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N. 02553/2010 REG.SEN.

N. 00371/2009 REG.RIC.

R E P U B B L I C A I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria

(Sezione Seconda)

ha pronunciato la presente
SENTENZA

Sul ricorso numero di registro generale 371 del 2009, proposto da:
S. C., rappresentato e difeso dagli avv. F. M., E. G., con domicilio eletto presso
--------------------------;
contro
Regione Calabria, rappresentato e difeso dall'avv. M. C., con domicilio eletto presso
---------------------------; Provincia di Vibo Valentia, rappresentato e difeso dall'avv.
Giuseppe Policaro, con domicilio eletto presso ---------------------------------;
Ministero Pubblica Istruzione, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Distr.le
Catanzaro, domiciliata per legge in Catanzaro, via ---------------------; Ufficio
Scolastico Regionale per la Calabria, Istituto Comprensivo di Vibo Marina, Scuola
Media Statale Murmura;
nei confronti di
A. R., rappresentato e difeso dagli avv. A. D. R., G. F., con domicilio eletto presso
-----------------------------;
per l'annullamento
previa sospensione dell'efficacia,
- Deliberazione della Giunta Regionale della Regione Calabria n° 11 del 19.01.2009
avente ad oggetto “Deliberazione della Giunta Regionale n. 1098 del 31 dicembre
2008 “Organizzazione della rete scolastica. Approvazione del Piano Regionale di
Dimensionamento anno scolastico 2009/2010. Integrazione”; (v. doc. n. 1)
- Deliberazione della Giunta Provinciale della Provincia di Vibo Valentia n. 355 del
16.01.2009 con oggetto “Parziale modifica della delibera di Giunta n. 338 del
18.12.2008 avente ad oggetto Piano Provinciale di dimensionamento scolastico.
Anno scolastico 2009/2010”; (v. doc. n. 2)
- Decreto del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Provinciale prot. N. 903/P
del 21 gennaio 2009 con cui è stato decretato “La rete scolastica della Calabria, per
l’anno scolastico 2009/2010 è innovata con le variazioni riportate negli
ALLEGATI A, B, C, D, ed E della suddetta delibera le quali, ai sensi dell’art. 3 del
decreto legge 7 ottobre 2008 n. 154 convertito con legge 4 dicembre 2008 n. 189,
troveranno attuazione per l’anno scolastico 2009/2010”. (v. doc. n. 3)..

Visto il ricorso con i relativi allegati;


Visto l'atto di costituzione in giudizio di Regione Calabria;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Provincia di Vibo Valentia;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero Pubblica Istruzione;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di A. R.;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 11 giugno 2010 il dott. V. L. e uditi per le
parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:

FATTO
1.― Con ricorso regolarmente notificato e depositato la dott.ssa S. C., in proprio e
in qualità di dirigente del II circolo didattico di Vibo Valentia, ha impugnato la
delibera della Giunta provinciale n. 355 del 16 gennaio 2009, adottata a parziale
modifica della delibera della Giunta n. 338 del 2008, avente ad oggetto il piano
provinciale di dimensionamento scolastico 2009/2010; la delibera di approvazione
n. 11 del 19 gennaio 2009 della Giunta regionale; il decreto di adozione n. 903 del
21 gennaio 2009 del dirigente dell’ufficio scolastico regionale.
1.1.― La ricorrente espone che la predetta istituzione scolastica ha avuto da oltre
vent’anni una media di 650 alunni iscritti per anno scolastico e che, per l’anno
2008/2009, il numero degli iscritti è stato di 657. Tale dato costituirebbe il c.d.
organico di diritto, che è stato comunicato al Ministero della pubblica istruzione
dal II Circolo e certificato dall’ufficio scolastico regionale e provinciale con il
decreto n. 3043 del 14 marzo 2008 per gli iscritti alla scuola primaria e con il
decreto n. 1845 del 4 aprile 2008 per gli iscritti alla scuola dell’infanzia.
Chiarito ciò, si deduce che nella «prima stesura» del piano provinciale di
dimensionamento è stato recepito tale dato numerico e, senza alcun interpello
dell’istituzione scolastica, si è proceduto alla sottrazione di due plessi (scuola per
l’infanzia e scuola primaria di Triparni) per complessivi 59 alunni, portando il
numero degli iscritti a 598 e trasferendo i plessi sottratti alla scuola media di Vibo
Marina.
A distanza di quindici giorni il sindaco di Vibo Valentia ha inoltrato al Presidente
della provincia e all’assessore provinciale alla pubblica istruzione una proposta di
modifica del piano di dimensionamento «non discussa e tanto meno approvata
dalla giunta comunale e/o dal consiglio comunale, né concordata con le stesse
istituzioni scolastiche», avente ad oggetto una rimodulazione dei suddetti plessi. In
particolare, la ricorrente deduce che, partendo dall’erronea indicazione di 683
alunni, quale organico di diritto, si sé proceduto alla sottrazione di ulteriori due
plessi (scuola per l’infanzia e scuola primaria di Vena Superiore) oltre a quelli già
sottratti precedentemente, per un totale di 164 alunni. Così operando gli alunni
rimasti nella scuola avrebbero dovuto essere 519 (683-164=519); ma muovendo
dall’effettivo organico di 657, gli alunni rimasti sarebbero 493 (657-164=493).
Secondo la ricorrente l’errore sarebbe stato “voluto”, al fine di avvantaggiare altre
istituzioni scolastiche sottodimensionate (scuola media statale Vibo Marina, 275
alunni; scuola media Garibaldi, 478 alunni).
Si assume che con tali determinazioni il II Circolo sarebbe stato posto sotto il
limite dei 500 alunni previsto dall’art. 3 del d.p.r. 18 giugno 1998, n. 233
(Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni
scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a
norma dell'articolo 21 della L. 15 marzo 1997, n. 59), che deve essere rispettato
affinché l’istituzione scolastica possa mantenere la personalità giuridica.
1.2.― Esposto ciò, si assume che gli atti impugnati siano illegittimi per eccesso di
potere, difetto di motivazione e violazione del d.p.r. n. 233 del 1998 per i motivi di
seguito specificamente indicati.
A) In primo luogo, perché l’amministrazione avrebbe ritenuto erroneamente che la
dotazione organica di “partenza” fosse di 683 anziché 657 alunni.
B) In secondo luogo, per violazione dell’art. 4 del d.p.r. n. 233 del 1998, il quale,
nell’assegnare agli enti locali ogni competenza in materia di soppressione,
istituzione, trasferimento di sedi, plessi, unità delle istituzioni scolastiche
interessate, stabilisce che tale competenza deve essere esercita di “intesa” con le
istituzioni scolastiche interessate; tale intesa, nella specie, non sarebbe stata
raggiunta. Sarebbe, inoltre, violato l’art. 139, quarto comma, della legge regionale
n. 34 del 2002, che prevede anch’esso il coinvolgimento di tutti i soggetti scolastici
interessati.
C) In terzo luogo, perché lo spostamento degli plessi sarebbe avvenuto senza
alcuna motivazione.
D) In quarto luogo, per violazione dell’art. 3 del d.p.r. n. 233 del 1998, che prevede
che i piani siano definiti, nel rispetto di modalità puntualmente disciplinate, in
conferenze provinciali; nella specie tale conferenza non sarebbe mai stata
convocata.

2.― Si è costituita in giudizio l’amministrazione provinciale, chiedendo che il


ricorso venga rigettato, in quanto l’espressione «previa intesa» indicato nel citato
art. 4 del d.p.r. n. 233 implicherebbe soltanto un mero coinvolgimento che sarebbe
stato assicurato.
3.― Si è costituito in giudizio il Ministero dell’Università e della ricerca e l’ufficio
scolastico regionale per la Calabria, rappresentati e difesi dall’Avvocatura dello
Stato, chiedendo che il ricorso venga dichiarato inammissibile e irricevibile e, in via
subordinata, infondato.
4.― Si è costituita in giudizio anche la Regione Calabria, formulando analoghe
conclusioni.
5.― Ha chiesto, invece, che il ricorso venga accolto il dott. R. A., che è intervenuto
in giudizio in proprio ed in qualità di dirigente scolastico della scuola media statale
Murmura, ora istituto comprensivo.
6.― Con successivo ricorso la ricorrente ha impugnato, con motivi aggiunti, la
deliberazione del Consiglio provinciale di Vibo Valentia n. 3 del 10 marzo 2010 e il
decreto del direttore generale dell’ufficio scolastico provinciale del 15 aprile 2010.
Con tali atti il Consiglio ha nuovamente approvato lo stesso piano di
dimensionamento che era stato approvato dalla Giunta con gli atti impugnati con il
ricorso principale. Tale nuova approvazione è stata conseguenza dell’emanazione
delle sentenze 10 febbraio 2010, n. 136 e n. 137, con cui questo Tribunale aveva
rilevato l’incompetenza della Giunta ad emanare il piano di dimensionamento. La
ricorrente assume che, essendosi limitato il Consiglio a ratificare senza modifiche il
piano in precedenza adottato, continuerebbero a valere tutti i vizi di illegittimità
prospettati con il ricorso principale, che vengono riportati nel ricorso per motivi
aggiunti.
7.― Con ordinanza n. 35 del 2010 questo Tribunale ha chiesto all’amministrazione
provinciale di depositare una relazione dettagliata relativa alla situazione
dell’istituto scolastico prima e dopo l’adozione degli atti impugnati con il ricorso
principale.
Tale relazione è stata depositata in data 11 maggio 2010.
8.― Sia la ricorrente sia l’amministrazione provinciale hanno depositato memorie
nell’imminenza dell’udienza pubblica.
DIRITTO
1.― La questione sottoposta all’esame di questo Tribunale impone di stabilire se
siano legittime le determinazioni impugnate con cui l’amministrazione,
nell’adottare il piano provinciale di dimensionamento, ha provveduto a sopprimere
taluni plessi del II Circolo didattico di Vibo Valentia, mediante il trasferimento di
164 alunni in altre istituzioni scolastiche.
2.― Come è noto, il piano di dimensionamento ― disciplinato, al momento
dell’adozione degli atti impugnati, dal d.p.r. 18 giugno 1998, n. 233 (Regolamento
recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la
determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'articolo 21
della L. 15 marzo 1997, n. 59) ― ha una valenza programmatoria e con esso si
definiscono le modalità organizzative afferenti alla distribuzione sul territorio della
rete scolastica (per la ricostruzione del complessivo quadro normativo si v.
sentenze 10 febbraio 2010, n. 136 e n. 137 di questo Tribunale).
3.― In via preliminare, deve essere esaminata l’eccezione di inammissibilità
sollevata dalla difesa dell’amministrazione provinciale, con la quale si assume che la
ricorrente, agendo in qualità di dirigente, avrebbe dovuto rivolgersi al patrocinio
dell’Avvocatura dello Stato.
3.1.― L’eccezione non è fondata.
L’art. 1 del regio decreto 30 ottobre 1933, n. 1611 (Approvazione del T.U. delle
leggi e delle norme giuridiche sulla rappresentanza e difesa in giudizio dello Stato e
sull’ordinamento dell’Avvocatura dello Stato) prevede che «la rappresentanza, il
patrocinio e l’assistenza in giudizio delle Amministrazioni dello Stato, anche se
organizzate ad ordinamento autonomo, spettano alla Avvocatura dello Stato». Alla
luce di tale norma si dovrebbe ritenere, pertanto, che anche le istituzioni
scolastiche, dotate di autonoma personalità giuridica, dovrebbero avvalersi del
patrocinio dell’Avvocatura. Sennonché, in casi assolutamente eccezionali gli enti
statali possono richiedere l’assistenza di avvocati del libero foro (art. 3). Questo
Tribunale ritiene che la natura della controversia in esame giustifica l’applicazione
della regola da ultimo enunciata, in quanto risulta de plano la sussistenza di un
conflitto di interessi, avendo la ricorrente evocato in giudizio il Ministero
dell’istruzione pubblica. E’ si vero che il citato art. 3 prevede che, in tali casi, si
debba seguire una determinata procedura autorizzativa, ma, nella specie, non
risulta né è stato dedotto che la predetta procedura non sia stata seguita e, in ogni
caso, l’eventuale violazione, almeno in presenza della controversia quale quello in
esame, avrebbe una valenza esclusivamente “interna”.
4.― Chiarito ciò, il ricorso deve ritenersi ugualmente inammissibile per le ragioni di
seguito indicate.
4.1.― Come esposto nella parte in fatto, la ricorrente ha agito in giudizio in proprio
e in qualità di dirigente dell’istituto scolastico.
Orbene, il ricorso è inammissibile (come, invero, rilevato anche
dall’amministrazione provinciale) nella parte in cui le censure si riferiscono alla
asserita lesione della sfera giuridica personale della ricorrente.
I provvedimenti impugnati, infatti, “limitandosi” ad eliminare alcuni plessi
scolastici riducendo il numero degli studenti, non hanno in alcun modo leso la
posizione soggettiva della ricorrente, la quale ha continuato a mantenere ed
esercitare la sua funzione di dirigente del II Circolo didattico. Non è un caso che,
in relazione a tale aspetto, non è stata svolta alcuna argomentazione difensiva.
4.2.― Allo stesso modo deve ritenersi inammissibile il ricorso, nella parte in cui le
censure si riferiscono alla posizione della ricorrente che ha agito in qualità di
dirigente, nell’interesse dell’istituto scolastico.
In particolare, si adduce che la lesione si sarebbe verificata in quanto, a seguito
della riduzione di 164 studenti, questi sarebbero passati da 657 a 493 e quindi sotto
la soglia minima di 500 prevista dal d.p.r. n. 233 del 1998 per il mantenimento della
personalità giuridica. A tale conclusione la ricorrente è pervenuta ritenendo,
appunto, che l’organico di diritto “iniziale” fosse di 657 e non di 683, come
sostenuto, invece, dall’amministrazione provinciale.
Orbene, la predetta lesione concreta ed attuale non sussiste.
L’art. 3 del citato d.p.r. n. 233 prevede che «l’autonomia amministrativa,
organizzativa, didattica e di ricerca e progettazione educativa è riconosciuta alle
istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, ivi comprese quelle già dotate di
personalità giuridica, che raggiungono dimensioni idonee a garantire l’equilibrio
ottimale tra domanda di istruzione e organizzazione dell'offerta formativa».
Il secondo comma dello stesso art. 3 dispone che: «ai fini indicati al comma 1, per
acquisire o mantenere la personalità giuridica gli istituti di istruzione devono avere,
di norma, una popolazione, consolidata e prevedibilmente stabile almeno per un
quinquennio, compresa tra 500 e 900 alunni; tali indici sono assunti come termini
di riferimento per assicurare l’ottimale impiego delle risorse professionali e
strumentali».
All’esito dell’istruttoria, disposta con ordinanza n. 35 del 2010, è risultato che
l’organico dell’istituto, prima della riduzione, fosse effettivamente di 683 e non,
come ritenuto dalla ricorrente, di 657. Si legge, infatti, nella relazione depositata
che i dati confluiti nel piano scolastico sono «quelli inerenti il monitoraggio della
situazione effettiva degli alunni che è stato redatto dall’Ufficio scolastico
provinciale di Vibo Valentia nel mese di ottobre 2008».
Risultando attendibile la ricostruzione effettuata ne consegue che, a seguito della
riduzione, l’organico dell’istituto resterebbe sempre superiore alle 500 unità.
Ma anche qualora si volesse ritenere che l’amministrazione, come sostenuto dalla
ricorrente, sia incorsa in un errore e l’organico di diritto “iniziale” fosse di 657, la
riduzione a 492 studenti non determina una incidenza negativa immediata per
l’istituto scolastico. L’art. 3, sopra riportato, dispone, infatti, che gli istituti di
istruzione, «di norma», devono avere una popolazione compresa tra 500 e 900, il
che significa che, avendo riguardo al complesso degli interventi e della
programmazione, la presenza di qualche unità in meno rispetto alla soglia stabilita
non può comportare la perdita della personalità giuridica. Del resto,
l’amministrazione, operando la riduzione, non ha in alcun modo inciso anche sullo
“status” dell’istituto. Ciò dimostra come la “mera” soppressione di plessi e
riduzione di studenti non ha determinato un concreto vulnus alla sfera giuridica
dell’istituto. Né, sotto altro aspetto, la ricorrente ha addotto motivi di ricorso e
argomenti volti a dimostrare che gli atti impugnati abbiano inciso sulle modalità
organizzative della scuola.
Per le ragioni sin qui esposte il ricorso deve essere dichiarato inammissibile.
5.― Per completezza, si aggiunge come, in ogni caso, le censure non sono fondate.
5.1.― Per quanto attiene all’asserita violazione dell’obbligo di motivazione è
sufficiente rilevare che il piano di dimensionamento ha natura di atto generale a
contenuto pianificatorio e, pertanto, in base al disposto dell’art. 3 della legge n. 241
del 1990, non soggiace all’obbligo di motivazione.
5.2.― Allo stesso modo non fondata è la censura di violazione dell’art. 4 del d.p.r.
n. 233 del 1998, per il mancato raggiungimento dell’intesa con l’istituzione
scolastica.
Tale norma stabilisce che «agli enti locali è attribuita ogni competenza in materia di
soppressione, istituzione, trasferimento di sedi, plessi, unità delle istituzioni
scolastiche che abbiano ottenuto la personalità giuridica e l’autonomia. Tale
competenza è esercitata su proposta e, comunque previa intesa, con le istituzioni
scolastiche interessate».
Orbene, deve ritenersi che il riferimento all’intesa deve essere interpretato nel
senso che è necessario coinvolgere le istituzioni scolastiche e non, come sostenuto
dalla ricorrente, che debba essere raggiunto un “accordo” con le istituzioni stesse.
Tale interpretazione è imposta dalla stessa ratio e dalle finalità pubbliche perseguite
dal legislatore: è evidente, infatti, che se, ai fini dell’adozione di un atto di
programmazione, quale è il piano di dimensionamento, fosse necessario acquisire il
consento di tutte le istituzioni scolastiche, tale piano, di fatto, non potrebbe mai
essere adottato o potrebbe esserlo ma con tempi e stalli procedimentali
incompatibili con gli scopo che il piano deve perseguire. Del resto, lo stesso art.
139 della legge regionale n. 34 del 2002 prevede che debba essere assicurato il
«coinvolgimento di tutti i soggetti scolastici interessati», senza prescrivere alcun
obbligo di raggiungimento di accordi o intese.
Chiarito ciò, deve rilevarsi come, nella specie, tale coinvolgimento sia stato
garantito. Dagli atti depositati in giudizio risulta che il piano, di cui alla delibera n.
338 del 2008, è stato adottato sentiti, tra gli altri, nella riunione del 6 novembre
2008, «i dirigenti scolastici».
Né vale lamentare, come fa la ricorrente, che tale coinvolgimento non ci sarebbe
stato in occasione della adozione della delibera n. 355 del 16 gennaio 2009, con cui
il piano è stato parzialmente modificato mediante, tra l’altro, una ulteriore
riduzione del numero degli alunni su proposta dell’amministrazione statale (v.
ricostruzione operata nella parte in fatto). Deve, infatti, ritenersi sufficiente che “il
punto di vista” del dirigente scolastico sia stato acquisito in occasione
dell’adozione della delibera n. 388 del 2008, la quale già contemplava una riduzione
del numero degli studenti. In altri termini, una volta espressa la determinazione
con cui si manifesta la volontà di mantenere inalterata, presso l’istituto scolastico in
esame, il numero degli studenti, non era necessario nuovamente acquisire “il punto
di vista” della ricorrente.
5.3.― Per quanto attiene, poi, alla doglianza con cui quest’ultima lamenta la
violazione delle regole procedimentali per la mancanza convocazione della
conferenza provinciale, deve rilevarsi come – a prescindere dalla sussistenza di un
interesse concreto a fare valere tale censura – dagli atti risulti che sono state seguite
le modalità procedimentali previste dal d.p.r. n. 233, essendo stato assicurato, sul
piano istruttorio, il coinvolgimento dei soggetti contemplati dal decreto stesso.
6.― La natura della controversia giustifica la integrale compensazione tra le parti
delle spese del giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale amministrativo regionale per la Calabria-Catanzaro, sezione seconda,
definitivamente pronunciando, dichiara inammissibile il ricorso indicato in
epigrafe.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Catanzaro nella camera di consiglio del giorno 11 giugno 2010 con
l'intervento dei Magistrati:
V. F., Presidente
D. B., Consigliere
V. L., Referendario, Estensore

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 09/09/2010
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO

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