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Ma chi ci capisce qualcosa dell’informazione finanziaria?*


14.11.17
Nadia Linciano e Paola Soccorso

Conoscenze limitate e distorsioni cognitive incidono sulla comprensione dell’informativa sui prodotti finanziari. Va dunque ripensato il
concetto di chiarezza dei documenti informativi. Così come va valorizzato il supporto del consulente.
Rischi incompresi

Il terzo Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane della Consob dedica un approfondimento all’attitudine degli investitori a
fruire dell’informativa finanziaria di prodotto.

La rilevazione mette in luce come siano scarsamente comprese talune dimensioni del rischio ricorrenti nei documenti informativi: la
percentuale di risposte corrette alle domande su rischio di mercato, credito e liquidità oscilla infatti tra il 10 e il 18 per cento ed è di gran
lunga inferiore al dato registrato per altri concetti definiti “di base” (figura 2.1 del Report). E le conoscenze percepite spesso sopravvalutano
quelle reali (cosiddetto upward mismatch; figura 1).

Figura 1 – Disallineamento tra conoscenze reali e conoscenze percepite

Fonte: Consob, 2017

La difficoltà nella lettura dell’informativa finanziaria si lega alla scarsa dimestichezza con le caratteristiche dei prodotti più diffusi: il 20 per
cento dei decisori finanziari (il 15 per cento degli investitori) afferma di non conoscerne nessuno e il restante 80 per cento dichiara di
conoscere prevalentemente depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni (Sezione 2 del Report).

Quanto alla capacità degli intervistati di valutare la rischiosità di prodotti che vorrebbero inserire nel loro portafoglio, i dati mostrano che
oltre un terzo non è in grado di ordinare per livello di rischio azioni e obbligazioni. Il 59 per cento degli intervistati che affermano di
preferire una composizione di portafoglio a prevalenza azionaria ritiene che le azioni siano meno rischiose delle obbligazioni, mentre il 40
per cento di coloro che scelgono un portafoglio bilanciato non sa indicare il livello di rischio degli strumenti indicati (figura 2). Non si
possono quindi ritenere attendibili le misurazioni della propensione al rischio basate sulle preferenze espresse dagli intervistati, se non
sono accompagnate da una contestuale verifica delle loro conoscenze.

 Figura 2 – Preferenze verso il rischio e consapevolezza del rischio


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Fonte: Consob, 2017

Un ulteriore elemento di complicazione si collega alle instabilità delle preferenze verso il rischio, che variano in base alle modalità di
presentazione dell’informazione (cosiddetto framing effect, Daniel Kahneman e Amos Tversky ; per il caso italiano si veda Monica Gentile,
Nadia Linciano, Caterina Lucarelli e Paola Soccorso), nonché in funzione dello scorrere del tempo e della fase di mercato.

In particolare, nel campione Consob, poco più del 30 per cento degli intervistati si dichiarano avversi ovvero propensi al rischio a seconda
che il frame delle opzioni di scelta si riferisca, rispettivamente, al dominio dei guadagni o delle perdite. In un terzo dei casi, inoltre, le
preferenze variano rispetto all’orizzonte temporale considerato, suggerendo una tendenza alla procrastinazione che può influenzare la
qualità delle scelte finanziarie (Sezione 2 del Report).

La comprensione corretta dell’informazione finanziaria sembra, dunque, dover superare un percorso a ostacoli. Ma in quanti leggono
l’informativa di prodotto? Più del 40 per cento degli investitori, secondo il Rapporto Consob, prevalentemente in autonomia (25 per cento) o
con il supporto di familiari e amici (10 per cento) e, solo in via residuale, con l’aiuto del consulente (8 per cento; figura 3). Tra i restanti
intervistati, il 28 per cento non consulta i documenti informativi perché si affida a un professionista oppure perché teme di non essere in
grado di utilizzarne il contenuto, mentre il 29 per cento non risponde. La propensione a consultare l’informativa è meno pronunciata tra chi
ha minori conoscenze finanziarie e coloro che paiono esposti all’effetto framing.

Cosa accade se non si riesce a comprendere le caratteristiche dei prodotti pur avendo consultato i relativi documenti informativi? Il 50 per
cento degli individui non investe: la percentuale sale tra coloro che possiedono un livello più elevato di conoscenze finanziarie e tra coloro
che non sono inclini all’effetto framing. Il 27 per cento dei decisori finanziari, invece, investirebbe in ogni caso, incentivati dalla fiducia nel
consulente e dalla buona reputazione dell’intermediario, mentre un quarto degli intervistati non si esprime (figura 4).

 Figura 3 – Attitudine verso l’informativa finanziaria

Fonte: Consob, 2017

Figura 4 – Informativa finanziaria e decisione di investimento


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Fonte: Consob, 2017

I risultati del Rapporto Consob sottolineano ancora una volta la necessità di potenziare le capacità di fruizione dell’informativa finanziaria da
parte dei destinatari. La semplificazione dei documenti informativi in atto (Esas Joint Committee, 2014) può aiutare, ma non è tutto. In attesa
della Strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale e dei suoi effetti, restano centrali l’interazione tra cliente e
intermediario nonché il ruolo del consulente, al quale gli orientamenti Esma del 2016 richiedono non solo la capacità di mettere a confronto
le caratteristiche dei prodotti offerti per selezionare quello più adatto all’investitore, ma anche quella di spiegarle efficacemente, affinché
questi possa compiere scelte consapevoli.

* Ufficio studi economici, Consob. Il presente intervento riprende e sviluppa alcuni temi documentati nel Report Consob sulle scelte di
investimento delle famiglie italiane, curato da Nadia Linciano, Monica Gentile e Paola Soccorso. Le opinioni espresse sono personali e non
impegnano in alcun modo l’Istituzione di appartenenza.

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In questo articolo si parla di: Consob, informazione finanziaria, nadia linciano, Paola Soccorso

BIO DELL'AUTORE

NADIA LINCIANO

Nadia Linciano è Responsabile dell’Ufficio Studi Economici in Consob. Laureata in Economia e commercio presso la
LUISS (Roma), ha conseguito un Ph.D. in Economics presso l’Università di York (UK) e un Dottorato di Ricerca in
Economia presso l’Università Federico II di Napoli. È stata docente a contratto presso l’Università di Lecce e di Bari. È
autrice di numerosi scritti in materia di economia e regolamentazione dei mercati finanziari e di finanza
comportamentale, pubblicati in riviste nazionali e internazionali (tra queste, European Journal of Law and
Economics, Journal of Financial Management, Markets and Institutions and Economic Notes). Partecipa a gruppi di
lavoro IOSCO e OCSE in materia di analisi di rischi sistemici e consumer protection. Coordina le seguenti
pubblicazioni periodiche della Consob: Risk Outlook, Rapporto sulla Corporate Governance delle società quotate
italiane e Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane.
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PAOLA SOCCORSO

Paola Soccorso è funzionario dell’Ufficio Studi Economici della Consob. Ha conseguito la Laurea in Economia Politica
presso l’Università Commerciale L. Bocconi di Milano e il Master in European Economy and International Finance
presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Dal 2007 lavora in Consob, dove svolge attività di studio e
ricerca su temi di interesse istituzionale e collabora alla redazione del “Report on financial investments of Italian
households”. Precedentemente ha prestato servizio nell’Area Mercati della Holding del Gruppo Bancario Iccrea. È
coautrice di alcuni studi pubblicati dalla Consob, tra i quali Assessing investors' risk tolerance through a
questionnaire, 2012, Financial disclosure, risk perception and investment choices. Evidence from a consumer
testing exercise, 2015, Financial advice seeking, financial knowledge and overconfidence. Evidence from the Italian
market, 2016.
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