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COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Bellini (Università “Insubria”, Varese)
Claudio Bonvecchio (Università “Insubria”, Varese)
Pierre Dalla Vigna (Università “Insubria”, Varese)
Giuliana Parotto (Università degli Studi di Trieste)
Jean-Jacques Wunenburger (Université Jean-Moulin
Lyon 3)
CARMELO MUSCATO
MIMESIS
Il caffè dei ÀlosoÀ
© 2011 – MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine)
Collana: Il caffè dei filosofi, n. 13
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INDICE
PREFAZIONE
di Armando Plebe p. 11
INTRODUZIONE p. 13
PREFAZIONE
Ecco un libro non inutile. Non perché siano mancati studi più o
meno poderosi sull’argomento, ma perché gli studi sinora esistenti
non escono dal limbo accademico e sono incapaci di farsi leggere e
di avvincere il lettore. Il libro di Muscato riesce invece a conciliare
l’esigenza di un approccio aggiornato e specialistico sul complesso
tema della decisione e al tempo stesso accessibile per chi non pos-
segga già una preparazione speciÀca in questo settore di studi, adot-
tando una prospettiva interdisciplinare che mira a far convergere i
risultati più recenti delle scienze cognitive con una riÁessione teori-
ca sui presupposti ÀlosoÀci del tema della decisione e della scelta.
Poiché l’attenzione per lo sviluppo delle scienze è un atteggia-
mento che ho sempre ritenuto importante per la ÀlosoÀa, ho guar-
dato con simpatia allo sviluppo delle scienze cognitive. Tuttavia è
stata una simpatia mista a scetticismo: può veramente la scienza
cognitiva sostituirsi alla ÀlosoÀa? È veramente possibile una spie-
gazione dell’uomo che possa fare a meno di quanto hanno detto
Platone e Aristotele e secoli di riÁessione ÀlosoÀca? E soprattutto,
è possibile che l’indagine empirica esaurisca l’indagine sulla realtà,
facendo a meno di un pensiero tipicamente ÀlosoÀco?
Ecco perché sono lieto di premettere poche righe al libro di Mu-
scato, in quanto esso, a prescindere dalle tesi sostenute da cui si
può anche dissentire, presenta un’impostazione che condivido: ac-
cogliere la spinta innovativa delle scienze cognitive senza esauto-
rare la ÀlosoÀa. Questa impostazione si rivela feconda sia per le
scienze cognitive sia per la ÀlosoÀa, in particolare per la ÀlosoÀa
politica. Da un lato le scienze cognitive costituiscono il paradigma
dominante nell’ambito delle scienze umane e sociali. Ma esse tra-
scurano, ritenendoli problemi irrilevanti e irrisolvibili, quegli aspet-
12 Lǁenigma della scelta
ti del tema della decisione che hanno a che fare con domande del
tipo: che cosa vuol dire operare delle scelte o possedere preferenze?
vi è differenza tra preferenze individuali, scelte economiche, scelte
politiche? c’è una relazione tra scelte e Àni, e qual è? Dall’altro è
la ÀlosoÀa politica che si è sempre occupata di queste domande,
ma nell’ambito del pensiero politico tradizionale tali domande sono
state affrontate attraverso un approccio teorico non suffragato da
evidenze empiriche.
La convergenza fra le due prospettive è invece particolarmente
indicata per analizzare i due nodi cruciali del tema della scelta af-
frontati in questo libro: la crisi della teoria della scelta razionale e
l’insufÀcienza della razionalità strumentale. Ritengo pertanto che
il futuro degli studi sull’argomento dovrà tenere conto di questa
impostazione critica del tema della scelta razionale.
Armando Plebe
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INTRODUZIONE
I.
SUCCESSI E LIMITI DELLA TEORIA
DELLA SCELTA RAZIONALE
2 Una prima formulazione della nozione dell’utilità attesa era stata fornita da
Daniel Bernoulli, il quale nell’enunciazione del cosiddetto Paradosso di San
Pietroburgo, distingueva il valore atteso di un risultato, cioè il suo valore
oggettivo, dalla speranza morale, ossia il suo valore soggettivo, che si può
far corrispondere al concetto di utilità attesa. Cfr. S. Morini (2003).
24 Lǁenigma della scelta
Per utilità si intende quella proprietà di ogni oggetto per mezzo del-
la quale esso tende a produrre beneÀcio, vantaggio, piacere, bene o
felicità (in questo contesto tutte queste cose si equivalgono) oppure ad
evitare che si veriÀchi quel danno, dolore, male o infelicità (di nuovo
tutte queste cose si equivalgono)7.
ciamo, in tutto quel che diciamo, in tutto quel che pensiamo» (p. 89). Quindi
aggiunge: «il principio di utilità riconosce tale soggezione e la assume a
fondamento di quel sistema il cui obiettivo è innalzare l’ediÀcio della felicità
per mezzo della ragione e della legge» (pp. 89-90).
Successi e limiti della teoria della scelta razionale 27
Gli esseri umani hanno facoltà più elevate che non i semplici ap-
petiti animali, e una volta che essi ne abbiano preso coscienza non
considerano che possa chiamarsi felicità una condizione in cui quelle
facoltà non vengano soddisfatte. […] Riconoscere che alcune specie
di piacere sono più desiderabili e hanno maggior valore che altre, è
perfettamente conciliabile con il principio di utilità. Sarebbe assurdo
se, mentre nella valutazione delle altre cose le considerazioni qualita-
tive hanno il loro posto accanto alle considerazioni quantitative, nella
valutazione dei piaceri si dovesse dipendere unicamente dalle conside-
razioni quantitative9.
14 Ivi, p. 12.
15 Anticipando la tendenza dell’economia successiva di prescindere da ogni
considerazione di carattere psicologico, Jevons si affretta a precisare: «Lungi
da me il dire che avremo mai i mezzi per misurare direttamente i sentimenti
dell’animo umano» (p. 12).
16 W.S. Jevons (1871), pp. 13-14.
Successi e limiti della teoria della scelta razionale 31
Si può dire che sin dalle sue origini storiche il più importante
campo di applicazione della TSR sia stata l’economia, in quanto
dopo Hume, il cui utilitarismo era una ÀlosoÀa prettamente morale,
i concetti di utilità e preferenza hanno un signiÀcato strettamen-
te economico. Dal momento che l’economia riguarda i comporta-
menti e le decisioni attraverso cui l’agente utilizza le risorse per
soddisfare i bisogni, e poiché le risorse sono limitate e i bisogni
potenzialmente illimitati, il nucleo di questo approccio consiste
perciò nell’interpretare la scelta come un processo volto alla massi-
mizzazione dei beneÀci e minimizzazione dei costi. In tal modo si
è venuto delineando il paradigma concettuale, che viene anche de-
nominato dell’Homo oeconomicus, in cui lo studio della decisione
è stato dominato dall’approccio economico. Secondo questo mo-
dello il decisore è caratterizzato dalla “razionalità”, intesa nel senso
prettamente “pratico”, in quanto Ànalizzata alla scelta dell’azione,
e “strumentale”, ossia come capacità di calcolare e di utilizzare i
mezzi nel modo migliore in vista di un determinato Àne.
22 Ivi, p. 7.
36 Lǁenigma della scelta
25 Becker (1976) ammette che «può sembrare una forzatura artiÀciosa e im-
morale classiÀcare insieme bambini e automobili, case e macchinari», ma
secondo lui ciò è del tutto irrilevante per il successo descrittivo della sua
teoria (p. 172).
26 G. Radnitzky e P. Bernholz (1987). Cfr. anche E.P. Lazear (2000).
27 L. Robbins (1932), p. 16.
38 Lǁenigma della scelta
32 Ivi, p. 511.
Successi e limiti della teoria della scelta razionale 41
37 H. Simon (1947).
Successi e limiti della teoria della scelta razionale 45
Poiché gli organismi del mondo reale non hanno né i sensi né l’inge-
gno per scoprire un percorso ‘ottimale’ – supponendo fra l’altro che il
concetto di ottimale possa essere deÀnito chiaramente – siamo interes-
sati solo a trovare un meccanismo di scelta che lo condurrà a persegui-
re un percorso ‘soddisfacente’ che, ad un qualche determinato livello,
consentirà la soddisfazione dei suoi bisogni41.
39 H. Simon (1955).
40 H. Simon (1958).
41 H. Simon (1957), pp. 270-271.
Successi e limiti della teoria della scelta razionale 47
II.
COGNIZIONE E DECISIONE
5 In realtà per spiegare il comportamento dei tassisti di New York, oltre che
all’avversione alle perdite, occorre fare riferimento anche al fenomeno molto
studiato del bracketing, ossia messa tra parentesi, che consiste nel sempli-
Àcare le scelte isolandole dal più ampio Áusso decisionale in cui esse sono
inserite. Così il fatto di avere Àssato un orizzonte giornaliero, impedisce la
sostituzione intertemporale tra guadagni di diverse giornate. Cfr. Camerer et
al. (1997) p. 205.
Cognizione e decisione 57
Questo fermento per un maggiore realismo sta dando ora dei risul-
tati. Comunemente denominata ‘economia comportamentale’, questi
sforzi volti a incorporare all’interno dell’economia nozioni più rea-
listiche della natura umana si sono espansi enormemente nell’ultimo
decennio. Mentre è ancora in una fase controversa, l’economia com-
portamentale è sul punto di diventare ‘mainstream’, specialmente nei
migliori dipartimenti americani. Il numero di recenti contratti, incari-
chi d’insegnamento, conferenze ecc., basati sulle ricerche di economia
comportamentale sono state accolte come un promettente sviluppo ai
più alti livelli della professione9.
15 Ivi, p. 82.
Cognizione e decisione 63
23 Ivi, p. 1223.
24 T. O’Donoghue e M. Rabin (2003), p.186.
Cognizione e decisione 67
27 Ivi, p. 1164.
28 Ivi, p. 1171. Questo caso a cui fanno riferimento gli autori ha un signiÀcato
esemplare, poiché la politica così adottata dall’Università di Chicago risulta
in netto contrasto con il presunto antipaternalismo della concezione econo-
mica della scelta, di cui la stessa Università è considerata la roccaforte. Infatti
all’Università di Chicago hanno insegnato Fridman, Savage, Becker, cioè i
Cognizione e decisione 69
III.
INSUFFICIENZA DELLA RAZIONALITÀ
STRUMENTALE
5 Ivi, p. 151.
6 Ivi, pp. 152-153.
7 Ivi, pp. 153-154.
74 Lǁenigma della scelta
vazione che molte ricompense legate al piacere che vanno dal cibo, sesso e
droghe alle ricompense sociali e cognitive, attivano i sistemi dopaminici del
mesolimbico, dove appunto si trova il nucleo accumbens. A questa ipotesi
era correlata quella della cosiddetta “anedonia”, ossia l’incapacità di provare
piacere, dovuta alla disfunzione della dopamina. Infatti Wise (1982) notava
che la soppressione dei neurotrasmettitori di dopamina fa deteriorare o scom-
parire l’abilità di un animale a motivare comportamenti volti ad acquisire
ricompense. K.C. Berridge e T.E. Robinson (1998) hanno mostrato l’infon-
datezza di questa ipotesi. Essi infatti, dopo aver inibito il sistema dopaminer-
gico attraverso lesioni provocate farmacologicamente, hanno mostrato che
in ratti con una lesione massiva che aveva distrutto il 99% della dopamina
sia nell’accumbens sia nel neo striato, non si registra alcun effetto rilevabile
sull’impatto edonico del gusto. Pertanto gli autori ne conclusero che la do-
pamina non era necessaria per le normali reazioni di piacere alla dolcezza.
Anche nell’uomo non vale l’equazione dopamina = piacere. Infatti pazienti
con il morbo di Parkinson, che presentano un deterioramento della dopami-
na, hanno mostrato di avere un capacità di provare piacere per ricompense
di cibo dolce che rientra nella norma (Kent C. Berridge 2007). Per questa
ragione Berridge e Robinson hanno formulato una teoria alternativa a quella
dell’anedonia di Wise, che attribuisce alla dopamina una funzione nella ri-
compensa, legata essenzialmente a fasi anticipatorie, appetitive o d’approc-
cio del comportamento motivato. Più precisamente questa teoria attribuisce
alla dopamina mesocorticolimbica un peculiare ruolo nell’ambito del sistema
della ricompensa e, cioè, la mediazione della “salienza motivazionale” (o
dell’incentivo).
76 Lǁenigma della scelta
16 Ivi, p. 93.
17 J.J. Rachlinski (2006), p. 208.
18 Ivi, pp. 209-210.
80 Lǁenigma della scelta
19 Ivi, p. 215.
20 Ivi, p. 216.
InsufÀcienza della razionalità strumentale 81
21 Ivi, p. 218.
22 Ivi, p. 221.
23 Vedi R. Rumiati e N. Bonini (1996).
82 Lǁenigma della scelta
32 Ivi, p. 39.
InsufÀcienza della razionalità strumentale 89
35 Ivi, p. 376.
36 Ivi, p. 377.
37 D. Kahneman e J. Riis (2005), pp. 60-62.
InsufÀcienza della razionalità strumentale 91
38 Ivi, p. 62.
92 Lǁenigma della scelta
39 R. Viale (2005), p. 240. Sul fatto che la teoria del prospetto sia allineata alla
TSR vedi anche G. Bellantuono (2001).
93
IV.
DECISIONE E NEUROBIOLOGIA
1 I principali centri di ricerca che hanno adottato questo nuovo approccio sono
il Center for Biological and Computational Learning del MIT, il Caltech Cen-
ter for Advanced Computing Research e il Computational Neurobiology Lab.
2 R. Montague (2006), p. 8.
Decisione e neurobiologia 95
3 Ivi, p. 13.
4 C. Darwin (1859), Capitolo III, Lotta per l’esistenza.
96 Lǁenigma della scelta
6 G. Di Chiara (2005), p. 1.
7 Ibidem.
Decisione e neurobiologia 99
liare, la Società degli Uomini, che egli stesso si è dato. Dunque, il pia-
cere non è un optional ma uno strumento fondamentale di adattamento
delle specie all’ambiente e dell’efÀcienza degli organismi biologici8.
8 Ivi, p. 4.
100 Lǁenigma della scelta
15 Ivi, p. 1594.
104 Lǁenigma della scelta
Queste critiche […] dirigono le nostre scelte in una sorta di gioco ‘Fuo-
co, Fuochino, Acqua’. […] Nel gioco ‘Fuoco, Fuochino, Acqua’ un certo
oggetto, diciamo una moneta da un euro, viene nascosto in una stanza da
20 Ivi, p. 761.
Decisione e neurobiologia 107
un bambino (la guida), mentre un altro bambino (chi deve decidere) viene
diretto a questo oggetto seguendo le critiche ‘Fuoco, Fuochino, Acqua’
fornite dalla guida. Se il bambino si avvicina al nascondiglio, la guida dà
il segnale ‘Fuoco’, ‘Fuochino’se tale approssimarsi è piuttosto blando;
invece se si allontana dall’obbiettivo la guida dice ‘Acqua’21.
Se, come si è visto sin qui, il fatto che nelle computazioni bio-
logiche il calcolo non è mai disgiunto dallo scopo e il fatto che gli
27 R.Viale (2005), p. 3.
28 G. Dosi (2005), p. 24.
Decisione e neurobiologia 113
V.
DECISIONE E FILOSOFIA POLITICA
4 Ibidem.
5 Aristotele, Politica, I, 1253a, 3-29.
6 Th. Hobbes (1651), p. 120.
7 Invero Hobbes, in linea con il suo orientamento ÀlosoÀco di fondo, tende a
giustiÀcare la teoria dello stato di natura presentandola come un dato empiri-
co, come lasciano intendere queste sue affermazioni: «Si può per avventura
pensare che non vi sia mai stato un tempo e una condizione di guerra come
questa, ed io credo che non ci sia mai stata generalmente in tutto il mondo,
122 Lǁenigma della scelta
funzione e capacità, sicché quando non sono più tali, non si deve dire
che sono le stesse, bensì che hanno il medesimo nome9.
Si tratta di un’uguaglianza formale, che deriva dal fatto che tutti gli
individui vengono considerati indistinti. Non è un caso che Hobbes
apra il capitolo dedicato alla stato di natura come bellum omnium
contra omnes con le seguenti parole:
La natura ha fatto gli uomini così uguali nelle facoltà del corpo e
della mente che, sebbene si trovi talvolta un uomo manifestamente più
forte Àsicamente o di mente più pronta di un altro, pure quando si cal-
cola tutto insieme, la differenza tra uomo e uomo non è così conside-
revole, che un uomo possa di conseguenza reclamare per sé qualche
beneÀcio che un altro non possa pretendere, tanto quanto lui16.
17 Ivi, p. 80.
126 Lǁenigma della scelta
34 Ivi, p 194.
140 Lǁenigma della scelta
35 Ivi, p. 191.
36 Ivi, p. 196.
Decisione e ÀlosoÀa politica 141
43 Ivi, p. 46.
44 Queste due frasi sono contenute nel testo manoscritto di una conferenza te-
nuta a Brema nel 1949, su cui si basa il saggio Die Frage nach der Technik
pubblicato nel 1953. Ma di esse solo la prima viene riportata nel testo pub-
blicato – Heidegger (1953), p. 11 – mentre la seconda è stata eliminata. Più
precisamente a pag. 4 dell’originale dattiloscritto si legge: «l’agricoltura è
diventata industria meccanizzata dell’alimentazione, essenzialmente la stessa
cosa della produzione industriale di cadaveri nelle camere a gas e nei campi
di sterminio, la stessa cosa del blocco e l’affamamento di paesi [era l’anno
del blocco di Berlino], la stessa cosa della produzione di bombe all’idroge-
no», citato in R. J. Bernstein (1991) p. 125.
45 C. Bonvecchio (2002), p. 59.
Decisione e ÀlosoÀa politica 145
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150 Lǁenigma della scelta