deterrent (62) a. *Ilsemplice probabile ammonimento dei responsabili non sara un deterrente sufficiente b. 2*The mere probable warning of those responsible will not be a sufficient deterrent Given the structure in (53) above, only Spec,FP2 qualifies as a suitable host for mere adjectives, which would then compete with manner-1 adjectives for the same position. An alternative solution would be to add another functional pro- jection, intermediate between the one hosting speaker-oriented and the one hosting manner-1 adjectives.3! Ido not think I have sufficient evidence to take a stand on the status and the structural position of mere adjectives, and I will therefore leave this issue for further investigation. 3. Specific|generic distinctions We have seen in section 2.4. that the occurrence of manner-1 adjectives in Italian seem to be excluded from some generic contexts. In this section | will try to define more precisely the exact nature of this restriction, and to see whether it affects only manner-1 adjectives or also other categories of adjectives. 31 In Crisma (1990) [ treated this class of adjectives as APs competing with manner-1 adjectives (called quasi-manner adjectives in Crisma (1990)) for the same Spec pos tion; this on the basis of their distribution with respect 80 speaker-oriented adjectives and manner-1 adjectives. The correctness of this conclusion is however highly ques- tionable. It is true that mere-adjectives must occupy a position lower than that occu- pied by speaker-oriented adjectives. On the other hand it is not true that, as argued in Crisma (1990), they can never cooccur with manner-1 adjectives. Some examples can be found which do not sound too unacceptable ()?La semplice concisa descrizione del tuo progetis non basterd da sola a procurarti Papprovazione del consiglio direttivo (i)?La semplice completa ammissione delle proprie colpe... ‘The judgements on this kind of sentences is far from uncontroversial, and therefore it does not allow us any safe conclusion. 89 Paola Crisma T repeat here below the relevant data: manner-2 adjectives can freely be used in generic contexts, while the insertion of a manner-I adjectives yields good results only when the DP refers to a specific event or series of events. Compare: (63) Le aggressioni brutali vanno severamente condannate *Le brutali aggressioni vanno severamente condannate (64) Le brutali aggressioni che hanno sconvolto questa citt2 nelle ultime setti- mane (non hanno ancora un colpevole) (65) Queste brutal ai ssioni (non hanno ancora un colpevole) (66) a. L’ impegno costante alla fine @ sempre premiato b, *I.costante impegno alla fine & sempre premiato c. Icostante impegno di Gianni alla fine @ stato premiato In order to account for these facts, one could tentatively assume that manner- 1 adjectives are intrinsically incompatible with a generic interpretation owing to some feature of the head F2, whose Spec they occupy. This hypothesis, however, proves to be false because manner-1 adjectives can appear in the context of a generic interpretation, provided that the string is introduced by an indefinite article instead of a definite article (both in the singular and in the plural form): (67) 2, *Le brutali aggressioni possono lasciare tracce indelebili sulla psiche delle vittime brut.aggressioni b. Delle brutali ageressioni possono lasciare trace indelebili sulla psiche delle vittime (68) a. ‘La brutale agressione pud lasciare tracce indelebili sulla psiche della vittima brut aggressione b, Una brutale aggressione puo lasciare tracce indelebili sulla psiche della vittima ‘These data seem to indicate that the ungrammaticality of (a.) sentences in the examples above is determined by the choice of the determiner rather than by some special feature of FP2. This hypothesis is further confirmed by the fact that Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals all the other categories of adjectives occurring in prenominal position in Ro- mance display exactly the same behaviour as manner-1 adjectives: numeral adjec- tives (see fn. 30), speaker-oriented adjectives and mere adjectives can modify gener: noun phrases only when the latter are introduced by an indefinite article, while they are excluded from definite generic contexts.3233 Compare: (69) a. *Tnumerosi/probabiliSemplici fallimenti non devono scoraggiare un. bravo ricercatore b. Deinumerosi/probabili/semplici fallimenti non devono scoraggiare un bravo ricercatore (70) a. *l probabileSemplice fallimento non deve scoraggiare un bravo ricercatore b. Un probabilesemplice fallimento non deve scoraggiare un bravo ricercatore These data, then, are a further indication that the nature of the determiner, rather than the specific/generic distinction, has some influence on the occur- rence of some classes of adjectives. To be more precise, prenominal adjectives in Romance are excluded when an expletive article (in the sense of Longobardi (1993)) introduces the nominal expression. One way to accownt for this restric- tion is to postulate that the expletive article is too "weak" to select a series of functional projections which are normally selected, namely those FPs which, according to my analysis, host numeral adjectives, speaker-oriented adjectives and mere adjectives in their SPECs. This hypothesis would be very interesting for 32 This constraim was already noted in Jackendoff (1972) for mere adjectives, but its formulation was somehow different. Jackendoff observed that mere adjectives can appear only in indefinite noun phrases, ot in definite noun phrases which have a relative clause. Actually the occurrence of a mere adjective in a DP introduced by a definite article is possible also without a relative clause modifying the head, provided that a specific reading is made available: Gi) La semplice/mera menzione del suo nome in nota non da il meritato rilievo alla sua collabotazione There are however some counterexamples to this generalization, namely some uses of vero and primo: (0) 11 veroamico non ti mente mai (ii) 1 primo figlio € spesso il pid eoccolato Is not clear to me how these data should be handled, maybe they can be considered ved tormulas. 91 Paola Crisma its theoretical consequences, for it would be an argument in favour of the claim that adjectives are in Spec rather than in an adjoined position: the distribution of, adjectives in sentences (69) and (70) above would be accounted for only admit- ting adjectives bear a strong relation to the functinnal heads selected by the determiner; this is more plausibly a characteristic of SPECs rather than of ad- joined elements. The idea that the restrictions on the occurrence of higher adjectives are due to the selectwnal properties of the determiner, however, is problematic: we must assume that at least one functional head will always be selected independently of the nature of the article, namely the functional head to which the noun is raised in Romance; if this head is always present, we would predict that at least one prenominal adjective will be always possible in Ro: mance, the adjective occupying its Spec. Given the framework outlined so far, then, we would expect that a manner-1 adjective will always be able to cooccur with an expletive article. We have seen, however, that this is not true (cf. (67)a. and (68)a. above). There are other possible analyses of the specific/generic distinction which come from the syntax of expletive articles. According to Longobardi (1993), the N position is always interpreted as referring to universal concepts, i.c. to kinds, while the D position usually hosts some operator ranging over the extension of the kind referred to by the N position. When the D position hosts an expletive article, on the other hand, N is raised at LF to the D position which in this case does not have any semantic content. Thus the DP designate the whole kind referred to by N, hence the generic interpretation. In such a framework, one could claim that adjectives somehow block N-movement to D at LF. However, it is not clear to me how the blocking effect of adjectives should be characterized, and I will therefore leave this issue for further research, 4. "Mirror image" effects So far, I have argued that the distribution of adjectives in Romance and Germanic supports the idea that the internal structure of DP is the same in the two groups of languages, and that all superficial differences can be attributed to the level at which the rule of N-raising is applied, PF or LF. Now | will take into consideration some apparent counterevidence, and tentatively stigyest how it can be dealt with. The facts are well-known: in many cases a sequciice of two post- nominal adjectives in Romance corresponds to a reversed sequence of two pre- nominal adjectives in Germani (71) a. Una traduzione letterale completa (non @ ancora disponibile) b. A complete literal translation... c. Eine volistindige wortliche Ubersetzung... 92 Adjective Placement in Romance & Germanic Event Nominals (72) a. Una traduzione completa letterale (non 2 ancora disponibile) b, A literal complete translation... c. Eine wortliche volistindige Ubersetzung... ‘The speaker’s intuition in processing these sequences is that in sentences (71) 4 complete translation is singled out of a set made up of literal translations, while in sentences (72) a literal translation is singled out of a set made up of complete translations. It is on the basis of similar examples that some authors argue that adjectives are base generated on’the right in Romance and on the left in Germanic (see for example Lamarche (1991)). Cinque (1993), defending the superiority of the N-movement approach over a directional parameter 10 ac: count for adjective placement in the two groups of languages, deals with the mirror-image effects by means of the introduction of the notion of predicative adjective. According to his analysis, predicative adjectives are adjectives occur- ring in the predicate position of a reduced relative clause, and will therefore appear in a right-peripheral position, thus not intervening between the head N and its complement. This position would not be accessible to adjectives which cannot be used predicatively, like, for example principale. Having introduced this, notion, Cinque (1993) explains away cases of mirror-image sequences of adjec- tives in Romance and Germanic claiming that in these cases one or both adjec- tives are used predicatively in Romance, and therefore they escape the ordering restrictions typically constraining the occurrence of attributive adjectives. He gives the following example: (73) a. A beautiful red car b. Una bellissima machina rossa c. Una machina fossa bellissima Examples (73)a. and b. display the same base order, with the only difference that N has crossed rossa -tred"- in Italian but not in English. In (73)c. at least bellissima -"beautiful’-, if not both rossa and bellissima, must be analyzed as predicative. This is shown by the fact that the two adjectives cannot both inter- vene between N and its complement, and at least the rightmost one must appear on the right of the complement, i. the position in which predicative adjectives are found, according to Cinque’s analysis: (74) a, *Una macchina rossa bellissima da corsa Una macchina rossa da corsa (,) bellissima Una macchina da corsa (,) rossa (,) bellissima (examples form Cinque (1993)) 10 Paola Crisma As predicative adjectives surface on the right of the complement, this analysis predicts that all sequences of adjectives occurring hetween N and its complement will display the same relative order in Romance and Germanic, for they must be considered attributive adjectives and not predicative ones in Cingue’s terms. However this expectation is not always confirmed by facts. Take examples (71) and (72) above; a complement of the head N can be inserted between the head itself and the two adjectives, but the sequence of the two adjectives in Romance remains the mirror image of the Germanic sequence: (75) a, Una traduzione letterale completa del manoscritto (non @ ancora disponibile) b. A complete literal translation of the manuscript... (76) Una traduzione completa letterale del manoscritto (nom 2 ancora disponibile) b. A literal complete translation of the manuscript... I will claim that this evidence can be dealt with by assuming that some incorporation process has taken place. This is suggested by the fact that the adjective closest to the head N seems to be itself a head rather than a full AP, for it does not admit any modification34 (77) a. Una traduzione letterale molto completa b. Avery complete literal translation... c, Eine sehr vollstandige wortliche Ubersetzung... 78) a. *Una traduzione molto letterale completa 5 P b. *A complete very literal translation, ¢. *Bine vollstandige sehr wortliche Ubersetzung... 34 Obviously, all the following ungrsmmatical examples become acceptable if the two adjectives are felt as coordinatcu

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