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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PADOVA

DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

ANTENOR QUADERNI 24

LARCHITETTURA PRIVATA
AD AQUILEIA IN ET ROMANA
ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO
(PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011)

a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori

con la collaborazione di
Alessandra Didon e Caterina Previato
ANTENOR QUADERNI

DIREZIONE
Irene Favaretto, Francesca Ghedini

COMITATO SCIENTIFICO
Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flgel, Andrea Raffaele
Ghiotto, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain
Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann

COORDINAMENTO SCIENTIFICO
Isabella Colpo

SEGRETERIA REDAZIONALE
Matteo Annibaletto, Maddalena Bassani

La presente opera raccoglie gli Atti delle giornate di studio conclusive del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale
(bando 2007) Ledilizia domestica ad Aquileia e nel suo territorio coordinato dallUniversit degli Studi di Padova (prof.
J. Bonetto) in collaborazione con lUniversit degli Studi di Roma La Sapienza e lUniversit degli Studi del Molise.

Ministero dellIstruzione,
dellUniversit e della Ricerca Universit degli Studi di Padova

Universit degli Studi di Roma Universit degli Studi del Molise


La Sapienza

Volume revisionato dal comitato scientifico composto da:


Heimo Dolenz (Landesmuseum fr Krnten), Christof Flgel (Landestelle fr nichstaatlichen Museen in Bayern),
Angela Pontrandolfo (Universit degli Studi di Salerno), Daniela Scagliarini (Universit degli Studi di Bologna)

Volume realizzato con il contributo di:

Banca di credito cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli

Universit degli Studi di Padova


Dipartimento di Archeologia
Piazza Capitaniato, 7 35139 Padova
antenor.quaderni@unipd.it

ISBN 978-88-9738-519-6
Padova 2012, Padova University Press
Universit degli Studi di Padova
via 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padova
tel. 049 8273748, fax 049 8273095
e-mail: padovauniversitypress@unipd.it
www.padovauniversitypress.it
Le foto di reperti di propriet dello Stato sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attivit culturali,
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (Aut. del 24/02/2012, prot. n 563/19).
Tutti i diritti sono riservati. vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.
Volume stampato presso la tipografia Italgraf - Noventa Padovana
Sommario

ALVIANO SCAREL, Premessa............................................................................................................... pag. IX


LUIGI FOZZATI, Premessa .................................................................................................................. XI
FRANCESCA GHEDINI, Presentazione ................................................................................................ XIII
JACOPO BONETTO, MONICA SALVADORI, Introduzione..................................................................... XV

TEMI GENERALI
JACOPO BONETTO, Ledilizia privata antica di Aquileia. Profilo storiografico ................................. 1
CLAUDIO ZACCARIA, Chi erano i proprietari delle ricche domus aquileiesi? Piste epigrafiche ........ 49

LE CASE E LARCHITETTURA
PATRIZIO PENSABENE, ENRICO GALLOCCHIO, Contributo per la storia del quartiere residenziale
sud-ovest: i fondi ex CAL e Beneficio Rizzi ...................................................................................... 67
MICHELE BUENO, VALENTINA MANTOVANI, MARTA NOVELLO, Lo scavo della casa
delle Bestie ferite ............................................................................................................................... 77
VANESSA CENTOLA, GUIDO FURLAN, ANDREA RAFFAELE GHIOTTO, EMANUELE MADRIGALI,
CATERINA PREVIATO, La casa centrale dei fondi ex Cossar ad Aquileia:
nuovi scavi e prospettive di ricerca .................................................................................................... 105
FEDERICA FONTANA, La domus dei Putti danzanti lungo la via Gemina:
aspetti planimetrici e funzionali ........................................................................................................ 131
ANTONIA SPAN, FILIBERTO CHIABRANDO, FULVIO RINAUDO, Contributi della geomatica
ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dellinsula di via Gemina ad Aquileia ......................... 141
LUCIANA MANDRUZZATO, FRANCA MASELLI SCOTTI, Il quartiere abitativo precedente
il complesso teodoriano di Aquileia................................................................................................... 157
CATERINA PREVIATO, Tecniche costruttive utilizzate nelle case di Aquileia:
le sottofondazioni pluristratificate ..................................................................................................... 165

LE CASE E LAPPARATO DECORATIVO


MONICA SALVADORI, Edilizia privata e apparati decorativi ad Aquileia: lo stato della ricerca ......... 181
MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI, Per un corpus dei mosaici di Aquileia:
status quo e prospettive future .......................................................................................................... 195
VI SOMMARIO

MARTA NOVELLO, Lautorappresentazione delle lites aquileiesi nelle domus tardoantiche ........... pag. 221
FLAVIANA ORIOLO, Modi dellabitare ad Aquileia: i rivestimenti parietali ...................................... 243
FABRIZIO SLAVAZZI, Gli arredi di lusso di Aquileia: nuove ricerche ................................................. 263
FEDERICA GIACOBELLO, Arredi in bronzo del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia............. 273
FULVIA CILIBERTO, Il lusso dellacqua: sculture con funzione di fontana ad Aquileia...................... 281
FEDERICA FONTANA, EMANUELA MURGIA, La domus dei Putti danzanti lungo la via Gemina:
alcuni elementi dellapparato decorativo ........................................................................................... 297
MAURIZIO GOMEZ SERITO, EDUARDO RULLI, I materiali lapidei naturali della domus
dei Putti danzanti: marmi bianchi e colorati.................................................................................. 309

LE CASE E I MATERIALI
ANNALISA GIOVANNINI, Ninnoli, oggetti di devozione domestica, ricordi famigliari:
immagini di terracotta da Aquileia tra scavi e dati darchivio .......................................................... 317
GRAZIA FACCHINETTI, Ritualit connesse alla costruzione di domus.
Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia.................................................................................. 337
FILOMENA GALLO, ALESSANDRA MARCANTE, GIANMARIO MOLIN, ALBERTA SILVESTRI,
PATRICK DEGRYSE, MONICA GANIO, I vetri della casa delle Bestie ferite ad Aquileia:
uno studio archeologico e archeometrico ........................................................................................... 353
DIANA DOBREVA, Studio e analisi di alcuni contesti della domus centrale presso i fondi ex Cossar . 369

LE CASE FUORI DELLA CITT


PAOLA MAGGI, FLAVIANA ORIOLO, Luoghi e segni dellabitare nel suburbio di Aquileia............... 407
MAURIZIO BUORA, Linterpretazione delle foto aeree di Aquileia e una sconosciuta
villa extraurbana nel suburbio occidentale........................................................................................ 429
LUDOVICO REBAUDO, La villa delle Marignane ad Aquileia. La documentazione fotografica
di scavo (1914-1970) - con appendici di Alberto Savioli ed Elena Braidotti..................................... 443
FABIO PRENC, Dinamiche insediative e tipologie edilizie nella Bassa Friulana ................................ 475
MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN, Le ville romane nel territorio di Aquileia:
alcune considerazioni in merito allarticolazione e alluso degli spazi .............................................. 487
VALENTINA DEGRASSI, RITA AURIEMMA, Ledilizia residenziale lungo larco costiero
nord-orientale, tra il Lacus Timavi e Grignano ................................................................................ 511
PAOLA VENTURA, Edilizia privata presso il Lacus Timavi: la villa di via delle Mandrie
a Monfalcone (GO) - con appendice di Gabriella Petrucci ............................................................... 533

LE CASE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO


GIUSEPPE CUSCITO, Edilizia privata ed edifici cristiani di culto: un problema aperto ..................... 555
YURI MARANO, Dopo Attila. Urbanesimo e storia ad Aquileia tra V e VI secolo d.C. ................... 571
LUCA VILLA, Modelli di evoluzione delledilizia abitativa in Aquileia tra lantichit e il medioevo ..... 591
MARINA RUBINICH, Dalle Grandi Terme alla Braida Murada: storie di una trasformazione ..... 619
SOMMARIO VII

LE CASE E LA VALORIZZAZIONE
ANTONELLA CORALINI, Antichi vicini di casa. Presenze reali e virtuali nel mondo digitale............ 639
GIOVANNA MONTEVECCHI, PAOLO BOLZANI, La domus dei tappeti di pietra.
Un sito archeologico nel cuore di Ravenna ....................................................................................... 665
EMANUELE MADRIGALI, Esperienze di restauro e valorizzazione di Aquileia:
lesempio dei fondi ex Cossar ............................................................................................................ 685
VILMA FASOLI, Tra frammento e contesto: la valorizzazione come progetto condiviso..................... 699
FABIANA PIERI, GIULIA MIAN, VALENTINA DEGRASSI, La villa romana di Ronchi
dei Legionari. Unesperienza di valorizzazione ................................................................................. 707
MAURIZIA DE MIN, PIERLUIGI GRANDINETTI, EUGENIO VASSALLO, Unidea progettuale per la
conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar ...... 723
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA
ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT
E IL MEDIOEVO
Luca Villa*
*Universit Cattolica, Milano, lucaluvi@tin.it

RIASSUNTO
Lanalisi dellevoluzione dei modi di abitare in Aquileia sul finire dellepoca romana e nei secoli successivi verr
affrontata in relazione alle trasformazioni urbanistiche che caratterizzarono la citt a partire dal V secolo. Ini-
zialmente verr considerato il problema della riduzione dello spazio urbano da ricondurre al momento successivo
la riconquista bizantina, dopo la met del VI secolo.
Lanalisi delle tipologie abitative dopo la fine delle domus romane e tardoromane appare ancora di difficile in-
quadramento. I vecchi scavi offrono dati parziali e datazioni incerte.
Le pi recenti ricerche, condotte con il metodo stratigrafico, fanno emergere importanti segnali del riuso o della
rioccupazione degli antichi spazi residenziali, secondo dinamiche assai comuni per il periodo di transizione tra
lepoca romana e il medioevo.
Significativo lesempio di riuso di uno spazio pubblico come emerge nella Basilica Civile presso il foro, nelle
Grandi terme e negli horrea tardoromani, dove sono emerse tracce di nuovi modelli abitativi con capanne.
Rioccupazioni di V-VI secolo delle domus con architetture non monumentali sono attestate in vari casi nella citt.
Le dinamiche di evoluzione delledilizia monumentale, testimoniata soprattutto dalle architetture cristiane, si
pu osservare anche nella evoluzione del palazzo episcopale.

ABSTRACT
The analysis of the ways to live in Aquileia in the late Roman era and in later centuries will be dealt with in
relation to the urban transformations that characterized the city from the fifth century. Initially will be considered
the problem of reducing the urban space, that began after the Byzantine conquest, after the mid-sixth century.
The analysis of the types of houses after the end of the Roman and late Roman domus is still difficult to grade.
The old excavations offer partial data and dating uncertain.
The latest research, conducted with the stratigraphic method, bring out important signals of reuse or reoccupation
of the old residential areas, according to dynamics very common for the transition period between the Roman
and medieval times.
A significant example of the reuse of a public space as it emerges in the Civil Basilica at the forum, and in Great
Spas Horrea in late Roman, which revealed traces of new models of housing with huts.
Reoccupation in the V-VI century of domus with no monumental architecture are evidenced in several cases in
the city.
The dynamics of evolution of building monumental architecture, reflected mainly by Christian architecture, can
also be observed in the evolution of the episcopal palace.

Larchitettura privata ad Aquileia in et romana, Atti del Convegno di Studio (Padova, 21-22 febbraio 2011),
a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori, Padova 2012, pp. 591-618.
Lanalisi dellevoluzione dei modi di abitare in Aquileia sul finire dellepoca romana e nei secoli
successivi non pu contare su un numero di dati che consentano di ricostruire un quadro coerente ed
esaustivo. Per questo ci muoveremo con questo contributo nellambito di un panorama molto fram-
mentario, costellato di ipotesi e proposte interpretative pi che di certezze, cercando comunque di ri-
costruire i termini principali e generali della questione.
Questa situazione di evidente penuria di elementi significativi dipende da molte ragioni, tra cui
va anche annoverata la sostanziale fortuna storiografica avuta per Aquileia dal tema della citt romana
distrutta e in grave declino dopo la presa attilana: un fatto che ha spesso orientato la ricerca archeo-
logica, facendole trascurare quegli elementi che segnavano la trasformazione dellimpianto urbano e
delle sue strutture dopo il IV secolo o, l dove questi elementi sono stati colti ed indagati, appiattendo
larticolazione cronologica dei vari contesti e delle specifiche situazioni allo spartiacque dellevento
distruttivo della met del V secolo o allappiglio fornito da accadimenti e personaggi storicamente
noti.
La mancanza di un affidabile inquadramento cronologico di molti scavi, in particolare di quelli effet-
tuati in passato, costituisce poi ancor oggi una grave lacuna che non solo rischia di sminuire i valori delle
osservazioni sui singoli monumenti o ambiti, ma rende molto ipotetiche le ricostruzioni pi generali sulla
mutazione delle dinamiche insediative ed urbanistiche del centro altoadriatico a partire dal IV-V secolo.
Mi ero gi soffermato nella Settimana Aquileiese del 20031 su parte di questi aspetti sottolineando
come fosse basata su dati non incontrovertibili lidea di una citt dimezzata alla sua parte meridionale
gi a partire dalla met del V secolo, come conseguenza diretta dellattacco attilano. La possibilit di
ricondurre allepoca della riconquista bizantina, di un secolo posteriore, non solo la linea di fortifica-
zioni spezzate ma anche come antemurale di queste il muraglione rettilineo che si sviluppava lungo
il decumano di Aratria Galla, immediatamente a sud della basilica civile, offre sicuramente una pro-
spettiva storica completamente diversa sul destino della citt di Aquileia tra V e VI secolo2. Lo spazio
urbano fino alla met del VI secolo sarebbe cio stato identico a quello della citt tardoantica, compresa
nellampio circuito murario ancora in vita e potenziato con nuove strutture fortificatorie3. Il dimezza-
mento dello spazio urbano ben si configurerebbe invece nellambito della strategia bizantina attuata
dopo la riconquista della penisola che puntava a privilegiare il potenziamento di alcuni centri nevralgici,
resi delle vere e proprie piazzeforti (fig. 1).
Nellottica che qui ci interessa, questo nuovo panorama storico ci permette di considerare con un
maggior respiro cronologico le testimoninanze che provengono da ritrovamenti relativi alla zona cen-
trale e settentrionale della citt in relazione a ci che accadde ad importanti impianti pubblici (basilica
civile e foro in primis) e alledilizia abitativa privata dopo il IV secolo.

1
VILLA 2004.
2
Sulla rivalutazione del ruolo di Aquileia in epoca bizantina si veda ora anche SOTINEL 2005; MARANO 2009.
3
VILLA 2004; sulle mura si veda anche ci che viene detto in BONETTO 2009.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 593

Fig. 1. Pianta della citt di Aquileia con indicazione


delle strutture residenziali romane - in rosso - e dei con-
testi considerati: A) Basilica civile e taberne; B) Terme;
C) strutture nel fondo ex Cossar; D) Domus presso via
Bolivia; E) Domus delle Bestie ferite; F) Domus del
fondo Cossar; G) Struttura entro gli Horrea tardoanti-
chi; H) Palazzo episcopale post teodoriano.

Se partiamo da questa prospettiva potremmo ricondurre le trasformazioni in Aquileia tra V e VI


secolo e poi anche quelle successive nellambito non pi dellabbandono delle strutture antiche
ma nella pi generale casistica di destrutturazione della citt classica. Una citt che vede mutare i suoi
consolidati punti di riferimento pubblici a scapito di altri poli di aggregazione (in particolare gli spazi
cristiani) e perde quella che potremmo descrivere come una regolare e armoniosa omogeneit di oc-
cupazione dello spazio urbano per lasciar spazio ad un sistema insediativo frammentato, che in alcuni
casi si potrebbe definire ad isole, in cui i pieni e i vuoti si alternano in un paesaggio costellato da grandi
differenze e difformit anche nei sistemi costruttivi: dove nuovi complessi monumentali legati ai
nuovi poteri emergenti sorgono a fianco di contesti in degrado o con riprese e rioccupazioni carat-
terizzate da modelli architettonici di pi basso tenore.
In questa situazione, i riusi e la definizione di nuovi modelli abitativi che privilegiano materiali
poveri e pi semplici, sono i termini comuni di una trasformazione dellambito urbano che trova ri-
scontri in varie citt dellimpero gi a partire dal V secolo, anche se con tempi e caratteri che sono pe-
culiari di ciascun sito4.

ESEMPI DI RIUSO E RIFUNZIONALIZZAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI

Ad Aquileia si pu cogliere questa dinamica di inserimento di nuovi modelli costruttivi negli spazi
della citt romana probabilmente per un uso residenziale proprio nel luogo pubblico per eccellenza
dellimpianto classico, vale a dire larea forense ed in particolare quello della basilica civile, anche se

4
Per una casistica generale si veda ora BROGIOLO 2011.
594 LUCA VILLA

Fig. 2. Immagine del perimetrale ovest delledificio sorto sulle taberne (da LOPREATO 1980).

in questo caso come, purtroppo, in molti altri che riguardano gli scavi dei decenni corsi la possibilit
di ricostruire un chiaro quadro della sequenza cronologica appare quanto mai complicato.
Ancor oggi si discute sul momento di distruzione e abbandono del complesso basilicale, con varie
proposte che si basano per su pochi dati di fatto certi5.
Lunico elemento disponibile la presenza di alcune monete, riconducibili allultimo quarto del
IV secolo, raccolte nello strato di bruciato, esteso su tutto il suo lastricato, pervenutoci per questo
quanto mai degradato6.
Se questi elementi provenissero da un livello di incendio in posto offrirebbero sicuramente, data la
loro omogeneit, un interessante termine ad-quem per pensare ad un evento distruttivo riconducibile
allultimo quarto-fine del IV secolo da cui la basilica non si riprese pi. Ma ci chiediamo se nel caso di

5
La proposta di una precoce crisi e distruzione della basilica nel corso del IV secolo in particolare al momento
dellassedio di Giuliano (361-363) (PENSABENE 2006) non ha alcuna conferma soprattutto se ricollegata al possibile
riuso dei suoi elementi architettonici in particolare della trabeazione marmorea del colonnato interno in altri
ambiti monumentali. In questo caso possiamo valutare che larea forense appare oggetto di ristrutturazione della gra-
dinata occidentale e forse del colonnato non prima della prima met del V secolo (MASELLI SCOTTI 2001; MASELLI
SCOTTI, RUBINICH 2009, pp. 99-100; MASELLI SCOTTI, ZACCARIA 1998), mentre leventuale riuso nelle Grandi Terme
se non collegato evidentemente alla fase originaria, potrebbe essere avvenuto in un momento non ben determinato,
anche molto tardi, come presumibilmente avvenne per lutilizzo del fregio architettonico nelle fortificazioni presso il
porto.
Per il pezzo di architrave simile agli altri riutilizzato nella basilica cristiana di Monastero, si pu ricordare come
lorigine della stessa sia stata attribuita ad un periodo che va dei primi decenni alla met del V secolo (da ultimo VILLA
2003; CANTINO WATAGHIN 2006). Ammettendo quindi che il fregio presente in questi contesti provenga davvero dalla
Basilica Civile fatto non scontato sembrerebbe comunque che i dati sinora a disposizione indichino che questo
fosse disponibile per il riutilizzo non antecedentemente la prima met del V secolo.
6
LOPREATO 1980, col. 50. Le monete appartengono ad emissioni di Graziano (1), Valentiniano II (4) e Teodosio I (1).
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 595

un deposito di distruzione intatto e cos esteso non sarebbero emersi ben altri elementi in grado di ri-
costruire le dinamiche conclusive della vita o meglio, del termine della vita del monumento: elementi
che invece non paiono esistere. Solitamente queste sono le occasioni migliori per trovare simili tracce.
Potremmo quindi pensare che se ci trovassimo invece di fronte ad un livello di abbandono e non di
distruzione, lindicazione cronologica disponibile sarebbe da considerare semplicemente un terminus
post quem7.
Questa riflessione ha una chiara ricaduta sui successivi destini dellarea la quale oltre ad offrire
chiare tracce della destrutturazione di uno spazio pubblico che, come ipotizzabile, potremmo per
ora inquadrare non prima della fine del IV- prima met del V secolo ha restituito reperti che parlano
di una continuit di frequentazione durante il V secolo e forse anche oltre8.
A questa situazione possono essere ricondotti alcuni contesti strutturali cui si faceva semplice
cenno, senza alcun approfondimento, nella prima relazione pubblicata degli scavi. Si tratta in par-
ticolare di una serie di strutture in muratura, con pezzame di pietra messa in opera in modo abba-
stanza disordinato, che chiaramente si sovrappongono allimpianto originario delle tabernae, a ovest
della basilica, e ridefiniscono una costruzione di cui costituiscono parte dei perimetrali est ed
ovest che pare tenere solo in parte in considerazione, in particolare negli orientamenti, le prece-
denti strutture9 (fig. 2).
Oltre a questa limitata evidenza, di difficile inquadramento, appare di maggior rilievo quanto
emerso proprio allinterno della basilica civile, immediatamente al di sopra del piano pavimentale
di questa.
Si tratta della zona in prossimit della quarta colonna da ovest pertinente al colonnato meridionale
del monumento (fig. 3). Larea si trova poi immediatamente a sud della Roggia del Molino, un canale
che sembrerebbe esistere fin dal medioevo dinnanzi alle mura settentrionali della citt e che compare
nelle raffigurazioni seicentesche e settecentesche di Aquileia10. In una di queste si vede proprio in
questarea la presenza della porta delle mura medievali e moderne della citt (porta Udine) e di un
edificio a lato di queste (fig. 4) che difficilmente pu essere per identificato con le strutture tarde che
si sovrappongono alla basilica, messe in luce dallo scavo, se non altro per ragioni di quota. Infatti,
come accennato, la costruzione di cui si trovata traccia insiste poco sopra il lastricato della basilica
(figg. 5-6).
La struttura venne realizzata dopo lasportazione di una delle basi del colonnato. Limpianto rico-
noscibile, che mantiene lo stesso orientamento delle antiche strutture presenti nellarea, costituito
dai perimetrali nord, est ed ovest che definiscono un ambiente rettangolare stretto, e lungo, di cui si
ignora la terminazione meridionale. Verso sud presente il basamento di quello che sembra un divisorio
interno, che corre proprio allaltezza della linea esterna (sud) del colonnato meridionale della basilica
e appare connesso ortogonalmente ai perimetrali est ed ovest del nuovo edificio. Non si esclude che
questo tramezzo, data la povert della messa in opera, possa aver avuto una base in muratura ed un
alzato ligneo. I perimetrali, invece, appaiono realizzati in muratura con lutilizzo di pezzame di pietra
di varia dimensione, messo in opera in modo disordinato, non molto diversamente da quanto si pu
notare per i muri individuati sopra le tabernae. Il piano duso dellambiente sembra realizzato con un
semplice battuto in limo.

7
Molto spesso i livelli di abbandono organici, di colore nero, con presenza anche frequente di elementi carboniosi,
sono stati confusi con strati di incendio in posto.
8
Avevo gi sottolineato (VILLA 2004, nota 4) come i materiali provenienti dallo scavo del 1977-1979, in particolar
modo della ceramica fine da mensa gli unici reperti finora analizzati e pubblicati oltre alle monete e ai materiali ar-
chitettonici (NOVAK 1980) anche se non riconducibili a precisi contesti di frequentazione, permettano di ricomporre
un panorama di presenze che per lo meno si dilata a buona parte del V secolo.
9
Non chiaro ma possibile che i due muri si connettano ortogonalmente verso sud con un muro che appare forse
ricostruito sulloriginario limite della taberne in questa zona al confine con il decumano.
10
BERTACCHI 1980, dove si ripropone la notizia del 1230 circa il fossatum factum fuit circa Aquileia da identificare
forse proprio con questa roggia.
596 LUCA VILLA

Fig. 3. Pianta dellarea immediatamente a nord delle mura a salienti triangolari di epoca bizantina; sono evidenziati la
Roggia del Molino e i due edifici tardi sorti sopra le taberne e la basilica.

Fig. 4. Particolare del dipinto del XVII secolo e di una stampa del XIX secolo raffigurante la citt di Aquileia; si notano
le fortificazioni lungo il limite urbano settentrionale.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 597

Fig. 5. Pianta delle evidenze emerse negli scavi degli anni 70 del XX secolo presso la basilica, con evidenziati (1 e 2) i
due edifici tardi sorti nellarea (da LOPREATO 1980).

Fig. 6. Immagini delledificio sorto allinterno della basilica civile (Archivio del Museo Archeologico Nazionale di
Aquileia).
598 LUCA VILLA

La quota relativa a queste strutture ed il loro collocamento immediatamente a nord del sistema di
mura a salienti e del loro antemurale che correva accostato al perimetrale sud della basilica, quindi
solo a pochi metri dalla nuova costruzione sono elementi indiziari, ma riteniamo significativi, per in-
quadrare questo edificio tra il momento di abbandono della basilica e la costruzione delle fortificazioni
bizantine, vale a dire tra il V forse seconda met e la prima met del VI secolo. Difficilmente sa-
rebbe potuto sorgere in questa zona un edifico dopo la costruzione delle fortificazioni che, come detto,
insistettero in questarea, con trasformazioni e potenziamenti (il supposto fossato o Roggia del Molino)
anche nel medioevo e fino ad epoca moderna.
Si tratta quindi di un esempio della riqualificazione in atto nelle prime fasi della citt post-clas-
sica, con una rifunzionalizzazione dei suoi principali spazi urbanistici, probabilmente in questo caso
con passaggio da una destinazione pubblica ad una residenziale che propone dei nuovi modelli ar-
chitettonici con caratteri costruttivi che ben si inquadrano nel panorama conosciuto per questo pe-
riodo.
Da questo punto di vista, per sottolineare una tendenza pi generale che riguarda ampie aree della
citt, vale poi la pena ricordare, seppur per sommi capi, un altro caso importante di riutilizzo degli
spazi pubblici che venuto alla luce in questi ultimi anni grazie alle ricerche compiute dallUniversit
degli Studi di Udine nellarea delle Grandi Terme11.
Dopo la defunzionalizzazione del complesso termale, che sulla base dei dati pi recenti pare avvenire
nel corso del VI secolo, si assiste ad un fenomeno di rioccupazione e adeguamento delle antiche strut-
ture a fini residenziali con lutilizzo di materiali deperibili. Appare interessante la dinamica finora ri-
costruita che prevede il riuso a scopo abitativo di parti del monumento ad opera di piccoli nuclei
familiari che seppellivano i morti nelle aree esterne in prossimit degli spazi residenziali: un connotato
che appare ricorrente nei fenomeni di destrutturazione e continuit insediativa allinterno delle citt
romane a partire dal V-VI secolo e per tutto laltomedioevo.

TRASFORMAZIONE E RIDEFINIZIONE DEI CONTESTI ABITATIVI

Nonostante lanalisi delle tipologie abitative che si svilupparono dopo la fine delle domus romane
e tardoromane appaia ancora di difficile lettura nel centro altoadriatico, a causa della relativa scarsit
di elementi di giudizio, grazie alle pi recenti ricerche, condotte negli ultimi decenni con la metodologia
dello scavo stratigrafico, cominciano ad emergere importanti segnali del riuso o della rioccupazione
degli antichi spazi residenziali, secondo dinamiche assai comuni per il periodo di transizione tra lepoca
romana e il medioevo.
Alcune tracce di trasformazione dellambito residenziale urbano paiono cogliersi gi verso la fine
dellepoca tardoantica e sono testimoniate da quei fenomeni di utilizzazione degli spazi che avviene
secondo diverse concezioni abitative o con un vero e proprio mutamento delle funzioni come testimo-
nia la presenza di sepolture, alcune delle quali potrebbero essere altomedievali, o dellimpianto di at-
tivit artigianali, soprattutto legate alla lavorazione dei metalli, in prossimit degli ambiti residenziali.
Si conferma cio quella promiscuit nelluso degli spazi che, quasi totalmente assente nella concezione
della citt classica, diviene invece un carattere ricorrente nella frequentazione delle aree urbane delle
citt medievali, a partire dai fenomeni in atto gi a partire dal V e VI secolo.
Questi aspetti, unitamente a quelli che riconducono ad un riutilizzo povero di alcune costruzioni,
testimoniato dallimpianto di strutture lignee nei pressi di resti di abitazioni romane ormai rovinate o
comunque in degrado, sono solitamente e diremmo anche troppo semplicisticamente ricondotti in
Aquileia ad un fenomeno tipico dellepoca post-attilana, sebbene non vi siano sinora chiari indizi cro-
nologici per una loro puntuale collocazione.

11
FALES, MASELLI SCOTTI, RUBINICH et alii 2003; ma si veda il contributo di M. Rubinich in questo stesso volume.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 599

Fig. 7. Le evidenze tarde negli scavi presso lex fondo


Cossar (Archivio del Museo Archeologico Nazionale di
Aquileia).

Si vedano ad esempio i risultati di uno scavo preso lex fondo Cossar (fig. 7) dove una fase di rifre-
quentazione con strutture lignee si imposta su un edificio tardoromano, inquadrabile tra IV e V secolo.
Anche in questo caso la presenza di tombe lascia trasparire quanto fosse ormai diffusa la pratica del
seppellimento nellarea urbana12.
Un esempio significativo delle modalit di occupazione e riuso di domus con fasi di epoca imperiale
e tardoromana, dopo il IV secolo, offerto dagli scavi compiuti ormai pi di un decennio fa presso
due insulae dei quartieri a nord di Aquileia dallUniversit degli Studi di Trieste13 (figg. 8-9).
Le ricerche hanno portato alla luce, nellambito di edifici residenziali caratterizzati da una fase di
rinnovamento tardoantica, elementi che testimoniano una frequentazione tardiva di alcuni ambienti:
questi mostrano un piano pavimentale in pietre calcaree ed arenarie cui si connette un battuto in terra
e nel quale la presenza di due buchi di palo e di un focolare posto sul piano duso fanno pensare al-
lesistenza di una struttura abitativa con alzati lignei, edificata riutilizzando in parte le strutture prece-
denti.
Ulteriori tracce di frequentazione, individuate in altri ambienti, sembrerebbero invece indicare un
pi generale riutilizzo di questo edificio, in parte degradato, e rimandano a modelli edilizi urbani di
inserimento e frammentazione degli spazi abitativi tipici della prima et altomedievale, comunque gi
attestati a partire dal V secolo14. Si tratta in particolare di strutture lignee che si impiantano sui prece-
denti pavimenti costituendo dei tramezzi che indicano unevoluzione dellarticolazione interna del-
ledificio. Unaltra tramezzatura, costruita in materiali di reimpiego, pare offrire il dato pi interessante
poich si imposta su un livello carbonioso adagiato sul precedente pavimento della costruzione, pro-
babilmente relativo ad un incendio che ha segnato il degrado dellimpianto tardoromano e linizio
della nuova fase insediativa: la datazione ante quem non allinizio del V secolo per questi eventi, testi-

12
MANDRUZZATO 1999. Interessante in questo caso appare la particolare relazione esistente tra i buchi di palo e
limpianto di una poderosa struttura poligonale che appare inserita anchessa a spese dei piani pavimentali precedenti.
13
Un inquadramento preliminare dei ritrovamenti in MEDRI 2000, in particolare cc. 299-313.
14
Per situazioni con caratteri simili emerse nella vicina Concordia ed inquadrabili tra V e VI/VII secolo si veda
VILLA 2002. Un quadro di riferimento generale si trova in BROGIOLO, GELICHI 1998, p. 108 ss. ed ora anche in BRO-
GIOLO 2011.
600 LUCA VILLA

Fig. 8. Larea della domus presso via Bolivia; schema


planimetrico e pianta delle fasi tarde (da MEDRI 2000).

Fig. 9. Larea della domus presso via Bolivia; ultima fase


di utilizzo delle strutture del complesso abitativo (da
MEDRI 2000): 1-3) il pavimento dellambiente 16 con
battuto in limo e buchi di palo; 4) livello di oblitera-
zione.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 601

Fig. 10. La domus delle Bestie ferite: veduta con indi-


cazione dellarea della grande trincea e immagini degli
apprestamenti delle fasi tarde della casa (Universit di
Padova, Dipartimento di Archeologia).

moniata dai ritrovamenti monetali relativi al livello carbonioso, un chiaro elemento per inquadrare
nel corso di quel secolo questi fenomeni di rifrequentazione di precedenti abitazioni in stato di degrado
senza tuttavia escludere che la conclusione di questa fase, definita da ulteriori strati di incendio e crolli
di strutture, possa estendersi anche di l delle vicende connesse con la scorreria unna.
Il fatto che questa non costituisca il termine ultimo per linquadramento dello sviluppo insediativo
in questarea si pu inoltre comprendere considerando come vi siano ulteriori tracce di una frequen-
tazione anche dopo gli eventi conclusivi della fase che riutilizza gli ambienti in avanzato stato di de-
grado. Se la presenza di sepolture nei pressi dellambiente con focolare potrebbe forse risultare
riconducibile alla dinamica, assai frequente, di occupazione a scopo funerario degli spazi abbandonati,
non si pu per del tutto escludere una qualche relazione con le evidenze che segnalano una prolungata
frequentazione dellarea, anche dopo lobliterazione della fase con strutture lignee, un contesto questo
che parrebbe giungere sino alla fine del V secolo: si tratta in particolare della possibilit di confermare
una continuazione delle attivit artigianali che si svolgevano in questarea, come sottolinea la presenza
di scorie di lavorazione dei metalli in un livello posteriore ai riporti che ricoprono le precedenti strutture
innalzando il livello del piano praticabile15.
Lattestazione di una frequentazione che interviene a modificare un precedente assetto residenziale
aulico in una domus tardoantica sembra emergere anche nellambito del recente scavo dellUniversit
degli Studi di Padova16 presso la cosiddetta Domus delle Bestie ferite (fig. 10).

15
Si pu notare come dallo scavo, anche se non da contesti significativi, provengano materiali che segnalano una
prolungata frequentazione dellarea, tra cui sigillate africane inquadrabili fino al VI-VII secolo: forme Atlante XLVI/5
(ca. primi decenni VI-570/580), Waag 1948, tav. IX, n. 858 (ca. fine V-met VI), Hayes 86 (ca. fine V-inizi VI), 87A,
91B e D (rispettivamente ca. 400-550 e 530-600/650), 104 A, 107 (ca. 570/580-VII secolo) (VILLA 2004, nota 6 con
bibl.).
16
Ringrazio la prof.ssa Monica Salvadori e la dott.ssa Marta Novello per la gentilezza con cui hanno voluto condi-
videre i dati sulle fasi tarde dello scavo finora emerse. Per linquadramento di questo contesto si veda il contributo di
M. Bueno, V. Mantovani, M. Novello in questo stesso volume.
602 LUCA VILLA

Fig. 11. La domus dei fondi ex Cossar: veduta della


nuova area di scavo (Universit di Padova, Diparti-
mento di Archeologia).

Qui oltre al ricorrente impianto di strutture lignee al di sopra dei precedenti piani pavimentali della
casa, segno di un mutamento dei caratteri residenziali e probabilmente dellorganizzazione degli spazi,
si nota la rifunzionalizzazione di alcuni settori, come quello di unarea lastricata, forse un esterno, oc-
cupata da una struttura rettangolare la cui funzione non appare di chiara.
Di grande interesse per comprendere le dinamiche di evoluzione post-classica del complesso appare
anche una grande trincea che attraversa in senso est-ovest con una larghezza media di 2,50 m ed una
lunghezza finora riscontrata di almeno 20 m. Tale trincea, che contiene materiali inquadrabile tra IV
e VI secolo, appare riempita gradualmente come fosse stato un immondezzaio, data anche la compo-
nente organica della stratificazione che la colma. Poich il suo impianto taglia le strutture murarie e
pavimentali della casa ha provocato una completa trasformazione del suo assetto nelle ultime fasi di
frequentazione del sito. Da valutare rimane la funzione di questa trincea cosi come se la sua sponda
possa essere collegata a delle strutture di delimitazione in materiali deperibili17.
Una fase di rioccupazione di unaltra domus con unimportante fase tardoantica recentemente
emersa anche nellarea meridionale della citt, allinterno del settore compreso dalla cerchia di mura
bizantina. Si tratta della grande e ricca abitazione presente nei fondi ex Cossar, poco a nord della
cattedrale, attualmente in corso di scavo da parte di unquipe dellUniversit degli Studi di Padova18
(fig. 11).
Nellampliamento dello scavo verso occidente sono emersi contesti con caratteristiche che ricon-
ducono a modelli e tipologie insediative attestate soprattutto in riferimento alla destrutturazione

17
Di un certo interesse sono anche i dati relativi alla presenza di scorie metalliche nella zona a sud di questa, segno
di una probabile attivit artigianale che, come abbiamo visto, appare una delle situazione di riqualificazione delle
ultime fasi degli spazi abitativi gi attestata in altri contesti aquileiesi.
18
Ringrazio il prof. Jacopo Bonetto per la gentilezza con cui ha condiviso i dati sulle fasi tarde dello scavo; per un
loro inquadramento generale si veda comunque il contributo di S. Berto, V. Centola, D. Dobreva, G. Furlan, A. R.
Ghiotto, T. Luongo, E. Madrigali, C. Previato, A. Stella in questo volume.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 603

degli spazi abitativi urbani in epoca post-classica. In particolare si tratta del collocamento di un fo-
colare in laterizi posto su un piano duso in battuto e collocato a ridosso di un antico muro della
casa. Un livello fortemente carbonioso emerso in prossimit del focolare pare il risultato della de-
funzionalizzazione di questo ambiente. La chiusura di questa fase segnata da un livello con in-
clusioni di macerie.
Si tratta in questo caso di una situazione che rivela una modalit di rioccupazione abitativa, con i
focolari impostati direttamente su semplici piani duso in battuto, che trova ampi riscontri in altri con-
testi tardoantichi, come emerge anche dal confronto con situazioni molto simili nel vicino ambito con-
cordiese o cividalese19.

TRACCE DI NUOVI MODELLI ABITATIVI

Se la casistica delle rioccupazioni e dei riusi appare frequente e si richiama a situazioni ampiamente
note e ricorrenti, confermando anche nellambito aquileiese quei fenomeni ormai divenuti comuni alla
pratica della ricerca archeologica riguardante il tema delle trasformazioni in ambito urbano tra antichit
e medioevo, si deve osservare come stiano emergendo labili tracce anche di un altro importante ele-
mento che caratterizza il mutamento dei modelli di vita e dei modi di abitare nella citt post-classica.
Mi riferisco alladozione di nuove tipologie strutturali nella creazione di spazi abitativi; un argomento
che spesso stato collegato al forte impulso operato dalla presenza di elementi apportatori di diverse
concezioni architettoniche collegate a differenti usi e stili di vita nellambito di un assetto sociale urbano
che si fa sempre pi articolato, in particolare tra VI e VII secolo, con lavvento di nuovi dominatori o,
semplicemente, abitatori di cultura germanica20.
Nel caso aquileiese questi fenomeni sono ancora troppo pochi e, come si vedr, con cos poche
evidenze documentabili che non appare ancora possibile ampliare il discorso al significato pi ge-
nerale di questi cambiamenti. Risulta comunque di grande interesse iniziare a riscontrare anche que-
ste tracce.
Nel caso specifico si tratta dei resti di una probabile capanna o comunque di un edificio in legno e
terra venute alla luce nei recenti scavi effettuati nellarea del Patriarcato, immediatamente a sud della
cattedrale, dove insistevano gli Horrea tardoantichi poi divenuti, nel medioevo, sede del palazzo
patriarcale del quale si conservano due imponenti colonne in pietra (fig. 12). Le evidenze di cui si parla
sono emerse nello scavo presso la colonna pi occidentale del palazzo patriarcale e si riferiscono
a tracce di una frequentazione probabilmente ad uso abitativo, al di sopra dei livelli di interro degli
Horrea 21 (fig. 13).
In particolare si tratta della stesura di un livello di argilla gialla, molto pulita, che sembra aver col-
mato una depressione e aver costituito una sorta di strato preparatorio la cui superficie fu utilizzata
come piano di frequentazione. Tale preparazione doveva originariamente estendersi, per quanto stato
possibile appurare, nonostante le manomissioni provocate dagli interventi successivi, su unarea di
circa 15 m2 tra il lato orientale e quello meridionale del plinto di fondazione della colonna. Non si
esclude che lambito messo in luce rappresenti solo la met dellingombro occupato dalla stesura di
argilla e che tale livello potesse quindi estendersi ulteriormente verso oriente, al di l del limite di scavo,
forse per unarea corrispondente a quella documentata, interessando quindi complessivamente un am-
bito di circa 30 m2 che costituirebbe una significativa superficie per una struttura.

19
VILLA 2002; VITRI, VILLA, BORZACCONI 2006.
20
Una capanna lignea con fondo ribassato stata recentemente individuata anche a Cividale dove risulta connessa
con una frequentazione di epoca longobarda (VITRI, VILLA, BORZACCONI 2006).
21
Gli scavi, seguiti da chi scrive in collaborazione con Cristiano Tiussi, si sono svolti sotto la direzione scientifica
della Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia e sono stati eseguiti in occasione dei lavori di valorizzazione
dellarea ad opera della Fondazione per Aquileia, su progetto dello studio Tortelli, Fassoni.
604 LUCA VILLA

Fig. 12. Area del Patriarcato: pianta degli Horrea tardoantichi con le colonne del palazzo patriarcale medievale ed evi-
denziata larea dei ritrovamenti effettuati durante le ricerche del 2011.

Fig. 13. Le evidenze della probabile capanna


presso il Patriarcato emersa negli scavi del 2011.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 605

Fig. 14. Le evidenze dei piani di frequentazione tardi nellambito del settore nord-occidentale degli Horrea, (scavi del
1994) (Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia).

Evidenti erano le tracce di frequentazione di questo livello praticato costituite da tracce di foca-
tura, probabilmente riferibili a un focolare, verso sud, e da un livellino di cenere che si sviluppava
immediatamente a ridosso di questo, accumulatosi nella parte centrale pi profonda del piccolo in-
vaso.
Al di sopra di questo contesto duso, altri livelli lenticolari, in sabbia, argilla e malta sono probabil-
mente da collegare al rinnovamento e ripristino del piano di frequentazione della struttura, segno del
suo prolungato utilizzo.
Forse alluso dellimpianto va assegnato anche uno strato di carboni che riempie una buca, indivi-
duata presso il limite settentrionale della struttura.
La conclusione di questa fase di occupazione segnata dalla creazione di uno strato di limo molto
sabbioso che obliterava le evidenze.
Purtroppo, la limitatezza dei dati e la mancanza di un approfondimento dellindagine non per-
mette di meglio definire, topograficamente e cronologicamente, questo importante ritrovamento
finora unico ad Aquileia che stato possibile documentare per la maggior parte nelle sezioni espo-
ste.
Il contesto, analizzando gli elementi emersi e sopra esposti, potrebbe essere legato, come si diceva,
ad una capanna lignea, forse con fondo leggermente ribassato ed alzato ligneo, come segnalerebbero
anche alcuni buchi di palo che sono emersi in particolare presso il limite sud della fondazione della
colonna.
I caratteri costituivi messi in luce ed alcuni limitati elementi emersi dallo scavo, che sono comunque
ancora in corso di valutazione, sembrerebbero indirizzare verso un impianto riconducibile ad et al-
606 LUCA VILLA

tomedievale che trova qualche similitudine con capanne lignee presenti altrove, sia in Italia che al di
l delle Alpi, in contesti di VI-VII secolo22.
Sicuramente larea del Patriarcato o comunque la zona presso la basilica, nuovo polo di Aquileia
post-classica, appare un settore particolarmente favorevole per notare lo svilupparsi di dinamiche re-
lative alle diverse modalit di occupazione dello spazio urbano in epoca altomedievale e medievale:
un dato da tenere presente nella programmazione delle prossime ricerche o degli interventi di valoriz-
zazione23.
Sicuramente centrale, sotto questo punto di vista, appare la zona degli horrea dove gi in passato
erano emersi significativi anche se limitati elementi che indicavano una continuit insediativa caratte-
rizzata da nuove modalit. Nel 1994, in occasione di una trincea di scavo, era infatti stata portata alla
luce una interessante sequenza di sovrapposizione di livelli duso che si spingevano ben al di sopra del
piano pertinente la fase originaria di epoca tardoromana (fig. 14).
In questo caso sembrava trattarsi di stesure pi omogenee, con piani orizzontali in limo e tracce di
frequentazione sopra questi che possono far pensare ad impianti di genere non ben inquadrabile
che potevano essersi inseriti nellambito delle strutture perimetrali dei magazzini, per un riuso che pro-
babilmente signific anche un cambiamento di funzione di questi spazi.
Gli elementi sinora a disposizione sembrerebbero quindi sottolineare che ci troviamo probabilmente
di fronte ad una articolata rioccupazione degli ambiti di questo enorme complesso, caratterizzata pro-
babilmente da diverse modalit strutturali e architettoniche.

NUOVI MODELLI ARCHITETTONICI PER LE SEDI DI RAPPRESENTANZA

Se il panorama sinora delineato per il periodo a partire dal V secolo si riferisce principalmente ad
un sistema articolato di inserimenti, riusi e rifunzionalizzazione degli spazi nel tessuto urbanistico e
abitativo romano, secondo un denominatore comune che appare quello della ridotta monumentalit
delle scelte architettoniche, con lampio impiego di materiali e tecniche meno imponenti e maggior-
mente deperibili ed anche per questo hanno lasciato minori tracce non mancano per situazioni
che fanno volutamente ricorso ai sistemi costruttivi propri di unarchitettura monumentale. Si tratta
ovviamente di rari esempi, che interessano ambiti ristretti, spesso collegati agli spazi di rappresentanza
dei nuovi poteri e per questo riferibili a realt dove la funzione pubblica sembra prevalere su quella
pi propriamente residenziale, privata, senza che comunque esista un vero e proprio limite tra questi
aspetti.
Ad Aquileia il caso con maggior evidenza sotto questo punto di vista rappresentato dal palazzo
episcopale, in particolare quello sorto a nord del complesso vescovile dopo lerezione del quadriportico
dinnanzi alla basilica post-teodoriana settentrionale, quindi relativo ad una fase di grande trasforma-
zione e ampliamento monumentale che caratterizz il nucleo cristiano tra la seconda met-avanzato
IV e il V secolo.
Purtroppo, anche in questo caso si tratta di evidenze venute alla luce durante scavi effettuati alcuni
decenni fa, negli anni 70 del XX secolo, in una situazione difficile, di emergenza, e che per tale motivo
mostrano carenze nella documentazione e nella possibilit di seriazione delle varie fasi costruttive (figg.
15-16). Questultima era stata poi esclusivamente indirizzata, al momento dello scavo, alla considera-
zione degli elementi strutturali, con pochi approfondimenti circa losservazione e il riscontro dei de-

22
Sulle capanne lignee attestate con maggior frequenza a partire dal periodo goto si veda BUORA, VILLA 2008; BRO-
GIOLO 2011, pp. 164-173.
23
Non forse un caso che proprio dallarea della basilica e del patriarcato emergano i pi rilevanti indizi della pre-
senza insediativa tra VI e VII secolo in Aquileia, in alcuni sporadici casi connotati anche da elementi riconducibili alla
nuova classe dominante germanica (VILLA 2004).
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 607

Fig. 15. Pianta delle strutture del palazzo episcopale emerse negli scavi del lato settentrionale di Piazza Capitolo (Ar-
chivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia).

Fig. 16. Pianta del Palazzo episcopale post teodoriano


secondo la Bertacchi (da BERTACCHI 1985).
608 LUCA VILLA

Fig. 17. Pianta delle strutture appartenenti alla fase post teodoriana negli scavi del settore settentrionale di Piazza Ca-
pitolo.

positi stratigrafici24. Ne consegue una evidente difficolt nella ricostruzione delle dinamiche di origine
e sviluppo del complesso, avendo anche pochi elementi certi per il relativo inquadramento cronolo-
gico.
Lanalisi della documentazione esistente relativa al contesto di scavo del settore nord di Piazza Ca-
pitolo, dove sono stati riconosciuti i resti del palazzo episcopale, ancora in corso da parte di chi scrive
e quindi non ancora possibile definire ora un quadro di sintesi compiuto, per cui si rimanda alla pub-
blicazione definitiva della ricerca (fig. 17).
Vale per la pena sottolineare quello che lo stato delle interpretazioni nellottica di evidenziare
sia le potenzialit di questi ritrovamenti sia la possibilit di far emergere quegli altri aspetti che carat-
terizzavano le scelte architettoniche, di tono pi elevato, in quello che stava divenendo il nuovo fulcro
urbanistico e di potere della citt di Aquileia.
La ricostruzione finora proposta per lorigine e sviluppo, topografico e cronologico, del palazzo

24
Sullo scavo si pu vedere BERTACCHI 1972 e BERTACCHI 1985.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 609

Fig. 18. Piazza Capitolo: veduta degli scavi presso il braccio settentrionale del quadriportico con gli ambienti dellepi-
scopio (Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia).

vescovile sottolinea la stretta relazione con la creazione del quadriportico dinnanzi alla chiesa postteo-
doriana nord, sul cui braccio settentrionale si affacciano quelli che sono i principali ambienti dellepi-
scopio. Questo pare poi svilupparsi anche verso est, in relazione alle strutture con ambienti mosaicati
venute alla luce nel 1982 presso la Casa Canonica, e verso nord-est, in relazione alle strutture emerse,
nel 1960 e recentemente oggetto di un nuovo scavo presso lex stalla Violin, dove una grande sala
mosaicata sembrerebbe collegarsi con le funzioni di rappresentanza dellimpianto (fig. 16) 25.
Lingresso originario allepiscopio viene posto in prossimit del braccio settentrionale del quadri-
portico su cui si affacciava una grande sala pavimentata in cocciopesto circa alla stessa quota del
piano del quadriportico e dotata di due aperture verso sud26 (fig. 18). In comunicazione con questo
ambiente, verso nord, stata riconosciuta unaltra sala rettangolare, pi grande, che in origine viene
ritenuta pavimentata a mosaico, il quale appariva posto ad una quota inferiore rispetto al cocciopesto
dellaltro ambiente27. In una seconda fase questa sala mosaicata sarebbe stata occupata da una serie di
pilastri, impostati sul primitivo pavimento, evidentemente utili per reggere un piano sopraelevato28. Il
nuovo pavimento della sala al piano inferiore sarebbe stato quindi rialzato di circa 50 cm rispetto al
precedente e posto quindi ad una quota compatibile anche se solo un poco pi alta con quella del

25
BERTACCHI 1960 per i primi scavi, mentre le ricerche effettuate nel 2010 sono attualmente in corso di studio.
26
Nella ricostruzione della Bertacchi (fig. 16) il perimetrale est di questa sala stato posto in corrispondenza del
prolungamento del nartece che venne realizzato dinnanzi alle basiliche post-teodoriane e che si trova leggermente pi
arretrato - verso oriente - rispetto al limite del colonnato del quadriportico. Lanalisi delle fotografie di scavo consente
per di notare come invece esista la base di un pilastro che doveva essere addossato allo spigolo sud-est - in asportazione
- della sala circa in allineamento con la colonna angolare - di nord-est - del quadriportico. Ne consegue che la sala do-
veva avere uno sviluppo meno pronunciato verso oriente mostrando unampiezza interna di circa 12,5 x 5,7 m (fig.
17).
27
Non esiste per nessun rapporto diretto tra il lacerto di mosaico rinvenuto e le strutture della sala.
28
Per quanto riguarda le dimensioni di questo ambiente esistono alcune tracce per il collocamento dei perimetrali
sud e ovest - corrispondenti a quelli dellambiente in cocciopesto - e nord, da collocarsi tra la linea dei pilastri pi set-
tentrionali e i contigui ambienti pavimentati a mosaico. Appare invece pi incerto il suo limite orientale, soprattutto a
giudicare dallunico elemento disponibile: il pilastro pi ad est emerso dallo scavo. A giudicare dal rilievo esistente, la
610 LUCA VILLA

Fig. 19. Piazza Capitolo: il mosaico a nord della sala con Fig. 20. Piazza Capitolo: il lampadario bronzeo rinvenuto
pilastri. sopra il pavimento del quadriportico; sullo sfondo si nota
la stratificazione che ricopre il pavimento in cubetti di cotto.

cocciopesto dellambiente a meridione. Ancora pi a nord, sempre nella seconda fase, sarebbero stati
creati dei nuovi ambienti con pavimentazione musiva, contigui alla sala pilastrata, la cui quota pavi-
mentale corrisponderebbe infatti con il piano sopraelevato di questultima (fig. 19).
Alla seconda fase dellepiscopio sono poi stati riferiti alcuni mosaici rinvenuti nel 1956 ancora pi a
nord, per i quali esiste solo una documentazione molto limitata, che non consente di stabilire se davvero
potessero far parte di questo complesso o, comunque, a quale situazione architettonica vadano collegati.
Per la quota di affioramento e per le caratteristiche del mosaico stato riferito alla seconda fase
anche il citato pavimento della grande sala mosaicata verso nord-est, in prossimit della ex Stalla Violin,
nonch i mosaici presso la Casa Canonica.
Non apparterrebbero a questa fase invece, poich ormai in rovina e abbandonati, n il quadriportico
n la sala pavimentata in cocciopesto che su questo si affacciava. Il nuovo ingresso al complesso sarebbe
quindi cambiato spostandosi un poco pi verso est, allineato con la prosecuzione del nartece costruito
davanti alle basiliche.

sua fondazione sembra spingersi al di l del limite relativo alla possibile prosecuzione verso nord del perimetrale orien-
tale dellaula con cocciopesto. Non esistono per foto di questo particolare e poich lelemento appare proprio in cor-
rispondenza del limite di scavo non si pu escludere - anche se appare strano - che avesse una particolare fondazione
connessa proprio con la presenza di un muro con tale orientamento. In tal caso lambiente, che rispetterebbe in lun-
ghezza lampiezza di quello meridionale, secondo una razionale logica costruttiva, avrebbe dimensioni interne di 12,50
m (in senso est-ovest) x 8,80 m (in senso nord sud). Considerando per che lo spicato del pilastro appare non centrale
rispetto alla fondazione ma spostato in corrispondenza del filo occidentale di questa, secondo una modalit che con-
traddistingue anche altri pilastri, che risultano eccentrici rispetto alla fondazione l dove sono in appoggio ai muri pe-
rimetrali, non si pu escludere che anche questo avesse una tale conformazione poich risultava appoggiato ad un
muro accostato al suo lato occidentale. Ci presupporrebbe che la stanza fosse pi corta rispetto a quella con il pavi-
mento in cocciopesto o forse che fosse suddivisa da un tramezzo in due ambiti distinti, entrambi con pilastri. Bisogna
comunque sottolineare che non stata trovata alcuna traccia di questa struttura muraria che potrebbe per essere stata
asportata come successo anche per altri muri (per esempio il perimetrale settentrionale dello stesso ambiente). Secondo
questa ricostruzione, molto ipotetica e con pochi riscontri, lambiente pi occidentale avrebbe una dimensione di 11,70
m (in senso est-ovest) x 8,80 m (in senso nord-sud). Impossibile da definire sarebbero invece le dimensioni dellam-
biente pi orientale (fig. 17).
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 611

Per quanto riguarda la cronologia del complesso, la costruzione dellepiscopio viene ricondotta alla
seconda met del IV secolo in relazione alla datazione della basilica post-teodoriana e, soprattutto,
del quadriportico e in particolare verso gli anni 60 del secolo o poco dopo, sulla base del nucleo di
monete con una datazione abbastanza omogenea trovate proprio sotto il pavimento in cubetti di cotto
del braccio settentrionale29.
La fase di rinnovamento, che sarebbe avvenuta dopo un evento distruttivo il solito incendio atti-
lano che avrebbe colpito in particolar modo il lato settentrionale del quadriportico stata ricondotta
alla seconda met del V secolo, dato che sarebbe confermato dallo stile di alcuni mosaici in particolare
quelli della grande sala di nord-est, presso la ex stalla Violin e dal rinvenimento di alcune monete
doro degli imperatori Teodosio I, Onorio, Teodosio II e Valentiniano III tra il pavimento in coc-
ciopesto della sala meridionale e la soglia di accesso, che sembravano essere state l nascoste prima
della presunta distruzione attilana del quadriportico30 (fig. 20).
In entrambi i casi si tratta comunque di indicazioni molto labili e non incontrovertibili, ma qual-
siasi altra proposta comprese quelle qui avanzate a livello ipotetico mostrano gli stessi difetti e
devono far riferimento a molti aspetti interpretativi pi che a dati di fatto. Vale comunque la pena
di sollevare le questioni problematiche per tentare di trovare la via per una soluzione soddisfa-
cente.
In particolare, va notato, da questo punto di vista, come per la seconda fase del complesso vi siano
molti problemi di inquadramento e non solo dal punto di vista cronologico.
Innanzi tutto, la collocazione ad un momento post-met V secolo del mosaico con stelle, definite
da esagoni, alternati ad esagoni e quadrati a nord della sala pilastrata mostra qualche problema, men-
tre potrebbe ben essere inserito in un orizzonte di seconda met-avanzato IV secolo o forse anche

29
BERTACCHI 1972. Va per notato che sotto il pavimento del quadriportico oltre a questo nucleo di monete sono
state rinvenute altre monete databili tra fine IV e inizi V secolo che solo ipoteticamente si pu pensare vi siano finite
in occasioni di interventi di risistemazione, come proposto dalla Bertacchi. In realt, poich questi reperti provengono
tutti da sotto il pavimento in cubetti di cotto, senza una pi precisa distinzione stratigrafica, non si pu escludere che
la datazione come termine post quem per la pavimentazione del quadriportico sia da ricondurre al termine pi recente.
Una ricognizione tra i materiali ceramici provenienti dallo scavo ha permesso di riconoscere nello strato di terreno
tra il 1 piano in battuto (sotto il mosaico a cubetti di cotto - del quadriportico -) e il 1 piano del mosaico inferiore (toro
e cervo) databile questultimo ad et medio imperiale due coppe in Terra Sigillata chiara africana D databili tra
fine IV e inizi V secolo (tipo Hayes 67/Atl. I, 37, nn. 10, 11; tipo Ponisch 1970, fig. 93/ Atl. I, 35, n. 4) che sembrereb-
bero confermare un termine di datazione pi basso.
Ovviamente ci implicherebbe, a catena, una rimodulazione dellintera cronologia del nucleo episcopale post-teo-
doriano. tuttavia un dato di fatto che le cronologie finora proposte per levoluzione del complesso non si basino su
dati incontrovertibili e siano piuttosto il risultato di interpretazioni che tendono a comporre diverse indicazioni prive
di una certezza cronologica. Solitamente si poi portati a ricondurre una importante fase monumentale allattivit di
un importante vescovo, come nel caso di Cromazio per esempio. per vero che, come appare chiaramente dai caratteri
di sviluppo del complesso aquileiese, ma anche di altre cattedrali, come a Concordia, le varie fasi edilizie monumentali
sembrano legate ad un processo di crescita continuo anche se lento, probabilmente secondo un progetto generale che
pare progredire per moduli, quasi diremmo per lotti, secondo unottica quindi che probabilmente trascende, pi di
quanto sinora non si sia forse considerato, lopera e liniziativa personale di un determinato vescovo o uno specifico e
ristretto momento storico, per dilatarsi invece nel corso del tempo.
30
Dalle immagini dello scavo non si notata una cos evidente presenza di stratificazioni di incendio in posto.
Anche le immagini che ritraggono il famoso lampadario bronzeo - immediatamente dopo la sua scoperta - che sarebbe
stato immerso in un livello di bruciato, sembrano far emergere come sul piano del pavimento a cubetti di cotto del
quadriportico vi siano riporti che non fanno pensare ad un livello di incendio (fig. 20). Le tracce di focatura sui piani
pavimentali sono evidentemente tracce lasciate dal contatto con il fuoco ma non sono tout court o necessariamente re-
lazionabili ad un evento distruttivo che ha provocato un repentino abbandono. questa una considerazione generale
che vale per molte interpretazioni sugli incendi aquileiesi. Per il caso specifico si noti come i recenti scavi in altre
zone del quadriportico non abbiano testimoniato alcuna stratificazione da evento distruttivo bens siano varie le testi-
monianze di una risistemazione e rifunzionalizzazione architettonica di alcuni spazi dello stesso quadriportico, segnali
che esistono, come vedremo, anche nellambito del braccio nord.
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Fig. 21. Piazza Capitolo: sezione nord sud attraverso il braccio settentrionale del quadriportico (Archivio del Museo
Archeologico Nazionale di Aquileia). A) Pavimento del quadriportico; B) Pavimento in cocciopesto dellambiente del-
lepiscopio; C) Livello di spicato dei pilastri; D) Pavimento in mosaico a nord della sala pilastrata; E) Pavimento musivo
di IV secolo al di sotto dei pilastri; F) Strutture tarde che si sovrappongono al quadriportico.

poco dopo come dimostrerebbe ora anche un tessellato molto simile emerso nello scavo della cosid-
detta Domus dei Putti danzanti in corso di scavo da unequipe dellUniversit degli Studi di Trieste
nei quartieri settentrionali della citt ed inquadrabile nella fase di rinnovamento della casa di seconda
met IV secolo31.
Se questa attribuzione cronologica venisse confermata potremmo allora rivedere parte dellinqua-
dramento architettonico della prima fase del complesso, ricollegando alla fase originaria non solo questi
pavimenti musivi ma anche limpianto dei pilastri della sala a meridione di questi. Infatti, se osserviamo
le quote dei piani pavimentali di questo settore del complesso uno degli elementi forti usato per di-
stinguere una fase dallaltra, con tutte le problematiche che un simile dato porta con s sulla base
della valutazione della sezione realizzata in questarea durante lo scavo (fig. 21) notiamo che in una se-
quenza da sud a nord i piani pavimentali del quadriportico, dellambiente con cocciopesto, del piano
con pilastri dellaula a settentrione di questo e dei mosaici pi a nord mostrano un andamento coerente,
con minimi scarti di quota che fanno pensare ad un orizzonte in lieve declivio, con un profilo che tende
gradualmente ad alzarsi andando verso nord.
Pi anomalo apparirebbe invece in questa sequenza il collocamento del supposto mosaico di prima
fase della sala pilastrata che avrebbe dovuto prevedere un significativo salto di quota nel caso di un
suo utilizzo contestuale al quadriportico e allambiente con cocciopesto.
Non si pu quindi escludere che questo mosaico appartenga invece ad una fase edilizia precedente
alla erezione delle altre strutture dellepiscopio qui considerate. Fase edilizia che troverebbe riscontro
in altre evidenze dello steso scavo e soprattutto da quanto emerso nei recenti ritrovamenti presso lex
stalla Violin dove, al di sotto del pavimento della grande sala mosaicata, emerso un ambiente absidato
con mosaici di IV secolo che sembrerebbe appartenere ad un momento precedente il rinnovamento
post-teodoriano in questo settore e potrebbe essere collegato ad una fase (residenziale?) precedente
lerezione dellepiscopio32.
Si tratta per ora di elementi indiziari che comunque sembrano sottolineare come anche nel caso
del palazzo episcopale post-teodoriano di Aquiliea probabilmente sia utile pensare ad una evoluzione
progressiva e dilatata nel tempo, senza necessariamente dover ricorrere al riconoscimento di cesure o
passaggi collegati con eventi traumatici o precisi momenti storici.
Quello che pi ci interessa qui sottolineare comunque il fatto che dalle osservazioni condotte
emerge la possibilit di notare come, forse fin dalla fase originaria o magari poco dopo, in un periodo

31
Si veda il contributo di Federica Fontana in questo volume. Alcune monete sembrerebbero datare il rinnovamento
della domus agli anni 60-70 del IV secolo, un dato che sembrerebbe collimare con la presunta origine del complesso
episcopale nella seconda met del IV secolo.
32
Il contesto attualmente in corso di studio da C. Tiussi e M. Novello in collaborazione con chi scrive e con altri
studiosi. La pubblicazione delle ricerche prevista a breve e sicuramente potr portare a nuovi elementi per linqua-
dramento dello sviluppo monumentale di questa zona cos importante della citt tardoantica e post-classica.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 613

Fig. 22. Piazza Capitolo: veduta del settore nord-occidentale degli scavi con alcune strutture appartenenti alla fase
paleocristiana sovrapposte ai resti delle domus.

Fig. 23. Pianta con evidenziate le strutture che si sovrappongono agli elementi appartenenti alla fase post teodoriana.

ancora da precisare tra la seconda met - avanzato IV secolo e i decenni successivi, si sia andato defi-
nendo un complesso architettonico, con funzione residenziale e di rappresentanza, che mostra unim-
portante e precoce evoluzione delle concezioni costruttive, le quali avranno poi seguito anche nei secoli
successivi. In queste scelte comincia ad affermarsi un significativo sviluppo in elevato con lindividua-
zione di alcune funzioni di servizio al piano terreno (lambiente con pilastri) e la probabile monumen-
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Fig. 24. Piazza Capitolo: particolare della struttura mu-


raria che si sovrappone al pavimento in cubetti di cotto
presso langolo nord-occidentale del quadriportico (Ar-
chivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia).

Fig. 25. Piazza Capitolo: le strutture create sopra il pa-


vimento del quadriportico nellangolo sud-occidentale
(scavi 2008) (Archivio del Museo Archeologico Nazio-
nale di Aquileia).

talizzazione dei piani superiori. Una situazione che se pu essere dovuta alle necessit contingenti dello
spazio urbano in cui stato realizzato, mostra di trovare seguito anche altrove come si evince dal con-
fronto ampiamente sfruttato con il pi tardo complesso episcopale di Parenzo33.
Tanti sono dunque gli aspetti problematici che ancora attendono una risposta dalla prosecuzione
delle ricerche e tra questi va anche annoverato il reale limite del palazzo episcopale che potrebbe com-
prendere anche una serie di altri ambienti e strutture verso occidente, disposti in prossimit del settore
nord-occidentale del quadriportico, come emerge dalle osservazioni fin qui condotto sulla documen-
tazione di scavo (fig. 22).
Di grande interesse appaiono poi quelle tracce che sembrano testimoniare una continuit duso
degli spazi del complesso episcopale e dellepiscopio, con probabili rifunzionalizzazioni e trasforma-
zioni architettoniche che ben per si possono integrare con il mantenimento dellorganizzazione strut-
turale di questo settore urbano connesso con le basiliche (fig. 23).
Sovrapposizione di muretti e di piani duso sono stati evidenziati sia in prossimit dellangolo di
nord-ovest del quadriportico, in contiguit con lepiscopio (fig. 24), sia in unarea un poco pi lontana
da questo, verso langolo sud-ovest dove recenti scavi (del 2008) hanno portato alla luce limpianto di
strutture e nuovi piani pavimentali, inseriti direttamente al di sopra del tessellato originario e in ap-
poggio alle precedenti strutture che furono quindi riutilizzate e rimasero ancora in uso34 (fig. 25). Il ri-
trovamento di una moneta di Teodosio II nel nuovo preparato pavimentale contestuale a questa fase

33
BERTACCHI 1985.
34
MASELLI SCOTTI, TIUSSI, VILLA 2011.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 615

Fig. 26. Piazza Capitolo: veduta del braccio settentrionale del quadriportico con evidenziate le strutture tarde che gli
si sovrappongono, prima della creazione dellarea cimiteriale (Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Aqui-
leia).

di rinnovamento strutturale fornisce un interessante termine post quem per immaginare un fenomeno
di riutilizzo e nuova destinazione duso, magari non distante o in conflitto con la funzione originaria
del quadriportico. Interventi di ristrutturazione di un simile impianto che non stravolse la sua funzione
sembrano essere intervenuti anche nel caso concordiese. Potrebbe essere significativo che anche qui
le principali tracce siano da collegarsi allambito quello del braccio meridionale sul quale si affac-
ciavano degli ambienti che anche se a livello ipotetico sono stati collegati alla dimora episcopale, ma
da alcuni collegati anche a strutture per lospitalit dei pellegrini35.
Ritornando ad Aquileia e ai destini del quadriportico e del palazzo episcopale si deve notare come
lipotesi di una distruzione ed abbandono precoce di una sua parte sia probabilmente da mettere in
dubbio, mentre andrebbero approfonditi gli indizi che parlano a favore di una ristrutturazione di alcuni
ambiti. In particolar modo si pu notare che lambiente con pavimento in cocciopesto che si affacciava
sul quadriportico ha tracce di risistemazione e di un probabile adeguamento funzionale legati al col-
locamento di una piccola strutturina presso il suo perimetrale sud, in prossimit dellingresso, che non
si esclude possa essere legata al collocamento di un corpo scala. Forse per raggiungere proprio il piano
superiore retto dal sistema a pilastri nel momento in cui questo venne realizzato o, se questo gi esisteva
fin dallorigine, come nellipotesi sopra proposta, in un cambio di organizzazione dei percorsi interni
al complesso.
Inoltre, proprio di fronte al colonnato del braccio nord del quadriportico vi sono tracce di una im-
portante trasformazione strutturale che deve aver completamente cambiato lassetto di questo settore,
con linserimento di una struttura nellangolo nord-ovest del cortile interno, che pare appoggiarsi alla
canaletta di scolo nei pressi della colonna angolare e, soprattutto, con la creazione di un sistema di pi-
lastri leggermente arretrati verso sud rispetto al colonnato ma sullo stesso allineamento che paiono de-
finire un nuovo fronte aperto proprio dinnanzi allepiscopio (fig. 23).

35
In ogni caso, la funzione di rappresentanza, legata alla presenza di una grande sala, e di residenza, collegata alla
presenza di locali di servizio con focolare che hanno avuto pi fasi di ristrutturazione, segnalano la contiguit agli spazi
liturgici di ambiti di accoglienza e dimora anche in questo caso.
616 LUCA VILLA

Purtroppo questi elementi si possono notare sulle foto di scavo e, in parte, sui rilievi ma non esiste
alcun altro dato per precisare il loro inquadramento e il rapporto con gli altri elementi del complesso,
tanto meno la loro cronologia (fig. 26). Osservando per le quote di affioramento queste nuove strut-
ture sembrerebbero precedere la fase di necropoli che ha occupato da un certo momento in poi que-
starea. presumibile, ma non vi sono elementi a riguardo, che il cimitero si sia sviluppato tra let
altomedievale e quella medievale, forse quando lepiscopio venne abbandonato dopo la fuga del ve-
scovo da Aquileia in et longobarda? per poi venire collocato in un nuovo ambito monumentale,
nella zona del Patriarcato a sud della basilica, entro le strutture degli antichi horrea, dopo la rinascita
delle sede vescovile aquileiese che parte dallet carolingia per consolidarsi nei primi secoli dopo il
primo millennio.

Per concludere questo breve excursus sui modi di vita e le modalit abitative riscontrabili in Aquileia
dopo il IV secolo, si pu notare come il nuovo paesaggio urbano che emerge dai pur frammentari dati
qui considerati trova ampi riscontri con la situazione che vivono molte citt romane nello stesso pe-
riodo. Queste situazioni invece di essere considerate il sintomo di un inarrestabile declino sono forse
pi propriamente da considerare il segno di un mondo che sta cambiando.
In meglio o in peggio? Non questa la domanda che deve guidare la nostra curiosit (scientifica)
che potrebbe essere meglio riposta nel tentativo di comprensione degli altri significati (insediativi, po-
litici, sociali, economici) di queste trasformazioni.
MODELLI DI EVOLUZIONE DELLEDILIZIA ABITATIVA IN AQUILEIA TRA LANTICHIT E IL MEDIOEVO 617

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