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Il cammino quaresimale domenica dopo domenica prende senso, forma e bellezza, come l’opera

di un artigiano. Esso, lungo i quaranta giorni si tinge di vari colori spirituali che avvolgono ogni
angolo della nostra esistenza. Così identificarci in questo tempo liturgico diventa qualcosa di
naturale, un qualcosa che però richiede in qualche modo uno sforzo spirituale che con lo
scorrere del tempo man mano si spinge oltre, preparandoci così per la Pasqua.
Quest’oggi il cammino si tinge di fuoco, quello dello Spirito Santo di Dio. Lo stesso Spirito che
ad ogni liturgia invochiamo, quello Spirito silenzioso che ad ogni invocazione risponde con la
sua forza colmando di essa la nostra intimità. Acqua e Spirito, direi piuttosto.
Il libro dell’Esodo si pone quest’oggi come il riflesso di ogni uomo interpellato dalla
magnificenza di Dio, quel Dio che attua costantemente cose meravigliose a favore dell’umanità,
che sta sempre vicino. tuttavia è un Dio che a volte per l’uomo diventa un po’ incomprensibile.
Un Dio con il quale si entra man mano in una relazione profonda, una relazione di fidanzamento
in prospettiva di un qualcosa in più. È infatti proprio da fidanzati, ma anche da sposati, il non
poter a volte capire l’altro, il partner.
A volte anche i buoni gesti vengono rimproverati, come infatti fece Israele. Il popolo liberato
non potendo capire il piano di Dio s’arrabbia contro Mose e contro Dio, rimpiange la situazione
di donna libera senza impegni, senza alleanza, rimpiange la schiavitù che, se ben doni il pane
necessario almeno per la sopravvivenza richiede una certa rassegnazione, fermarci lì senza
lottare.
Ora, la libertà del popolo richiede ben altro, un impegno ben preciso, la fedeltà.
Non c’è acqua, è il rimprovero d’Israele per Dio. Il testo dell’Esodo ci dimostra che nonostante
sia un rimprovero senza causa (Dio infatti avrebbe provveduto senza che il popolo glielo
chiedesse, “Il Signore infatti era in mezzo a loro!”), ma non solo, il Vangelo ci rivela qualcosa in
più, cioè, che Dio quest’acqua l’ha donata lungo i secoli, dai tempi dell’esodo fino ai tempi di
Gesù, secoli di fedeltà, né il popolo né il bestiame avrebbe patito la sete lungo il tempo.
Ma quel che il Signore ha d’offrire per il suo popolo va ben oltre le attese del popolo cecato dalla
paura e l’insicurezza che nascono dalla mancanza o dalla poca fede.
Lungo la nostra storia la cosa che più sorprende è che Dio abbia voluto diventare uno di noi
mandando il suo Figlio Gesù Cristo nella nostra carne mortale. Egli viene a fare l’esperienza
d’Israele, a compiere insieme al popolo di Dio l’itinerario verso il Fine dell’umanità, verso il
compimento delle promesse.
Così, come Israele anche Gesù sperimenta la stanchezza e la sete, chiede dell’acqua che il signore
attraverso Giacobbe diede al suo popolo, ma chiedendola pretende suscitare nell’interpellato
un’altra sete, di un’altra acqua.
Impossibile che Dio abbia bisogno di noi, soprattutto se siamo stigmatizzati da paradigmi sociali
che finiscono per privarci della nostra dignità, almeno nella mente. Ma è proprio questa la
condizione che Dio mandando Gesù cerca negli uomini.
La Samaritana è proprio immagine degli uomini che non sono mai stati abbandonati da Dio
nonostante gli stigmi sociali e morali e religiosi. Un Dio sì, che non abbandona nessuno, e che
anzi, sta più vicino al peccatore, ma non per fargli compagnia, ma per portarlo alla scoperta
della sua presenza, della sua vera sete spirituale, anzi Spirituale. Il Dio che sazia di acqua, di
manna, pane e pesci agli uomini ha qualcosa di più da offrire. Un’acqua che colma ogni sete in
eterno, un’acqua che ha diversi nomi, ma un solo scopo: donare a tutti gli uomini la via della
salvezza.
Noi abbiamo ricevuto questa chiamata attraverso i sacramenti dell’iniziazione che ci hanno
colmati di Spirto, hanno saziato la nostra fame con lo stesso pane che mangiarono gli apostoli e
hanno colmato la nostra sete con il sangue dell’agnello. In particolare nel battesimo abbiamo
ricevuto questa “spinta” che ha come nome Spirito Santo che ci abilita all’inizio di un percorso
stupendo di scoperta di Dio, un Dio così grande, ma così piccolo, un Dio così divino, ma anche
così umano, un Dio che sta in mezzo a noi.

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