Sie sind auf Seite 1von 7

Pd chiamò Soros in Italia.

E Soros rispose
Salvatore ClementeAugust 12, 2017

Gentiloni riceve Soros a Palazzo Chigi

Nota Bene: si avvisano i Cacciatori di Bufale che questo documento non rientra nella categoria di
Spam né di Fake-news. La fonte dell'articolo, più che attendibile, è riportata in fondo alla pagina.
Grazie!

di Daniel Wedi Korbaria, 12 agosto 2017

Colour revolution in Italia (riuscita)

A questo punto della storia la domanda sorge spontanea: ma come ha fatto Soros ad arrivare fin nel
cuore del Mediterraneo? Chi ce l’ha portato da oltreoceano?Il primo tentativo, di una serie di
riverenti salamelecchi per ridursi a zerbini, è stato quello di Francesco Rutelli accompagnato da
Lapo Pistelli e da una delegazione della Margherita. Nell’ufficio al 33° piano di un grattacielo che
si affaccia su Central Park, per la prima volta, Rutelli incontra Soros al quale consegna una lettera
di presentazione scritta dall’amico Carlo De Benedetti che lo raccomandava come “un giovane
politico di sicuro avvenire”. Era il luglio del 2005.

Scrive l’inviato di la Repubblica Umberto Rosso: “E tutti rimasti piuttosto affascinati dal
personaggio, «certamente stimolante», tanto che questo è stato solo il primo di una serie di
incontri, il rapporto certamente andrà avanti”. L’incontro aveva prodotto una prima iniziativa
concreta: una convention su Democrazia e Islam da farsi a Venezia a fine settembre organizzata dal
Partito democratico europeo.

“Rutelli ha gettato le basi per un rapporto duraturo con la Open Society, la più famosa delle
fondazioni create dal finanziere. A tavola c’era anche il presidente della struttura Aryeh Neier.”
scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera.
“By 2010 we played a role in every region of the world. Entro il 2010 saremo protagonisti in ogni
regione del mondo” Open Society Foundations.

Primo flashback: il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore per una speculazione
mirata a far crollare lira e sterlina, una notte brava in cui Soros guadagnò 10 miliardi di dollari.
Come scrive Antonella Randazzo nel suo articolo intitolato Come è stata svenduta l’Italia: “Soros
ebbe l’incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni,
efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall’élite finanziaria. Egli fece attacchi
speculativi degli hedge funds per far crollare la lira.” La sua speculazione costrinse la Banca
d’Italia a bruciare circa 40 mila miliardi di lire in riserve valutarie. Quasi tre anni dopo, il 30 ottobre
1995, Romano Prodi offrì a Soros la laurea honoris causa in economia.

Marco Marozzi scrive su la Repubblica: “Ieri a Bologna, nella più antica università del mondo, gli
hanno dato la laurea honoris causa. In economia. Festa di professori, banchieri, industriali. Ma
anche un abbozzo di contestazione”. Lo stesso Prodi si incarica di presentare l’ultimo libro di
Soros: “Le contestazioni sono incoerenti. Fanno ridere. Non hanno letto il libro” replica.

“Tutti a riconoscere l’importanza della Open Society Fund creata da Soros per allargare nel
mondo il concetto di democrazia economica e politica” scrive il giornalista de la Repubblica. Nel
dicembre 2005, al rientro dalla sua visita a New York, Carlo De Benedetti organizza una
conferenza nazionale sul futuro del Partito Democratico (PD) dove promuove Rutelli e il sindaco di
Roma Walter Veltroni a candidati alla guida del partito. Così, il 14 ottobre 2007, dalla fusione dei
due partiti La Margherita e i DS nasceva il PD. Sei mesi dopo, nell’aprile del 2008 nella capitale
italiana c’era già fermento sulla voce che vedeva Soros interessato alla compravendita della squadra
calcistica AS Roma. Questi i commenti di allora: Francesco Rutelli (laziale) “L’interesse di Soros
è serio”, Walter Veltroni (juventino) “La politica non si metta in mezzo”, Massimo
D’Alema (romanista) “È un uomo di grande valore, un intellettuale impegnato in grandi azioni
umanitarie”. Come dire: “Quando un uomo mette sulla stessa linea un juventino, un laziale e un
romanista!”

Ma perché il centro-sinistra ha viaggiato fino a New York per chiamare Soros in Italia?

Vista l’esperienza americana del 2003 in cui Soros investì 15 milioni di dollari per sconfiggere il
presidente Bush nelle elezioni del novembre 2004, che a suo dire era diventata “una questione di
vita o di morte”, qualcuno in Italia ha pensato bene di approfittare del filantropo per sconfiggere il
presidente Berlusconi. Il 2011 è l’anno delle primavere arabe, la nuova versione delle rivoluzioni
colorate per i paesi del Maghreb. Quello che era successo precedentemente in Serbia, Georgia,
Tunisia ed Egitto sarebbe successo anche in Italia all’insaputa degli italiani. E fu per attuare questo
progetto “non violento” che Soros sbarcò in Italia. Doveva battere “democraticamente” il Cavaliere
organizzandogli una bella rivoluzione colorata, una di quelle che sapeva fare benissimo e, visto che
i colori li aveva quasi finiti, scelse per l’Italia l’ultimo rimasto nella sua scatola Giotto, il colore
viola. Così nacque il Popolo viola. E, il 5 dicembre 2009, la piazza San Giovanni a Roma si riempì
di centinaia di migliaia di persone del popolo viola organizzate su Facebook per chiedere al governo
le dimissioni. Quel giorno venne chiamato il No B. Day.
Ovviamente, Berlusconi non si dimise e il movimento “spontaneo” perse il suo slancio innovativo
per il cambiamento e andò scemando. A questo punto serviva un altro sistema efficace per
dimissionare Silvio Berlusconi. E qual è il miglior sistema per un Grande Speculatore come Soros,
che già nel 1993 aveva fatto svalutare la lira italiana del 30%, se non un altro attacco economico?

Infatti, ad un anno dal No B. Day, gli italiani dovettero imparare una nuova parola straniera:
lo spread fra Bund tedeschi e i Btp italiani. Il “4 gennaio 2011 lo spread è a 173 punti. Il 30
dicembre arriverà a quota 528, con un incremento di 355 punti” scrive Michela Scacchioli su la
Repubblica e aggiunge: “Il 9 novembre Napolitano nomina Monti senatore a vita (…) Tre giorni
dopo Silvio Berlusconi sale al Colle per dimettersi (…) Il 16 novembre il presidente della
Repubblica dà a Monti l’incarico di formare un governo tecnico.”

Così, finalmente, a colpi di spread, Soros archiviò il ventennio di Berlusconi. Un regime-


change economico, un silenzioso Colour revolution. Il centro-sinistra è entrato finalmente a Palazzo
Chigi senza alcun bisogno di andare alle elezioni.

Una nota complottistica: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, George Soros, Mario
Monti, e il suo successore a Palazzo Chigi Enrico Letta fanno tutti parte del gruppo Bilderberg,
un’organizzazione internazionale massonica.

Gli Smart Dissidents

A sorpresa, il 17 febbraio 2014 sbuca dal nulla Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, che riceve dal
presidente Napolitano l’incarico di formare un nuovo Governo. Una carriera fulminea quella di
Matteo Renzi che diventa il 63° Presidente del Consiglio scalzando il Governo Letta dopo averlo
prima rincuorato con un “Enrico stai sereno!”

Ma come è potuto accadere?

Secondo flashback: un giorno, chissà perché a Renzi venne in mente di regalare a Soros Le
Murate, l’ex carcere nel centro di Firenze. E, George, sebbene non fosse il suo compleanno, accettò
di buon grado l’omaggio del Sindaco di Firenze. E non ci mise molto ad avere l’idea di trasformare
quel mostruoso edificio, all’interno del quale nel medioevo si torturavano e si uccidevano le
persone, in uno spazio pieno di vita, un’isola felice in cui far regnare i diritti umani per esportarli
dappertutto. Così, per la ristrutturazione, ha incaricato il famoso architetto Renzo Piano che, senza
badare a spese, è riuscito a trasformare l’ex carcere in un albergo di lusso per ospitare attivisti e
bloggers dei diritti umani provenienti da tutto il mondo. Il vecchio carcere divenne così il Centro
per gli Smart Dissidents.

Il 17 maggio 2013, giorno dell’inaugurazione, assieme all’Ambasciatore americano c’era anche


Kerry, la figlia di Robert Kennedy. Al taglio del nastro il Centro fu battezzato: Robert Kennedy
Center for Justice and Human Rights di cui Kerry divenne la presidente. Era il 2010.

“Can Smart Dissident Create Change?” era la scritta che campeggiava nel Centro: Può un blogger
provocare una rivoluzione? Cioè si può fare rivoluzione usando il computer chiusi in una stanza ben
arredata? L’idea di Soros era quella di ospitare a tempo indeterminato, come fosse un rifugio, tutti
quei bloggers perseguitati nei loro paesi di origine che volevano fare regime-change
stile OTPOR nel proprio paese e, ovviamente, questi rivoluzionari della tastiera dovevano provenire
da quei paesi cosiddetti “chiusi” come la Cina, la Russia, l’Afghanistan e l’Iran.

Il centro iniziò il suo percorso rivoluzionario e nel tempo furono invitati esperti della color-
revolution e attivisti della primavera araba come Dalia Ziada (Egitto), Kerim Bouzouita (Tunisia)
per offrire corsi di specializzazione su “Human Rights and Social Media” ad esperti di diritto
internazionale, nonché ad esperti di comunicazione, professionisti, giornalisti del web, docenti,
dottorandi e studenti di corsi post-universitari.

Così, grazie al Sindaco di Firenze, la città che ha dato i natali a Dante Alighieri, Sandro Botticelli,
Filippo Brunelleschi, Benvenuto Cellini, Donatello, Giotto, Cimabue, Nicolò Macchiavelli,
Lorenzo il Magnifico e Amerigo Vespucci, da questa città ogni giorno nascono idee
rivoluzionarie atte a destabilizzare il mondo.

Marzio Fatucchi definisce “una vera e propria casa l’International house of human rights del
Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights (…) Messico, Pakistan, Myanmar, Sri
Lanka, Filippine, Zimbabwe, Uganda, da lì viene questo primo gruppo di dissidenti che questa
settimana sta partecipando all’Empowerment laboratory organizzato dal RFK Training Institute.
(…) hanno avuto la possibilità di confrontarsi con alcuni dei più autorevoli esperti di nuove
tecnologie applicate alla difesa dei diritti umani al mondo, come Tactical Technology Collective
(TTC); Global Voices Online (GVO), OneWorld Digital Security Exchange (ODSE); Witness.org;
Electronic Freedom Frontier (EFF), e Human Rights Watch (HRW).”

“Con questo corso vogliamo creare uno spazio in cui i dissidenti digitali possano conoscersi e
lavorare insieme per promuovere democrazia e pace nei propri paesi” spiega Federico Moro,
responsabile del Robert F. Kennedy Center.

Do Ut Des

Nessuno fa nulla per nulla, men che meno Soros il filantropo. Bisognerà pur dargli qualcosa in
cambio. Si chiama Do ut des, ed è una filosofia di vita inventata dai Romani. A quei tempi
funzionava non solo con gli esseri umani ma anche con le divinità. I Romani chiedevano alla
Divinità di turno una grazia e in cambio gli promettevano la costruzione di un Tempio, una specie
di fioretto che veniva onorato solo nel caso in cui la grazia fosse stata soddisfatta altrimenti la
promessa era da non ritenersi valida. Do ut des appunto, io ti do una cosa così che tu me ne dai
un’altra. Sono passati migliaia di anni da allora ma i discendenti di quella civiltà, ossia gli italiani di
oggi, non hanno mai smesso di applicarla ogniqualvolta se ne sia presentata l’occasione. In Italia
funziona tutto così, Tangentopoli docet. Ma a quanto pare anche i “filantropi” d’oltreoceano non
disdegnano questa tradizione italica.

Il do ut des alla Soros recita pressappoco così: “Io ti metto a capo di un Governo ma tu fai quello
che ti dico di fare. Intanto come antipasto voglio iniziare con qualche piccolo business, giusto per
rientrare di qualche spesuccia”.
Sarà pure una coincidenza ma appena Renzi diviene il nuovo Presidente del Consiglio ecco che
viene registrata la compravendita del 5% della COOP, 20 milioni investiti nell’IDG. Altre voci lo
vedrebbero in lizza per l’acquisto di caserme e immobili statali per un valore che sarebbe attorno
agli 800 milioni di euro. Poi, nel febbraio 2016 il Soros Fund Management ha invece acquisito lo
0,45% di Ferrari, pari a un pacchetto di 850 mila azioni. Ma forse è troppo riduttivo confinare Soros
ad un discorso meramente economico, forse c’è dell’altro. Tipo una qualche riforma “progressista”.

In tutti i parlamenti che hanno discusso ed approvato le “Unioni Civili” è passato l’uragano Soros e
la sua rivoluzione colorata. Lui usa come carota le unioni civili mentre il bastone cade come un
macigno sull’economia di quello stesso paese per schiacciarlo. Le Unioni Civili sono delle riforme
che distraggono l’opinione pubblica mentre si privatizza l’economia e ci si indebita. Con tutti i
problemi economici che ha avuto la Grecia, vendita del suo patrimonio e austerity, il presidente
eletto Tsipras che fretta aveva di far approvare in parlamento le unioni civili? Con tutti i problemi
politici e militari che aveva l’Ucraina, Poroshenko aveva forse fretta di far approvare quella legge?
Con tutti i problemi economici e di disoccupazione dell’Italia, Renzi aveva forse bisogno di
occupare il parlamento per discutere di Unioni civili?

Secondo il segretario del Partito Comunista Marco Rizzo le unioni civili sono dei falsi bisogni
creati appositamente per distogliere le attenzioni del popolo dai problemi reali che lo affliggono (i
salari, il lavoro, le pensioni). Sono: “un’arma di distrazione di massa” dice in un’intervista
rilasciata a Federico Cenci: “L’esempio concreto è la Grecia di Tsipras, dove vengono tagliate le
pensioni, viene ridimensionata l’assistenza sanitaria, aumentano i meccanismi di sfruttamento, si
cancella lo stato sociale (…) La sinistra è oggi una costola del capitalismo, che crea false esigenze
e contrapposizioni ingannevoli: il problema non è tra omosessuale ed eterosessuale, bensì tra gay
povero e gay ricco.”

Per esempio, uno degli attivisti delle Unioni Civili in Italia è stato il giornalista Vittorio Longhi
che ha promosso una petizione sulla sua piattaforma Progressi.org, figlia della
sorosiana MoveOn.org, dal titolo: Approviamo subito il testo sulle unioni civili. Il giornalista
Longhi rappresenta quella categoria di giornalisti riverenti, impiegatucci e affascinati dal suo potere
che ha ritenuto “non appropriata” una petizione che voleva cacciare Soros e la sua organizzazione
fuori dall’Italia quando invece nella sua piattaforma promuove petizioni assurde contro Trump.

Ma torniamo a “Lui”. Ora per Soros è più interessante l’immigrazione del semplice business o
delle Unioni Civili.

Lo si deduce dalla lettera aperta scritta a Renzi con un tono pretenzioso da Costanza Hermanin,
(senior policy officer presso l’Open Society Foundations) a due settimane dal suo insediamento a
Palazzo Chigi intitolata: “Caro Matteo, adesso dammi una ragione per non dover più lavorare sui
diritti umani in Italia.”

Nel primo paragrafo la Hermanin dice: “Adesso che il governo è pronto a mettersi al lavoro è
giunto il momento di domandarti d’includere l’immigrazione, la parità e i diritti fondamentali
nell’agenda delle riforme, politiche ma soprattutto istituzionali.”

Difatti, erano già cinque anni che la Open Society Foundations si occupava di “diritti umani” in
Italia.
“Open Society Foundations, per quelli di voi che non la conoscono - dice Hermanin ad una
presentazione - è una fondazione internazionale che ha la sede principale a New York e il cui
fondatore è il filantropo e finanziatore George Soros. (…) Ciò detto, dal 2009 lavoriamo in Italia e
sosteniamo studi e ricerche ma anche campagne. La nostra è una fondazione un po’ politicamente
scorretta, ossia ci interessiamo a temi complessi: dalla prostituzione, all’abuso di droghe, ai temi
di immigrazione, e lo facciamo non solo con i finanziamenti, ma anche cercando di affiancare il
nostro peso nell’advocacy su questi fenomeni.”

Una delle sue prime creazioni della OSF in materia dei diritti umani che serviva come una
piattaforma di lancio, una base per quel che sarebbe arrivato dopo, fu chiamata CILD, la Coalizione
Italiana Libertà e Diritti Civili, un’associazione che raggruppa varie Onlus di diversa natura e
provenienza politica. Per esempio A Buon Diritto del senatore PD Luigi Manconi, Associazione
Luca Coscioni dei Radicali, ecc.

Nella seconda edizione il suo “Premio Cild per le Libertà Civili” è stato assegnato quest’anno al
cronista Valerio Cataldi (TG2) e Diego Bianchi detto Zoro (Gazebo). “Ecco chi sono i nostri eroi
dei diritti umani” scrive CILD annunciando il suo evento della premiazione del 16 dicembre 2016.
Ovviamente il giornalista Cataldi che si appresta a vincere il premio made by Soros aveva già scritto
vari articoli sull’Eritrea e aveva partecipato a tante iniziative della OSF come moderatore ed è
anche membro fondatore del Comitato 3Ottobre. Della serie “se la suonano e se la cantano da soli”!

Le iniziative della sorosiana CILD si moltiplicano ogni mese. Le sue ultime due creature legate al
giornalismo-online sono 19 Million Project struttura battezzata a Roma dove vi lavora il fior fiore
di esperti del web e della migrazione, il loro slogan recita: “Siamo una coalizione di giornalisti,
programmatori, progettisti, strateghi digitali e cittadini del mondo che si uniscono per affrontare la
crisi migratoria nel Mediterraneo”.

La seconda è nata ad un mese di distanza e si chiama: OpenMigration e offre suggerimenti agli


addetti ai lavori (dell’immigrazione) basandosi su cifre, numeri, statistiche, ossia, in una sola
parola, Datagiornalismo, un sistema politically correct di raccontare ai cittadini europei il
#RefugeeCrisis o #MigrationCrisis e convincerli a non aver paura dei migranti.

Il Manifesto ha accolto la nascita di CILD con toni molto entusiastici: “Eppure, ricorda Aryeh
Neier, ex direttore dell’American Civil Liberties Union e co-fondatore di Human Rights Watch e
presidente della Open Society Foundations, in tutto il mondo si sta ancora aspettando quell’età
d’oro per i diritti civili che ci si aspettava si sarebbe “aperta dopo la caduta del muro” (…) “Nel
creare questa coalizione in Italia – conclude Neier – non solo riuscirete a rafforzare la lotta
nazionale ma in sinergia con altre organizzazioni europee porterete questa battaglia a un livello
superiore”.

Ma il 27 settembre 2015 succede un imprevisto, cinematograficamente si chiama colpo di


scena.

Al Clinton Global Initiative di New York, inaspettatamente, Matteo Renzi smentisce Soros che
aveva appena finito di dire che la minaccia dell’Europa è la Russia di Putin: “I think it could be a
tragic mistake consider identity of Europe against Russia”, (Penso che potrebbe essere un tragico
errore riconoscere l’identità dell’Europa solo in contrapposizione alla Russia).

Per Renzi la vera minaccia non è la Russia bensì l’Ungheria che continua a costruire muri contro i
rifugiati. George Soros col suo sorriso sprezzante incassò il colpo non aspettandosi quelle
dichiarazione da una “sua creatura” e meditò vendetta. Dopo varie peripezie e un fallimento
referendario sul suo operato, il 5 dicembre 2016 Matteo Renzi ammette la sconfitta al referendum
costituzionale e si dimette da presidente del Consiglio. Il 12 dicembre Paolo Gentiloni viene eletto
nuovo Presidente del Consiglio.

Anche l’ex ministro degli esteri Gentiloni non è nuovo ad iniziative della Open Society
Foundations come per esempio: 10 novembre 2014 si è tenuto presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri l’incontro di alto livello “Verso un quadro coerente sui diritti fondamentali in UE e
un’istituzione indipendente per i diritti umani in Italia”, organizzato dal CIDU, dall’Associazione
Parsec e da Open Society Foundations, in collaborazione con il Dipartimento Politiche Europee.
Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni”.

(Fonte: http://www.maurizioblondet.it/pd-chiamo-soros-italia-soros-rispose/)

Das könnte Ihnen auch gefallen