��� ��

� � � � � � � � � � ���
 9/15 luglio 2010 • Numero 854 • Anno 17

Sommario
“Se tutto è politico, allora niente lo è”
tony judt, pagina 85

europa aFrica Scienza e

La settimana 12 La soap opera 43 Combattere tecnoLogia
che fa tremare per l’amore 88 Se il pilota rimane
Fischi Sarkozy impossibile a terra
The Economist Mail & Guardian New Scientist
14 I polacchi
Scienza economia
A un anno dalle elezioni preferiscono
FOTO DI SIMON SONGHURST (GETTY IMAGES), ILLUSTRAzIONE DI DANIEL PELAVIN

e Lavoro
i moderati 46 La morale 92 Troppi capi
per il parlamento
Polityka dei bambini
europeo, un applauso a: in uicio
The New York Times
Salvatore Caronna The Economist
aFrica Magazine
(Partito democratico), e medio oriente

Lorenzo Fontana (Lega 16 La Guinea va graphic cultura

al ballottaggio journaLiSm
nord), Roberto Gualtieri (Pd), Salvatore 54 Cartoline da Beirut 71 Cinema, libri,
Wal Fadjri
Iacolino (Popolo della libertà), Giovanni Mazen Kerbaj
musica, tv, arte
La Via (Pdl), Oreste Rossi (Lega nord), americhe
Giancarlo Scottà (Lega nord). Sono gli 18 La Bp si prepara ritratti Le opinioni
unici sette parlamentari italiani (su alle battaglie legali 64 Sheila Bair
17 Amira Hass
settantadue) che hanno partecipato a The Miami Herald Maestra di inanza
19 Yoani Sánchez
El País
tutte le sedute plenarie di Strasburgo. 29 James Surowiecki
aSia e paciFico
Fischi per: Debora Serracchiani (Pd), 20 Sale la tensione viaggi 31 Rami Khouri
Ciriaco De Mita (Udc), Vincenzo Iovine nel Kashmir 66 Magia vietnamita 72 Gofredo Foi
(Italia dei valori), Alfredo Antoniozzi indiano The New York Times 74 Giuliano Milani
(Pdl), Alfredo Pallone (Pdl). Sono in Open 76 Pier Andrea Canei
Libri
coda alla classiica delle presenze,
viSti dagLi aLtri 68 L’epica dei tempi 78 Christian Caujolle
aggiornata da votewatch.eu al 24 giugno
22 Una sentenza diicili 85 Boubacar Boris Diop
2010. La maglia nera italiana, però, Frederika Randall 87 Tullio De Mauro
ambigua per
spetta a Magdi Cristiano Allam, del Marcello Dell’Utri 90 Anahad O’Connor
partito Io amo l’Italia. È andato in aula La Vanguardia
pop
93 Tito Boeri
solo il 54 per cento delle volte. Nella 82 Giornalisti di
guerra in tempo
classiica generale è al 729° posto. Ma c’è in copertina
Le rubriche
chi ha fatto peggio di lui: due francesi, 32 La nuova maia di pace
messicana David Ignatius 11 Editoriali
due romeni, un irlandese. Niente paura, 85 La rivoluzione
The New Yorker 27 Italieni
però, perché la legislatura è ancora del sesso 96 Strisce
lunga. E se Allam si impegna può germania Tony Judt
97 L’oroscopo
arrivare anche ultimo. 40 Il bel canto 98 L’ultima
Giovanni De Mauro è coreano
settimana@internazionale.it Süddeutsche Zeitung internazionale.it/sommario

Le principali fonti di questo numero

Mail & Guardian È un settimanale indipendente sudafricano. Acquistato dal gruppo editoriale britannico The Guardian nel 1995, è celebre per le sue
analisi politiche e le sue inchieste. L’articolo a pagina 43 è uscito il 4 giugno 2010 con il titolo Homosexuality and the battle for Africa’s soul. The New Yorker
È il settimanale di riferimento degli intellettuali newyorchesi. L’articolo a pagina 32 è uscito il 31 maggio 2010 con il titolo Silver or lead. The New York
Times Pubblicato a New York, è uno dei più importanti quotidiani del mondo. L’articolo a pagina 46 è stato pubblicato sul magazine della domenica il 9
maggio 2010 con il titolo The moral life of babies. L’articolo a pagina 66 è uscito il 19 maggio 2010 con il titolo Finding a more serene Vietnam.
Süddeutsche Zeitung È un quotidiano indipendente di Monaco di Baviera, liberale e di sinistra. L’articolo a pagina 40 è stato pubblicato
il 19 giugno 2010 con il titolo Die Choreaner kommen. Internazionale pubblica in esclusiva per l’Italia gli articoli dell’Economist.

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 3

Immagini
Dopo l’esplosione
Sange, Rep. Dem. Congo
3 luglio 2010

Alcuni operatori della Croce rossa e delle

Nazioni Unite seppelliscono i corpi delle
vittime dell’esplosione di un camion ci-
sterna che trasportava 50mila litri di ben-
zina. L’incidente, avvenuto nella provin-
cia orientale del Sud Kivu, ha causato 245
morti e quasi un centinaio di feriti. Il pre-
sidente congolese Joseph Kabila, dopo
una visita sul luogo dell’esplosione, ha
proclamato due giorni di lutto nazionale.
Foto di Marc Hofer (Ap/Lapresse)
Immagini
Il grande caldo
Daying, Cina
4 luglio 2010

Gli abitanti della contea di Daying si

rinfrescano in piscina per sfuggire
all’ondata di caldo che ha colpito la pro-
vincia meridionale del Sichuan. Secon-
do il Centro meteorologico nazionale,
le temperature hanno superato i 35 gradi
in almeno 15 province e regioni della Ci-
na. Foto Reuters/Contrasto
Immagini
Tutti al Tour
Rotterdam, Paesi Bassi
2 luglio 2010

Lance Armstrong si allena con i compa-

gni della sua nuova squadra, la Radio-
Shack, in vista del 97° Tour de France,
che è partito il 3 luglio da Rotterdam. Il
campione statunitense ha vinto il Tour
sette volte di seguito, dal 1999 al 2005.
Il giorno della tappa di Rotterdam, Arm-
strong è stato accusato da Floyd Landis
e altri tre ex compagni di aver fatto uso
di doping. Foto di Joel Saget (Afp/Getty
Images)
Posta@internazionale.it
Tom Petty chi?
◆ Quando avevo quindici anni
PJ Harvey mi ha salvato la vita
con To bring you my love. Ora
che ne ho trenta la musica
continua a salvarmi la vita, ogni
giorno. E allora come mai, mi
chiedo quasi a ogni numero di
Internazionale, la rubrica sulla
musica è l’unica che salto senza
mai trovarci niente di
interessante? Nel numero 851
recensite: Tom Petty, classe
1950, i Devo, gruppo storico
nato nel 1972, i Sun Dial,
esponenti della psichedelia
britannica anni novanta, Drake,
nuovo rapper di nicchia, Neil
Cowley Trio, con il loro jazz
contemporaneo, e Carlos
Kleiber, direttore d’orchestra.
Ho fatto una breve indagine tra
i miei amici ventenni e
trentenni e su tredici persone
solo tre conoscevano Tom
Petty. Per favore, pensate un
po’ di più a noi giovincelli. C’è
tanta musica interessante in
giro. Non c’è solo Luca Sofri
che vi legge.
Edoardo Botteri
Una contraddizione
◆ Ho letto la risposta che
Srikant Mishra ha dato alla
Cara Milana
Menù erotico
Cara Milana, cosa pensi del
cibo afrodisiaco?
Il cibo afrodisiaco è prima di
tutto quello che ci piace. Le
ostriche possono anche essere
afrodisiache, ma è inutile of-
frirle a qualcuno che le odia. Si
dice che il cibo che viene dal
mare sia afrodisiaco. La mito-
logia lo conferma: la dea
dell’amore, Afrodite, esce dal
mare in una conchiglia. Men-
tre la bellissima Leda, dopo
essere stata amata da Zeus
trasformatosi in un cigno, de-
pone due uova: quindi anche
l’uovo ha proprietà afrodisia-
10 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
lettrice Anna Maspero
pubblicata nel numero del 2
luglio e trovo che ci sia una
contraddizione. Mishra dice
che i tribali sono “in agonia e
vivono nella miseria”. I maoisti
li spingono a ribellarsi, a
prendere le armi e a uccidere.
Cosa c’è di sbagliato? Non è
meglio ribellarsi che morire di
agonia e miseria?
Francesco Giordano
David Randall
in iore
◆ Mi ha molto colpito
negativamente l’incipit
dell’articolo di David Randall
pubblicato nel numero del 18
giugno. La carriera, come
indicatore della bravura nel
lavoro, e il conto in banca
corposo, dovuto al buono
stipendio, non sono un
privilegio della mezza età, ma
di un sottoinsieme di uomini di
mezza età: quelli appartenenti
alla borghesia medio-alta, e che
per di più sono stati abbastanza
fortunati da non perdere il
lavoro.
Mirko Zanatta
◆ Concordo pienamente con
David Randall. Non so se in
passato avrei fatto caso a
che. Ma chi dice che non le ab-
biano anche le piccole e pic-
canti salsicce, che tra l’altro
hanno una forma fallica? O i
lamponi, che ci ricordano i ca-
pezzoli? O magari tutte quelle
gelatine tremanti che ci fanno
pensare al seno e al ventre?
Si dice che, cucinate in mo-
do particolare, le melanzane
possono trasformare gli uomi-
ni in animali del sesso. Adoro
cucinare le melanzane, ma
non è mai successo che un mio
idanzato sia diventato un fe-
nomeno a letto dopo averle
mangiate. Il maiale arrosto
può essere eccitante. Ma il
quanto mi è successo giorni fa,
quando ho trovato uno
scoiattolo rosso immobile in
giardino. Com’era arrivato lì?
Era stato assalito da un altro
animale? Era caduto saltando
tra gli alberi? L’ho esaminato
attentamente. Il cuore batteva
ancora, il corpo del piccolo
animale con la bellissima coda
nera non mostrava segni di
violenza, ma il viso un po’
topesco con i suoi due lunghi
incisivi era già privo di
espressione, e dopo qualche
minuto il battito è cessato.
Inutile portarlo dal veterinario.
Comunque è stato bello
scovare uno scoiattolo rosso. In
Inghilterra stanno rischiando
l’estinzione con l’arrivo del
grigio americano, molto più
territoriale e aggressivo.
Nicholas Herdon
PER CONTATTARE LA REDAZIONE
Telefono 06 441 7301
Fax 06 4425 2718
Posta viale Regina Margherita 294,
00198 Roma
Email posta@internazionale.it
Web internazionale.it
INTERNAZIONALE È sU
Facebook.com/internazionale
Twitter.com/internazionale
Flickr.com/internaz
YouTube.com/internaz09
senso di sazietà che proviamo
dopo averlo mangiato non è
proprio sessualmente stimo-
lante. Credo che il segreto del
cibo afrodisiaco stia in questo:
non deve saziare. Chi esagera
con le ostriche, dopo cena non
vorrà fare altro che andare a
dormire o, peggio, correre in
bagno. Come direbbero gli an-
tichi greci, il segreto è nella
misura. E il menù afrodisiaco
dipende dall’ispirazione del
momento. ◆ it
Milana Runjic risponde alle
domande dei lettori all’indiriz-
zo milana@internazionale.it
Caro
economista
Cartello
dell’afetto
In alcuni settori i singoli
produttori si mettono
d’accordo, impongono i
prezzi e ottengono proitti
da monopolio. Un classico
esempio è l’Opec. Secondo
la mia teoria del monopolio
dell’afetto, le donne fanno
lo stesso: sono il più grande
produttore di afetto per gli
uomini, e riducono la
fornitura per trarne
proitto. Gli uomini sono
consumatori senza
speranza? Come i paesi
industrializzati che
trivellano ovunque in cerca
di petrolio? –Mike,
New York
Forse hai ragione. Questo
spiegherebbe perché le donne
che rompono questo tacito
accordo sono popolari tra gli
uomini e impopolari tra le altre
donne. Alcune di loro ricevono
delle ricompense economiche
in cambio della fornitura di
“afetto”. Pensa un po’! La tua
teoria, però, non tiene conto
del fatto che si tratta di un
monopolio bilaterale: le donne
sono le più grandi produttrici
di afetto per gli uomini, ma
vale anche l’inverso. Inoltre, la
tua teoria non spiega perché
sono sempre gli uomini a
rimetterci economicamente.
Quanto al cartello: andare a
vivere in Alaska? Trivellare
zone protette? Penso sia
meglio scegliere una fonte di
afetto rinnovabile: compra
una tartaruga.
Tim Harford risponde alle
domande dei lettori del
Financial Times.
Editoriali

“Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,

di quante se ne sognano nella vostra ilosoia”
Oltre Berlusconi
William Shakespeare, Amleto

Direttore Giovanni De Mauro

Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen, Financial Times, Gran Bretagna
Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini
Comitato di direzione Giovanna Chioini (Asia Il governo di Silvio Berlusconi è vicino alla ine? dando la sua leadership. Il ministro dell’econo-
e Paciico), Stefania Mascetti (Internazionale.it),
Martina Recchiuti (Internazionale.it), Mentre il premier italiano passa da una crisi all’al- mia Giulio Tremonti sta proponendo un pacchet-
Pierfrancesco Romano (copy editor) tra, in casa e all’estero questa domanda risuona to di austerità che è fortemente osteggiato dal
In redazione Liliana Cardile (Cina), Carlo
Ciurlo (viaggi), Camilla Desideri (America insistentemente. Per quasi vent’anni Berlusconi premier. E, cosa ancora più grave, Gianfranco Fi-
Latina), Simon Dunaway (attualità), Mélissa
Jollivet (photo editor), Alessandro Lubello
ha sidato la forza di gravità politica, guidando tre ni, il presidente della camera, si è ormai ribellato
(economia), Maysa Moroni, Andrea Pipino governi e tornando sempre in prima linea quando apertamente a Berlusconi. Fini è stato un fedele
(Europa), Claudio Rossi Marcelli (Internazionale.
it), Francesca Sibani (Italieni), Piero Zardo molti lo davano per spacciato. Ma oggi la sua coa- alleato del fondatore di Forza Italia, ma oggi forse
(cultura), Giulia Zoli (Stati Uniti) lizione di centrodestra è alitta da così tanti pro- si sta domandando quale futuro può avere un uo-
Impaginazione Pasquale Cavorsi, Valeria
Quadri Segreteria Teresa Censini, Luisa blemi che molti si chiedono se riuscirà a sopravvi- mo il cui indice di popolarità è nettamente in calo
Cifolilli Correzione di bozze Sara Esposito vere. nonostante il forte controllo che ancora esercita
Traduzioni I traduttori sono indicati dalla sigla
alla ine degli articoli. Isabella Aguilar, Matteo Berlusconi, che ha 73 anni, è tornato al potere sulle tv nazionali. Molti si chiedono se in autunno
Alviti, Marina Astrologo, Sara Bani, Giuseppina
Cavallo, Diana Corsini, Stefano Costa, Stefania
con una maggioranza schiacciante nel 2008, ma Fini deciderà di afondare il colpo, avanzando la
De Franco, Andrea De Ritis, Nazzareno il suo governo è in fermento da oltre un anno. Nel sua candidatura alla successione e spazzando via
Mataldi, Floriana Pagano, Fabrizio Saulini, Ivana
Telebak, Bruna Tortorella, Stefano Valenti,
2009 il presidente del consiglio è stato coinvolto un uomo che alle elezioni del 2012 avrà 75 anni. E
Nicola Vincenzoni nell’umiliante scandalo delle escort, e la corte sono in tanti a sperarlo.
Disegni Anna Keen. I ritratti dei columnist sono
di Scott Menchin Progetto graico Mark Porter costituzionale ha bloccato il suo tentativo di ga- Oggi l’Italia ha alcuni punti a suo favore. Il suo
Hanno collaborato Gian Paolo Accardo, Luca rantirsi l’immunità dai procedimenti giudiziari. esercito svolge un ruolo importante nella missio-
Bacchini, Francesco Boille, Annalisa Camilli,
Cartografare il presente, Gabriele Crescente, Quest’anno non riesce a far approvare dal parla- ne Nato in Afghanistan. La sua banca centrale ha
Giovanna D’Ascenzi, Marzia De Giuli, Sergio
Fant, Andrea Ferrario, Francesca Gnetti, Anita
mento una legge che limiterebbe l’uso delle inter- in Mario Draghi un governatore molto rispettato
Joshi, Alessio Marchionna, Jamila Mascat, cettazioni da parte della polizia (una legge che all’estero. Quella italiana è una delle quattro
Odaira Namihei, Lore Popper, Fabio Pusterla,
Michael Robinson, Marta Russo, Andreana Saint
molti sospettano sia nel suo interesse). Nei mesi maggiori economie dell’Europa occidentale, e
Amour, Diana Santini, Junko Terao, Laura scorsi due ministri coinvolti in casi di corruzione sta finalmente uscendo dalla recessione. Con
Tonon, Pierre Vanrie, Guido Vitiello, Abdelkader
Zemouri si sono dimessi. Berlusconi l’Italia continuerà a essere un paese di
Editore Internazionale srl Alla base delle diicoltà di Berlusconi c’è un seconda categoria. Con un nuovo leader potreb-
Consiglio di amministrazione Brunetto Tini
(presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot fatto semplicissimo: alcuni suoi alleati stanno si- be ricominciare da capo. u bt
(vicepresidente), Emanuele Bevilacqua
(amministratore delegato), Alessandro Spaventa
(amministratore delegato), Antonio Abete,
Giovanni De Mauro, Giovanni Lo Storto
Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma
Produzione e difusione Francisco Vilalta
Amministrazione Tommasa Palumbo,
Arianna Castelli
Obama e Israele
Concessionaria esclusiva per la pubblicità
Agenzia del marketing editoriale
Tel. 06 809 1271, 06 80660287
info@ame-online.it
The Independent, Gran Bretagna
Subconcessionaria Download Pubblicità S.r.l.
Stampa Elcograf Industria Graica, via Due passi avanti e due indietro. La diplomazia sidente degli Stati Uniti far in modo che l’incon-
Nazionale 14, Beverate di Brivio (Lc)
Distribuzione Press Di, Segrate (Mi)
mediorientale è così. Ecco perché l’incontro alla tro non fosse solo uno scambio di sorrisi strap-
Copyright Tutto il materiale scritto dalla Casa Bianca tra Obama e il premier israeliano pando a Israele la promessa di prolungare il
redazione è disponibile sotto la licenza Creative
Common Attribuzione-Non commerciale- Netanyahu non era molto atteso. È diicile esse- blocco degli insediamenti. La speranza è che
Condividi allo stesso modo 3.0. Signiica che può re ottimisti su un processo di pace che ha consu- Obama continui a pensare a un obiettivo più am-
essere riprodotto a patto di citare Internazionale,
di non usarlo per ini commerciali e di mato tante energie per produrre così poco. bizioso: una riconciliazione storica in una regio-
condividerlo con la stessa licenza. Per questioni L’ultimo incontro tra i due, a marzo, era stato ne del mondo dove i palestinesi continuano a
di diritti non possiamo applicare questa licenza
agli articoli che compriamo dai giornali stranieri. teso: Obama era irritato per l’umiliazione inlitta non avere uno stato e l’occidente tollera questa
Info: posta@internazionale.it
da Israele al vicepresidente Joe Biden, che in vi- situazione, diventata un simbolo di ingiustizia.
sita uiciale in Israele aveva scoperto che erano È già tardi per spingere per una soluzione a
Registrazione tribunale di Roma appena stati approvati nuovi insediamenti ebrai- due stati. La divisione territoriale tra ebrei e arabi
n. 433 del 4 ottobre 1993 ci nella Gerusalemme Est occupata. si fa sempre più sfumata: i coloni ebrei controlla-
Direttore responsabile Giovanni De Mauro
Chiuso in redazione alle 20 di mercoledì L’impasse ora si è un po’ allentata: Israele ha no ormai il 45 per cento della Cisgiordania (come
7 luglio 2010 parzialmente tolto il blocco a Gaza (ma non del spiega il rapporto dell’organizzazione israeliana
PER ABBONARSI E PER INFORMAZIONI tutto) e ha congelato gli insediamenti in Cisgior- B’Tselem) e le demolizioni delle case arabe a Ge-
SUL PROPRIO ABBONAMENTO
Numero verde 800 156 595
dania (ma non a Gerusalemme Est). Intanto Wa- rusalemme Est servono a creare una maggioran-
Fax 030 319 8202 shington ha deciso di adottare nuove sanzioni za ebraica anche in quella parte della città.
Email abbonamenti.internazionale@pressdi.it
Online internazionale.it/abbonati contro Teheran, anche per tentare di scongiurare Finora Obama è stato assorbito da problemi
LO SHOP DI INTERNAZIONALE
un eventuale, pericoloso attacco israeliano con- interni. È giunto il momento di risolvere un rebus
Numero verde 800 321 717 tro gli impianti nucleari iraniani. Questo non si- politico che il suo predecessore ha trascurato. E
(lun-ven 9.00-18.00)
Online internazionale.it/shop
gniica che ci siano progressi reali verso una solu- che solo il presidente degli Stati Uniti può portare
Fax 06 4555 2945 zione a due stati. Come sempre, è toccato al pre- alla soluzione. u ma

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 11

 Europa
Liliane Bettencourt e il fotografo François-Marie Banier nel 2004
HORST ASSINGER (EPA/CORBIS)
La soap opera
che fa tremare Sarkozy
The Economist, Gran Bretagna
Tangenti, ministri che cadono,
abusi di potere. La vicenda
Bettencourt sta mettendo a dura
prova il governo francese. E la
reazione di Nicolas Sarkozy
potrebbe peggiorare la situazione
U
na ricchezza sconinata, alcuni
conti in Svizzera, un’isola delle
Seychelles, una villa nell’ele-
gante quartiere parigino di
Neuilly, un’ereditiera miliardaria di 87 an-
ni, conversazioni registrate di nascosto, un
vecchio maggiordomo e la principale socie-
tà di cosmetici al mondo: da qualche setti-
mana la Francia è rapita da una vicenda
straordinaria che ha tutti gli ingredienti di
12 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
una soap opera. Dietro il glamour, le accuse
e i tradimenti si celano però delle contorte
dinamiche politiche che stanno distruggen-
do la credibilità del presidente Nicolas Sar-
kozy. Il caso è cominciato quando Françoise
Bettencourt-Meyers, iglia unica di Liliane
Bettencourt, erede dell’impero L’Oréal, ha
denunciato il fotografo François-Marie Ba-
nier per aver abusato della buona fede della
madre. Secondo un’indagine preliminare,
Banier avrebbe ottenuto dalla miliardaria
regali per 993 milioni di euro, tra investi-
menti e opere d’arte. Foto di Bettencourt e
Banier, amici da molti anni, sono comparse
sul settimanale patinato Paris-Match.
Anche se Liliane Bettencourt ha trasfe-
rito alla iglia gran parte della sua fortuna,
che ammonta a 17 miliardi di euro, le due
donne non si parlano. “Non la vedo da tem-
po, né la voglio più vedere”, ha detto la ma-
dre nel 2008. La iglia deinisce la vicenda
“tragica” e dice che, se vincerà la causa,
userà tutto il denaro restituito per scopi so-
ciali. Il suo unico desiderio, fa sapere, è ri-
stabilire i rapporti con la madre. Il mondo
politico segue attentamente il caso perché
la Nestlé possiede il 30 per cento dell’Oreal
e la lite potrebbe portare la multinazionale
svizzera ad acquisire il controllo dell’azien-
da di cosmetici.
Mentre si avvicinava l’udienza, prevista
per il primo luglio, sono spuntate le regi-
strazioni di circa venti ore di conversazioni
tra Bettencourt e i suoi consiglieri. Le ha
raccolte in segreto il suo maggiordomo, che
le ha fornite alla iglia, la quale dice di non
averle ordinate e di averle consegnate alla
polizia per “proteggere mia madre da tutte
queste manipolazioni”. Si è scoperto così
che Bettencourt non ha dichiarato alcuni
beni al isco (la Francia impone una tassa
patrimoniale annuale sulla maggior parte
delle rendite sopra i 790mila euro). Tra le
ricchezze non dichiarate ci sono 68 milioni
di euro custoditi in due conti svizzeri e forse
la proprietà di un’isola delle Seychelles.
Bettencourt ha fatto subito sapere di essere
pronta a “regolarizzare” il suo patrimonio
all’estero.
Tutto questo è già abbastanza inquie-
tante, ma c’è un’altra sorpresa. Florence
Woerth, una consulente inanziaria che ge-
stiva i dividendi di Bettencourt, è sposata
con Eric Woerth, ministro del lavoro e della
previdenza sociale di Sarkozy. Woerth è at-
tualmente impegnato nel tentativo di alza-
re l’età della pensione in Francia da 60 a 62
anni, ma quando era ministro del bilancio
era stato il fautore di un giro di vite contro
l’evasione iscale.
Woerth è soprattutto il tesoriere
dell’Ump, il partito di Sarkozy. Secondo Pa-
trice de Maistre, consigliere inanziario di
Bettencourt, sia Woerth sia l’Ump hanno
ricevuto donazioni dall’anziana ereditiera,
compresa una tangente di 150mila euro
che, secondo l’ex contabile della ricca si-
gnora, sarebbe stata versata per la campa-
gna elettorale di Sarkozy. Woerth nega qua-
lunque illecito. Sostiene di non aver mai
saputo niente delle attività della moglie,
che a sua volta non sapeva dell’evasione i-
scale e ora ha smesso di lavorare per Bet-
tencourt. Come ministro del bilancio, Wo-
erth dice di non aver mai ordinato né di es-
sere stato al corrente di accertamenti isca-
li individuali. Le donazioni politiche erano
legali e sono una prassi comune per le gran-
di aziende.
La sinistra ha gioito dello scandalo, così
come i sindacati, che vogliono far naufraga-
re la riforma delle pensioni. Il caso Betten-
court arriva dopo una serie di scandali che
ha investito alcuni ministri del governo, due
dei quali si sono dimessi: uno aveva noleg-
giato un jet privato, un altro aveva due ap-
partamenti uiciali e un terzo ha speso una
cifra enorme per comprare dei sigari. Inol-
tre l’aria di impunità rischia di far crescere
ulteriormente la delusione dei sostenitori
di Sarkozy. Ma il presidente non ha nemme-
no il coraggio di punire Woerth per il timore
di compromettere l’importante riforma
delle pensioni. Questo è un banco di prova
cruciale per vedere se Sarkozy è ancora in
grado di modernizzare la Francia. u nm
L’opinione
Andare avanti a ogni costo
Nabil Wakim, Le Monde, Francia
Lo scandalo si allarga e il
governo teme per la riforma
delle pensioni. Il presidente
minimizza ma la crisi è vicina
D
opo le nuove rivelazioni sul i-
nanziamento illecito della
campagna elettorale di Nico-
las Sarkozy del 2007 da parte di Lilia-
ne Bettencourt, su cui la procura ha
aperto un’inchiesta, la situazione del
governo diventa sempre più insosteni-
bile. Le dimissioni dei ministri Alain
Joyandet e Christian Blanc non hanno
alleggerito le pressioni sul ministro del
lavoro e della previdenza sociale Eric
Woerth, che resta al centro dello scan-
dalo.
Negli ultimi giorni i giri di parole
inventati per difendere Woerth hanno
perso eicacia. Buona parte dei diri-
genti del partito di maggioranza
(l’Ump) continua a serrare i ranghi, ri-
petendo che si tratta solo di una “vo-
ce” e che “Eric Woerth è un uomo
esemplare”. Il ministro stesso ha rea-
gito seccamente, assicurando che “la
cosa comincia a stancare” e dicendo di
non escludere azioni legali per difa-
mazione contro Mediapart, che ha dif-
fuso le notizie all’origine del caso Bet-
tencourt. “Non mi dimetterò”, ha riba-
dito Woerth.
Le uniche voci in disaccordo sono
state quelle degli amici di Dominique
de Villepin, che chiedono un rapido
rimpasto, o dell’ex tesoriere dell’Ump,
Étienne Pinte, secondo cui le funzioni
di tesoriere del partito e ministro del
bilancio erano incompatibili.
In realtà l’Ump non sa più come ri-
spondere alle accuse. A settembre Eric
Woerth dovrà presentare in parlamen-
to la riforma delle pensioni. “Ogni vol-
ta che Woerth dirà che questa riforma
è giusta ed equa, i socialisti batteranno
sui banchi gridando: ‘Bettencourt!
Bettencourt!’”, pronostica su Le Pari-
sien un dirigente della maggioranza.
La prospettiva di un movimento di
proteste al ritorno dalle ferie, sullo
sfondo della crisi politica e dello scan-
dalo dei inanziamenti illeciti, fanno
sudare freddo la destra.
La propaganda del governo sulle
pensioni, inora ben oliata, si è total-
mente impantanata nello scandalo
Bettencourt. Come chiedere ai france-
si dei sacriici quando il ministro che
irma la riforma è coinvolto in una vi-
cenda simile? Fonti sindacali parlano
da giorni dell’ipotesi della sostituzione
di Woerth con Xavier Bertrand, leader
dell’Ump, che smentisce. Ma l’allonta-
namento di Woerth renderebbe diici-
le l’adozione della riforma delle pen-
sioni prima della ine dell’anno. Pur
senza ripartire da zero, il nuovo mini-
stro non sarebbe in una posizione di
forza per discutere con i sindacati.
L’Eliseo ha perso il controllo della
situazione. Con le dimissioni di Blanc
e Joyandet sperava di rimediare allo
scandalo, ma le nuove rivelazioni sul
inanziamento illecito hanno messo il
cambio dei ministri in secondo piano.
Il problema è che Sarkozy è diretta-
mente chiamato in causa. Il presidente
sembra in diicoltà: non è riuscito a
dettare l’agenda politica.
Dall’inizio dell’afare Bettencourt il
presidente è stato piuttosto riservato.
Il 6 luglio si è limitato a commentare:
“Vorrei tanto che il paese si appassio-
nasse ai grandi problemi invece di
scandalizzarsi davanti a certe calun-
nie”.
Alcuni esponenti della maggioran-
za, tuttavia, lo invitano a rivolgersi ai
francesi. Ma per dire cosa? Denuncia-
re la “macchinazione” ordita contro
Woerth non basterà a placare gli inter-
rogativi dell’opinione pubblica né a ri-
prendere il controllo della situazione
politica. u nm
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 13
 Europa
I polacchi preferiscono
i moderati
Wieslaw Wladyka, Polityka, Polonia
Il nuovo presidente polacco
è Bronislaw Komorowski.
Jaroslaw Kaczynski e la sua idea
di una Polonia nazionalista
e chiusa sono stati sconitti.
Ma il paese è ancora spaccato
S
e al ballottaggio delle elezioni pre-
sidenziali del 4 luglio ho votato
Bronislaw Komorowski è innanzi-
tutto perché non volevo votare Ja-
roslaw Kaczynski, il principale ispiratore
del progetto noto come “quarta repubbli-
ca”, che doveva prendere il posto del regime
attuale, giudicato corrotto e ancora in mano
ai postcomunisti. Malgrado il clima politico
insolito e le rassicurazioni del partito di
Kaczynski, Diritto e giustizia, che ha più
volte afermato di aver abbandonato quel
discusso progetto, nelle ultime settimane
abbiamo di nuovo assistito a un confronto
tra due visioni della Polonia, due modi di
fare politica, due prospettive diverse.
Questa divisione era tangibile da tem-
po, ma nell’ultimo periodo è stata occultata
da mille avvenimenti: dalle inondazioni di
cui il paese è stato vittima a maggio e so-
PETEr ANDrEwS (rEUTErS/CONTrASTO)
Bronislaw Komorowski con la moglie Anna
14 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
prattutto dalla tragedia di Smolensk, in cui
ad aprile ha perso la vita il presidente Lech
Kaczynski, fratello di Jaroslaw. Queste
spaccature erano così ben nascoste da sfug-
gire a molti elettori che dichiaravano di sen-
tirsi vicini a valori universali come il patriot-
tismo o il bene della Polonia. Valori ormai
mistiicati, scollati dalla realtà e associati,
quasi per un automatismo, al candidato di
Diritto e giustizia e al suo slogan: “La Polo-
nia prima di tutto”.
Il motto di Komorowski – “La concordia
è costruttiva” – non suonava certo partico-
larmente attraente: e mancava di carica
emotiva. Ma il messaggio del candidato di
Piattaforma civica, un partito di centrode-
stra liberale ed europeista, era una garanzia
per un governo moderato e costruito sul
consenso, pragmatico e non ideologico. Chi
Da sapere
I risultati del ballottaggio delle presidenziali
del 4 luglio. Aluenza: 55,3 per cento
Bronislaw Komorowksi 53 %
Jaroslaw Kaczynski 47 %
è d’accordo con questo slogan deve ricorda-
re i conlitti, le ideologie e il clima politico
che hanno caratterizzato il periodo 2005-
2007, quando il partito dei gemelli
Kaczynski era al potere e Lech occupava la
carica di presidente. Come dimostrano i
sondaggi, una buona parte degli elettori –
quelli che hanno votato per Komorowski –
ha rilettuto su quegli anni.
Il coraggio degli elettori
La campagna elettorale di Piattaforma ci-
vica, tuttavia, è stata banale e maldestra.
Né i responsabili del comitato elettorale né
il candidato stesso sono stati in grado di
sottolineare con chiarezza la diferenza tra
i valori dei due partiti, non hanno fatto nul-
la per raggiungere il consenso voluto e non
hanno nemmeno spiegato con chiarezza di
quale tipo di patriottismo c’è bisogno in Po-
lonia. Non hanno messo in discussione il
passato politico di Jaroslaw Kaczynski né
hanno sottoposto a una critica frontale la
presidenza di Lech. Inoltre si sono dimo-
strati goi e incapaci, specialmente nel rap-
porto con gli avversari politici. A conti fatti,
si può afermare che Bronislaw Komorow-
ski è riuscito a vincere grazie agli elettori e
non certo agli strateghi della sua campagna
elettorale.
Gli elettori hanno votato in tutta co-
scienza, e probabilmente è questo il succes-
so più grande. Evidentemente in Polonia ci
sono moltissime persone che hanno il co-
raggio di difendere la concordia costruttiva
su cui si fonda la democrazia moderna. È
come se la maggioranza avesse detto, anco-
ra una volta, di non volere più subire esperi-
menti storici o rivoluzioni. Esattamente
come quando i polacchi nel 2003 votarono
sì al referendum per l’adesione all’Unione
europea, contro le previsioni scettiche di
molti. Oggi, come allora, i cittadini hanno
mostrato una grande maturità. Tutto que-
sto fa ben sperare. Ma la minoranza orga-
nizzata che il 4 luglio ha votato per
Kaczynski in realtà non è così minoritaria.
Lo scarto tra i due candidati è stato minimo
e non stupisce che Jaroslaw Kaczynski ab-
bia subito invitato le sue truppe a continua-
re a combattere per la prossima battaglia: le
amministrative e poi le legislative, che si
terranno prima della metà del 2011, quando
Varsavia assumerà la presidenza di turno
dell’Unione. Spetterà agli elettori decidere.
Ma lo faranno dopo aver visto all’opera il
primo ministro Donald Tusk aiancato da
un nuovo presidente. u nm
 Bosnia Erzegovina REPUBBLICA CECA

La squadra
Chi sono i terroristi?
INA FASSBENDER (REUTERS/CONTRASTO)

GERMANIA
Sentenza
sull’eutanasia
Non è reato interrompere le cu-
re che tengono in vita artiicial-
mente una persona in stato di
coma vegetativo, se in prece-
denza il paziente ha dichiarato
di non volerle. Lo ha stabilito il
25 giugno la corte di giustizia fe-
derale. I giudici hanno assolto
Wolfgang Putz, un esperto di
medicina legale accusato di
aver fatto staccare la spina
all’anziana madre di una signo-
ra di Fulda, nel land dell’Assia,
che si era rivolta a lui per una
consulenza. La sentenza, scrive
la Süddeutsche Zeitung, met-
te ine a una grave lacuna nella
legislazione tedesca.
di Necas
Il 28 giugno il presidente Vaclav
Dani, Bosnia Erzegovina Klaus ha incaricato Petr Necas,
La mattina del 27 giugno una bomba è leader del partito di centrode-
stra Ods, di formare l’esecutivo.
esplosa presso la stazione di polizia di
Sorprende però, scrive il quoti-
Bugojno, in Bosnia Erzegovina, diano di sinistra Pravo, l’asse-
uccidendo un agente. L’attentato gnazione di alcuni importanti
avrebbe potuto provocare una strage, ministeri ai partiti alleati
perché a quell’ora una ventina di dell’Ods, due formazioni popu-
poliziotti avrebbe dovuto trovarsi sul liste che hanno ottenuto un
buon risultato alle elezioni di
posto. L’attacco è coinciso con le
maggio. Afari pubblici ha otte-
celebrazione dell’Ajvatovica, nuto il ministero dell’interno,
un’importante ricorrenza islamica che attira visitatori da mentre a Top 09 sono andati le
tutto il paese e dall’estero. L’attentato è stato attribuito agli inanze, la sanità e le politiche
ambienti dell’estremismo islamico wahhabita, e la polizia sociali. La squadra di governo
ha subito efettuato i primi arresti. Anche se non ci sono comprenderà alcuni politici sot-
to inchiesta, malgrado una delle
ancora prove certe, la bomba di Bugojno – che si trova
priorità di Necas sia la lotta alla
nella Federazione croato-musulmana, una delle due entità
corruzione. Ma i cittadini sono
amministrative che compongono la Bosnia Erzegovina – preoccupati soprattutto per i ta-
sta provocando le prime conseguenze politiche. In Bosnia gli al welfare necessari per risa-
si è aperto un dibattito sulla presenza e sulla consistenza nare il bilancio dello stato.
del wahhabismo nel paese. La comunità islamica e il suo
muftì, Mustafa Ceric, continuano ad avere una posizione
piuttosto ambigua. Una cosa è certa: l’attentato, oltre a
ostacolare l’integrazione della Bosnia Erzegovina in
Europa, ha difuso un clima di paura sia tra i cittadini non
musulmani sia tra i musulmani moderati. ◆

SPAGNA GRAN BRETAGNA maggioritario in cui si vota per

I popolari
e l’aborto
La legge che depenalizza l’abor-
to, entrata in vigore il 5 luglio, è
già nel mirino di alcune regioni
autonome. Come racconta la
Vanguardia, i governi di Mur-
cia, della Navarra e della Comu-
nità autonoma di Madrid, tutti
guidati dal Partito popolare (Pp),
hanno deciso di sospendere
l’applicazione della norma, che
permette alle donne di abortire
legalmente ino alla quattordi-
cesima settimana di gravidanza
e ino alla ventiduesima in caso
di anomalie del feto o di rischio
per la salute della madre. La de-
cisione è stata presa dopo che la
corte costituzionale ha accolto il
ricorso presentato dal Pp.
Il maggioritario
in discussione
Durante la campagna elettorale
Nick Clegg si era impegnato a
modiicare il sistema elettorale
britannico se i liberaldemocrati-
ci avessero vinto le elezioni. Ba-
sato sul sistema maggioritario a
turno unico, con una divisione
delle circoscrizioni che non ri-
lette la ripartizione della popo-
lazione, il metodo attuale di ele-
zione dei deputati penalizza in-
fatti i libdem, che si battono per
cambiarlo. Diventato il numero
due del governo di coalizione
guidato dai conservatori, Clegg
ha quindi annunciato che il 5
maggio 2011 si svolgerà un refe-
rendum sull’introduzione del
voto alternativo, un sistema
tutti i candidati in ordine di pre-
ferenza. La data però non piace
ai nazionalisti del Galles, dell’Ir-
landa del Nord e della Scozia,
perché coincide con le elezioni
per le assemblee locali e potreb-
be farle passare in secondo pia-
no. Non piace nemmeno ad al-
cuni deputati conservatori e la-
buristi, che temono una bassa
aluenza alle urne perché lo
stesso giorno si svolgono anche
le elezioni amministrative in al-
cuni comuni dell’Inghilterra.
Secondo un sondaggio pubbli-
cato dall’Independent, gli elet-
tori sono divisi: il 33 per cento è
favorevole al voto alternativo, il
34 per cento è contrario e il 25
per cento si dichiara indeciso.
Sarà decisivo, sostiene il giorna-
le, l’orientamento degli elettori
laburisti.
IN BREVE
Turchia Il 6 luglio tre soldati e
12 ribelli del Partito dei lavora-
tori del Kurdistan (Pkk) sono
morti nei combattimenti a Sem-
dinli, nel sudest del paese. Po-
chi giorni prima l’aviazione tur-
ca aveva bombardato le posizio-
ni dei ribelli nel nord dell’Iraq.
Finlandia Il 1 luglio il parla-
mento ha autorizzato la costru-
zione di due nuovi reattori nu-
cleari.
Francia Il 7 luglio il tribunale di
Parigi ha condannato l’ex ditta-
tore panamense Manuel Norie-
ga a sette anni di prigione per ri-
ciclaggio di denaro proveniente
dai narcotraicanti colombiani.

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 15

 Africa e Medio Oriente
SEYLLOU (AFP/GETTY IMAGES)
Conakry, Guinea. Una sostenitrice di Cellou Dalein Diallo
La Guinea
va al ballottaggio
Mamadou Aliou Diallo, Wal Fadjri, Senegal
I
n Guinea la suspence è inita: nella pamento del popolo guineano (Rpg) e lea-
notte tra il 2 e il 3 luglio, dopo cinque der storico dell’opposizione, ha ottenuto
giorni di attesa, la commissione elet- 553.021voti. Ora Diallo e Condé hanno biso-
torale nazionale ha reso noti i risultati gno di stringere alleanze con i candidati
provvisori delle elezioni presidenziali del 27 sconitti per arrivare alla presidenza della
giugno. repubblica.
Com’era prevedibile, l’ex primo mini- I vertici dell’Ufdg e dell’Rpg hanno già
stro Cellou Dalein Diallo, 58 anni, ha avuto avviato negoziati con gli altri partiti. Diallo
la maggioranza dei consensi con 1.062.549 ha invitato subito i 22 candidati esclusi a
voti. Il candidato dell’Unione delle forze unirsi a lui nella corsa al ballottaggio. “Ab-
democratiche della Guinea (Ufdg) , però, biamo avviato un dialogo con alcuni partiti,
non ha ottenuto la maggioranza necessaria ma i termini degli accordi non possono es-
per essere eletto al primo turno e dovrà af- sere rivelati”, ha dichiarato nei giorni scorsi
frontare Alpha Condé al ballottaggio previ- un rappresentante dell’Ufdg. Una decina di
sto per il 18 luglio. partiti minori, invece, hanno avviato i collo-
Condé, 72 anni, presidente del Raggrup- qui con l’Rpg per stabilire i futuri scenari in
caso di vittoria di Alpha Condé.
Da sapere L’ex primo ministro Sidya Touré, candi-
dato dell’Unione delle forze repubblicane,
Elezioni presidenziali del 27 giugno 2010 sarà l’ago della bilancia. Per il momento
Touré si rifiuta di riconoscere i risultati
provvisori e sostiene che la commissione
Altri elettorale ha voluto favorire Alpha Condé.
21 candidati
24% Perciò ha deciso di rivolgersi alla corte su-
Cellou
Dalein Diallo prema che entro alcuni giorni deciderà sul-
39,7% la validità del risultato. Eppure Touré, che è
Sidya Touré
15,6% arrivato terzo ottenendo 417. 261 voti, si tro-
Alpha va in posizione di forza e in cambio dei suoi
Condé voti potrebbe chiedere al futuro presidente
20,7%
Fonte: Wal Fadjri la guida dell’esecutivo. u sv
16 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Anche i vincitori
protestano
Elhadj Abdoulaye Diallo,
Aminata, Guinea
D
opo la pubblicazione dei risul-
tati provvisori delle elezioni
presidenziali del 27 giugno, è
l’ora delle contestazioni. E
perino chi è passato al secondo turno de-
nuncia i brogli. Cellou Dalein Diallo, il can-
didato in testa, ritiene di aver ricevuto più
voti di quelli che gli sono stati attribuiti e ha
fatto appello alla corte suprema. Alpha
Condé, arrivato secondo, ha detto che nelle
sue roccaforti di Siguiri, Matoto e Kankan
sono stati cancellati dei seggi elettorali. Si-
dya Touré, il terzo classiicato, e diversi altri
candidati eliminati sostengono che ci sono
state molte irregolarità e chiedono un in-
tervento della corte suprema, che in pochi
giorni dovrà decidere se convalidare o me-
no il voto.
Il premier Jean Marie Doré ha ammesso
che il governo avrebbe potuto gestire me-
glio il processo elettorale. Doré si è anche
dichiarato preoccupato dell’“etnicizzazio-
ne” del voto guineano. Come dobbiamo
valutare questo dato? In Guinea, le persone
in grado di analizzare i programmi politici
per fare una scelta elettorale sono una mi-
noranza. Perciò i risultati delle urne hanno
messo in luce un voto su basi etniche, divi-
so tra Diallo, il candidato fula, e Condé, il
candidato malinké. Ora sarà la solidarietà
tra i diversi gruppi etnici a consentire l’ele-
zione di uno dei due. Subito dopo l’indipen-
denza la volontà di creare un paese unito ha
spinto i leader politici a non valorizzare le
identità etnico-linguistiche. Ma negare le
diversità rischia di provocare conseguenze
spiacevoli. La classe politica guineana do-
vrà saperle gestire. u nm
ISRAELE
L’inviato
di Damasco
Nonostante l’incontro segreto
a Bruxelles tra il ministro degli
esteri turco Ahmet Davutoglu
e un ministro israeliano, il 5 lu-
glio Ankara ha minacciato di
interrompere i rapporti diplo-
matici con Israele. Un portavo-
ce del premier israeliano Ben-
jamin Netanyahu, infatti, ha
fatto sapere che Israele non si
scuserà mai con la Turchia per
il raid contro la Freedom lotil-
la del 31 maggio. Ma Davutoglu
ha ribadito che “la Turchia esi-
ge delle scuse”, altrimenti i
rapporti s’interromperanno. Il
presidente siriano Bashar al
Assad ha invitato Ankara alla
prudenza. “L’invito deve esse-
re preso sul serio”, scrive Mil-
liyet. “Alla Siria non si può
rimproverare né di essere alli-
neata con Washington né di
appoggiare Israele”.
SOMALILAND
La promessa
del presidente
Ahmed Mohamud Silaanyo, 72
anni, è il nuovo presidente del
Somaliland. Il leader dell’oppo-
sizione ha ottenuto il 50 per cen-
to dei voti nelle elezioni del 26
giugno. Silaanyo ha detto che
raddoppierà gli sforzi del suo
predecessore Dahir Riyale Ka-
hin per far riconoscere la sovra-
nità del paese, che si è dichiarato
indipendente dalla Somalia nel
1991, scrive Somaliland Press.
Mali IN BREVE
Libano Il grande ayatollah Mo-
hammad Hussein Fadlallah,
Fanatismo e verità considerato l’ideologo del parti-
to sciita Hezbollah, è morto il 4
luglio a Beirut. Aveva 75 anni.
New African, Gran Bretagna Rep. Dem. Congo Il 2 luglio
245 persone sono morte
L’ultimo spettacolo di Peter Brook, nell’esplosione di un camion ci-
11 and 12 è tratto dal Saggio di sterna pieno di benzina a Sange,
Bandiagara, un romanzo dello nella provincia orientale del Sud
scrittore maliano Amadou Hampate Kivu.
Ruanda Il pastore Jean-Bosco
Ba. Il libro racconta la vita e la
Uwinkindi, accusato di aver par-
ilosoia di Tierno Bakar, il mistico tecipato al genocidio del 1994, è
sui vissuto alla ine dell’ottocento, stato arrestato il 2 luglio in
che fu maestro spirituale di Hampate Uganda. L’uomo è stato trasferi-
Ba. Lo spettacolo è ambientato in to al Tribunale penale interna-
Mali all’epoca della colonizzazione francese, dove nasce zionale per il Ruanda ad Arusha,
un’accesa disputa tra due comunità di fedeli musulmani in Tanzania.
Sudafrica Il 2 luglio l’ex capo
per stabilire quante volte sia giusto recitare la preghiera:
della polizia e dell’Interpol Ja-
undici o dodici? Incapaci di dirimere la questione, i due ckie Selebi è stato riconosciuto
gruppi decidono di separarsi e scegliere ciascuno una colpevole di corruzione da un
nuova guida spirituale, mentre l’amministrazione tribunale di Johannesburg. Sele-
francese cerca di trarre vantaggio dallo scoppio di queste bi avrebbe accettato regali e sol-
tensioni. “I personaggi dei maestri spirituali, ispirati alle di da un traicante di droga.
igure di Tierno Bakar e Sherif Hamallah, sono due Sudan Il 30 giugno l’oppositore
Hassan al Turabi è stato scarce-
modelli di tolleranza", spiega Peter Brook. “Come diceva
rato dopo 45 giorni di detenzio-
Tierno Bakar ‘esistono tre verità: la mia verità, la tua ne in una prigione di Khartoum.
verità e...la Verità’”. Il dramma, però, si conclude con la Era stato arrestato dopo aver
morte dei due maestri soprafatti dal fondamentalismo criticato il presidente Omar al
dei loro seguaci. ◆ Bashir.
Da Ramallah Amira Hass
Due popoli, due giustizie
Zviya Shapira, 60 anni, profes- mi ha raccontato Zviya, ag- Sul posto si stanno insediando
soressa di biologia, è un’attivi- giungendo con orgoglio: “Og- famiglie ebree ortodosse, che
sta contro l’occupazione. Di gi è stato arrestato dall’eserci- rendono un inferno la vita dei
estrazione sionista, i suoi tre to alla manifestazione di Nabi pochi palestinesi rimasti.
igli maschi sono diventati re- Saleh” (uno dei tanti villaggi Ma ci sono milioni di ebrei
fusenik (obiettori di coscien- palestinesi in cui si organizza- israeliani che vivono su terreni
za) dopo aver servito in unità no proteste settimanali). An- appartenuti ai palestinesi. E
militari d’élite. Il più giovane è che Sheikh Jarrah, a Gerusa- non c’è nessun giudice israe-
stato in carcere, il maggiore è lemme Est, ospita regolar- liano che ne ordini il trasferi-
stato espulso dall’esercito ed è mente le proteste contro mento forzato. Due popoli,
considerato da molti israeliani l’apartheid israeliana. Alcune due giustizie. Molti israeliani
“un nemico del popolo”. famiglie palestinesi, profughe partecipano alle proteste nei
Il 3 luglio ci siamo incontra- del 1948, hanno ricevuto dal villaggi, ma nei principali
te alla manifestazione setti- tribunale l’ordine di lasciare le mezzi d’informazione palesti-
manale del quartiere di Sheikh loro case, costruite sui terreni nesi non se ne parla mai. Un
Jarrah. “Yonathan (il maggio- che prima del 1948 appartene- altro motivo di strazio per le
re) è tornato ieri dall’estero”, vano a una comunità ebraica. due metà della mia vita. ◆ nm
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 17
 Americhe
Hopedale, Louisiana, 5 maggio 2010
JASON ANDREw (GETTY IMAGES)
La Bp si prepara
alle battaglie legali
Marc Caputo, The Miami Herald, Stati Uniti
Ha assunto i migliori avvocati e
ha cercato di convincere gli
abitanti della costa a non fare
causa. A pochi giorni dal
disastro del 20 aprile, l’azienda
pensava già a come difendersi
N
ei giorni immediatamente suc-
cessivi all’esplosione della
piattaforma Deepwater Hori-
zon nel golfo del Messico, la Bp
si è vantata della sua capacità di correre ai
ripari, ma dietro le quinte si stava già prepa-
rando alle inevitabili battaglie legali.
L’azienda si è afrettata a ingaggiare esperti
che altrimenti sarebbero stati a disposizio-
ne dei querelanti. Ha arruolato squadre di
avvocati di prim’ordine. Ha presentato atti
di rinuncia legale ai volontari e ai pescatori,
perché evitassero di fare causa. E ha an-
nunciato la creazione di un fondo di 20 mi-
liardi di dollari per le vittime, che potrebbe
ridurre il numero di cause in tribunale.
Robert J. McKee, un avvocato dello stu-
dio Krupnick Campbell Malone a Fort Lau-
derdale, in Florida, si è detto sorpreso dalla
rapidità con cui la Bp ha assunto scienziati
18 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
e ingaggiato laboratori specializzati nella
raccolta e nell’analisi dell’aria, del mare,
delle paludi e delle spiagge: tutti elementi
fondamentali per dimostrare i danni nelle
cause per inquinamento. Cinque giorni do-
po il disastro del 20 aprile, McKee ha prova-
to ad assumere uno scienziato che da sedici
anni lavora con lui a una causa ambientale
contro la petrolchimica DuPont in Ecuador.
“Troppo tardi”, racconta McKee. “Era già
stato assunto dagli altri”.
Mentre metteva insieme la sua squadra
legale, la Bp minimizzava la quantità di
greggio che usciva dal pozzo della Deepwa-
ter Horizon. Secondo gli avvocati questo
sarà un elemento decisivo sia nelle cause
per danni sia per stabilire le sanzioni ammi-
Da sapere
u Dopo il disastro nel golfo del Messico il
valore delle azioni della Bp si è dimezzato.
Gli investitori temono che la compagnia
possa fallire a causa dei costi della marea
nera: inora la Bp ha speso 3,12 miliardi di
dollari. Il 6 luglio, comunque, le azioni della
Bp hanno registrato un forte rialzo in
seguito alle voci di un ingresso di fondi
sovrani mediorientali, tra cui quello di Abu
Dhabi, nel capitale dell’azienda. Bbc
nistrative. “Il ritmo della perdita che vedia-
mo oggi è decisamente inferiore rispetto a
quando la piattaforma era in iamme”, ha
dichiarato Doug Suttles, il capo delle ope-
razioni della Bp negli Stati Uniti, al notizia-
rio della Nbc a tre giorni dall’esplosione
della piattaforma.
La Bp faceva stime molto contenute sul-
la quantità di greggio che usciva: all’inizio
parlava di mille barili al giorno, poi cinque-
mila. Quasi un mese dopo, l’amministra-
zione Obama ha istituito una commissione
indipendente e a metà giugno il gruppo tec-
nico incaricato di misurare il lusso di greg-
gio ha dichiarato che il pozzo perde tra i
35mila e i 60mila barili al giorno. Il ritardo
e l’approssimazione delle stime faranno
discutere ancora per anni.
Operazioni di boniica
Nei primi giorni dopo la catastrofe, la Bp
proponeva ai pescatori e a chi lavorava per
l’azienda nelle operazioni di boniica di ir-
mare dei documenti con cui rinunciavano a
fare causa. In Florida la compagnia si è ri-
volta a Senteritt Akerman, lo studio legale
più grande dello stato. Quando il 16 giugno
il presidente Barack Obama ha incontrato i
dirigenti della Bp per istituire il fondo di 20
miliardi di dollari, l’azienda era rappresen-
tata da Jamie Gorelick, l’ex viceprocuratore
generale sotto la presidenza Clinton.
I motivi per fare causa alla Bp non man-
cano: violazioni di leggi federali sull’inqui-
namento, del diritto marittimo, dei trattati
internazionali, delle leggi sull’ordine pub-
blico e perino di leggi statali e federali sui
traici illeciti. Finora sono state presentate
circa 250 azioni legali, e ogni giorno ne arri-
vano di nuove.
Il governatore della Florida, Charlie
Crist, ha incaricato Steve Yerrid, membro
della squadra legale che, in nome dello sta-
to, vinse una storica causa da 11,3 miliardi
di dollari contro i giganti del tabacco, di
creare una nuova équipe di avvocati per
fornire consulenze legali.
Secondo Brian O’Neill, l’avvocato che
dal 1989 segue le cause di risarcimento per
il disastro della Exxon Valdez, ci vorranno
anni per pulire la costa. “Il petrolio va dove
nessuno se lo aspetta”, dice. “Si può pulire
una spiaggia e, dopo pochi mesi o un anno,
il petrolio ritorna. La Exxon ha dimostrato
che le vittime possono essere ingannate e
bloccate per 21 anni in tribunale senza che
succeda niente”, conclude. “Speriamo che
la Bp non voglia fare lo stesso”. u sc
ARGENTINA
Videla ancora
alla sbarra
Venticinque anni dopo la con-
danna all’ergastolo, l’ex dittato-
re argentino Jorge Rafael Videla
è tornato a sedersi sul banco de-
gli imputati. Come spiega Pági-
na 12, stavolta Videla (al potere
tra il 1976 e il 1983) è accusato,
insieme ad altre 24 persone, tra
cui il generale Luciano Ben-
jamín Menéndez, di aver fatto
torturare e fucilare 29 prigionie-
ri politici, nell’ottobre del 1976.
IN BREVE
Colombia Il 6 luglio dodici ri-
belli delle Forze armate rivolu-
zionarie della Colombia (Farc)
sono morti in un’operazione
dell’esercito nel dipartimento di
Bolívar, nel nord del paese.
Haiti Il 30 giugno il presidente
René Préval ha annunciato che
le elezioni presidenziali e legi-
slative si svolgeranno il 28 no-
vembre. Il voto era stato riman-
dato a causa del terremoto che
ha colpito il paese il 12 gennaio.
Dall’Avana Yoani Sánchez
Museo delle automobili
C’è un particolare della nostra
realtà che afascina i turisti e
sorprende i collezionisti di
tutto il mondo: la quantità di
automobili d’epoca che circo-
lano per le strade del paese.
Ancora oggi sui viali dell’Ava-
na corrono Chevrolet del 1952
e Cadillac più vecchie dello
stesso ministro dei trasporti
fanno da taxi collettivo. Que-
sti miracoli a quattro ruote
fanno ormai parte del nostro
paesaggio quotidiano al pari
delle lunghe ile, degli auto-
bus strapieni e dei cartelloni
politici. All’inizio, i turisti so-
Bolivia Tucson, Arizona
Gli indigeni contro Morales
SCOtt OLSOn (Getty IMAGeS)
Pulso, Bolivia
Il nuovo modello di organizzazione
dello stato boliviano, basato sulle
autonomie regionali e che dovrebbe
entrare in vigore nei prossimi mesi, sta
causando problemi al presidente evo STATI UNITI
Morales. Ora il presidente deve
vedersela con le popolazioni indigene.
Arizona
Riuniti nella Confederación de sotto accusa
pueblos indígenas de Bolivia (Cidob),
L’amministrazione Obama ha
un migliaio di indigeni sta marciando verso La Paz per
fatto causa all’Arizona per la leg-
chiedere un referendum per deinire gli statuti ge sull’immigrazione approvata
autonomistici, un maggior numero di seggi al parlamento dallo stato ad aprile. “Una riven-
nazionale e il rispetto del territorio. Di fronte a queste dicazione forte del potere cen-
posizioni, il governo cerca di screditare la Cidob. Per il trale su un tema delicato”, scrive
sociologo Roberto Ibargüen, il conlitto è il segno della il Washington Post. Secondo
distanza tra il programma di Morales, che vuole realizzare la Casa Bianca, la legge è in con-
litto con le norme federali. In
strade, dighe e industrie, e gli interessi degli indigeni, che
particolare, interferisce con i
vogliono mantenere il controllo del territorio. Oscar Vega, compiti di protezione dei conini
membro dell’associazione Comuna, che raggruppa molti nazionali, che spettano alle au-
intellettuali del paese, sostiene invece che lo scontro è torità federali, e incoraggia atti
l’espressione di una società in movimento, e che porterà a di vessazione nei confronti di in-
una trasformazione dell’identità, della cultura e nocenti. La legge, che consente
dell’organizzazione economica e sociale della Bolivia. ◆ alla polizia di fermare persone
sospettate di vivere illegalmente
negli Stati Uniti e chiedergli i
documenti, è accusata di legitti-
mare il racial proiling, cioè la
prassi di fermare i sospetti in ba-
se al colore della pelle.
STATI UNITI
no sorpresi ed entusiasti nel appartenevano a una vecchia L’energia
vedere il luna park del passato ambulanza.
automobilistico. Scattano foto I turisti si meravigliano del
del sole
e pagano prezzi esorbitanti gusto dei cubani per queste
Il 3 luglio il presidente degli Stati
pur di provare quei comodi se- reliquie del passato, ma pochi
Uniti Barack Obama ha annun-
dili. Ma dopo aver parlato un sanno che si tratta più di una
ciato lo stanziamento di due mi-
po’ con l’autista, gli stranieri necessità che di una scelta.
liardi di dollari per lo sviluppo di
stupiti scoprono che la carroz- non possiamo andare da un
impianti a energia solare. I soldi,
zeria di quella Ford secolare concessionario per comprare spiega il New York Times, an-
nasconde un motore Fiat nuo- un macchina nuova, anche se dranno a due aziende: la Aben-
vo e che le ruote sono state abbiamo i soldi per pagarla. goa Solar, che costruirà in Arizo-
prese da una Lada. Così dobbiamo rimettere in na uno dei più grandi impianti
A mano a mano che il turi- sesto le vecchie ferraglie. Sen- solari del mondo, e la Abound
sta entra in conidenza con il za queste macchine del secolo Solar Manufacturing, che sta co-
proprietario, scopre che i freni scorso, la nostra città sarebbe struendo impianti in Colorado e
sono un regalo di un amico meno pittoresca e sempre più in Indiana. I due progetti cree-
europeo e che i fari anteriori immobile. ◆ sb ranno 1.500 posti di lavoro.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 19
Asia e Paciico
Sale la tensione
nel Kashmir indiano
Rahul Pandita, Open, India
Gli scontri tra la polizia
e i separatisti sono aumentati.
Il governo locale ha raforzato
il coprifuoco e New Delhi ha
mandato l’esercito a pattugliare
le strade di Srinagar
N
el centro di Srinagar, capitale
del Kashmir indiano, la chia-
mano Rani, regina. Il suo cor-
po porta i segni delle battaglie
che ha combattuto nel corso degli anni. Gli
uomini che l’hanno vista in azione sosten-
gono che se avesse combattuto per gli in-
glesi avrebbe meritato la Victoria cross, la
più alta onoriicenza militare britannica.
Ma lei è una zingara maruti e combatte
nella valle del Kashmir.
Ogni venerdì, e a volte tutti i giorni per
intere settimane, Rani salva la vita dei po-
liziotti che accompagna nelle zone di com-
battimento, tra centinaia di ragazzi arrab-
biati e armati di pietre e bombe all’acido,
assetati del sangue del personale di sicu-
rezza. Questa rabbia è rivolta in particolare
alla polizia che risponde ai loro attacchi
con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e
a volte proiettili veri.
Nelle ultime settimane la situazione si
è aggravata. Ci sono stati dei morti e in al-
cune aree della valle è stato imposto il co-
prifuoco. Da giugno a oggi la polizia ha
ucciso quattordici civili. La rivolta più
grande è stata provocata dal caso di Tufail
Mattoo Ahmad, un adolescente ucciso l’11
giugno dalla polizia durante gli scontri con
un gruppo di ragazzi che lanciava pietre.
La settimana successiva un altro uomo,
Muhammad Rafiq Bangroo, è stato pic-
chiato a morte dai soldati della Central re-
serve police force (Crpf ). Alcune donne
che accompagnavano il corpo di Bangroo
al cimitero hanno lanciato pietre contro la
polizia e un soldato ha risposto sparando e
uccidendo un parente del defunto. Mentre
tutto questo succedeva, il primo ministro
del Kashmir, Omar Abdullah, era in vacan-
20 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Zone rivendicate dal Pakistan
Zone rivendicate dall’India
za a Gulmarg. E quando è tornato a Srina-
gar ha deciso subito di ripartire per la fre-
sca località di montagna. Ma prima ha or-
dinato il trasferimento del sovrintendente
di polizia di Srinagar, Javaid Reyaz Bedar,
che non aveva saputo contenere la rivolta.
Intifada kashmira
Secondo gli esperti la protesta con il lancio
di pietre sono un’imitazione della rivolta
palestinese del 2000, che la tv ha fatto ve-
dere in tutto il mondo. Tuttaviaquest’ana-
lisi tradisce una scarsa comprensione delle
forze in azione nella valle. Il lancio di pietre
nella regione ha preceduto l’intifada pale-
stinese, anche se queste proteste per molto
tempo si sono limitate al centro di Srina-
gar. Negli ultimi tempi, invece, si sono dif-
Da sapere
u Il 7 luglio il governo indiano ha mandato
l’esercito in Kashmir per riprendere il
controllo della situazione. Durante i nuovi
colloqui indopachistani, in programma il 15
luglio a Islamabad, il ministro degli esteri
pachistano intende sollevare la questione
delle presunte violazioni dei diritti umani in
Jammu e Kashmir.
fuse quasi ovunque. Cosa sta succedendo?
Un leader politico racconta che riunire una
folla in un comizio è diventato molto dii-
cile da quando qualcuno è pronto a ofrire
molti più soldi a chi è disposto a lanciare
pietre nel mercato principale della città.
Qui sta la chiave.
Nel corso degli ultimi anni, invece, la
militanza politica ha perso importanza nel
Kashmir. Fonti della polizia rivelano che
questo ha causato notevoli disagi tra i lea-
der separatisti, i quali faticano a giustiica-
re il lusso di fondi che gli arriva attraverso
vari canali. Dirottarli ai facinorosi che isti-
gano i ragazzi ad afrontare la polizia è sta-
to un modo conveniente di togliersi dagli
impicci.
La polizia divide i lanciatori di pietre
della valle in due gruppi. Il primo è quello
dei finanziatori, uomini in contatto con
gruppi separatisti che gestiscono i inan-
ziamenti per tenere viva la tensione nella
valle. Il secondo è quello dei inanziati, ra-
gazzi disoccupati alla ricerca di denaro. Il
lancio di pietre tiene viva la tensione e as-
sicura la copertura televisiva. È necessario
creare posti di lavoro qualiicati. Sono ne-
cessari investimenti. Ma per ottenerli biso-
gna prima posare quelle pietre. u fp

ToMoHIro oHSUMI (GeTTy IMAGeS)
GIAPPONE
Primo test
per Kan
L’11 luglio i giapponesi andran-
no a votare per il rinnovo di me-
tà della camera alta, che nel si-
stema bicamerale giapponese
ha meno poteri di quella bassa.
Asia Sentinel scrive che il voto
è decisivo per il partito demo-
cratico di Naoto Kan, primo mi-
nistro dallo scorso giugno. Kan
sta perdendo consensi da quan-
do ha annunciato che aumente-
rà le tasse per cercare di risanare
l’economia. Per avere la mag-
gioranza, la coalizione di gover-
no dovrà aggiudicarsi 56 seggi.
THAILANDIA
Ancora stato
d’emergenza
Il 6 luglio il governo tailandese
ha esteso a 18 nuove province lo
stato d’emergenza in vigore da
tre mesi. Secondo il governo,
scrive il quotidiano tailandese
The Nation, dopo le proteste di
aprile e maggio, c’è il pericolo di
nuove violenze. Ma le richieste
di togliere lo stato d’emergenza,
che tra l’altro impedisce ai grup-
pi di più di cinque persone di riu-
nirsi e permette alla polizia di
trattenere i sospetti per 30 gior-
ni, sono tante. Per l’International
crisis group ostacola il ritorno al-
la stabilità in un paese ormai po-
larizzato. Il premier ha proposto
unilateralmente un piano di ri-
conciliazione nazionale mante-
nendo un clima repressivo in cui
i diritti fondamentali delle cami-
cie rosse sono negati.
Cina AUSTRALIA
La vittoria
Aprire agli immigrati degli isolani
Gli indigeni delle isole che si
Xinmin, Cina trovano nello stretto di Torres,
“Ho pagato le tasse per sedici anni, tra lo stato australiano del
Queensland e la Papua Nuova
perché non posso diventare
Guinea, hanno ottenuto una
cittadina cinese?”. Per Wu Mingna, storica vittoria in tribunale. La
una manager inlandese che vive in corte federale di Cairns ha sta-
Cina da molto tempo, invecchiare bilito che spettano a loro i diritti
serenamente nel suo paese di sfruttamento su 40mila chi-
d’adozione è solo un sogno. Una lometri quadrati di oceano. Il
giudice Paul Finn, scrive il Syd-
volta in pensione, spiega il
ney Morning Herald, ha volu-
settimanale Xinmin, non otterrà il to tutelare il legame speciale tra
rinnovo del permesso di soggiorno. Anche Tang Da, gli indigeni e il mare. Le navi
cittadino britannico residente da anni a Shanghai, è commerciali e le imbarcazioni
preoccupato. “Mia iglia è nata e cresciuta qui, ma tra da pesca potranno continuare a
operare nello stretto di Torres,
vent’anni sarà ancora una straniera. In questo modo la
ma i leader locali dovranno es-
Cina non ci fa certo sentire i benvenuti”. Per attirare i
sere consultati per ogni progetto
talenti stranieri di cui ha bisogno, la Cina deve riscrivere la
di sviluppo nell’area. Il nuovo
legge sull’immigrazione del 1985, ormai obsoleta, scrive statuto dello stretto di Torres
Xinmin. I tempi sono cambiati e milioni di waiguo pengyou, sarà annunciato a Brisbane
gli amici stranieri, risiedono stabilmente nel paese. il 30 luglio.
“Contribuiscono alla crescita della società e ne sono parte
integrante”, prosegue il settimanale accennando a un
disegno di legge che è al vaglio delle autorità. “È ormai
una priorità del nostro governo. In pochi anni la Cina ha
spalancato le porte al mondo e ora non può trovarsi
impreparata ad accoglierlo”. ◆
AFGHANISTAN do i sondaggi la maggioranza
degli statunitensi è contraria al-
Petraeus la guerra”. Intanto proseguono
al comando le violenze nel paese. Il 2 luglio
cinque persone, tra cui un tede-
Il 4 luglio il generale statuniten- sco, un britannico e un ilippi- IN BREVE
se David Petraeus ha assunto il no, sono morte in un attacco India Il 5 luglio i partiti d’oppo-
comando delle operazioni mili- delle milizie taliban contro la sizione hanno proclamato uno
tari in Afghanistan. Prende il sede di un’ong statunitense a sciopero per protestare contro
posto di Stanley McChrystal, ri- Kunduz (nord). Due giorni do- l’aumento del prezzo della ben-
mosso dal presidente Barack po 63 ribelli sono morti in un zina.
obama dopo la pubblicazione raid della Nato nella provincia Pakistan Quarantadue perso-
di un articolo in cui il generale di Helmand (sud). Nell’opera- ne sono morte e 175 sono rima-
criticava l’amministrazione. zione sono state sequestrate ste ferite il 2 luglio in un duplice
“La nomina di Petraeus avvie- 16 tonnellate di droga. attentato suicida in un mauso-
ne nel momento più diicile leo sui a Lahore.
della guerra”, scrive il New Sri Lanka Il 6 luglio 1.500 per-
York Times. “Nel mese di giu- 1.159
312 433 sone hanno partecipato a una
gno sono stati uccisi 102 soldati Soldati manifestazione a Colombo con-
statunitensi Soldati
della coalizione (il dato più alto britannici Soldati tro l’inchiesta delle Nazioni Uni-
dal 2001). Inoltre, l’ofensiva a di altre te sulle violazioni dei diritti
nazionalità
Kandahar è stata rimandata per Numero di soldati della coalizione
umani commessi dall’esercito
i dubbi sulla reazione della po- Nato morti in Afghanistan dal 2001. durante l’ofensiva contro i ri-
polazione locale. Inine, secon- Dati aggiornati al 7 luglio 2010. belli tamil nel 2009.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 21
 Visti dagli altri
Il senatore Marcello Dell’Utri nel novembre del 2009
PAOLO TRE (A3/CONTRASTO)
Una sentenza ambigua
per Marcello Dell’Utri
Eusebio Val, La Vanguardia, Spagna
Il braccio destro di Silvio
Berlusconi è stato condannato a
sette anni di carcere per
associazione maiosa. Perché lui
e il suo partito si rallegrano?
L’analisi di La Vanguardia
L’
Italia, sempre prodiga di
misteri insolubili e di
oscuri complotti, è osses-
sionata da fatti che risal-
gono a quasi vent’anni fa:
gli omicidi dei giudici
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel
1992, e gli attentati del 1993 a Firenze, Mi-
lano e Roma, tutti attribuiti alla maia sici-
22 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
liana. Ancora oggi non si è dissipato il so-
spetto che la criminalità organizzata abbia
agito in connivenza con altri poteri,
nell’ambito di una trattativa politica incon-
fessabile. E un’ombra si proietta sul presi-
dente del consiglio Silvio Berlusconi.
Il 29 giugno la corte d’appello di Paler-
mo ha confermato la sentenza di primo
grado contro il senatore del Popolo della
libertà (Pdl) Marcello Dell’Utri, ex braccio
destro del premier italiano sia negli afari
sia in politica. Nel 2004 il parlamentare era
stato condannato a nove anni di carcere
per concorso esterno in associazione ma-
iosa. In appello i giudici hanno ridotto la
pena a sette anni, anche se hanno confer-
mato i rapporti di Dell’Utri con la maia,
una relazione che è durata venticinque an-
ni. I giudici, però, hanno assolto il senatore
da questo reato per quanto riguarda gli an-
ni successivi al 1992. Grazie a questa preci-
sazione, Dell’Utri e il suo partito hanno
potuto cantare vittoria. Il senatore si è
sempre dichiarato innocente e non è nean-
che andato a Palermo per la lettura della
sentenza. Pensa che il suo ricorso alla corte
di cassazione possa avere successo. Nel
frattempo rimarrà in libertà e manterrà il
suo seggio in parlamento.
Collegamento
Perché l’assoluzione per i fatti successivi al
1992 è così importante? Perché fa cadere la
teoria secondo cui Dell’Utri fosse al centro
di un accordo stretto con la maia durante
il tragico biennio 1992-1993. Secondo que-
sta versione, sostenuta da molti saggi e ar-
ticoli di giornale, all’epoca la maia sicilia-
na stava cercando di trovare un nuovo in-
terlocutore politico e di fare pressioni sullo
stato. Dopo lo scandalo Tangentopoli era
stato spazzato via il sistema politico che
aveva dominato l’Italia dalla ine della se-
conda guerra mondiale. La Democrazia
cristiana e il Partito socialista erano scom-
parsi, e con loro i politici che avevano fatto
da collegamento tra la maia siciliana e lo
stato.
Sempre in quegli anni era nato un nuo-
vo movimento politico guidato da Berlu-
sconi, Forza Italia, che è arrivato al potere
nel 1994 e che ancora oggi è il primo parti-
to del paese. Dell’Utri, cofondatore di For-
za Italia, sarebbe stato il collegamento tra
gli interessi di Cosa nostra e il nuovo parti-
to. I boss volevano migliorare le condizioni
carcerarie di chi stava scontando una con-
danna per maia e cambiare la legge che
tutela i pentiti, per frenare il fenomeno dei
collaboratori di giustizia.
La relazione di Pisanu
La sentenza del 29 giugno sembra allonta-
nare l’ipotesi di un’oscura nascita di Forza
Italia patrocinata dalla maia. Ma il 30 giu-
gno il presidente della commissione parla-
mentare antimaia, il senatore Giuseppe
Pisanu, ex ministro dell’interno di Berlu-
sconi, ha presentato una relazione in cui
assicura che nel 1992-1993 avvenne efet-
tivamente “qualcosa di molto simile a una
trattativa”, “una convergenza di interessi
tra Cosa nostra, altre organizzazioni crimi-
nali, logge massoniche segrete, pezzi de-
viati delle istituzioni, mondo degli afari e
della politica”.
Pisanu ha lanciato il sasso e poi ha na-
scosto la mano. Si è espresso in modo am-
biguo, aumentando i sospetti su questo
accordo diabolico. “Abbiamo bisogno di
sapere tutta la verità, ma bisogna che l’Ita-
lia lo voglia. Non tutta l’Italia vuol sapere
la verità”, ha afermato il magistrato anti-
maia Antonio Ingroia.
Ma resta un fatto molto scomodo per
Berlusconi: fu proprio Dell’Utri a presen-
targli, a metà degli anni settanta, un maio-
so che lavorò come stalliere nella sua villa
di Arcore, vicino a Milano. Vittorio Manga-
no fu in seguito condannato all’ergastolo
per due omicidi. Si sa inoltre che Mangano,
oltre a lavorare per Berlusconi, coordinava
gli afari di Cosa nostra nella zona di Mila-
no. u sb
Politica
Aldo Brancher, ministro fantasma
Eric Jozsef, Le Temps, Svizzera
Dopo le dimissioni del nuovo
ministro per il decentramento,
il premier si prepara allo scontro
con il presidente della camera
A
lle prese con una maggioranza in
pieno fermento, Silvio Berlusconi
si è liberato di uno dei suoi mini-
stri. Il 5 luglio il ministro della sussidiarie-
tà e il decentramento, Aldo Brancher, ha
annunciato in tribunale a Milano la sua in-
tenzione di lasciare l’incarico di governo.
Era stato nominato il 18 giugno tra lo stu-
pore generale. Il presidente del consiglio
infatti non aveva ritenuto necessario av-
vertire gli alleati né motivare la sua scelta.
Alla ine Brancher, un ex dirigente del-
la Fininvest, la holding della famiglia Ber-
lusconi, ha ceduto a una pressione che sta-
va diventando insostenibile. Il centrosini-
stra aveva infatti presentato una mozione
di siducia che stava per essere esaminata
alla camera e alcuni parlamentari del cen-
trodestra avevano minacciato di astenersi
al momento del voto.
La promozione di Brancher a ministro
serviva chiaramente ad assicurare a
quest’uomo di iducia di Berlusconi l’im-
munità per sfuggire alla giustizia (grazie
alla legge sul legittimo impedimento). Ac-
cusato di appropriazione indebita e ricet-
tazione, il neoministro era stato chiamato
a comparire in tribunale all’inizio di luglio.
Ma forte della sua posizione di ministro,
sei giorni dopo la nomina aveva annuncia-
to che non si sarebbe presentato davanti ai
giudici.
Non aveva tenuto conto, però, dell’in-
dignazione di buona parte dell’opinione
pubblica, dei mal di pancia che questa de-
cisione ha procurato ad alcuni eletti della
Per calmare la situazione
il presidente del consiglio
ha incontrato Aldo
Brancher, convincendolo a
farsi da parte
maggioranza e delle osservazioni del pre-
sidente della repubblica, Giorgio Napoli-
tano, che il 25 giugno non ha esitato a in-
tervenire per precisare che Brancher non
aveva alcun motivo per non presentarsi in
tribunale.
Il 26 giugno il pubblico ministero che
sostiene l’accusa contro Brancher al pro-
cesso di Milano ha dichiarato di “sentirsi
preso in giro” dall’imputato. Hanno criti-
cato la scelta anche gli elettori del centro-
destra, tra cui molti militanti della Lega
nord, anche se Brancher è considerato vi-
cino al partito di Umberto Bossi.
Tensioni interne
Il presidente della camera Gianfranco Fini
– che si considera un potenziale successo-
re di Berlusconi – ha colto al balzo l’occa-
sione per prendere le distanze dal pre-
mier.
Da alcuni mesi i due fondatori del par-
tito del Popolo della libertà (Pdl) sono ai
ferri corti, con l’ex ministro degli esteri
che prende quasi sistematicamente in
contropiede il capo del governo. “Si pre-
senti dal giudice o si dimetta”, ha incalza-
to il 4 luglio Italo Bocchino, uno dei colon-
nelli di Fini.
Per calmare la situazione il presidente
del consiglio ha incontrato Brancher, con-
vincendolo a farsi da parte. “La mia deci-
sione è irrevocabile”, ha dichiarato il 5 lu-
glio l’interessato nell’aula del tribunale di
Milano.
Sarà diicile, tuttavia, smorzare le ten-
sioni nella maggioranza. Il sacriicio di
questo collaboratore per Berlusconi po-
trebbe signiicare risolvere un problema
prima di afrontarne uno ancora più deli-
cato. Il capo del governo vuole far appro-
vare al più presto, nonostante le critiche di
Fini, il discusso progetto di legge che limi-
ta le intercettazioni telefoniche e la loro
difusione sui mezzi d’informazione. Li-
beratosi della spina Brancher, Berlusconi
sembra deciso a regolare i suoi conti con il
presidente della camera, che ha dichiarato
a mo’ di sida: “Ci provino pure a cacciar-
mi dal Pdl, io resto dove sono”. u nm
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 23
 Visti dagli altri
Silvio Berlusconi a Roma nel marzo del 2010
SIMONE DONATI (TERRAPROJECT)
Perché gli stranieri
non capiscono Berlusconi
Katharina Kort, Handelsblatt, Germania
I tedeschi hanno un’opinione
negativa del premier italiano.
Ma si sbagliano. Berlusconi non
è uno stupido e conosce molto
bene i suoi elettori, scrive il
quotidiano Handelsblatt
P
agliaccio, re delle oscenità, don­
naiolo, imperatore. Silvio Berlu­
sconi in Germania è descritto
spesso in questi termini: un clown
con un grande potere sui mezzi d’informa­
zione, che ha solo una cosa in testa e che
nelle cerimonie uiciali fa una gafe dietro
l’altra. Una persona poco seria e inadatta a
governare. Unit to lead Italy titolava l’Eco­
nomist nel 2001 in vista delle elezioni poli­
tiche in Italia. Da allora Berlusconi non solo
ha governato per un’intera legislatura ma è
stato anche rieletto nel 2008. I tedeschi
continuano a non capire come faccia un uo­
mo del genere a rimanere alla guida del
paese.
In realtà Berlusconi è molto intelligente
ed è un comunicatore brillante. Non ricono­
scerlo sarebbe un errore. Il premier italiano
– della cui laurea con lode in giurisprudenza
non si parla quasi mai – è un uomo di potere,
con un invidiabile iuto per l’umore popola­
re. Fa politica dal 1994 ma continua a calar­
24 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
si con successo nel ruolo dell’outsider, di­
verso dai politici di professione. L’immagi­
ne che trasmette agli italiani è quella
dell’imprenditore afermato che, anche co­
me politico, capisce le vere preoccupazioni
delle persone che mandano avanti il paese.
L’ultimo capolavoro l’ha realizzato con
il piano anticrisi, elaborato dal ministro
dell’economia Giulio Tremonti. Nei prossi­
mi due anni l’Italia dovrà risparmiare quasi
25 miliardi di euro. Berlusconi ha preso le
distanze dal pacchetto di tagli alla spesa
pubblica, necessari ma impopolari. Se fosse
stato per lui, ha fatto sapere, i tagli non sa­
rebbero stati così duri. Il premier sa cosa
vogliono sentirsi dire gli elettori e lascia a
Tremonti la parte del cattivo mentre lui fa
quello che capisce i bisogni dei cittadini.
Quando parla ai rappresentanti dell’indu­
stria edile, è indulgente verso gli evasori: se
la pressione fiscale è troppo alta, è com­
prensibile che un cittadino non paghi le tas­
se. Mentre ora, in tempi di lotta all’evasione
iscale, rinnega di aver detto quelle parole.
Il messaggio implicito arriva lo stesso: “Ora
sono costretto per colpa della crisi”.
Berlusconi sa perfettamente che in Ita­
lia, su una popolazione di circa sessanta
milioni di persone, nove milioni sono lavo­
ratori autonomi o imprenditori, contrari a
una politica di severi controlli iscali. Per
questo è impegnato anche in un altro pro­
getto: ancorare la libertà d’impresa alla co­
stituzione italiana. Secondo lui, l’attuale
testo costituzionale è troppo limitante e in
futuro dovrà contenere anche la parola
“impresa”: musica per le orecchie dei liberi
professionisti.
Quando Berlusconi parla di afari è cre­
dibile perché è stato un imprenditore di
successo. Anche se la provenienza dei capi­
tali con cui ha cominciato la sua attività è
ancora una questione aperta, è rispettato
per i risultati ottenuti. Dopo gli esordi nel
mondo delle costruzioni, ha avuto un’intui­
zione giusta nel campo delle tv private: ha
comprato diversi canali locali e ha mandato
in onda contemporaneamente gli stessi
programmi. In questo modo ha aperto la
strada alle tv commerciali private, nono­
stante la legge del tempo non lo permettes­
se. Una mossa geniale che in seguito è riu­
scito a consolidare con una legge, grazie
alle sue conoscenze politiche.
Le leggi di Berlusconi – dallo scudo i­
scale ai vari condoni edilizi – nascondono
spesso vantaggi per alcuni gruppi d’interes­
se. Lui sta dalla parte dei piccoli proprietari.
Del resto il 70 per cento delle famiglie ita­
liane vive in una casa di proprietà e molti
sono più contenti se il pollaio può trasfor­
marsi in un patio, poi in una veranda e alla
ine nella camera dei bambini.
Al presidente del consiglio italiano si
può forse rimproverare il fatto di non aver
introdotto grandi cambiamenti. Tra il 2001
e il 2006 ha fatto passare un’importante ri­
forma delle pensioni, ma ora sta promuo­
vendo soprattutto leggi utili a lui, come la
riforma della giustizia o quella sulle inter­
cettazioni telefoniche. I procuratori gli
stanno con il iato sul collo e le intercetta­
zioni hanno portato i suoi scandali sessuali
all’attenzione del mondo intero. Eppure
riesce a far passare i disegni di legge come
se non fosse solo lui ad approittarne.
Sondaggi alla mano
Un esercito di sondaggisti analizza conti­
nuamente le oscillazioni dell’opinione pub­
blica, il modo in cui le leggi del governo
vengono percepite e soprattutto la percen­
tuale di gradimento di Berlusconi. Per lui i
sondaggi sono la conferma statistica del
suo spiccato senso per l’umore del popolo.
Capisce molto bene le persone. Molti soci
in afari hanno varcato furiosi la porta del
suo uicio per uscirne poco dopo con il sor­
riso sulle labbra. Anche i suoi critici a volte
cedono al suo carisma quando lo incontra­
no di persona. Berlusconi è divertente. Fare
il clown sulla scena mondiale risponde a
una strategia precisa. Nel 2002 ha fatto le
corna durante la foto di gruppo dei ministri
degli esteri europei. A Trieste, nel novem-
bre del 2008, durante il vertice italotede-
sco, ha sorpreso la cancelliera Angela Mer-
kel facendole “cucù”. Sono gesti che alleg-
geriscono l’atmosfera, e i suoi elettori lo
amano anche per questo. Finalmente, dico-
no, uno che non è sempre così compassato
come i politici del centrosinistra. Da una
parte il buonumore e l’ottimismo, dall’altra
i criticoni. È grazie a questo schema sempli-
ce ma eicace che il presidente del consi-
glio è riuscito a prendere le distanze dall’op-
posizione. Berlusconi è riuscito a far ridere
perino i vescovi italiani raccontando una
barzelletta su Gesù. Il premier è un uomo di
pancia e un calcolatore.
Niente divide di più gli italiani di Berlu-
sconi. E lui sa come sfruttare la situazione:
in questo modo, diventa insostituibile. Sen-
za il leader, la coalizione di destra si spac-
cherebbe. Il centrosinistra, invece, non
avrebbe più il suo nemico, l’unica cosa che
lo tiene ancora unito. “Ma gli scandali ses-
suali?”, si chiedono alcuni. Sì, quelli ci sono
e sono di cattivo gusto. Berlusconi infatti
Il ruolo del moralista
con il dito puntato
preferisce lasciarlo
alla sinistra
non ha dimostrato molto tatto nei confronti
della moglie Veronica Lario, da cui si è se-
parato. Inoltre l’immagine della donna
esaltata dal premier non è un esempio per
le adolescenti. La condotta di Berlusconi,
però, suscita reazioni positive tra i suoi elet-
tori, in particolare tra gli uomini anziani. In
Italia il successo con le donne o i tradimenti
non sono necessariamente una macchia.
Quelli che lo condannano non lo avrebbero
votato comunque.
I suoi nemici lo dipingono come un ne-
mico delle donne, che è riuscito a inilare
nel suo governo ex soubrette e reginette di
bellezza. Ma l’ha fatto solo per una questio-
ne di marketing. È più facile che un bel volto
si conquisti la croce sulla scheda elettorale.
Funziona come nella pubblicità. E quel
campo lui lo conosce bene, considerato che
ha scritto la sua tesi di laurea sui contratti
pubblicitari.
C’è anche chi fa notare che le donne mi-
nistro nel suo governo non hanno veri posti
di potere. Ma con il centrosinistra era la
stessa cosa. La iducia di Berlusconi nelle
donne è dimostrata più dal fatto che ha la-
sciato la Fininvest, la holding di famiglia,
nelle mani di sua figlia Marina, e non in
quelle del iglio Piersilvio.
E come dovremmo considerare le men-
zogne in merito alla sua relazione con Noe-
mi Letizia, che ha incontrato quand’era una
minorenne? Le bugie nell’Italia cattolica
non sono così condannate come negli Stati
Uniti, dominati dalla morale puritana. In
Italia lo scandalo che ha coinvolto l’ex pre-
sidente degli Stati Uniti Bill Clinton non ha
avuto una grande eco. Inoltre è molto dii-
cile trovare un italiano convinto che i politi-
ci dicano sempre la verità. E, anche in que-
sto caso, vale la considerazione di prima:
chi s’indigna non è mai stato un potenziale
elettore di Berlusconi.
E il suo potere mediatico? Efettivamen-
te è enorme. Chi s’informa solo attraverso
la televisione – cioè la maggior parte degli
italiani – riceve un’informazione distorta.
Dal punto di vista di Berlusconi è un’oppor-
tunità meravigliosa. Nei periodi in cui era al
governo, il centrosinistra non è riuscito a
risolvere il conlitto d’interessi. E sarebbe
strano se fosse proprio lui a risolverlo.
In politica estera Berlusconi corteggia
personaggi discutibili come il primo mini-
stro russo Vladimir Putin o il generale libico
Muammar Gheddai. Anche questa strate-
gia è frutto di un semplice calcolo: sa che in
Europa e sulla scena mondiale non viene
più preso sul serio. In qualche modo cerca
di far credere il contrario ai suoi elettori, di-
cendo di aver risolto la crisi georgiana o di
aver convinto Merkel a sottoscrivere il pac-
chetto di aiuti per la Grecia. In realtà, sa di
essere escluso dai giochi che contano e per
questo può dedicarsi agli interessi energeti-
ci del suo paese. Grazie agli accordi con la
Russia, la Libia e l’Algeria, l’Italia si è assi-
curata il suo fabbisogno di gas e petrolio per
i prossimi dieci anni.
Una cosa è chiara: dal punto di vista mo-
rale Berlusconi è estremamente debole. Ma
bisogna riconoscere che non ha mai preteso
di essere un moralista. Diversamente da
altri politici cattolici, non è un bigotto. An-
che prima dei noti eccessi nella sua vita pri-
vata, si è sempre preoccupato poco delle
convenzioni. Ha avuto dei igli da Veronica
Lario prima del matrimonio. E i suoi stessi
igli gli hanno dato dei nipoti senza essere
sposati. La morale non è cosa per lui. Il ruo-
lo poco attraente del moralista con il dito
puntato preferisce lasciarlo alla sinistra.
Berlusconi lo sa benissimo: con la morale
non si conquistano voti. u mal
Katharina Kort è la corrispondente in Italia
del quotidiano economico tedesco Handel-
sblatt. Vive a Milano dal 2005.
Diritti
L’Italia difende
il crociisso
Tom Heneghan,
The Washington Post,
Stati Uniti
L’
Italia, insieme ad altri dieci
paesi europei, ha presenta-
to alla corte europea dei di-
ritti dell’uomo il ricorso contro la
sentenza del 3 novembre 2009 che
vieta l’esposizione del crociisso
nelle aule delle scuole italiane. I ri-
correnti sostengono che la croce
non è solo un simbolo religioso ma
anche un simbolo d’identità nazio-
nale.
L’alleanza tra paesi cattolici e
cristiani ortodossi (l’Italia è appog-
giata da Armenia, Bulgaria, Cipro,
Grecia, Lituania, Malta, Monaco,
San Marino, Romania e Russia) di-
mostra una preoccupazione difusa
riguardo la decisione della corte di
Strasburgo, che difendendo con de-
cisione il laicismo in Europa ha sta-
bilito un precedente. Anche un
gruppo di 33 europarlamentari so-
stiene l’appello di Roma contro il
divieto, che ha scosso l’Italia e il Va-
ticano in un momento delicato. In
Italia e in molti paesi europei è in-
fatti in corso il dibattito sull’immi-
grazione e sui diritti religiosi dei
musulmani. Nel 2009 la corte euro-
pea dei diritti dell’uomo si è espres-
sa a favore di Soile Lautsi, secondo
la quale il crociisso a scuola vìola il
suo diritto di dare ai suoi igli
un’educazione laica.
L’appello italiano è sostenuto
soprattutto da stati piccoli, a parte
la Russia. La presenza di Mosca di-
mostra la crescente inluenza della
chiesa ortodossa, che si è unita a
quella cattolica nel denunciare il
laicismo sempre più difuso. Secon-
do Gregor Puppinck, direttore del
Centro europeo per la legge e la
giustizia di Strasburgo, che si occu-
pa dei casi di libertà religiosa, il so-
stegno alla causa italiana è senza
precedenti. Il verdetto della corte è
atteso tra qualche mese. u
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 25
Visti dagli altri
Società
Pietro Taricone
un modello di celebrità
Jef Israely per Internazionale
L’ex concorrente del Grande
fratello ha vissuto il suo
quarto d’ora di gloria con
un garbo tutto italiano
P
erché non riesco a togliermi
dalla testa Pietro Taricone?
Dieci anni fa, quando ero ar-
rivato da poco in Italia, mi fa-
cevo la stessa domanda, insieme a mi-
lioni di italiani che capivano molto me-
glio di me il “tipo” e il suo dialetto. Du-
rante la prima edizione del Grande fra-
tello, provocava risate e condanne sen-
za appello. Era considerato l’ultimo
prodotto della tv spazzatura – che sa-
rebbe stato presto dimenticato – ma era
diicile smettere di guardarlo. Dopo la
sua morte a 35 anni, ci chiediamo di
nuovo chi era veramente Pietro Tarico-
ne. Se analizziamo l’intero arco della
sua vita pubblica, vediamo un uomo
che ha cominciato diventando “famoso
per essere famoso” e alla ine si è co-
struito una carriera rispettabile girando
teleilm. Eppure, nonostante la grande
attenzione dei mezzi d’informazione e
TOMMASO BONAVENTURA (CONTRASTO)
Pietro Taricone sul set di uno spot contro l’aids
26 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
gli elogi generali seguiti alla sua morte, ho
l’impressione che la sua igura sia di nuo-
vo sottovalutata.
Perché il suo ricordo sembra diverso e
più vicino rispetto a quello di altre celebri-
tà scomparse? La risposta più immediata
riporta a quella casa di Cinecittà. Abbia-
mo la sensazione di aver conosciuto Pietro
(e di averlo sempre trovato simpatico) non
come fan afascinati da una star del cine-
ma, ma come conosciamo le persone vere
della nostra vita. Come protagonista asso-
luto del primo reality italiano, è stato un
maestro nell’arte di essere se stesso e con-
temporaneamente un personaggio pub-
blico naturalmente telegenico. In quell’at-
timo fuggente nel primo anno del nuovo
secolo, è stato la igura ideale per mostra-
re agli italiani gli ultimi cambiamenti nel
rapporto tra sfera pubblica e privata.
Il vero colpo da maestro Taricone l’ha
fatto negli anni dopo l’uscita dalla casa,
quando elegantemente ha preso le distan-
ze dal Grande fratello. Ha studiato recita-
zione, lavorando sodo e diventando abba-
stanza bravo da potersi dichiarare un pro-
fessionista. Certo, non è mai apparso sulle
copertine delle riviste per le sue interpre-
tazioni. E, come per James Dean, molti
non si renderanno neanche conto che
era stato un attore. Il paragone con Ja-
mes Dean è allettante. Ma Taricone
non era un personaggio maledetto. Era
un tipo solare e legato alle sue radici.
Non si è schiantato prima del secondo
atto: è cresciuto, si è sposato, è diventa-
to padre. Evitando la sovraesposizione
e la banalità, dieci anni dopo il Grande
fratello riusciva ancora a sembrare
qualcuno che conoscevamo, e che ci
stava simpatico. È stato questo il suo
più grande successo. Come ci è riusci-
to? È qui forse che, da straniero, colgo
l’italianità nell’equazione tra quest’uo-
mo e quello che rappresenta. Certo, se
consideriamo il controllo di Silvio Ber-
lusconi sui mezzi d’informazione e il
modo in cui usa l’immagine per gover-
nare, non si può dire che il “laboratorio
Italia” nel campo della comunicazione
sia stato un esperimento felice. Ma for-
se Taricone conduceva in sordina un
esperimento parallelo, mostrandoci
come accettare la moderna realtà della
sovraesposizione e deciderne i limiti,
senza diventare prigionieri della fama
o dell’ossessione per la privacy.
Dinamiche in accelerazione
Dopo che Andy Warhol ha detto che un
quarto d’ora di celebrità non si nega a
nessuno, si possono fare due scelte:
scomparire o diventare la parodia di se
stessi. Ma Taricone ha dimostrato che
c’è un modo sano di continuare a esse-
re se stessi nello spazio pubblico. Ora
sappiamo che la dinamica innestata dai
reality era destinata ad accelerarsi e a
difondersi attraverso YouTube, Face-
book e Twitter. Questo nuovo mondo
solleva interrogativi che Taricone deve
essersi posto sia dentro sia fuori dalla
casa. Come si può condividere senza
darsi in pasto a tutti? Come promuove-
re se stessi senza svendersi? Come con-
servare la propria dignità senza perde-
re il senso dell’umorismo? Per dieci an-
ni Taricone ha gestito il suo quarto
d’ora di celebrità con un garbo tutto ita-
liano. Riiutandosi di essere un model-
lo per chi vuole diventare “qualcuno”
senza fare nulla, è diventato un model-
lo per tutti. u gc
Jef Israely è un giornalista statuniten-
se. Ha pubblicato Stai a vedere che ho
un iglio italiano (Mondadori 2009).
Italieni
Volti nuovi
Mauricio Santos, 35 anni, è ecuadoriano e abita con la moglie a Milano, dove fa il custode.
È in Italia dal settembre del 1996, ha frequentato dei corsi d’italiano e ha il permesso di sog-
giorno. Il suo programma tv preferito è Striscia la notizia, tifa per il Milan, ama la pizza e la
canzone Perdono di Tiziano Ferro. Sogna di aprire un’attività in proprio e di avere dei igli.
Coppie miste
La vocazione di Anna
Francisca Rojas
Nel 2008 a Bologna è stato
aperto un consolato della
Moldova. Grazie all’impegno
di un’immigrata instancabile
A
nna Paun è moldava e la sua voca-
zione è aiutare le migranti: anche
lei ne ha viste tante da quando è
arrivata in Italia. In Moldova, racconta,
dopo la crisi economica sono state le don-
ne a rimboccarsi le maniche. Gli uomini,
invece, si sono demoralizzati. Anche Anna
si è data da fare. È la principale arteice
dell’apertura, nel 2008, di un consolato
moldavo a Bologna, vista la forte presenza
di moldavi in questo territorio. Ora sta
cercando di organizzare delle vacanze in
Moldova per alcuni bambini che a mala-
pena hanno visto il paese dei genitori.
Laureata in pedagogia, lavorava al mi-
nistero dell’interno moldavo. A Bologna fa
parte della consulta comunale dei cittadi-
ni stranieri, lavora in una ditta privata e fa
STEFANO G. PAVESI (CONTRASTO)
volontariato. Nel 2009 ha collaborato
all’organizzazione di un convegno sui ma-
trimoni misti. I coniugi stranieri incontra-
no molte diicoltà per la domanda di cit-
tadinanza. Una donna straniera non ha ot-
tenuto la cittadinanza italiana perché du-
rante un controllo il marito, ricoverato in
ospedale, si trovava lontano dal tetto co-
niugale. Un’altra coppia si è vista piomba-
re di notte in casa un vigile urbano. Il ma-
rito dormiva sul divano perché il bambino
piccolo era malato e gli hanno riiutato la
cittadinanza. Anche il matrimonio con-
cordato ha una doppia faccia. Alcuni ita-
liani o italiane si fanno pagare ino a dieci-
mila euro per sposare uno straniero o una
straniera, ma alla ine spariscono prima
delle nozze. E i matrimoni per amore? Pri-
ma bisogna avere il diritto di amare, dice
Anna, ricordando i due anni trascorsi lon-
tano dai suoi igli, che erano stati aidati a
una casa-famiglia a Roma. u
Francisca Rojas è una scrittrice cilena che
vive a Bologna (franciscapaz7@gmail.com).
I dati
Gli irregolari
aumentano
Maksim Cristan
M
algrado la lotta all’immigrazio-
ne clandestina, quest’anno gli
immigrati irregolari in Italia so-
no 126mila in più rispetto al 2009. Sono i
dati presentati nel corso del convegno Per
un’integrazione possibile, organizzato a
maggio dall’Università cattolica di Mila-
no. E ora come la mettiamo? Da dove sbu-
cano fuori questi invasori, visto che il mu-
ro nel Mediterraneo regge così impecca-
bilmente? Forse, dico forse, il lusso via
mare rispetto ad altri canali è microscopi-
co, come sostiene Gabriele Del Grande, il
curatore del blog Fortress Europe. E allora
perché il governo ha promosso con tanta
enfasi la campagna di respingimenti? For-
se, e ripeto forse, la macchina della propa-
ganda leghista ha avuto un grande impat-
to popolare a costi relativamente bassi.
Mostrare in tv i barconi e le espulsioni dei
barbari fa scena.
Il signor Vitor, noto ilosofo di strada,
quand’ancora era in vita mi disse: “Così si
fanno belli agli occhi dei votanti ignoranti
che abbondano in questo paese. L’Italia
non si fermerebbe se cacciassero tutti i re-
golari. Si fermerebbe se cacciassero tutti i
clandestini. Sono loro che fanno i lavori
più sporchi”. In efetti, avrebbe poco sen-
so applaudire il ministro Umberto Bossi
mentre in una Milano svuotata dai clande-
stini grida: “Le case si danno prima ai
lombardi e non al primo bingo bongo che
arriva!”. I regolari hanno un lavoro regola-
re, uno stipendio regolare e si pagano l’af-
itto o il mutuo di una casa regolare. Non
hanno bisogno che nessuno gli regali nul-
la. Sono i clandestini ad aver bisogno di
aiuto. Se un giorno riuscissero davvero a
cacciarli tutti, forse, e reintroduco il forse,
la Lega non avrebbe più motivo di esiste-
re. E senza la Lega, bye bye anche a Berlu-
sconi. E allora viva i respingimenti! Salvia-
mo gli italiani, e poi, con calma, torniamo
qui tutti quanti. Forse. u
Maksim Cristan è uno scrittore croato na-
to nel 1966. Nel 2001 è arrivato in Italia
(fanculopensiero@libero.it).
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 27
Mercedes-Benz è un marchio Daimler.

PACCHETTO SPORTIVO

Perché ogni strada si merita un brivido

NAV I G ATO R E M U LT I M E D I A L E C O M A N D A P S

è come avere un copilota, ma ti lascia libero il sedile

VIVAVOCE BLUETOOTH

perché quello che vuoi basta chiederlo

AUSILIO PARTENZA IN SALITA

per non perdere mai posizioni.

Classe B PREMIUM. Perché accontentarsi?

Scopri la nuova gamma Classe B negli show room Mercedes-Benz.
Consumo combinato (l/100 km): 8,2 (B 200 Turbo) e 5,1 (B 180 CDI). Emissioni CO2 (g/km): 197 (B 200 Turbo) e 136 (B 180 CDI).

800 77 44 11 mercedes-benz.it
Le opinioni

Analfabetismo
economico
James Surowiecki

A
metà del suo mandato il presidente aveva già subìto un pignoramento, rispetto al cinque
George W. Bush invitò gli americani per cento di quelle che avevano il punteggio più alto.
a costruire una “società di proprieta- Cosa possiamo fare? Prima di tutto ci vogliono re-
ri”. Sottolineò che i proprietari di ca- gole più severe. La legge di riforma del settore inan-
se erano sempre di più ed esaltò i ziario in discussione al congresso prevede la creazione
vantaggi di una situazione che dava di un’agenzia a difesa dei consumatori, che dovrebbe
ai cittadini un maggior controllo sulla loro vita econo- servire a frenare gli eccessi dei predatori della inanza.
mica. Era una visione confortante ma, come oggi sap- È una cosa importante, ma non basta: i consumatori
piamo, dietro quest’illusione si nascondeva una triste totalmente a digiuno di economia saranno sempre vit-
realtà – i mutui subprime, i debiti accumulati sulle car- time predestinate. Serve anche una preparazione di
te di credito, le pensioni sempre più basse – che rilet- base. Può sembrare ovvio, ma è una questione che fa
teva un fatto semplicissimo: molti cittadini statuniten- discutere. Alcuni sostengono che l’analfabetismo eco-
si non capiscono nulla di economia. nomico è un esempio di quella che gli economisti chia-
La loro ignoranza è sorprendente. Annamaria Lu- mano “ignoranza razionale”, un tipo di disattenzione
sardi, un’economista di Dartmouth che dirige il Finan- giustiicata dal fatto che il costo di una maggiore atten-
cial literary center, ha condotto una serie zione ne supera i beneici. Ma sono po-
di studi sulle competenze degli statuni- Le persone che che le decisioni che influiscono sulla
tensi in materia di economia e inanza. Il sanno di meno di nostra vita più di quelle che prendiamo
risultato è deprimente. Circa la metà del economia sono sui nostri soldi. C’è anche chi sostiene
campione non sapeva cosa fossero l’in- anche quelle che che studiare di più l’economia rende-
lazione e i tassi d’interesse, e questioni fanno meno ricerche rebbe le persone troppo sicure di sé e
appena più complicate lasciavano per- prima di stipulare farebbe aumentare le probabilità di
plessa la maggior parte degli intervistati. un mutuo, mentre scelte sbagliate. In realtà, è vero il con-
Molti americani non conoscono le con- quelle più informate trario: meno sanno, e più le persone ten-
dizioni del loro mutuo e non sanno che dono ad avere iducia nelle proprie ca-
tendono a chiedere
tasso d’interesse pagano. E anche se pacità di scelta. In uno studio condotto
spesso comprano a credito, la maggior
aiuto e consigli in Germania, l’80 per cento dei parteci-
parte degli americani non sa spiegare co- panti si era detto sicuro delle risposte
sa sia l’interesse composto. L’analfabetismo economi- che aveva dato a un questionario, ma solo il 42 per cen-
co non è una novità, ma le sue conseguenze stanno to ne aveva indovinate la metà. Si chiama efetto Dun-
diventando ancora più gravi, perché oggi le persone ning-Kruger: le persone che non sanno molto tendono
devono assumersi molte più responsabilità. Le pensio- a non ammettere la propria ignoranza e perciò non
ni sono state sostituite dai fondi pensione, molti lavo- cercano d’informarsi di più. Non c’è da meravigliarsi,
ratori devono pagare l’assicurazione sanitaria, e così quindi, se dallo studio della Fed di Atlanta è emerso
via. Nel frattempo, il mercato inanziario è diventato che le persone che ne sanno di meno sono anche quel-
un bazar di scelte da capogiro. Le decisioni da prende- le che fanno meno ricerche prima di stipulare un mu-
re sono più numerose e complicate che mai. tuo, mentre quelle più informate tendono a chiedere
Ovviamente, meno cose si sanno e più è facile met- aiuto e consigli.
tersi nei guai. L’economia dei subprime è piena di sto- Migliorare le capacità di calcolo dei cittadini e inse-
rie di persone che non capiscono nulla di queste cose e gnare loro pochi concetti chiave sarebbe già un impor-
si sono lasciate convincere a prendere decisioni sba- tante passo avanti. Uno studio sui pochi stati in cui
gliate – come riinanziare un mutuo a basso interesse l’economia è una materia scolastica obbligatoria ha JAMES
o stipulare un’assicurazione sul credito troppo costosa rivelato che questo inluisce molto sul tasso di rispar- SUROWIECKI
– da un’industria della inanza abilissima nel creare mio della popolazione. Conoscere l’economia non è un giornalista
internazionale.it/irme

prodotti che confondono le idee. Da uno studio con- deve servire a trasformare l’americano medio in un statunitense. Questo
articolo è uscito sul
dotto dagli economisti della Federal reserve di Atlanta Warren Bufett, ma a evitare le catastroi e le scelte
New Yorker. Altre
è emerso che il 30 per cento delle persone meno com- quotidiane che riducono il conto in banca. La diferen-
column di James
petenti in economia pensa di avere un mutuo a tasso za tra sapere qualcosa di inanza e non saperne nulla Surowiecki sono su
isso mentre ne ha uno a tasso variabile. Uno studio sui può far risparmiare centinaia di migliaia di dollari. E newyorker.com. In
subprime nel nordest degli Stati Uniti ha scoperto che, gli ultimi dieci anni hanno dimostrato che, per un pae- Italia ha pubblicato
tra le persone che avevano ottenuto il punteggio più se, il costo dell’analfabetismo economico può essere La saggezza della folla
basso in un test elementare di calcolo, il 20 per cento molto più alto. u bt (Fusi orari 2007).

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 29

 I GOL DEL
MILLENNIO
C’E’ LA FINALE CHE ASPETTANO
DEI MONDIALI DI I PAESI SVILUPPATI A
CALCIO IN SUD AFRICA: INVIARCI COME AIUTI ?
NOI CONDOM SIAMO LO
ANDIAMO ? STRUMENTO DI PREVENZIONE
LO SAI CHE LI’ PIU’ SEMPLICE, ECONOMICO
SENZA DI NOI, SI ED EFFICACE !
I preservativi maschili e femminili sono il RISCHIA CHE VINCANO
sistema più sicuro per prevenire l’HIV L’HIV E L’AIDS ?
ed evitare gravidanze indesiderate.
In Africa Sub-Sahariana il 24 per cento
delle donne sposate non ha accesso
alla contraccezione e il 57 per cento
delle persone con HIV sono donne.
Il quinto Obiettivo di sviluppo del Millennio
prevede di ridurre di 3 quarti la mortalità
materna e garantire l’accesso universale
ai servizi per la salute riproduttiva,
compresi i contraccettivi, entro il 2015.

Per salvare la vita di migliaia SE NON CI

PORTANO LORO, PERCHE’ NO ?
di donne nel Sud del mondo ANDREMO
e raggiungere gli Obiettivi di NOI E CO ME ? CR ED I GLI UMANI SONO
CH E CI AP RI RA NN O SEMPRE FELICI DI
sviluppo del Millennio entro LE PO RT E DI TA XI VEDERCI: CON NOI SI
il 2015 occorre assicurare AE RE I E ST AD I DIVERTONO ! GIA’...
forniture costanti e regolari DI CA LC IO ?
di prodotti di consumo per la
salute sessuale e riproduttiva.
A cominciare dai condom.
coordinata
in Italia da

Campagna per
l’accesso universale
alla salute riproduttiva www.aidos.it
Le opinioni

I diritti dei palestinesi

in Libano
Rami Khouri

I
l dibattito in corso in Libano sullo status giuri- Commissione per il dialogo. Da allora, però, l’iniziati-
dico delle centinaia di migliaia di profughi pa- va è andata avanti in modo lento e discontinuo.
lestinesi che vivono nel paese dei cedri rispec- Il cambio di passo a cui si è assistito in quest’ultimo
chia quanto di meglio e insieme di peggio c’è periodo è signiicativo. Il risultato principale raggiunto
nel mondo arabo. I maltrattamenti, le condi- inora è che il problema di riconoscere pienamente ai
zioni di vita spaventose, i diritti negati su que- palestinesi lo status di profughi e i diritti collegati, nel
stioni come il lavoro, la previdenza e la proprietà sono rispetto delle convenzioni internazionali che anche il
uno scandalo. Ma si avvertono i segnali di un cambia- Libano ha irmato, è ormai discusso apertamente nel-
mento, promosso in larga misura pro- la aule parlamentari e dagli organi di
prio dai libanesi. Molti libanesi si informazione. È stato infranto un odio-
In realtà anche tutti gli altri paesi ara- vergognano del so tabù.
bi commettono abusi analoghi verso i modo in cui il loro Molti libanesi si vergognano del mo-
milioni di lavoratori immigrati arabi, paese tratta i do in cui il loro paese tratta i profughi
asiatici e africani, spesso trattati come profughi palestinesi, palestinesi, e sono convinti che la cosa
schiavi o come bassa manovalanza. Nel- e sono convinti che giusta da fare sarebbe permettergli di
la maggior parte delle società arabe il
la cosa giusta da fare vivere una vita il più normale possibile
razzismo e la discriminazione prospera- (senza però concedergli la cittadinanza,
no. Ma i rifugiati palestinesi che vivono
sia permettergli di per impedire che votando possano tur-
in Libano sono un caso particolare: la vivere una vita il più bare i delicati equilibri tra le varie fazioni
maggioranza è nata in questo paese e normale possibile politico-religiose del complicato mosai-
non ha mai vissuto altrove. Sono profu- co libanese).
ghi involontari a lungo termine, e non hanno scelto di Altri ammettono – e io credo sia così – che, se i rifu-
venire a lavorare in Libano. giati palestinesi avranno pieni diritti in materia di la-
In questo periodo alcune cose sottolineano la forza voro, impresa, previdenza sociale e proprietà, potran-
del movimento che vuole metter ine alle discrimina- no condurre una vita dignitosa e questo produrrà dei
zioni contro i palestinesi: c’è una bozza di provvedi- vantaggi non solo per loro, ma per tutti. Vivendo come
mento legislativo per riconoscere pieni diritti civili ai esseri umani, invece che come animali in gabbia o
profughi (soprattutto in materia di lavoro e di proprie- clandestini sfruttati, i palestinesi potrebbero produrre
tà immobiliari) che ha causato un aspro dibattito sui più ricchezza, avviare nuove imprese, assumere di-
mezzi d’informazione. pendenti anche libanesi, e accrescere la creatività e il
Poi ci sono stati dei cortei paciici per chiedere più dinamismo economico del Libano.
diritti, a cui hanno partecipato soprattutto palestinesi Questo, a sua volta, servirebbe ad attenuare le ten-
e anche alcuni libanesi. Inine il primo ministro liba- sioni e il risentimento di una parte dei profughi su cui
nese Saad Hariri sta rilanciando la Commissione per il fanno leva alcune organizzazioni radicali armate per
dialogo libanese-palestinese (Cdlp), creata cinque an- creare problemi di sicurezza in Libano.
ni fa. Il Libano sta vivendo un passaggio simile alle side
Le discriminazioni uiciali ai danni dei palestinesi politiche, giuridiche e morali affrontate dagli Stati
in Libano e le condizioni spaventose in cui vivono in Uniti negli anni cinquanta e sessanta, quando furono
una decina di campi profughi (ediici di calcestruzzo cancellate le leggi che permettevano la discriminazio-
sovrafollati e infestati dai topi) sono in netto contrasto ne razziale, o dal Sudafrica negli anni ottanta, quando
con gli aspetti positivi dei rapporti tra libanesi e pale- i bianchi cominciarono a discutere seriamente di cam-
stinesi. Molti libanesi, infatti, hanno sostenuto i pale- biare il sistema dell’apartheid.
stinesi nella loro lotta di liberazione nazionale contro Come in tutti i momenti di passaggio a una mag-
Israele, mentre i palestinesi hanno spesso dato un con- giore dignità delle persone dal punto di vista sociale e RAMI KHOURI
internazionale.it/irme

tributo importante all’economia e alla società del Li- giuridico, l’abolizione delle discriminazioni uiciali ai è columnist del
quotidiano libanese
bano. Tra le due popolazioni si avvertono a volte forti danni dei rifugiati palestinesi in Libano sarà un pro-
Daily Star. È direttore
tensioni, altre una gran voglia di tornare ad avere buo- cesso graduale. Ma è un processo ormai avviato, e un
dell’Issam Fares
ni rapporti. giorno i libanesi potranno ripensare a questo momen- institute of public
La svolta è avvenuta nel 2005, quando il governo di to con orgoglio. policy and
Beirut ha coraggiosamente riconosciuto che le limita- Questa svolta potrà essere un esempio per gli altri international afairs
zioni ai diritti e alle condizioni di vita dei palestinesi paesi arabi, e spingerli ad afrontare il problema del all’American
nei campi profughi erano inaccettabili, e ha istituito la modo vergognoso in cui trattano gli immigrati. u ma university di Beirut.

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 31

In copertina

La nuova mai
William Finnegan, The New Yorker
Stati Uniti. Foto di Jérôme Sessini
La Familia è un cartello criminale diverso
dagli altri. I suoi ailiati controllano lo stato
del Michoacán con il pugno di ferro. Credono
in Dio e garantiscono pace e giustizia.
I messicani si idano più di loro che dello stato

L
a mattina prima del mio ar-
rivo a Zitácuaro, qualcuno
ha lasciato il corpo smem-
brato di un ragazzo in mez-
zo all’incrocio principale. In
questa cittadina di campa-
gna nello stato del Michoacán, nel Messico
occidentale, la gente lo chiama “linguaggio
dei cadaveri”. Il più delle volte si tratta di un
corpo mutilato – o di una catasta di cadaveri
mutilati o solo di una testa – accompagnato
da un biglietto scritto a mano: “Ha parlato
troppo”, “Così imparate il rispetto”, “Ognu-
no ha quello che si merita”. In una fotogra-
ia pubblicata da un quotidiano di Zitácua-
ro, le braccia, le gambe e il tronco della vit-
tima erano sparpagliate sull’asfalto. Non
c’era il biglietto, ma il messaggio era fin
troppo chiaro, e tutti sapevano chi era il mit-
tente: la Familia michoacana, un’organiz-
zazione criminale che ha ramiicazioni dif-
fuse nella regione. Avrei voluto intervistare
Da sapere
Numero di omicidi legati al narcotraico
in Messico, primi sei mesi dell’anno
gli uomini della polizia, ma qualcuno mi ha
consigliato di non avvisarli del mio arrivo in
città: avrebbero potuto chiamare los malo-
sos, i cattivi, e dirgli che andavo in giro a fare
domande.
Il presidente messicano Felipe Calderón
ha dichiarato guerra ai traicanti di droga
subito dopo l’inizio del suo mandato, nel
dicembre del 2006. È stata una mossa a ef-
fetto. Anche se il narcotraico su vasta scala
esisteva già da decenni, in quegli anni la
violenza associata al mercato della droga
era cresciuta a dismisura. Per prima cosa,
Calderón ha inviato nel Michoacán 6.500
tra soldati e agenti federali. Poi ha schierato
i militari anche in altri punti caldi, come
Acapulco, nello stato di Guerrero, e Tijuana
e Ciudad Juárez, al conine con gli Stati Uni-
ti. Oggi, per le strade e le campagne messi-
cane ci sono cinquantamila soldati e venti-
mila agenti federali, ma i morti e gli scontri
continuano ad aumentare. Dal giorno della
dichiarazione di guerra di Calderón, sono
morte più di 23mila persone. Cinquemila
solo nel 2010.
La inseguridad, come la chiamano i mes-
sicani, è ormai generalizzata, e la droga è
scivolata in fondo alla lista delle preoccupa-
BLOBCG

zioni dei cittadini, dopo i rapimenti, le

31 estorsioni, le torture, gli omicidi, le rapine,
morti al giorno
2010 la corruzione, la disoccupazione e la sem-
plice paura di uscire di casa. Le grandi orga-
nizzazioni criminali – meglio conosciute
come cartelli, anche se in realtà non fanno
17 accordi tra loro per issare i prezzi – guada-
morti al giorno
2009
gnano ancora miliardi dalla produzione, dal
contrabbando e dalla vendita della droga,
Fonte: Reforma ma hanno diversiicato con successo le loro
attività. Un’indagine recente ha dimostrato
che in Michoacán l’85 per cento delle azien-
de legali sono in qualche modo legate alla
Familia. Alcuni analisti cominciano a dei-
nire il Messico uno “stato fallito”. Un giudi-
zio probabilmente prematuro. L’espressio-
ne “stato prigioniero”, invece, non è esage-
rata considerando le dinamiche di potere

32 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

ia messicana
che si stanno delineando. E corrisponde
all’idea che ci si può fare dopo aver passato
due mesi nel Michoacán.
“La Familia detta legge”, mi ha detto un
maestro di scuola di Zitácuaro. “Forse più
dello stato. Se devi riscuotere un debito, vai
da loro. Si prendono una percentuale, ma
puoi stare sicuro che riavrai i tuoi soldi. La
Ciudad Juárez, il luogo di una sparatoria
polizia lavora per loro. Quando arresta
qualcuno non lo porta in questura, ma dai
capi della Familia”.
Il maestro, che mi ha chiesto di non rive-
lare il suo nome, si riferiva alla polizia loca-
le. La gente, mi ha spiegato, ha paura di loro
e anche della polizia federale, dell’esercito
e della marina. Ma le forze dell’ordine non
lavorano direttamente per los malosos. Nel
luglio del 2009 il quartier generale della po-
lizia federale è stato attaccato dagli uomini
della Familia armati di fucili e granate. Una
mattina sono passato in taxi davanti all’edi-
icio, che ancora oggi è crivellato di colpi,
senza inestre, carbonizzato e abbandona-
to. L’autista ha confermato l’attacco. Ha
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 33
In copertina
anche aggiunto che due agenti avevano
perso la vita.Gli ho chiesto chi aveva fatto
l’attentato.
Per un attimo ha assunto un’espressione
assente. Alla ine, borbottando, ha detto:
“Los otros”. Gli altri.
Tra le organizzazioni messicane che ge-
stiscono il traico di droga, La Familia è
l’ultima arrivata. È balzata alle cronache
nazionali per la prima volta nel settembre
del 2006, quando cinque teste mozzate so-
no rotolate sulla pista da ballo di un night-
club chiamato Sol y Sombra, a Uruapan,
nella parte occidentale dello stato. Il mes-
saggio lasciato dai killer diceva: “La Familia
non uccide per soldi, non uccide le donne
né gli innocenti. Uccide solo chi merita di
morire. Tutti devono saperlo: questa è la
giustizia divina”.
Nei messaggi lasciati sui cadaveri, La
Familia fa spesso riferimento alla giustizia
divina. Sembra che i suoi ailiati abbiano
l’obbligo di portare con sé una Bibbia o, in
alternativa, un volume autopubblicato di
epigrammi di Nazario Moreno Gonzáles, il
capo di una delle bande, chiamato anche El
Chayo o El Mas Loco (il più pazzo). Si dice
che El Chayo si ispiri a sua volta al cristiane-
simo aggressivo dell’evangelista americano
John Eldredge, autore di Wild at heart, il
manuale su come diventare un perfetto
guerriero di Dio. Il libro, che è stato tradotto
in spagnolo, viene studiato nei campi di ad-
destramento della Familia.
Oltre a un fervore semireligioso, le
esternazioni pubbliche dell’organizzazione
contengono un messaggio politico. Tempo
fa La Familia ha comprato uno spazio pub-
blicitario su due quotidiani a difusione na-
zionale. Il messaggio, intitolato “Chi siamo
noi”, cominciava così: “Lavoratori della re-
gione della Tierra Caliente nello stato di
Michoacán, determinati a mettere fine
all’oppressione e alle umiliazioni che siamo
costretti a subire da parte di chi ha sempre
avuto il potere”.
Di recente, una fazione della Familia ha
cominciato a lasciare messaggi sui cadaveri
decapitati irmandosi “La resistencia”. Un
funzionario statunitense che lavora a Città
del Messico mi ha detto: “La Familia co-
mincia a somigliare a un gruppo armato di
ribelli più che a un cartello”.
Ma il ilone del narcotraico resta sem-
pre forte nell’organizzazione. Le sue attivi-
tà principali sono il traico di marijuana e di
papavero da oppio, coltivati soprattutto nel-
la Sierra Madre del Sud, la catena montuosa
a sudovest del Michoacán. E di cristalli di
metanfetamina, prodotti in laboratori clan-
destini tra quelle stesse montagne aspre e
34 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Da sapere
u Il 14 giugno un gruppo segnata dalla violenza risultato è stato una fortissima
armato della Familia ha teso scatenata dai narcos. Nello astensione, che in alcuni stati,
un’imboscata alla polizia stato di Tamauilipas, un come il Chiuahua, è arrivata al
federale a Zitácuaro, nel candidato a governatore e un 65 per cento. Il risultato del
Michoacán, come ritorsione candidato sindaco sono stati voto ha confermato la crescita
per l’arresto di alcuni ailiati. uccisi dai narcos. Nella del Partito rivoluzionario
L’operazione, ordinata dal maggior parte degli stati, i istituzionale e il declino del
boss Nazario Moreno candidati hanno dovuto Partito d’azione nazionale del
Gonzáles, detto El Chayo, si è modiicare le loro strategie o presidente Felipe Calderón,
conclusa con la morte di 12 perino ritirarsi dalla corsa anche se in misura minore
agenti federali e di due sicari. elettorale. Il settimanale rispetto al previsto. Il voto era
u Il 4 luglio in Messico si è Proceso le ha deinite stato presentato dalla stampa
votato per eleggere 12 nuovi “narcoelezioni”, e dai partiti d’opposizione
governatori e alcune sottolineando che i cartelli come un referendum sulla
amministrazioni locali. La non avevano mai inluito così politica antinarcos avviata nel
campagna elettorale è stata tanto sul processo elettorale. Il 2006 da Calderón.
lussureggianti o nei loro dintorni. La coca Pérez-Reverte sul narcotraico in Messico,
arriva generalmente via mare, soprattutto e Medina è – tra le altre cose – un’imprendi-
dalla Colombia e dal Perù, ed entra in Mes- trice di successo di Apatzingán, conosciuta
sico attraverso le tante baie e spiagge isolate per il suo impegno politico. Ha una certa
della costa di Michoacán o direttamente dal eleganza felina e un atteggiamento di im-
porto industriale Lázaro Cárdenas. La mag- paziente superiorità. Reyes sperava che il
gior parte della droga va al nord, negli Stati suo prestigio potesse evitarci dei guai.
Uniti, dove La Familia ha una straordinaria I blocchi stradali dell’esercito rallenta-
rete di distribuzione. vano il nostro viaggio. I soldati in passa-
montagna nero perquisivano i camion e
La regina e i narcos interrogavano gli autisti esasperati, che li
Ci stavamo avvicinando ad Apatzingán, la guardavano in cagnesco.
città principale del territorio della Tierra “Nessuno userebbe questa strada per
Caliente. Secondo i miei compagni di viag- trasportare armi o droga”, ha detto Reyes.
gio – una funzionaria politica regionale che “Sanno solo intascare i soldi”, ha ag-
chiamerò Veronica Medina, e Isaac Reyes, giunto Medina. “E Lipe non capisce perché
giornalista di un’agenzia online – negli ulti- la gente li odia”.
mi trenta chilometri alcune sentinelle della Lipe è Felipe Calderón, il presidente.
Familia avevano seguito il nostro passaggio L’omissione del “Fe” – che in spagnolo si-
registrando il numero di targa. “Per fortuna gniica “fede” – è una frecciata evangelica.
siamo con la regina del sud”, ha detto Re- Medina è una militante appassionata di un
yes. Parlava di Veronica Medina. La regina partito d’opposizione.
del sud è il titolo del best seller di Arturo Un soldato ci ha fatto cenno di passare.
BLOBCG
La strada correva a nordovest attraverso
vallate fertili: sorgo, agavi, meloni, manghi
e limoni. Nella valle intorno ad Apatzingán,
l’agricoltura ha avuto un boom negli anni
del secondo dopoguerra, quando il governo
ha inanziato dei progetti di irrigazione, at-
tirando gli investitori statunitensi e migliaia
di lavoratori migranti. Poi, la politica agri-
cola dello stato è cambiata e le esportazioni
di prodotti locali sono crollate. Oggi i vasti
campi del Michoacán sono disseminati di
capannoni da imballaggio abbandonati e
tratti di binari arrugginiti.
Ma la capacità produttiva della regione
è stata concentrata nella nuova industria in
espansione, quella della droga. Nella sierra
a sud di Apatzingán, i piccoli agricoltori col-
tivavano già da tempo marijuana e papave-
ro da oppio, che vendevano a intermediari
nella Tierra Caliente. Con la crescita del
mercato della droga statunitense, molti
braccianti rimasti senza lavoro sono diven-
tati coltivatori o contrabbandieri di droga, e
i camion fermi hanno trovato nuovi carichi.
Successivamente, quando gli statunitensi
hanno chiuso le principali vie della cocaina
che dall’America Latina andavano a nord,
passando per i Caraibi e per il sud della Flo-
rida, i piccoli signori della droga di Micho-
acán sono diventati grandi. La coca ha co-
Sulle rive del Rio Bravo, al conine tra Messico e Stati Uniti
minciato a transitare dal Messico e in parti-
colare dal Michoacán. Un impatto ancora
maggiore, almeno nella Tierra Caliente, lo
ha avuto lo sviluppo locale della lavorazio-
ne della metanfetamina. I componenti chi-
mici del cristal, come lo chiamano qui, arri-
vano dall’Asia. La metanfetamina garanti-
sce i margini di proitto più alti del settore.
“Vede quell’auditorium?”, mi ha chie-
sto Medina indicando un alto padiglione
giallo vicino alla scuola elementare di un
paesino. “L’ha costruito La Familia. E an-
che il campo di pallavolo”. Poi ha indicato
un’arena dall’altra parte della strada: “Lì
organizzano feste. Feste molto popolari. O
almeno lo erano. Ora hanno smesso. Credo
per via della campagna di Lipe”.
La campagna di Lipe è la guerra di Cal-
derón ai narcotraicanti. Medina pensa che
abbia distrutto l’economia nella Tierra Ca-
liente e la pace sociale nella comunità. La
Familia forniva occupazione, garantiva la
sicurezza pubblica e aiutava i poveri. L’arri-
vo dei militari e della polizia federale nella
zona ha costretto l’organizzazione a rien-
trare nell’ombra. E ora chi si prende cura
dei poveri? Il governo? Con un’espressione
di sida, Medina aspettava la mia risposta.
No, il governo no di certo. La polizia locale
è malpagata e, quindi, incompetente e cor-
rotta. Quando a comandare era La Familia,
dice Medina, nessuno poteva sgarrare. Non
dovevi neanche chiudere a chiave la porta
prima di andare a dormire. “Se ti trovavano
ubriaco in pubblico, ti portavano via, ti tira-
vano giù i pantaloni e ti picchiavano con un
bastone”.
Violenze come questa sembrano così
bonarie che mi sono sentito quasi a disagio
a chiedere dei crimini per cui La Familia è
diventata famosa. Pochi giorni prima, sei
uomini decapitati erano stati abbandonati
su una strada, alla periferia di Apatzingán.
Avevano tutti una grande zeta incisa sul
petto. Secondo un rapporto che ho letto, la
“z” prova che quelle persone sono state uc-
cise dal gruppo Los Zetas, una banda rivale
della Familia. Credo invece che li abbia uc-
cisi La Familia perché erano zetas, o alme-
no voleva far credere che lo fossero. Anche
un agente dei servizi segreti di Morelia,
esperto di criminalità organizzata, ha attri-
buito gli omicidi alla Familia. Los Zetas so-
no già stati espulsi da quella zona, mi ha
spiegato. Forse queste vittime sono il risul-
tato di un conlitto interno tra fazioni della
Familia. La cosa più preoccupante, secondo
l’agente, è la loro età. Le vittime sembra sia-
no i padri dei narcos, e questo potrebbe por-
tare a una serie di sanguinosi regolamenti
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 35
 In copertina
BLOBCG
di conti. La regina del sud non sembrava
per niente interessata a tutto questo. Appe-
na arrivati a casa sua, ad Apatzingán, mi ha
mostrato una pila di giornali locali. Li ha gi-
rati per farmi vedere le ultime pagine. In
fondo a quasi tutti i quotidiani messicani c’è
la nota roja, il bollettino della polizia sem-
pre pieno di foto raccapriccianti. C’erano
cadaveri insanguinati dappertutto, che
sembravano darle ragione: la violenza dei
narcotraicanti è continua, ormai. E questo
non contraddice la posizione di Medina sul-
la Familia e sull’ordine pubblico. Le decapi-
tazioni sono regolamenti di conti entre ellos,
tra loro.
Le ho chiesto delle estorsioni ai com-
mercianti. Ad Apatzingán era un problema,
ha ammesso, ma solo quando c’erano Los
Zetas. Quando La Familia ha preso il loro
posto, Medina è andata a parlare in veste
uiciale con i capi dell’organizzazione e gli
ha fatto capire che costringere i piccoli com-
mercianti a pagare la protezione avrebbe
strangolato l’economia locale. A diferenza
degli Zetas, che erano gangster mercenari
provenienti da fuori, La Familia aveva radi-
ci e alleanze consolidate sul posto. Poteva
ragionare a lungo termine. Le estorsioni so-
no inite. Sono initi anche i rapimenti a sco-
po di riscatto. Ma sono proseguiti a Zitácua-
36 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Ciudad Juárez, ragazzi di una gang locale
ro, ho ribattuto. Contrariata, Medina ha
annuito scrollando le spalle. “Sono consi-
derati ricchi, da quelle parti”, ha risposto.
Reyes e io ci siamo diretti verso il muni-
cipio. Anche se oggi vive a Morelia, in pas-
sato Reyes ha diretto un quotidiano ad
Apatzingán, e la gente per le strade afollate
lo riconosce e lo ferma per salutarlo. In mu-
nicipio abbiamo trovato un’addetta stampa
dell’amministrazione, che chiamerò Elena
Torres. Il sindaco della città è stato arresta-
to l’anno scorso durante un’operazione fe-
derale che ha portato in carcere dieci sinda-
ci del Michoacán (tra cui quello di Zitácua-
ro), insieme ad altri 18 funzionari sospettati
di lavorare per La Familia.
I boss a cavallo
Torres, una giovane che dirige anche un
settimanale, ha riservato a Reyes un’acco-
glienza calorosa. Il suo uicio era afollato.
Su una parete c’era un ritratto del governa-
tore del Michoacán, Leonel Godoy, ma
nessuna traccia di Felipe Calderón. Gover-
nare nel Michoacán, oggi, signiica essere
schierati. Godoy e Calderón appartengono
a partiti avversari, e l’anno scorso Calderón
ha sferrato la sua campagna militare senza
prima avvisare Godoy, che l’ha definita
“un’occupazione”. Due alti funzionari, fra
cui il primo consigliere del procuratore ge-
nerale, sono stati arrestati. Perino il fratel-
lastro del governatore, un deputato, è anco-
ra ricercato. Molti degli arrestati in seguito
sono stati rilasciati.
Torres mi ha accompagnato fuori dal
suo uicio su un terrazzo tranquillo che si
afaccia sulla piazza centrale di Apatzingán.
“Da qui una volta vedevamo i capi della Fa-
milia”, mi ha detto accendendosi una siga-
retta e indicando con un cenno del capo la
piazza sonnolenta e ombreggiata. Arriva-
vano la sera a cavallo. El Chayo montava un
percheron con la criniera raccolta in una
treccia. Davano grandi feste, con meravi-
gliosi addobbi loreali e grandi artisti come
ospiti. Si ballava e si cantava. El Chayo è un
gentiluomo, molto educato. Non troppo al-
to. Ha una presenza che si impone”.
Anche Medina mi ha parlato di El Cha-
yo. Per deinirlo, sia lei sia Torres usano la
stessa parola: guapo, che signiica “bello”.
Ma in quel contesto serviva piuttosto a ren-
dere l’idea di un uomo d’onore, un coman-
dante severo ma generoso.
El Chayo è per metà fuorilegge e per
metà padrone. Non è il capo supremo della
Familia, che sembra sia guidata da un con-
siglio, ma è il cacique – il capo – di quasi tutta
la Tierra Caliente. E nella versione narcos
della vecchia tradizione rivoluzionaria
messicana, lotta contro un governo odiato
dalla gente.
Torres ha tirato una boccata dalla sua
sigaretta. “Per colpa dei federali, ora è tutto
inito”, ha detto riferendosi alle feste in cit-
tà. Poi mi ha guardato dritto negli occhi.
“Ma qui tutti simpatizzano per La Familia
michoacana”.
Se la gente non si ida della polizia e dei
tribunali, i gruppi criminali riempiono quel
vuoto. Una madre sola che vive a Morelia
mi ha detto con orgoglio: “Ho un numero
che posso sempre chiamare”. Si riferiva a
qualcuno della Familia. “Non è El Chayo,
ma è uno dei suoi uomini”, ha aggiunto. “Se
ho un problema, se qualcuno mi minaccia o
cerca di rubarmi la macchina, basta una te-
lefonata e loro mandano un’agente di poli-
zia, una donna”.
Nella Tierra Caliente, La Familia serve
anche a trovare lavoro. L’esercito dice di
aver distrutto più di quattrocento laboratori
di metanfetamina nella regione. Se il dato è
corretto, sono un sacco di posti di lavoro
persi. Ovviamente la gente sa che il cristal è
illegale. Sa anche che crea dipendenza e che
è devastante per la salute. Ma La Familia si
è imposta combattendo l’uso della metan-
fetamina nel Michoacán, dando la caccia ai
tossici e giustiziando gli spacciatori. La Fa-
milia sostiene che tutta la produzione di
metanfetamina è destinata all’esportazio-
ne. Questa afermazione forse non è etica-
mente corretta, ma in una regione così po-
vera il lavoro nei laboratori e il contrabban-
do saranno sempre molto apprezzati dalla
popolazione.
L’errore di Calderón
Lo straordinario aumento della criminalità
organizzata in Messico, negli ultimi dieci
anni, viene spesso attribuito al moltiplicarsi
dei partiti. Dal 1929 ino al 2000, il paese è
stato di fatto governato da un’unica forza
politica, il Partito rivoluzionario istituzio-
nale (Pri). I narcotraicanti si arricchivano,
ma avevano rapporti stabili con le autorità.
Periodicamente, di solito su richiesta degli
Stati Uniti, venivano lanciate delle campa-
gne contro la droga che si rivelavano una
farsa, data la penetrazione della criminalità
organizzata nelle istituzioni.
Le cose sono cambiate nel 2000, quan-
do Vicente Fox, del Partito d’azione nazio-
nale (Pan), ha sconfitto il candidato alla
presidenza del Pri. È cominciata una transi-
zione democratica senza precedenti, che
ha dissolto le vecchie reti clientelari, crean-
do un enorme vuoto di potere. I politici, alla
deriva tra i nuovi partiti, avevano bisogno
di fondi per le loro campagne elettorali. E i
signori della droga erano pronti a servirli. I
conlitti tra bande, senza più la mediazione
del Pri, sono diventati sempre più frequen-
ti. La cosiddetta “pax mafiosa” è finita.
L’amministrazione Fox ha arrestato molti
narcotraicanti e un paio di boss, compreso
Joaquín (El Chapo) Guzmán Loera, capo
del cartello di Sinaloa, fuggito da un carcere
di massima sicurezza nel 2001. Ma il paese
post-Pri era nel caos, e il governo ha comin-
ciato a perdere terreno.
Ai magistrati manca
tutto quello di cui
avrebbero bisogno per
attaccare i narcos
Fernando Gómez Mont, il ministro
dell’interno, gestisce la parte politica della
“guerra alla droga” di Calderón. È convinto
che con la caduta del Pri il crimine organiz-
zato sia solo diventato più visibile. “È stato
così anche in Unione Sovietica”, mi ha det-
to. “Il regime autoritario gestiva molti inte-
ressi nascosti”.
Per Gómez Mont, le uccisioni di agenti
federali in Michoacán dimostrano l’onestà
della polizia. “Costa meno corrompere che
uccidere. Allora perché uccidono? Perché il
processo di corruzione non va come vorreb-
bero”. Secondo lui, la popolarità
della Familia in regioni come la
Tierra Caliente è il sintomo di
una “sindrome di Stoccolma” di
massa.
I messicani non credono che il
governo stia vincendo la guerra contro i
cartelli. Secondo un recente sondaggio, il
59 per cento pensa che stiano vincendo i
narcos, e solo il 21 per cento crede che il go-
verno stia facendo dei progressi. I narcos
usano jet ed elicotteri, motoscai e perino
sottomarini. Hanno soldi e armi da fare im-
pallidire l’esercito.
Anche se la maggioranza dei messicani
non ritiene Calderón personalmente re-
sponsabile dell’insecuridad, alle elezioni lo
punisce. Alle legislative del 2009, il suo
Partito d’azione nazionale è stato pesante-
mente sconitto dal Pri, che ora controlla il
parlamento e potrebbe riprendersi la presi-
denza nel 2012.
Edgardo Buscaglia, professore di diritto
ed economia alla Columbia university, di
New York, è un esperto di criminalità orga-
nizzata ed è stato consulente delle Nazioni
Unite e della Banca mondiale. Da anni lavo-
ra in Messico e pensa che il governo di Cal-
derón stia sbagliando strada. “Il punto non
è quanti soldati metti in campo o quanti
boss riesci a prendere”, mi ha detto. “Tutto
ruota intorno alla ricchezza. Le imprese
coniscate. Il sequestro civile e penale dei
beni dei traicanti. Puoi arrestare 53mila
persone, come è successo dal 2003, ma ino
a quando i giudici e pubblici ministeri sa-
ranno corrotti, sarà impossibile risolvere il
problema. Il tasso di condanne è dell’1,8 per
cento”.
La criminalità organizzata fa aidamen-
to sulla corruzione del settore pubblico, e
usa le sue risorse per mantenerla. È risapu-
to che l’unica misura eicace per combatte-
re la criminalità è sequestrare i beni e com-
battere la corruzione. Secondo Buscaglia, il
Messico non sta lavorando su nessuno dei
due fronti. Ai magistrati manca tutto quello
di cui avrebbero bisogno per combattere i
cartelli: risorse, leggi, formazione, intelli-
gence inanziaria, indipendenza giudizia-
ria. “Per dichiarare guerra alla criminalità
organizzata”, spiega Buscaglia, “devi di-
chiarare guerra alla tua società”.
Geograia criminale
La composizione dei cartelli messicani è
varia. L’organizzazione di Sinaloa, che ope-
ra sulla costa del Paciico e gestisce molte
attività oltre conine, è il cartello più grande
e stabile. È perennemente impegnato nello
sforzo di espandere il suo territorio, e sem-
bra che la recente escalation di
violenza a Ciudad Juárez sia da
attribuire a questo tentativo.
La costa orientale del paese è
il regno del cartello del Golfo, an-
che questo con una lunga storia
alle spalle. Due gruppi altrettanto potenti,
con base a Tijuana e Juárez, dominano le
regioni del nord, snodi fondamentali per i
traici tra Messico e Stati Uniti. Poi c’è il
gruppo Beltrán Leyva, che ha un territorio
esteso ma frammentato. Il suo vecchio ca-
po, Arturo Beltrán Leyva, è stato ucciso dai
militari nel dicembre del 2009, e ora altri
gruppi stanno cercando di impadronirsi di
alcune delle sue zone d’interesse. Sembra
che La Familia sia pronta ad assumere il
controllo di Acapulco.
Los Zetas sono un caso a parte. Hanno
cominciato come guardie del corpo: com-
mandos delle forze speciali addestrati negli
Stati Uniti, che negli anni novanta hanno
disertato attirati dalle promesse di Osiel
Cárdenas Guillén, a quel tempo capo del
cartello del Golfo. Los Zetas hanno trasferi-
to nel narcotraico la loro esperienza mili-
tare, guadagnandosi la fama di organizza-
zione brutalmente violenta ed eiciente.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 37
In copertina
All’inizio, le loro campagne di reclutamen-
to erano pubbliche: striscioni lungo le auto-
strade, con tanto di numero telefonico da
chiamare, esortavano i soldati a disertare in
cambio di “un buon salario, cibo e assisten-
za medica per le famiglie”. Chi si arruolava,
riceveva una paga impensabile nell’eserci-
to. Poi il gruppo è cresciuto, diventando
qualcosa di più del braccio armato del car-
tello del Golfo. Ha cominciato a collaborare
con altri gruppi, come addestratori o mer-
cenari freelance. Oggi è un’organizzazione
criminale importante, in guerra con i vecchi
alleati, tra cui La Familia e il cartello del
Golfo. Come ha scritto Cynthia Rodríguez
nel suo best seller Contacto en Italia, lavora-
no anche in stretta collaborazione con la
’ndrangheta calabrese.
Alla ine dell’era del Partito rivoluziona-
rio istituzionale, la criminalità in Micho-
acán era dominata da un gruppo di media
grandezza noto come El Milenio, alleato
con il cartello di Sinaloa e molto attivo nel
settore della metanfetamina. Il cartello del
Golfo ha invaso il Michoacán con il suo
braccio armato, Los Zetas, intorno al 2001.
Secondo alcuni, quelli del Golfo sarebbero
arrivati su richiesta di alcuni luogotenenti
dissidenti fuoriusciti dal Milenio, tra cui El
Chayo, che volevano estromettere i vecchi
capi. Secondo altri sarebbe stata un’inizia-
tiva del cartello del Golfo, interessato a
un’espansione a ovest, favorita dai fuoriu-
sciti del Milenio. In ogni caso, El Milenio è
stato sconitto dagli Zetas che, per conto del
cartello del Golfo, hanno preso il Micho-
acán con la loro consueta brutalità.
L’ascesa di El Chayo
La Familia ha origini miste. Il nucleo princi-
pale era formato dal gruppo degli ex del Mi-
lenio, che era stato addestrato alla guerri-
glia da Los Zetas e poi si era ribellato. Molti
ailiati locali – agricoltori e lavoratori della
Tierra Caliente – non sopportavano il regi-
me oppressivo degli Zetas e il forte aumen-
to dei consumatori di cristal, dovuto all’esi-
genza del gruppo di coltivare un mercato
interno per il prodotto più redditizio del
narcotraico. Nel 2006 La Familia è uscita
dall’ombra dichiarando guerra ai forestieri,
e nel 2008 aveva già cacciato Los Zetas da
buona parte delle zone strategiche dello
stato. Nei suoi volantini il gruppo attaccava
perino El Chapo Guzmán e il cartello di Si-
naloa, che hanno reagito minacciando di
annientare i novellini della Familia.
In realtà, i principali gruppi criminali
dovevano dividersi la iorente città portuale
di Lázaro Cárdenas, una piazza troppo pre-
ziosa per appartenere a un solo gruppo. La
38 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Familia aveva grosse quantità di droga da
trasferire negli Stati Uniti e doveva negozia-
re i diritti di passaggio attraverso i territori
dei gruppi del nord.
Il fervore evangelico della Familia, la
sua strana idea di pietà e la sua propensione
per la violenza si sono rivelati una combina-
zione vincente ben oltre i conini del Micho-
acán. Nel maggio del 2009 il ministro della
giustizia ha deinito La Familia il cartello
messicano più pericoloso, per la brutalità,
la capacità di corrompere le autorità e il
ruolo sempre più importante assunto nella
produzione delle droghe sintetiche. Secon-
do Ramón Pequeño García, capo della se-
zione antidroga della polizia federale, oggi
La Familia ha contatti per la produzione e
distribuzione della metanfetamina in Cina,
India, Bulgaria e nei Paesi Bassi.
La Familia comincia a
somigliare più a un
gruppo di ribelli che a
un cartello della droga
Prima di arrivare a Zitácuaro avevo par-
lato con Lázaro Cárdenas Batel, governato-
re del Michoacán dal 2002 al 2008, il perio-
do di maggior crescita della Familia. Volevo
capire come la criminalità organizzata fos-
se riuscita a conquistare il territorio. “In
tutti i piccoli centri di Michoacán si ripeteva
la stessa scena”, mi ha detto Batel. “Mi chia-
mava il sindaco e mi diceva che dieci furgo-
ni carichi di uomini armati si erano presen-
tati in municipio. La polizia non aveva potu-
to fare niente perché era in minoranza. Ma i
criminali erano stati molto rispet-
tosi. Avevano detto al sindaco:
‘Noi vogliamo lavorare qui. Non
ci saranno problemi. Niente cri-
mini, niente ubriaconi, niente di
niente’. Poi avevano assunto il
controllo della città e imposto le loro regole.
Se un ragazzo picchiava la madre, lo puni-
vano e poi lo scaricavano nella piazza prin-
cipale perché tutti lo vedessero. Se lo riface-
va, veniva ucciso. Era una strategia per
conquistare le simpatie della gente, e ha
funzionato”. Generalmente, La Familia pa-
ga i sindaci perché rimangano al suo servi-
zio. È la legge del plata o plomo, argento o
piombo. O prendi i soldi o uccidiamo te e la
tua famiglia.
Questo quadro, però, è incompleto, per-
ché descrive la realtà delle piccole città. A
Zitácuaro, un comune di 140mila abitanti,
oltre al sindaco entrano in gioco altri attori.
Ci sono poliziotti spaventati e bande di fuo-
rilegge che vanno in giro in suv. Ma soprat-
tutto, c’è un numero consistente di impren-
ditori, di banchieri, di ricchi vecchi e nuovi,
tutti da spremere, ma ognuno in modo di-
verso. Prima dell’arrivo della Familia, lo
strozzinaggio era molto difuso. La Familia
ha promesso di eliminarlo. E ci è riuscita.
La prima cosa da fare era convincere la
gente di Zitácuaro, quella giusta, che La Fa-
milia faceva sul serio. Gli Orihuela erano
una famiglia inluente, molto attiva in poli-
tica e con il senso degli afari. Juan Antonio
Ixtláhuac Orihuela, un giovane brillante
con la faccia da ragazzino, noto come Tonio,
è stato eletto sindaco di Zitácuaro a 27 anni.
Uno dei suoi zii, si dice in giro, aveva dato
lavoro a Noé Ayala García, un ragazzo mol-
to povero. García era intelligente e ambizio-
so. Ma era anche coinvolto in attività illeci-
te. La Familia gli ha tagliato la testa e l’ha
lasciata, insieme a quella di un altro ragaz-
zo, davanti all’autosalone dello zio di Tonio.
Il messaggio agli Orihuela era chiaro.
Soldi facili
Per le estorsioni, i bersagli migliori erano i
nuovi ricchi locali. La gente li chiamava los
fresas, le fragole. Erano abbastanza nume-
rosi da formare una nuova classe, la fresada:
belle auto, vestiti di marca e case lussuosa-
mente ristrutturate. Erano anche facili da
rapire, e di solito padri e fratelli pagavano
bene per riaverli indietro vivi. Un recente
studio condotto da una società di consulen-
za sulla gestione dei rischi ha rivelato che il
96 per cento dei rapimenti, in Messico, non
viene denunciato. Per la gente è una faccen-
da che è meglio gestire privatamente, se-
guendo le istruzioni dei rapitori. La polizia
potrebbe essere dalla loro parte.
Tutti quelli con cui ho parlato
a Zitácuaro conoscevano qualcu-
no che era stato rapito. Ho inter-
vistato due insegnanti di scuole
diverse. Entrambi avevano avuto
familiari rapiti. A Zitácuaro funziona così:
una volta pagato il riscatto, la vittima viene
rilasciata più o meno incolume. “Ma prima
di lasciarti andare, di solito ti chiedono un
altro nome”, mi ha raccontato uno dei due
insegnanti, con una smorfia di disgusto.
“Un conoscente ricco da rapire”. Ci sono
precauzioni possibili da prendere? “Devi
evitare la routine quotidiana”, ha risposto.
Non riuscivo a immaginare come facesse
un insegnante a evitare la sua routine. “De-
vi cambiare i percorsi”, ha insistito. “Loro ti
osservano”.
Alla ine sono riuscito a trovare qualcu-
no a Zitácuaro che era stato sequestrato ed
era disposto a raccontarmi la sua storia. Lo
BLOBCG
Ciudad Juárez, l’irruzione dell’esercito in un night club
chiamerò Enrique Delacruz. Mingherlino,
cordiale, sulla trentina, lavora al municipio
come consulente ambientale. È stato rapito
in un ristorante, alla periferia della città.
“Stavo pranzando con tre colleghi”, mi
ha raccontato. “Sono entrati quattro uomi-
ni, con le pistole alla cintura. Non facevano
niente per nasconderle. Uno mi è venuto
alle spalle e mi ha puntato la pistola nella
schiena. Ci hanno ordinato di seguirli. Fuo-
ri c’erano tre furgoni ad aspettarci. Ci han-
no portato in una zona isolata e il loro capo,
che si faceva chiamare Lagrimita, si è mes-
so a urlare e a picchiarmi”.
Lagrimita signiica “piccola lacrima”.
Ce l’aveva con Delacruz per via di un pezzo
di terra vicino al bacino idrico di Zitácuaro.
Un costruttore aveva chiesto aiuto alla Fa-
milia per acquistare il lotto ed ediicarlo. Il
progetto sembrava campato per aria – si
trattava di una zona collinosa diicilmente
ediicabile – ma agli uomini della Familia il
parere tecnico di Delacruz non interessava.
Volevano solo che smettesse di dare retta
alle lamentele dei piccoli agricoltori della
zona che protestavano per la distruzione
degli alberi e dei raccolti.
Quelli della Familia l’avevano visto sul
posto mentre scattava le foto dei danni. Co-
me se non bastasse, i nonni di Delacruz
possedevano un lotto vicino al bacino idri-
co, che non volevano vendere. Doveva far-
gli cambiare idea. Per Delacruz è stato un
pomeriggio straziante. A un certo punto è
riuscito a chiamare la persona più potente
che conosceva nella Familia, un certo El Ta-
pa. Il boss non ha risposto, e Delacruz è riu-
scito solo a lasciare un breve messaggio
(“Vogliono uccidermi”) prima di esaurire il
credito della carta telefonica.
Delacruz ha detto a Lagrimita che non li
avrebbe aiutati. Allora sei un uomo morto,
gli ha risposto Lagrimita. Al crepuscolo, il
convoglio è ripartito per Zitácuaro. Si è fer-
mato all’imbocco di un vecchio ponte sulla
ferrovia, subito fuori città. Il ponte passa su
un precipizio scuro e profondo: è un posto
famoso per le esecuzioni. I colleghi di Dela-
cruz sono stati trattenuti sui furgoni, men-
tre lui veniva portato sul ponte. Lagrimita si
è avvicinato per legargli le mani dietro la
schiena, passando la pistola a un compa-
gno.
Delacruz, che è un appassionato di
taekwondo, lo ha stretto in una presa da
dietro. Hanno cominciato a lottare sull’orlo
del precipizio. Delacruz ha urlato a Lagri-
mita che se fosse caduto dal ponte se lo sa-
rebbe portato dietro. Proprio in quel mo-
mento è squillato il cellulare di uno degli
scagnozzi di Lagrimita. Era El Tapa. Si è fat-
to passare Lagrimita e gli ha ordinato di fer-
marsi. Il costruttore non li pagava abbastan-
za per un omicidio.
“Mi hanno lasciato andare. Prima, però,
mi hanno portato in un supermercato. Mi
hanno ordinato di comprare un regalo a mia
moglie, perché aveva chiamato tutto il gior-
no e non avevo mai risposto. Le ho preso dei
iori”. Quando ha visto il marito, la donna
ha tirato un sospiro di sollievo. “Ma io sono
scoppiato a piangere”, ha detto lui. “E non
smettevo più di baciare nostro iglio”.
Non era la storia di un rapimento nor-
male, ammesso che a Zitácuaro la normali-
tà esista. Solo dopo il nostro incontro ho
pensato che era piuttosto strano che Dela-
cruz avesse il numero di El Tapa. Lui è un
funzionario statale ed El tapa è un capo del-
la Familia. E in teoria è illegale avere “con-
tatti” con la criminalità organizzata, soprat-
tutto se sei un funzionario pubblico. Ma
Delacruz ed El tapa erano stati compagni di
scuola. E Delacruz deve aver pensato che
fosse più prudente restare in contatto con il
suo vecchio amico, non si sa mai. Personal-
mente, credo che El Tapa sia uno di quelli a
cui spedire un bel biglietto di auguri ogni
Natale.
Benvenuti nello stato prigioniero. u dic
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 39
Germania
Il bel canto
è coreano
Rudolf Neumaier, Süddeutsche Zeitung, Germania
Nei teatri dell’opera tedeschi ci sono sempre più
coristi provenienti dalla Corea del Sud. Sono
cantanti molto preparati. E sul lavoro sono più
realisti dei loro colleghi europei
S
e la signora Jochmus fosse ric-
ca come quelle squadre di
calcio che comprano campio-
ni uno dietro l’altro, saprebbe
benissimo come spendere i
suoi soldi. Comprerebbe uno
dei tre teatri lirici di Berlino e ci farebbe
cantare solo dei sudcoreani. “Saremmo
imbattibili”, dice. Ma Ursula Jochmus do-
vrà sognare ancora a lungo: con quello che
guadagna all’uicio di collocamento di Co-
lonia non può certo comprarsi un teatro li-
rico. Lì, però, può cercare ingaggi per le
decine di bravissimi cantanti sudcoreani
che le inviano il curriculum.
In Germania, ormai, nessun teatro liri-
co può fare a meno degli asiatici che da una
decina d’anni si sono riversati sui palcosce-
nici tedeschi. E gli arrivi non accennano a
diminuire. Poche settimane fa nel teatro
statale di Ratisbona era in cartellone
un’opera di Johann Simon Mayr, che è stata
messa in scena con quattro solisti sudcore-
ani e tre tedeschi. Il regista, ben consiglia-
to, ha riambientato la narrazione in estre-
mo oriente, anche se l’opera s’intitola Il ri-
torno di Ulisse in patria. Certo, quello di
Ratisbona è un teatro lirico piuttosto picco-
lo, ma ormai anche i teatri più grandi ingag-
giano cantanti provenienti dalla Corea del
Sud, un paese che inora per molti europei
ha rappresentato solo la patria delle auto-
mobili a basso costo. Il coro operistico del
teatro statale di Norimberga è composto
per un quarto da sudcoreani, che non man-
40 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
THoMAS DASHUBER (SüDDEUTSCHE ZEITUNG)
cano neanche sui palcoscenici di Monaco,
Berlino, Stoccarda e Amburgo. Il direttore
del coro di Norimberga, Edgar Hykel, che
ha lavorato in Germania dell’est, ricorda
che nella Ddr c’erano “solo cantanti tede-
schi, ma la qualità era decisamente inferio-
re. Qui potremmo mettere in piedi un coro
di soli coreani. Sarebbe meraviglioso”.
La cosa, però, non è così semplice. Il fe-
nomeno suscita discussioni, anche se né la di una mano: Turandot, Madame Butterly,
Federazione teatrale tedesca, di cui fanno l’operetta Il paese del sorriso. Non si può far
parte tutti i teatri lirici nazionali, né il sin- arrivare Ulisse sempre a Shanghai, né rap-
dacato dei lavoratori dello spettacolo han- presentare Sarastro come un monaco bud-
no dati precisi sulla presenza dei cantanti dista o Sigfrido come un samurai.
sudcoreani. Quando si afronta la questio- Il fatto che non ci sia ancora una star
ne, alcuni funzionari parlano apertamente sudcoreana dell’opera, quindi, sembra di-
di un “problema”. pendere da una questione di aspetto isico.
Pare, infatti, che alcuni registi non ve- I cantanti orientali non somigliano né a
dano di buon occhio l’alto numero di can- una Anna Netrebko né a un Jonas Kauf-
tanti asiatici, spiega Rolf Bolwin, dirigente mann. Ma gli impresari dell’industria della
della Federazione teatrale tedesca. E la musica classica potranno ignorare ancora
pensa allo stesso modo anche quella parte a lungo queste voci grandiose? Secondo
del pubblico che non è interessata solo alla alcuni, si tratta di una forma di discrimina-
musica: un altro funzionario dei teatri lirici zione o addirittura di razzismo. E si chiedo-
sottolinea che alcune messe in scena “so- no se sotto non si nasconda quel risenti-
migliano all’opera di Pechino” a causa di mento primitivo che gli economisti nazio-
tutti quegli asiatici sul palcoscenico. nalistici e i politici fomentano con lo spau-
Ursula Jochmus analizza il “problema” racchio del “pericolo giallo”.
più concretamente: “In molti cori più di un Sono diversi i motivi che spiegano come
quarto dei cantanti viene dall’Asia. Ma se, mai dalla Corea del Sud arrivano tanti can-
per esempio, un coro deve recitare la parte tanti eccellenti. Spesso gli stessi sudcorea-
del popolo boemo, da un punto di vista vi- ni tirano in ballo la forma geograica del
suale la messa in scena è poco credibile”. loro paese, che paragonano a quella
L’ideale sarebbero opere europee ambien- dell’Italia. Entrambi i paesi sono delle pe-
tate in Asia, ma queste si contano sulle dita nisole divise al centro dalle montagne e

hanno dato i natali a grandi cantanti. Kim
Lee e Won Cheol Song lavorano per due
teatri lirici diversi e non si conoscono, ma
entrambi raccontano che “le montagne gli
hanno dato il iato, mentre il suono del ma-
re gli ha donato la voce”. Lee, 32 anni, è so-
prano nel coro di un grande teatro lirico
tedesco. Song, 43 anni, è un tenore del tea-
Un funzionario dei teatri lirici
sottolinea che alcuni spettacoli
“somigliano all’opera di Pechino”
a causa di tutti quegli asiatici
tro di stato di Norimberga. Kim Lee, che
non vuole apparire sui giornali con il suo
vero nome, è arrivata in Germania con l’ex
marito, anche lui un cantante, ma la coppia
si è separata quando il marito ha deciso di
tornare in patria. Kim ha deciso di restare e
dal prossimo anno il suo contratto sarà pro-
lungato a tempo indeterminato. In Corea
del Sud, intanto, il marito si è messo a inse-
gnare canto.
I sudcoreani, racconta Won, cantano
sempre: per strada, in cucina, al lavoro,
dappertutto. Per loro la voce è una valvola
di sfogo dei sentimenti, soprattutto del
buon umore. Won vive da sei anni in Ger-
mania e ormai si è ambientato bene. Ma
all’inizio, ricorda, “camminavo per strada
e canticchiavo tra me, come facevo a Seoul.
E pensavo: perché qui nessuno canta per
strada? Solo dopo mi sono accorto che tutti
mi issavano come se fossi pazzo”. Da allo-
ra Won canta solo al lavoro, in chiesa o a
casa con la sua bambina di cinque anni. Va
bene parlare di buonumore, mare e monti.
Ma com’è possibile che tanti sudcoreani
cantino così bene? Una spiegazione più
concreta è quella di Jochmus. Secondo
l’impiegata dell’ufficio di collocamento,
Norimberga, Germania. Il coro
del teatro di stato è composto per un
quarto da sudcoreani
che ha un diploma in canto e ha avuto la
possibilità di discutere il fenomeno sudco-
reano con molti esperti, questa disposizio-
ne naturale al canto dipende dalla isiogno-
mica. Come gli altri asiatici, i sudcoreani
hanno le cavità di risonanza – cioè il seno
mascellare e quello paranasale – particolar-
mente ampie, spiega Jochmus. “È una cosa
evidente, dal momento che le ossa degli
zigomi sono più alte di quelle degli euro-
pei”. Ed è opinione comunemente accetta-
ta che il bel canto sia il frutto di buone cavi-
tà di risonanza e del modo in cui una perso-
na riesce a farle vibrare. La qualità delle
corde vocali nella laringe determina il regi-
stro e l’estensione vocale (alto o soprano,
tenore o basso), ma la bellezza della voce
nasce fondamentalmente nelle cavità di
risonanza. Chi è in grado di produrre la giu-
sta risonanza diventa un cantante. Molto
dipende dalla tecnica con cui si usa l’aria
che viene espirata.
Un posto isso
Il tenore Felix Buhl fa un grande sospiro
quando comincia a parlare della sua situa-
zione. A 39 anni vorrebbe avere qualche
sicurezza e invece è in cerca di lavoro. E
quando uno è ridotto così, dice, non è bello
leggere il proprio nome sui giornali. Per
questo chiede di usare uno pseudonimo.
Buhl non ha mai aspirato alla carriera soli-
sta, gli basterebbe trovare un posto isso in
un coro. Per questo è ancora più frustrato.
Una volta, durante un provino, si è ritrova-
to con un altro tedesco, un francese, uno
statunitense e sedici coreani. “Era un po’
come trovarsi a una riunione di vecchi
compagni di classe”, ricorda Buhl. Solo che
lui non ne faceva parte. È salito sul palco e
ha recitato la sua parte, due arie italiane e
una tedesca, anche se sapeva già che sareb-
be stato inutile con quella concorrenza.
“Mi dispiace”, ha tentato di consolarlo una
volta un direttore d’orchestra, “lei è una
vittima della globalizzazione”.
L’unica chance di Felix Buhl sarebbe i-
nire in un teatro che non prende più coreani
perché ne ha già troppi. In alcuni teatri lirici
è già in vigore uno stop alle assunzioni di
asiatici. Edgar Hykel dice che se la scelta
dipendesse da lui, ora ingaggerebbe di
nuovo un europeo. “A meno che non si pre-
senti ancora un coreano che canta molto
meglio degli altri candidati”, aggiunge. Bi-
sogna considerare, però, che quello di Felix
Buhl sembra più che altro un caso isolato.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 41
Germania
Ursula Jochmus parla di una grossa carenza
di cantanti tedeschi all’altezza, soprattutto
tra le voci maschili. “Purtroppo in Germa-
nia cantare non è più di moda”, dice. Ormai
i cori scolastici preferiscono mettere in sce-
na i musical. E la situazione è peggiorata
con il successo dei talent show per giovani
che aspirano a diventare cantanti pop. Le-
na, la vincitrice del festival dell’Eurovision,
non può dare il giusto esempio se lei stessa
starnazza invece di cantare, dice Hykel. In
fondo è giusto che ci siano anche quelle
canzoni, aggiunge il direttore, ma non è
nient’altro che un parlare ritmato.
In Corea del Sud la situazione è diversa.
Certo, Kim Lee ha notato anche nel suo
paese un lento declino del canto classico,
ma molti sudcoreani sono fervidi cristiani
protestanti e si dedicano con passione ai
cori ecclesiastici, una fucina inesauribile di
talenti. Anche Kim Lee ha cominciato da
Il mercato sudcoreano non può
assorbire tutti i cantanti che si
diplomano. Solo a Seoul e dintorni
ci sono duecento conservatori
bambina in un coro gospel. A Norimberga
il suo connazionale Won dirige il coro di
una chiesa, dove cantano molti colleghi del
teatro lirico di stato.
Oltre alla fede, i sudcoreani possono
contare sulla solidarietà tra connazionali.
Ursula Jochmus ne sa qualcosa. Un giorno
ha ricevuto cinque telefonate, una dopo
l’altra: all’altro capo del telefono c’era sem-
pre lo stesso coreano, ma ogni volta si pre-
sentava con un nome diverso. Alla terza
chiamata la signora Jochmus ha comincia-
to a insospettirsi e alla quarta ha capito tut-
to: telefonava sempre la stessa persona,
che parlava a nome di colleghi non ancora
bravi con il tedesco. Molti sono abbastanza
ambiziosi da lavorare duramente per col-
mare la lacuna. Ma non tutti fanno così.
Jochmus ha sentito di un teatro nel land del
Nord Reno-Westfalia in cui tre dei sette co-
risti sudcoreani non hanno imparato una
sola parola di tedesco. Si presentavano ogni
mattina alle nove per le prove, anche quan-
do non erano previste. Non essendo in gra-
do di capire il programma dei lavori setti-
manali, per sicurezza andavano al teatro
tutti i giorni.
A causa delle diferenze culturali, spie-
ga Jochmus, i sudcoreani che parlano bene
il tedesco hanno diicoltà a rappresentare
sul palco alcune scene. Figuriamoci quanto
può essere diicile per quelli che si riiuta-
42 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
no d’imparare la lingua. Jochmus invita a
cantare all’audizione dell’uicio di colloca-
mento solo chi capisce davvero il tedesco e
respinge chi risponde alle sue domande
con frasi imparate a memoria. Chi soddisfa
queste condizioni può contare sul suo aiu-
to. La signora racconta che a volte passa
intere nottate al telefono con i consolati per
procurare visti e permessi di soggiorno.
Sospetti tra i colleghi
In alcuni teatri lirici i sudcoreani tendono a
isolarsi. Questo atteggiamento fa nascere
sospetti tra i colleghi europei e alimenta
pettegolezzi maligni. Gira la voce, per
esempio, che il governo di Seoul sovven-
zioni i teatri tedeschi e che paghi una parte
degli ingaggi dei cantanti sudcoreani. Non
è vero, eppure una simile sciocchezza con-
tinua a circolare. Forse è il sintomo di una
certa invidia.
Sicuramente il mercato sudcoreano
non può assorbire tutti i cantanti che si di-
plomano nelle scuole del paese. Per ren-
dersi conto del fenomeno, basta pensare
che solo a Seoul e dintorni ci sono più di
duecento conservatori e scuole superiori di
canto. Supponendo che ogni istituto pro-
duca cinque diplomati all’anno, in tutto
fanno mille cantanti all’anno. È chiaro che
un numero così alto di artisti può trovare
lavoro solamente cercando ingaggi sull’in-
tero mercato mondiale. In Corea del Sud ci
sono soltanto due grandi teatri lirici, che
tra l’altro ofrono ai cantanti contratti a pro-
getto, cioè accordi limitati alla produzione
di una sola opera.
È interessante notare, inoltre, come i
sudcoreani abbiano cominciato ad arrivare
in Germania negli ultimi dieci anni. Perché
non prima? Secondo Won Cheol Song, per
cause economiche. La Corea del Sud ha
conosciuto lo sviluppo con un certo ritardo,
e solo gradualmente i suoi connazionali si
sono resi conto che la vita ofre di più della
costruzione di automobili. Per esempio la
cultura. Anche gli uici di collocamento
tedeschi si sono resi conto del peso dei fat-
tori economici. Di recente, per esempio,
sono arrivati dalla Grecia i curriculum di
molte persone che temono di perdere il po-
sto di lavoro in patria. Stanno facendo i
conti con la possibilità che in Grecia la crisi
provochi la chiusura dei teatri.
Il fatto che in Corea del Sud, nonostante
la concorrenza durissima, Won Cheol Song
sia riuscito ad avere la parte di Tamino nel
Flauto magico di Mozart e di Rodolfo nella
Bohème di Puccini – parti importanti per un
tenore – è una conferma della sua classe
straordinaria. A Norimberga, invece, Won
si accontenta di lavorare nel coro ed è felice
quando, ogni tanto, riesce a salire sul palco
come solista. Attualmente è impegnato in
un piccolo ruolo, la parte di Federico
nell’Emilia di Liverpool, un’opera di Doni-
zetti. Quando la carriera ti porta a passare
da solista a corista, dall’alto al basso, si po-
trebbe parlare di una bocciatura. I cantanti
tedeschi arricciano il naso al pensiero di
dover trascorrere in un coro il resto della
loro carriera. Won, invece, non lo conside-
ra un ripiego: ha uno stipendio regolare,
cosa si può volere di più? Gli ingaggi per i
coristi in Germania sono issati da un tarif-
fario: in base alla grandezza del teatro, i
neoassunti prendono da un minimo di
1.800 a un massimo di 3.600 euro al mese.
E mentre i solisti ogni anno si devono pre-
occupare del rinnovo del loro contratto,
quella dei coristi è una categoria professio-
nale protetta. Per licenziare un cantante
del coro, il datore di lavoro deve avere ra-
gioni artistiche serie.
Per i sudcoreani la Germania è il paradi-
so. Ci sono novanta teatri lirici, ricordano
Kim Lee e Won. In quale altro paese se ne
possono trovare così tanti e con queste in-
vidiabili condizioni di lavoro? Lee vive in
Germania da dieci anni. I suoi genitori non
sono ancora venuti a trovarla. Il padre lavo-
ra a Seoul e ha solo cinque giorni di ferie
all’anno. A queste condizioni non vale la
pena di attraversare mezzo mondo. Ma la
iglia riesce comunque a vederla, perché
ogni estate Kim Lee torna a casa durante le
sue sei settimane di ferie.
Cosa possono imparare i tedeschi dai
sudcoreani? Innanzitutto, risponde Kim
Lee, dovrebbero migliorare la tecnica di
canto, che oggi nelle scuole tedesche è a un
livello molto basso. L’esperienza in un cor-
so di specializzazione seguito a Dresda,
dopo gli studi a Seoul, l’ha lasciata senza
parole. Certo, Kim Lee ha imparato come
gli europei si presentano sul palcoscenico,
ha imparato a recitare e a esprimere i senti-
menti che deve trasmettere al pubblico
dell’opera. Ma dal punto di vista del canto,
sottolinea, i suoi professori non avevano
niente da insegnarle.
Forse Felix Buhl, il tenore in cerca di la-
voro, dovrebbe andare in Corea del Sud a
prendere lezioni di canto. u mal
Africa
Queste foto sono state scattate a Maputo in Mozambico. Sopra, Ingracia
Combattere per l’amore
impossibile
Mark Gevisser, Mail & Guardian, Sudafrica. Foto di Ditte Haarløv Johnsen
L’omosessualità è reato in 38 paesi africani. I movimenti per i diritti dei gay cercano
l’appoggio internazionale per lottare contro l’omofobia e fare pressione sui governi.
Ma c’è chi li accusa di essere complici degli interessi neocoloniali dell’occidente
“ Q
uesti ragazzi hanno monio gay nella storia del paese. Dopo una
commesso un crimi- lunga conversazione con il segretario gene-
ne contro la nostra rale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Mu-
cultura, la nostra reli- tharika ha dichiarato di aver scelto di per-
gione e le nostre leg- donare la coppia “per motivi umanitari”.
gi”, ha detto il presi- Ma se fosse stato più sincero avrebbe am-
dente del Malawi Bingu wa Mutharika il 29 messo che dietro la sua decisione c’erano
maggio, mentre concedeva la grazia a Ste- motivi diplomatici e di convenienza: il Ma-
ven Monjeza e Tiwonge Chimbalanga. I lawi dipende quasi interamente dagli aiuti
due erano stati condannati a 14 anni di lavo- umanitari e le pressioni dei donatori si sta-
ri forzati per aver celebrato il primo matri- vano facendo sempre più forti.
Marcelo e un suo amico
Lucas
Dopo la scarcerazione Monjeza e Chim-
balanga si sono lasciati e Chimbalanga si è
idanzato con una donna. Da quando sono
ritornati nelle loro comunità hanno dovuto
sostenere il peso della condanna sociale.
Mentre lo stato ha deciso di lasciarli perde-
re, le famiglie si sono assunte il compito di
punirli.
Il continente africano sembra invaso da
un’ondata di omofobia. Il caso del Malawi
ricorda quello che è successo l’anno scorso
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 43
Africa
in Uganda, dove il presidente Yoweri Muse- Zaica
veni è dovuto intervenire per eliminare la
pena di morte dal pacchetto di leggi contro
l’omosessualità. Una cosa simile è avvenuta
in Ruanda: gli attivisti per i diritti dei gay
hanno saputo di una proposta di legge per
rendere l’omosessualità un reato e hanno
organizzato attraverso internet una campa-
gna globale che ha costretto il governo di
Paul Kagame ad annunciare che non aveva
alcuna intenzione di intervenire nella vita
privata dei suoi cittadini.
Le campagne di questo tipo si collocano
nella migliore tradizione della solidarietà
internazionale: sono iniziative del genere
che hanno contribuito ad abbattere il regi-
me dell’apartheid in Sudafrica. Oggi, però,
in Africa le campagne di solidarietà inter-
nazionale vengono prese di mira proprio in
relazione alle politiche degli aiuti umanita-
ri. Museveni e Kagame sono stati accusati
di essere i burattini dei paesi donatori e in
Ruanda un pastore inluente delle chiese
evangeliche ha dichiarato che “la comunità
dei donatori ha stuprato lo stato”.

Sognando Will & Grace

Joseph Massad, professore di storia araba
moderna alla Columbia University di New
York, nel suo libro Desiring Arabs accusa gli
attivisti omosessuali di aver creato “un’In-
ternazionale gay” neocoloniale. Secondo
l’accademico giordano-palestinese, i movi-
menti gay stanno provocando un duro con-
litto culturale nel mondo arabo, imponen-
do una visione “orientalista” dell’identità
gay a società che non vengono comprese
ino in fondo. Simili provocazioni, ha scritto
Massad, iniscono per peggiorare – anziché
migliorare – la situazione delle persone che
cercano di aiutare, a causa delle reazioni
violente che scatenano. Gli argomenti di
Massad sono validi anche nell’Africa subsa-
hariana? Non so se gli omosessuali del Ma-
lawi e dell’Uganda vivrebbero meglio se
non si fosse attivata l’“Internazionale gay”,
incarnata forse al meglio dall’attivista bri-
tannico Peter Tatchell, che negli anni no-
vanta lanciò una grande campagna contro
Robert Mugabe denunciando le continue
violazioni dei diritti umani in Zimbabwe.
L’omosessualità è illegale in 38 dei 53
stati dell’Africa. Nella maggior parte dei ca-
si è un’eredità del codice penale coloniale
britannico, che per primo ha criminalizzato
questa pratica in Africa. L’omosessualità
non è sicuramente un’importazione occi-
dentale, ma le leggi sull’omofobia e l’iden-
tità gay sì. Per i ragazzi che vivono in città, la
sessualità non è solo una questione di prati-
che e desideri da soddisfare in segreto (“io
vado a letto con persone del mio stesso ses-
so”), ma è diventata una questione di iden-
tità (“io sono gay”) che viene sollevata
apertamente per rivendicare diritti e ugua-
glianza contro le norme sociali tradiziona-
li.
Spesso questi processi hanno scatenato
crisi sociali. Prima del caso del Malawi, in
Kenya ci sono state violenze di massa orga-
nizzate contro i gay e gli operatori che lavo-
rano con i malati di aids. In Senegal, dopo
l’arresto di nove omosessuali condannati
poi a otto anni di prigione, nel gennaio del
2009 è cominciato un giro di vite contro i
gay. E gli omosessuali senegalesi fuggiti in
Gambia nei mesi successivi sono stati cac-
ciati dal presidente Yahya Jammeh con la
minaccia di essere decapitati. In Zimbab-
we, dove lo stato è brutalmente omofobo da
più di un decennio, due attivisti gay sono
stati arrestati per aver criticato le politiche
discriminatorie di Mugabe.
In molti paesi africani si stanno prepa-
rando nuove leggi contro l’omosessualità.
L’Africa, naturalmente, non è omogenea.
Le diicoltà che incontrano gli africani gay
sono state sperimentate anche in occidente
e in altre parti del mondo. Però è innegabile
che c’è qualcosa di speciico nella nuova on-
data di disprezzo per l’omosessualità che
investe il continente, proprio mentre coppie
come Monjeza e Chimbalanga sidano ruo-
li di genere secolari all’interno di società
che faticano a conservare la loro identità
tradizionale nel mondo globalizzato. La
nuova omofobia africana risponde a una
dinamica particolare e complessa: deriva
dal fondamentalismo cristiano sponsoriz-
zato dagli Stati Uniti, dalle politiche degli
aiuti umanitari e dalle epidemie di aids che
continuano a decimare gli abitanti del con-
tinente. Anche la rivoluzione digitale fa la
sua parte, visto che grazie alla tv satellitare
gli africani del ceto medio possono tran-
quillamente fare zapping tra sit-com a sfon-
do gay come Will & Grace e filippiche
wahhabite contro la decadenza dell’occi-
dente travolto dall’omosessualità. I giorna-
li locali denunciano le cerimonie di matri-
moni gay che vengono celebrate anche solo
simbolicamente da ragazzi africani che,
guardando la tv, hanno scoperto che in al-
cuni paesi si fa così.
In realtà nel caso della coppia del Mala-
wi, povera ed emarginata, sembra che non
ci siano state interferenze esterne: i due ra-
gazzi hanno deciso di organizzare una ceri-
monia di idanzamento solo per asseconda-
re i loro desideri. Inoltre, Chimbalanga
aveva sempre detto di sentirsi donna, e vi-

44 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

sto che per la società malawiana questo è
inaccettabile, il suo fidanzamento con
Munjeza è stato interpretato come l’equiva­
lente di un matrimonio gay, un fenomeno
che molti africani conoscono grazie all’in­
formazione globalizzata. L’arresto dei due
ragazzi è stato provocato dagli articoli scan­
dalistici dei giornali locali. Nation, il quoti­
diano che per primo ha difuso la notizia, ha
deinito la cerimonia di Munjeza e Chimba­
langa “la prima cerimonia pubblica degli
omosessuali nella storia del paese”. In Ma­
lawi le leggi contro i gay non erano mai state
applicate perché non ce n’era stato bisogno.
La pratica dell’omosessualità, però, preve­
de una condanna ino a 14 anni e la polizia
in questo caso è stata costretta ad agire.
In Kenya le violenze sono cominciate in
modo simile: una coppia gay keniana si è
sposata legalmente a Londra e un giornale
keniano ne ha parlato, scatenando una se­
rie di servizi omofobi sui mezzi d’informa­
zione locali. Poi, le radio locali di Mombasa
hanno fatto circolare le voci di un matrimo­
nio gay celebrato nel paese e questo ha sca­
tenato sentimenti omofobi, aggressioni
brutali e l’arresto di sei sospetti omosessua­
li all’inizio del 2010.
Siamo tutti discriminati
La condanna dell’omosessualità non deriva
solo dall’islam che domina in Africa orien­
tale e in Africa occidentale. I religiosi cri­
stiani impugnano l’omofobia come un’ar­
ma, e i cristiani conservatori statunitensi
hanno trovato in Africa i numeri necessari
per contrastare le riforme delle loro chiese
in patria. La chiesa anglicana nigeriana, per
esempio, è diventata un bastione contro
l’ordinazione di preti omosessuali e contro
il riconoscimento dei matrimoni gay. In
Uganda, dove le associazioni occidentali
per i diritti umani inanziano lo sviluppo
delle organizzazioni gay, i gruppi cristiani
conservatori degli Stati Uniti spingono i po­
litici locali ad adottare leggi restrittive con­
tro gli omosessuali. E le chiese locali forni­
scono le basi teologiche e il consenso di
massa all’omofobia di stato.
Il contesto di queste “battaglie cultura­
li” è l’epidemia di aids. Le chiese evangeli­
che statunitensi conservatrici hanno messo
piede in molti paesi africani grazie al piano
di aiuti contro l’aids voluto da George W.
Bush nel 2003. L’Emergency plan for aids
relief ha cercato di contrastare la difusione
dell’hiv attraverso una politica di intervento
basata sulla fede, che predicava l’astinenza
invece dell’uso del preservativo. L’interven­
to delle chiese americane ha permesso alle
organizzazioni cristiane conservatrici di
stabilirsi in Africa orientale. Invece le ong
occidentali e progressiste, per lo più euro­
pee, hanno sostenuto con forza i diritti dei
gay. Questo non solo per motivi di giustizia,
ma anche perché è stato riscontrato che uno
dei principali canali di trasmissione dell’hiv
nelle società africane sono gli “uomini che
vanno a letto con altri uomini” (men who
sleep with men, msm): uomini che non si
deiniscono gay ma praticano sesso omo­
sessuale. I programmi statali come il Ke­
nyan medical research institute (Kemri)
hanno cominciato a concentrarsi sugli
msm. E non è un caso che le vittime delle
violenze antigay in Kenya fossero gli opera­
tori del Kemri di Mombasa che davano assi­
stenza a pazienti omosessuali. L’epidemia
di aids, inoltre, ha fatto aumentare la dipen­
denza di molti paesi africani dall’occidente.
In questo contesto è nata una nuova spinta
a combattere il “neocolonialismo” degli
aiuti allo sviluppo: nel bestseller La carità
che uccide, per esempio, l’economista zam­
biana Dambisa Moyo sostiene che la dipen­
denza dagli aiuti occidentali sta uccidendo
la società africana e che entro cinque anni
bisogna staccare la spina. Anche se molte
considerazioni sono giuste, la verità è che in
questo momento l’interruzione degli aiuti
in Africa sarebbe catastroica, soprattutto
nel caso dell’epidemia di aids. Così, mentre
molti africani provano un forte disagio ad
accettare la dipendenza del loro paese
dall’occidente, cercano un posto dove con­
centrare il loro orgoglio. Tra tutti gli indica­
tori globali di sviluppo vantano un solo pri­
mato: la moralità. Sono poveri, ma hanno
dei valori. E i governi conservano il soste­
gno della popolazione prendendosela con
una minoranza impopolare nel nome di una
battaglia contro la decadenza dell’occiden­
te. Le pressioni internazionali per contra­
stare questa deriva alimentano lo stesso
senso d’impotenza che provoca l’omofobia
e confermano l’opinione che la difesa dei
gay faccia parte di un “piano occidentale”.
Di conseguenza non è una soluzione per il
Da sapere
u In Africa l’omosessualità è reato in 38
paesi su 53. Le pene vanno dalle sanzioni
amministrative (Angola, Mozambico)
alla condanna a morte (Somalia, Sudan,
Nigeria e Mauritania).
u Il Sudafrica è l’unico paese africano che
riconosce agli omosessuali il diritto di
sposarsi. La legge è del 2005.
u Alcuni paesi come lo Zambia, il Kenya e
la Namibia, che considerano illegali i
rapporti tra due uomini, non criminalizzano
le unioni tra due donne.
lungo periodo. Forse l’esperienza del Suda­
frica fornisce una via d’uscita da questo cir­
colo vizioso. Qui, nonostante il fenomeno
raccapricciante dello “stupro correttivo”
contro le lesbiche nere nelle township,
l’African national congress, il partito al go­
verno, ha difeso i diritti dei gay e ha legaliz­
zato i matrimoni dello stesso sesso. Perino
il presidente Jacob Zuma, un uomo cono­
sciuto per le sue dichiarazioni omofobe, ha
sentito il bisogno di condannare il governo
del Malawi dopo l’arresto di Monjeza e
Chimbalanga.
L’eccezione sudafricana è il frutto di una
società eterogenea e industrializzata e di
una chiesa che non è mai stata omofoba
grazie all’arcivescovo Desmond Tutu e alla
sua generazione di teologi della liberazio­
ne. Ma è anche il risultato delle campagne
condotte dagli attivisti dei diritti umani –
come lo stesso Tutu – che hanno cercato di
disinnescare l’omofobia politica africana,
facendo rientrare i diritti dei gay nel quadro
della difesa dei diritti umani e dello svilup­
po postcoloniale.
L’argomento vincente è stato questo:
discriminare gli omosessuali equivale a di­
scriminare i neri. Questa logica fa più presa
in Sudafrica, dove la memoria dell’apar­
theid è ancora fresca, che in paesi come Su­
dan, Kenya e Uganda, dove sono diventati
prioritari altri tipi di conlitti. Ma anche in
questi paesi – dove si può essere stigmatiz­
zati per l’appartenenza etnica o religiosa –
l’appello all’“uguaglianza” e ai “diritti uma­
ni” può avere una grossa presa. Finché un
numero signiicativo di leader africani non
farà quello che ha fatto Tutu nella battaglia
contro l’omofobia, evocando le esperienze
di discriminazione vissute da tutta la popo­
lazione del continente, è diicile immagi­
nare la fine delle persecuzioni contro le
unioni come quelle di Steven Monjeza e Ti­
wonge Chimbalanga. Intanto nelle società
africane i sudditi diventano cittadini grazie
alla crescita della società civile e alla difu­
sione della tecnologia digitale, mentre le
persone reclamano il loro spazio e scoprono
il mondo oltre i conini ristretti delle loro
comunità. Lo fanno di proposito – come nel
caso degli attivisti ugandesi – o semplice­
mente per assecondare un desiderio natu­
rale di libertà come nel caso di Monjeza e
Chimbalanga. Per quanto questo cammino
possa essere diicile, le generazioni future
li ringrazieranno. u nm
Mark Gevisser è un giornalista sudafricano
che scrive per il Mail & Guardian. Il suo ulti-
mo libro è Thabo Mbeki: The Dream Defer­
red (Jonathan Ball 2009).
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 45
 Scienza
THE NEW YORK TIMES SYNDICATE

Le foto di questo articolo sono state scattate all’Infant cognition center dell’università di Yale, negli Stati Uniti

46 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

La morale
dei bambini
Paul Bloom, The New York Times Magazine, Stati Uniti.
Foto di Nicholas Nixon
I bambini piccoli sanno distinguere tra giusto e sbagliato? Secondo lo
psicologo Paul Bloom esiste un senso morale innato che li rende capaci
di giudicare le azioni degli altri e di reagire all’altruismo e alla cattiveria
N
on molto tempo fa,
un’équipe di ricercatori
ha osservato un bambi­
no di un anno fare giu­
stizia con le proprie ma­
ni. Il piccolo aveva ap­
pena assistito a uno spettacolo in cui un
burattino giocava a palla con altri due. Il
burattino al centro lanciava la palla a quel­
lo alla sua destra, che gliela passava di nuo­
vo. Poi la lanciava a quello di sinistra, che
scappava con la palla. Alla ine i due burat­
tini laterali erano stati tirati giù dal palco e
messi davanti al bambino, ciascuno accan­
to a un mucchietto di dolci. A quel punto, i
ricercatori avevano chiesto al bambino di
rubare una caramella a uno dei due. Il bam­
bino si era comportato come quasi tutti i
suoi coetanei nella stessa situazione: aveva
preso la caramella dal mucchietto del “cat­
tivo”. Ma non gli era bastato. Come ulterio­
re punizione, si era sporto in avanti e gli
aveva dato uno schiafone.
Questo episodio è avvenuto nel corso di
uno dei tanti esperimenti dell’Infant co­
gnition center dell’università di Yale a cui
ho partecipato con la mia collega (e mo­
glie) Karen Wynn, che dirige il laboratorio,
e con la specializzanda Kiley Hamlin, la
principale ideatrice degli esperimenti. La
nostra è una delle poche équipe di ricerca
al mondo che studiano la morale dei bam­
bini.
Gli psicologi – da Sigmund Freud a Jean
Piaget e Lawrence Kohlberg – sostengono
da tempo che alla nascita siamo animali
amorali. Uno dei compiti più importanti
della società, e in particolare dei genitori, è
trasformare i bambini in esseri civili, crea­
ture sociali in grado di provare empatia,
sensi di colpa e di vergogna, capaci di resi­
stere agli impulsi egoistici in nome di prin­
cìpi superiori e di reagire con sdegno da­
vanti a un’ingiustizia.
Ma oggi ci sono sempre più prove a so­
stegno dell’ipotesi che gli esseri umani
hanno un rudimentale senso della morale
fin dai primi mesi di vita. Con l’aiuto di
esperimenti ben ideati, si possono rilevare
i primi barlumi di sentimenti, giudizi e
pensieri morali già nel primo anno di vita.
Una vaga distinzione tra il bene e il male
sembra essere innata. Questo non signiica
che occuparsi dello sviluppo morale dei
propri igli sia un errore o una perdita di
tempo. La socializzazione è fondamentale.
Infatti anche se i bambini piccoli hanno la
cognizione di quello che è giusto o sbaglia­
to, questa cognizione spontanea per molti
aspetti è diversa da quella che vorremmo
noi adulti.
Studiare le capacità cognitive di una
creatura che non parla è diicile. I bambi­
ni, per di più, hanno una capacità di azione
piuttosto limitata perino rispetto a esseri
viventi come i ratti e gli uccelli: non posso­
no gironzolare in un labirinto o spostare
una leva con il becco, per esempio. Così, a
partire dagli anni ottanta gli psicologi inte­
ressati a capire cosa passa per la testa dei
bambini hanno cominciato a osservare una
delle poche azioni che anche i più piccoli
sono in grado di controllare: il movimento
degli occhi.
Gli occhi sono una inestra sull’anima
del bambino. Come gli adulti, quando ve­
dono una cosa che li interessa o li sorpren­
de i bambini tendono a osservarla più a
lungo. E se possono scegliere tra due cose
da guardare, di solito scelgono la più piace­
vole. Quindi si può usare la durata dello
sguardo come misura abbastanza aidabi­
le di ciò che cattura la loro attenzione: di
quello che li sorprende e li attira di più.
Gli studi degli anni ottanta che usavano
questo metodo hanno fatto scoperte sor­
prendenti. In particolare, sono riusciti a
ricostruire quello che i bambini capiscono
sulla natura e sul funzionamento degli og­
getti concreti: una sorta di “isica ingenua”
dei bambini. Gli esperimenti di psicologi
come Elizabeth Spelke e Renée Baillar­
geon consistevano essenzialmente nel
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 47
Scienza
mostrare ai bambini dei trucchi da illusio-
nisti. Gli presentavano situazioni che ap-
parentemente violavano qualche legge
dell’universo: toglievano un supporto da
sotto un blocchetto di legno e quello gal-
leggiava nell’aria; un oggetto spariva e poi
riappariva in un posto diverso; una scatola
veniva messa dietro a uno schermo, lo
schermo cadeva e dietro non c’era nulla.
Come gli adulti, i bambini tendono a issa-
re queste scene, le guardano più a lungo
rispetto a quelle che non violano le leggi
della isica. Questo fa pensare che abbiano
delle aspettative su come dovrebbero com-
portarsi gli oggetti. I risultati di molte ricer-
che fanno ormai pensare che, contraria-
mente a quanto è stato insegnato a genera-
zioni di studenti di psicologia, i bambini
vedono gli oggetti come gli adulti, e cioè
come masse compatte, unità solide che se-
guono percorsi continui nello spazio e nel
tempo e che sono soggette alla gravità.
Da altri studi, a cominciare da quello
del 1992 di mia moglie Karen, è risultato
che i bambini sono in grado di fare calcoli
rudimentali con gli oggetti. Provarlo non è
diicile. Basta mostrare a un bambino un
palcoscenico vuoto. Poi alzare uno scher-
mo per nasconderne una parte e mettere
un pupazzo di Topolino dietro lo schermo
mentre il bambino sta guardando. Poi met-
tere un altro Topolino dietro lo schermo.
Quando lo schermo cade, gli adulti si
aspettano di vedere due pupazzi, e anche i
bambini di cinque mesi. Se appaiono tre
pupazzi o uno solo, i bambini continuano a
issare la scena, con aria meravigliata, mol-
to più a lungo di quando ne appaiono due.
Una seconda serie di studi ha usato la
durata dello sguardo per scoprire cosa san-
no i bambini della mente degli altri. Gli
psicologi sapevano già da tempo che peri-
no i più piccoli trattano le persone in modo
diverso dagli oggetti inanimati. Ai bambini
piace guardare la faccia delle persone: imi-
tano le espressioni, gli sorridono. Si aspet-
tano una reazione. Se un oggetto in movi-
mento si ferma, perdono ogni interesse. Se
il viso di una persona diventa immobile,
s’innervosiscono.
Ma dagli studi più recenti è emerso che
i bambini intuiscono anche il funziona-
mento della mente: hanno una vaga idea di
come pensano le persone e del perché si
comportano in un certo modo. Sanno che
gli oggetti inanimati si muovono solo per-
ché vengono tirati o spinti da qualcuno,
mentre si aspettano che le persone si muo-
vano in modo razionale in base alle loro
convinzioni e ai loro desideri: si mostrano
sorpresi quando qualcuno segue un per-
48 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
L’esistenza
di un codice morale
universale è ancora
molto controversa
e ci sono diferenze
notevoli da una
società all’altra
corso tortuoso per raggiungere quello che
desidera. Si aspettano che chi allunga una
mano per prendere un oggetto, dopo lo fac-
cia di nuovo, anche se l’oggetto ha cambia-
to posto. E ancora prima di compiere due
anni sono in grado di capire che gli altri
possono avere convinzioni sbagliate. Le
psicologhe Kristine Onishi e Renée Baillar-
geon hanno scoperto che i bambini di quin-
dici mesi si aspettano che se una persona
vede un oggetto in una scatola e poi l’og-
getto viene spostato in un’altra scatola
mentre non sta guardando, quella persona
andrà a cercarlo nella prima scatola, non
nella seconda. Questo signiica che hanno
un modello mentale non solo del mondo,
ma anche del mondo come lo vede un al-
tro.
Compassione
Queste scoperte sollevano immediata-
mente un interrogativo: se i bambini picco-
li hanno una comprensione così precisa
degli oggetti e degli esseri umani, perché
sembrano tanto ingenui e indifesi? Perché
non usano meglio quello che sanno? Una
spiegazione possibile è che queste capacità
sono l’equivalente psicologico di certi or-
gani del corpo, come i testicoli o le ovaie,
che si formano nell’infanzia ma poi resta-
no inutilizzati per anni. Un’altra possibilità
è che i bambini in realtà usino le loro cono-
scenze in dal primo giorno, ma per uno
scopo diverso: non per agire, ma per ap-
prendere. Una cosa che abbiamo imparato
dagli studi sull’intelligenza artiiciale, e più
in generale dalle scienze cognitive, è che
una testa vuota non impara nulla: per poter
assorbire rapidamente le informazioni un
sistema deve già sapere a cosa prestare at-
tenzione e quali generalizzazioni fare.
Quindi, può darsi che i bambini siano intel-
ligenti perché così possono diventarlo an-
cora di più.
Gli psicologi che s’interessano alle ca-
pacità cognitive dei bambini stanno rivol-
gendo la loro attenzione all’esistenza di
una possibile “moralità ingenua” dei pic-
coli. Ma bisogna procedere con cautela. Le
verità della isica e della psicologia sono
universali: gli oggetti obbediscono ovun-
que alle stesse leggi, e le persone hanno
tutte una mente, obiettivi, desideri e con-
vinzioni. L’esistenza di un codice morale
universale, invece, è ancora molto contro-
versa, ed è dimostrato che ci sono diferen-
ze notevoli da una società all’altra.
A marzo lo psicologo Joseph Henrich e
alcuni suoi colleghi hanno pubblicato sulla
rivista Science i risultati di uno studio tran-
sculturale condotto su quindici popolazio-
ni, da cui emerge che la propensione a es-
sere gentili con gli sconosciuti e a punire le
ingiustizie è maggiore nelle comunità più
grandi dove c’è un’economia di mercato,
perché queste norme sono essenziali per il
buon funzionamento degli scambi com-
merciali. Henrich e i suoi colleghi sono ar-
rivati alla conclusione che i princìpi morali
degli esseri umani sono legati in gran parte
alla cultura in cui sono cresciuti, e non a
una capacità innata.
Al tempo stesso, però, in tutto il mondo
le persone hanno una certa percezione di
quello che è giusto e sbagliato. In tutte le
società le persone hanno un concetto di
giustizia, danno valore alla lealtà e alla
gentilezza, distinguono tra atti di crudeltà
ed errori innocenti, giudicano gli altri buo-
ni o cattivi. Questi concetti universali han-
no senso dal punto di vista evolutivo: dato
che la selezione naturale funziona, almeno
in parte, a livello genetico, è logico essere
istintivamente gentili con i nostri familiari,
perché la loro sopravvivenza e il loro be-
nessere favoriscono la difusione dei nostri
geni. Senza contare che spesso la collabo-
razione con altri esseri umani è vantaggio-
sa, e quindi saper valutare se sono buoni o
cattivi è un tratto adattivo. Tutto questo fa
pensare che almeno alcuni concetti morali
fondamentali siano innati.
Inoltre, gli scienziati sanno che certi
sentimenti di compassione emergono ab-
bastanza presto nel corso dello sviluppo
umano, e sembra che siano universali. Non
sono proprio concetti morali, ma ci si avvi-
cinano molto. Un esempio è la soferenza
davanti al dolore degli altri.
Sembra che questa reazione empatica
abbia radici lontane di tipo evolutivo. Se
THe NeW yoRk TIMeS SyNDICATe
volete far sofrire un ratto basta che gli fac-
ciate sentire le grida di altri ratti. I bambini
piangono di più se sentono piangere altri
bambini che ascoltando la registrazione
del proprio pianto, il che fa pensare che la
reazione sia dovuta alla soferenza altrui e
non solo all’acutezza del tono. Sembra an-
che che i bambini vogliano alleviare il do-
lore degli altri: appena hanno un controllo
suiciente del loro corpo (intorno all’età di
un anno), cercano di consolare le persone
che sofrono accarezzandole, toccandole o
porgendogli il biberon o un giocattolo.
Senza dubbio, l’intensità della reazione
varia da un bambino all’altro: alcuni sono
grandi consolatori, altri si fanno coinvolge-
re di meno. Ma l’impulso di base è comune
a tutti. Anche altri primati si comportano
nello stesso modo: secondo il primatologo
Frans de Waal, gli scimpanzé “si avvicina-
no alla vittima di un attacco, l’abbracciano,
le danno pacche sulle spalle o la spulcia-
no”.
Alcuni studi più recenti hanno cercato
di veriicare se i bambini possono avere at-
teggiamenti anche più altruistici, per
esempio dedicare tempo ed energie ad aiu-
tare uno sconosciuto che deve svolgere un
compito diicile. Gli psicologi Felix War-
neken e Michael Tomasello hanno studiato
il comportamento dei bambini davanti a
un adulto che si sforza di fare qualcosa, co-
me aprire lo sportello di un armadietto con
le mani occupate o raggiungere un oggetto
troppo lontano. I bambini tendono sponta-
neamente ad aiutare l’adulto, anche se
nessuno glielo chiede o gli promette una
ricompensa.
Su per la collina
Questo tipo di comportamento si può con-
siderare morale? Non nel senso più comu-
ne della parola. La moralità non è semplice
compassione, è strettamente legata a con-
cetti come premio e punizione: vogliamo
premiare i buoni e punire i cattivi. La mora-
lità è anche strettamente collegata all’idea
di imparzialità: se è immorale che tu faccia
una cosa a me, a parità di condizioni è im-
morale che io faccia la stessa cosa a te.
Inoltre, i princìpi morali sono diversi da al-
tri tipi di leggi o di regole: per esempio, non
possono essere annullati per la semplice
volontà di un’autorità. Un bambino di
quattro anni sa benissimo non solo che pic-
chiare qualcuno senza motivo è sbagliato,
ma che sarebbe sbagliato anche se la mae-
stra dicesse che non c’è niente di male.
Inoltre, tendiamo ad associare la moralità
alla possibilità di fare una scelta libera e
razionale: le persone scelgono di compor-
tarsi bene o male. Ritenere qualcuno re-
sponsabile di un’azione signiica pensare
che avrebbe potuto agire diversamente.
I bambini potrebbero non essere consa-
pevoli di queste sottigliezze. La loro rea-
zione alle soferenze degli altri potrebbe
essere una reazione istintiva come avere
fame o dover fare la pipì. Ma anche se fosse
così, è diicile concepire un sistema mora-
le che non parta da questa capacità di em-
patia. Come sosteneva David Hume, la
semplice razionalità non può essere il fon-
damento della morale, perché i nostri desi-
deri più elementari non sono né razionali
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 49
Scienza
né irrazionali: “Non è contrario alla ragio-
ne preferire la distruzione del mondo inte-
ro alla più piccola ferita inferta al mio dito”,
scriveva il ilosofo illuminista. In altre pa-
role, per avere un vero sistema morale al-
cune cose devono contare più di altre, e
quello che vediamo nei bambini è lo svilup-
po delle “cose che contano”.
Allora cosa capiscono veramente i bam-
bini della moralità? I primi esperimenti che
abbiamo fatto per scoprirlo sono stati con-
dotti in collaborazione con la ricercatrice
Valerie Kuhlmeier, che oggi è professore
associato di psicologia alla Queen’s Uni-
versity dell’Ontario. Sulla base degli studi
di David e Ann Premack, abbiamo deciso
di indagare su quello che i bambini pensa-
no di due particolari tipi di azione: aiutare
e ostacolare.
In un esperimento abbiamo mostrato ai
bambini dei cartoni animati. I protagonisti
erano igure geometriche con la faccia. In
un’animazione una palla rossa cercava di
scalare una collina: in alcuni casi, un qua-
drato giallo si piazzava dietro alla palla e la
spingeva dolcemente verso l’alto, in altri,
un triangolo verde si metteva davanti e la
spingeva indietro. Quello che c’interessava
era capire cosa si aspettavano i bambini
dalla palla: che atteggiamento doveva as-
sumere, secondo loro, nei confronti di chi
l’aiutava e di chi l’ostacolava? Per scoprirlo,
gli abbiamo fatto vedere altre animazioni
in cui la palla si avvicinava al quadrato o al
triangolo. Quando la palla si avvicinava al
triangolo, sia i bambini di nove mesi sia
quelli di un anno osservavano la scena più
a lungo di quando la palla si avvicinava al
quadrato. Questo significa che la prima
scelta li aveva sorpresi: si aspettavano che
la palla si avvicinasse all’aiutante. Un espe-
rimento successivo, condotto usando sti-
moli diversi, ha confermato il risultato per
i bambini di dieci mesi, mentre quelli di sei
sembravano non avere alcuna aspettati-
va.
Senso di giustizia
Questo esperimento è stato ideato per stu-
diare le aspettative dei bambini riguardo
alle interazioni sociali, non le loro capacità
morali. Ma guardando i ilmati è chiaro,
almeno agli occhi di un adulto, che c’è un
contenuto morale latente in quella situa-
zione: il triangolo è una carogna, il quadra-
to un angelo. A quel punto abbiamo pensa-
to di indagare se i bambini giudicano i per-
sonaggi come gli adulti. Lasciando da
parte le loro aspettative su come la palla
doveva comportarsi verso gli altri perso-
naggi, abbiamo cercato di capire cosa pen-
50 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Anche se in generale
preferiscono i buoni,
i bambini sono attratti
dai cattivi quando
puniscono
un comportamento
sbagliato
savano loro stessi del quadrato e del trian-
golo. Se preferivano il buono al cattivo.
Qui cominciava il vero studio sulla mo-
ralità dei bambini. I genitori dovevano por-
tarli all’Infant cognition center, che si trova
in uno degli ediici della facoltà di psicolo-
gia di Yale. Per uno dei nostri primi esperi-
menti sul giudizio morale, abbiamo deciso
di non usare cartoni animati bidimensio-
nali ma igure geometriche tridimensiona-
li, manovrate come marionette: un quadra-
to giallo aiutava il cerchio a scalare la colli-
na, un triangolo verde lo spingeva indietro.
Dopo aver mostrato la scena al bambino, il
ricercatore metteva le due igure su un vas-
soio e gliele portava. In questo caso, abbia-
mo deciso di non tenere conto della durata
dello sguardo ma di quale igura aferrava-
no, partendo dal presupposto che un bam-
bino prende in mano quello che gli piace di
più. Abbiamo scoperto che i bambini di sei
e dieci mesi preferivano il quadrato, l’aiu-
tante.
Ma come interpretare queste preferen-
ze? Si comportavano così perché sono at-
tratti da chi aiuta, perché trovano ripu-
gnante chi ostacola o entrambe le cose?
Per avere una risposta abbiamo ideato una
serie di esperimenti in cui compare un per-
sonaggio neutrale, che non aiuta né osta-
cola. E abbiamo scoperto che, potendo
scegliere, i bambini preferiscono il perso-
naggio che aiuta a quello neutrale, e quello
neutrale al personaggio che ostacola. Que-
sta scoperta indica che entrano in gioco
entrambi i fattori: i bambini sono attratti
dal buono e trovano ripugnante il cattivo.
Anche in questo caso, le diferenze erano
nette: quasi tutti i bambini reagivano nello
stesso modo. La nostra ricerca dimostra
che i bambini considerano buono il perso-
naggio che aiuta e cattivo quello che osta-
cola? Non necessariamente. L’unica cer-
tezza è che preferiscono i buoni ai cattivi.
Ma la cosa interessante è che la preferenza
si basa sul comportamento degli individui,
sul fatto che uno aiuta l’altro a raggiungere
il suo scopo oppure lo ostacola. Questo è
un tipo di preferenza molto speciale: i bam-
bini reagiscono a comportamenti che gli
adulti definirebbero gentili o crudeli.
Quando abbiamo mostrato le stesse scene
a bambini più grandi, di diciotto mesi, e gli
abbiamo chiesto “Chi è gentile? Chi è buo-
no?” e “Chi è crudele? Chi è cattivo?”, han-
no risposto come avrebbe fatto un adulto,
dicendo che l’aiutante era gentile e l’altro
crudele.
Per essere ancora più sicuri che i bam-
bini che stavamo studiando reagivano ve-
ramente alla bontà e alla cattiveria, Karen
Wynn e Kiley Hamlin, conducendo studi
separati, hanno creato una serie di piccoli
drammi allegorici in un atto da mostrare ai
bambini. In uno di questi, un personaggio
cercava di aprire una scatola: il coperchio si
sollevava un po’ ma poi ricadeva. In alter-
nativa, appariva un pupazzo che aferrava
il coperchio e lo sollevava completamente
o uno che saltava sulla scatola e la richiu-
deva del tutto. In un altro esperimento,
quello a cui accennavo all’inizio, c’era un
burattino che giocava a palla. La lanciava a
un secondo burattino che gliela rimanda-
va, poi la lanciava a un terzo che scappava
via con la palla. In entrambi gli studi, i
bambini di cinque mesi preferivano il buo-
no, quello che aiutava ad aprire la scatola e
quello che rimandava la palla. Questo fa
pensare che i bambini abbiano un’idea ge-
nerale di comportamento buono o cattivo,
indipendentemente dalla situazione speci-
ica.
Un altro interrogativo che ci siamo po-
sti è se i bambini hanno capacità di giudizio
morale più sfumate della semplice scelta
tra buono e cattivo. Per esempio, l’idea che
una buona azione solleciti una risposta po-
sitiva e una cattiva azione una risposta ne-
gativa fa parte della moralità degli adulti. Il
senso di giustizia impone che il buono sia
ricompensato e il cattivo punito. Negli
esperimenti successivi abbiamo rivolto di
nuovo l’attenzione ai bambini più grandi
per cercare di capire se le preferenze che
avevamo riscontrato rilettevano un giudi-
zio morale più maturo. Con Hamlin e
Wynn, insieme a Neha Mahajan, una stu-
dentessa del corso di specializzazione in
psicologia di Yale, abbiamo messo un grup-
po di bambini di ventuno mesi davanti alle
thE NEw yoRk tIMES SyNDICAtE (2)
situazioni descritte in precedenza e gli ab-
biamo dato la possibilità di premiare o pu-
nire i personaggi dandogli una caramella o
togliendogliela. E abbiamo scoperto che
quando dovevano darla tendevano a sce-
gliere il personaggio positivo, mentre
quando dovevano toglierla sceglievano
quello negativo.
Dispensare la giustizia in questo modo
richiede già un’operazione concettuale più
complessa di quella che porta a scegliere
tra buoni e cattivi, ma ci sono calcoli mora-
li ancora più elaborati che un adulto fa piut-
tosto facilmente. Per esempio: preferisci
chi premia i buoni e punisce i cattivi o chi
premia i cattivi e punisce i buoni? Ci sono
sempre di mezzo un premio e una punizio-
ne ma, agli occhi di un adulto, il primo è
giusto e il secondo no. Lo capiscono anche
i bambini?
Per scoprirlo abbiamo messo alla prova
un gruppo di bambini di otto mesi, prima
mostrandogli un aiutante (per esempio, un
personaggio che aiutava un burattino ad
aprire una scatola) e poi una scena in cui
questo aiutante era oggetto di una buona
azione da parte di un burattino e di una cat-
tiva azione da parte di un altro. Alla ine
abbiamo chiesto ai bambini di scegliere tra
il burattino che premiava il buono e quello
che lo puniva. In seguito, gli abbiamo mo-
strato un personaggio che ne ostacolava un
altro (per esempio, impedendo a un burat-
tino di aprire una scatola) e gli abbiamo
chiesto di scegliere tra un burattino che
premiava il cattivo e uno che lo puniva.
Il risultato è stato sorprendente. Quan-
do il destinatario dell’azione era buono, i
bambini preferivano chi era gentile con lui.
Questo non ci ha sorpreso troppo, perché
altri studi avevano già dimostrato la prefe-
renza generalizzata dei bambini per chi si
comporta gentilmente. La cosa più interes-
sante è stata osservare quello che succede-
va quando vedevano premiare o punire il
cattivo. In questo caso sceglievano chi lo
puniva. Anche se in generale preferiscono
i buoni, i bambini sono attratti dai cattivi
quando puniscono un comportamento
sbagliato.
Messe insieme, tutte queste ricerche ci
danno un quadro generale della moralità
dei bambini. Ci si potrebbe anche chiedere
come sarebbe il mondo visto con gli occhi
della moralità di un bambino. Probabil-
mente i bambini non hanno una coscienza
morale, non hanno idea del perché certe
azioni sono giuste o sbagliate. Reagiscono
a livello istintivo. Anzi, osservando i bam-
bini più grandi durante gli esperimenti, si
vede che non si comportano come giudici
impassibili: spesso sorridono o battono le
mani davanti a una buona azione e scuoto-
no la testa assumendo un’aria triste davan-
ti a una cattiva azione. Le loro esperienze
non sono di tipo cognitivo ma sono inten-
samente emotive, piene di sentimenti e di
desideri forti. E in fondo molto simili alle
nostre. Anche se abbiamo in più la capacità
critica di ragionare sulla moralità, noi adul-
ti non siamo poi così diversi dai bambini: il
nostro senso morale è spesso istintivo. In
realtà, una delle cose che ha scoperto la ri-
cerca contemporanea nel campo della psi-
cologia e delle neuroscienze sociali è la
forte carica emotiva di quello che un tem-
po ritenevamo fosse un giudizio morale
freddo, maturo e razionale.
Altruismo
Cosa ci insegnano sulla moralità adulta
queste scoperte sui concetti morali dei
bambini? Alcuni studiosi pensano che l’esi-
stenza di un senso morale innato abbia im-
plicazioni profonde. Nel suo libro What’s so
great about christianity? un critico della
cultura e della società come Dinesh D’Sou-
za ammette che l’evoluzione può spiegare
la nostra gentilezza nei confronti dei fami-
liari, perché ha chiare conseguenze geneti-
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 51
Scienza
che, ma non il “vero altruismo”, gli atti di
gentilezza totalmente disinteressati. Per
D’Souza “non c’è una ragione darwiniana”
per cedere il posto a una vecchietta sull’au-
tobus: è un atto di cortesia che non com-
porta alcun vantaggio per i nostri geni. E
che dire delle persone che donano il san-
gue a perfetti sconosciuti o sacriicano la
vita per una causa in cui credono? Secondo
D’Souza, questi moti di coscienza non so-
no spiegabili in termini di evoluzione o di
psicologia, ma sono causati dalla “voce di
dio nella nostra anima”.
Gli psicologi evoluzionisti hanno una
risposta pronta a questa afermazione: dire
che un tratto biologico si è evoluto per uno
scopo non signiica che debba sempre fun-
gere a quello scopo. L’eccitazione sessuale,
per esempio, si è probabilmente sviluppata
ai ini della riproduzione, ma ci possiamo
eccitare in tante situazioni che non hanno
niente a che vedere con la riproduzione,
per esempio guardando del materiale por-
nograico. Allo stesso modo, probabilmen-
te abbiamo sviluppato l’impulso ad aiutare
gli altri a causa dei vantaggi riproduttivi
che comporta in certi contesti. Questa ipo-
tesi non è smentita dal fatto che alcuni de-
gli atti di cortesia che compiamo non com-
portano questo tipo di vantaggio (e per
quello che può contare, cedere altruistica-
mente il posto a una vecchietta sull’auto-
bus dal punto di vista darwiniano è una
mossa intelligente, un modo per dimostra-
re di essere una brava persona e attirarsi le
simpatie degli altri).
Questo non signiica che non dobbiamo
prendere sul serio le argomentazioni di
studiosi come D’Souza. La moralità con-
temporanea va oltre quella di cui probabil-
mente ci ha dotato l’evoluzione. I nostri
comportamenti morali spesso non hanno
alcun rapporto con il successo riproduttivo
e non sembrano neanche efetti collaterali
di un adattamento. Molte persone si preoc-
cupano per sconosciuti che vivono in paesi
lontani, talvolta al punto da rinunciare a
risorse che potrebbero usare per aiutare la
loro famiglia e i loro amici. Altre si preoc-
cupano per la sorte degli animali e arrivano
a privarsi di piaceri come mangiare una bi-
stecca o una scaloppina di vitello. Abbiamo
concetti morali astratti come quelli di
uguaglianza e libertà. Consideriamo un
male il razzismo e il sessismo. Riiutiamo
lo schiavismo e il genocidio. Cerchiamo di
amare i nostri nemici. Naturalmente le no-
stre azioni non rispecchiano sempre i no-
stri princìpi morali, ma questi princìpi pla-
smano il mondo in cui viviamo. Ha senso
quindi meravigliarsi delle nostre intuizioni
52 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
L’aspetto della
moralità che ci
meraviglia di più,
il fatto che sia generale
e universale, è frutto
della cultura,
non della biologia
morali e respingere l’idea che possano es-
sere spiegate in termini di selezione natu-
rale. Se scoprissimo questa moralità supe-
riore e questo altruismo anche nei bambi-
ni, l’ipotesi della creazione divina ne usci-
rebbe raforzata.
Senza dio
Ma nei bambini questa moralità superiore
non c’è. Anzi, nella prima fase della vita il
nostro senso morale sembra essere sbilan-
ciato a favore di chi è più simile a noi. Molti
studi hanno dimostrato che i bambini
mantengono le loro preferenze all’interno
del gruppo: quelli di tre mesi preferiscono i
visi della razza che gli è più familiare a
quelli delle altre. I bambini di undici mesi
preferiscono le persone che condividono i
loro gusti alimentari e si aspettano che sia-
no più buone di quelle che hanno gusti di-
versi. Quelli di dodici mesi preferiscono
imparare da qualcuno che parla la loro lin-
gua piuttosto che da qualcuno che parla
una lingua straniera. E da altri studi è
emerso che quando sono divisi in gruppi,
anche in base a criteri arbitrari come il co-
lore della maglietta, i bambini favoriscono
il loro gruppo in tutti i loro atteggiamenti e
comportamenti.
Il concetto alla base di una moralità più
matura è l’imparzialità. Se ci chiedono di
giustiicare le nostre azioni e rispondiamo
“l’ho fatto perché mi andava”, stiamo
esprimendo un desiderio egoistico. Ma ri-
sposte come “toccava a me”, oppure “ho
fatto la mia parte” sono di tipo morale, per-
ché implicano che chiunque altro nella
stessa situazione avrebbe fatto la stessa co-
sa. Questo è il tipo di argomentazione che
potrebbe apparire convincente a un osser-
vatore neutrale, perché è alla base degli
standard di giustizia e di legalità. Il ilosofo
Peter Singer ha osservato che questa idea
di imparzialità si ritrova in molti sistemi
morali religiosi e ilosoici, dal cristianesi-
mo al confucianesimo alla teoria della giu-
stizia di un filosofo politico come John
Rawls. È un’idea che ricorre in tutte le co-
munità di esseri umani intelligenti capaci
di prendere decisioni e di negoziare, e che
ci aiuta a superare i nostri impulsi egoistici.
L’aspetto della moralità che ci meraviglia
di più, il fatto che sia generale e universale,
è frutto della cultura, non della biologia.
Non c’è bisogno di presupporre un inter-
vento divino. Una moralità pienamente
sviluppata è il prodotto dello sviluppo cul-
turale, di un accumulo di intuizioni razio-
nali e faticose conquiste. La moralità da cui
partiamo è primitiva, non solo perché ov-
viamente è incompleta, ma anche perché
quando gli individui e le società aspirano a
una moralità più alta e illuminata, che met-
te sullo stesso piano tutti gli esseri capaci di
ragionare e di sofrire, devono lottare con-
tro il bambino che è in loro. Il biologo Ri-
chard Dawkins ha ragione quando scrive
all’inizio del suo libro Il gene egoista: “Sap-
piate che se volete, come me, costruire una
società in cui gli individui collaborano ge-
nerosamente e altruisticamente per il bene
comune, potete aspettarvi ben poco dalla
loro natura biologica”. O come dice un per-
sonaggio di Perché resti con Bang?, il roman-
zo di Kingsley Amis: “Non c’è da sorpren-
dersi se gli esseri umani sono così orribili,
dato che hanno cominciato la loro vita da
bambini”.
La moralità, quindi, è una sintesi di bio-
logia e cultura, di innato, scoperto e inven-
tato. I bambini possiedono alcuni fonda-
menti morali: la capacità e la propensione
a giudicare le azioni degli altri, un certo
senso di giustizia, una reazione istintiva
all’altruismo e alla cattiveria. Indipenden-
temente da quanto siamo intelligenti, se
non partissimo con questo apparato di ba-
se, non saremmo altro che agenti amorali
che perseguono brutalmente il loro inte-
resse personale. Ma le capacità che abbia-
mo da bambini sono molto limitate. Sono
le rilessioni razionali che fanno di una mo-
ralità veramente universale e altruistica il
modello al quale la nostra specie può aspi-
rare. u bt
L’AUTORE
Paul Bloom insegna psicologia e scienze
cognitive all’Università di Yale. Il suo ulti-
mo libro, How pleasure works, sarà pubblica-
to in Italia dal Saggiatore.
Graphic journalism Cartoline da Beirut

54 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

Mazen Kerbaj è nato nel 1975 e vive a Beirut. Suona in un gruppo musicale, scrive fumetti e ha un blog (kerbaj.com).

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 55

Graphic journalism

56 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 57
Graphic journalism

58 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 59
Graphic journalism

60 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 61
Graphic journalism

62 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

Wholphin #6:
un dvd magazine
di cose mai viste

Il sesto numero di Wholphin

ti racconta cosa succede se ammazzano
il presidente, lo splendore degli scarafaggi,
un appuntamento con dialoghi di
John Cleese, i Refugees All Stars della
Sierra Leone, quello nuovo di Roddy Doyle,
un incontro con gli squali.

E altro ancora.

10 ilm. 140 minuti.

In edicola da venerdì 16 luglio

e online su internazionale.it
Ritratti
Sheila Bair
Maestra
di inanza
Sandro Pozzi, El País, Spagna. Foto di Ben Baker
Considerata la seconda donna
più potente del mondo, ha il
compito di rimettere ordine
nel mondo delle banche
statunitensi
C’
erano una volta due
gemelli, Rock e Brock.
Per tutta un’estate,
ogni sabato, il nonno
diede un dollaro a cia-
scuno di loro. E in più
ogni settimana pagò ai due nipoti la stessa
somma che l’uno o l’altro aveva risparmia-
to ino a quel momento. Rock preferì spen-
dere subito i soldi comprando dei dolci.
Brock, invece, li mise da parte. Alla ine
delle dieci settimane Brock aveva a dispo-
sizione una piccola fortuna di 512 dollari.
Rock si era mangiato tutta la sua parte.
L’autrice di questo breve racconto è
Sheila Bair. L’esperienza come scrittrice è
un aspetto poco noto della presidente della
Federal deposit insurance corporation
(Fdic), l’agenzia statunitense che garanti-
sce i depositi di 7.932 banche e casse di ri-
sparmio. Il racconto è stato pubblicato nel
2006 nel libro Rock, Brock, and the savings
shock per introdurre i bambini alla inanza.
Due anni dopo, nel mondo reale, il sistema
capitalistico è entrato in crisi per l’errore
commesso da Rock: la smania di spendere
tutto e vivere oltre le proprie possibilità.
Nel 2008 e nel 2009 la rivista Forbes ha
nominato Bair come la seconda donna più
potente del mondo dopo la cancelliera te-
64 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
desca Angela Merkel. Fortune l’ha inserita
al quarto posto nella classiica delle perso-
nalità più visionarie, tra il regista James
Cameron e il fondatore di Amazon Jef Be-
zos.
Bair è stata la prima ad avvertire il con-
gresso che le pratiche predatorie legate alla
concessione di mutui ipotecari erano una
minaccia per la stabilità del sistema inan-
ziario ed economico. Quello che è succes-
so dall’estate del 2007 ino alla bancarotta
di Lehman Brothers il 15 settembre 2008 è
noto a tutti. “Non è mai troppo tardi per
imparare la lezione”, dice Brock nel rac-
conto.
Il lavoro della Fdic è solitamente abba-
stanza tranquillo. Ma quando la situazione
economica diventa più incerta, l’istituzio-
ne di Bair svolge un ruolo fondamentale
Biograia
◆ 3 aprile 1954 Nasce a Independence
(Kansas), negli Stati Uniti.
◆ 1978 Si laurea in legge all’università del
Kansas.
◆ 1981 Lavora nello staf del senatore
repubblicano Bob Dole, a Washington.
◆ 2002-2006 Insegna inanza
all’università del Massachusetts-Amherst.
◆ 26 giugno 2006 È la presidente della
Federal deposit insurance corporation.
◆ 2008-2009 Secondo Forbes, è la
seconda donna più potente del mondo dopo
Angela Merkel.
◆ 24 maggio 2010 Insieme a Mary
Schapiro ed Elizabeth Warren è sulla
copertina di Time.
per preservare la stabilità del sistema. A
grandi linee, la sua missione è generare i-
ducia ed evitare che le preoccupazioni dei
correntisti si trasformino in panico. Infatti
l’ultima cosa di cui ha bisogno una banca
durante una crisi è che i suoi clienti si pre-
cipitino in massa a ritirare i loro risparmi
com’è successo ottant’anni fa. Il 10 dicem-
bre 1930 la Bank of United States fallì dopo
essere rimasta senza contanti in cassa. La
iducia dei consumatori nelle banche svanì
e in due mesi dovettero chiudere più di ses-
santa istituti.
Nel 1933, dopo che la grande depressio-
ne si era accanita anche contro le banche
più solide, il presidente Franklin Roosevelt
istituì la Fdic. L’agenzia assicura i depositi
dei correntisti statunitensi ino a un massi-
mo di 250mila dollari. Nei casi più estremi
assume il controllo degli istituti in diicol-
tà e aida le loro attività a una banca sana.
È quello che è successo nei casi della Wa-
shington Mutual e della IndyMac. Sono le
due banche più importanti nella lista di più
di 260 istituti falliti dal 2007 (85 solo
dall’inizio del 2010). L’agenzia sorveglia
direttamente circa 4.300 banche. Il salva-
taggio è inanziato da un fondo a cui con-
tribuiscono le banche, non con il denaro
pubblico.
Sheila Bair, 56 anni, è considerata la su-
perpoliziotta di Wall street. Insieme ad al-
tre donne vigila da Washington sulle gran-
di istituzioni inanziarie del paese: Mary
Schapiro, capo della Securities and ex-
change commission (Sec), Elizabeth War-
ren, presidente della commissione parla-
mentare che sorveglia il Troubled asset
relief program (Tarp), e la senatrice Blan-
che Lincoln, promotrice di una norma che
isola il business dei derivati dalle altre atti-
vità delle banche.
Lontano da New York
La storia di Bair è interessante e signiica-
tiva. Conosce il mondo di Wall street
dall’interno, ma non ha fatto carriera a
New York. Come Schapiro e Warren, ha
cominciato lontano dalla città simbolo del
capitalismo. Nata a Independence, a est di
Wichita in Kansas, ha lavorato come cas-
siera di una banca prima di entrare nello
staf dell’ex senatore repubblicano Robert
Dole.
È una persona dai valori ben radicati, di
un’onestà brutale, che difende le sue idee
senza fare marcia indietro. Ha imparato in
da piccola che possono arrivare i tempi dif-
icili. Nel corso della sua carriera ha visto
molte persone perdere tutti i loro risparmi
per mancanza d’informazioni. Per questo,

REDUX/CONTRASTO
è convinta che oltre a regolamentare il set-
tore, sia molto importante educare i con-
sumatori. I libri per bambini, secondo lei,
sono uno strumento eicace per spiegare i
princìpi fondamentali della inanza e con-
tengono indicazioni utili anche per i geni-
tori.
Nel 2001 Bair ha cominciato a lavorare
nell’amministrazione guidata da George
W. Bush, occupandosi di istituzioni inan-
ziarie per il dipartimento del tesoro. Erano
gli anni degli attentati terroristici dell’11
settembre 2001 e della bancarotta della
multinazionale Enron, che aveva truccato
per anni i libri contabili. Grazie al suo inca-
rico al dipartimento del tesoro, ha avuto
accesso a informazioni chiave per capire
cosa stava succedendo dietro le quinte.
Nel giugno del 2006 il presidente Bush
le ha aidato la Federal deposit insurance
corporation. Le cose hanno cominciato ad
andare male quando il mercato immobilia-
re ha raggiunto la saturazione mentre gli
interessi aumentavano senza tregua. In
previsione di quello che stava per succede-
re Bair ha cercato di convincere le banche
Anche se quest’anno
falliranno molte
banche, secondo Bair
il peggio è passato
a rivedere il loro sistema di concessione
dei crediti per evitare un’ondata di pigno-
ramenti che avrebbe messo in ginocchio
l’economia. Le banche non l’hanno ascol-
tata.
Bair partecipa attivamente al processo
di ristrutturazione del sistema inanziario,
il tentativo più drastico dai tempi della
grande depressione. Anche se è considera-
ta una conservatrice, sulle questioni inan-
ziarie è molto più progressista della mag-
gior parte dei democratici. Forse è per
questo, e per la sua tenacia, che è molto ri-
spettata al congresso.
Il suo proilo bipartisan piace alla Casa
Bianca. Ma lei difende soprattutto le sue
idee. Si oppone al fatto che la Federal re-
serve (Fed) concentri su di sé tutti i poteri
di supervisione del nuovo sistema che
uscirà dalla riforma della inanza voluta da
Obama. Bair vorrebbe invece più poteri per
la Fdic, per sorvegliare anche gli istituti
che ora sfuggono al suo controllo, come le
società di assicurazioni.
Il lato umano
Bair vuole fermare gli abusi delle banche.
La sua aperta difesa dei diritti dei piccoli
investitori, proprietari e risparmiatori l’ha
resa famosa e ha consolidato la sua reputa-
zione. Ai burocrati di Washington e agli
afaristi senza scrupoli di Wall street ricor-
da che dietro ogni crisi c’è un lato umano,
ci sono delle famiglie disperate per la pau-
ra di perdere la casa. “È la paura sui loro
volti a colpirmi di più”, ha dichiarato una
volta a un evento organizzato dal governa-
tore della California Arnold Schwarzeneg-
ger.
La brillante carriera di Bair ha solo una
piccola macchia: l’intervento nel 2008 sul-
la banca Wachovia, che era sull’orlo del
fallimento. La Fdic aveva negoziato l’ac-
quisizione della banca da parte di Citi-
group, ma i vertici di Wachovia hanno scel-
to di fondersi con Wells Fargo. Bair ha dato
la sua benedizione alla manovra, creando
però una forte tensione con la Fed che sen-
tiva minata la sua autorità.
Il mandato di Sheila Bair scade nel giu-
gno del 2011. Anche se quest’anno i falli-
menti di banche saranno più numerosi che
nel 2009, è convinta che il peggio sia pas-
sato. E se la riforma della inanza di Obama
sarà come vuole lei, probabilmente si pre-
parerà ad afrontare nuove side. Ma ci tie-
ne a chiarire che non sarà possibile evitare
un’altra crisi ino a quando non si tornerà ai
concetti di base: risparmiare prima di com-
prare, e tenere sotto controllo tutte le spe-
se. u sb
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 65
Viaggi
Magia
vietnamita
Naomi Lindt, The New York Times, Stati Uniti
In passato ha ospitato un
carcere. Oggi l’arcipelago
di Con Dao è uno dei luoghi
più incontaminati del
sudest asiatico
M
entre gli ultimi rag­
gi di sole colorano
il cielo di rosa e
arancio, il lungo­
mare nell’isola di
Con Son (l’isola
principale dell’arcipelago di Con Dao, co­
nosciuta anche con il nome di Con Dao
Island) si riempie di persone. Due chilo­
metri di spiaggia che rappresentano il ful­
cro della vita sociale in questa piccola isola
vietnamita.
I ragazzini parcheggiano i loro motori­
ni, poi si levano le scarpe, si arrotolano i
jeans e giocano a pallone sulla sabbia bian­
ca. Le mamme accompagnano per mano i
loro bambini nell’acqua turchese del mare.
Una signora anziana, con i denti verniciati
di nero secondo la tradizione degli antena­
ti, osserva i bambini mentre fanno volare
gli aquiloni colorati che hanno la forma di
vari animali. Il luogo di ritrovo è un antico
pontile costruito nel 1873. Se non fosse per
gli slogan comunisti difusi dagli altopar­
lanti, non si direbbe di essere in Vietnam.
Non si sentono i clacson e non ci sono i
grattacieli che caratterizzano le città più
importanti del paese, che si è sviluppato
molto rapidamente.
Fino a poco tempo fa l’arcipelago di
Con Dao, a 170 chilometri dalla costa su­
dorientale del paese, era un luogo che i
vietnamiti preferivano dimenticare. Per
113 anni l’isola ha ospitato uno dei carceri
più duri della regione. Il penitenziario fu
costruito dai coloni francesi nel 1862. Suc­
cessivamente era passato sotto il comando
delle forze sudvietnamite e statunitensi.
Nel 1975, alla caduta di Saigon, i nordviet­
66 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
namiti decisero di chiuderlo.
Oggi i dipendenti pubblici vengono
portati regolarmente in visita, pagati dal
governo, nelle pericolanti ex carceri in pie­
tra, trasformate in un museo che mostra le
soferenze patite dai prigionieri.
Molti degli ediici costruiti dai francesi
sono stati convertiti in bar o trasformati in
case private. Sono tutti nel principale cen­
tro abitato dell’isola, che comprende un
CHrISTOPHe NgUyeN (VISUM/LUZPHOTO)
mercato, un ristorante di specialità di pe­
sce e un paio di negozi di souvenir che ven­
dono conchiglie, bastoni da passeggio di
legno intagliato e vari oggetti con l’imma­
gine di Ho Chi Minh. I pochi cartelli che si
vedono nelle strade silenziose, iancheg­
giate dagli alberi di fuoco e dalle buganvil­
lee, dispensano perle di saggezza come:
“Con il partito arrivano la pace, l’agio e la
felicità”.
Con Dao, Vietnam. Il porticciolo
La tutela delle risorse naturali dell’isola principale
Nonostante la sua triste storia o forse pro­
prio per questo, Con Dao è uno dei rifugi per arrivarci, almeno ino a poco tempo fa,
più incontaminati e sbalorditivi del sudest hanno contribuito a mantenere le spiagge
asiatico. Il suo passato e la distanza dalla dell’arcipelago vuote e immacolate. Negli
terraferma l’hanno preservata dai milioni ultimi tre anni, però, il numero dei voli da
di persone che ogni anno si riversano sulle Ho Chi Minh è passato da meno di cinque
città costiere più frequentate come Nha alla settimana a tre al giorno.
Trang e Danang. Secondo le statistiche del Tra le acque azzurre si possono ammi­
governo, nel 2008 Con Dao ha ospitato rare le più belle barriere coralline del Viet­
ventimila visitatori, 2.600 dei quali stra­ nam, e le foreste sono popolate di macachi
nieri. e di scoiattoli neri, una delle numerose
La mancanza di sviluppo e la diicoltà specie indigene di Con Dao. Non a caso, gli
sforzi per preservare la bellezza di questi
luoghi sono senza pari nel resto del Viet­
L’83 per cento nam. L’83 per cento della supericie dell’ar­
cipelago è protetta dal parco nazionale di
dell’arcipelago è Con Dao che, con i suoi 80 chilometri qua­
protetto dal parco drati, è la maggiore riserva marina del pa­
ese.
nazionale di Con Dao, Con l’aiuto di organizzazioni come il
che rappresenta Wwf e il Programma delle Nazioni Unite
per lo sviluppo, il parco ha da poco ottenu­
la maggiore riserva to un inanziamento di 16,5 milioni di dol­
marina del paese lari ino al 2020. La somma servirà a incre­
mentare i progetti di tutela delle risorse

naturali, la ricerca e lo sviluppo dell’ecotu­
rismo.
Entro il 2013 il governo spera di rad­
doppiare il numero di abitanti delle isole
(attualmente sono 13.500 persone) attra­
verso una serie di progetti residenziali e
turistici. Per adesso, però, i ritmi lenti e la
spettacolare bellezza di Con Dao restano
in gran parte intatti.
Durante la mia visita, a parte una
troupe cinematograica impegnata a girare
un episodio della prossima stagione di
Koh-Lanta, adattamento francese di Survi-
vor, ho incontrato pochi turisti stranieri.
Uno di loro è Fred Burke, 51 anni, socio del­
lo studio legale internazionale Baker &
McKenzie, che ha uici a Ho Chi Minh e
Hanoi. “Sembra una specie di Tahiti segre­
ta”, dice, parlando delle colline piene di
vegetazione e delle scogliere appuntite che
si afacciano sul mare. “Molte delle desti­
nazioni marittime più popolari del Viet­
nam”, prosegue, “devono fare i conti con il
degrado: riiuti sulle spiagge, mancanza di
depuratori, motorini rumorosi e moto d’ac­
qua. È una vera sorpresa scoprire che in un
posto bello e con l’acqua pulita come Con
Dao ci sono pochi turisti”. Nonostante la
bellezza, Con Dao è ancora lontana dal di­
ventare una destinazione di lusso. Per ora
ci sono solo poche pensioni e alcune tratto­
rie gestite da vietnamiti. Ma l’apertura del
villaggio Six senses, prevista per la ine del
2010, gestito dall’omonima società di Ban­
gkok nota per aver portato l’ecoturismo di
lusso nelle località meno sfruttate della re­
gione, fa intuire che Con Dao potrebbe
presto diventare una meta del turismo in­
ternazionale.
Pescherecci verde menta
Anche se non tutti parlano inglese e molte
strutture si rivolgono esclusivamente alle
agenzie di viaggio vietnamite, anche chi
non ama i viaggi organizzati può comun­
que raggiungere i tesori delle isole. Il Parco
nazionale di Con Dao organizza escursioni
guidate per singoli turisti nella giungla tro­
picale e su spiagge sperdute come Dam Tre
Bay, una profonda insenatura appartata
che ospita distese dorate di alghe ondeg­
gianti e vongole giganti dalle labbra di co­
lore blu elettrico. Si può fare snorkeling
sulla piccola isola di Bay Canh dove, nella
Informazioni
pratiche
◆ Arrivare Il prezzo di un volo dall’Italia
(Alitalia, Thai, Air China) per Ho Chi Minh
parte da 866 euro a/r. Un volo da Ho Chi
Minh a Con Dao, con Vietnam Airlines
(ivivu.com), parte da 90 euro a/r.
◆ Dormire Il Con Dao Seatravel ofre un
bungalow con vista mare per 50 euro a notte
(0084 64 364 0768, condaoseatravel.com).
◆ Mangiare Try Ky (Nguyen Duc Thuan
street, 0084 64 383 0294) ofre una vasta
selezione di pesce. Ottimi i granchi.
◆ Leggere. Le Minh Khue, Fragile come un
raggio di sole. Racconti dal Vietnam, O Barra o
Edizioni 2010, 15 euro.
◆ La prossima settimana. Viaggio in
Colorado e Oregon, nei luoghi di Shining.
Ci siete stati e avete suggerimenti su tarife
aeree, posti dove mangiare, libri? Scrivete a
viaggi@internazionale.it.
stagione della nidiicazione, da maggio a
settembre, la sabbia sottile attira le tarta­
rughe marine. Ma il modo migliore per vi­
sitare Con Dao è percorrere in motorino le
strade che portano in cima alla collina, do­
ve il traico è rappresentato solo da capre
dalla barba nera o da facoceri. Alla ine di
un sentiero seminascosto e sabbioso chia­
mato Mieu cau, a circa 13 chilometri a nord
della città, c’è Dam Trau Beach, una diste­
sa di sabbia dorata e zairo a forma di mez­
zaluna, circondata da casuarine. La pace è
turbata soltanto dal rumore degli aerei in
arrivo da Ho Chi Minh.
Più a ovest s’incontrano una serie di
dune e il porto principale di Con Dao, Ben
Dam, dove i pescherecci verde menta on­
deggiano nell’acqua turchese. La spiaggia
più bella dell’isola, la sassosa Bai Nhat,
emerge solo con la bassa marea. Se siete
fortunati, potete apprezzare lo spettacolo
nel tardo pomeriggio, quando il sole cala
alle spalle dei trecento metri del monte Lo­
ve Peak, chiamato così perché ricorda due
teste, una vicina all’altra.
A quell’ora avrete buone probabilità di
godervi la spiaggia in solitudine. ◆ fas
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 67
 Cultura
Libri
EMANuELA SCARPA
L’epica dei tempi
diicili
Frederika Randall per Internazionale
Nell’Italia berlusconiana ci
sono scrittori, registi, autori
teatrali e televisivi che non
rinunciano a parlare di politica
o conosciuto l’Italia nei
H primi anni ottanta, quan-
do era un paese molto di-
verso da quello di oggi. Al
confine tra Europa occi-
dentale e Jugoslavia, l’Italia era un fronte
minore della guerra fredda, se non altro
perché aveva il partito comunista più gran-
de e più inluente di tutto l’occidente. Perry
Anderson, nel celebre articolo Una sinistra
invertebrata pubblicato l’anno scorso sulla
London Review of Books, descrive così
quella situazione: la “Democrazia cristiana
controllava le leve dello stato”, ma “l’abilità
del Pci nel polarizzare attorno a sé la vita
68 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
intellettuale del paese, non solo raccoglien-
do un gran numero di accademici, scrittori,
pensatori e artisti, ma anche attraverso la
creazione di un clima generale progressi-
sta, non aveva pari in Europa”.
Per un’americana che aveva abbando-
nato la terra dell’edonismo reaganiano e si
era stabilita in Italia, quel clima generale
progressista era evidente, e molto afasci-
nante. Ma già allora erano all’opera le forze
che avrebbero corroso gli standard cultura-
li italiani e la sua opinione pubblica pro-
gressista. In quegli anni Silvio Berlusconi
stava mettendo a punto la formula che
l’avrebbe reso milionario: comprava decine
di piccole emittenti televisive locali per poi
raggrupparle in una sorta di rete nazionale.
All’inizio, la programmazione di quella che
si chiamava Fininvest Tv era irrilevante:
soap opera e serie tv statunitensi riciclate. A
contare era il nascente mercato della pub-
blicità televisiva. Le tv di Berlusconi ofri-
vano un intrattenimento mai visto prima in
Italia: Dallas e Dinasty avevano creato uno
stile, e tutto, dagli studi televisivi, alle ac-
conciature, all’uso del corpo e alle aspira-
zioni, aveva un’impronta americana. La
pubblicità di ogni genere di merce, dal
Campari ai preservativi, interrompeva co-
stantemente le trasmissioni. Di colpo lo
stile castigato e didattico della Rai sembrò
vecchio e noioso. Belle donne dai sorrisi
ammiccanti, décolleté vertiginosi, uomini
tirati a lucido: nel 1994, quando Berlusconi
è “sceso in campo”, le sue tv e le sue pro-
messe sessuali e consumistiche hanno gio-
cato un ruolo importante nel suo inaspetta-
to successo. L’intellighenzia italiana – trai-
nata da una ristretta élite istruita, imbevuta
di una cultura “alta” – era fatalmente im-
preparata ad affrontare l’esplosione del
trash televisivo.
Un altro paese
Oggi Partito comunista e Democrazia cri-
stiana appartengono alla storia. Nonostan-
te l’evidente conlitto di interessi di Berlu-
sconi – tre volte primo ministro e uomo più
ricco d’Italia – contraddica tutte le regole
delle democrazie occidentali, nonostante
gli squallidi scandali sessuali e perino le
accuse di collusione con la maia, il consen-
so accordato al Popolo della libertà del pre-
mier rimane intatto, e l’opposizione non
riesce a rimanere unita.
Secondo Anderson, l’autorità politica
del Pci e la sua inluenza culturale sono sta-
LEONARDO CENDAMO (BLACkARCHIVES)
Qui sopra lo scrittore Massimo
Carlotto. Nella pagina accanto i
protagonisti della serie tv Romanzo
criminale 2
te semplicemente vanificate e distrutte.
Eppure, non è questa l’impressione che si
ha qui a Roma. L’Italia si trova sicuramente
in una fase di stallo politico ed economico.
Paradossalmente, però, il paese è anche at-
traversato da un fermento intellettuale
creativo e autocritico. Uno sguardo ai gior-
nali, alle librerie, al cinema o all’universo
dei blog rivela una straripante riserva di
energia. E sono solo le voci di chi è rimasto,
visto che la fuga di cervelli di questi anni ha
disperso all’estero molti professori, artisti e
scienziati.
Forse dopo tutto il Pci è riuscito a lascia-
re delle tracce. Non i nostalgici né gli ex
compagni, entrambi comunque presenti
nel paesaggio italiano. Sono come particel-
le liberate da un’esplosione nucleare: un
movimento di scrittori, registi, attori, sce-
neggiatori e produttori televisivi che dalla
ine degli anni novanta ha dato forma a una
potente visione alternativa dell’Italia e del
mondo del ventunesimo secolo. Sono arti-
sti della parola capaci di attingere alle più
diverse sfere culturali, compresa quella
multiforme della cultura pop, fatta di ilm,
musica, videogiochi, fumetti e internet.
Autori che non considerano il testo un’ope-
ra sacra, che collaborano alla scrittura di
ilm, serie tv e letteratura illustrata, dialo-
gando con attori, persone dello spettacolo
e musicisti. O autori di romanzi che hanno
ritrovato il senso dell’impegno. Di sicuro
negli Stati Uniti, dove scrivere è ancora so-
prattutto una questione di stile, non c’è
niente di paragonabile.
Sto pensando a Gomorra di Roberto Sa-
viano, ovviamente, ma anche al sobrio e
indimenticabile ilm che ne ha tratto Mat-
teo Garrone. Quando nel 2007 è uscito il
libro di Saviano, la sua appassionata analisi
al microscopio della camorra e del suo ruo-
lo tra le forze capitalistiche è suonata così
fresca e nuova da far subito sembrare inuti-
li volgarità popolari serie tv statunitensi
come I Soprano. E la Napoli anonima, allu-
cinata e orrenda di Garrone ha inevitabil-
mente messo in discussione l’esaltazione
tragica di Cosa nostra che caratterizza la
Corleone del Padrino. “A pensar male si fa
peccato ma spesso ci si azzecca”, ha detto
con una celebre battuta Giulio Andreotti. E
anche lui ha ricevuto la sua parte con Il divo,
l’originale ilm di Paolo Sorrentino che ri-
trae il lato oscuro della Democrazia cristia-
na e del suo potere, sempre disposto ad ac-
cettare compromessi – anche criminali – in
nome dell’anticomunismo. Wu Ming, Sa-
viano, Sorrentino, Garrone, Vincere di Mar-
co Bellocchio, Romanzo criminale di Gian-
carlo De Cataldo (e le relative serie tv diret-
te da Stefano Sollima), Michele Serra e altri
autori che combinano il giornalismo alla
sceneggiatura teatrale o televisiva: non è
facile raggruppare sotto un nome o un’eti-
chetta questi scrittori, registi e attori. E tan-
to meno loro si sentono di appartenere a un
“gruppo”. A distinguerli è l’urgenza di dire
qualcosa.
New italian epic
Il saggio di Wu Ming New italian epic descri-
ve accuratamente la situazione, quasi più
un fenomeno naturale che un vero e proprio
movimento letterario. Un “uno”, un “og-
getto narrativo non identiicato”: in questi
termini il collettivo di scrittori si riferisce al
caso Gomorra. Secondo la loro analisi, l’ap-
profondita documentazione del libro, la
sua invenzione narrativa e, soprattutto, la
sua “missione” deiniscono l’orientamento
attuale della narrativa contemporanea.
Mentre il postmodernismo gioca con i ge-
neri per enfatizzare la loro vuota artiiciali-
tà, o per puro divertimento (Tarantino), per
Wu Ming la sovrapposizione dei generi raf-
forza il valore di verità di una storia.
Dickens, Balzac, Dumas, Victor Hugo,
Alessandro Manzoni: i grandi maestri del
romanzo ottocentesco sono annoverati tra
i loro padri spirituali. Oggi il fuoco del mo-
dernismo si è estinto e l’esile vena creativa
del postmodernismo si è già esaurita. Allo-
ra autori come Wu Ming (Q, Altai, Manitua-
na) hanno deciso che è più importante ave-
re qualcosa da dire piuttosto che uno stile.
Al centro dei romanzi di Wu Ming ci so-
no solitamente i momenti cruciali in cui la
storia cambia il suo corso. Manituana rac-
conta la rivoluzione americana dal punto di
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 69
Cultura
Libri
vista degli irochesi, cacciati, depredati e
sterminati in nome dell’indipendenza e del
libero mercato. Q è ambientato nell’Europa
del cinquecento sconvolta dalle guerre di
religione. I contadini in rivolta – fomentati
dall’accesa retorica di Martin Lutero – sono
brutalmente repressi con l’avallo dello stes-
so riformatore. Anche l’Italia di oggi si tro-
va nel bel mezzo di un cambiamento stori-
co, secondo Wu Ming. Qui, dove la guerra
fredda è stata “psichedelica” e il campo po-
litico sovraccaricato dallo scontro di forze
opposte di pari grandezza, la caduta del
muro di Berlino e il conseguente disfaci-
mento dell’assetto politico postbellico han-
no causato “un improvviso liberarsi di in-
controllabili energie”. Sono tempi duri, in-
somma, ma anche molto fecondi. O, come
ha detto Wu Ming: “Tempi terribili, ma per
lo scrittore i tempi terribili sono tempi inte-
ressanti”.
“Chiamalo come vuoi, il neo-neoreali-
smo o il new italian epic”, ha detto De Catal-
do, ma queste sono storie che parlano della
“storia con la esse maiuscola”, e che hanno
la volontà politica di intervenire sulle que-
stioni di oggi. De Cataldo è anche l’autore
dell’adattamento televisivo del suo bestsel-
ler Romanzo criminale. Ambientata in una
Roma oscura e malavitosa, la serie tv de-
scrive un contesto privo di morale, simile a
quello che fa da sfondo a The wire, la brillan-
te serie di Hbo. De Cataldo ha anche scritto
un romanzo a quattro mani con lo sceneg-
giatore Mimmo Rafele.
De Cataldo e i quattro membri del col-
lettivo Wu Ming non sono gli unici scrittori
a collaborare nella scrittura dei romanzi.
Ho chiesto a De Cataldo se non pensa che la
scrittura collettiva sia la forma letteraria
più adatta al ventunesimo secolo. Lui ha
abilmente evitato di prendere posizione:
“Dumas era già un’oicina, Michelangelo
era un’oicina. La collaborazione, il lavoro
comune, il gioco di squadra sono cose bel-
lissime. Ma lo è anche l’autore solitario e
sdegnoso”. A suo parere, entrambe le com-
ponenti caratterizzano i “sempre più fre-
quenti collettivi di scrittori” che si confron-
tano con i grandi temi di oggi. “Alcuni con
modi che derivano da generi letterari con-
solidati come il noir o la fantascienza, altri
privilegiando l’aspetto dello scrittore ‘scia-
mano’, ovvero del grande letterato, padro-
ne assoluto della scrittura. Ma se vai a sca-
vare i temi sono ricorrenti: la crisi della de-
70 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
mocrazia, il passaggio dalla lotta tra ideolo-
gie forti (comunismo e liberismo) alla
guerra tra bande di aziende e imprese mul-
tinazionali, la rinascita religiosa dovuta al
vuoto di ideali aperto dal crollo del comuni-
smo, il ruolo sempre crescente dei servizi
segreti e degli apparati occulti”.
Pensare male
Questo non solo in Italia: De Cataldo cita
anche la trilogia di Leif Persson, che rico-
struisce la storia svedese dall’omicidio di
Olaf Palme al collasso della democrazia so-
ciale. Gli scrittori che ama sono accomuna-
ti dalla pratica del “pensar male”. Il suo ro-
manzo del 2007, Nelle mani giuste, in questo
senso è esemplare. Il libro è popolato da af-
iliati della massoneria, esponenti di Cosa
nostra e agenti segreti dei tempi della guer-
ra fredda. I personaggi sono di inzione, ma
i fatti che fanno da sfondo sono tutti veri: la
scomparsa dei partiti politici con le inchie-
ste di Tangentopoli, l’assassinio nel 1992
dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Bor-
sellino e le bombe dell’anno successivo a
Milano, Firenze e Roma, le trattative segre-
te tra Cosa nostra e una parte delle istitu-
zioni, l’improvvisa e sorprendente ascesa
di Silvio Berlusconi. Se, com’è probabile, i
fatti di questi anni rimarranno avvolti nella
trama di un tipico “mistero italiano”, ci sa-
ranno almeno le verosimili ricostruzioni di
De Cataldo, basate su ore e ore di studio dei
verbali di polizia e dei tribunali.
Oltre a Saviano e a De Cataldo, sono di-
versi gli autori che – secondo Wu Ming – ri-
entrano nella definizione di new italian
epic: Andrea Camilleri (per i suoi umoristi-
ci racconti storici, più che per la celebre se-
rie di Montalbano), Walter Siti (Il contagio),
la fantastoria di Enrico Brizzi sulla resisten-
za etiope (L’inattesa piega degli eventi), An-
tonio Pennacchi (Il fasciocomunista) e Vale-
L’Italia si trova in una
fase di stallo politico
ed economico. Ma
paradossalmente,
è attraversata da un
fermento intellettuale
creativo e autocritico
rio Evangelisti (Noi saremo tutto). Per De
Cataldo tra i “neo-neorealisti” ci sarebbero
anche attori come Marco Paolini, che ha
scritto e interpretato eicaci pièce di tea-
tro-documentario come Vajont o Ustica. Ma
anche i monologhi poetici e allo stesso tem-
po feroci di Ascanio Celestini, che toccano
i più svariati temi sociali, dalla corruzione
allo sfruttamento, alla malattia mentale. Il
gruppo potrebbe includere persino scrittori
tra loro molto differenti come Melania
Mazzucco (Un giorno perfetto), Massimo
Carlotto (Perdas de Fogu) e Carlo Lucarelli.
È signiicativa “l’assenza di scrittori alla
mensa del premier”, come ha scritto recen-
temente Valerio Evangelisti. “Il mancato
controllo dell’ambito letterario e culturale
tradizionale, malgrado il possesso di alcu-
ne delle principali case editrici (costrette a
pubblicare autori ostili al massimo azioni-
sta, essendo i soli richiesti dal mercato),
costituisce un fattore di debolezza. A que-
sto Berlusconi non può porre rimedio, per-
ché la cultura ‘di lunga durata’, con le sue
dinamiche, è ignota a lui e alla maggior par-
te dei suoi collaboratori”.
I neo-neorealisti, che operano con di-
versi media e in stili diferenti, non costitui-
scono una vera e propria scuola. Eppure c’è
un terreno comune a tutti: “Una preferenza
per le storie di grande respiro, un’intolle-
ranza per gli angusti conini dell’introspe-
zione”, ha detto De Cataldo. “Una vera av-
versione per il gioco postmoderno che ri-
solve tutte le contraddizioni con l’ironia”.
Secondo il critico letterario Angelo Gu-
glielmi, nell’Italia di oggi ci sarebbe “un
grande desiderio di tornare a raccontare,
un nuovo bisogno di concrettezza, e una
presa di distanza dagli eccessi formali”. È
uno strano ritorno al “romanzo basato sui
fatti”, che “per tutto il secolo scorso nell’in-
tera Europa era stato ritenuto impraticabi-
le”.
Per ora il neo-neorealismo lascia aperte
molte domande: è un fenomeno veramen-
te nuovo? Rilette un passaggio storico im-
portante, o è solo una fase di transizione? È
qualcosa di tipicamente italiano? Solo il
tempo potrà rispondere. Ma agli occhi di
un’osservatrice americana, le particelle
atomiche disperse hanno una notevole ca-
rica. u nv
Frederika Randall è una giornalista statu-
nitense. Scrive per The Nation.
Cultura
Cinema
In uscita
Che fIne ha fatto osama
BIn Laden?
Di Morgan Spurlock. Stati Uniti
2008, 96’
●● ●● ●
In Che ine ha fatto Osama bin
Laden?, Morgan Spurlock, lo
stunt-documentarista di Super
size me, va in giro per il mondo
arabo in cerca di uomini di buo-
na volontà, apparentemente
con lo scopo di rendere il mon-
do più sicuro per il iglio che sta
per avere. Nei titoli di testa si
vede una specie di videogioco
in cui Spurlock combatte contro
il fantomatico leader di Al Qae-
da e che riassume un po’ il valo-
re del ilm: produzione ricca,
carineria al massimo e un tono
comico-eroico, che poi molto
comico non è. Probabilmente
Spurlock vede davvero se stesso
come un santo idiota, un clown
crociato abbastanza coraggioso
da mettersi in gioco per dimo-
strare qualcosa. Quando voleva
dimostrare che non bisogna
mangiare schifezze c’era un
certo equilibrio tra mezzi usati
e messaggio da difondere. Ma
qui Spurlock ha sostituito ham-
burger e patatine con la geopo-
litica e la guerra al terrorismo, e
più che quella di un cane sciol-
to, fa la igura dello stupido.
Dana Stevens, Slate
toy story 3
Di Lee Unkrich.
Stati Uniti 2010, 103’
●● ●●●
La sequenza iniziale diToy story
sembra non avere niente a che
fare con la storia che seguirà,
ma al tempo stesso è una sum-
ma di quella miscela di ingenui-
tà e paradossi che ha fatto gran-
de la Pixar. I giocattoli protago-
nisti della serie si ritrovano in
uno scenario da western, ma
quello che succede ricorda un
tipico ilm d’azione moderno:
esplosioni, raggi laser, pioggia
di meteore, rumorosissimi ef-
fetti sonori. Possibile che anche
la Pixar abbia snaturato i suoi
Morgan Spurlock
personaggi per cedere agli ap-
pariscenti imperativi commer-
ciali del cinema di oggi? Niente
paura, l’azione che vediamo si
svolge nella mente di Andy, il
bambino proprietario dei gio-
cattoli. Tutti quegli efetti sono
il prodotto della sua fantasia,
evidentemente nutrita da ilm e
serie tv. Chissà quanti bambini
avranno dato vita a ilm simili,
sul pavimento della loro came-
retta. Forse nessun’altra serie al
cinema è riuscita a catturare le
logiche e le emozioni legate
all’innata creatività di un bam-
bino alle prese con l’intratteni-
mento di massa. Oltretutto cre-
dalla Cina
un perfetto sconosciuto
Piercing 1, il primo lungo-
metraggio di Liu Jian
rilancia il cinema
d’animazione cinese
Una delle più piacevoli sorpre-
se dell’ultimo festival del cine-
ma d’animazione di Annecy è
arrivata dalla Cina. Non dalla
celebrata scuola di Shanghai, i
cui maestri sono gli eredi di
una tradizione pittorica antica,
ma da un perfetto sconosciu-
to, Liu Jian, autore di Piercing
1. La forza del primo lungome-
traggio di Jian è nel suo equili-
brio: un tratto acuto, un’ani-
mazione poco luida, gli sfondi
quasi sempre grigi. Tutto ri-
dotto all’indispensabile.
atività e intrattenimento si nu-
trono e s’inluenzano a vicenda.
E forse solo la Pixar, un’azienda
utopistica per la sua fede nella
tecnologia, artigianale nella
sua devozione alla qualità e
unica nelle sue strategie di mar-
keting, avrebbe potuto dar vita
a una storia che cattura il lato
romantico e il pathos del consu-
mismo. Amiamo gli oggetti che
possediamo (succede soprat-
tutto ai bambini con i loro gio-
cattoli), ma solo il loro punta di
vista può mostrare ino in fondo
i piaceri e i dolori del nostro sti-
le di vita materialistico.
A.O. Scott,
The New York Times
Laureata e adesso?
Di Vicky Jenson. Con Alexis
Bledel, Michael Keaton, Zach
Gilford. Stati Uniti 2009, 89’
● ●●●●
Alexis Bledel, inita l’università,
immagina di veleggiare verso
un “bel lavoro in una magniica
casa editrice di Los Angeles”
Piercing 1
Il protagonista, Xiao, è un
giovane emarginato. Arrivato
in città dalla campagna per
sfuggire alla miseria, compie
un percorso costellato di umi-
liazioni e ofese che diventa
l’esplorazione di un vicolo cie-
co. Segnato da una sfortuna
che siora l’assurdo, Xiao sarà
Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Laureata e adesso?
(sempre che esista). Invece si ri-
trova disoccupata e costretta a
tornare a vivere con i genitori.
Non sarebbe una cattiva pre-
messa per una commedia. Pec-
cato che gli autori non avessero
la più vaga idea di che fare con
la trama e i personaggi. Bledel
ciondola in giro aspettando che
succeda qualcosa, inché non
s’innamora del suo poco ma-
scolino e troppo servile miglior
amico. Nel frattempo il pubbli-
co è annoiato dalle inutili chias-
sate della folle famiglia della ra-
gazza.
Nicholas Barber,
The Independent
accusato di crimini che non ha
commesso, picchiato, tortura-
to, licenziato ingiustamente.
Dietro la sua aridità il ilm di-
mostra una volontà asciutta e
radicale di denunciare la rigi-
dità dei funzionari pubblici e
la corruzione.
E perciò, al di là dello stile,
è opera di un autore originale.
Un autore da seguire non solo
per le sue capacità tecniche (è
stato prensente in tutti i pas-
saggi della produzione del
ilm, dalla scrittura al doppiag-
gio), ma soprattutto perché
sembra avere qualcosa di nuo-
vo e dirompente da dire sulla
società cinese.
Cahiers du Cinéma
71
Cultura
Libri
Italieni
I libri italiani letti da un
corrispondente straniero.
Questa settimana Salvatore
Aloïse, del quotidiano
francese Le Monde.
OLIVIERO BEHA
Dopo di lui il diluvio
Chiarelettere, 236 pagine,
14,00 euro
●● ●● ●
Diceva Indro Montanelli che il
miglior antidoto contro Berlu-
sconi sarebbe stato lasciarlo
governare per un po’, in modo
da vaccinare per sempre gli
italiani. Sappiamo com’è an-
data. Oliviero Beha, con que-
sto libro, toglie ogni residua
speranza. Dopo sarà anche
peggio. Fine corsa. L’Italia è a
Weimar, una “Weimar
all’amatriciana”. Il berlusconi-
smo ha attecchito, nella sua
variante di destra e di sinistra.
Oggi, in qualche modo, è il
Caimano o il Cavaliere inarre-
stabile a impedirci di cogliere
appieno la voragine in cui è
precipitato il paese. Ma, dopo
di lui, appunto, non ci saranno
alibi, e sarà il diluvio. Beha usa
come metro, autocitandosi ri-
petutamente, il pamphlet Cre-
scete & prostituitevi pubblicato
cinque anni fa, pieno di cattivi
presagi, ma che oggi appare
in troppo ottimista. Nel 2005
c’era l’attesa del cambio, con
Berlusconi che perdeva un’ele-
zione dopo l’altra. Oggi il qua-
dro è desolante. Da tempo, se-
condo Beha, è in atto un golpe
bianco. Si deve arrivare quasi
alla ine per trovare uno spira-
glio: un “buon lavoro” al
“compagno Vendola”. Perché
“in una post-democristianità
che guarda a sinistra mentre la
realtà va a destra, le strade si
potrebbero incontrare nella
post-italianità”. Auguri agli
italiani.
72 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Dalla Francia
Febbre gialla
Un quarto dei libri venduti
ALDO SPErBEr (PICTUrETANk)
in Francia è un giallo o un
poliziesco. È la dimostra-
zione che il crimine paga
Nel dossier sulle abitudini cul-
turali dei francesi realizzato
dal ministero della cultura e
arrivato alla quinta edizione, si
scopre che un romanzo su
quattro, tra quelli venduti in
Francia, è un libro giallo. Que-
sto successo si deve soprattut-
to al pubblico femminile, che
rappresenta il settanta per
cento dei lettori del paese. Uno
dei motivi di questo exploit è genere letterario sono ormai altro merito dei gialli è la loro
che i gialli non sono più perce- superati. Ne è una prova l’in- grande capacità di rinnovarsi:
piti come letteratura di serie b. gresso di grandi scrittori di dalla politica alla tecnologia,
I sociologi Annie Collovald gialli e noir (europei o statuni- dalla psicologia alla storia, nei
ed Erik Neveu, nel loro Lire le tensi) nelle collane più presti- thriller trovano spazio tutti gli
noir. Enquête sur les lecteurs de giose delle grandi case editrici, aspetti della vita di oggi.
récits policiers, fanno notare accanto ad autori come Marcel Judith Duportail,
che i pregiudizi verso questo Proust o Hannah Arendt. Un Le Monde
Il libro Gofredo Foi
Dittico eretico
EMANUELE TONON quest’esordio sono Sotto il sole e anche dalla retorica del
Il nemico di Lucifero e Il nemico (l’amore grido. È lo scandalo
Isbn, 106 pagine, 14,00 euro al tempo delle catacombe). Il dell’esistenza, è il suo male
Leggo in ritardo un “dittico” primo titolo evoca Bernanos che l’autore denuncia,
che l’editore chiama (Sotto il sole di Satana) e tutto raccontando prima la morte
“romanzo in due parti”, in l’insieme può ricordarlo. La del padre, distrutto dal lavoro
realtà accostabili solo per letteratura italiana di questo e dalla malattia, e poi una
meriti di scrittura e di tipo non è molto ricca, “sposa muta” e avvilita in una
(apparente) blasfemia neanche quella vita che non invoca salvezza,
religiosa. dichiaratamente cattolica, che in un mondo che “non è
Tonon stesso (o ancora è supericiale e ottimista l’immagine della felicità” ma
l’editore) dà al volume il come l’altra. Ma due nomi “del dolore”. Sfogo violento e
sottotitolo di “romanzo vengono in mente, Giovanni irritante contro la crudeltà
eretico” e si presenta (o viene Testori e il suo allievo Luca della vita, Il nemico si
presentato) come “teologo- Doninelli, rispetto ai quali avvinghia ferocemente su di
operaio”. Ha quarant’anni e Tonon appare incerto sulla sé incapace di carità (come
vive ai conini dell’Italia, oltre strada da seguire, costretto era in Bernanos) e senza fede
il Nordest. Le due parti di dalla necessità di distinguersi nella grazia. u
 I consigli JAMES S. HIRSCH PHILIPPE DJIAN INDRAJIT HAZRA
della Hurricane. Il miracoloso Imperdonabili Il giardino delle delizie
redazione viaggio di Rubin Carter (Voland) terrene
(66thAnd2nd) (Metropoli d’Asia)

Il diario MORGAN SPORTÈS

Solitudini
rile. La prigione per gli adole-
scenti è un mondo a parte nella

Osservazioni a pedali Irradiazioni, 160 pagine,

16,00 euro
grande architettura della reclu-
sione, quella che va dalle celle
●●●●● di cemento alla cella della sca-
Morgan Sportès è partito per tola cranica. La rivolta descrive
DAVID BYRNE l’Algeria alla ine degli anni set-
RUNE HELLESTAD (CORBIS)

la nascita e l’apprendistato di
I diari della bicicletta tanta. All’epoca non era che un un uccellino di nome Piopio, in
Bompiani, 373 pagine, semplice professore di francese contrappunto alla storia del
19,00 euro in cerca di solitudine. Sportès grande complesso penitenzia-
●● ●●● prova a entrare nell’universo rio di Entry dove scopriamo,
I diari della bicicletta – chissà se della scrittura come si entra uno a uno, altri uccellini in gab-
il titolo è un’eco ironica dei Dia- nella vita religiosa, voltando le bia. Mentre Piopio esce dal suo
ri della motocicletta di Che Gue- spalle al mondo. Nel deserto guscio per afrontare la vertigi-
vara? – è un libro apparente- degli altopiani algerini vuole ne, i passerotti del blocco D3
mente semplice: una serie di saggiare la qualità della sua ani- tentano con grandi soferenze
istantanee impressionistiche su ma. Solitudini è il diario retro- di uscire dall’uovo di pietra in
alcune delle città che Byrne ha spettivo di questa avventura cui il sistema penitenziario
girato in bicicletta. Come po- letteraria. La miseria non è per atroizza le loro ali, quelle del
trebbe aspettarsi chiunque co- forza quella che aveva immagi- cuore, dello spirito, del sogno e
nosca l’opera di David Byrne, il nato. Nel paese, portato alla ro- della follia. Malgrado l’estrema
libro non parla dell’andare in vina dall’Fln sotto la guida degli violenza che regna nel roman-
bicicletta ma, se permettete il David Byrne islamo-marxisti, manca tutto. zo, Nan Aurousseau sa trasci-
gioco di parole, dei pensieri a Questo porta a momenti di au- narci verso abissi di forza e di
ruota libera di Byrne sull’archi- il cibo. Una volta che ci si è arre- tentica comicità. Fare il cafè, bellezza. Tox (il mistico), Métal
tettura, la musica, l’arte, i viag- si allo stile discorsivo e al pen- per esempio, è un problema: (il duro), Benji (lo studente
gi, la politica, la religione, il siero laterale di Byrne, il libro niente cafettiera, niente iltri smarrito) o Djet (il capobanda),
kitsch, la decadenza e – tema ri- comincia ad avere più senso. nelle spoglie bancarelle degli ciascuno cerca un modo per re-
corrente – la nostra “qualità Byrne ha pedalato a Berlino, Champs-Elysées, la via princi- sistere all’oppressione che li tie-
della vita”. Buenos Aires, Istanbul, Manila pale di Ksar Saïda. Riscaldarsi, ne in apnea. La semplice possi-
Non è il volume indicato se e Sydney. Anche a Baltimora, con la nafta, è un’epopea burle- bilità di dire no è la ribellione,
volete sapere come riparare una dove è cresciuto. Ma non dice sca. Tutti gli oggetti di prima l’ammutinamento, l’ultima li-
foratura o che tipo di bici com- niente dei giri in bici a Dumbar- necessità sembrano nasconder- bertà. La rivolta è la fantascien-
prare, anche se l’appendice of- ton, dove è nato. Ancora più si di proposito. È la lotta delle za di una realtà terribile.
fre qualche consiglio sommario sensazionale è il giro dal centro cose contro le parole. È prima Abdel Hafed Benotman,
sulla sicurezza e la manutenzio- ai sobborghi di Detroit, attra- di tutto la miseria degli algerini, Le Nouvel Observateur
ne delle due ruote. Potrebbe versando, come dice con il suo esiliati nel loro stesso paese,
tuttavia far venire voglia di inimitabile understatement, “al- privati della libertà per la quale LJOY WILLIAMS
comprare una bici pieghevole, il cuni quartieri maleodoranti ma si erano battuti. Attorno a Spor- I vivi e i morti
mezzo di esplorazione preferito almeno abitati”. Ha pedalato tès la vita continua, pietriicata Nutrimenti, 382 pagine,
da Byrne quando gira il mondo anche lungo “l’ormai famosa e miserabile. Ma lo scrittore 17,50 euro
come musicista. Eight Mile road di Eminem”, la vincerà su questa città che ●●●●●
Il travelogue concettuale di cui desolazione gli fa venire in avrebbe potuto farlo morire, e Alice, la quindicenne protago-
Byrne comincia a Londra. Il suo mente la Berlino postbellica. E che invece gli ofrirà in dono un nista di I vivi e i morti, è un’orfa-
primo percorso è da Shepherd’s nel capitolo dedicato a New libro bello come Solitudini. na che vive con i nonni da qual-
Bush a Whitechapel, dove ha York, afronta anche il proble- Daniel Rondeau, L’Express che parte nel desertico South-
un incontro con il direttore di ma dei ciclisti urbani sempre west, pronta a sparare giudizi
una galleria. Byrne misura il più aggressivi. NAN AUROUSSEAU caustici alla più leggera provo-
cammino usando come punti di È un libro coinvolgente: in La rivolta cazione. Proprio come Alice, I
riferimento i monumenti della parte diario, in parte manifesto. e/o, 194 pagine, 16,00 euro vivi e i morti è singolare, intelli-
città. Poi pedala per Oxford Sarebbe interessante un appro- ●●● ●● gente, sconvolgente e non fa
street, una delle strade ciclabili fondimento sui rischi della bici, Mettete un uccello in gabbia: o nulla per ingraziarsi il lettore. È
più infernali del mondo. Ma ma inché Iggy Pop non scriverà canta o muore, e a volte canta anche molto ben scritto, e spes-
non si soferma molto sui viaggi il suo diario della bicicletta, il ino a impiccarsi alle sue corde so divertente. Più che seguire
reali, perché preferisce rilette- giudizioso libro di David Byrne vocali. Il romanzo di Nan Au- una trama, procede raccoglien-
re sulle persone e i posti che in- può essere considerato molto rousseau è un libro dove si può do alla rinfusa personaggi emo-
contra lungo la strada. Queste soddisfacente. cogliere, attraverso la inzione, tivamente feriti che hanno fatto
rilessioni conducono spesso ad Sean O’Hagan, la realtà di un mondo carcerario una prematura e ambigua co-
altre più profonde sugli ediici o The Observer molto particolare: quello mino- noscenza con la morte. C’è

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 73

Cultura
Libri
Corvus, l’amico di Alice che sci-
vola lentamente in un silenzio
pietriicante dopo lo strano an-
negamento dei genitori. C’è la
ricca e supericiale Annabel,
che vive con il padre in una
grande casa infestata dal rab-
bioso spettro della madre. Per-
sonaggi che non vivono tanto
nel mondo di tutti i giorni quan-
to in un tempo apocalittico do-
ve le forze oscure hanno abbat-
tuto tutte le barriere protettive.
Il libro è pieno di sangue – inci-
denti d’auto, sparatorie, avvele-
namenti – descritto con legge-
rezza. Su questo pianeta matta-
toio, perino l’omicidio è prima
un evento esistenziale e poi una
calamità morale.
Jennifer Schuessler,
The New York Times
Kwei Quartey
Omicidio nella foresta
Feltrinelli, 300 pagine,
16,00 euro
●● ●● ●
Omicidio nella foresta è il debut-
to di uno scrittore poliziesco di
talento, originario del Ghana e
residente negli Stati Uniti.
L’ispettore Darko Dawson, de-
Non iction Giuliano Milani
Di cos’è capace un’immagine
w.J.t. MitCheLL
Pictorial turn
:duepunti edizioni, 232 pagine,
20 euro
La capacità delle immagini di
colpire profondamente i nostri
sensi e dunque di convincere e
comunicare è oggetto dei vi-
sual studies, un settore delle
scienze umane sviluppato ne-
gli ultimi trent’anni con il dila-
gare dei mezzi di comunica-
zione visiva. W.J.T. Mitchell è
un professore di inglese e di
storia dell’arte a Chicago, au-
tore di testi noti negli Stati
Uniti ma inora non tradotti in
74 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
tective di Accra, è un uomo
umorale e potenzialmente vio-
lento. Gli viene chiesto di inda-
gare su un un delitto nel villag-
gio rurale di Ketanu, dove ha
dei parenti. Presto si trova ad
avere a che fare con stregoni e
credenze tradizionali, con me-
dici moderni e preoccupazioni
per l’aids. Kwei rivela i conlitti
culturali di un paese che sta
tentanto di diventare una na-
zione moderna. Alla ine l’ispet-
tore Darko, con intuizione sot-
tile e un accurato lavoro di poli-
zia, arriverà alla soluzione del
caso. Una soluzione, però, che
avrebbe preferito non trovare.
Michael Stanley,
the Guardian
broCK CLarKe
Case di scrittori
del New England: la guida
del piromane
Einaudi, 354 pagine, 20,00 euro
● ● ● ●●
Questa commedia postmoder-
na manda in iamme tutto il
mondo letterario, dagli ammuf-
iti musei degli autori agli stra-
zianti dibattiti che seguono le
letture pubbliche. Non ci sono
italiano. Mitchell ha paragona-
to questi studi alla “svolta lin-
guistica” che nella seconda
metà del novecento ha visto
l’attenzione dei ilosoi spo-
starsi dai concetti al linguag-
gio, e li ha deiniti complessi-
vamente come il pictorial turn,
la “svolta delle immagini”.
In questa raccolta di sette
saggi, con uno stile talvolta un
po’ faticoso fatto di troppe ci-
tazioni e poche illustrazioni,
Mitchell ridimensiona merito-
riamente il potere quasi magi-
co che alcuni suoi colleghi
hanno attribuito alle immagi-
superstiti: i club del libro fem-
minili, i critici letterari, i fan di
india e dintorni
Harry Potter, le librerie, i pro-
RAMESH SHARMA (GETTy IMAGES)
fessori di inglese, gli scrittori di
memorie, i bibliotecari, peri-
no l’autore. Il ruvido ingegno
di Clarke le canta a tutti. Il li-
bro si apre con questa confes-
sione sconvolgente: “Io sotto-
scritto, Sam Pulsifer, sono co-
lui il quale ha accidentalmente
baSharat peer
incendiato la casa di Emily
Curfewed night
Dickinson ad Amherst, nel
HarperPress
Massachusetts”. La storia co-
“Un libro appassionato e impor-
mincia quando Sam esce di
tante, la cronaca coraggiosa e
prigione dopo dieci anni, de-
brillante di un conlitto che il
terminato a lasciarsi alle spalle
mondo ha deciso di ignorare”,
la sua vita di piromane e dissa-
ha detto Salman Rushdie a pro-
cratore della storia letteraria.
posito di questo saggio. Basha-
Sposa una bella donna che non
rat Peer, giornalista nato in
sa niente del suo passato e si si-
Kashmir e ora residente a New
stema in un nuovo e splenden-
Delhi, racconta alcuni degli
te sobborgo. Ma la sua piacevo-
eventi tragici della storia recen-
le vita è interrotta quando si
te del suo paese.
trova davanti il iglio furibondo
dei professori morti durante buLbuL SharMa
l’incendio di casa Dickinson. Eating women, telling tales
L’aspetto più curioso del libro è Penguin/Zubaan
che il bizzarro attacco di Clar- Raccolta di nove racconti in cui
ke alla letteratura inisce in morte e cibo si intrecciano in
qualche modo per celebrarla. maniera a volte macabra a volte
Ron Charles, esilarante. Mentre preparano un
The Washington Post banchetto funebre, nove donne
si raccontano a turno un episo-
dio della propria vita. Bulbul
Sharma è nata a New Delhi.
aNNie zaiDi
Known turf Tranquebar
Raccolta di brevi saggi in cui il
reportage si mescola a esperien-
ze personali. La giovane giorna-
ni, e sostiene, tra l’altro che lista di New Delhi esplora argo-
non esistono mezzi di comuni- menti scottanti e drammatici –
cazione esclusivamente visivi come la violenza sulle donne o
perché le immagini non sono le bande armate – e di costume
mai del tutto autonome dalle come le caste, il suismo e la cul-
parole. Le igure, del resto, co- tura giovanile.
me i discorsi, sono interpretate
MaNJuShree thapa
sulla base della capacità di de-
Seasons of light Penguin
cifrazione e della memoria di
Prema, una ragazza orfana e po-
ognuno. Particolarmente inte- vera di un villaggio vicino a Kat-
ressante è l’ultimo saggio che mandu, si riscatta riuscendo a
applica questi spunti teorici al- prendere una laurea in scienze
le fotograie di Abu Ghraib, e forestali e a trovare un lavoro in-
spiega perché quella dell’uo- teressante in una ong. Manju-
mo incappucciato ha avuto shree Thapa è nata a Katmandu
un impatto maggiore di tutte nel 1968.
le altre. u Maria Sepa

Fumetti
Niente al suo posto
FABIAN NEGRIN
Favole al telefonino
Orecchio Acerbo, 28 pagine,
13,50 euro
●●●●●
Meravigliose istantanee con
illustrazioni che prendono per
intero una o due pagine, dove
campeggiano gigantesche
silhouette su sfondi a uno o
due colori. Le iabe, un po’
ilastrocche e un po’ aforismi
dell’era confusa del
postmoderno, sono tutte di
160 caratteri, come un sms.
Tutto è sempre più
frammentario, più confuso,
meno autentico, e molti studi
dimostrano che la nostra
capacità di concentrazione è
sempre minore. Allora questi
frammenti di iabe che spesso
rimescolano in maniera
bislacca i motivi delle favole
più celebri sono anche una
metafora di questa situazione,
realizzata ibridando
un’estetica rétro in maniera
sensibile e ispirata, e allo
stesso tempo riescono a
rinnovare qualcosa di un
incanto perduto. Sono iabe
dei tempi della cattiva
dislocazione: le cose stanno
dove non dovrebbero stare o
hanno uno degli elementi
fondanti della iaba ribaltato
rispetto all’originale. Un bel
modo per ricordare le Favole al
telefono di Gianni Rodari,
pubblicate in tempi più
chiaramente dislocati.
JACQUES TARDI, LÉO MALET
Nebbia sul ponte di
Tolbiac-Delitto al Luna
Park
Rizzoli, 176 pagine, 18,50 euro
●●●●●
Tardi, uno dei grandi maestri
del fumetto, rielabora la
“linea chiara” di Tintin, Les
images d’Epinal, il cinema del
realismo poetico e del Fronte
popolare, per mezzo di un
tratto che sembra correre,
scappare sempre in avanti. Ne
deriva una forte atmosfera
onirica, in adattamenti di
sinistra dei romanzi di uno
scrittore piuttosto reazionario.
Francesco Boille
Ricevuti
ANTONIO SCURATI
Gli anni che non stiamo
vivendo
Bompiani, 304 pagine,
19,50 euro
Il presente è caratterizzato da
un tempo che si consuma nella
frammentazione e
nell’istantaneità. In questa
nuova dimensione sembra che
la cultura, la letteratura e gli
intellettuali non abbiano più
niente da dire, ma non è così.
VALENTINA PEDONE
La rosa e la peonia
L’Asino d’oro, 172 pagine,
14,00 euro
Il libro illustra in lingua
italiana i principali eventi
letterari di oltre quattromila
anni di civiltà cinese e in
lingua cinese le tappe
fondamentali della letteratura
italiana.
A CURA DI R. NOCERA
E C. ROLLE CRUZ
Settantatré
Think Thanks edizioni,
240 pagine, 20,00 euro
Un’analisi sull’impatto che il
golpe in Cile ebbe sulla politica
italiana, sul dibattito pubblico,
sulla stampa, sulle relazioni
sociali. E anche il ritratto di
un’Italia ancora tollerante e
aperta al confronto.
A CURA DI PIER FRANCO
QUAGLIENI
Mario Pannunzio.
Da Longanesi al Mondo
Rubbettino, 156 pagine, 14,00
euro
Una galleria di aspetti spesso
trascurati, ma essenziali per
conoscere un protagonista
della cultura e del giornalismo
italiano del novecento.
PIER MARIA PASINETTI
Fate partire le immagini
Editrice Antenore, 140 pagine,
16,00 euro
Il racconto incompiuto a cui lo
scrittore novantenne aidò il
senso della sua vita lunga,
complessa e afascinante.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010
GIAMPIERO ROSSI
Il lavoro che ammala
Ediesse, 116 pagine, 8,00 euro
Certe malattie professionali
riportano a tempi che si
pensavano superati. Ma per
molti lavoratori sono
l’ergastolo con cui fare i conti
per il resto della vita.
DOTTOR X
Cavie umane nel nuovo
millennio
Edizioni Medea, 55 pagine,
7,00 euro
Un ricercatore clinico di
un’unità oncologica cerca di
far luce sulla ricerca e sullo
strapotere delle multinazionali
farmaceutiche.
A CURA DI CHRISTOPHER
HEIN
Rifugiati
Donzelli, 302 pagine, 27,00 euro
Un libro per capire quello che
succede oggi in Italia, e più in
generale nell’Unione europea,
e quali sono le possibili
risposte politiche alla
questione dei rifugiati.
DAVID MEGHNAGI
Le side di Israele
Marsilio, 173 pagine, 19,00 euro
Analisi del conlitto
mediorientale attraverso le
metafore e i luoghi comuni che
caratterizzano il modo di
riferirsi a Israele.
FABIO NOVEMBRE
Il design spiegato a mia
madre
Rizzoli, 157 pagine, 15,00 euro
Insieme alla teorica dell’arte
Francesca Alfano Miglietti,
Novembre prova a deinire il
suo lavoro, l’ispirazione e il
ruolo degli oggetti.
ASCANIO CELESTINI
La pecora nera
Einaudi, 98 pagine+dvd,
24,00 euro
Un racconto sulla
segregazione in manicomio
come metafora di ogni
segregazione.
75
Cultura
Musica
Dal vivo
kruDer & DorfMeister
Roma, 13 luglio, villaada.org;
Milano, 15 luglio,
milanojazzinfestival.it
skunk anansie
Taormina (Me), 13 luglio; Roma,
15 luglio, rockinroma.com
os Mutantes
Roma, 13 luglio, circoloartisti.it
DevenDra banhart & the
grogs + os Mutantes
Milano, 14 luglio,
festivalarconati.it
beaCh house + MiDlake
Milano, 13 luglio,
circolomagnolia.it
Yann tiersen
Sesto San Giovanni (Mi),
14 luglio, carroponte.org; Roma,
15 luglio, villaada.org
teMpesta sotto le stelle
Teatro degli Orrori, Le Luci della
Centrale Elettrica, Tre Allegri
Ragazzi Morti, Sick Tamburo,
Uochi Toki e altri, Ferrara, 10
luglio, ferrarasottolestelle.it
neapolis festival
Fat Boy Slim, Jamiroquai, Stereo
Mcs, Carbon/Silicon, Yann
Tiersen e altri Napoli, 15-16
luglio, neapolis.it
traffiC
Charlotte Gainsbourg, Paul
Weller, The Specials, Klaxons,
Tiga e altri, Torino, 14-17 luglio,
traicfestival.com
Kruder & Dorfmeister
76 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Dall’iran
rock of persia
L’artista iraniano Mohsen dovrebbe uscire in autunno,
Namjoo pubblicherà in au- rappresenta un ulteriore pas-
tunno il suo nuovo album. so avanti di una carriera arti-
SABER MIRESMAILLI (FLICKR)
Le premesse sono ottime stica intensa. Namjoo canta
in inglese per la prima volta.
Quando negli anni novanta Le parole della canzone sono
Mohsen Namjoo ha dato vita del poeta iraniano Ahmad
al suo approccio musicale Shamloo, il preferito di
originale, frutto della fusio- Namjoo.
ne tra l’antica poesia persia- Mohsen Namjoo Per ingannare l’attesa,
na e le inluenze del rock oc- possiamo farci un’idea
cidentale e del blues, la rea- vuto una borsa di studio co- dell’album ascoltando alcuni
zione della società iraniana è me ricercatore”. Non a Tehe- dei suoi lavori precedenti.
stata chiara: “Mi hanno im- ran, ovviamente, ma a Stan- Come Hammash, il brano di
mediatamente cacciato ford, in California. Questo apertura dell’ultimo album
dall’università”, dice il diret- aneddoto racconta molto dell’artista, Oy, uscito nel
to interessato. della forza musicale e politi- 2009: la fusione perfetta di
Qualche anno dopo la si- ca di Namjoo. Strange times, tradizione persiana e rock
tuazione si è ribaltata e quel- la sua nuova canzone, che fa moderno, tenuti insieme da
lo stile musicale si è trasfor- parte di un album ancora in una voce straordinaria.
mato in un pregio: “Ho rice- fase di realizzazione e che Steve Hochman, Spinner
playlist Pier Andrea Canei
balla coi cavalli
DoroDoc Band Wolf Parade Chemical Brothers
1 W la Suisse
Ebbri folk-blues da mu-
lattiere della Val d’Intelvi, an-
2 Cloud shadow on the
mountain
Al galoppo nel rock and roll a
3 Horse power
Trainato da un nitrito,
una miriade di inquietanti
golo di provincia comasca con corrente alternativa, con que- elettroniche fuzzy e un Signor
vista sul Canton Ticino: “le ra- sta sorta di supergruppo cana- Ritmo, il pezzo caratterizzante
dici ca tieni” in versione set- dese targato Sub Pop: brucian- di Further, l’ultima cosa fabbri-
tentrionale, secondo Dorino te attacco del loro neonato al- cata da questi due ultranerd
Righetti e Lorenzo Vanini. E bum Expo 86, gran duetto di britannici partiti da Manche-
l’abilità di circondarsi di colla- sintetizzatori sporchi, chitarri- ster, emersi in qualche scanti-
boratori di rango, da Alberto ne acidelle, rullanti a cavalcio- nato di Clapham Junction e so-
Radius a Davide Van De Sfro- ni, tutto un po’ maltrattato co- pravvissuti al turnover spietato
os. Sorprendente doppio al- me piace a noi. Sulla copertina di stregoni che caratterizza
bum: due volte le stesse canzo- ci sono tre mocciosi che rendo- l’elettronica da balera big beat.
ni, una volta in dialetto alto- no bene l’idea della band di Non sono più ragazzi, ma con-
comasco, l’altra in italiano, con Montreal. Anche se loro sono tinuano a produrre rumori in
un registro trotterellante che quattro e due (Spencer Krug e grado di mettere in fuga qual-
varia dalle miserie dell’essere Dan Boeckner) sono quelli che siasi vicinato, e abbastanza
pien da nagott (ossia indigenti) si palleggiano le idee, uno più originali da afascinare chiun-
alle goliardiche osterie da pen- springsteeniano e l’altro più que li ascolti. Troppo avanti,
nello e mattarello. Arcade Fire/Modest Mouse. dagli anni novanta.
 Dance GORILLAZ SARAH MCLACHLAN KELIS
Scelti da
Claudio Rossi On melancholy Hill Loving you is easy 4th of July
Marcelli (Dave Audé remix)

Jazz di una sezione d’archi con i vio­ In ogni caso, la stofa di Jon non
loncelli in primo piano, agli Elo è afatto sparita.
BILL EVANS TRIO di Jef Lynne. Le ricche armonie Emanuel Wallace,
Live at Lulu White’s 1979 e i ritornelli irresistibili dei brani Rap Reviews
(Gambit/Socadisc) dimostrano un’attitudine scan­
●● ●●● zonata e autentica che, seppure World Music
SPEAkERSINCoDE.CoM

Questo live inedito è senza dub­ a tratti un po’ lebile, sottolinea

bio rivolto soprattutto ai fan più l’assoluta insoferenza della ANIBAL VELÁSQUEZ
accaniti di Bill Evans. La disco­ Y SU CONJUNTO
band per le tendenze musicali
graia del grande pianista statu­ oggi di moda. Mambo loco
nitense è piena di capolavori as­ Chris Catchpole, Q (Analog Africa)
soluti. Ma ciò non toglie che la The New Pornographers ●●● ●●
musica di questo nuovo live sia DEER TICK Mambo loco rende omaggio a
bly numb dei Pink Floyd), in uno dei più grandi suonatori al
di alto livello. Basta ascoltare la The black dirt sessions
Night work c’è qualche intrigan­ mondo di accordeón, Anibal
versione di Re: person I knew, (Partisan)
te diversivo. Jake Shears fa sfog­ Velásquez, la leggenda della
una specie di “rapsodia a tre” ●●●●●
gio della sua sbalorditiva abilità musica tropicale. Velásquez è
totalmente al servizio della li­ Il duo statunitense continua ad
canora in Fire with ire, una bal­ nato in una famiglia dalla gran­
bertà melodica di Evans; l’intro­ attingere al ricchissimo serba­
lata propulsiva e teatrale. Some­ de tradizione musicale (è in
duzione ipnotica di My romance; toio della musica tradizionale
thing like this e Skintight sono tra grado di suonare anche il clari­
o l’incantevole coda di I do it for americana, che celebra storie di
i pezzi migliori degli Scissor Si­ netto e la melodica) e viene da
your love. Dei due musicisti che vita fatte di sconitte e delusio­
sters negli ultimi anni. Se conti­ Baranquilla, la città portuale
accompagnano Evans, Marc ni. L’andamento indolente di
nueranno in questa direzione, colombiana famosa per aver as­
Johnson al contrabbasso e Joe Neil Young & Crazy Horse è
avvicinandosi di più a David sorbito i suoni e i ritmi di molti
LaBarbera alla batteria, è so­ evidente nell’intelaiatura di un
Bowie e allontanandosi dai Bee paesi caraibici. Tutte le canzo­
prattutto quest’ultimo ad attira­ brano come When she comes ho­
Gees, gli Scissor Sisters potreb­ ni, registrate tra il 1962 e il 1978,
re l’attenzione: non perché fac­ me, mentre con il suo tono gri­
bero conquistare orizzonti di fan dimostrano l’inluenza che la
cia di tutto per farsi notare ma, gio e segnato dalle intemperie
inora sconosciuti. musica di Velásquez ha avuto
al contrario, proprio perché il la voce di John McCauley rac­
Erin Hall, Filter sulla musica latinoamericana di
suo lavoro è di una discrezione conta dure esperienze in un
eicace, come se il batterista brano in stile R.e.m. come 20 oggi. A cominciare dal brano di
fosse in un rapporto telepatico Rock miles. Il suo incedere lamentoso apertura Carruseles.
con i suoi due compagni di è perfetto anche in Choir of an­ Michael Stone, Froots
THE NEW PORNOGRAPHERS
band. gels e Christ Jesus.
Together
Ludovic Florin,
(Matador)
Andy Gill, The Independent Country
Jazz Magazine
● ● ●● ●
I New Pornographers di Van­ Rap MERLE HAGGARD

Elettronica couver, una specie di supergrup­ LIL JON

I am what I am
(Vanguard)
po indie non troppo famoso – Crunk rock
SCISSOR SISTERS ●●●● ●
fatta eccezione, forse, per la (Republic)
Night work Con Johnny Cash ormai sotto
cantante Neko Case – produco­ ●●●●●
(Polydor Limited/Downtown) terra e Willie Nelson piuttosto
no album di power pop cerebra­ Dopo una serie di false partenze
●● ●●● consumato, le aspettative degli
le dal 1997. Together è il loro al­ e il record mondiale di incidenti
Dopo tre anni di lavorazione in­ appassionati di country si con­
bum più curato, con evidenti ri­ di percorso, il grande ambascia­
tensa, gli Scissor Sisters hanno centrano tutte su Merle Hag­
chiami al rock di Todd Rund­ tore del crunk torna con Crunk
inalmente pubblicato il loro ter­ gard, l’unico che può ancora
gren, ai Supertramp e, nell’uso rock, un album che non va oltre
zo album in studio. In Night scrivere grandi canzoni, dal
work non ci sono sorprese. Un la suicienza. L’album era in la­ punto di vista musicale e poeti­
buon album dance pieno ino vorazione dal 2005. Era previsto co. E Haggard, per fortuna,
all’orlo di ritmi potenti, abba­ che uscisse l’anno successivo. Il non delude. Da I’ve seen it go
stanza da far accendere anche il singolo promozionale, Snap yo away, un lamento sulla gran­
più pigro degli ascoltatori. I vec­ ingers, aveva avuto un successo dezza perduta degli Stati Uniti,
chi fan della band troveranno in che faceva sperare in un grande con il dobro in primo piano, i­
quest’album abbastanza appigli disco. I problemi con varie case no allo swing di The road to my
sicuri a cui aggrapparsi in mo­ discograiche hanno ritardato il heart, tutti i brani del disco so­
menti di incertezza; per quelli tutto e, forse, inluito negativa­ no di ottimo livello, anche gra­
invece che non amano per nien­ mente su un buon prodotto. Se zie alla voce baritonale e alla
MYSPACE

te il falsetto di Barry Gibb (ab­ cercate grandi testi, rimarrete chitarra del musicista di Baker­
biamo ancora in mente la pessi­ delusi. E non aspettatevi l’ener­ sield.
ma interpretazione di Comforta­ Deer Tick gia musicale di qualche anno fa. Peter Gerstenganz, Spin

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 77

Cultura
tv
videoCraCy
Lunedì 12 luglio, ore 21.10
Current
Mentre la cronaca non smette
di ofrire spunti per sequel e ag-
giornamenti, una nuova occa-
sione per vedere il documenta-
rio di Erik Gandini, che con
grande eicacia ha saputo af-
frontare il berlusconismo come
fenomeno sociale.
shanghai dreams
Lunedì 12 luglio, ore 23.30, Arte
In attesa di chiarimenti sull’Ex-
po previsto a Milano, di cui per
ora si parla soprattutto per gli
scandali, una lezione di prag-
matismo e lungimiranza viene
dall’edizione attualmente in
corso a Shanghai.
sCaCCo matto: la guerra
fredda di bobby fisher
Martedì 13 luglio, ore 18.00
RaiStoria
La biograia del campione di
scacchi Robert James Fisher
unisce le afascinanti stranezze
del puro genio a vicende chiave
della seconda metà del nove-
cento, dalla sida del 1972 con-
tro l’allora campione mondiale
Boris Spasskij all’arresto nel
2004 causato dalla sua parteci-
pazione, un decennio prima, a
un torneo nell’ex Jugoslavia sot-
to embargo.
Periferie in fiamme
Martedì 13 luglio, ore 21.10
Current
Dai sobborghi di Londra ai
quartieri di Napoli passando per
le banlieue di Parigi, un’inchie-
sta della serie Vanguard sulle
periferie europee, raccontate at-
traverso aspirazioni e problemi
dei giovani che le abitano.
la via del Petrolio
Giovedì 15 luglio, ore 15.00,
RaiStoria
Torna in onda il reportage in tre
parti realizzato da Bernardo
Bertolucci, tra il 1965 e il 1967,
sulle rotte del petrolio. Seconda
e terza parte venerdì 16 e sabato
17, stessa ora.
78 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
dvd
rachel
Una nave della Freedom lotil-
la si chiamava Rachel Corrie,
dal nome della paciista statu-
nitense uccisa da un bulldozer
dell’esercito israeliano nel
marzo 2003. La cronaca re-
cente rende ancor più attuale
il documentario di Simone Bit-
ton: oltre che una commoven-
te inchiesta sulla igura e sulla
morte di Corrie, è anche una
fotograia Christian Caujolle
malik sidibé
Diicilmente le copertine dei
libri rendono giustizia al con-
tenuto. Queste immagini, che
si vedono sui tavoli o nelle ve-
trine delle librerie, sono desti-
nate prima di tutto ad attirare
la curiosità. Ma talvolta, per
ragioni di strategia commer-
ciale o per un’attrazione spon-
tanea, possono anche trarre in
inganno.
Qualche giorno fa ho ri-
schiato di non aprire un volu-
me di medio formato,
dall’aspetto gradevole e intito-
lato Malik Sidibé, la vie en rose.
critica frontale all’atteggia-
mento del governo e dell’eser-
cito di Israele, e una rilessione
sull’idealismo che muove i
giovani volontari. Presentato
nel 2009 a Internazionale a
Ferrara, Rachel esce in dvd in
Francia e sarà distribuito in
Italia da CineAgenzia
(cineagenzia.it).
dvdparadoxe.com
Per attirare l’attenzione, è sta-
ta scelta una foto vista mille
volte del fotografo maliano, il
solo africano ad aver ricevuto
il Leone d’oro alla Biennale di
Venezia per la sua opera. Oltre
a essere atipica nella produ-
zione di Malik, che ha immor-
talato le feste e le discoteche
di Bamako negli anni sessanta
e settanta, prima di dedicarsi
completamente al ritratto in
studio, questa foto l’avevo vi-
sta troppo spesso e ho pensato
che si trattasse dell’ennesimo
libro su di lui.
in rete
Portraits
france5.fr
Il sito del canale tv France 5 ha
un’intera sezione molto ben
fatta dedicata ai web-
documentari e ai reportage
cross-media, come ormai è
stato battezzato il genere. Il
progetto più ambizioso lanciato
nel 2010 è questa corposa serie
di brevi ilm sulle
trasformazioni del mondo in
cui viviamo. Principio di
Portraits du nouveau monde è
che l’evoluzione non solo è in
pieno corso, ma che in certi
luoghi e contesti è già
pienamente compiuta,
raigurando così diversi futuri
possibili della stessa società
occidentale. I 24 episodi,
selezionati in seguito a un
bando che ha ricevuto 160
proposte, sono divisi in sei aree
tematiche: Cina, emigrazione,
urbanizzazione (già
integralmente online),
economia, ecologia e
solidarietà.
Sbagliato. Si tratta, infatti,
di un piccolo gioiello, in cui so-
no riprodotte le “cartelle” dei
provini del fotografo usate per
separare il lavoro di ritratto
dalle immagini della notte.
Una bella realizzazione con
scelte originali, singolari, ac-
compagnate dai testi pertinen-
ti delle due curatrici, Laura Se-
rani e Laura Incardona. È il ca-
talogo della mostra di Reggio
Emilia (Collezione Maramotti,
ino al 31 luglio). In futuro cer-
cherò di non lasciarmi ingan-
nare dalle copertine. u
Cultura

Arte
TEMPI DI ESPOSIZIONE
PhotoEspana, Madrid,
ino al 25 luglio, phedigital.com
La tredicesima edizione del fe-
stival della fotograia di Madrid
ha scelto il tema del tempo. Ol-
tre alla personale dedicata ad
Harold Edgerton, il pioniere
della fotograia con tempi di
esposizione velocissimi (Inter-
nazionale 853), in questa mani-
festazione, che si distingue per
serietà e ampiezza di sguardo,
c’è la prima antologica spagnola
di Helen Levitt, fotografa di
strada newyorchese. In una bel-
lissima immagine degli anni
quaranta ritrae tre ragazze nere
al seguito di una bambina bian-
ca, proprietaria di un barattolo
di bolle di sapone.
Financial Times

BIENNALE DI SÃO PAULO:

L’AMBIZIONE RITROVATA
São Paulo, dal 25 settembre
al 12 dicembre, bsp.org.br
Dopo il fallimento dell’edizione
del 2008, la Biennale d’arte
contemporanea prova a rilan-
ciare. Tra i 161 artisti invitati a
MUSEOGAMES

questa ventinovesima edizione

ci sono molti brasiliani ma an-
che cinesi, cubani, africani, in-
diani, un franco-marocchino e
parecchi europei. Parigi
Le Monde

DUECENTO OPERE In principio fu Pong

PER LA GRAN BRETAGNA

Lo schivo magnate della pubbli-

cità, Charles Saatchi, che ha una
seconda identità come rainato
collezionista d’arte, ha annun-
ciato che quando si ritirerà a vi-
ta privata la sua galleria di
70mila metri quadrati sarà ri-
battezzata Moca London (Mu-
seum of contemporary art).
Saatchi donerà alla nazione
duecento opere per un valore
che si aggira intorno ai 25 milio-
ni di sterline. Tra queste ci sa-
ranno alcuni capolavori della
britart esposti nella mostra Sen-
sation: My bed di Tracey Emin e
Tragic anatomies dei fratelli Jake
e Dinos Chapmann.
The Guardian
MuseoGames, Musée des arts et
métiers, Parigi, ino al 7 novem-
bre, arts-et-metiers.net
La macchina più vecchia ha
quarant’anni, ma tra i videogio-
chi sembra una reliquia. Nel
1975 l’americano Nolan
Bushnell, che tre anni prima
aveva fondato la società Atari,
commercializza Pong, il primo
videogioco popolare della sto-
ria. Due piccole barre bianche
verticali e una palla quadrata,
che allora sembrava l’antenato
del tennis virtuale. Malgrado la
graica rudimentale e la sua
estrema semplicità, furono ven-
dute decine di migliaia di esem-
plari di Pong. Lo slogan di Bush-
nell era “far fare ai computer
cose divertenti”. Oggi il video-
gioco, che ha già un museo per-
manente in cima all’arco della
Defense, acquista il titolo di ar-
te videoludica. Una miriade di
neon bianchi trasformano il vi-
sitatore in giocatore e le consol-
le, più o meno recenti, non sono
più oggetti nostalgici ma proiet-
tano i loro pixel su schermi gi-
ganti. Atari 520 St, Sega Mega-
drive, Super Nintendo, PlaySta-
tion, NeoGeo, Xbox che hanno
sedotto milioni di giocatori so-
no disposti in ordine di appari-
zione sul mercato. Filmati, con-
ferenze e laboratori dimostrano
che quest’arte ibrida, con le sue
creature, i suoi mentori, i suoi
narratori e cronisti, s’inserisce
in un ecosistema più ampio del
semplice divertimento. “I
videogiochi sono la prima fase
di un piano di assistenza delle
macchine alla specie umana, il
solo piano che ofre un avvenire
all’intelligenza”, così il regista
Chris Marker svela il fascino ag-
giunto di PacMan, la pallina
gialla ghiottona.
Le Monde

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 81

Pop
Giornalisti di guerra
in tempo di pace
David Ignatius
egli ultimi anni i mezzi d’informazio- reportage come quelli di Molly Moore sul Washington

N ne statunitensi hanno spesso fatto Post, che si trovava in un avamposto dei marines. Que-
ricorso al cosiddetto giornalismo em- sti giornalisti erano però spesso rallentati e ostacolati
bedded: i reporter si muovono al se- dai militari.
guito delle forze armate per poter
seguire da vicino la guerra.
Dopo la guerra i mezzi d’informazione statunitensi
chiesero di poter seguire più spesso i conlitti in questo
Ho approittato di questa possibilità per conoscere modo. E la volta successiva è stato così. Il Pentagono
meglio il nostro esercito. Sono andato nelle zone di aveva capito che far raccontare la guerra dalla prospet-
guerra con l’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato tiva parziale ma avvincente di un blindato in corsa per
maggiore congiunto, con il generale Da- le vie di Baghdad poteva far comodo ai
vid Petraeus, ex capo del comando cen- Ai corrispondenti di militari. Così, quando nel marzo del
trale per le guerre in Afghanistan e Iraq, guerra piace 2003 è cominciata l’invasione dell’Iraq,
e con molti altri. Ho passato settimane pensare di portare i miei colleghi hanno fatto a gara per ac-
insieme alle truppe statunitensi, saltan- un immaginario codarsi alle truppe che sarebbero andate
do da un C-130 a un elicottero Blackhawk vessillo in prima linea.
a una jeep Humvee. In questo modo ho d’indipendenza che Se i mezzi d’informazione non han-
visto l’Iraq e l’Afghanistan più di quanto verrà rispettato da no esaminato adeguatamente le logiche
avrei potuto fare da solo, e penso che i tutti. Ma il mondo in di quel conlitto, tra la ine del 2002 e il
miei lettori ci abbiano guadagnato. 2003, è perché i giornalisti sapevano che
cui viviamo non
Ma essere embedded ha un prezzo. Ci il presidente George W. Bush aveva pre-
fa vedere i conlitti da una sola prospet-
funziona così so la sua decisione: l’esercito era già
tiva, non nella loro interezza. Chi legge schierato nel deserto. Così, molti si era-
la mia irma sui reportage da Kandahar, da Kabul o da no preoccupati solo di raccontare la guerra nel miglior
Bassora non dovrebbe immaginarmi in mezzo ai civili modo possibile.
a fare interviste. Li ho scritti sotto la campana di vetro Ho seguito il conlitto senza appoggiarmi ai milita-
dell’esercito statunitense. Una posizione che ha i suoi ri, entrando in Iraq due giorni dopo l’invasione con un
vantaggi, ma che impedisce di farsi un quadro comple- suv preso in aitto. Quell’esperienza mi ha insegnato
to della situazione. due cose. Primo: nella maggior parte dei casi è troppo
Temo che il giornalismo embedded stia diventando pericoloso seguire i conlitti moderni senza la prote-
la norma, e non solo in caso di guerra. I giornalisti che zione di un esercito. Secondo: anche se per pochi gior-
si occupano di politica e di cultura tendono sempre più ni alla volta, ero in grado di vedere cose che i giornali-
a muoversi anche loro al seguito di uno degli schiera- sti embedded non potevano vedere. Ho visto i villaggi
menti. È una scelta logica da un certo punto di vista, dell’Iraq meridionale dopo il passaggio dell’esercito
ma c’è un prezzo da pagare anche se si viaggia al segui- statunitense e ho trovato gente del posto che già teme-
to di un candidato, un partito o una comunità. I giorna- va l’inizio dell’insurrezione.
listi ottengono accesso a informazioni e fonti dirette, Tra la ine del 2003 e il 2004 in Iraq la violenza dila-
ma ereditano anche le distorsioni e i pregiudizi che gava e i ribelli usavano i sequestri come un’arma; così,
derivano dall’essere “su quell’autobus” o “su quell’ae- per gli occidentali viaggiare liberamente era diventato
reo”. Il mondo dell’informazione nasconde certamen- impossibile. Per uscire dal centro di Baghdad, acco-
te questioni più ampie e complesse, ma questo è un darsi ai militari era l’unica scelta saggia. I giornalisti
problema semplice: non possiamo capire quello che statunitensi di solito lo facevano con le unità del pro-
DAVID IGNATIUS
non vediamo, non possiamo raccontare un conlitto se prio esercito. Alcuni corrispondenti di lingua araba
è un editorialista del
sentiamo solo una voce. che lavoravano per gli iracheni o per i mezzi d’infor-
Washington Post. Ha
Il giornalismo embedded è nato perché i giornalisti mazione internazionali riuscivano, invece, a unirsi
pubblicato diversi
romanzi e saggi tra
statunitensi l’hanno voluto. Durante la guerra del Gol- agli insorti e a raccontare il conlitto dal loro punto di
cui Attacco a Teheran fo la maggior parte dei corrispondenti era costretta a vista. Anche alcuni occidentali coraggiosi l’hanno fat-
e Nessuna verità seguire il conlitto a distanza, da Dhahran o da Riyadh. to. Ma era a dir poco pericoloso. La prova più evidente
(Newton Compton Solo pochi riuscivano a spostarsi con le truppe statuni- è stato il terriicante ilmato di un attacco aereo statu-
2010). tensi e a raggiungere il campo di battaglia, scrivendo nitense a Baghdad nel 2007, reso pubblico di recente

82 Internazionale 854 | 9 luglio 2010


da WikiLeaks, che mostra la morte di un operatore
della Reuters e di dieci altre persone. C’è anche da dire
che i miei coraggiosi colleghi a Kabul e a Baghdad non
si accodano sempre ai militari. Vivendo nella zona ros-
sa, ossia in mezzo ai civili, si sono guadagnati il diritto
di essere chiamati giornalisti liberi e indipendenti, al
prezzo di un grande rischio personale. Ma sanno an-
che che per poter raccontare l’azione da vicino non
hanno altra alternativa che unirsi all’esercito.
Ai corrispondenti stranieri piace pensare di portare
un’immaginaria “bandiera bianca”, un vessillo di indi-
pendenza e neutralità che verrà rispettato da tutti. Ma
il mondo in cui viviamo non funziona così. Il nostro è
un mondo embedded, dove i giornalisti sono spesso
costretti a schierarsi o a vedere le cose da un solo punto
di vista.
Tutto questo è anche poco professionale. Può esse-
re necessario per i corrispondenti di guerra, ma non lo
ShOuT
è per la maggior parte degli altri giornalisti. Eppure
l’abitudine di seguire i fatti “dall’interno” di un gruppo
coinvolto nelle vicende è sempre più difusa. In parte
è il risultato delle nuove tecnologie (internet, i social
network) che hanno diviso il pubblico in nicchie parti-
colari. Quando il panorama dell’informazione era do-
minato da tre reti e da poche tv e quotidiani, i giornali-
sti dovevano dare la notizia in modo che fosse “per
tutti”. Ora, invece, i lettori di nicchia chiedono più in-
tesa e più partecipazione – anche se questo signiica
meno indipendenza e obiettività.
Guardando un servizio su Fox News o su Msnbc, si
ha la sensazione che i corrispondenti sappiano sempre
chi sono “i buoni”. Io l’ho avuta, soprattutto durante le
elezioni per il seggio del Massachusetts al senato, vin-
te dal repubblicano Scott Brown a gennaio, o nel caso
degli attacchi del congresso a Wall street: la notizia è
stata data dal punto di vista dell’una o dell’altra parte
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 83
 Pop
SHoUT
in causa, a seconda della fonte di informazione. Dietro
ai fatti c’è una prospettiva che condiziona il modo in
cui una storia è raccontata.
Il declino del vecchio sistema dell’informazione
all’insegna della correttezza – oggi chiamato con di-
sprezzo “giornalismo mainstream” – è stato accompa-
gnato dalla nascita di un’informazione più ideologiz-
zata. È evidente sulle tv via cavo, dove i giornalisti e gli
inviati di Fox News e Msnbc sanno bene per chi fanno
il tifo. Di recente ho visto uno spot della Cnn che al
confronto sembrava quasi malinconico: “La verità
non prende posizione”, insisteva lo slogan. Ma la Cnn
è stata stracciata negli ascolti. Sembra che essere im-
parziali non venda più.
Se i tg sono ideologicamente embedded, i siti come
Huington Post, Daily Kos o Drudge report lo sono
ancora di più. E lo stesso vale per Politico e per il suo
corrispondente Mike Allen, che si rivolge a una ristret-
ta comunità di addetti ai lavori di Washington. Questi
siti piacciono agli utenti anche perché raramente met-
tono in discussione le loro idee e convinzioni, semmai
le raforzano. Il messaggio è: voi e i vostri valori siete
nel giusto e chi non è d’accordo si sbaglia. Con questi
presupposti, i fatti possono anche passare in secondo
piano.
Troppo spesso i lettori non vogliono essere spiazza-
SHOUT ti. Vogliono essere informati, sì, ma anche trovare
è un illustratore
conferma delle loro idee. Questo è l’aspetto della que-
italiano. Il suo ultimo stione che più mi preoccupa (e non solo perché mette
libro è Mono Shout a rischio il mio stipendio): molti sembrano idarsi dei
(27_9). nuovi mezzi d’informazione ideologicamente embed-
ded più di quelli indipendenti. Pensano che l’intero
sistema d’informazione mainstream sia contaminato
e fazioso.
Non dico che i giornalisti tradizionali siano privi di
preconcetti inconsapevoli. Nel nome del giornalismo
non ideologico, tendiamo a convergere verso il centro
dimenticando che anche questa è una presa di posizio-
84 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
ne ideologica. Troppo spesso il giornalismo main-
stream non vede o non racconta quel che c’è agli estre-
mi, a destra come a sinistra. Nel nome del dialogo
aperto, a volte otteniamo l’efetto di restringerlo. La
mia stessa implicita simpatia per il centro è a volte
drammaticamente evidente nei miei articoli. Condi-
ziona il mio giudizio.
I mezzi d’informazione tradizionali si stanno adat-
tando alla nuova tendenza, nel bene e nel male. Han-
no aggiunto blog e altri servizi che danno ai lettori la
sensazione di far parte di un gruppo omogeneo. Una
delle voci più giovani e fresche del Washington Post, il
blogger Ezra Klein, ha una posizione chiaramente par-
ziale sulle questioni politiche di cui scrive. E se volesse
essere neutrale a tutti i costi sarebbe certo meno inte-
ressante. Ma non vorrei mai essere informato solo da
Ezra Klein.
I miei timori sul giornalismo embedded sono una
delle ragioni che mi fanno storcere il naso di fronte al-
le richieste di inanziamenti pubblici per alcune istitu-
zioni importanti nel campo della comunicazione. Il
presidente della Columbia university, Lee Bollinger,
chiede più fondi governativi come quelli oferti alla
Pbs e alla britannica Bbc. E in uno studio della Colum-
bia school of journalism, gli ex giornalisti del Wa-
shington Post Leonard Downie e Michael Schudson
propongono un mix di donazioni private e sostegno
dalle fondazioni, più la creazione di un fondo naziona-
le per l’informazione locale, con introiti raccolti dalla
commissione federale per le comunicazioni.
Capisco il senso di queste proposte, ma ho paura
che il sostegno diretto del governo inisca per mettere
in discussione le nostre esigenze d’indipendenza e in-
tegrità. Avremmo bisogno di issare nuovamente la
nostra bandiera bianca, di dimostrare a tutti i lettori
che, nel momento in cui siamo diventati dei giornali-
sti, ci siamo liberati della nostra zavorra patriottica,
ideologica, culturale, politica e religiosa.
La strada per tornare al giornalismo indipendente
non sarà facile, specialmente per i corrispondenti di
guerra. Una cosa è voler intervistare un leader taliban
e il comandante delle forze armate statunitensi in Af-
ghanistan, tutt’altra cosa è riuscire davvero a parlare
con loro.
Ma non siamo sempre in guerra, e dovremmo cer-
care di restaurare l’ordine normale almeno in tempo
di pace. Le comunità di nicchia e i social network non
spariranno. La richiesta di uno stile militante ci sarà
sempre. Ma noi giornalisti dobbiamo ricordarci che,
anche in questo mondo nuovo, abbiamo ancora il
compito di stupire i nostri lettori, inclusi quelli che co-
nosciamo meglio e apprezziamo di più. La proprietaria
del Washington Post, Katharine Graham (morta nel
2001), una volta ci ha rimproverato: “Solo perché ve-
nite attaccati sia da destra sia da sinistra, non signiica
che state facendo un buon lavoro”. Aveva ragione, ma
quegli attacchi sono comunque un’utile cartina di tor-
nasole. Abbiamo tutti bisogno di abbandonare le caro-
vane, anche quella al centro della strada. Perderemo
dei privilegi, ma potremo arrivare ai fatti nel modo mi-
gliore. u ia
La rivoluzione za sessuale non suonasse per me? Conoscevo Foucault TONY JUDT
come chiunque altro e avevo letto Firestone, Millett, è uno storico
Brownmiller, Faludi e tutti quanti. Sostenere che la fan- britannico. Il suo
del sesso ciulla aveva occhi irresistibili e che le mie intenzioni ultimo libro è L’età
dell’oblio (Laterza
erano confuse sarebbe del tutto inutile. La mia giustii-
2009). Questo
cazione? Ebbene, signori, sono cresciuto negli anni
articolo fa parte di
Tony Judt sessanta. una serie di brevi
La vita di un adolescente nei primi anni sessanta note autobiograiche
el 1992 ero presidente del dipartimen- era curiosamente limitata. Vivevamo ancora nell’uni-

N
to di storia della New York university,
dove ero anche l’unico maschio ete-
rosessuale e non sposato sotto i ses-
sant’anni. Una miscela incendiaria:
sulla bacheca davanti al mio uicio
erano esposti in bella vista l’indirizzo e il numero di te-
lefono del centro universitario contro le molestie ses-
suali. La storia era una disciplina sempre più femmini-
le, con una comunità di agguerrite dottorande pronte a
cogliere qualunque segno di discriminazione. Ogni
contatto isico faceva presumere intenti malevoli, una
porta chiusa era una prova provata.
Poco dopo aver assunto l’incarico, ricevetti la visita
di una dottoranda del secondo anno. Era un’ex balleri-
na professionista interessata all’Europa dell’Est, e le
avevano consigliato di lavorare con me. Non avevo le-
zioni quel semestre, perciò avrei potuto dirle di tornare
un’altra volta. Invece la invitai ad accomodarsi. Dopo
una discussione a porte chiuse sulle riforme economi-
che dell’Ungheria, le proposi un corso di studi speciale
con inizio la sera seguente in un ristorante locale. Qual-
che seduta più tardi, in un accesso di spavalderia, la
invitai alla prima di Oleanna, un iacco dramma teatra-
le di David Mamet sulle molestie sessuali in un campus
universitario.
Come spiegare un comportamento così autodi-
struttivo? Che razza di universo delirante era il mio per
supporre che solo io potessi superare indenne la prude-
rie punitiva dell’epoca e che la campana della correttez-
per la New York
verso morale dei nostri genitori. Uscire con una ragazza Review of Books,
era diicile: nessuno aveva la macchina, le nostre case pubblicate in Italia su
erano troppo piccole per l’intimità, i contraccettivi era- Internazionale.
no disponibili ma solo se eri disposto ad afrontare un
farmacista diidente. C’era una ben fondata presun-
zione di innocenza e ignoranza, sia per i maschi sia per
le femmine. La maggior parte dei ragazzi che conosce-
vo frequentava scuole maschili, e avevamo ben poche
occasioni di incontrare le donne. Con un amico spen-
demmo i nostri sudatissimi soldi per prendere lezioni
di ballo il sabato mattina alla Locarno Ballroom di Stre-
atham, ma quando arrivò il momento della festa an-
nuale, le ragazze della scuola Godolphin & Latymer
risero lo stesso di noi. Ponemmo ine all’esperimento.
Anche se trovavi una ragazza con cui uscire, era co-
me corteggiare tua nonna. Allora le ragazze erano for-
tiicate con un’impenetrabile linea Maginot di ganci,
cinte, busti, calze di nylon, guaine, giarrettiere, corset-
ti e sottogonne. I ragazzi più grandi mi assicuravano
che erano semplici ostacoli erotici, facili da circumna-
vigare. Io li trovavo terriicanti. E non ero il solo, come
qualunque ilm e romanzo dell’epoca può documenta-
re. A quei tempi vivevamo tutti a Chesil Beach.
E poi, con nostra grande sorpresa, scoprimmo di far
parte della “rivoluzione sessuale”. Nel giro di qualche
mese, una generazione di giovani donne abbandonò un
secolo di biancheria intima e adottò la minigonna con
(o senza) collant. Che io sappia, pochi uomini nati dopo
il 1952 hanno mai sentito nominare, e tanto meno in-

Da Johannesburg Boubacar Boris Diop

Germania arcobaleno

Youssef Bassal, 39 anni, tedesco di
origine libanese e appassionato di
calcio, è impazzito di gioia per le
prestazioni della nazionale tede-
sca e ha appeso una bandiera gi-
gante fuori dal suo negozio di cel-
lulari a Berlino. Alcuni ragazzi
hanno strappato la bandiera e Bas-
sal ne ha messa un’altra. I ragazzi
sono tornati a distruggerla. Neo-
nazisti? No, sono militanti di estre-
ma sinistra che non hanno nulla
contro Bassal ma non sopportano i
simboli nazionali tedeschi. Pur-
troppo per loro, Bassal è una per-
sona ostinata e nessuno può impe-
dirgli di tifare per la sua squadra.
Con tre dei suoi amici, ha organiz-
zato la resistenza. Lo spettacolo è
surreale: immigrati turchi, libanesi
ed egiziani montano la guardia
notte e giorno a una bandiera te-
desca che i tedeschi vogliono di-
struggere! Al centro della contesa
c’è una squadra di calcio in cui 11
dei 23 giocatori sono, come Bassal,
di origine straniera. In Francia o
nei Paesi Bassi è una cosa norma-
le, ma per la Germania è una novi-
tà. Qualche anno fa un dirigente
della Bundesliga ha dichiarato con
una punta di disprezzo che la Fran-
cia senza le sue ex colonie non sa-
rebbe mai diventata campione del
mondo. Forse oggi questo dirigen-
te capisce meglio le virtù della di-
versità, vedendo all’opera i “polac-
chi” Klose e Podolsky o giocatori
come Boateng, Özil e Khedira ori- BOUBACAR
BORIS DIOP
ginari rispettivamente del Ghana,
è uno scrittore
della Turchia e della Tunisia. Iro- senegalese. Il suo
nia della sorte, la Germania ha ultimo libro è
scelto il paese di Nelson Mandela Rwanda. Murambi,
per diventare una nazione arcoba- il libro delle ossa
leno. u adr (e/o 2004).

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 85

 Pop
dopo, la ragazza mi dette una pacca sulla spalla: “Non
preoccuparti, Tony, lo abbiamo capito. Voi degli anni
sessanta!”.
I nostri successori, liberi dai limiti di un tempo, si
sono imposti nuove restrizioni. A partire dagli anni set-
tanta, gli americani evitano accuratamente qualunque
cosa abbia il sentore di una molestia, anche a rischio di
rinunciare ad amicizie promettenti e alle gioie di un
lirt. Come gli uomini di qualche decennio fa, ma per
ragioni molto diverse, sono incredibilmente guardin-
ghi e temono i passi falsi. È deprimente. I puritani ave-
vano una salda base teologica per limitare i loro deside-
ri e quelli degli altri. I conformisti di oggi non hanno
niente del genere da raccontare.
Ma, nonostante tutto, le ansie delle relazioni ses-
suali di oggi ofrono ogni tanto un intermezzo comico.
Quando ero preside della facoltà di scienze umanisti-
STEfANO rICCI

che alla New York university, un giovane e promettente

contrato, gli indumenti di cui parlavo prima. La pop star
francese Antoine cantava ottimisticamente di pillole
contraccettive acquistate ai grandi magazzini Mono-
prix. A Cambridge, disinvolto e mondano, aiutai un
amico a far abortire la sua ragazza. Giocavano tutti con
il fuoco.
O dicevano di farlo. La mia generazione era osses-
sionata dalla diferenza fra teoria e prassi. Conoscevo
Storie vere un tizio in California che aveva fatto una tesi di dottora-
Andrew Lee Young, to su Teoria e prassi nella teoria e nella prassi. Sessual-
24 anni, e James mente, vivevamo questa diferenza. In teoria ci vanta-
Andrew Miller, 22 vamo di essere all’avanguardia. Ma nella prassi erava-
anni, due
mo una banda di conformisti, segnati più dalla nostra
appassionati di
infanzia negli anni cinquanta che dalla nostra adole-
wrestling di South
Charleston, nel West
scenza nei sessanta. Un numero sorprendente di noi si
Virginia, hanno sposò in giovane età, spesso con la sua prima vera ra-
deciso di preparare le gazza. E molti sono ancora sposati. Sostenendo il dirit-
loro prese più to inalienabile di ciascuno a fare qualunque cosa, ave-
spettacolari vamo ben poche occasioni di fare granché. I nostri
allenandosi con una predecessori erano cresciuti nel mondo claustrofobico
professore fu accusato di aver fatto delle avances scor-
rette a una laureata del suo dipartimento. Sembra che
l’avesse seguita in un ripostiglio per dichiararle i suoi
sentimenti. Messo alle strette, il professore confessò
tutto, pregandomi di non dirlo a sua moglie. Non sape-
vo bene che pensare: il giovanotto si era comportato da
stupido, ma non si trattava certo di un’intimidazione e
non aveva neppure oferto promozioni in cambio di fa-
vori. Eppure ebbe lo stesso un richiamo formale. Di
fatto la sua carriera fu rovinata: il dipartimento in se-
guito gli negò la cattedra perché nessuna donna voleva
seguire i suoi corsi. Nel frattempo, alla sua vittima ve-
niva proposta la solita assistenza psicologica.
Qualche anno dopo, fui convocato dall’uicio lega-
le dell’università. Volevano sapere se ero disposto a
testimoniare per la difesa in una causa contro la New
York university intentata proprio da quella ragazza.
“Noti bene”, mi ammonì l’avvocato. “In realtà lei è un
‘lui’, e ha querelato l’università perché non ha tenuto
conto delle sue esigenze in quanto travestito. Vogliamo
vincere la causa ma non dobbiamo essere giudicati in-
sensibili”.
osì mi presentai davanti alla corte su-

C
bambina di due anni. di Ricorda con rabbia. Prigionieri dei limiti che erano prema di Manhattan per spiegare tutta
“Stavamo giocando”, stati educati a rispettare, potevano provare a sedurre la complessità delle molestie accade-
ha dichiarato Young,
una giovane impiegata o una studentessa, ma erano miche a una sconcertata giuria di
“e non le abbiamo
istintivamente legati alle regole: non si aspettavano di idraulici e casalinghe. L’avvocato della
fatto del male. Non
piangeva neanche”.
poter vivere le loro fantasie. Noi, invece, non sapevamo studentessa mi incalzava: “Non aveva
La bambina è stata distinguere le nostre fantasie dalla vita quotidiana. Il pregiudizi nei confronti della mia cliente a causa della
ricoverata con gravi solipsismo degli anni sessanta – “fate l’amore non la sua preferenza di identità transgender?”. “Non vedo
escoriazioni in tutto il guerra”, “fa’ quello che vuoi”, “lasciati andare” – di- come avrei potuto”, fu la mia risposta. “Credevo che
corpo e una gamba strusse sicuramente i tabù. Ma annebbiò anche la co- fosse una donna, non era forse quello che voleva che
rotta. Arrestati, i due scienza: nulla era proibito. pensassi?”. L’università vinse la causa. In un’altra occa-
hanno chiesto di Nel 1981, poco dopo essere arrivato a Oxford, invi- sione, una studentessa mi accusò di averla discrimina-
essere rilasciati tai a cena una studentessa e il suo ragazzo. Mia moglie ta perché non mi aveva oferto favori sessuali. Quando
quanto prima per
e io vivevamo in un paesino di campagna e quando la il difensore civico del dipartimento – una signora dalle
poter vedere il loro
coppia arrivò stava nevicando molto forte. Dovevano impeccabili credenziali progressiste – indagò sulla que-
arresto in televisione:
mentre lo portavano
per forza restare a dormire da noi. Io indicai con indif- stione, risultò che la querelante si era sentita insultata
in carcere Young ferenza la minuscola stanza degli ospiti con il letto ma- perché non l’avevo invitata a seguire il mio seminario:
aveva gridato ai trimoniale e augurai loro buona notte. Solo dopo mi considerava scontato che le donne ammesse a parteci-
cameraman “Sono capitò di chiedermi se andassero a letto insieme. Quan- parvi dovessero ricevere (e ofrire) un trattamento di
famoso!”. do allusi delicatamente alla questione, qualche giorno favore. Spiegai che erano semplicemente più brave. La

86 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

ragazza ne fu sconvolta: l’unica forma di discriminazio-
ne che riusciva a immaginare era sessuale. Non le era
mai venuto in mente che potessi semplicemente essere
elitario.
La storia è illuminante. Parlando con gli studenti
europei di letteratura sessualmente esplicita – Milan
Kundera, per fare un esempio scontato –, li ho sempre
trovati a loro agio nel discutere l’argomento. Invece i
giovani statunitensi di entrambi i sessi – di solito così
spigliati – cadono in un silenzio nervoso: sono restii ad
afrontare la questione per paura di superare i limiti del
consentito. Eppure il sesso o – per usare un termine più
attuale – “il genere” è la prima cosa che gli viene in
mente quando cercano di spiegare il comportamento
degli adulti nel mondo reale. Qui, come in molti altri
campi, abbiamo preso gli anni sessanta troppo sul se-
rio. La sessualità (o il genere) è mistiicante sia quando
diventa una issazione sia quando la neghiamo. L’idea
di sostituire il genere (o la razza o l’etnia o “me”) alla
classe sociale o alla categoria di reddito poteva venire
in mente solo a gente per cui la politica era un passa-
tempo ricreativo, una proiezione dell’io nell’universo
mondo.
Perché tutto dovrebbe riguardare “me”? Le mie is-
sazioni sono forse signiicative per la repubblica? Le
mie esigenze personali rimandano per deinizione a
preoccupazioni più ampie? Cosa diavolo signiica dire
che il personale è politico? Se tutto è politico, allora
niente lo è. Mi torna in mente la lezione di Gertrude
Stein a Oxford sulla letteratura contemporanea. “Cosa
dice della questione femminile?”, chiese qualcuno. La
risposta della Stein dovrebbe essere scritta a caratteri
d’oro sulla bacheca di ogni college da Boston a Berke-
ley: “Non tutto riguarda tutto”.
I ritornelli scherzosi della nostra adolescenza sono
diventati uno stile di vita per le generazioni successive.
Almeno negli anni sessanta sapevamo, qualunque cosa
dicessimo, che il sesso era sesso. Però quello che è suc-
cesso dopo è colpa nostra. Noi di sinistra, accademici,
insegnanti, abbiamo lasciato la politica a gente più in-
teressata al potere vero che alle sue implicazioni meta-
foriche. Il politicamente corretto, la politica di genere
e, soprattutto, l’ipersensibilità per i sentimenti feriti
(come se ci fosse un diritto a non essere ofesi): sarà
questa la nostra eredità.
Perché non dovrei chiudere la porta del mio uicio
o portare a teatro una studentessa? Se esito, non è per-
ché ho interiorizzato il peggior tipo di autocensura im-
posta dalla comunità, prevedendo la mia colpa molto
prima di essere accusato e dando agli altri un esempio
di vigliaccheria? Sì: e anche solo per queste ragioni non
vedo niente di sbagliato nel mio comportamento. Ma
se non fosse per la presunzione elitaria dei miei anni di
Oxbridge, anch’io potrei non avere il coraggio delle mie
convinzioni, pur essendo pronto ad ammettere che la
miscela volatile di arroganza intellettuale ed eccezio-
nalismo generazionale può alimentare illusioni di in-
vulnerabilità.
In efetti, è proprio questa sensazione di avere dirit-
to a tutto, portata agli estremi, che aiuta a spiegare le
trasgressioni autodistruttive di Bill Clinton o il fatto che
Tony Blair è convinto di aver fatto bene a mentire per
partecipare a una guerra di cui solo lui riusciva a capire
la necessità. Ma vi prego di notare che malgrado la
sfrontatezza dei loro amorazzi e delle loro idee, Clinton
e Blair – come Bush, Brown e tanti altri della mia gene-
razione – sono ancora sposati con la loro prima vera ra-
gazza. Io non posso dire altrettanto. Ho divorziato nel
1977 e poi di nuovo nel 1986, ma per altri versi il curioso
cocktail di comportamenti radicali e tradizionalismo
familiare tipico degli anni sessanta ha intrappolato an-
che me. E allora, come riuscii a eludere la polizia anti-
molestie che sicuramente era sulle mie tracce quando
incontravo di nascosto la mia ballerina dagli occhi lu-
minosi?
Caro lettore, la sposai. u gc

Scuole Tullio De Mauro

Zoccoli e competenze

“’E parole ’e ssape, ma nun ’e ssa-
pe accucchià”: un ironico detto na-
poletano orienta in una questione
che non tocca solo gli studiosi di
scienze dell’educazione. Si tratta
di proporre che le scuole d’oggi,
operanti in società sempre più
complicate e innovative, distin-
guano e coltivino quel che fuori
delle scuole appare rilevante. Si
coltivino le conoscenze, il “saper
parole”, ciò che tecniche, discipli-
ne, scienze accumulano; ma guai
se non si formano le abilità, i life
skills, le capacità di mettere a frutto
le conoscenze in situazioni nuove.
La conoscenza delle parole non
basta, suggerisce il detto napoleta-
no: è un prerequisito, ma poi biso-
gna imparare ad accocchiarle, met-
terle insieme in situazioni inedite e
in modo creativo.
La questione è decisiva per co-
struire scuole che formino oggi
l’intelligenza critica e la coscienza
civica di tutte e tutti. Perciò la di-
stinzione, evocata in diversi testi di
legge, anche italiani, è rimbalzata
ino alla dichiarazione del parla-
mento europeo (26 novembre
2006) e a un’accurata legge fran-
cese del 2005 che impone, dal
2011, prove di veriica del raggiun-
gimento di uno “zoccolo minimo”
di competenze indispensabili in
uscita dal collège. Se ne occupano
in Francia parlamento e classe po-
litica, con apporti invidiabili di di-
scussioni e approfondimenti, se ne
occupano gli ultimi numeri (giu-
gno 2010) dei Cahiers pèdagogi-
ques. Le scuole secondarie non de-
vono dare solo conoscenze disci-
plinari, che svaporano con il tem-
po, ma competenze durevoli. u

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 87

Scienza e tecnologia
Se il pilota rimane a terra

Paul Marks, New Scientist, Gran Bretagna

Alcuni paesi stanno valutando
MArC ABeL (PICTUreTANk)
la possibilità di aprire lo spazio
aereo civile anche ai droni.
è un primo passo verso i voli
di linea su aerei comandati
a distanza

alireste su un aereo senza pilota?

S Non è una domanda senza fonda-

mento. A giugno la Federal avia-
tion administration (Faa) statuni-
tense ha compiuto un piccolo passo sulla
strada che potrebbe portare all’automazio-
ne totale degli aerei di linea. La Faa ha com-
missionato alla Insitu di Bingen, ailiata
della Boeing, e alla New Jersey air national
guard un’indagine su come i voli di linea
possano condividere lo spazio aereo con gli
Unmanned aerial vehicle (Uav), aerei senza
pilota comandati a distanza. In Gran Breta-
gna il programma di ricerca Astraea 2 ha
obiettivi simili. Lo scopo è permettere agli
Uav di condividere lo spazio aereo con i voli
civili invece di doverne liberare una parte
per ogni volo pilotato a distanza, come suc-
cede ora. Se da un lato questa separazione
ha impedito le collisioni, dall’altro ottenere
l’autorizzazione ogni volta richiede tempo
e questo impedisce di usare gli Uav con po-
co preavviso.
Per usare lo spazio aereo civile, gli Uav
dovranno poter rilevare la presenza di altri
velivoli ed evitare il contatto. I controllori di
volo, poi, avranno bisogno di metodi eica-
ci per gestire questi droni, i cui piloti a di-
stanza potrebbero essere lontani centinaia
di chilometri. Perché aprire i cieli agli aerei
telecomandati? Innanzitutto per aumenta-
re, a costi relativamente bassi, il controllo
dei conini, spiega Lambert Dopping-He-
penstal, uno dei responsabili del progetto
Astraea 2. I droni potrebbero essere usati
anche per la sorveglianza, la ricerca e il sal-
vataggio, e il monitoraggio dei raccolti.
Ma non basta. Quando gli Uav saranno
in grado di evitare i voli di linea, potrebbero
diventare anche aerei cargo: “Le compa-
gnie aeree per il trasporto merci farebbero
volentieri a meno dei piloti. Il risparmio su
stipendi, pensioni e assistenza sanitaria sa-
rebbe enorme”, commenta Mary Cum-
mings, ex pilota di caccia della marina mili-
tare americana, che ora studia come auto-
matizzare l’aviazione al Massachusetts in-
stitute of technology. In realtà, alcuni Uav
sono già grosse bestie da carico: il più gran-
de Gobal Hawk della Northrop Grumman
ha un’apertura alare di 38 metri, simile a
quella del Boeing 737.
Sistemi di sicurezza
Gli aerei di linea usano il Traic alert and
collision avoidance system (Tcas), un “si-
stema collaborativo di allerta del traico ed
elusione di collisione”, con cui le radiotra-
smittenti di ogni aereo annunciano posizio-
ne, altitudine e rotta. Il sistema dà un qua-
dro di cosa c’è nello spazio aereo di un veli-
volo e calcola i rischi di collisione. Se viene
individuato un rischio, una voce sintetica
dice all’equipaggio di prendere o perdere
quota. “Gli Uav dovranno rispondere ai se-
gnali di allarme del Tcas”, spiega Dopping-
Hepenstal. Ma se ci sono aerei senza Tcas,
la situazione si complica. Alcuni “potrebbe-
ro essere in silenzio radio o avere segnali
elettromagnetici bassi, diicili da rilevare”,
spiega. e qui entrano in gioco gli elementi
“non collaborativi”. Astraea sta sviluppan-
do una serie di sensori che segnalino agli
Uav la presenza di un altro aereo. “L’uso di
vari metodi anticollisione è l’approccio più
sicuro”, dice Noel Sharkey, un ingegnere
dell’università di Sheield, Gran Bretagna.
“Ma se c’è un imprevisto? La creatività
umana può evitare problemi mai insorti pri-
ma”. e poi, “che succede se si perde il colle-
gamento radio con il pilota a distanza?”.
Di tanto in tanto perino una tecnologia
aidabile come quella del Tcas viene meno,
e la cosa preoccupa Peter Ladkin, un inge-
gnere di sistemi di sicurezza dell’università
tedesca di Bielefeld: “Far volare gli Uav nel-
lo spazio aereo civile ha forti implicazioni
politiche, legali e sociali. Non è solo una
questione tecnologica”. Le conseguenze di
un incidente mortale causato da un guasto
della tecnologia di rilevamento di uno Uav
sarebbero enormi, aggiunge Ladkin.
Ma Cummings è sicura che i potenziali
risparmi saranno convincenti: “Se un volo
di andata e ritorno da Boston a Los Angeles
sul primo aereo di linea telecomandato co-
stasse solo cinquanta dollari, la gente fareb-
be carte false per prenderlo”. u sdf

88 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

 Il pianeta visto dallo spazio
Har nuur, in Mongolia
EArTHobSErvATory/NASA
u Nel paesaggio arido della
Mongolia occidentale, le dune
di sabbia intrecciate corrono da
est a ovest. Un nastro di sabbia
lungo duecento chilometri si
estende dalla zona a sud del la-
go Khyargas ino al più piccolo
lago Telmen nuur. In mezzo, le
dune passano accanto ad Har
nuur, il “lago Nero”.
Questa foto è stata scattata il
12 giugno 2010 dall’Advanced
land imager a bordo del satellite
Earth observing-1 della Nasa.
Le dune di sabbia color cam-
mello s’increspano lungo la
sponda settentrionale del baci-
no. Su quella meridionale, inve-
ce, si avvicinano all’acqua solo
in due punti. Una distesa sab-
biosa triangolare cinge Har nu-
ur a est e una lingua di sabbia si
protende nel lago a ovest,
aprendosi un varco in una fessu-
ra tra i monti vicini. Tutte le du-
ne, però, fanno parte di un più
grande insieme che arriva quasi
a circondare il lago.
Har nuur si trova nella valle
dei Laghi della Mongolia occi-
dentale. Circondata da molte
catene montuose, la valle ospita
i resti di antichi bacini, dune e
paludi saline. Come altri laghi
Un’immagine dell’Har nu-
ur, nella valle dei Laghi, in
Mongolia occidentale. I ba-
cini della regione fanno
parte di una serie di grandi
paleolaghi che, con l’arrivo
di un clima più arido, han-
no cominciato a ridursi cin-
quemila anni fa.
u
Internazionale 854 | 9 luglio 2010
della zona, anche Har nuur è un
bacino chiuso alimentato dalle
precipitazioni.
In questa parte del pianeta
prevalgono le estati torride e
asciutte, battute da frequenti
venti caldi che soiano da nor-
dovest. Sono i venti a spingere
le dune verso est oltre l’Har nu-
ur e i monti vicini. Le dune lun-
ghe e sottili che si protendono
nel lago sono una caratteristica
persistente: erano infatti già
evidenti nelle foto scattate nel
2006 dagli astronauti della Sta-
zione spaziale internazionale.
–Michon Scott
89
Scienza e tecnologia
Ethical living
Acqua
riciclata
Anche se quest’anno è piovu-
to molto, è comunque bene li-
mitare gli sprechi di acqua.
Molto dipende dalle società di
gestione delle reti idriche, che
dovrebbero fare qualcosa di
più per ridurre le loro enormi
perdite, ma si può comunque
contribuire a proteggere l’am-
biente riducendo gli sprechi
in casa propria. E poi, fare at-
tenzione al contatore fa anche
risparmiare, scrive il quotidia-
no The Guardian, che mette
insieme una serie di consigli
per diminuire i consumi e af-
frontare nel modo più soste-
nibile l’estate.
Un primo passo è munirsi
di una pompa che permette di
riutilizzare l’acqua di scolo.
Per esempio, l’acqua usata per
lavare le verdure nel lavello
può essere riciclata per innaf-
iare il giardino. Le persone
più attente raccolgono anche
l’acqua fatta scorrere in attesa
che diventi calda. Ma la verità
è che il sistema idraulico delle
case non è pensato per il recu-
pero dell’acqua. La strategia
migliore è quindi ridurre i
consumi. Fare la doccia inve-
ce del bagno è un consiglio
classico, anche se la portata
del lusso di alcune docce di
oggi è molto elevata. Forse si
potrebbe ridurre il numero
delle docce. Un settore in cui
si possono tagliare i consumi
con pochi sacriici personali è
il giardino. Per esempio, si
può lasciare più alta l’erba del
prato e scegliere piante resi-
stenti alla siccità. Purtroppo,
il consumo domestico dovuto
al giardino è solo il 6,6 per
cento del totale, mentre per
lavarsi si utilizza il 33,7 per
cento dell’acqua e per lo
sciacquone il 28,1 per cento.
90 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
Salute
Vivere a Gaza
The Lancet, Gran Bretagna
ESA
Un anno e mezzo dopo la ine IN BREVE
dell’ofensiva israeliana a Gaza, nel Astronomia Il satellite Planck
gennaio del 2009, The Lancet dell’Esa ha inviato le prime im-
pubblica i risultati di uno studio sulle magini del cielo, ripreso misu-
condizioni di vita nella Striscia. La rando le microonde. Le osserva-
zioni sono le più nitide mai otte-
comunità medica palestinese e la
nute e serviranno a studiare
rivista scientiica, che ospita uno
quello che rimane della più anti-
speciale sulle condizioni di vita dei ca luce dell’universo, dovuta ai
palestinesi a Gerusalemme Est, in primi fotoni che si sono creati
Cisgiordania, a Gaza e della diaspora, continueranno a 380mila anni dopo il big bang.
impegnarsi per migliorare la salute della popolazione, ma Al centro dell’immagine è visi-
afermano che il compito sarà più diicile che mai. bile la Via Lattea, che oscura gli
Dall’analisi a campione svolta a Gaza emerge che durante altri dettagli.
Genetica La capacità dei tibe-
la guerra il 31 per cento degli abitanti è dovuto scappare. Il
tani di vivere sopra i quattromila
38 per cento delle case è stato distrutto parzialmente, e l’1 metri con poco ossigeno dipen-
per cento completamente. Il 74 per cento di queste de da una serie di mutazioni ge-
abitazioni non è stato ricostruito. Oggi, il 72 per cento delle netiche recenti. Dall’analisi
famiglie sopravvive solo con gli aiuti. L’85 per cento delle comparata del genoma di 50 ti-
persone percepisce un forte livello di insicurezza, paura e betani con quello di 40 cinesi di
minaccia, mentre il 92 ritiene che la causa della soferenza etnia han è emerso che i tibetani
si sono separati dall’etnia cinese
sia soprattutto l’assedio, l’occupazione israeliana (90 per
dominante 2.750 anni fa. In que-
cento), l’ultima guerra (85), le lotte interne palestinesi (83). sto arco di tempo hanno accu-
Tra i bisogni primari emergono la necessità di ricostruire mulato mutazioni in più di 30
le case (58), trovare un reddito (75) e provvedere ai servizi geni, per metà legati al metabo-
essenziali (56). u lismo dell’ossigeno.
Davvero? Anahad O’Connor
Voglia di ghiaccio
La voglia di ghiaccio è se- In casi estremi alcune perso- in cui il ferro e altri minerali
gno di anemia? ne con anemia non diagno- vengono assorbiti con più
sticata e pagofagia hanno in- facilità: circa un terzo dei
Negli ultimi anni il desiderio gerito molti sacchetti o va- pazienti sviluppa carenza di
smodato di ghiaccio legato schette di ghiaccio in un ferro o di vitamina B12. Un
all’anemia, soprattutto nella giorno solo: il problema di caso descritto nei Mayo Cli-
sua forma più comune da solito sparisce con una cura nic Proceedings del 2008
carenza di ferro, è entrato di ferro. Alcuni studi della parlava di una donna che
nella letteratura medica. Gli Northwestern university dopo l’intervento era stata
scienziati non capiscono del hanno dimostrato che la vo- sorpresa nel cuore della not-
tutto il nesso, ma alcuni so- glia di ghiaccio è un efetto te con la testa nel freezer a
spettano che il consumo collaterale di un intervento mangiare il ghiaccio.
compulsivo di ghiaccio, det- chirurgico per perdere peso. Conclusioni. La voglia ano-
to pagofagia, attenui l’in- La procedura, nota come mala di ghiaccio può essere
iammazione alla bocca cau- Roux-en-Y, prevede un sintomo di anemia.
sata dalla carenza di ferro. bypass intestinale nel tratto The New York Times
Sudafrica I Mondiali di calcio
Grandi opere per i Mondiali
a Johannesburg
Nuove costruzioni
Costruzioni riadattate o ampliate
Costruzioni programmate
e non ancora realizzate
Aree pubbliche attrezzate
per vedere le partite
Nuova linea ferroviaria (Gautrain)
Terminata
In costruzione
Lavori di riqualiicazione
Riqualiicazione programmata
e non ancora realizzata
Stadio
Dobsonville
Doornkop
Teatro di Soweto
Protea
Vl
ak
Lenasia
fon
tein
Densità di popolazione (2001)
Abitanti per chilometro quadrato
0 1.000 3.500 7.000 14.000 23.000
Fonti: Palmer development group, “Developing a proile of urban poverty in the city of Johannesburg”, 2004; City of Johannesburg, “Regional spatial development framework, 2008-2009”, (joburg.org.za);
Aveng group & Fm research; abahlali.org; D. McDougall, “Homeless carted out of Cape Town and Johannesburg for World Cup”, The Times, 2009; F. Rabkin, “Evictees win temporary reprive”, Business
News, 2010; A. Cox, “R348 million allocated to Gautrain”, Business report, 2010; Cohre, “Any room for the poor?”, 2005, e “The business of survival”, 2009; Censimento 2001 (statssa.gov.za); ricerche e
osservazioni sul campo.
In breve
Frane Tredici persone sono
morte travolte da una frana in
una miniera d’oro illegale a
Dunkwa-on-Oin, nel sud del
Ghana.
Terremoti Un sisma di ma-
gnitudo 6,2 sulla scala Richter
ha colpito il sud del Messico,
causando la morte di una per-
sona. Altre scosse sono state
registrate in Cile, in Giappone,
a Vanuatu e a Taiwan.
Cicloni Tre persone sono
Stadio Ruimsig
Princess
Riverlea
Stadio
Orlando
StadioElkah
Parco
Wetlands
Piazza
Walter Sisulu
Klipspruit
Emarginazione sociale
Aree in cui più del 70%
della popolazione è disoccupata
Aree in cui più del 60% della popolazione vive
con meno di 800 rand al mese (circa 60 euro)
morte nel passaggio della tem-
pesta tropicale Alex sul nordest
del Messico. In precedenza la
tempesta aveva ucciso undici
persone in America centrale.
Alluvioni Il bilancio delle
alluvioni che hanno colpito la
Romania è salito a 25 morti.
Siccità Il Programma ali-
mentare mondiale (Pam) ha
raddoppiato gli aiuti alimentari
per 4,7 milioni di persone col-
pite dalla siccità in Niger.
ia
tor
Pre
Aer
O. R oporto
. Tam
bo
Parco Alexandra
Innesfree
i
len
rhu
Piazza Stadio
Ek u
M. Fitzgerald Ellis Park
Pennyville Stazione ferroviaria
Fleurhof
NIEVES LÓPEZ IZQUIERDO E FRANCESCO GASTALDON/CARTOGRAFARE IL PRESENTE, 2010
Stadio Soccer City
Stadio Rand
South Hills Makause
Centro
Diepkloof polivalente
Centro sportivo
Riorganizzazione dello spazio urbano
Centro urbano Soweto
Aree di gentriicazione Principali aree
industriali e commerciali
Insediamenti informali
Sgomberi (insediamenti e venditori informali, ediici
occupati abusivamente, senzatetto)
Progetti di edilizia popolare
Trasferimenti forzati di popolazione
Proteste ed episodi di resistenza popolare
Trasferimento di popolazione fallito in seguito alle proteste
Elefanti Un elefante bianco anni, mentre quelle più asocia-
molto raro, considerato un li morivano già a sette.
simbolo di buona fortuna, è
stato catturato in Birmania. Uccelli Gli uccelli dei paesi
L’animale sarà consegnato al caldi hanno il becco più gran-
capo della giunta militare al de. I ricercatori hanno misura-
potere, Than Shwe. to la lunghezza del becco di 214
specie di uccelli e l’hanno con-
Babbuini I legami duraturi frontata con la temperatura
allungano la vita, scrive Cur- minima del loro habitat. Si è vi-
rent Biology. Studiando i bab- sto che il clima inluenza le di-
buini della riserva Moremi Ga- mensioni del becco. In efetti,
me, in Botswana, si è visto che scrive l’American Naturalist,
le femmine con le interazioni già si sapeva che il becco serve
più forti vivevano almeno dieci a dissipare calore.
Internazionale 854 | 9 luglio 2010 91
 Economia e lavoro
LARS TUNBJORK (VU/BLOBCG)
Troppi capi in uicio
The Economist, Gran Bretagna
In passato nelle imprese c’erano
solo poche persone a capo di
qualcosa. Oggi abbondano le
nomine, spesso con titoli senza
senso. Un fenomeno che
danneggia il mercato del lavoro
im Jong-il, il dittatore della
K Corea del Nord, non detta
spesso legge in fatto di moda.
Ma c’è un settore in cui è stato
chiaramente un pioniere: l’inlazione dei
titoli onorifici. Kim, infatti, può vantare
1.200 qualiiche uiciali, tra cui divinità
protettrice del pianeta, generale sempre
vittorioso e stella polare del ventunesimo
secolo. La nostra è un’epoca caratterizzata
dall’inlazione dei titoli professionali. Or-
mai chiunque è capo o presidente di qual-
cosa. Sono stati introdotti perino dei neo-
logismi, uptitling e title-luing, per indica-
re la tendenza a cambiare nome a un uicio
per farlo sembrare più importante.
Il problema parte dai vertici. Fino a po-
co tempo fa le imprese avevano appena
due o tre persone a capo di qualcosa. Ora
ne hanno decine. Certe aziende hanno più
92 Internazionale 854 | 9 luglio 2010
di un amministratore delegato: la Cb Ri-
chard Ellis, un’azienda immobiliare, ne ha
quattro. Altre nominano direttori in ogni
ambito, dalla cultura ino alla diversità. La
Southwest Airlines ha un responsabile ca-
po di Twitter, mentre la Coca-Cola e la
Marriott hanno un blogger capo. Nel setto-
re bancario quasi tutti gli impiegati, dal re-
sponsabile dello sportello informazioni in
su, sono presidenti di qualcosa.
Sul social network LinkedIn il numero
degli utenti con un titolo di vicepresidente
si è quadruplicato tra il 2005 e il 2009. Nel-
lo stesso periodo il tasso d’inlazione dei
presidenti è stato del 312 per cento e quello
dei capi del 275 per cento. La bolla dei titoli
professionali si sta goniando anche tra i
sottoposti: la International association of
administrative professionals (un tempo
nota come National secretaries associa-
tion, associazione nazionale delle segreta-
rie) conta tra i propri iscritti più di cinque-
cento titoli professionali.
Che succede? La spiegazione più imme-
diata è data dalla recessione: i dirigenti di-
stribuiscono titoli sempre più fantasiosi per
rimediare all’impossibilità di dare premi e
aumenti salariali. Ma ci sono anche fattori
strutturali, tra cui la crescente complessità
delle aziende. Molte imprese non hanno
solo un presidente e un vicepresidente per
ogni linea di prodotto, ma ne nominano
altri anche per ogni zona di attività. È così
che su certi biglietti da visita si legge: vice-
presidente del settore fotocopiatrici Asia-
Paciico.
Paradossalmente anche la moda del li-
vellamento delle gerarchie fa proliferare i
titoli professionali senza senso. I dipen-
denti aspirano a cariche altisonanti che
danno l’impressione di aver fatto carriera.
Ai manager che non hanno più nessuno da
coordinare vengono riilati titoli goniati,
un po’ come quei matusalemme della poli-
tica britannica nominati cancellieri del du-
cato di Lancaster. Dai piani dirigenziali in
giù, tutti ambiscono a rimpolpare il curri-
culum per sventare il pericolo del licenzia-
mento.
Qualiiche spiritose
Le aziende individuano i titoli professiona-
li più fantasiosi anche per seguire delle mo-
de. Dall’ultima tendenza ambientalista
derivano orde di alti funzionari della soste-
nibilità. Il settore high-tech statunitense
trabocca di personaggi con un debole per le
qualiiche “spiritose”. Steve Jobs, per esem-
pio, si deinisce “capo onnisciente”, men-
tre i fondatori di Yahoo!, Jerry Yang e David
Filo, preferiscono chiamarsi “chief Yahoo”.
Migliaia di informatici si attribuiscono de-
inizioni come guru, evangelista o ninja.
Ma, come in altri ambiti, anche in que-
sto caso stanno conquistando il primato i
paesi in via di sviluppo, soprattutto l’India
e la Cina. Le aziende di questi paesi hanno
cominciato a escogitare cariche sconcer-
tanti come “specialista dei rapporti con
l’esterno”, oltre a celebrare riti pubblici
perino per promozioni come quella da aiu-
to vicedirettore a primo aiuto vicediretto-
re.
L’inlazione delle cariche professionali
ha molto in comune con quella valutaria:
produce beneici di breve durata e danni
persistenti. Le persone cominciano a dii-
dare dei titoli e il mercato del lavoro risulta
opaco. Che valore ha la carica di “control-
lore visivo della multipiattaforma e del
portfolio” alla Bbc? Queste bizzarre onori-
icenze rischiano di rendere superlui i di-
pendenti: un’azienda potrà pure esitare a
licenziare un consulente informatico, ma
che dire di un capofacilitatore? Dopotutto
il senso dell’inlazione è che tende a svalu-
tare tutto quel che tocca. u fp
iSRaele
Stati Uniti
gli afari
con la Turchia Ricette per il lavoro

MUNIR UZ ZAMAN (AFP/Getty IMAGeS)

Le relazioni tra Israele e turchia
sono in crisi dal 31 maggio,
quando i militari israeliani han-
no assaltato una nave turca che
trasportava aiuti umanitari a
Gaza. Nonostante tutto, scrive il
New York Times, “i due paesi
continuano a fare afari come al
solito”. Gli accordi commerciali
tra tel Aviv e Ankara non si li-
mitano alle forniture belliche,
ma riguardano anche diversi
settori civili, dal tessile ai siste-
mi di irrigazione. Nel 2009 il va-
lore degli scambi ha raggiunto i
tre miliardi di dollari.
in bReve
Ucraina Il Fondo monetario in-
ternazionale ha accordato a
Kiev aiuti per 15 miliardi di dol-
lari nei prossimi due anni e
mezzo. L’intervento si è reso ne-
cessario dopo i disastrosi risul-
tati registrati nel 2009 dall’eco-
nomia ucraina: l’anno scorso il
pil è calato del 15 per cento.
il numero Tito Boeri
Bloomberg BusinessWeek, Stati Uniti
Negli ultimi quarant’anni, nella
Silicon valley sono nate centinaia di
aziende high-tech, e alcune – come
Intel e Google – sono diventate dei
colossi. Ma, per ridurre i costi e bangladeSh
mantenere alto il livello dei proitti, la rivolta
la produzione è stata gradualmente
delle sartorie
trasferita all’estero, soprattutto in
Cina. Oggi in Asia l’industria dei I lavoratori del settore dell’abbi-
computer dà lavoro a 1,5 milioni di persone, dieci volte di gliamento protestano da quasi
più rispetto agli Stati Uniti. “Cos’è successo?”, si chiede un mese per ottenere un au-
Andy Grove, ex amministratore delegato di Intel, dalle mento in busta paga. In Bangla-
pagine di Bloomberg Business Week. Gli Stati Uniti desh, scrive la Süddeutsche
Zeitung, questo comparto dà
hanno enfatizzato troppo il lancio delle idee
lavoro a 2,5 milioni di persone,
imprenditoriali, spiega Grove, trascurando la produzione in gran parte donne, che ricevo-
su scala industriale, che richiede investimenti maggiori no un salario minimo di 19 euro
ma crea più posti di lavoro. In questo modo il paese rischia al mese. A causa del costo cre-
di ritrovarsi con una ristretta classe di manager e tecnici scente della vita, il 19 giugno i
sindacati hanno chiesto un au-
strapagati e un’enorme massa di disoccupati. L’industria,
mento di 38 euro. Da allora si ri-
inoltre, potrebbe perdere la capacità di sviluppare idee e
petono nel paese le azioni di
stare al passo con le nuove tecnologie, come sta
protesta: il 30 giugno 15mila
succedendo nel settore delle batterie e dei pannelli solari, operai hanno manifestato nella
inventati negli Stati Uniti e oggi prodotti in Cina. u capitale Dhaka, ma durante il
corteo ci sono stati duri scontri
con la polizia (nella foto). Gli
scioperi hanno paralizzato la
produzione di 700 fabbriche.

20% di disoccupazione giovanile Gli imprenditori sostengono

A maggio il tasso di disoccu-
pazione giovanile in europa
era del 20 per cento. La crisi
non aveva mai colpito così du-
hanno aumentato solo la les-
sibilità del mercato del lavoro.
Bisogna, quindi, completare le
riforme, riducendo il dualismo
che, accettando le richieste dei
sindacati, le aziende bangladesi
rischiano di perdere le commes-
una riforma che abbassa i con- se di molti clienti occidentali.
tributi previsti per i contratti a
tempo indeterminato. Ma
questa misura non basta a ri- Svezia

ramente i giovani: in Spagna la
disoccupazione giovanile è al
40 per cento, in Italia al 30 per
cento e in Francia al 25. Biso-
gna agire subito se non si vuo-
le lasciare per strada un’intera
generazione.
I livelli più alti di disoccu-
pazione giovanile si registrano
nei paesi dove le riforme del
lavoro cominciate negli anni
ottanta sono rimaste incom-
plete. In molti casi sono stati
introdotti cambiamenti che
tra chi è tutelato e chi non lo è.
Un esempio signiicativo è la
Spagna, dove l’anno scorso nel
settore delle costruzioni, mes-
so in ginocchio dallo scoppio
della bolla immobiliare, l’oc-
cupazione è scesa del 25 per
cento, con un picco del 35 per
cento tra i lavoratori a tempo
determinato, mentre i salari
reali dei lavoratori a tempo in-
determinato sono cresciuti del
4 per cento. Il 16 giugno il go-
verno spagnolo ha approvato
solvere il dualismo del merca- Previsioni
to del lavoro spagnolo.
La strategia migliore è
di crescita
quella di garantire una tutela
La Svezia, insieme a Norvegia e
progressiva del lavoro, mante-
Danimarca, si sta dimostrando
nendo una lessibilità maggio- una delle poche certezze
re nella fase di assunzione e dell’economia europea, scrive il
facendo crescere il grado di tu- Financial Times. Quest’anno
tela a mano a mano che i lavo- il governo prevede che il pil cre-
ratori completano il percorso scerà del 3,3 per cento. La ten-
verso il contratto a tempo in- denza positiva continuerà nei
determinato. I dettagli posso- prossimi anni: il pil aumenterà
no essere deiniti in accordo del 3,8 per cento nel 2011 e del
con le legislazioni nazionali. u 3,9 per cento l’anno successivo.

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 93

Annunci

94 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

 Annunci

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 95

Strisce

be', se è così allora l'ipotesi è

molte persone credono che
tu sei la persona interessante...
siano i nostri pregi a farci
diventare quello che siamo, più affascinante
ma io credo che del mondo.
sia vero il contrario. hai capito
sono i nostri difetti che non
a renderci speciali. era un
complimento,
Neil Swaab, Stati Uniti

vero?
Mr. Wiggles
Joey Alison Sayers, Stati Uniti

MAMMA, MAMMA! ERO IN UN CAMPO DI MARGHERITE UN CAMPO DI MARGHERITE?

E IL LUPO MANNARO E IL VAMPIRO
HO FATTO UN INCUBO. E C'ERANO UN LUPO MANNARO È TERRIBILE!
INSEGUIRONO LA BAMBINA NEL
E UN VAMPIRO CHE MI INSEGUIVANO, CIMITERO DEGLI SPETTRI...
IO NON RIUSCIVO A CORRERE,
E POI C'ERA UN CANE...
Thingpart

IL GRANDE
LIBRO
DEGLI
INCUBI
PER
BAMBINI

Ehi, Ted. Mi domandavo se sapevi Forse ho capito, Johnny. Vedi, prima stavo E che mi dici del cane? Non respira più.
cos’è successo a quei colibrì sparpagliati spruzzando dell’insetticida, ma quei piccoletti Hai dato lo sciroppo anche a lei?
sul prato del mio cortile. per poco non soffocavano.
Max Cannon, Stati Uniti

Hmmm. Sono morti?

Red Meat

C’ho provato, ma quella vecchiona

No, respirano ancora. Ma sembrano in coma, Allora gli ho riempito la mangiatoia con dello era concentrata a leccare via
o qualcosa del genere. sciroppo per la tosse al sapore di ciliegia. il pesticida dai colibrì in coma.

senti, romulo, non

Gra. Gra.
Gra. offenderti, ma non
Gra. Gra.
Gra. capisco una parola
Gra. Gra.
Gra. di quel che dici.
Gra. Gra.
Gra.
Liniers, Argentina
Macanudo

96 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

 Rob Brezsny

L’oroscopo
COMPITI PER TUTTI
Cosa potresti fare in questo momento
per migliorare la tua vita?

CANCRO direzioni. A giudicare dalle coni- parte del tuo patrimonio che po-
Hai mai osservato il sorgere della luna con lo sguardo gurazioni astrali, direi che faresti trebbe risollevare le tue sorti?
talmente isso da vederla muoversi veramente? Ti sei bene a considerarle tutte impor-
tanti, utili e rinvigorenti. CAPRICORNO
mai seduto davanti a un bocciolo di rosa per tutto il
È vero che non c’è bellezza
tempo che impiega ad aprirsi? Queste esperienze somigliano a BILANCIA senza una “piccola imperfe-
un’esplosione di grazia che si rivela al rallentatore davanti ai tuoi È ora di mettere da parte zione”. Che alla base della forza
occhi. Spero che avrai la pazienza di dedicarle tutta la tua atten- tutte le scuse per non fare c’è sempre una “deviazione”. Che
zione perché in questo modo è più probabile che esprima a pieno del tuo meglio. Non c’è più nessun la “svolta sbagliata” è stata essen-
le sue potenzialità. Per avere più possibilità di coltivare questa motivo valido per sfuggire alla tua ziale per rimetterti sulla tua strada
magia sottile, evoca le immagini che ti appaiono in sogno. vera vocazione o per negarti una con coraggio. Non ho mai visto un
felicità più completa. Sei inal- esempio così eclatante di inciden-
mente pronto a vedere che i pre- ti fortunati, Capricorno. Forse non
ARIETE di essere”; 3) “Mi piacerebbe che ti sunti ostacoli al tuo successo sono te ne sei reso ancora conto – anche
Hai raforzato e stabilizzato accorgessi di quanto sono interes- funzionali al tuo successo: sono se spero che questo oroscopo ti
le tue fondamenta negli ul- sante, importante e unico”. Dato stimoli che ti renderanno così for- aiuterà a farlo – ma hai beneiciato
timi tempi, Ariete? Hai afondato che è un fenomeno molto difuso, te e intelligente da sconiggere di una strana forma di intervento
le radici, chiesto di più alle tue non hai bisogno di vergognarti, ogni circostanza. Perché sta suc- divino. Un buon modo per espri-
fonti e confermato i tuoi impegni soprattutto in questi giorni. Perciò cedendo proprio ora? Perché una mere la tua gratitudine sarebbe
iniziali? Spero di sì perché, astro- esci nel mondo e venditi, Gemelli. forza che agisce dietro le quinte raccontare ai tuoi amici come hai
logicamente parlando, è il mo- Con sfacciata innocenza e rilassa- (se vuoi puoi immaginare che sia fatto a scoprire che le imperfezio-
mento ideale per stringere un le- to godimento, fai vedere al mondo dio, il destino o il karma) sta spaz- ni sono perfette.
game più forte con tutto quello chi sei e perché sei importante. zando via le illusioni che inora ti
che ti sostiene. Hai il sacrosanto hanno dato una falsa idea di te ACQUARIO
dovere di insistere per poter avere LEONE stesso. Se fossi in te, griderei “alle- La tua rabbia potrebbe es-
tutto quello che può nutrire la tua Non sto dicendo che hai un luia!”, mi darei un pizzico sul se- sere una risorsa preziosa.
intelligenza emotiva e alimentare coraggio sovrumano, Leo- dere e una pacca sulla testa. Almeno in teoria, può essere lo
i tuoi progetti a lungo termine. ne, ma di sicuro in questi giorni ne stimolo che ti darà la lucidità e il
hai più del solito. La cosa più im- SCORPIONE coraggio necessari per operare
TORO portante per portare a termine i Nell’immediato futuro, dio cambiamenti costruttivi. Ma co-
Mi piace il modo in cui ti tuoi compiti, però, è la tua capaci- e la natura non avranno me farai a essere sicuro che la tua
stai contraddicendo, Toro. tà straordinaria di individuare le nulla da ridire se metterai tutte le rabbia serva a uno scopo superio-
Apprezzo il tuo essere incoerente, fantasie che ti spaventano e i modi tue uova nello stesso paniere, pur- re? Cosa dovrai fare per evitare
paradossale e capovolto. In questo più innovativi e pratici per afron- ché quel paniere sia solido e bello. che si traduca in uno sfogo impro-
modo sei uscito dalla routine nella tarle. Per questo hai ottime proba- Hai anche il permesso del cosmo duttivo? Per esempio, potresti
quale ti eri impantanato. Sei risul- bilità di sconiggere le tue paure. di mirare a un unico bersaglio, esprimere la tua rabbia in modo
tato più simpatico a quelle perso- Per dare il via a questa gloriosa purché sia all’altezza delle tue selettivo, senza scagliarla contro
ne che trovavano frustrante la tua impresa, ripeti dieci volte la frase: aspettative. In sintesi, Scorpione, tutto e tutti. Oppure potresti colti-
eccessiva concentrazione. È vero “Sono un guerriero astuto e com- devi concentrarti su un unico vare tanta empatia, gioia e amore
che hai anche seminato un po’ di passionevole che trova il lato di- obiettivo, al limite dell’ossessione per la bellezza da temperare la tua
caos in una situazione che prima vertente in ogni sida”. maniacale, purché tu sia ragione- rabbia una volta che si sarà scate-
era chiara e ben deinita, e questo volmente sicuro che l’oggetto di nata. Questo è il momento ideale
può aver infastidito gli intransi- VERGINE tanta devozione sia la tua versione per mettere in pratica i miei consi-
genti. Ma secondo me è una con- Mariann Grace, una delle personale del Santo graal. gli.
fusione salutare e feconda che alla mie lettrici della Vergine,
ine porterà a una svolta inaspetta- sta conducendo un progetto di ri- SAGITTARIO PESCI
ta. cerca che parte da due presuppo- Nelle prossime settimane Ti sei innamorato di tutti
sti. Il primo è un’idea che le ho hai più probabilità del soli- nelle ultime settimane? Sei
GEMELLI ispirato io: tutti gli esseri viventi to di ereditare un parco diverti- avvolto da tanto spericolato splen-
“Siamo tutti in ‘vendita’. hanno diritto a un rifornimento menti, un’isola tropicale o un alle- dore che a volte hai la sensazione
Cerchiamo di smerciare continuo di nuovi presagi. Per il vamento di maiali. C’è anche la di luttuare nell’aria? Secondo me,
ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

agli altri la nostra personalità, il secondo ha preso spunto dallo vaga probabilità che tu possa vin- hai bisogno di essere travolto da
internazionale.it/oroscopo

nostro talento e il nostro fascino”,
scrive Richard Grossinger nel suo
ultimo libro 2013. Condivido la sua
visione della natura umana. Ogni
tipo di rapporto richiede un po’ di
attività promozionale. Alla base di
ogni incontro c’è sempre uno di
questi presupposti: 1) “Voglio pia-
certi”; 2) “Sto cercando di farti
credere che sono quello che dico
scrittore Angus Stocking: “Inter-
preta i presagi sempre in modo fa-
vorevole”. Mariann sta quindi ve-
riicando il seguente approccio al-
la vita: “Interpreta tutto quello che
succede come un presagio positi-
vo”. Potresti fare anche tu questo
gioco la settimana prossima, Ver-
gine. Le coincidenze signiicative
ti pioveranno addosso da tutte le
cere la lotteria, trovare un anello
di diamanti per strada o essere se-
lezionato per un nuovo reality
show intitolato: “Cosa faresti se ti
regalassero dieci milioni di dolla-
ri?”. Ma è ancora più probabile che
tu riceva un’eredità il cui valore è
diicilmente quantiicabile. Ti sei
dimenticato per caso di sfruttare
qualche tuo diritto di nascita? Una
un vortice di amore incondiziona-
to. La disponibilità a lasciarti sol-
leticare e soprafare da una folle
ondata di libidinosa empatia è
fondamentale per la tua crescita.
Se non sta succedendo, cerca di
scoprire cos’hai fatto per ostacola-
re i sentimenti di violenta tenerez-
za con cui il cosmo muore dalla
voglia di riempirti.

Internazionale 854 | 9 luglio 2010 97

 L’ultima

LuckoVIch, the AtLANtA jouRNAL-coNStItutIoN, StAtI uNItI

“Non avrei mai dovuto fare quell’intervista con Rolling Stone”.
chARb, chARLIe hebDo, fRANcIA

chAppAtte, the INteRNAtIoNAL heRALD tRIbuNe, fRANcIA

Israele allenta il blocco di gaza. “chi vuole lo zucchero?”.
pAz & RuDy, págINA 12, ARgeNtINA

gRoSS

L’ex presidente argentino Duhalde. “che ingrati i tedeschi…

Quando dovevano nascondersi, da chi sono andati?”. “Va in bagno molto spesso. Dove hai preso i reni?”.

Le regole Ladri di biciclette

1 L’unico modo per essere sicuri è parcheggiarla in casa. 2 Ma se la porti in spalla ino al sesto piano, sappi
che non la userai mai più. 3 Alle brutte togli il sellino e inilalo in borsa. 4 La cicloicina è la tua seconda
casa. 5 Il campanello di design non supera la prima notte. 6 Mettiti l’anima in pace: le bici nuove le
rubano, quelle vecchie le prendono a calci. regole@internazionale.it

98 Internazionale 854 | 9 luglio 2010

 15-22 luglio 2010

a Genova
un Mondo
di Diritti Shirin Ebadi
Aliaksandr Bialiatski
Marco Travaglio
Benedetta Tobagi
Antonio Ingroia
Armando Spataro
Kolektifistanbul
Bruno Tognolini
Zoro
Don Luigi Ciotti
Avion Travel
Francesco Cascini
Attilio Bolzoni

Settimana Internazionale dei Diritti

Elisabetta Caponnetto
Gianluigi Nuzzi
Isoke Aikpitanyi
Sponsor istituzionali:
Ottavia Piccolo
Giuliano Pisapia
Enaiattollah Akbari
Fabio Geda
Stefano Zurlo
Gianni Barbacetto
Kirstin Hausen
Jennifer Clark
David Lane
Nadia Urbinati
Fulvio Scaparro
Una Società Finmeccanica
Giuseppina Paterniti
Lucia Castellano
Lita Boitano
Michele Curto
Janine Rowley
Barbara Schiavulli
Laura Maragnani
Avinar Ensemble
Don Virginio Colmegna
Adriana Opromolla
Sponsor di evento: Genova
Città Fausto Paravidino
dei
diritti

Incontri, Teatro, Cinema, Musica, Libri

Genova, Palazzo Tursi, via Garibaldi, 9

www.genovacittadeidiritti.it